La Famiglia - seconda versione - eretico ben cotto
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LA<br />
FAMIGLIA<br />
commedia in due atti<br />
di Fabio Massimo Franceschelli<br />
Dicembre 2000 (1^ <strong>versione</strong>)<br />
Gennaio 2012 (2^ <strong>versione</strong>)
Personaggi<br />
Vincenzo, il padre, 60 anni, ex militare in pensione, modi bruschi e<br />
autoritari, linguaggio spesso volgare<br />
Renza, la madre, 55 anni, casalinga, carattere dolce e comprensivo,<br />
molto religiosa<br />
Lisa, la figlia, 32 anni, mora, attrice porno di nascosto<br />
Sergio, il primo figlio maschio, 28 anni, ingegnere, molto serio,<br />
giovane dirigente di una azienda d’informatica<br />
Rocco, il secondo figlio maschio, 26 anni, disoccupato, barba e<br />
capelli lunghi, si crede un cane<br />
Roberta, 30 anni, collega e amica di Lisa<br />
Glauco, il quarto figlio, 23 anni, studente, tossicodipendente,<br />
effeminato<br />
Valerio, fratello di Renza, 50 anni, impiegato cassaintegrato nella<br />
stessa azienda del nipote Sergio<br />
Lidia, moglie di Valerio, 45 anni, gestrice di una profumeria<br />
Sig.ra Daniela (nonna), madre di Renza e Valerio, 75 anni, accanita<br />
giocatrice di poker in internet<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 1
ATTO I<br />
Interno di un salotto piccolo-borghese la sera di Natale. Luce fioca proveniente<br />
da una lampada a piantana.<br />
Sulla sinistra, verso il proscenio, un lungo tavolo con sedie, apparecchiato per<br />
la cena. Il tavolo deve essere sistemato in modo che quando tutta la famiglia starà<br />
cenando, nessuno darà le spalle al pubblico.<br />
Dietro il tavolo, sulla parete di sinistra, si intravede una porta aperta che<br />
immette nella cucina.<br />
Sulla parete di fondo, più o meno al centro, una porta socchiusa che comunica<br />
con l’ingresso della casa.<br />
Sul lato destro del palco vi è la zona salotto; divano, poltrone, tavolino,<br />
televisore, lampada accesa, albero di Natale. Ancora più a destra la scrivania dove<br />
la nonna gioca al computer.<br />
<strong>La</strong> nonna è seduta dietro la scrivania intenta a giocare. <strong>La</strong> si vede frontale ma il<br />
computer portatile le copre il viso<br />
Su una delle poltrone è seduto Glauco, laccio emostatico sul braccio, si sta<br />
preparando una dose di eroina.<br />
Più spostato sulla sinistra, a terra vicino al tavolo, si intravede un uomo - Rocco<br />
- che dorme sopra un tappeto. Al suo fianco due scodelle per cani.<br />
Questa scena dura tutto il tempo necessario a Glauco per iniettarsi la dose.<br />
Ancora alcuni secondi in cui Glauco si gode il suo “viaggio”, poi si ode il rumore di<br />
una chiave che apre la porta d’ingresso. Si intravede la luce dell’ingresso<br />
accendersi, poi si apre la porta centrale e entra Sergio. Qualche secondo per<br />
ambientarsi alla poca luce della sala, infine scorge Glauco accasciato sulla<br />
poltrona, con lo sguardo nel vuoto.<br />
- Sergio – Glauco! Glauco? Glauco stai male? Oh Glauco! Ma… che è questo<br />
laccio? [scorge la siringa ancora sulla mano di Glauco] Ma che stai facendo? Che<br />
stai facendo? Sei impazzito? Cos’è questa siringa? Ti buchi, oh Cristo, ti buchi [lo<br />
scuote]? Glauco rispondi!<br />
- Glauco – ma che vuoi? <strong>La</strong>sciami in pace<br />
- Sergio – ma sei impazzito, dico, sei impazzito? Da quanto ti buchi? Allora?<br />
Dimmi da quanto tempo ti buchi! [scorge a terra una piccola scatola] E questa<br />
cos’è? [la apre, dentro c’è eroina avvolta in una stagnola] Cosa è questa roba, parla?<br />
E’ eroina, è eroina, oh Cristo, è eroina.<br />
- Glauco – ridammela [tenta una reazione]<br />
- Sergio – no! Non te la do<br />
- Glauco – ridammela stronzo [gli si getta addosso]<br />
- Sergio – tu sei uno stronzo. Stronzo! Drogato! Tossico!<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 2
Lo schiaffeggia più volte, poi si rende conto che Glauco è scoppiato a piangere<br />
e si ferma. Si allontana da lui; non sa <strong>ben</strong>e cosa fare.<br />
- Sergio – [scorge la Nonna] Nonna? Nonna? Ma tu non dici niente?<br />
- Nonna – <strong>La</strong>sciami stare. Non lo vedi che ho un full?<br />
- Sergio – Cristo! [torna su Glauco] Come puoi fare una cosa del genere? [inizia<br />
a camminare per la sala; in un dato momento accenderà la luce della sala] Come ti<br />
passa per la mente, io non lo so. Un tossico, un tossico. Se lo sapesse papà. [pausa]<br />
Un drogato! Chi ti ha dato l’eroina? Chi te l’ha data?<br />
- Glauco – [continuando a piangere] Vaffanculo<br />
- Sergio – Ah, “vaffanculo”, certo; risolvi sempre tutto con i vaffanculo tu. Sai<br />
dire solo quello. “Sergio, vaffanculo, mamma vaffanculo, papà vaffanculo”, non<br />
conosci altro. Drogato! Non vai mai a scuola, non lavori, non fai niente a casa, non<br />
aiuti nessuno, prendi soldi da tutta la famiglia e poi ti buchi. Egoista. Sotto un ponte<br />
a chiedere l’elemosina, ecco il tuo posto. Tossico! [pausa] Quali problemi hai?<br />
Allora! Rispondi! Quali problemi hai? Hai una famiglia che ti adora, hai sempre i<br />
soldi in tasca, sei libero di fare tutto quello che ti pare, nessuno ti proibisce mai nulla.<br />
[pausa] Sei solo un debole, è questa la verità. Io lavoro dodici ore al giorno e non mi<br />
è mai passato per la mente di perdere tempo e soldi a drogarmi. <strong>La</strong> droga è una<br />
stronzata. [pausa] Quando avevo l’età tua i miei amici mi hanno fatto fare uno<br />
spinello; cosa ti credi, che non conosca la droga? Be’, mi è subito sembrata una<br />
perdita di tempo. Adesso guardali che fine hanno fatto a forza di spinelli; muratori,<br />
operai, cassaintegrati, ignoranti vari. Io invece sono cresciuto! Ho studiato! Mi sono<br />
laureato in ingegneria. Ho un bel lavoro, sto facendo carriera. E tu? E tu che cosa<br />
vuoi diventare, un altro fallito?<br />
- Glauco - Vaffanculo<br />
- Sergio – [con rabbia] E mentre tu ti sfondi il cervello quell’altro imbecille<br />
dorme [afferra un bicchiere e lo scaglia a terra contro Rocco]<br />
Rocco viene colpito, guaisce come un cane e si alza ponendosi a “quattro<br />
zampe”. Ora abbaia e ringhia contro Sergio.<br />
- Sergio – Finiscila, cretino! Finiscila [si alza e gli va incontro minaccioso]<br />
- Glauco – <strong>La</strong>scia stare Rocco. Se lo tocchi t’ammazzo [si mette in mezzo tra i<br />
due].<br />
- Sergio – Ma andate all’inferno tutti e due. [Alla Nonna] E tu continui a<br />
giocare?<br />
- Nonna – A giocare, certo. Ma anche a vincere.<br />
- Sergio – da non crederci, da non crederci… Che famiglia, che famiglia. Uno si<br />
buca e l’altro abbaia e piscia per terra. Incredibile. No, dico, ma vi sembra possibile?<br />
Ma cosa avete in testa? Almeno tu… Glauco, sto parlando a te! Quell’altro ci è nato<br />
matto, ma tu no. Vuoi diventare come lui? Rispondi. Vuoi diventare come lui?<br />
- Glauco – meglio come lui che come te<br />
- Sergio – ah, certo. Trent’anni, non lavora, passa la vita dentro questa stanza a<br />
dormire, a camminare a quattro zampe. Abbaia, piscia per terra…<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 3
- Rocco - questo già lo hai detto<br />
- Sergio – …morde la gambe del tavolo, mangia su una scodella. Un modello,<br />
certamente, un modello da seguire. Vi siete bevuti il cervello! Tutti e due!<br />
Pausa<br />
- Sergio – dove sono andati gli altri? [nessuna risposta] Allora? Dove sono papà<br />
e mamma?<br />
- Rocco – sono andati all’aeroporto a prendere gli zii. L’aereo ha fatto ritardo<br />
- Sergio – adesso io che devo fare, eh? Cosa devo fare secondo voi? Sto zitto?<br />
Faccio finta di niente? Oppure gli racconto tutto? Così a papà gli prende un infarto.<br />
Bel Natale, proprio bello. [pausa] Tu sapevi tutto, chiaramente [a Rocco]? Sapevi<br />
tutto ma te ne sei <strong>ben</strong> guardato dal dirmi qualcosa. Da quanto tempo si buca?<br />
- Rocco – perché non ti spari Sergio?<br />
Glauco inizia a ridere, prima a singhiozzo poi molto forte. Si unisce anche<br />
Rocco<br />
- Sergio – bravo, bravo. Se io mi sparassi, come dite voi, tu resteresti senza un<br />
soldo in tasca. Qua dentro un lavoro fisso ce l’ho solo io, te lo sei scordato? Poi<br />
voglio vedere come faresti a comprarti l’eroina. Dovresti andare a battere il<br />
marciapiede<br />
- Glauco – già lo faccio<br />
- Sergio – cosa? [Sergio è allibito, guarda verso Glauco e poi verso Rocco]<br />
- Rocco – non guardare a me; questa volta non ne sapevo nulla<br />
- Sergio – non ho parole… non ho più parole. Stavi scherzando? Allora [lo alza<br />
dalla poltrona], parla, stai scherzando?<br />
- Glauco – E lasciami [spinge via Sergio e torna di peso sulla poltrona]<br />
Pausa; Sergio cammina nervosamente<br />
- Rocco – Sergio?<br />
- Sergio – che vuoi?<br />
- Rocco – ho sete<br />
- Sergio – bevi<br />
- Rocco – la scodella è vuota<br />
- Sergio – la scodella è vuota? Che ci devi fare con la scodella? Sei un uomo,<br />
non un cane! Non devi fare altro che alzarti in piedi, andare in cucina e bere tutto<br />
quello che vuoi<br />
- Glauco – ci penso io Rocco, quello stronzo ti farebbe morire di sete. Cosa<br />
vuoi? [va in cucina]<br />
- Rocco – ci dovrebbe essere una bottiglia di Bordeaux. A me piace molto il<br />
Bordeaux<br />
- Sergio – Bordeaux! Quando ti fa comodo ti ricordi di essere un uomo.<br />
- Rocco – ai cani piace molto il vino. Informati.<br />
- Sergio – me ne devo andare. Me ne devo andare via da questo manicomio,<br />
altrimenti perdo la ragione pure io.<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 4
- Nonna – e basta, per favore, basta! Cosa c’è che non va in questa casa? Cosa<br />
abbiamo tutti quanti noi da farti disgusto. Pazzi, stupidi, ignoranti, per te gli altri<br />
fanno sempre schifo. Solo tu sei normale, sei bravo, sei giusto. Ma ragiona una<br />
buona volta, vivi e lascia vivere.<br />
Rientra Glauco e versa il vino in una delle due scodelle; poi si attacca alla<br />
bottiglia e ne beve tutto il contenuto. Rocco si avvicina alla scodella e beve a sua<br />
volta con la lingua. Glauco torna sulla poltrona.<br />
- Sergio - “ragiona una buona volta”; Questo sta leccando il vino dentro una<br />
scodella per cani e poi mi chiedi di ragionare?<br />
- Nonna – e perché? E’ irragionevole bere del vino?<br />
- Sergio – no! E’ irragionevole farlo come lo fa lui<br />
- Nonna – sei un superficiale. Guardi la forma e mai la sostanza. Potresti dirmi<br />
che è irragionevole bere del vino a stomaco vuoto, ecco, questo sarebbe un discorso<br />
che potrei accettare, invece no, tu non ti preoccupi di questo, no! Tu ti preoccupi solo<br />
del modo in cui si beve. Glauco ha solo venti anni e si è scolato una bottiglia quasi<br />
piena di Bordeaux ma tu saresti capace di riprenderlo solo perché si è attaccato alla<br />
bottiglia e non ha usato il bicchiere. Tu badi solo all’apparenza, caro il mio<br />
ingegnere; alla sostanza non ci pensi mai<br />
- Sergio – sostanza? Di sostanza sto parlando. Rocco si comporta come un cane.<br />
Non è sostanza questa?<br />
- Rocco – il mio essere cane è sostanza, certo. E’ il tuo essere uomo che è solo<br />
apparenza, forma, vuota superficie<br />
- Sergio – <strong>ben</strong>e, anche il cane filosofo abbiamo. Adesso basta con queste<br />
