il libretto dello spettacolo
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LA PASSIONE DELLE TROIANE<br />
uno <strong>spettacolo</strong> di Koreja<br />
idea e progetto Salvatore Tramacere<br />
regia Antonio Pizzicato, Salvatore Tramacere<br />
con Maria Rosaria Ponzetta/Alessandra Crocco - Cassandra, Vito De Lorenzi – Percussioni,<br />
Fabrizio Saccomanno - Coro, Emanuela Gabrieli - Coro, Ninfa Giannuzzi - Andromaca,<br />
Riccardo Marconi – Chitarra, S<strong>il</strong>via Ricciardelli - Ecuba, Admir Shkurtaj – Fisarmonica,<br />
Fabio Tinella - Astianatte<br />
elaborazione testi Angela De Gaetano, Antonio Pizzicato, Salvatore Tramacere<br />
musiche dal vivo di De Lorenzi, Gabrieli, Giannuzzi, Marconi, Pizzicato, Shkurtaj<br />
con <strong>il</strong> coordinamento musicale di Antonio Pizzicato<br />
assistenza alla regia Laura Scorrano<br />
scene, luci e visual: Luca Ruzza con Bruno Capezzuoli e Fabio Di Salvo<br />
consulenza/traduzione griko Gianni De Santis<br />
luci, fonica e tecnica Angelo Piccinni, Mario Daniele<br />
Si ringraziano Eliana Forcignanò e prof.Gino Pisanò,<br />
Kurumuny per la concessione delle immagini tratte da Stendalì di Cec<strong>il</strong>ia Mangini<br />
Premio Speciale 2009 "REWARD FOR ARTISTIC ACHIEVEMENT"<br />
Festival Purgatorje, Tivat - Montenegro<br />
Una stanza. Un morto. La presenza di alcune donne in lacrime ne sanciscono <strong>il</strong> ricordo; la memoria di una<br />
mancanza riecheggia nei loro lamenti, e solo in essi ha ragione d'esistere.<br />
La presenza del coro alimenta la possib<strong>il</strong>ità di ricreare atmosfere sonore e rimandi a luoghi vicini e lontani<br />
dove confluiscono sentimenti, voci, parole che si manifestano insieme alle azioni e alle immagini. Le musiche<br />
eseguite dal vivo e composte dagli stessi interpreti, assumono un ruolo di primo piano sulla scena al pari dei<br />
testi e delle azioni. Così musicisti, cantanti e attori divengono protagonisti di una rappresentazione che si<br />
pone tra <strong>il</strong> teatro e la musica, tra <strong>il</strong> concerto e lo <strong>spettacolo</strong>. Ed è straordinariamente inevitab<strong>il</strong>e, alla fine,<br />
ritrovarsi ad un ritorno, all'essenza: l'umano dolore di una madre e l'innocenza sacrificata del figlio amato,<br />
una tragedia.<br />
Lo <strong>spettacolo</strong> intende coniugare le Troiane di Euripide con <strong>il</strong> tema della Passione di Cristo, scegliendo di<br />
dialogare con la tradizione grika del Salento. "Passiuna tu Christu" è un canto dell'area grika salentina. L'idea<br />
nasce dalla volontà di accostare <strong>il</strong> lamento delle donne di Troia, alle moroloja, ovvero i pianti che un tempo<br />
le donne facevano a pagamento per un morto del quale appena a volte conoscevano <strong>il</strong> nome.<br />
Euripide porta, ne LE TROIANE, molti elementi di innovazione soprattutto per effetto delle nuove soluzioni<br />
drammatiche attuate, orientate alla rottura con la tradizione, mediante l'inserimento di parti dialettiche che<br />
allentano la tensione drammatica e l'alternanza delle modalità narrative. La novità assoluta del teatro<br />
euripideo è comunque rappresentata dal realismo con <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> drammaturgo tratteggia le dinamiche<br />
psicologiche dei suoi personaggi. Lo sgretolamento del tradizionale mo<strong>dello</strong> eroico porta alla ribalta del<br />
