03.06.2013 Views

Anno VI Luglio 2011 Numero 2 Patrocinato dal Comune di Fubine

Anno VI Luglio 2011 Numero 2 Patrocinato dal Comune di Fubine

Anno VI Luglio 2011 Numero 2 Patrocinato dal Comune di Fubine

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Anno</strong> <strong>VI</strong> <strong>Luglio</strong> <strong>2011</strong> <strong>Numero</strong> 2<br />

<strong>Patrocinato</strong> <strong>dal</strong> <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong><br />

0


1<br />

SOMMARIO<br />

EDITORIALE pag. 3<br />

TAGLIO DEL NASTRO IN REDAZIONE pag. 4<br />

VOLTI E RISVOLTI, il concorso fotografico pag. 5-6<br />

DAL COMUNE pag. 7-9<br />

LA FUBINOTTA PER IL FUBINESE DELL'ANNO pag. 10<br />

NONSOLOFIABE pag. 11<br />

MEZZOGIORNO IN FAMIGLIA pag. 12<br />

IL “FUBINESE”, BOLLETTINO PARROCCHIALE pag. 13<br />

PRIME COMUNIONI pag. 14<br />

IL RESTAURO DELL'ORATORIO pag. 15<br />

IL CENTRO ESTIVO pag. 16<br />

UN FUBINESE NEL RISORGIMENTO pag. 17-18<br />

ITALIANI DA 150 ANNI pag. 19-20<br />

L'ITALIA IN BIBLIOTECA pag. 21<br />

LA COSTITUZIONE RISCRITTA pag. 22-24<br />

25 APRILE <strong>2011</strong> pag. 25<br />

TUTTO E’ NUMERO pag. 26<br />

FUNTAN-NA LONGA pag. 27-28<br />

BUSIUNA' <strong>2011</strong> – PRIMA PARTE pag. 29-30<br />

TRA MISTERO E REALTA' pag. 31-33<br />

ANIMALI CHE PASSIONE: CAVALLO pag. 34<br />

IL SALONE DEL LIBRO pag. 35-38<br />

I GUARDIANI DEL TEMPO pag. 39<br />

LIBRI IN BIBLIOTECA pag. 40<br />

CONCORSO “VOGLIA DI SCRIVERE” pag. 41<br />

LETTERE DAI LETTORI pag. 42<br />

DALLE ASSOCIAZIONI pag. 43<br />

ADMO: SCOPRIAMO QUESTA ASSOCIAZIONE pag. 44<br />

UN FUBINESE IN TV pag. 45<br />

AAA CERCASI SPORTI<strong>VI</strong>... FUBINESI pag. 46<br />

DUETTANDO TRA... pag. 47<br />

UNA FESTA DOPO L'ALTRA pag. 48-50


NEL PROSSIMO NUMERO<br />

TORNEREMO A PARLARE DEI RAGAZZI DI LIMPIDA FONTE TRAMITE I LORO PROFILI<br />

FACEBOOK.<br />

SCRIVETECI:<br />

Limpida Fonte<br />

via Pavaranza, 18 – 15043 <strong>Fubine</strong><br />

limpidafonte@gmail.com<br />

o visitate il nostro profilo Facebook<br />

A partire da questo numero le copie del giornale saranno <strong>di</strong>stribuiti da:<br />

“L’e<strong>di</strong>cola e…” in via Pietro Longo<br />

“Cose <strong>di</strong> Carta” in corso Aldo Porro<br />

Si ringraziano i titolari dei due punti ven<strong>di</strong>ta per la <strong>di</strong>sponibilità.<br />

2


3<br />

EDITORIALE<br />

Eccoci!!<br />

Finalmente ritorna tra le vostre mani la nuova uscita del nostro "giovane" giornale con la cadenza delle<br />

stagioni. Infatti, dopo la ripresa avvenuta con una interessante inaugurazione che ha visto ospite d'onore<br />

l'espertissimo conoscitore della carta stampata, il dr. Luca Grandori, all'inizio della primavera, ora in questi<br />

giorni <strong>di</strong> caldo estivo vi offriamo l'opportunità <strong>di</strong> godere della lettura <strong>di</strong> questo secondo numero, magari<br />

all'ombra <strong>di</strong> un ombrellone o al sole su una sdraio per recuperare un po' <strong>di</strong> colore sulla pelle.<br />

All'interno, oltre ad accogliere tutte le date relative alle molteplici occasioni festevoli del nostro paese,<br />

sempre attivissimo ed attentissimo all'accoglienza e all'animazione delle sere d'estate, potremo leggere con<br />

piacere la storia <strong>di</strong> un fubinese d.o.c., quale il Bertol<strong>di</strong> al quale è anche intitolata una bella strada panoramica<br />

del nostro paese, e ammirare il "<strong>Fubine</strong>se dell'anno", Jacopo Garlasco, insignito <strong>di</strong> un riconoscimento molto<br />

amatoriale da parte delle ragazze <strong>di</strong> Limpida Fonte, in occasione dello spettacolo teatrale <strong>di</strong> chiusura della<br />

rassegna "<strong>Fubine</strong> Ridens", ideata e curata <strong>dal</strong>la prestigiosa ed esilarante Compagnia Teatrale <strong>Fubine</strong>se.<br />

A proposito, nel mese <strong>di</strong> luglio godremo <strong>di</strong> uno spettacolo all'aria aperta <strong>di</strong> teatro itinerante con presenze<br />

anche giovanili.<br />

In quest'anno in cui si è già ricordato il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ci è apparso doveroso "rileggere" (o<br />

ad<strong>di</strong>rittura leggere per la prima volta?!) i passi della Costituzione Italiana in una versione de<strong>di</strong>cata soprattutto<br />

ai giovanissimi, mentre l'abile penna <strong>di</strong> Stefano Barbero ci offre le sue riflessioni in merito.<br />

Il dotto Jacopo, nonostante i molteplici impegni in campo scolastico che lo vedono parecchie volte in trasferta<br />

per l'Italia e per l'Europa a causa delle sue pregevoli abilità matematiche, ci fornisce la possibilità <strong>di</strong> godere<br />

della lettura della "busiunà", gentilmente concessa, in una trascrizione fruibile e go<strong>di</strong>bile. Ci è dato così <strong>di</strong><br />

sorridere ancora sorprendendoci del nostro bel colorito <strong>di</strong>aletto che va perdendosi, tra mail ed sms e tanta<br />

tanta fretta! L'articolo "Tutto è numero" è però il pezzo forte <strong>di</strong> Jacopo, più conforme alle sue attitu<strong>di</strong>ni,<br />

mentre il caporedattore ci delizia con una recensione sul nuovo romanzo <strong>di</strong> Giorgio Baietti, “ I guar<strong>di</strong>ani del<br />

tempo” che si può prelevare <strong>dal</strong>la nostra aggiornatissima biblioteca.<br />

Anche la signora Page ha spolverato alcuni libri, invogliandoci a prenderli tra le mani e farli rivivere nelle<br />

nostre ferie d'estate o durante le attese in stazioni ferroviarie o aeroportuali.<br />

La redazione vi ricorda che tra un viaggio e l'altro, durante questi mesi si possono cogliere scatti fotografici<br />

interessanti del nostro bel paese monferrino, inviandoceli e partecipando così al 1° Concorso fotografico "Volti<br />

e risvolti fubinesi" che vedrà l'esposizione delle opere inviate e la premiazione in occasione della terza<br />

e<strong>di</strong>zione del "<strong>VI</strong>VA LA <strong>VI</strong>TA" domenica 18 settembre <strong>2011</strong> alla presenza del Sindaco, delle autorità e <strong>di</strong> una<br />

qualificata giuria presieduta <strong>dal</strong>l'architetto Roberto Goffi.<br />

Vi invitiamo anche a prestare attenzione alla testimonianza che l'amico architetto Adriano Vanara ci ha fatto<br />

inviandoci i suoi ricor<strong>di</strong> in merito al sito <strong>di</strong> Funtan-na Longa che si trova in fondo alla valle bruna, <strong>di</strong> cui Chiara<br />

Longo ha ben scritto nel primo numero.<br />

In autunno Limpida Fonte proporrà un invito ad una “tavola rotonda” su “C’era una volta Funtan-na Longa e<br />

c’è ancora” naturalmente presso la nostra luminosissima ed accogliente redazione; quali ospiti d’onore<br />

avremo gli amici Augusto Buscaglia e Adriano Vanara.<br />

Il <strong>di</strong>rettore


TAGLIO DEL NASTRO IN<br />

REDAZIONE<br />

I GIOVANI FUBINESI<br />

DANNO VOCE ALLE LORO IDEE<br />

La seconda vita <strong>di</strong> “Limpida Fonte, la voce <strong>di</strong> noi ragazzi” ha avuto inizio. Il perio<strong>di</strong>co fubinese, fondato e<br />

<strong>di</strong>retto da Silvia Save nel 2004, è tornato sulle scene della ribalta con una trionfale inaugurazione, avvenuta<br />

sabato 19 marzo presso la Biblioteca Civica <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>. Ospite d’onore, Luca Grandori, giornalista <strong>di</strong> testate<br />

nazionali, quali “La Repubblica”.<br />

Ha esor<strong>di</strong>to il sindaco Lino Pettazzi che, dopo aver manifestato totale assenso per l’iniziativa, ha tagliato il<br />

nastro d’ingresso al locale che ospita anche la redazione del giornale. Si è tenuto quin<strong>di</strong> un interessante<br />

<strong>di</strong>battito con il giornalista Grandori sulla storia del giornalismo italiano e sui segreti del mestiere, segreti che i<br />

giovani collaboratori non hanno mancato <strong>di</strong> apprendere. Perché i veri protagonisti sono loro, i giovani.<br />

C’è una giovane vice<strong>di</strong>rettrice, Chiara Longo, che ha già vissuto varie esperienze in campo giornalistico; un<br />

redattore capo, Stefano Ettore, collaboratore fin <strong>dal</strong>la prima e<strong>di</strong>zione del giornale; una redattrice, Diana<br />

Ferrari, e sette giovanissimi collaboratori, tutti liceali. Piccoli giornalisti in erba con un grande entusiasmo.<br />

Il giornale, patrocinato <strong>dal</strong> <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, avrà uscita perio<strong>di</strong>ca, compatibilmente con gli impegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

o <strong>di</strong> lavoro dei membri <strong>di</strong> redazione. Riparte con tanti contenuti: nel primo numero compaiono articoli sulla<br />

realtà fubinese, ma anche rubriche <strong>di</strong> cinema, musica e libri, le passioni e gli interessi dei ragazzi descritte e<br />

raccontate con grande solerzia.<br />

Durante la presentazione è stato spiegato anche il nuovo logo del giornale: in primo piano svetta il campanile,<br />

simbolo in<strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, al <strong>di</strong> sotto del quale si trova un libro bianco su cui è posata una penna pronta a<br />

traccia un percorso, un cammino, il cammino <strong>di</strong> un giovane, in questo caso. Dalla penna si libra una scia che<br />

<strong>di</strong>venta infine una colomba, emblema <strong>di</strong> pace e purezza.<br />

La colomba si è dunque librata in cielo e i ragazzi sono partiti, pronti a raccontare i loro interessi e a<br />

commentare i fatti che accadono loro intorno, ricordando il prezioso consiglio elargito da Grandori: “un<br />

giornalista, per essere tale, deve essere incuriosito <strong>dal</strong> mondo, dagli altri e da ciò che, alla prima occhiata,<br />

pare tale, ma non lo è”.<br />

Nicole Volta<br />

4


CALENDARIO PROGETTO NATI PER LEGGERE<br />

Dando seguito al Progetto “Nati per leggere” a cui il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> ha già<br />

aderito <strong>dal</strong>lo scorso anno, promuovendo momenti <strong>di</strong> lettura a scuola e<br />

arricchendo <strong>di</strong> nuovi libri la biblioteca della Scuola dell’Infanzia, l’Amministrazione<br />

ha voluto realizzare un calendario-ricordo che testimonia l’impegno nella lettura<br />

dei bambini frequentanti la Scuola <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>. Lo scorso novembre in occasione<br />

della Giornata Mon<strong>di</strong>ale dei <strong>di</strong>ritti dell’Infanzia il <strong>Comune</strong> ha dato in dono a tutti i<br />

bambini un libro con un’educativa storia <strong>di</strong> Gianni Rodari “L’Omino della pioggia”.<br />

Da quell’iniziativa e nell’ottica <strong>di</strong> renderla ancor più significativa è stato realizzato<br />

il calendario con tutte le foto dei bambini impegnati nella lettura. La lettura<br />

favorisce la relazione affettiva fra adulto e bambino, stimola la creatività e<br />

trasmette valori “buoni”.<br />

GARA PODISTICA<br />

175 corridori che domenica 27 febbraio si sono presentati a <strong>Fubine</strong> per la manifestazione “Corri e pranza a<br />

<strong>Fubine</strong>”, una corsa po<strong>di</strong>stica sud<strong>di</strong>visa su tre percorsi. A gran sorpresa il gruppo più nutrito si è iscritto<br />

all’unica gara competitiva, la più lunga: un<strong>di</strong>ci chilometri immersi nei paesaggi collinari monferrini. Meno le<br />

persone che hanno optato per i percorsi più brevi da sei e un chilometro. Molti sono stati anche i giovani<br />

partecipanti: i ragazzini delle scuole me<strong>di</strong>e risaltavano nel mare variopinto <strong>di</strong> tute e <strong>di</strong>vise<br />

sportive, in quanto vestivano le magliette <strong>di</strong> rappresentanza dell’Istituto Comprensivo<br />

Giovanni Pascoli <strong>di</strong> Felizzano.<br />

Il po<strong>di</strong>o è stato conquistato per gli uomini <strong>dal</strong> corridore Alex Zulian e per le donne da<br />

Elemanna Silvani. Si sono aggiu<strong>di</strong>cati, invece, secondo e terzo posto rispettivamente<br />

Maurizio Di Pietro, il fubinese Daniele Novella, Clara Rivera e Ilaria Bergaglio. Sono stati<br />

rilasciati altri premi, tra cui uno al signore più anziano in gara e riconoscimenti <strong>dal</strong> primo al<br />

quarto per la non-competitiva a Narcisi, Gasparini, Traverso, e il nostro Sindaco Lino<br />

Pettazzi.<br />

Il <strong>Comune</strong> si è detto sod<strong>di</strong>sfatto della riuscita, riconosciuta anche dai sindaci <strong>di</strong> Altavilla,<br />

Vignale e Ottiglio (intervenuti durante la premiazione) e da Riccardo Molinari, Vice<br />

Presidente del Consiglio Regionale.<br />

GOLOSARIA<br />

Si è svolta il 6 marzo “Golosaria” rassegna <strong>di</strong> cultura e gusto (ideata <strong>dal</strong> giornalista enogastronomico Paolo<br />

Massobrio) che ha visto visite guidate (condotte da alcuni giovani del gruppo redazionale <strong>di</strong> Limpida Fonte) e<br />

mercatini con prodotti enogastronomici fubinesi e <strong>di</strong> artigianato locale. Nel salone del castello, aperitivo<br />

campagnolo offerto <strong>dal</strong>la Pro Loco <strong>Fubine</strong>se e nel pomeriggio Vin Brulè offerto <strong>dal</strong> Gruppo Alpini. Dame e<br />

damerini in costume hanno accompagnato i visitatori alle mete artistiche e architettoniche del nostro paese:<br />

la Chiesa Parrocchiale Assunzione <strong>di</strong> Maria Vergine, il Castello e la Cappella dei Conti <strong>di</strong> Bricherasio.<br />

7


PROGETTO ORTO<br />

Il <strong>Comune</strong> ha proposto alle scuole primaria e secondaria <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> il Progetto” Un orto a<br />

scuola” .<br />

Perché un orto? Il paesaggio in cui viviamo è un bene che appartiene a<br />

tutti, imparare a conoscerlo e a rispettarlo significa “umanizzare “ la<br />

nostra qualità della vita considerando oltre al nostro spazio anche<br />

quello <strong>di</strong> chi ci sta accanto: i suoi bisogni, il suo orizzonte, il suo <strong>di</strong>ritto a<br />

con<strong>di</strong>videre acqua e cieli puliti.<br />

Il complesso <strong>di</strong> operazioni necessarie alla coltivazione, la loro<br />

esecuzione serviranno a stimolare nei ragazzi il senso <strong>di</strong> responsabilità.<br />

la scelta <strong>di</strong> proporre un laboratorio <strong>di</strong> orticoltura si fonda sulla<br />

convinzione che far sperimentare ai ragazzi delle attività manuali<br />

finalizzate alla costruzione <strong>di</strong> strutture permanenti, quali sono per sesempio un orto, richiede un impegno<br />

costante e capacità progettuali/esecutive prolungate nel tempo. Servirà a nche a sollecitare l’interesse e<br />

l’attenzione verso <strong>di</strong>scipline curricolari da parte dei ragazzzi e a trasmettere come la realtà viene interpretata<br />

con strumenti quali l’osservare, il conoscere, il descrivere che servono nella comunicazione e nella vita<br />

8


quoti<strong>di</strong>ana.<br />

La referente scolastica dell’Amministrazione Comunale, Spano Carla ha<br />

pre<strong>di</strong>sposto le risorse per lo svolgimento del progetto concordando con le<br />

insegnanti orari e tempi per seminare e piantare con gli alunni. Con la<br />

collaborazione del signor Angelo Altobelli e con l’aiuto <strong>di</strong> Chiara Altobelli è stato<br />

svolto il lavoro <strong>di</strong> preparazione della terra e conseguentemente si è proceduto alla<br />

semina.<br />

Anche i bambini del doposcuola hanno de<strong>di</strong>cato del tempo a questa sana attività.<br />

Prima momenti <strong>di</strong> ascolto per tutti, poi lavoro manuale con zappa e rastrelli. E<br />

finalmente la parte più attesa dai ragazzi: semina <strong>di</strong> insalata, rapanelli, carote,<br />

coste, spinaci.<br />

Interramento <strong>di</strong> piantine <strong>di</strong> insalata, pomodori, zucchine, prezzemolo, sedano,<br />

peperoni e melanzane.<br />

Dopo tanto lavoro e una quoti<strong>di</strong>ana innaffiatura il risultato è stato ottimo.<br />

l’8 giugno si festeggerà con i bambini che hanno lavorato, che porteranno a casa un piccolo ricordo del loro<br />

impegno e del loro appren<strong>di</strong>mento.<br />

GLI ASPARAGI DI FUBINE A RETE7<br />

Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> presente a rete7 per presentare gli asparagi <strong>di</strong><br />

