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Equazioni e disequazioni di grado 1 e 2 - Matematica

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1. EQUAZIONI<br />

EQUAZIONI E DISEQUAZIONI POLINOMIALI<br />

E COLLEGAMENTI CON LA GEOMETRIA ELEMENTARE<br />

Definizione: un’equazione è un’uguaglianza tra due espressioni letterali (cioè in cui<br />

compaiono numeri, lettere e simboli <strong>di</strong> operazioni) che può essere vera o falsa a seconda<br />

dei valori attribuiti alle lettere, dette incognite dell’equazione.<br />

ESEMPI:<br />

2 x = 3 è un’equazione in una incognita e cosí pure x 2 = 4<br />

2 x + y non è un’equazione perché non c’è l’uguale<br />

2 · 3 = 6 non è un’equazione perché non ci sono incognite<br />

2 x + y = 0 è un’equazione in due incognite<br />

x + y = z – 1 è un’equazione in tre incognite<br />

La parte che precede il segno <strong>di</strong> uguaglianza si <strong>di</strong>ce primo membro, quella che lo segue<br />

si <strong>di</strong>ce secondo membro dell’equazione.<br />

I valori che rendono vera l’uguaglianza sono detti soluzioni dell’equazione.<br />

Se una uguaglianza non è mai verificata, <strong>di</strong>remo che l’equazione è impossibile o che<br />

non ha soluzioni (per esempio l’equazione x 2 = – 1 non ha soluzioni reali, l’equazione<br />

2 x = 3 non ha soluzioni intere).<br />

Se un’uguaglianza è sempre verificata <strong>di</strong>remo che l’equazione è una identità.<br />

Esempi <strong>di</strong> identità sono i cosiddetti prodotti notevoli, quali:<br />

x 2 – y 2 = (x – y)(x + y)<br />

(x – y) 2 = x 2 – 2 x y + y 2<br />

(x + y) 2 = x 2 + 2 x y + y 2<br />

x 3 – y 3 = (x – y)(x 2 + xy + y 2 )<br />

x 3 + y 3 = (x + y)(x 2 – xy + y 2 )<br />

(x ± y) 3 = x 3 ± 3 x 2 y + 3 x y 2 ± y 3<br />

(osserviamo che queste identità valgono perché vale la proprietà commutativa della mol-<br />

tiplicazione, cioè si usa che x y = y x , ma nel caso delle matrici ad esempio vedremo<br />

che tali identità non valgono).<br />

È un’identità anche qualunque sviluppo <strong>di</strong> un prodotto: (x – 2)(x – 3) = x 2 – 5 x + 6 o<br />

qualunque fattorizzazione <strong>di</strong> un polinomio, come x 2 – 2 x – x y + 2 y = (x – 2)(x – y)<br />

che si ottiene raccogliendo x tra i primi due adden<strong>di</strong> e – y tra i secon<strong>di</strong> due.


!<br />

Usando una o piú identità si possono trasformare equazioni complicate in equazioni piú<br />

semplici da risolvere.<br />

Per esempio, se si vuole risolvere l’equazione x 2 – 2 x – x y + 2 y = 0, usando<br />

l’identità precedente la si trasforma in (x – 2)(x – y) = 0 ottenendo imme<strong>di</strong>atamente le<br />

soluzioni x = 2 oppure x = y (sembrano due, in realtà sono infinite soluzioni, come<br />

vedremo tra poco). Infatti perché si annulli il prodotto deve essere nullo almeno uno dei<br />

due fattori (si vedrà nei corsi, col prodotto <strong>di</strong> funzioni o col prodotto <strong>di</strong> matrici, che que-<br />

sta proprietà non è vera in generale, ma nel caso dei numeri reali o dei polinomi a coeffi-<br />

cienti reali essa vale).<br />

La strategia per le equazioni polinomiali è trasformare un polinomio nel prodotto <strong>di</strong> po-<br />

linomi <strong>di</strong> <strong>grado</strong> piú basso (possibilmente <strong>di</strong> primo <strong>grado</strong>).<br />

