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libretto - Fondazione Teatro delle Muse

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Stagione Lirica<br />

2012/13


La Stagione Lirica del <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong><br />

è organizzata dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong><br />

con il contributo di:<br />

con il sostegno della:<br />

SOCI FONDATORI:<br />

MAIN PARTNER:<br />

Membri della <strong>Fondazione</strong>:<br />

Soci Fondatori<br />

Amici del <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong><br />

Associazione Palchettisti


AZIENDE E ASSOCIAZIONI<br />

Casali Industrie Chimiche<br />

Maiani Natale<br />

SAMIS Gabrielli Ascensori<br />

PRIVATI CITTADINI<br />

Marco Ascoli Marchetti<br />

Anna Bassi<br />

Liviana Battistoni Mariotti<br />

Adriana Biagiarelli Stecconi<br />

Maurizio Boscarato<br />

Jolanda Brunetti Goetz<br />

Buda Spadolini Marta<br />

Giuliana Calogiuri Consales<br />

Vittorio Candelari<br />

Francesco D’Alessio<br />

Luigia De Franco<br />

Annalisa Galeazzi<br />

Paola Fuà Giuliani<br />

Isabella Gabrielli Oliva<br />

Gianluigi Gentili<br />

Andrea Gioacchini<br />

Fiorello Gramillano<br />

Paola Guidi<br />

Libretto chiuso il 20 dicembre 2012<br />

AMICI DEL TEATRO DELLE MUSE<br />

ALBO D’ORO PER LA STAGIONE 2012/13<br />

Banca di Ancona Credito Cooperativo<br />

Frittelli Maritime Group<br />

AMICI PER LA STAGIONE 2012/13<br />

Georgina Lacy Scott in Terni<br />

Marzio Merli<br />

Vittorio Mondaini<br />

Gabriele Moneta<br />

Sergio Morichi<br />

Maria Montroni<br />

Mirella Mosconi<br />

Lucia Orlandi<br />

Maria Luisa Orlandi Bucci<br />

Raffaele Orlandoni<br />

Enrico Paciaroni<br />

Giancarlo Panzini<br />

Anna Pelamatti Cagnoni<br />

Giorgio Pesaresi<br />

Viviana Polpettini<br />

Annamaria Renzi Giorgetti<br />

Mara Rinaldi in Guerci<br />

Giuseppe Romagnoli<br />

Stefano Rumori<br />

Paolo Russo<br />

Nicola Sbano<br />

Maria Scoccini Breschi<br />

Elisabetta Tacchini Viezzoli<br />

Maria Rosanna Talevi<br />

Annamaria Zallocco


Stagione Lirica 2012/13<br />

venerdì 11 gennaio 2013, ore 20.30<br />

domenica 13 gennaio 2013, ore 16.00<br />

L’ENFANT PRODIGUE<br />

Musica di<br />

Claude Debussy<br />

Cantata in un atto<br />

Libretto di Edouard Guinand<br />

Edizione Casa Ricordi srl, Milano<br />

Lia Elisabetta Martorana<br />

Azaël Davide Giusti<br />

Siméon Gianfranco Montresor<br />

CAVALLERIA RUSTICANA<br />

Musica di<br />

Pietro Mascagni<br />

Melodramma in un atto<br />

Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci<br />

Copyright ed Edizione Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano<br />

Santuzza Anna Malavasi<br />

Lola Aliona Staricova<br />

Turiddu Kamen Chanev<br />

Alfio Gianfranco Montresor<br />

Lucia Giovanna Donadini<br />

Direttore d’orchestra Carla Delfrate<br />

Regia, scene, luci Arnaud Bernard<br />

Assistente alla regia Gianni Santucci<br />

FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana<br />

Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”<br />

Maestro del coro Pasquale Veleno<br />

Nuovo allestimento <strong>Fondazione</strong> <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong>


Pubblicazione a cura di:<br />

Beatrice Giongo e Fabio Brisighelli


SOMMARIO<br />

DEBUSSY E MASCAGNI COPPIA INEDITA PER LE MUSE pag. 9<br />

di Fabio Brisighelli<br />

L’ENFANT PRODIGUE (Il figliol prodigo)<br />

SOGGETTO pag. 19<br />

LIBRETTO DELL’OPERA pag. 21<br />

CAVALLERIA RUSTICANA<br />

SOGGETTO pag. 31<br />

LIBRETTO DELL’OPERA pag. 33<br />

7


DEBUSSY E MASCAGNI COPPIA INEDITA PER LE MUSE<br />

di Fabio Brisighelli<br />

Introduzione<br />

Un breve commento al dittico (L’enfant prodigue di Claude Debussy<br />

e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni) improntato dal direttore<br />

artistico Alessio Vlad per l’apertura della stagione lirica 2012-<br />

2013 del <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong> è d’obbligo, soprattutto per evidenziare,<br />

aldilà <strong>delle</strong> “contingenze” che lo hanno determinato, l’originalità<br />

dell’insieme e gli stimoli che ne derivano per il pubblico che<br />

si appresta alla visione e all’ascolto. Non è la prima volta che si<br />

scioglie il tradizionale binomio sulla scena costituito da Cavalleria<br />

rusticana e Pagliacci di Leoncavallo, ma in questo caso all’atto unico<br />

del primo, sorta di manifesto del verismo in musica nell’operismo<br />

ottocentesco fin de siècle, si affianca per la prima volta una<br />

Cantata (o Scena lirica) per soli (tre voci), coro e orchestra di un<br />

compositore, Debussy appunto, legato a canoni espressivi diversi,<br />

pur con il comune denominatore (con l’altro) di un linguaggio per<br />

larghi tratti innovativo, che nel caso del Francese è un primo percorso<br />

verso quell’ “impressionismo” <strong>delle</strong> note da leggersi come sismografo<br />

musicale interiore (dell’Io del musicista) degli impulsi<br />

esteriori, ovvero <strong>delle</strong> subitanee emozioni che si “registrano” dall’esterno,<br />

da tradursi in un linguaggio musicale di pari immediatezza;<br />

e che nel caso dell’Italiano diventa invece da subito l’emblema<br />

di una “scuola” operistica che nel mutato clima artistico-poe-<br />

Claude Debussy Pietro Mascagni<br />

9


tico-letterario di quegli anni, in cui si sviluppano le correnti naturalistiche<br />

e veristiche del romanzo moderno ( con scrittori come<br />

Zola e Verga), viene ad ancorare i soggetti e le trame del melodramma<br />

alla realtà della vita vissuta, a episodi di “tranche de vie”<br />

rispondenti alla logica della sensazione forte nell’ordito del racconto,<br />

quando non anche alla brutale violenza del fatto di cronaca.<br />

Ci torneremo. Se si vogliono poi individuare alcune più contingenti<br />

“affinità elettive” tra i due nostri protagonisti di stagione,<br />

si può cominciare allora dalla notazione comune della ricorrenza<br />

centocinquantenaria <strong>delle</strong> nascita per entrambi (Debussy è nato<br />

nel 1862, Mascagni nel 1863); o dalla comune, giovanile età di tutt’e<br />

due, quando produssero i rispettivi atti unici in oggetto: Debussy<br />

( nel 1884) aveva 22 anni; Mascagni 27, e per le loro composizioni<br />

- uscite abbastanza vicine nel tempo - furono al pari vincitori di<br />

concorso: del Prix de Rome l’uno, del Concorso indetto dalla casa<br />

Sonzogno l’altro; per quindi passare a rilevare il connotato di religiosità<br />

che investe i due testi, posto che L’enfant prodigue è la trasposizione<br />

della parabola del Figliol prodigo contenuta nel Vangelo<br />

di Luca; e che sulla vicenda a tinte forti della Cavalleria si riverbera<br />

ora ispirato ora imperioso il significato della Pasqua - Resurrezione<br />

di Gesù.<br />

C’è un’ultima caratteristica da rilevare, che attiene al “colore” della<br />

musica nelle due composizioni, anche se in forma diversa. E’<br />

un qualcosa che si percepisce nella strumentazione, che accoglie<br />

gli odori della terra: nell’Enfant sembra associarsi qua e là ad atmosfere<br />

e a vibrazioni sonore che ricordano il vicino Oriente; nell’opera<br />

rusticana, in modo assai più deciso, a un riquadro ambientale<br />

molto caratterizzato.<br />

Arnaud Bernard Carla Delfrate<br />

10


L’enfant prodigue: un giovane Debussy<br />

sulla scia del drame lyrique<br />

Claude Debussy, giovane di 22 anni (è nato nel 1862) compone la<br />

Cantata per soli, coro e orchestra L’enfant prodigue (Il figliol prodigo),<br />

su <strong>libretto</strong> di Édouard Guinand, a conclusione degli studi al<br />

