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AD LIMITEM<br />
PAESAGGI D’ETÀ ROMANA<br />
NELLO SCAVO<br />
DEGLI ORTI DEL SAN FRANCESCO IN LUCCA<br />
a cura di<br />
Giulio Ciampoltrini
Mostra<br />
Lucca, Polveriera ex Caserma Lorenzini<br />
gennaio – giugno 2007<br />
a cura di<br />
Elisabetta Abela e Susanna Bianchini<br />
calco<br />
SACI s.r.l.<br />
ha collaborato alla mostra<br />
Laura Guidi<br />
una realizzazione HATHOR artemusicaspettacolo<br />
graphic designer Antonio Nardone<br />
Hanno partecipato allo scavo<br />
Elisabetta Abela, Susanna Bianchini, Serena Cenni<br />
Bianca Balducci, Irene Monacci, Maila Franceschini<br />
Sara Alberigi, Alessandro Giannoni<br />
Catalogo<br />
a cura di<br />
Giulio Ciampoltrini<br />
Fin<strong>it</strong>o di stampare<br />
nella Tipografia Menegazzo in Lucca<br />
Viale San Concordio 903<br />
gennaio 2007
Indice<br />
Abbreviazioni bibliografiche 6<br />
UGO GIURLANI, Presidente della Polis S.p.A.<br />
Premessa 7<br />
GIULIO CIAMPOLTRINI<br />
Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong>. Un paesaggio suburbano di Lucca romana<br />
dallo scavo degli Orti del San Francesco 9<br />
GIULIO CIAMPOLTRINI<br />
Paesaggi urbani e rurali di una colonia augustea 13<br />
I. I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 15<br />
II. Ordinati paesaggi: la centuriazione della piana di Lucca 31<br />
ELISABETTA ABELA – SUSANNA BIANCHINI<br />
Il kardo e i campi. Archeologia di un paesaggio lucchese d’età romana<br />
I. Tracce del paesaggio agrario suburbano d’età romana 43<br />
II. La strada romana: tecnica costruttiva e interventi di restauro 47<br />
GIULIO CIAMPOLTRINI<br />
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica in una colonia augustea dell’Etruria<br />
settentrionale. Considerazioni sui materiali dallo scavo del kardo degli Orti<br />
del San Francesco 59<br />
Appendice: le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />
(SERENA CENNI, MAILA FRANCESCHINI, IRENE MONACCI) 73
Abbreviazioni bibliografiche<br />
Agri divisi: Gli agri divisi di Lucca. Ricerche sull’insediamento negli agri centuriati di Lucca fra Tarda<br />
Repubblica e Tarda Antich<strong>it</strong>à, a cura di G. CIAMPOLTRINI, Siena 2004.<br />
Arpentage romain: G. CHOUQUER – F. FAVORY (con A. ROTH-CONGÈS), L’arpentage romain.<br />
Histore des textes – Dro<strong>it</strong> – Techniques, Paris 2001.<br />
CASTAGNOLI, Lucca: F. CASTAGNOLI, La centuriazione di Lucca, Studi Etruschi, XX, 1948, pp.<br />
285-291.<br />
CIAMPOLTRINI, Prima cerchia: G. CIAMPOLTRINI, Lucca: la prima cerchia, Lucca 1995.<br />
CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis: G. CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis. Un contributo<br />
per la storia della società lucchese fra I e II secolo d.C., Actum Luce, XVII, 1988, pp. 71-<br />
96.<br />
CIAMPOLTRINI – ANDREOTTI, Ponte del Botronchio: G. CIAMPOLTRINI – A. ANDREOTTI, Boscaioli,<br />
carrettieri, cacciatori. Il ponte del Botronchio di Orentano (Castelfranco di Sotto, Pisa),<br />
Rassegna di Archeologia, 18 B, 2001, pp. 145-173.<br />
CIAMPOLTRINI – RENDINI, Temi figurativi: G. CIAMPOLTRINI – P. RENDINI, Temi figurativi nelle<br />
terrecotte arch<strong>it</strong>ettoniche tardorepubblicane di Lucca, Ostraka, III, 1, 1994, pp. 61-72.<br />
Conspectus: Conspectus formarum terrae sigillatae Italico modo confectae, Bonn 1990.<br />
CVArr 2 : A. OXÉ – H. COMFORT – PH. KENRICK, Corpus Vasorum Arretinorum, Bonn 2000.<br />
Dimore dell’Auser: Le dimore dell’Auser. Archeologia arch<strong>it</strong>ettura ambiente dell’antico lago di Sesto,<br />
Lucca 2005.<br />
Giardini sepolti: I giardini sepolti. Lo scavo degli Orti del San Francesco in Lucca, a cura di G. CIAM-<br />
POLTRINI, Lucca 2005.<br />
Glarea stratae: Glarea stratae. Vie etrusche e romane nella piana di Lucca, a cura di G. CIAMPOLTRI-<br />
NI, Firenze 2006.<br />
In Silice: In Silice. Lo scavo della chiesa di San Ponziano in Lucca, a cura di G. CIAMPOLTRINI,<br />
Lucca 2006.<br />
KEPPIE, Colonisation: L. KEPPIE, Colonisation and veteran settlement in Italy, 47-14 B.C., Rome<br />
1983.<br />
Lachmann: Gromatici veteres ex recensione C. Lachmanni, diagrammata edid<strong>it</strong> A. Ruddorfius / Die<br />
Schriften der römischen Feldmesser, a cura di F. BLUME – K. LACHMANN – A. RUDDORF,<br />
Berolini 1848.<br />
La colonia e la montagna: La colonia e la montagna. Archeologia d’età augustea a Lucca e nella valle<br />
del Serchio, a cura di G. CIAMPOLTRINI, Ponte Buggianese 2006.<br />
SCHMIDT, Centuriazione romana: G. SCHMIDT, Atlante delle sedi umane in Italia. III. La centuriazione<br />
romana, Firenze 1989.
Premessa<br />
«Un proficuo cammino comune»: così si definiva, poco più di un anno fa, il percorso intrapreso<br />
dalla Polis S.p.A. d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana per<br />
far sì che il recupero urbanistico dell’area della ex Caserma Mazzini – di cui la costruzione di un<br />
parcheggio interrato non è che una componente – si trasformasse anche in un affascinante viaggio<br />
in un lembo del sottosuolo urbano e nella ricostruzione, attraverso l’archeologia, di dimenticati<br />
momenti della storia della c<strong>it</strong>tà.<br />
Il cammino è prosegu<strong>it</strong>o, da allora, con una successione di scoperte che hanno proiettato<br />
in un passato sempre più lontano i ‘giardini sepolti’ che comparivano nel t<strong>it</strong>olo della pubblicazione<br />
e della mostra che presentava al grande pubblico i risultati dei primi sei mesi dei lavori.<br />
I ‘giardini sepolti’ e riemersi nello scavo non si sono conclusi, infatti, con quelli rinascimentali<br />
voluti dai Francescani Osservanti al loro arrivo in Lucca nella seconda metà del Quattrocento.<br />
Strato dopo strato, allargando l’area dello scavo fino a raggiungere dimensioni decisamente<br />
impegnative per chi doveva coordinare la documentazione stratigrafica (oltre 16000 metri quadrati<br />
sono stati millimetricamente esplorati con metodo archeologico), sotto i Giardini degli Osservanti<br />
sono affiorati gli orti medievali. Infine, è emerso un paesaggio d’età romana in cui le tracce<br />
delle divisioni campestri si intrecciavano con i resti di attiv<strong>it</strong>à metallurgiche e – soprattutto –<br />
di una via di ghiaia che gli archeologi hanno proposto di riconoscere come kardo maximus della<br />
centuriazione lucchese d’età augustea.<br />
Nel momento in cui la prima fase di recupero dell’area si conclude con l’apertura al pubblico<br />
di un nuovo ‘giardino’, che intende evocare nel nome l’affascinante Giardino degli Osservanti,<br />
la Polis ha voluto accogliere l’inv<strong>it</strong>o della Soprintendenza e completare il lavoro intrapreso<br />
nel dicembre del 2005 con la mostra ‘I giardini sepolti’, rendendo disponibili anche i risultati degli<br />
scavi del 2006 in una mostra e con un volume.<br />
Ancora una volta i locali della Polveriera della ex Caserma Lorenzini, compresi all’interno<br />
di uno spazio gest<strong>it</strong>o dalla Polis stessa, si sono resi disponibili – grazie al Comune di Lucca – ad<br />
accogliere i materiali archeologici rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i dallo scavo, in una cornice che li renda fruibili al pubblico.<br />
L’asse portante della mostra è il calco della via di ghiaia, che integra la suggestione delle<br />
immagini dello scavo e dei reperti.<br />
Si deve serenamente ammettere che lo scopo primario dell’intervento nella ex Caserma<br />
Mazzini non era recuperare la storia di un pezzo di campagna lucchese divenuto c<strong>it</strong>tà nel Medioevo;<br />
con altrettanta franchezza, si deve però sottolineare che questo risultato non è stato solo effetto<br />
dei vincoli di tutela del patrimonio archeologico.<br />
Infatti, la presenza sul cantiere di un gruppo di archeologhe entusiaste e piene di passione<br />
non poteva non essere contagiosa anche per tutte le maestranze che hanno partecipato alla fatica<br />
e all’impegno dello scavo, dai tecnici della Polis fino ai vari livelli delle imprese esecutrici del lavoro.<br />
I momenti di stanchezza e di stress non sono naturalmente mancati, ma, alla fine,<br />
l’impegno comune e la condivisione degli obiettivi hanno consent<strong>it</strong>o di rispettare i tempi di realizzazione<br />
dell’opera senza che questo significasse trascurare il più sottile degli strati archeologici<br />
che apparivano nello scavo.<br />
Aver r<strong>it</strong>rovato paesaggi sepolti ed averli saputi ricomporre è certamente importante, cost<strong>it</strong>uisce<br />
un arricchimento significativo della storia di Lucca e, in prospettiva, della dotazione museale<br />
della c<strong>it</strong>tà.<br />
Ma altrettanto importante è aver dimostrato che una serena collaborazione può coniugare<br />
passato e presente, salvaguardia delle memorie sepolte e proiezione di una c<strong>it</strong>tà in un’innovazione<br />
che trovi proprio dal radicamento nel passato la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à più genuina: i rinati Giardini degli Osservanti<br />
ne sono – così ci si augura – una dimostrazione.<br />
dott. Ugo Giurlani<br />
Presidente Polis S.p.A.
Giulio Ciampoltrini<br />
AD LIMITEM.<br />
UN PAESAGGIO SUBURBANO DI LUCCA ROMANA<br />
DALLO SCAVO DEGLI ORTI DEL SAN FRANCESCO<br />
Uno scambio di terreni fra Andrea, figlio del defunto gastaldo Pietro, e il vescovo di Lucca<br />
Geremia, getta nell’856 un fascio di luce sul paesaggio del suburbio di Lucca cresciuto nella contrada<br />
di Cipriano, al di fuori della porta orientale della c<strong>it</strong>tà, intorno all’asse viario che, ered<strong>it</strong>ando<br />
anche fisicamente le strutture della via romana che da Lucca portava a Firenze, conservava la<br />
v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à che nel secolo precedente era stata esaltata dalla fondazione di due chiese, promosse da<br />
due delle massime famiglie della Lucca longobarda, e rispettivamente dedicate a San Michele –<br />
oggi ripetuta dal San Micheletto – e a San Bartolomeo – oggi sepolto sotto il San Ponziano 1 .<br />
Andrea cede al vescovato due appezzamenti posti prope Silice, quindi verosimilmente lungo<br />
il tracciato inghiaiato della strada romana, e riceve in cambio un pezzo di terra posto prope Cipriano,<br />
ad Lim<strong>it</strong>e 2 .<br />
Limes ha un vasto campo di accezioni, ma è anche il termine ‘tecnico’ che indica una via<br />
del sistema centuriale, il reticolato di strade e altre opere infrastrutturali (canali, fossati) che nel<br />
mondo romano è base catastale per l’assegnazione di terre e, spesso, anche delle opere di bonifica<br />
indispensabili per consentire un’equa assegnazione o distribuzione di terre. Che nel caso della local<strong>it</strong>à<br />
ad Lim<strong>it</strong>e(m) (recuperando la desinenza perduta nel latino altomedievale) in Cipriano questa<br />
sia l’origine del toponimo ancora conservato nell’Alto Medioevo era stato dimostrato dalla<br />
ricostruzione della centuriazione della colonia Lucensis che Ferdinando Castagnoli aveva potuto<br />
proporre già negli anni Quaranta del Novecento 3 , e che vedeva correre il primo kardo a est del<br />
kardo maximus della centuriazione – segnato in sovrapposizione del kardo maximus della c<strong>it</strong>tà, ripetuto<br />
da Via Fillungo – proprio all’altezza della chiesa di San Ponziano, già San Bartolomeo<br />
prope Silice.<br />
La lunga avventura dello scavo degli antichi Orti del San Francesco, sepolti e quasi dimenticati<br />
dapprima nei piazzali della caserma Mazzini, e poi in un anonimo parcheggio sterrato, iniziata<br />
nel 2005 per fare di un’imponente opera di riqualificazione urbana anche un significativo<br />
momento di recupero di pagine perdute della storia lucchese, aveva già dato intense emozioni al<br />
gruppo di archeologi (o meglio: archeologhe) che fra l’estate e l’autunno del 2005 aveva riportato<br />
alla luce le tracce dei rinascimentali Giardini degli Osservanti, sepolti a loro volta sotto gli orti<br />
dei Francescani del Seicento e del Settecento 4 .<br />
Nell’inverno del 2006 erano emerse le vicende del suburbio medievale di Tracchiassi, luogo<br />
di un’‘arte del fuoco e della terra’ come la produzione dei mattoni – indispensabile alla compiuta<br />
cresc<strong>it</strong>a della c<strong>it</strong>tà romanica 5 , ma proprio per i rischi del fuoco da mantenere all’esterno dello<br />
spazio urbano – e poi del primo orto del San Francesco, sede anche delle attiv<strong>it</strong>à di cantiere che<br />
ancora per gran parte del Trecento avevano accompagnato il compimento della grande opera della<br />
chiesa e del convento.<br />
1 Si rinvia a In silice, pp. 13 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
2 Materiali e documenti per servire all’Istoria del Ducato di Lucca, V, 2, a cura di D. BARSOCCHINI, Lucca<br />
1837, pp. 439 s., n. 730.<br />
3 CASTAGNOLI, Lucca.<br />
4 Una prima presentazione in Giardini sepolti; sintesi in G. CIAMPOLTRINI – C. SPATARO, Area della<br />
ex Caserma Mazzini, già Orti del San Francesco; I servizi del San Francesco in età moderna (XVI-XVIII<br />
secolo), Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, 1, 2005, pp. 31 ss.<br />
5 Per queste G. CIAMPOLTRINI, Archeologia lucchese d’età comunale: le mua urbiche e le terre nuove, Archeologia<br />
Medievale, XXIV, 1997, pp. 455 ss.
10 Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong><br />
L’area dello scavo al termine dei lavori, vista da sud.
Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong> 11<br />
A queste si intrecciava, nel settore meridionale del complesso, la storia di una comun<strong>it</strong>à<br />
che nel San Francesco aveva trovato un punto di riferimento spir<strong>it</strong>uale tanto intenso da cercare<br />
l’estremo riposo proprio negli spazi adiacenti alla chiesa, in particolare nei momenti terribili delle<br />
pestilenze e delle morie del Tardo Medioevo – le frecce scagliate dagli angeli saettanti o le falci<br />
ag<strong>it</strong>ate dai diavoli delle miniature del Sercambi 6 .<br />
Sul finire dell’inverno lo scavo si stava esaurendo sui sedimenti di ghiaie ‘geologici’, e si stava<br />
ormai ammettendo che le cave di argilla aperte nell’area stessa delle fornaci di laterizi dovevano<br />
aver ridotto le stratificazioni d’età romana ai minimi lacerti di opere agrarie che in qualche<br />
punto era stato possibile cogliere al di sotto delle canalizzazioni medievali e rinascimentali. Ma<br />
nella primavera proprio l’ultimo saggio portava in luce, singolarmente conservata, al margine orientale<br />
dell’area esplorata, una ‘strada di ghiaia’ – una via glareata – che l’orientamento indicava<br />
compresa nel sistema della centuriazione romana (un limes, dunque), e che le stratificazioni connesse<br />
ai suoi rifacimenti permettevano di datare con precisione all’età augustea: era il kardo – la<br />
via orientata nord-sud del sistema centuriale – che diveniva poco più a sud il lim<strong>it</strong>e del documento<br />
dell’856.<br />
All’entusiasmo della scoperta si accompagnano di norma, nell’attiv<strong>it</strong>à dell’archeologo, la fatica<br />
e il tedio dell’interpretazione.<br />
Nel caso della glareata degli Orti del San Francesco, invece, l’analisi dei dati accumulati in<br />
poche settimane di lavoro, che avevano visto le appassionate fatiche delle archeologhe (in rigoroso<br />
ordine alfabetico: Elisabetta Abela, Bianca Balducci, Susanna Bianchini, Serena Cenni, Maila<br />
Franceschini, Irene Monacci), assecondate dalla pazienza delle maestranze della Terra, Uomini,<br />
Ambiente, e dalla consueta disponibil<strong>it</strong>à di tutte le componenti della Polis S.p.A. impegnate nei<br />
lavori, ha portato a scoperte ancor più emozionanti di quelle offerte dal ‘m<strong>it</strong>ico’ momento dello<br />
scavo.<br />
Riportata sulla cartografia oggi disponibile, la Carta Tecnica della Regione Toscana, in scala<br />
al 2.000 e al 10.000, infin<strong>it</strong>amente più raffinata di quella che aveva consent<strong>it</strong>o al Castagnoli la<br />
sua sintesi magistrale, la via degli Orti del San Francesco si rivelava spostata di qualche decina di<br />
metri rispetto a quanto ci si sarebbe atteso, ma perfettamente inser<strong>it</strong>a in un quadrettato ‘canonico’<br />
– con lato di m 710, quindi – in cui ricadevano altri frammenti della grandiosa opera di bonifica<br />
della centuriazione, come il Rio di Vorno o il fosso della Formica.<br />
Non solo: seguendo le indicazioni della manualistica agrimensoria romana si doveva escludere<br />
che la via fosse un limes ‘normale’ – subruncivus, come suona il termine tecnico. L’ampiezza<br />
superst<strong>it</strong>e o comunque documentata portava infatti, inev<strong>it</strong>abilmente, ad interpretarla come kardo<br />
maximus, l’asse nord-sud del sistema della centuriazione di Lucca, ortogonale ad un asse est-ovest<br />
che è segnato dal lato meridionale delle mura, oggi tracciato da Corso Garibaldi.<br />
Le informazioni offerte dal corpus dei gromatici romani, per il caso di centuriazioni tracciate<br />
nel terr<strong>it</strong>orio di c<strong>it</strong>tà già provviste di mura, consentivano di confortare la proposta.<br />
Alla storia della nasc<strong>it</strong>a di una colonia augustea dell’Etruria settentrionale narrata da una<br />
via di ghiaia si intrecciavano le storie raccontate dai materiali – i traffici e i consumi di beni alimentari,<br />
le attiv<strong>it</strong>à dei fabbri – e, soprattutto, la storia di crisi ecologiche dovute a fattori climatici<br />
che era possibile recuperare anche nell’evidenza storiografica, in sincronismo con la sequenza<br />
di alluvioni del Tevere dei primi decenni del I secolo d.C. ricordate da Dione Cassio e da Tac<strong>it</strong>o.<br />
Grazie alla disponibil<strong>it</strong>à di un ambiente ‘polivalente’ come la ex polveriera della Caserma<br />
Lorenzini, messa a disposizione dal Comune di Lucca come depos<strong>it</strong>o archeologico attrezzato, e<br />
al supporto garant<strong>it</strong>o dalla Polis S.p.A., anche con la realizzazione del calco di un tratto della glareata,<br />
esegu<strong>it</strong>o dalla S.A.C.I. s.r.l., è stato possibile presentare queste storie al pubblico che<br />
nell’archeologia non cerca solo o tanto lo stupore del meraviglioso e della scoperta, ma anche e<br />
soprattutto la concretezza di un’analisi che si proponga di ricomporre le tracce lasciate nella terra<br />
6 G. SERCAMBI, Le illustrazioni delle Croniche nel codice Lucchese, con commenti storico ed artistico di<br />
O. BANTI e M.L. TESTI CRISTIANI, Genova 1978, p. 154, n. 381; p. 209, n. 490
12 Ad <strong>lim<strong>it</strong>em</strong><br />
in uno scenario in cui la v<strong>it</strong>a quotidiana di una ‘colonia’ dell’Etruria settentrionale riesca ad intrecciarsi<br />
con la ‘grande storia’ dell’impero augusteo.
