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REVISIONE GENERALE Aprile 2008 - Bordighera

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Comune di BORDIGHERA<br />

ALLUVIONE DEL 14/09/2006<br />

Rio Borghetto<br />

PROGETTO PRELIMINARE – PRIMO LOTTO<br />

Dalla Foce alla via Romana (inclusa)<br />

<strong>REVISIONE</strong> <strong>GENERALE</strong><br />

<strong>Aprile</strong> <strong>2008</strong><br />

Con riferimento all’incarico conferito con contratto n° 1999 del 29/12/2006 trasmesso in data<br />

04/01/2007 prot. 000144 i sottoscritti professionisti hanno svolto attività di rilievo per valutare le<br />

conseguenze dell’evento meteorologico del 14 settembre 2006.<br />

Il gruppo di lavoro è così composto:<br />

Per gli aspetti Idraulico-idrologici<br />

TEMA.IDRO Studio Ass.to<br />

Ing. Stefano Puppo<br />

Ing. Pierfrancesco Russo<br />

Ing. Stefana Rossi<br />

Ing. Luca Tarantino<br />

Ing. J Fabio Ravera<br />

Per gli aspetti strutturali:<br />

Ing. Giovanni Rolando<br />

Ing. Luca Siccardi<br />

Ing. Stefano Negro<br />

Per gli aspetti Geologici:<br />

Dott. Geol. Marco Abbo<br />

Il presente elaborato costituisce Revisione Generale del progetto preliminare a seguito degli<br />

intercorsi incontri con l’Amministrazione provinciale di Imperia e la Regione Liguria, in<br />

ottemperanza alle osservazioni formulate dall’ente universitario consulente della Regione Liguria<br />

stessa e contiene i seguenti paragrafi:<br />

1) PARTE PRIMA – RELAZIONE ILLUSTRATIVA pag. 2<br />

(Art. 19 del Regolamento 554/99)<br />

2) PARTE SECONDA – RELAZIONE TECNICA pag. 8<br />

(Art. 20 del Regolamento 554/99)<br />

II – 1 RELAZIONE IDRAULICA pag. 8<br />

II – 2 RELAZIONE STRUTTURE ED OPERE STRADALI pag. 29<br />

II – 3 ASPETTI GEOLOGICI pag. 62<br />

3) PARTE TERZA – PREFATTIBILITA’ AMBIENTALE pag. 85<br />

(Art. 21 del Regolamento 554/99)<br />

4) PARTE QUARTA – CALCOLO SOMMARIO DELLA SPESA pag. 87<br />

(Art. 23 del Regolamento 554/99)<br />

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I - PARTE PRIMA – RELAZIONE ILLUSTRATIVA<br />

Redatta in conformità all’Art. 19 del Regolamento 554<br />

(Relazione illustrativa del progetto preliminare – revisione generale)<br />

La relazione illustrativa contiene:<br />

1. la descrizione dell’intervento da realizzare;<br />

2. l’illustrazione delle ragioni della soluzione prescelta sotto il profilo localizzativo e<br />

funzionale, nonché delle problematiche connesse alla prefattibilità ambientale, alle<br />

preesistenze archeologiche e alla situazione complessiva della zona, in relazione alle<br />

caratteristiche e alle finalità dell’intervento, anche con riferimento ad altre possibili<br />

soluzioni;<br />

3. l’esposizione della fattibilità dell’intervento, documentata attraverso lo studio di<br />

prefattibilità ambientale, dell’esito delle indagini geologiche, geotecniche, idrologiche,<br />

idrauliche e sismiche di prima approssimazione delle aree interessate e dell’esito degli<br />

accertamenti in ordine agli eventuali vincoli di natura storica, artistica, archeologica,<br />

paesaggistica o di qualsiasi altra natura interferenti sulle aree interessate;<br />

4. l’accertamento in ordine alla disponibilità delle aree o immobili da utilizzare, alle relative<br />

modalità di acquisizione, ai prevedibili oneri e alla situazione dei pubblici servizi;<br />

5. gli indirizzi per la redazione del progetto definitivo in conformità di quanto disposto<br />

dall’articolo 15, comma 4, anche in relazione alle esigenze di gestione e manutenzione ;<br />

6. il cronoprogramma delle fasi attuative con l’indicazione dei tempi massimi di svolgimento<br />

delle varie attività di progettazione, approvazione, affidamento, esecuzione e collaudo ;<br />

7. le indicazioni necessarie per garantire l’accessibilità, l’utilizzo e la manutenzione delle<br />

opere, degli impianti e dei servizi esistenti.<br />

La relazione fornisce inoltre ogni nozione di quelle circostanze che non possono risultare dai<br />

disegni ma che hanno influenzato la scelta e la riuscita del progetto con riferimento agli aspetti<br />

funzionali ed interrelazionali dei diversi elementi del progetto stesso e ai calcoli sommari<br />

giustificativi della spesa riportando infine una sintesi riguardante possibili forme e fonti di<br />

finanziamento per la copertura della spesa e l’eventuale articolazione dell’intervento in lotti<br />

funzionali e fruibili, nonché i risultati del piano economico finanziario.<br />

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I – 1 Descrizione dell’intervento da realizzare<br />

L’intervento progettuale previsto è finalizzato all’eliminazione del rischio idraulico correlato<br />

con il torrente Borghetto.<br />

Il sistema idraulico previsto nel presente progetto tiene conto dell’eliminazione<br />

dell’interferenza idraulica costituita dall’attuale ponte ferroviario che rappresenta, tra le varie<br />

cause di insufficienza idraulica, quella di maggior importanza per gli effetti che determina sui<br />

profili di rigurgito verso monte. L’Ente Ferroviario ha già intrapreso le attività progettuali per<br />

procedere alla costruzione di un nuovo ponte ferroviario di luce pari a 16,00 m.<br />

L’opera suddivisa nel progetto preliminare originario in sette stralci funzionali e successivi<br />

legati soprattutto al finanziamento degli stessi a seguito della D.G.R. n° 1706/2007 del<br />

28/12/2007 che prevede il contemporaneo finanziamento dell’intero intervento, viene con la<br />

presente revisione generale suddivisa in tre nuovi stralci e precisamente:<br />

• Stralcio “A” – adeguamento idraulico del ponte ferroviario (a carico Ente FS). Tale<br />

interferenza idraulica verrà eliminata con la costruzione di un nuovo ponte a sezione<br />

rettangolare di larghezza 16,00 m e altezza media 3,70 m. Tale opera è a carico<br />

dell’Ente Ferroviario che ha intrapreso le attività di progettazione.<br />

• Stralcio “B” – intervento su via Aurelia (progettazione definitiva ed esecutiva già<br />

affidata dall’Amm.ne Provinciale di Imperia) che prevede la costruzione di un nuovo<br />

impalcato di larghezza 9,60 m in prosecuzione del canale principale del rio Borghetto e<br />

di un tratto della tombinatura del canale scolmatore estesa fino all’imbocco di via<br />

Pasteur con sezione di 6,00 m di larghezza ed altezza 2,50.<br />

• Stralcio “C” – A valle della via Aurelia e fino al ponte ferroviario si prevede la<br />

demolizione della struttura esistente e la realizzazione di un doppio canale parallelo<br />

coperto il primo di larghezza 9,60 m. (in prosecuzione del canale principale a valle<br />

dell’intervento previsto sotto la via Aurelia stessa) e il secondo di larghezza 6,00 m. in<br />

prosecuzione del canale scolmatore che si raccorderà con il tratto di canale realizzato<br />

sotto la via Aurelia. I due canali sboccheranno paralleli 12,50 m. a monte del nuovo<br />

ponte ferroviario in un canale di larghezza pari a 16,00 m. come quella prevista per il<br />

nuovo ponte ferroviario stesso. A monte della via Aurelia si prevede la realizzazione<br />

del canale scolmatore sotto la via Pasteur con sezione di 6,00 m di larghezza ed altezza<br />

2,50 in prosecuzione del tratto realizzato sotto la via Aurelia, mantenimento dell’alveo<br />

a monte della via Aurelia nella attuale conformazione per circa 57 ml e successivo<br />

allargamento in sponda sinistra fino a monte dei fabbricati esistenti (“trenino”). In<br />

questo tratto si prevede comunque la demolizione di circa 30 ml del fabbricato<br />

denominato “il Trenino” ubicato tra la via Pasteur e l’alveo stesso a partire dalla<br />

sezione 6.5 per una superficie media di circa 100 mq. A seguire verso monte si prevede<br />

l’allargamento dell’alveo in sponda sinistra e la realizzazione dello scolmatore sotto<br />

via Pasteur fino al ponte di via Moro. L’intervento si mantiene dimensionalmente<br />

costante fino alla tombinatura posta a valle della via Romana di cui se ne prevede la<br />

demolizione in quanto idraulicamente insufficiente. Al posto delle tombinatura si<br />

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prevede la realizzazione di un canale a cielo aperto di larghezza pari a 9,00 m<br />

affiancato dalla tombinatura dello scolmatore che anche in questo tratto si mantiene di<br />

larghezza costante pari a 6,00 m. e di altezza pari a 3,00 m. In questo tratto si prevede<br />

la realizzazione del partitore con suddivisione delle portate in termini del 40% nello<br />

scolmatore e 60% nel canale principale. Si prevede inoltre l’adeguamento idraulico<br />

della tombinatura ubicata sotto la via Romana (zona rotonda) con approfondimento del<br />

fondo alveo mediante l’eliminazione del salto di fondo intermedio e spostamento dello<br />

stesso a monte della tombinatura da realizzarsi contestualmente all’intervento privato<br />

denominato “Gallinai” di allargamento dell’alveo immediatamente a monte della<br />

tombinatura in sponda sinistra..<br />

I – 2 Illustrazione delle ragioni della soluzione prescelta<br />

Sulla scorta del rilievo preliminare del corso d’acqua dalla foce fino al confine del Comune di<br />

<strong>Bordighera</strong>, tenuto conto del rilievo integrativo messo a disposizione dai progettisti incaricati<br />

dall’Amministrazione Provinciale della progettazione del lotto “B”, considerato che le<br />

Ferrovie dello Stato prevedono la realizzazione di un nuovo ponte di larghezza 16,00 m. per il<br />

quale hanno già intrapreso le procedura di progettazione esecutiva, valutate le osservazioni<br />

formulate dalla Regione Liguria e dall’Ente Universitario dalla stessa incaricato in merito alle<br />

ipotesi idrauliche del progetto preliminare originario ed alla necessità di una nuova<br />

impostazione tecnico-scientifica volta ad una ottimizzazione del modello di simulazione<br />

idraulica adottato, svolti ulteriori sopralluoghi sull’area in oggetto in funzione delle medesime<br />

osservazioni formulate, sentito il parere degli uffici provinciali in merito alle considerazioni<br />

idrauliche di approfondimento da svolgere ed alle impostazioni teoriche da adottare illustrate<br />

negli incontri intercorsi presso gli uffici regionali, sono state effettuate nuove simulazioni<br />

idrauliche al fine di approfondire ed ottimizzare la scelta della soluzione progettuale secondo<br />

un percorso che ha consentito di determinare le criticità idrauliche presenti lungo l’intera asta<br />

del corso d’acqua e la successiva definizione delle priorità di intervento e contestualmente di<br />

valutare una nuova proposta progettuale di maggior garanzia per l’eliminazione del rischio<br />

idraulico attuabile attraverso tre stralci facenti capo ad Enti diversi, ma comunque coordinati<br />

in un unico progetto funzionale interamente finanziato.<br />

Conseguentemente la soluzione tecnica è stata studiata al fine di garantire le dimensioni<br />

idrauliche necessarie, adottando sistemi costruttivi adeguatamente valutati e predimensionati,<br />

anche se in via preliminare che dovranno essere oggetto di idonei approfondimenti nelle<br />

successive fasi progettuali.<br />

L’intervento complessivo dovrà essere completato anche nella parte a monte della via Romana<br />

dove tra l’altro, proprio al confine comunale, potranno essere inserite idonee strutture per la<br />

raccolta del materiale solido trasportato durante gli eventi di piena.<br />

I – 3 Fattibilità dell’intervento<br />

Gli interventi proposti nel presente progetto preliminare riguardano opere che, pur presentando<br />

aspetti particolarmente impegnativi dal punto di vista costruttivo e di inserimento nel contesto<br />

strutturale esistente, possono comunque essere realizzate per fasi successive in modo da<br />

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consentire sempre il funzionamento dei sottoservizi a rete e contenere al minimo i disagi per la<br />

popolazione nonché garantire una progressiva mitigazione del rischio.<br />

Pertanto particolare attenzione progettuale è stata rivolta alle fasi di calcolo strutturale, di<br />

inserimento nella viabilità cittadina delle opere in progetto, analizzando le fasi intermedie e la<br />

cantierizzazione dell’opera, e nella riorganizzazione dei servizi a rete esistenti, ricollocandoli<br />

in modo organico e funzionale all’interno delle nuove strutture in progetto.<br />

Dovrà inoltre essere garantita la completa accessibilità alle proprietà private limitrofe agli<br />

interventi in progetto mediante opportuni e sicuri accorgimenti provvisionali che dovranno<br />

essere valutati nelle successive fasi progettuali.<br />

Da un punto di vista geologico le opere non presentano aspetti realizzativi impegnativi, stante<br />

la natura subpianeggiante del paraggio, con la sola eccezione relativa alla stabilità degli scavi<br />

al breve termine e alla caratterizzazione sismica dei suoli.<br />

I – 4 Disponibilità delle aree<br />

Tutte le aree sede degli interventi previsti dalla presente progettazione ricadono per la maggior<br />

parte su alveo demaniale, la cui competenza autorizzativa spetta all’Amministrazione<br />

Provinciale di Imperia, o su strade pubbliche (via Pasteur, via Aurelia).<br />

Gli allargamenti dell’alveo previsti nel tratto urbano del torrente Borghetto che andranno ad<br />

interessare proprietà private, dovranno invece essere acquisiti dall’Ente attuatore<br />

dell’intervento (Comune di <strong>Bordighera</strong>) a seguito dell’espletamento delle procedure di<br />

esproprio per pubblica utilità.<br />

I – 5 Indirizzi per la redazione del progetto definitivo<br />

Preliminarmente alla redazione del progetto definitivo è necessario procedere ad un<br />

approfondito rilievo topografico dei luoghi oggetto di intervento.<br />

Tale rilievo, ancorato a capisaldi facilmente rintracciabili e accuratamente monografati, dovrà<br />

comprendere anche un preciso rilievo dei sottoservizi e delle reali dimensioni di eventuali<br />

scantinati presenti lungo la via Pasteur.<br />

Dovrà inoltre essere predisposta una accurata sovrapposizione catastale per stabilire<br />

inequivocabilmente le superfici da espropriare e da acquisire al fine di poter realizzare l’opera<br />

nelle dimensioni previste.<br />

Dal punto di vista geologico-geotecnico dovranno essere realizzati alcuni sondaggi e relative<br />

prove di laboratorio atti a definire le proprietà geotecniche dei materiali nel livello d'interesse.<br />

Dal punto di vista idraulico si consiglia di svolgere un approfondimento in merito alle<br />

sezioni di sbocco e a quelle di imbocco anche prevedendo, se del caso il ricorso ad una<br />

modellazione fisica.<br />

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I – 6 Cronoprogramma delle fasi attuative<br />

Stralcio “A”<br />

Eliminazione dell’interferenza idraulica del ponte F.S.<br />

A carico Ente Ferrovie dello Stato. (tempi presumibili)<br />

Progettazione definitiva ed esecutiva (in corso) 180 gg<br />

Approvazione e procedure di appalto 180 gg<br />

Esecuzione dell’intervento 120 gg<br />

Controlli e collaudi 90 gg<br />

Stralcio “B”<br />

A carico Provincia di Imperia (incarico già affidato)<br />

Progettazione definitiva ed esecutiva (in corso) 120 gg<br />

Approvazione progetto e procedure di appalto 150 gg<br />

Esecuzione intervento 180 gg<br />

Controlli e collaudi 90 gg<br />

Stralcio “C”<br />

A carico Comune di <strong>Bordighera</strong> (inizio procedure 01/06/<strong>2008</strong>) ipotesi<br />

Affidamento incarico 150 gg entro il 01/11/<strong>2008</strong><br />

Progettazione definitiva 180 gg entro il 01/06/2009<br />

Approvazione progetto definitivo 90 gg entro il 01/09/2009<br />

Progettazione esecutiva 90 gg entro il 01/12/2009<br />

Approvazione progetto e procedure di appalto 150 gg entro il 01/05/2010<br />

Esecuzione intervento 700 gg entro il 01/04/2012<br />

Controlli e collaudi 90 gg entro il 31/07/2012<br />

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I – 7 Accessibilità, utilizzo e manutenzione delle opere<br />

L’accessibilità al rio e allo scolmatore sarà garantita da opportuna rampa di accesso<br />

posizionata a valle della tombinatura esistente posta sotto la via Romana. Ciò renderà possibile<br />

rapidi interventi di manutenzione all’interno di tutte le strutture progettate.<br />

Lungo le pareti del canale scolmatore, eventualmente e a quota conveniente compatibile con i<br />

massimi livelli d’acqua previsti verranno predisposte delle prese d’aria e di luce aperte verso il<br />

canale.<br />

L’utilizzo e la manutenzione degli impianti e reti esistenti potrà avvenire per tutta la durata dei<br />

lavori di cui al presente progetto preliminare, senza interruzioni o spostamenti di sorta.<br />

Durante tali fasi lavorative gli impianti a rete sottopassanti le strutture dovranno essere<br />

preventivamente interrotti e by-passati mediante l’utilizzo di reti provvisorie anche attraverso<br />

l’impiego di elettropompe.<br />

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II - PARTE SECONDA – RELAZIONE TECNICA<br />

Redatta in conformità all’Art. 20 del Regolamento 554<br />

(Relazione tecnica)<br />

II – 1 RELAZIONE IDRAULICA<br />

La relazione tecnica riporta lo sviluppo degli studi tecnici di prima approssimazione connessi<br />

alla tipologia e categoria dell’intervento da realizzare, con l’indicazione di massima dei<br />

requisiti e delle prestazioni che devono essere riscontrate nell’intervento.<br />

II – 1.1 Inquadramento del sito – Il rio BORGHETTO (detto anche rio<br />

Battagli)<br />

Dati principali.<br />

Superficie del bacino idrografico: 12.5 Kmq<br />

Lunghezza asta principale 8,850 Km<br />

Subaffluenti principali :<br />

Rio Cuneo Superficie 1,14 Kmq Lunghezza asta principale 1,250 Km<br />

Rio Lapalano Superficie 1,10 Kmq Lunghezza asta principale 1,300 Km<br />

Il bacino imbrifero del torrente Borghetto ha il baricentro alla longitudine 7°41’, il suo bacino<br />

imbrifero, chiuso alla sezione di foce con la superficie di 12.5 km 2 , ha larghezza pressoché<br />

costante (1500 m circa). Il torrente, che nasce sotto il nome di rio Battagli, assume una sua<br />

fisionomia nei pressi della località denominata Madonna del Carmine dove cambia il suo<br />

nome in Torrente Borghetto. Questo torrente non annovera affluenti con bacini secondari<br />

significativi, per cui il bacino si risolve in poco più che in un "canale" ad andamento<br />

planimetrico arcuato. La quota massima del bacino è poco superiore a 1000 m. s.l.m. (1090 m<br />

s.l.m. in vetta al monte Caggio), mentre l’asta principale del torrente si sviluppa per una<br />

lunghezza L = 8,850 km, dalla sorgente alla foce.<br />

t. Borghetto alla foce - Portate di massima piena da CIMA<br />

Tr 2.9 30 50 100 200 500<br />

Q (mc/s) 40 100 120 150 180 210<br />

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II – 1.2 L’evento del 14 settembre 2006-12-12<br />

Pare opportuno iniziare questo capitolo le parole di Nicola Podestà, Direttore dell’osservatorio<br />

Meteo di Imperia:<br />

“….non c’è stato nulla da fare contro gli allagamenti, provocati da una situazione<br />

pluviometrica decisamente eccezionale di fronte alla quale non esiste, al momento, e data la<br />

configurazione orografica …., un rimedio determinante e definitivo” –<br />

L’eccezionale evento meteorologico del 14 settembre 2006 ha pesantemente investito il<br />

territorio comunale di <strong>Bordighera</strong> causando enormi danni alle infrastrutture pubbliche e agli<br />

edifici privati e mettendo in ginocchio l’intera economia della città.<br />

I sottoscritti tecnici, su incarico dell’Amministrazione Comunale e di concerto con l’ufficio<br />

tecnico, hanno iniziato una attività ispettiva sul territorio per valutare l’entità del disastro e<br />

analizzare le cause e le conseguenze che tale evento eccezionale ha determinato.<br />

L’osservatorio del Porto di <strong>Bordighera</strong> inizia a registrare pioggia a partire dalle ore 4:00 del<br />

14/09.<br />

La pressione barica rimane su livelli alti e il vento è praticamente assente spirando<br />

mediamente da est (scirocco).<br />

L’umidità è molto alta (attorno al 90%) così come la temperatura che registra un picco attorno<br />

alle ore 1:45 con ben 25,5 °C.<br />

Alle ore 5:00 la precipitazione comincia ad aumentare d’intensità raggiungendo, tra le 6:30 e<br />

le 6:45 la massima intensità di 21,4 mm/15 minuti, ovvero (in termini di intensità oraria)<br />

85,6 mm/h.<br />

Stazione di Dolceacqua<br />

Stazione di Ventimiglia<br />

La massima quantità di pioggia caduta in un’ora si registra tra le 6:30 e le 7:30 con 53,6 mm,<br />

più alta dei dati registrati dal pluviografo di Ventimiglia (49 mm tra le 5:00 e le 6:00) e da<br />

quello di Dolceacqua (48 mm tra le 5:00 e le 6:00) mentre in 12 ore si registrano<br />

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complessivamente 228,80 mm su un totale giornaliero di 242,60 mm (vale a dire che il<br />

94,3% della pioggia del 14 settembre è caduto in dodici ore) mentre a Ventimiglia si sono<br />

registrati 120 mm in 12 ore (135 mm in 24 ore) e a Dolceacqua 165 mm in 12 ore (178 mm in<br />

24 ore).<br />

Con riferimento alla curva di possibilità climatica della stazione di Ventimiglia (dedotta dai<br />

dati ideologici a disposizione attraverso gli annali) l’evento pluviometrico ha caratteristiche<br />

superiori al tempo di ritorno cinquecentennale che individua per un tempo di ritorno di<br />

500 anni 160 mm in 12 ore (registrati a <strong>Bordighera</strong> 228,80 mm) e 210 mm in 24 ore<br />

(registrati a <strong>Bordighera</strong> 242,60 mm).<br />

Per quanto riguarda la durata oraria, la pioggia caduta ha invece tempo di ritorno<br />

duecentennale (53,6 mm).<br />

mm<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

stazione di <strong>Bordighera</strong> - porto<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23<br />

t (ora)<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

curva cumulata


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Stazione di Passo Ghimbegna<br />

Stazione di Sanremo<br />

Particolarmente significativo è il dato registrato dal pluviografo di passo Ghimbegna (Bajardo)<br />

che tra le 4:00 e le 5:00 ha registrato ben 80 mm con 180 mm in 12 ore e 220 in 24 ore.<br />

.<br />

h (mm)<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

53,3<br />

CURVA DI POSSIBILITA' CLIMATICA<br />

Stazione di Ventimiglia<br />

0<br />

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24<br />

t (ore)<br />

228<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 11 di 87<br />

242<br />

T = 50 anni<br />

T = 100 anni<br />

T = 200 anni<br />

T = 250 anni<br />

T = 500 anni<br />

14-set-06<br />

Poco rilevanti i dati di Sanremo (21 mm in 1 ora, 90 mm in 12 ore e 120 mm in 24 ore).