<strong>Fubine</strong>.<br />

La trasmissione “Rosso <strong>di</strong> Sera”<br />

condotta da Piera Genta ha avuto<br />

come cuoco d’onore Beppe Sarti che<br />

ha cucinato per la trasmissione piatti a<br />

base <strong>di</strong> asparagi.<br />

I produttori <strong>di</strong> asparagi <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> hanno<br />

raccontato le loro esperienze e la storia<br />

dell’Asparago <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>. Il tutto è stato accompagnato dai vini <strong>di</strong> Colle<br />

Manora.<br />

CONCORSO FUBINE IN FIORE<br />

Riparte la 3^ e<strong>di</strong>zione del Concorso “<strong>Fubine</strong> in fiore”. L’Amministrazione Comunale con l’intento <strong>di</strong> migliorare l’ambiente<br />

e abbellire il paese continua un’iniziativa che ha riscontrato partecipazione e successo, sia per la riscoperta <strong>di</strong> angoli già<br />

belli, ma ancor più arricchiti appositamente per il concorso sia per nuovi stimoli a rendere ancor più accoglienti cortili,<br />

giar<strong>di</strong>ni e spazi del nostro paese.<br />

Una commissione giu<strong>di</strong>catrice stilerà una graduatoria in base a criteri specifici e ai primi tre classificati saranno<br />

assegnati i seguenti premi: 3° e 2° premio – buono da 60 e da 120 euro da spendere in fiori e piante ; il 1°<br />

premio sarà invece un viaggio per 2 persone per un valore <strong>di</strong> 320 euro alla riscoperta <strong>di</strong> luoghi caratteristici<br />

dell’Italia.<br />

9


Da marzo a maggio <strong>2011</strong> con il MAGICO TEATRO<br />

siamo entrati nel teatro delle meraviglie con il<br />

racconto “Il cappello <strong>di</strong> Aleramo”, che puoi trovare in<br />

biblioteca a <strong>Fubine</strong> e leggere tranquillamente a casa tua.<br />

11<br />

Foto <strong>di</strong> Paola Gianotti Prat


13<br />

Ci uniamo alla gioia delle famiglie riportando, <strong>di</strong> seguito, l’elenco dei battezzati e degli sposi<br />

BATTEZZATI <strong>2011</strong><br />

da lì dove ci eravamo fermati nello scorso numero a oggi.<br />

ABRARDO EMMA (27 marzo)<br />

BELPERIO GIORGIA (27 marzo)<br />

POTTINI PIETROANGELO (10 aprile)<br />

BOMBARDINI ALICE (16 aprile)<br />

MONTA EMANUELE (8 maggio)<br />

SISELLA SIRIA (5 giugno)<br />

ARROBBIO MATTIA (18 giugno)<br />

FRACCHIA MATILDE (18 giugno)<br />

SPOSI 2010<br />

GARAVELLO EMANUELE (28 maggio)<br />

FORNASIER LUCIA<br />

LILLO LUCIANO (11 giugno)<br />

CAPUZZO LARA<br />

DARO’ DANIELE (12 giugno)<br />

BUZIO DANILELA


Domenica 19 Giugno, nella Chiesa Parrocchiale Santa Maria Assunta <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, sono state celebrate le Prime<br />

Sante Comunioni per sette bambini della<br />

nostra comunità. Ecco i nomi <strong>di</strong> coloro che<br />

hanno ricevuto, per la prima volta il<br />

Corpo e il Sangue <strong>di</strong> Gesù Cristo: Chiara<br />

Spano, Davide Paterniti, Jasmine Gravier,<br />

Jason Zeqiri, Laura Villanova, Serena<br />

Caminotto e Valentina Baiano.<br />

Alla festosa cerimonia ha partecipato<br />

calorosamente tutta la comunità, mentre<br />

il Piccolo Coro <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, guidato da Carla<br />

Spano, al quale si sono unite le voci soliste<br />

delle ragazze <strong>di</strong> Limpida Fonte, ha<br />

allietato la S. Messa con canti.<br />

Al termine alcune ragazze del gruppo<br />

"Giovani Cristiani in Cammino" e<br />

altrettanti bambini, che hanno ricevuto Gesù-Eucarestia l’anno scorso, hanno consegnato un dono-ricordo a<br />

nome del parroco don Macaire e un bacio a ogni comunando, quale simbolo <strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> continuità <strong>di</strong><br />

crescita nella Fede.<br />

Le cresime si terranno sabato 3 settembre alle ore 16<br />

Sara Sponga<br />

14


Un <strong>Fubine</strong>se nel Risorgimento<br />

Pochi conoscono i personaggi che hanno lasciato un segno nella storia <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> e non solo. Tanti fanno fatica<br />

a ricordare persino i più recenti, da Pietro Robotti, impren<strong>di</strong>tore e filantropo, a Luigi Longo, figura <strong>di</strong> spicco<br />

della Resistenza italiana che fu anche segretario del PCI, piuttosto che il conte Emanuele Cacherano <strong>di</strong><br />

Bricherasio, primo firmatario alla nascita della Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) e tra i fondatori<br />

dell’altrettanto nota ACI, fino a Crescentino Caselli, ingegnere e architetto che progettò il grande ospizio <strong>di</strong><br />

Torino della Piccola Casa della Divina Provvidenza, che tutti conosciamo come Cottolengo. Ancora meno<br />

persone sanno invece che il nostro piccolo paese <strong>di</strong>ede i natali anche a figure <strong>di</strong> spicco nel periodo<br />

Risorgimentale. Certo l’elenco potrebbe continuare con altri personaggi che ebbero ruoli importanti nella vita<br />

<strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, io però, per questo numero ho deciso <strong>di</strong> soffermarmi su chi conobbe l’Italia in fasce, come un<br />

insieme <strong>di</strong> regni e fermenti politici e sociali. Tra questi ci furono Giuseppe Bertol<strong>di</strong> e Teresio Bocca, a cui<br />

furono intestate anche due strade nel nostro ridente paesino. Il primo, <strong>di</strong> cui andrò a parlare, fu poeta vicino a<br />

Mameli, ricoprendo alte cariche nell’ambito dell’istruzione e fu anche parlamentare del Regno, mentre il<br />

secondo fu ufficiale e Senatore del Regno.<br />

Prima <strong>di</strong> parlarvi <strong>di</strong> Bertol<strong>di</strong> farò una piccola <strong>di</strong>gressione storica per introdurre anche i più giovani alla storia<br />

del periodo risorgimentale.<br />

Dopo il congresso <strong>di</strong> Vienna (1814 – 1815) l’Europa e l’Italia vissero un periodo <strong>di</strong> forti cambiamenti a seguito<br />

delle spartizioni territoriali al termine delle guerre napoleoniche. Si apriva, infatti, il periodo della<br />

Restaurazione. L’Italia era un insieme <strong>di</strong> tanti piccoli staterelli. I Savoia avevano riacquistato i loro poteri sul<br />

Piemonte, il Papa sullo Stato Pontificio, i Lorena sul Gran Ducato <strong>di</strong> Toscana, i Borbone sul Regno delle Due<br />

Sicilie, gli Asburgo (ovvero gli austriaci) sui territori che coprivano il Regno Lombardo-Veneto e così via. Per i<br />

monarchi <strong>di</strong> tutta Europa incombeva il pericolo che, volendo liberarsi dell’assolutismo monarchico, i popoli<br />

pretendessero democrazia sull’esempio della Rivoluzione francese (1789 – 1799) basandosi anche sulle idee<br />

illuministiche che si <strong>di</strong>ffusero in quel periodo.<br />

Già a partire <strong>dal</strong> 1820 – 1821 in Italia si ebbero i primi movimenti <strong>di</strong> matrice carbonara, ovvero società segrete<br />

rivoluzionarie, inizialmente costituitesi a Napoli durante il regno <strong>di</strong> Gioacchino Murat, che, in seguito, si<br />

attivarono anche in Francia e nella Penisola Iberica, con l’aspirazione della libertà politica e <strong>di</strong> un governo<br />

costituzionale. I moti carbonari continuarono sostenendo l’insurrezione parigina nel 1830 e nel 1831 nel<br />

Ducato <strong>di</strong> Modena e nello Stato Pontificio. Nello stesso anno Giuseppe Mazzini fondò una nuova società<br />

segreta chiamata Giovine Italia in cui confluirono molti dei carbonari, che da quel momento cessarono <strong>di</strong><br />

esistere come società segreta. Scopo principale era <strong>di</strong> rendere l’Italia unita e in<strong>di</strong>pendente. Tale obiettivo non<br />

era con<strong>di</strong>viso <strong>dal</strong>la corrente moderata e monarchica, che si batteva per l'in<strong>di</strong>pendenza dell'Italia, ma non per<br />

la sua unione, credendo questo seconda meta impossibile.<br />

Tra il 1848 e il 1849 l’Italia affrontò la sua prima guerra <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza. Proprio in questi anni, e per essere<br />

precisi il 4 marzo 1848, il re <strong>di</strong> Sardegna, Carlo Alberto <strong>di</strong> Savoia <strong>di</strong> Carignano (che succedette Vittorio<br />

Emanuele I e a Carlo Felice e manifestò in gioventù simpatie per le idee liberali) <strong>di</strong>ede il proprio consenso al<br />

progetto insurrezionale maturato negli ambienti della carboneria piemontese ed emanò la carta costituzionale<br />

che tutti conosciamo come Statuto Albertino (rimasta in vigore fino al 1948) donando all’Italia nascente la sua<br />

prima costituzione. Lo Statuto albertino si componeva <strong>di</strong> 81 articoli, 22 dei quali erano riservati a definire le<br />

prerogative del re, al quale era attribuito il potere esecutivo, la nominale sovrintendenza del potere<br />

giu<strong>di</strong>ziario, la partecipazione al potere legislativo con<strong>di</strong>viso con il Parlamento. In Parlamento si adottava il<br />

sistema bicamerale, dove il Senato era composto da membri nominati a vita <strong>dal</strong> re, mentre alla Camera dei<br />

deputati accedevano i rappresentanti della nazione votati in base a una legge elettorale che non era inclusa<br />

nello Statuto. Erano garantiti i <strong>di</strong>ritti fondamentali dei citta<strong>di</strong>ni (libertà in<strong>di</strong>viduale, <strong>di</strong> stampa, <strong>di</strong> riunione, <strong>di</strong><br />

culto religioso) e l'inviolabilità della proprietà in<strong>di</strong>viduale. Il cattolicesimo era <strong>di</strong>chiarato "sola religione dello<br />

stato", ma le altre confessioni erano ammesse. Non essendo però una Costituzione rigida, in quanto poteva<br />

essere mo<strong>di</strong>ficata attraverso la normale procedura parlamentare, lo Statuto albertino si adattò ai mutamenti<br />

sociali e istituzionali che derivarono sia <strong>dal</strong>l'unificazione dell'Italia, sia <strong>dal</strong>l'estensione del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto, sia <strong>dal</strong><br />

passaggio nel 1922 <strong>dal</strong>lo stato liberale a quello fascista.<br />

Bertol<strong>di</strong> crebbe in questo periodo <strong>di</strong> tumulti. Nacque da una famiglia abbastanza agiata (il padre era me<strong>di</strong>co) a<br />

17


<strong>Fubine</strong> il 25 luglio 1821 e si laureò in Lettere presso l’Università <strong>di</strong> Torino nel 1842. Suoi maestri furono<br />

personaggi <strong>di</strong> spicco come Pier-Alessandro Paravia e Tommaso Valluri. Ben presto acquistò cre<strong>di</strong>to e prestigio<br />

nel mondo accademico torinese e presso la stessa corte <strong>di</strong> Carlo Alberto. Dopo la laurea <strong>di</strong>venne professore<br />

sostituto effettivo nelle scuole <strong>di</strong> Torino, poi ricevette la nomina <strong>di</strong> aggregato alla Facoltà <strong>di</strong> Lettere<br />

dell’ateneo torinese; a seguire ricevette l’incarico <strong>di</strong> reggere provvisoriamente la Retorica nel Collegio del<br />

Carmine, e infine, con regio decreto del 1848, fu nominato Visitatore delle Scuole. Nel 1847 cominciò anche la<br />

sua attività <strong>di</strong> giornalista pubblicista, entrando nella redazione del perio<strong>di</strong>co La Concor<strong>di</strong>a, che sarebbe stato<br />

giu<strong>di</strong>cato da lì a breve come un perio<strong>di</strong>co risorgimentale con impronta ra<strong>di</strong>cale. Fu in questo periodo che<br />

Bertol<strong>di</strong> compose il suo inno più noto, che fu associato ai furori del 1848, il quale caldeggiava infatti l’operato<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Garibal<strong>di</strong> e affrettava i moti quarantottini, esaltando Balilla e i popolari insorti a Genova contro gli<br />

Asutriaci.<br />

Con l'azzurra coccarda sul petto<br />

Con italici palpiti in core,<br />

come figli <strong>di</strong> un padre <strong>di</strong>letto,<br />

Carlo Alberto, veniamo al tuo piè<br />

E gri<strong>di</strong>am, esultanti d'amore<br />

Viva il Re, viva, il Re, viva il Re!<br />

Questo inno echeggiò nei caffè e nelle piazze <strong>di</strong> tutta Italia, mentre<br />

Bertol<strong>di</strong> <strong>di</strong> lì a poco cominciò a cantare anche per la concessione dello<br />

Statuto. Ben presto l’entusiasmo <strong>di</strong> Bertol<strong>di</strong> per la militanza politica fu<br />

più chiaro. Ciò gli rese ostili le forze più reazionarie e conservatrici<br />

presenti nella corte albertina, ma gli meritò anche gli apprezzamenti del<br />

re. Dopo l’emanazione dello Statuto Albertino abbandonò la carriera<br />

accademica passando a quella politica, ricoprendo importanti incarichi<br />

come quello <strong>di</strong> Ispettore delle scuole secondarie e <strong>di</strong> Presidente f.f. del<br />

Consiglio Universitario della Regia Università <strong>di</strong> Cagliari, ma anche <strong>di</strong><br />

Deputato del Collegio <strong>di</strong> Felizzano al Parlamento Nazionale (1853 e<br />

1857). Nel proseguo della sua carriera lavorativa si occupò<br />

prevalentemente <strong>di</strong> problemi della pubblica istruzione e nel 1857 fu<br />

nominato Ispettore Generale alle scuole secondarie del Regno, ricoprendo l’incarico fino al 1866. Fu poi<br />

nominato vicepresidente del Comitato per l’istruzione secondaria e presidente del Comitato sopra l’Istruzione<br />

Me<strong>di</strong>a, mentre nel 1868 ricevette la nomina <strong>di</strong> membro or<strong>di</strong>nario del ricostituito Consiglio Superiore della<br />

Pubblica Istruzione. In questo anno però non si può non ricordare che fece parte <strong>di</strong> un commissione<br />

presieduta da Alessandro Manzoni intesa a “proporre tutti i provve<strong>di</strong>menti e i mo<strong>di</strong> coi quali si possa aiutare e<br />

rendere più universale in tutti gli or<strong>di</strong>ni del popolo la notizia della buona lingua italiana e della buona<br />

pronuncia”. Nel 1874 Bertol<strong>di</strong> giunse anche all'elezione come Accademico della Crusca. Infine, proseguì<br />

ancora la sua carriera nel mondo della pubblica istruzione fino alla sua morte il 13 luglio 1904.<br />

Come vedete <strong>Fubine</strong> ha dato i natali a personaggi più che illustri, i quali hanno avuto ruoli importanti nel<br />

costruire la storia d’Italia. Ora potrete ricordarvi anche <strong>di</strong> Giuseppe Bertol<strong>di</strong>, che contribuì nelle sue varie<br />

attività allo sviluppo della Scuola pubblica italiana, oltre che a caldeggiare un Italia unita.<br />

Chissà se tra <strong>di</strong> noi oggi si nasconde ancora qualche altro appassionato patriota desideroso <strong>di</strong> <strong>di</strong>re “io ci sono e<br />

voglio <strong>di</strong>re la mia”. Lascio a voi l’ardua sentenza e la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che la risposta è certamente sì.<br />

Per gli appassionati <strong>di</strong> storia della letteratura e per chi volesse scoprire meglio la personalità, le opere e la vita<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Bertol<strong>di</strong>, <strong>Fubine</strong>se doc, non basta una semplice ricerca su internet, per questo vi consiglio il<br />

volume e<strong>di</strong>to da E<strong>di</strong>zioni dell'Orso <strong>dal</strong> titolo L'opera letteraria <strong>di</strong> Giuseppe Bertol<strong>di</strong> del professor Gian Luigi<br />

Ferraris, da cui sono tratte molte delle informazioni sopra citate.<br />

Sperando <strong>di</strong> non avervi te<strong>di</strong>ato troppo, mi auguro che questo articolo possa essere uno spunto per avvicinarsi,<br />

a piccoli passi, alla storia <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> e dei suo personaggi.<br />

Chiara Longo<br />

18


19<br />

ITALIANI<br />

DA<br />

CENTOCINQUANT’ANNI<br />

“Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”, cantava Rino Gaetano. Se ci sentiamo italiani o<br />

meno lo può <strong>di</strong>re solo la nostra coscienza, quel che è certo è che la nostra Italia per come la conosciamo,<br />

l’Italia nella sua veste repubblicana, restituita ai suoi abitanti, è una realtà e quest’anno spegne<br />

centocinquanta candeline. Un’età importante per una repubblica giovane, che ha ancora molto da imparare<br />

da chi ha più esperienza. Le celebrazioni sono state tante e tutte belle e lodevoli. Culminati il 17 marzo, i<br />

festeggiamenti continueranno tutto l’anno fino a novembre, nel luogo che custo<strong>di</strong>sce la memoria storica <strong>di</strong><br />

questo evento, Torino, la prima capitale del Paese.<br />

Quando si parla <strong>di</strong> Italia non si sa mai da dove partire, e spesso non si sa mai dove si arriva. La patria del buon<br />

cibo, delle risorse artistiche e naturali, delle gran<strong>di</strong> menti. Le eccellenze sono tante, è un patrimonio<br />

inestimabile <strong>di</strong> saperi, ricchezze e bellezze <strong>di</strong> cui andare fieri. Non siamo molto abituati ad andare col petto in<br />

fuori, come riescono a fare i francesi, capaci a cullarsi nel loro orgoglio patrio, che spesso rasenta i limiti dello<br />

sciovinismo, della retorica nazionale, i francesi che si impongono sulla vecchia Europa con i loro simboli, i vini,<br />

i profumi, la moda, il cinema e perfino la baguette. Noi sempre un po’ tapini, curvi sulle nostre <strong>di</strong>fficoltà, restii<br />

ad accantonare le cose che non vanno per farci vedere sorridenti agli estranei. È un carattere tutto nostro,<br />

quello <strong>di</strong> lamentarci sempre un po’, <strong>di</strong> notare le cose che non vanno, <strong>di</strong> compiangerci per quello che non ci è<br />

riuscito. Ma siamo anche capaci <strong>di</strong> mostrarci ottimisti, talvolta eccessivamente: italiche contrad<strong>di</strong>zioni. In ogni<br />

caso la Francia ci può insegnare qualcosa: Patria è riconoscersi in caratteri nazionali, sentirsi parte <strong>di</strong> un unico<br />

corpo con ra<strong>di</strong>ci robuste.<br />

Nazione è cosa <strong>di</strong>versa da Stato, è un passo ulteriore, <strong>di</strong>fficile, se vogliamo, e lungo.<br />