Invece una strategia tipica, ma stupida perché fa solo perder tempo (e se le equazioni<br />

sono <strong>di</strong> <strong>grado</strong> piú alto <strong>di</strong> due fa anche perdere <strong>di</strong> vista le soluzioni), è <strong>di</strong> trasformare e-<br />

quazioni già in forma <strong>di</strong> prodotto, come (x – 2)(x – 3) = 0, in una somma (in questo ca-<br />

so x 2 – 5 x + 6 = 0 ) per poi usare la formula risolutiva delle equazioni <strong>di</strong> secondo <strong>grado</strong><br />

ax 2 +bx +c = 0 " x = "b ± b2 " 4ac<br />

2a<br />

e quin<strong>di</strong> riottenere dopo un po’ <strong>di</strong> calcoli i valori che si trovavano imme<strong>di</strong>atamente u-<br />

guagliando a zero i fattori. Nel nostro caso x =<br />

5 ± 25 " 24<br />

2<br />

#<br />

%<br />

6 = 3<br />

= $ 2<br />

4<br />

& % = 2<br />

2<br />

2<br />

e cioè le soluzioni<br />

x = 2 o x = 3 (uso la congiunzione “o” e non “e” perché “e” in<strong>di</strong>ca che le due cose av-<br />

vengono contemporaneamente, mentre o vuol <strong>di</strong>re che avviene una delle due).<br />

Oppure usare la formula risolutiva quando manca il termine noto, invece <strong>di</strong> vedere che si<br />

può raccogliere x, o quando manca il termine <strong>di</strong> primo <strong>grado</strong>.<br />

Esempi : data x 2 – 2x = 0 si raccoglie x e si ottiene x(x – 2) = 0 da cui si ha subito x = 0<br />

oppure x = 2.<br />

Se invece si ha un’equazione del tipo x 2 = a essa ha soluzioni reali se e solo se<br />

a ≥ 0. Se a = 0 c’è solo la soluzione nulla, mentre se a > 0 ha due soluzioni:<br />

a e –<br />

<strong>di</strong>ce positiva <strong>di</strong> a .<br />

a . A questo proposito ricordo che col simbolo<br />

a inten<strong>di</strong>amo solo la ra-<br />

Un altro esempio <strong>di</strong> <strong>grado</strong> piú alto, ma riducibile in prodotto <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> primo o secondo<br />

! <strong>grado</strong> (come tutte le equazioni polinomiali a coefficienti ! reali) è: x 7 – 64x = 0. Si ha<br />

x 7 – 64x = x (x 6 – 64) = x (x 3 – 8) (x 3 + 8) = x (x – 2) (x 2 + 2x + 4) (x + 2) (x 2 – 2x + 4)<br />

da cui si ottengono come uniche soluzioni x= 0 oppure x= – 2 o x = 2. Infatti le due<br />

equazioni <strong>di</strong> secondo <strong>grado</strong> non hanno soluzioni reali (vedremo quando stu<strong>di</strong>eremo i<br />

numeri complessi come fattorizzare x 7 – 64x in polinomi <strong>di</strong> primo <strong>grado</strong>).


3<br />

Definizione: Due equazioni si <strong>di</strong>cono equivalenti se e solo se hanno esattamente le stes-<br />

se soluzioni (tutte e sole).<br />

OSSERVAZIONE: per ricavare le soluzioni delle equazioni si usa il fatto che sottraendo<br />

o sommando una stessa espressione (purché sempre definita) le soluzioni non cambiano<br />

cioè le due equazioni sono equivalenti. Grazie a questo principio è possibile trasportare<br />

da un membro all’altro qualsiasi quantità cambiandole il segno.<br />

Se un’equazione è equivalente a un’altra e questa seconda è equivalente a una terza, al-<br />

lora la prima sarà equivalente alla terza (transitività).<br />

Se si moltiplicano o <strong>di</strong>vidono i due membri dell’equazione per uno stesso numero <strong>di</strong>ver-<br />

so da 0 si ottiene un’equazione equivalente.<br />

Se si somma o si sottrae una stessa espressione (ben definita) ad ambo i membri si ottie-<br />

ne un’equazione equivalente.<br />

Invece spesso sono usati dei meto<strong>di</strong> che alterano le soluzioni dell’equazione per cui bi-<br />

sogna stare attenti ed eliminare le soluzioni in piú o aggiungere soluzioni perse.<br />

