Climatologia ed idrologia applicata - Associazione Idrotecnica Italiana
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Lezione di <strong>Climatologia</strong><br />
Idrologia <strong>applicata</strong> e<br />
Bilancio Idrico<br />
Ing. Mauro Bencivenga<br />
APAT - Dipartimento Tutela Acque Interne e Marine<br />
Via Curtatone 3, 00185 Roma<br />
mauro.bencivenga@Apat.it
1. CARATTERISTICHE CLIMATICHE ED<br />
IDROLOGICHE DELL’ITALIA<br />
2. IDROGRAFIA E REGIMI FLUVIALI<br />
3. BACINI IDROGRAFICI<br />
4. ATTIVITA’ DI MONITORAGGIO<br />
IDROLOGICO<br />
5. BILANCIO IDRICO
CARATTERISTICHE CLIMATICHE ED<br />
IDROLOGICHE DELL DELL’ITALIA<br />
DELL DELL’ITALIA ITALIA
Generalità sul clima italiano<br />
A determinare il clima in Italia intervengono:<br />
- la posizione astronomica, compresa fra i 36 <strong>ed</strong> i 45° N di latitudine, s<strong>ed</strong>e di un<br />
fronte di convergenza da Nord e da Sud di masse d’aria di contrastanti<br />
caratteristiche termodinamiche;<br />
- la posizione geografica, gravante sul lato occidentale della grande massa dei vecchi<br />
continenti, prossima all’Oceano Atlantico <strong>ed</strong> all’Africa Settentrionale;<br />
- l’estensione della penisola, in direzione Nord-Sud per oltre 10° di latitudine;<br />
- la marittimità del clima (almeno per la penisola), per la forma lunga e stretta della<br />
penisola nel Mar M<strong>ed</strong>iterraneo;<br />
- la configurazione orografica, influente in particolare sul clima invernale, con la<br />
barriera dell’arco alpino a protezione dai venti fr<strong>ed</strong>di provenienti dal I e IV quadrante<br />
e con la dorsale appenninica a riparo del versante tirrenico dai venti fr<strong>ed</strong>di di Nord-<br />
Est.
Generalità sul clima italiano<br />
La stagionalità degli eventi meteorologici è<br />
legata alla variazione dell’angolo di incidenza<br />
dei raggi solari sulla superficie terrestre.<br />
Ne consegue uno spostamento ciclico stagionale<br />
in senso meridiano dell’intero sistema<br />
atmosferico, <strong>ed</strong> in particolare:<br />
del fronte intertropicale di convergenza<br />
degli alisei;<br />
della fascia subtropicale delle alte pressioni.<br />
L’andamento stagionale di tali eventi è<br />
evidenziato nelle Figure →<br />
che forniscono la distribuzione m<strong>ed</strong>ia<br />
della pressione barometrica di superficie e<br />
del vento nel bacino m<strong>ed</strong>iterraneo <strong>ed</strong> in<br />
Africa in gennaio (a) <strong>ed</strong> in luglio (b).
Stagione invernale<br />
In inverno, il bacino m<strong>ed</strong>iterraneo<br />
ricade tra il nucleo di alta pressione<br />
delle Azzorre, di debole valore in tale<br />
stagione, e quello ampio e fr<strong>ed</strong>do<br />
gravitante sul continente asiatico.<br />
L’affermarsi del clima fr<strong>ed</strong>do-umido<br />
invernale avviene rapidamente in<br />
autunno quando, a seguito del generale<br />
raffr<strong>ed</strong>damento dell’atmosfera a Nord<br />
dell’equatore, il nucleo permanente<br />
della Azzorre si contrae lasciando libero<br />
accesso nel bacino del M<strong>ed</strong>iterraneo<br />
alle masse d’aria fr<strong>ed</strong>da di provenienza<br />
nord-atlantica (v<strong>ed</strong>i figura →)<br />
Il contrasto tra la temperatura dei venti nordoccidentali e quella relativamente più<br />
elevata della superficie del M<strong>ed</strong>iterraneo determina una condizione di instabilità<br />
con accentuazione degli eventi piovosi di origine frontale <strong>ed</strong> orografica.
Stagione estiva<br />
D’estate, a causa dell’accresciuto<br />
apporto termico solare, l’intero<br />
sistema risulta spostato a Nord.<br />
Il fronte intertropicale di<br />
convergenza si colloca sul continente<br />
africano sino alla latitudine del<br />
tropico del cancro, mentre il nucleo<br />
permanente di alta pressione delle<br />
Azzorre è rafforzato espandendosi<br />
sul bacino del M<strong>ed</strong>iterraneo.<br />
I venti occidentali sono forzati a<br />
fluire verso est su latitudini<br />
superiori a 50° lasciando condizioni<br />
di tempo sereno sulla regione<br />
m<strong>ed</strong>iterranea
Regime pluviometrico<br />
Il regime pluviometrico della<br />
penisola italiana presenta, con esclusione<br />
dell’arco alpino, un netto minimo estivo.<br />
Di contro, il massimo delle precipitazioni<br />
è presente con una unica punta massima<br />
durante l’inverno nelle regioni più meridionali<br />
della penisola, mentre nelle regioni centrali<br />
mostra un massimo principale in autunno<br />
<strong>ed</strong> uno secondario in primavera.<br />
Il valore di quest’ultimo aumenta e si sposta<br />
verso l’estate salendo alle regioni<br />
settentrionali fino a divenire un unico massimo<br />
estivo nelle zone alpine.
Carta delle<br />
precipitazioni<br />
m<strong>ed</strong>ie annuali
Precipitazioni in Italia<br />
Il valore m<strong>ed</strong>io delle precipitazioni meteoriche registrato in Italia dal 1950<br />
al 1990 corrisponde ad un'altezza m<strong>ed</strong>ia di precipitazioni di poco inferiore<br />
ai 1000 mm/anno.<br />
Considerato che l'altezza m<strong>ed</strong>ia delle precipitazioni in Europa è pari a circa<br />
650 mm/anno, è evidente che l'Italia riceve un quantitativo di acque<br />
meteoriche significativamente superiore alla m<strong>ed</strong>ia europea.<br />
Le difficoltà dell'Italia nel campo delle disponibilità idriche sono imputabili<br />
sostanzialmente alla irregolare distribuzione sia spaziale che temporale delle<br />
precipitazioni sul nostro territorio. La differenza di latitudine fra Nord Italia<br />
e Sud Italia e isole comporta notevoli differenze climatiche, con<br />
conseguenti differenze nell'altezza m<strong>ed</strong>ia delle precipitazioni fra Nord e<br />
Sud con conseguenti differenze nelle disponibilità idriche.
