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Testo delle Lezioni - Parrochhia Santa Maria dell'Agnena

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Quarta Settimana Biblica 2008<br />

Preghiera a San Paolo Apostolo<br />

Lungo la via di Damasco la luce di Cristo ti folgorò<br />

e svelò la conoscenza piena<br />

del suo Mistero di amore e di salvezza,<br />

la sua missione nella Chiesa e nel mondo.<br />

Col cuore riconoscente, con la fortezza e l'entusiasmo sempre giovane affrontasti viaggi e<br />

pericoli<br />

per predicare Cristo crocifisso,<br />

scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani.<br />

Sopportasti ogni pena e tradimenti,<br />

mai fosti separato dall' amore di Cristo.<br />

Né tribolazione, né angoscia, né persecuzione, né fame, né nudità, né pericolo, né spada<br />

poterono allontanarti dalla fedeltà<br />

alla vocazione e alla missione. Portasti la Parola di Dio ai pagani,<br />

rivelasti ad essi l'amore infinito di Dio,<br />

che si rivelava in Cristo mediante la redenzione nel suo sangue.<br />

Invocasti per i cristiani unità e concordia, avendo un solo Dio Padre di tutti, al di sopra di<br />

tutti ed è presente in tutti.<br />

Il tuo sangue è stato sparso in libagione, giungendo il momento di sciogliere le vele.<br />

Hai combattuto la buona battaglia,<br />

hai terminato la corsa, hai conservato la fede.<br />

Hai atteso la corona di giustizia che il Signore ti ha donato. Ti segue ancora ora, come nei<br />

tempi antichi,<br />

una schiera numerosa di martiri e di santi,<br />

nella sequela di Cristo che continua ancora<br />

nella fedeltà e nell' amore presso il trono di Dio<br />

a cantare all' Agnello senza macchia<br />

l'inno di lode e di ringraziamento per l'eternità. Amen.<br />

+ Bruno Schettino<br />

Arcivescovo di Capua


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

Introduzione<br />

Nell’era messianica - la nostra era - “tutti” sono discepoli di Dio Padre (Gv 6, 45), non di<br />

semplici e poveri uomini come noi (Mt 15, l4ss; lTs 2,13). E il Padre celeste ci istruisce mediante il<br />

Figlio fatto uomo nel mistero dell’Incarnazione (Gv l, l4ss; Mt 11, 27ss; 17, 5) e lo Spirito Santo<br />

effuso nel mistero della Pentecoste (Gv 16,l3ss; At 2).<br />

“Il Maestro è qui e ti chiama”, dice a ciascuno di noi l’autore principale <strong>delle</strong> Scritture, lo<br />

Spirito Santo (Gv 11, 28; cf. Mt 11, 28ss). Ci troviamo alla scuola della Parola, del Cristo biblico,<br />

del Salvatore e Maestro unico (Mt 1, 21; 23, 8ss). Abbandoniamoci a1la sua presenza e alla sua<br />

azione trasformante! E’ dovere e interesse. Nessuna paura del Cristo biblico, somma e fonte vivente<br />

di tutti i beni e le virtù (Col 2, 3.9: 3, 11). Lui solo è luce per vedere e forza per agire bene,<br />

divinamente! (Gv 8, 12; 15, 5). Lui solo è necessario e sufficiente a tutti e a tutto. Lui solo non<br />

delude mai e sorprende sempre col suo amore e con la sua onnipotenza. Lui solo è la soluzione di<br />

tutti i problemi, perché ci libera da ogni male e ci colma di ogni bene ed è capace di soddisfare ogni<br />

nostro bisogno e desiderio di bene a tutti i livelli (Lc 22, 35; Gv 6, 68; Fil 4, 13).<br />

Ne segue che il senso, la qualità della nostra vita dipende dal rapporto con la Parola, col<br />

Cristo biblico. Finché non si realizza il giusto rapporto con lui, si vive male, inutilmente, a proprio<br />

danno: la vita è sbagliata, sprecata, dannata (Dt 28, l5ss; Lc 6, 46ss; 11, 23). Il rapporto giusto si<br />

realizza ascoltando e accogliendo “la Parola con cuore buono e perfetto” (Lc 8, 15). Il segreto,<br />

quindi, di un rapporto autentico e fruttuoso con la Parola salvifica e normativa di Dio non è la<br />

cultura, l’intelligenza o altro del genere, ma unicamente l’onestà, la semplicità, il si della fede (Mt<br />

11, 25; Gv 1, 47ss; 7, 40ss).<br />

Santo Agostino (sec. v) ci ricorda che la Parola di Dio, letta e vissuta nella Chiesa, è la<br />

norma suprema della fede e della morale, e ci ammonisce che, “se non crederemo ad essa, non<br />

potremo essere né cristiani né salvi” (C. Faustum 23, 9; 26, 7). Se il nostro destino temporale ed<br />

eterno si gioca sulla Parola, se tutto nasce e cresce da questa Parola, tutti devono tacere davanti ad<br />

essa, tutto va posposto ad essa. Vivere secondo le ideologie più o meno perverse e disastrose,<br />

anziché secondo la Parola salvifica e normativa di Dio, è ateismo, idolatria, satanismo! (Mt16, 23;<br />

Gv 8, 44; 2Cor 4, 3s; Imitazione di Cristo 3, 2s).<br />

Va pure sottolineato con forza che “la Parola è per la vita” (Giovanni Paolo Il) e che essa ci<br />

salva e qualifica a misura che viene messa in pratica (Mt 5, 19; 7, 24s). La Parola va quindi<br />

imparata attraverso l’esercizio pratico, calandola nella vita concreta, trasformandola in azione. Essa<br />

