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AD LIMITEM<br />

PAESAGGI D’ETÀ ROMANA<br />

NELLO SCAVO<br />

DEGLI ORTI DEL SAN FRANCESCO IN LUCCA<br />

a cura di<br />

Giulio Ciampoltrini


Mostra<br />

Lucca, Polveriera ex Caserma Lorenzini<br />

gennaio – giugno 2007<br />

a cura di<br />

Elisabetta Abela e Susanna Bianchini<br />

calco<br />

SACI s.r.l.<br />

ha collaborato alla mostra<br />

Laura Guidi<br />

una realizzazione HATHOR artemusicaspettacolo<br />

graphic designer Antonio Nardone<br />

Hanno partecipato allo scavo<br />

Elisabetta Abela, Susanna Bianchini, Serena Cenni<br />

Bianca Balducci, Irene Monacci, Maila Franceschini<br />

Sara Alberigi, Alessandro Giannoni<br />

Catalogo<br />

a cura di<br />

Giulio Ciampoltrini<br />

Fin<strong>it</strong>o di stampare<br />

nella Tipografia Menegazzo in Lucca<br />

Viale San Concordio 903<br />

gennaio 2007


Indice<br />

Abbreviazioni bibliografiche 6<br />

UGO GIURLANI, Presidente della Polis S.p.A.<br />

Premessa 7<br />

GIULIO CIAMPOLTRINI<br />

Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong>. Un paesaggio suburbano di Lucca romana<br />

dallo scavo degli Orti del San Francesco 9<br />

GIULIO CIAMPOLTRINI<br />

Paesaggi urbani e rurali di una colonia augustea 13<br />

I. I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 15<br />

II. Ordinati paesaggi: la centuriazione della piana di Lucca 31<br />

ELISABETTA ABELA – SUSANNA BIANCHINI<br />

Il kardo e i campi. Archeologia di un paesaggio lucchese d’età romana<br />

I. Tracce del paesaggio agrario suburbano d’età romana 43<br />

II. La strada romana: tecnica costruttiva e interventi di restauro 47<br />

GIULIO CIAMPOLTRINI<br />

Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica in una colonia augustea dell’Etruria<br />

settentrionale. Considerazioni sui materiali dallo scavo del kardo degli Orti<br />

del San Francesco 59<br />

Appendice: le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />

(SERENA CENNI, MAILA FRANCESCHINI, IRENE MONACCI) 73


Abbreviazioni bibliografiche<br />

Agri divisi: Gli agri divisi di Lucca. Ricerche sull’insediamento negli agri centuriati di Lucca fra Tarda<br />

Repubblica e Tarda Antich<strong>it</strong>à, a cura di G. CIAMPOLTRINI, Siena 2004.<br />

Arpentage romain: G. CHOUQUER – F. FAVORY (con A. ROTH-CONGÈS), L’arpentage romain.<br />

Histore des textes – Dro<strong>it</strong> – Techniques, Paris 2001.<br />

CASTAGNOLI, Lucca: F. CASTAGNOLI, La centuriazione di Lucca, Studi Etruschi, XX, 1948, pp.<br />

285-291.<br />

CIAMPOLTRINI, Prima cerchia: G. CIAMPOLTRINI, Lucca: la prima cerchia, Lucca 1995.<br />

CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis: G. CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis. Un contributo<br />

per la storia della società lucchese fra I e II secolo d.C., Actum Luce, XVII, 1988, pp. 71-<br />

96.<br />

CIAMPOLTRINI – ANDREOTTI, Ponte del Botronchio: G. CIAMPOLTRINI – A. ANDREOTTI, Boscaioli,<br />

carrettieri, cacciatori. Il ponte del Botronchio di Orentano (Castelfranco di Sotto, Pisa),<br />

Rassegna di Archeologia, 18 B, 2001, pp. 145-173.<br />

CIAMPOLTRINI – RENDINI, Temi figurativi: G. CIAMPOLTRINI – P. RENDINI, Temi figurativi nelle<br />

terrecotte arch<strong>it</strong>ettoniche tardorepubblicane di Lucca, Ostraka, III, 1, 1994, pp. 61-72.<br />

Conspectus: Conspectus formarum terrae sigillatae Italico modo confectae, Bonn 1990.<br />

CVArr 2 : A. OXÉ – H. COMFORT – PH. KENRICK, Corpus Vasorum Arretinorum, Bonn 2000.<br />

Dimore dell’Auser: Le dimore dell’Auser. Archeologia arch<strong>it</strong>ettura ambiente dell’antico lago di Sesto,<br />

Lucca 2005.<br />

Giardini sepolti: I giardini sepolti. Lo scavo degli Orti del San Francesco in Lucca, a cura di G. CIAM-<br />

POLTRINI, Lucca 2005.<br />

Glarea stratae: Glarea stratae. Vie etrusche e romane nella piana di Lucca, a cura di G. CIAMPOLTRI-<br />

NI, Firenze 2006.<br />

In Silice: In Silice. Lo scavo della chiesa di San Ponziano in Lucca, a cura di G. CIAMPOLTRINI,<br />

Lucca 2006.<br />

KEPPIE, Colonisation: L. KEPPIE, Colonisation and veteran settlement in Italy, 47-14 B.C., Rome<br />

1983.<br />

Lachmann: Gromatici veteres ex recensione C. Lachmanni, diagrammata edid<strong>it</strong> A. Ruddorfius / Die<br />

Schriften der römischen Feldmesser, a cura di F. BLUME – K. LACHMANN – A. RUDDORF,<br />

Berolini 1848.<br />

La colonia e la montagna: La colonia e la montagna. Archeologia d’età augustea a Lucca e nella valle<br />

del Serchio, a cura di G. CIAMPOLTRINI, Ponte Buggianese 2006.<br />

SCHMIDT, Centuriazione romana: G. SCHMIDT, Atlante delle sedi umane in Italia. III. La centuriazione<br />

romana, Firenze 1989.


Premessa<br />

«Un proficuo cammino comune»: così si definiva, poco più di un anno fa, il percorso intrapreso<br />

dalla Polis S.p.A. d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana per<br />

far sì che il recupero urbanistico dell’area della ex Caserma Mazzini – di cui la costruzione di un<br />

parcheggio interrato non è che una componente – si trasformasse anche in un affascinante viaggio<br />

in un lembo del sottosuolo urbano e nella ricostruzione, attraverso l’archeologia, di dimenticati<br />

momenti della storia della c<strong>it</strong>tà.<br />

Il cammino è prosegu<strong>it</strong>o, da allora, con una successione di scoperte che hanno proiettato<br />

in un passato sempre più lontano i ‘giardini sepolti’ che comparivano nel t<strong>it</strong>olo della pubblicazione<br />

e della mostra che presentava al grande pubblico i risultati dei primi sei mesi dei lavori.<br />

I ‘giardini sepolti’ e riemersi nello scavo non si sono conclusi, infatti, con quelli rinascimentali<br />

voluti dai Francescani Osservanti al loro arrivo in Lucca nella seconda metà del Quattrocento.<br />

Strato dopo strato, allargando l’area dello scavo fino a raggiungere dimensioni decisamente<br />

impegnative per chi doveva coordinare la documentazione stratigrafica (oltre 16000 metri quadrati<br />

sono stati millimetricamente esplorati con metodo archeologico), sotto i Giardini degli Osservanti<br />

sono affiorati gli orti medievali. Infine, è emerso un paesaggio d’età romana in cui le tracce<br />

delle divisioni campestri si intrecciavano con i resti di attiv<strong>it</strong>à metallurgiche e – soprattutto –<br />

di una via di ghiaia che gli archeologi hanno proposto di riconoscere come kardo maximus della<br />

centuriazione lucchese d’età augustea.<br />

Nel momento in cui la prima fase di recupero dell’area si conclude con l’apertura al pubblico<br />

di un nuovo ‘giardino’, che intende evocare nel nome l’affascinante Giardino degli Osservanti,<br />

la Polis ha voluto accogliere l’inv<strong>it</strong>o della Soprintendenza e completare il lavoro intrapreso<br />

nel dicembre del 2005 con la mostra ‘I giardini sepolti’, rendendo disponibili anche i risultati degli<br />

scavi del 2006 in una mostra e con un volume.<br />

Ancora una volta i locali della Polveriera della ex Caserma Lorenzini, compresi all’interno<br />

di uno spazio gest<strong>it</strong>o dalla Polis stessa, si sono resi disponibili – grazie al Comune di Lucca – ad<br />

accogliere i materiali archeologici rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i dallo scavo, in una cornice che li renda fruibili al pubblico.<br />

L’asse portante della mostra è il calco della via di ghiaia, che integra la suggestione delle<br />

immagini dello scavo e dei reperti.<br />

Si deve serenamente ammettere che lo scopo primario dell’intervento nella ex Caserma<br />

Mazzini non era recuperare la storia di un pezzo di campagna lucchese divenuto c<strong>it</strong>tà nel Medioevo;<br />

con altrettanta franchezza, si deve però sottolineare che questo risultato non è stato solo effetto<br />

dei vincoli di tutela del patrimonio archeologico.<br />

Infatti, la presenza sul cantiere di un gruppo di archeologhe entusiaste e piene di passione<br />

non poteva non essere contagiosa anche per tutte le maestranze che hanno partecipato alla fatica<br />

e all’impegno dello scavo, dai tecnici della Polis fino ai vari livelli delle imprese esecutrici del lavoro.<br />

I momenti di stanchezza e di stress non sono naturalmente mancati, ma, alla fine,<br />

l’impegno comune e la condivisione degli obiettivi hanno consent<strong>it</strong>o di rispettare i tempi di realizzazione<br />

dell’opera senza che questo significasse trascurare il più sottile degli strati archeologici<br />

che apparivano nello scavo.<br />

Aver r<strong>it</strong>rovato paesaggi sepolti ed averli saputi ricomporre è certamente importante, cost<strong>it</strong>uisce<br />

un arricchimento significativo della storia di Lucca e, in prospettiva, della dotazione museale<br />

della c<strong>it</strong>tà.<br />

Ma altrettanto importante è aver dimostrato che una serena collaborazione può coniugare<br />

passato e presente, salvaguardia delle memorie sepolte e proiezione di una c<strong>it</strong>tà in un’innovazione<br />

che trovi proprio dal radicamento nel passato la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à più genuina: i rinati Giardini degli Osservanti<br />

ne sono – così ci si augura – una dimostrazione.<br />

dott. Ugo Giurlani<br />

Presidente Polis S.p.A.


Giulio Ciampoltrini<br />

AD LIMITEM.<br />

UN PAESAGGIO SUBURBANO DI LUCCA ROMANA<br />

DALLO SCAVO DEGLI ORTI DEL SAN FRANCESCO<br />

Uno scambio di terreni fra Andrea, figlio del defunto gastaldo Pietro, e il vescovo di Lucca<br />

Geremia, getta nell’856 un fascio di luce sul paesaggio del suburbio di Lucca cresciuto nella contrada<br />

di Cipriano, al di fuori della porta orientale della c<strong>it</strong>tà, intorno all’asse viario che, ered<strong>it</strong>ando<br />

anche fisicamente le strutture della via romana che da Lucca portava a Firenze, conservava la<br />

v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à che nel secolo precedente era stata esaltata dalla fondazione di due chiese, promosse da<br />

due delle massime famiglie della Lucca longobarda, e rispettivamente dedicate a San Michele –<br />

oggi ripetuta dal San Micheletto – e a San Bartolomeo – oggi sepolto sotto il San Ponziano 1 .<br />

Andrea cede al vescovato due appezzamenti posti prope Silice, quindi verosimilmente lungo<br />

il tracciato inghiaiato della strada romana, e riceve in cambio un pezzo di terra posto prope Cipriano,<br />

ad Lim<strong>it</strong>e 2 .<br />

Limes ha un vasto campo di accezioni, ma è anche il termine ‘tecnico’ che indica una via<br />

del sistema centuriale, il reticolato di strade e altre opere infrastrutturali (canali, fossati) che nel<br />

mondo romano è base catastale per l’assegnazione di terre e, spesso, anche delle opere di bonifica<br />

indispensabili per consentire un’equa assegnazione o distribuzione di terre. Che nel caso della local<strong>it</strong>à<br />

ad Lim<strong>it</strong>e(m) (recuperando la desinenza perduta nel latino altomedievale) in Cipriano questa<br />

sia l’origine del toponimo ancora conservato nell’Alto Medioevo era stato dimostrato dalla<br />

ricostruzione della centuriazione della colonia Lucensis che Ferdinando Castagnoli aveva potuto<br />

proporre già negli anni Quaranta del Novecento 3 , e che vedeva correre il primo kardo a est del<br />

kardo maximus della centuriazione – segnato in sovrapposizione del kardo maximus della c<strong>it</strong>tà, ripetuto<br />

da Via Fillungo – proprio all’altezza della chiesa di San Ponziano, già San Bartolomeo<br />

prope Silice.<br />

La lunga avventura dello scavo degli antichi Orti del San Francesco, sepolti e quasi dimenticati<br />

dapprima nei piazzali della caserma Mazzini, e poi in un anonimo parcheggio sterrato, iniziata<br />

nel 2005 per fare di un’imponente opera di riqualificazione urbana anche un significativo<br />

momento di recupero di pagine perdute della storia lucchese, aveva già dato intense emozioni al<br />

gruppo di archeologi (o meglio: archeologhe) che fra l’estate e l’autunno del 2005 aveva riportato<br />

alla luce le tracce dei rinascimentali Giardini degli Osservanti, sepolti a loro volta sotto gli orti<br />

dei Francescani del Seicento e del Settecento 4 .<br />

Nell’inverno del 2006 erano emerse le vicende del suburbio medievale di Tracchiassi, luogo<br />

di un’‘arte del fuoco e della terra’ come la produzione dei mattoni – indispensabile alla compiuta<br />

cresc<strong>it</strong>a della c<strong>it</strong>tà romanica 5 , ma proprio per i rischi del fuoco da mantenere all’esterno dello<br />

spazio urbano – e poi del primo orto del San Francesco, sede anche delle attiv<strong>it</strong>à di cantiere che<br />

ancora per gran parte del Trecento avevano accompagnato il compimento della grande opera della<br />

chiesa e del convento.<br />

1 Si rinvia a In silice, pp. 13 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

2 Materiali e documenti per servire all’Istoria del Ducato di Lucca, V, 2, a cura di D. BARSOCCHINI, Lucca<br />

1837, pp. 439 s., n. 730.<br />

3 CASTAGNOLI, Lucca.<br />

4 Una prima presentazione in Giardini sepolti; sintesi in G. CIAMPOLTRINI – C. SPATARO, Area della<br />

ex Caserma Mazzini, già Orti del San Francesco; I servizi del San Francesco in età moderna (XVI-XVIII<br />

secolo), Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, 1, 2005, pp. 31 ss.<br />

5 Per queste G. CIAMPOLTRINI, Archeologia lucchese d’età comunale: le mua urbiche e le terre nuove, Archeologia<br />

Medievale, XXIV, 1997, pp. 455 ss.


10 Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong><br />

L’area dello scavo al termine dei lavori, vista da sud.


Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong> 11<br />

A queste si intrecciava, nel settore meridionale del complesso, la storia di una comun<strong>it</strong>à<br />

che nel San Francesco aveva trovato un punto di riferimento spir<strong>it</strong>uale tanto intenso da cercare<br />

l’estremo riposo proprio negli spazi adiacenti alla chiesa, in particolare nei momenti terribili delle<br />

pestilenze e delle morie del Tardo Medioevo – le frecce scagliate dagli angeli saettanti o le falci<br />

ag<strong>it</strong>ate dai diavoli delle miniature del Sercambi 6 .<br />

Sul finire dell’inverno lo scavo si stava esaurendo sui sedimenti di ghiaie ‘geologici’, e si stava<br />

ormai ammettendo che le cave di argilla aperte nell’area stessa delle fornaci di laterizi dovevano<br />

aver ridotto le stratificazioni d’età romana ai minimi lacerti di opere agrarie che in qualche<br />

punto era stato possibile cogliere al di sotto delle canalizzazioni medievali e rinascimentali. Ma<br />

nella primavera proprio l’ultimo saggio portava in luce, singolarmente conservata, al margine orientale<br />

dell’area esplorata, una ‘strada di ghiaia’ – una via glareata – che l’orientamento indicava<br />

compresa nel sistema della centuriazione romana (un limes, dunque), e che le stratificazioni connesse<br />

ai suoi rifacimenti permettevano di datare con precisione all’età augustea: era il kardo – la<br />

via orientata nord-sud del sistema centuriale – che diveniva poco più a sud il lim<strong>it</strong>e del documento<br />

dell’856.<br />

All’entusiasmo della scoperta si accompagnano di norma, nell’attiv<strong>it</strong>à dell’archeologo, la fatica<br />

e il tedio dell’interpretazione.<br />

Nel caso della glareata degli Orti del San Francesco, invece, l’analisi dei dati accumulati in<br />

poche settimane di lavoro, che avevano visto le appassionate fatiche delle archeologhe (in rigoroso<br />

ordine alfabetico: Elisabetta Abela, Bianca Balducci, Susanna Bianchini, Serena Cenni, Maila<br />

Franceschini, Irene Monacci), assecondate dalla pazienza delle maestranze della Terra, Uomini,<br />

Ambiente, e dalla consueta disponibil<strong>it</strong>à di tutte le componenti della Polis S.p.A. impegnate nei<br />

lavori, ha portato a scoperte ancor più emozionanti di quelle offerte dal ‘m<strong>it</strong>ico’ momento dello<br />

scavo.<br />

Riportata sulla cartografia oggi disponibile, la Carta Tecnica della Regione Toscana, in scala<br />

al 2.000 e al 10.000, infin<strong>it</strong>amente più raffinata di quella che aveva consent<strong>it</strong>o al Castagnoli la<br />

sua sintesi magistrale, la via degli Orti del San Francesco si rivelava spostata di qualche decina di<br />

metri rispetto a quanto ci si sarebbe atteso, ma perfettamente inser<strong>it</strong>a in un quadrettato ‘canonico’<br />

– con lato di m 710, quindi – in cui ricadevano altri frammenti della grandiosa opera di bonifica<br />

della centuriazione, come il Rio di Vorno o il fosso della Formica.<br />

Non solo: seguendo le indicazioni della manualistica agrimensoria romana si doveva escludere<br />

che la via fosse un limes ‘normale’ – subruncivus, come suona il termine tecnico. L’ampiezza<br />

superst<strong>it</strong>e o comunque documentata portava infatti, inev<strong>it</strong>abilmente, ad interpretarla come kardo<br />

maximus, l’asse nord-sud del sistema della centuriazione di Lucca, ortogonale ad un asse est-ovest<br />

che è segnato dal lato meridionale delle mura, oggi tracciato da Corso Garibaldi.<br />

Le informazioni offerte dal corpus dei gromatici romani, per il caso di centuriazioni tracciate<br />

nel terr<strong>it</strong>orio di c<strong>it</strong>tà già provviste di mura, consentivano di confortare la proposta.<br />

Alla storia della nasc<strong>it</strong>a di una colonia augustea dell’Etruria settentrionale narrata da una<br />

via di ghiaia si intrecciavano le storie raccontate dai materiali – i traffici e i consumi di beni alimentari,<br />

le attiv<strong>it</strong>à dei fabbri – e, soprattutto, la storia di crisi ecologiche dovute a fattori climatici<br />

che era possibile recuperare anche nell’evidenza storiografica, in sincronismo con la sequenza<br />

di alluvioni del Tevere dei primi decenni del I secolo d.C. ricordate da Dione Cassio e da Tac<strong>it</strong>o.<br />

Grazie alla disponibil<strong>it</strong>à di un ambiente ‘polivalente’ come la ex polveriera della Caserma<br />

Lorenzini, messa a disposizione dal Comune di Lucca come depos<strong>it</strong>o archeologico attrezzato, e<br />

al supporto garant<strong>it</strong>o dalla Polis S.p.A., anche con la realizzazione del calco di un tratto della glareata,<br />

esegu<strong>it</strong>o dalla S.A.C.I. s.r.l., è stato possibile presentare queste storie al pubblico che<br />

nell’archeologia non cerca solo o tanto lo stupore del meraviglioso e della scoperta, ma anche e<br />

soprattutto la concretezza di un’analisi che si proponga di ricomporre le tracce lasciate nella terra<br />

6 G. SERCAMBI, Le illustrazioni delle Croniche nel codice Lucchese, con commenti storico ed artistico di<br />

O. BANTI e M.L. TESTI CRISTIANI, Genova 1978, p. 154, n. 381; p. 209, n. 490


12 Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong><br />

in uno scenario in cui la v<strong>it</strong>a quotidiana di una ‘colonia’ dell’Etruria settentrionale riesca ad intrecciarsi<br />

con la ‘grande storia’ dell’impero augusteo.