Regime pluviometrico<br />
Rappresentazione<br />
della distribuzione della<br />
precipitazione m<strong>ed</strong>ia annua<br />
(il valore m<strong>ed</strong>io della precipitazione<br />
è pari a 990 mm/anno)<br />
Caratteri distintivi:<br />
- diminuzione della precipitazione<br />
al diminuire della latitudine;<br />
- coerenza della sua distribuzione<br />
con le linee fondamentali dell’orografia;<br />
- influenza sulla sua distribuzione<br />
dell’orientamento dei versanti<br />
rispetto alla direzione dei venti<br />
prevalenti.
Regime pluviometrico:<br />
Mesi estivi<br />
Nei mesi estivi (giugno-agosto)<br />
si nota una netta diminuzione<br />
della piovosità con il diminuire<br />
della latitudine.<br />
La precipitazione si concentra sulle<br />
regioni alpine.<br />
Valori di precipitazione di poco<br />
superiori a 100 mm pr<strong>ed</strong>ominano<br />
su vaste aree dell’Italia centrale<br />
e lungo la dorsale dell’Appennino.<br />
Le precipitazioni si mantengono<br />
su valori generalmente inferiori<br />
a i 100 mm sul resto del territorio<br />
peninsulare <strong>ed</strong> ai 50 mm in<br />
Sicilia e Sardegna.
Regime pluviometrico:<br />
Mesi invernali<br />
Nei mesi invernali (dicembre-febbraio)<br />
quando le formazioni cicloniche<br />
investono tutta l’Italia,<br />
le piogge risultano piuttosto uniformi<br />
sull’intera penisola,<br />
fatta eccezione per limitate aree<br />
dell’Appennino Centrale,<br />
in Calabria (superiori a 500 mm)<br />
e sulla pianura pugliese<br />
(inferiori a 200 mm).
IL BILANCIO IDROLOGICO<br />
dS/dt = INP - OUT
Componenti del ciclo idrologico in un sistema aperto<br />
P = precipitazione<br />
Qin = portata entrante<br />
Qout= portata uscente<br />
Qg = trasporto dal corso<br />
d’acqua alla falda<br />
(segno positivo: da falda a<br />
fiume)<br />
Gin = deflusso sottosuperficiale<br />
in entrata<br />
Gout = deflusso sottosuperficiale<br />
in uscita<br />
Es = evaporazione dal suolo<br />
Ts = traspirazione<br />
Eg = evaporazione da falda<br />
Tg = traspirazione da falda<br />
I = infiltrazione<br />
ΔS = variazione di invaso relativo<br />
al volume di controllo di<br />
interesse
IDROGRAFIA<br />
E<br />
REGIMI FLUVIALI
Carta<br />
idrografica
Deflusso naturale<br />
• La lunghezza relativamente breve della maggior parte dei<br />
corsi d'acqua italiani, comporta anche tempi di percorrenza<br />
relativamente brevi dalla sorgente alla foce.<br />
• Questo è anche causa di fenomeni alluvionali frequenti nel<br />
periodo di massima piovosità. In tali casi l'abnorme<br />
quantità di precipitazioni concentrata in brevi periodi<br />
comporta il rapido scorrimento delle acque verso il mare,<br />
in quanto viene superata la capacità di immagazzinamento<br />
dei corsi d'acqua, dei laghi e del sottosuolo, sottraendo di<br />
fatto enormi quantitativi di acqua ad un possibile uso da<br />
parte dell'uomo.
Regimi fluviali<br />
Il regime dei deflussi è dominato da:<br />
- precipitazioni (liquide e solide) (regime pluviometrico);<br />
- temperatura (flussi evapotraspirativi);<br />
- caratteristiche geomorfologiche;<br />
- permeabilità.<br />
Il regime dei deflussi rispecchia quello delle precipitazioni. Questo è tanto<br />
più vero quanto più impermeabile è il bacino, e quindi quanto più<br />
debole è l’effetto di immagazzinamento d’acqua nel suolo.<br />
Quindi, tanto più un bacino è permeabile tanto più regolare è la portata del<br />
corso d’acqua, venendosi a ridurre lo scarto fra la portate massime e quelle<br />
minime.<br />
La variabilità stagionale dei deflussi costituisce una caratteristica molto<br />
importante ai fini dell’utilizzazione delle risorse idriche.<br />
Per es., la carenza di deflussi disponibili durante la stagione estiva condiziona<br />
fortemente l’utilizzo delle risorse idriche, soprattutto quelle per fini irrigui.<br />
La conseguenza è spesso un eccessivo ricorso alla risorsa idrica sotterranea,<br />
determinando l’insorgere di fenomeni quali-quantitativi<br />
(intrusione salina, subsidenza..) con modificazioni a volte irreversibili.