teatro euripideo la figura muliebre: Andromaca, Fedra e Medea sono le nuove figure tragiche di Euripide, <strong>il</strong><br />
quale ne tratteggia sapientemente la tormentata sensib<strong>il</strong>ità e le pulsioni irrazionali che si scontrano con <strong>il</strong><br />
mondo della ragione e che ben si coniugano con le tradizioni salentine. Infatti profondamente umani sono i<br />
dolori che vengono descritti ne La Passione delle Troiane in cui la femmin<strong>il</strong>ità è l'elemento dominante:<br />
emergono, infatti, in primo piano, le figure di Andromaca, Ecuba, Cassandra che, pur costrette a<br />
sottomettersi a un destino crudele, non rinunciano tuttavia alla loro fierezza, non piegano <strong>il</strong> capo di fronte<br />
alla crudeltà dei greci e denunciano con parole frementi di sdegno gli orrori della guerra fra gli uomini.<br />
E ancora la morte, nella tragedia euripidea, del piccolo e innocente Astianatte, richiama alla mente la<br />
crocifissione dell'Innocente per antonomasia, Cristo, colui che, senza peccato, si è immolato per la salvezza<br />
del genere umano. Per questo, <strong>il</strong> pianto di Andromaca si fonde con quello della Vergine in un unico grande<br />
dolore che è quello di tutte le madri costrette dal destino a rinunciare ai propri figli.<br />
Il teatro di Euripide funge da vero e proprio laboratorio politico, non chiuso a se stesso, ma al contrario,<br />
affine ai mutamenti.<br />
1
TALTIBIO – In Griko<br />
Andromaca canta Naome<br />
ECUBA – Troia è caduta. Quello che tu puoi vedere,<br />
o straniero, non è più la fulgida città d’un tempo, ma un cumulo di rovine senza padre senza re.<br />
Tutto questo non è più Troia, né più NOI siamo i sovrani di troia. Cosa c’è che non debba piangere<br />
io, sventurata cui la patria è perita, i figli, lo sposo!<br />
O spose sventurate dei Troiani dalle<br />
bronzee lance e fanciulle, fanciulle<br />
destinate a nozze infelici:<br />
Troia andò in fumo, piangiamo.<br />
Donne orchestrano<br />
CASSANDRA – Gli Achei vennero qua giù, alle rive di Scamandro, e non facevano che morire.<br />
Quegli Achei che, per un solo amore e una sola donna, come cani braccando Elena, diedero morte<br />
a gente senza numero. Privati non li aveva nessuno dei terreni o della patria alta di torri. E quanti di<br />
loro <strong>il</strong> Dio della guerra prendeva con sé non videro più i figli, né le loro spose composero i loro corpi<br />
in sudari, e così giacciono in questo suolo che è straniero. Per i Troiani, invece, c’era la morte per la<br />
patria, ch’è la gloria più bella. Sì, la guerra, bisogna che la fugga chi ha giudizio. Ma se la fa, corona<br />
splendida è morire per la patria da prodi.<br />
Per tutto questo tu non devi, madre, piangere su questa terra né sulle mie nozze.<br />
Tu, madre, stai, fra tante lacrime<br />
e piangi <strong>il</strong> morto padre mio<br />
e la d<strong>il</strong>etta patria,<br />
ma io per queste nozze mie<br />
brucio un fuoco, e dia<br />
bagliore a te,<br />
Dea dei morti.<br />
Il piede per aria<br />
getto, su: la danza attacco<br />
come ai felici dì<br />
della prosperità<br />
del padre.<br />
Tu, madre, su, danza.<br />
Con festosi urrà<br />
cantate la sposa.<br />
Frasi in griko<br />
Madre, cingi <strong>il</strong> mio capo di vittoria, esulta delle mie nozze. Sposerà me <strong>il</strong> famoso re degli Achei.<br />
