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dei giganti - Fatti di Bio

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l’oro<br />

<strong>dei</strong> <strong>giganti</strong><br />

L’OLIO DEGLI OLIVETI MONUMENTALI DI PUGLIA<br />

COMUNITÀ DEGLI<br />

OLIVETI MONUMENTALI<br />

DI PUGLIA


A DON LUIGI CIOTTI<br />

E A TUTTA LIBERA<br />

A CARLIN PETRINI<br />

E A TUTTO SLOW FOOD<br />

CHE CI INSEGNANO A VEDERE<br />

CIÒ CHE NON C’È (ANCORA).<br />

E A PRATICARLO.<br />

PERCHÉ FAI BIOLOGICO?<br />

“PERCHÉ FACCIO BIOLOGICO!”<br />

GAETANO BOSASIA<br />

OLIVICOLTORE<br />

SOCIO DI BITONTO, BARI<br />

Responsabile e<strong>di</strong>toriale Rita Brugnara Testi Gianfranco Ciola Fotografie Alberto Callari<br />

Progettazione grafica Kirsten Einer Lillepuu Mappa Alberto Martini Redazione Morgana Clinto<br />

Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A. – Stabilimento <strong>di</strong> Prato © 2010 Alce Nero


Questa piccola bottiglia, spremitura <strong>di</strong> un frutto prezioso<br />

“allevato” e raccolto con le mani e l’affetto, è<br />

ad un tempo messaggio e messaggero.<br />

Il suo sapore è vero, antico, dolce e amaro. Forte e<br />

delicato. Lo stesso che da migliaia <strong>di</strong> anni accompagna<br />

l’umanità su tutte le sponde del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Bisogna provarlo con il pane <strong>di</strong> grano e <strong>di</strong> farro, fresco<br />

<strong>di</strong> forno o secco e ammorbi<strong>di</strong>to con acqua e sale,<br />

con il pomodoro e l’origano, con la cicoria, con i ceci,<br />

con il purè <strong>di</strong> fave, crudo con la pasta integrale e<br />

bianca, i fagioli, le zuppe <strong>di</strong> verdura, il pesce.<br />

Con il blu splendente del tramonto che filtra fra le<br />

chiome <strong>di</strong> questi olivi millenari.<br />

Con questi olivicoltori magnifici.<br />

Tutto Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Ma ci racconta anche <strong>di</strong> questa Comunità, <strong>di</strong> questi<br />

agricoltori custo<strong>di</strong>, <strong>di</strong> una scuola agraria, <strong>dei</strong> suoi studenti<br />

e insegnanti, della cooperativa <strong>di</strong> Libera Terra<br />

che opera su beni confiscati alle mafie. Insieme, con<br />

un’idea forte e grande come gli olivi che coltivano,<br />

fondata sull’agricoltura biologica, il rispetto e l’amore<br />

per un territorio straor<strong>di</strong>nario, aperto a tutti.<br />

Alce Nero recapiterà questo messaggio vicino e lontano<br />

con un invito: visitate questi agricoltori, conoscete<br />

le loro aziende, fatevi raccontare le loro storie<br />

e il loro impegno, fatevi contagiare dalla loro determinazione<br />

per il bello, il buono, il pulito e il giusto. E<br />

se potete mangiate con loro e dormite sotto la protezione<br />

austera e potente <strong>di</strong> questi olivi.<br />

Di notte, nel silenzio perfetto <strong>di</strong> queste campagne, si<br />

può u<strong>di</strong>re la loro voce.<br />

Lucio Cavazzoni, Presidente <strong>di</strong> Alce Nero


Gli studenti dell’Istituto Agrario “Pantanelli” <strong>di</strong> Ostuni


Fabio, Cooperativa<br />

Terre <strong>di</strong> Puglia –<br />

Libera Terra<br />

Corrado, Masseria Brancati


Gianfranco, Presidente della<br />

Comunità degli Oliveti Monumentali <strong>di</strong> Puglia<br />

Angela e Giovanni,<br />

Masseria Giummetta


Armando e Rosalba,<br />

Masseria Il Frantoio<br />

9<br />

le voci della Comunità<br />

“<br />

“<br />

La scelta <strong>di</strong> costituire la Comunità degli Oliveti Monumentali<br />

<strong>di</strong> Puglia nasce dalla voglia <strong>di</strong> riuscire a imprimere,<br />

nel territorio che ci ospita e nel quale<br />

operiamo, i principi e i valori che sono alla base della<br />

cooperativa Terre <strong>di</strong> Puglia – Libera Terra: ambiente,<br />

<strong>di</strong>gnità nel lavoro, cooperazione, informazione. In<br />

una parola: legalità.<br />

Lavorare per questi valori e non riuscire a <strong>di</strong>ffonderli<br />

vuol <strong>di</strong>re sconfitta.<br />

E lavorare nella Comunità degli Oliveti Monumentali<br />

<strong>di</strong> Puglia è un’occasione unica per realizzare i nostri<br />

sogni e aprirci agli altri. Come è accaduto con gli<br />

insegnanti e gli studenti dell’Istituto Agrario “Pantanelli”:<br />

una vera e propria sfida, non semplice come si<br />

potrebbe pensare ma stimolante per l’obiettivo comune<br />

che si voleva perseguire e soprattutto per i ragazzi<br />

che hanno bisogno <strong>di</strong> gesti concreti e genuini<br />

per esser stimolati a concretizzare i loro sogni.<br />

Fabio, Cooperativa Terre <strong>di</strong> Puglia – Libera Terra<br />

Nell’osservare il tronco plurimillenario d’olivo la nostra<br />

storia è <strong>di</strong>panata.<br />

Il censimento e la tutela degli olivi preserveranno le<br />

ra<strong>di</strong>ci del nostro essere uomini sensibili e attenti alla<br />

bellezza del creato.<br />

Questo è l’agire della Comunità degli Oliveti Monumentali<br />

<strong>di</strong> Puglia.<br />

Franco, insegnante,<br />

Istituto Agrario “Pantanelli” <strong>di</strong> Ostuni


“<br />

“<br />

“<br />

Prima davo per scontato l’esistenza <strong>di</strong> questa pianta,<br />

poi ho scoperto che l’olivo è il simbolo della semplicità,<br />

della forza, il simbolo della nostra terra.<br />

Noi, che <strong>di</strong>scen<strong>di</strong>amo da questa terra, dobbiamo<br />

fare in modo che questa terra insieme ai suoi olivi<br />

venga rispettata. Perché la Terra ha generato<br />

tutto… dobbiamo essere umili per poterlo fare ed<br />

unire le nostre forze per combattere la criminalità<br />

che tende a deturpare molti paesaggi del nostro<br />

territorio.<br />

Tatiana, classe 3° B,<br />

Istituto Agrario “Pantanelli” <strong>di</strong> Ostuni<br />

Durante la raccolta delle olive la masseria si animava<br />

<strong>di</strong> gente. (…) Ricordo le donne che, <strong>di</strong>sposte in file,<br />

<strong>di</strong> 4 o 5 a seconda della vastità della chioma, avanzavano<br />

insieme in tondo raccogliendo le olive nei panari,<br />

una ad una, mentre gli uomini abbacchiavano<br />

le chiome con delle mazze. Le donne sbrucavano le<br />

olive a mano salendo scale lunghissime anche con<br />

16 gra<strong>di</strong>ni e lavoravano in allegria intonando canti.<br />

Al ritorno da scuola andavo da loro dove mi <strong>di</strong>vertivo<br />

a riempire il mio panaro, molto spesso sottraendo le<br />

olive dai panari pieni delle donne. Alla sera donne e<br />

uomini delle varie masserie vicine si riunivano per<br />

mangiare e trascorrere la serata insieme con balli,<br />

canti e scherzi. Ora tutto è <strong>di</strong>verso, in particolare mi<br />

manca tanto quella socialità…<br />

Angela, Masseria Giummetta<br />

Queste cattedrali naturali ci riportano a una storia antica,<br />

fatta <strong>di</strong> riti e operosità, <strong>di</strong> essenzialità e sapienza.<br />