Conservatorio di Parigi: viene presentata in prima esecuzione a<br />

Parigi, all’Académie de Beaux Arts, in quello stesso 1884 che lo<br />

vede vincitore con essa al Prix de Rome istituito già nel Settecento<br />

nella Città Eterna dalla suddetta Accademia. Ai partecipanti al<br />

Premio erano richiesti la cittadinanza francese, lo stato celibe e<br />

un’età inferiore ai 29 anni. Per il vincitore era prevista una rendita<br />

annua in denaro, unitamente alla possibilità di soggiornare a<br />

Roma, per tre-quattro anni presso l’Accademia di Francia a<br />

Palazzo Farnese, con l’obbligo di produrre annualmente un lavoro<br />

in musica. Debussy, che si era perfezionato in composizione al<br />

conservatorio parigino con Ernest Guiraud (l’autore dei recitativi<br />

nella Carmen di Bizet e ne Les contes d’Hoffmann di Offenbach) a<br />

cui la Cantata in questione è dedicata, vi risiedette dal 1885 al<br />

1887. Si trattava di un riconoscimento importante in ambito artistico<br />

francese, tant’ che prima di lui ne erano stati insigniti “colleghi”<br />

musicisti illustri quali Berlioz, Thomas, Gounod, Bizet,<br />

Massenet: un valido biglietto da visita dunque per il futuro compositore<br />

di Pelléas et Mélisande, l’opera sua più<br />

celebre che vede la luce al giro di boa<br />

del secolo successivo (1902). Certo,<br />

il Debussy che muove i primi<br />

passi operistici nella “scena lirica”<br />

in un atto (della durata di<br />

poco più di mezz’ora) di cui<br />

ci occupiamo, addirittura<br />

liquidata ingenerosamente<br />

da qualcuno come puro e<br />

semplice saggio di allievo<br />

di conservatorio, non è<br />

ancora quel “padre della<br />

musica moderna” che accoglie<br />

e rielabora variegate<br />

esperienze e influenze musicali<br />

ed extramusicali, che si infatua<br />

di Wagner e poi ne rifugge,<br />

che venuto in contatto con la<br />

letteratura musicale russa ne<br />

scopre gli spunti realistici e la<br />

11<br />

Il figliol prodigo<br />

Hieronymus Bosch (1453-1516)


icchezza dei colori; il musicista che, amico di poeti e pittori nella<br />

Francia del suo tempo (Mallarmé e Louÿs in primis) partecipa<br />

con immediatezza emotiva e acclarata ipersensibilità alla rielaborazione<br />

personale <strong>delle</strong> “impressioni” provenienti dal mondo<br />

esterno, siano esse sensazioni sottili, profumi evanescenti o labili<br />

moti dell’anima da annotare musicalmente e da far riecheggiare<br />

con le note in “misteriose corrispondenze tra la natura e l’immaginazione”.<br />

Anche la melodia e la voce, in questo contesto,<br />

hanno uno sviluppo tutto personale: la prima rifluendo in frequenti<br />

variazioni di temi e in incisi che diluiscono il decorso lirico,<br />

in scampoli di espressività distesa che vengono a giustapporsi<br />

senza che per questo ne risulti pregiudicata l’incisività dell’insieme,<br />

venendosi anzi così a risolvere in una suggestiva melodia<br />

dei timbri, antesignana della Klangfarbenmelodie (di timbri e di<br />

colori appunto) che si ritroverà in Schönberg e in Webern; la<br />

seconda affidandosi a una sorta di declamazione melodica che<br />

rende più contenuti e discreti gli slanci e le effusioni del canto,<br />

senza con questo tradirne l’emozione. Lo stesso nostro Puccini, se<br />

vogliamo, pur in una chiara differenza espressiva, ha adattato nei<br />

suoi lavori il canto a un personalissimo stile melodico capace al<br />

meglio di descrivere, anche solo con poche battute, un’azione o<br />

un significato teatrale rinunciando a profluvi melodici troppo<br />

estesi; ricomponendoli invece in piccoli nuclei o momenti lirici<br />

saggiamente organizzati e offerti.<br />

L’enfant prodigue, che è al centro della nostra attenzione in questa<br />

pagina, è solo un antefatto <strong>delle</strong> coordinate strumentali e<br />

vocali correnti di Debussy, quelle per cui la sua arte è stata ascritta<br />

alla voce “impressionismo musicale”. Ribadiamo che trattasi di<br />

una cantata (o scena lirica) per tre personaggi, i cui nomi sono<br />

quelli di Lia, (soprano), che è la madre di Azaël (tenore), il giovane<br />

galileo “figliol prodigo” appunto, e di Simèon (baritono),<br />

marito di Lia e padre del suddetto. Il compositore, quando la realizza,<br />

è si può dire ancor fresco di conservatorio, talché la Cantata<br />

risulta un suo saggio di formazione legato ai modi espressivi dell’opera<br />

francese, a partire da quel drame lyrique, da quel teatro<br />

sentimentale (ma anche irruento, all’occorrenza) fatto di una sensiblerie<br />

elegante e raffinata di cui era maestro il suo “mentore -<br />

ispiratore Massenet (a cui si può aggiungere fors’anche Lalo e il<br />

suo gusto per la notazione preziosa e ispirata, anche nell’opera<br />

teatrale - Le roi d’Ys -). Del saggio debussyiano forniamo subito<br />

una sorta di elenco dei numeri (nove) di cui si compone la partitura,<br />

che poi provvederemo brevemente a commentare. La struttura<br />

musicale prevede un Preludio (1), un Recitativo e Aria di Lia<br />

(2), un Recitativo di Siméon (3) prima di un intermezzo solo<br />

orchestrale indicato come Cortège (Corteggio) e Air de danse (4).<br />

12


Seguono ancora un Recitativo e Aria di Azaël (5), un altro recitativo<br />

di Lia (6) e il Duetto Lia/Azaël (7). Le due parti conclusive<br />

sono occupate da un Recitativo e Aria di Siméon (8) e quindi dal<br />

Trio finale (9) , tra Lia, Azaël e Siméon, appunto.<br />

Aldilà <strong>delle</strong> caratteristiche di una scrittura musicale comunque<br />

sperimentale - e che pure lascia la sensazione di una costruzione<br />

sufficientemente armoniosa nell’insieme e qua e là originale-,<br />

mette conto di sottolineare come il giovane Debussy, in un testo<br />

legato a una forte mozione degli affetti (la disperazione e l’attesa<br />

del figlio; il rammarico e il pentimento; l’emozione dell’avvenuto<br />

ritorno e il canto di ringraziamento finale), rifugga da ogni<br />

eccesso di sentimentalismo melodrammatico, da un’esposizione<br />

troppo scoperta e plateale <strong>delle</strong> pulsioni pur vibranti degli animi<br />

dei personaggi, per acquisire invece gli accenti accorati e umani<br />

di un contesto drammatico più intimo e poetico.<br />

L’enfant prodigue, locandina (Parigi,1884)<br />

13


Primo, timido approccio in vista <strong>delle</strong> emozionanti trascolorazioni<br />

vibratili dei palpiti interiori del suo capolavoro della maturità,<br />

Pelléas et Mèlisande.<br />

La Cantata - abbiamo già detto - ha la durata di poco più di mezz’ora,<br />

ma pur nella sua sostanziale brevità consente alle voci di evidenziarsi<br />

con un canto espressivo e coinvolgente, tant’è che in<br />

una <strong>delle</strong> rare registrazioni disponibili (risalente agli anni Ottanta<br />

ed edita dal “Orfeo”), vi spiccano tra gli interpreti i nomi di José<br />

Carreras (tenore), di Jessye Norman (soprano) e di Dietrich<br />

Fischer-Dieskau (baritono). Il testo in musica si apre con un<br />

breve preludio “d’atmosfera”, di una rarefatta attesa in crescendo,<br />

con cui si trascorre a una melodia pacata e distesa. E’ coinvolgente,<br />

a seguire, l’aria di Lia (“Azaël, Azaël! Pourquoi m’as-tu<br />

quittée?”), un’accesa meditazione interiore in cui s’erge forte il<br />

richiamo al figlio lontano; e colpisce altresì l’assolo strumentale<br />

del quarto numero (Corteggio e Aria di danza), dove, contrappuntati<br />

timbricamente dai fiati, si colgono profumi di tinte orientali.<br />

Se l’aria del tenore figliol prodigo, come del resto il successivo<br />

duetto con la madre, permettono di cogliere un declamato<br />

melodico e cadenze liriche di gusto francese, il Trio conclusivo,<br />

che si scioglie in un inno di ringraziamento al Dio d’Israele, ha la<br />

fisionomia di un concertato a più voci che potrebbe appartenere<br />

al Faust di Gounod. Puccini probabilmente parlerebbe di finale in<br />

“estasi, tripudio, gioia solare”.<br />

Il figliol prodigo, incisione di Gustave Dorè<br />

14


Cavalleria rusticana:<br />

canto e passione si incontrano<br />

Pietro Mascagni, la sera del 17 maggio 1890, trionfa al <strong>Teatro</strong><br />