cretinate! Mi avete stufato. Stanno per arrivare tutti gli altri e non devono accorgersi<br />
di niente. [a Glauco] Vai in bagno e sciacquati la faccia che hai due occhi allucinati.<br />
E tu [a Rocco], se ti fai uscire una sola parola di questa storia ti incateno e ti metto la<br />
museruola<br />
Sergio alza di peso Glauco e lo porta verso il bagno, uscendo dalla porta<br />
centrale. In scena resta solo Rocco e la Nonna<br />
- Rocco – Intolleranza, sempre intolleranza. Se non sei come loro, alto, sicuro di<br />
te stesso, sempre tirato a lucido e col cellulare di grido… ecco, ti escludono, ti<br />
ghettizzano. Così va il mondo… mondo cane. [pausa] Forse se fossi nato gallina<br />
sarebbe stato meglio; avrei fatto le uova, sarei stato utile. Anche maiale non sarebbe<br />
stato male, ma cane… cane no, è l’essere più bistrattato che c’è, è il cesso dell’uomo.<br />
[si gratta] Mi sa che ho anche le pulci. [improvvisamente si sente l’urlo di Sergio<br />
venire da fuori] Che succede adesso?<br />
Entra Sergio di corsa; ha del sangue sul collo<br />
- Sergio – mi ha morso, mi ha morso sul collo. Ti rendi conto? Guarda il<br />
sangue… oddio… che vena passa nel collo? [si tampona la ferita con un tovagliolo<br />
preso in tavola] Guarda quanto sangue.<br />
- Nonna – [si alza e va verso Sergio] Fa vedere. Vuoi che chiami un medico?<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 5
- Sergio – ma quale medico, non è niente.<br />
- Rocco - invece mi sembra grave. Dovresti farti subito controllare; in fondo ti<br />
ha morso un tossicodipendente che si prostituisce sui marciapiedi.<br />
- Sergio – Basta basta basta, io non ce la faccio più. Basta! Voi siete pazzi, siete<br />
tutti pazzi! Devo andarmene da questa casa, devo andare via, devo stare per conto<br />
mio. Non ce la faccio più, non ce la faccio più [cade seduto su una sedia; il<br />
tovagliolo sporco di sangue resta sul tavolo]<br />
- Rocco – [gli si avvicina e gli lecca una mano] su, non fare così, tutto si<br />
aggiusterà<br />
- Sergio – ma cosa lecchi? Che schifo! Via! Vattene via<br />
Rientra Glauco con uno spinello acceso<br />
- Glauco – Rocco, che fine ha fatto la cassetta?<br />
- Rocco – che cassetta?<br />
- Glauco – quella del film che ho registrato ieri sera. Devo vedere ancora il<br />
secondo tempo<br />
- Rocco – guarda in camera di Lisa; quella ha il vizio di prendersi tutto quello<br />
che trova<br />
Glauco riesce<br />
- Sergio – ma cosa è questa puzza?<br />
- Rocco – non sento niente<br />
- Sergio – ma come non senti niente? E’ così forte. Sembra incenso<br />
- Rocco – secondo me te la stai sognando. Deve essere il morso di Glauco che<br />
inizia a fare effetto.<br />
- Sergio – tutto qui il tuo famoso olfatto canino? Stai sempre in giro con il naso<br />
alzato a odorare tutto e non senti questa puzza<br />
- Rocco – una puzza la sento distintamente: è quella del tuo sudore. Da quanti<br />
giorni non ti cambi quella camicia?<br />
- Sergio – pensa alle tue pulci<br />
- Rocco – se ho le pulci è perché tu non mi fai mai il bagnetto<br />
- Sergio – ma senti che assurdità. Basta Rocco, per favore. Finiscila con questa<br />
storia del cane<br />
Rientra Glauco con la videocassetta<br />
- Glauco - avevi ragione, era sul comodino di Lisa<br />
- Sergio - ma cosa stai fumando?<br />
- Glauco - [isterico] che ti importa? Che ti importa di cosa fumo? [pausa]<br />
Stronzo.<br />
- Rocco - mi sembra sia stato abbastanza chiaro.<br />
- Glauco - questo film è incredibile Rocco; "Ritorno dall'inferno". Il protagonista<br />
viene ammazzato però non muore e va all'inferno e siccome non è morto allora è<br />
ancora vivo e ha pure la pistola di quelle che sparano i razzi katiusha e praticamente<br />
quelli dell'inferno siccome sono tutti coalizzati contro il diavolo perché vogliono<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 6
andare in paradiso allora gli dicono: "ehi, perché non ci comandi tu?", e lui invece<br />
spara a tutti ma non li ammazza perché sono già morti e allora il diavolo gli chiede di<br />
tornare sulla terra ad ammazzare Gesù Cristo che è tornato sulla terra per fare il<br />
giudizio universale ma nessuno lo riconosce e allora lo imprigionano e lui se lo trova<br />
di fronte in carcere perché lo hanno carcerato pure a lui perché aveva ammazzato uno<br />
che pensava che era Gesù Cristo perché era un santone e invece non era lui<br />
- Rocco - e poi?<br />
- Glauco - e poi c'è tutto il finale che non ho visto. Ce lo vediamo adesso<br />
Glauco inserisce la cassetta e accende il televisore. Prende una sedia e si<br />
sistema davanti alla TV; Rocco si sdraia a terra; Sergio resta dietro seduto vicino al<br />
tavolo. Il video parte ad alto volume e si comprende immediatamente che è un video<br />
porno. Anche Sergio si alza e si avvicina. Qualche secondo di silenzio dei tre.<br />
- Sergio - ma che film è?<br />
- Glauco - ma che ne so?<br />
- Rocco - lascialo; magari è solo una scena<br />
- Sergio - ma quale scena; non lo vedi che è un film porno?<br />
- Glauco - io non c'entro niente. Non è questo che ho registrato<br />
- Sergio - dove l'hai preso?<br />
- Glauco - stava in camera di Lisa, sul suo comodino<br />
- Sergio - ah sì? E secondo te Lisa la notte vede i filmetti porno? Inventa un'altra<br />
scusa<br />
- Glauco - non è una scusa, è la verità! Perché non mi credi mai? Stava in<br />
camera di Lisa!<br />
Pausa, guardano il film.<br />
- Glauco – però… è bona<br />
- Rocco - la bionda o la riccia?<br />
- Glauco – la bionda, Ha pure una voglia nera sulla tetta<br />
- Rocco - meglio la riccia; ha un'altra classe<br />
- Sergio - cos'è questa novità? Ora ti piacciono anche le donne oltre alle cagne?<br />
- Glauco - zitti; entra una morona! [pausa] Oh, sembra Lisa [ride]<br />
- Sergio - Glauco! Per favore<br />
- Rocco - [voce in falsetto] "Glauco per favore, non dire queste cose; la nostra<br />
sorellina extravergine".<br />
Ridono. Ora il film inquadra la nuova entrata. I tre fratelli restano in silenzio<br />
- Sergio – oh Cristo… ma…<br />
- Glauco – non ci posso credere<br />
- Sergio – non è possibile. Rocco, dimmi che non è lei<br />
- Rocco – il neo sul gluteo destro è inconfondibile. E’ proprio lei<br />
- Glauco – Lisa ha un neo sul sedere? Tu che ne sai?<br />
- Rocco – la mia altezza offre prospettive a te sconosciute<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 7
- Sergio – non è possibile, non è possibile. [stupefatto] E’ Lisa, tua sorella. Tua<br />
sorella con un nero e altre due donne<br />
- Rocco – è anche tua sorella se è per questo<br />
- Sergio – appunto!<br />
- Rocco – appunto cosa? Sono affari suoi! L’importante è che lo faccia di sua<br />
volontà, che segua la sua natura.<br />
- Sergio – ma che stai dicendo Rocco? Che stai dicendo? E’ una… una…<br />
- Glauco – mignotta.<br />
- Nonna – Glauco non dire parolacce.<br />
- Rocco – [a Sergio] Forse tu non ti prostituisci ogni giorno? Non prostituisci la<br />
tua libertà, la tua dignità e la tua volontà: “signorsì Dottore, certo Ingegnere, ha<br />
ragione lei Signor Direttore”<br />
- Sergio – Io lavoro onestamente.<br />
- Rocco – ma finiscila, saresti capace di fare qualunque cosa per uno scatto di<br />
livello<br />
- Sergio – ma che ne sai tu? Stai zitto! Di cosa parli che non hai mai lavorato in<br />
vita tua? Sei solo… un cane, ecco quello che sei: un cane<br />
- Rocco – un cane! Ma davvero? E cosa te lo fa pensare? [inizia ad abbaiare<br />
forte]<br />
Rumore di una serratura che si apre<br />
- Sergio – oddio sono arrivati. Spegni sbrigati, spegni tutto!<br />
Voci dall’esterno; la luce dell’ingresso si accende; Sergio spegne il<br />
videoregistratore; la cassetta rimane inserita<br />
- Renza – entrate, entrate, prego. Che silenzio. Ragazzi? Ragazzi?<br />
- Lidia – bambini? Pupetti?<br />
- Renza – sì, giusto dei pupi sono, dei pupi viziati. Lidia, la vostra camera sapete<br />
quale è, quindi…<br />
- Vincenzo – quindi fate quello che cazzo vi pare<br />
- Valerio – Ah ah ah giusto.<br />
- Renza – [risentita, al marito] tu hai sempre bisogno di essere volgare, vero?<br />
Sempre volgare, altrimenti sembra che non ti diverta. Ma dove sono i ragazzi?<br />
[entra] Ah! Eccovi qui! Cosa fate tutti zitti? [nessuna risposta] Allora?<br />
- Lidia – [entra] Oh! Eccoli qui i nipotini, buon Natale. Buon Natale a tutti<br />
Sergio e Glauco si alzano e vanno verso le nuove entrate; in tutta questa scena<br />
le battute si alternano a continui baci di <strong>ben</strong>venuto, strette di mano, pacche sulla<br />
spalla<br />
va?<br />
- Sergio – ciao Zia, buon Natale<br />
- Lidia – Sergio! Ti trovo in splendida forma! Come stai?<br />
- Sergio – [tono dimesso] <strong>ben</strong>e, <strong>ben</strong>e. E tu?<br />
- Lidia – [raggiante] <strong>ben</strong>e, <strong>ben</strong>e, molto <strong>ben</strong>e! Glauco, piccolino di casa, come<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 8
- Glauco – <strong>ben</strong>e zia, molto <strong>ben</strong>e<br />
- Lidia – <strong>ben</strong>e, sono proprio contenta. Molto <strong>ben</strong>e! Bene <strong>ben</strong>e!<br />
- Valerio – [entrando] Oh! Ecco i ragazzi! Sergio! Come va?<br />
- Sergio – <strong>ben</strong>e zio, molto <strong>ben</strong>e. E tu?<br />
- Valerio – <strong>ben</strong>e, molto <strong>ben</strong>e. Glauco! Sei cresciuto! Come stai?<br />
- Glauco – <strong>ben</strong>e zio, molto <strong>ben</strong>e<br />
- Valerio – <strong>ben</strong>e! Sono contento che stiate tutti <strong>ben</strong>e<br />
- Lidia – <strong>ben</strong>e! Bene!<br />
- Glauco – e voi, zii, state <strong>ben</strong>e?<br />
- Valerio – Bene! Certamente! Stiamo tutti <strong>ben</strong>e<br />
- Lidia – <strong>ben</strong>e, molto <strong>ben</strong>e<br />
- Sergio – <strong>ben</strong>e, <strong>ben</strong>e<br />
- Valerio – [scorge la madre] Mamma, che fai non ci saluti?<br />
- Nonna – [scocciata] Dopo… dopo.<br />
- Valerio – [risentito] Beh, ma per una volta tanto potresti anche smettere con<br />
quel cavolo di poker. Io e Lidia siamo appena arrivati, almeno salutaci.<br />
- Nonna – [acida] Valerio, se io smetto con questo cavolo di poker poi come<br />
faccio a prestarti i soldi quando me li chiedi?<br />
Pausa imbarazzata.<br />
- Lidia – [si accorge di Rocco] Rocco! Cucciolo di zia, come stai? [si abbassa<br />
alla sua altezza].<br />
- Rocco – da cani, zia. Veramente da cani.<br />
- Lidia – ma no! Non dire così, ti trovo in splendida forma. Picci picci picci. Dai<br />
un bacino a zia. Basta, basta, mi stai leccando tutta. Sei veramente uno splendido<br />
esemplare, bravo.<br />
- Valerio – Rocco, come va? Ti trovo veramente <strong>ben</strong>e [gli dà la mano].<br />
- Rocco – [gli porge la “zampa”] ciao zio, si tira avanti; e tu? Ho saputo che hai<br />
avuto qualche problema al lavoro<br />
- Valerio – [imbarazzato] sì; ‘be, nulla di grave, passerà; almeno speriamo<br />
[guarda fisso verso Sergio]<br />
- Sergio – passerà zio, passerà. <strong>La</strong> società sta già valutando il vostro imminente<br />
rientro.<br />
- Valerio – già, già. [a Rocco] Allora? Qualche cagnetta in vista?<br />
- Rocco – macché!<br />
- Valerio – È proprio una splendida bestia [a Renza], devi essere orgogliosa di<br />
lui.<br />