Se non si sta attenti si può arrivare a equazioni che non hanno nulla in comune con quel-<br />

la <strong>di</strong> partenza.<br />

ESEMPIO: Partiamo da x – 1 = 0 (che ha soluzione x=1).<br />

Moltiplichiamo per x ambo i membri: x 2 – x = 0<br />

Sommiamo x – 1 ad ambo i membri: x 2 – 1 = x – 1<br />

Scomponiamo il primo membro in fattori: (x – 1)(x+1)= x – 1<br />

Divi<strong>di</strong>amo per x – 1 ambo i membri: x+1 = 1<br />

Sottraiamo 1 ad ambo i membri: x = 0.<br />

Abbiamo certamente fatto errori perche abbiamo trovato una soluzione completamente<br />

<strong>di</strong>versa da quella <strong>di</strong> partenza. Quali?<br />

Le trasformazioni che creano problemi sono la moltiplicazione o <strong>di</strong>visione per espres-<br />

sioni non numeriche (che quin<strong>di</strong> possono annullarsi per certi valori), l’elevamento a po-<br />

tenza pari (che può aggiungere soluzioni), l’estrazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ce pari (che può far perdere<br />

soluzioni).<br />

Nell’esempio sopra per moltiplicare per x dovevamo escludere x = 0, per <strong>di</strong>videre per<br />

x–1 dovevamo escludere x = 1 che invece era proprio la nostra soluzione <strong>di</strong> partenza.<br />

Ve<strong>di</strong>amo alcuni altri esempi:


!<br />

x 2 – 4 = 3x – 6. Se <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo per il fattore comune x – 2 otteniamo x + 2 = 3, ossia<br />

x = 1, ma in tal modo per<strong>di</strong>amo la soluzione x = 2, questo perché abbiamo <strong>di</strong>viso per<br />

qualcosa che per x = 2 si annulla. È quin<strong>di</strong> importante controllare sempre gli zeri <strong>di</strong> ciò<br />

per cui si moltiplica o si <strong>di</strong>vide e togliere o aggiungere tali soluzioni.<br />

2x–1 = 3 ha l’unica soluzione x = 2. Se eleviamo al quadrato otteniamo<br />

4x 2 – 4x +1 = 9 che oltre alla soluzione x = 2 ha anche x = –1 che non risolve<br />

l’equazione iniziale.<br />

Se invece abbiamo (x + 3) 2 = 4 non possiamo estrarre la ra<strong>di</strong>ce e ridurla a<br />

x + 3 = 2 perché perderemmo la soluzione x = – 5, ma dobbiamo <strong>di</strong>stinguere due casi:<br />

x + 3 = 2 e x + 3 = – 2.<br />

Analoga attenzione occorre nelle equazioni con ra<strong>di</strong>ci come x ! 3 = x 2 ! 6x + 9 . Se<br />

eleviamo al quadrato <strong>di</strong>venta una identità, ma la ra<strong>di</strong>ce è un numero non negativo (se<br />

non mettiamo davanti il meno), per cui l’equazione è sod<strong>di</strong>sfatta solo se x– 3 ≥ 0,<br />

cioè ogni x ≥ 3 è soluzione e non ce ne sono altre.<br />

ATTENZIONE:<br />

Se c’è una sola incognita ogni soluzione è costituita da un numero; per esempio l’unica<br />

soluzione razionale <strong>di</strong> 2 x = 3 è x = 3<br />

2 . L’equazione x2 = 4 ha due soluzioni – 2 e<br />

2, ciascuna costituita da un solo numero.<br />

Se ci sono due incognite ogni soluzione è data da una coppia or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> numeri, se ce<br />

ne sono tre da una terna or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> numeri e cosí via.<br />

Per esempio le soluzioni <strong>di</strong> 2 x + y = 0 sono infinite e si ottengono ricavando<br />

un’incognita in funzione dell’altra. L’equazione è infatti equivalente a<br />

y = – 2 x e quin<strong>di</strong> ciascuna soluzione è una coppia <strong>di</strong> numeri del tipo<br />

(a, – 2 a ) dove ad a possiamo dare qualsiasi valore reale (la lettera a si <strong>di</strong>ce in tal caso<br />

parametro).<br />

O si ricava y in funzione <strong>di</strong> x come sopra, oppure si ricava x in funzione <strong>di</strong> y ottenendo<br />

x = " y<br />

e quin<strong>di</strong> ciascuna soluzione è una coppia <strong>di</strong> numeri del tipo "<br />