Giulio Ciampoltrini<br />

PAESAGGI URBANI E RURALI DI UNA COLONIA AUGUSTEA<br />

L’iscrizione – oggi ai Musei Vaticani – posta dalla figlia Memmia sul monumento funerario<br />

del padre L. Memmius C. f. ne ripercorre alla prima linea, nell’asciutto stile del cursus honorum, la<br />

carriera senatoria, conclusa al raggiungimento della pretura, dopo la questura e il tribunato della<br />

plebe; il corpo dell’iscrizione dà maggiore ‘visibil<strong>it</strong>à’ agli altri incarichi coperti da Lucio Memmio,<br />

e, fra questi, con le due linee che ne precisano la natura, alla carica di praefectus leg(ionum)<br />

XXVI et VII Lucae ad agros dividundos 1 :<br />

L(ucius) Memmius C(ai) f(ilius) Gal(eria tribu) q(uaestor) tr(ibunus plebis) pr(aetor)<br />

frumenti cur(ator) ex s(enatus) c(onsulto)<br />

praefectus leg(ionum) XXVI et VII<br />

Lucae ad agros dividundos<br />

pontifex Albanus<br />

Memmia filia testamento suo fieri iuss<strong>it</strong>.<br />

La deduzione di una colonia formata dai veterani di due legioni delle guerre del secondo<br />

triumvirato, la XXVI e la VII, è dunque indicata con il termine ‘tecnico’ di agrorum divisio 2 , e<br />

trova nel senatore Lucio Memmio una sorta di ‘fondatore’, la cui opera deve essere posta fra gli<br />

anni successivi alla battaglia di Filippi (41 a.C.) e di Azio (30 a.C.); probabilmente dopo questo<br />

secondo evento, come argomenta Keppie 3 .<br />

Lucca condivide dunque, in questo volgere di tempo, la sorte dell’intera Etruria settentrionale,<br />

che viene drasticamente trasformata nel paesaggio agrario da centuriazioni che coprono<br />

pressoché senza eccezione le pianure del Valdarno e del pedemonte appenninico, e riorganizzano<br />

o rimodulano anche la rete delle c<strong>it</strong>tà 4 . La deduzione di una colonia a Florentia, defin<strong>it</strong>ivamente<br />

assegnata all’età augustea dai dati dei nuovi scavi 5 , offre un punto di riferimento essenziale al<br />

nuovo assetto dell’Etruria settentrionale, con un polo urbano che controlla uno snodo <strong>it</strong>inerario<br />

cruciale; le dimensioni della colonia sono tali che la centuriazione deve estendersi, seppure con<br />

diverso orientamento, anche nel terr<strong>it</strong>orio della vicina Pistoia, che mantiene lo status di municipium<br />

6 .<br />

A Pisa, la colonia Iulia Opsequens Pisana svolge un ruolo portuale fondamentale, al termine<br />

delle vie d’acqua – l’Arno e l’Auser/Serchio – essenziali non solo al nuovo aspetto della regione,<br />

ma anche ad assicurare il rifornimento a Roma del materiale da costruzione (pietra e legname)<br />

forn<strong>it</strong>o dall’Etruria settentrionale, indispensabile ai progetti urbanistici di Augusto, come emerge<br />

1 CIL VI, 1460 = XIV, 2264; su di lui, Real-Encyclopädie der classischen Altertumwissenschaft, XV, 1,<br />

col. 621, s.v. Memmius (15) (F. MILTNER); KEPPIE, Colonisation, pp. 174 ss.<br />

2 Arpentage romain, pp. 408 e 426.<br />

3 KEPPIE, Colonisation, pp. 174 ss.<br />

4 G. CIAMPOLTRINI, Note sulla colonizzazione augustea nell’Etruria settentrionale, Studi Classici e Orientali,<br />

30, 1981, pp. 44 ss.; SCHMIDT, Centuriazione romana, tavv. XXVII-XXXIV.<br />

5 Si veda G. DE MARINIS, Firenze: archeologia e storia dell’insediamento urbano. I. Un profilo di sviluppo,<br />

in Alle origini di Firenze. Dalla preistoria alla c<strong>it</strong>tà romana, a cura di G. CAPECCHI, Firenze 1996,<br />

pp. 36 ss., in particolare pp. 38 ss.<br />

6 Per gli aspetti archeologici, da ultimo G. CIAMPOLTRINI – E. PIERI – F. FABBRI – A. CATAPANO,<br />

Paesaggi perduti della Valdinievole. Materiali per l’insediamento etrusco e romano nel terr<strong>it</strong>orio di Monsummano<br />

Terme, Rassegna di Archeologia, 17, 2000, pp. 255 ss., in particolare pp. 260 ss.


14 Paesaggi urbani e rurali<br />

indirettamente dalle pagine di Strabone 7 . L’ampio entroterra, fino al basso corso dell’Era, viene<br />

reso disponibile allo sfruttamento agricolo con un’imponente centuriazione, il cui ruolo anche di<br />

opera di bonifica è palese 8 .<br />

Fig. 1. La pertica di Lucca: in grigio le pianure con tracce di centuriazione.<br />

Come Volaterrae, che con una colonia Augusta (quindi posteriore al 27 a.C.) riceve coloni,<br />

almeno nelle piane della Valdera e forse della Valdelsa 9 , Lucca sembra destinata soprattutto ad<br />

accogliere i veterani – di due legioni, quindi certamente in numero di alcune migliaia – nei suoi<br />

vasti terr<strong>it</strong>ori pianeggianti. La pertica – termine ‘tecnico’ per l’insieme del terr<strong>it</strong>orio centuriato –<br />

di Lucca, in effetti, doveva comprendere non solo la piana dell’Auser, ma anche la fascia pianeggiante<br />

che si distende tra le colline di Montecarlo, il Montalbano, l’Arno (fig. 1): due distinte<br />

centuriazioni sono ricomponibili nel terr<strong>it</strong>orio di Monsummano 10 e fra Arno e Arme, l’emissario<br />

del sistema fluviale formato dalla Nievole e dalle due Pescie 11 .<br />

7 STRABO, V, 2, 5; G. CIAMPOLTRINI, Note per l’epigrafia di Populonia augustea, Rassegna di Archeologia,<br />

12, 1994-1995, pp. 591 ss.<br />

8 G. CIAMPOLTRINI, Un rilievo funerario d’età augustea dalla Bassa Valdera, Prospettiva, 108, 2002,<br />

pp. 84 ss.; più in generale, ID., Il terr<strong>it</strong>orio in età romana, in Pontedera dalle prime testimonianze al<br />

Quattrocento, Pisa 2004, pp. 55 ss., in particolare pp. 60 ss.<br />

9 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 60 ss.; per l’evidenza epigrafica da Montecatini Val di<br />

Cecina, che ha offerto una risolutiva conferma a Liber Coloniarum, pp. 214 s. Lachmann, si veda M.<br />

MUNZI – N. TERRENATO, La colonia di Volterra. La prima attestazione epigrafica ed il quadro archeologico,<br />

Ostraka, III, 1, 1994, pp. 31 ss.<br />

10 CIAMPOLTRINI et alii, art. c<strong>it</strong>. (nota 6), pp. 260 ss.<br />

11 Su questa centuriazione, da ultimo Agri divisi, pp. 79 ss. (G. CIAMPOLTRINI).


I. I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Se Florentia si rivela, grazie alla crescente consistenza della documentazione archeologica,<br />

una tipica c<strong>it</strong>tà augustea, nel rapporto organico fra c<strong>it</strong>tà e e terr<strong>it</strong>orio e nell’applicazione degli<br />

schemi urbanistici e arch<strong>it</strong>ettonici, anche Lucca manifesta i segni della ‘rifondazione’ coloniale<br />

non solo nel terr<strong>it</strong>orio, ma anche nel tessuto urbano (fig. 2).<br />

Nonostante l’esaltazione della pax assicurata dall’ordine augusteo sia uno dei temi conduttori<br />

della propaganda imperiale, Florentia è immediatamente dotata di una cinta muraria, in laterizio,<br />

che ne asseconda la costruzione con un circu<strong>it</strong>o turr<strong>it</strong>o, in cui si aprono porte adeguate alle<br />

esigenze poliorcetiche maturate nel cinquantennio delle guerre civili 12 . Le mura sono essenziali<br />

non solo per assicurare il decoro della fondazione, nello spir<strong>it</strong>o ‘v<strong>it</strong>ruviano’, ma anche perché la<br />

colonia ha evidentemente un ruolo strategico, non tanto nei confronti di remoti nemici esterni,<br />

quanto piuttosto come piazzaforte, affidata al lealismo dei veterani e alla loro devozione<br />

all’imperatore e alla sua casa, contro possibili antagonisti interni del potere di Augusto; la posizione<br />

all’incrocio con l’Arno delle vie di terra che attraversano l’Etruria interna ne fa ovviamente<br />

la ‘base’ ideale per il controllo dell’intera regione.<br />

Fig. 2. Rinnovamenti urbanistici d’età augustea a Lucca: i monumenti.<br />

12 DE MARINIS, art. c<strong>it</strong>. (nota 5), pp. 38 ss.


16 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Lucca era già provvista, dalla fondazione come colonia Latina, nel 180 a.C. 13 , di una cerchia<br />

di mura comunque adeguata al tono urbano.<br />

È possibile, tuttavia, che gli eventi alluvionali succedutisi fra II e I secolo a.C. 14 ne avessero<br />

compromesso l’efficienza, almeno in alcuni tratti. L’altrimenti oscuro cenno di Lucano<br />

all’aruspice Arruns, convocato all’inizio del confl<strong>it</strong>to tra Pompeo e Cesare dalle deserta moenia<br />

Lucae 15 , troverebbe in questa luce una possibile chiave di interpretazione, anche se la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à di<br />

Lucca negli estremi anni della Repubblica che traspare dalla scelta come sede per l’incontro del<br />

primo triumvirato, nel 55 a.C., e dalla commendatizia di Cicerone per il maggiorente c<strong>it</strong>tadino<br />

L. Castronius Paetus, nel 46 a.C. 16 , parrebbe incompatibile con il disinteresse delle strutture amministrative<br />

c<strong>it</strong>tadine per le mura, essenziali nei tormentati anni delle guerre civili, tanto più che<br />

alle lotte tra fazioni si intrecciava un disagio sociale tale da generare il brigantaggio che<br />

nell’Etruria centro-settentrionale aveva assunto le forme acute che sono indirettamente testimoniate<br />

dal numero dei ripostigli monetali di questi anni 17 .<br />

L’evidenza archeologica, tuttavia, segnala almeno due casi di intervento sulle mura nella<br />

prima età augustea.<br />

Sul lato meridionale, nell’area del San Girolamo (fig. 2, A 1; 3), alle mura viene addossato<br />

un reticolato di strutture in ciottoli legati da malta (31, 29, 210-213) che forma l’ossatura di un<br />

terrapieno solidamente datato alla media età augustea, probabilmente entro il 10 a.C., dalla cospicua<br />

componente ceramica alternata all’inerte terroso (22-24-28-30, 214-215) 18 .<br />

La struttura pare una variante, probabilmente applicata anche nella colonia augustea di Aosta,<br />

dell’ord<strong>it</strong>o di consolidamento del terrapieno delle mura previsto da V<strong>it</strong>ruvio con uno schema<br />

‘a denti di sega’ (pectinatim … quemadmodum serrae dentes solent esse) 19 , ed è dunque immediata<br />

l’ipotesi di riconoscervi un’opera di restauro, o di irrobustimento, di un tratto contiguo alla porta<br />

urbica meridionale. Resta altrettanto valida la possibil<strong>it</strong>à che il terrapieno potesse fungere da<br />

base per opere perdute, come – ad esempio – un castellum aquarum, se si volesse ricorrere al modello<br />

offerto dalle strutture erette a ridosso della porta meridionale di Firenze 20 .<br />

13 Per questo, da ultimo G. CIAMPOLTRINI, Culture in contatto. Etruschi, Liguri, Romani nella valle del<br />

Serchio fra IV e II secolo a.C., in I Liguri della Valle del Serchio fra Etruschi e Romani. Nuovi dati e prospettive<br />

di valorizzazione, Atti del Convegno Lucca 8 ottobre 2004, a cura di G. CIAMPOLTRINI, Lucca<br />

2005, pp. 48 ss.; sulle mura, CIAMPOLTRINI, Prima cerchia.<br />

14 Una peculiare evidenza per questi è offerta dallo scavo in local<strong>it</strong>à Alle Cascine di Capannori (Lucca);<br />

lavori 2006 per la costruzione del nuovo casello autostradale di Capannori, diretti dallo scrivente.<br />

15 LUCANI, Pharsalia, I, vv. 584 ss.: placu<strong>it</strong> Tuscos de more uetusto acciri uates. / quorum qui maximus aeuo<br />

/ Arruns incolu<strong>it</strong> desertae moenia Lucae.<br />

16 CICERO, Epistulae, Ad familiares, I, XIII: Ad Brutum: L. Castronius Paetus, longe princeps municipii<br />

Lucensis, est honestus, gravis, plenus officii, bonus plane vir et quum virtutibus, tum etiam fortuna, si quid<br />

hoc ad rem pertinet, ornatus; meus autem est familiarissimus, sic prorsus, ut nostri ordinis observet neminem<br />

diligentius; quare ut et meum amicum et tua dignum amic<strong>it</strong>ia tibi commendo: cui quibuscumque rebus<br />

commodaveris, tibi profecto iucundum, mihi certe er<strong>it</strong> gratum. Vale.<br />

17 G. CIAMPOLTRINI, «In un monticello fra la c<strong>it</strong>tà di Massa e Populonia». La coppa di C. Valerius Naso<br />

(CIL XI, 8126) e il ripostiglio “Gavorrano 1873”, Rassegna di Archeologia, 20 B, 2003, pp. 143 ss.,<br />

in particolare p. 153, anche per il ripostiglio dal Comp<strong>it</strong>ese, r<strong>it</strong>rovato nel 1874, e deposto intorno al<br />

55 a.C.<br />

18 La colonia e la montagna, pp. 74 ss. (G. CIAMPOLTRINI – E. ABELA).<br />

19 VITRUVI, De Arch<strong>it</strong>ectura, I, 5, 7: Item interiore parte substructionis fundamentum distans ab exteriore<br />

introrsus amplo spatio, <strong>it</strong>a uti cohortes possint quemadmodum in acie instructae ad defendendum supra<br />

lat<strong>it</strong>udinem aggeris consistere. Cum autem fundamenta <strong>it</strong>a distantia inter se fuerint const<strong>it</strong>uta, tunc inter<br />

ea alia transversa, coniuncta exteriori et interiori fundamento, pectinatim dispos<strong>it</strong>a quemadmodum serrae<br />

dentes solent esse conlocentur; cum enim sic er<strong>it</strong> factum, tunc <strong>it</strong>a oneris terreni magn<strong>it</strong>udo distributa in<br />

parvas partes; neque universa pondere premens poter<strong>it</strong> ulla ratione extrudere muri substructiones.<br />

20 Per questa G. MAETZKE, Firenze. Scavi nella zona di Por Santa Maria, Notizie Scavi, 1948, pp. 71<br />

ss.; da ultimo P. RENDINI, Scavi nei depos<strong>it</strong>i: il sectile di Firenze (r<strong>it</strong>rovato) e i mosaici della valle<br />

dell’Albegna, in Atti del IX Colloquio AISCOM (Aosta 2003), a cura di C. ANGELELLI, Ravenna<br />

2004, pp. 191 ss.


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 17<br />

Fig. 3. Le strutture d’età augustea nell’area del San Girolamo.<br />

Fig. 4. L’area di scavo<br />

nel palazzo dei<br />

Nobili.


18 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Fig. 5. Veduta dello scavo nell’ambiente 3 del palazzo dei Nobili.<br />

Fig. 6. Bronzo di C. Clovius per la terza d<strong>it</strong>tatura di Cesare, dalla US 9 dello scavo<br />

del palazzo dei Nobili.


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 19<br />

L’ipotesi di una sistematica opera di ‘revisione’ del circu<strong>it</strong>o murario è comunque confortata<br />

dalle indicazioni dello scavo condotto nel 2006 nell’area del palazzo dei Nobili, sul lato settentrionale<br />

della cerchia (fig. 2, A 2; 4-5) 21 .<br />

Il circu<strong>it</strong>o murario tardorepubblicano, conservato nello zoccolo di base in calcare, è costeggiato<br />

all’esterno da una via glareata (fig. 4, 9) la cui frequentazione si protrae fino allo scorcio<br />

finale del I secolo a.C.: un freschissimo bronzo di C. Clovius, praefectus di Cesare nella sua terza<br />

d<strong>it</strong>tatura, del 45 a.C. (fig. 6) 22 , fin<strong>it</strong>o inglobato fra la terra e i ciottoli del manto stradale, concede<br />

infatti un termine cronologico assoluto coerente con i frammenti di ceramica a vernice nera<br />

cui è associato.<br />

Si deve dunque porre negli anni del triumvirato o nella prima età augustea la costruzione<br />

della struttura (15) che taglia la glareata 9, formata da un paramento di liste e blocchi di arenaria<br />

giallastra, probabilmente delle cave di Guamo, legati da terra e da povera malta, disposti su filari<br />

tendenzialmente regolari, progressivamente aggettanti, e emplecton di terra e scaglie della lavorazione<br />

della pietra stessa.<br />

La struttura, risparmiata solo per brevissimo tratto dalle trasformazioni medievali e rinascimentali<br />

dell’area, si innesta obliquamente sul filo delle mura, e parrebbe aver piuttosto il ruolo<br />

di paramento del terrapieno – soprattutto di ghiaie (16) – che copre anche, per un brevissimo<br />

tratto, proprio in corrispondenza dell’innesto delle due strutture, lo zoccolo delle mura. La sua<br />

v<strong>it</strong>a, d’altronde, sembra assai breve, giacché i livellamenti limosi che la coprono (6, 8) rest<strong>it</strong>uiscono<br />

sigillate databili ancora entro l’età augustea, e comunque non oltre i primi decenni del I<br />

secolo d.C.<br />

Pur nell’enigmatic<strong>it</strong>à della sequenza, l’ipotesi più immediata è che la struttura 15 altro non<br />

sia che il paramento esterno di un’opera di risarcimento dell’ord<strong>it</strong>o murario – affidata soprattutto<br />

alla potenza del terrapieno – in un punto del tracciato particolarmente sensibile, in corrispondenza<br />

della concav<strong>it</strong>à del lato settentrionale che è tradizionalmente correlata alla contigu<strong>it</strong>à delle<br />

mura ad un braccio dell’Auser. L’ipotesi che un evento alluvionale, cui offrirebbero un terminus<br />

post quem i materiali inglobati nella glareata, abbia compromesso il paramento delle mura, e che<br />

si sia ovviato ricucendo provvisoriamente il tracciato con un avancorpo che poteva anche fungere<br />

da torre, o almeno da base per macchine ossidionali, è quanto meno suggestiva; la datazione<br />

all’età augustea è coerente anche con la tecnica muraria. Esaur<strong>it</strong>o il comp<strong>it</strong>o, forse dopo un più<br />

organico ‘restauro’ del circu<strong>it</strong>o murario, l’avancorpo affidato alla struttura 15 poté essere smantellato,<br />

tanto che una nuova via glareata (13) va almeno in parte a sovrapporglisi, recuperando il<br />

ruolo della glareata extramuranea 9.<br />

L’impegno rivolto al circu<strong>it</strong>o murario potrebbe indicare che anche Lucca – seppure in scala<br />

minore rispetto a Firenze – era compresa nella strategia augustea di controllo ‘interno’ del terr<strong>it</strong>orio<br />

affidata al lealismo dei veterani.<br />

Il rilievo della c<strong>it</strong>tà come terminale a sud degli Appennini di vie di valico traspare dalla<br />

scelta come sede del convegno triumvirale del 55 a.C.; l’evidenza archeologica, offerta dallo scavo<br />

del s<strong>it</strong>o della Murella di Castelnuovo di Garfagnana, per il consolidamento nella prima età augustea<br />

dell’<strong>it</strong>inerario transappenninico che attraverso la valle del Serchio raccordava la rete <strong>it</strong>ineraria<br />

dell’Etruria settentrionale a quella della Pianura Padana 23 rende plausibile uno scenario che<br />

vede Lucca acquisire in questo torno di tempo il ruolo di crocevia <strong>it</strong>inerario cui dovrà tanta parte<br />

della sua fortuna nella Tarda Antich<strong>it</strong>à e nel Medioevo.<br />

21 Opere propedeutiche al restauro e al recupero dell’ex sede della Banca d’Italia, con la direzione dello<br />

scrivente, e la collaborazione di Elisabetta Abela e Serena Cenni.<br />

22 M.H. CRAWFORD, Roman Republican Coinage, Cambridge 1974, p. 486, n. 476/1b (per il particolare<br />

della stella); A. BANTI – L. SIMONETTI, Corpus Nummorum Romanorum, I, Firenze 1972, pp.<br />