Regimi fluviali<br />
Distinguiamo alcuni regimi fluviali, o dei deflussi, in base alla<br />
seguente classificazione dei bacini:<br />
Bacini glaciali<br />
Bacini alpini (regime pluviometrico continentale o alpino)<br />
Bacini appenninici, distinti a loro volta in<br />
i) parzialmente permeabili<br />
ii) impermeabili<br />
Bacini insulari
I bacini glaciali sono<br />
ricoperti in buona parte<br />
da ghiacciai<br />
Scarsa è la correlazione<br />
fra la curva dei deflussi<br />
e quella degli afflussi<br />
(perché sono importanti<br />
gli effetti di<br />
immagazzinamento<br />
dell’acqua nella coltre<br />
nivale)<br />
Regimi fluviali: bacini glaciali<br />
altezza d'acqua [mm]<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Bacini glaciali<br />
Deflussi mensili<br />
Precipitazioni mensili<br />
G F M A M G L A S O N D<br />
Il diagramma riporta il caso del bacino del Lys a Gressoney St Jean (90.6 km2)
Regimi fluviali: bacini alpini<br />
Nel caso dei bacini alpini,<br />
i deflussi presentano due massimi<br />
(principale in estate e secondario<br />
in autunno)<br />
Il minimo fra estate <strong>ed</strong> autunno<br />
è molto meno marcato di quello<br />
invernale.<br />
Fra la curva dei deflussi e quella<br />
degli afflussi si nota uno<br />
sfasamento:<br />
le precipitazioni nevose autunnoinvernali<br />
si trasformano in<br />
defllussi durante la primaverainizio<br />
estate.<br />
altezza d'acqua [mm]<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
Bacini alpini<br />
Precipitazioni mensili<br />
Deflussi mensili<br />
G F M A M G L A S O N D
Regimi fluviali: bacini appenninici<br />
semipermeabili<br />
Il regime dei deflussi dipende<br />
in buona parte dal regime<br />
pluviometrico<br />
determinando un massimo dei<br />
deflussi in autunno o inverno.<br />
La curva dei deflussi è<br />
notevolmente più regolare di<br />
quella degli afflussi.<br />
Tale regolarità è tanto più<br />
pronunciata quanto maggiore è<br />
l’area di bacino interessata<br />
da formazioni permeabili.<br />
altezza d'acqua [mm]<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
L’esempio di riferisce al Tevere a Ripetta.<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Precipitazioni mensili<br />
Deflussi mensili<br />
G F M A M G L A S O N D
Regimi fluviali: bacini appenninici<br />
impermeabili<br />
La curva dei deflussi è<br />
simile a quella degli afflussi.<br />
Il minimo estivo è molto<br />
pronunciato.<br />
In taluni bacini appenninici<br />
alle piogge primaverili si<br />
sommano i contributi di<br />
fusione nivale.<br />
altezza d'acqua [mm]<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Precipitazioni mensili<br />
Deflussi mensili<br />
L’esempio di riferisce al Reno a Casalecchio (Bologna)<br />
G F M A M G L A S O N D
Regimi fluviali: bacini insulari<br />
Il regime pluviale è<br />
m<strong>ed</strong>iterraneo.<br />
I deflussi registrano<br />
quindi magre estive e<br />
piene invernaliprimaverili.<br />
La curva dei deflussi è<br />
simile a quella degli<br />
afflussi.<br />
L’esempio di riferisce al Simeto a Giarretta (Sicilia)<br />
altezza d'acqua [mm]<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Precipitazioni mensili<br />
Deflussi mensili<br />
G F M A M G L A S O N D
Regimi fluviali<br />
Regime dei deflussi Deflusso stagionale (% del totale annuo)<br />
inverno primavera estate autunno<br />
Alpini 12 21 42 25<br />
App. Imp. 46 33 5 16<br />
App. Perm 33 33 14 20<br />
Insulari 57 29 3 11<br />
45<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Alpini<br />
Inverno Primavera Estate Autunno<br />
Appenninici permeabili<br />
Inverno Primavera Estate Autunno<br />
50<br />
45<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Appenninici impermeabili<br />
Inverno Primavera Estate Autunno<br />
Insulari<br />
Inverno Primavera Estate Autunno
Monitoraggio meteo e previsione<br />
Modelli meteo a scala globale
RAMS: previsioni precipitazioni a 3 h<br />
ANALISI: 08.05.2002 – 12.00 UTC<br />
DA: 09.05.2002 – 21.00 UTC<br />
A: 11.05.2002 – 12.00 UTC
BACINI IDROGRAFICI
BACINO IDROGRAFICO<br />
SUPERFICIALE<br />
• SI DEFINISCE BACINO IDROGRAFICO RELATIVO<br />
AD UNA SEZIONE DI CHIUSURA DI UN CORSO<br />
D’ACQUA LA PORZIONE DI TERRITORIO CHE<br />
RACCOGLIE TUTTE LE ACQUE CHE<br />
DEFLUISCONO ATTRAVERSO LA SEZIONE<br />
CONSIDERATA
BACINO SOTTERRANEO<br />
Poiché la corrispondenza tra l’andamento<br />
altimetrico della superficie del bacino e<br />
quello della superficie impermeabile di<br />
fondo è soltanto approssimativa - e in certi<br />
casi inesistente - è facile che la proiezione<br />
orizzontale del bacino idrografico<br />
superficiale non coincide con quella del<br />
BACINO SOTTERANEO (come ad esempio<br />
nei bacini carsici)
Caratteristiche di un bacino<br />
• Caratteristiche morfometriche<br />
idrografico<br />
• Caratteristiche litologiche: condizionano la disgregazione e l’erosione<br />
del terreno, il trasporto e il deposito dei s<strong>ed</strong>imenti e lo scorrimento<br />
sotterraneo<br />
• Caratteristiche dell’uso del suolo: influiscono sulle perdite del bacino<br />
per evaporazione e traspirazione, sulle modalità dello scorrimento<br />
superficiale e dell’erosione
Caratteristiche morfometriche<br />
Influiscono direttamente:<br />
• sullo scorrimento superficiale;<br />
• sulla produzione, trasporto e deposito dei s<strong>ed</strong>imenti.<br />
Sono definite da PARAMETRI che esprimono:<br />
• le dimensioni planimetriche;<br />
• la forma;<br />
• il rilievo;<br />
• le pendenze del bacino;<br />
• l’organizzazione della rete idrografica;<br />
• i tempi di corrivazione (percorrenza) dell’acqua nelle singole aste<br />
fluviali.