Giulio Ciampoltrini<br />
PAESAGGI URBANI E RURALI DI UNA COLONIA AUGUSTEA<br />
L’iscrizione – oggi ai Musei Vaticani – posta dalla figlia Memmia sul monumento funerario<br />
del padre L. Memmius C. f. ne ripercorre alla prima linea, nell’asciutto stile del cursus honorum, la<br />
carriera senatoria, conclusa al raggiungimento della pretura, dopo la questura e il tribunato della<br />
plebe; il corpo dell’iscrizione dà maggiore ‘visibil<strong>it</strong>à’ agli altri incarichi coperti da Lucio Memmio,<br />
e, fra questi, con le due linee che ne precisano la natura, alla carica di praefectus leg(ionum)<br />
XXVI et VII Lucae ad agros dividundos 1 :<br />
L(ucius) Memmius C(ai) f(ilius) Gal(eria tribu) q(uaestor) tr(ibunus plebis) pr(aetor)<br />
frumenti cur(ator) ex s(enatus) c(onsulto)<br />
praefectus leg(ionum) XXVI et VII<br />
Lucae ad agros dividundos<br />
pontifex Albanus<br />
Memmia filia testamento suo fieri iuss<strong>it</strong>.<br />
La deduzione di una colonia formata dai veterani di due legioni delle guerre del secondo<br />
triumvirato, la XXVI e la VII, è dunque indicata con il termine ‘tecnico’ di agrorum divisio 2 , e<br />
trova nel senatore Lucio Memmio una sorta di ‘fondatore’, la cui opera deve essere posta fra gli<br />
anni successivi alla battaglia di Filippi (41 a.C.) e di Azio (30 a.C.); probabilmente dopo questo<br />
secondo evento, come argomenta Keppie 3 .<br />
Lucca condivide dunque, in questo volgere di tempo, la sorte dell’intera Etruria settentrionale,<br />
che viene drasticamente trasformata nel paesaggio agrario da centuriazioni che coprono<br />
pressoché senza eccezione le pianure del Valdarno e del pedemonte appenninico, e riorganizzano<br />
o rimodulano anche la rete delle c<strong>it</strong>tà 4 . La deduzione di una colonia a Florentia, defin<strong>it</strong>ivamente<br />
assegnata all’età augustea dai dati dei nuovi scavi 5 , offre un punto di riferimento essenziale al<br />
nuovo assetto dell’Etruria settentrionale, con un polo urbano che controlla uno snodo <strong>it</strong>inerario<br />
cruciale; le dimensioni della colonia sono tali che la centuriazione deve estendersi, seppure con<br />
diverso orientamento, anche nel terr<strong>it</strong>orio della vicina Pistoia, che mantiene lo status di municipium<br />
6 .<br />
A Pisa, la colonia Iulia Opsequens Pisana svolge un ruolo portuale fondamentale, al termine<br />
delle vie d’acqua – l’Arno e l’Auser/Serchio – essenziali non solo al nuovo aspetto della regione,<br />
ma anche ad assicurare il rifornimento a Roma del materiale da costruzione (pietra e legname)<br />
forn<strong>it</strong>o dall’Etruria settentrionale, indispensabile ai progetti urbanistici di Augusto, come emerge<br />
1 CIL VI, 1460 = XIV, 2264; su di lui, Real-Encyclopädie der classischen Altertumwissenschaft, XV, 1,<br />
col. 621, s.v. Memmius (15) (F. MILTNER); KEPPIE, Colonisation, pp. 174 ss.<br />
2 Arpentage romain, pp. 408 e 426.<br />
3 KEPPIE, Colonisation, pp. 174 ss.<br />
4 G. CIAMPOLTRINI, Note sulla colonizzazione augustea nell’Etruria settentrionale, Studi Classici e Orientali,<br />
30, 1981, pp. 44 ss.; SCHMIDT, Centuriazione romana, tavv. XXVII-XXXIV.<br />
5 Si veda G. DE MARINIS, Firenze: archeologia e storia dell’insediamento urbano. I. Un profilo di sviluppo,<br />
in Alle origini di Firenze. Dalla preistoria alla c<strong>it</strong>tà romana, a cura di G. CAPECCHI, Firenze 1996,<br />
pp. 36 ss., in particolare pp. 38 ss.<br />
6 Per gli aspetti archeologici, da ultimo G. CIAMPOLTRINI – E. PIERI – F. FABBRI – A. CATAPANO,<br />
Paesaggi perduti della Valdinievole. Materiali per l’insediamento etrusco e romano nel terr<strong>it</strong>orio di Monsummano<br />
Terme, Rassegna di Archeologia, 17, 2000, pp. 255 ss., in particolare pp. 260 ss.
14 Paesaggi urbani e rurali<br />
indirettamente dalle pagine di Strabone 7 . L’ampio entroterra, fino al basso corso dell’Era, viene<br />
reso disponibile allo sfruttamento agricolo con un’imponente centuriazione, il cui ruolo anche di<br />
opera di bonifica è palese 8 .<br />
Fig. 1. La pertica di Lucca: in grigio le pianure con tracce di centuriazione.<br />
Come Volaterrae, che con una colonia Augusta (quindi posteriore al 27 a.C.) riceve coloni,<br />
almeno nelle piane della Valdera e forse della Valdelsa 9 , Lucca sembra destinata soprattutto ad<br />
accogliere i veterani – di due legioni, quindi certamente in numero di alcune migliaia – nei suoi<br />
vasti terr<strong>it</strong>ori pianeggianti. La pertica – termine ‘tecnico’ per l’insieme del terr<strong>it</strong>orio centuriato –<br />
di Lucca, in effetti, doveva comprendere non solo la piana dell’Auser, ma anche la fascia pianeggiante<br />
che si distende tra le colline di Montecarlo, il Montalbano, l’Arno (fig. 1): due distinte<br />
centuriazioni sono ricomponibili nel terr<strong>it</strong>orio di Monsummano 10 e fra Arno e Arme, l’emissario<br />
del sistema fluviale formato dalla Nievole e dalle due Pescie 11 .<br />
7 STRABO, V, 2, 5; G. CIAMPOLTRINI, Note per l’epigrafia di Populonia augustea, Rassegna di Archeologia,<br />
12, 1994-1995, pp. 591 ss.<br />
8 G. CIAMPOLTRINI, Un rilievo funerario d’età augustea dalla Bassa Valdera, Prospettiva, 108, 2002,<br />
pp. 84 ss.; più in generale, ID., Il terr<strong>it</strong>orio in età romana, in Pontedera dalle prime testimonianze al<br />
Quattrocento, Pisa 2004, pp. 55 ss., in particolare pp. 60 ss.<br />
9 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 60 ss.; per l’evidenza epigrafica da Montecatini Val di<br />
Cecina, che ha offerto una risolutiva conferma a Liber Coloniarum, pp. 214 s. Lachmann, si veda M.<br />
MUNZI – N. TERRENATO, La colonia di Volterra. La prima attestazione epigrafica ed il quadro archeologico,<br />
Ostraka, III, 1, 1994, pp. 31 ss.<br />
10 CIAMPOLTRINI et alii, art. c<strong>it</strong>. (nota 6), pp. 260 ss.<br />
11 Su questa centuriazione, da ultimo Agri divisi, pp. 79 ss. (G. CIAMPOLTRINI).
I. I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Se Florentia si rivela, grazie alla crescente consistenza della documentazione archeologica,<br />
una tipica c<strong>it</strong>tà augustea, nel rapporto organico fra c<strong>it</strong>tà e e terr<strong>it</strong>orio e nell’applicazione degli<br />
schemi urbanistici e arch<strong>it</strong>ettonici, anche Lucca manifesta i segni della ‘rifondazione’ coloniale<br />
non solo nel terr<strong>it</strong>orio, ma anche nel tessuto urbano (fig. 2).<br />
Nonostante l’esaltazione della pax assicurata dall’ordine augusteo sia uno dei temi conduttori<br />
della propaganda imperiale, Florentia è immediatamente dotata di una cinta muraria, in laterizio,<br />
che ne asseconda la costruzione con un circu<strong>it</strong>o turr<strong>it</strong>o, in cui si aprono porte adeguate alle<br />
esigenze poliorcetiche maturate nel cinquantennio delle guerre civili 12 . Le mura sono essenziali<br />
non solo per assicurare il decoro della fondazione, nello spir<strong>it</strong>o ‘v<strong>it</strong>ruviano’, ma anche perché la<br />
colonia ha evidentemente un ruolo strategico, non tanto nei confronti di remoti nemici esterni,<br />
quanto piuttosto come piazzaforte, affidata al lealismo dei veterani e alla loro devozione<br />
all’imperatore e alla sua casa, contro possibili antagonisti interni del potere di Augusto; la posizione<br />
all’incrocio con l’Arno delle vie di terra che attraversano l’Etruria interna ne fa ovviamente<br />
la ‘base’ ideale per il controllo dell’intera regione.<br />
Fig. 2. Rinnovamenti urbanistici d’età augustea a Lucca: i monumenti.<br />
12 DE MARINIS, art. c<strong>it</strong>. (nota 5), pp. 38 ss.
16 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Lucca era già provvista, dalla fondazione come colonia Latina, nel 180 a.C. 13 , di una cerchia<br />
di mura comunque adeguata al tono urbano.<br />
È possibile, tuttavia, che gli eventi alluvionali succedutisi fra II e I secolo a.C. 14 ne avessero<br />
compromesso l’efficienza, almeno in alcuni tratti. L’altrimenti oscuro cenno di Lucano<br />
all’aruspice Arruns, convocato all’inizio del confl<strong>it</strong>to tra Pompeo e Cesare dalle deserta moenia<br />
Lucae 15 , troverebbe in questa luce una possibile chiave di interpretazione, anche se la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à di<br />
Lucca negli estremi anni della Repubblica che traspare dalla scelta come sede per l’incontro del<br />
primo triumvirato, nel 55 a.C., e dalla commendatizia di Cicerone per il maggiorente c<strong>it</strong>tadino<br />
L. Castronius Paetus, nel 46 a.C. 16 , parrebbe incompatibile con il disinteresse delle strutture amministrative<br />
c<strong>it</strong>tadine per le mura, essenziali nei tormentati anni delle guerre civili, tanto più che<br />
alle lotte tra fazioni si intrecciava un disagio sociale tale da generare il brigantaggio che<br />
nell’Etruria centro-settentrionale aveva assunto le forme acute che sono indirettamente testimoniate<br />
dal numero dei ripostigli monetali di questi anni 17 .<br />
L’evidenza archeologica, tuttavia, segnala almeno due casi di intervento sulle mura nella<br />
prima età augustea.<br />
Sul lato meridionale, nell’area del San Girolamo (fig. 2, A 1; 3), alle mura viene addossato<br />
un reticolato di strutture in ciottoli legati da malta (31, 29, 210-213) che forma l’ossatura di un<br />
terrapieno solidamente datato alla media età augustea, probabilmente entro il 10 a.C., dalla cospicua<br />
componente ceramica alternata all’inerte terroso (22-24-28-30, 214-215) 18 .<br />
La struttura pare una variante, probabilmente applicata anche nella colonia augustea di Aosta,<br />
dell’ord<strong>it</strong>o di consolidamento del terrapieno delle mura previsto da V<strong>it</strong>ruvio con uno schema<br />
‘a denti di sega’ (pectinatim … quemadmodum serrae dentes solent esse) 19 , ed è dunque immediata<br />
l’ipotesi di riconoscervi un’opera di restauro, o di irrobustimento, di un tratto contiguo alla porta<br />
urbica meridionale. Resta altrettanto valida la possibil<strong>it</strong>à che il terrapieno potesse fungere da<br />
base per opere perdute, come – ad esempio – un castellum aquarum, se si volesse ricorrere al modello<br />
offerto dalle strutture erette a ridosso della porta meridionale di Firenze 20 .<br />
13 Per questo, da ultimo G. CIAMPOLTRINI, Culture in contatto. Etruschi, Liguri, Romani nella valle del<br />
Serchio fra IV e II secolo a.C., in I Liguri della Valle del Serchio fra Etruschi e Romani. Nuovi dati e prospettive<br />
di valorizzazione, Atti del Convegno Lucca 8 ottobre 2004, a cura di G. CIAMPOLTRINI, Lucca<br />
2005, pp. 48 ss.; sulle mura, CIAMPOLTRINI, Prima cerchia.<br />
14 Una peculiare evidenza per questi è offerta dallo scavo in local<strong>it</strong>à Alle Cascine di Capannori (Lucca);<br />
lavori 2006 per la costruzione del nuovo casello autostradale di Capannori, diretti dallo scrivente.<br />
15 LUCANI, Pharsalia, I, vv. 584 ss.: placu<strong>it</strong> Tuscos de more uetusto acciri uates. / quorum qui maximus aeuo<br />
/ Arruns incolu<strong>it</strong> desertae moenia Lucae.<br />
16 CICERO, Epistulae, Ad familiares, I, XIII: Ad Brutum: L. Castronius Paetus, longe princeps municipii<br />
Lucensis, est honestus, gravis, plenus officii, bonus plane vir et quum virtutibus, tum etiam fortuna, si quid<br />
hoc ad rem pertinet, ornatus; meus autem est familiarissimus, sic prorsus, ut nostri ordinis observet neminem<br />
diligentius; quare ut et meum amicum et tua dignum amic<strong>it</strong>ia tibi commendo: cui quibuscumque rebus<br />
commodaveris, tibi profecto iucundum, mihi certe er<strong>it</strong> gratum. Vale.<br />
17 G. CIAMPOLTRINI, «In un monticello fra la c<strong>it</strong>tà di Massa e Populonia». La coppa di C. Valerius Naso<br />
(CIL XI, 8126) e il ripostiglio “Gavorrano 1873”, Rassegna di Archeologia, 20 B, 2003, pp. 143 ss.,<br />
in particolare p. 153, anche per il ripostiglio dal Comp<strong>it</strong>ese, r<strong>it</strong>rovato nel 1874, e deposto intorno al<br />
55 a.C.<br />
18 La colonia e la montagna, pp. 74 ss. (G. CIAMPOLTRINI – E. ABELA).<br />
19 VITRUVI, De Arch<strong>it</strong>ectura, I, 5, 7: Item interiore parte substructionis fundamentum distans ab exteriore<br />
introrsus amplo spatio, <strong>it</strong>a uti cohortes possint quemadmodum in acie instructae ad defendendum supra<br />
lat<strong>it</strong>udinem aggeris consistere. Cum autem fundamenta <strong>it</strong>a distantia inter se fuerint const<strong>it</strong>uta, tunc inter<br />
ea alia transversa, coniuncta exteriori et interiori fundamento, pectinatim dispos<strong>it</strong>a quemadmodum serrae<br />
dentes solent esse conlocentur; cum enim sic er<strong>it</strong> factum, tunc <strong>it</strong>a oneris terreni magn<strong>it</strong>udo distributa in<br />
parvas partes; neque universa pondere premens poter<strong>it</strong> ulla ratione extrudere muri substructiones.<br />
20 Per questa G. MAETZKE, Firenze. Scavi nella zona di Por Santa Maria, Notizie Scavi, 1948, pp. 71<br />
ss.; da ultimo P. RENDINI, Scavi nei depos<strong>it</strong>i: il sectile di Firenze (r<strong>it</strong>rovato) e i mosaici della valle<br />
dell’Albegna, in Atti del IX Colloquio AISCOM (Aosta 2003), a cura di C. ANGELELLI, Ravenna<br />
2004, pp. 191 ss.
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 17<br />
Fig. 3. Le strutture d’età augustea nell’area del San Girolamo.<br />
Fig. 4. L’area di scavo<br />
nel palazzo dei<br />
Nobili.
18 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Fig. 5. Veduta dello scavo nell’ambiente 3 del palazzo dei Nobili.<br />
Fig. 6. Bronzo di C. Clovius per la terza d<strong>it</strong>tatura di Cesare, dalla US 9 dello scavo<br />
del palazzo dei Nobili.
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 19<br />
L’ipotesi di una sistematica opera di ‘revisione’ del circu<strong>it</strong>o murario è comunque confortata<br />
dalle indicazioni dello scavo condotto nel 2006 nell’area del palazzo dei Nobili, sul lato settentrionale<br />
della cerchia (fig. 2, A 2; 4-5) 21 .<br />
Il circu<strong>it</strong>o murario tardorepubblicano, conservato nello zoccolo di base in calcare, è costeggiato<br />
all’esterno da una via glareata (fig. 4, 9) la cui frequentazione si protrae fino allo scorcio<br />
finale del I secolo a.C.: un freschissimo bronzo di C. Clovius, praefectus di Cesare nella sua terza<br />
d<strong>it</strong>tatura, del 45 a.C. (fig. 6) 22 , fin<strong>it</strong>o inglobato fra la terra e i ciottoli del manto stradale, concede<br />
infatti un termine cronologico assoluto coerente con i frammenti di ceramica a vernice nera<br />
cui è associato.<br />
Si deve dunque porre negli anni del triumvirato o nella prima età augustea la costruzione<br />
della struttura (15) che taglia la glareata 9, formata da un paramento di liste e blocchi di arenaria<br />
giallastra, probabilmente delle cave di Guamo, legati da terra e da povera malta, disposti su filari<br />
tendenzialmente regolari, progressivamente aggettanti, e emplecton di terra e scaglie della lavorazione<br />
della pietra stessa.<br />
La struttura, risparmiata solo per brevissimo tratto dalle trasformazioni medievali e rinascimentali<br />
dell’area, si innesta obliquamente sul filo delle mura, e parrebbe aver piuttosto il ruolo<br />
di paramento del terrapieno – soprattutto di ghiaie (16) – che copre anche, per un brevissimo<br />
tratto, proprio in corrispondenza dell’innesto delle due strutture, lo zoccolo delle mura. La sua<br />
v<strong>it</strong>a, d’altronde, sembra assai breve, giacché i livellamenti limosi che la coprono (6, 8) rest<strong>it</strong>uiscono<br />
sigillate databili ancora entro l’età augustea, e comunque non oltre i primi decenni del I<br />
secolo d.C.<br />
Pur nell’enigmatic<strong>it</strong>à della sequenza, l’ipotesi più immediata è che la struttura 15 altro non<br />
sia che il paramento esterno di un’opera di risarcimento dell’ord<strong>it</strong>o murario – affidata soprattutto<br />
alla potenza del terrapieno – in un punto del tracciato particolarmente sensibile, in corrispondenza<br />
della concav<strong>it</strong>à del lato settentrionale che è tradizionalmente correlata alla contigu<strong>it</strong>à delle<br />
mura ad un braccio dell’Auser. L’ipotesi che un evento alluvionale, cui offrirebbero un terminus<br />
post quem i materiali inglobati nella glareata, abbia compromesso il paramento delle mura, e che<br />
si sia ovviato ricucendo provvisoriamente il tracciato con un avancorpo che poteva anche fungere<br />
da torre, o almeno da base per macchine ossidionali, è quanto meno suggestiva; la datazione<br />
all’età augustea è coerente anche con la tecnica muraria. Esaur<strong>it</strong>o il comp<strong>it</strong>o, forse dopo un più<br />
organico ‘restauro’ del circu<strong>it</strong>o murario, l’avancorpo affidato alla struttura 15 poté essere smantellato,<br />
tanto che una nuova via glareata (13) va almeno in parte a sovrapporglisi, recuperando il<br />
ruolo della glareata extramuranea 9.<br />
L’impegno rivolto al circu<strong>it</strong>o murario potrebbe indicare che anche Lucca – seppure in scala<br />
minore rispetto a Firenze – era compresa nella strategia augustea di controllo ‘interno’ del terr<strong>it</strong>orio<br />
affidata al lealismo dei veterani.<br />
Il rilievo della c<strong>it</strong>tà come terminale a sud degli Appennini di vie di valico traspare dalla<br />
scelta come sede del convegno triumvirale del 55 a.C.; l’evidenza archeologica, offerta dallo scavo<br />
del s<strong>it</strong>o della Murella di Castelnuovo di Garfagnana, per il consolidamento nella prima età augustea<br />
dell’<strong>it</strong>inerario transappenninico che attraverso la valle del Serchio raccordava la rete <strong>it</strong>ineraria<br />
dell’Etruria settentrionale a quella della Pianura Padana 23 rende plausibile uno scenario che<br />
vede Lucca acquisire in questo torno di tempo il ruolo di crocevia <strong>it</strong>inerario cui dovrà tanta parte<br />
della sua fortuna nella Tarda Antich<strong>it</strong>à e nel Medioevo.<br />
21 Opere propedeutiche al restauro e al recupero dell’ex sede della Banca d’Italia, con la direzione dello<br />
scrivente, e la collaborazione di Elisabetta Abela e Serena Cenni.<br />
22 M.H. CRAWFORD, Roman Republican Coinage, Cambridge 1974, p. 486, n. 476/1b (per il particolare<br />
della stella); A. BANTI – L. SIMONETTI, Corpus Nummorum Romanorum, I, Firenze 1972, pp.<br />
122 s., n. 176, As vel Dupondius: D/ caesar dic ter; busto alato e drappeggiato a d. della Victoria, con<br />
collana e stella nel campo a sn.; R/ c clovi praef; Minerva gradiente a s. con trofeo.<br />
