N° 19 ‐ 25 o obre 2012 - Montecovello News
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MonteCovello<br />
Periodico Mensile di Informazione Culturale<br />
Storia di copertina: LA RIVOLUZIONE<br />
IL Tema del mese: IL DEMONIO<br />
mese:<br />
<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>
Nicoletta BERLIRI Micol BORZATTA<br />
Elisabetta BOZZOLI Giovanna CARIDEI<br />
Maria Luisa CATALANO Chiara CHIAVEGATTI<br />
Anna CIBOTTI Anna CIRACI<br />
Laura CORSINI Roberta DE SANTIS<br />
I REDATTORI<br />
<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
2
Maria Grazia DI MARZIO Domenico DI MAURO<br />
Stefania ELEFANTE Miriam FERRIGNO<br />
Anna Maria FUNARI Patrizia GALLI<br />
Veronica GANDIGLIO Katia GIOSCIO<br />
Angela GUARDATO Tiziana MARZANO<br />
I REDATTORI<br />
<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
3
Valentina MONTI Anna Rita MURANO<br />
Maria PARENTE Bruno PREVITALI<br />
Laura SCOLARI Alessandro SIMONE<br />
Maurizio SPREGHINI Roberta STRANO<br />
Domenico VINCENZI Marianna ZIPARO<br />
I REDATTORI<br />
<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
4
Per comunicare con la Redazione:<br />
ufficio.stampa@montecovello.com<br />
NetFax 178 22 39 148<br />
MonteCovello<br />
Periodico mensile di informazione culturale<br />
Nel rispetto della pluralità delle opinioni e della libera diffusione delle<br />
idee, ospitiamo interventi che siano anche espressione di tendenze<br />
diverse, purché formulati in modo documentato e rispettoso dei punti<br />
di vista altrui.<br />
Gli autori ed i redattori che vi partecipano si assumono la piena responsabilità<br />
di ciò che scrivono; la Redazione -eventualmente- interviene<br />
(senza alcuna censura) solo per correggere refusi e per migliorare<br />
la forma del testo.<br />
© Copyright <strong>2012</strong>: Società Editrice MonteCovello<br />
pec@pec.montecovello.com<br />
Tutti i diritti sono riservati. Vietata qualunque duplicazione. Tutti i<br />
Marchi o Loghi citati, sono di competenza dei legittimi proprietari.<br />
Codice ISBN ebook: 978-88-6733-074-4<br />
Prezzo al pubblico: €uro 3,99 (i.i.)<br />
I migliori articoli di questo numero saranno pubblicati nel<br />
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del <strong>25</strong> agosto e del <strong>25</strong> settembre.<br />
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scrivi a : redazione@montecovello.com<br />
www.montecovello.com<br />
news.montecovello.com<br />
COLOPHON<br />
<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
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Pag. 7 Editoriale<br />
Pag.13 Tema del mese : IL DIAVOLO<br />
Pag.14 : Micol Cinzica Borzatta<br />
Pag.17 : Elisabetta Bozzoli<br />
Pag.20 : Giovanna Caridei<br />
Pag.22 : Anna Ciraci<br />
Pag.24 : Laura Corsini<br />
Pag.28 : Roberta De Santis<br />
Pag.29 : Maria G. Di Marzio<br />
Pag.32 : Elefante Stefania<br />
Pag.33 : Miriam Ferrigno<br />
Pag.35 : Patrizia Galli<br />
Pag.36 : Veronica Gandiglio<br />
Pag.39 : Katia Gioscio<br />
Pag.40 : Tiziana Marzano<br />
Pag.43 : Valentina Monti<br />
Pag.46 : Anna Rita Murano<br />
Pag.48 : Laura Scolari<br />
Pag.50 Le delizie di Barby<br />
Pag.51 Reportage: Nicoletta Berliri<br />
Rivisondoli<br />
Pag.53 Il Poeta: Anna Cibotti<br />
Pag.54 Cultura: Anna Maria Funari<br />
Chi ha paura del lupo cattivo?<br />
Pag.57 Cultura: Angela Guardato<br />
Di cosa parla chi parla d’amore<br />
Pag.60 Lettere: Bruno Previtali<br />
Il grido dei ragazzi di oggi<br />
Pag.62 Lo zoo: Bruno Previtali<br />
Solo trenta per Anna<br />
Pag.65 Il Poeta: Simone Alessandro<br />
Pag.66 Cinema & Teatro: Roberta Strano<br />
Pag.67 Reportage: Marianna Ziparo<br />
A spasso per le vie d’Italia...<br />
Pag.72 Libro in premio: IL DONO MAGICO<br />
Pag.73 Pagine d’Autore: Loredana Baridon<br />
Pag.80 Storia di copertina : LA RIVOLUZIONE<br />
Pag.81 : Nicoletta Berliri<br />
Pag.83 : Elisabetta Bozzoli<br />
Pag.86 : Maria L. Catalano<br />
Pag.89 : Chiara Chiavegatti<br />
Pag.90 : Domenico Di Mauro<br />
Pag.91 : Maurizio Spreghini<br />
Pag.93 : Domenico Vincenzi<br />
Pag.94 : Maria Parente<br />
Pag.97 Racconti per il Natale<br />
SOMMARIO<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
Cari Lettori,<br />
Amiche e Amici, Scrittori, Collaboratori e … Tutti Voi, passo da qui solo per un<br />
saluto veloce. Le importanze degli argomenti di questa edizione sono di tale immediata<br />
percezione che non serve dilungarsi troppo.<br />
Voglio, però, aggiungere ‘la mia’ a quello che i Redattori hanno scritto a proposito<br />
della Rivoluzione.<br />
Si, è vero, in Italia mai c’è stata e mai ci sarà una “autentica” rivoluzione; di quelle<br />
armate, violenti, con i forconi, con una sacco di morti e la strage dei vessatori di un<br />
intero popolo. Gli Italiani per un verso “stiamo troppo bene”, per l’altro ci<br />
“arrangiamo” e ci “adattiamo” al Principe di turno (pecoroni?, struzzi?...) ma sempre<br />
più sta serpeggiando -complici le moderne possibilità della comunicazione veloce,<br />
incensurabile e inarrestabile- un’idea di rivoluzione che -almeno nella prima fase<br />
- sarà più che pacifica: il rifiuto di far parte del Sistema!<br />
Come si realizzerà? Semplice: rifiutandosi di andare a votare alle prossime elezioni!<br />
… votare, non votando. Solo così si “rifiuta” il Sistema. Questo Sistema agognato<br />
persino da chi dice di volerlo combattere: la storia recente dimostra che anche i più<br />
‘puri di cuore’ dopo aver adagiato il deretano su una poltrona, vengono succhiati<br />
nel vortice della “gestione del potere”. Le “astensioni dal voto” (come il Sistema<br />
ama chiamarle) quali forma di “espressione politica”, sono iniziate già negli anni<br />
‘70, quando Enrico Berlinguer cominciò a denunciare la corruzione dei partiti politici;<br />
fu del 6,6% nelle politiche del <strong>19</strong>76; del 18,6% nel 2001 e nelle Europee sfiora<br />
ormai il 45%! Nel 2013 facilmente supererà il 50%! I politicanti aggrappati disperatamente<br />
al loro status stano cercando di esorcizzare il fenomeno chiamandolo “anti<br />
-politica”. Intanto, vedremo cosa succederà in Sicilia tra poco.<br />
E poi?... La mia opinione personalissima è che la casta dei politici odierni dovrebbe<br />
percepire terrore puro pensando a quello che potrebbe succedere a loro e ai loro<br />
familiari, dopo. Dopo che l’attuale Sistema sarà sostituito da un nuovo Sistema dettato<br />
dalla Nuova Costituzione voluta dal Popolo direttamente e senza intermediari.<br />
Se oltre il 50% del Popolo italiano avrà il coraggio di non sentire più il canto delle<br />
sirene dei vari accattoni candidati, sarà naturale indire una nuova ‘fase costituente’<br />
con l’ammodernamento delle regole sia per eleggere i propri Rappresentanti che<br />
per amministrare e gestire questa -comunque- bellissima Italia.<br />
E il “dopo”, probabilmente, sarà anche il periodo della ‘resa dei conti’. Nulla è più<br />
funesto di un insieme di goccioline che -unite- diventano un fiume tumultuoso!<br />
Aspettiamo quindi le politiche del 2013? ma si, dai…. a meno che (come ha detto<br />
Di Pietro tempo fa in un momento di lucidità): “qui rischiamo che ci scappi il morto”.<br />
Speriamo di no.<br />
Non abbiate paura delle parole: abbiatene Terrore!<br />
Null’altro da dichiarare.<br />
* * * * *<br />
Anche questo… è Cultura.<br />
Un grossissimo in bocca al lupo a tutti noi !<br />
EDITORIALE<br />
Sinceramente Vostro<br />
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GiaZip<br />
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YOU & ME<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
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Collana<br />
MULTITALENT<br />
FRESCHI DI STAMPA<br />
È la “collana editoriale” che MonteCovello<br />
riserva alle Opere realizzate da più Autori<br />
accomunati dalle stesse passioni.<br />
Sono privilegiati gli Autori esordienti che, uniti,<br />
possono darsi maggiore forza reciproca.<br />
Ogni Autore - in cuor suo - dedica la propria opera<br />
al Lettore, uno per uno.<br />
INTRODUZIONE<br />
In questo volume sono raccolti i migliori racconti del concorso “1.000 parole”. Sono storie di argomento<br />
e genere vario, non hanno in comune altro se non la lunghezza, unico requisito richiesto<br />
per poter partecipare.<br />
……...<br />
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FRESCHI DI STAMPA<br />
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FRESCHI DI STAMPA<br />
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TEMA DEL MESE<br />
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IL DIAVOLO NELLE VARIE CULTURE RELIGIOSE<br />
Micol Cinzica Borzatta<br />
micibo77@gmail.com<br />
Quando si parla del Diavolo l’immaginario collettivo pensa subito<br />
alla Nemesi di Dio, grande figura malvagia con le corna e gli<br />
zoccoli caprini, ma questa è soltanto una delle visioni di questa<br />
creatura, più precisamente la visione cristiana, e non è detto che<br />
sia quella più corretta.<br />
La visione del Diavolo infatti varia da religione a religione.<br />
Il nome Diavolo deriva dal greco Diabolos e significa diffamatore o<br />
accusatore.<br />
Nella storia questa figura soprannaturale ha avuto vari nomi tra<br />
cui:<br />
Abraxas, Asmodeo, Astaroth, Abaddon, Angra Mainyu, Baal,<br />
Bafometto, Belial, Belzebù, Demonio, Emaus, Iblis, Lucifero,<br />
Mefistofele, Satana e Tuberoch.<br />
Come si diceva, nel cristianesimo il Diavolo è visto come un<br />
TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
1 - Paul Gustave Dorè. Lucifero. Incisione dal canto XXXIV° della<br />
Divina Commedia.<br />
angelo di Dio che dopo essersi ribellato è stato esiliato dal paradiso e gettato nel buio degli inferi da dove<br />
ha incominciato a cercare di portare via le anime degli uomini corrompendole cercando di farle cedere ai<br />
loro istinti più bassi tramite le tentazioni.<br />
Viene identificato con il Serpente di Adamo ed Eva, con il dragone nominato nell’Apocalisse di Giovanni e<br />
con il tentatore nominato nei vangeli.<br />
Nell’Islam invece il Diavolo, chiamato Iblis, è un sottoposto di Dio creato dal fuoco senza fumo insieme ai<br />