BACINO IDROGRAFICO:<br />
La conoscenza delle caratteristiche fisiche è<br />
fondamentale per le seguenti valutazioni:<br />
• BILANCIO IDROLOGICO<br />
• PORTATE DI PIENA<br />
• DEFLUSSO MINIMO VITALE<br />
• EROSIONE DEI SUOLI<br />
• CARICO INQUINANTE
4/21/2009<br />
CARTA DEI BACINI IDROGRAFICI<br />
1
4/21/2009<br />
1
4/21/2009<br />
1
ATTIVITA ATTIVITA’ ATTIVITA ATTIVITA’ DI MONITORAGGIO<br />
IDROLOGICO
Gli Annali Idrologici<br />
La parte prima si riferisce alla termometria, alla pluviometria e alla meteorologia e<br />
contiene i seguenti elementi:<br />
Termometria: massime e minime temperature giornaliere; valori m<strong>ed</strong>i estremi delle<br />
temperature mensili;<br />
Pluviometria: totali giornalieri mensili <strong>ed</strong> annuali; precipitazioni massime di 1, 3, 6, 12,<br />
24 ore consecutive; massime precipitazioni dell'anno per periodi di più giorni<br />
consecutivi; precipitazioni di notevole intensità e breve durata; manto nevoso;<br />
Meteorologia: pressione atmosferica; umidità relativa; nebulosità; vento al suolo;<br />
La parte seconda si riferisce ai dati relativi ai corsi d'acqua, e contiene le seguenti<br />
tabelle riguardanti:<br />
Afflussi meteorici su alcuni bacini imbriferi;<br />
Osservazioni idrometriche giornaliere;<br />
Portate e bilanci idrologici;<br />
Osservazioni freatimetriche;<br />
Trasporto torbido;<br />
Indagini, studi idrologici, <strong>ed</strong> eventi di carattere eccezionale (in questo capitolo<br />
conclusivo vengono descritti, qualora si verifichino, i fenomeni eccezionali, come<br />
alluvioni o lunghi periodi di siccità).
PLUVIOMETRIA E RETI PLUVIOMETRICHE
Monitoraggio pluviometrico<br />
Misura puntuale della precipitazione al suolo<br />
L’altezza di precipitazione ( o di pioggia, dato che normalmente il tipo di<br />
precipitazione di interesse è quello liquido - pioggia) 1 si definisce come l’altezza<br />
della lama d’acqua che coprirebbe una superficie orizzontale, qualora tutta l’acqua<br />
raccolta dalla superficie fosse trattenuta, così da formare uno strato di spessore<br />
uniforme. Quando si parla di altezza di precipitazione è dunque necessario<br />
specificare sempre l’intervallo di tempo in cui la precipitazione è caduta.<br />
Gli strumenti utilizzati per la misura delle precipitazioni raccolgono<br />
ovviamentesoltanto l’acqua caduta su una superficie molto ridotta. La principale<br />
caratteristica delle misure di precipitazione tradizionali è quindi di essere misure<br />
puntuali.<br />
Nota: 1 mm di lama d’acqua su 1 m 2 equivale ad 1 litro (1000 cm 3 ).<br />
1 con precipitazione si indicano gli afflussi meteorici sia liquidi (pioggia) che solidi<br />
(neve, nevischio, grandine). In genere le precipitazioni solide si misurano attraverso<br />
il loro equivalente in acqua.
Struttura del pluviometro<br />
Un pluviometro è un recipiente<br />
cilindrico, nella cui bocca, disposta<br />
orizzontalmente 1 , è sistemato un<br />
imbuto raccoglitore.<br />
L’acqua si raccoglie sul fondo del<br />
pluviometro, quando questo è di<br />
dimensioni tali da poter essere<br />
agevolmente maneggiato, oppure in un<br />
secondo recipiente, più piccolo disposto<br />
al suo interno.<br />
Lo scopo dell’imbuto è quello di ridurre<br />
il più possibile le perdite per<br />
evaporazione.<br />
A questo scopo il foro, che è coperto<br />
da una sottile rete metallica, deve<br />
essere il più piccolo possibile.<br />
1 gli strumenti devono essere dotati di bolla di livello per una facile e precisa<br />
messa in opera. Per studi idrologici particolari, tuttavia, si utilizza, a volte,<br />
un'apertura parallela alla pendenza del terreno.
Struttura del pluviometro<br />
Per la misura dell’afflusso meteorico<br />
nel caso di precipitazioni solide,<br />
il pluviometro deve essere riscaldato.<br />
Le figure rappresentano<br />
← un pluviometro non riscaldato<br />
un pluviometro riscaldato →
Il pluviometro del Servizio Idrografico Nazionale<br />
Il Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale ha adottato pluviometri con<br />
bocca di diametro pari a 0.357 m (corrispondente ad una superficie di un decimo<br />
di metro quadrato). Ad ogni litro di acqua raccolta corrispondono così 10 mm di<br />
altezza di precipitazione.<br />
Il pluviometro viene installato ad un’altezza dal suolo di 1.5 m circa in luogo<br />
aperto, lontano da alberi e da fabbricati, in modo che la pioggia sia in ogni parte<br />
libera di cadere sul ricevitore del pluviometro.<br />
Nelle pubblicazioni del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale le altezze<br />
di precipitazione ai pluviometri sono misurate con la precisione di 0.2 mm.<br />
Le altezze di precipitazione misurate dai pluviometri vengono lette normalmente<br />
una volta al giorno. Per misure relative ad intervalli di tempo minori si utilizzano<br />
strumenti detti pluviografi.
Pluviografi<br />
Per numerosi scopi pratici è necessario conoscere l’intensità di precipitazione<br />
o intensità di pioggia. L’intensità di pioggia può essere istantanea o m<strong>ed</strong>ia.<br />
L’intensità di pioggia m<strong>ed</strong>ia è il rapporto (espresso in millimetri all’ora) tra<br />
l’altezza di precipitazione e la durata corrispondente.<br />
L’intensità di pioggia istantanea è il limite a cui tende l’intensità m<strong>ed</strong>ia quando la<br />
durata tende a zero.<br />
Il grafico che rappresenta l’andamento nel tempo dell’intensità di precipitazione (che<br />
in pratica è sempre un’intensità m<strong>ed</strong>ia, calcolata su intervalli di tempo di una certa<br />
durata) prende il nome di ietogramma.<br />
La registrazione dell’altezza di pioggia era<br />
effettuata in passato<br />
(e talvolta ancora oggi in molti casi)<br />
in forma di grafico su un diagramma.<br />
Da qui il nome di pluviografi con cui<br />
questi strumenti sono conosciuti.<br />
Il pluviografo è quindi costituito da:<br />
- sensore (che rileva istante per istante il<br />
valore dell’altezza di pioggia caduta)<br />
- apparato di registrazione (foglio di carta, nastro magnetico, memoria solida).