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Il dato di Passo Ghimbegna (Bajardo), lascia presupporre che la parte alta del territorio fosse<br />

già interessata da una forte intensità di pioggia ancor prima dei rilevamenti di <strong>Bordighera</strong>.<br />

Tale fenomeno può spiegarsi con la rapida risalita di aria calda e umida per effetto della<br />

conformazione orografica del territorio attraverso le valli del Sasso e del Borghetto (e anche<br />

del Verbone) che ha condensato attorno ai 500 – 900 m di altitudine trasformandosi in violenta<br />

precipitazione per interessare dapprima le parti collinari e trasferirsi alle successive parti basse<br />

del territorio nelle ore successive.<br />

I corsi d’acqua, già carichi per la precipitazione in quota, sono quindi stati sovraccaricati dalla<br />

concentrazione pluviometrica delle ore successive nelle zone di fondovalle per cui la portata di<br />

piena è stata raggiunta in modo quasi istantaneo e improvviso: si è trattato dunque di un<br />

evento del tutto eccezionale e soprattutto molto circoscritto ad un fenomeno locale,<br />

difficilmente prevedibile nella sua violenza.<br />

Si ritiene che questa prima ipotesi, suffragata da dati certi, rappresenti come si sia sviluppato<br />

l’evento che ha messo in crisi l’intero sistema di deflusso, interessando prima di tutto i piccoli<br />

compluvi, caratterizzati da ridotti tempi di corrivazione, e successivamente i due principali<br />

corsi d’acqua del territorio.<br />

Ad un primo esame della situazione sembrerebbe inoltre che il rilevante e anomalo trasporto<br />

solido, determinato dall’elevato scorrimento superficiale, aggravato anche dal massiccio<br />

disboscamento generato dai devastanti incendi boschivi che hanno interessato il territorio<br />

comunale in un recente passato, abbia aggravato, a seguito dei repentini cedimenti delle<br />

sovrastrutture esistenti sul territorio, dell’elevata impermeabilità del suolo, dovuta al lungo<br />

periodo siccitoso precedente, e dell’insufficienza delle canalizzazioni esistenti in rapporto alla<br />

elevata intensità di pioggia, le condizioni di deflusso dei rii principali (Borghetto e Sasso), già<br />

carichi per la forte precipitazione in quota, causandone l’esondazione e trasformando le<br />

principali strade in veri e propri corsi d’acqua alternativi con tutte le conseguenze del caso.<br />

Si precisa, tra l’altro, che l’intero sistema di raccolta delle acque meteoriche, altrimenti noto<br />

come fognatura bianca, non può essere in grado di smaltire le acque superficiali nelle<br />

condizioni critiche che si sono verificate.<br />

Le canalizzazioni e le difese idrauliche del comune di <strong>Bordighera</strong>, come riferito dai tecnici<br />

comunali responsabili, erano in ottime condizioni di manutenzione, ma ciò non è bastato in<br />

quanto, si ribadisce, l’eccezionalità, la dimensione dell’evento e la dinamica dello stesso<br />

prescinde dalla condizione della rete di raccolta delle acqua bianche.<br />

Questa situazione è purtroppo comune a tutto il territorio provinciale in quanto le reti bianche<br />

sono generalmente di antica costruzione, dimensionate per condizioni di pioggia e di territorio<br />

di oltre cento anni fa, sollecitate da nuove canalizzazioni di raccolta periferiche e da una<br />

progressiva impermeabilizzazione del suolo.<br />

Inoltre, a seguito dell’esperienza maturata durante gli eventi alluvionali che hanno interessato<br />

questa provincia ed in particolare il comune di Sanremo del 30/09/1998, del 06/11/2000 e del<br />

23/11/2000 si ritiene doveroso sottolineare quanto segue.<br />

Il comprensorio dei bacini idrografici del comune di <strong>Bordighera</strong> è costituito da una serie di<br />

impluvi di modeste dimensioni caratterizzati da tempi di corrivazione molto bassi.<br />

Inoltre le elevate pendenze dei tratti d’alveo costituiscono una aggravante del pericolo legato<br />

ai violenti fenomeni meteorici (come quelli che si sono verificati) in quanto non consentono la<br />

valutazione in tempo reale del rischio di esondazione.<br />

In tali bacini risulta pertanto di difficile attuazione la realizzazione di un sistema in grado di<br />

allertare i centri della protezione civile preposti alla valutazione del rischio idraulico.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Le uniche previsioni in tal senso possono essere formulate in base a valutazioni di mero<br />

carattere meteorologico disponendo (come oggi è possibile) di un sistema efficace ed<br />

efficiente di previsione.<br />

Purtroppo nell’intero territorio comunale non vi è alcuna stazione di misura delle portate ed<br />

una sola stazione pluviometrica (porto di <strong>Bordighera</strong>); non si è pertanto in grado di definire<br />

con una certa attendibilità la correlazione esistente tra gli afflussi e i deflussi e le previsioni<br />

meteo per consentire di stabilire il livello di rischio legato ad una data intensità di pioggia.<br />

II – 1.3 Criticità rilevate<br />

Esaminando il corso d’acqua a partire dalla foce si rileva la prima criticità costituita dal ponte<br />

ferroviario.<br />

Tale ponte non risulta verificato per nessuna portata di riferimento e provoca un rigurgito<br />

verso monte che si estende oggi fino all’intersezione di via Aldo Moro.<br />

La condizione principale che sta alla base di tutta la messa in sicurezza del rio Borghetto<br />

è caratterizzata proprio dall’eliminazione della interferenza idraulica costituita dal ponte<br />

ferroviario medesimo.<br />

Ci risulta che la Provincia di Imperia abbia abbia avviato la necessaria procedura per<br />

ingiungere all’Ente Ferroviario l’eliminazione dell’interferenza.<br />

Si fa presente che durante l’evento di piena del 14/09/2006 il ponte è stato sollecitato da una<br />

portata decisamente inferiore di quella che è transitata a monte nel rio Borghetto in quanto lo<br />

stesso è esondato in più punti e il territorio contiguo ha svolto il ruolo di bacino di espansione<br />

e laminazione.<br />

Proseguendo verso monte (vedi analisi idraulica) si evidenzia come le principali criticità siano<br />

rappresentate dai ponti esistenti e verso l’intersezione con la via Aurelia, da un progressivo<br />

restringimento dell’alveo e dalle sue ridotte dimensioni arginali.<br />

Per effetto delle criticità rilevate, a cui vanno aggiunte quelle rappresentate dalla prima<br />

tombinatura a valle della via Romana e quella in corrispondenza della rotonda della via<br />

Romana stessa, il corso d’acqua non solo non è in grado di consentire il deflusso della portata<br />

cinquantennale, ma si ritiene, dalle verifiche svolte e dall’approfondito esame delle condizioni<br />

di deflusso, che già con tempi di ritorno di soli 3 - 5 anni si possano verificare esondazione,<br />

anche in condizioni di alveo perfettamente sgombro da materiale.<br />

Si ritiene che solo con l’opera completa si possa consentire di raggiungere il grado di sicurezza<br />

richiesto per l’intero bacino del torrente Borghetto, così come finanziata<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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14/09/2006<br />

Effetto dell’onda di<br />

piena in via Moro.<br />

L’esondazione si è<br />

propagata lungo le vie<br />

laterali determinando<br />

un livello liquido tale<br />

da sollevare e<br />

trascinare le<br />

autovetture<br />

parcheggiate lungo la<br />

strada.<br />

14/09/2006<br />

Effetto dell’onda di<br />

piena in via Moro.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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14/09/2006<br />

Una delle zone<br />

maggiormente colpite<br />

è stata quella<br />

dell’intersezione con<br />

via A.Moro dove per<br />

effetto<br />

dell’insufficiente<br />

sezione del ponte la<br />

portata è esondata<br />

anche in sponda destra<br />

con le conseguenze<br />

ben visibili nella foto<br />

14/09/2006<br />

Vista a monte della<br />

tombinatura della<br />

rotonda in<br />

corrispondenza della<br />

via Romana.<br />

Il livello liquido ha<br />

superato l’estradosso<br />

della copertura e si è<br />

riversato lungo la<br />

strada<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 1.4 La verifica idraulica<br />

Si richiamano le massime portate di piena assunte alla base del calcolo idraulico;<br />

Tali valori si riferiscono alle sezioni delle fasce del Torrente e cautelativamente vengono<br />

assunti costanti per tutto il tratto analizzato.<br />

Viene inoltre determinata una ulteriore portata di calcolo che tiene conto dell’incremento<br />

dovuto al trasporto solido come di seguito illustrato.<br />

STIMA DEL TRASPORTO SOLIDO<br />

Per l’elaborazione di un modello matematico di stima della portata solida fluviale si è fatto<br />

ricorso al manuale dell’Ingegnere (“Manuale di Ingegneria Civile”, Volume primo, Terza<br />

edizione, ZANICHELLI/ESAC).<br />

Seguendo la trattazione del Prof. Ing. Giovanni Seminara e del Prof. Ing. Marco Tubino si<br />

deduce che il primo passo da effettuare è quello di analizzare le proprietà dei sedimenti<br />

presenti nella tratta di corso d’acqua in fase di studio.<br />

Dopo aver effettuato l’analisi granulometrica, si prendono in considerazione i parametri della<br />

corrente, dedotti dalle elaborazioni numeriche effettuate con il programma di calcolo Hec-Ras.<br />

Si deve procedere alla valutazione del tipo di trasporto presente, tramite il calcolo del numero<br />

di Reynolds Re della corrente e delle particelle Rp, nonché quello della tensione di Shields<br />

(1936) che ci permette di stimare la situazione di inizio trasporto dei sedimenti tramite un<br />

valore da confrontare con quello critico cr:<br />

τ 0 θ =<br />

( ρ − ρ)gD<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 16 di 87<br />

s<br />

dove τ0 rappresenta la tensione tangenziale (mediata rispetto alle fluttuazioni turbolente)<br />

valutabile come<br />

ττττ 0 =<br />

i f i gR ρρρρ<br />

con Ri e if deducibili dalle caratteristiche geometriche della corrente, s e densità<br />

rispettivamente dei sedimenti e del liquido, g costante di gravità e D diametro medio dei<br />

sedimenti.<br />

Il parametro di soglia per la curva di Shields è rappresentato da cr<br />

θ<br />

−0,<br />

6<br />

( −17,<br />

77R<br />

)<br />

−0,<br />

6<br />

cr = 0,<br />

22R<br />

p + 0,<br />

06exp<br />

p


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Il confronto dei valori di e cr ci permette di individuare se il nostro corso d’acqua in esame<br />

sia caratterizzato da assenza di trasporto ( < cr), solo trasporto al fondo o trasporto al fondo<br />

unitamente a quello in sospensione.<br />

Qualora ci si trovi in una condizione di presenza di trasporto, si deve verificare quale delle<br />

restanti situazioni possibili sia in atto. A questo scopo si deve inserire un coefficiente di<br />

resistenza CD, ottenibile empiricamente dalla formula<br />

rappresentabile dalla curva seguente<br />

C D<br />

Si passa al calcolo della velocità di attrito u*<br />

e di Ws, velocità di sedimentazione, data da<br />

W<br />

s<br />

= 24<br />

Re<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 17 di 87<br />

u*<br />

=<br />

4 gS<br />

= s<br />

3 C<br />

D<br />

τ 0<br />

ρ<br />

( −1)<br />

Dopo aver stabilito il parametro N, che identifica la forma del fondo alveo, e che<br />

normalmente, per gli alvei liguri, viene posto pari a 1, lo si confronta con il numero di Froude<br />

dei sedimenti


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u<br />

Fr<br />

= ≥ N<br />

W<br />

*<br />

*<br />

Se questa disuguaglianza è verificata, siamo in una situazione di trasporto al fondo e in<br />

sospensione, altrimenti vi è solo trasporto al fondo.<br />

In quest’ultimo caso, esistono più formule per la valutazione dell’entità del trasporto.<br />

In relazione alla dimensione dei sedimenti, la portata sf per unità di larghezza della sezione<br />

di alveo si ottiene da:<br />

AUTORI E FORMULAZIONE<br />

Meyer-Peter e Muller (1948)<br />

( ) 2 3<br />

θ θ<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 18 di 87<br />

s<br />

CAMPO DI VALIDITA’<br />

EMPIRICO<br />

φ = 8 − cr , θ cr = 0,<br />

047<br />

0.4


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5<br />

C = 6 + ln<br />

2<br />

essendo Ri e D rispettivamente il raggio idraulico della sezione ed il diametro medio dei<br />

sedimenti. Nel caso del t. Borghetto i sedimenti presenti sono fortemente eterogenei, tuttavia<br />

come diametro medio (Dn50) è stato stimato cautelativamente un valore pari a 1 mm, che, in<br />

base ai dati di portata, sezione e raggio idraulico ottenibili dalla simulazione in Hec-Ras, ci<br />

pone in una condizione di solo trasporto solido al fondo. Con i dati in nostro possesso (Dn50 =<br />

1 mm e risultati Hec-Ras), l’entità della portata solida al fondo per unità di larghezza è stata<br />

stimata come segue:<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 19 di 87<br />

Ri<br />

5<br />

D<br />

2<br />

b Y Ω B Ri Q if<br />

12.47 5.00 55.06 22.485 2.44 180 0.018<br />

ρs 2.65 ρ 1<br />

D g s Cd Re U ν<br />

0.01 9.81 2.65 Tabella 38920843 3.972 0.000001<br />

τ 0 0.43247 2.67181<br />

Primo Controllo: Trasporto al fondo o Assenza di Trasporto<br />

Rp θcr<br />

4023.2 0.054 TRASPORTO AL FONDO<br />

Secondo Controllo: Trasporto al Fondo o in Superficie<br />

Cd Ws u* u*/Ws N<br />

0.1 1.46908 0.657 0.44764 1<br />

Controllo se u*/Ws >= N TRASPORTO AL FONDO


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ENTITA' DEL TRASPORTO AL FONDO<br />

Meyer-Peter e Muller Variabilità Portata = m^3/sm<br />

φ = 34,020 0.4


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MODELLISTICA IN MOTO PERMANENTE-VARIO<br />

Con l’uso del software Hec-Ras è possibile studiare il comportamento delle correnti, siano<br />

esse in pressione o a pelo libero, sia in condizioni di moto uniforme, che in condizioni di moto<br />

permanente gradualmente variato.<br />

Nel caso in esame come per ogni bacino a pelo libero a meno di non studiare un canale molto<br />

lungo, con una pendenza bassa si deve considerare il moto permanente gradualmente variato.<br />

La verifica idraulica adottata per la determinazione dei massimi livelli d’acqua all’interno<br />

dell’alveo è stata condotta in moto permanente utilizzando il modello matematico di calcolo<br />

implementato su calcolatore elettronico denominato HEC-RAS della U.S. Army Corps of<br />

Engineering.<br />

Le formule adottate sono quelle contenute nella moderna letteratura in materia e sono basate<br />

sull’equazione del bilancio energetico:<br />

dove:<br />

α V<br />

2g<br />

2<br />

2<br />

y 2 + Z2<br />

+ 2 2 = y1<br />

+ Z1<br />

+ 1 1 +<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 21 di 87<br />

α V<br />

2g<br />

Y = altezze d’acqua in due sezioni consecutive del corso d’acqua in m<br />

Z = quota del fondo alveo in due sezioni consecutive del corso d’acqua in m<br />

V = velocità medie in due sezioni consecutive del corso d’acqua in m/s<br />

g = accelerazione di gravità in m/s2<br />

( = coefficiente di Coriolis<br />

he = perdite di carico tra una sezione e la successiva del corso d’acqua in m<br />

Le perdite di carico tra le due sezioni successive vengono calcolate con un analogo<br />

procedimento iterativo e sono in diretta dipendenza con la scabrezza dell’alveo.<br />

Nei casi in cui il profilo liquido dell’acqua passa attraverso la profondità critica , la suddetta<br />

equazione dell’energia non è più applicabile; in tali casi si applica pertanto l’equazione del<br />

momento:<br />

dove:<br />

P − P + W − F = Qρ∆V<br />

P = pressione idrostatica nelle due sezioni consecutive del corso d’acqua<br />

W = forza peso dell’acqua nella direzione x (direzione del moto)<br />

F = forza d’attrito della corrente<br />

Q = portata del corso d’acqua<br />

ρ= densità dell’acqua<br />

∆V = variazione della velocità tra le due sezioni consecutive<br />

2<br />

1<br />

x<br />

F<br />

x<br />

h<br />

e


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I dati da fornire in input al modello matematico sono costituiti essenzialmente dalle<br />

caratteristiche geometriche del corso d’acqua (sezioni trasversali, lunghezze dei singoli tratti,<br />

altezze del fondo alveo),dal valore della portata di verifica e dalle condizioni idrauliche al<br />

contorno (condizioni di moto all’inizio e alla fine del tratto analizzato che nel caso in esame<br />

vengono assunti pari al moto critico della corrente nel tratto a monte e pari allo 0 assoluto del<br />

livello di medio mare).<br />

In alcuni punti le sponde delle sezioni dell’alveo non sono state rilevate a causa dell’elevata<br />

vegetazione arbustiva; è stato quindi proiettato verticalmente l’ultimo punto della sezione<br />

rilevato adottando la configurazione di calcolo propria dell’Hec-Ras “ad argini infiniti”. Tale<br />

ipotesi, portando a sottostimare la superficie della sezione d’alveo rispetto a quella effettiva,<br />

rappresenta una condizione cautelativa a favore della sicurezza. Il coefficiente di scabrezza<br />

adottato è pari 30 m 1/3 /s (alvei naturali con vegetazione e movimento di materiale sul fondo)<br />

per i tratti d’alveo naturali, pari a 40 m1/3/s per i tratti urbanizzati con argini cementati e pari a<br />

50 m 1/3 /s per i tratti completamente cementati ed in buono stato di conservazione; i suddetti<br />

coefficienti si desumono dai disposti di cui alla delibera n° 32 del Comitato Istituzionale<br />

Regionale del 30/05/1999.<br />

Nelle tabelle in allegato sono riportati i risultati dei calcoli sopra descritti ed i valori hanno il<br />

seguente significato:<br />

1° colonna : descrizione tratto<br />

2° colonna : n° sezione idraulica (riferita alle tavole grafiche)<br />

3° colonna : portata di verifica<br />

4° colonna : altezza del fondo alveo in mslm<br />

5° colonna : quota dell’altezza d’acqua in mslm<br />

6° colonna : quota dell’altezza d’acqua critica in mslm<br />

7° colonna : quota del carico totale in mslm<br />

8° colonna: pendenza della piezometrica in m/m<br />

9° colonna: velocità media della corrente in m/s<br />

10° colonna : area bagnata in mq<br />

11° colonna: larghezza al pelo libero in m<br />

12° colonna: numero di Froude<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 1.5 Simulazioni effettuate<br />

Sulla scorta del rilievo puntuale dell’intero corso d’acqua dalla foce fino al confine del<br />

Comune di <strong>Bordighera</strong> (rilievo effettuato dal Geom. Badano Marco nel mese di novembre<br />

2006 – allegati grafici) sono state effettuate numerose simulazioni al fine di accertare le<br />

seguenti particolarità:<br />

• determinazione delle criticità idrauliche presenti lungo l’intera asta e successiva<br />

valutazione delle priorità di intervento;<br />

• valutazione delle proposte progettuali alternative di mitigazione o eliminazione del<br />

rischio.<br />

I differenti scenari progettuali ed i risultati delle simulazioni sono stati studiati ed approfonditi<br />

anche grazie all’apporto fornito dai funzionari della Regione Liguria, determinando la<br />

soluzione finale nel prosieguo descritta.<br />

II – 1.5.1 - Simulazione “REGFINALE”<br />

Stato di progetto – Nuovo canale con Scolmatore (1° Lotto<br />

Funzionale).<br />

La presente simulazione verifica le condizioni idrauliche derivanti dall’adozione delle seguenti<br />

ipotesi progettuali per l’intero tratto compreso tra la foce e la sezione a monte della<br />

tombinatura della strada Romana:<br />

ampiamento di sezione dei ponti Ferroviario e dell’Aurelia;<br />

demolizione e ricostruzione a sezione maggiore della tombinatura presente tra il ponte<br />

ferroviario e l’Aurelia;<br />

allargamento delle sezioni di deflusso del canale principale per tutto il tratto compreso tra<br />

la sezione 6.5 e la sezione 26;<br />

ricostruzione del ponte di via Aldo Moro;<br />

demolizione delle passerelle ubicate a monte del ponte di via A. Moro e loro eventuale<br />

ricostruzione alle quote minime indicate nei calcoli; si precisa che tale eventuale<br />

ricostruzione non rientra nelle finalità del presente progetto e dovranno pertanto intendersi<br />

a cura e spese dei Concessionari privati;<br />

demolizione della tombinatura ubicata a valle del passaggio della via Romana ed<br />

eventuale ricostruzione di un ponticello di accesso ai garage interrati posti in sponda<br />

sinistra (a cura e spese del concessionario privato) , alle quote minime indicate nei calcoli<br />

idraulici;<br />

realizzazione di tombino scolmatore ubicato al di sotto del sedime stradale di via Pasteur e<br />

dotato di partitore delle portate con adiacente innesto nel tombino, all’altezza della<br />

sezione 26 di progetto;<br />

adeguamento della sezione idraulica al di sotto della tombinatura del passaggio della via<br />

