La seta - Centro di Lessicologia e Toponomastica - Università della ...
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*<strong>La</strong> <strong>seta</strong>: un percorso linguistico 1<br />
John B. Trumper 2, Marta Maddalon 3, Na<strong>di</strong>a Prantera 4<br />
_______________________________________________________________<br />
Our historical linguistic excursus on silk and related topics includes the historical etymological<br />
reconstruction of the silk cognitive domain, starting from the larvæ that produce silk, their fee<strong>di</strong>ng<br />
habits, silkworm culture and the systematic use of the produced thread, i. e. the whole of the complex<br />
involving Bombyx mori, its reproduction and production.<br />
A further phase includes thematic mapping, on to a map of Italy, of the <strong>di</strong>fferent lexical types for (1)<br />
mulberry, (2) silkworm, (3) cocoon. A further comparative indepth study details all the associated<br />
lexicon for the Venetian - Veneto and Calabrian areas, underscoring probable debts to Byzantine silk<br />
culture, as well as lexical spread from culturally central areas.<br />
The data presented in this paper form part of a wider integrated research that interlocks silk with<br />
territorially bound human activities intimately connected to In<strong>di</strong>genous Knowledge (IK). Such stu<strong>di</strong>es<br />
dovetail into an indepth work on the complex problems of folk plant and animal systems, which also<br />
touches on problems such as the folk concept of insect and larva and on the <strong>di</strong>fferentiation and/or<br />
merger of Bombyx mori and Pachypasa otus in ancient IK.<br />
Keywords: ethnosemantics 1; historical etymological reconstruction 2; silkworm culture 3; insects 4;<br />
romance <strong>di</strong>alectology 5.<br />
Il percorso storico-linguistico sulla <strong>seta</strong> e sui suoi correlati comprenderà la costruzione etnosemantica<br />
del dominio cognitivo <strong>della</strong> <strong>seta</strong>, da un lato, dall'altro la sua ricostruzione storicoetimologica,<br />
a partire dagli animali che la producono, dal loro nutrimento al loro allevamento, fino<br />
all'uso sistematico del prodotto filato, e tutto il complesso ‘mondo <strong>della</strong> bachicoltura’. Una fase<br />
importante comprende la creazione <strong>di</strong> carte tematiche in cui vengono rappresentati, a livello<br />
panitaliano, i <strong>di</strong>versi tipi lessicali relativi alla terminologia in questo nostro intervento per: (1) ‘baco<br />
da <strong>seta</strong>’, (2) bozzolo o filugello. Altri temi simili verranno trattati più a fondo in altra sede.<br />
L'approfon<strong>di</strong>mento comparativo riguarderà poi tutta la terminologia relativa all'area venetoveneziana<br />
e a quella calabrese, mettendo in rilievo quale sia il ‘debito formativo’ lessicale nei<br />
confronti <strong>della</strong> sericoltura bizantina. I dati qui presentati fanno parte <strong>di</strong> una ricerca integrata <strong>di</strong> più<br />
ampio respiro che inserisce la bachicoltura tra le attività dell'uomo, legate al suo ambiente ed ai suoi<br />
etnosaperi, in particolare per quanto riguarda la natura e le pratiche materiali. Questi vengono<br />
introdotti, d'altro canto, in una ricerca <strong>di</strong> largo raggio sui complessi problemi <strong>di</strong> fitonimia e zoonimia<br />
popolare, che toccano, <strong>di</strong>rettamente ed in<strong>di</strong>rettamente, problemi quali il concetto popolare <strong>di</strong> insetto /<br />
larva e la <strong>di</strong>fferenziazione e/o confusione tra Bombyx mori (L.) e Pachypasa otus (Drury) nel mondo<br />
antico.<br />
Parole chiave: etnosemantica 1; ricostruzione storico-etimologica 2; bachicoltura 3; insetti 4;<br />
<strong>di</strong>alettologia romanza 5.<br />
* Pubblicato in Fusco I. (a cura <strong>di</strong>) <strong>La</strong> <strong>seta</strong>. E oltre ..., Atti del Convegno <strong>La</strong> <strong>seta</strong> e oltre …, <strong>Università</strong> <strong>della</strong><br />
Calabria (Aula Magna 25-26 ottobre 2001), E<strong>di</strong>zioni Scientifiche Italiane, Napoli 2004, pp. 293-321.<br />
1<br />
I §§ 1 e 2 sono da <strong>di</strong>videre equamente tra gli autori J.B.T. e M.M., il § 3 è da attribuire a N.P., il § 4 a J.B.T..<br />
L’elaborazione delle cartine è <strong>di</strong> N.P. Vorremmo inoltre ringraziare A. Scola e L. Di Vasto per aiuti fattivi assai<br />
rilevanti nel sistemare dati sulla bachicoltura che riguardano, rispettivamente, la Valle del Crati e l'area<br />
Castrovillari - Pollino. Il loro contributo troverà maggiore spazio in un saggio più esteso che stiamo preparando<br />
insieme sulla sericoltura, uno stu<strong>di</strong>o più approfon<strong>di</strong>to a più nomi.<br />
2<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Linguistica, <strong>Università</strong> <strong>della</strong> Calabria (trumper@unical.it).<br />
3<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Linguistica, <strong>Università</strong> <strong>della</strong> Calabria (madmar@unical.it).<br />
4<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Linguistica, <strong>Università</strong> <strong>della</strong> Calabria (n.pantera@unical.it).
1. L'approccio etno-linguistico e relativi problemi etnosemantici.<br />
Precisiamo, come premessa, che il problema dal punto <strong>di</strong> vista linguistico-<strong>di</strong>alettologico non<br />
si riduce soltanto nell’elencare e <strong>di</strong>scutere la terminologia <strong>della</strong> bachicoltura in senso<br />
etnolinguistico e storico-etimologico. I presupposti dai quali partire possono essere, da un<br />
lato, l'analisi cognitivo-etnoclassificatoria degli insetti, anzi dello stesso concetto <strong>di</strong> insetto,<br />
ammesso che esso esista in qualsiasi cultura popolare e su cui molto si <strong>di</strong>scute, dall'altro il<br />
versante delle piante che sostengono i bachi, e ancora la proiezione nel tempo dei dati<br />
linguistici concepiti come un compiuto microsistema lessico-semantico.<br />
Nel caso <strong>di</strong> concetti connessi a pratiche materiali, come quella <strong>della</strong> produzione <strong>di</strong> filati<br />
<strong>di</strong> <strong>seta</strong>, non è né possibile né utile procedere con inchieste <strong>di</strong>alettologiche che si limitino ad<br />
in<strong>di</strong>viduare e raccogliere i lemmi componenti il dominio semantico <strong>della</strong> bachicoltura. Anche<br />
una raccolta con un taglio più antropologico ha dei limiti che si incentrano soprattutto sulla<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> inquadrare la pratica dell'allevamento e dell'utilizzo in una <strong>di</strong>mensione storica <strong>di</strong><br />
respiro più ampio, che non sia quello <strong>della</strong> ricostruzione delle fasi protoindustriali, qualora<br />
presenti, nella realtà considerata. Proviamo allora a proporre un percorso analitico, in parte<br />
<strong>di</strong>fferenziato dai due testé illustrati, che pur non li esclude ma che, anzi, li coniughi e li<br />
potenzi con considerazioni relative alla storia <strong>di</strong>alettale <strong>della</strong> terminologia (etimologie recenti)<br />
e a quella più remota (etimologie profonde). Il quadro generale <strong>di</strong> riferimento è quello delle<br />
indagini etnosemantiche che considerano tutti gli elementi da stu<strong>di</strong>are all'interno <strong>di</strong> un sistema<br />
cognitivo complesso. È evidente, infatti, che i lemmi relativi al ‘baco da <strong>seta</strong>’ sono riferibili a<br />
più livelli <strong>di</strong> conoscenza: quello biologico, per iniziare, poi quello delle pratiche materiali,<br />
quello dei manufatti, per quanto riguarda i prodotti che se ne ottengono. Restano da<br />
aggiungere i problemi linguistici relativi alla coltivazione del gelso, le cui foglie servono da<br />
nutrimento al baco da <strong>seta</strong>, e il dominio degli strumenti impiegati per l'allevamento degli<br />
insetti, problemi da sviluppare in altra sede.<br />
Ovviamente l'ulteriore prospettiva è quella linguistica; anche in questo caso la raccolta<br />
<strong>della</strong> terminologia, il confronto tra poli <strong>di</strong>alettali limitrofi o <strong>di</strong>stanti che siano, non solo tecnici<br />
e concettuali, viene affiancata alla ricognizione etimologica, cui si deve dare una profon<strong>di</strong>tà<br />
storica adeguata, allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffusione areale <strong>di</strong> tipi ecc., tutti elementi che consentono<br />