Le reti di rilevamento pluviometriche<br />
Le osservazioni effettuate da un singolo pluviometro sono rappresentative di<br />
un’area più o meno ristretta all’intorno dello strumento. Per conoscere la<br />
distribuzione delle piogge in una regione di qualche estensione è necessario<br />
installare più strumenti - una rete.<br />
Il numero dei pluviometri di cui è necessaria l’installazione dipende da:<br />
- uso delle osservazioni;<br />
- distribuzione spaziale delle precipitazioni.<br />
Per quanto riguarda il primo punto: quanto minore è l’intervallo di aggregazione<br />
temporale delle piogge areali che si intendono stimare, tanto maggiore deve essere<br />
la densità di stazioni nella rete che si sta considerando (a parità di accuratezza<br />
della stima).<br />
Questo vuole dire che se per effettuare una stima di precipitazione m<strong>ed</strong>ia areale<br />
giornaliera può essere sufficiente un pluviometro ogni 100 km 2 , per ottenere la<br />
stessa accuratezza di stima per le piogge m<strong>ed</strong>ie areali orarie va installata una rete<br />
di densità maggiore (p. es.: uno strumento ogni 10 km 2 ).<br />
La densità della rete pluviometrica italiana (tra le più fitte) è di circa uno<br />
strumento ogni 80 km 2 , quella francese pari a 1 su 150 km 2 ,<br />
negli Stati Uniti pari a 1 su 700 km 2 .
La rete del Compartimento di Roma
La rilevazione elettronica dei dati<br />
L’avvento dell’elettronica, <strong>ed</strong> in particolare dei sistemi a microprocessore, ha<br />
consentito una fondamentale svolta nelle metodologie di acquisizione <strong>ed</strong><br />
elaborazione dei dati.<br />
Vantaggi:<br />
Possibilità di effettuare un trattamento completo dei dati stessi, dal sistema di<br />
rilevamento alle elaborazioni più complesse, in maniera completamente automatica,<br />
eliminando così gran parte degli errori e delle imprecisioni dovute all’intervento<br />
degli operatori.<br />
Un sistema elettronico di misura <strong>ed</strong> acquisizione di dati è costituito<br />
essenzialmente da tre parti:<br />
1) sensore, che provv<strong>ed</strong>e a trasformare le variazioni della grandezza misurata in<br />
variazioni di una grandezza di tipo elettrico;<br />
2) sistema di controllo, basato su microprocessore, che provv<strong>ed</strong>e alle seguenti<br />
funzioni:<br />
- acquisizione ad intervalli prestabiliti dei segnali provenienti dal sensore;<br />
- conversione della grandezza elettrica di tipo continuo (analogico) in forma<br />
numerica (digitale);<br />
- eventuale visualizzazione locale dei dati;<br />
- memorizzazione dei dati su supporto di memoria;<br />
- eventuale trasmissione dei dati;<br />
3) sistema di alimentazione, che fornisce l’energia necessaria al funzionamento<br />
dell’intero apparato.
La rilevazione elettronica dei dati: Sensore<br />
Il sistema di acquisizione<br />
dati, si trova ad operare,<br />
nella maggior parte dei casi,<br />
in condizioni ambientali assai<br />
severe (con elevati sbalzi di<br />
temperatura tra il giorno e<br />
la notte) e in presenza di<br />
fattori aggressivi di varia<br />
natura. E’ essenziale,<br />
quindi, la completa<br />
adattabilità a tali condizioni<br />
dei sensori prescelti, la cui<br />
importante funzione, di<br />
acquisire e di convertire,<br />
deve essere al meglio<br />
salvaguardata.
La rilevazione elettronica dei dati: Sistema di controllo 2<br />
La visualizzazione locale dei dati consente all’operatore di verificare sia la taratura<br />
dello strumento, da effettuarsi tramite confronto con strumento campione, sia il<br />
corretto funzionamento di tutto il sistema di acquisizione.<br />
E’ inoltre possibile rileggere rapidamente i dati acquisiti e registrati sui moduli di<br />
memoria. La registrazione locale dei dati viene attualmente realizzata utilizzando<br />
quasi esclusivamente moduli di memoria allo stato solido, che possono essere di vario<br />
tipo:<br />
- EPROM, in cui i dati vengono scritti utilizzando impulsi elettrici, ma che per essere<br />
cancellati richi<strong>ed</strong>ono l’utilizzo di un apposito cancellatore a raggi ultravioletti. Hanno<br />
una elevatissima affidabilità, <strong>ed</strong> è praticamente impossibile perdere accidentalmente i<br />
dati registrati;<br />
- EEPROM (definito anche E2 PROM), in cui i dati vengono scritti utilizzando impulsi<br />
elettrici. A fronte di una maggiore flessibilità rispetto al sistema EPROM (i dati<br />
possono essere sovrascritti intenzionalmente) presentano una maggiore vulnerabilità<br />
dovuta al rischio di una accidentale cancellazione, con conseguente perdita dei dati.<br />
Attualmente vengono prodotte sch<strong>ed</strong>e di alta capacità (Flash Cards) in grado di<br />
memorizzare una notevolissima mole di dati.
Le reti di rilevamento: trasmissione dei dati<br />
Per trasmissione dei dati si intende qui l’invio di informazioni alfanumeriche da una<br />
stazione remota (appartenente alla rete considerata) ad un stazione centrale di<br />
archiviazione <strong>ed</strong> elaborazione.<br />
Tecnologie disponibili:<br />
- Linee telefoniche;<br />
- frequenze radio VHF/UHF e microonde;<br />
- satelliti geostazionari e polari;<br />
- telemetria meteor-burst.<br />
La scelta fra queste tecnologie dipende da molti fattori, compresi:<br />
- tempo minimo ammissibile fra acquisizione del dato presso la stazione remota<br />
e suo invio alla stazione centrale;<br />
- scala spaziale dell’applicazione;<br />
- costi.