2 b # &<br />

% , b(<br />

al variare<br />

$ 2 '<br />

del parametro b. Non ha senso scrivere " y # &<br />

% , " 2x(<br />

, infatti se variano sia x che y queste<br />

$ 2 '<br />

coppie rappresentano tutte le coppie <strong>di</strong> numeri reali ! e non solo le soluzioni<br />

dell’equazione.<br />

!<br />

4


5<br />

PRECISAZIONE: chiamiamo parametro una lettera che può assumere qualsiasi valore<br />

nell’insieme <strong>di</strong> numeri che consideriamo, mentre chiamiamo incognita una lettera <strong>di</strong> cui<br />

cerchiamo valori da sostituirle in modo da sod<strong>di</strong>sfare l’equazione.<br />

Oppure le soluzioni dell’equazione vista prima x 2 – 2 x – x y + 2 y = 0 che avevamo<br />

espresso brevemente scrivendo x = 2 o x = y sono tutte le coppie del tipo (2,a) e tutte<br />

quelle del tipo (b,b) al variare dei parametri a,b nei numeri reali. Faccio notare per inci-<br />

" $ x = 2<br />

so che se avessi scritto x = 2 e x = y avrei inteso le soluzioni del sistema #<br />

% $<br />

e cioè<br />

x = y<br />

soltanto la coppia (2,2).<br />

Non sempre però per avere un’unica soluzione in due variabili occorre un sistema. Per<br />

esempio x 2 + y 2 = 0, pur essendo un’equazione sola, ha nell’insieme dei numeri reali<br />

soltanto la soluzione nulla, cioè la coppia (0,0).<br />

Analogamente x 2 + y 2 + z 2 = 0 ha solo la soluzione nulla, mentre le soluzioni <strong>di</strong><br />

x + y = z – 1 sono date dalle terne del tipo (a, b, a + b + 1) , dove a e b variano a piace-<br />

re. La terna (1,0,2) è una soluzione, cosí come la terna (0, 1, 2) o la terna<br />

(7, 2, 10). Ce ne sono infinite <strong>di</strong>pendenti dai 2 parametri a e b.<br />

Invece affermare che x = 7 è una soluzione o chiedersi se y = 3 lo è non ha alcun<br />

senso. Infatti tutte le terne del tipo (7,b,b+8) sono soluzione ma ci sono terne con x=7<br />

che non sono soluzione, per esempio (7,7,7).<br />

È importare anche osservare che la terna deve essere or<strong>di</strong>nata infatti (7, 2, 10) è una so-<br />

luzione, ma (10, 7, 2) non lo è perché 10 + 7 ≠ 2 – 1<br />

È importante anche chiedersi in quale ambiente cerchiamo le soluzioni. Se nei numeri<br />

reali, nei razionali, negli interi, nei naturali. Questo <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> situazione che<br />

cerchiamo <strong>di</strong> matematizzare.<br />

Se le equazioni nascono da problemi concreti non si possono accettare tutte le soluzioni<br />

che vengono dal calcolo puramente teorico.<br />

!<br />

Se per esempio si vuole prendere un caffé che costa 30 centesimi <strong>di</strong> euro da una macchi-<br />

netta che non dà resto usando monete da 10, 5, 2 centesimi <strong>di</strong> euro occorre risolvere<br />

l’equazione: 10 x + 5 y + 2 z = 30. Se le cerchiamo nei numeri reali, sia (2,2,0) sia<br />

(1, 2, 5) sia (–1, 4, 10) sia (1, 3, 5<br />

) sia (π, -2π, 15) sono terne soluzione<br />

2<br />

dell’equazione (ce ne sono infinite altre), ma tra le cinque qui elencate per il nostro pro-<br />

blema concreto solo le prime due sono accettabili, la terza no perché la macchinetta non<br />

dà resto e nemmeno la quarta perché non possiamo spezzare le monetine (ci darebbe in-<br />

formazioni se la macchinetta accettasse anche le monete da 1 centesimo, ma solo con la<br />

convenzione che 5<br />

della moneta da 2 centesimi equivale a 5 monete da un centesimo),<br />

2<br />

la quinta poi non riusciamo neanche a capire che cosa significa concretamente.