Romana;<br />

adeguamento della sezione idraulica a monte della suddetta tombinatura.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Nel modello matematico implementato in Hec-Ras è stata inserita anche la sistemazione<br />

progettuale dell’intero tratto a monte della strada Romana ( sezioni a monte della sezione 29);<br />

tale sistemazione progettuale è ampiamente decritta negli elaborati del II stralcio progetto<br />

preliminare a cui si rimanda per la descrizione completa.<br />

Nella suddetta ipotesi progettuale le massime portate di piena vengono suddivise tra la sezione<br />

25.9 e la sezione 27 mediante un setto di partizione delle portate e pertanto proseguono lungo<br />

il canale principale in misura ridotta ( 60 % nel canale principale e 40 % nel tombino<br />

scolmatore):<br />

Qt = portata totale<br />

Qs = portata scolmatore = 40% Qt<br />

Qc = portata canale principale= 60% Qt<br />

Tale riduzione nel canale principale comporta comunque un adeguamento di tutte le sezioni<br />

sia in termini di allargamento sia in termini di innalzamento degli argini o di sopraelevazione<br />

dei ponti.<br />

Inoltre, nella zona dell’innesto del tombino scolmatore nel canale principale ubicato a monte<br />

del ponte ferroviario risulta necessario operare un allargamento a 16,00 m della sezione stessa<br />

rispetto all’attuale sezione (13,00 m)<br />

Dopo una serie di simulazioni preparatorie in cui si sono valutate diverse configurazioni<br />

geometriche, si è giunti alla configurazione illustrata negli elaborati grafici e che in sintesi<br />

presenta le seguenti caratteristiche generali:<br />

A) allargamento delle sezioni d’alveo fino a 9,00 m<br />

B) realizzazione di uno scolmatore di 6,00 m di larghezza;<br />

C) allargamento dei ponti Aurelia a circa 9,60 m e del ponte FFSS a 16,00 m;<br />

D) demolizione ed allargamento della tombinatura esistente tra il passaggio ferroviario e la<br />

via Aurelia; tale allargamento verrà attuato mediante la costruzione di una tombinatura<br />

di larghezza costante pari a circa 9,60 m (canale principale) affiancata da un’altra<br />

tombintaura anch’essa a larghezza costante di 6,00 m (tombino scolmatore)<br />

E) adeguamento dell’altezza della tombinatura sottopassante la via Romana (eliminazione<br />

del salto di fondo).<br />

Con le suddette ipotesi risulta garantito il transito di tutte le portate di piena previste nel piano<br />

di bacino ad esclusione della portata cinquecentennale; risulta altresì contenuta la portata<br />

duecentennale incrementata della quota parte derivante dal trasporto solido.<br />

I franchi di sicurezza non possono essere conformi alle disposizioni normative di piano; tale<br />

impossibilità è dovuta al particolare contesto urbano cittadino in cui si sviluppa l’opera, per<br />

cui risulta necessario salvaguardare con eventuali accorgimenti gli accessi carrabili, le<br />

intersezioni viarie, ed ogni altra struttura o costruzione presistente.<br />

Nel dettaglio, la suddetta soluzione progettuale presenta le seguenti caratteristiche:<br />

1) Demolizione e ricostruzione del ponte FF.SS mediante una sezione di larghezza netta<br />

interna di 16,00 m ed altezza minima dell’impalcato ubicata a 5,00 mslm; in tale<br />

soluzione si osserva una altezza d’acqua della duecentennale di 3,99 mslm ed un franco<br />

di sicurezza minimo pari a 1,01 m (superiore al carico cinetico) ed una velocità della<br />

corrente (lenta) di 4.35 m/s . Tutte le portate di piano sono contenute all’interno della<br />

sezione d’alveo.<br />

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2) Demolizione e ricostruzione del ponte dell’Aurelia mediante una sezione di larghezza<br />

netta interna di 9.66 m ed altezza minima dell’impalcato ubicata a 5,00 mslm (quota<br />

intradosso); in tale soluzione si osserva una altezza d’acqua associata alla portata<br />

duecentennale massima di 3,93 mslm ed un franco di sicurezza minimo pari a 1,07 m<br />

(inferiore al carico cinetico) ed una velocità della corrente (veloce) di 6,10 m/s . Tutte le<br />

portate di piano sono contenute all’interno della sezione d’alveo.<br />

3) Demolizione e ricostruzione a sezione più ampia della tombinatura ubicata a valle della<br />

via Aurelia; la nuova tombinatura avente la stessa lunghezza dell’esistente è suddivisa in<br />

due canne rispettivamente di 9,66 m di larghezza per il canale principale e di 6,00 m di<br />

larghezza per il tombino scolmatore. Nell’asta principale i valori dell’acqua in entrata alla<br />

tombinatura sono quelli della sezione 6.01 ( v. punto precedente – ponte dell’Aurelia)<br />

mentre allo sbocco si osserva una corrente duecentennale veloce di altezza d’acqua pari a<br />

3,30 m (1,50 m di franco con carico cinetico non contenuto).<br />

4) Demolizione e ricostruzione della sezione d’alveo compresa tra la sezione 6.3 e la sezione<br />

26 mediante una sezione di larghezza netta interna di min 9,00 m circa ed altezza minima<br />

delle sponde pari alla quota del carico totale della portata duecentennale; in tale soluzione<br />

si osservano velocità della corrente prossime ai 5-6 m/s . Tutte le portate di piano ( tranne<br />

la cinquecentennale) sono contenute all’interno della sezione d’alveo e si rispettano<br />

integralmente le norme relative ai franchi di sicurezza .<br />

5) Ricostruzione del ponte di via A. Moro mediante una sezione di larghezza netta interna di<br />

9,00 m ed altezza minima dell’interdosso dell’impalcato ubicata a 6,15-6,65 mslm; in tale<br />

soluzione si osserva una altezza d’acqua associata alla portata duecentennale massima di<br />

5,59 mslm ed un franco di sicurezza in chiave pari a 1,06 m (inferiore al carico cinetico)<br />

ed una velocità della corrente (veloce) di 6,04 m/s . Tutte le portate di piano ad<br />

esclusione della portata cinquecentennale sono contenute all’interno della sezione d’alveo.<br />

6) Demolizione e ricostruzione del 1° ponte a monte di via A.Moro (ad opera del<br />

concessionario privato) mediante una sezione di larghezza netta interna di 9,00 m ed<br />

altezza minima dell’impalcato ubicata a 7,40 mslm; in tale soluzione si osserva una<br />

altezza d’acqua associata alla portata duecentennale massima di 6,63 mslm ed un franco<br />

di sicurezza minimo pari a 0,77 m (inferiore al carico cinetico) ed una velocità della<br />

corrente (veloce) di 5,26 m/s . Tutte le portate di piano ad esclusione della<br />

cinquecentennale sono contenute all’interno della sezione d’alveo.<br />

7) Demolizione e ricostruzione del 2° ponte a monte di via A.Moro (ad opera del<br />

concessionario privato - sezione 22) mediante una sezione di larghezza netta interna di<br />

9,00 m ed altezza minima intradosso dell’impalcato ubicata a 7,80 mslm; in tale soluzione<br />

si osserva una altezza d’acqua associata alla portata duecentennale massima di 6,83 mslm<br />

ed un franco di sicurezza minimo pari a 0,97 m (inferiore al carico cinetico) ed una<br />

velocità della corrente (veloce) di 5,49 m/s . Tutte le portate di piano ad esclusione della<br />

cinquecentennale sono contenute all’interno della sezione d’alveo.<br />

8) Demolizione della tombinatura posta a valle del passaggio della via Romana e<br />

ricostruzione del ponticello di accesso ai garage in sponda sinistra (ad opera del<br />

concessionario privato) mediante una sezione di larghezza netta interna di 9,00 m ed<br />

altezza minima intradosso dell’impalcato ubicata a 8,70 mslm; in tale soluzione si osserva<br />

una altezza d’acqua associata alla portata duecentennale massima di 7.39 mslm ed un<br />

franco di sicurezza minimo pari a 1,31 m (inferiore al carico cinetico) ed una velocità<br />

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della corrente (veloce) di 6.01 m/s . Tutte le portate di piano ad esclusione della<br />

cinquecentennale sono contenute all’interno della sezione d’alveo.<br />

9) Adeguamento delle sezioni d’alveo comprese tra la sezione 27 e la sezione 29 (sezioni al<br />

di sotto della tombinatura del passaggio stradale della via Romana) mediante<br />

abbassamento del fondo alveo e ricostituzione della platea; in tale ottica si dovrà<br />

prevedere lo spostamento delle condotte fognarie e acquedottistiche. L’altezza minima<br />

nella sezione 29 è di 3,5 m ed in tale tratto sono contenute tutte le portate di piano, inclusa<br />

la duecentennale con il trasporto solido, tranne la portata cinquecentennale.<br />

In associazione alla precedente verifica viene sviluppato il modello relativo ad un canale<br />

scolmatore che si sviluppa, al di sotto del piano stradale di via Pasteur, dalla sezione 25.9 alla<br />

sezione 4.71, ossia dall’uscita della tombinatura del passaggio stradale della via Romana fino<br />

al tratto di monte del ponte ferroviario.<br />

Il tombino è costituito da una struttura scatolare in cemento armato di dimensioni interne<br />

6,00x3,00 m (tratto a monte) e 6,00x2,50 m (tratto intermedio) e ad altezza variabile da 2,50 m<br />

a 3,53 m nell’ultimo tratto di valle fino allo sbocco nel canale principale; l’imbocco nel canale<br />

principale è costituito da un setto in c.a. partitore che divide la sezione in proporzione 2/5 –<br />

3/5 verticale che convoglia all’interno del tombino una portata pari al 40 %; le portate deviate<br />

nel canale scolmatore sono pertanto pari a:<br />

T=50 anni -- 48 mc/s<br />

T=200 anni - 72 mc/s<br />

T=200+TS - 76 mc/s<br />

T= 500 anni - 84 mc/s<br />

In base a tali valori viene condotta la verifica in moto permanente inserendo nel modello due<br />

“Junction” in corrispondenza della deviazione di imbocco a monte (tratto compreso tra le<br />

sezioni 25.8 e la 27 del canale principale) e dell’innesto di sbocco a valle (tratto compreso tra<br />

le sezioni 4.5 e 4.71-5.51).<br />

I risultati della simulazione confermano l’adeguatezza delle sezioni del tombino per tutte le<br />

portate di piano di bacino (compresa anche la portata duecentennale incrementata del trasporto<br />

solido e ad esclusione della portata cinquecentennale); non è verificato il franco di sicurezza<br />

imposto dalla normativa (franco minimo rispetto alla portata duecentennale pari a minimo 50<br />

cm). La corrente di tipo veloce assume valori prossimi a 6 m/s per la portata duecentennale; si<br />

osserva un rallentamento nella sezione di sbocco dello scolmatore come documentato negli<br />

allegati specifici.<br />

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II – 2 RELAZIONE STRUTTURE ED OPERE STRADALI<br />

II – 2.1 PRECISAZIONI IN MERITO ALLA NORMATIVA<br />

APPLICATA<br />

Si precisa che, su richiesta della Committenza tutte le strutture sono state predimensionate e<br />

successivamente verranno calcolate e verificate secondo quanto previsto dall’Ordinanza del<br />

Presidente del Consiglio dei Ministri 20.03.2003 n.3274 (Testo coordinato con le rettifiche<br />

introdotte dall’Ordinanza n° 3316 e successive modifiche ed integrazioni): "PRIMI ELEMENTI<br />

IN MATERIA DI CRITERI GENERALI PER LA CLASSIFICAZIONE SISMICA DEL<br />

TERRITORIO NAZIONALE E DI NORMATIVE TECNICHE PER LE COSTRUZIONI IN<br />

ZONA SISMICA”.<br />

Tale norma disciplina la progettazione di strutture, di opere di fondazione e di sostegno dei terreni<br />

soggette ad azioni sismiche, nonché i requisiti cui devono soddisfare i siti di costruzione e i terreni<br />

di fondazione in presenza di tali azioni.<br />

Lo scopo delle norme è di assicurare che in caso di terremoto sia protetta la vita umana, siano<br />

limitati i danni e rimangano funzionanti le strutture essenziali agli interventi di protezione civile.<br />

II – 2.2 AZIONE SISMICA<br />

CATEGORIE DI SUOLO DI FONDAZIONE<br />

Ai fini della definizione della azione sismica di progetto si definiscono le seguenti categorie di<br />

profilo stratigrafico del suolo di fondazione (le profondità si riferiscono al piano di posa delle<br />

fondazioni):<br />

TIPO A - Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30<br />

superiori a 800 m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale di spessore massimo<br />

pari a 5 m.<br />

TIPO B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con<br />

spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà<br />

meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero<br />

resistenza penetrometrica NSPT > 50, o coesione non drenata cu>250 kPa).<br />

TIPO C - Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media<br />

consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da<br />

valori di Vs30 compresi tra 180 e 360 m/s (15 < NSPT < 50, 70


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TIPO D - Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a<br />

mediamente consistenti , caratterizzati da valori di Vs30 < 180 m/s (NSPT < 15, cu 800 m/s.<br />

In aggiunta a queste categorie, per le quali nel punto 3.2 dell’Ordinanza vengono definite le azioni<br />

sismiche da considerare nella progettazione, se ne definiscono altre due, per le quali sono richiesti<br />

studi speciali per la definizione dell’azione sismica da considerare:<br />

S1 - Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso almeno 10 m di argille/limi di<br />

bassa consistenza, con elevato indice di plasticità (PI > 40) e contenuto di acqua, caratterizzati da<br />

valori di Vs30< 100 m/s (10 < cu < 20 kPa);<br />

S2 - Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra categoria di<br />

terreno non classificabile nei tipi precedenti.<br />

Nelle definizioni precedenti Vs30è la velocità media di propagazione entro 30 m di profondità delle<br />

onde di taglio e viene calcolata con la seguente espressione:<br />

V<br />

s30<br />

=<br />

i= 1,<br />

N i<br />

dove hi e Vi indicano lo spessore (in m) e la velocità delle onde di taglio (per deformazioni di<br />

taglio < 10-6) dello strato i-esimo, per un totale di N strati presenti nei 30 m superiori.<br />

Il sito verrà classificato sulla base del valore di Vs30, se disponibile, altrimenti sulla base del valore<br />

di NSPT.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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30<br />

hi<br />

v<br />

II- 2.3 CALCOLO DELL’AZIONE SISMICA<br />

Zone sismiche<br />

Ai fini dell’applicazione di queste norme, il territorio nazionale viene suddiviso in zone sismiche,<br />

ciascuna contrassegnata da un diverso valore del parametro ag = accelerazione orizzontale<br />

massima su suolo di categoria A (definito al punto 3.1 dell’Ordinanza). I valori di ag, espressi<br />

come frazione dell’accelerazione di gravità g, da adottare in ciascuna delle zone sismiche del<br />

territorio nazionale sono:<br />

Zona Valore di ag<br />

1 0,35g<br />

2 0,25g<br />

3 0.15g<br />

4 0,05g


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Nel caso in esame il Comune di <strong>Bordighera</strong> interessato dagli interventi in oggetto rientra nella ZONA 3 e pertanto è stato considerato un<br />

valore di accelerazione orizzontale massima al suolo pari a:<br />

ag = 0,15 x g = 0,15 x 981 cm/s 2 = 147.15 cm/s 2<br />

II – 2.4 OPERE DI SOSTEGNO DEI TERRENI<br />

Requisiti generali<br />

Le opere di sostegno sono state concepite e progettate in modo tale da espletare la loro funzione<br />

sia durante che dopo il terremoto di progetto, senza subire danni strutturali significativi.<br />

Sono stati ammessi eventuali spostamenti permanenti, sotto forma di scorrimento combinato a<br />

rotazione, causati da deformazioni irreversibili del terreno di fondazione, compatibili con i<br />

requisiti funzionali e/o estetici della struttura.<br />

Criteri di progetto<br />

Il materiale di riporto dietro la struttura avrà granulometria controllata e sarà addensato in sito, in<br />

modo da ottenere la maggiore continuità possibile con la massa di terreno esistente.<br />

I sistemi di drenaggio dietro la struttura saranno in grado di assorbire movimenti transitori e<br />

permanenti, senza che venga pregiudicata la loro funzione.<br />

In particolare, nel caso di terreni non coesivi in presenza di acqua, il drenaggio dovrà risultare<br />

efficace fino ad una profondità superiore a quella della superficie potenziale di rottura dietro<br />

l'opera di sostegno.<br />

Metodi di analisi<br />

L’Ordinanza prevede, per opere di geometria e di importanza ordinaria, la verifica con il metodo<br />

pseudo-statico.<br />

Analisi pseudo-statica<br />

Modelli di riferimento<br />

Il modello di base per l'analisi pseudo-statica deve essere costituito dall'opera di sostegno e dalla<br />

sua fondazione, da un cuneo di terreno dietro la struttura che si suppone in stato di equilibrio<br />

limite attivo (se la struttura è sufficientemente flessibile), dai sovraccarichi agenti sul cuneo<br />

suddetto e, ove presente, da una massa di terreno alla base dell'opera, da supporre in stato di<br />

equilibrio limite passivo.<br />

Per generare lo stato di spinta attiva nel terreno, il movimento del muro di sostegno durante il<br />

terremoto di progetto deve essere sufficientemente ampio.<br />

Nel caso di strutture flessibili, ciò può essere ottenuto tramite flessione, e nel caso di strutture a<br />

gravità tramite slittamento o rotazione.<br />

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Nel caso di strutture rigide, come muri di cantinato o muri a gravità fondati su terreno roccioso o<br />

su pali, le spinte che si sviluppano sono maggiori di quella attiva, ed è quindi necessario<br />

considerare il terreno in stato di riposo, come indicato al punto 4.4.3. dell’Ordinanza.<br />

Lo stesso vale per muri tirantati, ove non sia consentito alcun movimento.<br />

Azione sismica<br />

Nell'analisi pseudo-statica, l'azione sismica è stata rappresentata da un insieme di forze statiche<br />

orizzontali e verticali date dal prodotto delle forze di gravità per un coefficiente sismico.<br />

La componente verticale dell'azione sismica è stata considerata agente verso l'alto o verso il basso,<br />

in modo da produrre gli effetti più sfavorevoli.<br />

L'intensità delle forze sismiche equivalenti così introdotte dipende, per un'assegnata zona sismica,<br />

dall'entità dello spostamento permanente ammissibile ed allo stesso tempo effettivamente<br />

consentito dalla soluzione strutturale adottata.<br />

I coefficienti sismici orizzontale (kh) e verticale (kv) che interessano tutte le masse devono essere<br />

calcolati come:<br />

kh = S ag /r kv = 0,5 kh<br />

Al fattore r è stato assegnato il valore r = 2 nel caso di opere di sostegno che ammettano<br />

spostamenti, per esempio i muri a gravità, o che siano sufficientemente flessibili.<br />

In presenza di terreni non coesivi saturi è stato assunto il valore r = 1.<br />

Salvo che nel caso di muri a gravità, la componente verticale dell'accelerazione sismica agente<br />

sulla struttura è stata trascurata.<br />

I coefficienti sismici sopra definiti sono stati assunti costanti lungo l'altezza del muro.<br />

Spinte di calcolo del terreno e dell'acqua<br />

La forza di calcolo Ed è stata considerata come risultante delle spinte statiche e dinamiche del<br />

terreno.<br />

Nel caso di muri di sostegno liberi di ruotare intorno al piede, la forza dinamica è stata considerata<br />

agente nello stesso punto di quella statica.<br />

La distribuzione lungo il muro delle pressioni dovute ad azioni statiche e dinamiche è stata<br />

considerata agente con un'inclinazione rispetto alla normale al muro pari a (2/3) ', per lo stato di<br />

spinta attiva, ed uguale a zero per lo stato di spinta passiva.<br />

Il coefficiente di spinta del terreno è stato calcolato mediante la formula di Mononobe e Okabe.<br />

Verifiche di resistenza e stabilità<br />

Terreno di fondazione<br />

Le fondazioni delle opere di sostegno soddisfano la verifica di stabilità generale di cui al punto 2.2<br />

dell’Ordinanza, e le verifiche al collasso per slittamento e per rottura generale di cui al punto<br />

3.3.1. della stessa.<br />

Le azioni di calcolo considerate sono state desunte dalla combinazione delle azioni gravitazionali<br />

permanenti agenti su di esse, dalla spinta orizzontale Ed esercitata dal terrapieno, e dalle azioni<br />

sismiche agenti direttamente sul muro.<br />

Resistenza della struttura<br />

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E’ stato verificato che, in presenza dell’azione sismica combinata con gli altri carichi possibili, è<br />

garantito l’equilibrio senza superare la resistenza di calcolo del muro e degli altri elementi<br />

strutturali.<br />

Tutti gli elementi strutturali verificano la condizione:<br />

Rd > Sd<br />

nella quale Rd è la resistenza di calcolo dell'elemento, valutata come per le condizioni non<br />

sismiche, ed Sd è la sollecitazione di calcolo, valutata secondo i procedimenti descritti al punto 4<br />

dell’Ordinanza.<br />

NOTA PROGETTUALE:<br />

Nelle verifiche dovranno essere amplificate le azioni dovute ai carichi agenti (Caso B dell’EC7) o<br />

ridotti i parametri resistenti del terreno (Caso C dell’EC7). Ai fini del calcolo dovrà essere<br />

considerato l’inviluppo delle combinazioni di carico dovranno essere eseguite le relative verifiche.<br />