Costanzi di Roma con la sua Cavalleria rusticana. Il successo è<br />

davvero enorme e proietta l’autore sulle pagine di tutti i giornali.<br />

L’opera, per la violenza e pregnanza <strong>delle</strong> melodie, per l’esuberante<br />

empito melodico nonché per il sicuro taglio scenico e la<br />

scorrevole facilità dello strumentale, assurge rapidamente ad<br />

insegna del “verismo” musicale, un verismo riscontrabile soprattutto<br />

nella scelta del soggetto, attinto alla realtà della vita quotidiana,<br />

in cui l’ambiente non resta sullo sfondo quale colorito contorno<br />

della vicenda vissuta, ma diventa anzi il motore della stessa.<br />

Mascagni, fino ad allora giovane - e sconosciuto - musicista<br />

livornese proveniente da Cerignola nelle Puglie (dove aveva<br />

assunto le redini di piccole istituzioni musicali locali), era fresco<br />

di vittoria con la Cavalleria al Concorso indetto dall’Editore<br />

Sonzogno di Milano per un’opera nuova: nessuno avrebbe potuto<br />

supporre che sarebbe divenuto con quel titolo la voce nuova dell’opera<br />

italiana, capace di fare scuola. (Supporto inscindibile del<br />

nuovo orientamento musicale diverrà peraltro di lì a poco - due<br />

anni dopo esatti - Leoncavallo con i suoi Pagliacci). In realtà,<br />

anche se il compositore scriverà altri melodrammi, il forte impatto<br />

emotivo di questo primo lavoro resterà un caso isolato.<br />

Cavalleria rusticana - figurina d’epoca<br />

15


All’eccellente esito della ‘prima’ romana aveva dato un valido<br />

contributo l’ottima compagnia artistica predisposta dall’Editore,<br />

forte della presenza di un direttore di spicco come Leopoldo<br />

Mugnone e di due protagonisti della fama di Gemma Bellincioni<br />

(Santuzza) e del suo partner Roberto Stagno (Turiddu). Per il<br />

<strong>libretto</strong>, Mascagni si era rivolto a un letterato-amico di valore<br />

quale Giovanni Targioni-Tozzetti, che sarà il suo librettista di riferimento<br />

anche per i successivi impegni teatrali e che, nello specifico,<br />

aveva adattato una novella di Giovanni Verga inserita nel<br />

volume Vita dei campi. (Sui diritti legati all’utilizzo di questo testo<br />

ci sarà in seguito uno strascico giudiziario tra Verga, Mascagni e<br />

Sonzogno, risoltosi con il versamento allo scrittore di una cospicua<br />

somma in denaro). Il successo dell’opera di Mascagni era<br />

anche il risultato di un clima generale (politico, culturale, sociale)<br />

profondamente mutato in quegli scampoli d’Ottocento: dalla<br />

‘poesia’ dei furori risorgimentali ormai lontani si era passati alla<br />

‘prosa’ del vivere giorno dopo giorno, alla normalità di un’esistenza<br />

fatta anche (o spesso) di fatiche e di rinunce. Sono gli anni<br />

in cui si affacciano nella cultura letteraria e scientifica le nuove<br />

correnti positivistiche, naturalistiche e appunto veriste, che “traducono”<br />

le ansie dell’epoca, l’urgenza dei nuovi problemi sociali<br />

sotto lo specchio <strong>delle</strong> nuove<br />

dottrine di stampo socialista:<br />

c’è dunque un terreno fertile,<br />

segnatamente per i nostri<br />

compositori, per aderire a<br />

soggetti e a situazioni ispirati<br />

al reale. Per meglio “inquadrare”<br />

l’opera mascagnana, è<br />

il caso a questo punto di riassumere<br />

le caratteristiche<br />

principali del movimento<br />

veristico in musica, anche<br />

con alcune conseguenze che<br />

per il canto da esso si determinano.<br />

Nella nuova visione<br />

realistica dell’azione drammatica,<br />

a cui la musica aderisce<br />

in modo talora finanche<br />

eccessivo ed esorbitante,<br />

ad imporsi è una rappresentazione<br />

anche cruda e mate-<br />

Gemma Bellincioni e Roberto Stagno<br />

primi interpreti di Cavalleria rusticana<br />

16<br />

riale dei rapporti sentimentali<br />

dei protagonisti, delinea-


ti non più sulla sfera idealizzata del puro e angelicato amore<br />

romantico, ma sul piano più prosaico dell’incontro-scontro tra<br />

sessi. Questo peraltro conduce - come ha ben rilevato Rodolfo<br />

Celletti - all’adozione di schemi vocali desunti dal linguaggio parlato,<br />

con talora l’effetto esteriore dell’inflessione anche gridata,<br />

con l’invettiva o lo scatto d’ira impetuoso, accompagnati da una<br />

gestualità scenica a ciò conforme. L’espressività vocale di stampo<br />

verista condizionò la tipologia del canto lirico: ad esempio con la<br />

prassi invalsa di emettere suoni aperti, anziché ricercare il suono<br />

rotondo e morbido, per il passaggio spontaneo,“ in maschera”,<br />

all’acuto. Questo beninteso non significa che tale tipo di teatro in<br />

musica sia da stigmatizzare più di tanto, aldilà di taluni innegabili<br />

risvolti negativi. E non solo perché fu l’espressione dei tempi,<br />

di quella società, ma soprattutto per l’obiettiva bellezza <strong>delle</strong> pagine<br />

strumentali e vocali che ci ha lasciato, indiscutibilmente seducenti<br />

all’ascolto. Anche se all’origine dell’opera verista qualcuno<br />

colloca la Carmen di Bizet (e qualcun altro imprudentemente si<br />

spinge indietro sino alla Traviata), non c’è dubbio che è<br />

Cavalleria a focalizzare compiutamente il genere, con le sue peculiari<br />

soluzioni teatrali dettate innanzitutto da un’ammirevole concisione<br />

del dramma in un unico atto, che si avvale dell’innegabile<br />

vigoria di certi accenti così come dell’incisività di alcune melodie<br />

vocali; e in cui si prospettano variegate possibilità espressive,<br />

che vanno dalle oasi di canto lirico acceso e palpitante, coadiuvate<br />

da un supporto orchestrale di calda esuberanza rievocativa<br />

(magistrale in tal senso l’Intermezzo sinfonico), alla vera e propria<br />

irruzione della lingua parlata nel canto, che culmina nel<br />

celebre urlo del finale d’opera, “Hanno ammazzato compare<br />

Turiddu”. Per non parlare poi della nota di pretto colore ambientale<br />

insita ad esempio nella suggestiva Siciliana d’apertura (“ O<br />

Lola ch’hai di latti la cammisa”). Mettendo dunque insieme cantabilità<br />

e passione, in un contesto comunque innovativo e aperto<br />

a sviluppi successivi (con Puccini, in primis) nell’ottica <strong>delle</strong><br />

nuove conquiste sinfoniche e strumentali della seconda metà del<br />

secolo, Mascagni riusciva a rinvigorire le fortune un po’ appannate<br />

dell’opera italiana, dopo la grande stagione verdiana. Certo è<br />

il vento <strong>delle</strong> passioni del sud che aleggia sul trascinante atto<br />