<strong>di</strong> creare un quadro il più completo possibile che comprende, schematicamente, i risultati<br />
seguenti:<br />
(a) la costruzione <strong>di</strong> reti semantiche,<br />
(b) l'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> circuiti <strong>di</strong> influenza inter- ed intra-regionali,<br />
(c) una mappatura lessicale del territorio,<br />
(d) la ricostruzione <strong>di</strong> circuiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del baco e dei suoi correlati, in cui il dato<br />
linguistico costituisce una guida atten<strong>di</strong>bile,<br />
(e) una ricognizione sulle influenze reciproche tra culture autoctone e culture esterne nella<br />
creazione del patrimonio lessicale,<br />
(f) la ridefinizione, sempre sulla scorta <strong>di</strong> informazioni linguistiche, <strong>della</strong> datazione e<br />
dell'entità <strong>della</strong> bachicoltura nelle <strong>di</strong>verse regioni italiane.<br />
Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del<br />
dominio cognitivo cui appartiene il baco da <strong>seta</strong> dal punto <strong>di</strong> vista biologico e percettivo;<br />
prima <strong>di</strong> estendere l'analisi al suo ruolo <strong>di</strong> produttore <strong>di</strong> una materia, <strong>di</strong>venuta preziosa e<br />
centrale per certi circuiti economici in particolari perio<strong>di</strong> storici, sarà utile commentarne lo<br />
status all'interno delle reti semantiche relative al dominio degli insetti. Già in precedenti lavori<br />
si è riscontrata e commentata la complessità del concetto INSETTO, notando che in pratica<br />
esso non viene <strong>di</strong>rettamente lessicalizzato in nessun <strong>di</strong>aletto e nella stragrande maggioranza<br />
delle lingue che, concordemente, non hanno termini popolari ma fanno anch'esse ricorso al<br />
termine scientifico o a vari calchi. Il latino pliniano insecta (pl., da cui deriva il sing.<br />
insectum) è un calco <strong>di</strong>retto del greco eÃntoma z%ªa, sg. eÃntomon, termine coniato
inizialmente da Aristotele 5 , partendo dall'equivalenza insecare = (e¦n))te¿mnein. Le lingue<br />
romanze continuano il tardo latino scientifico insectum, cfr. ital. insetto, fr. insecte ecc.,<br />
come dal Cinquecento in poi fanno pure le lingue germaniche, il tedesco dalla seconda metà<br />
del se<strong>di</strong>cesimo secolo 6 , l'inglese dal 1589 7 . Le lingue slave, dal canto loro, creano nuovi<br />
calchi basati sul concetto base <strong>di</strong> segmento > segmentare, segmentato, ad es. il russo<br />
bfcdrjvjd [nasekomoe] < cdrfnm [sekat’] ‘tagliare, segmentare’; il serbocroato e lo sloveno<br />
zaréznik < zaréza ‘taglio, incisione’ < rézati ‘tagliare; segmentare’ ecc., come alcune delle<br />
lingue celtiche, cfr. cimrico trychfil ‘insetto’ < trychu ‘tagliare; segmentare’ + mil<br />
‘animale’ 8 . Ne esce un quadro generale <strong>di</strong> indeterminatezza rispetto ad un concetto quale<br />
‘insetto’ che sembra dar ragione a Davies e Kathirithamby (1986, pp. 18-19) quando criticano<br />
l'apparente indeterminatezza e poca specificazione <strong>della</strong> categoria aristotelica (“Aristotle ... is<br />
the first author to use the word entomon, which he defines ...... as referring to ‘those creatures<br />
that have entomai (segments, sections, incisions) on their body’ ............ Aristotle's definition<br />
of insect notoriously includes a large range of creatures whose right to be so called modern<br />
science would stoutly resist”. Cfr. anche le osservazioni in Buck 1949 § 3.81). Vi è<br />
un’evidente <strong>di</strong>fficoltà ad afferrare le categorie dell'etnoclassificazione anche in antico; come<br />
si è notato in più commentatori, si potrebbe sostenere che Aristotele non intenda creare le basi<br />
(e la terminologia) per istituire una nuova scienza, bensì si propone <strong>di</strong> dare nuovo rigore<br />
analitico alle categorie dell'etnoscienza già tra<strong>di</strong>zionali ai suoi tempi (cfr. Longo et al. 1995).<br />
Un'interessante <strong>di</strong>scussione sull'esistenza <strong>di</strong> termini relativi ai livelli più alti delle<br />
classificazioni biologiche è presente in molti autori che <strong>di</strong> etnobotanica o <strong>di</strong> etnozoologia si<br />
sono a lungo occupati. Si veda ad esempio il volume de<strong>di</strong>cato all'argomento <strong>di</strong> Brown 1984 e<br />
la complessa <strong>di</strong>scussione che ne segue. Per gli insetti, in senso generale, viene proposto il<br />
termine WUG (worm + bug); l'impiego <strong>di</strong> una categoria WUG risponde all'osservazione<br />
generale, e generalizzabile, che i parlanti, soprattutto a questo livello dell'organizzazione <strong>di</strong><br />
categorie biologiche, operano dei raggruppamenti transclasse, transgenere e transfamiglia, che<br />
non sono univocamente lessicalizzati, soprattutto ai livelli maggiori (‘forma <strong>di</strong> vita’). Non è<br />
questa la sede per <strong>di</strong>scutere in dettaglio il problema dell'inserimento <strong>di</strong> ‘baco’<br />
nell'etnoclassificazione relativa agli insetti (ve<strong>di</strong> per maggiori dettagli Maddalon 2001). Per<br />
dare un'idea dei problemi generali sarà forse utile riproporre delle schematizzazioni<br />
semplificate, prima come nello schema 1 per il Veneto, poi nello schema 2 per parte <strong>della</strong><br />
Calabria.<br />
5<br />
Balme, Peck, Historia Animalium, (1991-1993 487 a 33 sgg., 523 b 12 sgg., 531 b 20 sgg).<br />
6<br />
Vi è un tentativo <strong>di</strong> sostituire con termine più ‘germanico’ Kerbtier, poi Kerf (< kerben), alla fine del<br />
Settecento, come testimonia l'Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache <strong>di</strong> Kluge. Non vi è tentativo <strong>di</strong><br />
ricercare possibili generici al livello popolare nell'Umgangsprache.<br />
7<br />
Continuano ad esistere termini inglesi quali bug come generici accanto ad insect: comunque, bug, maggot et<br />
sim. non coprono popolarmente tutta l'estensione <strong>di</strong> ‘insetto’.<br />
8<br />
L'irlandese con cuil, cuileag ecc. generalizza un termine generico per ‘insetto alato che punge’ (cfr. cimrico<br />
cylionen), mentre la varietà gaelica estende biastag ‘bestiolina’ (cfr. il termine veneto bestiolina); si ha la netta<br />
impressione che, al livello popolare, le lingue celtiche fanno un'opposizione tripartita tra ‘insetto alato che<br />
punge’ ≈ ‘insetto alato che non punge’ ≈ ‘insetto non alato’, come il cimrico cylion rispetto a ednan ed a pryf.
Schema 1 – Veneto insetti<br />
X<br />
1<br />
bào 1(<br />
<strong>di</strong>mensioni variabili/ forma/movimento)<br />
vèrme (forma/ attività/ movimento)<br />
bào bigàto<br />
2 1<br />
bào<br />
3<br />
baùto *<br />
scarabei<strong>di</strong><br />
crisomeli<br />
.........<br />
bigàto 2<br />
ruga=<br />
gata pelosa<br />
bào bào<br />
bigàto bigatìn<br />
+ mod. crisali<strong>di</strong> <strong>di</strong> lepidotteri/<br />
<strong>di</strong>tteri gran<strong>di</strong><br />
larve <strong>di</strong> <strong>di</strong>tteri piccoli<br />
coleotteri ( in particolare piccoli),<br />
emitteri ->’pùlsi’i/<br />
cimici, cocciniglia, sputacchina<br />
afi<strong>di</strong>-> ‘peoci, sìmesi’<br />
+ alcune larve<br />
* ma anche classema <strong>di</strong> livello inferiore<br />
ed usato nelle scale <strong>di</strong> misura<br />
larve <strong>di</strong> lepidotteri<br />
livello non lessicalizzato<br />
cavaliéri<br />
.........<br />
tarli (Amolium spp. -> ‘caròli’<br />
Dermestidae<br />
tenebrioni<strong>di</strong><br />
cerambici<br />
crisomelo<strong>di</strong> (dorifora)<br />
curculioni<strong>di</strong> (punteruoli)<br />
2<br />
vèrme<br />
vèrme<br />
verméto<br />
vèrme<br />
vèrme + mod.<br />
anelli<strong>di</strong> in genere<br />
coleotteri<br />
anelli<strong>di</strong> anelli<strong>di</strong> nemato<strong>di</strong><br />
+ isotteri<br />
Forma <strong>di</strong> vita Dimensioni Lessicalizzazione<br />
sì piccolo Bestiolina (wug)<br />
Interme<strong>di</strong>o Forma Lessicalizzazione<br />
sì Tondeggiante/allungato Bao/ Verme<br />
Generici Dimensioni/Forma Lessicalizzazione<br />
X1 ± piccolo, tondeggiante Baéto, Baùto<br />
X2 ± piccolo, allungato Véscola<br />
Schema 2 – Calabria insetti<br />
vìermu<br />
vìermu casèntaru porta-<br />
sassi<br />
.......<br />
vàrulu sàracu campa sìricu<br />
vìermu vìermu vìermu vìermu vìermu vìermu vìermu<br />
'i zimma 'i migliu 'i ranu 'i farina 'i lignu sulitariu<br />
... ecc.<br />
vìermu ..........