- Renza – sì! Sì! Sì! Io sono orgogliosa del mio cucciolo [si china su di lui].<br />
Bello, bello bello, bello il mio levriero, terranova, collie, pastore tedesco, pucci,<br />
pucci, pucci, fatti dare un bacio da mamma tua, sei il più bello. E a anche voi, anche<br />
voi; dove siete? Sergio? Glauco? Venite qui da mamma vostra; siete i miei<br />
capolavori. Sergio, dove scappi? Fatti dare un bacio<br />
- Sergio – [sfuggendo] mamma, ti prego.<br />
- Renza – Glauco, vieni qua almeno tu [lo agguanta e lo bacia]. Mio Dio ma<br />
quanto puzzi! Puzzi di alcool, di tabacco; ma quanto hai bevuto? Quanto hai fumato?<br />
Ah, i figli d’oggi, Lidia; sei fortunata in fin dei conti a non potere avere figli.<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 9
- Lidia – [colpita] non è che non possa avere figli, è che sinora non li abbiamo<br />
ancora avuti<br />
- Valerio – e già; è così<br />
- Renza – oh, ma certo, ma certo, che stupida che sono, che stupida. Scusa Lidia;<br />
Li avrai, li avrai certamente i tuoi cuccioletti, e non ti devi preoccupare del fatto che<br />
ormai hai quasi cinquanta anni: certamente avrai tanti figli. Su, su con la vita che io<br />
sono tanto felice, mio Dio quanto sono felice di trascorrere il Santo Natale qui con<br />
voi, con tutta la mia famiglia, con le persone che amo. Evviva, evviva, diamoci tutti<br />
la mano e intoniamo un canto di ringraziamento al Signore e alla Madre di Dio per la<br />
felicità che ci dona. [canta] “Tu scendi dalle stelle o Re del cielo…”<br />
- Vincenzo – [entrando dall’ingresso] allora? Cosa è tutto questo casino?<br />
Vecchia, non si sente che te in questa casa. Sempre a urlare stronzate. [pausa] ‘Be,<br />
ora vi siete tutti zittiti? Vecchia, vai in cucina che inizio ad avere fame [Renza va in<br />
cucina]. Sergio, offri da bere agli zii, maleducato. Glauco, vieni qui: quanto cazzo<br />
hai fumato? Puzzi che fai schifo. Vai in bagno a lavarti. E cambiati; veloce. E tu,<br />
matto [a Rocco], almeno a Natale potresti risparmiarci le tue stranezze e alzarti in<br />
piedi come un cristiano qualunque. Dove è Lisa? Anche a Natale torna tardi a casa?<br />
Eh… sei fortunata tu Lidia ad essere sterile<br />
- Sergio – papà!<br />
- Rocco – è sempre così delicato<br />
- Vincenzo – [a Sergio] che vuoi? Versa da bere agli zii, ho detto. [a Rocco] E tu<br />
cosa hai da abbaiare? [a Lidia] Stavo dicendo, oggigiorno avere un figlio è un grosso<br />
problema, figuriamoci averne tre. [si siede] Cioè, non mi fraintendere, non è che<br />
siano cattivi ragazzi, è che oggi è tutto così confuso, così fuorviante: mancano dei<br />
punti di riferimento certi. Tu guarda Glauco: è così fragile, sempre con quello<br />
sguardo assente; non si sa mai a cosa pensi. Ecco, sono sicuro che appena partirà per<br />
l’anno di militare le cose per lui cambieranno. Il militare raddrizza, fortifica, elimina<br />
le insicurezze e le perversioni. Anche Sergio prima di arruolarsi era un tipo strano,<br />
vero Sergio? Ora è un’altra persona: affidabile. Il militare fortifica, non c’è niente da<br />
fare. A voi donne servirebbe un po’ di militare. Oddio, dipende anche dai caratteri.<br />
Lisa, ad esempio è anche troppo inquadrata per una ragazza della sua età: solo<br />
famiglia e lavoro; mai una amica; ragazzi, poi, neanche a parlarne. Già. Sono tanti tre<br />
figli da educare<br />
- Valerio - quattro<br />
- Vincenzo – quattro cosa?<br />
- Valerio – vorrai dire quattro figli; ti sei dimenticato di Rocco<br />
- Vincenzo – chi, il cane? Per l’amor di Dio, un figlio è un figlio e una bestia è<br />
una bestia. Non confondiamo<br />
- Lidia – su, Vincenzo, sei troppo severo con il povero Rocco. [lo chiama] Qui<br />
bello, su vieni da zia [Rocco le si avvicina e si lascia carezzare]<br />
- Vincenzo – severità, ma quale severità? Fa tutto quello che vuole e ha sempre<br />
la scodella piena. Non indossa nemmeno la museruola. E poi, insomma, nessuno gli<br />
impedisce di essere un uomo e nessuno lo costringe ad essere un cane; è una sua<br />
libera e consapevole scelta e dunque ne deve accettare le conseguenze. Se pretende<br />
di essere un cane non deve poi lamentarsi di essere trattato da cane<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 10
- Rocco – [risentito] non è questo il punto! Io so <strong>ben</strong>issimo di non essere un cane<br />
e di essere un uomo; è proprio questo il guaio: non mi piace essere un uomo; non mi<br />
ci trovo <strong>ben</strong>e.<br />
- Vincenzo – e quindi è meglio essere un cane secondo te?<br />
- Rocco – forse! Forse è meglio essere un cane e forse no. Lo sto sperimentando<br />
ogni giorno e quando avrò una risposta prenderò una decisione definitiva. E’ un<br />
punto di vista diverso, capisci? Dovresti ringraziarmi perché ti costringo a ragionare.<br />
- Vincenzo – ma va all’inferno sacco di pulci.<br />
Pausa<br />
- Valerio – non è proprio del tutto sbagliato quello che dice Rocco, Vincenzo.<br />
Spesso tutti noi ragioniamo in maniera standardizzata, schematizzata. Avere di fronte<br />
un punto di vista opposto al nostro magari all’inizio ci mette in crisi ma poi ci fa<br />
crescere.<br />
- Vincenzo – di’ un po’, mi stai prendendo per il culo?<br />
- Sergio – papà, per favore.<br />
- Vincenzo – e no! Quale “per favore”? [a Valerio] Ti ci metti anche tu ora? Ma<br />
ti rendi conto che questo tipo ha trent’anni e passa le sue giornate sdraiato per terra a<br />
rosicare le gambe del tavolo e a pisciare addosso ai mobili? Nemmeno si lava più!<br />
Senti quanto puzza. Avanti, senti quanto puzza<br />
- Lidia – ah, ma se è solo questo il problema ci ha pensato la zia Lidia. Lo so che<br />
non è ancora mezzanotte ma per Rocco voglio fare uno strappo alla regola e dargli<br />
subito il regalo mio e di Valerio. [a Vincenzo] Babbo Natale mi perdonerà. Torno<br />
subito<br />
Lidia esce dalla porta centrale; piccola pausa<br />
- Sergio – dunque zio, lo stipendio arriva regolarmente?<br />
- Valerio – lasciamo perdere, Sergio, per favore<br />
- Sergio – scusa, non volevo<br />
Pausa; rientra Lidia<br />
- Lidia – eccomi qui. Allora [si china verso Rocco], chiudi gli occhi. Bravo; tanti<br />
auguri Roccuccio bello [gli porge una scatola; Rocco la prende ed inizia a scartarla]<br />
- Renza – [entra dalla cucina] ma che succede, già i regali?<br />
- Lidia – solo questo, Renza. Solo questo per Rocco; gli altri a mezzanotte, come<br />
sempre<br />
- Rocco – che meraviglia! E’ splendido!<br />
- Sergio – ma cos’è?<br />
- Valerio – un collare antipulci<br />
- Lidia – non solo. E’ un collare antipulci profumato all’essenza di rosa<br />
- Rocco – è bellissimo; grazie zia; ne avevo proprio bisogno [lo indossa]<br />
- Vincenzo – essenza di rosa. Così oltre che cane diventa anche finocchio.<br />
- Renza – Vincenzo! Oggi sei veramente impossibile<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 11
- Vincenzo – scherzavo, scherzavo. Non si può più nemmeno scherzare in questa<br />
casa?<br />
- Renza – Roccuccio, sei contento? Sei contento che gli zii hanno pensato a te?<br />
Stai <strong>ben</strong>issimo con questo collare, e come profumi! Bello pucci pucci mio, fatti dare<br />
un bacio [lo bacia]. Oh come sono felice, come sono felice che siamo tutti insieme e<br />
che ci vogliamo <strong>ben</strong>e e ci scambiamo i regali. Dio mio ti ringrazio [si commuove]<br />
- Lidia – ma Renza, cosa fai? Ti metti a piangere?<br />
- Vincenzo – [a Valerio] tua sorella è una vecchia piagnucolosa<br />
- Renza – scusate, scusate ma io sono fatta così, che ci volete fare. E’ che tutta<br />
questa armonia, questa felicità tra noi… mi fa sentire in colpa. Noi qui, al caldo, tutti<br />
felici, e fuori, nel mondo, tutta quella gente che soffre, che non ha un pezzo di pane<br />
da mangiare<br />
- Vincenzo – dai, su. Ora non ricominciare con le tue lagne [la bacia in fronte]<br />
- Renza – scusate, scusate. Ora prendiamoci tutti per mano e intoniamo un canto<br />
alla Vergine per ringraziarla. Su, avanti! [canta ad alta voce] "Alleluia Madre di Dio,<br />
in cielo sei assunta alla gloria celeste…"<br />
- Rocco – [ulula]<br />
- Vincenzo – Rocco!<br />
- Renza – Rocco! Su, bello, è Natale. Vai a cuccia, su<br />
- Rocco – a cuccia. Ce l’avessi una cuccia. Nessuno me l’ha mai voluta<br />
comperare [torna verso il tappeto e vi si sdraia]<br />
- Renza – Lidia, dammi una mano in cucina per cortesia; la cena è quasi pronta<br />
- Lidia – vengo subito<br />
Escono Renza e Lidia; esce anche Sergio. Valerio versa da bere per sé e per<br />
Vincenzo<br />
- Valerio – non costano molto le cucce per cani, sai Vincenzo. Ve ne sono alcune<br />
componibili con pannelli in compensato. Si acquista tutto il kit e poi lo si monta; è<br />
molto semplice<br />
- Vincenzo – [molto contrariato] Valerio… basta per favore.<br />
- Valerio – come non detto<br />
Pausa, Vincenzo, ancora arrabbiato, esce dalla porta centrale<br />
- Rocco – come vedi, zio, non è semplice la vita in questa casa<br />
- Valerio – e perché mai? Non c’è differenza con le altre famiglie: ci sono alti e<br />
bassi; si discute, ci si confronta, si litiga; tutto normale. L’importante è che vi sia<br />
sempre affetto e comprensione<br />
- Rocco – l’affetto non manca, è vero; la comprensione a volte sì<br />
- Valerio – ma anche tu devi cercare di capire tuo padre e tua madre: sono<br />
anziani, sono di un’altra generazione. Oggigiorno le cose cambiano molto<br />
velocemente ed è difficile stare al passo con i tempi. Il tuo comportamento, ad<br />
esempio, è abbastanza… come dire… radicale, ecco; non puoi biasimare tuo padre se<br />
non riesce ad accettarlo<br />
- Rocco – radicale dici? Io seguo la mia natura; quello che faccio mi sembra<br />
assolutamente normale. Non è colpa mia se quando c’è la luna piena mi viene voglia<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 12
di andare in balcone ed ululare. Non ne posso fare a meno. A proposito, scusami ma<br />
vado in gabinetto; se piscio di nuovo per terra mio padre mi incatena<br />
- Valerio – per carità; vai, vai. Io vado a vedere come vanno le cose in cucina.<br />
Escono sia Rocco, dalla porta centrale, che Valerio, dalla laterale. Pochi<br />
secondi di scena vuota [Nonna a parte], poi si sente il rumore della porta d’ingresso<br />
che si apre: entrano Lisa e la sua amica Roberta. Le prime battute vengono dette<br />
dall’ingresso, poi le due ragazze entrano in scena.<br />
- Lisa – oh, senti qua dentro che calduccio; che meraviglia<br />
- Roberta – è permesso?<br />
- Lisa – certo che è permesso, non ti ho invitato per lasciarti fuori dalla porta.<br />
Dammi il cappotto che lo appendo. Se hai bisogno di rinfrescarti il gabinetto è laggiù<br />
- Roberta – ora no, Lisa; semmai dopo<br />
- Lisa – allora? C’è nessuno in questa casa? Ma dove siete tutti? [entrano in<br />
scena] Nessuno. [pausa] Ah, no, c’è Nonna. Ciao Nonna.<br />
Nessuna risposta.<br />
- Lisa - Appunto: nessuno. Mettiti comoda Robby. Allora, due raccomandazioni:<br />
uno, io ti presento come una collega, quindi se ti fanno domande sul nostro lavoro<br />
mantieniti sul vago; di’ che fai pubblicità<br />
- Roberta - ricevuto<br />
- Lisa – due, ti avverto che a casa mia sono tutti un poco… strani, sì, stranucci<br />
direi<br />