All’ombra dell’olivo, frescura e nutrimento: quanta<br />

generosa offerta <strong>di</strong> cibo, salute e bellezza, nelle erbe<br />

spontanee che crescono ai suoi pie<strong>di</strong>.<br />

10<br />

11<br />

“<br />

“<br />

Abbisogna <strong>di</strong> poco l’olivo per offrire il suo frutto:<br />

rispetto e amore però sono essenziali.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo un’ospite che, non appena arrivata in<br />

masseria, soleva prendere un plaid e sparire… si addormentava<br />

sotto un olivo e dopo un paio d’ore tornava<br />

rigenerata e felice.<br />

Armando e Rosalba, Masseria Il Frantoio<br />

Questi olivi sono piante che conosco da quando ero<br />

bambino e che per lavoro vedo ogni giorno e giuro<br />

che mi emozionano sempre. Mi ricordo che da bambino,<br />

passeggiando nell’oliveto con mio padre lo vedevo<br />

spezzare <strong>dei</strong> rametti malati con le mani. Mi<br />

sembrava un gesto inutile vista la maestosità delle<br />

chiome ma adesso capisco che era un modo <strong>di</strong> star<br />

loro vicino e cercare un contatto, quasi una carezza.<br />

Capita spesso che qualche ospite mi racconta dell’emozione<br />

che prova vedendo queste piante… Io le<br />

ammiro da sempre. Molte hanno un nome inventato<br />

dai miei bambini e dai bambini <strong>dei</strong> miei ospiti: elefante,<br />

capanna, serpente, mostro, vasca… Fanno<br />

parte della mia vita.<br />

Corrado, Masseria Brancati<br />

Di fronte agli olivi secolari avverto la sensazione <strong>di</strong><br />

essere a contatto con i miei progenitori, i miei nonni,<br />

mio padre, la mia storia. Quando sono stanco,<br />

quando a volte alcune cose della vita non vanno per<br />

il verso giusto, quando mi sento triste, vado sotto le<br />

chiome maestose <strong>di</strong> queste piante e tutto si acquieta,<br />

tutto si rilassa. Gli olivi e il silenzio ti regalano un<br />

nuovo equilibrio e le ragioni per cui ti trovi a vivere in<br />

questo mondo.<br />

Gianfranco, Presidente della Comunità


la Comunità<br />

degli Oliveti Monumentali<br />

Tra le terre <strong>di</strong> Bari e le antiche terre d’Otranto è custo<strong>di</strong>to<br />

un tesoro; lo stesso che un tempo è servito a<br />

massaggiare atleti olimpici, ungere re, profumare faraoni<br />

e riempire antichi forzieri, e oggi come allora<br />

impreziosisce ogni cibo, con un aroma intriso <strong>di</strong> storia.<br />

Quel tesoro, chiamato dai Greci elaion e dai Latini<br />

oleum, era, ed è ancora per tutti i popoli del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo, un autentico oro liquido.<br />

Gli olivi millenari della Puglia hanno un che <strong>di</strong> magico:<br />

rivestono dolci colline e le loro pen<strong>di</strong>ci fino a<br />

raggiungere il mare, formano boschi che regalano la<br />

sensazione <strong>di</strong> poter andare in<strong>di</strong>etro nel tempo e potersi<br />

calare nella storia, <strong>di</strong> immergersi in un paesaggio<br />

eterno, rimasto intatto nei secoli: gli olivi sono il<br />

paesaggio storico <strong>di</strong> questa terra, lo stesso che ha<br />

accompagnato i Normanni e gli Aragonesi, gli Angioini<br />

e gli Spagnoli, i Borboni e i Piemontesi.<br />

La tenacia degli olivicoltori pugliesi li guida da<br />

sempre nella realizzazione <strong>di</strong> un prodotto che rappresenta<br />

l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> popolazioni e comunità rurali<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo, per le quali l’olio era un elisir, un<br />

vero e proprio “me<strong>di</strong>cinale”. Oggi la comunità<br />

scientifica conferma e riconosce queste proprietà:<br />

la <strong>di</strong>eta me<strong>di</strong>terranea, basata sull’olio extravergine<br />

<strong>di</strong> oliva, è considerata la più idonea a ridurre l’insorgenza<br />

delle cosiddette “malattie del benessere”:<br />

obesità, ipertensione, alcune patologie tumorali.<br />

L’area me<strong>di</strong>terranea si va imponendo nel mondo<br />

come maestra <strong>di</strong> buon gusto e salute, e la preziosa<br />

utilità dell’olio extravergine <strong>di</strong> oliva, ricco <strong>di</strong> profumi<br />

e sapori, si rinnova nei secoli.<br />

Per tutte queste ragioni nasce la Comunità degli<br />

Oliveti Monumentali <strong>di</strong> Puglia, costituita dagli olivicoltori,<br />

che da secoli sono i custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> un paesaggio<br />

12<br />

13<br />

agrario tra i più antichi e suggestivi del mondo. Questi<br />

amanti della bellezza, accomunati dal desiderio <strong>di</strong><br />

fare bene il proprio lavoro, hanno deciso <strong>di</strong> unirsi e <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>videre sia il rispetto <strong>di</strong> standard <strong>di</strong> qualità elevata<br />

delle loro coltivazioni e produzioni, sia meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

lavoro che concorrono alla tutela del paesaggio agrario<br />

e della bio<strong>di</strong>versità, sia i principi della legalità.<br />

La Comunità degli Oliveti Monumentali <strong>di</strong> Puglia,<br />

infatti, è anche espressione della capacità <strong>di</strong> stare insieme<br />

e <strong>di</strong> organizzarsi degli impren<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> questa<br />

parte del Sud. Qui le aziende olivicole si sono organizzate<br />

integrando fra loro servizi e prodotti, producendo<br />

con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> agricoltura biologica, mettendo<br />

insieme la professionalità e la voglia <strong>di</strong> collaborare<br />

con la valorizzazione delle tra<strong>di</strong>zioni e degli usi locali,<br />

con l’eleganza <strong>dei</strong> punti d’accoglienza.<br />

È così, dunque, che nasce la Comunità: per offrire<br />

a tutti quanto <strong>di</strong> più genuino, segreto, e prezioso c’è<br />

in questa terra.