23 La colonia e la montagna, pp. 57 ss. (G. CIAMPOLTRINI – P. NOTINI – C. SPATARO).
20 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
I materiali progressivamente accumulati da venticinque anni di archeologia urbana aprono<br />
qualche scorcio di luce anche sulla ridefinizione augustea del cuore della c<strong>it</strong>tà, il Foro.<br />
Dalla sequenza di scavi condotti sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso nella sede<br />
della Banca Nazionale del Lavoro, sul lato occidentale della Piazza San Michele (fig. 2, B), e per<br />
una singolare serie di coincidenze anche negli edifici contigui, è emerso un arcipelago di frammenti<br />
di strutture che permette almeno a grandi linee di tratteggiare la dinamica degli edifici<br />
pubblici, dalla tarda età repubblicana 24 alla riorganizzazione monumentale d’età augustea 25 .<br />
La coerenza tipologica delle strutture e la datazione offerta dalle sequenze stratigrafiche<br />
hanno inv<strong>it</strong>ato a ricomporre i lacerti di mura e pavimentazioni nello schema di uno dei più fortunati<br />
tipi urbanistico-arch<strong>it</strong>ettonici dell’età augustea, il criptoportico che modula lo spazio in<br />
cui spicca il tempio (fig. 7) 26 .<br />
Il criptoportico di Aosta (fig. 8) – per non c<strong>it</strong>are che uno dei casi distribu<strong>it</strong>i fra le fondazioni<br />
augustee d’Italia, Gallia, Spagna – propone un modello convincente per interpretare il<br />
complesso di strutture che fu esplorato lungo Via di Poggio (fig. 9) come lato meridionale di un<br />
criptoportico caratterizzato dal paramento esterno di blocchi di calcare, inglobati nelle fondazioni<br />
(112), e da strutture cementizie (111, 23-63) legate da un terrapieno consolidato da gettate<br />
di malta (103, 106).<br />
L’edificio seppellisce i rel<strong>it</strong>ti di una struttura tardorepubblicana in blocchi di calcare cavernoso<br />
(113), disposta con un orientamento rigorosamente est-ovest, che si discosta da quello<br />
delle strutture augustee, leggermente declinante verso sud, e proprio dell’assetto urbano che è<br />
ancora ripetuto da Lucca.<br />
Dell’area modulata dal criptoportico era leggibile in questo settore essenzialmente un lembo<br />
di pavimentazione in blocchi di marmo (5), pertinente – come conferma la canalizzazione che<br />
corre in parallelo al margine occidentale – all’angolo sud-occidentale dell’ambiente, verosimilmente<br />
scoperto, chiuso dalla struttura 29, che doveva immettere nel cortile in cui sorgeva<br />
l’edificio templare riconosciuto negli interrati del settore settentrionale dell’isolato.<br />
L’elevato, superst<strong>it</strong>e nell’angolo nord-orientale perché inglobato nelle fondazioni di edifici<br />
medievali e rinascimentali (fig. 10, 104), è caratterizzato da un paramento di blocchetti di calcare<br />
parallelepipedi, disposti su filari tendenzialmente regolari ed esaltati dall’opera di stilatura (fig.<br />
11); è coerente con la datazione all’età augustea proposta dalla sequenza stratigrafica riconosciuta<br />
sul fianco settentrionale, che rest<strong>it</strong>uisce materiali riconducibili agli anni intorno al 30-20 a.C.,<br />
e con i rel<strong>it</strong>ti del rivestimento marmoreo, che offrono un’inequivocabile conferma all’esegesi del<br />
monumento e segnalano la pronta recezione nella colonia dei modelli arch<strong>it</strong>ettonici elaborati nel<br />
crogiolo di imprese edilizie dell’Urbe nei primi anni di Augusto.<br />
Il tempio, con l’altare allineato al suo spigolo nordorientale (56), sost<strong>it</strong>uiva, occupandone<br />
fisicamente lo spazio, un edificio – anch’esso verosimilmente sacro – eretto nei decenni iniziali<br />
del I secolo a.C., provvisto di una pavimentazione musiva di cui resta la cornice con meandro<br />
continuo in nero (7), e l’assise inferiore della parete orientale, in blocchi di travertino modanati<br />
(58).<br />
Anche per questo edificio l’orientamento indiziato dalla cornice musiva è est-ovest, mentre<br />
il complesso augusteo è ‘organicamente’ declinato verso sud.<br />
24 Per questo G. CIAMPOLTRINI – P. RENDINI, Lucca e il suo terr<strong>it</strong>orio: nuovi pavimenti in signinum e<br />
in commesso laterizio, in Atti del X Colloquio AISCOM (Lecce 2004), a cura di C. ANGELELLI, Tivoli<br />
2005, pp. 821 ss.<br />
25 La colonia e la montagna, pp. 9 ss. (G. CIAMPOLTRINI), riedizione di G. CIAMPOLTRINI, Monumenti<br />
lucchesi d’età augustea. I: i resti dell’area del Foro, in Aeimnestos. Miscellanea di Studi per Mauro<br />
Cristofani, a cura di B. ADEMBRI, Firenze 2005, pp. 745 ss.<br />
26 Si veda da ultimo E.-M. LUSCHIN, Cryptoporticus. Zur Entwicklungsgeschichte eines multifunktionalen<br />
Baukörpers, Ergänzungsheft zu den Jahresheften des Österreichischen Archäologischen Inst<strong>it</strong>uts, 5,<br />
Wien 2002, passim.
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 21<br />
Fig. 7. Proposta di ricostruzione<br />
del criptoportico del Foro di Lucca.<br />
Fig. 8. Il criptoportico di Aosta: planimetria<br />
schematica.
22 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Fig. 9. Planimetria dello scavo nell’area meridionale della Banca Nazionale del Lavoro<br />
(Piazza San Michele in Foro – Via di Poggio).
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 23<br />
Fig. 10. Planimetria dello scavo nell’area settentrionale della Banca Nazionale del Lavoro<br />
(Piazza San Michele in Foro – Corte Portici).
24 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Fig. 11. La tecnica muraria della struttura 104.
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 25<br />
Fig. 12. Ara marmorea da Piazza San Michele in Foro. Lucca, Mus. Naz. di Villa Guinigi.
26 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Fig. 13. L’ara marmorea da Piazza San Michele: particolare del festone con gorgoneion.<br />
L’imponenza dell’opera di rinnovamento urbanistico augusteo di questo settore almeno<br />
del Foro è tale da rendere immediata la proposta di collocare negli spazi incorniciati dal criptoportico<br />
l’ara marmorea che fu r<strong>it</strong>rovata nel 1983 nel cortile interno della Banca Nazionale del<br />
Lavoro, qualche metro appena a sud dall’altare collegato al tempio 104.<br />
Fin<strong>it</strong>a in livellamenti quattrocenteschi, che indicano la data del suo primo r<strong>it</strong>rovamento,<br />
l’ara – oggi il monumento di maggior rilievo nel Museo Nazionale di Villa Guinigi (fig. 12) – poteva<br />
essere in effetti collocata proprio davanti al tempio, cui è coeva. L’analisi del sistema decorativo<br />
applicato ha infatti condotto a datarla negli stessi anni fra il 30 e il 20 a.C. in cui fu eretto e<br />
dotato di rivestimento marmoreo il tempio, e di riconoscervi la mano di maestranze formate nella<br />
Roma della prima età augustea 27 . In particolare le protomi taurine, cui è appeso il corposo festone<br />
naturalistico di fiori e frutta, segnano una delle estreme attestazioni di un fortunato tema<br />
decorativo tardorepubblicano, rapidamente sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o in età augustea dal bucranio. L’apparato<br />
decorativo, infine, recepisce «alcuni dei motivi più nuovi e simbolicamente allusivi, creati appos<strong>it</strong>amente<br />
per la decorazione degli edifici pubblici più caratteristici del periodo proto-augusteo,<br />
quegli aurea templa tra cui ricadono i santuari del divo Giulio, e, soprattutto, di Apollo in Circo»<br />
28 .<br />
Fra questi assume un rilievo particolare il gorgoneion che campisce una delle quattro lunette<br />
modellate dai festoni (fig. 13), chiuso fra urei che, oltre a replicare un tema iconografico atte-<br />
27 La colonia e la montagna, pp. 35 ss. (P. RENDINI), riedizione di P. RENDINI, Monumenti lucchesi<br />
d’età augustea. II: l’ara di Piazza San Michele in Foro, in Aeimnestos, c<strong>it</strong>. (nota 25), pp. 756 ss.<br />
28 La colonia e la montagna p. 54 (P. RENDINI).
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 27<br />
stato per l’appunto nel tempio di Apollo in Circo, sono un’evidente allusione all’Eg<strong>it</strong>to appena<br />
conquistato.<br />
La sequenza di innovazioni urbanistiche della prima età augustea si fa dunque stringente:<br />
fra il 30 e il 10 a.C. la c<strong>it</strong>tà è un grande cantiere, che la dota di monumenti idonei ad adeguarla<br />
all’immagine ‘classica’ della c<strong>it</strong>tà augustea (il tempio con criptoportico) e che ne garantiscono la<br />
sicurezza e il decoro esteriore (le mura).<br />
Probabilmente in questo volgere di tempo si pone mano anche alla costruzione di un edificio<br />
pubblico essenziale alla c<strong>it</strong>tà augustea, il teatro 29 . Il teatro è il vero ‘cuore’ della v<strong>it</strong>a pubblica<br />
c<strong>it</strong>tadina, perché gli spettacoli sono anche – se non soprattutto – i momenti in cui gli eventi della<br />
v<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>ica e amministrativa, locale e dell’impero, sono condivisi e comunicati all’intero corpo<br />
sociale, che partecipa agli spettacoli in una distinzione degli spazi che riproduce, esaltandole, le<br />
scansioni di censo e di ammissione agli onori e agli oneri della v<strong>it</strong>a pubblica locale.<br />
Fig. 14. Resti<br />
del teatro di Lucca:<br />
planimetria.<br />
Fig. 15. Sezione ricostruttiva<br />
(ipotetica) del<br />
teatro di Lucca.<br />
29 Per gli edifici di spettacolo di Lucca, nel contesto dell’Etruria settentrionale d’età augustea, G.<br />
CIAMPOLTRINI, Municipali amb<strong>it</strong>ione. La tradizione locale negli edifici per spettacolo di Lucca romana,<br />
Prospettiva, 67, 1992, pp. 39 ss.
28 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Fig. 16. Tecnica muraria del teatro di Lucca.<br />
Fig. 17. Strutture<br />
del teatro emerse nei<br />
saggi 2006 nel<br />
complesso<br />
di Santa Z<strong>it</strong>a.
I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà 29<br />
Per questo ruolo di ‘rappresentazione’ non solo di spettacoli, ma anche della v<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>icoamministrativa,<br />
per il teatro della c<strong>it</strong>tà augustea si predilige una collocazione intramuranea, ma<br />
nelle immediate adiacenze di una rilevante porta urbica, che favorisca l’accesso alla c<strong>it</strong>tà dal terr<strong>it</strong>orio.<br />
Quasi a sottolineare la proiezione della c<strong>it</strong>tà verso l’Appennino e la Pianura Padana, il teatro<br />
di Lucca viene costru<strong>it</strong>o a ridosso delle mura, e a breve distanza dalla porta settentrionale<br />
(fig. 2, C; 14).<br />
La tecnica costruttiva impiegata (fig. 16) è pressoché identica a quella descr<strong>it</strong>ta nelle strutture<br />
del Foro, anche se l’ord<strong>it</strong>o lapideo viene guidato da isolati ricorsi di laterizi, impiegati anche<br />
per gli archi dell’apparato di sostruzione della cavea; il ricorso, per alcuni tratti particolari del paramento,<br />
a blocchi di calcare cavernoso, è una delle estreme attestazioni dei modi edilizi d’età<br />
tardorepubblicana, che conferiscono un particolare tono ‘arcaizzante’ all’edificio.<br />
Se per il complesso del criptoportico del Foro poteva essere ipotizzato, per l’ampio dispiegamento<br />
del marmo e per le raffinate soluzioni della decorazione, l’intervento euergetico<br />
dell’imperatore, con il contributo di Augusto ai ‘suoi’ veterani ampiamente attestato in altre colonie,<br />
l’auster<strong>it</strong>à dell’edificio teatrale impone piuttosto di chiamare in causa l’impegno della c<strong>it</strong>tà<br />
per dotarsi comunque di un edificio indispensabile a qualificare il tono urbano dell’età augustea,<br />
anche ricorrendo alle ‘economiche’ soluzioni accessibili a comun<strong>it</strong>à in cui l’assenza di famiglie di<br />
alto censo pregiudicava la fonte primaria di finanziamento delle opere pubbliche c<strong>it</strong>tadine: la liberal<strong>it</strong>à<br />
dei maggiorenti. Per ricorrere alla sintesi di Tac<strong>it</strong>o, un secolo dopo, si muoveva a Lucca<br />
l’‘ambizione municipale’, contrapposta all’abundantia pecuniae che a Volterra ‘imponeva’ alla gens<br />
egemone nella c<strong>it</strong>tà in età augustea, i Caecinae, di contribuire alla costruzione del teatro segnalando<br />
l’impresa con un’iscrizione adeguata all’impegno finanziario esib<strong>it</strong>o all’intera c<strong>it</strong>tadinanza<br />
30 .<br />
In effetti, la conservazione del solo anello esterno di sostruzioni (fig. 14) ha fatto supporre<br />
che la parte interna della cavea fosse affidata esclusivamente al legno (fig. 15), ev<strong>it</strong>ando dunque di<br />
ipotizzarne una perd<strong>it</strong>a totale, in contrasto con l’estesa conservazione delle strutture dell’anello<br />
esterno, superst<strong>it</strong>e – a ridosso della parete meridionale della chiesa di Sant’Agostino – persino<br />
nella crypta in summa cavea. Anche il II ordine è variamente conservato negli elevati di una serie di<br />
edifici oggi in proprietà privata (fig. 14; 16), fino a chiudere il semicerchio nell’orto del monastero<br />
di Santa Z<strong>it</strong>a. Lo stato attuale dei resti superst<strong>it</strong>i riflette con precisione la descrizione del monumento<br />
offerta tre secoli fa da Libertà Moriconi 31 .<br />
La proposta sembra trovare conforto anche nel recente recupero di un tratto – pur minimo<br />
– dell’edificio scenico. Nella primavera del 2006, in effetti, nel complesso di Santa Z<strong>it</strong>a (fig. 14,<br />
asterisco) uno scavo per la messa in opera di un ascensore ha colto una poderosa struttura cementizia,<br />
in cui si apre una nicchia pavimentata in lastre di marmo accuratamente connesse da<br />
grappe in ferro (fig. 17) che la presenza di incassi indica destinate ad accogliere una statua o un<br />
altare, e che dunque pare riferibile all’edificio scenico 32 . Di conseguenza, questo doveva essere<br />
addossato alle mura, il cui tracciato in questo settore è indicato da r<strong>it</strong>rovamenti del XVII e XIX<br />
secolo nell’area di Sant’Agostino 33 .<br />
30 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, p. 47, con il richiamo a Tac<strong>it</strong>o (Annales, IV, 62: nam coepto<br />
apud Fidenam amph<strong>it</strong>heatro Atilius quidam libertini generis, quo spectaculum gladiatorum celebraret,<br />
neque fundamenta per solidum subdid<strong>it</strong> neque firmis nexibus ligneam compagem superstrux<strong>it</strong>, ut qui non<br />
abundantia pecuniae nec municipali amb<strong>it</strong>ione sed in sordidam mercedem id negotium quaesivisset…). Per<br />
Volterra Il teatro romano di Volterra, a cura di G. CATENI, Firenze 1993, in particolare, per la dedica e<br />
l’intervento euergetico dei Caecinae, M. MUNZI, Il teatro romano di Volterra. L’arch<strong>it</strong>ettura, ivi, pp. 41<br />
ss.<br />
31 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. (nota 29), p. 40, con il riferimento a L. MORICONI, Memorie istoriche sopra<br />
le Antich<strong>it</strong>à di Lucca, ms., pp. 93 ss. (dell’esemplare nell’Archivio di Stato di Lucca, Manoscr<strong>it</strong>ti 35).<br />
32 Saggi aprile 2006, con la collaborazione di Susanna Bianchini e Alessandro Giannoni.<br />
33 CIAMPOLTRINI, Prima cerchia, p. 19.
30 I nuovi volti della c<strong>it</strong>tà<br />
Una ‘cornice’ solida, costru<strong>it</strong>a in parte sfruttando le mura, in parte con i più semplici degli<br />
schemi di sostruzione disponibili nell’età augustea, per una cavea che poteva applicare la tecnologia<br />
del legno, del resto in uso ancora per la prima età imperiale anche per impegnativi edifici<br />
scenici: questo doveva essere il teatro che ‘coronava’, non senza impegno per le casse della colonia,<br />
il volto ‘ufficiale’ della c<strong>it</strong>tà augustea, che per il tessuto edilizio residenziale ‘privato’ poteva<br />
invece contare sulle decorose domus costru<strong>it</strong>e fra lo scorcio finale del II e la prima metà del I secolo<br />
a.C., come dimostra l’ormai f<strong>it</strong>ta sequenza di pavimentazioni musive e cementizie emerse<br />
dagli scavi urbani 34 .<br />
34 G. CIAMPOLTRINI – P. RENDINI, Pavimenti in signinum e sculutatum dall’Etruria centrosettentrionale,<br />
in Atti del III Colloquio AISCOM (Bordighera 1995), Bordighera 1996, pp. 573 ss.;<br />
CIAMPOLTRINI – RENDINI, Temi figurativi, pp. 61 ss.; CIAMPOLTRINI – RENDINI, art. c<strong>it</strong>. (nota<br />
24), pp. 821 ss.