Agamennone. Io sarò la Tua morte e abbatterò la Tua casa. Farò le vendette dei miei fratelli e di<br />
mio padre. Tristo, triste sepoltura non di giorno avrai, ma di notte,<br />
tu che credi, duce greco, di compiere cose grandi.<br />
Sangue di Cristo,<br />
demonio, attaccami a questo<br />
tanto lo devi legare<br />
che di me non si deve scordare.<br />
Io ti amo e ti rispetto<br />
come <strong>il</strong> sangue mio.<br />
2
Tu sei traditore.<br />
Io ti attaccherò.<br />
Io ti attaccherò…<br />
Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le<br />
cose che vi sono scritte. Perché <strong>il</strong> tempo è vicino.<br />
Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio.<br />
Bende profetiche,<br />
via dal mio corpo, vi strappo!<br />
Finché sono ancora pura le do al vento.<br />
Madre, addio.<br />
Ti saluto, cara patria!<br />
Presto, voi, fratelli morti,<br />
padre che mi desti vita, mi vedrete.<br />
Frasi in griko<br />
Andromaca canta Klama<br />
Prima strofa Taltibio<br />
Seconda strofa Andromaca<br />
Coro canta finale di Klama<br />
Coro canta Ninnia<br />
ASTIANATTE – Nonna, quando morirai taglierò una ciocca di riccioli e la lascerò sulla tua lapide e<br />
poi guiderò alla tua tomba la processione dei miei amici. Nonna, sarà bellissimo.<br />
Andromaca canta Timmimmeno e le donne si aggiungono con <strong>il</strong> loro testo in Grico<br />
CASSANDRA - Se sfàzune (Ti uccideranno): è deciso.<br />
Un balzo terrib<strong>il</strong>e, a rotta di collo, troncherà <strong>il</strong> tuo soffio di vita Se sfàzune: Uccideranno colui che<br />
era venuto al mondo per redimere e salvare questa stirpe di malvagi, per giustificare dinanzi a Dio <strong>il</strong><br />
peccato <strong>il</strong> peccato che <strong>il</strong> primo uomo commise sulla terra.<br />
Se sfàzune: in testa avrai una corona di spine e <strong>il</strong> legno scabro della croce accoglierà le tue membra<br />
scarnite e una lancia ti trafiggerà <strong>il</strong> costato.<br />
Sé sfàzune: e io rimarrò a guardare, piangendo tutte le mie lacrime, morta anch’io, sono morta e<br />
porto morte.<br />
ASTIANATTE - Quella sera si era fatta gran festa a Troia. Gli uomini, sim<strong>il</strong>i agli dei, si versavano calici<br />
di dolce ambrosia, le donne più giovani danzavano al suono di una musica che sembrava nascere<br />
dal loro cuore. Noi fanciulli giocavamo sicuri per la città.<br />
Eravamo tutti felici.<br />
Volevamo essere felici, dovevamo esserlo perché la guerra era finita e la nostra patria sarebbe<br />
finalmente tornata libera dall’assedio. Eppure, a me quel cavallo incuteva timore e una strana<br />
soggezione: forse – pensavo – è per la sua altezza. Si, così alto che per farlo entrare erano state<br />
diroccate le porte della città.<br />
Quella notte, come molti altri, fui destato dall’improvviso clamore che si levava come <strong>il</strong> lamento di<br />
una vittima sacrificale. Non capii subito cosa stesse accadendo, ma lessi <strong>il</strong> terrore negli occhi di mia<br />
madre.<br />
Testo griko Andromaca<br />
Ella ricordava <strong>il</strong> padre mio brutalmente ucciso e tutti gli anni di questa guerra senza fine scorrevano<br />
nei suoi occhi.<br />
Vidi la città messa a ferro e fuoco.<br />
3
Udii <strong>il</strong> fragore delle lance e degli scudi, le grida di poveri innocenti massacrati.<br />