122 s., n. 176, As vel Dupondius: D/ caesar dic ter; busto alato e drappeggiato a d. della Victoria, con<br />

collana e stella nel campo a sn.; R/ c clovi praef; Minerva gradiente a s. con trofeo.<br />

23 La colonia e la montagna, pp. 57 ss. (G. CIAMPOLTRINI – P. NOTINI – C. SPATARO).


20 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

I materiali progressivamente accumulati da venticinque anni di archeologia urbana aprono<br />

qualche scorcio di luce anche sulla ridefinizione augustea del cuore della c<strong>it</strong>tà, il Foro.<br />

Dalla sequenza di scavi condotti sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso nella sede<br />

della Banca Nazionale del Lavoro, sul lato occidentale della Piazza San Michele (fig. 2, B), e per<br />

una singolare serie di coincidenze anche negli edifici contigui, è emerso un arcipelago di frammenti<br />

di strutture che permette almeno a grandi linee di tratteggiare la dinamica degli edifici<br />

pubblici, dalla tarda età repubblicana 24 alla riorganizzazione monumentale d’età augustea 25 .<br />

La coerenza tipologica delle strutture e la datazione offerta dalle sequenze stratigrafiche<br />

hanno inv<strong>it</strong>ato a ricomporre i lacerti di mura e pavimentazioni nello schema di uno dei più fortunati<br />

tipi urbanistico-arch<strong>it</strong>ettonici dell’età augustea, il criptoportico che modula lo spazio in<br />

cui spicca il tempio (fig. 7) 26 .<br />

Il criptoportico di Aosta (fig. 8) – per non c<strong>it</strong>are che uno dei casi distribu<strong>it</strong>i fra le fondazioni<br />

augustee d’Italia, Gallia, Spagna – propone un modello convincente per interpretare il<br />

complesso di strutture che fu esplorato lungo Via di Poggio (fig. 9) come lato meridionale di un<br />

criptoportico caratterizzato dal paramento esterno di blocchi di calcare, inglobati nelle fondazioni<br />

(112), e da strutture cementizie (111, 23-63) legate da un terrapieno consolidato da gettate<br />

di malta (103, 106).<br />

L’edificio seppellisce i rel<strong>it</strong>ti di una struttura tardorepubblicana in blocchi di calcare cavernoso<br />

(113), disposta con un orientamento rigorosamente est-ovest, che si discosta da quello<br />

delle strutture augustee, leggermente declinante verso sud, e proprio dell’assetto urbano che è<br />

ancora ripetuto da Lucca.<br />

Dell’area modulata dal criptoportico era leggibile in questo settore essenzialmente un lembo<br />

di pavimentazione in blocchi di marmo (5), pertinente – come conferma la canalizzazione che<br />

corre in parallelo al margine occidentale – all’angolo sud-occidentale dell’ambiente, verosimilmente<br />

scoperto, chiuso dalla struttura 29, che doveva immettere nel cortile in cui sorgeva<br />

l’edificio templare riconosciuto negli interrati del settore settentrionale dell’isolato.<br />

L’elevato, superst<strong>it</strong>e nell’angolo nord-orientale perché inglobato nelle fondazioni di edifici<br />

medievali e rinascimentali (fig. 10, 104), è caratterizzato da un paramento di blocchetti di calcare<br />

parallelepipedi, disposti su filari tendenzialmente regolari ed esaltati dall’opera di stilatura (fig.<br />

11); è coerente con la datazione all’età augustea proposta dalla sequenza stratigrafica riconosciuta<br />

sul fianco settentrionale, che rest<strong>it</strong>uisce materiali riconducibili agli anni intorno al 30-20 a.C.,<br />

e con i rel<strong>it</strong>ti del rivestimento marmoreo, che offrono un’inequivocabile conferma all’esegesi del<br />

monumento e segnalano la pronta recezione nella colonia dei modelli arch<strong>it</strong>ettonici elaborati nel<br />

crogiolo di imprese edilizie dell’Urbe nei primi anni di Augusto.<br />

Il tempio, con l’altare allineato al suo spigolo nordorientale (56), sost<strong>it</strong>uiva, occupandone<br />

fisicamente lo spazio, un edificio – anch’esso verosimilmente sacro – eretto nei decenni iniziali<br />

del I secolo a.C., provvisto di una pavimentazione musiva di cui resta la cornice con meandro<br />

continuo in nero (7), e l’assise inferiore della parete orientale, in blocchi di travertino modanati<br />

(58).<br />

Anche per questo edificio l’orientamento indiziato dalla cornice musiva è est-ovest, mentre<br />

il complesso augusteo è ‘organicamente’ declinato verso sud.<br />

24 Per questo G. CIAMPOLTRINI – P. RENDINI, Lucca e il suo terr<strong>it</strong>orio: nuovi pavimenti in signinum e<br />

in commesso laterizio, in Atti del X Colloquio AISCOM (Lecce 2004), a cura di C. ANGELELLI, Tivoli<br />

2005, pp. 821 ss.<br />

25 La colonia e la montagna, pp. 9 ss. (G. CIAMPOLTRINI), riedizione di G. CIAMPOLTRINI, Monumenti<br />

lucchesi d’età augustea. I: i resti dell’area del Foro, in Aeimnestos. Miscellanea di Studi per Mauro<br />

Cristofani, a cura di B. ADEMBRI, Firenze 2005, pp. 745 ss.<br />

26 Si veda da ultimo E.-M. LUSCHIN, Cryptoporticus. Zur Entwicklungsgeschichte eines multifunktionalen<br />

Baukörpers, Ergänzungsheft zu den Jahresheften des Österreichischen Archäologischen Inst<strong>it</strong>uts, 5,<br />

Wien 2002, passim.


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 21<br />

Fig. 7. Proposta di ricostruzione<br />

del criptoportico del Foro di Lucca.<br />

Fig. 8. Il criptoportico di Aosta: planimetria<br />

schematica.


22 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Fig. 9. Planimetria dello scavo nell’area meridionale della Banca Nazionale del Lavoro<br />

(Piazza San Michele in Foro – Via di Poggio).


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 23<br />

Fig. 10. Planimetria dello scavo nell’area settentrionale della Banca Nazionale del Lavoro<br />

(Piazza San Michele in Foro – Corte Portici).


24 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Fig. 11. La tecnica muraria della struttura 104.


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 25<br />

Fig. 12. Ara marmorea da Piazza San Michele in Foro. Lucca, Mus. Naz. di Villa Guinigi.


26 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Fig. 13. L’ara marmorea da Piazza San Michele: particolare del festone con gorgoneion.<br />

L’imponenza dell’opera di rinnovamento urbanistico augusteo di questo settore almeno<br />

del Foro è tale da rendere immediata la proposta di collocare negli spazi incorniciati dal criptoportico<br />

l’ara marmorea che fu r<strong>it</strong>rovata nel 1983 nel cortile interno della Banca Nazionale del<br />

Lavoro, qualche metro appena a sud dall’altare collegato al tempio 104.<br />

Fin<strong>it</strong>a in livellamenti quattrocenteschi, che indicano la data del suo primo r<strong>it</strong>rovamento,<br />

l’ara – oggi il monumento di maggior rilievo nel Museo Nazionale di Villa Guinigi (fig. 12) – poteva<br />

essere in effetti collocata proprio davanti al tempio, cui è coeva. L’analisi del sistema decorativo<br />

applicato ha infatti condotto a datarla negli stessi anni fra il 30 e il 20 a.C. in cui fu eretto e<br />

dotato di rivestimento marmoreo il tempio, e di riconoscervi la mano di maestranze formate nella<br />

Roma della prima età augustea 27 . In particolare le protomi taurine, cui è appeso il corposo festone<br />

naturalistico di fiori e frutta, segnano una delle estreme attestazioni di un fortunato tema<br />

decorativo tardorepubblicano, rapidamente sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o in età augustea dal bucranio. L’apparato<br />

decorativo, infine, recepisce «alcuni dei motivi più nuovi e simbolicamente allusivi, creati appos<strong>it</strong>amente<br />

per la decorazione degli edifici pubblici più caratteristici del periodo proto-augusteo,<br />

quegli aurea templa tra cui ricadono i santuari del divo Giulio, e, soprattutto, di Apollo in Circo»<br />

28 .<br />

Fra questi assume un rilievo particolare il gorgoneion che campisce una delle quattro lunette<br />

modellate dai festoni (fig. 13), chiuso fra urei che, oltre a replicare un tema iconografico atte-<br />

27 La colonia e la montagna, pp. 35 ss. (P. RENDINI), riedizione di P. RENDINI, Monumenti lucchesi<br />

d’età augustea. II: l’ara di Piazza San Michele in Foro, in Aeimnestos, c<strong>it</strong>. (nota 25), pp. 756 ss.<br />

28 La colonia e la montagna p. 54 (P. RENDINI).


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 27<br />

stato per l’appunto nel tempio di Apollo in Circo, sono un’evidente allusione all’Eg<strong>it</strong>to appena<br />

conquistato.<br />

La sequenza di innovazioni urbanistiche della prima età augustea si fa dunque stringente:<br />

fra il 30 e il 10 a.C. la c<strong>it</strong>tà è un grande cantiere, che la dota di monumenti idonei ad adeguarla<br />

all’immagine ‘classica’ della c<strong>it</strong>tà augustea (il tempio con criptoportico) e che ne garantiscono la<br />

sicurezza e il decoro esteriore (le mura).<br />

Probabilmente in questo volgere di tempo si pone mano anche alla costruzione di un edificio<br />

pubblico essenziale alla c<strong>it</strong>tà augustea, il teatro 29 . Il teatro è il vero ‘cuore’ della v<strong>it</strong>a pubblica<br />

c<strong>it</strong>tadina, perché gli spettacoli sono anche – se non soprattutto – i momenti in cui gli eventi della<br />

v<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>ica e amministrativa, locale e dell’impero, sono condivisi e comunicati all’intero corpo<br />

sociale, che partecipa agli spettacoli in una distinzione degli spazi che riproduce, esaltandole, le<br />

scansioni di censo e di ammissione agli onori e agli oneri della v<strong>it</strong>a pubblica locale.<br />

Fig. 14. Resti<br />

del teatro di Lucca:<br />

planimetria.<br />

Fig. 15. Sezione ricostruttiva<br />

(ipotetica) del<br />

teatro di Lucca.<br />

29 Per gli edifici di spettacolo di Lucca, nel contesto dell’Etruria settentrionale d’età augustea, G.<br />

CIAMPOLTRINI, Municipali amb<strong>it</strong>ione. La tradizione locale negli edifici per spettacolo di Lucca romana,<br />

Prospettiva, 67, 1992, pp. 39 ss.


28 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Fig. 16. Tecnica muraria del teatro di Lucca.<br />

Fig. 17. Strutture<br />

del teatro emerse nei<br />

saggi 2006 nel<br />

complesso<br />

di Santa Z<strong>it</strong>a.


I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 29<br />

Per questo ruolo di ‘rappresentazione’ non solo di spettacoli, ma anche della v<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>icoamministrativa,<br />

per il teatro della c<strong>it</strong>tà augustea si predilige una collocazione intramuranea, ma<br />

nelle immediate adiacenze di una rilevante porta urbica, che favorisca l’accesso alla c<strong>it</strong>tà dal terr<strong>it</strong>orio.<br />

Quasi a sottolineare la proiezione della c<strong>it</strong>tà verso l’Appennino e la Pianura Padana, il teatro<br />

di Lucca viene costru<strong>it</strong>o a ridosso delle mura, e a breve distanza dalla porta settentrionale<br />

(fig. 2, C; 14).<br />

La tecnica costruttiva impiegata (fig. 16) è pressoché identica a quella descr<strong>it</strong>ta nelle strutture<br />

del Foro, anche se l’ord<strong>it</strong>o lapideo viene guidato da isolati ricorsi di laterizi, impiegati anche<br />

per gli archi dell’apparato di sostruzione della cavea; il ricorso, per alcuni tratti particolari del paramento,<br />

a blocchi di calcare cavernoso, è una delle estreme attestazioni dei modi edilizi d’età<br />

tardorepubblicana, che conferiscono un particolare tono ‘arcaizzante’ all’edificio.<br />

Se per il complesso del criptoportico del Foro poteva essere ipotizzato, per l’ampio dispiegamento<br />

del marmo e per le raffinate soluzioni della decorazione, l’intervento euergetico<br />

dell’imperatore, con il contributo di Augusto ai ‘suoi’ veterani ampiamente attestato in altre colonie,<br />

l’auster<strong>it</strong>à dell’edificio teatrale impone piuttosto di chiamare in causa l’impegno della c<strong>it</strong>tà<br />

per dotarsi comunque di un edificio indispensabile a qualificare il tono urbano dell’età augustea,<br />

anche ricorrendo alle ‘economiche’ soluzioni accessibili a comun<strong>it</strong>à in cui l’assenza di famiglie di<br />

alto censo pregiudicava la fonte primaria di finanziamento delle opere pubbliche c<strong>it</strong>tadine: la liberal<strong>it</strong>à<br />

dei maggiorenti. Per ricorrere alla sintesi di Tac<strong>it</strong>o, un secolo dopo, si muoveva a Lucca<br />

l’‘ambizione municipale’, contrapposta all’abundantia pecuniae che a Volterra ‘imponeva’ alla gens<br />

egemone nella c<strong>it</strong>tà in età augustea, i Caecinae, di contribuire alla costruzione del teatro segnalando<br />

l’impresa con un’iscrizione adeguata all’impegno finanziario esib<strong>it</strong>o all’intera c<strong>it</strong>tadinanza<br />

30 .<br />

In effetti, la conservazione del solo anello esterno di sostruzioni (fig. 14) ha fatto supporre<br />

che la parte interna della cavea fosse affidata esclusivamente al legno (fig. 15), ev<strong>it</strong>ando dunque di<br />

ipotizzarne una perd<strong>it</strong>a totale, in contrasto con l’estesa conservazione delle strutture dell’anello<br />

esterno, superst<strong>it</strong>e – a ridosso della parete meridionale della chiesa di Sant’Agostino – persino<br />

nella crypta in summa cavea. Anche il II ordine è variamente conservato negli elevati di una serie di<br />

edifici oggi in proprietà privata (fig. 14; 16), fino a chiudere il semicerchio nell’orto del monastero<br />

di Santa Z<strong>it</strong>a. Lo stato attuale dei resti superst<strong>it</strong>i riflette con precisione la descrizione del monumento<br />

offerta tre secoli fa da Libertà Moriconi 31 .<br />

La proposta sembra trovare conforto anche nel recente recupero di un tratto – pur minimo<br />

– dell’edificio scenico. Nella primavera del 2006, in effetti, nel complesso di Santa Z<strong>it</strong>a (fig. 14,<br />

asterisco) uno scavo per la messa in opera di un ascensore ha colto una poderosa struttura cementizia,<br />

in cui si apre una nicchia pavimentata in lastre di marmo accuratamente connesse da<br />

grappe in ferro (fig. 17) che la presenza di incassi indica destinate ad accogliere una statua o un<br />

altare, e che dunque pare riferibile all’edificio scenico 32 . Di conseguenza, questo doveva essere<br />

addossato alle mura, il cui tracciato in questo settore è indicato da r<strong>it</strong>rovamenti del XVII e XIX<br />

secolo nell’area di Sant’Agostino 33 .<br />

30 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, p. 47, con il richiamo a Tac<strong>it</strong>o (Annales, IV, 62: nam coepto<br />

apud Fidenam amph<strong>it</strong>heatro Atilius quidam libertini generis, quo spectaculum gladiatorum celebraret,<br />

neque fundamenta per solidum subdid<strong>it</strong> neque firmis nexibus ligneam compagem superstrux<strong>it</strong>, ut qui non<br />

abundantia pecuniae nec municipali amb<strong>it</strong>ione sed in sordidam mercedem id negotium quaesivisset…). Per<br />

Volterra Il teatro romano di Volterra, a cura di G. CATENI, Firenze 1993, in particolare, per la dedica e<br />

l’intervento euergetico dei Caecinae, M. MUNZI, Il teatro romano di Volterra. L’arch<strong>it</strong>ettura, ivi, pp. 41<br />

ss.<br />

31 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. (nota 29), p. 40, con il riferimento a L. MORICONI, Memorie istoriche sopra<br />

le Antich<strong>it</strong>à di Lucca, ms., pp. 93 ss. (dell’esemplare nell’Archivio di Stato di Lucca, Manoscr<strong>it</strong>ti 35).<br />

32 Saggi aprile 2006, con la collaborazione di Susanna Bianchini e Alessandro Giannoni.<br />

33 CIAMPOLTRINI, Prima cerchia, p. 19.


30 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />

Una ‘cornice’ solida, costru<strong>it</strong>a in parte sfruttando le mura, in parte con i più semplici degli<br />

schemi di sostruzione disponibili nell’età augustea, per una cavea che poteva applicare la tecnologia<br />

del legno, del resto in uso ancora per la prima età imperiale anche per impegnativi edifici<br />

scenici: questo doveva essere il teatro che ‘coronava’, non senza impegno per le casse della colonia,<br />

il volto ‘ufficiale’ della c<strong>it</strong>tà augustea, che per il tessuto edilizio residenziale ‘privato’ poteva<br />

invece contare sulle decorose domus costru<strong>it</strong>e fra lo scorcio finale del II e la prima metà del I secolo<br />

a.C., come dimostra l’ormai f<strong>it</strong>ta sequenza di pavimentazioni musive e cementizie emerse<br />

dagli scavi urbani 34 .<br />

34 G. CIAMPOLTRINI – P. RENDINI, Pavimenti in signinum e sculutatum dall’Etruria centrosettentrionale,<br />

in Atti del III Colloquio AISCOM (Bordighera 1995), Bordighera 1996, pp. 573 ss.;<br />

CIAMPOLTRINI – RENDINI, Temi figurativi, pp. 61 ss.; CIAMPOLTRINI – RENDINI, art. c<strong>it</strong>. (nota<br />

24), pp. 821 ss.