Jinn, gli esseri malvagi. Secondo il Corano l’unico potere che ha è quello di poter indurre suggestioni malvagie<br />
direttamente nel cuore delle persone. L’odio che Iblis prova per l’essere umano è nato quando Dio<br />
ha imposto a lui e a tutti gli altri angeli di sottomettersi ad Adamo. Iblis si rifiutò perché per lui Adamo<br />
era solo un essere creato da della semplice argilla e quindi inferiore a lui. Dopo essere cacciato da Dio<br />
Iblis riesce a ingannare Adamo ed Eva, ma loro si pentono davanti a Dio e riescono a ottenere il perdono,<br />
mentre lui diventa colui da cui devono stare attenti. L’odio di Iblis da quel momento aumenta a livelli<br />
smisurati e passa la sua esistenza a illudere gli uomini fino al Giorno della Resurrezione (Qiyamah) quando tornerà<br />
tra le fiamme dell’inferno portando con sé tutti gli uomini che è riuscito a corrompere.<br />
Nel Corano Iblis non è né il nemico di Dio e nemmeno il suo antagonista perché Dio è superiore a tutto,<br />
è solo un sottoposto creato da lui.<br />
Nell’ebraismo invece il concetto di Diavolo è completamente diverso. Viene chiamato Ha-satan che significa<br />
avversario od ostacolo, ma anche accusatore, mentre Dio è il Giudice finale. Infatti secondo il Libro di<br />
Giobbe il termine Ha-satan non è il nome proprio del Diavolo, ma semplicemente la sua carica, perché a<br />
differenza delle altre religioni non è un essere malvagio contrapposto a Dio, quindi al bene, ma semplicemente<br />
un sottoposto che indica a Dio quali sono le persone malvagie, poi è Dio che elargirà le giuste punizioni<br />
come unico essere superiore.<br />
Nelle religioni neopagane invece la figura del Diavolo non esiste, loro adorano vari Dei tra cui il consor-<br />
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IL DEMONIO<br />
Elisabetta Bozzoli<br />
biula@hotmail.it<br />
TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
Oggi come oggi non c’è peggior diavolo del tanto osannato IO. Se ci pensiamo bene, per soddisfarlo siamo<br />
disposti a fare e a dire qualsiasi cosa. Persino mentali e articolati salti mortali degni del plauso di Macchiavelli.<br />
Ciò che conta è che l’IO sia protetto e sempre ben in alto, lassù dove il sole è più caldo.<br />
Icaro, con le sue ali attaccate con la cera, per arrivare al sole e quindi per essere più in alto di chiunque altro,<br />
soddisfacendo così la sua voglia di primeggiare, non ha ascoltato i consigli del suo più saggio e umile<br />
padre. Il calore dei raggi ha sciolto la cera (prevedibile, ma quando c’è di mezzo il nostro compiacimento<br />
diventiamo ciechi , sordi e un tantino stupidi ) e così Icario è caduto rovinosamente. Non è sempre così ?<br />
C’è un aforisma di Nostradamus molto noto che dice : “Più in alto andrai, più in fretta cadrai” .<br />
Il demonio viene rappresentato in più forme in base alle necessità di tentazione. E’ stato il serpente nel<br />
giardino dell’ Eden. Ha fatto in modo che Eva convincesse Adamo a cogliere l’ unico frutto proibito dall’<br />
albero della conoscenza del bene e del male, dicendo loro che assaggiandolo avrebbero avuto più potere di Dio.<br />
Il diavolo da allora continua a tenere gli uomini schiavi del male, con l'obbiettivo di distruggerli, rovinarli,<br />
e impedirgli che volentieri amino e conoscano Dio. Il demonio potrà essere acqua se avrai sete, fuoco se<br />
vorrai scaldarti, luce se ti troverai al buio e cibo se avrai fame. Dio, non sarà nulla di tutto ciò che ti servirà,<br />
ti basterà la fede per renderti conto che null’altro occorre.<br />
Nel secolo in cui ci troviamo, diciamo che ragionare in questi termini è forse più difficoltoso che mille/<br />
duemila anni fa. Allora praticamente non c’ era nulla, oggi c’è il superfluo a cui tanto teniamo e a cui non<br />
vogliamo rinunciare. Pensateci bene, se trovate un telefonino di ultimo e costosissimo modello per terra<br />
cosa fareste ? Voi ne avete già uno, magari il più economico, ma che funziona benissimo…Il 70% delle<br />
persone lo spegnerà, estrarrà la Sim card e se lo metterà in tasca. Semplice, comodo, perfetto. E’ questo che diremmo per far tacere la<br />
coscienza, altrimenti detta, l’angioletto sulla nostra spalla.<br />
In mare vige la legge che ciò che si trova diventa di proprietà, ma non sapevo che questo fosse stato esteso<br />
anche sulla terra ferma. Lo stesso vale per un portafoglio trovato per caso magari in un cinema. Si<br />
prende il contante e si lascia nuovamente l’ oggetto dove è stato trovato. I più “ gentili “ metteranno il<br />
contenitore di documenti nella buchetta delle lettere, oppure lo porteranno alla più vicina caserma dei<br />
Carabinieri/Polizia.<br />
Certi pensieri ce li manda il diavolo si diceva un tempo. Con il termine diavolo, spesso anche con demonio,<br />
si vuole indicare quella figura che in numerose religioni rappresenta un'entità spirituale o soprannaturale<br />
malvagia, distruttrice, menzognera o contrapposta a Dio, al bene e alla verità. La Bibbia spiega che<br />
Lucifero (il nome significa letteralmente, "portatore di luce") in origine fu creato da Dio come il più glo-<br />
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TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
IL DIAVOLO E LE BENEFICHE PROPRIETÀ<br />
DEL SUO…ARTIGLIO<br />
Caridei Giovanna<br />
cybervania@libero.it<br />
Il nome non è certo dei più rassicuranti e rimanda la fantasia ad immagini di streghe e strane pozioni magiche…<br />
in realtà l’artiglio del diavolo è il nome dialettale dell’ Arpagofito (Harpagophytum procumbens),<br />
una pianta perenne rampicante appartenente alla famiglia delle Pedaliacee, che deve il suo nome sinistro<br />
alla sua conformazione ad artiglio dei baccelli, che hanno le sembianze di dita munite di uncino.<br />
La pianta possiede steli rampicanti e fragili, mentre i fiori sono simili a quelli della genziana, dal colore<br />
rosso-violaceo.<br />
Per sopravvivere alla siccità, che colpisce le zone dell’Africa in cui si trova, l’artiglio del diavolo mette radici<br />
che penetrano fino ad un metro nel terreno e produce tuberi marroni nel sottosuolo, che immagazzinano<br />
l’acqua. È questa la parte di pianta che viene utilizzata come rimedio naturale, contenendo principi<br />
attivi in elevata percentuale.<br />
I suoi robusti uncini, penetrando nel corpo o nelle zampe degli animali, procurano serie ferite, costringendoli<br />
a compiere – per l’appunto – una danza “indiavolata”.<br />
In Occidente la scoperta dei benefici di questa pianta è avvenuta agli inizi del secolo, grazie ad un medico<br />
tedesco che, essendo stato in Africa e avendo assistito alla guarigione di un uomo molto malato grazie alle<br />
cure a base di artiglio del diavolo, decise di spedire alcuni campioni in Germania, per farli esaminare in<br />
laboratorio.<br />
Nel <strong>19</strong>58 è stata dimostrata scientificamente l’efficacia antipiretica ed antinfiammatoria di questa pianta. Il<br />
dottor Sigmund Schmidt prescrisse tale rimedio per un periodo di un anno a più di cento pazienti affetti<br />
da disturbi reumatici e trovò che questo dava loro un valido sollievo.<br />
In alcuni casi i farmaci tradizionali potevano del tutto essere eliminati. Questo perché l’artiglio del diavolo<br />
era in grado di stimolare i meccanismi disintossicanti e protettivi del corpo. La radice contiene circa quaranta<br />
elementi di base e molte persone, affette da reumatismi e artrite reumatoide, ne hanno tratto beneficio.<br />
Questa erba svolge una potente azione antinfiammatoria, riducendo il dolore, la rigidità ed il rigonfiamento<br />
di giunture e muscoli infiammati, purifica e disintossica il corpo stimolando il sistema immunitario. A<br />
tale proposito, il naturalista svizzero A. Vogel, raccomanda di utilizzare l’artiglio del diavolo soprattutto<br />
per contrastare le irritazioni causate dall’inquinamento atmosferico.<br />
Tale rimedio naturale può essere usato in combinazione con una dieta integrale ed una terapia del riposo,<br />
che hanno un effetto benefico sugli stati reumatici.<br />
L’artiglio del diavolo, inoltre, aiuta il corpo ad eliminare il fluido in eccesso, ed è ottimo per curare disturbi<br />
al fegato, ai reni e alla vescica, oltre che problemi di tipo digestivo, intestinale e circolatorio. Può essere<br />
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TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
Considerazioni su ciò che non conosco....<br />
un breve viaggio nella storia fantasiosa dell'uomo per capir chi siamo e chiederci<br />
dove andiamo<br />
Anna Ciraci<br />
anna.<strong>25</strong>74@hotmail.it<br />
Fin dai tempi dei tempi l'uomo ha avuto la necessità di trovare spiegazioni per fenomeni che non era in<br />
grado di capire usando figure mitologiche. Ancora ai tempi della pietra si era inventato degli Dei per giustificare<br />
eventi a lui inspiegabili: il fulmine che cadeva proprio sulla capanna in parte alla sua non era altro<br />
che il Dio della tempesta che pieno d'ira nei confronti del suo vicino, per chissà quale dispetto fatto, lo<br />
puniva lasciandolo senza un tetto. Più cominciava a conoscere più il bisogno di aver figure al di sopra del<br />
suo potere si mostravano necessarie, tanto da immaginare un intero mondo superiore chiamato il Monte<br />
Olimpo, dove per qualsiasi cosa facesse esisteva un Dio che la faceva accadere: Il Dio dell'amore, Cupido,<br />
che colpiva a casaccio con le sue infinite frecce; la Dea della bellezza, Venere; il Dio del mare, Poseidone; e il<br />
sovrano di tutti gli Dei Zeus.<br />
Col passare del tempo ogni figura prese un’ unica forma congiungendo tutte le teorie in un unico Dio. E'<br />
comunque divenuto indispensabile anche trovare un opposto che rendesse spiegabile anche i fatti avversi,<br />
ovvero si è presentata la necessità di trovare anche una figura negativa che potesse giustificare il Male che<br />
veniva inferto: I Demoni.<br />
I Demoni sono i traditori di Dio, creati da lui stesso per diffondere agli uomini la sua parola, si sono ribellati<br />
per la loro gloria personale e peccando così di superbia vengono puniti allontanati e condannati al<br />