unico mascagnano, ma senza nulla togliere alla “sacralità” della<br />

sua veste musicale, comunque nobile e al contempo palpitante.<br />

17


SOGGETTO<br />

L’ENFANT PRODIGUE<br />

(Il figliol prodigo)<br />

L’azione ha luogo in un villaggio nei pressi di Nazareth. Azaël si è<br />

allontanato da casa e non ha più dato notizie di sé ai propri disperati<br />

genitori Lia e Siméon. Alzatasi come al solito all’alba, un giorno<br />

Lia ode i canti dei giovani che si stanno avviando al lavoro nei<br />

campi e lamenta che fra essi non si trovi anche il figlio.<br />

Improvvisamente giunge alle sue orecchie un lamento: scorge un<br />

giovane lacero, affamato, con i piedi sanguinanti e prestandogli<br />

soccorso riconosce in lui Azaël. Commossi i due si abbracciano.<br />

Arriva in quel momento anche il padre, cui il giovine chiede perdono.<br />

Siméon lo concede e invita tutti gli abitanti del villaggio a<br />

voler festeggiare con loro il ritorno della pecorella smarrita.<br />

L’azione si chiude con un inno di ringraziamento a Dio e con la<br />

supplica perché egli sempre protegga il popolo d’Israele.<br />

19


L'ENFANT PRODIGUE<br />

Scène Lyrique<br />

Cantata in un atto<br />

Musica di Claude Debussy<br />

Libretto di Édouard Guinand<br />

PERSONAGGI<br />

Lia, madre di Azaël (soprano)<br />

Azaël, giovane galileo (tenore)<br />

Siméon, marito di Lia (baritono)<br />

Prima esecuzione: Parigi, Académie de Beaux Arts, 27 giugno 1884<br />

Edizione: Durand, Parigi, 1884 (spartito) e 1908 (partitura)<br />

Dedica: Ernest Guiraud<br />

Scritta per il Grand Prix de Rome 1884<br />

21


LIA<br />

Recitativo<br />

L'année envain chasse l'année!<br />

A chaque saison ramenée,<br />

Leurs jeux et leurs ébats<br />

m'attristent malgré moi:<br />

Ils rouvrent ma blessure et mon<br />

chagrin s'accroît..<br />

Je viens chercher la grève solitaire...<br />

Douleur involontaire!<br />

Efforts superflus!<br />

Lia pleure toujours l'enfant<br />

qu'elle n'a plus!<br />

Aria<br />

Azaël, Azaël! Pourquoi m'as-tu tu<br />

quittée?<br />

En mon coeur maternel ton<br />

image est restée.<br />

Azaël, Azaël! Pourquoi m'as-tu tu<br />

quittée?<br />

Cependant les soirs étaient doux,<br />

dans la plaine d'ormes plantée<br />

Quand, sous la charge récoltée,<br />

On ramenait les grands boeufs roux.<br />

Lorsque la tâche était finie,<br />

Enfants, vieillards et serviteurs,<br />

Ouvriers des champs ou pasteurs,<br />

Louaient de Dieu la main bénie.<br />

Ainsi les jours suivaient les jours<br />

Et dans la pieuse famille,<br />

Le jeune homme et la jeune fille<br />

Echangeaient leurs chastes<br />

amours.<br />

D'autres ne sentent pas les poids<br />

de la vieillesse;<br />

Heureux dans leurs enfants,<br />

Ils voient couler les ans<br />

Sans regret ccmme sans tristesse...<br />

Aux coeurs inconsolés que les<br />

temps sont pesants!<br />

Azaël, Azaël! Pourquoi m'as-tu tu<br />

quittée?<br />

23<br />

LIA<br />

Recitativo<br />

I giorni invano scacciano i giorni.<br />

Tornano le stagioni e il loro<br />

alterno gioco mi rattrista.<br />

Contro il mio desiderio,<br />

la mia ferita si riapre<br />

e la mia pena si accresce...<br />

Scendo alla riva solitaria...<br />

Non vorrei più soffrire,<br />

ma è una lotta vana!<br />

Lia piange sempre il suo figlio<br />

perduto!<br />

Aria<br />

Azaele, Azaele, perché mi hai<br />

abbbandonata?<br />

Solo la tua immagine resta nel<br />

mio cuore di madre.<br />

Azaele, Azaele, perché mi hai<br />

abbandonata?<br />

Eppure le sere erano dolci nella<br />

pianura folta di olmi.<br />

Quando curvi sotto il peso del<br />

raccolto<br />

rientravano i grandi buoi fulvi.<br />

Quando la fatica era finita<br />

e ragazzi, vecchi, servitori,<br />

contadini e pastori,<br />

lodavano la mano benedetta di Dio.<br />

Così i giorni seguivano ai giorni,<br />

e nella timorata famiglia,<br />

i giovani si donavano il loro<br />

casto amore.<br />

Altri non sentono il peso dell'età.<br />

Sono felici nei loro figli e<br />

vedono scorrere gli anni<br />

senza rimpianto o tristezza.<br />

Ma come il tempo pesa a chi<br />

non trova gioia nel suo cuore!<br />

Azaele, Azaele, perché mi hai<br />

abbandonata?


SIMÉON<br />

Recitativo<br />

Eh bien! encor des pleurs?<br />

Encor seule restée en ces lieux?<br />

Ils accourent l'ivresse et l'amour<br />

dans les yeux,<br />

Leurs coeurs sont pleins de joie...<br />

Femme, plus de sanglots!<br />

Il ne faut pas qu'on voie<br />

Un seul visage triste,<br />

un seul front soucieux<br />

CORTÈGE - AIR DE DANSE<br />

AZAËL<br />

Recitativo<br />

Ces airs joyeux, ces chants de fête,<br />

Que le vent du matin m'apporte<br />

par instants,<br />

Serrent mon coeur, troublent ma<br />

tête...<br />

Ils sont heureux!<br />

Ici, sous les rameaux flottants,<br />

Je les suivais dans leur gaieté si<br />

tendre:<br />

Ils échangeaient des mots pleins<br />

de douceur...<br />

C'était mon frère! Et puis ma<br />

soeur!...<br />

Je retenais mon souffle, afin de<br />

les entendre...<br />

Ils sont heureux!...<br />

Aria<br />

O temps à jamais effacé,<br />

Où comme eux j'avais l'âme pure;<br />

Où cette sereine nature<br />

Fortifiait mon corps lassé;<br />

Où près d'une mère, ravie<br />

De presser mon front sur son<br />

coeur,<br />

Je ne connaissais de la vie<br />

Que l'innocence et le bonheur!<br />

Ah! par quelle amère folie<br />

Mon âme, surprise, assaillie,<br />

M'a-t-elle donc contraint à fuir<br />

ces lieux?<br />

24<br />

SIMEONE<br />

Recitativo<br />

Ebbene, ancora lagrime?<br />

Ancora sola qui?<br />

Ecco, essi vengono, gli occhi colmi<br />

d'amore e d'ebbrezza!<br />

I cuori colmi di gioia.<br />

Donna, non più pianti!<br />

Non si veda più qui<br />

un solo volto triste,<br />

una fronte pensosa.<br />

CORTEGGIO E ARIA DI DANZA<br />

AZAELE<br />

Recitativo<br />

Questa aria serena, questi canti<br />

di festa<br />

che il vento del mattino mi porta a<br />

tratti,<br />

mi fasciano il cuore, mi risuonano<br />

nella mente!<br />

Come sono felici!<br />

Qui, sotto i rami ondeggianti,<br />

io li seguivo nella loro tenera allegria,<br />

li udivo scambiarsi parole colme<br />

di dolcezza.<br />

Erano mio fratello e mia sorella,<br />

ed io trattenevo il respiro per<br />

poterli ascoltare.<br />

Come sono felici!<br />

Aria<br />

O tempo per sempre perduto!<br />

Quando anche io avevo l'animo<br />

puro.<br />

Quando questa serena natura<br />

fortificava il mio corpo stanco.<br />

Quando, vicino a mia madre<br />

che lieta mi stringeva al cuore,<br />

io non conoscevo della vita<br />

che innocenza e felicità.<br />

Per quale amara follia,<br />

l'anima mia tormentata ed incerta,<br />

mi ha costretto a lasciare questi<br />

luoghi?