In linguaggio matematico potremmo riassumere il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>cendo che in questo caso<br />

ha senso cercare soluzioni solo nell’insieme dei numeri naturali.<br />

In alcuni casi il problema ha incognite nascoste. Per esempio se cerchiamo i punti del<br />

piano cartesiamo che stanno sulla retta <strong>di</strong> equazione x = 4, dobbiamo introdurre anche<br />

l’incognita y che potrà variare a piacere.<br />

Allora le coppie (4,1), (4, π), (4, 2 ) e piú in generale (4, b) sono soluzioni<br />

dell’equazione della retta.<br />

Digressione geometrica: EQUAZIONE DELLA RETTA NEL PIANO<br />

Un sistema <strong>di</strong> riferimento cartesiano del piano è costituito da una coppia <strong>di</strong> rette orientate, dette asse x<br />

o asse delle ascisse e asse y o asse delle or<strong>di</strong>nate, perpen<strong>di</strong>colari tra loro (in realtà non sarebbe necessario,<br />

ma semplifica le cose), e da una unità <strong>di</strong> misura, che si sceglie in genere uguale sui due assi. Il<br />

punto O in cui i due assi si intersecano viene detta origine del riferimento cartesiano.<br />

È possibile assegnare a ogni punto P del piano una coppia <strong>di</strong> numeri, detti coor<strong>di</strong>nate, proiettando il<br />

punto perpen<strong>di</strong>colarmente sui due assi. Il primo numero della coppia si chiama ascissa ed è il numero<br />

che si ottiene come intersezione dell'asse x e della retta per P parallela all'asse y (ricor<strong>di</strong>amo che vi è<br />

corrispondenza biunivoca tra punti <strong>di</strong> una retta e numeri reali), il secondo numero della coppia si chiama<br />

or<strong>di</strong>nata ed è il numero che si ottiene come intersezione dell'asse y e della retta per P parallela all'asse<br />

x. Viceversa, data una coppia (a, b) <strong>di</strong> numeri reali, possiamo segnare i due numeri sui due assi<br />

del riferimento e ottenere il punto P come intersezione delle due rette perpen<strong>di</strong>colari agli assi e passanti<br />

per a e b.<br />

Allora possiamo ricavare l'equazione della retta nel piano, <strong>di</strong>stinguendo i vari casi:<br />

- retta parallela all'asse x: è il luogo dei punti del piano aventi or<strong>di</strong>nata costante. Questa definizione<br />

<strong>di</strong>venta l'equazione y = k , dove k è un numero reale fissato (osserviamo che possiamo considerarla<br />

un’equazione in due incognite in cui x non compare, il che vuol <strong>di</strong>re che può assumere qualunque valore).<br />

In particolare, l'asse x ha equazione y = 0.<br />

- retta parallela all'asse y: è il luogo dei punti del piano aventi ascissa costante. Questa definizione <strong>di</strong>venta<br />

l'equazione x = k , dove k è un numero reale fissato. In particolare, l'asse y ha equazione x = 0.<br />

- retta passante per l'origine e non parallela ad uno degli assi. Sulla retta r consideriamo i punti<br />

A(x1; y1), B(x2; y2), C(x3; y3), . . . e i triangoli OAA’ OBB’, OCC’ . . . .Tutti questi triangoli sono simili,<br />

avendo i tre angoli uguali, e quin<strong>di</strong> hanno i lati in proporzione. In<strong>di</strong>cando con m il valore del rapporto<br />

tra i cateti opposti e quelli a<strong>di</strong>acenti all'angolo " formato tra l'asse x e la retta, si ha:<br />

y1 = y2 = y3 = ... = m (vedrete facendo trigonometria che m è la tangente dell’angolo " e perciò si<br />

x 1<br />

x 2<br />

x 3<br />

<strong>di</strong>ce coefficiente angolare della retta).<br />

La retta r è definita come il luogo dei punti P(x; y) del piano per i quali è costante il rapporto tra or<strong>di</strong>nata<br />

y e ascissa x, il che si traduce nell'equazione y = mx.<br />

6


7<br />

- retta non passante per l'origine e non parallela ad uno degli assi. Se consideriamo la parallela a r per<br />

l’origine <strong>di</strong> equazione y = mx possiamo osservare che a parità <strong>di</strong> ascisse le or<strong>di</strong>nate variano per una<br />

costante q che è l’or<strong>di</strong>nata del punto <strong>di</strong> r corrispondente a x=0. L’equazione <strong>di</strong> r è dunque y=mx+q.<br />

Tutti i casi esaminati si riassumono <strong>di</strong>cendo che l’equazione <strong>di</strong> una retta è della forma: ax+by+c=0<br />

con a,b non entrambi nulli e viceversa ogni equazione <strong>di</strong> questo tipo rappresenta una retta nel piano. Se<br />

moltiplichiamo tutti i coefficienti per una costante otteniamo sempre la stessa retta Allora un’equazione<br />