Interme<strong>di</strong>o Caratteristica Lessicalizzazione<br />
Sì Movimento tipo x Vìermu<br />
Generico Forma Lessicalizzazione<br />
Sì A = forma allungata;<br />
B = sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> crescita,<br />
forma tondeggiante<br />
A = vìermu, casèntaru, porta-sassi;<br />
B = vìermu, vàrulu ecc.<br />
Specifico X + mo<strong>di</strong>ficatore Lessicalizzazione<br />
Sì Mo<strong>di</strong>ficatore = habitat;<br />
pianta <strong>di</strong> cui è parassita<br />
= habitat 2 ecc.<br />
A = vìermu, vìermu sulitàriu, vìermu ‘i zimma ecc.;<br />
B = vìermu ‘i migliu, vìermu ‘i ranu,<br />
vìermu ‘i farina, vìermu ‘i lignu ecc.<br />
Per quanto concerne il baco da <strong>seta</strong> si tratta ovviamente <strong>di</strong> un dominio ricchissimo <strong>di</strong><br />
riferimenti, ciascuno dei quali merita d'essere approfon<strong>di</strong>to a parte. Va riba<strong>di</strong>to che, per<br />
quanto attiene all'ambito biologico, vengono effettuate dai parlanti, in questo caso, delle<br />
precisazioni e delle osservazioni molto accurate rispetto alla forma, alle <strong>di</strong>mensioni, alle<br />
caratteristiche peculiari <strong>di</strong> ogni fase <strong>di</strong> crescita, a riprova del fatto che si tratta <strong>di</strong> un ambito<br />
particolarmente importante, soprattutto per l'economia delle società che lo allevano. Si precisa<br />
che il baco è, in veneto, innanzitutto bigato, poi bao/ baéto, rispetto ad una sud<strong>di</strong>visione<br />
generale e generica, come, in calabrese, il sìricu è campa, poi, più genericamente, vìermu,<br />
parlando <strong>di</strong> ciò che biologicamente potremmo identificare serialmente come ‘bruco’, poi<br />
‘verme’ ed in fondo ‘insetto’. Dall'altro lato, è via via baéto, cavaliéro, bigato, pavejéta, in<br />
veneto, in calabrese vìermu, campa, sìricu, palummedda ecc., a seconda delle fasi o anche<br />
delle prospettive da cui si osserva.<br />
Un ulteriore problema d'identificazione riguarda l'esatta assegnazione biologica dei<br />
referenti identificati dai parlanti. Questo è prima <strong>di</strong> tutto un grande problema teorico che è<br />
stato lungamente <strong>di</strong>battuto tra etnolinguisti e <strong>di</strong>alettologi; la fonte dei frainten<strong>di</strong>menti è<br />
almeno duplice e riguarda il versante biologico che talvolta normalizza il problema <strong>della</strong><br />
referenza multipla o l'‘indeterminatezza’, intesa ovviamente in senso tecnico, tipica delle<br />
rappresentazioni popolari. D'altro canto, gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> lingue o <strong>di</strong>aletti appiattiscono, a volte<br />
in modo inconsapevole, le complessità cui si è accennato, non solo lessicali ma soprattutto<br />
cognitive, alla ricerca <strong>di</strong> una corrispondenza necessariamente biunivoca, ancor oggi uno dei<br />
principali desiderata dei <strong>di</strong>zionari <strong>di</strong>alettali, anche se non più rispondente al modello cui gli<br />
stu<strong>di</strong> più aggiornati aderiscono. Pur nel caso del baco da <strong>seta</strong> siamo <strong>di</strong> fronte, in tempi remoti,<br />
ad un'identificazione problematica che è stata risolta nel nostro caso col ricorso ai testi e alla<br />
ricerca delle attestazioni più antiche del termine, nonché ricorrendo alla competenza<br />
scientifica <strong>di</strong> entomologi che ci hanno guidato nella determinazione corretta dei referenti 9 .<br />
2. Duplicità e problematica identificazione nell'antichità.<br />
Passiamo ora a <strong>di</strong>scutere brevemente alcuni dei problemi storici posti (a) dal termine bombyx,<br />
bombycem (< gr. bo¿mbuc), (b) dal termine sēricus/ sīricus (< shriko¿»), (c) dalla<br />
lessicalizzazione del ‘bozzolo’ prodotto dal baco da <strong>seta</strong>. Il primo problema posto dal termine<br />
latino bombyx riguarda la corretta ed univoca in<strong>di</strong>viduazione del referente; come si evidenzia<br />
nello schema che presentiamo (tabella 1), si possono in<strong>di</strong>viduare fasi successive in cui il<br />
riferimento è ad insetti <strong>di</strong>versi. L'incongruenza dei referenti è emersa solo in tempi<br />
relativamente recenti, anche se accenni al problema si reperiscono già in autori<br />
9<br />
Ringraziamo gli entomologi del Dipartimento <strong>di</strong> Ecologia dell’<strong>Università</strong> <strong>della</strong> Calabria per gli aiuti del caso.
settecenteschi 10 , mentre fino al Settecento si può tranquillamente asserire che il problema non<br />
è stato neanche considerato.<br />
Tabella 1<br />
I FASE Datazione Autori Tipo<br />
300-200 AC<br />
200-100 AC<br />
Aristotele, Teofrasto Pachypasa otus<br />
100 AC.-0 Properzio<br />
0- 100DC Giovenale, Marziale, Plinio<br />
II FASE 100-200 DC Clemente Alessandrino, Polluce, Compresenza: Bombyx<br />
mori X Pachypasa otus<br />
III FASE 200-300 DC Ero<strong>di</strong>ano, Tertulliano, Ulpiano<br />
(Digesta), S. Basilio (bombulios +<br />
Bombyx mori<br />
bozzolo)<br />
300-400 DC Servio, Geronimo, Marcello<br />
Empirico, Ambrogio (bombilius+<br />
bozzolo)<br />
Bombyx mori<br />
400-500 DC Sidonio Apollinare, Prudenzio Bombyx mori<br />
500-600 DC Esichio, Venanzio Fortunato Bombyx mori<br />
600-700 DC Isidoro, Etymologicum Magnum Bombix mori<br />
700-800 DC Zonarasi Bombix mori<br />
Lo schema mostra come, nella fase più antica, gli autori classici con il termine<br />
BOMBYX, bo¿mbuc, si riferiscano, con ogni probabilità, non al baco da <strong>seta</strong> che conosciamo<br />
oggi, ma ad una specie <strong>di</strong> lepidottero, meglio lasiocampide, identificata dagli entomologi con<br />
la Pachypasa otus (Drury); questa infatti è per alcuni aspetti morfologici simile al Bombyx<br />
mori (L.) e la crisalide, sebbene sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori, è contenuta anch'essa in un<br />
bozzolo sericeo 11 . Il referente era dunque <strong>di</strong>verso; ciò può esser ricondotto al fatto che molti<br />
autori antichi narravano <strong>di</strong> caratteristiche che conoscevano solo in<strong>di</strong>rettamente, in epoche in<br />
cui un alone <strong>di</strong> mistero avvolgeva, talvolta volutamente, il serico ed in cui l'arte <strong>della</strong><br />
manifattura <strong>della</strong> <strong>seta</strong> era per certi versi un segreto da custo<strong>di</strong>re gelosamente da parte dei<br />
detentori <strong>di</strong> tale sapere. Questo è ovviamente il caso degli interme<strong>di</strong>ari persiani che tenevano<br />
all'oscuro delle reciproche conoscenze gli occidentali (greci e romani), da una parte, gli<br />
orientali (in<strong>di</strong>ani, turcici, mongoli e cinesi) dall’altro, essendo la loro ricchezza basata<br />
appunto sul loro ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione e sul fatto <strong>di</strong> poter tenere nell’ignoranza l'una dell'altra,<br />
le due parti produttrici e consumatrici. Il più delle volte le fonti d'informazione erano<br />
ad<strong>di</strong>rittura racconti fittizi ed esagerati <strong>di</strong> commercianti “astuti ed imbroglioni” 12 .<br />
10<br />
Cfr. Rosa (1786, §§ 49-66) § 49 “Ma intorno al Bombice na∫ce una grave e a∫∫ai <strong>di</strong>fficile controver∫ia<br />