Durant la nuit entière,<br />

Sur le roc ou dans la poussière,<br />

J'ai franchi lentement<br />

les sentiers périlleux...<br />

O temps à jamais effacé,<br />

Où comme eux j'avais l'âme pure;<br />

Où près d'une mère, ravie<br />

De presser mon front sur son<br />

coeur,<br />

Je. ne connaissais de la vie<br />

Que l'innocence et le bonheur!<br />

Je te revois, charmant asile,<br />

Où pour moi tout est souvenir:<br />

Voici le banc de pierre et la rive<br />

tranquille<br />

Où ma mère avec moi, jadis,<br />

aimait venir.<br />

Mais je m'assieds sans force et<br />

sans courage,<br />

Les pieds sanglants; des pleurs<br />

inondent mon visage.<br />

Ici je vais mourir en revoyant le<br />

port,<br />

Et je n'entrerai pas dans cet humble<br />

village...<br />

Seigneur, Seigneur! J'ai mérité<br />

mon sort.<br />

LIA<br />

Recitativo<br />

Je m'en fuis... de mes pleurs je ne<br />

suis plus maîtresse.<br />

Ah! que la joie est triste aux<br />

coeurs malheureux!<br />

Plus vif est leur plaisir,<br />

plus grande est ma détresse!<br />

O souvenir trop douloureux!<br />

Azaël, Azaël! Pourquoi m'as tu<br />

quittée?<br />

Sur quelle rive désertée,<br />

Peut-être loin de nous,<br />

Ces fils que j'amais entre tous<br />

Souffre-t-il seul et faible,<br />

en implorant sa mère...<br />

Que vois-je? Un pauvre voyageur<br />

25<br />

In questa lunga notte,<br />

sulle rocce o nella polvere,<br />

ho percorso lentamente<br />

il sentiero infido.<br />

O tempo per sempre perduto,<br />

quando, con l'animo puro<br />

e vicino a mia madre<br />

che lieta mi stringeva al cuore,<br />

io non conoscevo della vita<br />

che innocenza e felicità.<br />

Io ti rivedo, mia casa piena dì<br />

incanti,<br />

ove, ora tutto è per me solo<br />

ricordo.<br />

Ecco il sedile di pietra e la riva<br />

tranquilla<br />

ove mia madre amava tenermi<br />

presso a sé.<br />

Ora io mi siedo qui, privo di<br />

forza e di coraggio.<br />

I miei piedi sanguinano;<br />

il pianto mi bagna il viso.<br />

Giunto alla mèta, io mi sento morire.<br />

Non entrerò mai più nel piccolo<br />

villaggio.<br />

Signore, o Signore merito la mia<br />

sorte!<br />

LIA<br />

Recitativo<br />

Io fuggo... non riesco più<br />

a celare il mio pianto.<br />

Fa male la gioia ai cuori che<br />

soffrono.<br />

Più piena è la loro allegrezza,<br />

più grande è la mia miseria.<br />

I ricordi mi fanno troppo male!<br />

Azaele, Azaele, perché mi hai<br />

abbandonata?<br />

Forse, su di un lido deserto,<br />

lontano da noi,<br />

egli, il mio prediletto,<br />

soffre debole e solo,<br />

e mi chiama...<br />

Ma che vedo? Un povero viandante


Par la fatigue ou la misère,<br />

Au détour de la route étendu sur<br />

la terre...<br />

Secouronsle!<br />

Dans son malheur, loin du foyer<br />

de son père,<br />

Peut-être il se désespère...<br />

Mon fi'ls? Inanimé?<br />

Cette pâleur de mort?<br />

Non! Non! c'est impossible!<br />

Seigneur, ton bras terrible<br />

Ne me l'a pas rendu pour le<br />

reprendre encor?<br />

Rouvre les yeux à la lumière,<br />

O mon fils adoré!<br />

Reconnais ma voix,<br />

entends ma prière...<br />

Azaël!<br />

AZAËL<br />

Dans mon sein un rayon est entré:<br />

Un voile moins épais obscurcit<br />

ma paupière.<br />

Qui m'appelle?<br />

LIA<br />

C'est moi, ta mère!<br />

AZAËL<br />

Ma mère! tu me pardonnes?<br />

LIA<br />

Ah! lève ton front pâli<br />

Qu'à jamais le passé demeure<br />

enseveli.<br />

AZAËL<br />

Heures fortunées! Après des années,<br />

Tremblant et confus, je songe au<br />

retour.<br />

LIA E AZAËL<br />

Duetto<br />

AZAËL<br />

Heures fortunées! Après des années,<br />

26<br />

forse per la stanchezza e la fame<br />

è caduto sulla strada...<br />

Lo soccorrerò.<br />

Disperato nella sua sventura,<br />

forse lontano dal focolare di suo<br />

padre...<br />

Mio figlio? Senza vita?<br />

Questo pallore dì morte...<br />

No, no, è impossibile.<br />

Signore, la tua mano terribile,<br />

non può avermelo reso,<br />

per togliermelo ancora!<br />

Riapri gli occhi alla luce,<br />

o mio figlio adorato!<br />

Riconosci la mia voce,<br />

ascolta la mia preghiera.<br />

Azaele!<br />

AZAELE<br />

Un raggio riscalda il mio petto.<br />

Si dirada il velo sulle mie<br />

palpebre.<br />

Chi mi chiama?<br />

LIA<br />

Sono io. Tua madre!<br />

AZAELE<br />

Mia madre! Perdonami!<br />

LIA<br />

Solleva la tua fronte pallida,<br />

e il passato sia per sempre<br />

sepolto.<br />

AZAELE<br />

Ore di gioia! Dopo tanti anni,<br />

tremante e confuso, io posso<br />

sognare il ritorno.<br />

LIA E AZAELE<br />

Duetto<br />

AZAELE<br />

Ore di gioia! Dopo tanti anni,


Tremblant et confus, je songe au<br />

retour:<br />

Et plein d'allégresse,<br />

Ton coeur qui me presse<br />

Ainsi qu'autre fois me rend son<br />

amour<br />

LIA<br />

Heures fortunées! Après des années,<br />

Dans le désespoir, j'attend ton retour:<br />

Et plein d'allégresse,<br />

Mon coeur qui te presse<br />

Ainsi qu'autre fois te rend son<br />

amour!<br />

AZAËL<br />

Au nom de mes remords,<br />

de mes maux, de mes larmes,<br />

Je suis digne de ta pitié...<br />

LIA<br />

Par ton seul repentir,<br />

Enfant, tu me désarmes,<br />

N'es-tu pas assez châtié?<br />

AZAËL<br />

Pour te bénir, ma vie hélas! sera<br />

trop brève.<br />

Je m'humilie à tes genoux.<br />

LIA<br />

Bannis tes souvenirs, ainsi qu'on<br />

chasse un rêve. Reprends ta place<br />

parmi nous!<br />

LIA E AZAËL<br />

Duetto<br />

Heures fortunées!...<br />

AZAËL<br />

Recitativo<br />

Du côté du village,<br />

j'entends là-bas,<br />

Avec des voix, un bruit de pas?<br />

Je tremble!<br />

27<br />

tremante e confuso io posso<br />

sognare il ritorno.<br />

Ora, colma di gioia mi stringi al<br />

tuo cuore,<br />

come in altri tempi e mi rendi il<br />

tuo amore.<br />

LIA<br />

Ore di gioia. Dopo tanti anni!<br />

Disperata attesi il tuo ritorno.<br />

Ora colma di gioia ti stringo al<br />

mio cuore<br />

come in altri tempi e ti rendo il<br />

mio amore.<br />

AZAELE<br />

Per i miei rimorsi,<br />

le mie sventure, le mie lagrime,<br />

divento degno della tua pietà.<br />

LIA<br />

Col tuo solo pentimento,<br />

figlio mio, tu mi pieghi.<br />

Non fosti già abbastanza punito?<br />

AZAELE<br />

Per benedirti, la mia vita sarà<br />

troppo breve.<br />

Io mi umilio ai tuoi ginocchi.<br />

LIA<br />

Scaccia i tuoi tristi ricordi, come<br />

si scaccia un incubo. Riprendi il<br />

tuo posto fra noi.<br />

LIA E AZAELE<br />

Duetto<br />

Ore di gioia!...<br />

AZAELE<br />

Recitativo<br />

Dal villaggio mi viene,<br />

col suono <strong>delle</strong> voci,<br />

un rumore di passi.<br />

Io tremo.


LIA<br />

C'est ton père!... il vient vers ce<br />

rivage<br />

Entouré des siens...<br />

(aux serviteurs)<br />

C'est Azaël, le fils de votre<br />

maitre;<br />

Mourant de faim, sanglant et<br />

nu...<br />

(à Simèone)<br />

Azaël! notre fils...<br />

SIMÉON<br />

Mon fils... est revenu?<br />

LIA<br />

Il attend son arrêt, courbé dans<br />

la poussière...<br />

Sa prière monte humblement<br />

vers toi...<br />

SIMÉON<br />

Que dois-je, faire?<br />

Seigneur, inspire-moi!<br />

LIA<br />

Ne garde pas un front sévère<br />

A qui t'implore à deux genoux...<br />

Pardonne au fils! songe à<br />

la mère.<br />

Le bonheur revient parmi nous!<br />

SIMÉON<br />

Faites silence! Ecoutez tous!<br />

Allez par les champs, allez sur la<br />

place;<br />

Frappez la cymbale et le tambourin!<br />

Dites en mon nom à celui qui passe:<br />

Aria<br />

Plus de vains soucis, plus de noir<br />

chagrin,<br />

Que tout soit en joie! Le ciel<br />

nous envoie<br />

28<br />

LIA<br />

E' tuo padre. Egli avanza, lungo<br />

la riva,<br />

circondato dai suoi.<br />

(ai servi)<br />

E' Azaele, il figliuolo del vostro<br />

signore,<br />

morente di fame, sanguinante,<br />

nudo...<br />

(a Simeone)<br />

E' Azaele, nostro figlio...<br />

SIMEONE<br />

Mio figlio... è ritornato?<br />

LIA<br />

Egli attende la sua sorte, curvato<br />

nella polvere.<br />

La sua preghiera sale umilmente<br />

a te!<br />

SIMEONE<br />

Che debbo fare?<br />

Signore ispirami...<br />

LIA<br />

Non guardar più con volto severo<br />

chi ti implora in ginocchio.<br />

Perdona a nostro figlio, pensa a<br />

sua madre.<br />

La gioia ritorni fra noi.<br />

SIMEONE<br />

Silenzio voi tutti, e ascoltate!<br />

Andate per i campi e per<br />

le strade.<br />

Percuotete i cembali e i tamburi,<br />

parlate in mio nome a chi passa!<br />

Aria<br />

Non più affanni non più pene.<br />

Che tutto sia gioia!<br />

Una grazia inattesa il cielo oggi ci<br />

dona.


Un bienfait à peiné rêvé!<br />

Celui que sans cesse pleurait ma<br />

vieillesse,<br />

L'enfant prodigue est retrouvé!<br />

Remplissez l'amphore,<br />

Tuez le veau gras!<br />

Puisque avant de mourir<br />

Je te revois encore,<br />

Viens mon fils, dans mes bras!<br />

AZAËL<br />

Mon coeur renaît à l'espérance,<br />

Au devoir, à la foi...<br />

Comme aux jours d'innocence...<br />

Père soyez béni!<br />

SIMÉON<br />

C'est le Ciel, mon enfant,<br />

Qui t'absout par ma bouche...<br />

Et puisque son pardon te touche,<br />

Célébrons tous son amour infini.<br />

Enfin Jehova nous rassemble:<br />

A genoux, chantons ensemble.<br />

LIA, AZAËL, SIMÉON<br />

Chantons l'Eternel!<br />

Chantons le Dieu d'Israël!<br />

Gloire à toi, Seigneur!<br />

La nature te doit sa riante parure:<br />

Les grands monts, la fraîche verdure<br />

Dont leur sommet est revêtu;<br />

Les plaines, leur moisson dorée,<br />

Les forêts, la source nacrée;<br />

Les fleurs, leur couleur diaprée;<br />

Et le coeur te doit la vertu!<br />

Gloire à toi, Seigneur!<br />

La nature te doit sa riante parure,<br />

Ta main adorée protège Israël.<br />

Gloire à toi, Seigneur!<br />

Chantons l'Eternel!<br />

29<br />

Colui che la mia vecchiaia<br />

piangeva senza speranza,<br />

il figliuol prodigo, è ritornato.<br />

Riempite le anfore,<br />

uccidete il vitello grasso,<br />

poiché prima di morire<br />

io ti rivedo, o figlio mio!<br />

Vieni fra ile mie braccia!<br />

AZAELE<br />

Come nei miei giorni innocenti<br />

il mio cuore rinasce alla speranza,<br />

al dovere, alla fede.<br />

Padre, siate benedetto!<br />

SIMEONE<br />

E' il Cielo figlio mio,<br />

che ti assolve per me,<br />

e poiché il tuo cuore<br />

è vinto dal suo perdono<br />

celebriamo il suo amore infinito.<br />

Jehova, alfine, ci riunisce!<br />

In ginocchio, cantiamo insieme.<br />

LIA, AZAELE, SIMEONE<br />

Cantiamo l'Eterno!<br />

Cantiamo il Dio d'Israele.<br />

Gloria a te Signore!<br />

La natura da te riceve la sua<br />

ridente bellezza.<br />

Gli alti monti e il fresco verde<br />

che li incorona.<br />

Le pianure e le loro messi dorate,<br />

Le foreste, le sorgenti iridate.<br />

I fiori dai mille colori.<br />

Il cuore deve a te la sua forza.<br />

Gloria a te Signore.<br />

La natura da te riceve la sua<br />

ridente bellezza.<br />

La tua santa mano protegga Israele.<br />

Gloria a Te Signore.<br />

Cantiamo l'Eterno!