- Roberta – ma sì, ma sì, me lo hai già detto, non ti preoccupare, io non mi<br />
formalizzo [si siede su una poltrona]<br />
- Lisa – [si siede anche lei] cioè, sono tutte brave persone, per carità, però,<br />
magari, chi li conosce per la prima volta, può rimanere… perplesso, ecco. [pausa]<br />
Un poco strani, sì. Non tutti, per la verità: Sergio, ad esempio, no. Sergio è il mio<br />
fratello maggiore ed è sicuramente il più normale di tutti; magari un poco noioso a<br />
volte; sempre a parlare di lavoro, di informatica.<br />
- Roberta – per carità<br />
- Lisa – però è un bel ragazzo; ha anche un bel lavoro: è ingegnere in una grande<br />
società straniera di computer e sta per essere promosso a dirigente. [pausa, si versa<br />
da bere e ne versa anche a Roberta] Anche mio zio Valerio – il fratello di mia madre<br />
- lavora nella stessa società, in una sede distaccata del nord; lui però non è ingegnere,<br />
è un semplice impiegato, e infatti l’hanno messo in cassa integrazione; così, su due<br />
piedi. Poi c’è mio padre, ex militare ora in pensione. E’ un poco burbero – dice certe<br />
parolacce - ma sotto sotto è un tenerone. Figurati, urla sempre ma basta che io gli<br />
chieda qualcosa e subito lui esegue<br />
- Roberta – è normale che tu sia la cocca di papà: sei l’unica femminuccia<br />
- Lisa – e non è finita; questa sera te ne accorgerai: ogni vigilia di Natale mio<br />
padre alle undici e mezza circa sparisce, e a mezzanotte in punto si presenta vestito<br />
da Babbo Natale<br />
- Roberta – da Babbo Natale?<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 13
- Lisa – sì, tutto rosso con il pancione e la barba bianca; e ci porta i regali; a tutti<br />
quanti. Vedrai, uno spasso<br />
- Roberta – e tua madre?<br />
- Lisa – ah, mia madre, il vero motore della famiglia: instancabile. Ultimamente<br />
però si è messa in mezzo con un gruppo di religiosi, pentecostali credo, gente<br />
fanatica; e, insomma, da quel momento sta sempre a pregare la Madonna. A parte<br />
questo è molto simpatica. Poi, chi c’è rimasto? Ah, mia zia Lidia - la moglie di<br />
Valerio – simpaticissima anche lei, ha un negozio di profumi e ogni Natale me ne<br />
regala certi meravigliosi…<br />
- Roberta – mio Dio, ma quanti siete?<br />
- Lisa – aspetta, non ho finito, ci sono ancora Nonna che gioca sempre a poker<br />
col computer e altri due fratelli. Dunque, Glauco, il più piccolo…<br />
Si interrompe perché vede Roberta che guarda stupita verso la porta d’ingresso;<br />
allora si gira e vede Glauco in piedi davanti la porta che le osserva. Ha uno sguardo<br />
abbastanza allucinato. Ora alza una mano e indica con un dito Roberta<br />
- Glauco – a te ti conosco, mi sa che ti ho visto in televisione<br />
- Lisa – questo è appunto Glauco, il più piccolo della famiglia. Glauco, questa e<br />
Robby, mia amica e collega<br />
- Glauco – sì, sì, ti ho visto alla televisione, sono sicuro: mi ricordo<br />
perfettamente i tuoi capelli biondi<br />
- Roberta – io non faccio proprio televisione, cioè, faccio video però…<br />
- Lisa – pubblicità, Roberta fa pubblicità<br />
- Glauco – pubblicità a cosa?<br />
- Roberta – …biancheria intima<br />
Nel frattempo, non notato, entra Rocco; si avvicina a Roberta e le annusa<br />
lungamente il posteriore. Quando Roberta se ne accorge fa un salto per la sorpresa<br />
- Roberta – oddio, che è?<br />
- Lisa – questo è Rocco, il fratello mancante<br />
- Roberta – [imbarazzata] ah… ciao Rocco [porge la mano per salutarlo; Rocco<br />
gliela lecca]. Ma che è, matto?<br />
- Lisa – no, che dici? Lui è… così. E’ uno spirito libero; ha deciso di diventare<br />
un cane, dice che vuole provare nuove esperienze<br />
- Roberta – ah! [schifata, si asciuga la mano sul proprio vestito]<br />
- Glauco – sono sicuro che ti ho vista ma non mi ricordo il programma. [pausa]<br />
Per caso hai una voglia nera sulla tetta?<br />
- Lisa – Glauco! Maleducato!<br />
- Roberta – ehi, incredibile, come fai a saperlo?<br />
Entrano dalla cucina Renza e Lidia<br />
- Renza – Lisa! Finalmente<br />
- Lidia – Lisa!<br />
- Lisa – ciao mamma, bacino [bacia la madre]. Zia, sei splendida! Come stai?<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 14
- Lidia – tu sei splendida, fatti guardare. Sei diventata una bellissima donna<br />
- Lisa – grazie, troppo buona. Ho portato con me un ospite: vi presento Roberta,<br />
una mia cara collega. Robby, questa è mia madre, e questa è mia zia Lidia<br />
- Roberta – piacere [stringe la mano alle due donne], piacere<br />
- Renza – una collega di Lisa? Splendido. Era ora Lisa che ci facessi conoscere<br />
qualcuno del tuo lavoro<br />
- Roberta – spero di non disturbare, signora. Lisa ha insistito tanto e io questa<br />
sera ero sola<br />
- Renza – disturbare? Ma cosa dici? Non si può stare soli la sera della vigilia; è<br />
un peccato mortale. Mettiti comoda che la cena è quasi pronta. Se vuoi rinfrescarti il<br />
gabinetto è da quella parte<br />
Durante le prossime battute Renza lascia il gruppo e apparecchia la tavola<br />
anche per Roberta. Entra Vincenzo dalla porta centrale<br />
- Vincenzo – Lisa! Che cazzo! Ti pare questa l’ora per rientrare a casa?<br />
- Lisa – [lo riprende per il linguaggio] papà!<br />
- Vincenzo – [vede Roberta] oh, scusate<br />
- Lisa – papà, questa è la mia collega Roberta che ho invitato a passare la vigilia<br />
con noi. Robby, questo è mio padre. Non fare caso a quello che dice; come ti dicevo<br />
all’apparenza sembra un poco burbero ma in realtà…<br />
Entra Valerio dalla cucina<br />
- Valerio- [scherzando] è un adorabile cafone<br />
- Lisa – zio! [va verso Valerio e lo abbraccia]<br />
- Valerio – bella di zio, come stai. Oh, ma sei bellissima. Ma da chi hai preso<br />
tutta questa bellezza? Tuo padre e tua madre sono bruttissimi<br />
- Lisa – l’ho presa tutta da te. Robby, stai tranquilla, mio zio scherza sempre;<br />
qua dentro siamo tutti un poco matti. Zio, questa è Roberta, una mia collega<br />
- Roberta – Robby per gli amici<br />
- Valerio – molto piacere. Resta a cena con noi?<br />
- Roberta – sì, Lisa mi ha invitata<br />
- Renza – [dalla cucina] Lidia, vieni ad aiutarmi. Serviamo la cena<br />
- Lidia – arrivo [va in cucina]<br />
- Renza – [c.s.] ragazzi, a tavola. Arriva la cena. Forza tutti ai vostri posti. Lisa,<br />
fai accomodare la tua amica [si siede a capotavola]<br />
- Lisa – sì mamma. Robby, accomodati qui [le indica un posto e le si siede<br />
vicino]. Ma manca Sergio. Dove è?<br />
- Vincenzo – [ad alta voce] Sergio! A tavola! [alla suocera] Signora Daniela,<br />
spenga il computer e venga a tavola.<br />
Nonna – Silenzio! Sto leggendo.<br />
- Vincenzo - [scocciato, verso gli altri e riferito alla suocera] Anche a Natale<br />
per lei c’è solo il computer. [pausa; scorge Glauco che continua a fissare Roberta]<br />
Glauco, che fai lì in piedi? A tavola.<br />
- Glauco – [a Roberta] ora ho capito dove ti ho visto [ride e si siede]. Sì, sì, ora<br />
mi ricordo dove ti ho visto [ride e guarda Lisa]<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 15
- Lisa – cosa c’è da ridere? Dove è che l’hai vista?<br />
Entra Sergio e appena scorge Lisa si irrigidisce<br />
- Sergio – [arrabbiato] Lisa!<br />
- Lisa – Sergio… che c’è?<br />
- Sergio – che c’è? Tu…<br />
- Lisa – io cosa?<br />
- Sergio – [pausa, Sergio non ha il coraggio di continuare] niente, niente. Ne<br />
parliamo più tardi<br />
- Lisa – ehi, certo che questa sera siete tutti più strani del solito. Mi fate fare<br />
brutte figure con la mia amica. Sergio, questa è Roberta, una mia collega<br />
- Roberta – [si alza] Robby per gli amici<br />
- Sergio – [la riconosce immediatamente] ah! Pure lei<br />
- Lisa – “pure lei” cosa? Insomma Sergio, si può sapere che ti prende?<br />
- Vincenzo – Sergio! Che modi sono questi? Maleducato! E che cazzo, possibile<br />
che anche a Natale dobbiamo mostrarci per quello che siamo? Mettiti seduto e non<br />
fare lo stronzo! [a Roberta] Ci scusi, signorina. Donne! Arriva questa <strong>ben</strong>edetta<br />
cena?<br />
- Lidia – [dalla cucina] arriva, arriva<br />
Dalla cucina entrano Lidia e Renza con delle portate di antipasti e iniziano a<br />
servire<br />
- Renza – tartine al burro con caviale, con salmone, con alici e anche al tartufo<br />
- Roberta – adoro il tartufo<br />
- Glauco – e già, lo so che ti piacciono i grossi tartufi neri [ride]<br />
- Vincenzo - Glauco! Si può sapere che hai da ridere. E stai composto a tavola.<br />
- Glauco – che palle<br />
- Vincenzo – “che palle”, certo, basta che dici “che palle”. E’ l’unica frase che<br />
conosci. [arrabbiato] Vorrei sapere dove cazzo impari tutte queste parolacce?<br />
[pausa] Rocco! Allora, ci degni della tua presenza o anche questa sera devi fare lo<br />
stronzo<br />
- Rocco – [sdraiato sul tappeto] questa sera faccio lo stronzo, papà<br />
- Vincenzo – ecco, pure in giro mi prende. In canile ti porto prima o poi, in<br />
canile!<br />
- Renza – [rientra] Rocco, tieni la tua scodella con le tartine e un buon bicchiere<br />
di vino rosso [mette il tutto a terra vicino a Rocco]<br />
- Rocco – grazie mamma.<br />
- Renza – oh, finalmente. Mi pare ci sia tutto e quindi possiamo cominciare [va a<br />
tavola e si siede]<br />
- Lisa – buon appetito e buon Natale<br />
- tutti – Auguri<br />
- Nonna – [urla] Colore!<br />
Buio<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 16
ATTO II<br />
Tutti ancora in tavola a sorseggiare il caffè, tranne Glauco che è sdraiato sulla<br />
solita poltrona, gambe larghe, lo sguardo fisso nel vuoto. Anche la Signora Daniela<br />
è tornata alla scrivania a giocare. Rocco è disteso sul suo tappeto. In tavola vi sono<br />
liquori e dolci vari. Qualcuno fuma. Renza sarà libera di alzarsi a suo piacimento<br />
per riordinare la tavola o per servire altre cose. Sta parlando Vincenzo con molta<br />
foga.<br />
- Vincenzo – [a Valerio] Questi nostri figli, questi giovani, che prospettive<br />
hanno? A che futuro possono aspirare? C’è troppa libertà, troppa, veramente troppa.<br />
E non la mettiamo neanche sul piano politico; destra, sinistra… io sono un<br />
democratico. Ho servito lo Stato per trentasette anni e ne sono fiero, ho servito uno<br />
Stato democratico – cioè, se non fosse stato democratico lo avrei servito lo stesso<br />
perché il punto è proprio questo: lo Stato, capisci? Lo Stato con la esse maiuscola. E’<br />
un punto di riferimento che c’è sempre, e quando ti smarrisci sai che c’è lo Stato che<br />
ti aiuta a ritrovarti. E’ chiaro quello che sto dicendo signorina [a Roberta]?<br />
- Roberta – ecco… io credo che…<br />
- Vincenzo – Chi ascoltano i giovani oggi? Rispondi [a Lidia]!<br />
- Lidia – mah, io penso che…<br />
- Vincenzo – la televisione! Oggi i giovani ascoltano la televisione. Non<br />
ascoltano i maestri a scuola, non ascoltano i preti perché a Messa non ci vanno e non<br />
ascoltano nemmeno i genitori perché pensano che siano tutti rincoglioniti. Allora,<br />
dico io, è democrazia questa?<br />
- Sergio – ma che c’entra la televisione, papà?<br />
- Vincenzo – lo vedi che non capisci un cazzo? Tu stai sempre con quel coso<br />
lì… come si chiama? Internet. Ci sono regole in Internet? Rispondi?<br />
- Sergio – ma Internet…<br />
- Vincenzo – non ci sono! C’è tutto in Internet, tutto e il contrario di tutto, come<br />