Il coefficiente di importanza assunto sarà pari a 1,0.<br />

Nel caso in esame è stato considerato per le fondazioni delle strutture un suolo TIPO B - Depositi<br />

di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con spessori di diverse decine di<br />

metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e<br />

da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica NSPT > 50, o<br />

coesione non drenata cu>250 kPa)<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 2.5 ANALISI DEI CARICHI IMPALCATI<br />

CARICHI PERMANENTI<br />

PESI PROPRI<br />

Per i pesi propri delle strutture portanti e dei sovraccarichi permanenti si considerano i seguenti<br />

pesi specifici:<br />

–– Calcestruzzo non armato: γ = 2.400 Kg/m<br />

–– Acciaio: γ = 7.850 Kg/m<br />

–– Calcestruzzo armato: γ = 2.500 Kg/m<br />

–– Terreno per rilevato: γ = 1.900 Kg/m<br />

Per il peso proprio della pavimentazione stradale si può prevedere un carico<br />

uniformemente distribuito pari a:<br />

= 250 Kg/m .<br />

Figura 1– Esempio di numerazione delle corsie<br />

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II – 2.6 SOVRACCARICHI ACCIDENTALI (carichi mobili)<br />

Si considerano nel calcolo i carichi accidentali (colonne di carico), corrispondenti al carico<br />

previsto dalla vigente Normativa (Testo Unitario – Norme Tecniche per le Costruzioni - D.M.<br />

14/09/2005) per strade di Seconda Categoria. Ogni colonna di carico é convenzionalmente<br />

prevista di larghezza pari a 3,00 m.<br />

Figura 2 - Numero e Larghezza delle corsie<br />

Se non diversamente specificato, qualora la carreggiata di un impalcato da ponte sia divisa in due<br />

parti separate da una zona spartitraffico centrale, si distinguono i casi seguenti:<br />

a) se le parti sono separate da una barriera di sicurezza fissa, ciascuna parte, incluse<br />

tutte le corsie di emergenza e le banchine, è autonomamente divisa in corsie<br />

convenzionali.<br />

b) se le parti sono separate da barriere di sicurezza mobili o da altro dispositivo di<br />

ritenuta, l’intera carreggiata, inclusa la zona spartitraffico centrale, è divisa in corsie<br />

convenzionali.<br />

La disposizione e la numerazione delle corsie va determinata in modo da indurre le più sfavorevoli<br />

condizioni di progetto. Per ogni singola verifica il numero di corsie da considerare caricate, la loro<br />

disposizione sulla carreggiata e la loro numerazione vanno scelte in modo che gli effetti della<br />

disposizione dei carichi risultino i più sfavorevoli.<br />

La corsia che, caricata, risente dell’effetto più sfavorevole è numerata come corsia Numero 1; la<br />

corsia che risente del successivo effetto più sfavorevole è numerata come corsia Numero 2, etc.<br />

Per ciascuna singola verifica e per ciascuna corsia convenzionale, si applicano gli Schemi di<br />

Carico definiti nel seguito per una lunghezza e per una disposizione longitudinale, tali da ottenere<br />

l’effetto più sfavorevole.<br />

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Le azioni variabili del traffico sono definite dai seguenti Schemi di Carico:<br />

Schema di Carico 1: è costituito da carichi concentrati e da carichi uniformemente<br />

distribuiti come mostrato in Fig.6.2.2. Questo schema è da assumere a riferimento sia per le<br />

verifiche globali, sia per le verifiche locali. Ai fini delle verifiche locali l'intensità dei<br />

carichi va ridotta al 90%.<br />

Schema di Carico 2: è costituito da un singolo asse applicato su specifiche<br />

impronte di pneumatico come mostrato in Fig.6.2.2. Questo schema va considerato<br />

autonomamente ed è da assumere a riferimento solo per verifiche locali. Qualora sia<br />

significativo si considererà il peso di una singola ruota di 180 kN.<br />

Schema di Carico 3: è costituito da un carico isolato da 100kN con impronta<br />

quadrata di lato 0.30m. Si utilizza per verifiche locali su marciapiedi non protetti da<br />

sicurvia.<br />

Schema di Carico 4: è costituito da un carico isolato da 10kN con impronta<br />

quadrata di lato 0.70m. Si utilizza per verifiche locali su marciapiedi protetti da sicurvia e<br />

sulle passerelle pedonali.<br />

kN/m2.<br />

Schema di Carico 5: costituito dalla folla compatta, agente con intensità 4.0<br />

Schemi di Carico 6.a, b: Per opere singole di luce maggiore a 300 m, ai fini della<br />

statica complessiva del ponte, si farà riferimento ai seguenti carichi q6,a e q6,b:<br />

Sulla base dei carichi mobili ammessi al transito, i ponti stradali si suddividono nelle tre seguenti<br />

categorie:<br />

1a Categoria: ponti per il transito dei carichi mobili sopra indicati con il loro intero valore;<br />

2a Categoria: come sopra, ma con valori ridotti dei carichi come specificato nel seguito;<br />

3a Categoria: ponti per il transito dei soli carichi associati allo Schema 5 (passerelle<br />

pedonali).<br />

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Figura 3 – Schemi di Carico<br />

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II – 2.7 INRCREMENTO DEI CARICHI MOBILI DOVUTO AD AZIONI<br />

DINAMICHE<br />

L’entità dei carichi mobili deve essere maggiorata per tenere conto degli effetti dinamici.<br />

Tale incremento è fornito da un coefficiente dinamico la cui espressione è data dalla formula:<br />

dove L = luce di calcolo degli impalcati in esame<br />

ød = 1,4 - (L-10)/150 = 1,4<br />

Figura 4:<br />

Tipologia<br />

colonna di<br />

carico<br />

Nelle analisi<br />

strutturali<br />

dovranno<br />

essere<br />

valutate le<br />

ripartizioni<br />

trasversali e<br />

longitudinali<br />

della prima<br />

colonna di<br />

carico (a favore di sicurezza) fino a livello baricentrico della soletta di copertura in calcestruzzo<br />

armato; quindi tale valore dovrà essere inserito come carico agente all’interno del programma di<br />

calcolo che analizza le strutture scatolari.<br />

II – 2.8 STRUTTURA SCATOLARE SCOLMATORE TIPO 1 (tra sez. 5<br />

e sez. 24)<br />

La larghezza netta interna di tale struttura è costante e pari a 6,00 m; l’altezza interna dello<br />

scatolare è pari a 2,50 m mentre il ricoprimento con finiture stradali soprastante la fondazione<br />

risulta variabile con un minimo di 10 cm. La fondazione, costituita da una platea in calcestruzzo<br />

armato dello spessore medio di 40 cm è appoggiata su uno strato di calcestruzzo magro dello<br />

spessore di 10 cm. La soletta di copertura è realizzata mediante pannelli alveolari in calcestruzzo<br />

armato precompresso con acciaio armonico a trefoli stabilizzati aderenti, autoportanti ad<br />

estradosso ed intradosso piano con finitura dell’intradosso da cassero in acciaio (calcestruzzo tipo<br />

C45/55); lo spessore dei pannelli risulta pari a 32 cm a cui viene aggiunto quello della soletta di<br />

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ripartizione superiore gettata in opera con calcestruzzo tipo C30/37 pari a 8 cm. Pertanto la soletta<br />

di copertura avrà uno spessore totale pari a 32 cm + 8 cm = 40 cm, il tutto per dare a lavoro finito<br />

un manufatto idoneo per sopportare oltre ai pesi propri ed ai sovraccarichi permanenti,<br />

sovraccarichi accidentali per strade di Seconda Categoria, corrispondenti ai massimi carichi civili<br />

transitanti in senso trasversale sulla pista in esame. I piedritti verranno realizzati anch’essi in<br />

calcestruzzo armato ed avranno spessore pari a 40 cm. Il terreno di ricoprimento sopra la soletta di<br />

copertura ha uno spessore variabile in funzione della pendenza longitudinale e trasversale della<br />

strada sovrastante (Via Pasteur); a livello di calcolo verrà assunto un valore medio. Alla base<br />

dell’elevazione (lato alveo) verrà posato un bauletto in calcestruzzo con un tubo in PVC φ 300 per<br />

lo scarico delle acque nere con pozzetti a tenuta ogni 50 m. In alcuni tratti sopra il piedritto lato<br />

alveo sono previste strutture in c.a. a sbalzo di luce variabile fino ad 1 m; l’altezza dei parapetti da<br />

realizzare su tali sbalzi sarà variabile da 60 cm a 150 cm per rispettare i franchi minimi richiesti<br />

dalla normativa vigente (Piano di Bacino).<br />

II – 2.9 STURUTTURA SCATOLARE SCOLMATORE TIPO 2 (tra sez.<br />

24 e sez. 26)<br />

La larghezza netta interna di tale struttura è costante e pari a 6,00 m; l’altezza interna dello<br />

scatolare è pari a 3,00 m mentre il ricoprimento con finiture stradali soprastante la fondazione<br />

risulta variabile con un minimo di 10 cm. La fondazione, costituita da una platea in calcestruzzo<br />

armato dello spessore medio di 40 cm è appoggiata su uno strato di calcestruzzo magro dello<br />

spessore di 10 cm. La soletta di copertura è realizzata mediante pannelli alveolari in calcestruzzo<br />

armato precompresso con acciaio armonico a trefoli stabilizzati aderenti, autoportanti ad<br />

estradosso ed intradosso piano con finitura dell’intradosso da cassero in acciaio (calcestruzzo tipo<br />

C45/55); lo spessore dei pannelli risulta pari a 32 cm a cui viene aggiunto quello della soletta di<br />

ripartizione superiore gettata in opera con calcestruzzo tipo C30/37 pari a 8 cm. Pertanto la soletta<br />

di copertura avrà uno spessore totale pari a 32 cm + 8 cm = 40 cm, il tutto per dare a lavoro finito<br />

un manufatto idoneo per sopportare oltre ai pesi propri ed ai sovraccarichi permanenti,<br />

sovraccarichi accidentali per strade di Seconda Categoria, corrispondenti ai massimi carichi civili<br />

transitanti in senso trasversale sulla pista in esame. I piedritti verranno realizzati anch’essi in<br />

calcestruzzo armato ed avranno spessore pari a 40 cm. Il terreno di ricoprimento sopra la soletta di<br />

copertura ha uno spessore variabile in funzione della pendenza longitudinale e trasversale della<br />

strada sovrastante (Via Pasteur); a livello di calcolo verrà assunto un valore medio. Alla base<br />

dell’elevazione (lato alveo) verrà posato un bauletto in calcestruzzo con un tubo in PVC φ 300 per<br />

lo scarico delle acque nere con pozzetti a tenuta ogni 50 m. In alcuni tratti sopra il piedritto lato<br />

alveo sono previste strutture in c.a. a sbalzo di luce variabile fino ad 1 m; l’altezza dei parapetti da<br />

realizzare su tali sbalzi sarà variabile da 60 cm a 150 cm per rispettare i franchi minimi richiesti<br />

dalla normativa vigente (Piano di Bacino).<br />

II – 2.10 IMPALCATO S.P. N° 1 “VIA AURELIA”<br />

La larghezza netta interna di tale struttura sarà costante a pari a 13,00 m; l’altezza dell’intradosso<br />

dell’impalcato risulta circa 300 cm. L’impalcato potrà essere realizzato mediante una struttura<br />

mista composta da putrelle metalliche inglobate in un getto di calcestruzzo armato a cui potrà<br />

essere aggiunta una soletta gettata in opera con calcestruzzo di spessore totale pari a 50 cm, o in<br />

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alternativa con strutture prefabbricate in c.a.p.; il tutto per dare a lavoro finito un manufatto<br />

idoneo per sopportare oltre ai pesi propri ed ai sovraccarichi permanenti, sovraccarichi accidentali<br />

per strade di Prima Categoria, corrispondenti ai massimi carichi civili transitanti in senso<br />

trasversale sulla pista in esame. L’impalcato appoggerà direttamente su micropali di fondazione<br />

collegati in testa da un cordolo; in seguito verranno eseguiti i placcaggi in calcestruzzo armato.<br />

II – 2.11 IMPALCATO VIA ALDO MORO<br />

La larghezza netta interna di tale struttura sarà costante a pari a 9,00 m; l’altezza dell’intradosso<br />

dell’impalcato in esame potrebbe risultare variabile in quanto per il progetto preliminare in esame<br />

è stata prevista una struttura portante “ad arco”: in particolare in mezzeria la massima altezza sarà<br />

pari a circa 300 cm mentre alle imposte tale valore si riduce a 250 cm è. Le fondazioni delle spalle<br />

saranno in calcestruzzo armato di tipo superficiale e saranno appoggiate su uno strato di<br />

calcestruzzo magro dello spessore di 10 cm. L’impalcato potrà essere realizzato mediante una<br />

struttura mista composta da putrelle metalliche calandrate inglobate in un getto di calcestruzzo<br />

armato a cui potrà essere aggiunta una soletta gettata in opera con calcestruzzo di spessore totale<br />

pari a 30 cm, o in alternativa con strutture ad arco prefabbricate in c.a.; il tutto per dare a lavoro<br />

finito un manufatto idoneo per sopportare oltre ai pesi propri ed ai sovraccarichi permanenti,<br />

sovraccarichi accidentali per strade di Seconda Categoria, corrispondenti ai massimi carichi civili<br />

transitanti in senso trasversale sulla pista in esame. Le elevazioni delle spalle verranno realizzate<br />

anch’esse in calcestruzzo armato.<br />

II – 2.12 MURO D’ARGINE TIPO (H = 3,50-4,50 m) E PLATEA<br />

Si tratta di un muro d’argine a mensola in calcestruzzo armato che nasce direttamente dalla platea<br />

costituente l’alveo del Torrente Borghetto. L’altezza del terreno spingente a tergo del paramento<br />

risulta variabile fino ad un valore massimo di 4,50 m.<br />

I paramenti di valle e di monte risultano perfettamente verticali; a livello di calcolo lo spessore in<br />

elevazione dello stesso verrà assunto quindi costante dalla base (attacco con la fondazione) alla<br />

sommità del terreno spingente e pari a 30 cm. In realtà nella parte sommitale del muro in esame<br />

verrà realizzata una rastremazione costituita da un parapetto di 15 cm di altezza totale pari a 65<br />

cm, di cui 45 cm fuori dal piano della strada.<br />

Lo spessore medio della fondazione a platea sarà pari a 40 cm. La platea appoggerà su uno strato<br />

di magrone avente funzione di sottofondazione e “getto di pulizia” di spessore pari a circa 10 cm.<br />

A tergo dell’opera di sostegno è prevista la realizzazione di un rilevato compattato. Nel caso in<br />

esame tale opera è stata progettata per dare a lavoro finito un manufatto idoneo per sopportare<br />

nelle diverse combinazioni di carico le spinte delle terre permanenti e sismiche, i pesi propri, i<br />

sovraccarichi permanenti e le sovraspinte dovute ai sovraccarichi accidentali per strade di Seconda<br />

Categoria (q = 1.500 kg/mq), corrispondenti ai massimi carichi civili transitanti in senso<br />

trasversale sulla strada in esame.<br />

II – 2.13 OPERE PROVVISIONALI LUNGO LO SVILUPPO DELLA<br />

STRUTTURA SCATOLARE IN PROSSIMITA’ DEI FABBRICATI<br />

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Per un tratto di circa XXX m; esse risultano costituite da berlinesi di micropali di fondazione<br />

φ200-220 mm posti ad interasse i = 60 cm, orditi con armatura tubolare φ139,7 mm – spessore s =<br />

10 mm (p = 32 kg/m) di lunghezza indicativa pari a 8,00 m. In testa ai micropali di fondazione è<br />

prevista la realizzazione di un cordolo di ripartizione in calcestruzzo armato di dimensioni 40 cm<br />

x 40 cm. In prossimità di tale cordolo di sommità verranno posizionati idonei puntelli provvisori<br />

di contrasto, costituiti da putrelle metalliche, che eventualmente potranno essere inglobati nel<br />

successivo getto della soletta di impalcato della struttura scatolare. Tali opere risultano necessarie<br />

al fine di contenere il terreno di monte consentendo quindi le lavorazioni a valle. L’altezza<br />

massima dello scavo risulta pari a 4,00 m e tale valore è stato considerato come altezza libera a<br />

livello di calcolo; ne deriva pertanto un valore di infissione minimo pari a 4,00 m. Nel caso in<br />

esame tale opera è stata progettata per sopportare nelle diverse combinazioni di carico le spinte<br />

delle terre permanenti, i pesi propri, i sovraccarichi permanenti e le sovraspinte dovute ai<br />

sovraccarichi accidentali a tergo della stessa.<br />

II – 2.14 TIPOLOGIE COSTRUTTIVE<br />

Dal punto di vista strutturale e realizzativo sono state individuate alcune sezioni tipo di seguito<br />

descritte:<br />

Sezione tipo A: intervento di demolizione e rifacimento con dimensioni adeguate del ponte sotto<br />

l’Aurelia e realizzazione imbocco canale scolmatore.<br />

Tale intervento verrà eseguito in due fasi distinte in modo da separare la carreggiata<br />

longitudinalmente e garantire il traffico veicolare almeno in senso unico alternato.<br />

Verranno realizzate preventivamente le paratie di micropali in modo da sostenere in fase<br />

provvisionale il fronte di scavo.<br />

Esse saranno disposte nelle seguenti posizioni: a est ed ad ovest della zona di intervento<br />

(trasversalmente alla carreggiata), longitudinalmente nella zona di mezzeria nel tratto al di fuori<br />

del ponte esistente (in modo da dividere in due parti l’area di intervento) e a monte in prossimità<br />

dell’edificio esistente.<br />

Dopo tale operazione si interverrà sul tratto di valle con la demolizione del ponte, di parte dello<br />

scatolare esistente e la realizzazione del nuovo impalcato nonché dell’imbocco del nuovo canale<br />

scolmatore.<br />

A fase ultimata, si passerà sul tratto di monte spostando il traffico veicolare leggero sulle opere<br />

appena realizzate con la demolizione della parte restante del ponte, la realizzazione del nuovo<br />

impalcato nonché del tratto di canale scolmatore sotto l’Aurelia.<br />

Sezione tipo B1: canale scolmatore tra fabbricati.<br />

La realizzazione del tratto ad una sola canna avverrà a conci di almeno 12/15 ml suddivisi nelle<br />

seguenti fasi:<br />

- realizzazione paratie di micropali su ambo i lati<br />

- scavo a sezione obbligata preliminare per creazione alloggiamento cordolo testa pali e<br />

spostamento eventuali interferenze<br />

- realizzazione cordolo testa pali con richiami alla base per successivo collegamento a piedritti<br />

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- posizionamento elementi puntoni ad interasse medio 400 cm su terrapieno previa posa di<br />

letto di sabbia e collegamento a contrasto dei due cordoli testa pali mediante inghisaggi con resine<br />

epossidiche<br />

- scavo fino a quota magrone fondo tombinatura<br />

- realizzazione platea e piedritti opportunamente collegati in testa ai cordoli mediante<br />

monconature lasciate preventivamente<br />

- realizzazione solaio a pannelli alveolari e tratti realizzati con getto pieno in opera posti tra i<br />

puntoni in acciaio (questi ultimi da lasciare annegati nello spessore di solaio)<br />

Sezione tipo B2: tale sezione si differenzia dalla precedente solo per la realizzazione in più del<br />

nuovo muro d’argine sinistro dell’alveolatura esistente previa realizzazione di paratia<br />

provvisionale.<br />

Sezione tipo C: realizzazione canale scolmatore e alveolatura posti affiancati. La soluzione sarà<br />

molto simile a quella adottata per la sezione tipo B tranne la preventiva realizzazione<br />

dell’elevazione della alveolatura che servirà da appoggio dell’elemento puntone posto a contrasto<br />

della paratia realizzata sull’argine destro del canale scolmatore in prossimità degli edifici.<br />

Sezione tipo D: realizzazione ponte via Aldo Moro. Tale tratto non presenta particolari difficoltà.<br />

Occorrerà realizzare preventivamente le due paratie di tipo provvisionale lato est e lato ovest<br />

dell’intervento e successivamente le due canne con le dimensioni e forma previste. In tale tratto<br />

non occorrono opere di contrasto.<br />

Sezione tipo E. In tale tratto ove necessario occorrerà operare con puntoni di contrasto a sostegno<br />

della paratia lato ovest in prossimità degli edifici. L’argine dell’alveolatura lato est sarà costituito<br />

ove possibile da un muro di placcaggio a quello esistente evitando in tal modo opere<br />

provvisionali.<br />

Sezione tipo F. Tratto di canale scolmatore e alveolatura realizzati senza opere provvisionali da<br />

ambo i lati<br />

Sezione tipo G. In tale tratto il muro d’argine sinistro dell’alveolatura risulta estremamente<br />

vicino ai fabbricati posti sul lato est dell’intervento per cui sarà necessario realizzare un<br />

intervento identico ma speculare rispetto a quanto previsto nella sezione tipo E utilizzando questa<br />

volta la struttura del canale scolmatore, preventivamente realizzata, come appoggio dei puntoni<br />

posti a contrasto della paratia lato est.<br />

Tali elementi verranno eliminati una volta realizzato il muro di sostegno definitivo sull’argine<br />

sinistro.<br />

II – 2.15 PROGETTO PAVIMENTAZIONI<br />

Per il calcolo del pacchetto di pavimentazione sono stati analizzati i dati di traffico presunti ed<br />

ipotizzate le caratteristiche del sottofondo. La pavimentazione del nuovo tratto sarà costituita dai<br />

seguenti strati: massicciata di spessore pari a 25 cm, base di spessore 10 cm, binder di spessore 4<br />

cm ed infine un tappeto di usura dello spessore di 3 cm. Per quanto riguarda invece il tratto di<br />