rovo eterno.<br />
I tradimenti sono stati diversi e diversi sono i demoni che li hanno compiuti:<br />
Satana peccatore di superbia avverso ad ogni legge di Dio, traditore e tentore; il Diavolo colui che travisa le<br />
leggi a suo assoluto vantaggio; il Demonio colui che s'insinua affinché ci si opponga; Asmodeo il demone dei<br />
tradimenti, della perversione e della vendetta; Azazel colui che portò il peccato in Israele; Beelzebub che<br />
semina discordia fra gli uomini; Baal il Dio delle tempeste; e Lucifero capo di tutti i Demoni.<br />
Ma alla fine queste figure che interpretano il Male sulla terra esistono? E Dio esiste?<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
L’ERBA DEL MONTE BELVEDERE<br />
Laura Corsini<br />
laura_corsini@virgilio.it<br />
Lo possiamo trovare con molti nomi, alcuni dicono che sia uno solo, altri assicurano che ve ne sono intere<br />
legioni. Possiamo chiamarlo diavolo, “il calunniatore, colui che separa” (etimologia greca del verbo diaballo,<br />
divido), oppure genericamente demonio. Il suo nome in principio era Lucifero, l’angelo più bello,<br />
colui che si trovava nella luce. La sua superbia lo fece aspirare a essere come Dio, tanto che l’angelo incaricato<br />
di cacciarlo, Michele, reca un nome che è una domanda, una provocazione: chi come Dio?<br />
Alcuni appellativi sono stati ereditati da divinità pagane, come Baal, dio fenicio, Belial, poi identificato col<br />
serpente tentatore. Poi c’è Satana, l’avversario, che degrada<br />
in Belzebub, il “signore del letame” o “delle mosche”,<br />
oppure il più letterario Mefistofele.<br />
Lo si può chiamare anche anticristo, avversario, il serpente,<br />
il tentatore, il seduttore. Compaiono poi innumerevoli<br />
nomi di demoni, dal suono spaventoso, che evocano<br />
disastri, catastrofi, morte, consunzione. A volte ha<br />
un aspetto orribile, corna e zoccoli; Dante lo rappresenta<br />
con tre ali da pipistrello e tre volti deformi, di turpi<br />
colori. Può essere il serpente dell’Eden che avvolge l’anima<br />
tra le sue spire. In altre occasioni è presentato come<br />
un bellissimo giovane elegante, proprio perché il<br />
male non deve spaventare ma sedurre, allettare il peccatore.<br />
Sappiamo che la sua farina si trasforma tutta in<br />
crusca, che aiuta a fare le pentole, ma mai i coperchi,<br />
che potrebbe non essere brutto come lo si dipinge.<br />
La sua esistenza è stata spesso messa in discussione,<br />
nella convinzione che uno spirito che induce l’uomo alla<br />
corruzione potesse minare alle radici il concetto di libertà<br />
dell’individuo. Alcuni studiosi lo hanno identificato<br />
col più astratto concetto di “male” affermando che questa<br />
radice è insita nell’uomo e non si trova al di fuori da<br />
esso.<br />
TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
Roberta De Santis<br />
ds.roberta@yahoo.it<br />
E’ stato il mio peggior incubo. Il diavolo. Da bambina immaginavo questo tremendo mostro rosso, costantemente in fiamme,<br />
coda lunga, tridente minaccioso e corna appuntite, apparire d’improvviso in ogni dove. Perfido babbo natale al contrario, trascinava<br />
con sé un gran sacco di nuove angosce: la paura di star sola, la paura del buio, la paura delle ombre. Di notte lui diventava<br />
enorme, terrificante, mentre io mi accartocciavo in un letto sempre più piccolo, indifeso. Devo dire che crescendo la paura<br />
si è attenuata. Cessata, mai. Il Diavolo, certo è argomento assai personale ed è bellissimo aver l’opportunità di dire la mia in<br />
proposito. Diavolo, Satana, Asmodeo, Azazel, Beelzebul, Baal, Beemoth, Leviatan, Lucifero, tutti nomi diversi a mio parere<br />
per dire “noi”. Non esiste peggior orco di noi stessi. Pusillanimi bachi d’orgoglio, vili accattoni d’affetto, pavidi ricercatori di<br />
monete d’attenzione. Prigionieri inconsapevoli di una mente dal pensiero perenne, marcia incessante battente vendetta, codardi<br />
vascelli in balia di un pirata sordo. Gretti incastrati in pregiudizi d’epoche remote, appartenute ai padri dei padri dei padri, ci<br />
limitiamo a scorgere ciò che appare. Tiratori scelti di male parole e sentenze assolute, ci rintaniamo sempre più nel nostro covo<br />
rude ai sentimenti e al buon sentire. Come potrebbe esserci inferno peggiore di quello che ci creiamo intorno giorno per giorno?<br />
Come potrebbe esistere peggior spauracchio delle nostre anime pallide, emaciate dalla solitudine? Burattini di ferro arrugginiti<br />
dall’invidia; pacchi mediocri inviati ad un unico luogo di destinazione esistente, del nostro ristretto panorama sociale;<br />
soldati scelti pronti a sparar sentenze ed uccidere le altrui reputazioni. Ecco come “tiriamo avanti”. Questo è il nostro vivere,<br />
addormentato e inconsapevole. In balia di tanto squallore, facciamo a gara a seminar zizzania per poi raccogliere il peggio di<br />
noi. Senza dimenticare chi nel nostro orto spirituale, si diverte a piantare ettari di terrore con saputa furbizia! Approfittando del<br />
malessere generale e di debolezze specifiche. Sto parlando delle sette sataniche, dove menti di ingegno sopraffino plagiano con<br />
maestria, godendo nell’esplorare unicamente i territori più bassi e male odorosi del nostro sentire.<br />
L’universo segue leggi precise e stabilite. Forse quella che sperimentiamo assiduamente è la causa/effetto. Se facciamo male,<br />
male riceviamo. Più ci diamo addosso, più peggioriamo il nostro stato di cose. Sprofondiamo lentamente in un baratro tetro,<br />
violento, senza veder spiraglio alcuno, continuando la discesa speranzosi di trovare un fondo prima o poi. Ma spesso quel declino<br />
dura una vita intera.<br />
Rimaniamo così, tasselli di un puzzle ben riuscito per il nostro ego sagace; tutti saputi manovali a tirar su muri di maldicenze e<br />
occasioni perdute.<br />
Rimaniamo così, cancelli di pregiudizi impilati uno dietro l’altro.<br />
Eppure basterebbe alzar lo sguardo verso il cielo, per dar l’avvio ad un domino perfetto.<br />
Eppure, negli occhi di un bambino lo scorgiamo il paradiso.<br />
Un sorriso accennato potrebbe avere il fendente d’apertura verso gli altri e verso nuovi valori. Il silenzio in mezzo a tante parole<br />
insulse, avvelenate, potrebbe dar pascolo a esperienze gentili e vissuti di speranza.<br />
Pensiamo a quando siamo innamorati. Gli occhi morbidi e scintillanti, lo sguardo vagamente addormentato, un sorriso ebete<br />
d’espressione immobile, il cuore come una giuggiola, caramello fuso su un budino di cioccolato bianco. Potremmo perdere il<br />
lavoro o veder crollare la nostra casa sotto lo scossone di un terremoto violento. Ma in quello stato di grazia assoluta, nulla ci<br />
turberebbe l’animo e l’umore. E quasi per “mano divina” assistiamo al nostro cielo rischiararsi, come se un vento benedetto<br />
spazzasse via i cumuli di brutte esperienze fino ad allora accatastati. Dove potremmo scorgerlo il Diavolo in quel sentire beato?<br />
Dove va a nascondersi quando il nostro vivere è roseo, scintillante d’amore puro e di gioia ritrovata? Com’è che magicamente<br />
scompare quando tutto va bene e riappare quando tutto crolla a pezzi e le nostre convinzioni strappate a brandelli?<br />
Siamo creatori quanto il creato. Troppo spesso lo dimentichiamo. Maghi competenti con mani esperte, a foggiare un presente<br />
da sogno o una vita da incubo a seconda del nostro stato di grazia. Architetti capaci e pronti, di scalinate verso il cielo o dirupi<br />
feroci, fino al centro della terra. Con queste stesse mani arriviamo ad abbracciare Dio scegliendo quella scalinata, o il Diavolo<br />
seguendo il dirupo. Da che il mondo è nato, non c’e’ male che vinca sul bene. Per logica può esistere la luce e il creatore della<br />
stessa e può esserci il buio, che può essere sconfitto, ma non il suo creatore. Già sconfitto in partenza. Non me ne vogliano i<br />
saggisti e gli studiosi cattolici. E’ solo il mio pensiero.<br />
Di giardini celesti è arredato il nostro cuore, pulsante allo scintillio di promesse mantenute color d’alba, culla all’amore, pan di<br />
zucchero di rispetto.<br />
Il paradiso è una scelta. Immediata e possibile sempre.<br />
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SEI UNA STREGA SE…<br />
Maria Grazia Di Marzio<br />
mariagrazia.dimarzio@fastwebnet.it<br />
La strega è una donna dedita all’esercizio di un’arte occulta, esperta di magie ed incantesimi, dotata di poteri<br />
di guarigione e distruzione, presente in innumerevoli culture; copre tutte le sfaccettature del variegato<br />
universo femminile, ed è proprio all’interno di questo mondo che voglio addentrarmi. Varcherò i confini<br />
extradimensionali e, quando mi troverò dall’altra parte, sarò vigile e accorta.<br />
“ABRACADABR ABRACADAB ALOHOMORA” è la formula magica per aprire la porta…”ZAMPA<br />
DÌ GALLINA, RUGHE DÌ PROLATTINA, CREMA ALLA CHERATINA, VOGLIO PARTIRE DÌ<br />
MATTINA” pronuncio la frase di fronte al contenuto melmoso di un pentolone di ghisa nero e subito<br />
dopo inizia a formarsi una bolla che cresce sempre più, fino ad inglobarmi completamente. Alla fine mi<br />
siedo comodamente nella mia bolla-navicella ed ha inizio il viaggio verso<br />
l’extramondo.<br />
Nel corso della fantastica spedizione, penso al pessimo luogo comune,<br />
di origine mediovale, giunto intatto fino ad oggi che sostiene che le<br />
donne sono più facilmente soggette a cedere alla tentazione del maligno;<br />
l’origine malsana di tale oscenità deriva dalla profonda misoginia<br />
insita nelle culture maschiliste. Tale convinzione non è soltanto un patrimonio<br />
degli ambienti clericali ma anche di quelli laici: la misoginia<br />
(dal greco miseo odiare e gyne donna) è un’esagerata avversione, da<br />
parte degli uomini, nei confronti delle donne, il maschilismo invece è<br />
un atteggiamento mentale che determina azioni molto faziose a favore<br />
dei maschi. Durante l’immaginario volo, capita di vedere degli esseri<br />
umani che si muovono lungo le strade delle città, avvolti dalla testa ai<br />
piedi in curiose tuniche nere: “poverelli” penso “con il caldo che fa!”<br />