II. Ordinati paesaggi: la centuriazione della piana di Lucca<br />

Ancor più vistoso che nella c<strong>it</strong>tà è il segno del nuovo ordine nel terr<strong>it</strong>orio.<br />

Già la colonia Latina era stata accompagnata da una centuriazione che aveva avuto come<br />

primo scopo la bonifica della pianura sino a quel momento percorsa dai rami dell’Auser, opera<br />

indispensabile per garantire un’equa assegnazione di terre ai coloni 35 .<br />

Alcuni indizi – in particolare l’orientamento rigorosamente nord-sud di uno dei sistemi di<br />

bonifica esplorati nell’area di Casa del Lupo di Capannori 36 – inducono a sospettare che la centuriazione<br />

tardorepubblicana si dispiegasse con un orientamento ancorato ai punti cardinali, estendendo<br />

al terr<strong>it</strong>orio l’impianto urbanistico cui si adeguano le reliquie di strutture tardorepubblicane<br />

incontrate – come si è visto – nell’area del Foro, sotto il rinnovamento augusteo.<br />

Il sistema di bonifica tardorepubblicano, forse lacerato dagli eventi ambientali avversi che<br />

hanno trovato una drammatica evidenza archeologica nello scavo dell’area del nuovo casello autostradale<br />

al Frizzone di Capannori 37 , poteva essere compromesso al punto da non essere r<strong>it</strong>enuto<br />

recuperabile; per questo, o per altri motivi francamente indefinibili, la centuriazione d’età augustea<br />

fu tracciata con una lieve declinazione verso est, dilatando nel reticolato di vie e fossi con<br />

maglie di 20 actus (m 710 circa) l’orientamento del sistema viario c<strong>it</strong>tadino.<br />

È questo l’ord<strong>it</strong>o profondo del sistema agrario, di infrastrutture viarie, di fosse e canali,<br />

della piana di Lucca, sopravvissuto per ambi lembi, soprattutto a sud e a est della c<strong>it</strong>tà, alle crisi<br />

ecologiche dell’alto e del tardo Medioevo, che fu riconosciuto e descr<strong>it</strong>to da Ferdinando Castagnoli<br />

già negli anni Quaranta del Novecento, sulla scorta della cartografia dell’Ist<strong>it</strong>uto Geografico<br />

Mil<strong>it</strong>are, integrata dagli strumenti offerti della fotografia aerea che proprio in quegli anni si<br />

stava profilando come essenziale per l’indagine sulla topografia antica (fig. 18) 38 .<br />

Sulla scorta del dato topografico Castagnoli poteva compiutamente recuperare a Lucca,<br />

avallando la proposta già del Pais, il passo del Liber Coloniarum rifer<strong>it</strong>o a Luni: ager Lunensis ea<br />

lege qua et ager Florentinus. lim<strong>it</strong>es in horam sextam conuersi sunt ed ad occidentem plurimum dirigunt<br />

cursus, termini aliqui ad distinctionem numeri pos<strong>it</strong>i sunt, alii ad recturas linearum monstrandas<br />

39 .<br />

Proprio l’orientamento dei decumani verso sud – ad horam sextam – è coerente infatti con<br />

quello della centuriazione dell’ager Lucensis, mentre l’ager Lunensis si è rivelato sì centuriato, ma<br />

con un orientamento che, condizionato dalla peculiare idrografia della piana versiliese in cui si<br />

distende, è completamente diverso 40 . Dunque, anche per la facil<strong>it</strong>à dello scambio Lunensis/Lucensis<br />

nella tradizione manoscr<strong>it</strong>ta, si impone l’emendamento al testo gromatico, e, di conseguenza,<br />

si potranno anche recuperare per la colonia di Lucca i termini di riferimento giuridicoamministrativi<br />

rifer<strong>it</strong>i, nello stesso Liber, alla colonia Florentina: colonia Florentina deducta a triumuiris,<br />

adsignata lege Iulia, centuriae Caesarianae in iugera CC, per kardines et decimanos 41 .<br />

La lex triumvirale chiamata in causa è verosimilmente quella c<strong>it</strong>ata nell’incip<strong>it</strong> della sezione<br />

del Liber dedicata alla provincia Tuscia, una lex agris lim<strong>it</strong>andis metiundis 42 che specifica che qui<br />

conduxer<strong>it</strong> decimanum latum ped(es) XL, kardinem latum p(edes) XX fac<strong>it</strong>o, et a decimano et kardine<br />

(maximo) quintum quenque fac<strong>it</strong>o ped(es) XII, ceteros lim<strong>it</strong>es subruncivos latos p(edes) VIII fac<strong>it</strong>o 43 .<br />

35 Si rinvia in generale a Agri divisi, pp. 17 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

36 G. CIAMPOLTRINI, Insediamenti e strutture rurali nella piana di Lucca fra tarda Repubblica e prima<br />

età imperiale, Rivista di Topografia Antica, XIV, 2004, pp. 15 ss.<br />

37 Scavi 2006, diretti dallo scrivente, con la collaborazione di Michelangelo Zecchini.<br />

38 CASTAGNOLI, Lucca.<br />

39 Liber Coloniarum, p. 223 Lachmann.<br />

40 Si veda ad esempio SCHMIDT, Centuriazione romana, tav. XXXIV.<br />

41 Liber Coloniarum, p. 213 Lachmann.<br />

42 Arpentage romain, p. 437.<br />

43 Liber Coloniarum, pp. 211 s. Lachmann.


32 Ordinati paesaggi<br />

Fig. 18. La centuriazione di Lucca nella ricostruzione del Castagnoli (da Studi Etruschi).<br />

Nella varietà metrologica potenzialmente disponibile, stando a Igino Gromatico e alla sua<br />

opera de lim<strong>it</strong>ibus 44 , la lex agris lim<strong>it</strong>andis metiundis prevedeva dunque una rigorosa gerarchia, che<br />

dava il massimo rilievo al decumanus maximus, con un’ampiezza di quasi m 12 (al piede romano<br />

di cm 29,6), e di quasi m 6 al kardo maximus, mentre per i lim<strong>it</strong>es ‘normali’ (subruncivi),<br />

l’ampiezza della sede stradale si restringeva a m 2,35 circa, salvo che per i quintari, fondamentali<br />

nell’assetto dell’ordinamento agrimensorio 45 .<br />

La sequenza di informazioni ‘tecniche’ assicurata dal corpus agrimensorio impone dunque<br />

di identificare nel kardo maximus della colonia la via glareata emersa nell’area degli Orti del San<br />

Francesco, quasi al lim<strong>it</strong>e della vastissima area sondata fra 2005 e 2006 46 .<br />

L’orientamento, infatti, è coerente con quello del sistema centuriale d’età augustea, e nella<br />

lacunos<strong>it</strong>à di questo, come di gran parte degli altri kardines dell’ager Lucensis, acquista un peculiare<br />

rilievo la sopravvivenza di un segmento all’estremo margine meridionale della piana di Lucca,<br />

in un tratto del Rio di Vorno evidentemente canalizzato in età augustea (fig. 19-20).<br />

44 HYGINI GROMATICI, de lim<strong>it</strong>ibus, I: Lim<strong>it</strong>es lege late patere debent secundum const<strong>it</strong>utionem, qui agros<br />

dividi iusserint. Non quia modus ullus ex mensura lim<strong>it</strong>ibus adscrib<strong>it</strong>ur: solum lex observari debet. Maximus<br />

decimanus et cardo plus patere debent sive ped. XXX, sive ped. XV, sive ped. XII, sive quot volet cuius<br />

auctor<strong>it</strong>ate f<strong>it</strong>. Ceteri autem lim<strong>it</strong>es, qui subruncivi appellantur, patere debent ped. VIII.<br />

45 Si veda Arpentage romain, pp. 438 ss.<br />

46 Per l’analisi puntuale dei dati, si rinvia a ABELA – BIANCHINI, infra, pp. 43 ss.


Ordinati paesaggi 33<br />

Fig. 19. La centuriazione a sud-est di Lucca (dalla Carta Tecnica Regione Toscana).<br />

D’altro canto, la sede della glareata – benché il lim<strong>it</strong>e orientale non sia stato individuato<br />

con certezza – è comunque più ampia degli 8 piedi dei subruncivi, e anche dei 12 dei quintari o<br />

actuari; ammettendo la pertinenza alla sede stradale anche dei fossati laterali, si arriva anzi senza<br />

particolare difficoltà ai m 5,92 previsti per il kardo maximus.<br />

Già si era ipotizzato che il decumanus maximus della colonia fosse la via che correva in aderenza<br />

al lato meridionale delle mura c<strong>it</strong>tadine.<br />

La posizione extraurbana anche del kardo porrebbe Lucca fra quelle coloniae in cui, come<br />

annota Igino Gromatico, illustrando il caso anche con una vignetta (fig. 21), kardo maximus et<br />

decimanus non longe a ciu<strong>it</strong>ate oriuntur. nam in proximo esse debent, immo, si fieri potest, in ipsa colonia<br />

inchoari: sed quom vetusta municipia in ius coloniae transferuntur, stantibus iam muris et ceteris<br />

moenibus lim<strong>it</strong>es primos nisi a foris accipere non possunt 47 . Stando al gromatico, dunque, la presenza<br />

di mura che impediva di tracciare ‘fisicamente’ il crocevia di base alla centuriazione imponeva di<br />

spostare all’esterno dell’area c<strong>it</strong>tadina l’origine del sistema centuriale.<br />

Pur correndo il rischio di un circolo vizioso, nel caso di Lucca si dovrebbe dunque veder<br />

confermata la rottura della centuriazione augustea rispetto a quella tardorepubblicana, con un<br />

reticolato che non poteva essere fatto partire dal ‘cuore’ della c<strong>it</strong>tà proprio per la presenza delle<br />

mura (stantibus iam muris et ceteris moenibus).<br />

Se non si volesse ev<strong>it</strong>are il groviglio di ipotesi, si potrebbe sospettare che proprio il rettifilo<br />

del tratto meridionale delle mura tardorepubblicane – forse determinato anche in questo settore,<br />

come in altri 48 , dall’andamento dei corsi d’acqua che lambivano la c<strong>it</strong>tà – condizionò<br />

l’orientamento della centuriazione augustea, che dovette dunque cercare anche per il kardo maximus<br />

una soluzione interamente extraurbana.<br />

47 HYGINI GROMATICI, de lim<strong>it</strong>ibus const<strong>it</strong>uendis, p. 178 Lachmann.<br />

48 Si rinvia in mer<strong>it</strong>o a CIAMPOLTRINI, Prima cerchia, pp. 22 ss.


34 Ordinati paesaggi<br />

Fig. 20. La centuriazione a sud di Lucca.<br />

Fig. 21. Schema di centuriazione con decumanus maximus e<br />

kardo maximus extraurbani nel de lim<strong>it</strong>ibus const<strong>it</strong>uendis di<br />

Igino Gromatico (dal Lachmann).


Ordinati paesaggi 35<br />

Fig. 22. La centuriazione nel suburbio orientale di Lucca.<br />

Fig. 23. Saggi 2004 nell’area di Quinto<br />

(Capannori).


36 Ordinati paesaggi<br />

È possibile infine che la porta settentrionale e meridionale della cerchia tardorepubblicana,<br />

proprio per i condizionamenti del sistema idrografico della piana, non giacessero sullo stesso asse:<br />

si dovrà osservare che il kardo maximus della c<strong>it</strong>tà, segnato almeno nel settore settentrionale dalla<br />

Via Fillungo, corre circa m 35 (un actus) a ovest rispetto alla griglia in cui ricade il kardo dell’area<br />

degli Orti, e a cui aderisce, peraltro, anche il canalizzato fosso della Formicola, che a sud della<br />

c<strong>it</strong>tà offre uno dei migliori esempi di conservazione dei kardines (fig. 20).<br />

In effetti la conservazione dei decumani, che data la posizione della c<strong>it</strong>tà rispetto all’agro<br />

centuriato hanno un ruolo rilevante nell’assicurare le comunicazioni fra c<strong>it</strong>tà e campagna, è di<br />

gran lunga superiore a quella dei kardines, destinati – quasi senza eccezioni – solo alle comunicazioni<br />

locali.<br />

La stessa effimera v<strong>it</strong>a del kardo degli Orti, dopo qualche tentativo di recupero succeduto a<br />

eventi alluvionali che lo avevano compromesso, parrebbe ricadere in questo contesto, anche se<br />

almeno l’innesto con la via publica Luca Florentiam, in coincidenza con un’area sepolcrale (fig.<br />

22) nell’Alto Medioevo conservava ancora, nell’inequivocabile toponimo ad lim<strong>it</strong>e(m), memoria<br />

della glareata centuriale 49 . È da valutare, semmai, l’ipotesi che il kardo maximus potesse tendenzialmente<br />

svolgere il ruolo di ‘tangenziale esterna’ della c<strong>it</strong>tà, offrendo un comodo raccordo fra la<br />

via Luca Florentiam e la via Luca Parmam, che usciva dalla porta settentrionale della c<strong>it</strong>tà 50 .<br />

La sua v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à potrebbe dunque essere stata condizionata dalle stesse esigenze ‘centripete’<br />

a cui si deve la fortuna dei decumani: era sufficiente trascurarne la manutenzione per rendere<br />

marginale un <strong>it</strong>inerario che, come dimostra l’intens<strong>it</strong>à dei traffici attestata dalle solcature dei carri,<br />

era in grado di ridimensionare l’accentramento dei traffici e degli <strong>it</strong>inerari indispensabile alla<br />

v<strong>it</strong>a della c<strong>it</strong>tà.<br />

Il rilievo dei decumani nel sistema stradale della piana centuriata di Lucca sta trovando<br />

progressivamente conferme archeologiche, con i manufatti stradali che ne assecondarono la costruzione,<br />

e con la dotazione di pavimentazioni glareate.<br />

La stessa c<strong>it</strong>ata via publica Luca Florentiam attraversava la pianura, fino al piede delle colline<br />

di Porcari e Montecarlo, attestandosi su un decumanus, raggiunto dopo un tratto obliquo sub<strong>it</strong>o<br />

fuori la porta orientale della c<strong>it</strong>tà (fig. 19; 22).<br />

Ai toponimi-miliario Quarto, Quinto, Settimo, che ne punteggiavano il percorso fra Capannori<br />

e Porcari, si è aggiunta nel 2004 la concreta evidenza di un segmento messo in luce dai<br />

lavori per la costruzione del raccordo fra la Via Romana e la Via del Frizzone, proprio in coincidenza<br />

con la contrada di Quinto (fig. 19; 23-24: 27) 51 .<br />

In particolare, il saggio condotto fra il canalizzato corso del Frizzone e l’odierna Via Romana<br />

ha permesso non solo di esplorare la via publica, ma anche una via obliqua rispetto a questa,<br />

che verosimilmente fiancheggiava un corso d’acqua (un ramo dell’Auser, o il possibile antecedente<br />

del Frizzone), e resti di una struttura che potrebbe aver svolto un ruolo di ‘accoglienza’<br />

(fig. 23).<br />

La sede stradale, sia nella via publica (fig. 24) che in quella obliqua (fig. 25), è ottenuta da<br />

ciottoli fluviali – eventualmente integrati da frammenti laterizi – collocati dirttamente sul suolo<br />

limoso-argilloso di base; ciottoli di maggiori dimensioni, in particolare nella via publica, svolgono<br />

il ruolo di contenimento laterale della glareata (fig. 24). Infine, fosse laterali garantiscono il drenaggio<br />

dell’area, indispensabile soprattutto nell’ambiente umido che in questo tratto della pianura<br />

la via Luca Florentiam doveva attraversare.<br />

49 In mer<strong>it</strong>o In Silice, pp.13 ss. (G. CIAMPOLTRINI; A. GIANNONI); per il documento dell’856, supra,<br />

pp. 9 ss.<br />

50 Per l’evidenza archeologica si veda La colonia e la montagna, pp. 58 ss. (G. CIAMPOLTRINI – P.<br />

NOTINI – C. SPATARO – E. ABELA).<br />

51 Glarea stratae, pp. 65 ss. (G. CIAMPOLTRINI).


Ordinati paesaggi 37<br />

Fig. 24. La glareata della via publica Luca Florentiam nei saggi 2004 a Quinto.<br />

Fig. 25. La glareata della via obliqua.


38 Ordinati paesaggi<br />

La tecnica di costruzione del manto stradale non mostra dunque sostanziali differenze rispetto<br />

a quella osservabile nel kardo degli Orti di San Francesco, a dimostrazione<br />

dell’omogene<strong>it</strong>à dei metodi con cui si dotò la piana di Lucca di un sistema di infrastrutture in<br />

grado di assecondare lo sfruttamento delle risorse agricole del terr<strong>it</strong>orio, integrandosi duttilmente<br />

– come dimostrano soprattutto le evidenze archeologiche della bassa piana, corrispondente<br />

all’attuale alveo bonificato del lago di Sesto/Bientina – con le occasioni di traffico e di movimento<br />

offerte dalle vie d’acque, e in particolare dal corso dell’Auser, con l’intreccio dei suoi rami.<br />

A questo propos<strong>it</strong>o, è particolarmente suggestiva la ‘storia’ del rettifilo stradale che, per<br />

circa m 500, offriva una scorciatoia terrestre ai traffici lungo l’Auser, fra le odierne contrade del<br />

Grotto e del Chiarone. L’evidenza delle fotografie aeree e satell<strong>it</strong>ari ha infatti recentemente permesso<br />

di rivalutare la glareata scavata nel 1984, con il suo manto profondamente inciso dalle solcature<br />

prodotte dal trans<strong>it</strong>o dei carri dei carri (fig. 26), e ha indotto ad ipotizzare che in corrispondenza<br />

dei due ab<strong>it</strong>ati si trasbordassero carichi dalle barche al carro, per ev<strong>it</strong>are un tratto del<br />

corso d’acqua che l’andamento meandriforme poteva rendere particolarmente difficile alla navigazione,<br />

o, semplicemente, per sfruttare un rettilineo reso facilmente carreggiabile dalla solid<strong>it</strong>à<br />

del manto glareato 52 .<br />

Fig. 26. La via glareata al Chiarone di Capannori.<br />

52 Glarea stratae, pp. 91 ss. (G. CIAMPOLTRINI – C. SPATARO)


Ordinati paesaggi 39<br />

Fig. 27. La centuriazione nel terr<strong>it</strong>orio capannorese.


40 Ordinati paesaggi<br />

Fig. 28. Il ponte di legno sul decumanus del Botronchio (Castelfranco di Sotto, Orentano).<br />

Fig. 29. Il chiavicotto di un perduto decumanus al Frizzone di Capannori: veduta dello scavo.