II. Ordinati paesaggi: la centuriazione della piana di Lucca<br />
Ancor più vistoso che nella c<strong>it</strong>tà è il segno del nuovo ordine nel terr<strong>it</strong>orio.<br />
Già la colonia Latina era stata accompagnata da una centuriazione che aveva avuto come<br />
primo scopo la bonifica della pianura sino a quel momento percorsa dai rami dell’Auser, opera<br />
indispensabile per garantire un’equa assegnazione di terre ai coloni 35 .<br />
Alcuni indizi – in particolare l’orientamento rigorosamente nord-sud di uno dei sistemi di<br />
bonifica esplorati nell’area di Casa del Lupo di Capannori 36 – inducono a sospettare che la centuriazione<br />
tardorepubblicana si dispiegasse con un orientamento ancorato ai punti cardinali, estendendo<br />
al terr<strong>it</strong>orio l’impianto urbanistico cui si adeguano le reliquie di strutture tardorepubblicane<br />
incontrate – come si è visto – nell’area del Foro, sotto il rinnovamento augusteo.<br />
Il sistema di bonifica tardorepubblicano, forse lacerato dagli eventi ambientali avversi che<br />
hanno trovato una drammatica evidenza archeologica nello scavo dell’area del nuovo casello autostradale<br />
al Frizzone di Capannori 37 , poteva essere compromesso al punto da non essere r<strong>it</strong>enuto<br />
recuperabile; per questo, o per altri motivi francamente indefinibili, la centuriazione d’età augustea<br />
fu tracciata con una lieve declinazione verso est, dilatando nel reticolato di vie e fossi con<br />
maglie di 20 actus (m 710 circa) l’orientamento del sistema viario c<strong>it</strong>tadino.<br />
È questo l’ord<strong>it</strong>o profondo del sistema agrario, di infrastrutture viarie, di fosse e canali,<br />
della piana di Lucca, sopravvissuto per ambi lembi, soprattutto a sud e a est della c<strong>it</strong>tà, alle crisi<br />
ecologiche dell’alto e del tardo Medioevo, che fu riconosciuto e descr<strong>it</strong>to da Ferdinando Castagnoli<br />
già negli anni Quaranta del Novecento, sulla scorta della cartografia dell’Ist<strong>it</strong>uto Geografico<br />
Mil<strong>it</strong>are, integrata dagli strumenti offerti della fotografia aerea che proprio in quegli anni si<br />
stava profilando come essenziale per l’indagine sulla topografia antica (fig. 18) 38 .<br />
Sulla scorta del dato topografico Castagnoli poteva compiutamente recuperare a Lucca,<br />
avallando la proposta già del Pais, il passo del Liber Coloniarum rifer<strong>it</strong>o a Luni: ager Lunensis ea<br />
lege qua et ager Florentinus. lim<strong>it</strong>es in horam sextam conuersi sunt ed ad occidentem plurimum dirigunt<br />
cursus, termini aliqui ad distinctionem numeri pos<strong>it</strong>i sunt, alii ad recturas linearum monstrandas<br />
39 .<br />
Proprio l’orientamento dei decumani verso sud – ad horam sextam – è coerente infatti con<br />
quello della centuriazione dell’ager Lucensis, mentre l’ager Lunensis si è rivelato sì centuriato, ma<br />
con un orientamento che, condizionato dalla peculiare idrografia della piana versiliese in cui si<br />
distende, è completamente diverso 40 . Dunque, anche per la facil<strong>it</strong>à dello scambio Lunensis/Lucensis<br />
nella tradizione manoscr<strong>it</strong>ta, si impone l’emendamento al testo gromatico, e, di conseguenza,<br />
si potranno anche recuperare per la colonia di Lucca i termini di riferimento giuridicoamministrativi<br />
rifer<strong>it</strong>i, nello stesso Liber, alla colonia Florentina: colonia Florentina deducta a triumuiris,<br />
adsignata lege Iulia, centuriae Caesarianae in iugera CC, per kardines et decimanos 41 .<br />
La lex triumvirale chiamata in causa è verosimilmente quella c<strong>it</strong>ata nell’incip<strong>it</strong> della sezione<br />
del Liber dedicata alla provincia Tuscia, una lex agris lim<strong>it</strong>andis metiundis 42 che specifica che qui<br />
conduxer<strong>it</strong> decimanum latum ped(es) XL, kardinem latum p(edes) XX fac<strong>it</strong>o, et a decimano et kardine<br />
(maximo) quintum quenque fac<strong>it</strong>o ped(es) XII, ceteros lim<strong>it</strong>es subruncivos latos p(edes) VIII fac<strong>it</strong>o 43 .<br />
35 Si rinvia in generale a Agri divisi, pp. 17 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
36 G. CIAMPOLTRINI, Insediamenti e strutture rurali nella piana di Lucca fra tarda Repubblica e prima<br />
età imperiale, Rivista di Topografia Antica, XIV, 2004, pp. 15 ss.<br />
37 Scavi 2006, diretti dallo scrivente, con la collaborazione di Michelangelo Zecchini.<br />
38 CASTAGNOLI, Lucca.<br />
39 Liber Coloniarum, p. 223 Lachmann.<br />
40 Si veda ad esempio SCHMIDT, Centuriazione romana, tav. XXXIV.<br />
41 Liber Coloniarum, p. 213 Lachmann.<br />
42 Arpentage romain, p. 437.<br />
43 Liber Coloniarum, pp. 211 s. Lachmann.
32 Ordinati paesaggi<br />
Fig. 18. La centuriazione di Lucca nella ricostruzione del Castagnoli (da Studi Etruschi).<br />
Nella varietà metrologica potenzialmente disponibile, stando a Igino Gromatico e alla sua<br />
opera de lim<strong>it</strong>ibus 44 , la lex agris lim<strong>it</strong>andis metiundis prevedeva dunque una rigorosa gerarchia, che<br />
dava il massimo rilievo al decumanus maximus, con un’ampiezza di quasi m 12 (al piede romano<br />
di cm 29,6), e di quasi m 6 al kardo maximus, mentre per i lim<strong>it</strong>es ‘normali’ (subruncivi),<br />
l’ampiezza della sede stradale si restringeva a m 2,35 circa, salvo che per i quintari, fondamentali<br />
nell’assetto dell’ordinamento agrimensorio 45 .<br />
La sequenza di informazioni ‘tecniche’ assicurata dal corpus agrimensorio impone dunque<br />
di identificare nel kardo maximus della colonia la via glareata emersa nell’area degli Orti del San<br />
Francesco, quasi al lim<strong>it</strong>e della vastissima area sondata fra 2005 e 2006 46 .<br />
L’orientamento, infatti, è coerente con quello del sistema centuriale d’età augustea, e nella<br />
lacunos<strong>it</strong>à di questo, come di gran parte degli altri kardines dell’ager Lucensis, acquista un peculiare<br />
rilievo la sopravvivenza di un segmento all’estremo margine meridionale della piana di Lucca,<br />
in un tratto del Rio di Vorno evidentemente canalizzato in età augustea (fig. 19-20).<br />
44 HYGINI GROMATICI, de lim<strong>it</strong>ibus, I: Lim<strong>it</strong>es lege late patere debent secundum const<strong>it</strong>utionem, qui agros<br />
dividi iusserint. Non quia modus ullus ex mensura lim<strong>it</strong>ibus adscrib<strong>it</strong>ur: solum lex observari debet. Maximus<br />
decimanus et cardo plus patere debent sive ped. XXX, sive ped. XV, sive ped. XII, sive quot volet cuius<br />
auctor<strong>it</strong>ate f<strong>it</strong>. Ceteri autem lim<strong>it</strong>es, qui subruncivi appellantur, patere debent ped. VIII.<br />
45 Si veda Arpentage romain, pp. 438 ss.<br />
46 Per l’analisi puntuale dei dati, si rinvia a ABELA – BIANCHINI, infra, pp. 43 ss.
Ordinati paesaggi 33<br />
Fig. 19. La centuriazione a sud-est di Lucca (dalla Carta Tecnica Regione Toscana).<br />
D’altro canto, la sede della glareata – benché il lim<strong>it</strong>e orientale non sia stato individuato<br />
con certezza – è comunque più ampia degli 8 piedi dei subruncivi, e anche dei 12 dei quintari o<br />
actuari; ammettendo la pertinenza alla sede stradale anche dei fossati laterali, si arriva anzi senza<br />
particolare difficoltà ai m 5,92 previsti per il kardo maximus.<br />
Già si era ipotizzato che il decumanus maximus della colonia fosse la via che correva in aderenza<br />
al lato meridionale delle mura c<strong>it</strong>tadine.<br />
La posizione extraurbana anche del kardo porrebbe Lucca fra quelle coloniae in cui, come<br />
annota Igino Gromatico, illustrando il caso anche con una vignetta (fig. 21), kardo maximus et<br />
decimanus non longe a ciu<strong>it</strong>ate oriuntur. nam in proximo esse debent, immo, si fieri potest, in ipsa colonia<br />
inchoari: sed quom vetusta municipia in ius coloniae transferuntur, stantibus iam muris et ceteris<br />
moenibus lim<strong>it</strong>es primos nisi a foris accipere non possunt 47 . Stando al gromatico, dunque, la presenza<br />
di mura che impediva di tracciare ‘fisicamente’ il crocevia di base alla centuriazione imponeva di<br />
spostare all’esterno dell’area c<strong>it</strong>tadina l’origine del sistema centuriale.<br />
Pur correndo il rischio di un circolo vizioso, nel caso di Lucca si dovrebbe dunque veder<br />
confermata la rottura della centuriazione augustea rispetto a quella tardorepubblicana, con un<br />
reticolato che non poteva essere fatto partire dal ‘cuore’ della c<strong>it</strong>tà proprio per la presenza delle<br />
mura (stantibus iam muris et ceteris moenibus).<br />
Se non si volesse ev<strong>it</strong>are il groviglio di ipotesi, si potrebbe sospettare che proprio il rettifilo<br />
del tratto meridionale delle mura tardorepubblicane – forse determinato anche in questo settore,<br />
come in altri 48 , dall’andamento dei corsi d’acqua che lambivano la c<strong>it</strong>tà – condizionò<br />
l’orientamento della centuriazione augustea, che dovette dunque cercare anche per il kardo maximus<br />
una soluzione interamente extraurbana.<br />
47 HYGINI GROMATICI, de lim<strong>it</strong>ibus const<strong>it</strong>uendis, p. 178 Lachmann.<br />
48 Si rinvia in mer<strong>it</strong>o a CIAMPOLTRINI, Prima cerchia, pp. 22 ss.
34 Ordinati paesaggi<br />
Fig. 20. La centuriazione a sud di Lucca.<br />
Fig. 21. Schema di centuriazione con decumanus maximus e<br />
kardo maximus extraurbani nel de lim<strong>it</strong>ibus const<strong>it</strong>uendis di<br />
Igino Gromatico (dal Lachmann).
Ordinati paesaggi 35<br />
Fig. 22. La centuriazione nel suburbio orientale di Lucca.<br />
Fig. 23. Saggi 2004 nell’area di Quinto<br />
(Capannori).
36 Ordinati paesaggi<br />
È possibile infine che la porta settentrionale e meridionale della cerchia tardorepubblicana,<br />
proprio per i condizionamenti del sistema idrografico della piana, non giacessero sullo stesso asse:<br />
si dovrà osservare che il kardo maximus della c<strong>it</strong>tà, segnato almeno nel settore settentrionale dalla<br />
Via Fillungo, corre circa m 35 (un actus) a ovest rispetto alla griglia in cui ricade il kardo dell’area<br />
degli Orti, e a cui aderisce, peraltro, anche il canalizzato fosso della Formicola, che a sud della<br />
c<strong>it</strong>tà offre uno dei migliori esempi di conservazione dei kardines (fig. 20).<br />
In effetti la conservazione dei decumani, che data la posizione della c<strong>it</strong>tà rispetto all’agro<br />
centuriato hanno un ruolo rilevante nell’assicurare le comunicazioni fra c<strong>it</strong>tà e campagna, è di<br />
gran lunga superiore a quella dei kardines, destinati – quasi senza eccezioni – solo alle comunicazioni<br />
locali.<br />
La stessa effimera v<strong>it</strong>a del kardo degli Orti, dopo qualche tentativo di recupero succeduto a<br />
eventi alluvionali che lo avevano compromesso, parrebbe ricadere in questo contesto, anche se<br />
almeno l’innesto con la via publica Luca Florentiam, in coincidenza con un’area sepolcrale (fig.<br />
22) nell’Alto Medioevo conservava ancora, nell’inequivocabile toponimo ad lim<strong>it</strong>e(m), memoria<br />
della glareata centuriale 49 . È da valutare, semmai, l’ipotesi che il kardo maximus potesse tendenzialmente<br />
svolgere il ruolo di ‘tangenziale esterna’ della c<strong>it</strong>tà, offrendo un comodo raccordo fra la<br />
via Luca Florentiam e la via Luca Parmam, che usciva dalla porta settentrionale della c<strong>it</strong>tà 50 .<br />
La sua v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à potrebbe dunque essere stata condizionata dalle stesse esigenze ‘centripete’<br />
a cui si deve la fortuna dei decumani: era sufficiente trascurarne la manutenzione per rendere<br />
marginale un <strong>it</strong>inerario che, come dimostra l’intens<strong>it</strong>à dei traffici attestata dalle solcature dei carri,<br />
era in grado di ridimensionare l’accentramento dei traffici e degli <strong>it</strong>inerari indispensabile alla<br />
v<strong>it</strong>a della c<strong>it</strong>tà.<br />
Il rilievo dei decumani nel sistema stradale della piana centuriata di Lucca sta trovando<br />
progressivamente conferme archeologiche, con i manufatti stradali che ne assecondarono la costruzione,<br />
e con la dotazione di pavimentazioni glareate.<br />
La stessa c<strong>it</strong>ata via publica Luca Florentiam attraversava la pianura, fino al piede delle colline<br />
di Porcari e Montecarlo, attestandosi su un decumanus, raggiunto dopo un tratto obliquo sub<strong>it</strong>o<br />
fuori la porta orientale della c<strong>it</strong>tà (fig. 19; 22).<br />
Ai toponimi-miliario Quarto, Quinto, Settimo, che ne punteggiavano il percorso fra Capannori<br />
e Porcari, si è aggiunta nel 2004 la concreta evidenza di un segmento messo in luce dai<br />
lavori per la costruzione del raccordo fra la Via Romana e la Via del Frizzone, proprio in coincidenza<br />
con la contrada di Quinto (fig. 19; 23-24: 27) 51 .<br />
In particolare, il saggio condotto fra il canalizzato corso del Frizzone e l’odierna Via Romana<br />
ha permesso non solo di esplorare la via publica, ma anche una via obliqua rispetto a questa,<br />
che verosimilmente fiancheggiava un corso d’acqua (un ramo dell’Auser, o il possibile antecedente<br />
del Frizzone), e resti di una struttura che potrebbe aver svolto un ruolo di ‘accoglienza’<br />
(fig. 23).<br />
La sede stradale, sia nella via publica (fig. 24) che in quella obliqua (fig. 25), è ottenuta da<br />
ciottoli fluviali – eventualmente integrati da frammenti laterizi – collocati dirttamente sul suolo<br />
limoso-argilloso di base; ciottoli di maggiori dimensioni, in particolare nella via publica, svolgono<br />
il ruolo di contenimento laterale della glareata (fig. 24). Infine, fosse laterali garantiscono il drenaggio<br />
dell’area, indispensabile soprattutto nell’ambiente umido che in questo tratto della pianura<br />
la via Luca Florentiam doveva attraversare.<br />
49 In mer<strong>it</strong>o In Silice, pp.13 ss. (G. CIAMPOLTRINI; A. GIANNONI); per il documento dell’856, supra,<br />
pp. 9 ss.<br />
50 Per l’evidenza archeologica si veda La colonia e la montagna, pp. 58 ss. (G. CIAMPOLTRINI – P.<br />
NOTINI – C. SPATARO – E. ABELA).<br />
51 Glarea stratae, pp. 65 ss. (G. CIAMPOLTRINI).
Ordinati paesaggi 37<br />
Fig. 24. La glareata della via publica Luca Florentiam nei saggi 2004 a Quinto.<br />
Fig. 25. La glareata della via obliqua.
38 Ordinati paesaggi<br />
La tecnica di costruzione del manto stradale non mostra dunque sostanziali differenze rispetto<br />
a quella osservabile nel kardo degli Orti di San Francesco, a dimostrazione<br />
dell’omogene<strong>it</strong>à dei metodi con cui si dotò la piana di Lucca di un sistema di infrastrutture in<br />
grado di assecondare lo sfruttamento delle risorse agricole del terr<strong>it</strong>orio, integrandosi duttilmente<br />
– come dimostrano soprattutto le evidenze archeologiche della bassa piana, corrispondente<br />
all’attuale alveo bonificato del lago di Sesto/Bientina – con le occasioni di traffico e di movimento<br />
offerte dalle vie d’acque, e in particolare dal corso dell’Auser, con l’intreccio dei suoi rami.<br />
A questo propos<strong>it</strong>o, è particolarmente suggestiva la ‘storia’ del rettifilo stradale che, per<br />
circa m 500, offriva una scorciatoia terrestre ai traffici lungo l’Auser, fra le odierne contrade del<br />
Grotto e del Chiarone. L’evidenza delle fotografie aeree e satell<strong>it</strong>ari ha infatti recentemente permesso<br />
di rivalutare la glareata scavata nel 1984, con il suo manto profondamente inciso dalle solcature<br />
prodotte dal trans<strong>it</strong>o dei carri dei carri (fig. 26), e ha indotto ad ipotizzare che in corrispondenza<br />
dei due ab<strong>it</strong>ati si trasbordassero carichi dalle barche al carro, per ev<strong>it</strong>are un tratto del<br />
corso d’acqua che l’andamento meandriforme poteva rendere particolarmente difficile alla navigazione,<br />
o, semplicemente, per sfruttare un rettilineo reso facilmente carreggiabile dalla solid<strong>it</strong>à<br />
del manto glareato 52 .<br />
Fig. 26. La via glareata al Chiarone di Capannori.<br />
52 Glarea stratae, pp. 91 ss. (G. CIAMPOLTRINI – C. SPATARO)
Ordinati paesaggi 39<br />
Fig. 27. La centuriazione nel terr<strong>it</strong>orio capannorese.
40 Ordinati paesaggi<br />
Fig. 28. Il ponte di legno sul decumanus del Botronchio (Castelfranco di Sotto, Orentano).<br />
Fig. 29. Il chiavicotto di un perduto decumanus al Frizzone di Capannori: veduta dello scavo.