<strong>di</strong> primo <strong>grado</strong> in due variabili ha infinite soluzioni date dai punti della retta. Risolvere invece ax+c=0<br />

in una variabile equivale a vedere dove la retta incontra l’asse x cioè a risolvere il sistema<br />

" $ ax +by +c = 0<br />

#<br />

% $<br />

.<br />

y = 0


2. DISEQUAZIONI<br />

Definizione: una <strong>di</strong>sequazione è una <strong>di</strong>suguaglianza tra due espressioni letterali (cioè in<br />

cui compaiono numeri, lettere e simboli <strong>di</strong> operazioni) che può essere vera o falsa a se-<br />

conda dei valori attribuiti alle lettere, dette incognite della <strong>di</strong>sequazione.<br />

I simboli <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza sono , ≥.<br />

Risolvere una <strong>di</strong>sequazione significa trovare i valori che sostituiti alle incognite rendono<br />

vera la <strong>di</strong>suguaglianza. Come per le equazioni ogni soluzione sarà costituita da singoli<br />

numeri (naturali, interi, razionali, reali …) o da una coppia o terna o n-upla <strong>di</strong> numeri a<br />

seconda <strong>di</strong> quante sono le incognite. Risolvere la <strong>di</strong>sequazione significa trovarle tutte.<br />

ESEMPI:<br />

x 2 < 0 non ha soluzioni reali;<br />

x 2 ≤ 0 ha solo la soluzione nulla;<br />

x 2 (x-1) 2 ≤ 0 ha due soluzioni 0 e 1;<br />

(x – 2) 2 > 0 ha come soluzione tutti i numeri reali escluso 2;<br />

(x – 2) 2 ≥ 0 ha come soluzione tutti i numeri reali.<br />

Se cerchiamo le soluzioni <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sequazione a un’incognita nei reali spesso sono inter-<br />

valli o unione <strong>di</strong> intervalli.<br />

INTERVALLI<br />

Fissati a, b !R (il simbolo " significa “appartiene”) si definiscono:<br />

intervallo aperto l’insieme ( a, b)<br />

= { x !R a < x < b};<br />

intervallo chiuso l’insieme [ a, b]<br />

= { x !R a " x " b};<br />

intervallo semiaperto a sinistra l’insieme ( a, b]<br />

= { x !R a < x " b};<br />

intervallo semiaperto a destra l’insieme [ a, b)<br />

= { x !R a " x < b}.<br />

In particolare si denotano gli intervalli illimitati (semirette) usando il simbolo ∞ che<br />

significa “infinito”: ( a, + ! ) = { x "R x > a}<br />

; [ a,+" ) = { x # R x $ a}<br />

( "#,b)<br />

= { x $ R x < b}<br />

; ( "#,b]<br />

= { x $ R x % b}<br />

Per trovare le soluzioni si può trasformare la <strong>di</strong>sequazione me<strong>di</strong>ante alcune operazioni.<br />

Non altera la <strong>di</strong>sequazione sommare o sottrarre una stessa espressione ad ambo i mem-<br />

bri. Quando si moltiplica (per espressioni non nulle) si deve tener conto che se si molti-<br />

plica per numeri positivi la <strong>di</strong>sequazione non cambia, mentre se si moltiplica per numeri<br />

negativi si deve invertire il simbolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>seguaglianza. Riguardo poi all’elevamento a po-<br />

tenza o all’estrazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ce occorre prudenza come per le equazioni.<br />

8


9<br />

ESEMPI:<br />

2 x –7 < 5 x – 4<br />

Sottraendo 5x e sommando 7 ad ambo i membri si ottiene – 3 x < 3 e <strong>di</strong>videndo per – 3<br />

la <strong>di</strong>suguaglianza si inverte e si ottiene x > – 1 ( e non come fanno molti<br />

x < –1 !).<br />

Questa <strong>di</strong>suguaglianza si poteva anche dedurre geometricamente considerando le due<br />

rette y = 2 x –7 e y = 5 x – 4 e guardando quando la prima stava sotto la seconda<br />

x 2 > 4<br />

y=5x-4<br />

y=2x-7<br />

L’errore tipico è osservare che x 2 = 4 se x = ± 2 ededurre x > ± 2! Se portiamo 4 a pri-<br />

mo membro si ottiene x 2 – 4 > 0 ossia (x–2)(x+2)>0. Ora per le regole dei segni un pro-<br />

dotto <strong>di</strong> due fattori è positivo se essi hanno lo stesso segno.<br />