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strada soprastante gli impalcati, la scelta é ricaduta su una pavimentazione più leggera realizzata<br />

mediante un primo strato di binder di spessore minimo pari a 4 cm ed un tappeto di usura dello<br />

spessore di 3 cm, previa impermeabilizzazione delle superfici.<br />

II – 2.16 MATERIALI<br />

Sono previsti i seguenti materiali da costruzione:<br />

a) CALCESTRUZZO MAGRO<br />

per sottofondazioni Rck > 150 Kg/cmq<br />

b) CONGLOMERATO CEMENTIZIO tipo C25/30<br />

Per muri di sostegno e strutture scatolari (fondazioni ed elevazion)<br />

Metodo degli stati limite<br />

Resistenza caratteristica cubica calcestruzzo Rck = 300 kg/cm 2<br />

Resistenza caratteristica cubica cilindrica fck = 250 kg/cm 2<br />

c) CONGLOMERATO CEMENTIZIO tipo C30/37<br />

Per getti di completamento solette con pannelli alveolari<br />

Metodo degli stati limite<br />

Resistenza caratteristica cubica calcestruzzo Rck = 370 kg/cm 2<br />

Resistenza caratteristica cubica cilindrica fck = 300 kg/cm 2<br />

d) CONGLOMERATO CEMENTIZIO tipo C45/55<br />

Per pannelli alveolari<br />

Metodo degli stati limite<br />

Resistenza caratteristica cubica calcestruzzo Rck = 550 kg/cm 2<br />

Resistenza caratteristica cubica cilindrica fck = 450 kg/cm 2<br />

e) ACCIAIO AD ADERENZA MIGLIORATA Tipo Fe B 44 k<br />

controllato in stabilimento<br />

Metodo degli stati limite<br />

Resistenza caratteristica snervamento acciaio fy,k = 4.400 kg/cm 2<br />

Resistenza caratteristica rottura acciaio ft,k = 5.400 kg/cm 2<br />

Rapporti di duttilità:<br />

σy/σy,k ≤ 1,35<br />

(σt/σy) medio ≥ 1,13<br />

in cui:<br />

σy = tensione di snervamento di un singolo campione<br />

σy,k = tensione caratteristica di riferimento normativo = 4400 kg/cmq<br />

σt = tensione di rottura<br />

Coefficiente di omogeneizzazione n = 15<br />

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f) ACCIAIO LAMINATO A CALDO Tipo Fe 510<br />

Per orditure tubolari micropali<br />

Metodo degli stati limite<br />

Resistenza caratteristica snervamento acciaio fy,k = 3.550 kg/cm 2<br />

Resistenza caratteristica rottura acciaio ft,k = 5.100 kg/cm 2<br />

II – 2.17 IPOTESI DI CALCOLO<br />

Lo schema adottato per il calcolo dei manufatti scatolari terrà conto dell’interazione tra strutture e<br />

terreno. Noti i carichi di progetto, si è proceduto all’elaborazione strutturale geotecnica ed alle<br />

relative verifiche delle varie strutture.<br />

Ai fini dei calcoli statici e delle verifiche delle strutture verrà adottato il metodo degli STATI<br />

LIMITE utilizzando programmi specifici su Personal Computer quali:<br />

Programma di calcolo agli elementi finiti denominato “EDILUS CA” della “Acca<br />

Software” di Avellino;<br />

Programma di calcolo agli elementi finiti denominato “NOLIAN” della “Softing” di<br />

Roma;<br />

Programma di calcolo appositamente dedicato per muri di sostegno denominato “MAX<br />

9.0” della “AZTEC Informatica” di Cosenza;<br />

Programma di calcolo appositamente dedicato per opere provvisionali (berlinesi di<br />

micropali) denominato “PAC 9.0” della “AZTEC Informatica” di Cosenza;<br />

Programma di calcolo appositamente dedicato per strutture scatolari denominato “SCAT<br />

9.0” della “AZTEC Informatica” di Cosenza.<br />

II – 2.18 NORMATIVA<br />

Alla base del calcolo statico e delle verifiche di stabilità, sarà tenuta la seguente normativa:<br />

a. Legge 5 Novembre 1971 - n. 1086<br />

Gazzetta Ufficiale n. 321 del 21/12/1971<br />

"NORME PER LA DISCIPLINA DELLE OPERE DI CONGLOMERATO CEMENTIZIO<br />

ARMATO, NORMALE E PRECOMPRESSO ED A STRUTTURA METALLICA".<br />

b. Decreto Ministeriale 9 Gennaio 1996:<br />

Supplemento Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5/2/1996<br />

"NORME TECNICHE PER IL CALCOLO, L'ESECUZIONE ED IL COLLAUDO DELLE<br />

STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO, NORMALE E PRECOMPRESSO E PER LE<br />

STRUTTURE METALLICHE".<br />

c. Decreto Ministeriale 16 Gennaio 1996:<br />

Supplemento Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5/2/1996<br />

"NORME TECNICHE RELATIVE AI CRITERI GENERALI PER LA VERIFICA DI<br />

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SICUREZZA DELLE COSTRUZIONI E DEI CARICHI DEI SOVRACCARICHI”.<br />

d. Decreto Ministeriale 16 Gennaio 1996:<br />

Supplemento Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5/2/1996<br />

"NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI IN ZONE SISMICHE”.<br />

e. Circolare 15.10.1996, n. 252 AA.GG./S.T.C.:<br />

Istruzioni per l’applicazione delle “NORME TECNICHE PER IL CALCOLO, L’ESECUZIONE<br />

ED IL COLLAUDO DELLE OPERE IN CEMENTO ARMATO NORMALE E<br />

PRECOMPRESSO E PER LE STRUTTURE METALLICHE” di cui al Decreti Ministeriale<br />

9.01.1996.<br />

f. Circolare Ministero LL.PP. 10.04.1997 n. 65 AA.GG.<br />

Istruzioni per l’applicazione delle “NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI IN ZONE<br />

SISMICHE” di cui al D.M. 16.01.1996.<br />

g. Circolare 4 Luglio 1996 n. 156 AA.GG./STC.:<br />

Istruzioni per l’applicazione delle “NORME RELATIVE AI CRITERI GENERALI PER LA<br />

VERIFICA DI SICUREZZA DELLE COSTRUZIONI E DEI CARICHI E SOVRACCARICHI ”<br />

di cui al D.M. 16.01.1996<br />

h. Legge 2 Febbraio 1974 n.64<br />

Gazzetta Ufficiale n. 76 del 21.03.1974<br />

“PROVVEDIMENTI PER LE COSTRUZIONI CON PARTICOLARI PRESCRIZIONI PER LE<br />

ZONE SISMICHE”<br />

i. Decreto Ministeriale 11 Marzo 1988:<br />

Gazzetta Ufficiale n. 127 suppl. del 1/6/1988<br />

"NORME TECNICHE RIGUARDANTI LE INDAGINI SUI TERRENI E SULLE ROCCE, LA<br />

STABILITA' DEI PENDII NATURALI E DELLE SCARPATE, I CRITERI GENERALI E LE<br />

PRESCRIZIONI PER LA PROGETTAZIONE, L'ESECUZIONE ED IL COLLAUDO DELLE<br />

OPERE DI SOSTEGNO DELLE TERRE E DELLE OPERE DI FONDAZIONE".<br />

j. Circolare Ministero LL.PP. 24.09.1988 n.30483:<br />

Legge 2 Febbraio 1974 n.64 Art.1 D.M. 11.03.1988<br />

"NORME TECNICHE RIGUARDANTI LE INDAGINI SUI TERRENI E SULLE ROCCE LA<br />

STABILITA’ DEI PENDII NATURALI E DELLE SCARPATE E LE PRESCRIZIONI PER LA<br />

PROGETTAZIONE L’ESECUZIONE ED IL COLLAUDO DELLE OPERE DI SOSTEGNO<br />

DELLE TERRE E DELLE OPERE DI FONDAZIONE PER L’APPLICAZIONE”.<br />

k. ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 20.03.2003<br />

N.3274<br />

(Testo coordinato con le rettifiche introdotte dall’Ordinanza n° 3316 e ss.mm.ii.):<br />

"PRIMI ELEMENTI IN MATERIA DI CRITERI GENERALI PER LA CLASSIFICAZIONE<br />

SISMICA DEL TERRITORIO NAZIONALE E DI NORMATIVE TECNICHE PER LE<br />

COSTRUZIONI IN ZONA SISMICA”.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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l. EUROCODICE 7<br />

PROGETTAZIONE GEOTECNICA<br />

m. EUROCODICE 8<br />

INDICAZIONI PROGETTUALI PER LA RESISTENZA SISMICA DELLE STRUTTURE<br />

n. D.M. 14 SETTEMBRE 2005<br />

II – 2.19 METODI DI ANALISI MANUFATTI SCATOLARI<br />

Calcolo del carico sulla calotta<br />

Pressione geostatica<br />

In questo caso la pressione in calotta viene calcolata come prodotto tra il peso di volume del<br />

terreno per l'altezza del ricoprimento (Spessore dello strato di terreno superiore). Quindi la<br />

pressione in calotta è fornita dalla seguente relazione:<br />

Pv = γ H<br />

Se sul profilo del piano campagna sono presenti dei sovraccarichi, concentrati e/o distribuiti, la<br />

diffusione di questi nel terreno avviene secondo un angolo, rispetto alla verticale, pari a 45.00°.<br />

Spinta sui piedritti<br />

Spinta attiva - Metodo di Coulomb<br />

La teoria di Coulomb considera l'ipotesi di un cuneo di spinta a monte della parete che si muove<br />

rigidamente lungo una superficie di rottura rettilinea. Dall'equilibrio del cuneo si ricava la spinta<br />

che il terreno esercita sull'opera di sostegno. In particolare Coulomb ammette, al contrario della<br />

teoria di Rankine, l'esistenza di attrito fra il terreno e la parete, e quindi la retta di spinta risulta<br />

inclinata rispetto alla normale alla parete stesso di un angolo di attrito terra-parete.<br />

L'espressione della spinta esercitata da un terrapieno, di peso di volume γ, su una parete di altezza<br />

H, risulta espressa secondo la teoria di Coulomb dalla seguente relazione (per terreno incoerente)<br />

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S = 1/2γH 2 Ka<br />

Ka rappresenta il coefficiente di spinta attiva di Coulomb nella versione riveduta da Muller-<br />

Breslau, espresso come<br />

sin(α + φ)<br />

Ka = ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––<br />

√[ sin(φ+δ)sin(φ−β) ]<br />

sin 2 α sin(α−δ) [ 1 + –––––––––––––––––––––––––––––––––––––– ] 2<br />

√[ sin(α−δ)sin(α+β) ]<br />

dove φ è l'angolo d'attrito del terreno, α rappresenta l'angolo che la parete forma con l'orizzontale<br />

(α = 90° per parete verticale), δ è l'angolo d'attrito terreno-parete, β è l'inclinazione del terrapieno<br />

rispetto all'orizzontale.<br />

La spinta risulta inclinata dell'angolo d'attrito terreno-parete δ rispetto alla normale alla parete.<br />

Il diagramma delle pressioni del terreno sulla parete risulta triangolare con il vertice in alto. Il<br />

punto di applicazione della spinta si trova in corrispondenza del baricentro del diagramma delle<br />

pressioni (1/3 H rispetto alla base della parete). L'espressione di K a perde di significato per β>φ.<br />

Questo coincide con quanto si intuisce fisicamente: la pendenza del terreno a monte della parete<br />

non può superare l'angolo di natural declivio del terreno stesso.<br />

Nel caso di terreno dotato di attrito e coesione c l'espressione della pressione del terreno ad una<br />

generica profondità z vale<br />

Spinta in presenza di falda<br />

σa = γz K a - 2 c √ Ka<br />

Nel caso in cui a monte della parete sia presente la falda il diagramma delle pressioni sulla parete<br />

risulta modificato a causa della sottospinta che l'acqua esercita sul terreno. Il peso di volume del<br />

terreno al di sopra della linea di falda non subisce variazioni. Viceversa al di sotto del livello di<br />

falda va considerato il peso di volume di galleggiamento<br />

γa = γsat - γw<br />

dove γsat è il peso di volume saturo del terreno (dipendente dall'indice dei pori) e γw è il peso di<br />

volume dell'acqua. Quindi il diagramma delle pressioni al di sotto della linea di falda ha una<br />

pendenza minore. Al diagramma così ottenuto va sommato il diagramma triangolare legato alla<br />

pressione idrostatica esercitata dall'acqua.<br />

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Spinta a Riposo<br />

Si assume che sui piedritti agisca la spinta calcolata in condizioni di riposo.<br />

Il coefficiente di spinta a riposo è espresso dalla relazione<br />

K0 = 1 - sinφ<br />

dove φ rappresenta l'angolo d'attrito interno del terreno di rinfianco.<br />

Quindi la pressione laterale, ad una generica profondità z e la spinta totale sulla parete di altezza H<br />

valgono<br />

σ = γ z K0 + pvK0<br />

S = 1/2 γ H 2 K0 + pvK0 H<br />

dove pv è la pressione verticale agente in corrispondenza della calotta.<br />

Spinta in presenza di sisma<br />

Per tener conto dell'incremento di spinta dovuta al sisma si fa riferimento al metodo di Mononobe-<br />

Okabe (cui fa riferimento la Normativa Italiana).<br />

La Normativa Italiana suggerisce di tener conto di un incremento di spinta dovuto al sisma nel<br />

modo seguente.<br />

Detta ε l'inclinazione del terrapieno rispetto all'orizzontale e β l'inclinazione della parete rispetto<br />

alla verticale, si calcola la spinta S' considerando un'inclinazione del terrapieno e della parete pari<br />

a<br />

ε' = ε + θ<br />

β' = β + θ<br />

dove θ = arctg(kh/(1±kv)) essendo kh il coefficiente sismico orizzontale e kv il coefficiente sismico<br />

verticale, definito in funzione di kh.<br />

Detta S la spinta calcolata in condizioni statiche l'incremento di spinta da applicare è espresso da<br />

∆S = AS' - S<br />

dove il coefficiente A vale<br />

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cos 2 (β + θ)<br />

A = –––––––––––––––––––––––––––––<br />

cos 2 βcosθ<br />

Tale incremento di spinta deve essere applicato ad una distanza dalla base pari a 2/3 dell'altezza<br />

della parete.<br />

Oltre a questo incremento bisogna tener conto delle forze d'inerzia orizzontali che si destano per<br />

effetto del sisma. Tale forza viene valutata come<br />

Fi = CW<br />

dove W è il peso della parete e dei relativi sovraccarichi permanenti e va applicata nel baricentro<br />

dei pesi.<br />

Strategia di soluzione<br />

A partire dal tipo di terreno, dalla geometria e dai sovraccarichi agenti il programma è in grado di<br />

conoscere tutti i carichi agenti sulla struttura per ogni combinazione di carico.<br />

La struttura scatolare viene schematizzata come un telaio piano e viene risolta mediante il metodo<br />

degli elementi finiti (FEM). Più dettagliatamente il telaio viene discretizzato in una serie di<br />

elementi connessi fra di loro nei nodi.<br />

Il terreno di rinfianco e di fondazione viene invece schematizzato con una serie di elementi molle<br />

non reagenti a trazione (modello di Winkler). L'area della singola molla è direttamente<br />

proporzionale alla costante di Winkler del terreno e all'area di influenza della molla stessa.<br />

A partire dalla matrice di rigidezza del singolo elemento, Ke, si assembla la matrice di rigidezza<br />

di tutta la struttura K. Tutti i carichi agenti sulla struttura vengono trasformati in carichi<br />

nodali(reazioni di incastro perfetto) ed inseriti nel vettore dei carichi nodali p.<br />

Indicando con u il vettore degli spostamenti nodali (incogniti), la relazione risolutiva può essere<br />

scritta nella forma<br />

K u = p<br />

Da questa equazione matriciale si ricavano gli spostamenti incogniti u<br />

u = K -1 p<br />

Noti gli spostamenti nodali è possibile risalire alle sollecitazioni nei vari elementi.<br />

La soluzione del sistema viene fatta per ogni combinazione di carico agente sullo scatolare. Il<br />

successivo calcolo delle armature nei vari elementi viene condotto tenendo conto delle condizioni<br />

più gravose che si possono verificare nelle sezioni fra tutte le combinazioni di carico.<br />

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II – 2.20 METODI DI VERIFICA OPERE DI SOSTEGNO<br />

Il calcolo dei muri di sostegno viene eseguito secondo le seguenti fasi:<br />

- Calcolo della spinta del terreno<br />

- Verifica a ribaltamento<br />

- Verifica della stabilità complesso fondazione terreno (carico limite)<br />

- Verifica della stabilità del pendio<br />

Calcolo delle sollecitazioni sia del muro che della fondazione, progetto delle armature e relative<br />

verifiche dei materiali<br />

Calcolo della spinta sul muro<br />

Metodo di Culmann<br />

Il metodo di Culmann adotta le stesse ipotesi di base del metodo di Coulomb. La differenza<br />

sostanziale è che mentre Coulomb considera un terrapieno con superficie a pendenza costante e<br />

carico uniformemente distribuito (il che permette di ottenere una espressione in forma chiusa per<br />

il coefficiente di spinta) il metodo di Culmann consente di analizzare situazioni con profilo di<br />

forma generica e carichi sia concentrati che distribuiti comunque disposti. Inoltre, rispetto al<br />

metodo di Coulomb, risulta più immediato e lineare tener conto della coesione del masso<br />

spingente. Il metodo di Culmann, nato come metodo essenzialmente grafico, si è evoluto per<br />

essere trattato mediante analisi numerica (noto in questa forma come metodo del cuneo di<br />

tentativo). Come il metodo di Coulomb anche questo metodo considera una superficie di rottura<br />

rettilinea.<br />

I passi del procedimento risolutivo sono i seguenti:<br />

- si impone una superficie di rottura (angolo di inclinazione ρ rispetto all'orizzontale) e si<br />

considera il cuneo di spinta delimitato dalla superficie di rottura stessa, dalla parete su cui si<br />

calcola la spinta e dal profilo del terreno;<br />

- si valutano tutte le forze agenti sul cuneo di spinta e cioè peso proprio (W), carichi sul terrapieno,<br />

resistenza per attrito e per coesione lungo la superficie di rottura (R e C) e resistenza per coesione<br />

lungo la parete (A);<br />

- dalle equazioni di equilibrio si ricava il valore della spinta S sulla parete.<br />

Questo processo viene iterato fino a trovare l'angolo di rottura per cui la spinta risulta massima.<br />

La convergenza non si raggiunge se il terrapieno risulta inclinato di un angolo maggiore<br />

dell'angolo d'attrito del terreno.<br />

Nei casi in cui è applicabile il metodo di Coulomb (profilo a monte rettilineo e carico<br />

uniformemente distribuito) i risultati ottenuti col metodo di Culmann coincidono con quelli del<br />

metodo di Coulomb.<br />

Le pressioni sulla parete di spinta si ricavano derivando l'espressione della spinta S rispetto<br />

all'ordinata z. Noto il diagramma delle pressioni è possibile ricavare il punto di applicazione della<br />

spinta.<br />

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Spinta in presenza di sisma<br />

Per tener conto dell'incremento di spinta dovuta al sisma si fa riferimento al metodo di Mononobe-<br />

Okabe (cui fa riferimento la Normativa Italiana).<br />

La Normativa Italiana suggerisce di tener conto di un incremento di spinta dovuto al sisma nel<br />

modo seguente.<br />

Detta ε l'inclinazione del terrapieno rispetto all'orizzontale e β l'inclinazione della parete rispetto<br />

alla verticale, si calcola la spinta S' considerando un'inclinazione del terrapieno e della parte pari a<br />

ε' = ε + θ<br />

β' = β + θ<br />

dove θ = arctg(kh/(1±kv)) essendo kh il coefficiente sismico orizzontale e kv il coefficiente sismico<br />

verticale, definito in funzione di kh.<br />

In presenza di falda a monte, θ assume le seguenti espressioni:<br />

Terreno a bassa permeabilità<br />

Terreno a permeabilità elevata<br />

θ = arctg[(γsat/(γsat-γw))*(kh/(1±kv))]<br />

θ = arctg[(γ/(γsat-γw))*(kh/(1±kv))]<br />

Detta S la spinta calcolata in condizioni statiche l'incremento di spinta da applicare è espresso da<br />

dove il coefficiente A vale<br />

∆S = AS' - S<br />

cos 2 (β + θ)<br />

A = –––––––––––––––––––––––––––––<br />

cos 2 βcosθ<br />

In presenza di falda a monte, nel coefficiente A si tiene conto dell'influenza dei pesi di volume nel<br />

calcolo di θ.<br />

Adottando il metodo di Mononobe-Okabe per il calcolo della spinta, il coefficiente A viene posto<br />

pari a 1.<br />

Tale incremento di spinta è applicato a metà altezza della parete di spinta nel caso di forma<br />

rettangolare del diagramma di incremento sismico, allo stesso punto di applicazione della spinta<br />

statica nel caso in cui la forma del diagramma di incremento sismico è uguale a quella del<br />

diagramma statico.<br />

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Oltre a questo incremento bisogna tener conto delle forze d'inerzia orizzontali e verticali che si<br />

destano per effetto del sisma. Tali forze vengono valutate come<br />

FiH = khW FiV = ±kvW<br />

dove W è il peso del muro, del terreno soprastante la mensola di monte ed i relativi sovraccarichi<br />

permanenti e va applicata nel baricentro dei pesi.<br />

Il metodo di Culmann tiene conto automaticamente dell'incremento di spinta. Basta inserire<br />

nell'equazione risolutiva la forza d'inerzia del cuneo di spinta. La superficie di rottura nel caso di<br />

sisma risulta meno inclinata della corrispondente superficie in assenza di sisma.<br />

Verifica a ribaltamento<br />

La verifica a ribaltamento consiste nel determinare il momento risultante di tutte le forze che<br />

tendono a fare ribaltare il muro (momento ribaltante Mr) ed il momento risultante di tutte le forze<br />

che tendono a stabilizzare il muro (momento stabilizzante Ms) rispetto allo spigolo a valle della<br />

fondazione e verificare che il rapporto Ms/Mr sia maggiore di un determinato coefficiente di<br />

sicurezza η.<br />

Allo Stato Limite Ultimo la Normativa Italiana impone che sia η >= 1.0. par Deve quindi essere<br />

verificata la seguente diseguaglianza<br />

Ms<br />

––––––– >= 1.0<br />

Mr<br />

Il momento ribaltante Mr è dato dalla componente orizzontale della spinta S, dalle forze di inerzia<br />

del muro e del terreno gravante sulla fondazione di monte (caso di presenza di sisma) per i<br />

rispettivi bracci. Nel momento stabilizzante interviene il peso del muro (applicato nel baricentro)<br />

ed il peso del terreno gravante sulla fondazione di monte. Per quanto riguarda invece la<br />

componente verticale della spinta essa sarà stabilizzante se l'angolo d'attrito terra-muro δ è<br />

positivo, ribaltante se δ è negativo. δ è positivo quando è il terrapieno che scorre rispetto al muro,<br />

negativo quando è il muro che tende a scorrere rispetto al terrapieno (questo può essere il caso di<br />

una spalla da ponte gravata da carichi notevoli). Se sono presenti dei tiranti essi contribuiscono al<br />

momento stabilizzante.<br />

Questa verifica ha significato solo per fondazione superficiale e non per fondazione su pali.<br />