La rete del Compartimento di Roma
La rete del Compartimento Idrografico di Roma
La rete del Compartimento di Roma: DAS
Misura dei livelli idrometrici e stima delle portate liquide<br />
Le portate, i deflussi <strong>ed</strong> i livelli idrometrici<br />
I deflussi dei corsi d’acqua non si possono misurare direttamente,<br />
raccogliendo l’acqua che attraversa la sezione in un dato intervallo di tempo,<br />
per motivi ben evidenti. Solo nel caso di corsi d’acqua piccolissimi o di sorgenti<br />
si possono eseguire misure di questo tipo, che rappresentano l’esatto<br />
corrispondente delle misure di pioggia.<br />
La portata corrisponde alla quantità di acqua che in un certo istante<br />
attraversa una data sezione.<br />
Il deflusso superficiale corrisponde alla quantità d’acqua che attraversa una<br />
certa sezione in un intervallo generico di tempo.<br />
Il livello idrometrico rappresenta il livello del pelo libero, misurato rispetto ad<br />
un determinato riferimento, corrispondente ad una certa portata.
La relazione fra portate e livelli (2)<br />
Si assume quindi che per una data sezione di un corso d’acqua esista una relazione<br />
biunivoca 1 tra portate e livelli (scala delle portate), che permette di trasformare le<br />
osservazioni di altezza d’acqua in osservazioni di portata.<br />
Su queste assunzioni si basa il rilevamento sistematico delle portate dei corsi d’acqua<br />
naturali.<br />
Naturalmente la determinazione della scala delle portate richi<strong>ed</strong>e l’esecuzione di un<br />
certo numero di misure contemporanee di livello e di portata. Queste misure però si<br />
limitano al numero indispensabile per una corretta definizione della scala delle portate,<br />
mentre la gran massa delle misure di portata si ottiene dall’elaborazione di semplici<br />
misure di altezza d’acqua.<br />
Non è poi necessario che le misure di portata destinate all’individuazione della scala<br />
delle portate siano eseguite esattamente nella stessa sezione in cui si misurano i livelli.<br />
E’ infatti del tutto sufficiente che le portate nella sezione di misura si possano ritenere<br />
uguali a quelle della sezione in cui si osservano i livelli. Per questo, basta che non ci siano<br />
immissioni o perdite di portata e che la distanza fra le due sezioni sia abbastanza<br />
piccola da poter considerare uguali le portate anche in condizione di moto vario.<br />
1 Relazione biunivoca significa che per un dato livello esiste un unico valore di portata e<br />
che per una data portata esiste un unico valore di livello.
La relazione fra portate e livelli (1)<br />
Le misure dirette di portata sono decisamente onerose, con notevole impiego<br />
di attrezzatura e di personale.<br />
Il problema dell’osservazione delle portate dei corsi d’acqua si risolve quindi<br />
facendo ricorso a misure indirette:<br />
si misura il livello idrometrico,e da questo si stima, sulla base di una<br />
relazione fra livelli e portate, il dato di portata.<br />
In realtà, la portata che attraversa una data sezione di un corso d’acqua in un<br />
certo istante è funzione di:<br />
- area della sezione bagnata;<br />
- velocità m<strong>ed</strong>ia sulla sezione (funzione a sua volta della perdita specifica di<br />
energia).<br />
Per i corsi d’acqua naturali, risulta del tutto lecito approssimare la pendenza<br />
della linea dei carichi totali con quella del pelo libero.<br />
Allora, la portata di un corso d’acqua è funzione di:<br />
- livello idrometrico<br />
- pendenza del pelo libero nella sezione (questo vale a condizione che l’alveo<br />
non subisca nel tempo modifiche di alcun genere, né di alveo né di scabrezza).
La relazione fra<br />
portate e livelli
Misura della velocità della corrente idrica<br />
Il metodo di misura delle portate di gran lunga più diffuso (ma non l’unico: v<strong>ed</strong>i misure<br />
di portata tramite metodi chimici) consiste nell’eseguire un certo numero di misure di<br />
velocità in diversi punti, opportunamente distribuiti, della sezione liquida (piana,<br />
verticale e disposta ortogonalmente alla direzione generale della corrente), e<br />
nell’approssimare l’integrale di flusso con una sommatoria.<br />
Lo strumento per misurare la<br />
velocità dell’acqua in un punto si<br />
chiama mulinello, costituito di<br />
due parti:<br />
- un equipaggio mobile che,<br />
investito dalla corrente, ruota<br />
ad una velocità che è funzione<br />
della velocità della corrente;<br />
- dispositivo utilizzato per<br />
contare il numero di giri, che<br />
provoca la chiusura di un<br />
contatto elettrico (p. es. ogni<br />
10 giri dell’equipaggio).<br />
Mulinello: in inglese “current<br />
meter”
Misura della velocità della corrente idrica
Misura della velocità della corrente idrica<br />
Le misure di velocità si possono effettuare in 4 modi diversi:<br />
i) a guado,<br />
ii) da ponte,<br />
iii) da teleferica,<br />
iv) da natante.
Misura della velocità della corrente idrica<br />
Misure da ponte
Misura della velocità della corrente idrica<br />
Misure da teleferica
Misura della velocità della corrente idrica<br />
Misure da teleferica
Misura della velocità della corrente idrica<br />
Misure da teleferica
Determinazione della scala delle portate<br />
La scala delle portate viene determinata adattando una funzione ai dati di portata e<br />
livello idrometrico ottenuti durante una campagna di misura.<br />
I valori di portata si determinano sulla base della geometria della sezione liquida (che<br />
viene discretizzata nel modo indicato in figura) e dei valori di velocità misurati in<br />
corrispondenza delle linee centrali dei segmenti verticali a quote particolari (se il tirante<br />
d i è minore di 0.8 m, si misura la velocità ad un’altezza di 0.6 d i; se il tirante è maggiore di<br />
0.8 m, si misura la velocità ad almeno due altezze: 0.2d i e 0.8d i .
Il monitoraggio idrometrico<br />
Lo strumento per la misura del livello dell’acqua o altezza idrometrica nei fiumi<br />
e nei laghi si chiama idrometro o anche limnimetro , nel caso dei laghi, o<br />
mareografo, nel caso delle misure di livello del mare<br />
La sezione in cui si installa l’idrometro deve essere stabile (altrimenti si perde<br />
la consistenza della scala delle portate). Nel caso di correnti lente (numero di<br />
Froude inferiore ad uno), che sono influenzate dalle perturbazioni che vengono<br />
da valle, l’idrometro non deve mai essere posto a monte di un tratto d’alveo in<br />
cui sia verosimile attendersi dei cambiamenti particolarmente consistenti, dei<br />
quali si deve evitare l’influenza.<br />
Per migliorare la precisione delle misure è bene scegliere una sezione in cui, a<br />
parità di variazione di portata, la variazione di livello sia particolarmente<br />
sensibile.