.......... dove prima ne fu inventato il lavoro, pre∫ero il nome ” ecc., § 50 “E veramente il Volterrano ∫tando<br />
attaccato agli Antichi, non ∫olo ammette il Bombice come un in∫etto particolare, ma ne parla <strong>di</strong>∫tintamente dal<br />
∫erico, e lo chiama del generico dei crabroni ...... te∫∫itor come i ragni, e abitator <strong>di</strong> un nido come il ∫al bianco<br />
e duri∫∫imo ...” ecc. ecc. Il problema viene ripreso in modo generico in qualche autore francese <strong>della</strong> fine<br />
dell'Ottocento, poi in maniera più sistematica in Thiselton - Dyer (1918, p. 81) che, <strong>di</strong>scutendo il significato<br />
preciso <strong>di</strong> bu¿sso», <strong>di</strong>ce “The silk-worm itself <strong>di</strong>d not reach Europe till the time of Justinian. But the cocoon of<br />
a large moth in the island of Cos supplied a substitute”. Dieci anni più tar<strong>di</strong> Richter (1928, p. 31) cerca <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stinguere due larve che producono <strong>seta</strong> (“the silk actually used by the Greeks and even largely by the Romans<br />
was not the silk made of the Bombyx mori but of a wild silk-worm, of which the cocoons were not reeled off but<br />
scratched off from the barks of trees”).<br />
11<br />
<strong>La</strong> specie è presente nella Romania settentrionale, nella ex Jugoslavia, Albania, Grecia, isole <strong>di</strong> Creta, Ro<strong>di</strong> e<br />
Cos, Asia Minore, Armenia, Palestina, Siria, Iraq e Iran. Per quanto riguarda la <strong>di</strong>stribuzione italiana, la<br />
Pachypasa otus sembra limitata alle sole regioni meri<strong>di</strong>onali, per esser precisi alle sole Calabria, Basilicata e<br />
Puglia.<br />
12<br />
Cessi (1920, p. 582 e sgg.). In una prima fase era ad<strong>di</strong>rittura opinione <strong>di</strong>ffusa che il serico fosse <strong>di</strong> natura<br />
vegetale, e a dar cre<strong>di</strong>bilità ad una tale credenza è la stessa immagine del ‘bosco’ carico <strong>di</strong> bozzoli, simile quasi
È interessante osservare che il primo a dare notizie <strong>della</strong> produzione orientale <strong>di</strong> <strong>seta</strong>,<br />
specificamente <strong>di</strong> quella in<strong>di</strong>ana, è Nearco, uno dei generali <strong>di</strong> Alessandro Magno; egli<br />
descrive il processo <strong>di</strong> raccolta dei bozzoli <strong>di</strong> Bombyx mori (L.) usando il verbo greco<br />
cai¿nein ‘cardare; scardassare; pettinare’ più appropriato alla raccolta dei bozzoli <strong>di</strong><br />
Pachypasa otus (Drury), anche con riferimento alla corteccia <strong>di</strong> alberi o grosse canne, dove<br />
abitualmente i lasiocampi<strong>di</strong> in questione tessono i loro bozzoli in buchi casuali trovati nella<br />
corteccia <strong>della</strong> quercia ecc., cfr. Strabone Geogr. 15.1. 20, 24-29<br />
“...e¦k tou¿tou de£ Ne¿arxo» fhsi ta£» eu¦htri¿ou» u¥fai¿nesqai sindo¿na», tou£» de£ Makedo¿n<br />
a» a¦nti£ knafa¿llwn au¦toiª» xrhªsqai kai£ toiª» sa¿gmasi sa¿gh». toiauªta de£ kai£ ta£ Sh<br />
rika£ eÃk tinwn floiwªn cainome¿nh» bu¿ssou eiÃrhke de£ kai£ peri£ twªn kala¿mwn oÀti poiouª<br />
si me¿li melisswªn mh£ ou¦swªn” 13 . Il meccanismo è dunque quello consueto: si interpreta lo<br />
sconosciuto, visto per la prima volta, tramite il noto. Per sottolineare questa iniziale estraneità<br />
<strong>di</strong> prodotti e tecnologie, tutti gli elementi menzionati da Strabone, nel frammento dell’opera<br />
perduta <strong>di</strong> Nearco, hanno nomi che sono in realtà prestiti da altre lingue, come segno<br />
d'importazione. Il bisso stesso (bu¿sso») proviene dall'ebraico būtz (jRKÝ), a sua volta da una<br />
base afro-asiatica per ‘bianco’ 14 , mentre sindw¿n tipo <strong>di</strong> stoffa, associato ad un capo <strong>di</strong><br />
biancheria, proviene dall'ebraico sādīn (Wyr{) 15 , basi a loro volta connesse con corrispondenti<br />
aramaiche, assire (SADINNU) o egiziane16 (h`bs ‘panno; vestito’, Gar<strong>di</strong>ner p. 581 hBS). 17 Molti<br />
hanno riportato le parole greche Shªr, pl. Shªre» - ovvia origine del lat. (<strong>seta</strong>) serica ecc. - per<br />
‘Cinesi settentrionali’ 18 , alla parola cinese per <strong>seta</strong>, traslitterata SE, cfr. Frisk, Griechisches<br />
Etymologisches Wörterbuch 2. 697 Shªr “Volksname unklarer Herkunft, letzten Endes wohl<br />
zu chin. SE ‘Seide’ s. Schrader - Nehring Reallex. 2, 381 ff. ...” ecc. Buck 1988 2 : § 6, 25,<br />
invece, lascia tutta la questione aperta dopo <strong>di</strong>scussione, cioè “Many of the words for ‘silk’,<br />
like the article, are of oriental origin. 1. An oriental word represented by Manchurian sirghe,<br />
Mongolian sirkek. The ultimate source is dub., the old identification with a Chinese word<br />
being unsubstantiated. Cf. Schrader, Reall. 2. 382; <strong>La</strong>uferf, Sino-Iranica 538 ff., who thinks<br />
the word of Iranian origin. Grk. shriko¿» adj., shriko¿n (sh¿r ‘silk-worm’, Shªre» being<br />
later back-formations), <strong>La</strong>t. sēricus adj., sīricum, whence Ir. síric, OHG serih. The earliest<br />
Grk. reference to ‘silk’, but without the word, is supposed to be Aristot. HA 551b13. Miss<br />
Richter, AJA 1929, 27 ff., argues for much earlier use of silk.”<br />
ad una pianta coperta <strong>di</strong> frutti.<br />
13<br />
“Nearco <strong>di</strong>ce che da questo tessono dei drappi molto elaborati, che i Macedoni usano questi come cuscini per<br />
ornare le loro selle. I bachi serici intrecciano questi (bozzoli) dal bisso che si carda da alcuni tipi <strong>di</strong> corteccia e<br />
intorno alle grosse canne, perché fanno una sorta <strong>di</strong> miele, sebbene non siano api”.<br />
14<br />
Frisk (1973, p. 278) “Durch semitische Vermittlung (hebr. aram. bûs, Lewy Fremdwörter 125 f.) aus den<br />
Ägyptischen (wŒd Linnenart).”. Sic Frisk.<br />
15<br />
Frisk (1973, p. 708) 708 sindw¿n, -sindo¿no» “Semit. LW. Lewy Fremdw. 84 f. vergleicht mit früheren hebr.<br />
sâdîn ‘leinenes Unterkleid, Art Hemd’, wozu bei Schraber - Nehring Reallex. 1, 326 noch assyr. sa<strong>di</strong>nnu...”.<br />
16<br />
Gli aspetti esotici e quasi tecnologici <strong>della</strong> cultura egiziana per i Greci sono riconosciuti in Erodoto II. 35,<br />
tanto da far commentare a McGready (1968-69, p. 252) “Egyptian culture stands to Hellenic as Chinese to<br />
European”.<br />
17<br />
Nel caso <strong>di</strong> sindw¿n, già conosciuto come tale ad Eschilo [Frammento 153] e ad Erodoto, Historiæ I. 200,<br />
oppure id. II. 86 dove viene già associato al bu¿sso», cfr. to£ swªma sindo¿no» bussi¿nh», il che fa supporre a<br />
Thiselton-Dyer (1918, p. 81) che si tratta in ambedue i casi del Linum angustifolium (Hudson) e non del Linum<br />
usitatissimum (L.), si ritiene che l'ebraico derivi dall'egiziano šndw.t, forse meglio šndyt ‘grembiule’, (Gar<strong>di</strong>ner<br />
p. 595), prestiti tecnico-culturali ampiamente trattati in Masson (1967).<br />
18<br />
Come in Tolomeo, Geogr. I, 17, 5:<br />
“kai£ oÀti u¥pe¿rketai twªn Sinwªn hà te twªn Shrwªn xw¿ra kai£ h¥ mhtropo¿li» ...”, in cui Shªre» e Si¿nai<br />
(cinesi meri<strong>di</strong>onali) vengono associati come popoli e territori, Geogr. VI, 16, 1 dove Shªre» (settentrionali) e<br />
Si¿nai (meri<strong>di</strong>onali) vengono <strong>di</strong>stinti.