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Verifica a scorrimento<br />

Per la verifica a scorrimento del muro lungo il piano di fondazione deve risultare che la somma di<br />

tutte le forze parallele al piano di posa che tendono a fare scorrere il muro deve essere minore di<br />

tutte le forze, parallele al piano di scorrimento, che si oppongono allo scivolamento, secondo un<br />

certo coefficiente di sicurezza. In particolare, allo Stato Limite Ultimo la Normativa Italiana<br />

richiede che il rapporto fra la risultante delle forze resistenti allo scivolamento Fr e la risultante<br />

delle forze che tendono a fare scorrere il muro Fs sia<br />

Fr<br />

––––– >= 1.0<br />

Fs<br />

Le forze che intervengono nella Fs sono: la componente della spinta parallela al piano di<br />

fondazione e la componente delle forze d'inerzia parallela al piano di fondazione.<br />

La forza resistente è data dalla resistenza d'attrito e dalla resistenza per adesione lungo la base<br />

della fondazione. Detta N la componente normale al piano di fondazione del carico totale gravante<br />

in fondazione e indicando con δf l'angolo d'attrito terreno-fondazione, con ca l'adesione terrenofondazione<br />

e con Br la larghezza della fondazione reagente, la forza resistente può esprimersi<br />

come<br />

Fr = N tg δf + caBr<br />

La Normativa consente di computare, nelle forze resistenti, una aliquota dell'eventuale spinta<br />

dovuta al terreno posto a valle del muro. In tal caso, però, il coefficiente di sicurezza deve essere<br />

aumentato opportunamente. L'aliquota di spinta passiva che si può considerare ai fini della<br />

verifica a scorrimento non può comunque superare il 50 percento.<br />

Per quanto riguarda l'angolo d'attrito terra-fondazione, δf, diversi autori suggeriscono di assumere<br />

un valore di δf pari all'angolo d'attrito del terreno di fondazione.<br />

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Verifica al carico limite<br />

Il rapporto fra il carico limite in fondazione e la componente normale della risultante dei carichi<br />

trasmessi dal muro sul terreno di fondazione deve essere superiore a 1. Cioè, detto Qu, il carico<br />

limite ed R la risultante verticale dei carichi in fondazione, deve essere:<br />

Qu<br />

––––– >= 1<br />

R<br />

Terzaghi ha proposto la seguente espressione per il calcolo della capacità portante di una<br />

fondazione superficiale.<br />

La simbologia adottata è la seguente:<br />

qu = cNcsc + qNq + 0.5BγNγsγ<br />

c coesione del terreno in fondazione;<br />

φ angolo di attrito del terreno in fondazione;<br />

γ peso di volume del terreno in fondazione;<br />

B larghezza della fondazione;<br />

D profondità del piano di posa;<br />

q pressione geostatica alla quota del piano di posa.<br />

I fattori di capacità portante sono espressi dalle seguenti relazioni:<br />

e 2(0.75π-φ/2)tg(φ)<br />

Nq = –––––––––––––––––<br />

2cos 2 (45 + φ/2)<br />

Nc = (Nq - 1)ctgφ<br />

tgφ Kpγ<br />

Nγ = ––––– ( ––––––––– - 1 )<br />

2 cos 2 φ<br />

I fattori di forma sc e sγ che compaiono nella espressione di qu dipendono dalla forma della<br />

fondazione. In particolare valgono 1 per fondazioni nastriformi o rettangolari allungate e valgono<br />

rispettivamente 1.3 e 0.8 per fondazioni quadrate.<br />

Il termine Kpγ che compare nell'espressione di Nγ non ha un'espressione analitica. Pertanto si<br />

assume per Nγ l'espressione proposta da Vesic<br />

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Nγ = 2(Nq + 1)tgφ<br />

Verifica alla stabilità globale<br />

Allo Stato Limite Ultimo la verifica alla stabilità globale del complesso muro+terreno deve fornire<br />

un coefficiente di sicurezza non inferiore a 1.0.<br />

Viene usata la tecnica della suddivisione a strisce della superficie di scorrimento da analizzare. La<br />

superficie di scorrimento viene supposta circolare e determinata in modo tale da non avere<br />

intersezione con il profilo del muro o con i pali di fondazione. Si determina il minimo<br />

coefficiente di sicurezza su una maglia di centri di dimensioni 6x6 posta in prossimità della<br />

sommità del muro. Il numero di strisce è pari a 25.<br />

Il coefficiente di sicurezza fornito da Fellenius si esprime secondo la seguente formula:<br />

cibi<br />

Σ n i ( ––––––––– + [Wicosαi-uili]tgφi )<br />

cosαi<br />

η = –––––––––––––––––––––––––––––––––––––<br />

Σ n iWisinαi<br />

dove n è il numero delle strisce considerate, bi e αi sono la larghezza e l'inclinazione della base<br />

della striscia iesima rispetto all'orizzontale, Wi è il peso della striscia iesima e ci e φi sono le<br />

caratteristiche del terreno (coesione ed angolo di attrito) lungo la base della striscia.<br />

Inoltre ui ed li rappresentano la pressione neutra lungo la base della striscia e la lunghezza della<br />

base della striscia (li = bi/cosαi ).<br />

Quindi, assunto un cerchio di tentativo lo si suddivide in n strisce e dalla formula precedente si<br />

ricava η. Questo procedimento viene eseguito per il numero di centri prefissato e viene assunto<br />

come coefficiente di sicurezza della scarpata il minimo dei coefficienti così determinati.<br />

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II – 2.21 METODO DI ANALISI E VERIFICHE OPERE<br />

PROVVISIONALI<br />

Calcolo della profondità di infissione<br />

Nel caso generale l'equilibrio della paratia è assicurato dal bilanciamento fra la spinta attiva agente<br />

da monte sulla parte fuori terra, la resistenza passiva che si sviluppa da valle verso monte nella<br />

zona interrata e la controspinta che agisce da monte verso valle nella zona interrata al di sotto del<br />

centro di rotazione.<br />

Nel caso di paratia tirantata nell'equilibrio della struttura intervengono gli sforzi dei tiranti (diretti<br />

verso monte); in questo caso, se la paratia non è sufficientemente infissa, la controspinta sarà<br />

assente.<br />

Pertanto il primo passo da compiere nella progettazione è il calcolo della profondità di infissione<br />

necessaria ad assicurare l'equilibrio fra i carichi agenti (spinta attiva, resistenza passiva,<br />

controspinta, tiro dei tiranti ed eventuali carichi esterni).<br />

Nel calcolo classico delle paratie si suppone che essa sia infinitamente rigida e che possa subire<br />

una rotazione intorno ad un punto (Centro di rotazione) posto al di sotto della linea di fondo scavo<br />

(per paratie non tirantate).<br />

Occorre pertanto costruire i diagrammi di spinta attiva e di spinta (resistenza) passiva agenti sulla<br />

paratia. A partire da questi si costruiscono i diagrammi risultanti.<br />

Nella costruzione dei diagrammi risultanti si adotterà la seguente notazione:<br />

Kam diagramma della spinta attiva agente da monte<br />

Kav diagramma della spinta attiva agente da valle sulla parte interrata<br />

Kpm diagramma della spinta passiva agente da monte<br />

diagramma della spinta passiva agente da valle sulla parte interrata.<br />

Kpv<br />

Calcolati i diagrammi suddetti si costruiscono i diagrammi risultanti<br />

Dm=Kpm-Kav e Dv=Kpv-Kam<br />

Questi diagrammi rappresentano i valori limiti delle pressioni agenti sulla paratia. La soluzione è<br />

ricercata per tentativi facendo variare la profondità di infissione e la posizione del centro di<br />

rotazione fino a quando non si raggiunge l'equilibrio sia alla traslazione che alla rotazione.<br />

Per mettere in conto un fattore di sicurezza nel calcolo delle profondità di infissione<br />

si può agire con tre modalità :<br />

1. applicazione di un coefficiente moltiplicativo alla profondità di infissione strettamente<br />

necessaria per l'equilibrio<br />

2. riduzione della spinta passiva tramite un coefficiente di sicurezza<br />

3. riduzione delle caratteristiche del terreno tramite coefficienti di sicurezza su tan(φ) e sulla<br />

coesione<br />

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Calcolo della spinte<br />

METODO DI CULMANN (METODO DEL CUNEO DI TENTATIVO)<br />

Il metodo di Culmann adotta le stesse ipotesi di base del metodo di Coulomb: cuneo di spinta a<br />

monte della parete che si muove rigidamente lungo una superficie di rottura rettilinea o spezzata<br />

(nel caso di terreno stratificato).<br />

La differenza sostanziale è che mentre Coulomb considera un terrapieno con superficie a<br />

pendenza costante e carico uniformemente distribuito (il che permette di ottenere una espressione<br />

in forma chiusa per il valore della spinta) il metodo di Culmann consente di analizzare situazioni<br />

con profilo di forma generica e carichi sia concentrati che distribuiti comunque disposti. Inoltre,<br />

rispetto al metodo di Coulomb, risulta più immediato e lineare tener conto della coesione del<br />

masso spingente. Il metodo di Culmann, nato come metodo essenzialmente grafico, si è evoluto<br />

per essere trattato mediante analisi numerica (noto in questa forma come metodo del cuneo di<br />

tentativo).<br />

I passi del procedimento risolutivo sono i seguenti:<br />

- si impone una superficie di rottura (angolo di inclinazione ρ rispetto all'orizzontale) e si<br />

considera il cuneo di spinta delimitato dalla superficie di rottura stessa, dalla parete su cui si<br />

calcola la spinta e dal profilo del terreno;<br />

- si valutano tutte le forze agenti sul cuneo di spinta e cioè peso proprio (W), carichi sul terrapieno,<br />

resistenza per attrito e per coesione lungo la superficie di rottura (R e C) e resistenza per coesione<br />

lungo la parete (A);<br />

- dalle equazioni di equilibrio si ricava il valore della spinta S sulla parete.<br />

Questo processo viene iterato fino a trovare l'angolo di rottura per cui la spinta risulta massima nel<br />

caso di spinta attiva e minima nel caso di spinta passiva.<br />

Le pressioni sulla parete di spinta si ricavano derivando l'espressione della spinta S rispetto<br />

all'ordinata z. Noto il diagramma delle pressioni si ricava il punto di applicazione della spinta.<br />

Spinta in presenza di sisma<br />

Per tenere conto dell'incremento di spinta dovuta al sisma si fa riferimento al metodo di<br />

Mononobe-Okabe (cui fa riferimento la Normativa Italiana).<br />

Il metodo di Mononobe-Okabe considera nell'equilibrio del cuneo spingente la forza di inerzia<br />

dovuta al sisma. Indicando con W il peso del cuneo e con C il coefficiente di intensità sismica la<br />

forza di inerzia valutata come<br />

Fi = W*C<br />

Indicando con S la spinta calcolata in condizioni statiche e con Ss la spinta totale in condizioni<br />

sismiche l'incremento di spinta è ottenuto come<br />

DS= S- Ss<br />

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L'incremento di spinta viene applicato a 2/3 dell'altezza della parete stessa(diagramma triangolare<br />

con vertice in basso).<br />

Analisi ad elementi finiti<br />

La paratia è considerata come una struttura a prevalente sviluppo lineare (si fa riferimento ad un<br />

metro di larghezza) con comportamento a trave. Come caratteristiche geometriche della sezione si<br />

assume il momento d'inerzia I e l'area A per metro lineare di larghezza della paratia. Il modulo<br />

elastico è quello del materiale utilizzato per la paratia.<br />

La parte fuori terra della paratia è suddivisa in elementi di lunghezza pari a circa 5 centimetri e più<br />

o meno costante per tutti gli elementi. La suddivisione è suggerita anche dalla eventuale presenza<br />

di tiranti, carichi e vincoli. Infatti questi elementi devono capitare in corrispondenza di un nodo.<br />

Nel caso di tirante è inserito un ulteriore elemento atto a schematizzarlo. Detta L la lunghezza<br />

libera del tirante, Af l'area di armatura nel tirante ed Es il modulo elastico dell'acciaio è inserito un<br />

elemento di lunghezza pari ad L, area Af, inclinazione pari a quella del tirante e modulo elastico<br />

Es. La parte interrata della paratia è suddivisa in elementi di lunghezza, come visto sopra, pari a<br />

circa 5 centimetri.<br />

I carichi agenti possono essere di tipo distribuito (spinta della terra, diagramma aggiuntivo di<br />

carico, spinta della falda, diagramma di spinta sismica) oppure concentrati. I carichi distribuiti<br />

sono riportati sempre come carichi concentrati nei nodi (sotto forma di reazioni di incastro<br />

perfetto cambiate di segno).<br />

Schematizzazione del terreno<br />

La modellazione del terreno si rifà al classico schema di Winkler. Esso è visto come un letto di<br />

molle indipendenti fra di loro reagenti solo a sforzo assiale di compressione. La rigidezza della<br />

singola molla è legata alla costante di sottofondo orizzontale del terreno (costante di Winkler). La<br />

costante di sottofondo, k, è definita come la pressione unitaria che occorre applicare per ottenere<br />

uno spostamento unitario. Dimensionalmente è espressa quindi come rapporto fra una pressione<br />

ed uno spostamento al cubo [F/L 3 ]. È evidente che i risultati sono tanto migliori quanto più è<br />

elevato il numero delle molle che schematizzano il terreno. Se (m è l'interasse fra le molle (in cm)<br />

e b è la larghezza della paratia in direzione longitudinale (b=100 cm) occorre ricavare l'area<br />

equivalente, Am, della molla (a cui si assegna una lunghezza pari a 100 cm). Indicato con Em il<br />

modulo elastico del materiale costituente la paratia (in Kg/cm 2 ), l'equivalenza, in termini di<br />

rigidezza, si esprime come<br />

k ∆m<br />

Am=10000 x –––––––––<br />

Per le molle di estremità, in corrispondenza della linea di fondo scavo ed in corrispondenza<br />

dell'estremità inferiore della paratia, si assume una area equivalente dimezzata. Inoltre, tutte le<br />

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Em


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molle hanno, ovviamente, rigidezza flessionale e tagliante nulla e sono vincolate all'estremità alla<br />

traslazione. Quindi la matrice di rigidezza di tutto il sistema paratia-terreno sarà data<br />

dall'assemblaggio delle matrici di rigidezza degli elementi della paratia (elementi a rigidezza<br />

flessionale, tagliante ed assiale), delle matrici di rigidezza dei tiranti (solo rigidezza assiale) e<br />

delle molle (rigidezza assiale).<br />

Modalità di analisi e comportamento elasto-plastico del terreno<br />

A questo punto vediamo come è effettuata l'analisi. Un tipo di analisi molto semplice e veloce<br />

sarebbe l'analisi elastica (peraltro disponibile nel programma PAC). Ma si intuisce che considerare<br />

il terreno con un comportamento infinitamente elastico è una approssimazione alquanto<br />

grossolana. Occorre quindi introdurre qualche correttivo che meglio ci aiuti a modellare il terreno.<br />

Fra le varie soluzioni possibili una delle più praticabili e che fornisce risultati soddisfacenti è<br />

quella di considerare il terreno con comportamento elasto-plastico perfetto. Si assume cioè che la<br />

curva sforzi-deformazioni del terreno abbia andamento bilatero. Rimane da scegliere il criterio di<br />

plasticizzazione del terreno (molle). Si può fare riferimento ad un criterio di tipo cinematico: la<br />

resistenza della molla cresce con la deformazione fino a quando lo spostamento non raggiunge il<br />

valore Xmax; una volta superato tale spostamento limite non si ha più incremento di resistenza<br />

all'aumentare degli spostamenti. Un altro criterio può essere di tipo statico: si assume che la molla<br />

abbia una resistenza crescente fino al raggiungimento di una pressione pmax. Tale pressione pmax<br />

può essere imposta pari al valore della pressione passiva in corrispondenza della quota della<br />

molla. D'altronde un ulteriore criterio si può ottenere dalla combinazione dei due descritti<br />

precedentemente: plasticizzazione o per raggiungimento dello spostamento limite o per<br />

raggiungimento della pressione passiva. Dal punto di vista strettamente numerico è chiaro che<br />

l'introduzione di criteri di plasticizzazione porta ad analisi di tipo non lineare (non linearità<br />

meccaniche). Questo comporta un aggravio computazionale non indifferente. L'entità di tale<br />

aggravio dipende poi dalla particolare tecnica adottata per la soluzione. Nel caso di analisi elastica<br />

lineare il problema si risolve immediatamente con la soluzione del sistema fondamentale (K<br />

matrice di rigidezza, u vettore degli spostamenti nodali, p vettore dei carichi nodali)<br />

Ku=p<br />

Un sistema non lineare, invece, deve essere risolto mediante un'analisi al passo per tener conto<br />

della plasticizzazione delle molle. Quindi si procede per passi di carico, a partire da un carico<br />

iniziale p0, fino a raggiungere il carico totale p. Ogni volta che si incrementa il carico si<br />

controllano eventuali plasticizzazioni delle molle. Se si hanno nuove plasticizzazioni la matrice<br />

globale andrà riassemblata escludendo il contributo delle molle plasticizzate. Il procedimento<br />

descritto se fosse applicato in questo modo sarebbe particolarmente gravoso (la fase di<br />

decomposizione della matrice di rigidezza è particolarmente onerosa). Si ricorre pertanto a<br />

soluzioni più sofisticate che escludono il riassemblaggio e la decomposizione della matrice, ma<br />

usano la matrice elastica iniziale (metodo di Riks).<br />

Senza addentrarci troppo nei dettagli diremo che si tratta di un metodo di Newton-Raphson<br />

modificato e ottimizzato. L'analisi condotta secondo questa tecnica offre dei vantaggi immediati.<br />

Essa restituisce l'effettiva deformazione della paratia e le relative sollecitazioni; dà informazioni<br />

dettagliate circa la deformazione e la pressione sul terreno. Infatti la deformazione è direttamente<br />

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leggibile, mentre la pressione sarà data dallo sforzo nella molla diviso per l'area di influenza della<br />

molla stessa. Sappiamo quindi quale è la zona di terreno effettivamente plasticizzato. Inoltre dalle<br />

deformazioni ci si può rendere conto di un possibile meccanismo di rottura del terreno.<br />

Analisi per fasi di scavo<br />

L'analisi della paratia per fasi di scavo consente di ottenere informazioni dettagliate sullo stato di<br />

sollecitazione e deformazione dell'opera durante la fase di realizzazione. In ogni fase lo stato di<br />

sollecitazione e di deformazione dipende dalla 'storia' dello scavo (soprattutto nel caso di paratie<br />

tirantate o vincolate).<br />

Definite le varie altezze di scavo (in funzione della posizione di tiranti, vincoli, o altro) si procede<br />

per ogni fase al calcolo delle spinte inserendo gli elementi (tiranti, vincoli o carichi) attivi per<br />

quella fase, tendendo conto delle deformazioni dello stato precedente. Ad esempio, se sono<br />

presenti dei tiranti passivi si inserirà nell'analisi della fase la 'molla' che lo rappresenta. Indicando<br />

con u ed u0 gli spostamenti nella fase attuale e nella fase precedente, con s ed s0 gli sforzi nella<br />

fase attuale e nella fase precedente e con K la matrice di rigidezza della 'struttura' la relazione<br />

sforzi-deformazione è esprimibile nella forma<br />

s=s0+K(u-u0)<br />

In sostanza analizzare la paratia per fasi di scavo oppure 'direttamente' porta a risultati abbastanza<br />

diversi sia per quanto riguarda lo stato di deformazione e sollecitazione dell'opera sia per quanto<br />

riguarda il tiro dei tiranti.<br />

Verifica alla stabilità globale<br />

La verifica alla stabilità globale del complesso paratia+terreno deve fornire un coefficiente di<br />

sicurezza non inferiore a 1.0 nel caso di analisi allo Stato Limite Ultimo.<br />

È usata la tecnica della suddivisione a strisce della superficie di scorrimento da analizzare. La<br />

superficie di scorrimento è supposta circolare.<br />

In particolare il programma esamina, per un dato centro 3 cerchi differenti: un cerchio passante<br />

per la linea di fondo scavo, un cerchio passante per il piede della paratia ed un cerchio passante<br />

per il punto medio della parte interrata. Si determina il minimo coefficiente di sicurezza su una<br />

maglia di centri di dimensioni 6x6 posta in prossimità della sommità della paratia. Il numero di<br />

strisce è pari a 50.<br />

Il coefficiente di sicurezza fornito da Fellenius si esprime secondo la seguente formula:<br />

cibi<br />

Σi ( ––––––––– + [Wicosαi-uili]tgφi )<br />

cosαi<br />

η = –––––––––––––––––––––––––––––––––––––<br />

ΣiWisinαi<br />

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dove n è il numero delle strisce considerate, bi e αi sono la larghezza e l'inclinazione della base<br />

della striscia iesima rispetto all'orizzontale, Wi è il peso della striscia iesima e ci e φi sono le<br />

caratteristiche del terreno (coesione ed angolo di attrito) lungo la base della striscia.<br />

Inoltre ui ed li rappresentano la pressione neutra lungo la base della striscia e la lunghezza della<br />

base della striscia (li = bi/cosαi ).<br />

Quindi, assunto un cerchio di tentativo si suddivide in n strisce e dalla formula precedente si<br />

ricava η. Questo procedimento è eseguito per il numero di centri prefissato e è assunto come<br />

coefficiente di sicurezza della scarpata il minimo dei coefficienti così determinati.<br />

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II – 3 ASPETTI GEOLOGICI<br />