è potenza salvifica e realizzante, è capace di liberare e promuovere tutti e tutto, non<br />

automaticamente ma nella misura della nostra fede, del nostro sì incondizionato ai suoi servizi e alle<br />

sue esigenze (Rm 1, 16; Mt 9, 28ss).<br />

Attenzione a due vizi perversi, diabolici, e tanto diffusi!<br />

1) Il vizio di ascoltare la Parola salvifica e normativa di Dio per nessuno oppure per tutti<br />

fuorché per sé stessi (per la predica anziché per la pratica);<br />

2) Il vizio di ascoltare la Parola di Dio con tagli e riserve di ogni tipo, per cui si ascolta solo<br />

ciò che piace e non scomoda (Dt 4, 2; Ap 22, 18s).<br />

La risposta migliore alla Parola, quella che il Signore stesso aspetta da tutti, è la risposta<br />

della Madonna, “madre amatissima” ed “eccellentissimo modello” della Chiesa “nella fede” (LG<br />

53): “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga a me secondo la tua Parola!” (Lc 1, 38; cf. v. 45;<br />

11, 28). Facciamola nostra sempre più e meglio! Diamola ad ogni Parola divina che ascoltiamo o<br />

leggiamo nella Liturgia e fuori! Solo così la Parola s’incarna in noi, diventa nostra salvezza e vita, e<br />

non è ricevuta invano, a nostra “rovina” eterna (Mt 7, 27).


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

In questo corso biblico ci viene ridonata la lettera di San Paolo agli Efesini. Essa - come il<br />

resto della Bibbia o libro di Dio - è stata scritta “per nostra istruzione” (Rm 15, 4; cf. Mc 13, 37), e<br />

aspetta la nostra lettura-studio, la nostra incarnazione. Ha tanto da dirci e da darci, carica com’è di<br />

luce e di forza divina (Salmo 119, 96; Sap 7, 11 ss). Accogliamola nei migliore dei modi! E’ il<br />

Signore stesso col suo Spirito di verità che ci parla e ci istruisce mediante l’apostolo Paolo (Ef 3, 2s;<br />

Gai 4, 14; 2Pt 1, 21). Ricordiamo le belle frasi di San Giovanni Crisostomo (sec. IV): “Quando dico<br />

Paolo, dico Cristo”; “il cuore di Paolo è il cuore di Cristo”.<br />

Di questa lettera paolina faremo una lettura testuale (non tematica). La leggeremo, quindi,<br />

tutta fermandoci su ciò che ci sarà dato di capire meglio (Mt l3, l6s) e cercando di far passare tutto<br />

nella nostra vita, meta ultima della Parola salvifica e normativa di Dio.<br />

Ogni lezione si articolerà in tre tempi: 1) lettura del testo sacro (il momento più<br />

importante...); 2) commento dottrinale (cioè dogmatico, morale, spirituale); 3) attualizzazione (cioè<br />

applicazione pratica della Parola alla vita...). Va da sé che, più arriviamo preparati alla lezione, più<br />

essa ci darà e trasformerà... Due consigli pratici: 1) viviamo in un clima di grazia e di preghiera; 2)<br />

leggiamo in anticipo la parte della Lettera agli Efesini che viene commentata in ogni lezione.<br />

La mi parte di guida.<br />

Consiste in un modesto servizio offerto a voi tutti. Questo servizio un preciso dovere del<br />

mio sacerdozio ministeriale: il sacerdote - lo sappiamo - ministro specifico della Parola salvifica e<br />

normativa di Dio (PO) 4; cf. Mc 16, l5ss; Lc 10, 16; l Cor 9, 16; 2Tm 4, lss).<br />

Strumenti di lavoro.<br />

Sono quattro: La Bibbia di Gerusalemme (BJ), EDB 2004, pp. 2291s.2389-400; Bonora A.,<br />

Lettera di Paolo agli Efesini, Elle Di Ci 1981; Cipriani S., Lettera agli Efesini, 0.R. 1986 (dispensa);<br />

Zerwick M., Lettera agli Efesini, Città Nuova 1982.<br />

Generalità.<br />

Per autore (San Paolo), destinatari (cristiani dell’Asia Minore = Turchia), tempo, luogo,<br />

genere letterario e sguardo panoramico di Ef (cf. BJ 2291s; Zerwick 7-9). Per la divisione globale<br />

di Ef cf. Bonora 7s; per la divisione dettagliata seguiamo la BJ. Sulla perenne attualità di Ef cf.<br />

Bonora 8s: Ef ci aiuta a capire e realizzare sempre meglio la nostra vita di Chiesa (cf. LG)…<br />

Indirizzo (Ef 1,l s).<br />

La lettera ha un mittente, che è San Paolo apostolo, e dei destinatari, che oggi siamo tutti e<br />

ciascuno: io, tu, lui/lei (cf. Zerwìck 21-23).<br />

Proposito personale (ognuno lo formuli secondo il proprio bisogno spirituale).