Cavalleria rusticana - <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong> 2013<br />

Woman with Large Crucifix ©Ellen Denuto photography<br />

Cavalleria rusticana - <strong>Teatro</strong> <strong>delle</strong> <strong>Muse</strong> 2013 - foto di Stéphane Barthe © STb Art<br />

30


SOGGETTO<br />

CAVALLERIA RUSTICANA<br />

L’azione si svolge nella piazza nella quale si trovano una chiesa e<br />

l’osteria di Lucia il giorno di Pasqua.<br />

Turiddu canta una serenata a Lola, della quale è perdutamente innamorato;<br />

prima di partire per il servizio militare le ha giurato<br />

amore eterno, ma la giovane durante la sua assenza ha sposato Alfio,<br />

il carrettiere.<br />

Turiddu per vendicarsi inizia a corteggiare Santuzza, ma dopo averla<br />

sedotta la trascura. Il giovane si aggira nei pressi della casa di<br />

Alfio che spesso assente non si accorge di nulla.<br />

Santuzza, angosciata e preoccupata, cerca Turiddu per parlargli e<br />

chiedere spiegazione del suo comportamento; entra allora nella<br />

casa di Lucia, madre del giovane e le confida quanto sta succedendo<br />

svelandole i suoi sentimenti e la sua disperazione: oramai<br />

è disonorata ed abbandonata.<br />

Arriva Turiddu e i due discutono animatamente finchè passa Lola<br />

che si sta recando alla messa di Pasqua sola perché il marito lavora.<br />

Le due donne si scambiano battute ironiche.<br />

Poco dopo Lola è seguita da Turiddu, insensibile all’implorazione<br />

di Santuzza che gli augura la mala Pasqua e decide, vedendolo arrivare,<br />

di rivelare quanto succede ad Alfio.<br />

Dopo la messa la piazza torna a popolarsi. Turiddu offre agli amici<br />

nell’osteria della madre Lucia un bicchiere di vino e ne offre uno<br />

anche ad Alfio che, sdegnato, nel rifiutarlo lo abbraccia e gli morde<br />

l’orecchio sfidandolo a duello.<br />

Turiddu, che si finge ubriaco, rivolge commosse parole di saluto<br />

alla madre a cui affida Santuzza e va ad incontrare il rivale.<br />

Poco dopo il grido di una popolana:- Hanno ammazzato compare<br />

Turiddu!- annuncia il tragico esito del duello.<br />

31


CAVALLERIA RUSTICANA<br />

Musica di Pietro Mascagni<br />

Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci<br />

PERSONAGGI<br />

Santuzza, una giovane contadina (soprano)<br />

Turiddu, un giovane contadino (tenore)<br />

Lucia, madre di Turiddu (contralto)<br />

Alfio, un carrettiere (baritono)<br />

Lola, moglie di Alfio (mezzosoprano)<br />

La scena rappresenta una piazza in un paese della Sicilia.<br />

Nel fondo, a destra, chiesa con porta praticabile.<br />

A sinistra l'osteria e la casa di Mamma Lucia.<br />

È il giorno di Pasqua.<br />

Tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.<br />

Prima rappresentazione:<br />

"<strong>Teatro</strong> Costanzi" di Roma il 17 maggio 1890<br />

33


ATTO UNICO<br />

SICILIANA<br />

(a sipario calato)<br />

[N. 1 - Siciliana]<br />

TUR IDDU<br />

O Lola ch’ai di latti la<br />

cammisa<br />

Si bianca e russa comu la<br />

cirasa,<br />

Quannu t’affacci fai la<br />

vucca a risa,<br />

Biato cui ti dà lu primu<br />

vasu!<br />

Ntra la porta tua lu sangu è<br />

sparsu,<br />

E nun me mporta si ce<br />

muoru accisu...<br />

E s’iddu muoru e vaju<br />

mparadisu<br />

Si nun ce truovo a ttia,<br />

mancu ce trasu.<br />

SCENA PRIMA<br />

La scena sul principio è vuota.<br />

Albeggia.<br />

[N. 2 - Coro d'introduzione]<br />

DONNE<br />

(di dentro)<br />

Gli aranci olezzano<br />

Sui verdi margini,<br />

Cantan le allodole<br />

Tra i mirti in fior;<br />

Tempo è si mormori<br />

Da ognuno il tenero<br />

Canto che i palpiti<br />

Raddoppia al cor.<br />

(Le donne entrano in scena.)<br />

35<br />

UOMINI (di dentro)<br />

In mezzo al campo<br />

Tra le spiche d’oro<br />

Giunge il rumore<br />

Delle vostre spole,<br />

Noi stanchi<br />

Riposando dal lavoro<br />

A voi pensiam,<br />

O belle occhi-di-sole.<br />

A voi corriamo<br />

Come vola l’augello<br />

Al suo richiamo.<br />

(Gli uomini entrano in scena.)<br />

DONNE<br />

Cessin le rustiche<br />

Opre: la Vergine<br />

Serena allietasi<br />

Del Salvator;<br />

Tempo è si mormori<br />

Da ognuno il tenero<br />

Canto che i palpiti<br />

Raddoppia al cor.<br />

(Il coro attraversa la scena<br />

ed esce.)<br />

SCENA SECONDA<br />

Santuzza e Lucia<br />

[N. 3 - Scena]<br />

SANTUZZA (entrando)<br />

Dite, mamma Lucia...<br />

LUCIA<br />

(sortendo)<br />

Sei tu? Che vuoi?<br />

SANTUZZA<br />

Turiddu ov’è?<br />

LUCIA<br />

Fin qui vieni a cercare<br />

Il figlio mio?


SANTUZZA<br />

Voglio saper soltanto,<br />

Perdonatemi voi, dove<br />

trovarlo.<br />

LUCIA<br />

Non lo so, non lo so,<br />

Non voglio brighe!<br />

SANTUZZA<br />

Mamma Lucia, vi supplico<br />

piangendo,<br />

Fate come il Signore a<br />

Maddalena,<br />

Ditemi per pietà dov’è<br />

Turiddu…<br />

LUCIA<br />

È andato per il vino<br />

A Francofonte.<br />

SANTUZZA<br />

No! l’han visto in paese<br />

Ad alta notte.<br />

LUCIA<br />

Che dici?<br />

Se non è tornato a casa!<br />

(avviandosi verso l’uscio di<br />

casa.)<br />

Entra!<br />

SANTUZZA<br />

(disperata)<br />

Non posso entrare in casa<br />

vostra.<br />

Sono scomunicata!<br />

LUCIA<br />

E che ne sai<br />

Del mio figliolo?<br />

SANTUZZA<br />

Quale spina ho in core!<br />

36<br />

SCENA TERZA<br />

Alfio, Coro e dette<br />

[N. 4 - Sortita di Alfio con Coro]<br />

ALFIO<br />

Il cavallo scalpita,<br />

I sonagli squillano,<br />

Schiocca la frusta. Ehi là!<br />

Soffi il vento gelido,<br />

Cada l’acqua o nevichi,<br />

A me che cosa fa?<br />

CORO<br />

O che bel mestiere<br />

Fare il carrettiere<br />

Andar di qua e di là!<br />

ALFIO<br />

M’aspetta a casa Lola<br />

Che m’ama e mi consola,<br />

Ch’è tutta fedeltà.<br />

Il cavallo scalpiti,<br />

I sonagli squillino,<br />

E Pasqua, ed io son qua!<br />

CORO<br />

O che bel mestiere<br />

fare il carrettiere<br />

andar di qua e di là!<br />

[N. 5 - Scena e preghiera]<br />

LUCIA<br />

Beato voi, compar Alfio,<br />

Che siete sempre allegro così!<br />

ALFIO<br />

Mamma Lucia,<br />

N’avete ancora<br />

Di quel vecchio vino?<br />

LUCIA<br />

Non so; Turiddu è andato<br />

A provvederne.