Riconobbi i Greci. Parevano tutti uguali nella ferocia che marcava i loro volti: erano affamati di<br />
violenza, di morte.<br />
Non avevano aspetto umano i corpi blindati nelle pesanti armature, ma tanta era lo oro eccitazione<br />
che si muovevano leggeri, veloci come saette quasi non avessero nulla indosso. E ridevano,<br />
ridevano ogni volta che le loro armi trafiggevano <strong>il</strong> petto di un troiano, ogni volta che violentavano<br />
le nostre donne. Ridevano. Avevano l’aria di divertirsi molto. Ma perché i greci dovevano vincere<br />
sempre? Ma perché dovevano annientarci tutti per trionfare?<br />
Le donne sgranano <strong>il</strong> rosario in Griko<br />
CORO – Ekubi / i pìsca ijètti<br />
ECUBA – ti mas inghìzi ? / Cadmèa, Ftìadi, Tessàli? / ce plèa chòra ?<br />
CORO – mas ismìzzane antàma: pan mìa àzze ma’ èndese izz’àddon mèro..<br />
ECUBA – is tìnon ìnghise, tìsi? Cammìa, plea àttes Troiàne ìche kalì’mmìra?<br />
CASSANDRA – Is tìnon’èndesa ivò, Kassandra, anìa’kkiatèra tu apollu?<br />
CORO – se jaddèzzane ja ton Agamènnon.<br />
ECUBA – na polemìsi ja tin ghinèca-tu spartanì? Ti pono!<br />
CORO – na meràsi to gràtti tu vas<strong>il</strong>i min ghinèca-tu!<br />
ECUBA – anìa’kkiatèra tu Febu? Koràsi pu o Teò àtta krusà maddìa ìche jaddèzzonta min annorìsi<br />
to stefanòsi?<br />
CORO – agàpi j’in àian kiatèra itrìpise ton Agamènnon.<br />
ECUBA - Cassandra, ambèa macrà, kièccia-mu, ta Àia’kklitìa, àggalo ton’ Àion rùcho, tes zàchare<br />
Pu pèrni.<br />
ANDROMACA – ce ivò, Andròmaki, ghinèka tu Ettòrri, chiritò stradiòti, pu me ìnghise?<br />
CORO – se jàddezze o pedì tu Achìlli.<br />
ECUBA – ce pu me ‘nghìzi imèna, mìan ghèria pu pratì anàpota?<br />
CORO – se jaddèzzane j’òn Odissèo: chìrio tis Ìtaki.<br />
ECUBA – ohimmèna, jhù! Kortàliso /to kòkkalo spanò,/ce spàse me t’anìchia / ta crèata ta<br />
dicà-ssu./ Ohimmèna, jhù!/ Ce Tànato me pèrni/ sa chèrian’àntrepo/ pu àdeco iss’ alìzia /<br />
addàssi so m<strong>il</strong>ìsi/min glòssa-tu diplì / min màvvri-tu zzichì/ ce klàzzete ghinèke / i Troia<br />
meni chìra/Teè-mmu, ma ti s’òcama/ menghìzi chìru’mmìra.<br />
CORO – Dirò del carro a quattro ruote per <strong>il</strong> quale divenni preda degli Achei, quando lasciarono un<br />
cavallo dalle briglia dorate davanti alle porte della nostra città. “Sono finiti per noi i giorni<br />
dell’angoscia. Trasportate qui <strong>il</strong> cavallo di legno, offriamolo alla vergine figlia di Zeus”. Quale<br />
giovane o vecchio non uscì dalle case? Ma con canti di gioia accolsero <strong>il</strong> loro sterminio. E tutti i<br />
Troiani accorsero alle porte, ammirando stupiti <strong>il</strong> covo dei Greci, scavato nel legno di pino, come<br />
dono alla dea immortale. Lo trascinarono come un nero scafo sino al tempio di marmo. L’ombra<br />
della notte si stese sulla fatica e la gioia.<br />
Riecheggiavano <strong>il</strong> flauto libico e melodie frigie: le vergini sollevando a ritmo <strong>il</strong> piede nell’aria,<br />
intonarono felici le loro canzoni, nelle case la fiamma splendente del fuoco diffondeva <strong>il</strong> suo fioco<br />
bagliore. Io, nel tempio cantavo, danzavo, ed un grido cruento attraversò la città. E i bimbi ancora in<br />
fasce tendevano le braccia verso le madri stringendosi alle vesti. Un soldato saltò fuori dal cavallo e<br />