II – 3.1 PRECISAZIONI IN MERITO ALLA NORMATIVA APPLICATA<br />

Si analizzano le caratteristiche del terreno di un'area significativa circostante il sito di progetto,<br />

verificando la conformità dell'intervento in oggetto con:<br />

quanto previsto dall'attuale normativa sismica (legge 64/1974 e successivi D.M. di<br />

attuazione: 03.03.1975; 19.06.1984; 24.01.1986; 16.01.96; L.R. 29/83; 16.01.1996; Circ. Min.<br />

LL.PP 10.03.1997 n° 65. O.P.C.M 20.03.2003); per cui <strong>Bordighera</strong> risulta Comune sismico di<br />

III categoria;<br />

quanto previsto dal D.M. 11.03.1988;<br />

quanto previsto dal vigente PRG (area a grado di tutela VI: “aree alluvionali marine e fluviali<br />

e coltri di medio spessore in favorevoli condizioni giaciturali”);<br />

quanto previsto nelle Norme di Attuazione del Piano di Bacino Ambito n° 3 S. Francesco,<br />

(zona FU/MA e AIN/TRZ)<br />

Stralcio della Carta dei Regimi Normativi<br />

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II – 3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO<br />

II – 3.2.1 Geologia e stratigrafia<br />

L’area in studio appartiene alla Falda dei Flysch ad Elmintoidi delle Alpi Liguri Occidentali e in<br />

sottordine all'unità tettonica del Flysch di Sanremo-Monte Saccarello.<br />

La falda dei Flysch ad Elmintoidi nel suo bordo occidentale è accavallata sopra la zona delfinese -<br />

provenzale, con l'interposizione degli "schistes à blocs", mentre a Est è sovrapposta alle unità<br />

"prepiemontesi" e al Brianzonese ligure (Vanossi et Alii, 1984), con rapporti reciproci assai<br />

complessi.<br />

All'interno dell'unità tettonica del Flysch di Sanremo-Monte Saccarello si distinguono dal basso:<br />

- un "complesso di base" pelitico (Formazione di S. Bartolomeo, indicata con la sigla "ps" nella<br />

Carta Geologica Italiana del Franchi, mentre gli Autori francesi parlano di "sèriè du complexe de<br />

base";<br />

-un corpo arenaceo (Arenarie di <strong>Bordighera</strong>, identificate dalla sigla "Ha" del Franchi,<br />

corrispondono alla "sériè à dominante grèseuse" degli autori francesi, che costituisce una grossa<br />

lente arenaceo-conglomeratica; che affiora decisamente ad W dell’area di interesse;<br />

-il Flysch di Sanremo, costituito prevalentemente da torbiditi marnoso-arenacee, generalmente in<br />

strati spessi. Il Franchi, seguendo gli autori francesi, distingue una litozona "H2" (corrispondente<br />

alla "sériè à dominante merneuse" e al "complesso a, flysch arenaceo-marnoso-argilloso" di Boni<br />

& Vanossi), sormontante i tipi litologici indicati con la sigla "H1" ("sèriè à dominante calcaire").<br />

L’area di interesse risulta appoggiata alla Flysch di Sanremo, nella sua litofacies a componente<br />

marnoso-calcarea (H1).<br />

Il substrato risulta situato ad una profondità media variabile fra i 10-12 m, con spessore<br />

crescente in direzione S, avvicinandosi al mare, con alcune variazioni imposte dall’andamento<br />

morfologico superficiale connesso con l’urbanizzazione dell’area.<br />

La ricostruzione dell’andamento del substrato roccioso nel sottosuolo è stata effettuata mediante<br />

quanto già noto nell’area, sia a livello generale mediante i numerosi carotaggi eseguiti per conto<br />

della FF.SS., sia per privati.<br />

Da un punto di vista geomorfologico l’area insiste su un fondovalle alluvionale, racchiuso verso E<br />

da un versante con substrato roccioso in Arenarie di <strong>Bordighera</strong> e da locali accumuli in frangia<br />

pedemontana di coltri colluviali (vedi carta geologica allegata).<br />

In particolare per il sito di S. Giuseppe (poco a Ponente) è stato eseguito un sondaggio meccanico<br />

con recupero di carote e n° 3 prove S.P.T., attrezzato con tubo inclinometrico) che confermano i<br />

seguenti parametri del terreno:<br />

peso di volume γ = 2.0 t/m 3<br />

coesione c' = 0 t/m 2<br />

angolo di attrito φ' = 35°<br />

tensione max ammissibile (platea) σ‘= 5.9 t/m 2<br />

tensione max ammissibile (travi rovesce) σ‘= 2.2 t/m 2<br />

Subgrade reaction modulus k = 2-3 kg/cmc<br />

Si integra quanto sopra indicando il livello di falda, pari a circa 5.98 cm dal p.c. del<br />

rilevato ferroviario, quota banchina lato di monte.<br />

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Le prove penetrometriche, eseguite alle quote 1.50-1.95; 3.00-3.45; 4.50-4.95,<br />

forniscono i seguenti risultati:<br />

SPT1 = 7/9/12<br />

SPT2 = 6/9/13<br />

SPT3 = 10/14/18<br />

SOND. PRO N spt N1(60 Dr (S) PHI(S) PHI(R) PHI(J) Dr (B) PHI(B) PHI<br />

F. )<br />

[n] [m] [n°] [n°] [%] [°] [°] [°] [%] [°] [°]<br />

1 1,5 21 35,40 59 36,3 32,7 33,3 70 37,7 35,0<br />

1 3,0 22 26,23 61 36,5 33,2 33,6 57 36,0 34,8<br />

1 4,5 32 31,15 73 38,2 36,9 36,6 60 36,3 37,0<br />

SOND. PRO N spt SIGM N1 E50(Ap E50(Bo E50(P) Vs G<br />

F. A'<br />

) )<br />

[n] [m] [n°] [t/mq] [n°] kg/cmq kg/cmq kg/cmq m/s kg/cmq<br />

1 1,5 21 2,85 38,75 306 344 588 188 671<br />

1 3,0 22 5,7 26,38 319 356 616 217 891<br />

1 4,5 32 8,55 28,43 450 476 896 250 1186<br />

Quanto sopra risulta coerente con le risultanze delle indagini svolte dallo scrivente poco<br />

a Ponente del sito d’interesse con altra Committenza (Ex Bar “il Pirata”) e trasmesse a<br />

Codesto Ente, e quanto già noto dai sondaggi FFSS posti a Levante del sito oggetto<br />

dell’intervento.<br />

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Documentazione fotografica sondaggi<br />

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II – 3.2.2 Idrogeologia<br />

Con riguardo all'idrogeologia, la zona è caratterizzata da una sostanziale impermeabilità del<br />

substrato roccioso: esso può infatti presentare al più una bassa permeabilità secondaria per<br />

circolazione di acqua lungo le fratture dell'ammasso, con carattere però molto discontinuo e<br />

variabile arealmente, con valore crescente in funzione del grado di fratturazione, fagliazione ed<br />

alterazione dell'ammasso roccioso, oltre che al grado di microcarsismo che si sviluppa negli<br />

orizzonti maggiormente calcarei del Flysch.<br />

I materiali di coltre superficiale e alluvionali presentano permeabilità primaria da discreta a scarsa<br />

(k = 10 -4 -10 -6 m/sec), .<br />

La falda interessa lo spessore di materiale detritico alluvionale, conformandosi come un piano<br />

inclinato verso mare, che fornisce il livello di base imposto al sistema idrogeologico sotterraneo.<br />

La profondità media risulta essere di circa -5.00/-6.00 m dal piano campagna attuale in funzione<br />

dell’oscillazione stagionale del livello di falda.<br />

II – 3.2.3 La sezione geologica<br />

Le indagini note in sito permettono dunque di affermare che i terreni interessati dalle opere<br />

saranno costituiti da alluvionidel torrente Borghetto, costituite da una abbondate matrice limosa e<br />

sabbiosa con clasti e ghiere di varie dimensioni. Il tutto costituisce un insieme molto eterogeneo,<br />

con possibile presenza di massi talora di dimensioni notevoli.<br />

Il bedrock si trova a circa 10-12 m mediamente dal p.c., con maggiori profondità ubicate verso<br />

mare, che si riducono procedendo dalla foce alle sorgenti.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 3.3 Aspetti geotecnici-geomeccanici<br />

II – 3.3.1 La caratterizzazione geomeccanica<br />

La formazione flyschioide interessata dal progetto rappresenta un ammasso roccioso<br />

litologicamente eterogeneo; ad ogni distinto livello (arenaria, calcilutite, marna ed argillite) è<br />

quindi associabile uno specifico comportamento geomeccanico.<br />

Parametri Arenaria: Marna e marna<br />

argillosa<br />

Calcilutiti Argilliti<br />

peso di volume (t/m3) 2.58 - 2.68 2.48 - 2.72 2.61-2.72 2.2-2.5<br />

coesione (t/m3) 51.7 - 61.5 32 - 48 2<br />

angolo di resistenza al taglio 33° - 34° 17° - 20° 25°<br />

coesione residua (t/m3) 11 - 17 1<br />

angolo di resistenza al taglio residuo 12° - 14° 16°<br />

resist. a compress. uniass. (MPa) 107 1.6-100 0.28-5.74<br />

resist. a compress. uniass. (sclerometrie MPa) 77 35 128<br />

resist. a compress. uniass. (point load test; MPa) 18 65<br />

vel. onde longit. (campione integro; Km/sec) 5.5 3.7 5.6<br />

modulo elastico (Gpa) 23 13.5<br />

Contenuto in CaCO3(%) 15-50 % 88-90 0-6<br />

Procedendo secondo quanto indicato da Marinos e Hoek (Bull. Eng. Geol. Env n° 60 pp 85-92 del<br />

2001), individuando (con riferimento alla tabella 4-5) un indice rappresentativo del G.S.I. pari a<br />

25-30.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Parametrizzazione dell’ammasso mediante il metodo di Hoek<br />

Si possono determinare i parametri geomeccanici di resistenza (m,s) previsti dal criterio di rottura non lineare di Hoek-Brown per ammassi rocciosi<br />

fratturati.<br />

tensioni principali ( 1, 3) 1= 3 + ci (mb ci<br />

σ<br />

σ<br />

3<br />

+ s)a<br />

con a = costante che dipende dalle caratteristiche dell’ammasso roccioso,<br />

per GSI < 25 a = 0.65 - 200<br />

GSI<br />

per GSI > 25 a=0.50 - valori di resistenza di picco<br />

per GSIr < 25 ar = 0.65 -<br />

GSIr 200<br />

per GSIr > 25 a=0.50 - valori di resistenza residua, dove:<br />

GSIr = 0.36 GSI<br />

s = costante che dipende dalle caratteristiche dell’ammasso roccioso<br />

s =<br />

sr =<br />

e<br />

e<br />

GSI −100<br />

9−3D<br />

GSI r<br />

−100<br />

9−3D<br />

- valori di resistenza di picco<br />

- valori di resistenza residua<br />

ci = valore di rotture monoassiale del materiale roccia<br />

mb = valore della costante mi (dipende dal tipo di roccia) per gli ammassi rocciosi.<br />

mb = mi<br />

e<br />

GSI −100<br />

28−14<br />

D<br />

- valori di resistenza di picco<br />

mbr = mi e<br />

GSIr −100<br />

28−14D<br />

- valori di resistenza residua, dove mi rappresenta il valore del parametro di resistenza (m) riferito a roccia integra ed è<br />

posta uguale a 7 per litotipi marnoso-argillosi.<br />

D rappresenta il “fattore di disturbo” legato al metodo di scavo. In questa sede viene posto D=0.9.<br />

Dai parametri del criterio di rottura non lineare di Hoek e Brown vengono poi ricavati i parametri lineari di Mohr-Coulomb:<br />

1 = 3 + 2c λ con: = tan2<br />

π ϕ<br />

+<br />

4<br />

2<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Il substrato sarà quindi caratterizzato dai seguenti parametri:<br />

Hoek Brown Classification:<br />

Sigci (Mpa) 22<br />

GSI 25<br />

mi 7<br />

D 0.9<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 3.3.2 I materiali alluvionali a parziale rimaneggiamento antropico<br />

superficiale<br />

Sulla base delle osservazioni geologiche-geomorfologiche condotte in sito, grazie all’esperienza<br />

acquisita in precedenti esperienze condotte in zona, alla luce di quanto già noto , si afferma che:<br />

Per i terreni di coltre detritica colluviale e in parte caratterizzata dal disturbo antropico è possibile<br />

elencare le seguenti principali caratteristiche geomeccaniche:<br />

Contenuto in CaCO3: 200-300 (g/kg)<br />

limite liquido 45-51%<br />

limite plastico 22-26%<br />

indice di plasticità 20-28%<br />

coesione (prove di taglio) c' = 0-85 kPa<br />

angolo di attrito (prove di taglio) φ' = 16° - 23°<br />

resist. compress. monoass. σc = 300-420 kPa<br />

velocità onde longitudinali vp = 0.3-0.9 km/sec<br />

velocità onde trasversali vs = 0.2-0.4 km/sec<br />

modulo elastico (dinamico) E = 1000-5000 MPa<br />

modulo di Poisson ν = 0.29-0.38<br />

peso di volume γ = 1.9-2.1 t/m3<br />

I parametri di coesione e angolo di attrito relativi alle coltri detritiche, ricavati da prove al taglio<br />

su campioni ricostruiti in laboratorio e più o meno disturbati dall’atto del campionamento<br />

risultano fortemente conservativi rispetto alla stabilità dei pendii osservabili in zona e anche<br />

rispetto al comportamento reale allo scavo.<br />

Anche i valori di resistenza a compressione monoassiale risultano influenzati dalle stesse<br />

condizioni di disturbo dei campioni e mediamente inferiori ai valori ottenuti con pocket<br />

penetrometer direttamente in sito (pur considerando con la dovuta prudenza i valori ottenuti con<br />

penetrometro tascabile). Nonostante ciò il valore teorico di resistenza a compressione<br />

monoassiale, direttamente ricavabile dai valori massimi di coesione e angolo di attrito prima<br />

esposti risulta pari a soli 256 kPA, contro i 320-420 kPa realmente misurati su campioni per<br />

giunta disturbati.<br />

Si potrebbe quindi consigliare l’adozione dei parametri massimi negli intervalli sopra proposti,<br />

ma, in considerazione di quanto esposto relativamente alle condizioni idrogeologiche, considerata<br />

la relativa diffusione di eventi franosi superficiali causati da lubrificazione della superficie di<br />

scorrimento da parte di acque di infiltrazione all’interfaccia coltre-substrato roccioso verificatesi<br />

durante gli ultimi eventi alluvionali (Settembre 1998, 1999; Ottobre 1999), si consiglia l’adozione<br />

dei seguenti parametri:<br />

peso di volume γ = 1.9-2.0 t/m3<br />

coesione c' = 0 t/m2<br />

angolo di attrito φ' = 34°-36°<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Come risulta evidente dal grafico seguente, trascurare l’apporto della coesione “apparente”<br />

generata dal potenziale matriciale, a favore di un calcolato incremento dell’angolo d’attrito, porta<br />

a considerare condizioni di massima resistenza al taglio costantemente inferiori a quelle derivanti<br />

dai parametri ricavati dalle prove di laboratorio, perlomeno nel campo di pressioni realmente<br />

agente in sito.<br />

Ciò consente un ulteriore<br />

TAU (kpA)<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0<br />

CONDIZIONI NON<br />

VERIFICABILINELLA<br />

REALTA' FISICA<br />

∆τ A FAVORE DI<br />

SICUREZZA<br />

10<br />

20<br />

30<br />

40<br />

CAMPO DELLE PRESSIONI<br />

CONSIDERATE EQUIVALENTI<br />

AD ALTEZZE DI SCAVO DI<br />

CIRCA 4 m<br />

50<br />

τ τ τ τ = = = = σσ<br />

σσ<br />

tg 35°<br />

RESISTENZA AL TAGLIO NON<br />

COMPLETAMENTE MOBILIZZATA<br />

60 80 100 120 140 160 180 200<br />

70 90 110 130 150 170 190<br />

SIGMA (kPa)<br />

∆τ A SFAVORE DI SICUREZZA<br />

τ τ τ τ = = = = 20 20 20 20 + + + + σσ<br />

σσ<br />

tg 20<br />

condizioni così critiche da giustificare di angoli di attrito interno inferiori a 35°.<br />

margine di sicurezza nella<br />

progettazione dell’opera, senza<br />

peraltro “appesantire”<br />

inutilmente l’opera con<br />

parametri troppo conservativi,<br />

permettendo infatti una<br />

modellazione dei materiali più<br />

consona alle condizioni<br />

peggiori riscontrabili sul<br />

terreno, quanto, per effetto<br />

delle acque di infiltrazione<br />

dovute magari a piogge<br />

particolarmente intense,<br />

diminuisce fortemente<br />

l’apporto alla resistenza al<br />

taglio<br />

della coesione, senza peraltro<br />

trovarsi realisticamente in<br />

Le difficoltà connesse con l’estrazione di campioni indisturbati in terreni alluvionali (o morenici,<br />

di colmata ecc.), caratterizzati da forte eterogeneità granulometrica, non consentono di<br />

determinare in laboratorio le caratteristiche di resistenza del terreno, il grado di<br />

sovraconsolidazione ecc.. Occorre quindi affidarsi a prove in situ, di cui la più utilizzata (in terreni<br />

parzialmente ghiaiosi) è la prova S.P.T. (Standard Penetration Test) e con diffusione<br />

internazionale che ha consentito l'acquisizione di un elevatissimo numero di risultati correlati fra<br />

loro con un'affidabile standardizzazione.<br />

A sfavore di questo metodo di indagine si deve ricordare che ciascun terreno segue percorsi degli<br />

sforzi efficaci diversi, cioè ciascun terreno ha una sua storia che non può essere conosciuta tramite<br />

prova penetrometrica dinamica; inoltre trova il suo miglior campo di applicazione nei materiali a<br />

prevalenza sabbiosa, risulta mediamente applicabile nei terreni ghiaiosi, limitatamente applicabile<br />

nei terreni fini coesivi.<br />

Esiste una sterminata bibliografia che riporta correlazioni, indici di correzione ecc. relativi<br />

all'interpretazione della prova che viene utilizzata per ricavare la densità relativa, l'angolo di attrito<br />

efficace, il modulo confinato, il modulo di Young, il modulo di taglio dinamico (attraverso la<br />

valutazione della velocità delle onde trasversali), il rapporto cedimento/carico ammissibile ed,<br />

infine, la stima della resistenza alla liquefazione dei depositi granulari.<br />

In questo lavoro verrà utilizzata la metodologia proposta da Ghionna e Robertson (87), che<br />

prevede la correzione del n° dei colpi in funzione della pressione verticale effettiva di<br />

confinamento, dell'energia di infissione (maglio tipo Pilcon della Nenzi), del tipo di punta<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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utilizzata, del tipo di campionatore, del diametro del foro e della lunghezza delle aste: infatti il<br />

peso dell’elemento battuto aumenta con la profondità (comportando una diminuzione del rapporto<br />

fra massa battente e massa battuta e quindi un incremento di N anche se il terreno resta<br />

omogeneo), inoltre una parte dell’energia viene assorbita dalle aste, in misura crescente con la<br />

profondità, con una sottovalutazione di N.<br />

Per quanto riguarda la dipendenza del valore di NSPT con la presenza di falda, la bibliografia<br />

specializzata riporta contributi molto contrastanti, essendo generalmente accettata solo la<br />

correzione proposta da Terzaghi e Peck, valida però solo per sabbie fini e/o limose con NSPT ><br />

15.<br />

In generale è possibile dire che in presenza di falda si ha una sopravvalutazione dei valori di<br />

NSPT per alte DR, mentre avviene esattamente l’opposto per DR basse, inoltre sembra che la<br />

divergenza fra i due comportamenti si riduca in funzione di un aumento dei materiali fini.<br />

La tabella riassuntiva sotto esposta indica i parametri derivati secondo le più comuni correlazioni<br />

è allegata poco sopra.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 3.4 Analisi geologica geotecnica del progetto<br />

II – 3.4.1 I valori della capacità portante<br />

Tali valori sono precisati mediante il calcolo con apposito software, nel rispetto delle seguenti<br />

condizioni:<br />

carico centrato;<br />

fondazione a trave con B = 0.65 m<br />

condizioni sismiche con correzione di Vesic<br />

- F.S. = 3<br />

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- !"( # $+<br />

. ' !" #<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 73 di 87<br />

$+<br />

/$ $" # 0 *<br />

Le formule generali che permettono il calcolo della capacità portante del terreno (Brinch-Hansen;<br />

Vesic, Mayerhof, Terzaghi ecc..) risultano valide solo per meccanismi di “rottura generale” (vedi<br />

figura allegata, da Lancellotta, 97), cioè per un comportamento del terreno secondo il modello<br />

rigido-plastico perfetto.<br />

Sulla scorta di quanto stabilito da Vesic (75) risulta corretta l’applicazione delle formule<br />

convenzionali se l’indice di rigidezza Ir del terreno, calcolato come segue, risulta superiore ai<br />

valori critici (espressi in funzione dell’angolo di resistenza al taglio:<br />

G<br />

Ir =<br />

c + q tg φ'<br />

con :<br />

G = modulo di deformazione al taglio<br />

q = pressione efficace iniziale esistente a quota B/2 al di sotto delle fondazioni di larghezza B,<br />

assunta pari alla tensione orizzontale nel caso di fondazioni nastriformi (Lancellotta, 1987),<br />

mentre Viggiani consiglia l’adozione della tensione litostatica effettiva esistente alla profondità<br />

D+B/2.<br />

c= coesione del materiale<br />

Il valore dell’indice di rigidezza critico può essere valutato mediante la seguente formulazione:


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I 3.3- 0.45 B<br />

L ctg<br />

1<br />

r,crit = exp<br />

2<br />

π φ<br />

−<br />

4 2<br />

Il programma di calcolo utilizzato consente di determinare in automatico la tipologia di rottura.<br />

2 2 2 2 # # # # %" %" %" %"<br />

2 2 2 2 # # # # +, +, +, +,<br />

232 232 232 232<br />

_______________________________________________________________________________<br />

Pagina 74 di 87<br />

1111<br />

4 1 5/6/478/


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Aumentando la dimensione in pianta delle fondazioni aumenteranno le corrispondenti capacità<br />

portanti, ma anche i relativi cedimenti elastici.<br />

La portanza dei terreni appare comunque adeguata ai carichi di progetto, ma dovranno essere<br />

attentamente valutate l’entità dei cedimenti correlati in sede di calcolo esecutivo.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 3.4.2 Inquadramento sismico<br />