Ordinati paesaggi 41<br />
Fig. 30. Il chiavicotto di un perduto decumanus al Frizzone di Capannori:<br />
planimetria e prospetti.<br />
L’integrazione fra vie d’acqua e vie di terra è ancor più evidente per il percorso che, ancora<br />
nella bassa piana, congiungeva l’agro centuriato alle colline delle Cerbaie, possibile ager compascuus<br />
della colonia. La fotografia aerea aveva permesso di riconoscere un decumanus, conservato<br />
solo nel tratto che va dal ramo orientale dell’Auser che solca la piana alle Cerbaie, proprio perché
42 Ordinati paesaggi<br />
forn<strong>it</strong>o in questo tratto di una sede strutturata, in buona parte su un terrapieno di ghiaie ricavate<br />
dalle Cerbaie stesse; ancor più impegnative, tuttavia, furono sia la costruzione del ponte su piloni<br />
di legno con cui si superava il braccio dell’Auser che quasi lambiva il piede delle Cerbaie (fig. 28),<br />
che le continue manutenzioni cui il manufatto stradale dovette essere sottoposto, fino alla sost<strong>it</strong>uzione,<br />
nella media età imperiale, con un vero e proprio viadotto ligneo che attraversava una<br />
pianura ormai avviata, almeno nei tratti marginali, all’impaludamento 53 .<br />
Più che da queste opere, l’ager Lucensis è tuttavia segnato da una rete di vie campestri – i<br />
lim<strong>it</strong>es subruncivi, con i loro 8 piedi di larghezza – resa ancor più capillare dall’intreccio di lim<strong>it</strong>es<br />
intercisivi che permettono di giungere all’interno delle centuriae, disegnano e modellano gli appezzamenti<br />
agricoli, assistono insediamenti che non sempre si dispongono sui lim<strong>it</strong>es, e, replicando il<br />
modello proposto alle porte della c<strong>it</strong>tà, sono fiancheggiati da aree sepolcrali.<br />
Questo è il paesaggio agrario proposto dalla fattoria individuata dall’indagine di superficie<br />
del Gruppo Archeologico “Quarto” di Capannori al Tosso, a sud-ovest di Tassignano, scavata fra<br />
2002 e 2003, che si dispone in uno dei lembi di pianura (fig. 27) che riescono ancor oggi a conservare<br />
i segni della centuriazione nella stessa scansione dei campi, ma non è contigua ad alcun<br />
limes 54 ; o dalla sequenza di saggi diagnostici che nell’area del Frizzone di Capannori, a cavaliere<br />
dell’Autostrada Firenze-Mare, sta progressivamente arricchendo di particolari l’ambiente e il sistema<br />
di insediamenti d’età etrusca e romana.<br />
L’area è attraversata da uno dei decumani meglio conservati della piana, nell’area di Parezzana,<br />
ma qui perso già nelle vicende ecologiche dell’Alto Medioevo. Al completo smantellamento<br />
della sede stradale – che tuttavia poteva essere di sola terra battuta, come altre vie, pubbliche e<br />
private, della piana 55 – supplisce la conservazione del chiavicotto, con spallette in tegole fratte,<br />
fondo ancora in tegole, copertura in blocchi di pietra (fig. 29), che permetteva ad un modesto<br />
corso d’acqua di superare il decumanus, in un punto in cui questo era fiancheggiato da almeno<br />
due aree sepolcrali 56 . L’ampiezza della sede stradale ricostruibile ipotizzando che il chiavicotto<br />
servisse a sottopassare una via allineata al sistema centuriale (fig. 30, in grigio) porta a dimensioni<br />
pressoché coincidenti con gli 8 piedi previsti per i lim<strong>it</strong>es subruncivi.<br />
Il reticolo della centuriazione, con la sua gerarchia di lim<strong>it</strong>es, finisce dunque per rivelarsi<br />
strutturato non solo per la ‘gestione’ del terr<strong>it</strong>orio, ma anche per condurre comunque alla c<strong>it</strong>tà,<br />
il cui ruolo centrale è esaltato dai nuovi monumenti del Foro e dal teatro. Gli ideali di v<strong>it</strong>a georgica<br />
e bucolica – per richiamare Virgilio – che rimodellano le campagne con l’impegno dei veterani<br />
delle due legioni, si coniugano al tono urbano che la colonia si dà, in un equilibrio che permea<br />
degli ideali augustei anche la quotidian<strong>it</strong>à di una modesta c<strong>it</strong>tà ‘di provincia’.<br />
Se fare dei figli dei veterani di Filippi o di Azio nuovi legionari, o nuovi pretoriani, era forse<br />
uno degli scopi non secondari della struttura pol<strong>it</strong>ico-sociale delle colonie augustee, a Lucca il<br />
successo fu raggiunto e conservato, almeno per qualche decennio per i legionari, per due secoli<br />
per i pretoriani: le iscrizioni funerarie d’età giulio-claudia dei legionari lucchesi rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e dalle<br />
province renane o danubiane sono anche il monumento ad una costruzione sociale 57 che<br />
l’indagine archeologica sta progressivamente rivelando nella molteplic<strong>it</strong>à dei suoi aspetti.<br />
53 CIAMPOLTRINI – ANDREOTTI, Ponte del Botronchio, pp. 145 ss.<br />
54 Agri divisi, pp. 45 ss. (G. MILLEMACI).<br />
55 G. CIAMPOLTRINI, Vie rurali d’età romana nell’ager Lucensis. Nuove acquisizioni, in Viabil<strong>it</strong>à e insediamenti<br />
nell’Italia antica, Atlante Tematico di Topografia Antica, 13, 2004, pp. 147 ss.<br />
56 CIAMPOLTRINI, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 147 ss.; per le necropoli del Frizzone, G.<br />
CIAMPOLTRINI – C. BIGAGLI – A. PALCHETTI, Lo spazio dei morti. Primi dati sulla necropoli romana<br />
del Frizzone (Capannori), in Dimore dell’Auser, pp. 101 ss.<br />
57 Ancora utile, a questo propos<strong>it</strong>o, CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis, pp. 71 ss.
Elisabetta Abela – Susanna Bianchini<br />
IL KARDO E I CAMPI.<br />
ARCHEOLOGIA DI UN PAESAGGIO LUCCHESE D’ETÀ ROMANA<br />
I. Tracce del paesaggio agrario suburbano di età romana<br />
Lo scavo per la realizzazione del parcheggio interrato nella ex casema Mazzini ha interessato<br />
una vasta area, di circa m 2 16.000, nella zona nord-est della c<strong>it</strong>tà, che in età romana era s<strong>it</strong>uata<br />
all’esterno della cinta muraria, a una distanza appena superiore ai m 300 (fig. 1).<br />
In questo periodo l’area non era urbanizzata ed aveva una destinazione prevalentemente<br />
agricola, ma vi potevano trovare collocazione favorevole anche attiv<strong>it</strong>à artigianali, data<br />
l’abbondante disponibil<strong>it</strong>à di acqua dovuta alla vicinanza del ramo settentrionale del fiume Auser.<br />
Questa caratteristica ne segnò l’assetto nel corso dei secoli, in cui si succedettero continui interventi<br />
di bonifica, messi in opera con complessi sistemi di fosse e canalizzazioni, funzionali allo<br />
sfruttamento del terreno 1 .<br />
Le evidenze più antiche, riferibili all’età romana, sono state rilevate nei livelli inferiori dello<br />
scavo, a contatto con le formazioni naturali di ghiaie e sabbie.<br />
Queste affiorano alla quota di –3,60 m in una fascia che attraversa diagonalmente l’area di<br />
scavo, da nord-ovest verso sud-est, mentre appaiono più profonde nei settori sud-ovest ed est,<br />
con quote comprese tra –4, 00 e –4, 20 m.<br />
Materiali di età romana, in prevalenza ceramici, sono stati recuperati in uno strato a composizione<br />
mista (526), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da lenti di sabbia e argilla, di colore marrone-verde, con presenza<br />
di frustoli di laterizi, pietrisco e rari ciottoli; tale livello, depos<strong>it</strong>ato sopra il suolo naturale, è<br />
stato documentato su tutta l’area, alla quota di –3,30/–3,50 m di profond<strong>it</strong>à, con spessore variabile<br />
(fig. 2). La stessa sequenza stratigrafica è stata documentata anche sul lim<strong>it</strong>e est dello scavo,<br />
dove, a contatto con le ghiaie fluviali, sono venuti in luce i resti più consistenti di età romana, in<br />
particolare l’asse viario riconducibile alla centuriazione della piana lucchese.<br />
La frequentazione di epoca romana è testimoniata principalmente da resti di canalizzazioni<br />
che incidono il suolo più antico (526) e le ghiaie sottostanti (585), distinguibili sul terreno solo<br />
per la differenza di colore del riempimento, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un sedimento argilloso grigio scuro accumulatosi<br />
sul fondo. Le tracce, spesso evanescenti, per il modesto spessore della sedimentazione<br />
conservata, consentono di delineare un sistema di canali rettilinei e ortogonali, orientati secondi i<br />
punti cardinali (fig. 1). Al centro dell’area è ricostruibile un canale orientato nord-sud, attestato<br />
da due segmenti giacenti sul medesimo allineamento, rilevati rispettivamente nel settore nord<br />
(753, fig. 4 A) e nel settore sud (477); ad una distanza di m 89 ne è stato individuato un altro<br />
(1229), con andamento parallelo, posto a lato dell’asse viario romano, che presenta un fondo<br />
concavo con ampiezza massima di cm 85, colmato da terreno argilloso grigio-blu (1230: fig. 4 B).<br />
La stessa distanza è stata riscontrata tra due canali orientati est-ovest, ortogonali a quello<br />
centrale, dei quali a nord si conserva un tratto esteso per m 27 (563) e largo circa cm 100, a sud<br />
(655) una porzione lunga m 12 (fig. 4 C). La misura di m 89 è riconducibile, nel sistema romano,<br />
a 300 piedi, pari a 2½ actus, cioè ad un ottavo del lato della centuria canonica; questo dato quindi<br />
potrebbe non essere casuale, ma corrispondere alla ripartizione interna del terr<strong>it</strong>orio centuriato<br />
nella fascia suburbana orientale.<br />
1 Per un quadro complessivo delle opere di bonifica attuate nell’area dal Medioevo al Settecento si veda<br />
Giardini sepolti, pp. 17 ss. (E. ABELA – S. BIANCHINI).
44 Tracce del paesaggio agrario suburbano<br />
Fig. 1. Lo scavo degli Orti del San Francesco: strutture e stratificazioni di età romana.<br />
Una conferma sembrerebbe forn<strong>it</strong>a anche dagli altri canali rilevati (729, 668, 1019), che si<br />
dispongono a distanze regolari di circa m 22 dagli allineamenti descr<strong>it</strong>ti (fig. 1), indicando così<br />
un’ulteriore suddivisione in quarti, corrispondente a 75 piedi romani.<br />
Le dimensioni degli appezzamenti sono sostanzialmente congruenti con quelle defin<strong>it</strong>e dai<br />
sistemi di fossati incontrati nel tratto sud-orientale dell’agro centuriato lucchese, a Casa del Lupo<br />
di Capannori, sia nel sistema di fosse ‘rosso’, tardorepubblicano, che in quello ‘celeste’, attribuibile<br />
per orientamento alla centuriazione d’età augustea 2 .<br />
Un indizio della presenza di attiv<strong>it</strong>à artigianali nell’area è forn<strong>it</strong>o dal r<strong>it</strong>rovamento di due<br />
buche (658 e 659) s<strong>it</strong>uate nell’angolo nord – ovest dello scavo (fig. 3), ricavate nello strato di<br />
frequentazione romana (526); queste sono caratterizzate dalla forma quadrangolare, con pareti<br />
verticali, arrossate e indur<strong>it</strong>e per effetto del calore, e fondo piano (fig. 4 D), in un caso parzialmente<br />
rivest<strong>it</strong>o da ciottoli; il riempimento conteneva una consistente quant<strong>it</strong>à di scorie ferrose<br />
miste a carbone e cenere, tale da rendere plausibile l’ipotesi che si tratti di forni per lavorazioni<br />
metallurgiche 3 .<br />
2 G. CIAMPOLTRINI, Uomini e fossi. Archeologia delle bonifiche nello scavo di Casa del Lupo di Capannori,<br />
in Dimore dell’Auser, pp. 97 ss.<br />
3 Le caratteristiche di queste due buche presentano forti analogie con quelle rilevate nella serie di forni metallurgici<br />
scoperti nell’area del complesso Galli Tassi, databili al IV secolo d.C.: E. ABELA – S. BIAN-
Tracce del paesaggio agrario suburbano 45<br />
Fig. 2. Sezione nord con un tratto della stratificazioni all’età romana.<br />
Fig. 3. Sezione ovest dello scavo in corrispondenza delle buche 658 e 659.<br />
Complessivamente i dati acquis<strong>it</strong>i sull’assetto della zona in età romana, per quanto lim<strong>it</strong>ati<br />
a sedimentazioni di modesto spessore, compromesse dagli eventi alluvionali succedutisi nel corso<br />
dei secoli, consentono comunque di ricostruire un paesaggio agrario scand<strong>it</strong>o dalle opere di bonifica;<br />
la scoperta della strada romana, riconosciuta come asse fondamentale della centuriazione di<br />
età augustea 4 , ha poi forn<strong>it</strong>o un caposaldo di primaria importanza non solo a tale ricostruzione<br />
ma alla conoscenza dell’intero terr<strong>it</strong>orio lucchese in età romana.<br />
CHINI, La scoperta delle mura romane e le trasformazioni di un quartiere urbano tra il II secolo a.C. e il<br />
tardo medioevo, in Nella terra nel tempo. Gli scavi archeologici del complesso Galli Tassi di Lucca, Atti del<br />
Convegno, Lucca, Villa Bottini,10 maggio 2004, a cura di G. CIAMPOLTRINI – E. ABELA – S. BIAN-<br />
CHINI, Rivista di Archeologia Storia Costume, XXXIV, 1-2, 2006, pp. 45 ss.<br />
4 Per l’inquadramento della centuriazione della piana di Lucca, supra, pp. 31 ss.
46 Tracce del paesaggio agrario suburbano<br />
Fig. 4. A: il canale 753, distinguibile per il colore grigio; B: il canale 1229 rilevato nella sezione nord<br />
a lato della strada romana; C: il fondo del canale 655; D: la buca 659 al termine dello scavo.
II. La strada romana: tecnica costruttiva e interventi di restauro<br />
I resti della strada sono venuti in luce nel settore sud-est, prospiciente la via dei Bacchettoni,<br />
durante la fase finale dei lavori di scavo, proprio sul lim<strong>it</strong>e dell’area.<br />
La scoperta è stata particolarmente sorprendente poiché la sedimentazione archeologica in<br />
questo settore era apparsa compromessa sino a notevole profond<strong>it</strong>à da opere di escavazione moderne,<br />
relative alla costruzione del maneggio coperto, oggi noto come palestra Bacchettoni 5 , e alla<br />
messa in opera di una serie di grandi cisterne per il combustibile necessario ai veicoli della caserma<br />
“Giuseppe Mazzini”, che ha occupato l’area fino agli anni Ottanta del Novecento. Le cisterne,<br />
in particolare, erano state disposte in fila in direzione est-ovest e alloggiate direttamente<br />
sul livello di ghiaia naturale a circa m 4 di profond<strong>it</strong>à 6 , causando la distruzione della stratigrafia<br />
archeologica in tutta la fascia meridionale del settore (fig. 1).<br />
Il tratto di strada conservato, orientato nord-sud, con una lieve declinazione a est, ed esteso<br />
per oltre m 16 (fig. 5; 6) è localizzato a nord dell’area compromessa dalle cisterne, ma un lembo<br />
di sedimentazione rilevato a ridosso del muro perimetrale del parcheggio ha consent<strong>it</strong>o di documentarne<br />
una sezione anche nella parte sud, a circa m 8 di distanza, tracciandone quindi il<br />
profilo per almeno m 24.<br />
Lo scavo ha permesso di definire diverse fasi di sistemazione del piano stradale, che, dopo<br />
la prima realizzazione, fu oggetto di rifacimenti mirati a garantirne la funzional<strong>it</strong>à nel corso del<br />
tempo.<br />
La pavimentazione stradale più antica (1161), rilevata ad una profond<strong>it</strong>à compresa tra –<br />
4,00 e –4,48 m 7 , fu realizzata con l’impiego quasi esclusivo di ciottoli di fiume di medie e piccole<br />
dimensioni, posti di piatto e ben serrati con terreno compatto, a matrice limo-argillosa, di colore<br />
marrone, misto a ghiaia arrotondata, pietrisco e rari frammenti di laterizi (fig. 7).<br />
L’aspetto cromatico complessivo della strada presentava una dominante grigio-azzurra, dovuta<br />
alla prevalenza di ciottoli di arenaria, con inserti bianchi cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da elementi di pietra calcarea.<br />
La superficie aveva un aspetto irregolare e fortemente segnato dall’uso, con un andamento<br />
complessivo leggermente convesso, a pendenza più accentuata sui margini per favorire il deflusso<br />
delle acque piovane; una serie di solchi long<strong>it</strong>udinali, testimonianza del passaggio ripetuto di carri,<br />
interessava la parte mediana della sede stradale per un’ampiezza massima di circa m 1,80, un<br />
avvallamento era particolarmente evidente nel settore nord, raggiungendo i cm 10 di dislivello.<br />
Nel suo sviluppo long<strong>it</strong>udinale (fig. 8), da nord verso sud, la carreggiata presentava una<br />
prima modesta depressione, dovuta verosimilmente all’usura intensa della superficie, segu<strong>it</strong>a poi<br />
da un deciso rialzamento, oltre il quale la strada degradava progressivamente, mostrando nel tratto<br />
sud una marcata pendenza, forse causata da un cedimento del terreno, come sembrerebbe indicare<br />
la lacuna nella pavimentazione a ciottoli visibile nell’angolo sud-est (fig. 5).<br />
5 L’edificio, originariamente destinato a cavallerizza coperta per la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento<br />
a Lucca, fu costru<strong>it</strong>o nel 1932 dal Comune di Lucca e ceduto all’Amministrazione Mil<strong>it</strong>are (ARCHIVIO<br />
STORICO COMUNALE LUCCA, Bt. 435, fasc. I).<br />
6 Le quote sono rifer<strong>it</strong>e al piano stradale in corrispondenza della Cappella di Santa Lucia, sul lim<strong>it</strong>e ovest<br />
dello scavo; tale livello risulta più alto di un metro rispetto a quello della Via dei Bacchettoni, quindi le<br />
cisterne raggiungevano la profond<strong>it</strong>à di m 3 rispetto a quest’ultimo piano stradale.<br />
7 Anche in questo caso, la profond<strong>it</strong>à rispetto alla Via dei Bacchettoni è di –3,00/3,48 m.
48 La strada romana<br />
Fig. 5. Planimetria della prima glareata (1161, a sinistra) e del rifacimento (1174, a destra).
La strada romana 49<br />
Fig. 6. Veduta della glareata, da sud.<br />
Fig. 7. Fotopiano di un settore della glareata.
50 La strada romana<br />
Fig. 8. Sezione nord-sud (D’-E’-E) della glareata, e veduta da nord.
La strada romana 51<br />
Fig. 9. Sezione est-ovest (A-A’) della fase più antica della strada 1161 con la cunetta laterale 1220.<br />
Per il tipo di pavimentazione la strada si connota come via glareata – cioè caratterizzata<br />
dall’impiego di ghiaia e pezzame lapideo fine nella realizzazione del summum dorsum – una tecnica<br />
generalmente utilizzata dai Romani per la viabil<strong>it</strong>à extraurbana che, in amb<strong>it</strong>o locale, è documentata<br />
nella via publica Luca Florentiam, sia nel tratto esplorato nell’area della chiesa di San<br />
Ponziano 8 , che in quello emerso a Quinto di Capannori 9 , ma che a Lucca trova un’attestazione<br />
anche all’interno della c<strong>it</strong>tà, nel caso del kardo rilevato sotto il complesso Galli Tassi 10 .<br />
La carreggiata presentava dimensioni notevoli, attestandosi su un’ampiezza di circa m 3,<br />
corrispondenti a 10 piedi romani, che i lim<strong>it</strong>i dell’area di scavo hanno consent<strong>it</strong>o di rilevare solo<br />
in un settore; nella metà sud della porzione indagata l’acciottolato stradale definiva uno slargo di<br />
forma regolare, esteso verso ovest per circa cm 85, che potrebbe essere interpretato come<br />
l’innesto di un asse viario ortogonale. Una conferma a tale ipotesi sembrerebbe indicata dalla sua<br />
ampiezza, pari a m 3. Lungo il margine ovest della carreggiata, dal profilo irregolare ma ben defin<strong>it</strong>o,<br />
è stato identificato un canale (1220) largo in media cm 70-80, corrispondente alla cunetta<br />
laterale funzionale al deflusso delle acque piovane dalla strada (fig. 9; 10 A); una cunetta analoga<br />
era s<strong>it</strong>uata sicuramente anche sul lato est, oltre i lim<strong>it</strong>i dell’area di scavo: tenendo quindi in considerazione<br />
la presenza dei due canali, la superficie complessiva interessata dall’asse stradale raggiungeva<br />
l’ampiezza di circa m 5,90, pari a 20 piedi romani.<br />
Nel settore nord il canale indagato era adiacente all’acciottolato, mentre deviava verso ovest<br />
in corrispondenza dello slargo, proseguendo poi con andamento rettilineo ad una distanza di<br />
circa cm 60-70. I successivi interventi di escavazione, necessari a mantenerne la funzional<strong>it</strong>à, ne<br />
hanno asportato i margini superiori, ma nella parte conservata il canale presentava una sezione<br />
con pareti leggermente inclinate e fondo concavo, profondo in media cm 50, salvo nel tratto interessato<br />
dallo slargo dove risaliva bruscamente di quota, attestandosi sui cm 20 di profond<strong>it</strong>à; il<br />
dislivello creava una sorta di displuvio, che condizionava lo scorrimento delle acque in entrambe<br />
le direzioni, sia verso nord sia verso sud. Il canale fu ricavato incidendo lo strato di ghiaie naturali<br />
(1224) di origine fluviale, interessate anche dagli interventi necessari alla realizzazione della massicciata<br />
stradale (fig. 10 A). Lo scavo ha evidenziato, infatti, la presenza di uno scasso profondo in<br />
media cm 50, a pareti concave, praticato nello strato di ghiaie incoerenti, fino a raggiungere un<br />
livello più stabile composto da sabbia a granulometria grossolana, ben compattata, di colore grigio<br />
(1163). La fossa fu quindi colmata con le stesse ghiaie (1162), ma selezionando gli elementi<br />
di maggiore pezzatura, sistemati e costipati per migliorarne la stabil<strong>it</strong>à (fig. 10 B), in modo da realizzare<br />
una sorta di rudus, che cost<strong>it</strong>uì il fondo del piano stradale (1161).<br />
8 Si veda In Silice, pp. 15 ss. (G. CIAMPOLTRINI; A. GIANNONI).<br />
9 Si veda supra, pp. 36 ss.<br />
10 Si veda ABELA – BIANCHINI, art. c<strong>it</strong>. (nota 3), pp. 34 ss.
52 La strada romana<br />
Fig. 10. A: la glareata 1161 con la preparazione 1162 sul lim<strong>it</strong>e sud dello scavo: a sinistra la cunetta<br />
1220, a destra la lacuna colmata da depos<strong>it</strong>i; B: la preparazione 1162, sistemata sullo strato di sabbia naturale1163;<br />
C: sezione trasversale della strada con la cunetta 1220 e il rifacimento 1225.