Qualunque sia la fonte remota, viene il sospetto che vi sia una commistione con la base<br />
afro-asiatica sariq, f. sariqah (hqyr&) ‘cardato; pettinato’. Alcuni autori, quali ad es. Richter<br />
1928: 30 (“The regular Greek word for silk Shªr [from shªr, silkworm, and Shªre», the<br />
Chinese] does not to my knowledge occur until the Roman period, except for the mention of it<br />
by Nearchos when he saw it in In<strong>di</strong>a”), ritengono che Shªr ‘cinese settentrionale’ e shªr ‘baco<br />
da <strong>seta</strong>’ non siano retroformazioni bensì la base <strong>di</strong> partenza per le derivazioni ‘successive’ 19 .<br />
Concor<strong>di</strong>amo con i dubbi già espressi da Buck e riteniamo, inoltre, che vi sia la commistione<br />
<strong>di</strong> una nota parola afro-asiatica con un tema ancora più orientale, come si è detto.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> separare in modo netto l'etnico Shªr (Sēr), Shriko¿» dal nome del baco<br />
da <strong>seta</strong> (sh¿r) e dal prodotto ‘<strong>seta</strong>’ come filato e come stoffa (shriko¿», -h¿), a sua volta come<br />
shriko¿»/ sēricus, usato per denotare il baco da <strong>seta</strong>, è bene illustrata dalla tabella 2. Non è<br />
soltanto questione <strong>di</strong> fissare un'etimologia, più o meno remota, ma è anche un problema <strong>di</strong><br />
or<strong>di</strong>ne cognitivo e semantico. Si dovrebbe cercare <strong>di</strong> stabilire, infatti, se sia più plausibile<br />
porre come punto <strong>di</strong> partenza l'etnico o il baco da <strong>seta</strong>. L'univocità del referente viene<br />
raggiunta soltanto in tarda epoca; nel romanzo <strong>della</strong> Calabria e <strong>di</strong> aree circonvicine il termine<br />
persiste con l'unico significato <strong>di</strong> ‘baco da <strong>seta</strong>’ (sìricu). I termini per ‘bozzolo’, la loro<br />
<strong>di</strong>ffusione e origine, costituiscono un problema che affronteremo dopo aver analizzato<br />
brevemente la terminologia base <strong>della</strong> bachicoltura prima in Calabria, poi nell'Italia del Nord.<br />
Tabella 2<br />
ªª<br />
¿¿<br />
¿¿ ¿¿ ¿¿ ¿ ¿¿<br />
¿¿<br />
Periodo Sh Shª Sh Shªre<br />
re re» re ‘popolo’ sh sh¿ sh sh¿r<br />
Shriko¿ ¿» shriko¿ ¿n, shrika¿ = shriko¿ ¿»<br />
(Cinesi<br />
settentrionali)<br />
‘baco = sēricus<br />
da <strong>seta</strong>’ etnico<br />
sēricus, -a prodotto;<br />
stoffa (<strong>seta</strong>)<br />
-o¿ ¿n n n ‘baco<br />
da <strong>seta</strong>’<br />
300 a. C. ------------------- ----------- Nearco. Nearco. --------------<br />
200 - 100 a. C. Dionisio Periegeta;<br />
Isigono.<br />
----------- ------------- ----------------------------- --------------<br />
100 - 0 a. C. Virgilio. ----------- Vipsanio<br />
Agrippa;<br />
Orazio<br />
Properzio. --------------<br />
0 - 100 d. C. Lucano; Strabone; ----------- Plinio (N. Strabone; Plutarco; Strabone.<br />
Petronio; Silio<br />
H.). Tacito; Quintiliano;<br />
Italico; Plutarco;<br />
Giuseppe Flavio.<br />
Seneca; Petronio; Plinio.<br />
100 - 200 d. C. Tolomeo. ----------- Tolomeo. Luciano; Galeno; Dione<br />
Cassio; Pausania;<br />
Svetonio; Floro;<br />
Frontone; Arriano; Libro<br />
dell'Apocalisse;<br />
Giamblico Babilonese.<br />
Galeno.<br />
200 - 300 d. C. Origene; Solino; S. Divisio Solino; Ero<strong>di</strong>ano; S. S. Basilio;<br />
Ero<strong>di</strong>ano; Pseudo Basilio. Orbis Basilio; S. Gregorio Marciano<br />
Callistene; S.<br />
Terrarum Nisseno; S. Cipriano; Ps. (giurista).<br />
Gregorio <strong>di</strong> Nissa;<br />
(Anon.). Callistene; Eliodoro;<br />
S. Ambrogio.<br />
Oribasio; S.Epifanio;<br />
Ulpiano (giurista);<br />
Marciano (giurista).<br />
300 - 400 d. C. Orosio; Marziano ----------- ------------- Servio; Nonnio -------------<br />
Capella; Servio;<br />
Marcellino; <strong>La</strong>mpri<strong>di</strong>o;<br />
19<br />
Una simile derivazione è supposta in Morosi (1890-92, p. 84 lemma 69): “síriku, baco da <strong>seta</strong>: ngr.<br />
shrikoskw¿lhc, pgr. sh¿r”.
Avieno; Clau<strong>di</strong>o<br />
Clau<strong>di</strong>ano; Ausonio;<br />
C. Mario Victor;<br />
Teodoreto; S.<br />
Girolamo.<br />
400 - 500 d. C. Giulio Onorio;<br />
Prisciano; Pseudo<br />
Etico.<br />
500 - 600 d. C. Marcello<br />
Vin<strong>di</strong>ciano; Esichio.<br />
600 - 800 d. C. Fozio; Scholiae<br />
varie <strong>di</strong> data incerta<br />
ma precedenti l'800<br />
d. C.<br />
Ammiano Marcellino.<br />
Orienzo. ------------- Olimpiodoro; Teofilatto;<br />
Prudenzio; Marziano<br />
Isidoro<br />
Pelusiota<br />
S.<br />
Isidoro <strong>di</strong><br />
Siviglia.<br />
Capella; Orienzo.<br />
------------- Teofane Bizantino;<br />
Venanzio Fortunato;<br />
Procopio; Giustiniano;<br />
Aezio Amideno; Esichio;<br />
Malala; Antonino <strong>di</strong><br />
Piacenza; Gregorio <strong>di</strong><br />
Tours; Audoeno <strong>di</strong><br />
Rouen.<br />
Dicuil. S. Isidoro <strong>di</strong> Siviglia;<br />
Fozio; Antologia latina<br />
(Eucherium ecc.);<br />
Scholiae varie.<br />
3. <strong>La</strong> bachicoltura e la sua terminologia essenziale.<br />
--------------<br />
Aezio<br />
Amideno.<br />
--------------<br />
Per la raccolta <strong>della</strong> terminologia <strong>di</strong>alettale presentata nella tabella 3 20 , sono state condotte sia<br />
delle inchieste <strong>di</strong>alettali sul campo, che lo spoglio dei principali <strong>di</strong>zionari <strong>di</strong>alettali delle zone<br />
interessate e delle carte dell'Atlante Linguistico Italiano 21 . Questa scelta metodologica trova la<br />
sua giustificazione nella natura stessa del settore esaminato; si parla infatti in questo caso<br />
piuttosto <strong>di</strong> ‘termini’ che <strong>di</strong> ‘lessemi’, caratterizzati da una univocità <strong>di</strong> significato e da una<br />
determinatezza nelle accezioni che <strong>di</strong>fficilmente si reperiscono in altre aree lessicali,<br />
soprattutto quelle relative ai saperi naturalistici (lessico zoonimico, fitonimico ecc.). <strong>La</strong><br />
terminologia <strong>della</strong> bachicoltura costituisce, inoltre, un settore tecnico del vocabolario <strong>di</strong> una<br />
varietà linguistica, <strong>di</strong> competenza ultraspecifica <strong>di</strong> gruppi ristretti <strong>di</strong> parlanti, tanto più nella<br />
situazione attuale in cui questa attività non è più largamente praticata come in un non molto<br />
lontano passato. <strong>La</strong> bachicoltura era nei primi decenni del secolo scorso, in alcune zone, la<br />
principale fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e sosteneva da sola l’intera economia; in altri casi, con ruolo più<br />
marginale, costituiva un’attività aggiuntiva, ad integrazione dello scarso red<strong>di</strong>to delle famiglie<br />
conta<strong>di</strong>ne, che però assumeva un’importanza non prescin<strong>di</strong>bile, tanto che la cattiva riuscita<br />
del raccolto delle foglie del gelso o la loro insufficienza comportava la rovina <strong>di</strong> interi paesi.<br />
Tutto ciò spiega anche la scarsa variabilità areale che caratterizza i lemmi, insieme al fatto<br />
che, come si può facilmente vedere nella sezione de<strong>di</strong>cata alla ricostruzione dei circuiti <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong> bachicoltura, essi si sono affermati a partire da centri forti d'irra<strong>di</strong>azione<br />
abbastanza precisi. Fissiamo ancora in modo provvisorio la terminologia base del ciclo del<br />
baco da <strong>seta</strong> come nella tabella 3, rimarcando in un primo momento la <strong>di</strong>stinzione spesso<br />
mantenuta in calabrese tra la muta stessa e l'età che corrisponde al baco mutato. Vengono<br />
messi a confronto, per scopi comparativi e per un'eventuale indagine sull'origine dei lemmi<br />
20<br />
Dati i limiti dell'attuale saggio, non abbiamo ritenuto opportuno presentare tutti i dati <strong>di</strong>alettali raccolti nel<br />
corso delle nostre varie inchieste e ricerche, ma ci limiteremo a quelli più centrali nel settore in esame.<br />
Ringraziamo anche i collaboratori L. Di Vasto, A. Scola, D. Ielasi e M. T. Vigolo per l'aggiunta <strong>di</strong> dati dalle loro<br />
inchieste già terminate e sistemate. Un repertorio lessicografico più vasto verrà poi presentato in nome <strong>di</strong> tutti i<br />
contribuenti e collaboratori in un saggio <strong>di</strong> più ampio respiro che seguirà a questo intervento.<br />
21<br />
Ringraziamo il collega L. Massobrio per averci gentilmente messo a <strong>di</strong>sposizione gli schedari dell'Istituto<br />
dell'Atlante Linguistico Italiano dell'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Torino ai fini dell'attuale ricerca.