Per questo l’idea <strong>di</strong> unità ancora oggi è sottoposta a giu<strong>di</strong>zi contrastanti, <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>, e lo stesso passaggio<br />

storico, la fatale unificazione, l’evento che ha cambiato le sorti della nostra penisola non è visto in modo<br />

univoco. I miti <strong>di</strong> Cavour, Garibal<strong>di</strong>, Mazzini, Vittorio Emanuele e tanti altri figli sconosciuti <strong>di</strong> questo Paese che<br />

hanno dato la vita e l’anima perché si compisse la storia, si sono affermati negli anni, nei libri <strong>di</strong> scuola,<br />

nell’opinione dominante. Storie <strong>di</strong> uomini illustri e meno illustri, celebri e meno celebri, uomini <strong>di</strong> Stato e<br />

popolani rozzi, accomunati <strong>dal</strong>la stessa volontà: riappropriarsi <strong>di</strong> un Paese <strong>di</strong>viso e restituirlo unito al suo<br />

popolo.<br />

Al <strong>di</strong> là delle opinioni in merito, non si può negare che quei personaggi che oggi ricor<strong>di</strong>amo nelle vie e nelle<br />

piazze delle nostre città fossero animati da ideali nobili, lontani da compromessi e accor<strong>di</strong> sottobanco. Quello<br />

che voglio <strong>di</strong>re è che l’epopea risorgimentale non è solo una leggenda. Per davvero, per un certo periodo<br />

l’Italia si è sentita una cosa sola, da Nord a Sud tanti giovani, intellettuali, politici, semplici popolani lottarono<br />

insieme per ritrovarsi sotto un’unica ban<strong>di</strong>era. Certo, Cavour perseguiva certi interessi, la ragion <strong>di</strong> Stato era<br />

sempre un gra<strong>di</strong>no più in alto rispetto al sogno unitario, <strong>di</strong> lui possiamo <strong>di</strong>re che l’adesione alla causa<br />

dell’Unità era in chiaroscuro, non limpida come quella <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> passione come Garibal<strong>di</strong> e Vittorio<br />

Emanuele o <strong>di</strong> fini intellettuali in cui ardeva il fuoco del desiderio dell’Italia unita, come Mazzini. Ma senza<br />

dubbio Cavour è quello che più ha contribuito politicamente e istituzionalmente al processo <strong>di</strong> unificazione.<br />

Cavour ci ricorda che accanto al movimento <strong>di</strong> un popolo ci vuole anche la volontà dei governanti.<br />

Si contestano tante cose del periodo risorgimentale italiano, le atrocità compiute dai piemontesi nei territori<br />

annessi, l’irregolarità dei plebisciti, l’eccessiva centralizzazione del potere, il carattere “salottiero” ed elitario<br />

dell’unificazione. Ma, a pensarci bene, la storia non è fatta <strong>dal</strong>le minoranze appassionate e convinte che<br />

trascinano e si impongono sulle maggioranze inerti? L’idea è nata nei circoli intellettuali, nei palazzi del


potere, nei salotti, forse sì, ma i suoi sostenitori hanno saputo convincere un popolo. Le celebrazioni danno<br />

sempre l’occasione a <strong>di</strong>etrologi e revisionisti <strong>di</strong> metterci del loro, e fioccano pubblicazioni <strong>di</strong> libri che<br />

sviscerano aspetti poco considerati della vicenda. Non possiamo certo negare che l’unificazione presenti delle<br />

ombre, sarebbe ipocrita, ma <strong>di</strong> qui a smantellare la storia e un embrione <strong>di</strong> coscienza con<strong>di</strong>visa che pure si è<br />

creata in tanti anni <strong>di</strong> “vita comune”, come in un rapporto <strong>di</strong> coppia, ce ne passa, e non lo possiamo accettare<br />

così a cuor leggero, se ancora vogliamo dare un valore al tricolore, all’inno d’Italia, alla memoria <strong>di</strong> chi non c’è<br />

più e ci ha permesso <strong>di</strong> essere italiani.<br />

Cosa sarebbe l’Italia, oggi, senza quei decenni fati<strong>di</strong>ci, senza quelle imprese che se non eroiche furono quanto<br />

meno epiche, nel senso che fanno parte dell’epica <strong>di</strong> un popolo? La penisola è <strong>di</strong>segnata apposta per<br />

riconoscersi tutta intera in una medesima entità statale, e se possibile nazionale, à la française, con<br />

un’identità forte e affermata. E in fondo, se osserviamo bene, Nord e Sud sono più simili <strong>di</strong> quanto pensiamo.<br />

Questo articolo non vuole essere un elogio dell’Unità fine a se stesso. Piuttosto vuole essere un promemoria<br />

per le future occasioni. Di strada insieme ne abbiamo fatta tanta e piaccia o non piaccia l’Italia da festeggiare è<br />

soltanto una, pur valorizzando tutte le sacrosante <strong>di</strong>fferenze sociali e locali. L’Unità del Paese non l’ha voluta<br />

solo Torino, solo Cavour e i piemontesi. Tanti braccianti meri<strong>di</strong>onali avevano le stesse speranze dei burocrati<br />

sabau<strong>di</strong> come dei conta<strong>di</strong>ni emiliani e potremmo andare avanti. Insomma l’Italia s’è desta e ha affermato la<br />

sua volontà. E allora ricor<strong>di</strong>amoci del nostro passato. Ma non per metterci la coscienza a posto: per dare un<br />

senso a tutte quelle vite spese per un sogno che è <strong>di</strong>venuto realtà. E questo spetta anche e soprattutto a noi<br />

giovani.<br />

Stefano B.<br />

20


Principi fondamentali<br />

Articolo 1<br />

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Il<br />

popolo sceglie chi deve fare le leggi e governare.<br />

Articolo 2<br />

La Repubblica <strong>di</strong>fende i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni, da soli o<br />

organizzati insieme ad altri, e chiede loro <strong>di</strong> sentire il dovere<br />

<strong>di</strong> vivere bene insieme.<br />

Articolo 3<br />

Tutti i citta<strong>di</strong>ni devono essere rispettati. La legge li deve<br />

trattare allo stesso modo, anche se parlano lingue <strong>di</strong>verse,<br />

credono in Dio o no, sono ricchi o poveri, maschi o femmine,<br />

<strong>di</strong> razza bianca o nera o <strong>di</strong> altro colore e anche se hanno idee<br />

politiche <strong>di</strong>verse. I citta<strong>di</strong>ni che non possono essere liberi o<br />

non possono vivere come gli altri perché sono poveri o vivono<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fficili, devono essere aiutati. La Repubblica<br />

deve eliminare le cause della loro inferiorità in modo che<br />

possano partecipare alla vita sociale come gli altri.<br />

Articolo 4<br />

Tutti hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> lavorare. La Repubblica deve fare in<br />

modo che ci sia lavoro per tutti. Ogni citta<strong>di</strong>no ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

scegliere il lavoro che riesce a fare meglio e che preferisce, in<br />

modo da contribuire al progresso materiale e spirituale della<br />

società.<br />

Articolo 5<br />

La Repubblica è un unico Stato, però dà alle Regioni, alle Province e ai Comuni la possibilità <strong>di</strong> essere<br />

autonomi organizzando i servizi (trasporti, ospe<strong>dal</strong>i, scuole,ecc.) secondo e necessità locali.<br />

Articolo 6<br />

I gruppi <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni che parlano una lingua <strong>di</strong>versa <strong>dal</strong>l’italiano e vivono nel territorio della Repubblica sono<br />

rispettati e <strong>di</strong>fesi con leggi fatte apposta.<br />

Articolo 7<br />

Lo Stato della Città del Vaticano, dove risiede il Papa, non <strong>di</strong>pende <strong>dal</strong>lo Stato italiano, ma ha le sue leggi, la<br />

sua moneta, la sua ban<strong>di</strong>era. Stato e Chiesa, nei loro territori, sono in<strong>di</strong>pendenti. C’è però un accordo che<br />

regola i loro rapporti e stabilisce come risolvere alcuni problemi particolari (insegnamento della religione nelle<br />

scuole statali, servizio militare dei sacerdoti e altri).<br />

Articolo 8<br />

In Italia possono vivere liberamente i fedeli <strong>di</strong> ogni religione (cattolici, protestanti, bud<strong>di</strong>sti, ebrei, musulmani,<br />

induisti, ecc.). Essi possono organizzarsi secondo le proprie regole, purché rispettino le leggi dello Stato<br />

italiano.<br />

Articolo 9<br />

La Repubblica aiuta la <strong>di</strong>ffusione della cultura, la ricerca scientifica e tecnica. Difende il paesaggio naturale, i<br />

monumenti storici e le opere d’arte presenti in Italia.<br />

Articolo 10<br />

Lo straniero che nel suo Paese non è libero, perché il Governo gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> esprimere liberamente il suo<br />

pensiero, ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> asilo politico, cioè <strong>di</strong> essere ospitato in Italia. Se uno Stato straniero chiede che un suo<br />

citta<strong>di</strong>no, ospite in Italia per asilo politico, venga rimandato in patria perché accusato <strong>di</strong> reati politici, la<br />

Repubblica italiana deve respingere la richiesta.<br />

Articolo 11<br />

L’Italia rifiuta la guerra, come offesa ad altri popoli. I contrasti con altri governi devono essere risolti con<br />

meto<strong>di</strong> pacifici (incontri, <strong>di</strong>scussioni, accor<strong>di</strong>, trattati). L’Italia deve sempre agire perché sia assicurata la pace<br />

e la giustizia tra le Nazioni, collaborando con le organizzazioni internazionali.<br />

22


Articolo 12<br />

La ban<strong>di</strong>era della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali <strong>di</strong> uguali<br />

<strong>di</strong>mensioni.<br />

Parte I<br />

Diritti e doveri dei citta<strong>di</strong>ni<br />

Titolo I – Rapporti civili<br />

Articolo 13<br />

La libertà delle persone è inviolabile. Nessuno può essere arrestato, perquisito o sottoposto a limitazione della<br />

libertà personale se non per decisione <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>ce. Il giu<strong>di</strong>ce deve rispettare la legge che stabilisce quando e<br />

con quali mo<strong>dal</strong>ità può essere limitata la libertà personale <strong>di</strong> un citta<strong>di</strong>no. In casi eccezionali (ad esempio<br />

quando uno viene scoperto mentre commette un reato) le autorità che vigilano sulla sicurezza dei citta<strong>di</strong>ni<br />

possono arrestarlo provvisoriamente ma devono avvisare il giu<strong>di</strong>ce entro 48 ore e, se il giu<strong>di</strong>ce non conferma<br />

l’arresto entro le successive 48 ore, il fermato deve essere liberato. Chi viene arrestato, anche per gravi reati,<br />

non può essere picchiato o sottoposto ad altre forme <strong>di</strong> violenza. Se dopo un certo periodo, stabilito <strong>dal</strong>la<br />

legge, non risultano prove per fare il processo, il detenuto deve essere liberato.<br />

Articolo 14<br />

Nessuno può entrare in casa nostra senza il nostro permesso. La polizia può farlo, ma solo come e quando è<br />

previsto <strong>dal</strong>la legge per eseguire ispezioni, perquisizioni o sequestri decisi da un giu<strong>di</strong>ce.<br />

Articolo 15<br />

La corrispondenza (lettere, cartoline, biglietti, messaggi, ecc.) ed ogni altra forma <strong>di</strong> comunicazione sono<br />

inviolabili: nessuno può aprire le nostre lettere o i nostri messaggi o ascoltare le nostre telefonate. Soltanto il<br />

giu<strong>di</strong>ce, per motivi molto seri, può or<strong>di</strong>nare <strong>di</strong> farlo.<br />

Articolo 16<br />

Ogni citta<strong>di</strong>no può andare liberamente dove vuole in Italia (nei paesi, nelle città, nei luoghi <strong>di</strong> villeggiatura e in<br />

qualsiasi altro posto) e può rimanerci finché vuole. Ogni citta<strong>di</strong>no è libero <strong>di</strong> andare all’estero e <strong>di</strong> rientrare in<br />

Italia.<br />

Articolo 17<br />

I citta<strong>di</strong>ni hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> riunirsi pacificamente per incontri, assemblee, convegni, purché senza armi. Per le<br />

riunioni in luogo pubblico (piazze, sta<strong>di</strong>, ecc.) deve essere avvisata l’autorità competente, che può vietarle solo<br />

per evitare pericoli o <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni.<br />

Articolo 18<br />

I citta<strong>di</strong>ni possono far parte liberamente, senza dover chiedere alcun permesso, <strong>di</strong> gruppi, partiti politici ed<br />

ogni altra forma <strong>di</strong> associazione. Sono proibite solo le associazioni segrete e quelle <strong>di</strong> carattere militare che<br />

hanno fini politici (cioè le associazioni armate che vogliono impadronirsi del potere politico con la forza).<br />

Articolo 19<br />

Tutti hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> professare la loro fede religiosa in qualsiasi forma, da soli o insieme ad altri, e <strong>di</strong> cercare<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere la loro religione.<br />

Articolo 20<br />

Le associazioni religiose non devono avere limitazioni speciali <strong>dal</strong>le leggi e non devono pagare tasse particolari<br />

per costituirsi.<br />

Articolo 21<br />

Tutti hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ffusione. Nessuno può proibire <strong>di</strong> stampare e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere le idee delle persone; questo può accadere solo<br />

quando esse sono contrarie alle leggi. La legge vieta espressamente i giornali, gli spettacoli e le manifestazioni<br />

pubbliche che sono contrari al buon costume (cioè che offendono i più importanti valori morali della gente).<br />

Articolo 22<br />

Nessuno può essere privato, per le sue idee politiche, dei <strong>di</strong>ritti stabiliti <strong>dal</strong>la legge, della citta<strong>di</strong>nanza italiana<br />

e del suo nome.<br />

Articolo 23<br />

Nessuno può essere obbligato a fare dei lavori o a pagare delle tasse, se questi doveri non sono stabiliti <strong>dal</strong>la<br />

legge.<br />

23


Articolo 24<br />

Tutti possono rivolgersi al giu<strong>di</strong>ce per <strong>di</strong>fendersi contro chi minaccia i loro <strong>di</strong>ritti ed i loro interessi. Ogni<br />

persona accusata <strong>di</strong> non aver rispettato la legge ha sempre <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi e <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>fesa. Chi è povero<br />

e non può pagare le spese del processo può avere gratuitamente un avvocato che lo <strong>di</strong>fende. Se i giu<strong>di</strong>ci<br />

commettono un errore e condannano una persona innocente, la legge stabilisce in che modo deve essere<br />

riparato l’errore.<br />

Articolo 25<br />

La legge stabilisce regole molto precise per scegliere i giu<strong>di</strong>ci in ogni processo. Nessuno può essere punito per<br />

una legge entrata in vigore dopo aver commesso il fatto. Nessuno può essere arrestato, se non nei casi<br />

stabiliti <strong>dal</strong>la legge.<br />

Articolo 26<br />

Un citta<strong>di</strong>no, che ha commesso un reato in uno stato estero, può essere trasferito in quello stato per essere<br />

processato solo se ciò è stabilito da un accordo internazionale. Comunque nessuno può essere trasferito per<br />

motivi politici.<br />

Articolo 27<br />

Ogni citta<strong>di</strong>no è responsabile personalmente del mancato rispetto delle leggi. L’imputato non è considerato<br />

colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non devono essere <strong>di</strong>sumane, ma devono cercare <strong>di</strong><br />

rieducare il condannato. La pena <strong>di</strong> morte è proibita-<br />

Articolo 28<br />

I <strong>di</strong>pendenti dello Stato e degli Enti Pubblici (impiegati, insegnanti, vigili, poliziotti…) non possono impe<strong>di</strong>re ai<br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> esercitare un loro <strong>di</strong>ritto. Se lo fanno, sono responsabili personalmente e vengono puniti, ed è<br />

responsabile anche lo Stato.<br />

Titolo II – Rapporti Etico-Sociali<br />

Articolo 29<br />

La Repubblica riconosce i <strong>di</strong>ritti della famiglia, che è una società naturale fondata sul matrimonio. Nel<br />

matrimonio l’uomo e la donna hanno gli stessi <strong>di</strong>ritti e gli stessi doveri.<br />

Articolo 30<br />

I genitori devono mantenere, istruire ed educare i figli, anche quelli che sono nati fuori <strong>dal</strong> matrimonio. Se i<br />

genitori non sono in grado <strong>di</strong> farlo, la legge stabilisce come rime<strong>di</strong>are. La legge assicura ai figli nati fuori <strong>dal</strong><br />

matrimonio il rispetto <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti, a patto che non siano in conflitto con quelli dei figli legittimi.<br />

Articolo 31<br />

La Repubblica aiuta la formazione della famiglia, sia economicamente che con altri mezzi. Aiuta in particolar<br />

modo le famiglie numerose. Protegge la maternità (cioè le donne durante la gravidanza e dopo la nascita del<br />

figlio) e protegge l’infanzia e la gioventù (cioè i bambini, i ragazzi e i giovani).<br />

Articolo 32<br />

La Repubblica riconosce che la salute è un <strong>di</strong>ritto importante <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo e <strong>di</strong> tutta la società; per questo<br />

garantisce le cure gratuite a chi è povero. Nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario, se non è<br />

stabilito da una legge: la legge comunque deve sempre rispettare la persona umana.<br />

Articolo 33<br />

L’arte e la scienza sono libere (quin<strong>di</strong> ogni artista o scienziato può de<strong>di</strong>carsi alle sue ricerche in assoluta<br />

libertà) e libero è anche l’insegnamento. La Repubblica istituisce a sue spese scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado.<br />

Anche Enti e privati possono aprire scuole e istituti, ma senza spese per lo Stato. Le scuole private che<br />

chiedono la parità hanno l’obbligo <strong>di</strong> rispettare le regole stabilite <strong>dal</strong>lo Stato ed hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> avere piena<br />

libertà. I loro alunni devono essere trattati come quelli delle scuole statali. Alla fine <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> scuola gli<br />

alunni devono superare un esame <strong>di</strong> Stato. Le Università e le Accademie possono darsi or<strong>di</strong>namenti autonomi,<br />

rispettando però le leggi dello Stato.<br />

Articolo 34<br />

La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, che dura almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita. Gli alunni<br />

bravi, anche se figli <strong>di</strong> famiglie povere, hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> continuare gli stu<strong>di</strong> fino ai gra<strong>di</strong> più alti. La<br />