anche gli altri nascosti lo seguirono. La strage cominciò presso gli altari. E poi nelle case. Alle donne<br />
vennero mozzate le teste nei talami. Cordoglio alla nostra gente. Onore pei loro soldati.<br />
ANDROMACA – Testo in Griko<br />
ECUBA – Un tempo intonavo canti di devozione agli dei. Ma dov’erano gli dei mentre Troia periva?<br />
Perché, interrogati, non risposero? Tutto mi ha strappato la guerra e io nulla potei contro di essa.<br />
4
Non so che creder: sono solo una donna, una moglie, una madre affranta. Una donna da sola non<br />
può arrestare fragore di lance, urto di scudi né <strong>il</strong> rumore straziante di corpi esanimi caduti. Che può<br />
fare una donna, se non pregare in ginocchio dinanzi agli altari?<br />
CASSANDRA – I due eserciti stavano accampati intorno alla città, coi guerrieri dalle armi splendenti.<br />
Zeus inviò Eris funesta, con in mano un segnale di guerra. La dea gettò un grido, alto, acuto,<br />
tremendo. Nel cuore degli Achei infuse un grande ardore di lottare e combattere senza respiro.<br />
Agamennone per prime intorno alle gambe pose le belle gambiere; poi mise intorno al petto la<br />
corazza. Sulla testa calzò l’elmo a due cimieri con quattro pennacchi e la coda equina, che<br />
ondeggiava paurosamente. Un tumulto tremendo suscitò allora <strong>il</strong> figlio di Crono e dall’alto del cielo<br />
versò una rugiada di sangue poiché molti forti guerrieri stava per gettare nell’Ade. Dall’altra parte i<br />
Troiani, sul rialzo della pianura, si stringevano intorno al grande Ettore che andava fra i primi,<br />
imbracciando lo scudo rotondo. E come i mietitori avanzavano gli uni incontro agli altri seguendo <strong>il</strong><br />
solco nel campo, così Troiani ed Achei si scagliavano gli uni sugli altri, uccidevano e nessuno<br />
pensava alla fuga. I fanti uccidevano i fanti, i guerrieri sui carri uccidevano i loro avversari a colpi di<br />
lancia. Agamennone colpiva con l’asta acuta: non resistettero i pesanti elmi di bronzo, l’arma<br />
trapassò anche l’osso facendo schizzare le cervella. Incalzava, gridando, con le mani invincib<strong>il</strong>i lorde<br />
di sangue. Cadevano le teste dei Troiani in fuga; e molti cavalli dalle teste superbe trascinavano i<br />
carri vuoti e sonanti nel campo.<br />
ASTIANATTE - “Ti ucciderò o mi ucciderai”, disse Ettore andando incontro ad Ach<strong>il</strong>le.<br />
Ed egli con odio gli rispose: “Ettore, dannato, cosa dici. Lupi ed agnelli non parlano la stessa lingua.”<br />
Disse così, e dopo averla b<strong>il</strong>anciata scagliò l’asta dalla lunga ombra; ma <strong>il</strong> glorioso Ettore la vide<br />
arrivare e si piegò su se stesso: l’arma di bronzo gli volò sopra conficcandosi a terra.<br />
Ettore strinse la sua lancia, la alzò sul capo, e la scagliò. Colpì <strong>il</strong> figlio di Peleo in mezzo allo scudo,<br />
senza sbagliar; ma lo scudo respinse la lancia lontano. Ettore si irritò perché <strong>il</strong> colpo veloce era<br />
fuggito dalle sue mani; rimase lì, turbato: non aveva un’altra lancia. Estrasse la spada aff<strong>il</strong>ata, lunga<br />
e pesante, si raccolse su di sé e prese lo slancio, sim<strong>il</strong>e ad un’aqu<strong>il</strong>a che attraverso le nuvole punta<br />
sulla pianura per rapire un agnello.<br />
Ach<strong>il</strong>le si lanciò a sua volta con l’animo pieno di furia selvaggia. Tutto <strong>il</strong> corpo di Ettore era coperto<br />