una pianta antica e preziosa<br />

Molte testimonianze concordano nell’in<strong>di</strong>care il bacino<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo come luogo <strong>di</strong> origine e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

della coltura dell’olivo: era praticata da<br />

Babilonesi e Egizi, a Creta e in Palestina, e tra il IX e<br />

l’VIII secolo a.C. si <strong>di</strong>ffuse tra i Greci, che incrementarono<br />

la coltivazione dell’olivo nelle loro colonie e nelle<br />

regioni con le quali avevano scambi commerciali e<br />

culturali. L’introduzione dell’olivo in Italia è attribuita<br />

dal mito a Idomeneo, re <strong>di</strong> Creta, che lo portò nella<br />

penisola salentina dopo averla conquistata. Da qui<br />

l’olivo giunse in Sicilia, in Sardegna, in tutta l’Italia meri<strong>di</strong>onale,<br />

conquistando un ruolo <strong>di</strong> primo piano.<br />

Nell’antichità l’olio era simbolo <strong>di</strong> abbondanza, <strong>di</strong><br />

gloria e <strong>di</strong> pace e ricco <strong>di</strong> significati religiosi: i Romani<br />

incoronavano con rami d’olivo gli sposi e i citta<strong>di</strong>ni<br />

che si erano <strong>di</strong>stinti per meriti verso la patria; con<br />

l’olio veniva unta la luna dell’aratro affinché il raccolto<br />

fosse abbondante. L’olio era fondamentale nell’alimentazione,<br />

veniva usato per la pulizia del corpo<br />

e la cura <strong>di</strong> malattie, alimentava le lampade ed era<br />

merce <strong>di</strong> scambio tra i popoli (le navi “olearie” erano<br />

a<strong>di</strong>bite unicamente al suo trasporto). Quella dell’olivo<br />

era una coltura specializzata, fonte <strong>di</strong> ricchezza,<br />

e il grande agronomo del I secolo d.C.<br />

Columella lo citava come “prima tra tutte le piante”.<br />

La caduta dell’Impero Romano e le invasioni barbariche<br />

segnarono la fine dell’epoca d’oro dell’olivo.<br />

Le spese <strong>di</strong> impianto e coltivazione, i tempi lunghi<br />

necessari per dare frutti, le avversità naturali che potevano<br />

<strong>di</strong>struggere il lavoro <strong>di</strong> anni rendevano possibile<br />

la coltura dell’olivo solo per i gran<strong>di</strong> proprietari<br />

terrieri. Tra questi ebbero particolare importanza gli<br />

or<strong>di</strong>ni religiosi con le loro abbazie e monasteri, dove<br />

l’olio serviva per i riti, per l’illuminazione, per il con-<br />

16<br />

17<br />

sumo alimentare. E infatti dopo il 1100, grazie all’opera<br />

<strong>dei</strong> Benedettini, la coltivazione dell’olivo riprese<br />

e registrò una continua crescita.<br />

Nel secolo XII, l’incremento <strong>dei</strong> traffici commerciali<br />

in tutto il Me<strong>di</strong>terraneo orientale stimolò una<br />

grande <strong>di</strong>ffusione dell’olivicoltura: in Puglia, gli oliveti<br />

arrivarono a occupare gran parte del territorio.<br />

Nella penisola salentina si registrarono iniziative a<br />

favore dell’olivicoltura: il Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Maria d’Enghien,<br />

alla prima metà del Quattrocento, esentava i nuovi<br />

oliveti dal pagamento delle tasse, in considerazione<br />

del fatto che erano un investimento non imme<strong>di</strong>atamente<br />

produttivo.<br />

L’olivicoltura e il commercio dell’olio trovarono un<br />

freno nel XVII secolo, a causa <strong>di</strong> guerre e conflitti, ma<br />

anche <strong>di</strong> cattivi raccolti, pestilenze, <strong>dei</strong> balzelli posti<br />

dalla Spagna e della restrizione <strong>dei</strong> contratti <strong>di</strong> affitto.<br />

Numerose piantagioni vennero abbandonate e le<br />

terre rimasero incolte. Accenni <strong>di</strong> ripresa si ebbero nel<br />

secolo successivo, con l’aggancio del Mezzogiorno<br />

d’Italia alla corona asburgica, l’apertura <strong>dei</strong> mercati<br />

adriatici, il libero scambio internazionale. La domanda<br />

crescente d’olio fece alzare i prezzi e aumentare i profitti.<br />

L’olio pugliese era il più commerciato, specie con<br />

nazioni che ne erano sprovviste come Inghilterra, Belgio,<br />

Francia, Russia, Germania: coltivare olive <strong>di</strong>venne<br />

un investimento sicuro. Nuove leggi ne incoraggiarono<br />

la produzione: chi coltivava a oliveto terre incolte<br />

era esente per 40 anni da imposte. L’olivicoltura<br />

continuò a <strong>di</strong>ffondersi nel XIX secolo: l’olio serviva<br />

per le lampade, per l’alimentazione, per l’industria.<br />

Osservando oggi la grande estensione degli appezzamenti<br />

olivetati nella piana tra Monopoli, Fasano<br />

e Ostuni si comprende come questa sia<br />

giustificata da un esteso mercato dell’esportazione:<br />

i gran<strong>di</strong> proprietari terrieri accentravano la red<strong>di</strong>tizia<br />

produzione <strong>di</strong> olio nelle loro mani, lasciando quasi


intatte nei secoli vastissime aree olivetate. Per misurare<br />

le gran<strong>di</strong> proprietà non si conteggiavano gli ettari<br />

ma il numero <strong>di</strong> alberi. Alcune proprietà pos sedevano<br />

fino a 50.000 “chiome”, e avere una “piantata millenaria”<br />

garantiva rispetto all’interno della comunità<br />

ed era la base della <strong>di</strong>gnità sociale.<br />

Un paesaggio intatto nei secoli<br />

L’ammirato paesaggio degli olivi millenari deve la sua<br />

fisionomia alle <strong>di</strong>mensioni, le forme, le simmetrie uniche<br />

delle piante che lo compongono, frutto degli interventi<br />

dell’uomo che da sempre le coltiva. Il primo<br />

elemento che colpisce è l’imponenza del tronco<br />

(molti superano i 10 metri <strong>di</strong> circonferenza) rispetto<br />

al volume della chioma. Questo, unito al fatto che il<br />

tronco si avvinghia su se stesso in senso orario, con<strong>di</strong>zionato<br />

dal magnetismo terrestre, dà agli olivi un<br />

aspetto unico, scultoreo, quasi fiabesco.<br />

Gli olivi caratterizzano fortemente la campagna<br />

pugliese, soprattutto lungo la piana costiera tra le<br />

province <strong>di</strong> Bari e Brin<strong>di</strong>si. Questo paesaggio è frutto<br />

<strong>di</strong> secoli <strong>di</strong> messa a coltura <strong>di</strong> territori caratterizzati da<br />

una forte naturalità, che traspare ancora grazie alla<br />

rigogliosa macchia me<strong>di</strong>terranea presente lungo i<br />

muri a secco che bordano gli appezzamenti. Anche<br />

il metodo <strong>di</strong> coltivazione, con non più <strong>di</strong> 40-50<br />

piante a ettaro, ha generato un paesaggio agricolo<br />

seminaturale, con olivi isolati o riuniti in piccoli<br />

gruppi, <strong>di</strong>sposti casualmente su ampi seminativi o<br />

aree a pascolo, alternati ad habitat naturali.<br />

La posizione casuale delle piante nell’oliveto millenario<br />

deriva dal fatto che ogni pianta è il risultato<br />

<strong>di</strong> un “ingentilimento” dell’olivastro. La prassi era<br />

quella <strong>di</strong> eliminare la vegetazione spontanea che circondava<br />

l’olivo selvatico e capitozzarlo per poi innestarlo<br />

con gemme <strong>di</strong> olivi produttivi (gentili o sativi).<br />

Dopo questo “ingentilimento” per un oliveto occorrevano<br />

circa 20 anni per entrare in produzione.<br />

20


l’olivo e il suo mondo<br />

L’olivo (Olea europea) è una delle specie caratteristiche<br />

della macchia me<strong>di</strong>terranea; è una pianta sempreverde,<br />

con foglie verde scuro, spesse, coriacee.<br />

Appartiene alla famiglia delle oleacee e si presenta in<br />

due sottospecie: l’olivo selvatico (Olea europea oleaster)<br />

e quello domestico o coltivato (Olea europea sativa).<br />

Il primo (oleastro) cresce spontaneamente in<br />

forma <strong>di</strong> arbusto, ha foglie piccole, corteccia liscia e<br />

frutto piccolo quanto un acino <strong>di</strong> pepe. L’olivo coltivato<br />

o domestico (sativo) è invece un albero con<br />

tronco irregolare e contorto, foglie e frutti più gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> quelli dell’olivastro con polpa ricca <strong>di</strong> olio. Per secoli<br />