Repubblica li aiuta con borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, assegni alle loro famiglie ed altre forme <strong>di</strong> sostegno, che devono essere<br />

attribuiti per concorso.<br />

24


L’ANPI <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> ha celebrato la Liberazione nel mese <strong>di</strong> Aprile con due appuntamenti per non <strong>di</strong>menticare la<br />

storia del nostro Paese e degli uomini che hanno contribuito a costruire la sua in<strong>di</strong>pendenza e la sua<br />

democrazia.<br />

Il primo appuntamento, <strong>dal</strong> titolo "Per non <strong>di</strong>menticare: gli italiani che hanno fatto l'Italia", si è svolto<br />

mercoledì 20 aprile presso la Biblioteca civica <strong>di</strong> via Pavaranza con la proiezione e la presentazione <strong>di</strong> due filmdocumentari,<br />

"Carè Alto Cavento 1915-1918, per non <strong>di</strong>menticare" (a cura del Comitato Storico Società<br />

Alpinisti Tridentini) e "Il Rastrellamento - Bene<strong>di</strong>cta 1944" (a cura <strong>di</strong> Maurizio Orlan<strong>di</strong>, Associazione Memoria<br />

della Bene<strong>di</strong>cta) e ha visto una numerosa partecipazione della citta<strong>di</strong>nanza. La serata è stata introdotta dai<br />

saluti del Sindaco, Lino Pettazzi, <strong>dal</strong>le parole del Presidente dell'ANPI <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, Denise Varrone, e<br />

dell'Assessore Provinciale alla Pubblica Istruzione, Massimo Barbadoro. Un momento toccante per ricordare i<br />

tragici eventi della Prima e Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale attraverso le storie degli alpini che combatterono<br />

sull’Adamello e dei partigiani sull’Appennino ligure-piemontese.<br />

Il secondo appuntamento con la Festa della Liberazione è stato celebrato, come <strong>di</strong> consueto, nella giornata del<br />

25 aprile con la deposizione della corona d'alloro <strong>di</strong> fronte al monumento de<strong>di</strong>cato al partigiano Aldo Porro e<br />

a quello de<strong>di</strong>cato ai caduti in piazza Cristoforo Colombo. La manifestazione, organizzata <strong>dal</strong> <strong>Comune</strong> e<br />

<strong>dal</strong>l'ANPI fubinese, ha trovato la partecipazione delle autorità civili e militari, delle associazioni, del gruppo<br />

Alpini <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, del Circolo PD e della citta<strong>di</strong>nanza. Il corteo è stato invece accompagnato <strong>dal</strong>le note della<br />

Banda Musicale fubinese, mentre le orazioni sono state portate <strong>dal</strong> Sindaco e <strong>dal</strong> Presidente dell'ANPI <strong>di</strong><br />

<strong>Fubine</strong>. Messaggio fondamentale è quello <strong>di</strong> non <strong>di</strong>menticare ma <strong>di</strong> tenere viva la memoria nelle nuove<br />

generazioni sulla Resistenza, sulla lotta <strong>di</strong> Liberazione e sulla nascita dell’Italia repubblicana, pagine importanti<br />

della nostra storia recente. Gli appuntamenti sono stati un modo per celebrare anche i 150 anni dell’Unità<br />

d'Italia, de<strong>di</strong>cando particolare attenzione a un momento storico che è stato fondamentale per l'acquisizione<br />

dei <strong>di</strong>ritti e della libertà del nostro Paese. Volendo usare una citazione, cosa ancor più importante che l’ANPI si<br />

propone <strong>di</strong> trasmettere, è che una nazione che non conosce il suo passato rischia <strong>di</strong> non saper costruire il suo<br />

futuro al meglio.<br />

25


Tutto è numero (Pitagora)<br />

- La magia del tre -<br />

a cura <strong>di</strong> Jacopo GARLASCO<br />

Curiosità <strong>di</strong> un numero ad alto contenuto simbolico<br />

3. È il simbolo del ternario, la combinazione <strong>di</strong> tre elementi che è uno dei maggiori simboli dell’esoterismo.<br />

Secondo sia nella serie dei numeri <strong>di</strong>spari sia in quella dei numeri primi (che cioè si <strong>di</strong>vidono solo per 1 e per<br />

se stessi), il 3 è l’unico numero che, nella lingua italiana, ha la corrispondenza tra il numero <strong>di</strong> lettere della<br />

parola e il numero stesso («tre» ha 3 lettere). La sua espressione geometrica è il triangolo, simbolo esemplare<br />

del ritorno del multiplo all’unità: due punti separati nello spazio, si assemblano e si riuniscono in un terzo<br />

punto situato più in alto.<br />

Per il suo valore unificante, il 3 è considerato il simbolo della conciliazione: infatti, tanto il due separa quanto il<br />

tre riunisce. È il 3 il primo numero <strong>di</strong> armonia, <strong>di</strong> soluzione del conflitto dualistico, ed è per questo considerato<br />

un numero perfetto: esso apre la strada della me<strong>di</strong>azione e permette <strong>di</strong> uscire <strong>dal</strong>l’antagonismo, superando la<br />

visione parziale e riduttiva del dualismo, poiché due elementi non possono essere conciliati che con l’ausilio <strong>di</strong><br />

un terzo elemento. Per questa ragione molte dottrine filosofiche dell’età moderna – la più famosa delle quali<br />

è senza dubbio l’idealismo <strong>di</strong> Hegel – sono articolate in tria<strong>di</strong> (tesi, antitesi e sintesi).<br />

La triade sintetizza i poli opposti della <strong>di</strong>ade. Inoltre il rapporto della triade con l’unità può essere espresso da<br />

un triangolo equilatero, ovvero <strong>dal</strong>l’identità del tre, dove in ognuno dei tre angoli <strong>di</strong>versamente in<strong>di</strong>cati è data<br />

ogni volta la triade intera. Il 3 è dunque profondamente attivo e possiede una grande forza energetica, è<br />

simbolo <strong>di</strong> vitalità e ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> ogni ulteriore estrinsecazione delle operazioni dell’Uno nell’alterità del<br />

molteplice, come testimoniano le filosofie antiche, in particolare il neoplatonismo <strong>di</strong> Plotino, per cui il mondo<br />

aveva origine da una triade: l’Uno, il «Noùs» o Intelletto, e l’Anima del Mondo.<br />

Nella mitologia e nel culto è l’espressione della Trinità (una riunione <strong>di</strong> dèi in gruppi <strong>di</strong> tre), come simbolo<br />

dell’unità sostanziale. Nel buddhismo il numero 3 coronato è detto «ohm», simbolo che sta a identificare<br />

l’inizio dell’Universo, mentre nell’Induismo vi è una Trinità composta da Brahma (il Creatore), Vishnu (il<br />

Conservatore) e Shiva (il <strong>di</strong>struttore). Infine, nel cattolicesimo, il 3 in<strong>di</strong>ca la perfezione e quin<strong>di</strong> la Santissima<br />

Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo e, nelle scritture ispirate, il 3 in<strong>di</strong>ca «enfasi» o «intensità».<br />

Il numero 3 nell’Apocalisse <strong>di</strong> San Giovanni<br />

Apocalisse 8,7-13: «un terzo della terra fu bruciato, e un terzo degli alberi fu bruciato *…+ un terzo del mare <strong>di</strong>venne<br />

sangue; e un terzo delle creature che sono nel mare e che hanno anima morì, e un terzo delle navi fece naufragio *…+<br />

cadde <strong>dal</strong> cielo una grande stella ardente come una lampada, e cadde su un terzo dei fiumi e sulle fonti delle acque. E<br />

il nome della stella è Assenzio. E un terzo delle acque si mutò in assenzio *…+ E vi<strong>di</strong>, e u<strong>di</strong>i un’aquila che volava in<br />

mezzo al cielo <strong>di</strong>re ad alta voce: ‘Guai, guai, guai a quelli che <strong>di</strong>morano sulla terra a causa del resto degli squilli <strong>di</strong><br />

tromba dei tre angeli che stanno per suonare le loro trombe!’».<br />

Apocalisse 16, 13-19: «E vi<strong>di</strong> uscire <strong>dal</strong>la bocca del dragone e <strong>dal</strong>la bocca della bestia selvaggia e <strong>dal</strong>la bocca del falso<br />

profeta tre impure espressioni ispirate *che sembravano+ simili a rane *…+ e la gran città si <strong>di</strong>vise in tre parti, e le città<br />

delle nazioni caddero; e Babilonia la Grande fu ricordata <strong>di</strong>nanzi a Dio, per darle il calice del vino del furore della sua<br />

ira».<br />

26


A seguito dell’articolo uscito sul primo numero <strong>di</strong> Limpida Fonte per l’anno <strong>2011</strong>, firmato da Chiara Longo e<br />

riguardante Fontana Lunga, riceviamo <strong>dal</strong>l’architetto Adriano Vanara un memo scritto ad hoc, che porta alla<br />

luce i suoi ricor<strong>di</strong> accompagnandosi con alcune foto scattate <strong>dal</strong>la stessa Chiara.<br />

27<br />

Memo<br />

FFuunnttaann--nnaa LLoonnggaa<br />

All'epoca della mia recente testimonianza (che si riferisce agli anni<br />

Cinquanta/Sessanta del secolo scorso) la fontana consisteva in un piccolo<br />

e modesto (forse un po’ precario) manufatto inserito alla confluenza del<br />

versante della collina con il fondo pianeggiante della Valdambrin, in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> una leggera ansa, <strong>dal</strong>la quale fuoriusciva l’acqua<br />

sorgiva. Sorgente supportata da un piccolo impianto idraulico costituito<br />

da canali e un piccolo bacino <strong>di</strong> raccolta per il “trasporto” dell’acqua, per<br />

evitarne la <strong>di</strong>spersione in loco e favorirne l’utilizzo lungo il suo percorso.<br />

Il contenuto spazio, in piano, agibile vicino alla fonte, oltre a strada e<br />

campi del fondovalle, anch’essi in piano, dove sgorgava l’acqua, lo ricordo<br />

ricoperto con una grande lastra <strong>di</strong> pietra appoggiata sul terreno (forse due<br />

lastre o qualcosa <strong>di</strong> simile), da qui si alzava un contenuto e limitato muro<br />

<strong>di</strong> sostegno verticale non molto alto (cinquanta/settanta centimetri circa),<br />

credo realizzato in mattoni o con piccole e non molto spesse lastre <strong>di</strong><br />

pietra sovrapposte, chiuso all’estremità, in alto, da un'altra lastra<br />

orizzontale, che copriva la fonte, <strong>dal</strong> muro fino al vicino versante della<br />

collina, prestandosi ad essere usato come piano <strong>di</strong> appoggio.<br />

Dal muro verticale, ad un’altezza conveniente, usciva un<br />

cannello che spillava acqua, in continuazione, giorno e<br />

notte, anche se, a volte, qualcuno chiudeva l’ugello con un<br />

ramo <strong>di</strong> gelso infilato lungo il cannello, che non era proprio<br />

a tenuta, ma evitava lo sgorgare continuo, che qualche volta<br />

in abbondanza d’acqua allagava la stra<strong>di</strong>na.<br />

L'acqua che sgorgava <strong>dal</strong> cannello finiva in un piccolo<br />

canale, il cui percorso aggirava il profilo del versante,<br />

costeggiando la stra<strong>di</strong>na, trasportando l’acqua più avanti,<br />

nella <strong>di</strong>rezione verso il paese. Dopo una decina <strong>di</strong> metri o<br />

poco più il canale si immetteva in un piccolo invaso, una<br />

sorta <strong>di</strong> laghetto, formato con contorni irregolari, imposti <strong>dal</strong>la base del boscoso versante collinare fino al<br />

bordo della strada, contenuto da evidenti sponde <strong>di</strong> terra sufficientemente alte per contenere l’acqua, il cui<br />

aspetto si presentava molto melmoso, <strong>di</strong> colore grigio scuro e molto viscido (la superficie della pozza d’acqua<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni contenute, poteva essere grossomodo <strong>di</strong> quaranta metri quadrati, profonda<br />

quaranta/cinquanta centimetri).


All'epoca, la strada era attraversata<br />

solamente da carri trainati da bestie, forse<br />

anche dai pochi trattori, che lì finiva e che,<br />

ancora oggi, attraversa tutta la valle fino<br />

all'abitato <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>. Ricordo ancora, a metà<br />

percorso circa <strong>di</strong> questa stra<strong>di</strong>na, si <strong>di</strong>ramava<br />

una deviazione che <strong>dal</strong>la stra<strong>di</strong>na portava ai<br />

"Garlaschi", dopo un buon tratto in salita, si<br />

giungeva sulla strada che da <strong>Fubine</strong> porta<br />

tutt’ora a San Rocco ed altre destinazioni.<br />

Il piccolo laghetto era maggiormente invaso<br />

da vegetali <strong>di</strong> vario genere, arbusti che<br />

connotano le zone molto umide, ma con una<br />

superficie d’acqua libera sufficiente per<br />

abbeverare le bestie, ma anche per commettere sciocchezze che qualche ragazzino spiritoso poteva compiere:<br />

entrare ed ad<strong>di</strong>rittura fare il bagno in quell'acqua (gelida e melmosa, piena <strong>di</strong> insetti, chioccioline e varie<br />

bestioline) una vera bravata!<br />

Già solamente immergere un solo piede dava una sensazione fasti<strong>di</strong>osa e convincente per desistere <strong>dal</strong><br />

proseguire l’impresa!<br />

Per esempio, da un punto <strong>di</strong> vista colturale, credo che Funtan-na Longa e Valdambrin fossero dei luoghi dove<br />

si coltivava la canapa, in virtù della presenza abbondante <strong>di</strong> acqua, che appunto serviva, sia per la crescita<br />

della pianta, ma soprattutto per la macerazione dei fasci <strong>di</strong> canapa<br />

raccolti, operazione che emanava odori insopportabili, il luogo era<br />

particolarmente adatto: umido con presenza d’acqua e lontano<br />

<strong>dal</strong>l’abitato.<br />

Ritengo pure che in un certo periodo storico, non troppo lontano, fosse<br />

inse<strong>di</strong>ata una coltivazione <strong>di</strong> bachi da seta, lo si poteva dedurre <strong>dal</strong>la<br />

presenza <strong>di</strong> numerosi gelsi, proprio in quella parte iniziale della<br />

Valdambrin.<br />

Riva presso Chieri, 11 aprile <strong>2011</strong>.<br />

Adriano Vanara<br />

28


Tanč ani fa,<br />

sentinda la busiunà,<br />

i sa scrubiva j’altarin<br />

d’i parent, amis e avsin.<br />

Ades i ’mzó stà burdà<br />

c’mè ch’i ‘s fa a parlà,<br />

che t’ fa nen temp a dì «Bè»<br />

ch’i ‘t fan ciamà da i carabinié.<br />

Ma s’auròmma <strong>di</strong>la titta<br />

– la sarà ‘na roba britta –<br />

ma a chi ch’u j’un pias nent<br />

tajà i culèt a la gent?<br />

S’i son sporch i lensó,<br />

ogni<strong>di</strong>n l’à da uardàsi i só,<br />

ma almeno a Carvà<br />

ch’i ‘s pósa ‘n po’ schersà!<br />

Avèj quin<strong>di</strong> cumpasiòn<br />

s’a fas la part <strong>dal</strong> bačlòn.<br />

Pescanda ‘nt la ni<strong>di</strong>à<br />

i sort in pensiunà<br />

che da quand ch’u travaja pì<br />

al viagia sì e zì.<br />

Primma u girava a Fibin-i<br />

par purtà <strong>dal</strong> cartulin-i;<br />

ades al bat <strong>dal</strong> j’atri zòni<br />

par andà a truvà <strong>dal</strong> dòni.<br />

A l’à ‘csì tanta smania ‘ndòs<br />

che, s’u sta a cà, al va ‘nt in fòs.<br />

E fanda tanta strà<br />

u n’à <strong>dal</strong> scarpi da cunsimà:<br />

furtin-a che u só furnitur<br />

l’è <strong>dal</strong>cò chil in grand amatur.<br />

Giuvni e vègi l’à fač pasà,<br />

fina ‘na russa l’à spusà:<br />

i n’è póich ch’i pólu dì:<br />

«’M la son gu<strong>di</strong>ja par cul ch’j’ó spendì».<br />

Quand ch’j’an la crisi ‘d la mesa età<br />

j’ómi i ‘s rabèlu a cà<br />

jin-a ch’la smija,<br />

pì che ‘na dòna, ‘na fija.<br />

A gavàsi ‘na certa vója<br />

la va che jin u s’ambrója:<br />

a truvàsi bèla vój<br />

a l’è ‘nmà al portafój!<br />

Ma i ‘s pó pèr<strong>di</strong> la testa<br />

sensa curi ‘dré ‘na vesta:<br />

ant ‘na partija a scuvòn<br />

i ‘s gioga <strong>dal</strong>cò la reputasiòn;<br />

‘t póli jesi bel e rich,<br />

29<br />

La busiunà<br />

Trascrizione: Jacopo GARLASCO<br />

se ta sbagli, t’é ‘n burich.<br />

Fà denari, set bel e primiéra<br />

a l’è l’ùnica minéra<br />

parch’i ‘s fasu nen l’upiniòn<br />

che t’é ‘n pover zunclòn.<br />

Ch’a l’è nen ch’u ‘s lu merita<br />

jin ch’a l’era ‘d la Benemerita,<br />

che par piasì <strong>dal</strong> vandètti<br />

l’è zà basta ‘l barzelètti.<br />

Comunque la pó finì mal<br />

a giugà con in marescial:<br />

se ‘t ‘ju <strong>di</strong>si ch’l’è nen bòn,<br />

i ‘t riva dlònch ‘na citasiòn.<br />

Certo che ‘l galeri<br />

i son zà pin-i ‘d lingeri,<br />

ma s’i finìs an parzòn<br />

<strong>dal</strong>cò i giugadur ‘d scuvòn,<br />

i ‘mnirà <strong>dal</strong>cò ‘l mument<br />

ch’i ‘nu sarà menu ‘nfora che ‘ndrent!<br />

Se t’é ‘n giugadur falì,<br />

i ‘t mandu a fàti benedì,<br />

anche s’ l’è mai capità<br />

che jin, preganda, l’aba ‘mparà.<br />

I previ i venu a taj<br />

par <strong>dal</strong> j’atri rasi ‘d guaj,<br />

lur ch’i son i me<strong>di</strong>atur<br />

tra nuj ómi e u Signur,<br />

anche se par la só misiòn<br />

i ‘mzó pagaji la me<strong>di</strong>asiòn<br />

ai vój nen faji tort,<br />

propi ‘des ch’a l’è mort,<br />

ma la primma roba ch’i ‘m ven an ment<br />

– e ‘ncura ‘des a ‘m nu smentij nent –<br />

pì che ‘l cuminiòn<br />

i son cui spiòn<br />

ch’u ‘m dava quand ch’j’era fanciutin<br />

e auriva nent fà u cirighin.<br />

Mi am son pì cunfesà,<br />

par nent fàmi nisà.<br />

Ai temp d’i demucristian<br />

i previ j’avu tit an man:<br />

qui, col maestro e u sacrista,<br />

al manuvrava la lista.<br />

Pensiòn e invali<strong>di</strong>tà<br />

j’eru la só specialità;<br />

ancó i s’an pudrà nent:<br />

anlura ‘s jitava la gent.<br />

I pì gram ‘d l’upusisiòn<br />

i ‘l ciamavu “sach ‘d carbòn”,<br />

perchè, da la matin a la seira,<br />

u girava con la vesta neira;<br />

ades i ‘s capis pì nenta:<br />

i portu tič la vestimenta.