Il calcolo statico e le verifiche di stabilità delle strutture saranno condotte sulla base di quanto<br />

previsto dalla normativa in materia sismica (L. 64/1974 e successivi D.M. di attuazione:<br />

03.03.1975; 19.06.1984; 24.01.1986; 16.01.1996; L.R. 29/83) in materia di indagini sui terreni<br />

(D.M. 11.03.1988 e circolari esplicative) e di materiali e strutture (L.05.11.1971; D.M.<br />

09.01.1996; D.M. 16.01.1996), oltre che quanto previsto dall’ O.P.C.M. del 20.03.2003.<br />

Secondo quanto previsto dalla OPCM 20.03.03 n° 3274 al punto 3, paragrafo 3.1 si individuano<br />

le categorie di profilo stratigrafico, sulla base delle velocità delle onde sismiche trasversali,<br />

considerando che il valore dell’indice di plasticità si mantiene sempre al di sotto del limite del<br />

40%.<br />

L’ordinanza privilegia l’informazione diretta desumibile dai valori sismici misurati rispetto alle<br />

analoghe considerazioni effettuabili dall’analisi dei dati penetrometrici, più facilmente ottenibili<br />

ma di minor rappresentatività rispetto agli effetti di sito.<br />

La presenza degli strati di terreno più superficiali induce una modificazione nelle onde sismiche,<br />

tale modificazione è una delle cause più importanti degli estesi danneggiamenti prodotti da alcuni<br />

terremoti, in ragione degli effetti locali o effetti di sito. Fra i molti studi interpretativi condotti dai<br />

ricercatori, molti sono basati sulla convinzione che la risposta del terreno sia essenzialmente<br />

basata dalle onde di taglio Vs. Ciò, unito all’assunzione di propagazione verticale, consente di<br />

trattare il problema dell’amplificazione locale in maniera abbastanza semplice, pur tenendo conto<br />

della stratificazione dei terreni e della non linearità delle caratteristiche del terreno stesso.<br />

La non linearità del legame costitutivo del terreno può essere risolta mediante relazioni secanti<br />

equivalenti e il moto di input sismico può essere trattato in modo probabilistico.<br />

Il terremoto viene assimilato ad un processo stocastico stazionario.<br />

Le modellazioni così effettuate, pur con alcune approssimazioni dovute sia alla modellazione del<br />

suolo (disuniformità e anisotropia), sia alla caratterizzazione del moto di input, mostrano di essere<br />

in buon accordo con i dati sperimentali.<br />

Dalle equazioni del modello monodimensionale sopra tratteggiato risulta che ai fini<br />

dell’amplificazione locale i valori massimi si hanno in corrispondenza di frequenze che dipendono<br />

dal rapporto delle velocità delle onde di taglio nel terreno superficiale e dal suo spessore.<br />

In corrispondenza di tali frequenze la funzione di amplificazione è semplicemente pari all’inverso<br />

del rapporto d’impendenza.<br />

Il rapporto d’impendenza dipende inoltre dal rapporto fra i prodotti della densità di massa e della<br />

velocità delle Vs del terreno superfiale e della roccia di base, a cui si somma un termine che<br />

dipende dallo smorzamento.<br />

Quanto più forte è il contrasto di velocità fra roccia di base e terreno superficiale, tanto più alta è<br />

l’amplificazione. Lo smorzamento del terreno, viceversa, determina una riduzione<br />

dell’amplificazione; poiché tale smorzamento in generale aumenta man mano che aumenta il<br />

livello di deformazione imposto dal sisma, risulta che le amplificazioni degli effetti di sito tendono<br />

ad essere più forti per sismi deboli e decrescono per sismi disastrosi.<br />

Sulla base delle informazioni definite nei paragrafi precedenti è possibile calcolare la classe di sito<br />

mediante entrambi i metodi proposti dall’Ordinanza.<br />

Sulla base dell’equazione seguente si ottiene il valore equivalente normalizzato sui 30 m di<br />

spessore.Le assunzioni di calcolo sono quindi:<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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- laddove la verticale indagata superi lo spessore dei 30 m di tronca la sequenza;<br />

- laddove la verticale indagata sia inferiore allo spessore dei 30 m si ipotizza la costanza<br />

dell’ultimo dato di Vs con la profondità (aumentando lo spessore dell’ultimo strato).<br />

d i<br />

i=<br />

1<br />

V s30<br />

; N 30 = n d i d i<br />

; ;<br />

i= 1 Vsi<br />

N i<br />

Ove:<br />

n = numero di strati omogenei in cui è possibile suddividere il terreno<br />

di = spessore dello strato i<br />

Vsi = velocità di propagazione dell’onda di taglio nello strato i<br />

Ni = numero di colpi della SPT nello strato i<br />

n<br />

d i<br />

i=<br />

1<br />

= 30 m<br />

Categoria Vs30 m/sec Nspt30 Indice di<br />

plasticità<br />

Coesione non<br />

drenata (kPa)<br />

Descrizione<br />

A >800 Formazioni litoide/molto rigide (con max 5.0 m<br />

cappellaccio<br />

B 360-800 >50 >250 Sabbie,ghiaie addensate, argille consistenti<br />

C 180-360 15-50 70-250 Sabbie e ghiaie mediamente addensate e argille media<br />

consistenza<br />

D


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Resta inteso che il F.S. deve dunque essere pari o superiore a 1.0.<br />

Azioni Proprietà del terreno<br />

Caso Permanenti<br />

Sfavorevoli Favorevoli<br />

Sisma<br />

Sfavorevole<br />

Tan φ c’<br />

Caso C 1.00 1.00 1.30 1.25 1.6<br />

Sulla base della tabella, nell’analisi di stabilità vengono considerati i parametri geotecnici ridotti<br />

come sotto definiti.<br />

Livello<br />

litologico<br />

Coesione statica<br />

(kPa)<br />

Angolo<br />

statico<br />

Coesione<br />

ridotta<br />

kPa<br />

Angolo resist.<br />

taglio ridotto<br />

Coltri e riporti<br />

antropici<br />

0 35 0 29.3<br />

Substrato roccioso 27 34 16.87 28.35<br />

Le azioni sismiche vengono quantificate come di seguito esposto (Punto 4.12 EC8), tenuto conto<br />

delle limitazioni all’utilizzo del metodo pseudo – statico sotto esposte:<br />

1) Le verifiche di stabilità possono essere eseguite mediante metodi semplificati pseudostatici,<br />

nel caso in cui la superficie topografica e il profilo stratigrafico non presentino<br />

irregolarità molto marcate;<br />

2) I metodi semplificati pseudo-statici non devono essere usati nel caso di terreni soggetti allo<br />

sviluppo di pressioni interstiziali elevate o ad un degrado significativo della rigidezza sotto<br />

carico ciclico; i terreniin sito consono soggetti a rilevanti incrementi delle pressioni neutre<br />

per sollecitazioni rapide;<br />

3) Le forze di inerzia sismiche di progetto per analisi pseudo.statiche devono essere assunte<br />

come:<br />

Fh= 0.5 S agW; Fv = ± 0.5Fh<br />

Ove ag è l’accellerazione orizzontale massima, pari a 0.15<br />

W peso proprio della massa<br />

S = fattore correttivo per tener conto della classificazione locale dei suoli (1.25)<br />

Categoria suolo S<br />

A 1,0<br />

B, C, E 1,25<br />

D 1,35<br />

Si ottengono quindi i seguenti valori:<br />

Fh= 0.0937W; Fv = ± 0.0468W<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Risultano quindi compiutamente definite sia le azioni che le proprietà del terreno previste dal caso<br />

C dell’EC7.<br />

In tal modo è possibile procedere alla analisi di stabilità seguente, che non tenendo conto della<br />

storia temporale dell’accelerazione sismica, risulta comunque conservativa.<br />

Analoghe verifiche vengono fatte, per confronto, sulla base dell’ancora vigente D.M. 11.03.1988,<br />

incrementando il F.S. a 1.3 ma mantenendo i parametri integrali. I valori di accelerazione previsti<br />

sono quelli riferiti alla vecchia normativa.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 3.4.3 Analisi di stabilità del fronte di scavo<br />

Sebbene l’opera prevista non comporti scavi/riporti di rilevante altezza, occorre verificare la<br />

stabilità del fronte di scavo, in attesa del getto delle opere di sostegno.<br />

Tali opere devono essere definite attraverso uno studio in condizioni di resistenza non drenata del<br />

terreno, in ragione del fatto che lo scavo avviene in tempi molto più rapidi del riequilibrio dei<br />

terreni.<br />

In via teorica l’altezza di sbancamento critica a parete verticale è stabilita dalla relazione:<br />

H c = 2c u / γ<br />

ove Cu è la coesione non drenata del terreno di peso specifica apparente pari a γ.<br />

Nel caso di pendii a inclinazione costante e per terreni omogenei si può ricorrere alla verifica della<br />

stabilità in sforzi totali con il metodo di Taylor (1937-1948), basato sul metodo del cerchio di<br />

attrito. Fornisce il fattore di sicurezza rispetto ad un fattore dimensionale Ns, detto numero di<br />

stabilità (vedi abaco).<br />

N s =<br />

c N s<br />

γ H<br />

Il numero di stabilità è funzione dell’angolo di inclinazione βdel versante e dell’angolo di<br />

resistenza al taglio del terreno (φ $<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Il risultato della prima formula per valori di Cu pari a 40 kPa da altezze critiche pari a 4m.<br />

Nel secondo caso per c= 20 kPa e resistenza al taglio del terreno (φ) eguale a 20°, per scavo<br />

verticale, si ottiene un fattore di sicurezza pare a 1.375.<br />

Pertanto in condizioni di saturazione normale del terreno risultano stabili al breve termine fronti di<br />

scavo IN COLTRI DETRITICHE ALLUVIONALI fino a circa 4 m di altezza massima,<br />

ipotizzando i parametri tipici del livello insaturo.<br />

In caso di pioggia, il valore della coesione apparente generato dal potenziale matriciale e/o<br />

l’eventuale presenza di acque ruscellanti (erosione superficiale) rende instabile il fronte di scavo.<br />

In ragione di ciò si impone la realizzazione di opere provvisionali per garantire la stabilità<br />

dei terreni anche in condizioni meteo avverse, tanto più laddove le opere insistano su<br />

particolari vincoli di soprassuolo posti in fregio agli scavi.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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II – 3.5 Conclusioni<br />

Attraverso il rilievo geologico di superficie e un attento esame dei dati bibliografici e delle<br />

risultanze dei sondaggi noti eseguiti nell’area, si è ricostruito l’andamento della stratigrafia locale,<br />

giungendo alla parametrizzazione dei terreni sotto riassunta:<br />

Coltri detritiche alluvionali (da 0.0 m a circa -10-12 m dal p.c. attuale):<br />

coesione c' = 0 kPa<br />

angolo di resit. al taglio φ' = 34°-36°<br />

peso di volume γ = 1.9-2.1 t/m 3<br />

modulo di reazione (unitario) k = 3.0 kg/c m 3<br />

suolo NON liquefacibile sotto l’azione di sforzi ciclici<br />

Categoria del suolo di fondazione Tipo “B”<br />

Substrato roccioso (> -1.00-12.0 m dal p.c. attuale):<br />

coesione c' = 0.25-0.30 kg/cm 2<br />

angolo di attrito (picco) φ' = 33°-35°<br />

peso di volume γ = 2.75 t/m 3<br />

Capacità portante ammissibile: 2.5 kg/cmq per fondazione con B=0.60 m.<br />

I fronti di scavo andranno sostenuti con adeguate opere provvisionali.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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III - PARTE TERZA – STUDIO DI PREFATTIBILITA’ AMBIENTALE<br />

Redatto in conformità all’Art. 21 del Regolamento 554<br />

Le opere previste dal presente progetto riguardano essenzialmente interventi di ricostituzione ed<br />

adeguamento idraulico delle arginature e del fondo alveo attualmente già in essere.<br />

Pertanto nelle successive fasi di progettazione definitiva non saranno necessari studi di particolare<br />

entità riguardanti l’inserimento ambientale delle suddette opere.<br />

Particolare riguardo dovrà essere rivolto invece nelle fasi progettuali relative al dimensionamento<br />

delle opere di attraversamento dell’alveo (ponti) per le quali dovrà essere condotto un attento e<br />

puntuale studio di inserimento ambientale dell’opera nel contesto urbano limitrofo.<br />

III – 1 “Verifica della compatibilità dell’intervento con le prescrizioni di eventuali piani sia a<br />

carattere generale che settoriale”<br />

L’intervento è conforme alle previsioni del Piano di Bacino e come tale è recepito da tutta la<br />

pianificazione locale.<br />

III – 2 “Analisi sui prevedibili effetti della realizzazione dell’intervento e del suo esercizio sulle<br />

componenti ambientali e sulla sicurezza dei cittadini”<br />

Non vengono modificate le componenti ambientali esistenti caratterizzate dalla presenza di un<br />

corso d’acqua tra argini in muratura, rimanendo inalterata la tipologia strutturale e costruttiva.<br />

Il canale scolmatore previsto sotto il sedime stradale non determina alcun impatto ambientale<br />

rimanendo completamente interrato senza modifica sostanziale delle dimensioni e delle quote del<br />

sedime stradale stesso.<br />

L’opera è determinante per la sicurezza dei cittadini in quanto elimina il rischio di esondazione<br />

per il tempo di ritorno duecentennale.<br />

III – 3 “Illustrazione delle ragioni della soluzione progettuale prescelta nonché delle possibili<br />

alternative e tipologiche”<br />

Lo studio svolto ha revisionato, recependole, le osservazioni maturate durante il confronto<br />

tecnico-scientifico effettuato sia con la Provincia sia con la Regione.<br />

La scelta della demolizione dei fabbricati costituenti il cosiddetto “Trenino” è stata scrtata per<br />

l’elevato costo di acquisizione dei volumi (confrontabile con l’esecuzione di un primo tratto di<br />

intervento).<br />

La scelta progettuale così come revisionata risulta essere pertanto la sola capace di consentire il<br />

deflusso della portata duecentennale con idonei franchi di sicurezza mantenendo la possibilità di<br />

non modificare le quote della viabilità esistente (via Pasteur, via Moro e via Aurelia).<br />

III – 4 “la determinazione degli eventuali interventi di ripristino, riqualificazione e miglioramento<br />

ambientale e paesaggistico, con la stima dei relativi costi da inserire nei piani finanziari dei<br />

lavori”;<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Non viene ad essere modificato l’assetto ambientale esistente. Si sottolinea che l’omogeneità<br />

dell’intervento e le moderne tecniche costruttive consentiranno di uniformare tipologicamente e<br />

strutturalmente l’intero percorso della via Pasteur, eliminando quella serie di sovrastrutture di<br />

scarso pregio (passerelle esistenti) rendendolo organicamente collegato con l’assetto idraulico del<br />

corso d’acqua. Sarà possibile in questo modo riqualificare una porzione di territorio oggi<br />

particolarmente disomogenea e tipologicamente stratificata.<br />

III – 5 “l’indicazione delle norme di tutela ambientale che si applicano all'intervento nonché<br />

l’indicazione dei criteri tecnici che si intendono adottare per assicurarne il rispetto”.<br />

Durante l’esecuzione dei lavori si realizzeranno opportuni sistemi di deviazione della portata di<br />

magra mediante by-pass con tubazioni di adeguato diametro per evitare contatti diretti con le<br />

attività di scavo che possano determinare intorbidamenti del recapito finale (il mare), specie nel<br />

periodo estivo.<br />

In questo senso il cronoprogramma operativo sarà tale da evitare gli interventi in alveo proprio nei<br />

mesi di luglio e agosto.<br />

Le operazioni di scavo sulla sede stradale verranno precedute dalla deviazione delle reti di<br />

raccolta delle acqua reflue che verranno convogliate nelle nuove canalizzazioni previste<br />

all’interno dell’opera.<br />

In caso di necessità verranno realizzati by-pass locali mediante l’impiego di elettropompe di<br />

adeguata potenza.<br />

In ogni caso l’impresa esecutrice verrà responsabilizzata in materia di difesa ambientale mediante<br />

specifiche norme operative contenute sia negli elaborati specifici di progetto che nei documenti<br />

contrattuali e di controllo (Capitolato Speciale di Appalto e Piano di Sicurezza).<br />

Specifiche norme regolarizzeranno anche il transito degli automezzi da e per il cantiere, nonché le<br />

condizioni di fruibilità delle strade di accesso.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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IV - PARTE QUARTA – CALCOLO SOMMARIO DELLA SPESA<br />

Stralcio “A” – adeguamento idraulico del ponte ferroviario (a carico Ente FS). Tale<br />

interferenza idraulica sarà eliminata con la ricostruzione di un nuovo ponte a sezione<br />

rettangolare di larghezza 16,00 m e altezza media 3,70 m.<br />

Tale opera è a carico dell’Ente Ferroviario che ha già intrapreso la fase di<br />

progettazione esecutiva.<br />

Stralcio “B” – intervento su via Aurelia (progettazione definitiva ed esecutiva già<br />

affidata dall’Amm.ne Provinciale di Imperia) che prevede la costruzione di un nuovo<br />

impalcato di larghezza 9,60 m in prosecuzione del canale principale del rio Borghetto e di<br />

un tratto della tombinatura del canale scolmatore estesa fino all’imbocco di via Pasteur con<br />

sezione di 6,00 m di larghezza ed altezza 2,50.<br />

Stralcio “C” – A valle della via Aurelia e fino al ponte ferroviario si prevede la<br />

demolizione della struttura esistente e la realizzazione di un doppio canale parallelo coperto il<br />

primo di larghezza 9,60 m. (in prosecuzione del canale principale a valle dell’intervento<br />

previsto sotto la via Aurelia stessa) e il secondo di larghezza 6,00 m. in prosecuzione del<br />

canale scolmatore che si raccorderà con il tratto di canale realizzato sotto la via Aurelia. I due<br />

canali sboccheranno paralleli 12,50 m. a monte del nuovo ponte ferroviario in un canale di<br />

larghezza pari a 16,00 m. come quella prevista per il nuovo ponte ferroviario stesso. A monte<br />

della via Aurelia si prevede la realizzazione del canale scolmatore sotto la via Pasteur con<br />

sezione di 6,00 m di larghezza ed altezza 2,50 in prosecuzione del tratto realizzato sotto la via<br />

Aurelia, mantenimento dell’alveo a monte della via Aurelia nella attuale conformazione per<br />

circa 57 ml e successivo allargamento in sponda sinistra fino a monte dei fabbricati esistenti<br />

(“trenino”). In questo tratto si prevede comunque la demolizione di circa 30 ml del fabbricato<br />

denominato “il Trenino” ubicato tra la via Pasteur e l’alveo stesso a partire dalla sezione 6.5<br />

per una superficie media di circa 100 mq. A seguire verso monte si prevede l’allargamento<br />

dell’alveo in sponda sinistra e la realizzazione dello scolmatore sotto via Pasteur fino al ponte<br />

di via Moro. L’intervento si mantiene dimensionalmente costante fino alla tombinatura posta a<br />

valle della via Romana di cui se ne prevede la demolizione in quanto idraulicamente<br />

insufficiente. Al posto delle tombinatura si prevede la realizzazione di un canale a cielo aperto<br />

di larghezza pari a 9,00 m affiancato dalla tombinatura dello scolmatore che anche in questo<br />

tratto si mantiene di larghezza costante pari a 6,00 m. e di altezza pari a 3,00 m. In questo<br />

tratto si prevede la realizzazione del partitore con suddivisione delle portate in termini del 40%<br />

nello scolmatore e 60% nel canale principale. Si prevede inoltre l’adeguamento idraulico della<br />

tombinatura ubicata sotto la via Romana (zona rotonda) con approfondimento del fondo alveo<br />

mediante l’eliminazione del salto di fondo intermedio e spostamento dello stesso a monte della<br />

tombinatura da realizzarsi contestualmente all’intervento privato denominato “Gallinai” di<br />

allargamento dell’alveo immediatamente a monte della tombinatura in sponda sinistra.<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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stralcio B (progetto provincia)<br />

Ex 1<br />

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. $ ' . $ & $ $ $ $<br />

+ , -<br />

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0 . $ & & $ * + 1 , -<br />

. $ * . / & $ + 2 , -<br />

3 - 4 + 5 6 , -<br />

0 . & & . $ * - # , , & * * $ 6 -1 4 + 7 2 ,1 1 -<br />

3 . & & - 4 + 7 ,5 -<br />

0 $ . * . . - & $ - 8 -<br />

+ 5 2 ,5 -<br />

& & ,<br />

stralcio “C” unico<br />

1 bis * & * & $ $ $ $ $ $ + 1 , -<br />

& $ * + , -<br />

. $ ' & $ $ $ ( + , -<br />

. $ '$ $ ( + 2 2 , -<br />

. $ ' . . $ & . $ $ ( + 1 , -<br />

0 . $ & & $ * + , -<br />

Ex 2 . $ * . / & $ + , -<br />

& $ * + 2 , -<br />

. $ ' & $ $ $ ( + 6 , -<br />

. $ '$ $ & . $ $ ( + , -<br />

0 . $ & & $ * + , -<br />

Ex 3 . $ * . / & $ + 1 1 , -<br />

$ ,!<br />

99<br />

Ex 4<br />

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& $ * + 6 , -<br />

. $ ' & $ $ $ ( + , , -<br />

. $ '$ $ & . $ $ ( + 7 1 , -<br />

0 . $ & & $ * + 1 , -<br />

Ex 5 . $ * . / & $ + 1 , -<br />

& $ * + 1 , -<br />

. $ '. $ $ ( + , -<br />

0 . $ & & $ * + 1 , -<br />

Ex 6 . $ * . / & $ + 6 , -<br />

3 - 4 € 608.800,00<br />

0 . & & . $ * - # , , & * * $ 7 - 4 € 547.920,00<br />

3 . & & - 4 € 109.584,00<br />

0 $ . * . $ & : * $<br />

. - & $ - 8 - & & , € 730.000,00<br />

_______________________________________________________________________________<br />

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Riepilogo per l’intero primo lotto funzionale<br />

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