l’oleastro è stato sottoposto a “ingentilimento”<br />

attraverso la pratica dell’innesto, finendo con l’essere<br />

sostituito dall’olivo sativo o produttivo.<br />

L’olivo pre<strong>di</strong>lige i terreni a livello del mare e cresce<br />

bene in collina fino a 700 metri. Necessita <strong>di</strong> un clima<br />

temperato e piovoso in primavera, più asciutto in<br />

estate. Si adatta a perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> intensa siccità e alle temperature<br />

elevate, ma teme l’umi<strong>di</strong>tà eccessiva e il<br />

gelo: temperature inferiori allo zero possono causarne<br />

la morte.<br />

L’olivo cresce lentamente e può raggiungere molti<br />

secoli <strong>di</strong> vita; può infatti rigenerare completamente la<br />

chioma e le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>strutte o danneggiate. Ha un<br />

tronco irregolare, molto nodoso e contorto. Le ra<strong>di</strong>ci<br />

sono superficiali e hanno un’estensione che corrisponde<br />

a quella della chioma. La fioritura avviene tra<br />

maggio e giugno con l’emissione delle “mignole”,<br />

infiorescenze a grappolo; la fecondazione dell’olivo<br />

avviene prevalentemente grazie al vento e per questo<br />

i fiori sono poco appariscenti. Il frutto, l’oliva, raggiunge<br />

la maturazione in autunno, quando cambia<br />

<strong>di</strong> colore dal verde acerbo al nero violaceo.<br />

22<br />

23<br />

Quando la coltivazione adotta meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> agricoltura<br />

biologica, l’oliveto ospita una ricca vegetazione<br />

e molte specie animali.<br />

La vegetazione spontanea è molto varia in primavera,<br />

quando agli olivi si accompagna una magia <strong>di</strong><br />

colori: il rosso <strong>dei</strong> papaveri, il giallo dell’acetosella,<br />

l’arancio della calendula, le corolle degli anemoni che<br />

variano dal bianco all’azzurro, al violetto, al rosso brillante,<br />

l’aglio roseo con le infiorescenze a forma semisferica<br />

e le spate giallo-verde del gigaro.<br />

L’oliveto è anche luogo insostituibile <strong>di</strong> sosta per<br />

gli uccelli migratori, che vi trovano, oltre al cibo, tranquillità<br />

e protezione. In primavera fanno la loro apparizione<br />

l’upupa, la cincia, la capinera, l’averla, il<br />

co<strong>di</strong>rosso, la sterpazzola, il luì e molte altre specie,<br />

tutte insettivore. Solo l’upupa, la passera mattugia e<br />

il cardellino però ni<strong>di</strong>ficano nell’oliveto; la maggior<br />

parte delle altre specie lo abbandona per ni<strong>di</strong>ficare<br />

nel nord Europa, lasciando il posto ad altri uccelli,<br />

come il verdone e il succiacapre. L’oliveto torna a popolarsi<br />

<strong>di</strong> uccelli verso la fine dell’estate, quando numerose<br />

specie <strong>di</strong> passaggio verso i paesi più cal<strong>di</strong> si<br />

fermano per nutrirsi: pigliamosche, luì e averle invadono<br />

per poche ore l’oliveto, prima <strong>di</strong> proseguire il<br />

loro viaggio. Nella stagione fredda si vedono pettirossi,<br />

fringuelli, tor<strong>di</strong>, merli e storni, particolarmente<br />

temuti perché gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>voratori <strong>di</strong> olive. Nei muretti<br />

a secco che segnano i confini vivono lucertole, bisce,<br />

ramarri e gechi, che attendono, con illimitata pazienza,<br />

gli insetti <strong>di</strong> cui sono ghiotti.<br />

Tra le chiome degli olivi, <strong>di</strong> notte, è possibile<br />

ascoltare i versi aspri e striduli <strong>dei</strong> barbagianni e<br />

delle civette, alla ricerca <strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tori e piccoli uccelli.<br />

L’oliveto può essere visitato anche dal tasso, dalla<br />

volpe, dal riccio, dalla donnola alla ricerca <strong>di</strong> prede.<br />

In estate suggestiva è l’atmosfera creata dal canto<br />

gioioso delle cicale: sono i maschi che friniscono<br />

giorno e notte.


una pianta generosa<br />

in una terra assetata<br />

Per il clima caldo, asciutto e ventoso, la scarsità <strong>di</strong><br />

fiumi e laghi, le poche e mal <strong>di</strong>stribuite piogge e i<br />

lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità, anticamente la Puglia era<br />

detta “siticulosa” e “sitibonda”, cioè “assetata”. Eppure,<br />

nonostante la scarsità <strong>di</strong> acqua, il suolo – uno<br />

strato sottile <strong>di</strong> terra rossa che poggia sulla roccia calcarea<br />

– e le temperature estive elevate, le maestose<br />

piante secolari danno raccolti generosi, tanto da aver<br />

sostenuto l’economia <strong>di</strong> intere generazioni.<br />

Queste piante si sono adattate alla natura <strong>dei</strong> luoghi,<br />

affondando le ra<strong>di</strong>ci nelle fen<strong>di</strong>ture della roccia<br />

per trovare un po’ d’acqua. I conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> un tempo<br />

lasciavano nell’oliveto non più <strong>di</strong> 40-50 piante a ettaro:<br />

sapendo che attraverso la respirazione delle foglie<br />

gli olivi <strong>di</strong>ssipavano umi<strong>di</strong>tà, avevano calcolato<br />

come equiparare tali per<strong>di</strong>te con l’acqua del suolo.<br />

Un’altra tecnica era la sarchiatura, usata ancora oggi<br />

per impe<strong>di</strong>re all’acqua <strong>di</strong> risalire dagli strati profon<strong>di</strong><br />

del suolo attraverso le crepe create dal caldo estivo (si<br />

<strong>di</strong>ceva “una sarchiata vale più <strong>di</strong> un’adacquata”). Importanti<br />

sono anche i muretti a secco che bordano gli<br />

appezzamenti, che, nelle notti d’estate, con le loro<br />

pietre captano vapor d’acqua che, trasferita nel suolo,<br />

alimenta le piante nel periodo <strong>di</strong> maggiore necessità.<br />

L’alleanza tra una pianta generosa come l’olivo e<br />

l’ingegno dell’uomo che ha saputo trovare tutte le<br />

soluzioni per renderla produttiva è sempre più importante<br />

in un periodo in cui i cambiamenti climatici<br />

vanno in <strong>di</strong>rezione della crescente ari<strong>di</strong>tà e della desertificazione<br />