Ordinati paesaggi 41<br />

Fig. 30. Il chiavicotto di un perduto decumanus al Frizzone di Capannori:<br />

planimetria e prospetti.<br />

L’integrazione fra vie d’acqua e vie di terra è ancor più evidente per il percorso che, ancora<br />

nella bassa piana, congiungeva l’agro centuriato alle colline delle Cerbaie, possibile ager compascuus<br />

della colonia. La fotografia aerea aveva permesso di riconoscere un decumanus, conservato<br />

solo nel tratto che va dal ramo orientale dell’Auser che solca la piana alle Cerbaie, proprio perché


42 Ordinati paesaggi<br />

forn<strong>it</strong>o in questo tratto di una sede strutturata, in buona parte su un terrapieno di ghiaie ricavate<br />

dalle Cerbaie stesse; ancor più impegnative, tuttavia, furono sia la costruzione del ponte su piloni<br />

di legno con cui si superava il braccio dell’Auser che quasi lambiva il piede delle Cerbaie (fig. 28),<br />

che le continue manutenzioni cui il manufatto stradale dovette essere sottoposto, fino alla sost<strong>it</strong>uzione,<br />

nella media età imperiale, con un vero e proprio viadotto ligneo che attraversava una<br />

pianura ormai avviata, almeno nei tratti marginali, all’impaludamento 53 .<br />

Più che da queste opere, l’ager Lucensis è tuttavia segnato da una rete di vie campestri – i<br />

lim<strong>it</strong>es subruncivi, con i loro 8 piedi di larghezza – resa ancor più capillare dall’intreccio di lim<strong>it</strong>es<br />

intercisivi che permettono di giungere all’interno delle centuriae, disegnano e modellano gli appezzamenti<br />

agricoli, assistono insediamenti che non sempre si dispongono sui lim<strong>it</strong>es, e, replicando il<br />

modello proposto alle porte della c<strong>it</strong>tà, sono fiancheggiati da aree sepolcrali.<br />

Questo è il paesaggio agrario proposto dalla fattoria individuata dall’indagine di superficie<br />

del Gruppo Archeologico “Quarto” di Capannori al Tosso, a sud-ovest di Tassignano, scavata fra<br />

2002 e 2003, che si dispone in uno dei lembi di pianura (fig. 27) che riescono ancor oggi a conservare<br />

i segni della centuriazione nella stessa scansione dei campi, ma non è contigua ad alcun<br />

limes 54 ; o dalla sequenza di saggi diagnostici che nell’area del Frizzone di Capannori, a cavaliere<br />

dell’Autostrada Firenze-Mare, sta progressivamente arricchendo di particolari l’ambiente e il sistema<br />

di insediamenti d’età etrusca e romana.<br />

L’area è attraversata da uno dei decumani meglio conservati della piana, nell’area di Parezzana,<br />

ma qui perso già nelle vicende ecologiche dell’Alto Medioevo. Al completo smantellamento<br />

della sede stradale – che tuttavia poteva essere di sola terra battuta, come altre vie, pubbliche e<br />

private, della piana 55 – supplisce la conservazione del chiavicotto, con spallette in tegole fratte,<br />

fondo ancora in tegole, copertura in blocchi di pietra (fig. 29), che permetteva ad un modesto<br />

corso d’acqua di superare il decumanus, in un punto in cui questo era fiancheggiato da almeno<br />

due aree sepolcrali 56 . L’ampiezza della sede stradale ricostruibile ipotizzando che il chiavicotto<br />

servisse a sottopassare una via allineata al sistema centuriale (fig. 30, in grigio) porta a dimensioni<br />

pressoché coincidenti con gli 8 piedi previsti per i lim<strong>it</strong>es subruncivi.<br />

Il reticolo della centuriazione, con la sua gerarchia di lim<strong>it</strong>es, finisce dunque per rivelarsi<br />

strutturato non solo per la ‘gestione’ del terr<strong>it</strong>orio, ma anche per condurre comunque alla c<strong>it</strong>tà,<br />

il cui ruolo centrale è esaltato dai nuovi monumenti del Foro e dal teatro. Gli ideali di v<strong>it</strong>a georgica<br />

e bucolica – per richiamare Virgilio – che rimodellano le campagne con l’impegno dei veterani<br />

delle due legioni, si coniugano al tono urbano che la colonia si dà, in un equilibrio che permea<br />

degli ideali augustei anche la quotidian<strong>it</strong>à di una modesta c<strong>it</strong>tà ‘di provincia’.<br />

Se fare dei figli dei veterani di Filippi o di Azio nuovi legionari, o nuovi pretoriani, era forse<br />

uno degli scopi non secondari della struttura pol<strong>it</strong>ico-sociale delle colonie augustee, a Lucca il<br />

successo fu raggiunto e conservato, almeno per qualche decennio per i legionari, per due secoli<br />

per i pretoriani: le iscrizioni funerarie d’età giulio-claudia dei legionari lucchesi rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e dalle<br />

province renane o danubiane sono anche il monumento ad una costruzione sociale 57 che<br />

l’indagine archeologica sta progressivamente rivelando nella molteplic<strong>it</strong>à dei suoi aspetti.<br />

53 CIAMPOLTRINI – ANDREOTTI, Ponte del Botronchio, pp. 145 ss.<br />

54 Agri divisi, pp. 45 ss. (G. MILLEMACI).<br />

55 G. CIAMPOLTRINI, Vie rurali d’età romana nell’ager Lucensis. Nuove acquisizioni, in Viabil<strong>it</strong>à e insediamenti<br />

nell’Italia antica, Atlante Tematico di Topografia Antica, 13, 2004, pp. 147 ss.<br />

56 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 147 ss.; per le necropoli del Frizzone, G.<br />

CIAMPOLTRINI – C. BIGAGLI – A. PALCHETTI, Lo spazio dei morti. Primi dati sulla necropoli romana<br />

del Frizzone (Capannori), in Dimore dell’Auser, pp. 101 ss.<br />

57 Ancora utile, a questo propos<strong>it</strong>o, CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis, pp. 71 ss.


Elisabetta Abela – Susanna Bianchini<br />

IL KARDO E I CAMPI.<br />

ARCHEOLOGIA DI UN PAESAGGIO LUCCHESE D’ETÀ ROMANA<br />

I. Tracce del paesaggio agrario suburbano di età romana<br />

Lo scavo per la realizzazione del parcheggio interrato nella ex casema Mazzini ha interessato<br />

una vasta area, di circa m 2 16.000, nella zona nord-est della c<strong>it</strong>tà, che in età romana era s<strong>it</strong>uata<br />

all’esterno della cinta muraria, a una distanza appena superiore ai m 300 (fig. 1).<br />

In questo periodo l’area non era urbanizzata ed aveva una destinazione prevalentemente<br />

agricola, ma vi potevano trovare collocazione favorevole anche attiv<strong>it</strong>à artigianali, data<br />

l’abbondante disponibil<strong>it</strong>à di acqua dovuta alla vicinanza del ramo settentrionale del fiume Auser.<br />

Questa caratteristica ne segnò l’assetto nel corso dei secoli, in cui si succedettero continui interventi<br />

di bonifica, messi in opera con complessi sistemi di fosse e canalizzazioni, funzionali allo<br />

sfruttamento del terreno 1 .<br />

Le evidenze più antiche, riferibili all’età romana, sono state rilevate nei livelli inferiori dello<br />

scavo, a contatto con le formazioni naturali di ghiaie e sabbie.<br />

Queste affiorano alla quota di –3,60 m in una fascia che attraversa diagonalmente l’area di<br />

scavo, da nord-ovest verso sud-est, mentre appaiono più profonde nei settori sud-ovest ed est,<br />

con quote comprese tra –4, 00 e –4, 20 m.<br />

Materiali di età romana, in prevalenza ceramici, sono stati recuperati in uno strato a composizione<br />

mista (526), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da lenti di sabbia e argilla, di colore marrone-verde, con presenza<br />

di frustoli di laterizi, pietrisco e rari ciottoli; tale livello, depos<strong>it</strong>ato sopra il suolo naturale, è<br />

stato documentato su tutta l’area, alla quota di –3,30/–3,50 m di profond<strong>it</strong>à, con spessore variabile<br />

(fig. 2). La stessa sequenza stratigrafica è stata documentata anche sul lim<strong>it</strong>e est dello scavo,<br />

dove, a contatto con le ghiaie fluviali, sono venuti in luce i resti più consistenti di età romana, in<br />

particolare l’asse viario riconducibile alla centuriazione della piana lucchese.<br />

La frequentazione di epoca romana è testimoniata principalmente da resti di canalizzazioni<br />

che incidono il suolo più antico (526) e le ghiaie sottostanti (585), distinguibili sul terreno solo<br />

per la differenza di colore del riempimento, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un sedimento argilloso grigio scuro accumulatosi<br />

sul fondo. Le tracce, spesso evanescenti, per il modesto spessore della sedimentazione<br />

conservata, consentono di delineare un sistema di canali rettilinei e ortogonali, orientati secondi i<br />

punti cardinali (fig. 1). Al centro dell’area è ricostruibile un canale orientato nord-sud, attestato<br />

da due segmenti giacenti sul medesimo allineamento, rilevati rispettivamente nel settore nord<br />

(753, fig. 4 A) e nel settore sud (477); ad una distanza di m 89 ne è stato individuato un altro<br />

(1229), con andamento parallelo, posto a lato dell’asse viario romano, che presenta un fondo<br />

concavo con ampiezza massima di cm 85, colmato da terreno argilloso grigio-blu (1230: fig. 4 B).<br />

La stessa distanza è stata riscontrata tra due canali orientati est-ovest, ortogonali a quello<br />

centrale, dei quali a nord si conserva un tratto esteso per m 27 (563) e largo circa cm 100, a sud<br />

(655) una porzione lunga m 12 (fig. 4 C). La misura di m 89 è riconducibile, nel sistema romano,<br />

a 300 piedi, pari a 2½ actus, cioè ad un ottavo del lato della centuria canonica; questo dato quindi<br />

potrebbe non essere casuale, ma corrispondere alla ripartizione interna del terr<strong>it</strong>orio centuriato<br />

nella fascia suburbana orientale.<br />

1 Per un quadro complessivo delle opere di bonifica attuate nell’area dal Medioevo al Settecento si veda<br />

Giardini sepolti, pp. 17 ss. (E. ABELA – S. BIANCHINI).


44 Tracce del paesaggio agrario suburbano<br />

Fig. 1. Lo scavo degli Orti del San Francesco: strutture e stratificazioni di età romana.<br />

Una conferma sembrerebbe forn<strong>it</strong>a anche dagli altri canali rilevati (729, 668, 1019), che si<br />

dispongono a distanze regolari di circa m 22 dagli allineamenti descr<strong>it</strong>ti (fig. 1), indicando così<br />

un’ulteriore suddivisione in quarti, corrispondente a 75 piedi romani.<br />

Le dimensioni degli appezzamenti sono sostanzialmente congruenti con quelle defin<strong>it</strong>e dai<br />

sistemi di fossati incontrati nel tratto sud-orientale dell’agro centuriato lucchese, a Casa del Lupo<br />

di Capannori, sia nel sistema di fosse ‘rosso’, tardorepubblicano, che in quello ‘celeste’, attribuibile<br />

per orientamento alla centuriazione d’età augustea 2 .<br />

Un indizio della presenza di attiv<strong>it</strong>à artigianali nell’area è forn<strong>it</strong>o dal r<strong>it</strong>rovamento di due<br />

buche (658 e 659) s<strong>it</strong>uate nell’angolo nord – ovest dello scavo (fig. 3), ricavate nello strato di<br />

frequentazione romana (526); queste sono caratterizzate dalla forma quadrangolare, con pareti<br />

verticali, arrossate e indur<strong>it</strong>e per effetto del calore, e fondo piano (fig. 4 D), in un caso parzialmente<br />

rivest<strong>it</strong>o da ciottoli; il riempimento conteneva una consistente quant<strong>it</strong>à di scorie ferrose<br />

miste a carbone e cenere, tale da rendere plausibile l’ipotesi che si tratti di forni per lavorazioni<br />

metallurgiche 3 .<br />

2 G. CIAMPOLTRINI, Uomini e fossi. Archeologia delle bonifiche nello scavo di Casa del Lupo di Capannori,<br />

in Dimore dell’Auser, pp. 97 ss.<br />

3 Le caratteristiche di queste due buche presentano forti analogie con quelle rilevate nella serie di forni metallurgici<br />

scoperti nell’area del complesso Galli Tassi, databili al IV secolo d.C.: E. ABELA – S. BIAN-


Tracce del paesaggio agrario suburbano 45<br />

Fig. 2. Sezione nord con un tratto della stratificazioni all’età romana.<br />

Fig. 3. Sezione ovest dello scavo in corrispondenza delle buche 658 e 659.<br />

Complessivamente i dati acquis<strong>it</strong>i sull’assetto della zona in età romana, per quanto lim<strong>it</strong>ati<br />

a sedimentazioni di modesto spessore, compromesse dagli eventi alluvionali succedutisi nel corso<br />

dei secoli, consentono comunque di ricostruire un paesaggio agrario scand<strong>it</strong>o dalle opere di bonifica;<br />

la scoperta della strada romana, riconosciuta come asse fondamentale della centuriazione di<br />

età augustea 4 , ha poi forn<strong>it</strong>o un caposaldo di primaria importanza non solo a tale ricostruzione<br />

ma alla conoscenza dell’intero terr<strong>it</strong>orio lucchese in età romana.<br />

CHINI, La scoperta delle mura romane e le trasformazioni di un quartiere urbano tra il II secolo a.C. e il<br />

tardo medioevo, in Nella terra nel tempo. Gli scavi archeologici del complesso Galli Tassi di Lucca, Atti del<br />

Convegno, Lucca, Villa Bottini,10 maggio 2004, a cura di G. CIAMPOLTRINI – E. ABELA – S. BIAN-<br />

CHINI, Rivista di Archeologia Storia Costume, XXXIV, 1-2, 2006, pp. 45 ss.<br />

4 Per l’inquadramento della centuriazione della piana di Lucca, supra, pp. 31 ss.


46 Tracce del paesaggio agrario suburbano<br />

Fig. 4. A: il canale 753, distinguibile per il colore grigio; B: il canale 1229 rilevato nella sezione nord<br />

a lato della strada romana; C: il fondo del canale 655; D: la buca 659 al termine dello scavo.


II. La strada romana: tecnica costruttiva e interventi di restauro<br />

I resti della strada sono venuti in luce nel settore sud-est, prospiciente la via dei Bacchettoni,<br />

durante la fase finale dei lavori di scavo, proprio sul lim<strong>it</strong>e dell’area.<br />

La scoperta è stata particolarmente sorprendente poiché la sedimentazione archeologica in<br />

questo settore era apparsa compromessa sino a notevole profond<strong>it</strong>à da opere di escavazione moderne,<br />

relative alla costruzione del maneggio coperto, oggi noto come palestra Bacchettoni 5 , e alla<br />

messa in opera di una serie di grandi cisterne per il combustibile necessario ai veicoli della caserma<br />

“Giuseppe Mazzini”, che ha occupato l’area fino agli anni Ottanta del Novecento. Le cisterne,<br />

in particolare, erano state disposte in fila in direzione est-ovest e alloggiate direttamente<br />

sul livello di ghiaia naturale a circa m 4 di profond<strong>it</strong>à 6 , causando la distruzione della stratigrafia<br />

archeologica in tutta la fascia meridionale del settore (fig. 1).<br />

Il tratto di strada conservato, orientato nord-sud, con una lieve declinazione a est, ed esteso<br />

per oltre m 16 (fig. 5; 6) è localizzato a nord dell’area compromessa dalle cisterne, ma un lembo<br />

di sedimentazione rilevato a ridosso del muro perimetrale del parcheggio ha consent<strong>it</strong>o di documentarne<br />

una sezione anche nella parte sud, a circa m 8 di distanza, tracciandone quindi il<br />

profilo per almeno m 24.<br />

Lo scavo ha permesso di definire diverse fasi di sistemazione del piano stradale, che, dopo<br />

la prima realizzazione, fu oggetto di rifacimenti mirati a garantirne la funzional<strong>it</strong>à nel corso del<br />

tempo.<br />

La pavimentazione stradale più antica (1161), rilevata ad una profond<strong>it</strong>à compresa tra –<br />

4,00 e –4,48 m 7 , fu realizzata con l’impiego quasi esclusivo di ciottoli di fiume di medie e piccole<br />

dimensioni, posti di piatto e ben serrati con terreno compatto, a matrice limo-argillosa, di colore<br />

marrone, misto a ghiaia arrotondata, pietrisco e rari frammenti di laterizi (fig. 7).<br />

L’aspetto cromatico complessivo della strada presentava una dominante grigio-azzurra, dovuta<br />

alla prevalenza di ciottoli di arenaria, con inserti bianchi cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da elementi di pietra calcarea.<br />

La superficie aveva un aspetto irregolare e fortemente segnato dall’uso, con un andamento<br />

complessivo leggermente convesso, a pendenza più accentuata sui margini per favorire il deflusso<br />

delle acque piovane; una serie di solchi long<strong>it</strong>udinali, testimonianza del passaggio ripetuto di carri,<br />

interessava la parte mediana della sede stradale per un’ampiezza massima di circa m 1,80, un<br />

avvallamento era particolarmente evidente nel settore nord, raggiungendo i cm 10 di dislivello.<br />

Nel suo sviluppo long<strong>it</strong>udinale (fig. 8), da nord verso sud, la carreggiata presentava una<br />

prima modesta depressione, dovuta verosimilmente all’usura intensa della superficie, segu<strong>it</strong>a poi<br />

da un deciso rialzamento, oltre il quale la strada degradava progressivamente, mostrando nel tratto<br />

sud una marcata pendenza, forse causata da un cedimento del terreno, come sembrerebbe indicare<br />

la lacuna nella pavimentazione a ciottoli visibile nell’angolo sud-est (fig. 5).<br />

5 L’edificio, originariamente destinato a cavallerizza coperta per la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento<br />

a Lucca, fu costru<strong>it</strong>o nel 1932 dal Comune di Lucca e ceduto all’Amministrazione Mil<strong>it</strong>are (ARCHIVIO<br />

STORICO COMUNALE LUCCA, Bt. 435, fasc. I).<br />

6 Le quote sono rifer<strong>it</strong>e al piano stradale in corrispondenza della Cappella di Santa Lucia, sul lim<strong>it</strong>e ovest<br />

dello scavo; tale livello risulta più alto di un metro rispetto a quello della Via dei Bacchettoni, quindi le<br />

cisterne raggiungevano la profond<strong>it</strong>à di m 3 rispetto a quest’ultimo piano stradale.<br />

7 Anche in questo caso, la profond<strong>it</strong>à rispetto alla Via dei Bacchettoni è di –3,00/3,48 m.


48 La strada romana<br />

Fig. 5. Planimetria della prima glareata (1161, a sinistra) e del rifacimento (1174, a destra).


La strada romana 49<br />

Fig. 6. Veduta della glareata, da sud.<br />

Fig. 7. Fotopiano di un settore della glareata.


50 La strada romana<br />

Fig. 8. Sezione nord-sud (D’-E’-E) della glareata, e veduta da nord.


La strada romana 51<br />

Fig. 9. Sezione est-ovest (A-A’) della fase più antica della strada 1161 con la cunetta laterale 1220.<br />

Per il tipo di pavimentazione la strada si connota come via glareata – cioè caratterizzata<br />

dall’impiego di ghiaia e pezzame lapideo fine nella realizzazione del summum dorsum – una tecnica<br />

generalmente utilizzata dai Romani per la viabil<strong>it</strong>à extraurbana che, in amb<strong>it</strong>o locale, è documentata<br />

nella via publica Luca Florentiam, sia nel tratto esplorato nell’area della chiesa di San<br />

Ponziano 8 , che in quello emerso a Quinto di Capannori 9 , ma che a Lucca trova un’attestazione<br />

anche all’interno della c<strong>it</strong>tà, nel caso del kardo rilevato sotto il complesso Galli Tassi 10 .<br />

La carreggiata presentava dimensioni notevoli, attestandosi su un’ampiezza di circa m 3,<br />

corrispondenti a 10 piedi romani, che i lim<strong>it</strong>i dell’area di scavo hanno consent<strong>it</strong>o di rilevare solo<br />

in un settore; nella metà sud della porzione indagata l’acciottolato stradale definiva uno slargo di<br />

forma regolare, esteso verso ovest per circa cm 85, che potrebbe essere interpretato come<br />

l’innesto di un asse viario ortogonale. Una conferma a tale ipotesi sembrerebbe indicata dalla sua<br />

ampiezza, pari a m 3. Lungo il margine ovest della carreggiata, dal profilo irregolare ma ben defin<strong>it</strong>o,<br />

è stato identificato un canale (1220) largo in media cm 70-80, corrispondente alla cunetta<br />

laterale funzionale al deflusso delle acque piovane dalla strada (fig. 9; 10 A); una cunetta analoga<br />

era s<strong>it</strong>uata sicuramente anche sul lato est, oltre i lim<strong>it</strong>i dell’area di scavo: tenendo quindi in considerazione<br />

la presenza dei due canali, la superficie complessiva interessata dall’asse stradale raggiungeva<br />

l’ampiezza di circa m 5,90, pari a 20 piedi romani.<br />

Nel settore nord il canale indagato era adiacente all’acciottolato, mentre deviava verso ovest<br />

in corrispondenza dello slargo, proseguendo poi con andamento rettilineo ad una distanza di<br />

circa cm 60-70. I successivi interventi di escavazione, necessari a mantenerne la funzional<strong>it</strong>à, ne<br />

hanno asportato i margini superiori, ma nella parte conservata il canale presentava una sezione<br />

con pareti leggermente inclinate e fondo concavo, profondo in media cm 50, salvo nel tratto interessato<br />

dallo slargo dove risaliva bruscamente di quota, attestandosi sui cm 20 di profond<strong>it</strong>à; il<br />

dislivello creava una sorta di displuvio, che condizionava lo scorrimento delle acque in entrambe<br />

le direzioni, sia verso nord sia verso sud. Il canale fu ricavato incidendo lo strato di ghiaie naturali<br />

(1224) di origine fluviale, interessate anche dagli interventi necessari alla realizzazione della massicciata<br />

stradale (fig. 10 A). Lo scavo ha evidenziato, infatti, la presenza di uno scasso profondo in<br />

media cm 50, a pareti concave, praticato nello strato di ghiaie incoerenti, fino a raggiungere un<br />

livello più stabile composto da sabbia a granulometria grossolana, ben compattata, di colore grigio<br />

(1163). La fossa fu quindi colmata con le stesse ghiaie (1162), ma selezionando gli elementi<br />

di maggiore pezzatura, sistemati e costipati per migliorarne la stabil<strong>it</strong>à (fig. 10 B), in modo da realizzare<br />

una sorta di rudus, che cost<strong>it</strong>uì il fondo del piano stradale (1161).<br />

8 Si veda In Silice, pp. 15 ss. (G. CIAMPOLTRINI; A. GIANNONI).<br />

9 Si veda supra, pp. 36 ss.<br />

10 Si veda ABELA – BIANCHINI, art. c<strong>it</strong>. (nota 3), pp. 34 ss.


52 La strada romana<br />

Fig. 10. A: la glareata 1161 con la preparazione 1162 sul lim<strong>it</strong>e sud dello scavo: a sinistra la cunetta<br />

1220, a destra la lacuna colmata da depos<strong>it</strong>i; B: la preparazione 1162, sistemata sullo strato di sabbia naturale1163;<br />

C: sezione trasversale della strada con la cunetta 1220 e il rifacimento 1225.