A u dì d’ancó i previ i son acusà<br />

pì che tit ‘d parsepità ‘l masnà,<br />

ma mi a pós ‘nmà dì<br />

che ‘nt u só uratori a son chersì;<br />

e s’ j’è queica lamentela,<br />

i tuccu a só surela,<br />

ch’la tratava nuj masnà<br />

c’mè ch’a fijsu d’i sarvà,<br />

ch’i ‘mzó mustraji l’educasiòn<br />

anmà a forsa ‘d sgiaflòn.<br />

“Signorina” a la ciamavu<br />

e nuj sì ch’a savu<br />

che ‘l dòni da marià<br />

i venu brischi con l’età.<br />

Par avej la sighirèssa<br />

che la duminica a ‘ndejsu a Mèssa,<br />

a la fin quand ch’i ‘s surtiva<br />

i bièt du cine u <strong>di</strong>stribuiva,<br />

e t’avi vója a ‘ndaji chintà<br />

che s’u t’ava nen sčiarà,<br />

ta j’eri <strong>dal</strong>cò ti<br />

ma la pilja la t’ava scundì.<br />

L’era u cine ‘na nuvità<br />

anche con cui film castigà:<br />

se ‘nt ‘na scena i ‘s basavu<br />

tit ant in culp i la tajavu;<br />

ómi e dòni i ‘mnivu vèg,<br />

sensa mai andà ‘nt in léč.<br />

‘D scapà cui dop<strong>di</strong>snà<br />

ch’j’era la dutrin-a da ‘mparà,<br />

a j’è nin ch’al pósa dì<br />

che ‘na vota u sija riusì:<br />

da ‘ns u Spout u ‘t ciapava<br />

da la Cariangela nin al pasava;<br />

u ‘t bitava ‘ns la rètta vija<br />

con <strong>dal</strong> retate cmè la pulisija.<br />

L’era ‘n previ ch’al pensava<br />

che la gent la ‘s salvava<br />

nent anmà col pregà,<br />

ma anche savinda cmandà,<br />

perchè ‘l “Regno <strong>di</strong> Dio” a l’è<br />

an tèra oltreché ‘n sé.<br />

Ades ch’a l’è a cà <strong>dal</strong> Pari<br />

al pudrà faji da segretari,<br />

ma ch’u sa smentija nent<br />

ch’a l’è ‘nmà ‘n <strong>di</strong>pendent:<br />

chil a l’era ‘l pastur,<br />

ma ‘l bècci j’eru du Signur.<br />

Par in previ ch’u ‘s nu va<br />

jin nóv a l’è rivà.<br />

A somma d’i paisan<br />

ch’i mangiu previ cmè ‘l pan:<br />

jin giuvu j’era rivà qui,<br />

ma poch a l’à resistì;<br />

‘nater a l’è mancà,<br />

cul dòp a l’è scapà.<br />

Ades j’òmma l’unur<br />

d’avej ‘n previ ‘d culur.<br />

Nuj pudòmma vantàsi<br />

d’avejni ‘d titti ‘l rasi:<br />

sija Bosnia o Albania,<br />

acetòmma chi ch’i sija,<br />

pó da qui a ‘ndà ‘nan,<br />

i sarà semp menu Italian.<br />

Quin<strong>di</strong>, calanda la pupulasiòn,<br />

i cala <strong>dal</strong>cò ‘l vucasiòn:<br />

‘na vòta i pais i ‘s pu<strong>di</strong>vu vantà,<br />

d’avej ‘n prevost e u so chirà;<br />

ades l’è tant s’i pólu ‘vej<br />

in previ ‘ntra dui o trei.<br />

Par rime<strong>di</strong>à a la situasiòn<br />

ricuròmma a l’impurtasiòn:<br />

a j’u piomma va’ ch’i n’è,<br />

fina ‘l Papa l’è ‘n frusté.<br />

S’i son d’i bon cristian<br />

ben vena j’African,<br />

ch’i venu da ‘n cuntinent<br />

vanda ch’a cunvertòmma la gent,<br />

che propi par su-lì<br />

d’i previ ij mandomma lì;<br />

e i devu jesi ‘n piòta<br />

perchè la storia la s’arvòta:<br />

a j’u tnivu da sarvà,<br />

ma ‘csì prèstu j’an ‘mparà,<br />

che ‘des i n’è ‘d cui<br />

che la Mèssa i ‘m la <strong>di</strong>su a nuj,<br />

ma ‘mzo dì ch’l’è anche veira<br />

ch’i <strong>di</strong>su ‘na Mèssa... neira!<br />

Continua...<br />

30


Tra mistero e realtà<br />

I lupi mannari: solo un’invenzione?<br />

Il mito <strong>di</strong> un essere umano che si trasforma in lupo o viceversa è antico e presente in molte culture sin <strong>dal</strong>la<br />

prima età del bronzo. Il lupo, infatti, è stato ed è tuttora un animale ambivalente: amato perché aiutava gli<br />

uomini nella caccia e adottato come simbolo <strong>di</strong> forza e astuzia e in seguito cacciato per impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> predare<br />

le greggi e ad<strong>di</strong>rittura demonizzato durante il me<strong>di</strong>oevo. Questo modo <strong>di</strong> considerare il lupo cambia col<br />

passare <strong>dal</strong> noma<strong>di</strong>smo, in cui l’attività principale era la caccia, alla vita stanziale, basata su agricoltura e<br />

allevamento. Per i noma<strong>di</strong> il lupo era un “arma” da caccia essenziale per scovare e catturare le prede ma per<br />

l’allevatore <strong>di</strong>venta un nemico in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere un intero gregge. Proprio a causa della sua centralità<br />

nella vita quoti<strong>di</strong>ana dell’uomo le leggende sugli uomini-lupo si moltiplicarono e si <strong>di</strong>ffusero in tutta Europa<br />

durante l’alto me<strong>di</strong>oevo. Da quell’epoca in avanti questi miti non conosceranno declino, fino a raggiungere il<br />

culmine durante le cacce alle streghe del X<strong>VI</strong>I secolo. In seguito, nel ‘700, con l’avvento dell’Illuminismo si<br />

eliminerà del tutto la possibilità che un uomo si trasformi effettivamente in una sorta <strong>di</strong> animale mostruoso e<br />

la licantropia rimarrà contemplata unicamente in psichiatria come malattia mentale. Nel folclore locale<br />

manterrà invece solide ra<strong>di</strong>ci. L’immagine del licantropo che è giunta fino a noi, tuttavia, è stata plasmata<br />

<strong>dal</strong>le opere <strong>di</strong> narrativa prima e cinematografiche poi che hanno aggiunto dettagli non originariamente<br />

presenti nella cultura popolare; solo per citarne alcuni: il fatto che la bestia possa essere uccisa solo me<strong>di</strong>ante<br />

un arma <strong>di</strong> argento oppure che un uomo morso <strong>dal</strong> licantropo <strong>di</strong>venti egli stesso un lupo-mannaro. Ecco come<br />

si è sviluppata la credenza dei lupi mannari, <strong>dal</strong>l’antichità ai giorni nostri.<br />

Antico Egitto: le prime testimonianze che abbiamo dell’incrocio tra un canide e un essere umano risalgono a<br />

questa civiltà del Nilo. Troviamo non un vero e proprio lupo ma uno sciacallo che nella religione egizia era il<br />

<strong>di</strong>o Anubi protettore degli imbalsamatori. Veniva raffigurato in due forme, sciacallo quando seduto, mentre<br />

uomo con testa <strong>di</strong> sciacallo quando in pie<strong>di</strong> presiedeva i riti funebri. In questo caso non si può parlare <strong>di</strong><br />

mannarismo vero e proprio poiché non c’è trasformazione da uno stato all’altro bensì le due forme convivono.<br />

Antica Grecia: in Grecia troviamo <strong>di</strong>verse figure legate al lupo ossia Zeus, Febo-Apollo, Licaone e la lupa<br />

Mormolice. Zeus nel suo repertorio <strong>di</strong> trasformazioni ha anche quella in lupo; Febo-Apollo anch’esso ha la<br />

capacità <strong>di</strong> mutare forma e si presenta <strong>di</strong> frequente in veste <strong>di</strong> lupo; Licaone, Re dei Pelasgi, un giorno <strong>di</strong>ede<br />

ospitalità ad un men<strong>di</strong>cante ma per burlarsi <strong>di</strong> lui lo sfamò con carni <strong>di</strong> uno schiavo ucciso. Questo men<strong>di</strong>cante<br />

era in realtà Zeus che dopo aver assistito al rito sacrilego fulminò i figli del Re e Licaone stesso venne<br />

trasformato in lupo costretto a vagare per i boschi; la lupa Mormolice infine era considerata lo spauracchio<br />

dei bimbi cattivi che secondo la credenza faceva <strong>di</strong>ventare zoppi.<br />

Galli: presso queste tribù il lupo viene raffigurato seduto come un uomo nell’atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorare un morto poiché<br />

questo animale veniva visto come un carnivoro necrofago.<br />

Etruschi: il Dio degli inferi Ajta è solito portare un elmo <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> lupo che lo rende invisibile.<br />

Antica Roma: con tutta probabilità è in questo periodo che compare la prima trasformazione completa <strong>di</strong><br />

uomo in lupo e ne abbiamo testimonianza da scrittori <strong>di</strong> quell’epoca. La prima novella in cui appare la figura <strong>di</strong><br />

questa bestia è all’interno del Satyricon <strong>di</strong> Petronio, nel frammento LXII:<br />

31


“[...] arrivati a certe tombe il mio uomo si nascose a fare i suoi bisogni tra le pietre, mentre io continuo a<br />

camminare canticchiando e mi metto a contarle. Mi volto e che ti vedo? Il mio compagno si spogliava e<br />

buttava le vesti sul ciglio della strada. Mi sentii venir meno il respiro e cominciai a sudare freddo. Sennonché<br />

quello si mette ad inzuppare <strong>di</strong> orina le vesti e <strong>di</strong>venta d'improvviso un lupo. [...] appena <strong>di</strong>ventato lupo, si<br />

mette ad ululare ed entra nel bosco. [...] Mi faccio forza e, snudata la spada, comincio a sciabolare le ombre<br />

fino a che non arrivo alla villa dove abitava la mia amica. La mia Melissa pareva stupita al vedermi in giro a<br />

un'ora simile e aggiunse: "Se tu fossi arrivato poco fa, ci avresti dato una mano: un lupo è entrato nella villa e<br />

ha scannato tutte le pecore peggio <strong>di</strong> un macellaio. Ma anche se è riuscito a fuggire, l'ha pagata cara, perché<br />

uno schiavo gli ha trapassato il collo con una lancia". Al sentire questo non riuscii a chiudere occhio durante la<br />

notte e, a giorno fatto, me ne tornai <strong>di</strong> volata a casa <strong>di</strong> Gaio, il nostro padrone, come un mercante svaligiato.<br />

[...] quando entrai in casa, vi<strong>di</strong> il soldato che giaceva <strong>di</strong>steso sul mio letto, sanguinante come un bue, e un<br />

me<strong>di</strong>co gli curava il collo. Capii finalmente che si trattava <strong>di</strong> un lupo mannaro.” Il termine “lupo mannaro” ha<br />

origine <strong>dal</strong> basso latino “lupus hominarius” ossia “lupo che si comporta come un uomo”. Il licantropo però<br />

veniva chiamato anche versipellis poiché si credeva che la pelliccia del lupo rimanesse nascosta all’interno del<br />

corpo dell’uomo che poi si rivoltava assumendo fattezze bestiali. I romani colti tuttavia sembrano piuttosto<br />

consapevoli che la licantropia sia una malattia mentale piuttosto che una vera trasformazione fisica; lo stesso<br />

Galeno <strong>di</strong> Pergamo nella sua Ars Me<strong>di</strong>ca scrive: “ Coloro i quali vengono colti <strong>dal</strong> morbo, chiamato lupino o<br />

canino, escono <strong>di</strong> notte nel mese <strong>di</strong> febbraio, imitano in tutto i lupi o i cani, e fino al sorgere del giorno <strong>di</strong><br />

preferenza scoprono le tombe. Tuttavia si possono riconoscere le persone affette da tale malattia da questi<br />

sintomi. Sono palli<strong>di</strong> e malaticci d'aspetto, e hanno gli occhi secchi e non lacrimano. Si può notare che hanno<br />

anche gli occhi incavati e la lingua arida, e non emettono saliva per nulla. Sono anche assetati e hanno le tibie<br />

piagate in modo inguaribile a causa delle continue cadute e dei morsi dei cani; e tali sono i sintomi. È<br />

opportuno invero sapere che questo morbo è della specie della melanconia: che si potrà curare, se si inciderà<br />

la vena nel periodo dell'accesso e si farà evacuare il sangue fino alla per<strong>di</strong>ta dei sensi, e si nutrirà l'infermo con<br />

cibi molto succosi. Ci si può avvalere d'altra parte <strong>di</strong> bagni d'acqua dolce: quin<strong>di</strong> il siero <strong>di</strong> latte per un periodo<br />

<strong>di</strong> tre giorni, parimenti si purgherà con la colloquinta <strong>di</strong> Rufo o <strong>di</strong> Archigene o <strong>di</strong> Giusto, presa ripetutamente<br />

ad intervalli. Dopo le purgazioni si può anche usare la teriarca estratta <strong>dal</strong>le vipere e le altre da applicare nella<br />

melanconia già in precedenza ricordate”.<br />

Nord Europa: qui troviamo dei guerrieri, i berserker, consacrati ad O<strong>di</strong>no che nella battaglia si <strong>di</strong>ceva si<br />

trasformassero in orsi o lupi. Fenrir può essere considerato il prototipo del lupo mannaro scan<strong>di</strong>navo; non è<br />

un lupo mannaro vero e proprio poiché si presenta sempre in forma <strong>di</strong> lupo e manca quin<strong>di</strong> il particolare della<br />

trasformazione. Tuttavia è grosso a tal punto da essere deforme, ferocissimo e dotato <strong>di</strong> parola. Ha forma <strong>di</strong><br />

lupo anche la progenie <strong>di</strong> una vecchia gigantessa. I veri lupi mannari compaiono nell’epica Vichinga nella saga<br />

dei Volsunghi, in almeno due occasioni (canto V e canto <strong>VI</strong>II).<br />

Nella mitologia settentrionale compaiono altre testimonianze <strong>di</strong> mannari come riportato <strong>dal</strong>l’umanista<br />

svedese Olaus Magnus nella sua Historia de gentibus Septentrionalis. Esso ci racconta come nella notte <strong>di</strong><br />

Natale, in certi luoghi, si radunino molti uomini-lupo: “*...+ li quali la notte medesima, con meravigliosa<br />

ferocità incrudeliscono, e contro la generazione umana, e contro gl'altri animali, che non son <strong>di</strong> feroce natura,<br />

che gl'abitatori <strong>di</strong> quelle regioni patiscono molto <strong>di</strong> più danno da costoro, che da quei che naturali Lupi sono,<br />

non fanno. Perciocché, come s'è trovato impugnato con meravigliosa ferocità a le case de gl'uomini, che<br />

stanno nelle selve, e sforzansi <strong>di</strong> romperle le porte, per poter consumare gl'uomini e le bestie che vi son<br />

dentro” (traduzione <strong>dal</strong> latino <strong>di</strong> Remigio Fiorentino, Venezia, 1561).” Queste creature descritte da Magnus<br />

tendono anche all’alcolismo; dopo aver fatto irruzione nelle cantine: “quivi si bevono molte botti *<strong>di</strong> birra+ e <strong>di</strong><br />

quella e d'altre bevande, e poi lasciano le botti vote, l'una sopra l'altra, in mezzo alla cantina. E in questa parte<br />

sono <strong>di</strong>sformi dai naturali, e veri Lupi”.<br />

Europa centrale: in Italia la credenza del lupo mannaro è presente e cambia nome da regione a regione, <strong>dal</strong><br />

luv ravas del cuneese al lupi minari della Calabria. In Francia centrale e meri<strong>di</strong>onale troviamo il loup garou che<br />

secondo alcuni garou contiene una ra<strong>di</strong>ce che significherebbe uomo, mentre secondo altri deriva da loup dont<br />

il faut se garer, ovvero "lupo <strong>dal</strong> quale bisogna guardarsi. In Francia settentrionale invece prende il nome <strong>di</strong><br />

bisclavert. In Germania e in Gran Bretagna il lupo mannaro è chiamato werwulf e werewolf.<br />

Europa Orientale: qui compare una figura a metà tra il licantropo e un demone in grado <strong>di</strong> succhiare la forza<br />

vitale. Il nome cambia a seconda della regione ma la ra<strong>di</strong>ce è la medesima.<br />

32


Oriente: presso questi popoli si credeva che Gengis Khan fosse un <strong>di</strong>scendente del “grande lupo grigio”.<br />

Stati Uniti: nelle pianure i pellerossa usavano coprirsi con pelli <strong>di</strong> lupo per andare a caccia. Poco dopo la<br />

scoperta dell’America i coloni credevano che la licantropia fosse una male<strong>di</strong>zione dei pellerossa dovuta ai<br />

matrimoni misti tra coloni e in<strong>di</strong>ani mentre i nativi credevano che fosse una malattia portata in America dai<br />

coloni.<br />

Il fenomeno del mannarismo rimase sempre marginale e abbastanza poco <strong>di</strong>ffuso fino ad arrivare al Basso<br />

Me<strong>di</strong>oevo quando, da quest’epoca in avanti, il fenomeno arriva a toccare <strong>di</strong>mensioni gigantesche soprattutto<br />

negli anni che seguirono la controriforma. Cominciarono così le persecuzioni più cruente della storia, insieme<br />

a quelle per stregoneria, che portarono tra il 1300 e il 1600 a ventimila processi e condanne per mannarismo<br />