<strong>di</strong> ampie aree del bacino Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Le piante <strong>di</strong> olivo sono state selezionate nei secoli<br />

in funzione della loro capacità <strong>di</strong> adattarsi al clima e<br />

al suolo, ma anche agli attacchi <strong>dei</strong> parassiti. L’olivo,<br />

infatti, ha i suoi “nemici”: insetti come la mosca<br />

26<br />

27<br />

olearia, la cocciniglia, l’oziorrinco, ma anche malattie<br />

che lo attaccano in seguito a gran<strong>di</strong>ne, gelate o piccole<br />

ferite o si sviluppano in presenza <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. Infatti<br />

l’olivo ama il sole, e gli olivi monumentali sono<br />

potati “a vaso” per far passare luce e aria e permettere<br />

una buona fruttificazione. Negli oliveti millenari<br />

si vedono spesso piante sorrette da colonne <strong>di</strong> pietra<br />

imbiancate a calce, vere stampelle per sostenere il<br />

peso della chioma dove le branche sono state indebolite<br />

dal fungo detto “carie o lupa”.<br />

Quando la chioma degli olivi raggiunge i 5-6 metri<br />

viene potata, mentre alcuni esemplari monumentali<br />

arrivano a 8-9 metri. La potatura, che si svolge a fine<br />

inverno-inizio primavera, è fatta da “ricamatori” che<br />

armati <strong>di</strong> forbici e in squadre partono dalle possenti<br />

branche sui tronchi monumentali e raggiungono i piccoli<br />

rami sulla sommità con lunghe scale, fino a 21<br />

pioli, formando una corona intorno alla pianta. Assistere<br />

a quest’operazione è un vero piacere. Terminata<br />

la potatura, le ramaglie sono raccolte in fascine, da<br />

utilizzare come legna da ardere per i forni in pietra.<br />

Tutte le varietà d’olivo hanno assunto caratteristiche<br />

<strong>di</strong>verse in base al terreno, al clima e alle modalità<br />

<strong>di</strong> coltivazione e sono frutto della selezione degli alberi<br />

più vigorosi e con una maggiore resa in olio. Le<br />

varietà più <strong>di</strong>ffuse in Puglia si possono considerare autoctone<br />

per il loro adattamento biologico da tempo<br />

immemorabile. Quella degli oliveti millenari è l’Ogliarola<br />

salentina, detta anche Alia de uegghj (per <strong>di</strong>stinguerla<br />

dall’olivastro che aveva olive molto piccole),<br />

Chiarita, o Albero dolce. Diffusa nella piana tra Monopoli,<br />

Fasano, Ostuni e Carovigno, ha le caratteristiche<br />

delle Ogliarole con buone rese in olio. Altre<br />

cultivar <strong>di</strong>ffuse in Puglia sono le Ogliarola Barese,<br />

Cima <strong>di</strong> Bitonto, Paisana, Cima <strong>di</strong> Mola e Salentina, la<br />

Cellina <strong>di</strong> Nardò, detta anticamente Sarginesca, <strong>di</strong>ffusa<br />

nel Salento, la Coratina, detta anche Racioppa<br />

<strong>di</strong> Corato, <strong>di</strong>ffusa soprattutto in provincia <strong>di</strong> Bari, e la<br />

Peranzana, originaria della provincia <strong>di</strong> Foggia.


un paesaggio culturale,<br />

con antiche strade, masserie e frantoi ipogei<br />

Nella <strong>di</strong>stesa degli oliveti millenari storia, natura e<br />

agricoltura si intrecciano armoniosamente. Qui è<br />

presente la più alta concentrazione al mondo <strong>di</strong><br />

piante millenarie, che formano il paesaggio agrario<br />

arboreo più antico esistente, ricco <strong>di</strong> testimonianze<br />

storico-culturali, archeologiche e architettoniche. Un<br />

esempio è la via Traiana, che attraversa tutta la<br />

piana olivetata <strong>di</strong> Fasano e Ostuni per terminare con<br />

le colonne traiane sul porto <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, il più importante<br />

per i traffici con la Grecia e l’Oriente nel<br />

mondo dell’antica Roma.<br />

Questa via, costruita nel 109 d.C. per volontà dell’imperatore<br />

Traiano per favorire i traffici commerciali<br />

<strong>di</strong> Roma con l’Oriente, ha favorito lo sviluppo<br />

economico e la colonizzazione agricola <strong>di</strong> questa<br />

parte <strong>di</strong> Puglia, e attraversa oliveti monumentali, costeggia<br />

frantoi ipogei <strong>di</strong> epoca romana e me<strong>di</strong>oevale,<br />

inse<strong>di</strong>amenti rupestri, costruzioni megalitiche<br />

come il Dolmen <strong>di</strong> Montalbano risalente al II millennio<br />

a.C. e masserie storiche.<br />

Le masserie spuntano tra le chiome degli olivi che<br />

nella piana si perdono a vista d’occhio. Sorte a partire<br />

dal XVI secolo, quasi sempre lungo la costa,<br />

come torri a <strong>di</strong>fesa <strong>dei</strong> sottostanti frantoi per timore<br />

delle scorrerie piratesche e <strong>di</strong> briganti che giungevano<br />

dal mare, le masserie conservano tracce <strong>di</strong> una<br />

tipica architettura militare fatta <strong>di</strong> garritte, ca<strong>di</strong>toie,<br />

saiettere, ponti levatoi. In seguito si sono trasformate<br />

in masserie-fortilizi, con rassicuranti corti interne,<br />

o masserie signorili che riecheggiavano i<br />

palazzi nobiliari citta<strong>di</strong>ni.<br />

Le masserie erano i centri <strong>di</strong> produzione e organizzazione<br />

del lavoro agrario nel territorio, ed erano<br />

dotate <strong>di</strong> oliveti, seminativi, pascoli, ovili e stalle, ca-<br />

30<br />

31<br />

paci <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare il<br />

bisogno <strong>di</strong> carni, formaggi<br />

e lana della comunità.<br />

Annessi erano<br />

i depositi per le derrate,<br />

i palmenti,<br />

l’aia lastricata per<br />

“battere” il grano con<br />

a fianco gli acquari<br />

con vasche rettangolari<br />

(pile) scavate nella pietra<br />

per l’abbeveraggio del bestiame, il<br />

forno, l’agrumeto cinto da alti muri a<br />

secco a protezione <strong>dei</strong> venti <strong>di</strong> tramontana,<br />

e infine la chiesetta, lineare<br />

ed essenziale.<br />

Le circa 240 masserie presenti<br />

nell’agro <strong>di</strong> Ostuni rispondono a varie<br />

tipologie architettoniche, e molte <strong>di</strong> loro<br />

oggi sono state risistemate e recuperate<br />

per finalità agrituristiche.<br />

La piana è anche caratterizzata da elementi naturalistici<br />

<strong>di</strong> grande rilievo: le “lame”, profonde incisioni<br />

scavate nei millenni dall’acqua che dalle<br />

colline delle Murge scorre verso la costa; veri e propri<br />

fiumi fossili, custo<strong>di</strong>scono una rigogliosa macchia<br />

me<strong>di</strong>terranea che offre rifugio a <strong>di</strong>verse specie<br />

animali. La loro importanza è anche storico-culturale<br />

dato che le loro cavità naturali sin dai tempi più<br />

antichi furono modellate per <strong>di</strong>ventare abitazioni,<br />

ricoveri <strong>di</strong> animali, frantoi, veri e propri villaggi rupestri<br />

o luoghi <strong>di</strong> culto, impreziositi anche da affreschi<br />

bizantini risalenti all’anno Mille.<br />

Questo territorio si può visitare percorrendo una<br />

fitta trama <strong>di</strong> sentieri, tratturi e passatoi orlati da<br />

muri a secco: un patrimonio unico che testimonia<br />

un’antica alleanza tra l’uomo e la natura.