Il primo fattore è positivo per x > 2, l’altro per x > –2 , quin<strong>di</strong> per x > 2, sono entrambi<br />

positivi, per x < – 2 sono entrambi negativi. Le soluzioni sono quin<strong>di</strong> ( "#,"2)<br />

$ ( 2,+# ).<br />

La soluzione si poteva vedere anche geometricamente intersecando la parabola<br />

y = x 2 con la retta y = 4 e prendendo sull’asse x gli intervalli che corrispondono ai punti<br />

della parabola che stanno sopra alla retta.


Oppure si poteva portare 4 a primo membro e confrontare la parabola y = x 2 – 4 con<br />

l’asse x.<br />

Digressione geometrica: CENNI SULLA PARABOLA<br />

La parabola luogo dei punti equi<strong>di</strong>stanti da un punto detto fuoco e da una retta detta <strong>di</strong>rettrice. La sua<br />

equazione si può scrivere nella forma y = a x 2 se si sceglie come asse y la perpen<strong>di</strong>colare alla <strong>di</strong>rettrice<br />

per il fuoco (che è l’asse <strong>di</strong> simmetria della parabola) e come origine il vertice, cioè il punto <strong>di</strong> intersezione<br />

dell’asse y con la parabola.<br />

Se a > 0 la parabola è rivolta verso l’alto<br />

se a < 0 la parabola è rivolta verso il basso<br />

Ovviamente traslando l’origine lungo l’asse y l’equazione <strong>di</strong>venta y = a x 2 + c<br />

e se ci si sposta anche orizzontalmente si ottiene y = a x 2 + b x + c<br />

(se si fanno anche ruotare gli assi, l’equazione <strong>di</strong>venta della forma piú generale<br />

ax 2 + by 2 + cxy + dx + ey + f = 0 ed è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stinguerla dalle altre coniche (ellisse, iperbole, coppia<br />

<strong>di</strong> rette incidenti o parallele).<br />

Ogni equazione del tipo y = a x 2 + b x + c rappresenta una parabola e se ne può determinare il vertice<br />

" b #<br />

,c " b2 &<br />

% (<br />

$ 2a 4a<br />

infatti completando i quadrati: si ottiene y = a x +<br />

'<br />

!<br />

b ( 2a ) 2 " b2<br />

4a 2 + c da cui ponen-<br />

X = x +<br />

do<br />

b<br />

2a<br />

Y = y " c " b2<br />

)<br />

+<br />

* # & l’equazione <strong>di</strong>venta Y = a X<br />

+ % (<br />

, $ 4a'<br />

2 .<br />

Viceversa la parabola con asse parallela all’asse y e vertice (p,q) ha equazione y – q = a (x – p) 2 .<br />

Il coefficiente a si determina imponendo il passaggio per un altro punto<br />

10


11<br />

Ogni volta che si ha una <strong>di</strong>sequazione <strong>di</strong> secondo <strong>grado</strong> quin<strong>di</strong> la si può risolvere o fatto-<br />

rizzando il polinomio <strong>di</strong> secondo <strong>grado</strong> nel prodotto <strong>di</strong> due <strong>di</strong> primo, oppure ragionando<br />

geometricamente. infatti portando tutto a primo membro ci si trova a confrontare l’asse x<br />

con una parabola y = a x 2 + b x + c . Le mutue posizioni possono essere le seguenti:<br />

a > 0<br />

a < 0<br />

" > 0 " = 0 " < 0<br />

Quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>sequazione a x 2 + b x + c > 0 ha soluzione rispettivamente<br />

" > 0 " = 0 " < 0<br />

se a > 0<br />

se a < 0<br />

per i valori esterni sempre tranne nel vertice sempre<br />

per i valori interni mai mai<br />

a x 2 + b x + c ≥ 0 ha soluzione rispettivamente<br />

" > 0 " = 0 " < 0<br />

se a > 0<br />

per i valori esterni compresi gli estremi sempre sempre<br />

se a < 0<br />

per i valori interni compresi gli estremi solo nel vertice mai<br />

Le due righe si scambiano quando si scambia la <strong>di</strong>suguaglianza.

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