iscontrati, le nostre inchieste sul calabrese (per Castrovillari e <strong>di</strong>ntorni Severini 1880, L. Di<br />
Vasto; per Rende A. Scola; per Cittanova D. Ielasi) con quelle venete (M. T. Vigolo, M.<br />
Maddalon) e friulane (P. Rizzolatti).<br />
Tabella 3<br />
Definizione/Glossa<br />
italiana<br />
<strong>La</strong>rva <strong>di</strong><br />
Bombyx<br />
mori (L.)<br />
Bombyx<br />
mori (L.)<br />
Uova <strong>di</strong><br />
Bombyx<br />
mori (L.)<br />
Castrovillari<br />
e <strong>di</strong>ntorni<br />
cavaddaru/<br />
cavaÍÍaru*<br />
Montalto<br />
Uffugo<br />
Rende Aiello<br />
Calabro<br />
Reggino<br />
(Cittanova)<br />
Veneto<br />
Centrale<br />
vermuzzu vermuzzu vìermu ? bigato bigat<br />
Friulano<br />
Periferico<br />
sìricu sìricu sìricu sìricu nurrimi cavaliéro cavalîr<br />
simenta* simenta* simenta* simenta* simenti* semensa /<br />
somensa<br />
Muta spugghjola ** spoglia spoglia spoglia spogghja durmìa 22 /<br />
mùa+<br />
(a) 1a età;<br />
(b) 1a muta<br />
(a) 2a età;<br />
(b) 2a muta<br />
(a) 3a età;<br />
(b) 3a muta<br />
(a) 4a età;<br />
(b) 4a muta<br />
escrementi<br />
+ rifiuti <strong>di</strong><br />
cibo (foglie<br />
ecc.)<br />
(b) prûtu /<br />
prótu**<br />
(b)<br />
prùotu**<br />
(a)<br />
angiuleÍÍ<br />
a*; (b)<br />
prùotu**<br />
(b) ad arva (b) ar'arva (a) artera;<br />
cinnarinu*<br />
; (b)<br />
ar'arva<br />
(b) a ccrùcia (b) a ccruci (a) trita;<br />
(b) a<br />
(b) a mmunnu (b)a<br />
mmunnu<br />
ccruci<br />
(a)<br />
cafarruni;<br />
(b) a<br />
mmunnu<br />
fuscìa fusìa fusìa /<br />
ciriÍÍi*<br />
(b) primu (a) + (b)<br />
protu**;<br />
prutigghjúni<br />
(b)<br />
all'arba;<br />
a<br />
gghjurnu<br />
*<br />
(b) a<br />
ccruce<br />
a<br />
mmundu<br />
(a) + (b)<br />
<strong>di</strong>ttera<br />
(a) + (b)<br />
trita<br />
(a) + (b)<br />
casarru /<br />
cafarru<br />
fusìa fuscìa<br />
[fucìa]<br />
Bozzolo cucuddu cucuÍÍu cucuÍÍu cucullu fonaceÍu/<br />
funaceju (è<br />
compreso<br />
anche il<br />
termine<br />
cucuÍu)<br />
Bosco cunòcchja cunòcchja cunòcchja cunòcchj<br />
a<br />
(a)<br />
bianchina<br />
+; (b) prima<br />
durmìa /<br />
durmire la<br />
bianca +<br />
(a)<br />
senarina+;<br />
(b) durmire<br />
la<br />
senarina+<br />
(a) scrita+;<br />
(b) durmire<br />
la terça<br />
(a)<br />
cavaliéro;<br />
(b) durmire<br />
de la<br />
gròssa;<br />
durmire la<br />
quarta<br />
spelaja;<br />
petoléte+<br />
cunòcchja pessón;<br />
peçón+<br />
samince /<br />
simince<br />
durmide /<br />
mude /<br />
butade<br />
(b) prime<br />
durmide<br />
(b) seconde<br />
durmide<br />
(b) tiarce<br />
durmide<br />
quarte<br />
durmide<br />
ciàculi;<br />
spelae;<br />
càguli<br />
galéta galète;<br />
cùful<br />
ciastiél;<br />
filâr; casòn;<br />
cavalón<br />
*lemmi <strong>di</strong>alettali registrati in Rohlfs 1977 2 , ma senza l'estensione <strong>di</strong> significato qui attestata, ** lemmi <strong>di</strong>alettali<br />
non registrati in Rohlfs 1977 2 ; + lemmi veneziani registrati in Boerio 1856 2 ma con <strong>di</strong>verso significato. in<strong>di</strong>ca<br />
lemmi registrati in Pirona ecc. 1967 2 ma senza l'estensione attestata, lemmi non registrati nello stesso lessico.<br />
22<br />
<strong>La</strong> forma ‘iperrurale’ è drumìa (< drumire), quella usuale non urbana è durmìa, quella urbana dormìa (< dormire).
Per dare conto <strong>della</strong> terminologia <strong>di</strong>alettale <strong>della</strong> sericoltura <strong>di</strong> questi estremi dell'Italia<br />
con i tipi <strong>di</strong>ffusi lungo tutto il territorio nazionale, aggiungiamo ai fini <strong>di</strong> un confronto<br />
sistematico, la complessa <strong>di</strong>ffusione areale nazionale elaborata in due cartine geolinguistiche<br />
riferite a baco da <strong>seta</strong> e bozzolo (carte 1 e 2 in allegato). Anche se il tipo sìricu (= sérico) ha<br />
una <strong>di</strong>ffusione areale ristretta alla bassa Campania, alla Basilicata ed alla Calabria, - in<br />
quest'ultima regione marginalmente opposto al tipo lessicale nurrimi, proveniente<br />
storicamente dall'antico francese nourrain, eco del periodo normanno e <strong>di</strong> quello angioino 23 ,-<br />
il lemma angiuleÍÍa che nella Valle del Crati in<strong>di</strong>ca la prima età del baco dopo la prima muta<br />
si collega in modo <strong>di</strong>retto al tipo campano agnolillo [= agnulill´] ‘baco da <strong>seta</strong>’, con ovvio<br />
riferimento al primo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ciò che <strong>di</strong>venterà il baco, la ‘farfalletta’, visto che, a livello<br />
lessicale, l'‘angioletto’ rappresenta più comunemente la ‘farfalla’ in Italia. Il tipo lessicale<br />
cavaÍÍaru per la larva al primo sta<strong>di</strong>o antecedente alle mute (10-12 giorni) che abbiamo<br />
reperito in parte <strong>della</strong> Calabria settentrionale si collega in modo imme<strong>di</strong>ato con il tipo<br />
settentrionale cavaliéro che richiederà un commento particolarmente approfon<strong>di</strong>to, perché sia<br />
Turato - Durante 1985 5 : 36 (“Cavaliéri. Detti così forse per il loro modo <strong>di</strong> muoversi e per<br />
quella specie <strong>di</strong> sprone che portano nella parte posteriore”) che Francescato nel DESF vol. 1<br />
(“voce dotta, it. cavaliere, detto così in Toscana per il modo <strong>di</strong> camminare dei bruchi [<strong>di</strong>ffuso<br />
in ven., giul.]”) richiamano (1) il modo <strong>di</strong> camminare dei bachi, (2) l'opinione che il nome sia<br />
d'origine toscana. Innanzitutto tanto la Crusca quanto Battaglia danno come primi autori che<br />
usano questo termine per ‘baco da <strong>seta</strong>’ i seguenti: Bernardo e Torquato Tasso (cfr. Lettera a<br />
Scipione Gonzaga Op. 4. 101, metà del Cinquecento), <strong>di</strong> famiglia d'origine lombardo-veneta,<br />
Tommaso Garzoni (ca. 1549-1589), <strong>di</strong> origine romagnola, e lo Straparola (ca. 1557-1577),<br />
d'origine lombarda. L'uso da parte <strong>di</strong> autori simili in<strong>di</strong>ca un'origine lombardo-venetoromagnola<br />
(Italia Nordorientale) e non toscana <strong>della</strong> voce, mentre il fatto che si possa<br />
accomunare un uso veneto-romagnolo (Esarcato) con quello del Pollino calabrese sembra<br />
ad<strong>di</strong>tare un'origine bizantina. Il problema va dunque approfon<strong>di</strong>to. Cucullu è un tipo molto<br />
particolare <strong>della</strong> Bassa Campania, dell'apulo-daunico, <strong>della</strong> Basilicata e <strong>della</strong> Calabria, anche<br />
se il calabrese più meri<strong>di</strong>onale si ricollega, con il suo fonaceÍu / fonaceju, agli esiti <strong>di</strong><br />
fòllaro nel campano occidentale, in piccola parte <strong>della</strong> Toscana e dell'Emilia - Romagna (il<br />
tipo filugello). È inoltre degno <strong>di</strong> interesse che il tipo friulano più schietto, cùful, intaccato<br />
ormai dal tipo lombardo-veneto galletta, si collega con lo stesso tipo lessicale cùffolo<br />
dell'abruzzese - molisano - daunico, in<strong>di</strong>cante una comune origine greca tutta da <strong>di</strong>scutere.<br />
4. L'origine più o meno remota <strong>della</strong> terminologia illustrata.<br />
Per quanto riguarda termini quali cavaddaru e cavaliéro, REW/REWS 1440 (caballus) non<br />
offrono alcuna spiegazione, il DEI cavaliere 2<br />
parla solo <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffusione del lemma (“v. d'area<br />
sett.” ecc.), senza cognizione <strong>di</strong> causa, mentre il DESF e Turato - Durante danno solo<br />
etimologie del tutto insod<strong>di</strong>sfacenti, basate, come si è detto, sul movimento del baco che<br />
somiglierebbe a quello d'un cavallo, senza reali conoscenze <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffusione lessicale. Si noti,<br />
comunque, che il termine latino caballarius, soldato a cavallo, passa nel tardo greco<br />
dell'Impero d'Oriente, all'inizio come ‘cavaliere’ o come grado, talvolta come nome basato sul<br />
grado, come in Procopio, Bell. VII. ii. 17 [periodo 500-600 d. C.]. Tuttavia, in alcuni autori,<br />
23<br />
Rohlfs nel NDDC dà nurrimi ‘baco da <strong>seta</strong>, filugello’ per alcuni <strong>di</strong>aletti reggini, lemma derivato dall’ant. fr.<br />
nourrain ‘pesce minuto’ < lat. nutrimen. FEW 7. 249 nutrîmen tratta esiti antico-provenzali (‘nourriture’) e<br />
<strong>di</strong>alettali francesi nourrain 2b “alevin de poisson”, cioè ‘avannotti’. Lo sviluppo come bachi da <strong>seta</strong> sembra<br />
specifico al calabrese meri<strong>di</strong>onale, anche se la fonte me<strong>di</strong>oevale è dell’antico francese. Altri <strong>di</strong>zionari romanzi<br />
non trattano affatto il termine.