(alcune fonti parlano ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> centomila vittime). De Plancy nel suo Dictionnaire Infernal raccoglie molte<br />

testimonianze che ben rendono l’idea della situazione europea <strong>di</strong> quei secoli: “L'imperatore Sigismondo fece<br />

<strong>di</strong>scutere in sua presenza, da un conclave <strong>di</strong> sapienti, la questione dei lupi mannari, e fu unanimemente<br />

stabilito che la mostruosa metamorfosi era un fatto accertato e costante. Un malfattore che volesse compiere<br />

qualche soperchieria, non aveva che da spacciarsi per Lupo Mannaro per terrorizzare e mettere in fuga<br />

chiunque. A tale scopo non aveva bisogno <strong>di</strong> trasformarsi davanti a tutti in lupo: bastava la fama. Molti<br />

delinquenti vennero arrestati come lupi mannari, pur rimanendo sempre con sembianze umane. Pencer, nella<br />

seconda metà del Cinquecento, riferisce che in Livonia, sul finire del mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre, ogni anno si trova<br />

qualche sinistro personaggio che intima agli stregoni <strong>di</strong> trovarsi in un certo luogo: e, se loro si rifiutano, il<br />

Diavolo stesso ve li conduce, <strong>di</strong>stribuendo nerbate così bene assestate da lasciare immancabilmente il segno.<br />

Il loro capo va avanti per primo, e migliaia <strong>di</strong> Stregoni vanno <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui; infine attraversano un fiume, varcato<br />

il quale si cambiano in lupi e si gettano su uomini e greggi, menando strage”. Plancy riporta anche un episo<strong>di</strong>o<br />

italiano la cui fonte dovrebbe essere un certo Fincel: “Un giorno venne preso al laccio un lupo mannaro che<br />

correva per le vie <strong>di</strong> Padova; gli si tagliarono le zampe, e il mostro riprese tosto forma d'uomo, ma con pie<strong>di</strong> e<br />

mani mozzati”.<br />

Tutte queste credenze, unite anche ad una forte dose <strong>di</strong> ignoranza del popolo, portarono a situazioni <strong>di</strong> isteria<br />

collettiva ed episo<strong>di</strong> terribili che contribuirono ad alimentare il mito dei lupi mannari.<br />

Sono stati scritti molti libri e prodotti molti film che hanno travisato quasi completamente le caratteristiche<br />

originali dei mannari ed hanno arricchito la loro figura <strong>di</strong> particolari quasi magici che hanno resto l’uomo-lupo<br />

una creatura fantastica ai livelli dei vampiri o del mostro <strong>di</strong> Frankenstein.<br />

In realtà oggi la scienza considera la licantropia un <strong>di</strong>sturbo psichico che porta il paziente a credere <strong>di</strong> essere<br />

un lupo mannaro. Sarà semplicemente questa la verità?<br />

33<br />

Stefano Ettore


Animali che passione…<br />

Ogni anno l’Italia importa circa 80.000 cavalli destinati alla macellazione: 84% dei cavalli trasportati<br />

nell’Unione europea <strong>di</strong> cui oltre 10.000 provenienti <strong>dal</strong>la Spagna.<br />

I cavalli che vengono trasportati si <strong>di</strong>vidono in quattro categorie:<br />

a) cavalli vecchi;<br />

b) cavalli lesionati;<br />

c) cavalli ammalati;<br />

d) cavalli in eccesso (per la meccanizzazione o per sovrapproduzione allevatoriale).<br />

Gli animali percorrono <strong>di</strong>stanze estenuanti, attraversando <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni climatiche, geografiche e stra<strong>dal</strong>i,<br />

privati del cibo, dell’acqua e ammassati gli uni sugli altri.<br />

Oltre 40 ore: questa può essere la durata <strong>di</strong> un viaggio come nel caso del percorso Italia-Spagna.<br />

Stress termico: i frequenti cambiamenti climatici a cui sono sottoposti durante il viaggio provocano gravi<br />

conseguenze alla loro salute.<br />

Nessuna sosta: alcune investigazioni hanno documentato percorsi persino <strong>di</strong> 56 ore senza nessuna sosta,<br />

senza cibo e acqua, in violazione delle norme sulla protezione degli animali durante il trasporto.<br />

Densità <strong>di</strong> carico: il numero <strong>di</strong> cavalli trasportati supera quasi sempre la capacità <strong>di</strong> carico del mezzo. I cavalli<br />

viaggiano gli uni sugli altri e tendono a cadere e a schiacciarsi tra loro, riportando gravi lesioni interne.<br />

Difficile sopravvivere: l’assenza <strong>di</strong> cibo e acqua aggrava le loro con<strong>di</strong>zioni,<br />

riducendo la possibilità per molti <strong>di</strong> giungere vivi a destinazione.<br />

Però oggi, grazie all’impegno <strong>di</strong> associazioni animaliste, sono state approvate<br />

leggi a tutela degli animali trasportati per la macellazione. La normativa vigente<br />

cerca <strong>di</strong> attenuare le sofferenze, consentendo tuttavia i lunghi trasporti.<br />

Che cosa prevede la legge:<br />

per i lunghi viaggi sono necessarie soste ogni 24 ore presso punti<br />

attrezzati per accogliere i cavalli;<br />

i cavalli devono essere abbeverati ogni 8 ore;<br />

i cavalli domati devono viaggiare in box in<strong>di</strong>viduali.<br />

C’è anche da <strong>di</strong>re che le scelte dei consumatori incidono fortemente sul<br />

fenomeno. Negli ultimi anni il consumo <strong>di</strong> carne equina è fortemente<br />

aumentato. L’Italia è la principale consumatrice europea <strong>di</strong> carne equina.<br />

Figura 1. Disegno <strong>di</strong> Sara Sponga<br />

La campagna della LAV<br />

La LAV, insieme delle associazioni animaliste <strong>di</strong> tutto il mondo, promossa <strong>dal</strong>l’ WSPA (Società Mon<strong>di</strong>ale per la<br />

Protezione degli Animali), lancia la campagna “trattare con cura” per:<br />

chiedere alle istituzioni nazionali ed europee <strong>di</strong> fermare i lunghi viaggi dei cavalli destinati alla<br />

macellazione;<br />

esigere l’applicazione delle norme attuali e controlli efficaci durante il trasporto per<br />

reprimere le gravi violazioni delle norme e evitare dunque le sofferenze degli<br />

animali.<br />

Informazioni e azioni su: www.handlewithcare.tv o www.lav.it.<br />

Per sostenere la campagna ed effettuare una donazione:<br />

Carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to<br />

Se sei titolare <strong>di</strong> una carta dei circuiti CartaSì, Visa, Eurocard e Mastercard puoi<br />

effettuare un versamento online sul sito della LAV oppure chiamare il numero 064461325.<br />

Conto Corrente Postale<br />

N24860009<br />

Intestato a: LAV Via Piave, 7 - 00187 Roma. Sara Sponga<br />

34


Ci pervengono <strong>dal</strong>l’Istituto Comprensivo “G. PASCOLI” <strong>di</strong> Felizzano (Scuola Me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>) alcuni dei testi che<br />

hanno partecipato al concorso “Racconti <strong>di</strong> donne straniere in Italia” per<br />

Lingua Madre al Salone del Libro <strong>di</strong> Torino. Tra questi anche una giovane<br />

vincitrice Generda Brace, accompagnata da Carla Spano e <strong>dal</strong>la sua<br />

insegnante Ilenia Valvo e premiata lunedì 16 maggio al Lingotto Oval, il<br />

cui testo è riportato qui sotto con foto della premiazione. Seguono i testi<br />

<strong>di</strong> Chiara Haka e Ermina Toplica.<br />

Sono stata da Laura oggi, abbiamo fatto i compiti insieme. Ha una bella casa, Laura. Sua mamma fa<br />

l’insegnante. Alle cinque del pomeriggio è entrata in camera e ha detto: “Laura, hai offerto qualcosa alla tua<br />

amica?”. Noi eravamo così impegnate a ridacchiare e a parlare delle nostre cose, che alla merenda non ci<br />

pensavamo proprio. Sua madre ha fatto un gesto <strong>di</strong> rassegnazione e ci ha detto <strong>di</strong> andare in cucina.<br />

Stava correggendo i compiti dei suoi allievi. Ha liberato il tavolo, ha messo a scaldare il latte e ci ha servito una<br />

cioccolata calda, fumante. Buonissima. Anche una fetta <strong>di</strong> crostata.<br />

Wow! Doppio wow!<br />

La mamma <strong>di</strong> Laura è una bella donna, sicura, elegante. Poi è squillato il telefono: era una sua amica. “Esco.<br />

Faccio un po’ <strong>di</strong> spesa e torno” ha detto a Laura. Poi si è rivolta a me “Se vuoi, quando torno ti porto io a<br />

casa”. L’ho ringraziata, ma sarebbe passata a prendermi mia madre.<br />

“Torna presto, allora” ha detto, ed è uscita.<br />

Sono <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lei, in cucina. Sta lavando i piatti. Dovrei andare a mettermi il pigiama e a preparare lo zaino per<br />

domani, ma non mi va. Qualcosa mi frulla per la testa. Penso alla mamma <strong>di</strong> Laura.<br />

“Mamma, perché siamo venuti qui?”<br />

Mia madre prende tempo, non risponde subito e non si gira a<br />

guardarmi.<br />

“Lo sai, Generda. Che c’è?”<br />

“Niente. Così, per parlare”<br />

“…”<br />

“Sai che mi piace quando mi racconti la tua storia”<br />

Mia madre chiude il rubinetto, si asciuga le mani e si siede al tavolo,<br />

davanti a me.<br />

“Sono nata il 13 aprile 1979 a Tirana. Sono arrivata in Italia nel 2002: in Albania non c’era un governo<br />

democratico e non si trovava lavoro. Appena arrivata mi ha preso la malinconia: ero abituata a vivere in città e<br />

qui mi sono trovata a vivere in un paese! Avevo deciso <strong>di</strong> vivere nello stesso posto in cui abitava già una mia<br />

vicina <strong>di</strong> casa, una vicina in Albania. Anche se avevo già stu<strong>di</strong>ato un po’ l’italiano, avevo paura <strong>di</strong> non riuscire a<br />

esprimermi, a parlare correttamente. Lei invece, lo sapeva già e avrebbe potuto aiutarmi. Per questo ho scelto<br />

<strong>Fubine</strong>.<br />

35


Mi piace l’italiano ma mi piace <strong>di</strong> più parlare con le mie amiche in<br />

albanese”.<br />

“E il lavoro? Perché non lo cerchi?”<br />

“Perché c’è Natalia, è così piccola… Lo ve<strong>di</strong>, ha bisogno <strong>di</strong> tutto.<br />

Appena sarà cresciuta un po’ lo cercherò. Perché, ti dà fasti<strong>di</strong>o<br />

avere una mamma casalinga, tutta a tua <strong>di</strong>sposizione?”<br />

“No, che <strong>di</strong>ci! È che lo volevi così tanto!”<br />

“Già. Ma sai le cose non sempre vanno esattamente come noi<br />

vorremmo. E poi si tratta solo <strong>di</strong> aspettare un po’. Non è stato<br />

facile, sai? Appena arrivata qui, nei primi tempi, ho avuto una<br />

grande nostalgia <strong>di</strong> casa. Mi mancava tutto, e mi sembrava che<br />

non mi sarei mai abituata a stare qui. Poi però, come ve<strong>di</strong>, le cose, lentamente, hanno cominciato a cambiare.<br />

Noi poi siamo fortunati, perché i tuoi nonni vengono ogni anno a trovarci. E tutte le volte rivedo in loro quelle<br />

<strong>di</strong>fficoltà che ho vissuto io al mio arrivo”<br />

“Ad esempio?”<br />

“Beh, pensa a cosa <strong>di</strong>ce tuo nonno tutte le volte che cucino i tortiglioni con zucchine e tonno! Sai che sono il<br />

mio piatto italiano preferito. Beh, tutte le volte lui <strong>di</strong>ce “Che cos’è questa roba? Sei <strong>di</strong>ventata italiana? Non<br />

potevi cucinare il bürek?”. Certo che posso, il bürek mi piace molto e mi riesce anche bene, ma mi sembra<br />

bello dar loro quello che c’è qui, no?!”<br />

Dalla tv in salotto ci arriva il ritornello <strong>di</strong> una canzoncina italiana.<br />

“Anche per la musica è così. Mi piace sempre la mia musica, ma questo non mi impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> cantare le canzoni<br />

<strong>di</strong> Emma Marrone. Che altro posso <strong>di</strong>rti?”<br />

“Oggi a scuola abbiamo parlato dei musulmani”<br />

“Giusto. Io sono cristiana, <strong>dal</strong>la nascita: vado a Messa, prego Dio, voglio bene a Gesù. Rispetto le altre religioni<br />

e voglio che tu e Natalia siate libere <strong>di</strong> scegliere un domani la vostra religione”<br />

“E con le mamme delle mie compagne come ti trovi? Con la mamma <strong>di</strong> Laura, ad esempio?”<br />

“Bene. Non ci sono <strong>di</strong>fferenze: abbiamo le stesse abitu<strong>di</strong>ni, comportamenti e <strong>di</strong>fetti molto simili. Forse anche<br />

perché io sono piuttosto giovane. Hai una mamma giovane, sei contenta? Scherzi a parte, mi trovo bene qui e<br />

non ho avuto <strong>di</strong>fficoltà a stringere amicizia. Gli italiani mi considerano uguale a loro e non hanno mai fatto<br />

<strong>di</strong>fferenze”<br />

“E quando torniamo in Albania? Come ti trovi?”<br />

“Vado ogni anno e ci resto circa tre settimane e tutte le volte la trovo cambiata. Ci sono sempre nuovi palazzi,<br />

nuovi centri commerciali. Ma è sempre il mio paese d’orgine e in quanto tale il mio punto <strong>di</strong> vista, il mio modo<br />

<strong>di</strong> guardarlo è sempre lo stesso. Certo, alcune abitu<strong>di</strong>ni sono <strong>di</strong>verse: lì si pranza tar<strong>di</strong>, verso le 15,30. E<br />

l’intervallo a scuola dura un’ora: meglio là, vero?!.<br />

L’Italia mi è piaciuta da subito, c’è un governo democratico, non era così quando abitavo in Albania. La pace è<br />

importantissima, Generda, ma deve partire dai nostri cuori. Non troverai mai pace fuori, né sarai capace <strong>di</strong><br />

donarla, se prima non l’avrai raggiunta nel profondo <strong>di</strong> te stessa”<br />

I miei occhi, lentamente, si fanno pesanti. Sarà per il calore della cucina. O per il suono dolce e armonioso<br />

della voce <strong>di</strong> mia madre. O forse per quella parola così semplice e bella: pace.<br />

“Passi poi a darmi a darmi la buonanotte?”, le chiedo alzandomi.<br />

………………………………………<br />

Mia piccola Chiara,<br />

cercavo una fotografia <strong>di</strong> te bambina e ne ho trovata una mia.<br />

Ho quattro, cinque anni e sono nel cortile <strong>di</strong> casa mia, a Tirana, in Albania. Sono<br />

girata <strong>di</strong> tre quarti e i miei occhi non guardano nella macchina: sto andando verso<br />

qualcosa, qualcuno… Non ricordo il momento in cui la foto fu scattata: a <strong>di</strong>re il vero non sapevo neppure che<br />

esistesse questa foto.<br />

Ho i capelli corti e una maglietta a righe che mi sembra <strong>di</strong> ricordare. Dietro <strong>di</strong> me, casa mia;<br />

36


a destra il muso verde sbia<strong>di</strong>to <strong>di</strong> una vecchia auto.<br />

Ho pensato che tu, un giorno, avresti potuto trovare quella foto e avresti voluto sapere chi era, dov’era e che<br />

fine avesse fatto quella bambina. Ho pensato che le tue domande erano anche le mie, quelle che mi<br />

nascevano dentro in quel momento, e che a quelle domande non potevo non rispondere. Così <strong>dal</strong>l’album<br />

delle fotografie sono passata a quello dei ricor<strong>di</strong>. Per te, per me.<br />

Sono nata a Tirana, in Albania, il 3 giugno 1978. Sono venuta in Italia nel 1996 (sono già passati quattor<strong>di</strong>ci<br />

anni!), perché mi ero sposata con tuo padre. Nei primi tempi mi sono sentita un po’ <strong>di</strong>sorientata: non<br />

conoscevo la gente, non conoscevo il paese. È dura trovarsi lontani <strong>dal</strong>la propria casa così, da un giorno<br />

all’altro.<br />

La prima persona che ho conosciuto, e che mi ha tanto aiutata, è stata Maria Teresa, la nostra vicina <strong>di</strong> casa.<br />

Fortunatamente l’italiano lo conoscevo già, l’avevo stu<strong>di</strong>ato all’università.<br />

Forse anche per questo ho trovato facilmente lavoro.<br />

Certo, quando stu<strong>di</strong>avo non avrei mai pensato <strong>di</strong> finire a fare le pulizie in casa d’altri, ma visti i tempi mi<br />

considero fortunata. E poi le cose possono anche cambiare.<br />

Ci vuole pazienza e tanta, tanta forza d’animo. Soprattutto quando mi viene nostalgia <strong>di</strong> casa, della mia<br />

famiglia, come ora, davanti a questa fotografia un po’ stropicciata.<br />

Sai cosa faccio allora per tirarmi un po’ su? Cucino il pastice. La cucina italiana è buona e non è molto <strong>di</strong>versa<br />

<strong>dal</strong>la nostra. Ma il pastice è il pastice!<br />

Su allora, pren<strong>di</strong> carta e penna e scrivi:<br />

Cuoci in una pentola gli spaghetti, non troppo però, che siano al dente;<br />

colali e versali in una teglia;<br />

aggiungi circa un litro <strong>di</strong> latte, un po’ <strong>di</strong> burro, due uova e un pizzico <strong>di</strong> sale;<br />

mescola il tutto e cuoci nel forno per pochi minuti.<br />

Et voilà, il pastice è servito!<br />

Come ve<strong>di</strong> non solo è buonissimo, ma è anche molto semplice da preparare: un giorno ti sarà utile!<br />