Tuttavia li guardo con noncuranza, perché l’attenzione si sposta sulle<br />
mie antenate: le streghe.<br />
Secondo la tradizione, esse s’incontravano nei campi o nei boschi, nella<br />
notte tra il sabato e la domenica, per rendere omaggio al diavolo. Migliaia<br />
di donne hanno affermato di aver preso parte a questi incontri,<br />
con la speranza di una grazia che le liberasse dalle divine torture. Nei<br />
sabba, le donne riferivano al “maligno”, rigorosamente maschile, le attività malefiche svolte durante la<br />
settimana: vampirismo, pedofilia, profanazioni di tombe ed omicidi. Dopodiché si lanciavano in licenziosità<br />
di ogni genere.<br />
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VENDERE L'ANIMA AL DIAVOLO<br />
Stefania Elefante<br />
etienne79@hotmail.it<br />
Per una grande opera, avrei venduto la mia anima come Faust.<br />
Ed ecco avevo trovato Il mio Mefistofele.<br />
(A. Speer, architetto di Hitler)<br />
Nel famoso romanzo di Oscar Wilde, il giovane protagonista Dorian Gray, desideroso di condurre una vita dedicata<br />
a vizi e piaceri, accetta di scendere a patti col diavolo per ottenere bellezza ed eterna giovinezza: i segni del trascorrere<br />
del tempo e i risultati della sua decadenza morale non modificheranno il suo volto ma compariranno nel quadro<br />
che lo ritrae dipinto dall’amico Basil e che Dorian tiene nascosto in una soffitta. Nell'osservare i cambiamenti<br />
visibili nel ritratto che ne deturpano il viso, tuttavia, Gray resta molto turbato e tenta di distruggere<br />
il quadro finendo, invece, per colpire se stesso. Alla sua morte il ritratto ritorna quello di un tempo<br />
mentre tutta la bruttezza si trasferisce sulla sua vera faccia. Quello di conservare bellezza e giovinezza<br />
non deve essere, evidentemente, l'unica motivazione che può spingere ad essere disposti a tutto, persino<br />
a vendere la propria anima al diavolo: quello di acquisire un'abilità, una superiorità in un determinato<br />
campo o una maestria assoluta in una disciplina può risultare un validissimo motivo. Nel XVII secolo<br />
Tartini aveva dedicato al violino e alla sua connotazione “luciferina” un brano divenuto celebre, noto<br />
come Trillo del diavolo. Alla sonata è legato un aneddoto raccontato nel libro Voyage d'un Français en Italie,<br />
fait dans les années 1765 et 1766, di Jérôme Lalande nel quale è riportato il sogno in cui Tartini stipulò un<br />
patto col diavolo affinché gli donasse la massima maestria tecnica nel suonare il violino. Così lo ricorda:<br />
“Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro. Fui svegliato da questa violenta sensazione e presi<br />
all'istante il mio violino, nella speranza di ritrovare una parte della musica che avevo appena ascoltato, ma invano. Il brano<br />
che composi è, in verità, il migliore che abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di quello che m'aveva così emozionato che<br />
avrei spaccato in due il mio violino e abbandonato per sempre la musica se mi fosse stato possibile privarmi delle gioie che mi<br />
procurava”. Anche la figura di un musicista come Paganini, con la sua “abilità diabolica”, ha contribuito in<br />
maniera determinante alla mitopoiesi del violino come voce del demonio a tal punto che la leggenda è<br />
giunta fino ai giorni nostri come si riscontra nella Lode all'Inviolato di Battiato: “E lo sapeva bene Paganini che<br />
il diavolo è mancino, è subdolo e suona il violino”. Il mito del musicista che vende l'anima al diavolo è arrivata ad<br />
investire anche il chitarrista blues Robert Johnson: si racconta, infatti, che una sera, mentre girovagava, si<br />
fosse imbattuto, nei pressi di un crocicchio, nel diavolo in persona promettendogli la sua anima in cambio<br />
di un talento che lo facesse entrare nella storia della musica contemporanea e si narra che, diventato<br />
improvvisamente famoso dopo una modesta carriera, sia morto a soli ventisette anni in circostanze tuttora<br />
avvolte dal mistero. Questa vicenda, per quanto recente, non può non essere associata al mito di Faust<br />
che ispirò scrittori, musicisti e librettisti: da Marlowe, Lessing, Mann fino alla famosa versione di Goethe<br />
da cui Arrigo Boito trasse il suo Mefistofele. Nella letteratura musicale la figura di Mefistofele è largamente<br />
presente, non solo nel melodramma con le opere di Boito, di Gounod e di Berlioz, ma anche nella<br />
musica strumentale di Franz Liszt.<br />
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IL DEMONIO<br />
Miriam Ferrigno<br />
mfxfm1@alice.it<br />
Il Demonio, l'essenza del male, rappresenta colui che opera per sovvertire e vanificare la legge di Dio, che<br />
è Amore, circuendo l'uomo attraverso la menzogna, al fine di reclutarlo nel suo esercito di anime alla deriva,<br />
esaltando e stimolando in esso l'amor proprio per la conquista della “vana gloria”, inevitabilmente,<br />
inetto egli discenderà nel regno oscuro, dove arderà dannatamente, alimentando la fiamma eterna degli<br />
inferi.<br />
Ripercorrendo i Testi Sacri di orientamento cattolico, troviamo questa figura maligna ricorrente, la quale<br />
viene spesso citata nella Bibbia e nei Vangeli con vari nomi e attribuita a svariati personaggi.<br />
Lucifero, ad esempio, uno dei più “famosi”, si narra fosse un Angelo magnifico a tal punto da ostentare<br />
superbia nei confronti di Dio, volendo raggiungere le cime del Paradiso per spodestarlo dal Trono Supremo,<br />
rendendosi a suo dire uguale. Pagò l'oltraggio venendo scacciato e relegato agli inferi della terra, dai<br />
quali, a sua volta, promise vendetta cercando di intercedere eternamente nei rapporti tra Dio e gli uomini.<br />
Il Demonio, di per se, nelle stesse scritture , non è chiaro, ne riconducibile ad un unica figura, come Gesù<br />
o altri personaggi ben distinti, egli essendo la reincarnazione del Male si manifesta sotto spoglie diverse di<br />
volta in volta e rappresenta, appunto, la contrapposizione vera e propria di Dio stesso.<br />
Satana, Asmodeo, Azazel, Beelzebul, Baal, Beemoth, Leviathan, sono solo alcuni esempi di demoni e manifestazioni<br />
maligne narrate nei testi di carattere religioso, ma se incuriositi, ne aprissimo qualcuno, ne<br />
scopriremmo ben molti di più.<br />
Adesso, se proviamo a mettere per un attimo la teologia da parte, cercando di osservare con “occhio<br />
ateo”, potremmo fantasticamente affermare che tutto ciò non esiste.<br />
Spesso mi son chiesta se, effettivamente, ci potesse essere lo zampino di un malefico al quale attribuire le<br />
colpe dei miei malanni, ma, riflettendo accuratamente, mi vien da pensare che forse noi stessi siamo i veri<br />
responsabili, proiettori e produttori del nostro male, siam capaci di “vedere” e “sentire” le cose, ci convinciamo<br />
di cosa è giusto e di cosa è sbagliato e noi in fine, decidiamo per noi, ogni giorno della nostra<br />
esistenza. Ciò che vi è prima della nascita e ciò che effettivamente vien dopo la morte, son nostre semplici<br />
supposizioni, il nostro modo per dar una spiegazione al tutto.<br />
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"Il Demonio"<br />
Galli Patrizia<br />
patgaldm@yahoo.it<br />
Chi dice che non esiste Dio e il Demonio? Io, no!!!! Parlo in prima persona giacché la fonte respira verità<br />
d'univoca voce all'essere Donna d'amara speranza e triplice attesa al confine dell'insito merito! La verità, sì<br />
figlia del tempo nello spirito d'energia tangibile di mercede allusiva nell'occhio d'una cieca vista..!!! Allora???Vogliamo<br />
scherzare Dio non esiste??? Chi imprime la voce del tempo nello spirito<br />
d'energia tangibile delle cose, di chi pone al suo guardo la lotta vera celata d'una arresa fortuna nei cangianti<br />
colori dell'innesto fine??? La donna-spirito-voce d'infinto essere ch'aleggia nella polvere attigua alla<br />
dimora allusiva d'onirica e salubre verità scevra d'ascolto, mercede del casto incedere di energia violata<br />
ricca d'audace atmosfera...!!!! Satana, veleggia di stratiforme insaziabilità di un caduco mistico simposio<br />
d'assolo...!!! V'e la "voce" nuova del tempo ch'ascende dal baratro del mondo nella compunta versione<br />
d'auditel all'insegna d'una matrice furtiva...!!!!! Il "Dio" vivente, energia ancestrale lasciante vivere di terra<br />
pena l'antagonista per antonomasia, fonte del male ispirato a sette sataniche nell'ibrida riserva sterile terrena:<br />
"La vera pena è del cielo, la gioia dei compunti eletti e santi feriti d'abnegazione d'inflitta mano intangibile<br />
al sentore vivo d'essere..!!!! V'è altro al giro di boa lungo la scherma via che desta forma all'incipit di<br />
scarso pregio, e natante in fuga dal relitto vita nel circospetto traslucere delle parole melliflue di recondita<br />
miseria dei tapini presenti...!!!<br />
La chimerica danza alterna, dista anni luce dall'impassibile nome della verità nella sazia pena del mal di<br />
sorte ch'inneggia pavente illusione d'inane scorta tra il miglio del cielo aperto fugace d'una ora presa al<br />
volo...!!!Eppur nell'abisso mare della terra ferma, le voci verdi sapidano tutto d'irriso conto perlustrante<br />
spazi d'inane speme alla ricerca del manto stellato di strada sì viatico di vita castrante l'esser nome...!!!!! Ai<br />
lettori di codeste poche righe va, l'omaggio d'una minima voce di verità anima di chi ascolta nel silenzio<br />
vivo tracciante l’ormai virgulto primizia del tempo che priva di pace gioisce d'inizio fine..!!! Mi rivolgo a<br />
tutti coloro che nel nome della "rosa" teofania dell'essere ,orano frustati dal cilicio a parte nel mal che nulla<br />
regala se non l'anima allusiva.!!!!<br />
L'"occhio" del mar nero punta in cima alla tarda riva di remota occasione nel presente d'una nemica scorta<br />
all'angolo dell'intimo grido, ove tutti d'ascolto l'omertà invocano...!!!!<br />
Nel libero confine d'impura mano di chi promette certo e manca sicuro, oracola le insavie menti lucide al<br />
mal di porta nel potere d'una legge nuova...!!!<br />
Ecco!!! Il" cancro" terreno satanico dell'involo su misura ad occhio nudo bruciante il "vivo" sul rogo<br />
dell'inquisizione dell'inetta cagione dei giovani prezzanti le porte chiuse all'apice del salto mortale sull'icona<br />