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

Prima Parte<br />

Il mistero della salvezza e della Chiesa<br />

(Ef. 1, 3- 3, 22)<br />

1. Il piano divino della salvezza (Ef. 1, 3-14).<br />

Ef. 1, 3-14 è uno squarcio poetico, un salmo di lode in cui l’apostolo Paolo ci rivela il progetto<br />

di Dio Padre, cioè l’origine e la meta del nostro destino di salvezza e di gloria. Così Paolo, quale<br />

“ministro (sacerdote) di Cristo” (1Cor 4, 1), anzitutto prega, loda Dio…<br />

L’Apostolo intona un inno ispirato che ha per oggetto Dio Padre. Lo loda per tutte le<br />

benedizioni, cioè i favori o benefici che ci ha fatto, nella Storia della salvezza, mediante “il suo<br />

Figlio diletto” Gesù Cristo (v. 6) e “lo Spirito Santo” (v.13). Notiamo subito lo schema trinitario di<br />

questo inno di lode e, soprattutto, l’iniziativa di Dio Padre nella progettazione del piano di<br />

salvezza. È lui, il Padre di Gesù e nostro, “la fonte da cui scaturisce tutta l’iniziativa di salvarci…”<br />

(Bonora 14s; cf. Zerwick 27-30; Cipriani 10s).<br />

Dio Padre viene “benedetto”, cioè lodato e ringraziato, per i tanti favori o benefici racchiusi nel<br />

suo progetto di salvezza per noi. In particolare:<br />

1) perché “ci ha scelti prima della creazione del mondo”, dall’eternità, e predestinati “a essere<br />

suoi figli adottivi nel suo Figlio diletto” e unico! (vv. 4-6; Rm 8, 29; 1Gv3, 1s). È la grazia<br />

suprema, la “degnazione” da parte di Dio e il più grande onore per noi, commenta S. Cipriano (De<br />

orat. 11). Gli fa ecco S. Leone Magno: “La grazia per cui Dio chiama figlio l’uomo e l’uomo<br />

chiama padre Dio supera tutte le altre” (Tract. 26, 4). Da precisare il significato dell’espressione<br />

“figli adottivi”: figlio naturale di Dio Padre è soltanto Gesù Cristo, “l’unigenito” (Gv. 3, 16); noi<br />

siamo suoi figli per adozione, per grazia e partecipazione, ma in senso fortissimo, “realmente” (Gv.<br />

3, 1) in quanto “figli nel Figlio” (Zerwick 32, Bonora 16).<br />

2) perché ci ha graziati, perdonati, nel suo Figlio diletto fatto morire per nostra “redenzione” o<br />

“remissione dei peccati” (vv. 6s). Noi eravamo non solo <strong>delle</strong> semplice creature ingrate e ribelli a<br />

Dio e vendutesi all’antidio (Satana), pessimo padrone e carnefici spietato. Il Padre ci ha<br />

redenti/riscattati, rifatti suoi, a un prezzo altissimo: “il sangue” versato, il sacrificio cruento del suo<br />

Figlio diletto, dell’Unigenito! (v. 7; Rm 8, 32; cf. Cipriani 11s; Zerwick 35s).<br />

3) perché ha capitolato, cioè ripreso a un livello superiore e riunito sotto un unico capo, “in<br />

Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (v. 20). Di qui i titoli prestigiosi di<br />

“cuore del mondo”, di “re dell’ universo che la pietà e la buona teologia danno al Cristo. È il<br />

cristocentrismo non solo antropologico ma cosmico, tanto caro alla scuola francescana. Cristo è<br />

veramente “un essere immenso” (S. Gregorio Nisseno, sec. IV) e onnicomprensivo, centro<br />

unificante e trasfigurante dell’universo creato (cf. Bonora 18s; Zerwick 37s; Cipriani 12, C.C.C.<br />

1042s. 1046s).<br />

4) perché “in Cristo” tutti gli uomini, giudei e pagani, sono stati fatti “eredi” dei beni divini, che<br />

si riassumono nel dono dello “Spirito Santo” (v. 13; Lc 24, 49), dono ancora parziale (caparra) fino<br />

alla parusia o ritorno glorioso del Signore Gesù: il tutto per grazia di Dio e per il si della nostra fede<br />

al “Vangelo della salvezza” (v. 13). Questa “salvezza” divino messianica è dunque universale,<br />

perché estesa a tutta l’umanità, e in fieri (in cammino) fino alla parusia (vv.11-14)<br />

“All’inizio della via della salvezza sta la predicazione del Vangelo, che porta con se una forza<br />

salvifica; per questo è chiamato il Vangelo della vostra salvezza (v.13). Mediante la fede suscitata<br />

dal Vangelo si accede al battesimo, in cui si riceve lo Spirito Santo, segno della nostra appartenenza<br />

a Dio. La cosa più straordinaria è proprio il dono dello Spirito Santo: egli è la caparra, l’anticipo e<br />

la garanzia della piena e perfetta liberazione che ci attende…” (Bonora 21s; cf. Zerwick 39-44;


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

Cipriani 12s). Noi cristiani, “credenti in Cristo Gesù” (v.1), non siamo più “figli del maligno”,<br />

siamo già “figli del regno (di Dio)” (Mt 13, 38), ma in via di liberazione e formazione<br />

progressiva…<br />

Attualizzazione. Caliamo la Parola, il messaggio di Ef 1, 3-14, nella vita personale e<br />

comunitaria:<br />

1) Noi non veniamo dal caso (impersonale e cieco), come pensa l’ateismo, ma dalla sapienza e<br />

bontà infinita di Dio Padre, il quale da sempre ci ha pensati e voluti non come semplici creature, ma<br />

come figli e figlie nel suo Figlio diletto e unico! Di più non poteva amarci e donarci. Siamo alla<br />

radice e al vertice della nostra incomparabile grandezza (cf. Bonora 15s; J. Galot, Il cuore del Padre,<br />

V. e P. 1959, 27-33).<br />

2) “Non ci si pensa quanto sangue costa!” la nostra salvezza, vogliamo da Dio Padre e attuata<br />

mediante il sangue versato, il sacrificio cruento del Figlio fatto uomo (v. 7). Noi vogliamo<br />

pensarci: ne vale la pena. “Se guarderai Gesù crocefisso, finirai per riamarlo” (una mistica; cf. Eb<br />

12, 1s).<br />

3) Il piano salvifico di Dio abbraccia tutti e tutto, tutti gli uomini e tutte le creature. Perciò non<br />

può escludere nessuna persona e nessuna cosa…<br />

Proposito personale.