So che ti piace, così come ti piace la pasta al ragù. Non preoccuparti, non mi offendo: perché dovrei?! Piace<br />

molto anche a me. E poi mi piace sperimentare nuovi piatti, mescolare menù e ricette <strong>di</strong> paesi <strong>di</strong>versi. Dio ha<br />

creato gli uomini e li ha fatti uguali ma anche <strong>di</strong>versi: che male c’è, allora, nel combinare i colori, gli aromi, i<br />

sapori del mondo?!<br />

E che male ci potrà mai essere nell’amare musiche <strong>di</strong>verse?! Non mi sento un po’ meno albanese perché<br />

ascolto con piacere anche la musica italiana. So chi sono e da dove vengo anche quando, a modo mio, canto<br />

una canzone italiana.<br />

Prego Dio <strong>di</strong> sapere sempre chi sono e da dove vengo, quel Dio fino a non molti anni fa proibito in Albania. È<br />

importante che tu sappia, Chiara, che c’è stato un tempo non molto lontano in cui nella nostra terra<br />

qualunque fede religiosa era vietata. Il regime comunista non poteva ammettere altri Credo, così l’Albania è<br />

stato a lungo uno stato ateo. Ora le cose sono <strong>di</strong>verse, la <strong>di</strong>ttatura è crollata (sono cose <strong>di</strong>fficili, lo so, ma<br />

promettimi che un giorno, quando sarai più grande cercherai <strong>di</strong> capire) e anche a Tirana ci sono fe<strong>di</strong>, religioni<br />

<strong>di</strong>verse. Io ho scelto <strong>di</strong> essere cristiana.<br />

Quando sarai grande, Chiara, capirai meglio quanto la libertà sia importante, quanto sia profondamente<br />

malvagio proibire all’uomo <strong>di</strong> tendere a Dio, qualunque esso sia. Malvagio e stupido: non puoi impe<strong>di</strong>re a un<br />

albero <strong>di</strong> crescere! Né a un palloncino <strong>di</strong> volare.<br />

Tieniti alla larga da chiunque ti <strong>di</strong>rà cosa puoi o non puoi fare, imponendotelo con la forza e la violenza.<br />

La forza vera, Chiara, è quella della pace, della libertà e del rispetto. Non temere chi veste <strong>di</strong>versamente da te,<br />

chi parla una lingua <strong>di</strong>versa <strong>dal</strong>la tua, chi prega un Dio <strong>di</strong>verso <strong>dal</strong> tuo. Non cercare <strong>di</strong> cambiarli, pensando <strong>di</strong><br />

essere tu nel giusto. Non pensare che abiti, lingue e religioni <strong>di</strong>versi dai tuoi siano sbagliati o pericolosi. Non<br />

ridere delle donne velate, né <strong>di</strong> quelle che non l’hanno mai portato, il velo. Sii curiosa, invece, e cerca <strong>di</strong><br />

capire, <strong>di</strong> conoscere tutta la ricchezza e la bellezza del mondo.<br />

La tua mamma Janila<br />

37


………………………………………………<br />

Sie<strong>di</strong>, figlia mia, pren<strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> tempo e leggi.<br />

Ho scritto per te e per i figli che un domani avrai, perché sappiate qualcosa in più della vostra terra e della<br />

vostra storia.<br />

Ti guardo crescere e mi domando come saresti ora se quel giorno fosse stato un giorno come tutti gli altri, se<br />

non fossimo mai partiti.<br />

Ti guardo e penso a tuo nonno: cosa <strong>di</strong>rebbe se ti vedesse con questi jeans attillati?<br />

So bene quel che <strong>di</strong>rebbe e so anche quel che gli risponderesti tu: Sono giovane! È la<br />

moda… tutte le mie amiche si vestono così!<br />

È vero, sei giovane, e la storia, si sa, la scrivono i giovani… Spero che tu possa riempire le<br />

pagine <strong>di</strong> questo quaderno che ti lascio con cose belle e piene <strong>di</strong> entusiasmo.<br />

La prima pagina la scrivo io.<br />

Sono nata a Jurgovce, un paesino della campagna kossovara. Sono arrivata in Italia nel 1996, in cerca <strong>di</strong><br />

fortuna e lavoro. Ho sentito subito simpatia per questo paese, la sua gente e la sua cucina.<br />

I primi anni, come ben sai, non ho cercato lavoro: c’eravate voi da crescere ed ero fin troppo impegnata. Tuo<br />

padre lavorava per tutti e non ci ha mai fatto mancare niente.<br />

Poi, però, voi siete cresciuti e io ho sentito il desiderio <strong>di</strong> trovarmi un lavoro fuori casa. Non ho dovuto cercare<br />

a lungo, sono stata fortunata... Che poi la fortuna nel mio caso ha un nome, Francesca: è stata lei a <strong>di</strong>rmi <strong>di</strong><br />

andare dai genitori <strong>di</strong> Carlotta, perchè avevano bisogno <strong>di</strong> un aiuto in casa, nei lavori domestici. Francesca è<br />

una cara amica, mi ha aiutata in molte situazioni, anche a risolvere i primi problemi <strong>di</strong> lingua.<br />

Non ho molta nostalgia del nostro paese: qui ho te, i tuoi fratelli, tuo padre, la nostra piccola nipotina, le mie<br />

sorelle e i miei fratelli. È vero, i tuoi nonni li vedo ogni sei mesi e ogni volta che torno a Jurgovce trovo una<br />

realtà completamente <strong>di</strong>versa da quella che ricordo, che penso quando sono qui. I ragazzi, per esempio, il loro<br />

modo <strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> vestire, il loro comportamento è cambiato moltissimo in questi anni, e non in bene. Per<br />

questo spero che tu rimanga così come sei.<br />

Io e tuo padre abbiamo deciso <strong>di</strong> venire in Italia per dare a te e ai tuoi fratelli la possibilità <strong>di</strong> vivere una vita<br />

serena, non ho potuto però risparmiarvi alcuni dolori: una madre lo vorrebbe tanto ma non può. Come<br />

quando sei arrivata a casa in lacrime perché la tua pelle non era abbastanza bianca, non tanto quanto quella<br />

delle tue amiche, ricor<strong>di</strong>? O quando mi hai detto che non volevi più essere musulmana perché ti sembrava che<br />

qui ci fosse qualcosa <strong>di</strong> sbagliato in questo.<br />

Noi cre<strong>di</strong>amo nel nostro Dio, Allah: vorrei che tu e i tuoi fratelli cominciaste al più presto ad avvicinarvi alla<br />

vostra religione, rispettando la legge del Corano.<br />

Soffro quando ti <strong>di</strong>co <strong>di</strong> non mangiare il prosciutto e mi rispon<strong>di</strong> che è buono e non resisti quando lo ve<strong>di</strong>.<br />

Soffro quando ti <strong>di</strong>co <strong>di</strong> fare almeno una giornata <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno e mi rispon<strong>di</strong> che non riesci a stare così tanto<br />

tempo senza mangiare e bere. Allora io ti <strong>di</strong>co che puoi farcela, perché Dio ti dà tutte le forze necessarie, ma<br />

tu ti giri e te ne vai.<br />

Soffro quando ti assor<strong>di</strong> con quel rumore che tu chiami musica e che per me non è nulla <strong>di</strong> buono. Sai quanto<br />

mi piace la musica del nostro paese: mi mette gioia e mi fa ricordare quei momenti passati con le mie amiche,<br />

quand’ero una ragazzina… proprio come te.<br />

Canto e ballo mentre cucino il bakllava (a proposito, ecco gli ingre<strong>di</strong>enti: zucchero, uova, farina e noci; per<br />

come si fa, invece, l’hai visto preparare così tante volte che ormai dovresti saperlo fare a occhi chiusi…) o le<br />

melanzane alla parmigiana (te l’ho detto, no? La cucina italiana mi è piaciuta da subito, soprattutto questo<br />

piatto. Trovi la ricetta sul quaderno blu, quello sulla mensola in cucina).<br />

Prego Allah <strong>di</strong> poter vivere a lungo e in salute, così da poter vedervi crescere e <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong>. Gran<strong>di</strong><br />

dentro, nel cuore.<br />

Vi ho sempre detto <strong>di</strong> essere pacifici, ma tu e i tuoi fratelli non ci riuscite quasi mai. Basterebbe così poco…<br />

Basterebbe, prima <strong>di</strong> azionare le mani o le parole, azionare il cervello e ripetervi “Vivi e lascia vivere”.<br />

Prego Allah che la vita <strong>di</strong>a a te e ai tuoi fratelli il meglio.<br />

Fidatevi della vostra mamma.<br />

38


39<br />

I guar<strong>di</strong>ani del tempo<br />

Trama<br />

Quando, al termine <strong>di</strong> una conferenza, Federico Burzio, noto esperto dei misteri <strong>di</strong><br />

Rennes-le-Chàteau, riceve un manoscritto da uno sconosciuto, non sa ancora che<br />

quelle poche pagine daranno il via a una pericolosa catena <strong>di</strong> aggressioni e <strong>di</strong> morti.<br />

Dopo aver letto svogliatamente le prime righe, Burzio si rende conto <strong>di</strong> essere <strong>di</strong><br />

fronte a una nuova incre<strong>di</strong>bile interpretazione delle teorie che <strong>dal</strong>la fine<br />

dell'Ottocento si sono create intorno alla controversa figura <strong>di</strong> Bérenger Saunière,<br />

parroco <strong>di</strong> Rennes-le-Chàteau, e al fantomatico tesoro del luogo. Decide allora <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>re, ma scopre ben presto che l'in<strong>di</strong>rizzo riportato sullo scritto è falso, così<br />

come il nome dell'autore, Aldo Marguta, che non è altro che l'anagramma delle<br />

parole "Tour Mag<strong>dal</strong>a", simbolo dell'antica città francese. Pochi giorni dopo, ecco<br />

arrivare una lettera altrettanto misteriosa, in cui un antiquario sostiene <strong>di</strong> aver<br />

decifrato un co<strong>di</strong>ce che, traslato su una mappa, conduce proprio alla chiesa <strong>di</strong> Santa<br />

Maria Mad<strong>dal</strong>ena <strong>di</strong> Rennes-le-Chàteau. Quando però Federico prova a mettersi in<br />

contatto con l'uomo, scopre che ha da poco perso la vita in un incidente che non ha nulla <strong>di</strong> casuale. Ma<br />

Burzio non è l'unico a interessarsi ai due scritti: una setta fondata due secoli prima, la Confraternita dei<br />

Vincenti, è sulle sue tracce ed è <strong>di</strong>sposta a tutto pur <strong>di</strong> fermarlo.<br />

Un’altra volta Giorgio Baietti è riuscito a sfornare un capolavoro. Differente per tipologia dai precedenti saggi,<br />

questo thriller è un mix perfetto <strong>di</strong> curiosi fatti storici, vicende intriganti, personaggi buffi ed oscuri, territori<br />

descritti minuziosamente, il tutto pervaso da una sottile ironia. Ironia che fa capolino nella descrizione dei<br />

coniugi Binna ed un’altra più sottile che, ponendo enigmi ancora privi <strong>di</strong> risposta, intende contrapporsi alla<br />

saccenteria ed alla presunzione <strong>di</strong> certi storici che pensano <strong>di</strong> avere in tasca le risposte <strong>di</strong> ogni mistero. Degna<br />

<strong>di</strong> nota la perfetta identificazione tra Burzio, il protagonista, e Baietti; sembra davvero <strong>di</strong> leggere un taccuino<br />

<strong>di</strong> appunti sulle ricerche dello scrittore con<strong>di</strong>to con vicende ricche <strong>di</strong> enigmi qualche volta spiegabili qualche<br />

altra no. Libro de<strong>di</strong>cato a tutti gli amanti della storia e sconsigliato a chi abbia una cultura storica me<strong>di</strong>o-bassa.<br />

L’amore per la storia e <strong>di</strong> conseguenza la sua conoscenza profonda è essenziale poiché il libro raccoglie<br />

all’interno delle sue pagine una quantità innumerevole <strong>di</strong> personaggi storici, fatti realmente accaduti e<br />

meravigliose descrizioni <strong>di</strong> chiese e monumenti che possono essere comprese appieno solamente da chi vanta<br />

un vasto background storico-culturale. Complimenti all’autore per la sapiente scorrevolezza <strong>di</strong> questo scritto<br />

poiché non è sempre facile saper produrre saggi ed essere anche in grado <strong>di</strong> scrivere ottimi thriller. Un’opera<br />

veramente ben riuscita, riesce a catturarti all’interno delle vicende e non ti fa staccare gli occhi <strong>dal</strong>la pagine<br />

fino a quando non arrivi alla fine e ti accorgi <strong>di</strong> averlo <strong>di</strong>vorato in un paio <strong>di</strong> giorni. All’interno della vicenda<br />

troviamo alcuni enigmi, come anche lo stesso finale del libro, che non sono spiegati nella loro interezza bensì<br />

solo parzialmente e spero che con questi accorgimenti Baietti abbia voluto farci intendere che presto arriverà<br />

un altro libro che ci farà appassionare come questo e magari anche <strong>di</strong> più. Aspettiamo tutti con ansia un altro<br />

capolavoro.<br />

Stefano Ettore


LIBRI IN biblioTECA<br />

LIBRI PER UGUBALDI (NEL SENSO DI BALDI LETTORI)<br />

Bentornati, miei fedeli lettori! La noia barbarica <strong>di</strong> queste verdeggianti colline mi ha<br />

nuovamente portata ad affollare biblioteche, librerie, sale da the, salottini privati, circoli<br />

e quant’altro. Fiere, per esempio! Siete stati alla Fiera dell’Asparago? Assolutamente squisita.<br />

Non ascoltatemi: mi perdo in ciance. I consigli… Bene, per questo numero ho pensato <strong>di</strong> giocare sui sentimenti<br />

che più annichiliscono l’animo umano per la loro potenza: amore e o<strong>di</strong>o, <strong>di</strong>cotomia interessante. Inutile <strong>di</strong>re<br />

che le storie d’amore mi piacciono, e molto, ma i delitti hanno un tal fascino…<br />

L’amore ai tempi del colera, Gabriel Garcia, Marquez<br />

Il premio nobel per la letteratura Marquez scrive una storia assolutamente delicata e sottile. Ambientata nella<br />

caliente atmosfera dei Caraibi, in un contesto del tutto inconsueto. La trama narra dell’incre<strong>di</strong>bile amore <strong>di</strong><br />

Florentino Ariza, che ama la bella Fermina Daza per cinquantatre anni, senza mai vederla, covando<br />

semplicemente il sentimento nel cuore, senza mai abbandonarlo un solo istante. Alla morte del marito <strong>di</strong><br />

Fermina, Florentino si fa avanti e confessa il suo amore imperituro per la sua bella. Il romanzo si legge d’un<br />

fiato: è leggero, attraente, fiabesco ed emozionante. Prevalenza <strong>di</strong> descrizione, alcuni passaggi possono<br />

risultare lenti, ma ottimo lo stile <strong>di</strong> Marquez. Per fidanzati e single, sposati e non: lasciatevi cullare <strong>dal</strong>le parole<br />

<strong>di</strong> questo grande autore per qualche pomeriggio <strong>di</strong> sogni.<br />

Assassinio sull’Orient-Express, Aghata Christie<br />

La Signora del Giallo si esibisce qui nel suo massimo capolavoro: un detective, Hercule Poirot (testa a uovo,<br />

manie <strong>di</strong> protagonismo e un or<strong>di</strong>ne maniacale) si trova sul leggendario Orient-Express a fare i conti con un<br />

efferato omici<strong>di</strong>o e do<strong>di</strong>ci in<strong>di</strong>ziati pressoché insospettabili. Ma l’investigatore non fallisce e, in un finale del<br />

tutto impreve<strong>di</strong>bile, rivela una sconcertante verità. Aghata Christie ha uno stile graffiante, ma delicatissimo:<br />

<strong>di</strong>fficilmente si concentra su dettagli scabrosi o lunghe descrizioni. La sua narrazione si <strong>di</strong>pana attorno a brevi<br />

e pungenti <strong>di</strong>aloghi e fisicità assolute, da manuale. Meravigliatevi nel leggere le descrizioni: sono brevissime,<br />

ma assolutamente telegeniche. Pare plasmare i personaggi davanti l’occhio del lettore: eterni stereotipi <strong>di</strong><br />

personaggi mai vinti. È un giallo d’annata, ma una lettura che consiglio a chiunque, perché stupisce.<br />

Per quanto riguarda i ragazzi, ho avuto modo <strong>di</strong> comprare un libro al mio nipotino che festeggiava la<br />

Comunione. Io regalo solo libri! Spaventatevi pure: non sono una prozia augurabile, me ne rendo conto, ma il<br />

subdolo piacere che provo nello sfogliare una pagina ingiallita <strong>dal</strong> tempo o profumata <strong>di</strong> nuovo è per me una<br />

tentazione pressoché irresistibile. Fermatevi a pensare, mentre correte veloci lungo le vostre strade. Un libro<br />

non risolverà mai i vostri problemi, ma potrà elevarli.<br />

Il piccolo Principe, Antoine de Saint-Exuperì<br />

Capolavoro insuperato, è una storia per bambini, ma fondamentalmente de<strong>di</strong>cata al mondo adulto, per<br />

ricordare ad ognuno <strong>di</strong> noi che, in fondo, l’innocenza e la semplicità dell’infanzia sono ancora dentro e vanno<br />

riscoperte. Il Piccolo Principe parte <strong>dal</strong> suo pianeta, il piccolo asteroide B62, <strong>dal</strong> quale è possibile ammirare<br />

ogni giorno tantissimi tramonti semplicemente spostando una se<strong>di</strong>a, per peregrinare nell’universo: incontrerà<br />

personaggi curiosi che incarnano i vizi umani, ma anche misteriosi volpi e rose capricciose. E l’insegnamento<br />

resta uno: “non si vede bene che col cuore: l’essenziale è invisibile agli occhi”. L’uomo può ritrovare se stesso<br />

solo abbattendo quella scorza <strong>di</strong> cinismo che immancabilmente ha finito per creare su <strong>di</strong> sé, quando ha<br />

smesso <strong>di</strong> essere bambino.<br />

La signora Page<br />

40


41<br />

Voglia <strong>di</strong> scrivere…<br />

Pubblichiamo su questo numero <strong>di</strong> Limpida Fonte il bando <strong>di</strong> un concorso per la pubblicazione <strong>di</strong> un articolo<br />

sulla rivista GeoItalia. I ragazzi interessati possono rivolgersi per maggiori informazioni alla redazione <strong>di</strong><br />

Limpida Fonte (limpida fonte@gmail.com) e a Simona Ferrando (tramite la nostra redazione) che ci ha<br />

proposto questa attività occupandosi <strong>di</strong> geologia per lavoro. Atten<strong>di</strong>amo vostre notizie!<br />