verità simbolo del tempo.....!!!!!!<br />
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LA POSSESSIONE:<br />
DALLA SUPERSTIZIONE ALLA SCIENZA<br />
Gandiglio Veronica<br />
veronikadelarge@hotmail.it<br />
Col termine possessione si indica l’intrusione nell’individuo di entità sovrannaturali esterne, spesso maligne,<br />
che ne prendono il controllo del corpo e della volontà. E’ un fenomeno universale e da sempre esistito<br />
al quale l’uomo ha cercato di porre rimedio con delle figure che, nelle varie culture, hanno assunto<br />
nomi diversi: medium, sciamani, stregoni, esorcisti, guaritori e altri ancora fino ai moderni psichiatri e<br />
neurologi.<br />
L’universalità e la presenza in ogni epoca della possessione ne indicano la “scientificità”, mentre le sue<br />
varie sfaccettature nelle diverse civiltà ne denotano l’influenza culturale, ma per secoli nel mondo occidentale<br />
è stata trattata allo stesso modo di come lo è ancora in diverse parti del mondo, ossia come un<br />
fenomeno religioso. Nella Grecia antica, i demoni (dal greco dáimōn, che significa spirito) governavano gli<br />
stati d’animo umani e quindi guidavano il comportamento, ma non necessariamente in senso negativo<br />
come si è soliti riferirsi ai giorni nostri. E’ solo con la cultura cristiana che la parola demone assume una<br />
connotazione religiosa e malefica, identificando Satana e tutti gli angeli caduti nella dannazione insieme a<br />
lui.<br />
Già nel Nuovo Testamento, Gesù Cristo libera alcuni indemoniati, perciò la pratica dell’esorcismo è stata<br />
accettata e praticata fin dalla nascita del Cristianesimo, tuttavia con l’evoluzione scientifica anche gran<br />
parte della Chiesa ha abbandonato la spiegazione della possessione basata su spiriti diabolici. I moderni<br />
esorcisti non studiano più la Bibbia, ma libri di neurologia e il DSM, il manuale delle malattie mentali: non<br />
parlano più di Asmodeo, il demone della sodomia e della pedofilia, ma di parafilie, e un individuo che una<br />
volta era posseduto da Belfagor, il demone dell’accidia, viene oggi definito depresso.<br />
La fine dell’esclusiva religiosa sulla cura dalla possessione si può far coincidere con lo scontro tra padre<br />
Johann Gassner e Franz Mesmer nel 1775. Gassner era uno dei guaritori tedeschi più famosi dell’epoca,<br />
tanto da essere accusato di essere la causa di una possessione “imitativa” nella sua regione, motivo per cui<br />
il principe elettore Massimiliano III Giuseppe di Baviera nominò una commissione per esaminare i suoi<br />
metodi di cura. A questa commissione partecipava anche Mesmer, medico e filosofo viennese, il quale<br />
riuscì a curare degli indemoniati tanto efficacemente quanto Gassner, semplicemente applicando su di<br />
loro dei magneti . Sconfessò quindi i supposti poteri taumaturgici del prete tedesco, e formulò la teoria<br />
del “magnetismo animale” secondo la quale, influenzato anche dagli studi sulla gravitazione e sulle maree<br />
di Galileo Galilei, la causa e quindi anche la cura di questi disturbi erano da ricercare nella presenza nel<br />
corpo umano di un fluido (il magnetismo animale appunto) che poteva essere convogliato dai suoi magneti.<br />
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IL DIAVOLO:<br />
FONTE DI PROVERBI E ISPIRAZIONE ICONOGRAFICA<br />
Katia Gioscio<br />
katiagioscio@gmail.com<br />
L’etimologia della parola “diavolo” risale al termine latino diabolus, che significa “calunniatore” e non può<br />
che indicare quindi il nemico di Dio e degli uomini, che egli induce a peccare. Nella letteratura apocalittica<br />
e nel Nuovo Testamento il demonio assume le sembianze di Satana, termine che deriva dall’ebraico satan,<br />
che ha la valenza semantica di “contraddittore”, “oppositore”. Egli è infatti il capo degli angeli ribelli.<br />
Nella tradizione biblica è associato ad un dragone, il serpente antico che inganna il mondo schierandosi<br />
contro il Figlio di Dio, il quale è apparso per distruggere le sue opere.<br />
Avendo un’accezione negativa, il diavolo non può che essere “brutto”, tanto che a partire dalle rappresentazioni<br />
iconografiche del XXI secolo è raffigurato come un essere orrido e mostruoso, che unisce caratteristiche<br />
umane e bestiali. La sua intima perversità è evidente nella scultura e pittura romanica e gotica, soprattutto<br />
nelle rappresentazioni del giudizio universale. I pittori nordici del XV e XVI secolo come Hieronymu<br />
Bosch e Pieter e Jan Bruegel ne illustrarono maggiormente il carattere grottesco, sfruttando il<br />
tema delle tentazioni di S. Antonio. Al corpo del drago o di serpe viene aggiunta una testa di donna nella<br />
scena del peccato originale dei soggetti iconografici cari alla Controriforma e ai gesuiti.<br />
Il diavolo è, inoltre, stigmatizzato come “nero” e “furbo”, nelle note similitudini “nero come il diavolo”,<br />
“furbo più del diavolo” ed è facile trovare riferimenti ad esso in espressioni divenute comuni come “le<br />
donne ne sanno sempre una più del diavolo”, “un diavolo scatenato”, per indicare un’indole malvagia e<br />
crudele. È interessante notare che il termine assume un tono compassionevole per indicare chi è perseguitato<br />
dalla sorte, con l’etichetta “è un povero diavolo”, o anche un tono ammirativo per indicare una persona<br />
che esca dall’ordinario, con locuzioni come “diavolo di una ragazza”, “avere una fretta del diavolo”,<br />
“fare il diavolo a quattro”. Nelle relazioni umane questa figura è presente per indicare persone che si<br />
odiano o litigano con l’espressione “il diavolo e l’acquasanta” o una persona che tenta di indurre al male<br />
qualcun altro o tenta di salvarlo da una situazione pregiudizievole con le espressioni “fare la parte del diavolo”<br />
e “l’avvocato del diavolo”. E pur essendo raro l’utilizzo femminile della parola “diavolessa”, risulta<br />
alquanto ambivalente il significato delle due accezioni tra cui oscilla la donna, che può essere sia “una diavola”,<br />
se brutta e cattiva, che “una buona diavola”, se semplice e di buona indole.<br />
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TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
IL SATANISMO<br />
Tiziana Marzano<br />
tizianamarzano@gmail.com<br />
Innumerevoli sono i libri dedicati ai demoni, la loro natura e la contrapposizione tra il bene e il male suscita<br />
da sempre interrogativi e studi di particolare rilevanza.<br />
Non c’è nulla da eccepire, l’occulto affascina e continuerà sempre a richiamare attorno a sé una folta<br />
schiera di curiosi.<br />
Anche un testo sacro come la Bibbia ne parla. Secondo la concezione cristiana i demoni erano angeli ribelli<br />
a Dio, abitanti nell’inferno. Il loro sovrano è Satana, il Diavolo.<br />
C’è chi ne avverte la presenza durante i disastri (vedi l’11 settembre) o quando avvengono strane manifestazioni,<br />
e c’è chi invece lo adora e vi si riconosce.<br />
Una sua espressione sono le cosiddette sette sataniche, un fenomeno che a primo acchito potrebbe apparire<br />
come un residuo dell’antico pensiero magico, ma che invece svolge un’azione di dissoluzione.<br />
Mi spiego meglio. Se risaliamo all’etimologia di alcuni termini inerenti all’argomento, si possono cogliere<br />
le loro diverse finalità.<br />
Così la religione è quell’attività spirituale atta ad unire (da re-ligo, metto insieme), con lo scopo di creare negli<br />
uomini un unico senso di appartenenza, ristabilendo secondariamente il rapporto con la divinità.<br />
Analogamente il simbolo, ovvero l’elemento fondamentale di ogni religione, deriva dai termini greci syn e<br />
balo, ovvero “metto insieme”, dove l’atto di unità si riferisce nuovamente al processo di avvicinamento tra<br />
realtà terrestre e celestiale.<br />
A differenza, il diavolo è “colui che separa” (da diabalo,<br />
divido), è colui che distrugge i legami tra gli<br />
esseri umani e l’Essere superiore.<br />
I satanisti affermano di non riconoscere alcun dio e,<br />
di conseguenza, considerano Satana come un mero<br />
simbolo, senza alcuna essenza trascendentale, quindi<br />
asseriscono che la loro è solamente un’ideologia atta<br />
alla “glorificazione dell’essere umano” e alla<br />
deificazione del sé.<br />
Quali sono i maggiori motivi di attrazione verso l’esoterismo?<br />
Secondo le statistiche, l’assenza di valori,<br />
il vuoto esistenziale e la noia fungono come maggiori<br />
fattori di richiamo.<br />
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TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
NOTTE SUL MONTE CALVO<br />
Monti Valentina<br />
valentina.monti<strong>19</strong>87@gmail.com<br />
Se a qualcuno questo titolo suona familiare e fatica a ricordarsene il motivo, è perché sono passati settantadue<br />
anni dacché la Walt Disney decise di intitolare così uno dei brani del suo primo Fantasia. Tuttavia, è<br />
anche possibile che vi ricordiate, invece, non tanto del film ma piuttosto del brano che ne costituiva la<br />
base: appunto, Una notte sul Monte Calvo di Modest Petrovič Musorgskij. Sarò forse ingiusta con la vostra<br />
cultura musicale, ma ritengo di poter affermare con ragionevole sicurezza che la maggior parte di voi ricorda<br />
Disney e non Musorgskij: lo affermo forse perché per me è così.<br />
Ebbene sì. Passata di molto l’età in cui potevo concedermi di guardare e riguardare Fantasia in videocassetta<br />
tutto il giorno consumando i nastri, non è ancora passata l’abitudine di visualizzare nella mia mente<br />
un generico “demone” con l’immagine di quel demone. Sì proprio quello. Quello del film. Quello spirito<br />
nero, gotico, severo, a tratti spaventosamente ghignante che domina dall’alto il Monte Calvo disneyano,<br />
richiamando con un gesto orde di fantasmi, arpie e streghe che corrono al suo comando sulla cima del<br />
monte. Il tutto agitando lentamente e direi quasi elegantemente delle ampie e spaventose ali nelle quali si<br />
avvolge durante il giorno per nascondersi alla vista umana.<br />
Ora ditemi se un’immagine simile non può a tal punto colpire, turbare e spaventare una bambina che questa,<br />