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

2. Trionfo e supremazia del Cristo (Ef 1, 15-23).<br />

In questo brano San Paolo anzitutto ringrazia Dio Padre e intercede per i destinatari, poi passa<br />

a illustrare il primato universale del Cristo sull’intera creazione e sulla Chiesa suo “corpo” mistico e<br />

sociale.<br />

1) Uomo di preghiera, San Paolo è unito spiritualmente ai suoi destinatari, ringrazia Dio e<br />

intercede per loro, e dice di farlo continuamente (1, 16). Ringrazia Dio Padre per la loro “fede nel<br />

Signore Gesù Cristo” e per il loro “amore… verso tutti i santi” e chiede per loro “una più profonda<br />

conoscenza” di Dio Padre e la capacità di capire e vivere sempre meglio i benefici da lui ricevuti<br />

(1,15-19). Questa “conoscenza” in crescendo è tanto importante per apprezzare e gustare Dio stesso<br />

e i suoi doni (cf. Gv 1, 26; 4, 10; 14, 9). “Ignoti nulla cupido – Non si appetisce ciò che non si<br />

conosce”, dice la sana psicologia. Santo Agostino ammonisce che tante persone “non conoscono le<br />

cose necessarie perché imparano cose superflue”, più o meno inutili. Pensiamo ai tifosi dello sport:<br />

quanto spreco di tempo e di mezzi per niente… (cf. Bonora 26-29; Zerwick 45-51; Cipriani 15).<br />

2) I benefici della salvezza ci sono venuti da Dio Padre – a monte non c’è sempre lui –<br />

attraverso il Mistero pasquale di Cristo, cioè morte-risurrezione-ascensione-sessione “alla destra”<br />

del Padre “nei cieli” (1,20) ossia nella “perpetua” e “suprema beatitudine”, come spiega Santo<br />

Agostino (De agone Chr. 26, 28; De fide et symb. 14; cf. Zerwick 51).<br />

3) Il Cristo morto e risorto è stato costituito da Dio Padre sovrano dell’universo creato. È lui<br />

che domina su tutto e su tutti: sugli angeli sui demòni, sull’intera creazione (1, 21s). È riaffermato<br />

qui il primato assoluto di Cristo ed è bollata la pretesa di andare a Dio senza di lui. (cf. Mt 28, 18;<br />

Gv 3, 35; 14, 6; Zerwick 52).<br />

4) Il Risorto è stato costituito dal Padre anche e soprattutto “capo della Chiesa”, che a propria<br />

volta è “il suo corpo”, la sua “pienezza” (1, 22s; cf. LG 7; Cipriani 16; Bonora 30-32; Zerwick 53-<br />

56).<br />

Attualizzazione.<br />

1) Da San Paolo impariamo a lodare e ringraziare Dio Padre, fonte prima di ogni bene, e a<br />

intercedere per i fratelli sempre bisognosi di luce e di forza divina. La grazia reclama la gratitudine<br />

(Lc 17, 17s; 1, 46s: l’esempio della Madonna; 10, 21s: l’esempio di Gesù Dio-Uomo).<br />

2) Rispettiamo il primato assoluto di Cristo! È realmente lui “al primo posto, l’unico re” nella<br />

nostra stima e nelle nostre scelte? Attenzione agli idioti! (cf. Am 2, 4s; 1Gv 5, 21; Zerwick 51 e 56).<br />

Del resto, se non ci basta lui che è tutto (Col 3,11), chi, che cosa potrà mai bastarci? Imitiamo i<br />

Santi! (cf. San Francesco, <strong>Santa</strong> Teresa, ecc.).<br />

Proposito personale.


3) Gratuità della salvezza nel Cristo (Ef 2,1-10)<br />

Quarta Settimana Biblica 2008<br />

San Paolo descrive la condizione immorale di tutta l'umanità prima di Cristo e passa, quindi, a<br />

illustrare l'opera salvifica, del tutto gratuita, compiuta da Dio Padre "in Cristo Gesù" e accolta dagli<br />

uomini unicamente "mediante la fede".<br />

l) L'umanità prima di Cristo era peccatrice e infelice perché ribelle e morta a Dio; per giunta era<br />

schiava del "principe" di questo mondo; e questa condizione immorale e miserabile era comune a<br />

tutti gli uomini, sia pagani che giudei (2, 1-3) . E' bollato così il mito ateistico dell'uomo innocente<br />

per nascita, come pure il moralismo stoico e la pretesa "giustizia (santità)" farisaica (cf. Cipriani<br />

18s; Zerwick 57-61; Bonora 32-35).<br />

2) Dio Padre, "ricco di misericordia” e "per il suo grande amore", ha avuto pietà di questa<br />

umanità peccatrice e infelice, morta al bene e schiava di Satana (fonte prima del male e<br />

dell'infelicità); e ha voluto farla rivivere in e con Cristo risorto e asceso al cielo (2, 4-7). E' rifiutato<br />

qui il mito di una divinità gelosa della propria felicità e giustiziera spietata dell'uomo ribelle: un<br />

mito sempre attuale e causa <strong>delle</strong> innumerevoli bestemmie che si dicono o scrivono contro Dio (cf.<br />