viene il sospetto che il significato sia leggermente cambiato nel passaggio dal latino al greco e<br />
comprenda sia i soldati a cavallo che i fanti che, come collettivo per ‘esercito’, si oppone alla<br />
‘marina’ (i kaballa¿rioi rispetto ai plwi¿ moi), come in Teofilatto Simocatta, Historiæ V.<br />
13. 5 (“e¥a£n oi ¨kaballa¿rioi h¥mwªn sfa¿cwsi to£n Zadespra¢thn hÁ xeirw¢swntai...”),<br />
in cui sembra in<strong>di</strong>care genericamente le truppe o i militari, come anche ibid. V. 13. 14<br />
(“......e¦pe¢myamen kai£ h¥meiª» kaballari¢ou» meta£ aÃrxonto» ......e¡gw£<br />
Xosro¢h»…kai£ twªn su£n au¡t%ª kaballari¢wn ei¦j ¥Rwmani¿an a¦ph¢lqomen ...”)<br />
[periodo 400-500 d. C.]. Un uso inclusivo, quasi ambiguo, <strong>di</strong> kaballa¿rioj si trova anche<br />
negli scritti dell'Imperatore Costantino Porfirogenito (periodo 900-1000 d. C.), ad es. De<br />
Thematibus 11. 35-36 (Pertusi p. 98) “proape¿asteile me£n strato£n kaballariko£n<br />
kai£ ploiªa r¢ ...”, ibid. 11. 38-39 “a¦mfo¿teroi e¥naqe¿ntej t%ª para£ touª basile¿wj<br />
a¦postale¿nti strat%ª kaballarik%ª kai £plwi ¿m%...”. L'opposizione è, dunque, tra<br />
kaballa¿rioj, inclusivo <strong>di</strong> fanti e cavalieri, e plwi¿ moj. Un tale uso inclusivo è esplicitato<br />
nell'Alessiade <strong>di</strong> Anna Comnena, de<strong>di</strong>cato all’Imperatore suo padre, quando commenta<br />
(Alessiade XIII. xii. 15) “oÀsoi de£ a¦pwªsi twªn e¦mwªn i¥ppe¿wn kai£ o¥plitwªn, ouÁj<br />
kaballa¿riouj sunh¿qwj kalouªmen ” [per quanto concerne i miei ‘cavalieri’ e ‘fanti’,<br />
quelli che <strong>di</strong> solito chiamiamo ‘militari’ (kaballa¿rioi)]. Fanti e cavalieri hanno l'armatura<br />
<strong>di</strong> maglia, ergo ‘segmentata’, per cui chiamare il baco da <strong>seta</strong> ‘militare armato con cotta <strong>di</strong><br />
maglia’ sembra un ovvio riferimento alle maglie dell'armatura, segmentate, messe a confronto<br />
con i ‘segmenti’ del corpo del baco da <strong>seta</strong>. Sarebbe, dunque, una metafora basata su un<br />
cambiamento semantico avvenuto nel tardogreco (me<strong>di</strong>o o bizantino) basata su un lemma<br />
d'origine latina, caballarius. Plausibilmente, l'introduzione del nuovo significato e <strong>della</strong><br />
metafora poteva trovare la sua origine nell'Esarcato e nella Calabria bizantina, il che<br />
corrisponde, per l'esattezza, alla <strong>di</strong>ffusione areale del termine con riferimento al ‘baco da<br />
<strong>seta</strong>’.<br />
Molti dei lemmi elencati non presentano problemi storici <strong>di</strong> sorta, ad es. vermuzzu ecc.<br />
si ricollega al REW 9231 (vermis: cambiamento dal generico allo specifico), bigato ecc. al<br />
REW 1202 (bombyx, bombycem + suffisso, si veda REWS 1202 per commenti dettagliati),<br />
simenta e semenza ecc. non sono specificati per il baco da <strong>seta</strong> negli autori, anzi Morosi p.<br />
96 (voce 300e) specifica il <strong>di</strong>alettale còcciu in questo senso, ma la loro origine non è<br />
problematica (REW 7805 sēmĕntis, 7804 *sēmĕntĭa, forse collettivo derivante da un pl.<br />
neutro). L'origine greca <strong>di</strong> síricu (shriko¿») non è in dubbio, l'origine remota lo è e<br />
richiederebbe una troppo ampia <strong>di</strong>scussione. Spòglia/ spògghja/ spugghjòla è correttamente<br />
specificata nel NDDC (“tempo <strong>della</strong> muda [del filugello]“, citato dal <strong>di</strong>zionario <strong>di</strong> Malara,<br />
mentre già nella traduzione seicentesca toscana del Dioscoride, fatta da Re<strong>di</strong>, si usa ‘spoglia’<br />
per la pelle “deposta dalla serpe e dagli insetti”, come traduzione del gr. e¦xi¿dnh» sa¿rc (ed.<br />
Wellmann, De Materia Me<strong>di</strong>ca II. 16), nella versione latina “tunica” (Dioscoride lat. II. 10:<br />
“De tunica colobri. Tunica colobri in uino cocta dolorem dentium tollit, a<strong>di</strong>utorium est<br />
oculorum, maxime tunica de uiperu”): REW 8168 spŏlĭa, ma senza menzionare questa<br />
estensione. Derivati <strong>di</strong> REW 458a angelus vengono dati con i significati (a) <strong>di</strong> ‘farfalla’,<br />
‘farfallina’, ‘farfalla notturna’, ‘libellula’ (REWS 458a: umbro; FEW I. 95B francese<br />
<strong>di</strong>alettale; NDDC calabrese; LEI II. 15. 1201 umbro / veneto [‘libellula’] / calabrese, 1202<br />
salentino e umbro), (b) baco da <strong>seta</strong>, filugello, baco morto per malattia (LEI II. 15. 1202<br />
lombardo ticinese, 1202-1203 Napoli, campano-irpino). <strong>La</strong> sua estensione come muta del<br />
baco da <strong>seta</strong> (inchiesta A. Scola) sembra sconosciuta nel calabrese. Nel caso <strong>di</strong> prùotu ecc.<br />
soltanto prutugghjuni è conosciuto al NDDC ed all'EWUG (prwtoiou¢nio»: riferimento alla<br />
stagione, l'inizio <strong>di</strong> giugno): gr. prwªto», elementi calabresi da aggiungere al REWS 6792a.<br />
Morosi p. 96 (voce 301) e il NDDC <strong>di</strong> Rohlfs non danno che esiti calabresi reggini del gr.