ALFIO<br />

Se è sempre qui!<br />

L’ho visto stamattina<br />

Vicino a casa mia.<br />

LUCIA (sorpresa)<br />

Come?<br />

SANTUZZA (rapidamente)<br />

Tacete.<br />

(Dalla chiesa odesi intonare<br />

l’Alleluja.)<br />

ALFIO<br />

Io me ne vado,<br />

Ite voi altre in chiesa.<br />

(Esce.)<br />

CORO (interno della chiesa)<br />

Regina coeli laetare.<br />

Alleluja!<br />

Quia quem meruisti portare.<br />

Alleluja!<br />

Resurrexit sicut dixit.<br />

Alleluja!<br />

SANTUZZA E CORO<br />

(esterno, sulla piazza)<br />

Inneggiamo,<br />

Il Signor non è morto,<br />

Ei fulgente<br />

Ha dischiuso l’avel,<br />

Inneggiamo<br />

Al Signore risorto<br />

Oggi asceso<br />

Alla gloria del Ciel!<br />

CORO<br />

(interno della chiesa)<br />

Alleluja!<br />

Alleluja!<br />

(Tutti entrano in chiesa<br />

tranne Santuzza e Lucia.)<br />

37<br />

SCENA QUARTA<br />

Lucia e Santuzza<br />

[N. 6 - Romanza e Scena]<br />

LUCIA<br />

Perché m’hai fatto<br />

Segno di tacere?<br />

SANTUZZA<br />

Voi lo sapete, o mamma,<br />

Prima d’andar soldato,<br />

Turiddu aveva a Lola<br />

Eterna fè giurato.<br />

Tornò, la seppe sposa;<br />

E con un nuovo amore<br />

Volle spegner la fiamma<br />

Che gli bruciava il core:<br />

M’amò, l’amai.<br />

Quell’invida d’ogni delizia mia,<br />

Del suo sposo dimentica,<br />

Arse di gelosia...<br />

Me l’ha rapito...<br />

Priva dell’onor mio rimango:<br />

Lola e Turiddu s’amano,<br />

Io piango, io piango!<br />

LUCIA<br />

Miseri noi,<br />

Che cosa vieni a dirmi<br />

In questo santo giorno?<br />

SANTUZZA<br />

Io son dannata.<br />

Andate o mamma,<br />

Ad implorare Iddio,<br />

E pregate per me.<br />

Verrà Turiddu,<br />

Vo’ supplicarlo<br />

Un’altra volta ancora!<br />

LUCIA<br />

(avvicinandosi alla chiesa)<br />

Aiutatela voi,<br />

Santa Maria! (Esce.)


SCENA QUINTA<br />

Santuzza e Turiddu<br />

[N. 7 - Scena]<br />

TUR IDDU (entrando)<br />

Tu qui, Santuzza?<br />

SANTUZZA<br />

Qui t’aspettavo.<br />

TUR IDDU<br />

È Pasqua, in chiesa non vai?<br />

SANTUZZA<br />

Non vo. Debbo parlarti...<br />

TUR IDDU<br />

Mamma cercavo.<br />

SANTUZZA<br />

Debbo parlarti...<br />

TUR IDDU<br />

Qui no! Qui no!<br />

SANTUZZA<br />

Dove sei stato?<br />

TUR IDDU<br />

Che vuoi tu dire?<br />

A Francofonte!<br />

SANTUZZA<br />

No, non è ver!<br />

TUR IDDU<br />

Santuzza, credimi...<br />

SANTUZZA<br />

No, non mentire;<br />

Ti vidi volger giù dal sentier...<br />

E stamattina, all’alba,<br />

T’hanno scorto<br />

Presso l’uscio di Lola.<br />

38<br />

TUR IDDU<br />

Ah! mi hai spiato?<br />

SANTUZZA<br />

No, te lo giuro.<br />

A noi l’ha raccontato<br />

Compar Alfio.<br />

Il marito, poco fa.<br />

TUR IDDU<br />

Così ricambi<br />

L’amor che ti porto?<br />

Vuoi che m’uccida?<br />

SANTUZZA<br />

Oh! questo non lo dire...<br />

TUR IDDU<br />

Lasciami dunque, lasciami;<br />

Invan tenti sopire<br />

Il giusto sdegno<br />

Colla tua pietà.<br />

SANTUZZA<br />

Tu l’ami dunque?<br />

TUR IDDU<br />

No...<br />

SANTUZZA<br />

Assai più bella<br />

È Lola.<br />

TUR IDDU<br />

Taci, non l’amo.<br />

SANTUZZA<br />

L’ami...<br />

Oh! maledetta!<br />

TUR IDDU<br />

Santuzza!<br />

SANTUZZA<br />

Quella cattiva femmina<br />

Ti tolse a me!


TUR IDDU<br />

Bada, Santuzza,<br />

Schiavo non sono<br />

Di questa vana tua gelosia!<br />

SANTUZZA<br />

Battimi, insultami,<br />

T’amo e perdono,<br />

Ma è troppo forte<br />

L’angoscia mia.<br />

SCENA SESTA<br />

Lola e detti<br />

[N. 8 - Stornello di Lola]<br />

LOLA (dentro alla scena)<br />

Fior di giaggiolo,<br />

Gli angeli belli<br />

Stanno a mille in cielo,<br />

Ma bello come lui<br />

Ce n’è uno solo.<br />

(entrando)<br />

Oh! Turiddu... È passato<br />

Alfio? (sarcastica)<br />

TUR IDDU (impacciato)<br />

Son giunto ora in piazza.<br />

Non so...<br />

LOLA<br />

Forse è rimasto<br />

Dal maniscalco,<br />

Ma non può tardare. (ironica)<br />

E... voi<br />

Sentite le funzioni in<br />

piazza?<br />

TUR IDDU<br />

Santuzza mi narrava...<br />

SANTUZZA (tetra)<br />

Gli dicevo che oggi è Pasqua<br />

E il Signor vede ogni cosa!<br />

39<br />

LOLA<br />

Non venite alla messa?<br />

SANTUZZA<br />

Io no, ci deve andar chi sa<br />

Di non aver peccato.<br />

LOLA<br />

Io ringrazio il Signore<br />

E bacio in terra.<br />

SANTUZZA (ironica)<br />

Oh, fate bene, Lola!<br />

TUR IDDU (a Lola)<br />

Andiamo, andiamo!<br />

Qui non abbiam che fare.<br />

LOLA (ironica)<br />

Oh! rimanete!<br />

SANTUZZA (a Turiddu)<br />

Sì, resta, resta,<br />

Ho da parlarti ancora!<br />

LOLA<br />

E v’assista il Signore:<br />

Io me ne vado.<br />

(Entra in chiesa.)<br />

SCENA SETTIMA<br />

Santuzza e Turiddu<br />

[N. 9 - Duetto]<br />

TUR IDDU (irato)<br />

Ah! lo vedi,<br />

Che hai tu detto...?<br />

SANTUZZA<br />

L’hai voluto, e ben ti sta.<br />

TUR IDDU (Le s’avventa.)<br />

Ah! perdio!