La strada romana 53<br />
Fig. 11. Sezione est-ovest (C-C’) con il rifacimento della cunetta laterale 1225.<br />
L’uso prolungato dell’asse viario è testimoniato anche in questa fase iniziale da un primo<br />
intervento di rifacimento della cunetta laterale, naturalmente soggetta ad interrarsi: la sezione<br />
trasversale (fig. 11) evidenzia, infatti, una seconda fossa (1225), di minore ampiezza e profond<strong>it</strong>à,<br />
ricavata nel sedimento argilloso che aveva colmata la cunetta originaria (fig. 10 C).<br />
Lo scavo della massicciata stradale non ha rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o reperti utili a definire la datazione della<br />
fase di costruzione del manufatto, ma proprio il riempimento della cunetta laterale (1220) ha<br />
offerto un contesto ceramico che – grazie alla tipologia e al campionario di bolli in terra sigillata<br />
– definisce con alta precisione il quadro cronologico del periodo iniziale d’uso della strada, circoscrivendolo<br />
all’età augustea 11 .<br />
Il piano stradale originario fu sottoposto ad un primo rifacimento, localizzato nella metà<br />
meridionale del settore indagato, a segu<strong>it</strong>o di un evento di natura alluvionale che determinò la<br />
deposizione di un sedimento sabbioso di colore variabile dall’ocra al grigio (1154).<br />
Tale strato raggiungeva lo spessore massimo di cm 40 in prossim<strong>it</strong>à del lim<strong>it</strong>e sud della carreggiata<br />
conservata, colmando la depressione defin<strong>it</strong>a dall’andamento della strada originaria (fig.<br />
12 A), per poi assottigliarsi progressivamente verso nord, fino a congiungersi con la porzione di<br />
strada posta a quota più alta.<br />
Il piano stradale fu quindi ripristinato consolidando la superficie del sedimento e sistemando<br />
una nuova pavimentazione, composta da ciottoli di dimensioni medio-grandi disposti in modo<br />
non uniforme, lasciando ampi settori in semplice terra battuta (1174) e riducendo l’ampiezza<br />
della carreggiata a m 2,40 (fig. 5, a destra); anche questo secondo acciottolato presentava profondi<br />
solchi long<strong>it</strong>udinali lasciati dal passaggio dei carri.<br />
Lo stesso sedimento alluvionale (1154), che determinò il rialzamento di un settore della<br />
strada, obl<strong>it</strong>erò completamente lo slargo corrispondente all’innesto di una viabil<strong>it</strong>à ortogonale e<br />
colmò la cunetta laterale (1225) rendendone necessario il rifacimento.<br />
Le sezioni trasversali (fig. 13) chiariscono la sequenza d’interventi anche in questo caso, evidenziando<br />
un terzo fossato (1227) ricavato poco più ad ovest dei canali precedenti, dei quali ha<br />
distrutto parzialmente i margini (fig. 12 B).<br />
11 La presenza di pochi frammenti di ceramica a vernice nera non è sufficiente ad anticipare la datazione al<br />
II secolo a.C., trattandosi con ogni probabil<strong>it</strong>à di materiale residuo. Per l’inquadramento dei materiali,<br />
infra, pp. 60 ss.
54 La strada romana<br />
Fig. 12. A: il settore sud della strada, con i due livelli 1161 e 1174 separati dal sedimento 1154;<br />
B: la cunetta 1227 al termine dello scavo; a lato si notano le due cunette precedenti riemp<strong>it</strong>e;<br />
C: la sezione nord dello scavo con il depos<strong>it</strong>o alluvionale 1159.
La strada romana 55<br />
Fig. 13. Sezioni est-ovest (A-A’ e B-B’) con il piano stradale 1174 e la cunetta laterale 1227.<br />
La nuova cunetta presentava minore profond<strong>it</strong>à, in media cm 25, e profilo a pareti svasate e<br />
fondo concavo; lo scorrimento dell’acqua, attenuata la pendenza della strada nella porzione meridionale<br />
e eliminati i dislivelli che caratterizzavano la cunetta più antica (1220), risultò indirizzato<br />
ancora verso sud.<br />
Sul lato opposto rimase in uso il piano stradale originario (1161), sebbene parzialmente<br />
coperto da lenti di terra depos<strong>it</strong>atesi sull’acciottolato, fino al verificarsi di un secondo e più consistente<br />
evento alluvionale.<br />
Il sedimento argilloso (1159), di colore grigio e consistenza plastica, conservato lungo il lato<br />
ovest della strada, segnò l’abbandono defin<strong>it</strong>ivo del primo acciottolato stradale, verosimilmente<br />
sommerso da tale depos<strong>it</strong>o che raggiunse lo spessore massimo di cm 40 (fig. 12 C), colmando<br />
anche la cunetta laterale (1227) e il fossato parallelo alla strada rilevato nella sezione nord dello<br />
scavo e descr<strong>it</strong>to in precedenza (1229).<br />
L’asse viario in questo caso fu ripristinato nel settore nord (fig. 8), asportando lo strato alluvionale<br />
che si era depos<strong>it</strong>ato sulla carreggiata e predisponendo un fondo stradale più idoneo,<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno a matrice limo-sabbiosa, di colore marrone, compatto, contenente frammenti<br />
di laterizi (1153). Su tale preparazione fu sistemato un nuovo manto stradale (quota –<br />
3,70 m), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ancora da ciottoli di medie dimensioni, disposti di piatto e ben serrati con<br />
frammenti di laterizi, pareti di anfore e ghiaia più fine (1152); la carreggiata, conservatasi solo in<br />
un tratto lim<strong>it</strong>ato, presentava in superficie f<strong>it</strong>te solcature lasciate dai carri (fig. 14 A).<br />
In sintesi quindi, con tale rifacimento, la strada acquistò un andamento uniforme, defin<strong>it</strong>o<br />
a nord dal nuovo acciottolato (1152) e a sud dal piano in terra battuta (1174), consolidato in<br />
precedenza e probabilmente mantenutosi perché già s<strong>it</strong>uato ad una quota superiore.<br />
La sequenza stratigrafica messa in luce nella sezione nord (fig. 15) ha consent<strong>it</strong>o<br />
d’identificare la presenza di una cunetta laterale di servizio alla strada anche per quest’ultima fase:<br />
si tratta di una fossa a pareti svasate e fondo concavo (1231), larga cm 95, profonda 30, e s<strong>it</strong>uata<br />
ad una distanza di circa un metro dal margine della carreggiata.
56 La strada romana<br />
Fig. 14. A: l’acciottolato 1152 con i solchi lasciati dai carri; B: i due piani stradali nella sezione<br />
della parete sud dello scavo.
La strada romana 57<br />
Fig. 15. Sezione est-ovest (D-D’-C’) con la sequenza dei piani stradali e delle cunette laterali.<br />
Fig. 16. Sezione est-ovest della parete sud dello scavo: veduta e rest<strong>it</strong>uzione.
58 La strada romana<br />
La serie d’eventi che interessò il piano stradale è ben esemplificata nella sezione conservata<br />
lungo il lim<strong>it</strong>e sud dell’area di scavo, a circa m 8 di distanza dal settore indagato (fig. 14 B): si distinguono<br />
chiaramente i due acciottolati sovrapposti, corrispondenti rispettivamente al piano originario<br />
(1161) e all’ultimo rifacimento superiore (1152), realizzato sullo strato di preparazione<br />
(1153).<br />
Sono ben visibili anche i due canali laterali, di servizio (1155 e 1156) al piano stradale più<br />
recente, riemp<strong>it</strong>i da terreno argilloso di colore grigio, di cui quello ovest è corrispondente alla<br />
cunetta rilevata nella sezione nord (1231). L’ampiezza di questa carreggiata appare ulteriormente<br />
ridotta rispetto a quella originaria, attestandosi su m 2,25 (fig. 16); la quota del piano stradale,<br />
posta a –3,30 m, indica che la strada risaliva verso sud con una pendenza media inferiore al 2%,<br />
mentre quella più antica risulta complessivamente alla stesse quote comprese tra –3,90 e –4,00<br />
m, documentate nel tratto nord; quest’ultimo dato potrebbe avvalorare l’ipotesi di un cedimento<br />
naturale del terreno per spiegare la maggiore profond<strong>it</strong>à riscontrata nella porzione centrale.<br />
La sezione evidenzia le ultime fasi d’uso dell’asse viario, con un primo depos<strong>it</strong>o alluvionale<br />
accumulatosi ai margini della carreggiata (1151), segu<strong>it</strong>o poi da un consistente strato di terreno<br />
marrone, a composizione mista (1150), formatosi verosimilmente in età medievale, che obl<strong>it</strong>erò<br />
defin<strong>it</strong>ivamente la strada.
Giulio Ciampoltrini<br />
CONDIZIONI AMBIENTALI E VITA ECONOMICA<br />
IN UNA COLONIA AUGUSTEA DELL’ETRURIA SETTENTRIONALE.<br />
CONSIDERAZIONI SUI MATERIALI DALLO SCAVO DEL KARDO<br />
DEGLI ORTI DEL SAN FRANCESCO<br />
Actum deinde in senatu ab Arruntio et Ateio an ob moderandas Tiberis exundationes verterentur<br />
flumina et lacus, per quos augesc<strong>it</strong>; aud<strong>it</strong>aeque municipiorum et coloniarum legationes, orantibus Florentinis<br />
ne Clanis sol<strong>it</strong>o alveo demotus in amnem Arnum transferretur idque ipsis perniciem adferret.<br />
congruentia his Interamnates disseruere: pessum <strong>it</strong>uros fecundissimos Italiae campos, si amnis Nar (id<br />
enim parabatur) in rivos diductus superstagnavisset. nec Reatini silebant, Velinum lacum, qua in Narem<br />
effund<strong>it</strong>ur, obstrui recusantes, quippe in adiacentia erupturum; optume rebus mortalium consuluisse<br />
naturam, quae sua ora fluminibus, suos cursus utque originem, <strong>it</strong>a finis deder<strong>it</strong>; spectandas etiam religiones<br />
sociorum, qui sacra et lucos et aras patriis amnibus dicaverint: quin ipsum Tiberim nolle prorsus<br />
accolis fluviis orbatum minore gloria fluere. seu preces coloniarum seu difficultas operum sive superst<strong>it</strong>io<br />
valu<strong>it</strong>, ut in sententiam Pisonis concederetur, qui nil mutandum censuerat.<br />
Il dibatt<strong>it</strong>o svoltosi nel Senato nel 15 d.C. contrappone in versione estrema – nella sintesi<br />
di Tac<strong>it</strong>o 1 – due strategie di contrasto a disastri ambientali che potrebbero essere valutate anche<br />
da una moderna ‘pol<strong>it</strong>ica dell’ambiente’: un ventaglio di interventi incisivi, capaci di trasformare<br />
radicalmente le condizioni ecologiche; un rispetto totale della natura, in cui la scelta ideologica<br />
di conservazione dell’ambiente si intreccia, velandoli, ai problemi finanziari posti da impegnative<br />
opere di regimazione.<br />
Il progetto presentato da Lucio Arrunzio, come capo del collegio dei curatores riparum et<br />
alvei Tiberis, e da Ateio Cap<strong>it</strong>one, per i curatores aquarum, derivava dall’incarico affidato alle loro<br />
‘commissioni’ in quello stesso anno, quando un’ennesima, devastante alluvione del Tevere, a breve<br />
distanza dalle esondazioni del 5 e del 12 d.C., aveva infl<strong>it</strong>to gravissimi danni all’Urbe: eodem<br />
anno continuis imbribus auctus Tiberis plana urbis stagnaverat; relabentem secuta est aedificiorum et<br />
hominum strages. ig<strong>it</strong>ur censu<strong>it</strong> Asinius Gallus ut libri Sibyllini adirentur. Renu<strong>it</strong> Tiberius, perinde divina<br />
humanaque obtegens; sed remedium coercendi fluminis Ateio Cap<strong>it</strong>oni et L. Arruntio mandatum 2 .<br />
Nel dibatt<strong>it</strong>o in Senato, al grandioso – fin quasi alla megalomania – progetto di deviazione<br />
degli affluenti del Tevere (il Clanis/Chiana e il Nera) si oppongono i rappresentanti delle c<strong>it</strong>tà<br />
<strong>it</strong>aliane che avrebbero visto compromesso l’equilibrio ecologico su cui fondavano la loro prosper<strong>it</strong>à:<br />
Firenze, minacciata dalla deviazione della Chiana in Arno; Terni e Rieti, contrari ai drastici<br />
interventi progettati sul corso del Nera. Obliquamente e in conclusione, Tac<strong>it</strong>o non manca di<br />
ventilare il reale motivo per cui si rinunciò al progetto: sensibil<strong>it</strong>à per le ragioni delle c<strong>it</strong>tà <strong>it</strong>aliche,<br />
religioso rispetto della natura, ma anche – se non soprattutto – la difficultas operum fa sì che<br />
prevalga il parere di Pisone, qui nil mutandum censuerat.<br />
Per i Fiorentini l’incubo di vedere le acque dell’Arno accresciute da quelle del Clanis poteva<br />
essere ancor più terribile proprio perché anche l’Etruria settentrionale non doveva essere andata<br />
immune da eventi ambientali avversi, evidentemente generati da una sequenza climatica caratterizzata<br />
da piovos<strong>it</strong>à elevata (continuis imbribus, come annota Tac<strong>it</strong>o).<br />
È recentissima l’individuazione, nei livelli del ramo dell’Auser/Serchio che raggiungeva Pisa,<br />
delle tracce di un’alluvione d’età augusteo-tiberiana, responsabile di uno dei disastri navali<br />
1 TACITI, Annales, I, 79.<br />
2 TACITI, Annales, I, 76. Si veda The Annals of Tac<strong>it</strong>us, Books 1-6, II, a cura di F.R.D. GOODYEAR,<br />
Cambridge 1981, p. 170 (per I, 76); pp. 178 ss. (per I, 79), con il rinvio a J. LE GALL, Le Tibre
60 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
che stanno alimentando gli scavi di Pisa-San Rossore 3 ; già lo scavo del ponte del Botronchio 4 , sul<br />
ramo orientale dell’Auser/Serchio che attraversa la piana del Bientina, aveva però segnalato una<br />
cesura nella frequentazione del manufatto che trova in monete del 6 a.C. un terminus post quem, e<br />
che era stato ovvio attribuire ad un evento ambientale, verosimilmente un’alluvione 5 .<br />
Una risolutiva conferma a questo contesto ambientale è stata offerta dai materiali dei livellamenti<br />
alluvionali che seppelliscono la prima glareata del kardo degli Orti del San Francesco.<br />
Fig. 1. Presenze dei tipi morfologici nei contesti di Lucca-San Girolamo, Lucca-San Francesco,<br />
Sant’Ippol<strong>it</strong>o di Anniano.<br />
Gli strati 1227 e 1159, infatti, rest<strong>it</strong>uiscono materiale ceramico numericamente consistente,<br />
ancorché in condizioni di notevole frammentazione e leggermente flu<strong>it</strong>ato, a conferma della<br />
fleuve di Rome dans l’antiqu<strong>it</strong>é, Paris 1953, pp. 29; 150 ss.; per le alluvioni del 5 e del 12, DIO, LV,<br />
22, 3; LVI, 27, 4; LVII, 14, 8.<br />
3 Si rinvia a Le navi antiche di Pisa. Guida archeologica, a cura di A. CAMILLI – E. SETARI, Milano<br />
2005, p. 45 (D. BARBAGLI), con altra bibliografia, per l’alluvione d’età augusteo-tiberiana.<br />
4 Supra, p. 42, fig. 28.<br />
5 CIAMPOLTRINI – ANDREOTTI, Ponte del Botronchio, pp. 150 ss.
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 61<br />
natura delle sedimentazioni in cui giacciono; la presenza di sigillata <strong>it</strong>alica ne circoscrive la formazione<br />
entro i primi due decenni del I secolo d.C. (fig. 1).<br />
Alle sequenze crono-tipologiche da tempo acquis<strong>it</strong>e per questa classe ceramica si aggiungono<br />
infatti i contesti rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i in anni recentissimi dallo stesso terr<strong>it</strong>orio della colonia: il complesso<br />
dei materiali del San Girolamo, in area urbana, chiuso intorno al 10 a.C.; un livellamento<br />
nell’insediamento rurale di Sant’Ippol<strong>it</strong>o di Anniano, a Santa Maria a Monte, nell’agro centuriato<br />
fra Arno e Arme/Usciana, databile entro i primi anni di Tiberio, come confermano repertorio<br />
morfologico e tipologia dei bolli, con la presenza di almeno un esemplare in planta pedis e di uno<br />
entro trifoglio 6 .<br />
Fig. 2. Tipi morfologici della sigillata <strong>it</strong>alica attestati nei contesti del San Francesco (dal Conspectus).<br />
6 Per il San Girolamo, supra, p. 16, con il rinvio a La colonia e la montagna, pp. 74 ss. (G. CIAMPOL-<br />
TRINI); per Sant’Ippol<strong>it</strong>o di Anniano, Agri divisi, pp. 86 ss. (G. CIAMPOLTRINI); supra, p. 14, fig.<br />
1, per la centuriazione fra Arno e Arme.
62 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
Fig. 3. Sigillata <strong>it</strong>alica nelle US 1227 (1) e 1159 (2) del San Francesco.
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 63<br />
Fig. 4. Sigillata <strong>it</strong>alica a rilievo nei contesti di Lucca-San Girolamo.<br />
Fig. 5. Frammenti<br />
di coppa<br />
di sigillata <strong>it</strong>alica<br />
a rilievo dalla<br />
US 6 di Lucca,<br />
palazzo dei Nobili.
64 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
Fig. 6. Ceramiche a pareti sottili da Lucca-San Girolamo.