dalle armi di bronzo. Ma la gola era scoperta. Quella è per la morte la via più breve: là Ach<strong>il</strong>le colpì<br />
con la lancia Ettore che gli si scagliava contro. La punta trapassò da parte a parte <strong>il</strong> collo delicato.<br />
Cadde nella polvere. E la morte lo avvolse.<br />
Ach<strong>il</strong>le si chinò a sf<strong>il</strong>argli le armi. Tutti gli Achei corsero a guardare da vicino. Ridevano e colpivano<br />
quel corpo esanime. Finché Ach<strong>il</strong>le non li fece smettere. Si chinò su Ettore e nella parte posteriore<br />
dei piedi forò i tendini, tra caviglia e tallone. Dal foro fece passare delle cinghie di cuoio e le annodò<br />
saldamente al suo carro, lasciando che la testa fosse trascinata per terra. Frustò i cavalli e quelli<br />
presero <strong>il</strong> volo. Il corpo di Ettore sollevò una nuvola nera di polvere e sangue.<br />
Tutti intorno i Troiani si abbandonarono al pianto e ai lamenti. Era come se la città intera, l’alta<br />
città di Troia bruciasse dalle fondamenta.<br />
Andromaca canta Ti ne koder.<br />
CASSANDRA/CORO – Ecuba, madre mia, sono molte oramai le disgrazie patite al punto che sento <strong>il</strong><br />
tuo cuore divenuto un pesante macigno incapace di provare ancora sentimenti. Hai perduto tutto,<br />
tutto ti ha strappato la guerra e ti affligge la condotta degli dei. Dimmi quale sofferenza si abbatte<br />
ancora su questo povero capo prostrato dal lutto.<br />
TALTIBIO - Sposa di Ettore, colui che fu <strong>il</strong> più valente tra i Troiani,<br />
non odiarmi:<br />
vorrei tanto non doverti riferire queste notizie.<br />
5
I Greci hanno deciso<br />
che tuo figlio dovrà morire<br />
Lo lanceranno<br />
dalle mura di Troia.<br />
Ecco,<br />
ora lo sai.<br />
Non deve crescere <strong>il</strong> figlio di un eroe…<br />
Lascia che sia così,<br />
e ti mostrerai saggia:<br />
non opporti,<br />
tollera <strong>il</strong> dolore con dignità,<br />
e non <strong>il</strong>luderti di essere forte,<br />
perché non lo sei.<br />
Nessuno può darti aiuto:<br />
la tua città e <strong>il</strong> tuo sposo<br />
sono cenere,<br />
tu sei prigioniera,<br />
Per questo non scagliare invettive contro gli Achei.<br />
Se l’esercito si risentirà per le tue parole,<br />
tuo figlio rimarrà insepolto,<br />
senza un degno compianto.<br />
Rassegnandoti s<strong>il</strong>enziosa alla sorte,<br />
donerai invece una tomba<br />
al suo corpicino.<br />
Coro canta Aremu Rindineddhra<br />
ANDROMACA - Morire? Dovrà proprio morire questo caro mio dolce? Mio bene, stai tranqu<strong>il</strong>lo mio<br />
bene, che adesso arriva la tua mamma! Vieni qui, sul cuore della mamma, fuggi, nasconditi…<br />
Chi lo conosce pari a me <strong>il</strong> mio dolore? Io l’ho avuto nel ventre ingrossato, l’ho nutrito, ho morso le<br />
labbra per non gridare dal dolore nel partorirlo, dato <strong>il</strong> latte alla<br />
mammella, sofferto quando è stato male e le notti in piedi a ninnarlo quando piangeva per i suoi<br />
primi denti. E quella promessa: quando si adempirà l’ “annuncio”: “Tuo figlio sarà grande e <strong>il</strong> suo<br />
regno non avrà fine”.<br />
L’ultima donna al mondo mi sono scoperta, l’ultima donna al mondo…<br />
Una madre come le altre volevo essere.<br />
Escogitate piani tremendi voi Greci per uccidere un bimbo che non ha colpa di nulla!<br />