un lavoro antico:<br />

un lavoro antico:<br />

fare l’olio<br />

Alla millenaria storia dell’olivo in Puglia corrisponde<br />

quella, altrettanto antica, della produzione dell’olio.<br />

La piana olivetata nei territori <strong>di</strong> Monopoli, Fasano e<br />

Ostuni è caratterizzata da numerosi frantoi ipogei.<br />

Presenti già durante il dominio <strong>dei</strong> Greci e <strong>dei</strong> Romani,<br />

i frantoi ipogei furono usati fino alla prima<br />

metà del Novecento. Gli estesi oliveti rendevano infatti<br />

necessaria la molitura delle olive sul posto, in<br />

frantoi realizzati appositamente. Questi frantoi<br />

erano gene ralmente ricavati in grotte naturali, situate<br />

7-8 metri sottoterra, che venivano modellate<br />

per renderle idonee alla lavorazione delle olive e alla<br />

vita <strong>dei</strong> frantoiani che per <strong>di</strong>versi mesi vi abitavano.<br />

I vantaggi erano numerosi: il primo era quello <strong>di</strong> nascondere<br />

a briganti, pirati e predoni che giungevano<br />

dalla costa un luogo dove si produceva la vera ricchezza<br />

della comunità. Altri vantaggi erano la facilità<br />

<strong>di</strong> costruzione e la temperatura costante, garantita<br />

dal fatto che si era in locali sotterranei e che il fuoco<br />

era acceso giorno e notte per garantire una maggiore<br />

flui<strong>di</strong>tà della massa oleosa. Inoltre, la volta rocciosa<br />

consentiva <strong>di</strong> sopportare la forte spinta che i<br />

torchi esercitavano dal basso verso l’alto.<br />

L’apertura del frantoio era generalmente a sud, per<br />

impe<strong>di</strong>re ai venti <strong>di</strong> tramontana <strong>di</strong> penetrarvi; vi si entrava<br />

con una scala, formata da gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>suguali,<br />

bassi per permettere la <strong>di</strong>scesa degli animali. I frantoi,<br />

illuminati con lampade a olio, erano sud<strong>di</strong>visi in<br />

<strong>di</strong>verse camere; nella più ampia stavano la macina a<br />

trazione animale e le presse; altre servivano per ospitare<br />

gli operai e il bestiame e depositare le olive. Queste<br />

avevano sulla volta <strong>dei</strong> fori che si aprivano sul<br />

piano <strong>di</strong> un piazzale esterno, lastricato in pietra, da<br />

dove le olive appena raccolte venivano scaricate.<br />

34


37<br />

L’estrazione dell’olio prevedeva varie fasi: la prima,<br />

la macinatura, avveniva in una vasca, su cui ruote in<br />

pietra venivano fatte ruotare da cavalli o asini. In una<br />

vasca <strong>di</strong> 2 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro potevano essere macinate<br />

circa 2 quintali <strong>di</strong> olive per volta. Da questa lavorazione<br />

si otteneva una pasta oleosa, che veniva<br />

depositata in una ma<strong>di</strong>a; qui veniva raccolta una piccola<br />

quantità <strong>di</strong> olio affiorante, detto “olio fiore” in<br />

quanto era quello <strong>di</strong> migliore qualità. La pasta <strong>di</strong> olive<br />

veniva quin<strong>di</strong> messa nei fiscoli, <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> fibra vegetale<br />

intrecciata, che venivano posizionati nei torchi. Due<br />

o tre operai, spingendo le stanghe <strong>di</strong> legno del torchio,<br />

pressavano lentamente i fiscoli dai quali fuoriusciva<br />

olio misto a morchia e acqua <strong>di</strong> vegetazione<br />

che, convogliato in un pozzetto scavato nella roccia,<br />

rimaneva a decantare per qualche ora finché l’olio<br />

affiorava e poteva essere raccolto con un recipiente<br />

e, quando ne rimaneva un sottile strato in superficie,<br />

con un piattino <strong>di</strong> rame.<br />

Questa delicata operazione veniva svolta dal capo<br />

operaio (lu nagghìre), personaggio <strong>di</strong> spicco del frantoio,<br />

che coor<strong>di</strong>nava il lavoro <strong>di</strong> tutti gli altri operai.<br />

Gli uomini vivevano per tutto l’inverno nel frantoio,<br />

senza mai spostarsi. Lavoravano <strong>di</strong>ciotto ore al<br />

giorno riposandosi brevemente su materassi in paglia<br />

posati su giacigli ricavati nella roccia, e l’unico<br />

momento <strong>di</strong> vita sociale era rappresentato dai pasti<br />

serali consumati sui tavoli e i se<strong>di</strong>li in pietra. Così si otteneva<br />

quell’oro liquido che per secoli ha sostenuto<br />

intere generazioni e che ancora oggi rappresenta un<br />

simbolo della cultura e dell’economia <strong>di</strong> Puglia. Oggi,<br />

molte <strong>di</strong> queste storiche “industrie” olearie hanno<br />

ritrovato l’antico splendore grazie all’interesse suscitato<br />

dal turismo enogastronomico.


ieri e oggi:<br />

la raccolta e la spremitura dell’olio<br />

La raccolta delle olive avviene solitamente tra ottobre<br />

e <strong>di</strong>cembre. Fino agli anni Cinquanta-Sessanta era<br />

effettuata a mano principalmente dalle donne, che<br />

spesso arrivavano da paesi <strong>di</strong> un’altra provincia. La<br />

raccolta, anche se faticosa, era molto attesa dalle ragazze:<br />

vivere alla masseria era l’unica occasione per<br />

vivere più in<strong>di</strong>pendentemente e conoscere persone<br />

con cui con<strong>di</strong>videre la fatica del lavoro, ma anche i<br />

canti e balli nel cortile che si tenevano alla sera, coinvolgendo<br />

anche gli operai <strong>di</strong> più masserie vicine.<br />

La giornata <strong>di</strong> lavoro iniziava al primo mattino e<br />

aveva termine dopo il tramonto. Durante il giorno, in<br />

campagna si accendeva un fuoco per riscaldare le pietre<br />

o le tegole che, avvolte in un panno <strong>di</strong> lana, scaldavano<br />

le mani intirizzite dal freddo. In una giornata<br />

<strong>di</strong> lavoro una donna raccoglieva circa 50 chili <strong>di</strong> olive,<br />

deponendole una a una in un paniere <strong>di</strong> vimini.<br />

Oggi la raccolta è spesso fatta con strumenti che<br />

permettono <strong>di</strong> risparmiare tempo e avere una migliore<br />

resa; negli oliveti millenari, però, avviene a<br />

mano, cogliendo le olive al giusto grado <strong>di</strong> maturazione,<br />

quando iniziano a cambiare colore dal verde al<br />

nero (invaiatura). Le olive poi sono tenute in ambienti<br />

aerati, per il minor tempo possibile, prima del lavaggio<br />

e della frangitura vera e propria, cioè la rottura<br />

della polpa e del nocciolo dell’oliva. La pasta ottenuta<br />

passa nelle gramolatici, dove viene lavorata con<br />

acqua tiepida per favorire la separazione dell’olio dalla<br />

pasta. La fase successiva è l’estrazione, che può essere<br />

fatta col sistema tra<strong>di</strong>zionale per pressione, paragonabile<br />

all’antica torchiatura, o il sistema moderno, per<br />

cent rifugazione”. Entrambi portano in breve al risultato<br />

finale <strong>di</strong> questo lungo lavoro: l’oro liquido, un<br />

succo <strong>di</strong> frutta ottenuto dalla spremitura delle olive.<br />

38


gustare l’olio<br />

millenario<br />

Gli oli vengono classificati in base alle loro caratteristiche<br />

chimico-fisiche e organolettiche. L’eccellenza<br />

è rappresentata dall’olio extravergine <strong>di</strong> oliva,<br />

che deve essere privo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti e dal gusto irreprensibile.<br />