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 65<br />
Data la natura delle stratificazioni, nei due sedimenti del San Francesco compaiono anche<br />
forme della piena età augustea, o di lunga durata, come la forma 3 7 , con uno (1227) e due (1159)<br />
esemplari, e la 8 8 , con un esemplare dallo strato 1159; tuttavia, il grosso delle testimonianze si<br />
distribuisce fra l’avanzata età augustea e i primi decenni del I secolo d.C.<br />
Hanno un ruolo particolarmente significativo il ‘piatto con orlo verticale convesso’ f. 18<br />
(fig. 2) 9 , presente nello strato 1227 con la variante 18.2 (fig. 3, 1 A), e attestato da un frammento<br />
anche in 1159, ma leggermente più elevata è la presenza della forma che ne ered<strong>it</strong>a progressivamente<br />
il ruolo a partire dai primi decenni del I secolo d.C.: la f. 20 10 , documentata nelle varianti<br />
20.3-4 con un esemplare in 1227 (fig. 3, 1 B), e con tre in 1159.<br />
Il servizio da tavola in sigillata in uso a Lucca in questi anni sembra sostanzialmente lim<strong>it</strong>ato<br />
a questo ‘piatto’ – catinus, catillus, nella terminologia coeva 11 – e ad una una ‘forma profonda’<br />
– acetabulum, paropsis 12 – che può essere rappresentata dalla coppa ‘tronco-conica con orlo verticale’<br />
(f. 23) 13 , presente con due esemplari della variante 23.2 in 1159; dalla versione carenata (f.<br />
27.1) 14 , che compare in 1227, con un esemplare (fig. 3, 1 B), e con due in 1159; dalla f. 33.1 15 ,<br />
documentata in 1159 da due esemplari.<br />
Nell’arco di oscillazione di questa famiglia di forme, che giungono fin oltre la metà del I<br />
secolo d.C., fornisce un punto di riferimento cronologico più stringente il nucleo di bolli dallo<br />
strato 1159.<br />
La bottega aretina di M. Perennius Ante(ros) (fig. 3, 2 A) è attiva intorno agli anni della nasc<strong>it</strong>a<br />
di Cristo 16 , mentre opera a Pisa, fra la media età augustea e quella tiberiana, l’officina di Cn.<br />
Ateius in cui sono attivi i liberti Cn. Ateius Crestus, attestato da un bollo in cartiglio rettangolare<br />
(fig. 3, 2 B) 17 , e Zoilus, attestato con due esemplari rettangolari in 1159 (fig. 3, 2 C-D) 18 e con<br />
un mutilo esempio circolare in 1227 (fig. 3, 1 D) 19 .<br />
Mentre è avventurosa l’ipotesi di assegnare allo stesso Ateius un bollo lacunoso del quale è<br />
leggibile solo la finale (fig. 3, 2 F), acquista un particolare interesse il bollo rettangolare con la<br />
firma Thalasi (con legatura e s retrograda: fig. 3, 2 E).<br />
È una variante dei marchi di un’officina attestata da pochi esemplari, che offre – assieme<br />
all’esemplare in bollo a trifoglio da Anniano 20 – un elemento a sostegno della datazione<br />
dell’attiv<strong>it</strong>à di Thalassi(-) fra l’età augustea e la tiberiana, e per una collocazione a Pisa; ne viene<br />
anche confortata l’identificazione con il Thal(-) che già si è ipotizzato operasse a Pisa 21 . La distribuzione<br />
in Sardegna e in Africa Proconsolarte dei manufatti di Thalassi(-) sembra punteggiare<br />
7 Conspectus, p. 56.<br />
8 Conspectus, p. 66.<br />
9 Conspectus, p. 82.<br />
10 Conspectus, p. 86.<br />
11 G. CAMODECA, Graff<strong>it</strong>o con conto di infornata di sigillata tardo-<strong>it</strong>alica da Isola di Migliarino (Pisa),<br />
in Terr<strong>it</strong>orio e produzioni ceramiche. Paesaggi, economia e società in età romana, Atti del Convegno Internazionale<br />
Pisa 20-22 ottobre 2005, a cura di S. MENCHELLI – M. PASQUINUCCI, Pisa 2006,<br />
pp. 205 ss., in particolare pp. 213 ss.<br />
12 CAMODECA, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 213 ss.<br />
13 Conspectus, p. 92.<br />
14 Conspectus, p. 100.<br />
15 Conspectus, p. 110.<br />
16 CVArr 2 , p. 319, n. 1393, variante 1.<br />
17 CVArr 2 , p. 204, n. 698, Crestus (1), varianti 31 e 33; efficace sintesi, con ampissima bibliografia,<br />
sulle manifatture pisane di sigillata in M. PASQUINUCCI – S. MENCHELLI, Pisa ed Isola di Migliarino:<br />
c<strong>it</strong>tà, terr<strong>it</strong>orio e produzioni di sigillata, in Terr<strong>it</strong>orio e produzioni ceramiche, c<strong>it</strong>. (nota 11), pp. 217<br />
ss.<br />
18 CVArr 2 , p. 510, n. 2544, variante di 12 per l’esemplare con palma finale (fig. 3, 2 C).<br />
19 CVArr 2 , p. 512, variante di 47.<br />
20 CVArr 2 , pp. 432 s., n. 2218, 1; Agri divisi, p. 88, fig. 9, 4 (G. CIAMPOLTRINI).<br />
21 CVArr 2 , p. 432, n. 2216.
66 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
una delle più trafficate rotte fra le coste tirreniche e l’Africa, in cui Pisa doveva svolgere un ruolo<br />
rilevante.<br />
L’assenza di bolli in planta pedis, ovviamente, dato il numero complessivamente esiguo delle<br />
rest<strong>it</strong>uzioni, non può avere valore assoluto, ma nell’insieme è plausibile che il contesto sia stato<br />
alimentato da scarti d’uso formatisi in epoca non molto posteriore alla diffusione di questo tipo<br />
di stampigliatura, negli anni intorno al 15 d.C. Il decennio fra il 10 e il 20 d.C., in conclusione,<br />
può essere ragionevolmente considerato il momento in cui un evento alluvionale dislocò scarichi<br />
di scarti d’uso ceramici e macerie, accumulatisi in qualche decina d’anni, e, soprattutto, negli<br />
ultimi anni dell’impero di Augusto, e li sedimentò nei limi degli strati 1227 e 1159.<br />
I due complessi consentono dunque non solo di sottolineare la drammatic<strong>it</strong>à della crisi<br />
climatica che investì le opere di bonifiche della centuriazione augustea a pochi decenni dalla loro<br />
realizzazione, ma permettono anche di valutare la continu<strong>it</strong>à nelle attiv<strong>it</strong>à economiche della c<strong>it</strong>tà<br />
che trovano un indicatore nei materiali ceramici. Rispetto ai contesti del San Girolamo, più antichi<br />
di un quarto di secolo circa, e ampiamente alimentati ancora dalle manifatture aretine, i livellamenti<br />
del San Francesco tracciano infatti l’imponente affermazione delle officine ceramiche di<br />
Pisa, in particolare di Ateius e dei suoi schiavi e liberti, capaci di acquisire quasi la total<strong>it</strong>à del<br />
mercato non solo in un s<strong>it</strong>o sull’Arno come Anniano, permeabile ai traffici fluviali avviati da Pisa,<br />
ma anche in c<strong>it</strong>tà cui l’articolazione sociale dovrebbe assicurare una maggiore partecipazione ai<br />
commerci. Il successo delle sigillate di manifattura pisana, nel corso dei primi decenni del I secolo<br />
d.C., non segnala invece apprezzabili distinzioni fra Anniano 22 e Lucca.<br />
La presenza appena percepibile di sigillata con decorazione a rilievo, con minuti frammenti<br />
che salvano schemi vegetali difficilmente attribuibili (fig. 3, 1 E; 3, 2 G) 23 , conferma il carattere<br />
decisamente ‘privilegiato’ delle ceramiche sigillate con decorazione a rilievo, rispetto alla produzione<br />
‘liscia’, che già emergeva dalle stratificazioni del San Girolamo 24 .<br />
Il mercato c<strong>it</strong>tadino, in effetti, come testimoniavano questi contesti, non è insensibile al fascino<br />
della produzione a rilievo aretina. A San Girolamo sono documentati molti dei produttori<br />
di questa ceramica della prima e media età augustea, da C. Annius, con una scena circense di cui<br />
restano solo i frammenti di metae (fig. 4, 1) a M. Perennius, con una figura di tibicine peculiare<br />
del suo repertorio (fig. 4, 2), a Rasinius, al cui patrimonio di stampigliature appartiene la danzatrice<br />
con il kalathos di un frammento (fig. 4, 3), per giungere infine agli schemi vegetali ‘protobargatei’<br />
con archetti intrecciati (fig. 4, 4).<br />
Un significativo documento del gusto augusteo è stato offerto dalla US 6 del Palazzo dei<br />
Nobili 25 , in cui erano fin<strong>it</strong>i frammenti di un ‘calice con orlo pendente pronunciato’ forma Conspectus<br />
R 2.2.1 26 con la figurazione di un essere capripede, nel quale dovrà essere ragionevolmente<br />
identificato Pan, piegato sulle ginocchia e in atto di tendere un nastro al quale è appesa una lepre<br />
(fig. 5). I tipi non sembrano fin qui attestati nei repertori della produzione aretina 27 , ma l’esegesi<br />
è plausibile anche per il ruolo di ‘cacciore di lepri’ segnalato, nell’iconografia della divin<strong>it</strong>à, dal<br />
lagobolon – la mazza per uccidere il rod<strong>it</strong>ore – che lo connota.<br />
La caccia, se è valida la lettura che si propone del frammento, è affidata all’insidia di un<br />
laccio, come vagheggia l’usuraio Alfio in un epodo di Orazio: ut trud<strong>it</strong> acris hinc et hinc multa cane<br />
22 Agri divisi, pp. 88 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
23 Per i frammenti con tralci, sono possibili richiami ai manufatti ateiani di Arezzo o di Pisa: si veda ad<br />
esempio B.P.M. RUDNICK, Die verzierte Arretina aus Oberaden und Haltern, Mainz am Rhein<br />
1995, pp. 171 ss.; per i frammenti con sequenza di rosette e palmette orizzontali, puntuale è il confronto<br />
con uno schema applicato da P. Cornelius, aretino: C. TROSO, Il ceramista aretino P. Cornelius.<br />
La produzione decorata a rilievo, Firenze 1991, p. 113, n. 359, tav. 61.<br />
24 La colonia e la montagna, pp. 80 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
25 Supra, p. 19.<br />
26 Conspectus, p. 168.<br />
27 F.P. PORTEN PALANGE, Katalog der Punzenmotive in der arretinischen Reliefkeramik, Mainz 2004;<br />
in particolare, per i tipi di Pan pp. 168 ss.; per i tipi di lepre, pp. 275 ss.
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 67<br />
/ apros in obstantis plagas / aut am<strong>it</strong>e levi rara tend<strong>it</strong> retia / turdis edacibus dolos / pavidumque leporem<br />
et advenam laqueo gruem / iucunda captat praemia 28 ; il lagobolon completerà l’opera. La presenza<br />
di un fregio di ‘pigne’, al di sotto della sequenza di ‘bottoncini’, avvicina il frammento ad un esemplare<br />
da Pisa firmato da M. Perennius Tigranus, cui già era stato rifer<strong>it</strong>o anche un frammento<br />
dal San Girolamo (fig. 4, 5) 29 .<br />
Una sostanziale continu<strong>it</strong>à nei consumi traspare anche da altre classi ceramiche.<br />
Lo stato di frammentazione impedisce di apprezzare nei consunti materiali dal San Francesco<br />
il repertorio di forme e di sistemi decorativi della produzione di pareti sottili che integra nella<br />
mensa le forme di sigillata.<br />
Le coppe e i poculi ampiamente attestati nel San Girolamo con le forme Marabini XXXI<br />
(fig. 6, 1 e 7), XXXVI (fig. 6, 2-5 e 9), XXXII (fig. 6, 6 e 8) nelle varianti d’età augustea, provviste<br />
di decorazione incisa o applicata 30 , sono appena riconoscibili nei frammenti consunti del San<br />
Francesco (fig. 7 A), che sembrano semmai segnalare la progressiva affermazione della coppa emisferica<br />
forma XXXVI, come nei contesti tardoaugustei e tiberiani di Anniano 31 , confermando la<br />
coerenza nei consumi di forme da mensa fra c<strong>it</strong>tà e campagna tracciata nel terr<strong>it</strong>orio di Lucca,<br />
dall’età triumvirale fino alla piena età giulio-claudia, dai complessi della Murella di Castelnuovo<br />
di Garfagnana, Lucca-San Girolano e ora Lucca-San Francesco, Anniano 32 .<br />
Altrettanto evidente sembra invece la distinzione nei consumi di beni alimentari commerciati<br />
in anfore.<br />
Già si è osservato che i contesti urbani rilevano una presenza decisamente più consistente<br />
dei consumi di vino di importazione, attestato soprattutto dalla ampia ed eterogenea famiglia di<br />
anfore Dressel 2-4, e di garum, il cui consumo è testimoniato soprattutto dai conten<strong>it</strong>ori di provenienza<br />
betica raccolti nel gruppo delle Dressel 7-11 33 .<br />
I sedimenti 1227 e 1159, in effetti, si aggiungono ai contesti del San Girolamo nel tracciare<br />
un filo continuo di acquisizioni di queste due famiglie di conten<strong>it</strong>ori: Dressel 2-4 (fig. 7 B),<br />
prodotte nel campionario di impasti che ne tradisce la molteplic<strong>it</strong>à di centri produttori, tirrenici<br />
e ispanici; Dressel 7-11 ispaniche (fig. 7 C).<br />
Anche i pochi frammenti di lucerne, fra i quali spicca un’ansa – probabilmente pertinente<br />
ad una lucerna a volute – configurata a semiluna (fig. 7 D) 34 , ribadiscono la cesura fra consumi<br />
urbani e rurali segnalata alla Murella e a Anniano, che trova – nella difficoltà di recuperare adeguate<br />
testimonianze delle produzioni ceramiche da cucina 35 – un’ulteriore indice nella presenza,<br />
fra il materiale laterizio, di un frammento di lastra di rivestimento f<strong>it</strong>tile (fig. 7 E), che va ad aggiungersi<br />
alle altre testimonianze delle produzioni di terrecotte arch<strong>it</strong>ettoniche lucchesi d’età repubblicana<br />
36 .<br />
28 HORATI, Epod., II, 35 ss.: «… e prende al laccio la lepre paurosa e la gru straniera …».<br />
29 Il motivo è redazione leggermente appiatt<strong>it</strong>a di un tema attestato in esemplari firmati da M. Perennius<br />
Bargathes: H. DRAGENDORFF – C. WATZINGER, Arretinische Reliefkeramik m<strong>it</strong> Beschreibung der<br />
Sammlung in Tübingen, Reutlingen 1948, p. 204, nn. 299-300, tav. 19.<br />
30 Si rinvia a La colonia e la montagna, pp. 80 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
31 Agri divisi, pp. 94 s. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
32 Si veda G. CIAMPOLTRINI – P. NOTINI – C. SPATARO – E. ABELA, Traffici e consumi ceramici<br />
nella valle del Serchio d’età augustea, in Terr<strong>it</strong>orio e produzioni ceramiche, c<strong>it</strong>. (nota 11), pp. 191 ss., in<br />
particolare pp. 197 ss.<br />
33 CIAMPOLTRINI et alii, art. c<strong>it</strong>. a nota precedente, pp. 197 ss.; La colonia e la montagna, pp. 88 ss.<br />
(G. CIAMPOLTRINI).<br />
34 Si veda A. LEIBUNDGUT, Die römische Lampen in der Schweiz. Eine kultur- und handelsgeschichtliche<br />
Studie, Bern 1977, p. 28, n. 4, con altri riferimenti.<br />
35 Per queste a Lucca La colonia e la montagna, pp. 88 ss. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
36 CIAMPOLTRINI – RENDINI, Temi figurativi; E. ABELA – S. BIANCHINI, La mostra, in La c<strong>it</strong>tà nascosta.<br />
Venti anni di scoperte archeologiche a Lucca, a cura di E. ABELA – S. BIANCHINI, Lucca 2002,<br />
pp. 11 ss.
68 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
Se l’attiv<strong>it</strong>à di traffico – almeno nel campo coperto dalle testimonianze ceramiche – sembra<br />
nell’insieme relativamente lim<strong>it</strong>ata, e la consistenza delle produzioni alimentari locali, soprattutto<br />
nel caso dell’olio e del vino, è tale da circoscrivere le importazioni ai beni connotati come<br />
‘di pregio’ (nel caso dei vini) o a quelli non prodotti in loco (come il garum), la vivac<strong>it</strong>à manifatturiera<br />
della c<strong>it</strong>tà augustea traspare nella presenza di scorie ferrose anche nei contesti del San<br />
Francesco.<br />
Fig. 7. Frammenti a pareti sottili (A), di anfore (B-C), di lucerne (D) e terracotte arch<strong>it</strong>ettoniche (E)<br />
dal San Francesco.
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 69<br />
Scorie ferrose e di bronzo, un frammento di crogiolo ceramico ancora con concrezioni di<br />
bronzo (fig. 8) e un frammento di tubiera f<strong>it</strong>tile (fig. 9) dal San Girolamo, in effetti, indiziavano<br />
che già in età augustea la c<strong>it</strong>tà doveva essere sede di un’attiv<strong>it</strong>à metallurgica che anticipava e preparava<br />
la fabrica di spathae tardoantica 37 , ma dato il carattere dei sedimenti era arduo proporre<br />
una localizzazione delle officine.<br />
Fig. 8. Crogiolo frammentario con concrezioni di bronzo da Lucca-San Girolamo.<br />
Nel caso del San Francesco, invece, l’interpretazione come forni di fucina da fabbro delle<br />
fosse emerse al margine occidentale dello scavo degli Orti (658-658), in effetti 38 , è concretamente<br />
avallata dalla consistenza di scorie ferrose nei sedimenti alluvionali, tale anzi che pare non inverosimile<br />
anche l’ipotesi che l’insediamento da cui derivano i materiali dilavati dalle alluvioni<br />
dei decenni iniziali del I secolo d.C. non avesse carattere residenziale, ma fosse piuttosto un agglomerato<br />
produttivo, un’officina di fabbri che potevano operare – anche per evidenti motivi di<br />
sicurezza – al di fuori dello spazio urbano, in un’area contigua alla c<strong>it</strong>tà ed assist<strong>it</strong>a da una rete di<br />
strade che concludeva il percorso fluviale delle materie prime indispensabili a questa attiv<strong>it</strong>à –<br />
37 La colonia e la montagna, pp. 94 s. (G. CIAMPOLTRINI).<br />
38 ABELA – BIANCHINI, supra, p. 44.<br />
Fig. 9. Frammento di tubiera f<strong>it</strong>tile<br />
da Lucca-San Girolamo.
70 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
ferro e legname – quasi anticipando la vocazione dell’area alle ‘arti del fuoco’ che troverà limpida<br />
espressione nelle fornaci di laterizi medievali di Tracchiassi 39 .<br />
39 Giardini sepolti, pp. 13 ss( G. CIAMPOLTRINI), ecc.<br />
Fig. 10.<br />
La fucina<br />
un fabbro<br />
di Aquileia(particolare<br />
di<br />
stele al<br />
Museo<br />
Arch. Nazionale<br />
di<br />
Aquileia).
Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica 71<br />
Fig. 11. La fucina di<br />
Vulcano (Piero di<br />
Cosimo, Vulcano e<br />
Eolo).