in televisione: c’è quello che dice A e l’altro che dice B; c’è quello che dice che<br />
Hitler era un santo uomo e quell’altro che dice che il Papa è l’anticristo. Non si<br />
capisce più nulla, avete capito? Stiamo andando <strong>ben</strong>e o stiamo andando male? C’è<br />
qualcuno in grado di rispondermi a questa santa domanda? Io non lo so, e se non lo<br />
so io lo possono sapere delle creature come queste ragazze [indica Roberta e Lisa]?<br />
Lo possono sapere degli imbecilli come quei due [indica Rocco e Glauco]?<br />
- Renza – c’è Dio! C’è sempre Dio che non tradisce mai<br />
- Vincenzo – Dio? Dio? Ma quale Dio? Di quale Dio parli? Buddha? Krsna?<br />
Allah? Cristo? Confrucio?<br />
- Sergio – Confucio!<br />
- Vincenzo – Vabbe’, come cavolo si chiama. Allora? Parli del Dio del Vecchio<br />
Testamento o quello del Nuovo Testamento. E già, perché non sono mica la stessa<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 17
cosa. Io credo in Dio, certo, ma se di Dio ce ne è uno solo perché allora i negri<br />
credono in Maometto?<br />
- Valerio – Vincenzo, ma cosa c’entrano i neri?<br />
- Vincenzo – cosa c’entrano? Come cosa c’entrano? Perché Rocco non lavora?<br />
Allora, rispondi! Perché Rocco non lavora? Ve lo dico io perché non lavora<br />
- Rocco – [dal tappeto] perché non mi va<br />
- Vincenzo – no! Tu non lavori perché dici: “che cazzo lavoro a fare tutta una<br />
vita e pago le tasse se poi arriva il negro e gli danno la casa e il lavoro e quattro<br />
mogli?”<br />
- Sergio – ma papà, per favore. Non ti rendi conto di quello che stai dicendo<br />
- Vincenzo – ah! Eccolo l’ingegnere, il laureato. Certo, tu sei istruito, sei<br />
laureato con la lode e capisci tutto, ma con quali soldi ti sei laureato? Con i soldi di<br />
tuo padre, con i soldi di tuo padre che è un ignorante rincoglionito e non si rende<br />
conto nemmeno di quello che dice. E’ questo il punto, capisci? Io sono un ignorante<br />
ma so <strong>ben</strong>e di esserlo. Non mi metto grilli per la testa io. Da quando ho messo piede<br />
in questo mondo io ho subito saputo <strong>ben</strong>e quale era il mio posto e il mio ruolo. Lo<br />
sapevo perché avevo uno Stato sopra che mi diceva: “tu sei un povero stronzo figlio<br />
di contadini e non conti un cazzo; puoi solo lavorare e lavorare e lavorare e lavorare;<br />
e tua moglie deve fare figli e figli e figli e figli”. E noi questo abbiamo fatto: io ho<br />
lavorato e tua madre ha fatto figli; quattro stronzi, certo, ma sempre figli, sangue del<br />
nostro sangue. E a questi figli abbiamo dedicato tutta la vita. E tu, e voi, sareste in<br />
grado di fare quello che abbiamo fatto noi? No! Non siete in grado perché ancora non<br />
sapete quale è il vostro ruolo. Siete disorientati! Voi accendete la televisione e<br />
scoprite che basta rispondere ad un cazzo di quiz per guadagnare miliardi; che basta<br />
andare davanti a una telecamera e mostrare le tette per diventare famosi. E allora<br />
pensate: “cosa devo fare nella vita? Devo studiare? Devo rispondere ai quiz? Devo<br />
fare il netturbino? Devo fare il top manager? Devo mettere su famiglia?” E non<br />
sapete quale è la vostra risposta perché siete disorientati, non avete nessuno sopra<br />
che vi dica quale sia il vostro ruolo. Siete disorientati, e lo siamo anche noi che non<br />
sappiamo più cosa dobbiamo fare con voi. Disorientati e soprattutto preoccupati. Per<br />
voi! Per il vostro futuro. Perché io sarò anche un ignorante rincoglionito e vostra<br />
madre una vecchia lagnosa, ma abbiamo il diritto e il dovere di preoccuparci per voi,<br />
per la gente che frequentate, per quello che fate e per quello che non fate. Oh!<br />
[pausa] Vecchia, dammi da bere che non ho più voce<br />
Pausa; Renza versa da bere a Vincenzo<br />
- Roberta – quello che dice lei, signor Vincenzo, è giusto. Ma comunque sbaglia<br />
a preoccuparsi tanto per i neri: sono tutti bravi ragazzi! Dia retta a me: io ci lavoro<br />
con i neri e ne conosco molti<br />
- Valerio – lei lavora con i neri?<br />
- Roberta – sì, certo, neri, nere… brasiliani<br />
- Lidia – ma non lavora nella pubblicità lei? Io non vedo mai i neri in pubblicità<br />
- Roberta – mah… ecco…<br />
- Lisa – fanno provini<br />
- Roberta – sì, fanno i provini, fanno tutti molti provini<br />
- Lidia – solo i provini?<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 18
- Lisa – sì, solo i provini; perché dopo… vengono tutti scartati<br />
- Lidia – e perché vengono tutti scartati?<br />
- Roberta – beh… perché sono neri<br />
- Lisa – e già<br />
- Vincenzo – ah! <strong>La</strong> cosa mi sembra logica<br />
- Lidia – a me non tanto. Ma senti, Lisa: la tua amica fa la pubblicità; tu, invece,<br />
di cosa ti occupi esattamente?<br />
- Lisa – ecco… io mi occupo di… di produzione<br />
- Valerio – produzione? Interessante<br />
- Lisa – sì, molto interessante<br />
- Lidia – quindi un lavoro d’ufficio? Tipo segreteria<br />
- Lisa – sì, anche, cioè: faccio un po’ di tutto<br />
- Valerio – come succede sempre agli impiegati<br />
- Sergio – [insinuante] magari fai i video pure tu<br />
- Lisa – vuoi dire la pubblicità? No, quella non la faccio<br />
- Sergio – sei sicura? In fin dei conti cosa ci sarebbe di strano? Sei una bella<br />
ragazza, lavori nel mondo dello spettacolo: non ci sarebbe nulla di strano se di fronte<br />
ad una telecamera sentissi il bisogno di esibirti anche tu.<br />
- Lisa – ti ho già detto di no!<br />
- Sergio – ma sei proprio sicura? Io invece ti immagino perfettamente a tuo agio<br />
di fronte ad una telecamera mentre fai pubblicità alla biancheria intima insieme a<br />
Roberta e a un bel negrone. Anzi, perché solo uno? Due, tre bei negroni; tu, Roberta<br />
e tre negroni.<br />
- Lisa – ma insomma! Si può sapere cosa vuoi da me? Ti ho detto che io la<br />
pubblicità non la faccio. Che diavolo ti prende? E’ tutta la sera che provochi me e<br />
Roberta. Dimmi chiaramente dove vuoi arrivare!<br />
- Sergio – Lo sai <strong>ben</strong>issimo dove voglio arrivare<br />
- Lisa – no! Non lo so dove vuoi arrivare! Perché non lo dici chiaramente a tutti<br />
quanti?<br />
- Sergio – tu…<br />
- Lisa – io cosa?<br />
Pausa<br />
- Renza – allora, Sergio? Stiamo tutti aspettando. Cosa ti ha fatto la povera Lisa?<br />
Ti ha preso qualche soldo dal portafogli senza chiedertelo? Lo ha sempre fatto; lo<br />
faceva già a cinque anni. Ormai dovresti esserti abituato<br />
- Sergio – non mi ha preso nessun soldo. Il punto è un altro<br />
- Lisa – quale?<br />
- Sergio – [pausa] niente, niente. [ad alta voce] Niente! Non è successo niente.<br />
Stavo scherzando. Non si può forse scherzare? Scusate [esce dalla porta centrale]<br />
Pausa<br />
- Vincenzo – [a Renza] tuo figlio si sta un po’ rincoglionendo. Secondo me<br />
lavora troppo<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 19
- Lidia – non è il lavoro che rimbambisce, semmai è l’assenza di lavoro. Dà retta<br />
a me. Guarda Valerio: da quando è in cassa integrazione è sempre più smemorato e<br />
pigro<br />
- Valerio – guarda che non l’ho chiesta io la cassa integrazione<br />
- Lidia – non volevo dire questo. Come mai sei così acido?<br />
- Valerio – no, io non sono acido. Semplicemente non mi diverto a stare senza<br />
lavoro e non ho bisogno che ogni cinque minuti ci sia tu a ricordarmelo<br />
- Lidia – non sono io che te lo ricordo; sei tu che hai sempre il pensiero fisso lì.<br />
“<strong>La</strong> cassa integrazione, mi hanno mandato in cassa integrazione, dopo venticinque<br />
anni di servizio mi hanno mandato in cassa integrazione”; va <strong>ben</strong>e, l’abbiamo capito,<br />
ti hanno mandato in cassa integrazione. Ormai è successo; basta lamentarsi; fattene<br />
una ragione e reagisci<br />
- Valerio – “reagisci”? E che significa? Cosa dovrei fare secondo te?<br />
- Lidia - semplicemente non mi piace che passi le tue giornate a letto o davanti<br />
alla televisione<br />
- Valerio – ah, non ti piace? Fai qualcosa tu, allora. Trovami un lavoro<br />
- Lidia – trovatelo tu, visto che ti vanti sempre di essere tanto intelligente.<br />
- Nonna – [ad alta voce dalla scrivania] Che bisogno ha di trovare un lavoro?<br />
Basta chiedere a mamma.<br />
- Valerio - Per quattro soldi che t’ho chiesto una volta.<br />
- Nonna - Non erano quattro ma quattromila. Le vincite di un’intera settimana.<br />
- Renza – ragazzi, su! Possibile che questa sera ogni argomento sia buono per<br />
litigare.<br />
Pausa<br />
- Valerio – [si alza] Povero me, ho mangiato troppo. [va verso una poltrone e vi<br />
si siede] Allora, Glauco, come andiamo a scuola?<br />
- Glauco – [nessuna risposta; sguardo assente nel vuoto]<br />
- Valerio – [con ironia] ah, veramente? Bene, quello che mi dici mi riempie di<br />
orgoglio. Tutto tuo zio<br />
- Roberta – Lisa? Mi indichi il gabinetto per favore?<br />
- Lisa – vieni, ti accompagno<br />
Escono Roberta e Lisa; lunga pausa<br />
- Lidia – Renza? Che dici, sistemiamo un poco in cucina?<br />
- Renza – sì, andiamo. Sistemiamo tutto così possiamo aspettare Babbo Natale a<br />
mezzanotte [guarda Vincenzo]<br />
Renza e Lidia vanno in cucina; altra lunga pausa<br />
- Valerio – cosa fa Babbo Natale quest’anno? Viene a mezzanotte?<br />
- Vincenzo – viene, viene. E’ un po’ incazzato quest’anno, ma alla fine verrà lo<br />
stesso<br />
- Valerio – meno male. Babbo Natale è un punto di riferimento. Il mondo<br />
cambia ma Babbo Natale resta sempre. Eh Glauco? Tu che ne dici?<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 20
- Glauco – [nessuna risposta; sguardo assente nel vuoto]<br />
- Valerio – [ironico] sono d’accordo con te. Mi piace il tuo modo di ragionare.<br />
[pausa] Rocco? Ma tuo fratello quando sta così è perché elabora profonde riflessioni<br />
o perché è uscito fuori di testa?<br />
- Rocco – prova a chiederglielo<br />
- Valerio – Glauco? Oh, Glauco? Ci sei? [a Rocco] Ma che sta male?<br />
- Glauco – [con voce debole, quasi balbuziente] Babbo Natale prende i regali e li<br />
porta sempre a tutti e pure a me ma a me non mi piace quello che mi porta a me<br />
come l’altra volta volevo il pallone di cuoio che invece Babbo Natale è venuto con i<br />
scarpini e allora gli ho detto che cazzo ci faccio con i scarpini se non ho il pallone di<br />
cuoio e lui si è incazzato però poi l’altra volta mi ha portato il pallone però i scarpini<br />
erano tutti rotti e allora sono andato a dormire e lui si è incazzato e il pallone me lo<br />
ha mozzicato tutto il cane e poi domani quando ho visto il pallone ho preso a calci il<br />
cane e mamma si è incazzata e Rocco pure lui perché dice che il cane è lui e…<br />
quest’anno voglio le tette di Roberta<br />
- Valerio – [a Rocco] ma quanto ha bevuto?<br />
- Rocco – a me sembra assolutamente normale<br />
Rientra Sergio. Vincenzo, intanto, si è addormentato sulla sedia e russa<br />
profondamente. Glauco torna in trance<br />
- Sergio – [pausa; si siede vicino al tavolo] allora, come si sta in cassa<br />
integrazione?<br />
- Valerio – [ironico] oh! E questo sì che è uno splendido discorso da affrontare!<br />
“Come si sta in cassa integrazione?”. Non potevi scegliere un argomento più<br />
interessante per me<br />