L’accertamento della sua qualità si<br />

basa su analisi chimiche ma anche sulle sue caratteristiche<br />

organolettiche, per questo deve<br />

essere sottoposto alla degustazione, da<br />

parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci esperti degustatori,<br />

attraverso l’analisi sensoriale o<br />

Panel Test. L’olio va versato in un bicchiere<br />

e riscaldato con il palmo della<br />

mano per liberarne gli aromi. Con l’olfatto<br />

vengono percepiti i profumi più<br />

o meno fruttati, con sentori <strong>di</strong><br />

mandorla, carciofo, pomodoro,<br />

mela, erba, spezie ecc. Si passa<br />

poi all’analisi gustativa, portando<br />

un’aliquota <strong>di</strong> olio in<br />

bocca e rilevando le intensità<br />

<strong>di</strong> fruttato (verde o maturo),<br />

dolce, amaro e piccante<br />

ed, eventualmente, i <strong>di</strong>fetti.<br />

L’OLIO EXTRAVERGINE DELLE<br />

PIANTE MILLENARIE che si identificano<br />

nella varietà Ogliarola<br />

salentina ha colore giallo con<br />

riflessi verdognoli, un profumo<br />

che ricorda il frutto dell’oliva, con<br />

sentori <strong>di</strong> erba appena falciata, un<br />

gusto delicato, leggermente amaro,<br />

equilibrato, con un retrogusto leggermente<br />

piccante.<br />

Ma la cosa più affascinante è pensare <strong>di</strong> poter<br />

gustare lo stesso olio che hanno apprezzato<br />

prima i Messapi e poi i Romani, con le stesse caratteristiche<br />

e profumi e soprattutto proveniente<br />

dalle stesse piante. Quale altra pianta<br />

al mondo può vantare questi primati?<br />

Ma come assaggiare l’olio extravergine<br />

<strong>di</strong> oliva <strong>dei</strong> millenari appena uscito dal<br />

frantoio? Certamente con una fetta <strong>di</strong><br />

pane abbrustolita o con la cicoria <strong>di</strong><br />

campagna (Cicorium intybus) lessata,<br />

sgocciolata e con<strong>di</strong>ta con olio: il<br />

pane e la verdura intensificano gli<br />

aromi dell’olio.<br />

Altri abbinamenti ideali sono:<br />

i fagioli o i ceci bolliti, il puré<br />

<strong>di</strong> fave, le zuppe <strong>di</strong> verdure.<br />

Oppure, sul mare, le zuppe<br />

<strong>di</strong> pesce, le cozze nere gratinate,<br />

i polpi affogati, le<br />

seppie ripiene. D’estate<br />

l’olio extravergine è il<br />

con<strong>di</strong>mento ideale per<br />

le frise (un pane cotto<br />

due volte in forno) bagnate<br />

in acqua e con<strong>di</strong>te<br />

con pomodoro e origano,<br />

o per una semplice insalata,<br />

oppure per l’acquasala,<br />

fatta con fette <strong>di</strong> pane<br />

duro miste a cetriolo, pomodoro,<br />

cipolla dolce affettata,<br />

mescolati con acqua fresca e un<br />

pizzico <strong>di</strong> sale.


un paesaggio<br />

da salvare<br />

La Regione Puglia è stata la prima in Europa a tutelare<br />

il paesaggio degli olivi monumentali attraverso<br />

una legge. Negli ultimi anni, infatti, gli olivi secolari<br />

pugliesi erano spesso espiantati per essere impiegati<br />

come piante ornamentali nelle ville del nord Italia ed<br />

Europa. Questo continuo esodo si traduceva nello<br />

smantellamento <strong>di</strong> “pezzi <strong>di</strong> paesaggio” pugliese, e<br />

con questo, anche <strong>di</strong> pezzi <strong>di</strong> memoria.<br />

La legge regionale sottopone a tutela gli oltre 5<br />

milioni <strong>di</strong> olivi secolari, <strong>di</strong> cui circa 1 milione plurisecolari,<br />

esemplari <strong>di</strong> pregio tra gli oltre 60 milioni che<br />

caratterizzano la Puglia, vietando su tutto il territorio<br />

regionale il loro danneggiamento, abbattimento,<br />

espianto e commercio. Tutela e valorizzazione vanno<br />

<strong>di</strong> pari passo: sarà istituito un albo degli olivi monumentali<br />

e le aree olivetate <strong>di</strong> pregio saranno sottoposte<br />

a tutela. Non sarà più possibile vedere olivi<br />

monumentali inseriti nel traffico citta<strong>di</strong>no ad abbellire<br />

giar<strong>di</strong>ni e rotatorie. I proprietari <strong>di</strong> oliveti secolari<br />

potranno promuovere il proprio prodotto col marchio<br />

«Olio extravergine degli olivi secolari <strong>di</strong> Puglia».<br />

Questa legge non è che l’inizio <strong>di</strong> un percorso più<br />

importante: il riconoscimento degli olivi pugliesi<br />

come “patrimonio dell’umanità” da parte dell’UNE-<br />

SCO. Alcuni olivi infatti sono tra i più antichi del Me<strong>di</strong>terraneo:<br />

recenti stu<strong>di</strong> su piante della varietà<br />

Ogliarola salentina fanno supporre un’età <strong>di</strong> duemilacinquecento<br />

anni.<br />

Ma a salvare i “patriarchi ver<strong>di</strong>” dovranno essere<br />

ancora una volta la cura e la passione degli agricoltori,<br />

degli amministratori pubblici, delle forze dell’or<strong>di</strong>ne,<br />

l’occhio <strong>dei</strong> citta<strong>di</strong>ni pronto a denunciare gli<br />

abusi, insomma: l’amore <strong>dei</strong> pugliesi. Gli olivi secolari,<br />

oggi più che mai, hanno bisogno <strong>di</strong> noi.


olivi millenari<br />

olivi millenari<br />

in una natura protetta<br />

IL PARCO NATURALE REGIONALE “DUNE COSTIERE DA<br />

TORRE CANNE A TORRE SAN LEONARDO” occupa 1100<br />

ettari, lungo 6 km <strong>di</strong> costa e verso l’entroterra. È un<br />

Sito <strong>di</strong> Importanza Comunitaria ed è incluso nella rete<br />

ecologica europea “Natura 2000”. Ospita numerosi<br />

habitat, dai cordoni dunari coperti con ginepri (alcuni<br />

<strong>di</strong> 500-600 anni) agli stagni dove si osservano numerosi<br />

uccelli migratori e i bacini <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong><br />

acquacoltura <strong>di</strong> fine Ottocento. Qui sono allevati con<br />

meto<strong>di</strong> biologici anguille e cefali. Attraverso i sentieri<br />

si giunge alle dune fossili e alle aree agricole caratterizzate<br />

da oliveti monumentali, intervallati dalle<br />

“lame”, incisioni carsiche che scorrono fino al mare,<br />

con una ricca vegetazione e inse<strong>di</strong>amenti rupestri.<br />

Il Centro Visite Casa del Parco offre aree <strong>di</strong> sosta e<br />

informazioni. Una rete escursionistica, da percorrere<br />

a pie<strong>di</strong> e in bicicletta, permette <strong>di</strong> conoscere tutti gli<br />