Idrometrografo a galleggiante<br />
Quando la registrazione dei livelli deve essere continua si utilizzano degli<br />
strumenti automatici, di nome idrometrografi. Questi strumenti differiscono<br />
fra loro sia per il principio su cui si basa l’organo di rilevamento vero e proprio<br />
(sensore di livello), che produce un segnale variabile al variare del livello, sia<br />
per il tipo di apparecchio utilizzato per registrare le misure.<br />
In figura è descritto l’idrometrografo<br />
a galleggiante. Le escursioni del livello del pelo<br />
libero fanno salire e scendere il galleggiante e<br />
il filo, mantenuto in tensione dal contrappeso,<br />
si muove facendo ruotare la puleggia. Questa<br />
trasmette la rotazione ad un secondo filo, al<br />
quale è fissato un equipaggio mobile, che porta<br />
una punta scrivente che può scorrere su guide<br />
verticali. La punta scrivente lascia una traccia<br />
su una carta avvolta intorno ad un tamburo ad<br />
asse verticale, tenuto in lenta rotazione da un<br />
meccanismo ad orologeria.
Idrometrografo a galleggiante con memoria magnetica
Idrometrografo ad ultrasuoni e radar<br />
Il principio di funzionamento è<br />
basato su di un trasduttore a<br />
ultrasuoni che trasmette un impulso<br />
verso la superficie da misurare (la<br />
superficie liquida, in questo caso) e<br />
rileva l'eco riflessa risultante.<br />
Il tempo intercorso fra l'impulso<br />
trasmesso e l'eco ricevuta è<br />
convertito in una distanza.<br />
Il sensore deve essere compensato<br />
in temperatura, in quanto la celerità<br />
di propagazione del segnale acustico<br />
in aria dipende, fra l’altro, dalla<br />
temperatura.
Misure dirette di portata tramite sensori ad ultrasuoni<br />
Quando si rende necessario misurare la portata di corsi d’acqua per i quali<br />
non è possibile stabilire una scala delle portate (p. es.: corsi d’acqua con<br />
sbocco a mare e quindi influenzati dall’escursione mareale che determina il<br />
formarsi anche di portate in risalita - condizioni tipiche per i corsi d’acqua<br />
che alimentano la laguna veneta), si utilizzano strumenti costituiti da sensori<br />
ad ultrasuoni.<br />
Si noti che questi strumenti sono diversi rispetto a quelli descritti in<br />
prec<strong>ed</strong>enza, utilizzati per effettuare misure idrometriche tramite<br />
l’osservazione della variazione dell’altezza del pelo libero.
Compiti <strong>ed</strong> organizzazione del Servizio<br />
Idrografico<br />
Le Le competenze del del Servizio erano distinte in in due due parti:<br />
1. 1. la la prima comprendente l'attività a carattere sistematico come<br />
l'osservazione meteorologica, limitatamente a temperatura e<br />
precipitazione, le le misure riguardanti le le acque superficiali e<br />
quindi i i livelli dei dei corsi d'acqua e dei dei laghi, le le portate, il il<br />
trasporto solido; è inoltre affidata al al Servizio la la pubblicazione<br />
degli Annali idrologici e dei dei Bollettini;<br />
2. 2. l'altra riguarda indagini e ricerche a carattere speciale quali ad ad<br />
esempio la la determinazione delle caratteristiche morfologiche<br />
dei dei bacini, il il rilievo dei dei profili longitudinali dei dei corsi d'acqua, il il<br />
rilevamento delle sorgenti e la la misura delle relative portate.
Nuova Organizzazione del<br />
Rilevamento Idrografico<br />
• L’Apat(Agenzia per l’Ambiente) coordina<br />
le attività di rilevamento regionale<br />
• Le Regioni hanno costituito dall’Ottobre<br />
2000 proprie strutture di rilevamento<br />
idrografico per le attività di protezione<br />
civile e per lo studio delle conoscenze<br />
idrologiche.
BILANCIO IDRICO
Risorse Naturali<br />
• La Conferenza delle Acque nel 1989 valutava in 155<br />
Mld mc/anno la risorsa naturale superficiale e in circa<br />
53,5 Mld mc/anno la potenziale, ossia quella che si<br />
potrebbe utilizzare con le opere artificiali attualmente<br />
esistenti al meglio della loro efficienza.<br />
• Rispetto a tali valori è da evidenziare che le<br />
precipitazioni nell’ultimo decennio hanno subito<br />
decrementi oscillanti tra il 10% e il 15% su tutto il<br />
territorio nazionale;<br />
• il deflusso superficiale naturale, nel corso dello stesso<br />
decennio, ha subito un decremento percentuale<br />
superiore al 25%
Scompensi idrici sul territorio<br />
nazionale<br />
L'acqua non è disponibile nella stessa quantità in tutte le parti d'Italia.<br />
Le regioni del Nord ne hanno in abbondanza e con regolarità, il doppio<br />
di quanto serva.<br />
Il Sud ne ha metà di quanto gliene occorra;<br />
Il Nord utilizza solo il 50% delle sue disponibilità idriche.<br />
Sicilia e Sardegna e Puglia coprono appena il 20% del proprio<br />
fabbisogno d'acqua.<br />
Per ciò che concerne l'uso delle risorse idriche in Italia, al Nord la<br />
domanda è maggiore a causa di una prevalente attività agricola e<br />
zootecnica a carattere intensivo e di un'accentuata concentrazione<br />
industriale, mentre nel Sud si riscontra una cronica carenza d'acqua per<br />
tutti gli usi.
Utilità delle dighe per la gestione<br />
delle risorse idriche<br />
• Nella gestione delle risorse idriche<br />
fondamentale è la presenza sul territorio di<br />
invasi. In Italia sono state realizzate circa<br />
800 grandi dighe e 10.000 invasi di piccole<br />
dimensioni che permettono di invasare<br />
oltre 9 Mld m3;<br />
vi sono poi altri serbatoi in costruzione, che<br />
dovrebbero portare la capacità totale a 10,5<br />
Mld m.