Chiara Longo<br />

LE PIETRE LAVORATE<br />

Un esercizio <strong>di</strong> giornalismo per le ragazze e i ragazzi che<br />

non hanno superato i 18 anni.<br />

La lavorazione delle pietre è stata una delle prime<br />

attività industriali dell’uomo. Le pietre sono state<br />

utilizzate per costruire e<strong>di</strong>fici, per realizzare elementi<br />

costruttivi (colonne, capitelli, stipiti, pavimenti<br />

eccetera), per abbellire gli e<strong>di</strong>fici con lastre <strong>di</strong> pietre<br />

ornamentali, per realizzare mosaici, commessi e intarsi,<br />

per fabbricare strumenti <strong>di</strong> lavoro, suppellettili, vasi e<br />

oggetti ornamentali. Ogni città, ogni paese, ogni<br />

contrada è caratterizzata da uno o più tipi litologici, che<br />

derivano solitamente da cave vicine al luogo <strong>di</strong><br />

utilizzazione.<br />

Se non avete ancora compiuto 18 anni potete descrivere<br />

in un articolo la pietra lavorata che caratterizza il vostro<br />

paese, raccontandone la provenienza, le mo<strong>dal</strong>ità <strong>di</strong><br />

lavorazione, la su utilizzazione attuale e nei tempi<br />

passati. L’articolo potrà essere inviato a:<br />

rivista@geoitalia.org. Gli articoli più interessanti saranno<br />

pubblicati su Geoitalia. Ogni paese ha le sue pietre,<br />

basta guardarsi intorno. Queste sono le caratteristiche<br />

che saranno apprezzate nella scelta degli articoli da<br />

pubblicare: lunghezza del testo compresa tra 1.000 e<br />

3.000 parole (2.000 parole è una buona misura); alcune fotografie a colori con buona risoluzione,<br />

accompagnate da <strong>di</strong>dascalie molto sintetiche.<br />

doi: 10.1474/Geoitalia-34-14


Egi<strong>di</strong>o Mortara che il prossimo 4 Agosto compie ben 101 anni.<br />

Nato a <strong>Fubine</strong> ha vissuto la sua infanzia qui in paese fino all’età <strong>di</strong> 8 anni<br />

frequentando 2 anni <strong>di</strong> scuola elementare. Emigrato con i suoi genitori a New York,<br />

dove ha poi lavorato, ha sempre frequentato la comunità italiana. Si è ritirato in<br />

Florida a Boca Raton con la moglie Ann (nella foto e mancata da qualche anno),<br />

anche lei <strong>di</strong> origine Italo-fubinese. Parlando il <strong>di</strong>aletto e masticando l’italiano<br />

venivano a <strong>Fubine</strong> tutti gli anni, molto orgogliosi e tutti li conoscevano. Sono<br />

andata oltre oceano con loro ed è stata una bella esperienza.<br />

Frenchi Orecchia, figlio <strong>di</strong> Dalmazio e Rossi Luigia, nato a News York il 19 febbraio 1924, vissuto a<br />

<strong>Fubine</strong> da 11 a 16 anni, parla ancora perfettamente il <strong>di</strong>aletto fubinese e ovviamente l’italiano.<br />

Attualmente vive a New York (grande metropoli) circondato da due figli e quattro splen<strong>di</strong><strong>di</strong><br />

nipoti, ma porta sempre nel cuore il ricordo del suo piccolo amato paese: <strong>Fubine</strong>.<br />

<strong>di</strong> Eleonora Langosco<br />

Via Pietro Longo 79<br />

<strong>Fubine</strong> (Al) 15043<br />

RIVENDITA QUOTIDIANI E PERIODICI, PRODOTTI PER LA<br />

PULIZIA DELLA CASA E…RICARICHE TELEFONICHE!!!<br />

ESERCIZIO CONVENZIONATO COL COMUNE DI FUBINE<br />

PER LA VENDITA DI BUONI PASTO (SCUOLA ED ESTATE<br />

RAGAZZI), GETTONI PER LA POMPA DELL’ACQUA E<br />

TESSERE DEL PESO PUBBLICO.<br />

Bye Bye, Pina<br />

42


Piccolo bilancio interme<strong>di</strong>o: <strong>di</strong> che?<br />

Nella precedente e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> LIMPIDA FONTE, avevo accennato alla possibilità <strong>di</strong> promuovere un percorso <strong>di</strong><br />

formazione al volontariato o per lo meno una sensibilizzazione nella comunità nostra <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>mensione.<br />

Meglio <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> allargare l’adesione a questa forma <strong>di</strong> impegno, perché comunque <strong>Fubine</strong> è campione per<br />

riguarda le associazioni <strong>di</strong> volontariato.<br />

Perché? Riteniamo questa realtà un ottimo strumento pratico <strong>di</strong> apertura agli altri, <strong>di</strong> attenzione all’altro che<br />

ci sta vicino, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità all’accettazione dell’altra persona e un ottimo strumento per imparare ad<br />

ascoltare gli altri, cosa molto rara ai giorni nostri.<br />

Naturalmente il tornaconto, se così possiamo definirlo, è contribuire a dare un senso alla nostra esistenza:<br />

stare con gli altri, scambiare, donare e ricevere doni fondamentalmente vuol <strong>di</strong>re realizzarci come esseri<br />

umani autentici, uomini e donne veri.<br />

Mi ripeto forse, ma al momento attuale, invece, la <strong>di</strong>mensione che è più maggiormente presente nella nostra<br />

società è proprio la solitu<strong>di</strong>ne asfissiante, l’isolamento sterile, la non comunicazione o se questa c’è è su cose<br />

superficiali che non apportano niente alla nostra crescita umana. Quin<strong>di</strong>:<br />

a. Bisogno <strong>di</strong> vivificare la nostra mente, la nostra intelligenza con forme nuove <strong>di</strong> relazioni improntate ad<br />

una con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> pensieri <strong>di</strong> spessore, <strong>di</strong> idee creative <strong>di</strong> qualcosa che è stato elaborato nel nostro<br />

intimo e che hanno o possono aver un significato per noi e per gli altri.<br />

b. D’altra parte c’è anche un bisogno <strong>di</strong> serenità, <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento, <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> stare insieme.<br />

Concretamente le associazioni <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong>, con il <strong>Comune</strong> e la Parrocchia, stanno cercando <strong>di</strong> dare una risposta<br />

a questi due bisogni, con la collaborazione <strong>di</strong> tutti.<br />

I giovedì estivi, quelli liberi <strong>dal</strong>le feste programmate, ci si incontra alla piazzetta <strong>di</strong> Ca’ Mortara: solo per stare<br />

insieme <strong>di</strong>vertendoci e in serenità. Si scambiano due parole, si sente buona musica, si ascolta qualche<br />

barzelletta, un pezzettino <strong>di</strong> torta e un bicchiere <strong>di</strong> qualcosa. Si sa che quando c’è un clima rilassato si parla<br />

volentieri e pensando al significato dell’iniziativa, vengono fuori un sacco <strong>di</strong> altre idee da realizzare.<br />

E che sia un bisogno sentito si è visto <strong>dal</strong>la partecipazione: l’ultimo giovedì eravamo dai 150 ai 180 persone,<br />

che non è poco. Se va avanti così bisognerà … allargare la piazzetta!<br />

Quest’autunno vedremo, al chiuso naturalmente, <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carci all’altro bisogno: ravvivare con stimoli nuovi la<br />

nostra intelligenza, per uscire <strong>dal</strong>la routine e soprattutto <strong>dal</strong>la noia che può intervenire, facendola da padrona<br />

della nostra vita. E si sa molto bene che la noia e la routine uccidono la relazione!!<br />

Tutto questo ha trovato terreno più fertile soprattutto tra i componenti maturi della nostra comunità:<br />

soprattutto gli adulti e gli anziani e anche alcuni giovani.<br />

Per i giovani siamo ancora in ‘allestimento’. A loro sono stati recapitati dei questionari a casa con domande<br />

che mirano a comprendere e conoscere quali possono essere le aspettative specifiche.<br />

Mi ripeto ancora, tutto il nostro impegno deve sempre avere come obiettivo primario <strong>di</strong> darci tutti quanti<br />

una mano per uscire <strong>dal</strong>l’isolamento e metterci in <strong>di</strong>alogo.<br />

Incontreremo a breve tutti i giovani e insieme scopriremo le possibilità concrete, reali per far sì che la qualità<br />

della nostra vita sia veramente buona, sia livello personale che comunitario.<br />

Sempre vi auguro Buon lavoro a voi ragazzi <strong>di</strong> LIMPIDA FONTE e grazie dell’ospitalità.<br />

43<br />

Pino Di Menza


Sono molte le persone che ogni anno in Italia necessitano <strong>di</strong> trapianto, ma<br />

purtroppo la compatibilità genetica è un fattore molto raro, che ha maggiori<br />

probabilità <strong>di</strong> esistere tra consanguinei.<br />

Per coloro che non hanno un donatore consanguineo, la speranza <strong>di</strong> trovare un<br />

midollo compatibile per il trapianto è dunque legata all'esistenza del maggior<br />

numero possibile <strong>di</strong> donatori volontari tipizzati, dei quali cioè sono già note le caratteristiche genetiche,<br />

registrate in una banca dati. Si valuta che in Italia siano necessari circa 1.000 nuovi donatori effettivi all'anno.<br />

Una stima che è destinata a subire un notevole aumento. In questo panorama, ADMO svolge un ruolo<br />

fondamentale <strong>di</strong> stimolo e coor<strong>di</strong>namento: fornisce agli interessati tutte le informazioni sulla donazione del<br />

midollo osseo e invia i potenziali donatori ai centri trasfusionali del Servizio Sanitario Nazionale, presso i quali<br />

vengono sottoposti alla tipizzazione HLA, che avviene con un semplice prelievo <strong>di</strong> sangue. I dati vengono poi<br />

inviati al Registro Italiano Donatori Midollo Osseo (IBMDR), nel più assoluto rispetto della normativa sulla<br />

privacy (Decreto Legislativo 196/03).<br />

Di seguito <strong>di</strong> una intensa testimonianza:<br />

Oggi, molti personaggi dello sport si sono fatti promotori e donatori per ADMO. Tra questi ci sono anche:<br />

Alex Del Piero Debora Compagnoni Demetrio Albertini Federica Pellegrini Nicolò Canepa Vincenzo Montella<br />

Maggiori informazioni sono <strong>di</strong>sponibili sul sito www.admo.it o contattando il Maria Luisa Longo del comitato Bruno<br />

Grana <strong>di</strong> Castello D’<strong>Anno</strong>ne, referente per la nostra zona, al numero 333 7762218<br />

44


Un fubinese in TV<br />

Anche <strong>Fubine</strong> ha le sue star e ancora una volta Beppe Gotta è una <strong>di</strong> queste. Dopo essere stato premiato a<br />

Hollywood ora il nostro caro barbè è l’insegnante ed esperto protagonista <strong>di</strong> un reality sui parrucchieri:<br />

HairSecret. Il programma che vede sfidarsi un gruppo <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci giovani aspiranti parrucchieri per un posto<br />

nella prestigiosa Accademia Internazionale Diadema <strong>di</strong> Milano, va in onda ogni domenica alle ore 22 su Stu<strong>di</strong>o<br />

1 (canale 80 del <strong>di</strong>gitale terrestre) e tutti i martedì alle ore 21.15 su Play Tv (canale 869 <strong>di</strong> Sky). È inoltre<br />

possibile seguire il programma in streaming sul sito web www.stu<strong>di</strong>o1.it. Per maggiori informazioni<br />

www.hairsecret.it, info@hairsecret.it o 0399714060. Meglio ancora se siete <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> chiedete a Beppe!<br />

45


Intervista a… Matteo Cerrina<br />

Matteo che sport pratichi?<br />

Il calcio.<br />

Da quanto pratichi questo sport?<br />

Da circa nove anni.<br />

Quanti anni hai?<br />

Ho compiuto 14 anni.<br />

Hai giocato sempre nella stessa squadra o hai scelto <strong>di</strong> praticare questo sport in varie associazioni<br />

calcistiche?<br />

Fino ad ora ho giocato sei anni nella squadra calcistica <strong>di</strong> Solero, ovvero l'Olimpia, e tre anni nell'Alessandria.<br />

Tra queste due squadre, quale preferisci?<br />

L' Alessandria, naturalmente, senza nulla togliere all'Olimpia.<br />

Perché?<br />

L'Alessandria è un'associazione sportiva ben organizzata che mi ha permesso <strong>di</strong> confrontarmi con squadre <strong>di</strong><br />

alto livello.<br />

Con quali squadre importanti hai giocato?<br />

Quest'anno nel nostro girone <strong>di</strong> campionato ho incontrato la Juventus, il Torino e il Novara. In altri tornei ho<br />

giocato contro il Brescia e altre squadre <strong>di</strong> categorie minori.<br />

Hai mai fatto dei tornei internazionali?<br />

Sì, ad esempio, nel weekend <strong>di</strong> Pasqua abbiamo partecipato ad un torneo a Cairo Montenotte in cui<br />

partecipavano 20 squadre <strong>di</strong> nazionalità <strong>di</strong>versa e dove siamo riusciti a portare a casa la vittoria. Inoltre, è da<br />

due anni che an<strong>di</strong>amo a giocare in Spagna vicino a Barcellona ed entrambe le volte siamo riusciti a vincere.<br />

Hai qualche obiettivo personale?<br />

Sì, sinceramente sto cercando <strong>di</strong> battere il mio record <strong>di</strong> gol fatti nella passata stagione, cioè 15.<br />

Luca Angeleri<br />

46


47<br />

DUETTANDO TRA…<br />

Cominciamo <strong>dal</strong> presentarci: siamo due ragazze quasi quin<strong>di</strong>cenni che si conoscono da quando sono piccole e<br />

con tanta voglia <strong>di</strong> scrivere, leggere, sperare, amare e… ascoltare musica! Siamo nate con la musica perché già<br />

da piccole suonavamo il piano e prima ancora siamo entrate nel gruppo del “Piccolo Coro” <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong> nel quale<br />

continuiamo a sostenere i più piccoli. Questa espressione artistica è cresciuta dentro <strong>di</strong> noi con il tempo,<br />

rendendoci capaci <strong>di</strong> non riuscire a farne a meno.<br />

Spesso non ce ne accorgiamo, ma la musica è quasi sempre presente nelle nostre giornate: ascoltiamo la ra<strong>di</strong>o<br />

mentre viaggiamo in auto, canticchiamo sotto la doccia, la ascoltiamo in chiesa nei canti <strong>di</strong> lode, quando<br />

facciamo la spesa nei negozi, in televisione…<br />

Anche Platone riconosce che “La musica è una parte molto importante dell’educazione perché il ritmo e<br />

l’armonia sono particolarmente adatte a penetrare l’anima” e poi <strong>di</strong>ce anche che “La musica è la miglior<br />

me<strong>di</strong>cina dell’anima.”<br />

Possiamo affermare quin<strong>di</strong> che questo elemento rende il modo <strong>di</strong> proporsi delle persone più piacevole e<br />

giovane la personalità della gente più giovane.<br />

Ci sono centinaia <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong> cantanti e musicisti che affermano che la musica è qualcosa <strong>di</strong><br />

veramente profondo, più <strong>di</strong> quanto si pensi ad un primo impatto, ma questo lo può <strong>di</strong>re solo chi sa fare<br />

musica. Siamo sicure che tutti possono dare una testimonianza <strong>di</strong> come la musica li abbia toccati almeno una<br />

volta e abbia provocato impreviste emozioni.<br />

La musica non è solo adrenalina che entra nel corpo, ma interpreta ogni singola emozione che si può provare<br />

nella vita e nei più svariati momenti <strong>di</strong> essa.<br />

Siamo così “attaccate” alla musica che anche adesso, mentre scriviamo, la stiamo ascoltando, perché ci<br />

appassiona, ci rende felici e ci sostiene nell’ispirazione.<br />

Ecco, abbiamo capito che senza musica vivremmo un vuoto, una profonda mancanza.<br />

Infine, forse per sorprendervi, vi possiamo <strong>di</strong>re che facciamo anche parte dei “Sunadur <strong>dal</strong> Ravi”, siamo<br />

<strong>di</strong>ventate i “fiori all’occhiello” <strong>di</strong> questo gruppo come <strong>di</strong>ce sempre Renzo Rollino, il fondatore. Grazie a loro<br />

abbiamo conosciuto canzoni in <strong>di</strong>aletto fubinese e abbiamo visitato molti posti caratteristici, che ci hanno<br />

ospitato in questi anni.<br />

Da appassionatissime della musica in tutte le sue forme e generi vi suggeriamo <strong>di</strong> “mettere su” un po’ <strong>di</strong><br />

quella musica che preferite e <strong>di</strong> lasciarvi trasportare da essa... Buon ascolto.<br />

http://www.bandagver<strong>di</strong>sinnai.it/Aforismi/aforismi6.html


49<br />

LA COMPAGNIA TEATRALE FUBINESE<br />

PRESENTA UNO<br />

SPETTACOLO ITINERANTE<br />

<strong>dal</strong> titolo<br />

Giovedì 28 <strong>Luglio</strong> – Spettacolo del centro Estivo “Estate Ragazzi” <strong>di</strong> <strong>Fubine</strong><br />

Serate danzanti con<br />

Venerdì 29 <strong>Luglio</strong> – Beppe Carosso<br />

Sabato 30 <strong>Luglio</strong> – Gli Amici delle Note<br />

Domenica 31 <strong>Luglio</strong> – Romina<br />

Lunedì 1 Agosto – Mambo<br />

Martedì 2 Agosto – Zoom Party<br />

Mercoledì 3 Agosto – Tonica To<strong>di</strong>sco<br />

Tutte le sere servizio Bar e Ristorante (coperto)<br />

2 Agosto: FIERA DEL BESTIAME<br />

28 Agosto: Festa degli ALPINI<br />

18 Settembre: 3^ e<strong>di</strong>zione


51<br />

Redazione<br />

Sede: Via M. Pavaranza, 18 15043 <strong>Fubine</strong> (AL)<br />

e-mail limpidafonte@gmail.com info. 333 4067400<br />

Direttore Silvia Save<br />

Vice <strong>di</strong>rettore Chiara Longo<br />

Redattore capo Stefano Ettore<br />

Redattore Diana Ferrari<br />

Collaboratori Sarah Abrardo<br />

Luca Angeleri<br />

Stefano Barbero<br />

Jacopo Garlasco<br />

Marina Guazzotti<br />

Sara Sponga<br />

Nicole Volta<br />

Per questo numero hanno collaborato, inoltre:<br />

Pino Di Menza<br />

Don Macaire<br />

Carla Spano<br />

Adriano Vanara<br />

Denise Varrone<br />

Istituto Comprensivo <strong>di</strong> Felizzano<br />

Gli autori della busiunà<br />

Limpida Fonte, la voce <strong>di</strong> noi ragazzi<br />

da oggi è su<br />

<strong>di</strong>venta nostro amico, cerca Limpida Fonte!<br />

Per la stampa <strong>di</strong> questo numero si ringrazia il <strong>Comune</strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!