- Sergio – no, scusa, se già inizi con questo tono è meglio lasciare stare<br />
- Valerio – ah, non ti va <strong>ben</strong>e il tono? Benissimo, mi calmo subito. Allora,<br />
rispondo alla tua domanda: in cassa integrazione si sta da schifo. Soddisfatto?<br />
- Sergio – senti, capisco <strong>ben</strong>issimo la tua amarezza però…<br />
- Valerio – “però” cosa?<br />
- Sergio – [inizia ad alterarsi] però non è con me che te la devi prendere. Io non<br />
c’entro niente<br />
- Valerio – e chi se la prende con te? A parte il fatto che tu stai per diventare<br />
dirigente della stessa azienda in cui lavoro io e quindi non ci sarebbe nulla di strano<br />
se me la prendessi con te, ma comunque, almeno mi sarà concesso di essere un po’<br />
incazzato?<br />
- Sergio – e incazzati pure. Incazzati quanto ti pare, tanto non risolvi nulla [si<br />
alza dalla sedia; si muove nervosamente avanti e indietro]<br />
- Valerio – già, però tu li giustifichi<br />
- Sergio – non li giustifico; dico solamente che hanno le loro ragioni; devi capire<br />
il loro punto di vista<br />
- Valerio – [alza la voce] “il loro punto di vista”? Me ne frego io del loro punto<br />
di vista. Prima ci sfruttano, poi ci buttano in mezzo a una strada e noi dovremmo<br />
capire il loro punto di vista? E il mio punto di vista? L’azienda lo capisce il mio<br />
punto di vista? No!<br />
- Sergio – l’azienda…<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 21
- Valerio – stai zitto! [si alza dalla poltrona] L’azienda capisce solamente i<br />
propri tornaconti. Le azioni scendono? E allora tutti in cassa integrazione. [urla] E’<br />
una vergogna, ecco quello che è, una vergogna!<br />
Rocco si sposta dal tappeto e va verso la “quarta parete”; si posiziona in<br />
ginocchio e guarda verso l’alto come se di fronte a lui vi fosse una finestra; inizia a<br />
ululare; continuerà ad emettere lunghi ululati anche durante le successive battute di<br />
Sergio e Valerio che, comunque, lo ignoreranno. Contemporaneamente Vincenzo si<br />
sveglia<br />
- Sergio – è solo un momento, zio, solo un momento negativo. Rientrerete tutti<br />
quanti al lavoro<br />
- Valerio – ma cosa stai dicendo? Ingenuo! Quanti anni sono che lavori?<br />
Rispondi!<br />
- Sergio – dieci anni<br />
- Valerio – <strong>ben</strong>e, tu sono dieci anni e io venticinque. Sono entrato quando la<br />
nostra grande azienda era una azienducola che nessuno conosceva, e se adesso è<br />
leader nel proprio settore lo devono anche a me. E cosa mi ritrovo in mano? Tu hai<br />
meno della metà dei miei anni di servizio e fra poco prenderai dieci volte il mio<br />
stipendio; sarai stimato, servito e riverito. A me invece mi hanno preso come uno<br />
straccio vecchio e mi hanno buttato via. E’ vergognoso! Ma ricordati: quello che ora<br />
fanno con me un giorno lo faranno con te<br />
- Sergio – con me no, con me non lo faranno<br />
- Valerio – No? E perché con te no?<br />
- Sergio – perché io sono importante per l’azienda! Io valgo<br />
- Valerio – [gli si avvicina minaccioso e urla] quindi vuoi dire che io non valgo<br />
niente? E’ questo che stai dicendo?<br />
- Nonna – buoni, state buoni<br />
- Vincenzo – ehi, ehi, calmatevi [si alza e si mette fra i due], siete impazziti?<br />
- Sergio – se hanno cacciato proprio a te un motivo ci sarà<br />
Entrano contemporaneamente Renza e Lidia dalla cucina e Lisa e Roberta dalla<br />
porta centrale. Rocco, intanto, continua ad ululare<br />
- Renza – ma che succede? Sergio, che succede?<br />
- Lisa – che è successo?<br />
- Lidia – [a Valerio] ma sei impazzito?<br />
- Renza – Sergio, Valerio, ma… Santo Dio, vi mettete a litigare la sera di Natale;<br />
ma poi perché? Che è successo?<br />
- Vincenzo – è successo che sono due imbecilli, ecco cosa è successo. Proprio<br />
così, [a Renza] tuo figlio e tuo fratello sono due imbecilli<br />
- Valerio – scusate… hai ragione tu [a Vincenzo]… sono un imbecille, sono solo<br />
un imbecille… scusate… Sergio… scusa<br />
- Sergio - scusa tu, zio; il cretino sono io. Non ho capito niente… sono proprio<br />
un cretino<br />
- Vincenzo – visto che avevo ragione io? Siete due cretini e due imbecilli.<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 22
- Valerio – niente, non è successo niente. Scusa Sergio, sono un idiota [lo<br />
abbraccia]<br />
- Sergio – io sono un idiota, zio. [ricambia l’abbraccio] Non ho capito proprio<br />
niente<br />
- Lidia – ma perché litigavate?<br />
- Nonna – perché non si mettevano d’accordo se essere cretini, imbecilli o idioti<br />
Ennesimo ululato di Rocco<br />
- Vincenzo – allora? <strong>La</strong> fai finita o no di urlare? Che cazzo! Questi due stronzi<br />
quasi si menano e quest’altro abbaia alla luna. Ma che casa di pazzi furiosi!<br />
- Rocco – non sto abbaiando! Sto ululando; urlo tutta la mia disperazione [si<br />
muove in direzione della cucina]<br />
- Vincenzo – sei disperato? Lo credo <strong>ben</strong>e! Anche io mi dispererei se mi<br />
scoprissi ad abbaiare. Dove vai adesso?<br />
- Rocco – vado in balcone. A respirare [va in cucina]<br />
- Sergio – vado in balcone anche io, ho bisogno di un poco d’aria. [a Renza]<br />
Tranquilla, mamma, è tutto a posto [esce]<br />
Breve pausa<br />
- Lisa – se è tutto a posto noi torniamo di là. Mamma, sto mostrando a Roberta<br />
l’album delle fotografie [escono]<br />
- Lidia – [a Valerio] Si può sapere che è successo?<br />
- Valerio – questa storia mi sta facendo ammattire<br />
- Lidia – quale storia?<br />
- Valerio – il lavoro, il lavoro, la cassa integrazione<br />
- Lidia – ancora con la cassa integrazione? Basta, Valerio, basta! Non puoi<br />
continuare così! Fattene una ragione!<br />
- Valerio – certo, parli facile tu. Tu il lavoro ce l’hai; è facile parlare se una cosa<br />
ce l’hai. Perché non fai lo stesso ragionamento quando ti lagni per i bambini?<br />
- Lidia – che c’entrano i bambini? Quali bambini?<br />
- Valerio – il discorso è semplice: io non ho un lavoro e mi dispero, mentre a te<br />
non te ne frega nulla; tu non hai figli e ti disperi, mentre a me non… cioè [si accorge<br />
di avere parlato troppo]<br />
- Lidia – “cioè”, cosa? Continua! Continua la tua frase. A te non te ne frega nulla<br />
di non avere figli? E’ questo che volevi dire? Rispondi? E’ questo?<br />
- Valerio – questo lo stai dicendo tu<br />
- Lidia – sei un bastardo, sei uno…<br />
Nel frattempo Vincenzo ha aperto un cassetto del tavolo e ha estratto una<br />
scacciacani; poi urla:<br />
- Vincenzo - basta!<br />
Esplode due colpi; spavento generale<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 23
- Nonna – oddio!<br />
Dalla cucina entra in scena, correndo a “quattro zampe”, Rocco; esclama il<br />
tipico “cai cai” dei cani spaventati; attraversa velocemente la sala e esce dalla<br />
porta centrale sotto lo sguardo attonito di tutti<br />
- Vincenzo - è solo una scacciacani; mi serve per i botti di fine anno<br />
Entra di corsa Sergio preoccupato<br />
- Sergio – cosa erano quei botti? A Rocco è preso un accidente<br />
Dalla porta centrale entrano Lisa e Roberta, anche loro preoccupate<br />
- Lisa – che è successo? Cosa erano quei botti?<br />
- Vincenzo – nulla! Non è successo nulla! Cosa volete? Tornate ai vostri posti.<br />
Stavo solo mostrando la scacciacani agli zii. Ecco, così!<br />
Esplode un altro colpo<br />
- Vincenzo – soddisfatti, ora? Cosa c’è di strano a sparare i botti durante le<br />
feste? Potete tornare da dove siete venuti; qui è tutto a posto<br />
- Lisa – Robby, vieni; questi sono tutti matti<br />
Escono Lisa e Roberta; anche Sergio torna in balcone<br />
- Vincenzo – ascoltatemi <strong>ben</strong>e: fra un’ora è mezzanotte, quindi ora vi sedete tutti<br />
quanti, vi versate da bere e tranquillamente iniziamo tutti a chiacchierare.<br />
Chiacchierare, badate <strong>ben</strong>e, non litigare. Chiacchieriamo come si fa a Natale in tutte<br />
le famiglie normali: parliamo, scherziamo, raccontiamo barzellette, guardiamo la<br />
televisione, insomma ci rilassiamo aspettando Babbo Natale. Non si litiga più, né per<br />
i figli che si hanno, né per quelli che non si hanno, né per il lavoro, né per i cani, né<br />
per Cristo, né per la Madonna. Basta litigare! Sono stato chiaro? [silenzio assenso]<br />
Molto <strong>ben</strong>e. Ora seduti, su. E questa la mettiamo via [ripone la scacciacani nel<br />
cassetto]<br />
Si siedono tutti; pausa<br />
- Valerio – siamo a corto di argomenti<br />
- Vincenzo – Tranquilli, ci penso io. Anzi, ci facciamo aiutare da Glauco.<br />
Glauco? Glauco!<br />
- Glauco – [che dalla sua ultima battuta è sempre rimasto sulla poltrona con il<br />
solito sguardo assente] che c’è?<br />
- Vincenzo – Glauco, perché non ci fai vedere uno di quei tuoi film pieni<br />
d’azione che ti piacciono tanto. Però non quelli pieni di sangue; qualcosa di vivo ma<br />
anche di allegro<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 24
- Renza - visto che è Natale potremmo anche vederci un film sulla vita di Cristo.<br />
Ho giusto una video cassetta che ho preso all’ultimo incontro con il mio gruppo<br />
- Valerio – no, no, Renza, per favore. Scusa, ma siamo già tanto depressi.<br />
Qualcosa di meno impegnativo, magari<br />
- Glauco – [riprende vigore] ehi, ho la cassetta giusta: “Ritorno dall’inferno”<br />
- Valerio – “Ritorno dall’inferno”? E che roba è?<br />
- Glauco – è un film micidiale. Io l’ho visto quasi tutto tranne il finale. Cioè,<br />
praticamente quello quando torna sulla terra cerca Gesù Cristo per impedirgli di fare<br />
il giudizio universale e siccome incontra un santone brasiliano che diceva che lui era<br />
Gesù Cristo e che stava per venire il giudizio universale allora l’ammazza perché era<br />
convinto che lui era Gesù Cristo e per impedirgli di fare il giudizio universale lui<br />
l’ammazza e allora…<br />
- Vincenzo – un momento, un momento: lui chi?<br />
- Glauco – [ci pensa] chi?<br />
- Vincenzo – lui, il protagonista. Hai detto: “quello torna sulla terra a cercare<br />
Gesù”; allora io voglio sapere: “quello”, chi è?<br />
- Glauco – ah, lui… non mi ricordo come si chiama, lui è morto però è tornato in<br />
vita perché il diavolo, siccome lui era stato all’inferno, no?, il diavolo gli aveva detto<br />
“ehi, tu sei forte! Guarda che se ammazzi Gesù Cristo io ti faccio tornare vivo” e<br />
allora lui era tornato sulla terra per ammazzare Gesù Cristo…<br />
- Lidia – perché Gesù Cristo stava sulla terra?<br />
- Renza – [a se stessa] Gesù Cristo è sempre tra di noi<br />
- Glauco – perché… perché Cristo stava sulla terra perché era ora di fare il<br />
giudizio universale però al diavolo la cosa non gli stava <strong>ben</strong>e e allora assolda quello<br />
lì per ammazzare Gesù Cristo. Però, lui gli spara, ma ammazza non Gesù Cristo vero<br />
ma un santone del Brasile che diceva di essere lui Gesù Cristo e allora lo carcerano e<br />
in carcere incontra Gesù Cristo<br />
- Valerio – quello vero?<br />
- Glauco – sì, sì, quello vero<br />
- Lidia – e perché il Gesù Cristo vero stava in carcere<br />
- Glauco – eh… perché mi pare che un ebreo aveva fatto la spia; poi però io non<br />
l’ho visto tutto; c’è ancora tutto il finale da vedere<br />
- Vincenzo – e vediamoci questo finale, su. Dove è la videocassetta?<br />