Stima Fabbisogni<br />
• Notevoli sono le incertezze che si incontrano nella stima<br />
dei fabbisogni, sia per l’incompletezza dei dati, sia per<br />
l’aleatorietà delle proiezioni future ovviamente<br />
condizionate dalla scelta dei modelli di sviluppo socioeconomico<br />
e demografico.<br />
• La stima dei fabbisogni al 2015 dell’intera nazione è di<br />
53.5 Mld mc/anno. In particolare, il dettaglio dei<br />
fabbisogni, settore per settore, è il seguente:<br />
• uso civile : 7,6 Mld m3/anno<br />
• uso agricolo : 26,2 Mld m3/anno<br />
• uso industriale : 13,3 Mld m3/anno<br />
• uso energetico : 6,4 Mld m3/anno<br />
• Totale : 53,5 Mld m3/anno
USO CIVILE<br />
• Il fabbisogno idropotabile assomma a7,6 Mld mc/anno;<br />
• La dotazione pro capite è di 278 litri ab/giorno;<br />
• La disponibilità d'acqua diminuisce ogni anno, le località in emergenza<br />
idrica crescono di numero, i costi <strong>ed</strong> i prezzi dell'acqua sono in rapido<br />
aumento;<br />
• Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per<br />
quattro mesi l'anno (giugno settembre) è sotto la soglia del fabbisogno<br />
idrico minimo di 100 litri di acqua al giorno a persona;<br />
• L'acqua nel recente passato era erogata da 7 mila enti e soggetti diversi,<br />
(ancora molti esistenti, nonostante la riforma del sistema idrico approvata<br />
dal Parlamento nel 1994), attraverso 13 mila acqu<strong>ed</strong>otti;<br />
• Tra le città italiane Torino conserva la palma del maggior consumo<br />
d'acqua e Firenze è quella che ne consuma meno.<br />
• Da un lato aumentano i fabbisogni di acqua, dall'altro si riduce<br />
progressivamente anche in Italia la quantità e peggiora la qualità delle<br />
nostre riserve.
USO AGRICOLO<br />
• L’uso agricolo costituisce il principale fabbisogno pari al 60% del<br />
totale delle risorse.<br />
• L'acqua per uso agricolo viene prelevata per circa il 28% da pozzi<br />
e sorgenti, per circa il 6% da invasi e per circa il 66% da corsi<br />
d'acqua.<br />
• L'elevato consumo di acqua per uso agricolo dovrebbe portare a<br />
considerare la necessità di una opportuna normativa concernente il<br />
possibile riutilizzo agricolo delle acque reflue civili.<br />
• Nel settore agricolo esigenze di mercato e una rinnovata<br />
concezione dell'agricoltura stanno portando ad una riduzione<br />
nell'utilizzazione delle risorse.<br />
• Una evoluzione che sembra incoraggiare la specializzazione<br />
dell'agricoltura nazionale che sta puntando al ridimensionamento<br />
quantitativo delle produzioni a vantaggio di una più elevata qualità.<br />
• In questo contesto l'uso di tecniche risparmiatrici di acqua tende a<br />
diffondersi, specialmente nel Mezzogiorno, dove senza acqua non<br />
è possibile un'agricoltura competitiva.
USO INDUSTRIALE<br />
I consumi idrici industriali sono fortemente diversificati in relazione<br />
al tipo di attività industriale e in relazione al tipo specifico di<br />
utilizzo dell'acqua nei vari cicli industriali.<br />
Per quanto riguarda l'acqua utilizzata per il raffr<strong>ed</strong>damento, l'impiego<br />
di acqua dolce tende a essere sostituito da quello di acqua marina e<br />
salmastra.<br />
Comunque la totalità dell'acqua prelevata per il raffr<strong>ed</strong>damento viene<br />
restituita dopo l'impiego. Ciò vale, anche se in misura più ridotta,<br />
per le acque di processo e di servizio prelevate dall'industria. Va<br />
però rilevato che l'acqua restituita dalle industrie presenta<br />
generalmente caratteristiche di qualità significativamente peggiori<br />
rispetto all'acqua prelevata, il che rende l'acqua restituita<br />
utilizzabile soltanto dopo opportuni trattamenti.<br />
Un altro dato peculiare relativo all'uso industriale dell'acqua è che il<br />
trend dei consumi idrici industriali è in diminuzione percentuale<br />
rispetto agli altri usi dell'acqua. Il fenomeno sarebbe dovuto,<br />
soprattutto in Italia, allo sviluppo maggiore delle industrie leggere<br />
rispetto a quelle pesanti (forti consumatrici di acqua) e al sempre<br />
più diffuso impiego del riciclo dell'acqua nelle attività industriali.
Problematiche nella gestione<br />
• Un terzo dell'acqua disponibile in Italia si disperde<br />
lungo le reti fatiscenti e corrose degli acqu<strong>ed</strong>otti.<br />
• Questo è un problema di corretta gestione, di controlli e<br />
di tariffazione.<br />
• Il 30% dell'acqua che entra nelle condotte idriche si<br />
perde per strada e non arriva nelle case;<br />
• Anche il 40% dell'acqua per irrigazione si perde lungo<br />
le tubazioni dagli invasi alle prese e agli idranti;<br />
• L'inquinamento costituisce il maggior pericolo per le<br />
riserve idriche;<br />
• Il riciclo e il riutilizzo dell'acqua in Italia sono praticati<br />
solo marginalmente.
Considerazioni Finali nella<br />
Gestione delle Risorse Idriche<br />
• La corretta gestione delle risorse idriche è<br />
fondamentale per poter assicurare livelli di quantità e<br />
di qualità non solo oggi ma soprattutto per i nostri<br />
figli<br />
• E’ fondamentale non depauperare le risorse<br />
sotterranee in quanto con un loro sovrasfruttamento si<br />
altera l’equilibrio idrologico e si causa specie nelle<br />
aree costiere la salinizzazione delle falde .<br />
• Si deve pertanto incentivare l’utilizzo di acque reflue<br />
trattate per le esigenze industriali <strong>ed</strong> agricole e limitare<br />
l’uso delle risorse di qualità al solo settore idropotabile