Cipriani 19; Zerwick 62s; Bonora 35-37).<br />

3) Quest’opera di rinascita, di ricreazione, è stata puro "dono di Dio", è il capolavoro della sua<br />

onnipotenza e misericordia verso di' noi, in quanto ci rende umanità rinnovata, sana libera, morale,<br />

capace di fare "opere buone" (2, 7-10). La salvezza messianica viene dall'alto, da quel "grande<br />

amore" divino che "non ha un perché ed è il perché di tutto". L'uomo morto spiritualmente per il<br />

peccato (2, 1. 5) non può fare il bene né per sé per gli altri. Di qui il bisogno assoluto<br />

dell'intervento ricreatore di Dio (2, 10). La salvezza noi possiamo solo accettarla, non produrla. E<br />

l'accettiamo "mediante la fede", che è "l'atto supremo della nostra libertà" (V. Ravanelli). E' bollato<br />

così sia il mito laicista dell'autoredenzione umana ("Santi sì, ma senza Dio!"), sia il mito luterano<br />

della giustizia imputata, puramente nominale (cf. Cipriani 20; Zerwick 63-67; Bonora 37-39). La<br />

salvezza di Dio! (Salmo 3, 9)...<br />

Attualizzazione.<br />

l) Col battesimo siamo usciti dal paganesimo, da una esistenza negativa, immorale, infelice,<br />

infernale. Tornarci col peccato, come spesso succede, è involuzione assurda, autolesionismo<br />

incomprensibile... Nessuno peccatore è intelligente e saggio (Origene).<br />

2) Col battesimo siamo stati innestati in Cristo risuscitato e assunto in cielo. Lui è - dev'essere -<br />

ormai il nostro ambiente vitale-liturgico-operativo, pena la vanificazione del capolavoro di Dio - la<br />

salvezza messianica - nella nostra vita.. .<br />

3) Come San Paolo, dobbiamo avere vivo "il senso della grazia"...<br />

Proposito personale.


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

4) Riconciliazione dei giudei e dei pagani fra loro e con Dio ( Ef 2, 11-22)<br />

In questo brano, San Paolo presenta l’umanità divisa in due gruppi contrapposti , pagani e<br />

giudei ( 2, 11s), quindi la loro riconciliazione ad opera di Cristo (2, 13-18) e la nascita di un’unica<br />

città-famiglia-tempio di Dio (2, 19-23).<br />

1) Prima della venuta di Cristo l’umanità era divisa in due famiglie dal punto di vista morale, i<br />

pagani e gli ebrei, in polemica tra loro (2, 11s; cf. Cipriani 20; Bonora 41s; Zerwick 68-71).<br />

2) Cristo – e lui solo – è stato il pacificatore dell’umanità divisa e contrapposta, a prezzo del<br />

proprio sacrificio sulla croce; ha fatto pace e unità fra tutti gli uomini (pace orizzontale) e fra gli<br />

uomini e Dio Padre (pace verticale) col dono dello Spirito Santo (2, 13-18). San Paolo precisa che<br />

Gesù stesso “è la nostra pace” nei due rapporti. La (vera) pace non è quindi una cosa ma una<br />

persona: Cristo Gesù! O lui o l’odio e la guerra eterna! Si ha tanta pace quanta comunione con lui<br />

(cf. Cipriani 20s; Bonora 42-47; Zerwick 71-76; C. L., in LA 1993, 227-272).<br />

3) Dall’opera pacificatrice del Cristo è nata una nuova umanità, un’unica città-famiglia-tempio<br />

di Dio Padre, il cui “fondamento” sono “gli apostoli e profeti” e la “pietra angolare lo stesso Cristo<br />

Gesù”, che ne è pure la fonte alimentatrice, il segreto della vitalità e fecondità spirituale (2, 19-22;<br />

cf. Cipriani 21-23; Bonora 47-50; Zerwick 76-80; L.G. 4.6.7; C.C.C. 756).<br />

Attualizzazione.<br />

1) “Senza Cristo”, e quindi “senza Dio”, l’umanità è “senza speranza” (2, 12). Ma purtroppo la<br />

disperazione non è scomparsa del mondo, ed è presente anche nel mondo cristiano. Questo sta a dire<br />

che il Cristo non è sempre accolto e vissuto nonostante il battesimo…(cf. Zerwick 71). Facciamo<br />

nostra la fede di Santo Agostino: “Senza di lui dispererei…” (Confessioni 10, 43)<br />

2) Senza Cristo e Dio l’umanità è divisa e turbolenta. Purtroppo la divisione e la sua causa<br />

(l’odio satanico) sono presente anche nel mondo cristiano. Segno che non sempre se vive il<br />

battesimo, questo innesto nel Cristo centro unificante e fonte di comunione verticale e orizzontale.<br />

Se non ci facciamo raggi convergenti sul Cristo, non avremo mai “un cuore solo e un’anima sola”<br />

(At. 4, 32).<br />

3) Se non si poggia “sul fondamento degli apostoli e dei profeti” e sulla “pietra angolare<br />

(Cristo)” (2, 20), non si è “città-famiglia-tempio” di Dio (2, 19-22). Perciò bando a certi slogan<br />

correnti: “Cristo sì, la Chiesa no!”. “Dio sì, Cristo no!”…<br />

Proposito personale.