La strada romana 53<br />

Fig. 11. Sezione est-ovest (C-C’) con il rifacimento della cunetta laterale 1225.<br />

L’uso prolungato dell’asse viario è testimoniato anche in questa fase iniziale da un primo<br />

intervento di rifacimento della cunetta laterale, naturalmente soggetta ad interrarsi: la sezione<br />

trasversale (fig. 11) evidenzia, infatti, una seconda fossa (1225), di minore ampiezza e profond<strong>it</strong>à,<br />

ricavata nel sedimento argilloso che aveva colmata la cunetta originaria (fig. 10 C).<br />

Lo scavo della massicciata stradale non ha rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o reperti utili a definire la datazione della<br />

fase di costruzione del manufatto, ma proprio il riempimento della cunetta laterale (1220) ha<br />

offerto un contesto ceramico che – grazie alla tipologia e al campionario di bolli in terra sigillata<br />

– definisce con alta precisione il quadro cronologico del periodo iniziale d’uso della strada, circoscrivendolo<br />

all’età augustea 11 .<br />

Il piano stradale originario fu sottoposto ad un primo rifacimento, localizzato nella metà<br />

meridionale del settore indagato, a segu<strong>it</strong>o di un evento di natura alluvionale che determinò la<br />

deposizione di un sedimento sabbioso di colore variabile dall’ocra al grigio (1154).<br />

Tale strato raggiungeva lo spessore massimo di cm 40 in prossim<strong>it</strong>à del lim<strong>it</strong>e sud della carreggiata<br />

conservata, colmando la depressione defin<strong>it</strong>a dall’andamento della strada originaria (fig.<br />

12 A), per poi assottigliarsi progressivamente verso nord, fino a congiungersi con la porzione di<br />

strada posta a quota più alta.<br />

Il piano stradale fu quindi ripristinato consolidando la superficie del sedimento e sistemando<br />

una nuova pavimentazione, composta da ciottoli di dimensioni medio-grandi disposti in modo<br />

non uniforme, lasciando ampi settori in semplice terra battuta (1174) e riducendo l’ampiezza<br />

della carreggiata a m 2,40 (fig. 5, a destra); anche questo secondo acciottolato presentava profondi<br />

solchi long<strong>it</strong>udinali lasciati dal passaggio dei carri.<br />

Lo stesso sedimento alluvionale (1154), che determinò il rialzamento di un settore della<br />

strada, obl<strong>it</strong>erò completamente lo slargo corrispondente all’innesto di una viabil<strong>it</strong>à ortogonale e<br />

colmò la cunetta laterale (1225) rendendone necessario il rifacimento.<br />

Le sezioni trasversali (fig. 13) chiariscono la sequenza d’interventi anche in questo caso, evidenziando<br />

un terzo fossato (1227) ricavato poco più ad ovest dei canali precedenti, dei quali ha<br />

distrutto parzialmente i margini (fig. 12 B).<br />

11 La presenza di pochi frammenti di ceramica a vernice nera non è sufficiente ad anticipare la datazione al<br />

II secolo a.C., trattandosi con ogni probabil<strong>it</strong>à di materiale residuo. Per l’inquadramento dei materiali,<br />

infra, pp. 60 ss.


54 La strada romana<br />

Fig. 12. A: il settore sud della strada, con i due livelli 1161 e 1174 separati dal sedimento 1154;<br />

B: la cunetta 1227 al termine dello scavo; a lato si notano le due cunette precedenti riemp<strong>it</strong>e;<br />

C: la sezione nord dello scavo con il depos<strong>it</strong>o alluvionale 1159.


La strada romana 55<br />

Fig. 13. Sezioni est-ovest (A-A’ e B-B’) con il piano stradale 1174 e la cunetta laterale 1227.<br />

La nuova cunetta presentava minore profond<strong>it</strong>à, in media cm 25, e profilo a pareti svasate e<br />

fondo concavo; lo scorrimento dell’acqua, attenuata la pendenza della strada nella porzione meridionale<br />

e eliminati i dislivelli che caratterizzavano la cunetta più antica (1220), risultò indirizzato<br />

ancora verso sud.<br />

Sul lato opposto rimase in uso il piano stradale originario (1161), sebbene parzialmente<br />

coperto da lenti di terra depos<strong>it</strong>atesi sull’acciottolato, fino al verificarsi di un secondo e più consistente<br />

evento alluvionale.<br />

Il sedimento argilloso (1159), di colore grigio e consistenza plastica, conservato lungo il lato<br />

ovest della strada, segnò l’abbandono defin<strong>it</strong>ivo del primo acciottolato stradale, verosimilmente<br />

sommerso da tale depos<strong>it</strong>o che raggiunse lo spessore massimo di cm 40 (fig. 12 C), colmando<br />

anche la cunetta laterale (1227) e il fossato parallelo alla strada rilevato nella sezione nord dello<br />

scavo e descr<strong>it</strong>to in precedenza (1229).<br />

L’asse viario in questo caso fu ripristinato nel settore nord (fig. 8), asportando lo strato alluvionale<br />

che si era depos<strong>it</strong>ato sulla carreggiata e predisponendo un fondo stradale più idoneo,<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno a matrice limo-sabbiosa, di colore marrone, compatto, contenente frammenti<br />

di laterizi (1153). Su tale preparazione fu sistemato un nuovo manto stradale (quota –<br />

3,70 m), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ancora da ciottoli di medie dimensioni, disposti di piatto e ben serrati con<br />

frammenti di laterizi, pareti di anfore e ghiaia più fine (1152); la carreggiata, conservatasi solo in<br />

un tratto lim<strong>it</strong>ato, presentava in superficie f<strong>it</strong>te solcature lasciate dai carri (fig. 14 A).<br />

In sintesi quindi, con tale rifacimento, la strada acquistò un andamento uniforme, defin<strong>it</strong>o<br />

a nord dal nuovo acciottolato (1152) e a sud dal piano in terra battuta (1174), consolidato in<br />

precedenza e probabilmente mantenutosi perché già s<strong>it</strong>uato ad una quota superiore.<br />

La sequenza stratigrafica messa in luce nella sezione nord (fig. 15) ha consent<strong>it</strong>o<br />

d’identificare la presenza di una cunetta laterale di servizio alla strada anche per quest’ultima fase:<br />

si tratta di una fossa a pareti svasate e fondo concavo (1231), larga cm 95, profonda 30, e s<strong>it</strong>uata<br />

ad una distanza di circa un metro dal margine della carreggiata.


56 La strada romana<br />

Fig. 14. A: l’acciottolato 1152 con i solchi lasciati dai carri; B: i due piani stradali nella sezione<br />

della parete sud dello scavo.


La strada romana 57<br />

Fig. 15. Sezione est-ovest (D-D’-C’) con la sequenza dei piani stradali e delle cunette laterali.<br />

Fig. 16. Sezione est-ovest della parete sud dello scavo: veduta e rest<strong>it</strong>uzione.


58 La strada romana<br />

La serie d’eventi che interessò il piano stradale è ben esemplificata nella sezione conservata<br />

lungo il lim<strong>it</strong>e sud dell’area di scavo, a circa m 8 di distanza dal settore indagato (fig. 14 B): si distinguono<br />

chiaramente i due acciottolati sovrapposti, corrispondenti rispettivamente al piano originario<br />

(1161) e all’ultimo rifacimento superiore (1152), realizzato sullo strato di preparazione<br />

(1153).<br />

Sono ben visibili anche i due canali laterali, di servizio (1155 e 1156) al piano stradale più<br />

recente, riemp<strong>it</strong>i da terreno argilloso di colore grigio, di cui quello ovest è corrispondente alla<br />

cunetta rilevata nella sezione nord (1231). L’ampiezza di questa carreggiata appare ulteriormente<br />

ridotta rispetto a quella originaria, attestandosi su m 2,25 (fig. 16); la quota del piano stradale,<br />

posta a –3,30 m, indica che la strada risaliva verso sud con una pendenza media inferiore al 2%,<br />

mentre quella più antica risulta complessivamente alla stesse quote comprese tra –3,90 e –4,00<br />

m, documentate nel tratto nord; quest’ultimo dato potrebbe avvalorare l’ipotesi di un cedimento<br />

naturale del terreno per spiegare la maggiore profond<strong>it</strong>à riscontrata nella porzione centrale.<br />

La sezione evidenzia le ultime fasi d’uso dell’asse viario, con un primo depos<strong>it</strong>o alluvionale<br />

accumulatosi ai margini della carreggiata (1151), segu<strong>it</strong>o poi da un consistente strato di terreno<br />

marrone, a composizione mista (1150), formatosi verosimilmente in età medievale, che obl<strong>it</strong>erò<br />

defin<strong>it</strong>ivamente la strada.


Giulio Ciampoltrini<br />

CONDIZIONI AMBIENTALI E VITA ECONOMICA<br />

IN UNA COLONIA AUGUSTEA DELL’ETRURIA SETTENTRIONALE.<br />

CONSIDERAZIONI SUI MATERIALI DALLO SCAVO DEL KARDO<br />

DEGLI ORTI DEL SAN FRANCESCO<br />

Actum deinde in senatu ab Arruntio et Ateio an ob moderandas Tiberis exundationes verterentur<br />

flumina et lacus, per quos augesc<strong>it</strong>; aud<strong>it</strong>aeque municipiorum et coloniarum legationes, orantibus Florentinis<br />

ne Clanis sol<strong>it</strong>o alveo demotus in amnem Arnum transferretur idque ipsis perniciem adferret.<br />

congruentia his Interamnates disseruere: pessum <strong>it</strong>uros fecundissimos Italiae campos, si amnis Nar (id<br />

enim parabatur) in rivos diductus superstagnavisset. nec Reatini silebant, Velinum lacum, qua in Narem<br />

effund<strong>it</strong>ur, obstrui recusantes, quippe in adiacentia erupturum; optume rebus mortalium consuluisse<br />

naturam, quae sua ora fluminibus, suos cursus utque originem, <strong>it</strong>a finis deder<strong>it</strong>; spectandas etiam religiones<br />

sociorum, qui sacra et lucos et aras patriis amnibus dicaverint: quin ipsum Tiberim nolle prorsus<br />

accolis fluviis orbatum minore gloria fluere. seu preces coloniarum seu difficultas operum sive superst<strong>it</strong>io<br />

valu<strong>it</strong>, ut in sententiam Pisonis concederetur, qui nil mutandum censuerat.<br />

Il dibatt<strong>it</strong>o svoltosi nel Senato nel 15 d.C. contrappone in versione estrema – nella sintesi<br />

di Tac<strong>it</strong>o 1 – due strategie di contrasto a disastri ambientali che potrebbero essere valutate anche<br />

da una moderna ‘pol<strong>it</strong>ica dell’ambiente’: un ventaglio di interventi incisivi, capaci di trasformare<br />

radicalmente le condizioni ecologiche; un rispetto totale della natura, in cui la scelta ideologica<br />

di conservazione dell’ambiente si intreccia, velandoli, ai problemi finanziari posti da impegnative<br />

opere di regimazione.<br />

Il progetto presentato da Lucio Arrunzio, come capo del collegio dei curatores riparum et<br />

alvei Tiberis, e da Ateio Cap<strong>it</strong>one, per i curatores aquarum, derivava dall’incarico affidato alle loro<br />

‘commissioni’ in quello stesso anno, quando un’ennesima, devastante alluvione del Tevere, a breve<br />

distanza dalle esondazioni del 5 e del 12 d.C., aveva infl<strong>it</strong>to gravissimi danni all’Urbe: eodem<br />

anno continuis imbribus auctus Tiberis plana urbis stagnaverat; relabentem secuta est aedificiorum et<br />

hominum strages. ig<strong>it</strong>ur censu<strong>it</strong> Asinius Gallus ut libri Sibyllini adirentur. Renu<strong>it</strong> Tiberius, perinde divina<br />

humanaque obtegens; sed remedium coercendi fluminis Ateio Cap<strong>it</strong>oni et L. Arruntio mandatum 2 .<br />

Nel dibatt<strong>it</strong>o in Senato, al grandioso – fin quasi alla megalomania – progetto di deviazione<br />

degli affluenti del Tevere (il Clanis/Chiana e il Nera) si oppongono i rappresentanti delle c<strong>it</strong>tà<br />

<strong>it</strong>aliane che avrebbero visto compromesso l’equilibrio ecologico su cui fondavano la loro prosper<strong>it</strong>à:<br />

Firenze, minacciata dalla deviazione della Chiana in Arno; Terni e Rieti, contrari ai drastici<br />

interventi progettati sul corso del Nera. Obliquamente e in conclusione, Tac<strong>it</strong>o non manca di<br />

ventilare il reale motivo per cui si rinunciò al progetto: sensibil<strong>it</strong>à per le ragioni delle c<strong>it</strong>tà <strong>it</strong>aliche,<br />

religioso rispetto della natura, ma anche – se non soprattutto – la difficultas operum fa sì che<br />

prevalga il parere di Pisone, qui nil mutandum censuerat.<br />

Per i Fiorentini l’incubo di vedere le acque dell’Arno accresciute da quelle del Clanis poteva<br />

essere ancor più terribile proprio perché anche l’Etruria settentrionale non doveva essere andata<br />

immune da eventi ambientali avversi, evidentemente generati da una sequenza climatica caratterizzata<br />

da piovos<strong>it</strong>à elevata (continuis imbribus, come annota Tac<strong>it</strong>o).<br />

È recentissima l’individuazione, nei livelli del ramo dell’Auser/Serchio che raggiungeva Pisa,<br />

delle tracce di un’alluvione d’età augusteo-tiberiana, responsabile di uno dei disastri navali<br />

1 TACITI, Annales, I, 79.<br />

2 TACITI, Annales, I, 76. Si veda The Annals of Tac<strong>it</strong>us, Books 1-6, II, a cura di F.R.D. GOODYEAR,<br />

Cambridge 1981, p. 170 (per I, 76); pp. 178 ss. (per I, 79), con il rinvio a J. LE GALL, Le Tibre


60 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

che stanno alimentando gli scavi di Pisa-San Rossore 3 ; già lo scavo del ponte del Botronchio 4 , sul<br />

ramo orientale dell’Auser/Serchio che attraversa la piana del Bientina, aveva però segnalato una<br />

cesura nella frequentazione del manufatto che trova in monete del 6 a.C. un terminus post quem, e<br />

che era stato ovvio attribuire ad un evento ambientale, verosimilmente un’alluvione 5 .<br />

Una risolutiva conferma a questo contesto ambientale è stata offerta dai materiali dei livellamenti<br />

alluvionali che seppelliscono la prima glareata del kardo degli Orti del San Francesco.<br />

Fig. 1. Presenze dei tipi morfologici nei contesti di Lucca-San Girolamo, Lucca-San Francesco,<br />

Sant’Ippol<strong>it</strong>o di Anniano.<br />

Gli strati 1227 e 1159, infatti, rest<strong>it</strong>uiscono materiale ceramico numericamente consistente,<br />

ancorché in condizioni di notevole frammentazione e leggermente flu<strong>it</strong>ato, a conferma della<br />

fleuve di Rome dans l’antiqu<strong>it</strong>é, Paris 1953, pp. 29; 150 ss.; per le alluvioni del 5 e del 12, DIO, LV,<br />

22, 3; LVI, 27, 4; LVII, 14, 8.<br />

3 Si rinvia a Le navi antiche di Pisa. Guida archeologica, a cura di A. CAMILLI – E. SETARI, Milano<br />

2005, p. 45 (D. BARBAGLI), con altra bibliografia, per l’alluvione d’età augusteo-tiberiana.<br />

4 Supra, p. 42, fig. 28.<br />

5 CIAMPOLTRINI – ANDREOTTI, Ponte del Botronchio, pp. 150 ss.


Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 61<br />

natura delle sedimentazioni in cui giacciono; la presenza di sigillata <strong>it</strong>alica ne circoscrive la formazione<br />

entro i primi due decenni del I secolo d.C. (fig. 1).<br />

Alle sequenze crono-tipologiche da tempo acquis<strong>it</strong>e per questa classe ceramica si aggiungono<br />

infatti i contesti rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i in anni recentissimi dallo stesso terr<strong>it</strong>orio della colonia: il complesso<br />

dei materiali del San Girolamo, in area urbana, chiuso intorno al 10 a.C.; un livellamento<br />

nell’insediamento rurale di Sant’Ippol<strong>it</strong>o di Anniano, a Santa Maria a Monte, nell’agro centuriato<br />

fra Arno e Arme/Usciana, databile entro i primi anni di Tiberio, come confermano repertorio<br />

morfologico e tipologia dei bolli, con la presenza di almeno un esemplare in planta pedis e di uno<br />

entro trifoglio 6 .<br />

Fig. 2. Tipi morfologici della sigillata <strong>it</strong>alica attestati nei contesti del San Francesco (dal Conspectus).<br />

6 Per il San Girolamo, supra, p. 16, con il rinvio a La colonia e la montagna, pp. 74 ss. (G. CIAMPOL-<br />

TRINI); per Sant’Ippol<strong>it</strong>o di Anniano, Agri divisi, pp. 86 ss. (G. CIAMPOLTRINI); supra, p. 14, fig.<br />

1, per la centuriazione fra Arno e Arme.


62 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

Fig. 3. Sigillata <strong>it</strong>alica nelle US 1227 (1) e 1159 (2) del San Francesco.


Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 63<br />

Fig. 4. Sigillata <strong>it</strong>alica a rilievo nei contesti di Lucca-San Girolamo.<br />

Fig. 5. Frammenti<br />

di coppa<br />

di sigillata <strong>it</strong>alica<br />

a rilievo dalla<br />

US 6 di Lucca,<br />

palazzo dei Nobili.


64 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

Fig. 6. Ceramiche a pareti sottili da Lucca-San Girolamo.


Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 65<br />

Data la natura delle stratificazioni, nei due sedimenti del San Francesco compaiono anche<br />

forme della piena età augustea, o di lunga durata, come la forma 3 7 , con uno (1227) e due (1159)<br />

esemplari, e la 8 8 , con un esemplare dallo strato 1159; tuttavia, il grosso delle testimonianze si<br />

distribuisce fra l’avanzata età augustea e i primi decenni del I secolo d.C.<br />

Hanno un ruolo particolarmente significativo il ‘piatto con orlo verticale convesso’ f. 18<br />

(fig. 2) 9 , presente nello strato 1227 con la variante 18.2 (fig. 3, 1 A), e attestato da un frammento<br />

anche in 1159, ma leggermente più elevata è la presenza della forma che ne ered<strong>it</strong>a progressivamente<br />

il ruolo a partire dai primi decenni del I secolo d.C.: la f. 20 10 , documentata nelle varianti<br />

20.3-4 con un esemplare in 1227 (fig. 3, 1 B), e con tre in 1159.<br />

Il servizio da tavola in sigillata in uso a Lucca in questi anni sembra sostanzialmente lim<strong>it</strong>ato<br />

a questo ‘piatto’ – catinus, catillus, nella terminologia coeva 11 – e ad una una ‘forma profonda’<br />

– acetabulum, paropsis 12 – che può essere rappresentata dalla coppa ‘tronco-conica con orlo verticale’<br />

(f. 23) 13 , presente con due esemplari della variante 23.2 in 1159; dalla versione carenata (f.<br />

27.1) 14 , che compare in 1227, con un esemplare (fig. 3, 1 B), e con due in 1159; dalla f. 33.1 15 ,<br />

documentata in 1159 da due esemplari.<br />

Nell’arco di oscillazione di questa famiglia di forme, che giungono fin oltre la metà del I<br />

secolo d.C., fornisce un punto di riferimento cronologico più stringente il nucleo di bolli dallo<br />

strato 1159.<br />

La bottega aretina di M. Perennius Ante(ros) (fig. 3, 2 A) è attiva intorno agli anni della nasc<strong>it</strong>a<br />

di Cristo 16 , mentre opera a Pisa, fra la media età augustea e quella tiberiana, l’officina di Cn.<br />

Ateius in cui sono attivi i liberti Cn. Ateius Crestus, attestato da un bollo in cartiglio rettangolare<br />

(fig. 3, 2 B) 17 , e Zoilus, attestato con due esemplari rettangolari in 1159 (fig. 3, 2 C-D) 18 e con<br />

un mutilo esempio circolare in 1227 (fig. 3, 1 D) 19 .<br />

Mentre è avventurosa l’ipotesi di assegnare allo stesso Ateius un bollo lacunoso del quale è<br />

leggibile solo la finale (fig. 3, 2 F), acquista un particolare interesse il bollo rettangolare con la<br />

firma Thalasi (con legatura e s retrograda: fig. 3, 2 E).<br />

È una variante dei marchi di un’officina attestata da pochi esemplari, che offre – assieme<br />

all’esemplare in bollo a trifoglio da Anniano 20 – un elemento a sostegno della datazione<br />

dell’attiv<strong>it</strong>à di Thalassi(-) fra l’età augustea e la tiberiana, e per una collocazione a Pisa; ne viene<br />

anche confortata l’identificazione con il Thal(-) che già si è ipotizzato operasse a Pisa 21 . La distribuzione<br />

in Sardegna e in Africa Proconsolarte dei manufatti di Thalassi(-) sembra punteggiare<br />

7 Conspectus, p. 56.<br />

8 Conspectus, p. 66.<br />

9 Conspectus, p. 82.<br />

10 Conspectus, p. 86.<br />

11 G. CAMODECA, Graff<strong>it</strong>o con conto di infornata di sigillata tardo-<strong>it</strong>alica da Isola di Migliarino (Pisa),<br />

in Terr<strong>it</strong>orio e produzioni ceramiche. Paesaggi, economia e società in età romana, Atti del Convegno Internazionale<br />

Pisa 20-22 ottobre 2005, a cura di S. MENCHELLI – M. PASQUINUCCI, Pisa 2006,<br />

pp. 205 ss., in particolare pp. 213 ss.<br />

12 CAMODECA, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 213 ss.<br />

13 Conspectus, p. 92.<br />

14 Conspectus, p. 100.<br />

15 Conspectus, p. 110.<br />

16 CVArr 2 , p. 319, n. 1393, variante 1.<br />

17 CVArr 2 , p. 204, n. 698, Crestus (1), varianti 31 e 33; efficace sintesi, con ampissima bibliografia,<br />

sulle manifatture pisane di sigillata in M. PASQUINUCCI – S. MENCHELLI, Pisa ed Isola di Migliarino:<br />

c<strong>it</strong>tà, terr<strong>it</strong>orio e produzioni di sigillata, in Terr<strong>it</strong>orio e produzioni ceramiche, c<strong>it</strong>. (nota 11), pp. 217<br />

ss.<br />

18 CVArr 2 , p. 510, n. 2544, variante di 12 per l’esemplare con palma finale (fig. 3, 2 C).<br />

19 CVArr 2 , p. 512, variante di 47.<br />

20 CVArr 2 , pp. 432 s., n. 2218, 1; Agri divisi, p. 88, fig. 9, 4 (G. CIAMPOLTRINI).<br />

21 CVArr 2 , p. 432, n. 2216.


66 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

una delle più trafficate rotte fra le coste tirreniche e l’Africa, in cui Pisa doveva svolgere un ruolo<br />

rilevante.<br />

L’assenza di bolli in planta pedis, ovviamente, dato il numero complessivamente esiguo delle<br />

rest<strong>it</strong>uzioni, non può avere valore assoluto, ma nell’insieme è plausibile che il contesto sia stato<br />

alimentato da scarti d’uso formatisi in epoca non molto posteriore alla diffusione di questo tipo<br />

di stampigliatura, negli anni intorno al 15 d.C. Il decennio fra il 10 e il 20 d.C., in conclusione,<br />

può essere ragionevolmente considerato il momento in cui un evento alluvionale dislocò scarichi<br />

di scarti d’uso ceramici e macerie, accumulatisi in qualche decina d’anni, e, soprattutto, negli<br />

ultimi anni dell’impero di Augusto, e li sedimentò nei limi degli strati 1227 e 1159.<br />

I due complessi consentono dunque non solo di sottolineare la drammatic<strong>it</strong>à della crisi<br />

climatica che investì le opere di bonifiche della centuriazione augustea a pochi decenni dalla loro<br />

realizzazione, ma permettono anche di valutare la continu<strong>it</strong>à nelle attiv<strong>it</strong>à economiche della c<strong>it</strong>tà<br />

che trovano un indicatore nei materiali ceramici. Rispetto ai contesti del San Girolamo, più antichi<br />

di un quarto di secolo circa, e ampiamente alimentati ancora dalle manifatture aretine, i livellamenti<br />

del San Francesco tracciano infatti l’imponente affermazione delle officine ceramiche di<br />

Pisa, in particolare di Ateius e dei suoi schiavi e liberti, capaci di acquisire quasi la total<strong>it</strong>à del<br />

mercato non solo in un s<strong>it</strong>o sull’Arno come Anniano, permeabile ai traffici fluviali avviati da Pisa,<br />

ma anche in c<strong>it</strong>tà cui l’articolazione sociale dovrebbe assicurare una maggiore partecipazione ai<br />

commerci. Il successo delle sigillate di manifattura pisana, nel corso dei primi decenni del I secolo<br />

d.C., non segnala invece apprezzabili distinzioni fra Anniano 22 e Lucca.<br />

La presenza appena percepibile di sigillata con decorazione a rilievo, con minuti frammenti<br />

che salvano schemi vegetali difficilmente attribuibili (fig. 3, 1 E; 3, 2 G) 23 , conferma il carattere<br />

decisamente ‘privilegiato’ delle ceramiche sigillate con decorazione a rilievo, rispetto alla produzione<br />

‘liscia’, che già emergeva dalle stratificazioni del San Girolamo 24 .<br />

Il mercato c<strong>it</strong>tadino, in effetti, come testimoniavano questi contesti, non è insensibile al fascino<br />

della produzione a rilievo aretina. A San Girolamo sono documentati molti dei produttori<br />

di questa ceramica della prima e media età augustea, da C. Annius, con una scena circense di cui<br />

restano solo i frammenti di metae (fig. 4, 1) a M. Perennius, con una figura di tibicine peculiare<br />

del suo repertorio (fig. 4, 2), a Rasinius, al cui patrimonio di stampigliature appartiene la danzatrice<br />

con il kalathos di un frammento (fig. 4, 3), per giungere infine agli schemi vegetali ‘protobargatei’<br />

con archetti intrecciati (fig. 4, 4).<br />

Un significativo documento del gusto augusteo è stato offerto dalla US 6 del Palazzo dei<br />

Nobili 25 , in cui erano fin<strong>it</strong>i frammenti di un ‘calice con orlo pendente pronunciato’ forma Conspectus<br />

R 2.2.1 26 con la figurazione di un essere capripede, nel quale dovrà essere ragionevolmente<br />

identificato Pan, piegato sulle ginocchia e in atto di tendere un nastro al quale è appesa una lepre<br />

(fig. 5). I tipi non sembrano fin qui attestati nei repertori della produzione aretina 27 , ma l’esegesi<br />

è plausibile anche per il ruolo di ‘cacciore di lepri’ segnalato, nell’iconografia della divin<strong>it</strong>à, dal<br />

lagobolon – la mazza per uccidere il rod<strong>it</strong>ore – che lo connota.<br />

La caccia, se è valida la lettura che si propone del frammento, è affidata all’insidia di un<br />

laccio, come vagheggia l’usuraio Alfio in un epodo di Orazio: ut trud<strong>it</strong> acris hinc et hinc multa cane<br />

22 Agri divisi, pp. 88 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

23 Per i frammenti con tralci, sono possibili richiami ai manufatti ateiani di Arezzo o di Pisa: si veda ad<br />

esempio B.P.M. RUDNICK, Die verzierte Arretina aus Oberaden und Haltern, Mainz am Rhein<br />

1995, pp. 171 ss.; per i frammenti con sequenza di rosette e palmette orizzontali, puntuale è il confronto<br />

con uno schema applicato da P. Cornelius, aretino: C. TROSO, Il ceramista aretino P. Cornelius.<br />

La produzione decorata a rilievo, Firenze 1991, p. 113, n. 359, tav. 61.<br />

24 La colonia e la montagna, pp. 80 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

25 Supra, p. 19.<br />

26 Conspectus, p. 168.<br />

27 F.P. PORTEN PALANGE, Katalog der Punzenmotive in der arretinischen Reliefkeramik, Mainz 2004;<br />

in particolare, per i tipi di Pan pp. 168 ss.; per i tipi di lepre, pp. 275 ss.


Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 67<br />

/ apros in obstantis plagas / aut am<strong>it</strong>e levi rara tend<strong>it</strong> retia / turdis edacibus dolos / pavidumque leporem<br />

et advenam laqueo gruem / iucunda captat praemia 28 ; il lagobolon completerà l’opera. La presenza<br />

di un fregio di ‘pigne’, al di sotto della sequenza di ‘bottoncini’, avvicina il frammento ad un esemplare<br />

da Pisa firmato da M. Perennius Tigranus, cui già era stato rifer<strong>it</strong>o anche un frammento<br />

dal San Girolamo (fig. 4, 5) 29 .<br />

Una sostanziale continu<strong>it</strong>à nei consumi traspare anche da altre classi ceramiche.<br />

Lo stato di frammentazione impedisce di apprezzare nei consunti materiali dal San Francesco<br />

il repertorio di forme e di sistemi decorativi della produzione di pareti sottili che integra nella<br />

mensa le forme di sigillata.<br />

Le coppe e i poculi ampiamente attestati nel San Girolamo con le forme Marabini XXXI<br />

(fig. 6, 1 e 7), XXXVI (fig. 6, 2-5 e 9), XXXII (fig. 6, 6 e 8) nelle varianti d’età augustea, provviste<br />

di decorazione incisa o applicata 30 , sono appena riconoscibili nei frammenti consunti del San<br />

Francesco (fig. 7 A), che sembrano semmai segnalare la progressiva affermazione della coppa emisferica<br />

forma XXXVI, come nei contesti tardoaugustei e tiberiani di Anniano 31 , confermando la<br />

coerenza nei consumi di forme da mensa fra c<strong>it</strong>tà e campagna tracciata nel terr<strong>it</strong>orio di Lucca,<br />

dall’età triumvirale fino alla piena età giulio-claudia, dai complessi della Murella di Castelnuovo<br />

di Garfagnana, Lucca-San Girolano e ora Lucca-San Francesco, Anniano 32 .<br />

Altrettanto evidente sembra invece la distinzione nei consumi di beni alimentari commerciati<br />

in anfore.<br />

Già si è osservato che i contesti urbani rilevano una presenza decisamente più consistente<br />

dei consumi di vino di importazione, attestato soprattutto dalla ampia ed eterogenea famiglia di<br />

anfore Dressel 2-4, e di garum, il cui consumo è testimoniato soprattutto dai conten<strong>it</strong>ori di provenienza<br />

betica raccolti nel gruppo delle Dressel 7-11 33 .<br />

I sedimenti 1227 e 1159, in effetti, si aggiungono ai contesti del San Girolamo nel tracciare<br />

un filo continuo di acquisizioni di queste due famiglie di conten<strong>it</strong>ori: Dressel 2-4 (fig. 7 B),<br />

prodotte nel campionario di impasti che ne tradisce la molteplic<strong>it</strong>à di centri produttori, tirrenici<br />

e ispanici; Dressel 7-11 ispaniche (fig. 7 C).<br />

Anche i pochi frammenti di lucerne, fra i quali spicca un’ansa – probabilmente pertinente<br />

ad una lucerna a volute – configurata a semiluna (fig. 7 D) 34 , ribadiscono la cesura fra consumi<br />

urbani e rurali segnalata alla Murella e a Anniano, che trova – nella difficoltà di recuperare adeguate<br />

testimonianze delle produzioni ceramiche da cucina 35 – un’ulteriore indice nella presenza,<br />

fra il materiale laterizio, di un frammento di lastra di rivestimento f<strong>it</strong>tile (fig. 7 E), che va ad aggiungersi<br />

alle altre testimonianze delle produzioni di terrecotte arch<strong>it</strong>ettoniche lucchesi d’età repubblicana<br />

36 .<br />

28 HORATI, Epod., II, 35 ss.: «… e prende al laccio la lepre paurosa e la gru straniera …».<br />

29 Il motivo è redazione leggermente appiatt<strong>it</strong>a di un tema attestato in esemplari firmati da M. Perennius<br />

Bargathes: H. DRAGENDORFF – C. WATZINGER, Arretinische Reliefkeramik m<strong>it</strong> Beschreibung der<br />

Sammlung in Tübingen, Reutlingen 1948, p. 204, nn. 299-300, tav. 19.<br />

30 Si rinvia a La colonia e la montagna, pp. 80 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

31 Agri divisi, pp. 94 s. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

32 Si veda G. CIAMPOLTRINI – P. NOTINI – C. SPATARO – E. ABELA, Traffici e consumi ceramici<br />

nella valle del Serchio d’età augustea, in Terr<strong>it</strong>orio e produzioni ceramiche, c<strong>it</strong>. (nota 11), pp. 191 ss., in<br />

particolare pp. 197 ss.<br />

33 CIAMPOLTRINI et alii, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 197 ss.; La colonia e la montagna, pp. 88 ss.<br />

(G. CIAMPOLTRINI).<br />

34 Si veda A. LEIBUNDGUT, Die römische Lampen in der Schweiz. Eine kultur- und handelsgeschichtliche<br />

Studie, Bern 1977, p. 28, n. 4, con altri riferimenti.<br />

35 Per queste a Lucca La colonia e la montagna, pp. 88 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

36 CIAMPOLTRINI – RENDINI, Temi figurativi; E. ABELA – S. BIANCHINI, La mostra, in La c<strong>it</strong>tà nascosta.<br />

Venti anni di scoperte archeologiche a Lucca, a cura di E. ABELA – S. BIANCHINI, Lucca 2002,<br />

pp. 11 ss.


68 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

Se l’attiv<strong>it</strong>à di traffico – almeno nel campo coperto dalle testimonianze ceramiche – sembra<br />

nell’insieme relativamente lim<strong>it</strong>ata, e la consistenza delle produzioni alimentari locali, soprattutto<br />

nel caso dell’olio e del vino, è tale da circoscrivere le importazioni ai beni connotati come<br />

‘di pregio’ (nel caso dei vini) o a quelli non prodotti in loco (come il garum), la vivac<strong>it</strong>à manifatturiera<br />

della c<strong>it</strong>tà augustea traspare nella presenza di scorie ferrose anche nei contesti del San<br />

Francesco.<br />

Fig. 7. Frammenti a pareti sottili (A), di anfore (B-C), di lucerne (D) e terracotte arch<strong>it</strong>ettoniche (E)<br />

dal San Francesco.


Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 69<br />

Scorie ferrose e di bronzo, un frammento di crogiolo ceramico ancora con concrezioni di<br />

bronzo (fig. 8) e un frammento di tubiera f<strong>it</strong>tile (fig. 9) dal San Girolamo, in effetti, indiziavano<br />

che già in età augustea la c<strong>it</strong>tà doveva essere sede di un’attiv<strong>it</strong>à metallurgica che anticipava e preparava<br />

la fabrica di spathae tardoantica 37 , ma dato il carattere dei sedimenti era arduo proporre<br />

una localizzazione delle officine.<br />

Fig. 8. Crogiolo frammentario con concrezioni di bronzo da Lucca-San Girolamo.<br />

Nel caso del San Francesco, invece, l’interpretazione come forni di fucina da fabbro delle<br />

fosse emerse al margine occidentale dello scavo degli Orti (658-658), in effetti 38 , è concretamente<br />

avallata dalla consistenza di scorie ferrose nei sedimenti alluvionali, tale anzi che pare non inverosimile<br />

anche l’ipotesi che l’insediamento da cui derivano i materiali dilavati dalle alluvioni<br />

dei decenni iniziali del I secolo d.C. non avesse carattere residenziale, ma fosse piuttosto un agglomerato<br />

produttivo, un’officina di fabbri che potevano operare – anche per evidenti motivi di<br />

sicurezza – al di fuori dello spazio urbano, in un’area contigua alla c<strong>it</strong>tà ed assist<strong>it</strong>a da una rete di<br />

strade che concludeva il percorso fluviale delle materie prime indispensabili a questa attiv<strong>it</strong>à –<br />

37 La colonia e la montagna, pp. 94 s. (G. CIAMPOLTRINI).<br />

38 ABELA – BIANCHINI, supra, p. 44.<br />

Fig. 9. Frammento di tubiera f<strong>it</strong>tile<br />

da Lucca-San Girolamo.


70 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

ferro e legname – quasi anticipando la vocazione dell’area alle ‘arti del fuoco’ che troverà limpida<br />

espressione nelle fornaci di laterizi medievali di Tracchiassi 39 .<br />

39 Giardini sepolti, pp. 13 ss( G. CIAMPOLTRINI), ecc.<br />

Fig. 10.<br />

La fucina<br />

un fabbro<br />

di Aquileia(particolare<br />

di<br />

stele al<br />

Museo<br />

Arch. Nazionale<br />

di<br />

Aquileia).


Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 71<br />

Fig. 11. La fucina di<br />

Vulcano (Piero di<br />

Cosimo, Vulcano e<br />

Eolo).