Come ti combineranno questi assassini, macellai: maledetti, porci rognosi! Cosa vi aveva fatto? Ma<br />
mi cadrete nelle mani: uno ad uno! Me la pagherete, anche se dovessi venirvi a cercare in capo al<br />
mondo. Animali, bestie disgraziati!<br />
CASSANDRA - Il sole dietro la luna Si pose per non vedere E <strong>il</strong> mezzo giorno divenne Notte sulla<br />
terra Addolorata stava la madre Accanto alla croce Mentre pendeva da quella Il figlio amato.<br />
Quando morì, vide lei Il figlio suo solo Cui l’anima usciva Da quella dolce bocca. Fammi sentir le<br />
piaghe Sostenere la croce E con quel santo sangue Dolce fammi la bocca.<br />
ASTIANATTE - Alla fine ci hanno fatto prigionieri: siamo <strong>il</strong> loro bottino di guerra. Hanno violentato le<br />
donne e Mi uccideranno. Mi uccideranno per scongiurare <strong>il</strong> pericolo che la stirpe di Ettore si rinnovi.<br />
Io non so nulla della guerra, io non ho mai impugnato un’arma e non voglio, non voglio farlo. Se<br />
questo significa diventare uomo allora io preferisco morire adesso.<br />
6
ECUBA – Figlio mio, a me tocca <strong>il</strong> compito doloroso di accompagnare la tua sepoltura. Un bambino<br />
Un innocente Ma l’innocenza è la lancia più temib<strong>il</strong>e, come la verità, per questo gli uomini la<br />
fuggono o tentano di annientarla. Le tue mani, quanto è tenera la loro somiglianza con quelle<br />
paterne! Qui giacciono disarticolate. Anche tu sei chiusa per sempre, boccuccia cara, che nei tuoi<br />
balbettii mi mentivi, quando dicevi sfiorandomi le vesti: «Nonna, taglierò una grande ciocca di<br />
riccioli, e guiderò alla tua tomba la processione dei miei amici».<br />
E ora non tu me, ma io seppellisco <strong>il</strong> tuo giovane corpo: io che sono una vecchia ormai priva di<br />
patria e di figli. Sono state inut<strong>il</strong>i, ohimè, le mie effusioni, le cure, le veglie. Quale epitaffio potrebbe<br />
scrivere un poeta sulla tua tomba? “Gli Achei un giorno uccisero questo fanciullo perché lo<br />
temevano”.<br />
Greci, voi date più peso alle armi che al cuore: cosa temevate da questo fanciullo per tramare<br />
contro di lui una morte tanto orrib<strong>il</strong>e? Un bambino, un innocente… E adesso che la città è distrutta<br />
e i Troiani annientati, avete paura di nu piccinnu. Antropiastu. Antropiastu. Antropiastu-te-sta.<br />
Frasi in griko<br />
ASTIANATTE - Vedo sulle alte mura di Ilio fiaccole accese. Nei solidi palazzi si riversa l’orda di fuoco<br />
e di armi assassine. La città è avvolta dalle fiamme, Troia è distrutta. Svanisce nel fumo che si leva in<br />
cielo: così la lancia disfa questa terra. Non esiste più l’infelice Troia. Non esiste più l’infelice Troia.<br />
Non esiste più l’infelice Troia.<br />
ECUBA - Figlio, figlio mio che sventura, che sventura la tua sorte. Tu lo sapevi che <strong>il</strong> tuo destino era<br />
segnato. Tu sei morto per redimere gli uomini Ma a cosa è servito La loro malvagità continua ad<br />
imperare, chi ti ha ucciso ignora persino <strong>il</strong> peccato che giustifica la necessità della guerra. Ma quale<br />
necessità, quale peccato potrà mai giustificare la guerra. Figlio, figlio mio rispondimi. Sono vecchia,<br />
stanca Basta con bambini morti innocenti. Abbiate pietà di me.<br />
Andromaca canta O Ios.<br />
Immagine e gesti Stendalì. Buio.<br />
7