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

5) Paolo ministro operante del mistero di Cristo – Ef 3, 1-21.<br />

Dopo aver esposto il progetto del Padre realizzato in Cristo, San Paolo ci parla del proprio<br />

apostolato (3, 1-13) e prega di nuovo (3, 14-21).<br />

1) L’apostolato paolino è un ministero, un servizio di grazia, una mediazione benefica.<br />

L’apostolo da Dio riceve, agli uomini dà. Ha ricevuto da Dio la rivelazione di quanto esposto<br />

finora, cioè il piano salvifico di Dio Padre, che si identifica col “mistero di Cristo” salvatore<br />

universale, anche dei “gentili” o pagani (3, 1-7). Noi proveniamo dal paganesimo, dobbiamo quindi<br />

a Paolo la conoscenza del mistero di Cristo: diciamogli di cuore il nostro grazie! (cf. Cipriani 25s;<br />

Bonora 53-56; Zerwick 81-84; Nostra Aetate n. 4).<br />

2) Più precisamente, il contenuto della “rivelazione” donata a Paolo per tutti sono “le<br />

imperscrutabili ricchezze di Cristo”. Paolo se ne considera “l’infimo”, il più piccolo dei ministri, e<br />

ci precisa che tutta la Chiesa evangelizza (3, 8-13). Lui è insieme pienamente cosciente della sua<br />

autorità apostolica e profondamente umile e aperto alla collaborazione di tutti nella Chiesa (cf.<br />

Cipriani, 26s; Bonora 56-59; Zerwick 85-92).<br />

3) Come i profeti e gli altri apostoli (At 1, 14; 6, 4), come Gesù stesso (Mc 1, 35), San Paolo<br />

è un grande orante: la preghiera fa parte della sua missione apostolica, ed è parte principale.<br />

Intercede per i credenti e ringrazia Dio Padre. Chiede per tutti la forza corroborante dello Spirito<br />

Santo, l’inabitazione del Cristo nel cuori, l’esperienza del suo amore trascendente per tutti e per<br />

ciascuno, il possesso-godimento di tutti i beni che Dio Padre ha elargiti mediante il Figlio e lo<br />

Spirito. E lo ringrazia per quanto ha fatto, fa e farà con la “potenza” infinita, sempre ricca di<br />

sorprese (3, 14-21; cf. Cipriani 27-29; Bonora 59-64; Zerwick 93-102).<br />

Attualizzazione.<br />

Impariamo da San Paolo, segno vivo ed eco fedele di Cristo, a fare apostolato e pregare!<br />

1) Siamo tutti apostoli anche se con ruoli differenti. Ma come lo siamo? Il vero apostolato è<br />

un servizio da compiere con umiltà e fedeltà nonostante le “tribolazioni” che comporta (3,<br />

1.8.10.13; cf. AA!).<br />

2) Senza preghiera non si dà vero apostolato. Perciò l’apostolo (sacerdote, religioso o laico)<br />

che non prega trascura un elemento essenziale, quello che lo alimenta personalmente che lo<br />

qualifica come canale tra Dio che salva e gli uomini da salvare. Più si prega, meglio è per noi e per<br />

gli altri. Guai a chi dimentica il primato della preghiera! (Mc 1, 35; 1Tm 2, 1ss). “Adesso diciamo i<br />

Vespri e recitiamo il Santo Rosario, poi penseremo al resto”, disse il Beato Giovanni XXIII al<br />

segretario tutto sconvolto dopo la sua elezione a papa.<br />

Proposito personale.


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

Parte Seconda - Morale<br />

Parenesi - Ef 4-6<br />

Le idee fanno la vita: da idee sbagliate e immorali si ha vita sbagliata e immorale; da idee giuste<br />

e morale vita giusta e morale. San Paolo, maestro ispirato, sa che la verità, il domma, è per la vita,<br />

per l’azione, ed opera in conseguenza. Dopo aver esposto la dottrina si passa alla pratica: cala il<br />

ministero di Cristo nella vita a tutti i livelli ( cf Cipriani 32; Bonora 67; Zerwick 103).<br />

1) Appello all’unità e vita nuova nel Cristo - Ef 4, 1-32.<br />

In Ef 4 San Paolo afferma con forza l’unità della Chiesa e la difende dai particolari dai pericoli<br />

che la minacciano (4, 1-16); passa quindi ad inculcare la fedeltà alla genuina vita cristiana (4, 17-<br />

32). Qui pure l’Apostolo è l’eco fedele del Maestro (Gv 17, 20ss) nel sostenere quella “unità” che –<br />

dire dei Padri – fa la forza, fa la gioia, fa la bellezza, fa la fecondità, fa il successo in tutte le cose<br />

(cf. LG 9).<br />

1) I presupposti dell’unità ecclesiale sono le virtù: umiltà, mansuetudine e dolcezza,<br />

sopportazione vicendevole per amore (4, 1-3). Se il vizio distrugge, la virtù conserva ed edifica (cf.<br />

Cipriani 32s; Bonora 68s; Zerwick 104-6).<br />

2) I motivi dell’unità ecclesiale sono sette: un solo Spirito (Santo), un solo Signore, un solo Dio<br />

Padre, un solo corpo, un solo battesimo, una sola fede, una sola speranza (4, 4-6). Si noti il motivo<br />

o fondamento trinitario: la Chiesa è “un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del<br />

Figlio e dello Spirito Santo”, precisa il Vaticano II citando San Cipriano (LG 4). “Un solo corpo”<br />

(4,4) con un solo capo e sposo (cf. 5, 23ss): un capo con più corpi sarebbe mostruoso e uno sposo<br />

con più spose sarebbe un’aberrazione (Mt 19, 8s) (cf. Cipriani 33, Bonora, 69ss; Zerwick 106-8).<br />

3) Tutti i carismi o doni concessi dal Risorto ai singoli sono a servizio dell’edificazione<br />

dell’unica Chiesa, corpo mistico e sociale di Cristo (4, 7-16). “Il carisma è un dono per donarsi “<br />

(un teologo), cioè una capacità di servizio per il bene comune (4, 12; cf. 1Cor 12,7). San Paolo bolla<br />

qui ogni tendenza centrifuga, ogni forma di individualismo e settarismo. Il principio stoico<br />