72 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />

L’assenza di minerali, la presenza di sole scorie, inv<strong>it</strong>a a ricostruire un processo produttivocommerciale<br />

articolato, che vede il ferro giungere a Lucca non allo stato grezzo, di minerale, ma<br />

dopo un primo processo di raffinazione, verosimilmente condotto nell’area di estrazione. Il modello<br />

di trasformazione del minerale descr<strong>it</strong>to da Strabone per l’Elba e Populonia ancora in età<br />

augustea troverebbe dunque conferma 40 .<br />

La tipologia delle strutture impone di ricomporre il possibile insediamento produttivo non<br />

tanto nella forma della bottega di fabbro ‘municipale’ che trova una splendida testimonianza iconografica,<br />

nell’Italia della prima età romana, nel fregio sullo zoccolo di un monumento funerario<br />

aquileiese (fig. 10) 41 , quanto piuttosto in impianti semplificati, formati da una semplice fossa terragna<br />

in cui si provvedeva all’arrostimento del semilavorato ferroso per trasformarlo in lingotti ad<br />

alto tenore di metallo 42 , o direttamente in manufatti, e in cui la temperatura di lavorazione del<br />

metallo era ottenuta con un sistema di mantici e tubiere. La v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à del tipo di fucina, pur sent<strong>it</strong>a<br />

come ‘arcaica’, è tale che Piero di Cosimo, agli albori del Cinquecento, potrà darne una spettacolare<br />

rest<strong>it</strong>uzione iconografica, attribuendola, nel Vulcano ed Eolo fin<strong>it</strong>o alla National Gallery of<br />

Canada di Ottawa, ad una uman<strong>it</strong>à prim<strong>it</strong>iva (fig. 11).<br />

Si tratta evidentemente di una tipologia di lunga durata, ma non priva di funzional<strong>it</strong>à, se<br />

nella Populonia della Tarda Repubblica i forni (fusori o di fucina) sono ancora strutturati in questo<br />

modo 43 e nella stessa Lucca sembra possibile ricomporre, nell’area del Galli Tassi, un impianto<br />

tardoantico formato da una ‘batteria’ di fucine del genere 44 .<br />

Storie di fabbri, di traffici, di un terr<strong>it</strong>orio in equilibrio perennemente minacciato, che<br />

permettono di popolare i monumenti e le domus della c<strong>it</strong>tà augustea e le fattorie degli agri divisi<br />

con una società variegata e articolata di agricoltori, di artigiani, di mercanti. Sono i liberti che<br />

grazie alle attiv<strong>it</strong>à imprend<strong>it</strong>oriali – forse anche nella metallurgia, oltre che nei commerci e nella<br />

stessa agricoltura – raggiungono il successo consacrato dapprima (in età augustea) dalla carica di<br />

magister Mercurialis, poi dal sevirato, e i nati liberi, figli e nipoti dei coloni augustei, radicati in<br />

una terra la cui ferac<strong>it</strong>à richiede un continuo impegno di bonifica, che cercano fortuna nelle legioni<br />

e nelle coorti pretorie o urbane di Roma: la società di una colonia augustea che traspariva<br />

dai monumenti funerari di Lucca romana e dei Lucchesi dispersi nel mondo 45 trova in un sedimento<br />

alluvionale del suburbio una silenziosa testimonianza.<br />

40 STRABO, V, 2, 6.<br />

41 Si veda ad esempio Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno ad una grande strada romana alle<br />

radici dell’Europa, Milano 1998, p. 519, n. V.35 (C. TIUSSI).<br />

42 Si veda la sintesi di C. DOMERGUE, Les mines et la production des métaux dans le monde méd<strong>it</strong>erranéen<br />

au I er millénaire avant notre ère. Du producteur au consommateur, in L’artisanat métallurgique<br />

dans les sociétés anciennes en Méd<strong>it</strong>erranée Occidentale. Techniques, lieux et formes de production, a cura<br />

di A. LEHOËRFF, Rome 2004, pp. 129 ss., in particolare pp. 137 ss. e pp. 144 ss.<br />

43 Si veda L. CHIARANTINI – M. BENVENUTI – S. GUIDERI, Recenti ricerche sui processi di produzione<br />

del ferro nel Parco di Baratti e Populonia nel I millennio a.C., Rassegna di Archeologia, 21 B, 2004-<br />

2005, pp. 171 ss., in particolare pp. 175 ss., con ampia bibliografia.<br />

44 ABELA – BIANCHINI, supra, pp. 44 s.<br />

45 Ancora CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis, in particolare pp. 88 ss.


APPENDICE: LE UNITÀ STRATIGRAFICHE<br />

(Serena Cenni – Maila Franceschini – Irene Monacci)<br />

Canalizzazioni e resti di attiv<strong>it</strong>à<br />

artigianali (Settori I-IV)<br />

103 (I-IV) Terreno a matrice limo-argillosa,<br />

di colore marrone-giallo, contenente<br />

ciottoli di piccole dimensioni, ghiaia, frustoli<br />

di laterizi; presenta uno spessore notevole,<br />

che raggiunge in alcune zone il<br />

metro.<br />

Terreno ortivo formatosi gradualmente a<br />

partire dall’età bassomedievale.<br />

Copre 414.<br />

414 (I-IV) Terreno a matrice limo-sabbiosa,<br />

di colore giallo contenente rari frammenti<br />

laterizi; presenta notevole spessore fino al<br />

metro.<br />

Potente accumulo di origine alluvionale.<br />

Coperto da 103.<br />

Copre 477, 526, 563, 655, 658, 659,<br />

668, 729, 753, 1020.<br />

477A (III) Taglio con andamento rettilineo<br />

e orientamento nord-sud; presenta pareti<br />

verticali e fondo concavo, a s<strong>it</strong>uato a est<br />

della cava di argilla 443.<br />

Canale di età romana, allineato a 753.<br />

Taglia 526.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 477B.<br />

477B (III) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno<br />

limo-argilloso, di colore grigio-giallo,<br />

mediamente compatto, con frammenti laterizi<br />

e ghiaia.<br />

Coperto da 414.<br />

Riempie 477A.<br />

526 (I-IV) Strato a composizione mista, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

da lenti di sabbia e argilla, di colore<br />

grigio-verde, con depos<strong>it</strong>i di manganese.<br />

Contiene frustoli di laterizi, pietri-<br />

sco, rari ciottoli di piccole dimensioni e<br />

frammenti ceramici flu<strong>it</strong>ati.<br />

Sedimentazione di origine alluvionale con<br />

tracce di frequentazione di epoca romana.<br />

Coperto da 414 e 525.<br />

Tagliato da 477, 563, 655, 658, 659,<br />

668, 729, 753, 1019.<br />

Copre 583, 585.<br />

563A (II-IV) Taglio di forma rettilinea, con<br />

andamento est-ovest; presenta pareti verticali<br />

e fondo concavo.<br />

Canale di età romana.<br />

Taglia 526.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 563B.<br />

563B (II-IV) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da<br />

terreno limo-argilloso, di colore grigioverde.<br />

Riempie 563A.<br />

Coperto da 414.<br />

583 (I-IV) Strato a matrice sabbiosa, mediamente<br />

friabile, di colore grigio chiaro,<br />

con lenti di argilla.<br />

Sedimentazione di origine alluvionale,<br />

naturale.<br />

Coperto da 526.<br />

Copre 584.<br />

584 (I-IV) Strato a matrice limo-sabbiosa,<br />

di colore marrone, mediamente friabile.<br />

Sedimentazione di origine alluvionale,<br />

naturale.<br />

Coperto da 583.<br />

Copre 585.<br />

585 (I-IV) Strato cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da ciottoli di<br />

piccole e medie dimensioni, misti a sabbia<br />

grigia.<br />

Ghiaie fluviali di formazione naturale.<br />

Coperto da 584.


74 Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />

655A (I) Taglio con andamento rettilineo e<br />

orientamento est-ovest; presenta pareti<br />

verticali e fondo concavo.<br />

Canale di età romana.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 655 B.<br />

Taglia 526.<br />

655B (I) Terreno a matrice limo-sabbiosa,<br />

di colore marrone-grigio, con frustoli di<br />

laterizi e pietre.<br />

Riempie 655A.<br />

Coperto da 414.<br />

658A (II) Buca di forma quadrangolare con<br />

pareti verticali, arrossate e indur<strong>it</strong>e, e<br />

fondo piano rivest<strong>it</strong>o di ciottoli. S<strong>it</strong>uata<br />

lungo il lim<strong>it</strong>e nord-ovest dell’area di scavo.<br />

Buca-forno per lavorazioni metallurgiche.<br />

Taglia 526.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 658B.<br />

658B (II) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno<br />

limo-sabbioso, di colore marrone<br />

chiaro, contenente carbone e scorie ferrose,<br />

frammenti laterizi e ceramici.<br />

Coperto da 414.<br />

Riempie 658A.<br />

659A (II) Buca di forma quadrangolare con<br />

pareti verticali, arrossate e indur<strong>it</strong>e, e<br />

fondo piano; s<strong>it</strong>uata lungo il lim<strong>it</strong>e nordovest<br />

dell’area di scavo.<br />

Buca-forno per lavorazioni metallurgiche.<br />

Taglia 526.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 659B.<br />

659B (II) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno<br />

limo-sabbioso, di colore marrone<br />

chiaro, contenente carbone, cenere, scorie<br />

ferrose e frammenti laterizi.<br />

Coperto da 414.<br />

Riempie 659A.<br />

668A (I) Taglio con andamento rettilineo e<br />

orientamento est-ovest.<br />

Canale di età romana.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 668B.<br />

Tagliato da 660.<br />

Taglia 526.<br />

668B (I) Terreno argilloso di colore grigioblu.<br />

Riempie 668A.<br />

Coperto da 660B.<br />

729A (II) Taglio con andamento rettilineo e<br />

orientamento est-ovest; presenta pareti<br />

verticali e fondo concavo.<br />

Canale di età romana.<br />

Taglia 526.<br />

Tagliato da 722.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 729B.<br />

729B (I) Terreno argilloso, di consistenza<br />

plastica e colore grigio-blu, contenente<br />

rari frammenti di laterizi e ghiaia.<br />

Coperto da 414.<br />

Riempie 729A.<br />

753A (II-IV) Taglio con andamento rettilineo<br />

e orientamento nord-sud; presenta<br />

pareti verticali e fondo concavo.<br />

Canale di età romana, allineato al 477.<br />

Taglia 526.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 753B.<br />

753B (II-IV) Strato a matrice argillosa di<br />

colore blu, con lenti di sabbia di colore<br />

marrone-giallo.<br />

Coperto da 414.<br />

Riempie 753A.<br />

1019 (III) Taglio con andamento rettilineo<br />

e orientamento nord-sud; presenta pareti<br />

verticali e fondo concavo.<br />

Canale di età romana.<br />

Taglia 526.<br />

Tagliato da 904, 894.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1020.<br />

1020 (III) Terreno a matrice limosa, misto a<br />

sabbia e ghiaia.<br />

Coperto da 414.<br />

Riempie 1019.<br />

(S.C.)


Il kardo (Settore V)<br />

1150 (V) Strato di terreno a matrice limoargillosa,<br />

di colore marrone giallo; contiene<br />

frammenti di laterizi, pietrisco, ardesia<br />

e carboncini.<br />

Terreno ortivo formatosi in età medievale;<br />

obl<strong>it</strong>era la strada romana.<br />

Copre 1151, 1152, 1168, 1172, 1175,<br />

1176, 1177, 1178.<br />

Tagliato da 1075, 1164, 1166, 1170,<br />

1171.<br />

1151 (V) Strato di terreno a matrice limoargillosa,<br />

di consistenza plastica e colore<br />

marrone-grigio, con scarsa presenza di<br />

frustoli di laterizi.<br />

Depos<strong>it</strong>o di natura alluvionale che obl<strong>it</strong>era<br />

parzialmente il piano stradale 1152.<br />

Coperto da 1150, 1223.<br />

Copre 1152, 1153, 1154, 1155, 1156,<br />

1157, 1158, 1159, 1160.<br />

Tagliato da 1168, 1175, 1176, 1177,<br />

1178.<br />

1152 (V) Piano con orientamento nord-sud,<br />

realizzato con ciottoli di piccole e medie<br />

dimensioni, misti a frustoli e rari frammenti<br />

di laterizi e serrati con ghiaia fine.<br />

Presenta superficie irregolare, segnata da<br />

solchi, con margini inclinati.<br />

Piano stradale più recente, in fase con le<br />

canalette 1156=1231, sul lato ovest, e<br />

1155 sul lato est.<br />

Coperto da 1150, 1151.<br />

Copre 1153.<br />

1153A (V) Taglio con andamento nord-sud,<br />

pareti inclinate e fondo piano.<br />

Taglio creato per alloggiare la preparazione<br />

1153 e il piano stradale 1152.<br />

Taglia 1154, 1159.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1153B.<br />

1153B (V) Riempimento a matrice limosabbiosa<br />

di colore marrone con presenza<br />

di frustoli laterizi.<br />

Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche 75<br />

Cost<strong>it</strong>uisce la preparazione al piano stradale<br />

1152, dopo la fase alluvionale rappresentata<br />

da 1159.<br />

Coperto da 1151, 1152.<br />

Riempie 1153 A.<br />

Copre 1161, 1174.<br />

1154 (V) Strato di terreno a matrice sabbiosa<br />

di colore giallo-grigio, con scarsa presenza<br />

di frustoli di laterizi.<br />

Depos<strong>it</strong>o di natura alluvionale.<br />

Coperto da 1151, 1159, 1174, 1223.<br />

Tagliato da 1153A, 1155A, 1156A.<br />

Copre 1161, 1224, 1228.<br />

1155A (V) Taglio con pareti inclinate e fondo<br />

piano, rilevato nella parete sud del<br />

settore di scavo, a est del piano stradale<br />

1152.<br />

Probabile canaletta con andamento nordsud,<br />

di servizio al piano stradale 1152.<br />

Taglia 1154, 1163.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1155B.<br />

1155B (V) Riempimento a matrice argillosa<br />

di colore grigio.<br />

Coperto da 1151.<br />

Riempie 1155A.<br />

1156A (V) Taglio con pareti inclinate e fondo<br />

lievemente concavo, rilevato nella parete<br />

sud del settore di scavo, ad ovest del<br />

piano stradale 1152.<br />

Probabile canaletta con andamento nordsud,<br />

di servizio al piano stradale 1152 sul<br />

lato ovest.<br />

Uguale a 1231.<br />

Taglia 1154.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1156B.<br />

1156B (V) Riempimento a matrice argillosa<br />

di colore grigio-blu.<br />

Coperto da 1151.<br />

Riempie 1156A.<br />

1157 (V) Strato a matrice limo-sabbiosa di<br />

colore marrone-grigio, con frustoli di laterizi,<br />

carboncini e pietrisco, rilevato nella<br />

parete sud del settore di scavo, ad ovest<br />

del piano stradale 1152.


76 Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />

Potrebbe trattarsi di un piano di calpestio<br />

localizzato a lato della fossetta 1156.<br />

Coperto da 1151.<br />

Copre 1158.<br />

1158 (V) Terreno a matrice sabbiosa, a granulometria<br />

grossolana, di colore marrone-giallo.<br />

Coperto da 1151, 1157.<br />

Copre 1159.<br />

1159 (V) Strato a matrice argillosa di colore<br />

grigio-blu, contenente numerosi frammenti<br />

ceramici di età romana, tra cui terra<br />

sigillata <strong>it</strong>alica.<br />

Depos<strong>it</strong>o di natura alluvionale, cui segue<br />

il rifacimento del piano stradale con il riempimento<br />

1153 e l’acciottolato 1152.<br />

Coperto da 1151, 1158.<br />

Tagliato da 1153A, 1156A, 1231A.<br />

Copre 1154, 1161, 1220B, 1224, 1226,<br />

1227B, 1230.<br />

1160 (V) Strato di forma allungata e inclinata,<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno a matrice limosabbiosa<br />

di colore bruno-grigio scuro, misto<br />

a carboncini; rilevata nella parete sud<br />

del settore di scavo, ad ovest del piano<br />

stradale 1152.<br />

Sacca di terreno probabilmente formata<br />

da una radice.<br />

Coperto da 1151.<br />

Copre 1154.<br />

1161 (V) Piano cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da ciottoli di piccole<br />

e medie dimensioni, frustoli di laterizi<br />

e ghiaia arrotondata di piccole dimensioni,<br />

misti a terreno di colore marrone<br />

a matrice limo-argillosa. Si sviluppa<br />

in direzione nord-sud, con superficie irregolare,<br />

segnata da solchi, leggermente<br />

convessa.<br />

Piano stradale più antico, in fase con la<br />

canaletta 1220, sul lato ovest.<br />

Coperto da 1153, 1154, 1159, 1174.<br />

Copre 1162.<br />

1162A (V) Taglio con orientamento nordsud,<br />

a pareti leggermente inclinate e fon-<br />

do leggermente concavo, rilevato in corrispondenza<br />

del piano stradale 1161.<br />

Trincea praticata per alloggiare la preparazione<br />

al piano stradale 1161.<br />

Taglia 1224, 1163.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1162.<br />

1162B (V) Strato composto da ghiaia arrotondata,<br />

di dimensioni medie e piccole,<br />

mista a sabbia a granulometria grossolana,<br />

di colore marrone-grigio e consistenza<br />

friabile.<br />

Cost<strong>it</strong>uisce il corpo stradale relativo al<br />

piano 1161.<br />

Riempie 1162A.<br />

Coperto da 1154, 1161.<br />

1163 (V) Strato composto da sabbia a granulometria<br />

grossolana, di colore marrone-grigio.<br />

Accumulo naturale.<br />

Coperto da 1154, 1228, 1224.<br />

Tagliato da 1162A, 1155A.<br />

1174 (V) Terreno a matrice sabbiosa, di colore<br />

giallo, di consistenza molto compatta,<br />

con piccoli inclusi di ceramica di epoca<br />

romana e ciottoli di piccole dimensioni,<br />

esteso nella parte sud dell’area interessata<br />

dalla glareata 1161.<br />

Piano stradale corrispondente ad un primo<br />

intervento di restauro di 1161, successivo<br />

alla deposizione del sedimento alluvionale<br />

1154 e localizzato solo nella<br />

parte sud dell’area indagata. In fase con la<br />

canaletta 1227 sul lato ovest.<br />

Copre 1161, 1154.<br />

Coperto da 1153B.<br />

1220A (V) Taglio canaliforme, con orientamento<br />

nord-sud, ubicato sub<strong>it</strong>o a ovest<br />

di 1161. Presenta pareti appena inclinate<br />

e fondo concavo.<br />

Canaletta di deflusso delle acque in fase<br />

con il piano stradale più antico 1161.<br />

Taglia 1224.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1220B.<br />

Tagliato da 1227A.


1220B (V) Riempimento a matrice limoargillosa,<br />

di colore grigio-blu, con presenza<br />

di frustoli di carbone e rari frammenti<br />

ceramici.<br />

Coperto da 1154, 1159.<br />

Riempie 1220A.<br />

Tagliato da 1225, 1227A.<br />

1224 (V) Strato composto da ghiaia arrotondata<br />

di piccole e medie dimensioni<br />

mista a sabbia a granulometria grossolana,<br />

di colore marrone-grigio.<br />

Depos<strong>it</strong>o di formazione naturale.<br />

Coperto da 1149, 1154, 1159.<br />

Copre 1163.<br />

Tagliato da 1220, 1227, 1229.<br />

1225 (V) Taglio canaliforme con orientamento<br />

nord-sud, ubicato ad ovest di<br />

1220; presenta pareti inclinate e fondo<br />

concavo.<br />

Intervento di ripristino della canaletta di<br />

servizio alla strada sul lato ovest, dopo un<br />

primo interramento corrispondente al sedimento<br />

argilloso 1220B.<br />

Taglia 1220.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1226.<br />

Tagliato da 1227.<br />

1226 (V) Riempimento a matrice sabbiosa,<br />

di colore variabile da giallo a grigio-blu,<br />

con scarsa presenza di ghiaia di piccole<br />

dimensioni.<br />

Riempimento riferibile allo stesso evento<br />

alluvionale che determinò la deposizione<br />

del sedimento sabbioso 1154.<br />

Coperto da 1154, 1159.<br />

Riempie 1225.<br />

Tagliato da 1227.<br />

1227A (V) Taglio canaliforme con orientamento<br />

nord-sud, ubicato ad ovest di<br />

1226.<br />

Canaletta per il deflusso delle acque di<br />

servizio alla strada sul lato ovest, in fase<br />

con il restauro del piano stradale 1174.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1227 B.<br />

Taglia 1224, 1225, 1226, 1220.<br />

Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche 77<br />

1227B (V) Riempimento a matrice argillosa,<br />

di colore blu, di consistenza molto compatta,<br />

contenente frammenti ceramici di<br />

età romana.<br />

Riempimento riferibile allo stesso evento<br />

alluvionale che determinò la formazione<br />

del sedimento 1159 e il successivo ripristino<br />

del piano stradale rappresentato da<br />

1152 e 1153.<br />

Coperto da 1159.<br />

Riempie 1227A.<br />

1228 (V) Strato a matrice limo-sabbiosa, di<br />

colore giallo-grigio, con pietrisco e ciottoli<br />

di medie dimensioni, rilevato solo<br />

nella sezione est dell’area di scavo.<br />

Coperto da 1154.<br />

Copre 1163.<br />

1229 (V) Taglio canaliforme con probabile<br />

orientamento nord-sud, ubicato ad ovest<br />

di 1227 e parallelo ad essa. Rilevato solo<br />

nella sezione nord dell’area di scavo, presenta<br />

pareti inclinate e fondo concavo.<br />

Canale in fase con 1227.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1230.<br />

Taglia 1224.<br />

1230 (V) Riempimento a matrice limoargillosa,<br />

di colore grigio-blu, contenente<br />

frammenti laterizi e ceramici. Rilevato<br />

solo nella sezione nord dell’area di scavo.<br />

Riempimento riferibile allo stesso evento<br />

alluvionale che determinò la formazione<br />

del sedimento 1159.<br />

Coperto da 1159.<br />

Riempie 1229.<br />

1231A (V) Taglio canaliforme con probabile<br />

orientamento nord-sud, s<strong>it</strong>uato ad ovest<br />

del piano stradale 1152. Rilevato solo<br />

nella sezione nord dell’area di scavo.<br />

Si tratta probabilmente della canaletta di<br />

servizio alla strada sul lato ovest, nella fase<br />

corrispondente al rifacimento del piano<br />

stradale 1152.<br />

Uguale a 1156.<br />

Taglia 1159.<br />

Riemp<strong>it</strong>o da 1231B.


78 Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />

1231B (V) Riempimento a matrice limosabbiosa,<br />

di colore marrone-giallo, con<br />

presenza di pietrisco e frammenti di laterizi.<br />

Riempie 1231A.<br />

(M.F – I. M.)<br />

L’inizio dei lavori.


Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche 79<br />

La fine dello scavo.

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