decine di anni dopo, se ne ricorda così bene che può scriverci un articolo sopra. Il lugubre personaggio<br />
mi fu presentato dai miei genitori come “Il Diavolo” e io da allora quando penso a un diavolo qualsiasi<br />
è a quel mostro che penso. Nel frattempo, ho scoperto che quello non era esattamente il diavolo bensì<br />
un demone dal suggestivo nome di Chernabog, liberamente ispirato ad una divinità slava del buio.<br />
Trovo che quel personaggio abbia sempre rappresentato benissimo quello che la mia mente si immagina<br />
di demoniaco: l’ho sempre associato al Male assoluto, alla paura, alla notte, al buio. Caso ben curioso dato<br />
che nella cultura cristiana il demone per eccellenza, Satana, è anche conosciuto col nome di Lucifer, che<br />
significa esattamente “portatore di luce”. Questo tuttavia si spiega, come molti sanno, dicendo che Lucifero,<br />
un tempo, non era un demone ma un angelo e che a questa sua primigenia natura si debba il suo<br />
nome.<br />
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TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
IL SEDUTTORE DEL MONDO<br />
Anna Rita Murano<br />
annaritamurano@yahoo.it<br />
Pelle nera e scagliosa, corna, coda, zoccoli da caprone, occhi rossicci e fiato sulfureo. Non c’è nessuno in<br />
Occidente che non riconosca all’istante la descrizione del principe delle tenebre. Talvolta il Papa o qualche<br />
altra figura autorevole ricordano ai fedeli che il Diavolo effettivamente esiste e non è una metafora<br />
per il male negli uomini, bensì una forza reale ed esterna. È comunque innegabile che, se le figure sataniche<br />
in ambito ebraico ed islamico rimasero figure di contorno, durante la crescita e l’espansione del Cristianesimo,<br />
il ruolo del “Seduttore del mondo” fu fondamentale. In verità Satana non ha più quella considerazione<br />
da parte dei teologi che aveva un tempo, soprattutto dai cattolici e dai protestanti. Nonostante<br />
ciò, è una figura che sopravvive tenacemente nell’immaginario popolare, nella letteratura, nelle sette, nei<br />
film, pure in ogni imprecazione moderna! Anche la cultura laica, nel freddo linguaggio della psicologia<br />
vede nel lato oscuro della personalità l’equivalente ateo dell’antico capro espiatorio, non più sabotatore<br />
esterno, ma metà nera dentro di noi.“La religione potrà anche morire, ma io no!” La figura del Diavolo<br />
non presenta un albero genealogico convenzionale, ma pare che vanti progenitori nelle antiche civiltà del<br />
Medio Oriente, nel Giudaismo e nell’Islam. Sebbene il suo nome in tutte le varie forme (Satana, Lucifero,<br />
Belzebù, Belial ecc.) dopo duemila anni sia universalmente riconosciuto, il suo volto, così come il suo<br />
aspetto, restano un enigma. Si tratta di un angelo o di un animale? Del serpente che tenta Eva nel Giardino<br />
dell’Eden, del maiale alato che il Papa Gregorio Magno bandì dalla Chiesa o del gatto nero in agguato<br />
nell’inferno del “Maestro e Margherita”di Bulgakov? O si tratta invece di un uomo dall’insolito aspetto: il<br />
doccione dal naso adunco nella facciata della cattedrale di Chartes, il nero diavoletto alato nelle scene dio<br />
Brueghel e di Bosch, o è l’impotente colosso tricefalo imprigionato nel ghiaccio dell’Inferno di Dante,<br />
gemente lacrime di amara frustrazione? Altri, nel tentativo di trasmettere un’impressione di Satana, si sono<br />
sforzati di trovare qualcosa che riscattasse questo vituperato personaggio. Milton nel “Paradiso Perduto”<br />
vedeva il Diavolo come un magnifico indomito ribelle, seppur alla fine condannato. Byron e i romantici<br />
ne fecero un eroe, il massimo sovvertitore delle convenzioni, lo spirito libero. Blake in una delle sue<br />
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TEMA DEL MESE: Il Diavolo<br />
IL DEMONIO<br />
(NEI RACCONTI DEI FRATELLI GRIMM)<br />
Laura Scolari<br />
laura.smurf@hotmail.it<br />
Nel corso dei secoli la figura del Male, con tutti i nomignoli e le derivazioni tratte dalla cultura popolare<br />
pagana e cristiana, è stata simbolo ed emblema di tutta la fiorente letteratura europea. E la sua identità<br />
cambia e si trasforma in base al periodo storico e alla corrente di pensiero durante la quale viene rappresentato:<br />
si passa in meno di tre secoli, infatti, dalla visione dantesca, dell’Angelo Caduto, figura maestosa e<br />
terrificante (descritta, tra l’altro, molto realisticamente, utilizzando tutti gli elementi iconografici propri<br />
della visione medievale, con ali di “vispistrello”, con tre teste, sei ali, corna e coda) alla visione d’età romantica,<br />
in cui ritroviamo la figura dell’Angelo Caduto del Paradise Lost di Milton (e qui il demonio è tutto<br />
fuorché potente e dalle sembianze disumane, anzi, possiede tutti i difetti e le carenze tipiche della stirpe<br />
umana: è orgoglioso, ambizioso, è debole e ha fallito la sua missione, ha perso una battaglia ma è ancora<br />
volenteroso di vincere la guerra, è l’emblema dell’eroe romantico a tutti gli effetti). Nel mezzo di queste<br />
due visioni contrastanti, c’è tutta una serie d’immagini e rappresentazioni che si rifanno alla tradizione più<br />
propriamente popolare, e che i racconti dei fratelli Grimm rispecchiano e ripercorrono alla perfezione. I<br />
due letterati-linguisti infatti, rispettivamente Jacob Ludwig Karl Grimm e Wilhelm Karl Grimm, nella prima<br />
metà del 1800, fanno uso di tutta una serie di fonti e testimonianze provenienti dal folklore e dalla<br />
tradizione popolare tedesca per delineare una figura malvagia, il nemico numero uno dell’uomo, il<br />
“diavolo” per l’appunto, e le vicissitudini che lo vedono protagonista. Le atmosfere descritte sono spesso<br />
cupe e tenebrose, gli episodi sono sanguinolenti e macabri, e i personaggi sono tutti malvagi e crudeli (i<br />
troll, i folletti dispettosi nel bosco, le streghe, i lupi e così via). Tra quest’ultimi, la figura del diavolo è<br />
menzionata molte volte, egli infatti è il protagonista indiscusso di molte fiabe: “Il diavolo e sua nonna”,<br />
“Il fuligginoso fratello del diavolo”, “La giubba verde del diavolo”, “Il contadino e il diavolo”, e molte<br />
altre ancora. Egli in questi racconti rappresenta il “truffatore”, colui che promette all’uomo beni preziosi<br />
in cambio della sua anima, ma alla fine dei conti è quasi sempre lui stesso a essere buggerato, finendo<br />
quindi per rappresentare non tanto la figura terrificante e potente del Male, quanto invece una macchietta<br />
insipida e grottesca, che può essere facilmente aggirata dall’astuzia e dalla scaltrezza proprie del genere<br />
umano. Può essere quindi considerato l’anti-eroe per eccellenza. Leggiamo un racconto dei fratelli Grimm<br />
(tra i più conosciuti) che spiega meglio questa figura così tragica da sembrare comica per l’appunto:<br />
IL Diavolo e sua nonna<br />
Una volta vi fu una grande guerra e il re diede ai soldati una paga così misera, che non bastava loro per<br />
vivere. Allora tre soldati si misero insieme e pensarono di scappare. Uno disse: -Se ci prendono, però,<br />
c'impiccano: come faremo?-. L'altro rispose: -Là c'è un grosso campo di grano; se vi entriamo e ci nascondiamo,<br />
non ci trova nessuno: l'esercito non può entrare là in mezzo-. Così si acquattarono nel grano,<br />
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Quando la pascceria pascceria pascceria diventa… arte!<br />
hp://www.facebook.com/pages/Le<strong>‐</strong>delizie<strong>‐</strong>di<strong>‐</strong>Barby/226069137477913<br />
Sito web: hp://ledeliziedibarby.blogspot.com/<br />
LE DELIZIE DI BARBY<br />
Tartufini al mascarpone e cioccolato<br />
Ulmamente ho fao dei tartufi sfiziosissimi, che si conservano in freezer e sem<strong>‐</strong><br />
brano dei mini gelani...provare per credere :)<br />
Servono:<br />
<strong>25</strong>0 grammi di mascarpone<br />
110 gr di zucchero<br />
150 gr di bisco al cacao<br />
60 gr di cacao amaro<br />
100 gr di cioccolato al lae<br />
cocco e cacao per rotolare le palline<br />
Bisogna sciogliere il cioccolato e quando si è raffreddato aggiungere gli altri ingre<strong>‐</strong><br />
dien. Per alcune cose sono andata un po' ad occhio quindi se l'impasto vi sembre<strong>‐</strong><br />
rà troppo morbido aggiungete altri bisco sbriciolai. Far riposare l'impasto in frigo<br />
almeno mezz'ora e poi formare le palline, rotolarle nel cocco o nel cacao e meerle<br />
nei pironi di carta. Conservare nel freezer fino al momento di servire...<br />
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Rivisondoli (AQ) - 1320 m s.l.m.<br />
Nicoletta Berliri<br />
brunilde58@hotmail.it<br />
REPORTAGE<br />
Alcune località italiane, come ad esempio Rivisondoli, restano ai margini della storia nonostante ne<br />
facciano parte da tempo immemore. Si hanno notizie di questo piccolo comune in provincia de L’Aquila<br />
già a partire dall’VIII secolo d.C. quando faceva parte del Ducato di Benevento e il borgo, adagiato<br />
su uno sperone roccioso alle pendici del Monte Calvario, costituiva uno dei punti di passaggio<br />
per le greggi che lungo il Tratturo Magno andavano da Foggia verso L’Aquila per trascorrere l’estate<br />
sui verdeggianti altopiani abruzzesi.<br />
L’attuale planimetria è tuttavia risalente ai primi del ‘700 quando la cittadina fu ricostruita dopo un<br />
disastroso terremoto: la struttura urbana raccolta, le case aggomitolate intorno alle strade a scalinata<br />
che assecondano l’erto pendio del monte, la cinta muraria costituita dagli edifici arroccati chiusi a<br />
proteggere il centro abitato, tutto contribuisce a fornire l’immagine di un luogo fiabesco.<br />
Avventurandosi nei vicoli, si può approfittare delle soste necessarie per riprendere fiato ammirando<br />
gli scorci paesaggistici, spettacolari affacci sul Piano delle Cinquemiglia e sulle montagne circostanti,<br />
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CATENE<br />
Amai l'idea dell'amore<br />
e i suoi lacci.<br />
Li volli stretti come nodi<br />
da non sciogliere mai.<br />
Ogni giorno più stretti<br />
nella mente<br />
nei gesti<br />
nel cuore.<br />
Ma il tempo va.<br />
Non puoi correre con lui<br />