“membra sumus corporis magni” vale soprattutto per la vita cristiana (cf. Cipriani 33-35; Bonora<br />

70-74; Zerwick 109-18). L’amore è dare = darsi (Gv 3,16; 15, 13).<br />

4) La vita nuova nel Cristo è possibile e doverosa: la grazia divina la rende possibile; la richiesta<br />

che ce ne fa la Parola rende doverosa; e va difesa dalla tentazione ricorrente di tornare alla vita<br />

pagana, alla condotta viziosa, impura e avida (4, 17-19; cf. Cipriani 38s, Bonora 75-79; Zerwick<br />

119-22).<br />

5) Bisogna vivere cristianamente, cioè secondo “l’uomo nuovo” giusto e santo, da vera<br />

immagine di Dio. Vive cristianamente chi “ha imparato” e assimila con ritmo continuo e crescente<br />

“Cristo” stesso, il suo modo di pensare-parlare-agire (4, 20-24; cf. Gal 2,19s). Insomma, è vero<br />

cristiano colui nel quale si sente e si vede Cristo: si sente nei pensieri e nelle parole, si vede nelle<br />

azioni. È bollata qui la riduzione del Cristianesimo a pura dottrina, cioè la fede senza le opere di<br />

luterana memoria (cf. Gc 2, 14ss; GS 43). Veramente, “il Cristianesimo non è un dottrina, ma una<br />

persona” (un rabbino) (cf. Cipriani 39; Bonora 78s; Zerwick 122-28).<br />

6) Più correttamente ancora, sul piano morale, bisogna praticare in particolare la sincerità e la<br />

carità. Bando alla “menzogna” e alla “malignità”, robaccia diabolica! Il loro contrario, la verità e<br />

amore sono la vita stessa di Cristo, di Dio in noi (4, 25-32; cf. Cipriani 39s; Bonora 79-81; Zerwick<br />

129-134).


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

Attualizzazione.<br />

Caliamo la Parola nel cuore, nella vita, nell’azione! Ci è donata per questo, non per altro (Sal<br />

119, 4; Mt 7, 24s).<br />

1) Da San Paolo impariamo la passione per l’unità ecclesiale! (4,3). Una Chiesa divisa è una<br />

Chiesa infedele e debole. E guai a chi suscita liti e divisioni! “Se gli operatori di pace sono figli di<br />

Dio (Mt 5, 9), i fautori della divisione sono figli del diavolo”, suona un detto patristico.<br />

2) “Una sola fede” (4, 5). È quindi illegittimo il pluralismo dogmatico, la pretesa di avere più<br />

simboli di fede. La verità è una sola; d’altra parte è infinita, mentre l’errore è sempre un vicolo<br />

cieco.<br />

3) La gerarchia o magistero della Chiesa non è una invenzione umana, ma una istituzione divina<br />

(4,11). Non possiamo impunemente rifiutarla. Perciò lo slogan “Cristo sì, i preti no!” è antibiblico<br />

ed è stato sempre contestato dai veri credenti, i Santi (cf. Bonora 105s).<br />

4) Bisogna camminare sul binario “verità-carità” (4, 15; cf. 2Gv 3). Sono necessarie tutte e due:<br />

la verità senza la carità è fredda, sterile; la carità senza la verità è cieca, non sa dove va…<br />

5) Niente furti, niente parole cattive! Abbiamo le mani per lavorare e la bocca per edificare il<br />

prossimo (4, 28s).<br />

6) Sull’esempio di Dio Padre dobbiamo essere benevoli e misericordiosi perdonando sempre,<br />

tutto e tutti (4, 32).<br />

7) Non si vive e non si cresce senza Cristo. La comunione con lui è il segreto di ogni vitalità e<br />

fecondità spirituale (4, 16; cf. Fil 4, 13; Gv 15, 5).<br />

Proposito personale.


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

3. Morale domestica e sociale, combattimento spirituale,<br />

conclusione: Ef 6, 1-24.<br />

Nell’ultimo capitolo di Ef San Paolo continua la catechesi sulla morale domestica (6, 1-4) e<br />

aggiunge quella sulla morale sociale (6, 5-9); esorta poi al combattimento spirituale (6, 10-20) e<br />

conclude la lettera dando notizie personali e il saluto finale (6, 21-24).<br />

1) “Doveri dei figli e dei genitori: i loro rapporti di obbedienza e di comando devono ispirarsi<br />

unicamente agli insegnamenti del Signore (6, 1-4)” (Cipriani 47). Tutto in un contesto di amore. I<br />

genitori amino i figli educandoli cristianamente, secondo l’esempio e la parola del Signore Gesù. I<br />

figli riamino i genitori ubbidendo loro e onorandoli (6, 1s). Da precisare che nella Bibbia “onorare”<br />

non è solo rispettare e ossequiare, ma anche aiutare, sostenere, prendersi cura (cf. Sir. 3, 7-16; Mc 7,<br />

10-13). San Paolo condanna così ogni movimento antifamigliare, come pure il discolismo dei figli<br />

e l’autoritarismo dei genitori (cf. Bonora 94-96; Zerwick 158-161).<br />

2) Doveri dei servi/operai e dei padroni/datori di lavoro: più o meno come tra figli e genitori.<br />

Per giunta l’Apostolo eleva il rapporto“servo-padrone” a rapporto “servo-Cristo Signore”! (6, 5-9).<br />

Dopo l’incarnazione del Verbo i rapporti interumani sono diventati umano-divini (cf. Mt 25, 40;<br />