ambienti del Parco e visitare il Dolmen megalitico del<br />

II millennio a.C., gli antichissimi frantoi ipogei e le<br />

masserie storiche dove degustare olio extravergine<br />

degli oliveti millenari.<br />

INFO<br />

LA CASA DEL PARCO è raggiungibile in auto dalla SS 379<br />

Bari-Lecce uscita Ostuni-Pilone-Rosa Marina, <strong>di</strong>rezione<br />

Ostuni, seguire le in<strong>di</strong>cazioni per la Casa del Parco-ex<br />

stazione <strong>di</strong> Fontevecchia svoltando a destra per la via<br />

Traiana, oppure dalla SP 1 bis (ex SS 16) Ostuni-Fasano<br />

svoltare a destra al km 871 per c.da Fontevecchia e seguire<br />

le in<strong>di</strong>cazioni per la Casa del Parco.<br />

In treno, Linea FS Bari-Lecce stazione <strong>di</strong> Cisternino,<br />

proseguire lungo la via Traiana fino alla Casa del Parco.<br />

La zona umida <strong>di</strong> Fiume Morelli si raggiunge dalla SS<br />

379 Bari-Lecce uscita Ostuni-Pilone-Rosa Marina, <strong>di</strong>re-<br />

44<br />

45<br />

zione Pilone, prendere complanare lato mare, fino alla<br />

zona umida <strong>di</strong> Fiume Morelli.<br />

Le escursioni e le visite guidate vengono effettuate<br />

su prenotazione.<br />

Ex stazione <strong>di</strong> Fontevecchia<br />

72015 Fasano (BR)<br />

tel. +39 331 3477311<br />

e-mail: parcodunecostiere@libero.it<br />

LA RISERVA NATURALE DELLO STATO e L’AREA MARINA<br />

PROTETTA DI TORRE GUACETO si estendono per circa<br />

1100 ettari, su un tratto <strong>di</strong> costa lungo 8 km. La<br />

parte nell’entroterra è caratterizzata da oliveti secolari,<br />

seminativi e ortaggi, lungo la costa si trovano le<br />

aree <strong>di</strong> interesse naturalistico. Tra queste, una zona<br />

umida con specchi d’acqua permanenti che è luogo<br />

<strong>di</strong> passo <strong>di</strong> numerose specie <strong>di</strong> uccelli e ospita molti<br />

uccelli e anfibi. Il tratto costiero è basso e roccioso,<br />

con piccole spiagge e una ricca vegetazione. La lunga<br />

spiaggia che va da Punta Penna Grossa alla Torre costiera<br />

in estate ospita numerosissimi turisti ed è attrezzata<br />

per i <strong>di</strong>versamente abili.<br />

L’Area Marina Protetta è un luogo ideale per osservare<br />

la ricchezza del mare attraverso lo snorkeling,<br />

o le dune e la macchia me<strong>di</strong>terranea sulle mountain<br />

bike in dotazione presso il Centro Visite <strong>di</strong> Serranova.<br />

INFO<br />

IL CENTRO VISITE è raggiungibile percorrendo la SS 379<br />

Bari-Brin<strong>di</strong>si e prendendo l’uscita Serranova al km 35,<br />

seguendo le in<strong>di</strong>cazioni per la Borgata Serranova, e, all’entrata<br />

del paese, per il Centro Visite Torre Guaceto.<br />

Sede Operativa – Segreteria <strong>di</strong>dattica: via Piazzetta, A/32<br />

72010 Serranova <strong>di</strong> Carovigno (BR)<br />

tel. e fax +39 0831 989885<br />

e-mail: info@riserva<strong>di</strong>torreguaceto.it<br />

www.riserva<strong>di</strong>torreguaceto.it


le strade<br />

le strade<br />

<strong>dei</strong> <strong>giganti</strong>


Le aziende della Comunità degli Oliveti Monumentali <strong>di</strong> Puglia<br />

MASSERIA BRANCATI<br />

c.da Brancati – 72017 Ostuni (BR) (SP 19 Ostuni-Pilone)<br />

tel. +39 330 822910<br />

info@masseriabrancati.com<br />

www.masseriabrancati.com<br />

Masseria dell’XI-XII secolo con scuderia, <strong>di</strong>more per signori e<br />

lavoranti, forno a legna, cappella e due antichi frantoi ipogei.<br />

Piccola ospitalità e ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> olio extravergine.<br />

MASSERIA IL FRANTOIO<br />

SS 16 km 874 – 72017 Ostuni (BR), tel. e fax +39 0831 330276<br />

prenota@masseriailfrantoio.it<br />

www.masseriailfrantoio.it<br />

Masseria del ’500 con frantoio ipogeo e agriturismo con cucina<br />

tipica e ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> olio extravergine, conserve e rosoli tra<strong>di</strong>zionali.<br />

MASSERIA GIUMMETTA<br />

c.da Ottava, 16 – 72016 Montalbano <strong>di</strong> Fasano (BR)<br />

(via Traiana incrocio con SP 10), tel. +39 347 0594894/<br />

+39 360 425141, tel. e fax +39 080 4810164<br />

masseriagiummetta@tiscali.it<br />

www.masseriagiummetta.com<br />

Classica masseria nella piana degli olivi secolari con ven<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> olio extravergine.<br />

COOPERATIVA TERRE DI PUGLIA – LIBERA TERRA<br />

vico <strong>dei</strong> Cantelmo, 1 – 72023 Mesagne (BR),<br />

tel. +39 0831 735946 – fax +39 0831 736212<br />

info@liberaterrapuglia.it<br />

www.liberaterrapuglia.it<br />

Fondata nel 2008 per il riutilizzo <strong>dei</strong> beni confiscati alle mafie.<br />

Circa venti ettari <strong>di</strong> terreno coltivati a grano biologico e circa<br />

trenta ettari <strong>di</strong> vigneto tipico. Con ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> olio extravergine e<br />

prodotti a marchio Libera Terra, tutti da agricoltura biologica.<br />

AZIENDA OLIVICOLA DELL’ISTITUTO AGRARIO “PANTANELLI”<br />

c.da San Lorenzo – 72017 Ostuni (BR)<br />

tel. +39 0831 301868 – fax +39 0831 302494<br />

www.pantanelli.it<br />

Oliveto della piana degli olivi secolari a 2 km circa da Ostuni.<br />

AZIENDA OLIVICOLA CIOLA GIANFRANCO<br />

c.da Lamacoppa p.la – 72017 Ostuni (BR)<br />

tel. +39 338 2673289 – tel. e fax +39 0831 334917<br />

gianfrancociola@tiscali.it


OLIO EXTRAVERGINE<br />

DI OLIVA BIOLOGICO<br />

DA ULIVI SECOLARI<br />

info@alcenero.it<br />

www.alcenero.it


l’oro<br />

<strong>dei</strong> <strong>giganti</strong><br />

OLIVI MONUMENTALI,<br />

UNA PRODUZIONE IN ARMONIA<br />

TRA L’UOMO E LA NATURA,<br />

UN TERRITORIO RICCO<br />

DI TRADIZIONI AGRICOLE<br />

E GASTRONOMICHE,<br />

UN PAESAGGIO DA TUTELARE.<br />

PER CUSTODIRE TUTTO QUESTO<br />

È NATA LA COMUNITÀ DEGLI<br />

OLIVETI MONUMENTALI DI PUGLIA.<br />

UOMINI E DONNE CHE<br />

CON IL LORO OLIO BIOLOGICO<br />

AIUTANO A PROMUOVERE<br />

LA LEGALITÀ E A RISPETTARE<br />

UN PAESAGGIO UNICO.<br />

52839C

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