72 Condizioni ambientali e v<strong>it</strong>a economica<br />
L’assenza di minerali, la presenza di sole scorie, inv<strong>it</strong>a a ricostruire un processo produttivocommerciale<br />
articolato, che vede il ferro giungere a Lucca non allo stato grezzo, di minerale, ma<br />
dopo un primo processo di raffinazione, verosimilmente condotto nell’area di estrazione. Il modello<br />
di trasformazione del minerale descr<strong>it</strong>to da Strabone per l’Elba e Populonia ancora in età<br />
augustea troverebbe dunque conferma 40 .<br />
La tipologia delle strutture impone di ricomporre il possibile insediamento produttivo non<br />
tanto nella forma della bottega di fabbro ‘municipale’ che trova una splendida testimonianza iconografica,<br />
nell’Italia della prima età romana, nel fregio sullo zoccolo di un monumento funerario<br />
aquileiese (fig. 10) 41 , quanto piuttosto in impianti semplificati, formati da una semplice fossa terragna<br />
in cui si provvedeva all’arrostimento del semilavorato ferroso per trasformarlo in lingotti ad<br />
alto tenore di metallo 42 , o direttamente in manufatti, e in cui la temperatura di lavorazione del<br />
metallo era ottenuta con un sistema di mantici e tubiere. La v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à del tipo di fucina, pur sent<strong>it</strong>a<br />
come ‘arcaica’, è tale che Piero di Cosimo, agli albori del Cinquecento, potrà darne una spettacolare<br />
rest<strong>it</strong>uzione iconografica, attribuendola, nel Vulcano ed Eolo fin<strong>it</strong>o alla National Gallery of<br />
Canada di Ottawa, ad una uman<strong>it</strong>à prim<strong>it</strong>iva (fig. 11).<br />
Si tratta evidentemente di una tipologia di lunga durata, ma non priva di funzional<strong>it</strong>à, se<br />
nella Populonia della Tarda Repubblica i forni (fusori o di fucina) sono ancora strutturati in questo<br />
modo 43 e nella stessa Lucca sembra possibile ricomporre, nell’area del Galli Tassi, un impianto<br />
tardoantico formato da una ‘batteria’ di fucine del genere 44 .<br />
Storie di fabbri, di traffici, di un terr<strong>it</strong>orio in equilibrio perennemente minacciato, che<br />
permettono di popolare i monumenti e le domus della c<strong>it</strong>tà augustea e le fattorie degli agri divisi<br />
con una società variegata e articolata di agricoltori, di artigiani, di mercanti. Sono i liberti che<br />
grazie alle attiv<strong>it</strong>à imprend<strong>it</strong>oriali – forse anche nella metallurgia, oltre che nei commerci e nella<br />
stessa agricoltura – raggiungono il successo consacrato dapprima (in età augustea) dalla carica di<br />
magister Mercurialis, poi dal sevirato, e i nati liberi, figli e nipoti dei coloni augustei, radicati in<br />
una terra la cui ferac<strong>it</strong>à richiede un continuo impegno di bonifica, che cercano fortuna nelle legioni<br />
e nelle coorti pretorie o urbane di Roma: la società di una colonia augustea che traspariva<br />
dai monumenti funerari di Lucca romana e dei Lucchesi dispersi nel mondo 45 trova in un sedimento<br />
alluvionale del suburbio una silenziosa testimonianza.<br />
40 STRABO, V, 2, 6.<br />
41 Si veda ad esempio Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno ad una grande strada romana alle<br />
radici dell’Europa, Milano 1998, p. 519, n. V.35 (C. TIUSSI).<br />
42 Si veda la sintesi di C. DOMERGUE, Les mines et la production des métaux dans le monde méd<strong>it</strong>erranéen<br />
au I er millénaire avant notre ère. Du producteur au consommateur, in L’artisanat métallurgique<br />
dans les sociétés anciennes en Méd<strong>it</strong>erranée Occidentale. Techniques, lieux et formes de production, a cura<br />
di A. LEHOËRFF, Rome 2004, pp. 129 ss., in particolare pp. 137 ss. e pp. 144 ss.<br />
43 Si veda L. CHIARANTINI – M. BENVENUTI – S. GUIDERI, Recenti ricerche sui processi di produzione<br />
del ferro nel Parco di Baratti e Populonia nel I millennio a.C., Rassegna di Archeologia, 21 B, 2004-<br />
2005, pp. 171 ss., in particolare pp. 175 ss., con ampia bibliografia.<br />
44 ABELA – BIANCHINI, supra, pp. 44 s.<br />
45 Ancora CIAMPOLTRINI, Prosopographia Lucensis, in particolare pp. 88 ss.
APPENDICE: LE UNITÀ STRATIGRAFICHE<br />
(Serena Cenni – Maila Franceschini – Irene Monacci)<br />
Canalizzazioni e resti di attiv<strong>it</strong>à<br />
artigianali (Settori I-IV)<br />
103 (I-IV) Terreno a matrice limo-argillosa,<br />
di colore marrone-giallo, contenente<br />
ciottoli di piccole dimensioni, ghiaia, frustoli<br />
di laterizi; presenta uno spessore notevole,<br />
che raggiunge in alcune zone il<br />
metro.<br />
Terreno ortivo formatosi gradualmente a<br />
partire dall’età bassomedievale.<br />
Copre 414.<br />
414 (I-IV) Terreno a matrice limo-sabbiosa,<br />
di colore giallo contenente rari frammenti<br />
laterizi; presenta notevole spessore fino al<br />
metro.<br />
Potente accumulo di origine alluvionale.<br />
Coperto da 103.<br />
Copre 477, 526, 563, 655, 658, 659,<br />
668, 729, 753, 1020.<br />
477A (III) Taglio con andamento rettilineo<br />
e orientamento nord-sud; presenta pareti<br />
verticali e fondo concavo, a s<strong>it</strong>uato a est<br />
della cava di argilla 443.<br />
Canale di età romana, allineato a 753.<br />
Taglia 526.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 477B.<br />
477B (III) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno<br />
limo-argilloso, di colore grigio-giallo,<br />
mediamente compatto, con frammenti laterizi<br />
e ghiaia.<br />
Coperto da 414.<br />
Riempie 477A.<br />
526 (I-IV) Strato a composizione mista, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />
da lenti di sabbia e argilla, di colore<br />
grigio-verde, con depos<strong>it</strong>i di manganese.<br />
Contiene frustoli di laterizi, pietri-<br />
sco, rari ciottoli di piccole dimensioni e<br />
frammenti ceramici flu<strong>it</strong>ati.<br />
Sedimentazione di origine alluvionale con<br />
tracce di frequentazione di epoca romana.<br />
Coperto da 414 e 525.<br />
Tagliato da 477, 563, 655, 658, 659,<br />
668, 729, 753, 1019.<br />
Copre 583, 585.<br />
563A (II-IV) Taglio di forma rettilinea, con<br />
andamento est-ovest; presenta pareti verticali<br />
e fondo concavo.<br />
Canale di età romana.<br />
Taglia 526.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 563B.<br />
563B (II-IV) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da<br />
terreno limo-argilloso, di colore grigioverde.<br />
Riempie 563A.<br />
Coperto da 414.<br />
583 (I-IV) Strato a matrice sabbiosa, mediamente<br />
friabile, di colore grigio chiaro,<br />
con lenti di argilla.<br />
Sedimentazione di origine alluvionale,<br />
naturale.<br />
Coperto da 526.<br />
Copre 584.<br />
584 (I-IV) Strato a matrice limo-sabbiosa,<br />
di colore marrone, mediamente friabile.<br />
Sedimentazione di origine alluvionale,<br />
naturale.<br />
Coperto da 583.<br />
Copre 585.<br />
585 (I-IV) Strato cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da ciottoli di<br />
piccole e medie dimensioni, misti a sabbia<br />
grigia.<br />
Ghiaie fluviali di formazione naturale.<br />
Coperto da 584.
74 Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />
655A (I) Taglio con andamento rettilineo e<br />
orientamento est-ovest; presenta pareti<br />
verticali e fondo concavo.<br />
Canale di età romana.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 655 B.<br />
Taglia 526.<br />
655B (I) Terreno a matrice limo-sabbiosa,<br />
di colore marrone-grigio, con frustoli di<br />
laterizi e pietre.<br />
Riempie 655A.<br />
Coperto da 414.<br />
658A (II) Buca di forma quadrangolare con<br />
pareti verticali, arrossate e indur<strong>it</strong>e, e<br />
fondo piano rivest<strong>it</strong>o di ciottoli. S<strong>it</strong>uata<br />
lungo il lim<strong>it</strong>e nord-ovest dell’area di scavo.<br />
Buca-forno per lavorazioni metallurgiche.<br />
Taglia 526.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 658B.<br />
658B (II) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno<br />
limo-sabbioso, di colore marrone<br />
chiaro, contenente carbone e scorie ferrose,<br />
frammenti laterizi e ceramici.<br />
Coperto da 414.<br />
Riempie 658A.<br />
659A (II) Buca di forma quadrangolare con<br />
pareti verticali, arrossate e indur<strong>it</strong>e, e<br />
fondo piano; s<strong>it</strong>uata lungo il lim<strong>it</strong>e nordovest<br />
dell’area di scavo.<br />
Buca-forno per lavorazioni metallurgiche.<br />
Taglia 526.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 659B.<br />
659B (II) Riempimento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno<br />
limo-sabbioso, di colore marrone<br />
chiaro, contenente carbone, cenere, scorie<br />
ferrose e frammenti laterizi.<br />
Coperto da 414.<br />
Riempie 659A.<br />
668A (I) Taglio con andamento rettilineo e<br />
orientamento est-ovest.<br />
Canale di età romana.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 668B.<br />
Tagliato da 660.<br />
Taglia 526.<br />
668B (I) Terreno argilloso di colore grigioblu.<br />
Riempie 668A.<br />
Coperto da 660B.<br />
729A (II) Taglio con andamento rettilineo e<br />
orientamento est-ovest; presenta pareti<br />
verticali e fondo concavo.<br />
Canale di età romana.<br />
Taglia 526.<br />
Tagliato da 722.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 729B.<br />
729B (I) Terreno argilloso, di consistenza<br />
plastica e colore grigio-blu, contenente<br />
rari frammenti di laterizi e ghiaia.<br />
Coperto da 414.<br />
Riempie 729A.<br />
753A (II-IV) Taglio con andamento rettilineo<br />
e orientamento nord-sud; presenta<br />
pareti verticali e fondo concavo.<br />
Canale di età romana, allineato al 477.<br />
Taglia 526.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 753B.<br />
753B (II-IV) Strato a matrice argillosa di<br />
colore blu, con lenti di sabbia di colore<br />
marrone-giallo.<br />
Coperto da 414.<br />
Riempie 753A.<br />
1019 (III) Taglio con andamento rettilineo<br />
e orientamento nord-sud; presenta pareti<br />
verticali e fondo concavo.<br />
Canale di età romana.<br />
Taglia 526.<br />
Tagliato da 904, 894.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1020.<br />
1020 (III) Terreno a matrice limosa, misto a<br />
sabbia e ghiaia.<br />
Coperto da 414.<br />
Riempie 1019.<br />
(S.C.)
Il kardo (Settore V)<br />
1150 (V) Strato di terreno a matrice limoargillosa,<br />
di colore marrone giallo; contiene<br />
frammenti di laterizi, pietrisco, ardesia<br />
e carboncini.<br />
Terreno ortivo formatosi in età medievale;<br />
obl<strong>it</strong>era la strada romana.<br />
Copre 1151, 1152, 1168, 1172, 1175,<br />
1176, 1177, 1178.<br />
Tagliato da 1075, 1164, 1166, 1170,<br />
1171.<br />
1151 (V) Strato di terreno a matrice limoargillosa,<br />
di consistenza plastica e colore<br />
marrone-grigio, con scarsa presenza di<br />
frustoli di laterizi.<br />
Depos<strong>it</strong>o di natura alluvionale che obl<strong>it</strong>era<br />
parzialmente il piano stradale 1152.<br />
Coperto da 1150, 1223.<br />
Copre 1152, 1153, 1154, 1155, 1156,<br />
1157, 1158, 1159, 1160.<br />
Tagliato da 1168, 1175, 1176, 1177,<br />
1178.<br />
1152 (V) Piano con orientamento nord-sud,<br />
realizzato con ciottoli di piccole e medie<br />
dimensioni, misti a frustoli e rari frammenti<br />
di laterizi e serrati con ghiaia fine.<br />
Presenta superficie irregolare, segnata da<br />
solchi, con margini inclinati.<br />
Piano stradale più recente, in fase con le<br />
canalette 1156=1231, sul lato ovest, e<br />
1155 sul lato est.<br />
Coperto da 1150, 1151.<br />
Copre 1153.<br />
1153A (V) Taglio con andamento nord-sud,<br />
pareti inclinate e fondo piano.<br />
Taglio creato per alloggiare la preparazione<br />
1153 e il piano stradale 1152.<br />
Taglia 1154, 1159.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1153B.<br />
1153B (V) Riempimento a matrice limosabbiosa<br />
di colore marrone con presenza<br />
di frustoli laterizi.<br />
Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche 75<br />
Cost<strong>it</strong>uisce la preparazione al piano stradale<br />
1152, dopo la fase alluvionale rappresentata<br />
da 1159.<br />
Coperto da 1151, 1152.<br />
Riempie 1153 A.<br />
Copre 1161, 1174.<br />
1154 (V) Strato di terreno a matrice sabbiosa<br />
di colore giallo-grigio, con scarsa presenza<br />
di frustoli di laterizi.<br />
Depos<strong>it</strong>o di natura alluvionale.<br />
Coperto da 1151, 1159, 1174, 1223.<br />
Tagliato da 1153A, 1155A, 1156A.<br />
Copre 1161, 1224, 1228.<br />
1155A (V) Taglio con pareti inclinate e fondo<br />
piano, rilevato nella parete sud del<br />
settore di scavo, a est del piano stradale<br />
1152.<br />
Probabile canaletta con andamento nordsud,<br />
di servizio al piano stradale 1152.<br />
Taglia 1154, 1163.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1155B.<br />
1155B (V) Riempimento a matrice argillosa<br />
di colore grigio.<br />
Coperto da 1151.<br />
Riempie 1155A.<br />
1156A (V) Taglio con pareti inclinate e fondo<br />
lievemente concavo, rilevato nella parete<br />
sud del settore di scavo, ad ovest del<br />
piano stradale 1152.<br />
Probabile canaletta con andamento nordsud,<br />
di servizio al piano stradale 1152 sul<br />
lato ovest.<br />
Uguale a 1231.<br />
Taglia 1154.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1156B.<br />
1156B (V) Riempimento a matrice argillosa<br />
di colore grigio-blu.<br />
Coperto da 1151.<br />
Riempie 1156A.<br />
1157 (V) Strato a matrice limo-sabbiosa di<br />
colore marrone-grigio, con frustoli di laterizi,<br />
carboncini e pietrisco, rilevato nella<br />
parete sud del settore di scavo, ad ovest<br />
del piano stradale 1152.
76 Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />
Potrebbe trattarsi di un piano di calpestio<br />
localizzato a lato della fossetta 1156.<br />
Coperto da 1151.<br />
Copre 1158.<br />
1158 (V) Terreno a matrice sabbiosa, a granulometria<br />
grossolana, di colore marrone-giallo.<br />
Coperto da 1151, 1157.<br />
Copre 1159.<br />
1159 (V) Strato a matrice argillosa di colore<br />
grigio-blu, contenente numerosi frammenti<br />
ceramici di età romana, tra cui terra<br />
sigillata <strong>it</strong>alica.<br />
Depos<strong>it</strong>o di natura alluvionale, cui segue<br />
il rifacimento del piano stradale con il riempimento<br />
1153 e l’acciottolato 1152.<br />
Coperto da 1151, 1158.<br />
Tagliato da 1153A, 1156A, 1231A.<br />
Copre 1154, 1161, 1220B, 1224, 1226,<br />
1227B, 1230.<br />
1160 (V) Strato di forma allungata e inclinata,<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da terreno a matrice limosabbiosa<br />
di colore bruno-grigio scuro, misto<br />
a carboncini; rilevata nella parete sud<br />
del settore di scavo, ad ovest del piano<br />
stradale 1152.<br />
Sacca di terreno probabilmente formata<br />
da una radice.<br />
Coperto da 1151.<br />
Copre 1154.<br />
1161 (V) Piano cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da ciottoli di piccole<br />
e medie dimensioni, frustoli di laterizi<br />
e ghiaia arrotondata di piccole dimensioni,<br />
misti a terreno di colore marrone<br />
a matrice limo-argillosa. Si sviluppa<br />
in direzione nord-sud, con superficie irregolare,<br />
segnata da solchi, leggermente<br />
convessa.<br />
Piano stradale più antico, in fase con la<br />
canaletta 1220, sul lato ovest.<br />
Coperto da 1153, 1154, 1159, 1174.<br />
Copre 1162.<br />
1162A (V) Taglio con orientamento nordsud,<br />
a pareti leggermente inclinate e fon-<br />
do leggermente concavo, rilevato in corrispondenza<br />
del piano stradale 1161.<br />
Trincea praticata per alloggiare la preparazione<br />
al piano stradale 1161.<br />
Taglia 1224, 1163.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1162.<br />
1162B (V) Strato composto da ghiaia arrotondata,<br />
di dimensioni medie e piccole,<br />
mista a sabbia a granulometria grossolana,<br />
di colore marrone-grigio e consistenza<br />
friabile.<br />
Cost<strong>it</strong>uisce il corpo stradale relativo al<br />
piano 1161.<br />
Riempie 1162A.<br />
Coperto da 1154, 1161.<br />
1163 (V) Strato composto da sabbia a granulometria<br />
grossolana, di colore marrone-grigio.<br />
Accumulo naturale.<br />
Coperto da 1154, 1228, 1224.<br />
Tagliato da 1162A, 1155A.<br />
1174 (V) Terreno a matrice sabbiosa, di colore<br />
giallo, di consistenza molto compatta,<br />
con piccoli inclusi di ceramica di epoca<br />
romana e ciottoli di piccole dimensioni,<br />
esteso nella parte sud dell’area interessata<br />
dalla glareata 1161.<br />
Piano stradale corrispondente ad un primo<br />
intervento di restauro di 1161, successivo<br />
alla deposizione del sedimento alluvionale<br />
1154 e localizzato solo nella<br />
parte sud dell’area indagata. In fase con la<br />
canaletta 1227 sul lato ovest.<br />
Copre 1161, 1154.<br />
Coperto da 1153B.<br />
1220A (V) Taglio canaliforme, con orientamento<br />
nord-sud, ubicato sub<strong>it</strong>o a ovest<br />
di 1161. Presenta pareti appena inclinate<br />
e fondo concavo.<br />
Canaletta di deflusso delle acque in fase<br />
con il piano stradale più antico 1161.<br />
Taglia 1224.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1220B.<br />
Tagliato da 1227A.
1220B (V) Riempimento a matrice limoargillosa,<br />
di colore grigio-blu, con presenza<br />
di frustoli di carbone e rari frammenti<br />
ceramici.<br />
Coperto da 1154, 1159.<br />
Riempie 1220A.<br />
Tagliato da 1225, 1227A.<br />
1224 (V) Strato composto da ghiaia arrotondata<br />
di piccole e medie dimensioni<br />
mista a sabbia a granulometria grossolana,<br />
di colore marrone-grigio.<br />
Depos<strong>it</strong>o di formazione naturale.<br />
Coperto da 1149, 1154, 1159.<br />
Copre 1163.<br />
Tagliato da 1220, 1227, 1229.<br />
1225 (V) Taglio canaliforme con orientamento<br />
nord-sud, ubicato ad ovest di<br />
1220; presenta pareti inclinate e fondo<br />
concavo.<br />
Intervento di ripristino della canaletta di<br />
servizio alla strada sul lato ovest, dopo un<br />
primo interramento corrispondente al sedimento<br />
argilloso 1220B.<br />
Taglia 1220.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1226.<br />
Tagliato da 1227.<br />
1226 (V) Riempimento a matrice sabbiosa,<br />
di colore variabile da giallo a grigio-blu,<br />
con scarsa presenza di ghiaia di piccole<br />
dimensioni.<br />
Riempimento riferibile allo stesso evento<br />
alluvionale che determinò la deposizione<br />
del sedimento sabbioso 1154.<br />
Coperto da 1154, 1159.<br />
Riempie 1225.<br />
Tagliato da 1227.<br />
1227A (V) Taglio canaliforme con orientamento<br />
nord-sud, ubicato ad ovest di<br />
1226.<br />
Canaletta per il deflusso delle acque di<br />
servizio alla strada sul lato ovest, in fase<br />
con il restauro del piano stradale 1174.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1227 B.<br />
Taglia 1224, 1225, 1226, 1220.<br />
Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche 77<br />
1227B (V) Riempimento a matrice argillosa,<br />
di colore blu, di consistenza molto compatta,<br />
contenente frammenti ceramici di<br />
età romana.<br />
Riempimento riferibile allo stesso evento<br />
alluvionale che determinò la formazione<br />
del sedimento 1159 e il successivo ripristino<br />
del piano stradale rappresentato da<br />
1152 e 1153.<br />
Coperto da 1159.<br />
Riempie 1227A.<br />
1228 (V) Strato a matrice limo-sabbiosa, di<br />
colore giallo-grigio, con pietrisco e ciottoli<br />
di medie dimensioni, rilevato solo<br />
nella sezione est dell’area di scavo.<br />
Coperto da 1154.<br />
Copre 1163.<br />
1229 (V) Taglio canaliforme con probabile<br />
orientamento nord-sud, ubicato ad ovest<br />
di 1227 e parallelo ad essa. Rilevato solo<br />
nella sezione nord dell’area di scavo, presenta<br />
pareti inclinate e fondo concavo.<br />
Canale in fase con 1227.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1230.<br />
Taglia 1224.<br />
1230 (V) Riempimento a matrice limoargillosa,<br />
di colore grigio-blu, contenente<br />
frammenti laterizi e ceramici. Rilevato<br />
solo nella sezione nord dell’area di scavo.<br />
Riempimento riferibile allo stesso evento<br />
alluvionale che determinò la formazione<br />
del sedimento 1159.<br />
Coperto da 1159.<br />
Riempie 1229.<br />
1231A (V) Taglio canaliforme con probabile<br />
orientamento nord-sud, s<strong>it</strong>uato ad ovest<br />
del piano stradale 1152. Rilevato solo<br />
nella sezione nord dell’area di scavo.<br />
Si tratta probabilmente della canaletta di<br />
servizio alla strada sul lato ovest, nella fase<br />
corrispondente al rifacimento del piano<br />
stradale 1152.<br />
Uguale a 1156.<br />
Taglia 1159.<br />
Riemp<strong>it</strong>o da 1231B.
78 Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche<br />
1231B (V) Riempimento a matrice limosabbiosa,<br />
di colore marrone-giallo, con<br />
presenza di pietrisco e frammenti di laterizi.<br />
Riempie 1231A.<br />
(M.F – I. M.)<br />
L’inizio dei lavori.
Le un<strong>it</strong>à stratigrafiche 79<br />
La fine dello scavo.