incatenata a un'illusione.<br />
Ora che gli occhi<br />
sono stanchi<br />
di vedere il niente,<br />
strappo le mie catene di carta<br />
ormai consumate.<br />
ANNA CIBOTTI scrittrice e pittrice per passione, scopre a 60<br />
anni l'arte e la fa sua. Autodidatta, ha pubblicato due libri :<br />
QUATTRO RACCONTI...QUATTRO e L'INCROCIO.<br />
Questo per dimostrare che non è mai troppo tardi per mettersi in<br />
gioco. La pittura le fa da complemento alla scrittura e viceversa.<br />
Vive in Romagna dove è nata, e nel suo paese di mare, Punta Marina<br />
Terme (RA), condivide col marito queste sue passioni.<br />
SENZA PENOMBRA<br />
E' buio intorno alle facce indifferenti<br />
della massa informe<br />
di uomini<br />
randagi come cani<br />
senza fame<br />
in cerca di prede<br />
da sbranare<br />
per puro istinto.<br />
La notte senza luna accoglie<br />
nel suo nero infinito,<br />
le loro anime erranti<br />
e i ciechi cervelli.<br />
Nessun spiraglio aperto<br />
per chi vederlo,<br />
non vuole e non crede<br />
ci sia.<br />
Amano l'oscurità che nasconde<br />
i loro peccati.<br />
Il loro essere niente<br />
e soli.<br />
Uomini senza ombra.<br />
perché senza sole.<br />
Ma dopo ogni notte<br />
l'alba.<br />
Luce che fende la nebbia.<br />
Faro delle umane speranze.<br />
IL POETA<br />
"sala con camino" pittura acrilica ad acqua di Anna<br />
Cibotti<br />
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Chi ha paura del lupo cattivo?<br />
Anna Maria Funari<br />
shawnee.lee<strong>19</strong>61@gmail.com<br />
CULTURA<br />
Se facciamo una ricerca approfondita in rete, possiamo trovare pagine e pagine che parlano del lupo<br />
come protagonista di modi di dire, proverbi, aforismi, oltre a scoprirlo quale personaggio ricorrente<br />
della narrativa popolare, in particolare della fiaba.<br />
Nella cultura europea, il significato che gli viene attribuito è quello del male, del pericolo, quindi è un<br />
recondito ammonimento a tenersi lontani da quelle situazioni, divenendo la minaccia davanti alla quale<br />
i bambini tremano (o tremavano); “se non fai il bravo viene il lupo nero e ti mangia”. Chi di noi<br />
non l’ha sentita mai?<br />
In “Cappuccetto Rosso” (sia nella versione di Charles Perrault che in quella dei fratelli Grimm) ed<br />
analogamente ne “Il lupo e l’agnello” (di Esopo), emerge chiara l’idea che il lupo sia un animale infido,<br />
ingannevole e traditore. Allo stesso modo, ne “I tre porcellini”, fiaba tradizionale europea di origine<br />
incerta, è pronto a qualunque cosa pur di arrivare a ghermire le sue vittime.<br />
Nel corso dei secoli, anche a causa delle sue abitudini prevalentemente notturne, il lupo è stato sempre<br />
più associato al buio delle caverne, all’idea di fauci fameliche che si aggirano nel folto di foreste<br />
fitte e pericolose. Tutti elementi che non hanno fatto altro che alimentare l’atavica paura dell’uomo<br />
verso questo animale.<br />
Il suo dualismo esercita tuttavia sull’uomo un misterioso fascino e nella simbologia nordica la gola<br />
del lupo rappresenta un passaggio pericoloso e temibile che conduce alla liberazione che l’animale<br />
esprime attraverso l’ululato.<br />
In Europa, soprattutto nel Medioevo, venne esecrato a tal punto da farne<br />
l’incarnazione del demonio, della voracità e dell’ingordigia, mentre la lupa<br />
diviene simbolo di lussuria e passionalità sfrenata.<br />
Nulla di nuovo sotto al sole in realtà; fin dai<br />
tempi dell’antica Roma la “lupa” (ahimè<br />
compresa quella che allattò Romolo e Remo)<br />
era la prostituta e i postriboli dove le<br />
“lupe” esercitavano il mestiere erano i<br />
“lupanari”.<br />
Ci vorrà l’episodio di S. Francesco e il lupo avvenuto nei pressi di<br />
Gubbio a far acquistare, se pur per breve tempo, una nomea un po’<br />
meno terribile a questo animale.<br />
Ma anche in questo caso, pare che il “Lupo” fosse un brigante senza<br />
pietà che taglieggiava i viandanti sulle vie umbre… e grazie a questa sua crudeltà si fosse guadagnato<br />
quel soprannome associato ad un animale “cattivo” per definizione.<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
DI COSA PARLA CHI PARLA D'AMORE<br />
Angela Guardato<br />
annylennox@hotmail.it<br />
CULTURA<br />
Quando si vuol parlare con sincerità delle cose d'amore (ta aphrodisia e ta erotika), ci si deve addentrare<br />
in una selva tremendamente “aspra e forte”, della quale, seppur si può più o meno sommariamente<br />
delineare la fisionomia, si s-conoscono purtroppo le precise regole di mutamento, la causalità,<br />
l'eziologia e la fine.<br />
E che l'amore, per quanto bramato, sognato ed anelato, faccia in fondo davvero<br />
paura, non dovrebbe essere un mistero per nessuno. Ivan Klìma, esimio autore<br />
ceco contemporaneo, ricorda come poche cose si avvicinino alla morte quanto<br />
l'amore corrisposto. Col rischio, infatti, di apparire impopolari per chi vede il<br />
concetto di amor sempre opposto a quello di mors (“amore”, dal greco amors:<br />
in assenza di morte, tanto che chi ama è spinto ad unirsi all'altro e a generare),<br />
si potrebbe asserire che amore e morte abbiano invece più di una cosa<br />
in comune: sono eventi unici ed ineguagliabili, sono straordinari e definitivi, e<br />
così come “non ci si può mai bagnare due volte nello stesso fiume”, direbbe<br />
“Eraclito l' oscuro”, così non si può morire fisicamente più di una volta, né si<br />
può vivere due volte lo stesso identico amore.<br />
Ogni amore, come ogni morte, vive infatti solo in quel dato presente, unico e perentorio, fatale e definitivo,<br />
dell'hic et nunc, vanificando improrogabilmente passati pienamente vissuti e futuri soltanto<br />
pensati.<br />
E se, come diceva un poeta: “è sempre tardi per amare” (e verrebbe anche da dire: “è sempre presto<br />
per morire”), è pur vero che così come non si può imparare a morire, non si può mai davvero neppure<br />
imparare ad amare. Se poi alcuni hanno sostenuto che filosofare significhi “esercitarsi a morire”, nessuno<br />
però ha ancora proposto qualcosa di attendibile e serio come esercizio d'amore, se non il provare,<br />
rischiare e tentare ogni volta tutto daccapo. Sperimentando. Sperando. Sospettando e dubitando.<br />
Non è un caso, forse, che nella lingua tedesca Zwei e Zweifel (: due e dubbio) abbiano esattamente la<br />
stessa radice etimologica.<br />
Ecco, così, quando si ama, si vive immancabilmente di dubbio ed incertezza, e questo<br />
accade addirittura anche mentre si vive un amore corrisposto, o presunto tale. Così<br />
come si vive di partenze, di distacchi, di abbandoni anche brevissimi, di attese e di<br />
ritorni, che credono di trovare certezza nel solo fatto di esistere, quando invece essi<br />
stessi esistono solo in virtù del fatto di non essere mai certi.<br />
Già Galimberti ricordava come ovviamente si desideri ciò che non si ha, e non ciò che<br />
si possiede già. Ed è questo desiderio che spinge all'azione, amorosa o meno, all'happening<br />
cercato, al salto verso la possibilità, che si crede o si spera, ma comunque si<br />
auspica, realizzabile. Tutto questo, però, ammettendo di restare dentro la sfera di quella pia fraus che<br />
è la certezza dell'amore, perché l'amore, in verità, non è, né dà mai, certezze.<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
Il grido dei ragazzi di oggi<br />
Bruno Previtali<br />
previtali.b@alice.it<br />
LETTERE<br />
Le statistiche, che tuttavia non sempre rispecchiano fedelmente la realtà, mettono in evidenza come<br />
tanti ragazzi oggi tendono a rimanere aggrappati al caldo del nido famigliare il più a lungo possibile e<br />
a rinviare sempre più in là il passaggio all’età adulta e responsabile. Tutto sommato in famiglia ci<br />
stanno bene, e rinunciano, troppo spesso oggi per cause di forza maggiore, a crescere e ad andare incontro<br />
alla vita con le proprie gambe. L’instabilità che attraversa il percorso formativo dei ragazzi,<br />
ancora più accentuata in questi tempi di crisi economica e di valori che ci dipingono naturale, sempre<br />
più spesso non trova punti di riferimento nei genitori, più presi dalla frenesia della vita e dai problemi<br />
coniugali ed economici che dal compito educativo che li identifica come tali. I ragazzi spesso abbandonati<br />
a se stessi non riescono a identificare un obiettivo preciso della vita, agevolando tutte quelle<br />
problematiche che finiscono per avere il sopravvento sulla loro debolezza e sulla mancanza di difesa.<br />
Inibiti nelle capacità di relazionarsi, dovuta oggi soprattutto alla grande diffusione di mezzi di comunicazione<br />
elettronica, e di confrontarsi con gli adulti i ragazzi non maturano la personale consapevolezza<br />
della propria identità, e non riescono a diventare grandi tessendo adeguate relazioni con il mondo<br />
che li circonda, protesi alla spasmodica ricerca di contatti virtuali con persone totalmente sconosciute<br />
e che spesso si mascherano dietro lo schermo di un computer. Nella loro crescita essi faticano a<br />
trovare certezze, sicurezze, disponibilità, qualcuno insomma che li aiuti nel cammino, col risultato di<br />
soffocare in loro la capacità di una corretta identificazione affettiva e comportamentale. I ragazzi non<br />
si sentono più responsabili, non si sentono più protagonisti della propria vita, del proprio futuro, e<br />
sempre più spesso vengono lasciati in balia e alla mercé delle negatività che vengono loro quotidianamente<br />
proposte dai media in modo asfissiante e pretestuoso. E purtroppo tanti ne rimangono vittime. I<br />
ragazzi “ribelli e non allineati” al pensiero e alle politiche del governo, spesso oppressive e inibitorie,<br />
vengono visti come una minaccia all’ordine pubblico e quale gesto di insubordinazione al potere costituito<br />
(spesso arrogante e destabilizzatore) piuttosto che un futuro dell’umanità da salvaguardare e<br />
far crescere. Così l’allarme della nostra società è sempre più spesso dovuto solo a ragioni di autoprotezione<br />
e di sicurezza sociale, ciò che fa emergere con prepotenza l’inadeguatezza delle risposte e la<br />