Gal 4, 14; Bonora 96-98; Zerwick 162-164).<br />

Notiamo poi l’accento sui doveri. San Paolo insiste sui doveri, non sui diritti. Come Gesù, sa<br />

bene che il diritto romano, salva il mondo. E anche per lui, come per Gesù (Mt. 22, 40), ogni dovere<br />

si riduce all’amore. La sua, dunque, è una etica dell’amore (cf. 1Cor 13, 2s; 16, 14).<br />

3) Il combattimento spirituale (6, 10-20). La vita umana è una milizia. Per San Paolo, i nemici<br />

non sono gli uomini, ma il diavolo e gli altri spiriti del male (6, 10-12; cf. Cipriani 50s; Bonora<br />

100s; Zerwick 165s); e le armi per vincerli ci vengono da Dio. Sono le virtù, la Parola di Dio e la<br />

preghiera continua (6, 13-20). Senza queste armi il cristianesimo è indifeso e facile vittima del<br />

nemico: è la situazione miserabile e indegna di tanti cristiani irresponsabili… (cf. Cipriani 51s;<br />

Bonora 101s; Zerwick 166-170). L’apostolo, come prega (1, 3ss; 3, 14ss), così inculca la preghiera<br />

agli altri. La vuole continua, perseverante, fatta “per tutti”, fedeli e pastori (6, 18-20; cf. Cipriani<br />

51s; Bonora 102s; Zerwick 170-172). Ricordiamo il detto famoso: “Chi prega, certamente si salva;<br />

chi non prega, certamente si danna” (Santo Alfonso, cit. in C.C.C. 2744).<br />

4) Conclusione (6, 21-24)<br />

a) San Paolo, uomo tutto cuore, stabilisce un clima di famiglia, di comunione e di<br />

confidenza con i suoi destinatari (6, 21s). La Chiesa è veramente famiglia, comunione d’amore (cf.<br />

Bonora 103s; Zerwick 172s).<br />

b) L’Apostolo conclude la lettera augurando i beni messianici (pace, carità, fede, grazia) “ai<br />

fratelli”, a “tutti quelli che (ri)amano il Signore nostro Gesù Cristo con amore incorruttibile (6, 23s).<br />

Bellissima definizione dei cristiani! Si è veri cristiani a misura che si ama (1Cor 13, 2), che si è<br />

innamorati di Cristo, lo sposo tutto amore e premure della Chiesa (5, 25ss). Riamarlo è il nostro<br />

dovere (1Cor 16, 22) e la nostra gloria. “Si diventa ciò che si ama” (Santo Agostino).<br />

Attualizzazione.<br />

1) La vita cristiana è milizia, lotta contro il diavolo e i suoi vizi. Perciò la concezione<br />

edonistica, carnevalesca della vita – sempre molto diffusa – è falsa e disastrosa (6, 10-20; cf. Lc 16,<br />

19ss; Sap 2). Il Signore, giudice imparziale, ricompenserà “ciascuno… secondo quello che avrà<br />

fatto di bene” (6, 8s), quindi secondo il bene fatto personalmente, non esigito dagli altri…<br />

2) Bisogna evitare ogni freddezza e diffidenza nei rapporti tra clero e laicato, tra pastori e<br />

fedeli (6, 21s). Viviamo da veri “fratelli” (6, 23), da “santi” ossia da persone santificate/divinizzate<br />

in Cristo (6, 18)!<br />

3) Il segreto di tutto, la fonte di ogni bene è amare il Signore Gesù “con amore<br />

incorruttibile” (6, 24). Coltiviamo quest’amore! Più Lo riamiamo, più valiamo e possiamo (6, 10;


Quarta Settimana Biblica 2008<br />

cf. Fil 4, 13), più diventiamo in lui figli devoti di Dio Padre e fratelli buoni di tutti. L’amore di<br />

Cristo, l’abbraccio conformante a lui sia tutto il nostro ideale! Non c’e di meglio in questo mondo.<br />

Riassumiamo il contenuto dottrinale di Ef. Dio Padre ha tutto ricapitolato in Cristo, cioè in<br />

lui ha ripreso a un livello superiore, ha rinnovato e perfezionato la coppia (uomo/donna), la<br />

famiglia, la società, l’intera creazione (celeste/terrestre), mediante l’azione dello Spirito Santo (cf.<br />

Zerwick 8s). Solo in Cristo, centro unificante di tutto, c’è l’uomo nuovo, la società nuova, il mondo<br />

nuovo. Lui, nessun’altro, è il destino di salvezza e di gloria dell’universo creato. Ben accolta e<br />

assimilata, la Lettera agli Efesini ci aiuta a realizzarci in verità e pienezza: ci umanizza e divinizza,<br />

ci cristifica ed e ecclesializza, ci fa uomo nuovo e società nuova! È quanto il nostro cuore desidera<br />

più ardentemente (cf. GS 21s).<br />

Proposito personale.<br />

“Ti,j h`ma/j cwri,sei avpo. th/j avga,phj tou/ Cristou/”<br />

« Quis nos separabit a caritate Christi »<br />

Romans 8:35-39 “ 35 Chi ci separerà dall' amore di Cristo? La tribolazione, l' angoscia, la persecuzione,<br />

la fame, la nudità, i pericoli, la spada? 36 Secondo quanto sta scritto: per causa tua siamo messi a<br />

morte tutto il giorno, fummo reputati come pecore da macello. 37 Ma in tutte queste cose noi<br />

stravinciamo in grazia di colui che ci amò. 38 Sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli<br />

né potestà, né presente né futuro, 39 né altezze né profondità, né qualunque altra cosa creata potrà<br />

separarci dall' amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù nostro Signore.”

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