- Glauco – non me lo ricordo, cioè… forse è già dentro il video… oppure…<br />
boh?<br />
- Valerio – faccio io, faccio io<br />
Valerio si alza, accende la TV e fa partire il videoregistratore con la cassetta<br />
inserita. Immediatamente iniziano a scorrere le immagini del film porno<br />
- Glauco – oddio, non è questo il film<br />
- Valerio – e no. Mi sa proprio che non è questo<br />
- Vincenzo – [inizia a ridere sempre più forte e molto a lungo]<br />
- Renza – ma insomma, cosa c’è da ridere?<br />
- Vincenzo – è un film porno [ride]. Un film porno<br />
- Renza – lo vedo <strong>ben</strong>issimo che è un film pornografico e la cosa non mi fa<br />
ridere per niente. Che schifo<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 25
- Vincenzo – un film porno [ride]. E bravo il nostro Glauco<br />
- Glauco – non è mio, io non c’entro niente. E’ di Lisa<br />
- Renza – di Lisa? Ma cosa dici? Vergognati, sporcaccione<br />
- Glauco – non è mio, perché non mi credete? L’ho preso in camera di Lisa<br />
- Vincenzo – ma su, su, non ti arrabbiare, non ti sto rimproverando, anzi, sono<br />
contento. Alla tua età è normale guardare film porno, lo fanno tutti. Bravo. Sono<br />
proprio contento! [a Valerio] Tu pensa, che un imbecille, ieri sera al bar – ah, quanto<br />
mi ha fatto incazzare, l’avrei ammazzato – pensa: mi è venuto a dire che aveva visto<br />
la sera prima Glauco alla stazione che parlottava con un vecchio. Un vecchio,<br />
capisci? Glauco, alla stazione con un vecchio. “Ehi”, dico io, “ma che ti credi che<br />
mio figlio è un finocchio? Come ti permetti?”. E lui insisteva! Alla stazione, la sera a<br />
parlare con un vecchio! Ma dico, lo sanno tutti che alla stazione la sera girano solo i<br />
tossici e i finocchi. “E allora”, gli dico, “vorresti dire che mio figlio è un tossico o un<br />
finocchio? O magari tutte due le cose?”. Ti giuro, lo avrei ammazzato. Quanto mi ha<br />
fatto incazzare! E invece guarda! Guardalo il mio figlio maschio come cresce sano.<br />
Ehi, sto dicendo a te [incalza Valerio che guarda fisso lo schermo]! Ma che ti sei<br />
fissato? [capisce che qualcosa non va perché nessuno lo ascolta e tutti guardano<br />
immobili la televisione] Ma cosa c’è da guardare tanto? [lunga pausa; Vincenzo<br />
osserva meglio lo schermo] Ehi, ma quella… quella è Roberta, l’amica di Lisa<br />
[nuova pausa]! Oh Cristo! No! Cristo! No! Cristo! No!<br />
- Renza – Lisa… Lisa mia<br />
Renza crolla a terra svenuta<br />
- Vincenzo – Renza… Renza<br />
Confusione generale: Vincenzo, Valerio, Lidia e anche Glauco e la nonna sono<br />
intorno a Renza<br />
- Vincenzo – Renza, rispondi Renza<br />
- Valerio – Lidia, prendi un bicchiere d’acqua<br />
Lidia prende l’acqua. Valerio e Vincenzo sollevano Renza e l’adagiano su una<br />
poltrona. In quel momento entrano Rocco e Sergio dalla cucina<br />
- Sergio – che succede? Mamma, mamma? [al padre] Che le succede? Cosa ha?<br />
- Renza – [rinviene] oh Madonna mia. Oh Madonna mia, Madonna mia,<br />
Madonna mia, Madonna mia, Madonna mia, Madonna mia, Madonna mia…<br />
Continua a invocare la Madonna abbassando progressivamente la voce; alla<br />
fine resta in sottofondo come una cantilena che continuerà anche nella successive<br />
battute<br />
- Vincenzo – calma, vecchia, calma [fa aria alla moglie sventolando qualcosa]<br />
- Sergio – [si accorge del video] Cristo! [inizia a urlare] Lisa! Lisa! Lisa!<br />
Entra Lisa con dietro Roberta<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 26
- Lisa – ma che c’è, cosa urli? [pausa; tutti la guardano] Ma che avete da<br />
guardarmi? Mamma! Cosa hai? Stai male?<br />
- Renza – come hai potuto? Come hai potuto? Madonna mia, Madonna mia,<br />
Madonna mia, Madonna mia…<br />
- Lisa – [si rende conto del video e trasalisce] chi ve l’ha dato? [urla a Sergio]<br />
Glielo hai dato tu?<br />
- Vincenzo – [abbandona la moglie e va verso di lei] come hai potuto farci<br />
questo [la schiaffeggia]?<br />
- Nonna – [a Vincenzo] non la picchiare! [la abbraccia a sé; Lisa piange con<br />
forza] Su, piccola di nonna, ci sono io<br />
- Vincenzo – come hai potuto? Come hai potuto fare questo a noi? Guarda tua<br />
madre come è ridotta [Renza continua la cantilena]! Guardala! Vergogna, vergogna,<br />
che vergogna. E spegnate quello schifo! Spegnete! [Glauco spegne il video] Come<br />
hai potuto? E tu [a Roberta], sei una puttana, sei una schifosa, sparisci da questa<br />
casa, vattene via! Mai, mai avrei potuto pensare a questo, mai, mai, mai [si accascia<br />
su una poltrona, distrutto]. Che vergogna, che vergogna… mia figlia… la mia<br />
piccolina… il mio orgoglio… vergogna, vergogna<br />
- Sergio - vergognati<br />
- Lisa – no! Non mi vergogno! [lascia la nonna] Non mi vergogno di quello che<br />
ho fatto. Io non volevo farvi del male, mai vi farei del male… io non volevo darvi un<br />
dolore… ma non mi vergogno. Non mi vergogno di quello che ho fatto, nessuno mi<br />
ha costretta, mi andava di farlo e l’ho fatto!<br />
- Sergio – ti andava di farlo?<br />
- Lisa – Non c’è niente di male, è un lavoro come un altro… e guadagno,<br />
guadagno anche più di te [si siede vicino al tavolo]. Voi non capite, non capite. Sono<br />
cinque anni che ho finito la scuola e non sono mai riuscita a lavorare; sempre senza<br />
un soldo, sempre a chiedere a te, a papà, a nonna. [pausa] Poi ho incontrato Roberta,<br />
mi ha fatto conoscere il suo ambiente. Non è come voi pensate, sono tutte persone<br />
normali. Non sono sporca! Non mi sento sporca!<br />
- Vincenzo – e a noi non ci hai pensato? Non hai pensato a tua madre, a me, alla<br />
vergogna…<br />
- Lisa – voi non dovevate saperlo… non dovevate saperlo. Poi, all’inizio era<br />
poca cosa, qualche piccola particina. Dopo mi sono abituata, e mi è sembrata una<br />
cosa normale. E’ una cosa normale!<br />
- Sergio – una cosa normale?<br />
- Lisa – sì! E’ una cosa normale! Un lavoro, capisci? Tu cosa ne sai di come si<br />
sta senza un lavoro?<br />
Pausa<br />
- Vincenzo – [distrutto] sono vecchio, sono vecchio. Tutto corre, tutto cambia e<br />
io non gli sto dietro. Ho sbagliato tutto. Vecchia [a Renza], dì qualcosa, aiutami<br />
- Renza – non c’è niente da dire [si alza e va verso la porta centrale]<br />
- Vincenzo – dove vai ora?<br />
- Renza – pregare, bisogna pregare, solo pregare<br />
Renza esce, Lidia la segue<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 27
- Vincenzo – pregare, non sono capace a pregare, non l’ho mai fatto<br />
- Roberta – [è sempre vicina alla porta] io devo dire qualcosa<br />
- Sergio – lascia stare, è bastato quello che ci hai fatto vedere<br />
- Lisa – lascia perdere Robby, è inutile<br />
- Roberta – e no, Lisa; io devo dire qualcosa in tua difesa. Loro non sanno;<br />
devono capire il nostro punto di vista<br />
- Sergio – il vostro punto di vista? Quale sarebbe?<br />
- Roberta – non è come voi pensate. Cercate di capire. Per me questo è un<br />
lavoro; è routine. Lo faccio per guadagnare qualcosa ma non mi diverto. Per me è<br />
come timbrare un cartellino ogni giorno, ma per Lisa no: per Lisa non è così<br />
- Sergio – cioè?<br />
- Lisa – Robby, lascia stare<br />
- Roberta – no Lisa. Loro devono sapere, è giusto, devono sapere altrimenti non<br />
capiscono. Lisa non è come me, come le altre: lei è speciale, si vede subito che<br />
questo mestiere lo ha nel sangue. Sì, insomma, Lisa è una artista. Noi tutte crediamo<br />
in lei. Lei avrà un futuro, noi no. Ha un talento innato. Quando in scena ci siamo io e<br />
le altre mie colleghe è tutto normale, routine appunto, ma quando entra lei, insomma,<br />
è come se avvenisse una scossa dentro tutti noi. Lei riesce a trasmettere l’eros, è una<br />
artista, ha una carica erotica che raddrizza anche le telecamere. Quando è in scena<br />
riesce a sconvolgere tutto, alza i ritmi, capito? Se magari ha una scena con me lei<br />
inizia, ma subito dopo, anche se non è previsto dal copione, entra un’altra e un’altra e<br />
un’altra. Alla fine entrano tutte e tutti, anche gli addetti e i cameraman e il regista e il<br />
produttore, perché tutti vogliono farlo con lei perché lei ce l’ha per tutti perché è<br />
grande e insaziabile e indomabile…<br />
- Lisa – Robby! Basta!<br />
- Roberta – insomma… voi non potete soffocarla così, soffocare il suo talento,<br />
non è giusto, lei è grande [si commuove]<br />
Pausa<br />
- Vincenzo – come siamo ridotti… come siamo ridotti tutti quanti. Vostra<br />
madre… poveraccia… mi fa una pena. Mi volete fare credere che tutto sia normale,<br />
che il mondo è così, che tutto è sotto controllo. No. No! Ai miei tempi un uomo era<br />
un uomo e un cane era un cane… una brava donna era una brava donna… una<br />
puttana era una puttana. Ora tutto è cambiato, tutto è stravolto. Tutti sono liberi,<br />
liberi di fare tutto. Sono vecchio. [pausa] Anni fa bastava che a letto toccassi vostra<br />
madre su una coscia, su un piede, e subito lei si girava verso di me e mi abbracciava,<br />
felice, mi baciava, mi carezzava. Eravamo felici, eravamo giovani. Voi eravate<br />
bambini. Oggi, quando la tocco… a letto, non si muove… sento che bisbiglia<br />
qualcosa e allora mi avvicino di più per capire cosa dica, e capisco che prega, prega,<br />
prega continuamente, prega la Madonna e Gesù per voi, per tutti voi, per la vostra<br />
felicità. Prega sempre. Povera vecchia. Ormai è tardi. [guarda l’orologio] E’ tardi, è<br />
tardi, devo andare [si alza] devo andare<br />
- Valerio – dove vai?<br />
- Vincenzo – devo andare, è tardi [esce dalla porta centrale]<br />
- Valerio – ma dove va? Dove va?<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 28
Ora inizia una lunga pausa; anche diversi minuti. In scena sono rimasti Valerio,<br />
la nonna e i cinque ragazzi. Nessuno deve affrontare altri discorsi; solo qualche<br />
parola di circostanza, tipo “che ore sono?”, o anche “qualcuno vuole da bere?”.<br />
Chi è seduto potrà alzarsi e passeggiare nervosamente; chi è in piedi potrà sedersi.<br />
Occorre creare un silenzio che aumenti la tensione. Dopo qualche minuto fanno il<br />
loro ingresso Lidia e Renza. Renza sembra stia meglio<br />
- Lidia – su, mettiti seduta. [Renza si siede e lei resta in piedi] Dove è Vincenzo?<br />
- Nonna – è uscito<br />
- Lidia – come: “è uscito”? Dove è andato?<br />
- Nonna – non lo so, è uscito da qualche minuto<br />
- Lidia – Santo Dio, dove sarà andato? Valerio, vallo a cercare per favore<br />
- Renza – no! No. <strong>La</strong>sciate stare. Tra poco torna<br />
- Lidia – come: “tra poco torna”? Che ne sai? Magari è sceso in strada<br />
- Renza – no. <strong>La</strong>scia stare, ho detto. E’ quasi mezzanotte; tra poco lui sarà qui<br />
Pausa<br />
- Roberta – Lisa, io vado via<br />
- Renza – no! No, Roberta. Dove vai? E’ quasi mezzanotte, è quasi Natale.<br />
Dobbiamo aspettare il Salvatore. Prendi dei dolci. Lisa, dai dei dolci alla tua amica<br />
- Roberta – grazie, signora<br />
- Renza – prendete dei dolci, ragazzi; è Natale oggi<br />
Torna una nuova lunga pausa di attesa. Qualcuno prenderà dei dolci; qualcuno<br />
prenderà da bere; per il resto è silenzio. Poi, in un dato momento, si sentono in<br />
lontananza i dodici rintocchi di un pendolo<br />
- Renza – [felice] è mezzanotte, ragazzi. E’ mezzanotte: auguri<br />