deute¿rio» ‘secondo’: la <strong>di</strong>ffusione areale andrebbe, dunque, riconsiderata. Per quanto<br />
riguarda ar'arva Rohlfs nel NDDC dà il termine per la ‘seconda muta’, con <strong>di</strong>ffusione nel<br />
nordcalabrese, senza accenni etimologici; il DEI alba 4<br />
cerca una derivazione <strong>di</strong>retta dal lat.<br />
albus -a -um ‘bianco’ (REW 331): il riferimento al colore pallido <strong>della</strong> larva tra la prima e la<br />
seconda muta sembra presente anche nel veneto bianchina, dormire la bianca, per cui si<br />
veda anche DEI bianca 1<br />
“primo sonno dei bachi da <strong>seta</strong>; da cui la locuzione dormire la b.; da<br />
‘bianco’, cfr. calabr. sett. arva seconda muta del baco da <strong>seta</strong>, dal lat. alba”. Il riferimento<br />
cromatico presente anche nel termine cinnarinu/ senarina, dormire la senarina, non trova<br />
precisi riscontri (bachicolturali) negli autori, se non nel DEI cenerino “agr., dormire la<br />
cenerina fare la seconda dormita, detto dei bachi da <strong>seta</strong>”.<br />
Per quanto riguarda la <strong>di</strong>citura a ccruci ecc., un'in<strong>di</strong>cazione dell'origine (ovviamente<br />
REW 2348 crŭx) vien data, da un lato, dal pugliese sendacrouesce (Molfetta, REWS 2348,<br />
‘alfabeto’), dall'altro, dal termine veneto scrito (il veneto scrito e l'irpino scritto, REWS<br />
7745, significano anche ‘brizzolato’ in alcuni contesti). Si intende ovviamente una specie <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>segno a croce che comincia a formarsi sulla pelle del baco alla terza muta. Morosi p. 96<br />
(voce 301) e Rohlfs, NDDC ed EWUG tri¿to», -h ‘terza muta del baco da <strong>seta</strong>’ (“terzo -a”),<br />
in<strong>di</strong>cavano una <strong>di</strong>ffusione sud-catanzarese (vibonese), reggina e messinese; sconosciuto<br />
restava l'uso del termine nel calabrese centrale e settentrionale. Né il REW né il REWS (5749<br />
mŭndus ‘pulito’) ne in<strong>di</strong>cano l'estensione: l'uso in calabrese sembra rispecchiare un calco<br />
<strong>di</strong>retto dall'uso nel lessico <strong>della</strong> <strong>seta</strong> <strong>di</strong> kaqa¿rio» (‘puro’, = kaqa¿reio» < kaqaro¿») nel<br />
greco, menzionato da Morosi (voce 301, p. 96) e Rohlfs (voci: munnu, mundu; cafarru,<br />
casarriu; EWUG kaqa¿rio»). Il REWS 1766 *catarthum = cathartum fa già accenno alla<br />
sericoltura (‘filaticcio <strong>di</strong> <strong>seta</strong>’), come, più propriamente, Alessio nel Lexicon Etymologicum<br />
p. 88 *catharteum [sēricum], nelle sue annotazioni a catarzo ‘<strong>seta</strong> floscia’ (sia Pulci che<br />
Pataffio nel Quattrocento), latino regionale derivato dal tardogreco kaqarte¿o» (=<br />
pūrgandus) <strong>di</strong> Galeno X. 971. L'uso <strong>di</strong> kaqa¿rio» riferito alla <strong>seta</strong> ed al baco è registrato<br />
anche nel calabrogreco del 1191 (Trinchera p. 519: forse il riferimento a Kallipo¿li» non<br />
andrebbe interpretato ‘Gallipoli’ bensì Belcastro), atto dotale r. 17-18 “kai£ mante¿llon<br />
urai¿uion ginaiªki on kai£ gi¢ppan kaqareiome¢tacon” (sic!: ed un mantello corto<br />
femminile ed un corsetto <strong>di</strong> <strong>seta</strong> pura). Sembra dunque fuor d'ogni dubbio la base bizantina<br />
del lessico calabrese <strong>della</strong> <strong>seta</strong> come anche <strong>di</strong> parte <strong>di</strong> quello veneto-friulano.<br />
Il termine calabrese fusìa, fuscìa è già trattato da Rohlfs (NDDC: “escrementi del baco<br />
da <strong>seta</strong> misti <strong>di</strong> residui <strong>della</strong> fronda <strong>di</strong> gelso”, gr. mod. <strong>di</strong>al. a¦fousi¢a id. gr. ant. a¦fousi¢a<br />
‘rimasugli’, dal verbo a¦fi¢w, derivato tardo del classico a¦fi¢hmi ‘lasciare’) come evidente<br />
grecismo. Ciríd<strong>di</strong> è termine generico per ‘cacherelli’ (piccoli animali ed insetti: NDDC),<br />
come d'altronde anche cágole, petoléte; lo stesso <strong>di</strong>casi del friulano ciàculi (cfr. osservazioni<br />
del DEI e del DELI sull'italiano ‘caccola’, prima apparsa letteraria negli scritti <strong>di</strong> S.<br />
Bernar<strong>di</strong>no da Siena, del 1427). Comunque, i vari <strong>di</strong>zionari <strong>di</strong>alettali ed etimologici non<br />
registrano sensi più specifici a tali termini. Per quanto riguarda ven. spelaja, friul. spelàe,<br />
l'etimo è evidentemente REW 6502 pĭlāre, ma soltanto REWS id. fornisce derivati che<br />
concernono la bachicoltura (veneto, valsuganoto); la forma friulana sembrerebbe un <strong>di</strong>retto<br />
prestito dal veneto. I termini per il ‘bozzolo’ presentano un certo interesse, postulando in<br />
modo evidente la derivazione del primo lemma calabrese (cucullu, cucuddu) dal latino<br />
cucullus. Vi sono, invece, altri due problemi da affrontare: (a) il cambiamento semantico non<br />
sembra nascere all'interno del latino, bensì durante l'adattamento <strong>di</strong> cucullus nel tardogreco,<br />
ed in ambiente ecclesiastico, in origine come vestito monacale inventato dai cristiani egiziani,<br />
all'inizio del monachesimo cristiano (S. Antonio, Regola <strong>di</strong> S. Pacomio ecc.) 24 ; (b) il lemma<br />
24<br />
Problema già affrontato in Trumper et al. (2001).
latino cucullus, dalle testimonianze classiche, sembra prestito gallico, il che solleva un altro<br />
problema, cioè se l'irlandese antico cocholl sia o no un prestito latino (< cucullus), ipotesi <strong>di</strong><br />
Stokes 1862 (Prefazione p. xxii “cucullus, cocul [W. cwcwll, Corn. cugol, Bret. cougoul] ...”<br />
ecc.), Stokes 1893 (p. 492), Win<strong>di</strong>sch 1880 (p. 435 “cochull ‘ein Hülle für Kopf und<br />
Schulter‘, lat. cucullus ...” ecc.), Loth 1891-1892 (pp. 227, 229), MacBain 1896 (p. 83<br />
“Cochull ‘husk; hood’, Ir. cochal, OIR cochull, W. cwcwll < lat. cucullus ...” ecc.) o se sia<br />
congenere <strong>della</strong> parola gallica che, come prestito, <strong>di</strong>ede il lat. cucullus. I problemi verranno<br />
trattati con maggior dettaglio in un lavoro <strong>di</strong> prossima pubblicazione, visto che i maggiori<br />
<strong>di</strong>zionari etimologici delle lingue celtiche non sembrano risolvere il <strong>di</strong>lemma in maniera<br />
adeguata. Il reggino funaceÍu ecc. deriva come l'italiano filugello dal REW 3422 fŏllis (><br />
<strong>di</strong>minutivo fŏllĭcŭlus > *fŏllĭcĕllus), con adattamento <strong>della</strong> base ad un altro termine, come<br />
d'altronde anche l'italiano filugello (contaminatio con ‘filo’). Il nordorientale galletta è un<br />
noto derivato <strong>di</strong> galla, ampiamente trattato in tutti i <strong>di</strong>zionari etimologici. Il friulano cùful, la<br />
cui <strong>di</strong>ffusione abbiamo già trattato, è stato in parte risolto in DESF II (P. Rizzolatti:<br />
“probabilmente dall'agg. gr. koūfos ‘leggero’, ‘<strong>di</strong> poco momento’, ‘vano’, ‘vuoto’ ecc.; con<br />
suff. <strong>di</strong>m. -ul”). Forse il suffisso supposto dalla Rizzolatti non è suffisso, bensì parte integra<br />
<strong>della</strong> voce greca, per cui cfr. EWUG *kou¢faloj ‘cavità’ < kou¢fioj / kouªfoj ‘vuoto’,<br />
ovvia base del cal. cupògna/ cufògna ‘buco nel tronco d'un albero’, cupìellu ‘arnia’ [tronco<br />
cavo o scavato] ecc. <strong>La</strong> soluzione verrà ulteriormente approfon<strong>di</strong>ta; comunque, quella<br />
proposta è confortata dalla presenza nel tardogreco da derivati <strong>di</strong> kouªfoj quali<br />
koufhno¢poulon ‘arnia’ ma anche del tipo koufa¢rion ‘scatola’ (Pseudo-Callistene), che<br />
presenta uno sviluppo semanticamente parallelo a quello ipotizzato nel caso <strong>di</strong> cùful / cuffolo<br />
(vuoto > contenitore > bozzolo). <strong>La</strong> nostra proposta è che ‘bozzolo’ derivi da un termine per<br />
contenitore, visto che ciò ben si adatta alla semantica dell'originale e degli sviluppi seriori. Il<br />
cal. cunòcchja, derivato con <strong>di</strong>ssimilazione delle laterali del lat. cŏlŭcŭla REW 2061 (2.<br />
conŭcla), come ‘bosco’ in cui il baco da <strong>seta</strong> intesse il bozzolo, è definito con tale estensione<br />
nel NDDC e nel REWS: la metafora non risulta investigata. Il veneto pessón, derivato dal<br />
noto gallicismo *pettia, non viene mai reperito nella letteratura specializzata con questo<br />
significato, come neppure i lemmi friulani, <strong>di</strong> ovvia derivazione latina. Tutta la problematica<br />
verrà approfon<strong>di</strong>ta in altra sede.
Carta 1- Baco da <strong>seta</strong><br />
Allegato 1
Carta 2- Bozzolo<br />
Allegato 2
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