SANTUZZA<br />

Squarciami il petto!<br />

TUR IDDU (s’avvia)<br />

No!<br />

SANTUZZA (trattenendolo)<br />

Turiddu, ascolta!<br />

TUR IDDU<br />

Va!<br />

SANTUZZA<br />

No, no, Turiddu,<br />

Rimani ancora.<br />

Abbandonarmi<br />

Dunque tu vuoi?<br />

TUR IDDU<br />

Perché seguirmi,<br />

Perché spiarmi<br />

Sul limitare<br />

Fin della chiesa?<br />

SANTUZZA<br />

La tua Santuzza<br />

Piange e t’implora;<br />

Come cacciarla<br />

Così tu puoi?<br />

TUR IDDU<br />

Va, ti ripeto<br />

Va non tediarmi,<br />

Pentirsi è vano<br />

Dopo l’offesa!<br />

SANTUZZA (minacciosa)<br />

Bada!<br />

TUR IDDU<br />

Dell’ira tua non mi curo!<br />

(La ge ta a terra e fugge in chiesa.)<br />

SANTUZZA (nel colmo dell’ira)<br />

A te la mala Pasqua, spergiuro!<br />

(Cade affranta ed angosciata.)<br />

40<br />

SCENA OTTAVA<br />

Santuzza e Alfio<br />

[N. 10 - Duetto]<br />

(Entra Alfio e s’incontra con<br />

Santuzza.)<br />

SANTUZZA<br />

Oh! Il Signore vi manda<br />

Compar Alfio.<br />

ALFIO<br />

A che punto è la messa?<br />

SANTUZZA<br />

E tardi ormai, ma per voi<br />

Lola è andata con Turiddu!<br />

ALFIO (sorpreso)<br />

Che avete detto?<br />

SANTUZZA<br />

Che mentre correte<br />

All’acqua e al vento<br />

A guadagnarvi il pane,<br />

Lola v’adorna il tetto<br />

In malo modo!<br />

ALFIO<br />

Ah! nel nome di Dio,<br />

Santa, che dite?<br />

SANTUZZA<br />

Il ver. Turiddu<br />

Mi tolse l’onore,<br />

E vostra moglie<br />

Lui rapiva a me!<br />

ALFIO<br />

Se voi mentite,<br />

Vo’ schiantarvi il core!<br />

SANTUZZA<br />

Uso a mentire


Il labbro mio non è!<br />

Per la vergogna mia,<br />

Pel mio dolore<br />

La triste verità<br />

Vi dissi, ahimè!<br />

ALFIO<br />

Comare Santa,<br />

Allor grato vi sono.<br />

SANTUZZA<br />

Infame io son<br />

Che vi parlai cosi!<br />

ALFIO<br />

Infami loro:<br />

Ad essi non perdono;<br />

Vendetta avrò<br />

Pria che tramonti il di.<br />

Io sangue voglio,<br />

All’ira m’abbandono,<br />

In odio tutto<br />

L’amor mio finì...<br />

(Escono.)<br />

[N. 11 - Intermezzo sinfonico]<br />

SCENA NONA<br />

Lola, Turiddu e Coro<br />

[N. 12 - Scena, Coro e Brindisi]<br />

(Tutti escono di chiesa,<br />

Lucia traversa la scena ed<br />

entra in casa.)<br />

UOMINI<br />

A casa, a casa,<br />

Amici, ove ci aspettano<br />

Le nostre donne,<br />

Andiam.<br />

Or che letizia<br />

Rasserena gli animi<br />

Senza indugio corriam.<br />

41<br />

DONNE<br />

A casa, a casa,<br />

Amiche, ove ci aspettano<br />

I nostri sposi,<br />

Andiam .<br />

Or che letizia<br />

Rasserena gli animi<br />

Senza indugio corriam.<br />

(Il coro si avvia.)<br />

TUR IDDU<br />

(a Lola che s’avvia)<br />

Comare Lola,<br />

Ve ne andate via<br />

Senza nemmeno salutare?<br />

LOLA<br />

Vado a casa:<br />

Non ho visto compar Alfio!<br />

TUR IDDU<br />

Non ci pensate,<br />

Verrà in piazza.<br />

(al Coro)<br />

Intanto amici, qua,<br />

Beviamone un bicchiere.<br />

(Tutti si avvicinano alla<br />

tavola dell’osteria<br />

e prendono i bicchieri.)<br />

Viva il vino spumeggiante<br />

Nel bicchiere scintillante,<br />

Come il riso dell’amante<br />

Mite infonde il giubilo!<br />

Viva il vino ch’è sincero<br />

Che ci allieta ogni pensiero,<br />

E che annega l’umor nero,<br />

Nell’ebbrezza tenera.<br />

CORO<br />

Viva il vino spumeggiante<br />

nel bicchiere scintillante,<br />

come il riso dell'amante<br />

mite infonde il giubilo!<br />

Viva il vino ch'è sincero<br />

che ci allieta ogni pensiero,<br />

e che annega l'umor nero,


nell'ebbrezza tenera.<br />

(Si riprende il brindisi.)<br />

TUR IDDU (a Lola)<br />

Ai vostri amori!<br />

(Beve.)<br />

LOLA (a Turiddu)<br />

Alla fortuna vostra!<br />

(Beve.)<br />

TUR IDDU<br />

Beviam!<br />

CORO<br />

Beviam! Rinnovisi la giostra!<br />

SCENA DECIMA<br />

Alfio e detti<br />

[N. 13 - Finale]<br />

(Entra Alfio.)<br />

ALFIO<br />

A voi tutti salute!<br />

CORO<br />

Compar Alfio, salute.<br />

TUR IDDU<br />

Benvenuto!<br />

Con noi dovete bere:<br />

(Empie un bicchiere.)<br />

Ecco, pieno è il bicchiere.<br />

ALFIO<br />

(respingendolo)<br />

Grazie, ma il vostro vino<br />

Io non l’accetto.<br />

Diverrebbe veleno<br />

Entro il mio petto.<br />

42<br />

TUR IDDU (Getta il vino.)<br />

A piacer vostro!<br />

LOLA<br />

Ahimè! che mai sarà?<br />

ALCUNE DONNE (a Lola)<br />

Comare Lola,<br />

Andiamo via di qua.<br />

(Tutte le donne escono<br />

conducendo Lola)<br />

TUR IDDU<br />

Avete altro a dirmi?<br />

ALFIO<br />

Io? Nulla!<br />

TUR IDDU<br />

Allora sono agli ordini vostri.<br />

ALFIO<br />

Or ora?<br />

TUR IDDU<br />

Or ora!<br />

(Alfio e Turiddu si abbracciano.<br />

Turiddu morde l’orecchio destro<br />

di AIfio.)<br />

ALFIO<br />

Compare Turiddu,<br />

Avete morso a buono...<br />

(con intenzione)<br />

C’intenderemo bene,<br />

A quel che pare!<br />

TUR IDDU<br />

Compar Alfio!<br />

Lo so che il torto è mio:<br />

E ve lo giuro<br />

Nel nome di Dio<br />

Che al par d’un cane<br />

Mi farei sgozzar,<br />

Ma... s’io non vivo,<br />

Resta abbandonata...


Povera Santa!...<br />

Lei che mi s’è data...<br />

(con impeto)<br />

Vi saprò in core<br />

Il ferro mio piantar!<br />

ALFIO (freddamente)<br />

Compare,<br />

Fate come più vi piace;<br />

Io v’aspetto qui fuori<br />

Dietro l’orto. (Esce.)<br />

SCENA UNDICESIMA<br />

Lucia e Turiddu. Entra Lucia.<br />

TUR IDDU<br />

Mamma,<br />

quel vino è generoso, e certo<br />

Oggi troppi bicchieri<br />

Ne ho tracannati...<br />

Vado fuori all’aperto.<br />

Ma prima voglio<br />

Che mi benedite<br />

Come quel giorno<br />

Che partii soldato.<br />

E poi... mamma... sentite...<br />

S’io... non tornassi...<br />

Voi dovrete fare<br />

Da madre a Santa,<br />

Ch’io le avea giurato<br />

Di condurla all’altare.<br />

LUCIA<br />

Perché parli così, figliuolo mio?<br />

TUR IDDU<br />

Oh! nulla!<br />

È il vino che mi ha<br />

suggerito!<br />

Per me pregate Iddio!<br />

Un bacio, mamma...<br />

Un altro bacio... addio!<br />

(L’abbraccia ed esce<br />

precipitosamente.)<br />

43<br />

SCENA DODICESIMA<br />

Lucia, Santuzza e Coro.<br />

LUCIA<br />

(disperata, correndo in<br />

fondo)<br />

Turiddu?! Che vuoi dire?<br />

Turiddu? Turiddu? Ah!<br />

(Entra Santuzza.)<br />

Santuzza!...<br />

SANTUZZA<br />

(Getta la braccia al collo di<br />

Lucia.)<br />

Oh! madre mia!<br />

(Si sente un mormorio<br />

lontano.)<br />

DONNE (correndo)<br />

Hanno ammazzato compare<br />

Turiddu!<br />

(Tutti gettano un grido.<br />

Santuzza cade priva di sensi,<br />

Lucia sviene ed è sorretta dalle<br />

Donne.)


FONDAZIONE TEATRO DELLE MUSE<br />

Consiglio di Amministrazione<br />

Presidente <strong>Fondazione</strong><br />

FIORELLO GRAMILLANO<br />

Sindaco del Comune di Ancona<br />

Franco Pietrucci - Vice Presidente<br />

Maurizio Boscarato<br />

Fabrizio Del Gobbo<br />

Marisa Galeazzi<br />

Aldo Grassini<br />

Fabio Mariano<br />

Andrea Nobili<br />

Enrico Paciaroni<br />

Annalisa Pavoni<br />

Carlo Maria Pesaresi<br />

Giulio Stumpo<br />

Direttore<br />

Velia Papa<br />

Collegio Revisori dei Conti<br />

Luigi Tognacci - Presidente<br />

Carlo Raccosta<br />

Sabrina Salati<br />

Direttore Artistico Stagione Lirica<br />

Alessio Vlad


Direttore di produzione Stagione Lirica Luciano Messi<br />

Scenotecnico e assistente per l’allestimento scenico Stagione Lirica Francesco Lozzi<br />

Responsabile amministrazione Monia Miecchi<br />

Responsabile <strong>delle</strong> sale Paolo Brega<br />

Responsabile comunicazione e ufficio stampa / TSM Beatrice Giongo<br />

Responsabile ufficio sviluppo fund raising & sponsoring Livia Accorroni<br />

Contabilità Alessandra Barigelli<br />

Responsabile ufficio personale Angela Petrucci<br />

Responsabile biglietteria e ufficio gruppi Cristina Osimani<br />

Biglietteria Monia Silvestri - Stefano Righetti<br />

Responsabile impianti tecnologici Rodrigo Blanco<br />

Tecnico impianti tecnologici Massimiliano Pierini<br />

Responsabile servizi di palcoscenico Michele Carelli<br />

Tecnici palcoscenico Leonardo Buschi, Roberto Cammarata, Franco Mastropasqua<br />

Aiuto tecnico Alberto Amicucci<br />

Responsabile sicurezza prevenzione e protezione Giuseppe Romagnoli<br />

Webmaster Fabio Leone<br />

Servizi al pubblico<br />

MUSECAFFE’, Villarosa Montreschiavo, Valentino Onofri<br />

MUSESHOP, biglietteria<br />

Servizi complementari<br />

La Primavera srl, Ancona - Sistemi srl, Macerata Coop. ATLANTE, Ancona<br />

Portineria<br />

Daniele Grilli, Letizia Lazzarotto / Sistemi


NOTE<br />

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Progetto grafico e impaginazione<br />

GIO.COM. Giorgetti Comunicazione, Ancona<br />

Stampa<br />

Tecnoprint, Ancona

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