Improvvisamente si spengono le luci, tranne quella soffusa della piantana e le<br />
lampadine dell’albero di Natale; appare Vincenzo vestito da Babbo Natale; sulle<br />
spalle ha una grande sacca. Si muove molto lentamente e goffamente. Parlerà<br />
sempre con voce artefatta<br />
- Vincenzo – oh! Ma che bella famigliola vedo qui riunita. Buon Natale, buon<br />
Natale a tutti quanti. Dunque, fatemi vedere <strong>ben</strong>e… [li conta] uno, due, tre… a lei<br />
non l'ho mai vista [Roberta], o forse l’ho vista in televisione; te ci sei, te pure, tu, tu,<br />
oh, c’è anche il cagnolino!. Manca qualcuno. Ah, sì, il capofamiglia. Ma non c’è mai<br />
quando vengo io? E’ proprio un vecchio burbero brontolone. [pausa] Allora, ragazzi?<br />
Come vanno queste feste? Uhm, vi vedo tristi e poco felici. Perché mai? Cosa sarà<br />
successo di così grave? In fondo siete tutti qui, riuniti al calduccio, vi volete <strong>ben</strong>e,<br />
siete in salute, avete dolci in abbondanza; cosa volete di più dalla vita? Dobbiamo<br />
contentarci di quello che il Creatore ci manda. [pausa] Bene <strong>ben</strong>e. Bene, ma non<br />
dobbiamo perdere tempo perché qui con me ho qualche cosa per voi. Niente di<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 29
eccezionale eh, pensierini. Allora, iniziamo. Dunque, questo… [tira fuori un pacco e<br />
lo osserva] questo è per te, Signora Renza<br />
- Renza – sembra un libro<br />
- Vincenzo – è un libro. Il Libro dei libri. So che ti piace molto. Lo leggerai la<br />
sera insieme a tuo marito<br />
- Renza – mio marito non è il tipo che legge questi libri, Babbo Natale<br />
- Vincenzo – e perché mai? In vecchiaia si cambia molto [pausa; va verso Lidia]<br />
Signora buonasera<br />
- Lidia – buonasera Babbo Natale<br />
- Vincenzo – un regalo unico per te e per tuo marito [tira fuori un pacco e lo<br />
porge a Lidia]<br />
- Lidia – un libro?<br />
- Valerio – che originalità<br />
- Vincenzo – non è proprio un libro: è un manoscritto. Si intitola “<strong>La</strong> famiglia”.<br />
Ho un amico che si diletta a scrivere. L’ho letto, e ho pensato fosse adatto a una<br />
coppia ancora non vecchia e che certamente un giorno combatterà per educare i<br />
propri figli. Buona lettura a tutti due. [pausa; va da Lisa] Piccolina! Questo è per te<br />
- Lisa – cos’è? Un libro anche per me?<br />
- Vincenzo – sì, si intitola “Alice nel paese delle meraviglie”, ma ora che ti<br />
osservo meglio ho come l’impressione che, forse, tu sia ormai troppo cresciuta per le<br />
favole. Sai, per noi vecchi i bambini restano sempre bambini e non ci si accorge mai<br />
che invece crescono. Poi, quando ce ne accorgiamo ci prende un accidente e….<br />
[pausa; va da Roberta] Signorina, io non ero preparato alla sua presenza e dunque<br />
non so se quello che ho trovato per lei sia appropriato<br />
- Roberta – basta il pensiero, Babbo Natale<br />
- Vincenzo – giusto. Questo Natale tutta cultura. E’ un saggio di filosofia<br />
orientale ma potrebbe anche esserle utile nel suo lavoro. Si chiama Kama Sutra.<br />
Buona lettura. [pausa; va da Sergio] Ingegnere buonasera; questo è per te<br />
- Sergio – anche per me un libro?<br />
- Vincenzo – già; ho l’impressione che tu legga poco. E’ un libro su un filosofo<br />
dell’Ottocento, tedesco… di Treviri credo. Lui aveva una visione della vita e della<br />
società un poco diversa dalla tua, ma che problema c’è? Un punto di vista diverso<br />
aiuta a crescere. [pausa; va da Glauco] Bambino, come andiamo a scuola?<br />
- Glauco – eh…<br />
- Vincenzo – ho capito; questo è per te<br />
- Glauco – quanto è grosso. Cos’è?<br />
- Vincenzo – si chiama vocabolario. Serve molto alle persone che quando<br />
parlano dicono sempre le stesse poche parole. [pausa] Bene; chi è rimasto? Ah, la<br />
nonna. Signora Daniela, queste sono per lei.<br />
- Nonna – cosa è? [scarta] Carte?<br />
- Vincenzo - Carte da gioco. Sa, io non amo molto la tecnologia e secondo me<br />
con queste… la sera… insieme alle sue amiche… vedo la cosa più sana, più adatta<br />
alla sua età.<br />
- Nonna – pensi alla sua di età, Babbo Natale<br />
- Vincenzo – sì, io sono vecchio ma a differenza di lei me ne sono accorto. Chi è<br />
rimasto? Ah, il cane. Non è proprio nella tradizione che un cane riceva regali ma<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 30
facciamo uno strappo [si avvicina a Rocco e si inginocchia]. Questo è per te [tira<br />
fuori una scatola abbastanza grossa]<br />
- Rocco – cos’è? Non è un libro.<br />
- Vincenzo – questa è buona. E cosa se ne farebbe un cane con un libro?<br />
Qualcuno mi ha riferito che tu dormi in terra e non hai una cuccia. Bene, ho pensato<br />
di regalartela io. E’ un kit “fai da te” ma è grande e solida<br />
- Rocco – splendido! Grazie Babbo Natale<br />
- Vincenzo – di nulla, di nulla. [pausa] Bene, i regali li avete avuti tutti, ma non<br />
è ancora finita. E no, perché questa volta voglio farvi un regalo speciale<br />
- Renza – un regalo speciale?<br />
- Vincenzo – sì, un regalo speciale: voglio raccontarvi una storia, una storia<br />
dedicata a tutti voi, perché vi vedo un poco tesi e tristi. [pausa] Una storia speciale<br />
per voi e soprattutto per quel vecchio brontolone che ora non è qui. [pausa] Dunque,<br />
c’era una volta – iniziano tutte così le vecchie storie – c’era una volta un vecchio,<br />
solo al mondo. Proprio così, al mondo c’era solamente lui, lui, la natura, il cielo,<br />
qualche animale e niente altro. Era un vecchio molto potente - cosa credete? Era un<br />
vecchio che poteva fare qualunque cosa. Qualunque cosa lui volesse questa appariva<br />
davanti a lui, e se non gli piaceva bastava il suo pensiero e questa spariva. Aveva un<br />
potere immenso! E poi non invecchiava mai, e nemmeno moriva! Lui, in realtà, non<br />
era neppure nato: c’era sempre stato, e sempre con lo stesso viso; non cambiava mai<br />
- Lidia – era Dio!<br />
- Vincenzo – mah, voi, se volete, potete anche pensare che fosse il vostro Dio. Io<br />
preferisco immaginarlo come un Babbo Natale. Un Grande Babbo Natale. [pausa]<br />
Dunque, questo Grande Babbo Natale non aveva altra attività che quella di<br />
contemplare il cielo: il giorno guardava il sole e le nuvole e la notte guardava la luna<br />
e le stelle. Null’altro faceva e null’altro gli interessava. Dopo millenni e millenni,<br />
però, iniziò - come dire? – a sentire che gli mancava qualcosa; qualcosa o qualcuno<br />
con cui condividere la gioia di osservare il cielo. Fu così che decise di creare un<br />
essere a sua immagine e somiglianza; magari non così potente come lui ma<br />
comunque che gli facesse compagnia. Chiamò questo essere Dio<br />
- Sergio – Dio?<br />
- Vincenzo – Dio! Perché no? Per altri millenni, dunque, Grande Babbo Natale e<br />
Dio guardarono felici il cielo, finché un giorno Grande Babbo Natale vide Dio un<br />
poco triste e annoiato. Pensò, allora, che Dio avesse bisogno di un altro essere come<br />
lui per divertirsi a guardare il cielo, e così ne creò un altro ma chissà? Forse perché<br />
Grande Babbo Natale iniziava ad essere un po’ troppo vecchio, questo secondo Dio<br />
gli venne diverso dal primo. Gli venne più basso, con il corpo più morbido, pieno di<br />
dolci curve, due rigonfiamenti sul petto, i capelli lunghi, eccetera eccetera. Decise,<br />
allora, che questo secondo Dio non l’avrebbe chiamato Dio ma… Dea. Per molti<br />
millenni, dunque, Grande Babbo Natale, Dio e Dea, passarono i giorni e le notti a<br />
contemplare il cielo<br />
- Glauco – sai che palle<br />
- Vincenzo – silenzio giovanotto! [pausa] Una notte, Grande Babbo Natale si<br />
accorse che Dio e Dea non erano con lui a guardare la luna e le stelle. Allora si<br />
preoccupò e andò a cercarli. Li trovò in un prato tutti nudi e avvinghiati l’uno<br />
all’altra. “Dio e Dea”, disse Grande Babbo Natale, “cosa state facendo? Perché non<br />
siete con me a contemplare il cielo?”. “Non vogliamo sempre contemplare il cielo”,<br />
LA FAMIGLIA – commedia in due atti di Fabio M. Franceschelli 31
dissero Dio e Dea, “vogliamo fare anche queste cose”. Grande Babbo Natale se ne<br />
andò via perplesso pensando che avesse sbagliato qualcosa. Passarono altri millenni<br />
finché un giorno, Grande Babbo Natale trovò Dio tutto sudato che zappava la terra e<br />
Dea con una enorme pancia, sdraiata e a gambe aperte, che urlava di dolore. “Dio e<br />
Dea”, disse Grande Babbo Natale, “cosa state facendo? Perché non siete con me a<br />
contemplare il cielo?”. “Non vogliamo sempre contemplare il cielo”, dissero Dio e<br />
Dea, “vogliamo fare anche queste cose”. Grande Babbo Natale se ne andò via<br />
perplesso pensando che avesse sbagliato certamente qualcosa. Passarono ulteriori<br />
millenni, e ormai Dio e Dea vivevano per conto loro ed erano diventati vecchi. Un<br />
giorno si recarono da Grande Babbo Natale e gli dissero: “Siamo molto vecchi e<br />
siamo stanchi di unirci, di sudare e di urlare. Vogliamo finire!”; “Volete finire? Qui<br />
nulla può finire, tutto è eterno”, rispose Grande Babbo Natale e aggiunse “perché<br />
rifiutate tutto quello che io vi ho donato?”; “Non rifiutiamo tutto”, risposero Dio e<br />
Dea, “un tuo dono lo accettiamo: la libertà”. “Se volete la libertà di finire, voi non<br />
sarete più chiamati Dio e Dea ma sarete chiamati uomo e donna”, disse allora il<br />
Grande Vecchio. “E sia” risposero Dio e Dea, e immediatamente morirono. [pausa]<br />
Grande Babbo Natale si rattristò molto davanti ai corpi delle sue due creature. Si<br />
disperò perché pensava di avere sbagliato qualcosa, e pianse, pianse molto. Poi si<br />
calmò, ragionò e disse: “Dio e Dea, io vi ho fatto tali, e voi avete scelto di essere<br />
uomo e donna; io vi ho creato immortali, e voi vi siete dati la morte; io vi ho offerto<br />
riposo e contemplazione e voi avete voluto sudore e dolore. Sapete cosa penso? Io<br />
penso che ho fatto tutto il possibile per rendervi felici e dunque non posso<br />
rimproverarmi nulla: ho la coscienza a posto! Voi, invece, avete scelto la vostra<br />
libertà, il sudore, il dolore, la morte, e quindi, se è proprio questo ciò che vi interessa,<br />
io vi dico: fate quello che cazzo volete”. [breve pausa imbarazzata] cioè, scusate,<br />
Grande Babbo Natale non diceva mai parolacce, “fate quello che volete – disse -<br />
perché comunque io vi ho creato e vi ho amato, e sempre vi amerò; qualunque cosa<br />
voi facciate, qualunque strada voi seguirete, io vi ho amato e sempre vi amerò”.<br />
[pausa] Fine della storia. Buon Natale ragazzi e ragazze. Auguri e buon Natale a tutti<br />
voi, ai giovani, ai meno giovani e agli anziani, e anche a quel vecchio brontolone che<br />
ora, chissà perché, è assente<br />
- Rocco – Babbo Natale?<br />
- Vincenzo – sì?<br />
- Rocco – [lentamente, si alza in piedi e porge la mano al padre] auguri, Babbo<br />
Natale, auguri e grazie<br />
Babbo Natale sorride e contraccambia la stretta di mano; poi, con un lampo,<br />
così come era entrato, scompare. Si spegne ogni luce, tranne quelle dell’albero.<br />
Rocco resta in piedi e si rivolge agli altri:<br />
- Rocco – allora, ragazzi; facciamo festa: è Natale<br />
buio<br />
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