carenza di progetti socio-assistenziali e culturali di fronte a questo grande e urgente problema. Una<br />
situazione che diventa denuncia verso l’indifferenza e l’inadeguatezza delle strutture e dei poteri<br />
(protesi solamente al mantenimento dei propri privilegi alimentando corruzione e sperpero di risorse<br />
pubbliche), e le poche iniziative sono per lo più rivolte a limitare e lenire gli effetti piuttosto che a<br />
risalire alle cause e affrontare i problemi che sono diventati quasi cronici. Da tutto ciò emerge tanto<br />
prepotente quanto ignorata la perenne questione morale soprattutto della politica, che evidenzia una<br />
diffusa e preoccupante mancanza di coscienza e di coesione sociale, delle quali si sente estremo bisogno.<br />
La progressiva perdita di valori della nostra società la rende inadeguata e impotente di fronte alla<br />
grande sete di valori che i ragazzi cercano di manifestare alla loro maniera. E le domande senza risposte<br />
sono per loro causa di confusione mentale, di sofferta ricerca, di contrapposizione spesso violenta<br />
con il mondo degli adulti, incapaci di relazioni appropriate che finiscono per ingenerare nei ragazzi<br />
punti di riferimento sbagliati e fuorvianti, tanto più oggi in un mondo di comunicazione globalizzata.<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
SOLO TRENTA PER ANNA<br />
Bruno Previtali<br />
previtali.b@alice.it<br />
LO ZOO<br />
(Storia vera, successa nei luoghi citati, non ho rivelato il paese della sepoltura di Anna per evitare l’identificazione, ma<br />
è comunque vicino a Visso. Anna è il vero nome della protagonista, Ester e Angelo è il loro secondo nome, la madre di<br />
Anna è morta due anni fa consumata dal dispiacere)<br />
Se Anna fosse nata in una famiglia diversa, probabilmente la sua storia non sarebbe stata la stessa.<br />
Alla periferia di Bergamo, ai piedi dei suoi meravigliosi colli, si erge un paesello, un gruppo di case<br />
popolari che ancora oggi sfida il tempo e l’incuria. Tra questi casermoni abitano i coniugi Alessandro<br />
e Giuseppina, con i loro figli Ester, Donatella, e Giancarlo. L’abitazione è modesta, c’è un cortile<br />
sterrato e una roggia che è una fogna a cielo aperto. In un angolo del cortile c’è una santella dedicata<br />
alla Madonna.<br />
Alessandro è un muratore spesso in trasferta che si dà poco pensiero per la famiglia; Giuseppina fa<br />
l’operaia in filanda. Lui non si occupa dell’educazione dei figli, lasciando tutto nelle mani poco affettuose<br />
della moglie, che è donna insensibile, irascibile, prepotente, qualche volta violenta. A lei non<br />
interessa la frequentazione scolastica dei figli, così Ester, la più grande, è spesso costretta a rimboccarsi<br />
le maniche per accudire i fratellini a scapito della scuola.<br />
Sopraggiunge, inaspettata, la quarta gravidanza, che Giuseppina pensa di interrompere con l’aborto,<br />
ma il tempo trascorre senza che si decida. Così, dall’ospedale di Bergamo, dove è andata per partorire,<br />
viene a casa con Anna. Che cresce abbandonata a se stessa e nelle mani inesperte e deboli della<br />
volonterosa sorella, che non può però sostituirsi alle premure materne e ai doveri genitoriali. Carina e<br />
docile, Anna cresce coccolata e viziata.<br />
Ester intanto è cresciuta, temprata dalla precoce maturazione che le è stata imposta dalla precaria situazione<br />
familiare. Sulla strada che da casa la porta al posto di lavoro, conosce Angelo, e si fidanza<br />
con lui. Ma l’incanto dell’amore è turbato dalla scomoda presenza di Giuseppina, madre prepotente e<br />
opprimente, che non vuole rinunciare alla busta della figlia. L’esasperazione e l’atteggiamento alle<br />
volte anche violento di Giuseppina costringono Angelo ed Ester a una scelta drastica e si sposano,<br />
andando a vivere a pochi chilometri di distanza.<br />
Anna intanto, sotto la sua campana di vetro, si specchia sempre più nel ruolo di bella statuina senza<br />
testa, maneggiata come un soprammobile da spostare ovunque si desideri. Sono gli anni in cui Anna<br />
vive in casa sola con la madre.<br />
Un giorno, l’attenzione di Giuseppina si focalizza su un servizio di una rivista di gossip riguardante<br />
un uomo di trent’anni, Antonio, celibe, pastore di professione che è rimasto a vivere da solo in un<br />
paesino disabitato fra i monti tra le Marche e l’Abruzzo. Ansiosa per la figlia, Giuseppina prende carta<br />
e penna, e scrive una lettera all’uomo del giornale, proponendogliela come donna della sua vita,<br />
confezionata come un pacco regalo. Poche parole e malamente scritte per decidere del destino e del<br />
futuro della figlia. Resiste alle veementi contrapposizioni soprattutto della figlia Ester, e manda la figlia<br />
Anna in sposa ad Antonio, sotto lo sconcerto e l’incredulità di tutti. E soprattutto la rabbia di<br />
Ester e Angelo.<br />
La vita di Anna fluisce lungo strade impolverate dei monti Sibillini, senza poter pensare a ritorni; in-<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
Simone Alessandro<br />
alexandar78@libero.it<br />
Alessandro Simone nasce a Modugno in provincia di Bari (dove tutt'ora vive) il <strong>25</strong> Agosto del <strong>19</strong>78.<br />
Da sempre innamorato della poesia, ama definirsi un romantico. Scrive per passione da sempre, dando<br />
vita, prima su pezzi di carta, poi su pc alle proprie emozioni. Definisce la scrittura un'ottima terapia<br />
per affrontare al meglio, la vita di tutti i giorni. Oltre scrivere, ama molto leggere e ascoltare musica<br />
rock. Nei primi mesi del <strong>2012</strong>, l'incontro che lui stesso definisce l'inizio di un sogno...insieme ad<br />
altre undici menti eccelse, danno vita su Facebook ad un gruppo, “LA BOTTEGA DEI VIANDAN-<br />
TI” ed insieme decidono di pubblicare un libro di poesie, intitolato “LE STRADE DELLA VITA AT-<br />
TENDONO...COGLI OGNI ATTIMO” edito online sul sito Lulu.com. A breve il loro romanzo intitolato<br />
“IL VOLO DELLE ROSE” edito con la casa editrice <strong>Montecovello</strong>, dove Alessandro fa parte<br />
con un racconto.<br />
PASSIONALE TANGO<br />
Trepidanti emozioni<br />
mentre ti stringo tra le mie braccia,<br />
fuoco che arde<br />
nei meandri dell' anima.<br />
Ti lasci trasportare<br />
dalle note di un Tango,<br />
connubio d'arte e passione<br />
sensuali movenze...<br />
tutto sembra un sogno<br />
dal qual svegliarmi non voglio.<br />
Tremante tra le mie braccia,<br />
mentre le nostre labbra sfiorandosi<br />
sembrano toccar pensieri inviolabili.<br />
Il desio di noi invade i nostri corpi,<br />
uniti da sempre in questa nostra passione...<br />
uniti da un sogno, nascosto nel cuore.<br />
IL POETA<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
Strano Roberta<br />
roberta_strano@yahoo.it<br />
Di pellicole del momento ce ne sono tante ad ott<strong>obre</strong>, come in ogni mese dell’anno, ma il film di cui<br />
voglio parlare nel mio articolo è davvero una pellicola molto particolare e di sicuro successo.<br />
Non è solo un’anteprima dell’attesissimo film, ma di tutto ciò che<br />
vi ruoterà intorno. Si tratta dell’ultima avventura di James Bond,<br />
SKYFALL, questo il titolo, che uscirà in Gran Bretagna il 26 ott<strong>obre</strong><br />
e negli Stati Uniti il 9 novembre e in Italia il 31 ott<strong>obre</strong>.<br />
Lo scorso 5 ott<strong>obre</strong> <strong>2012</strong> è stato il Global James Bond Day, che ha<br />
celebrato il 50° anniversario della serie dei film di James Bond.<br />
Dal <strong>19</strong>62, la serie ha all’attivo 23 film.<br />
In Italia il Global James Bond Day sarà celebrato con un insieme<br />
di manifesti, foto, immagini rarissime e spettacolari.<br />
La mostra si terrà a Roma dal 21 al 26 ott<strong>obre</strong> presso i Mercati di Traiano in via IV Novembre 94,<br />
aperta dalle 9 alle <strong>19</strong> tutti i giorni tranne il lunedì.<br />
Inoltre per i più appassionati è disponibile il cofanetto Bond 50 con tutti i film della saga in Blu-Ray e<br />
a breve in arrivo 007 Legends, videogame.<br />
Non c’era maniera più indicata per festeggiare i 50 anni, se non con un nuovo film diretto da Sam<br />
Mendes, prodotto dalla società cinematografica EON Productions, e interpretato per la terza volta<br />
dall'attore Daniel Craig nel ruolo dell'agente segreto James Bond.<br />
La produzione ha girato il film tra Londra e la Turchia nel marzo del <strong>2012</strong>.<br />
Sono state effettuate riprese in alcune zone di Istanbul, tra cui il Bazaar delle Spezie, Yeni Camii, l'ufficio<br />
postale imperiale, Sultanahmet Square e il Grand Bazaar.<br />
Se sei un amante del genere, non perdere l'appuntamento del prossimo 31 ott<strong>obre</strong>!<br />
Se invece sei un appassionato di musical dopo i<br />
successi di New York, Londra e Parigi, arriva<br />
finalmente in Italia la commedia musicale<br />
SHREK The Musical. Debutta al Teatro Nuovo<br />
di Milano dal 9 ott<strong>obre</strong> al 11 novembre <strong>2012</strong>.<br />
SHREK, orco verde e malizioso dovrà salvare<br />
la principessa Fiona tenuta prigioniera in una<br />
torre da una “terribile” draghessa.<br />
Dopo Milano, lo spettacolo sarà in tour nei<br />
maggiori teatri italiani, fino a marzo 2013.<br />
CINEMA & TEATRO<br />
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<strong>N°</strong> <strong>19</strong> <strong>‐</strong> <strong>25</strong> o<strong>obre</strong> <strong>2012</strong>—riproduzione riservata<br />
A spasso per le vie d’Italia in una splendida<br />
giornata di fine settembre<br />
Marianna Ziparo<br />
marianna.ziparo@gmail.com<br />
Fotografie di Ornella Commisso<br />
REPORTAGE<br />
Decidiamo, io e le mie amiche dell’ufficio amministrativo, d’inaugurare il nuovo anno scolastico trascorrendo<br />
insieme la domenica conclusiva della prima settimana. Scegliamo di “fare un giro” per le<br />
vicine Serre, passando per Torre di Ruggero dove visitiamo il Santuario e Serra San Bruno dove troviamo<br />
un raduno di bellissime macchine d’epoca.<br />
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LIBRO IN PREMIO<br />
Chi è l’autore di questo brano, e qual è il titolo del libro da cui<br />
è tratto?<br />
“”<br />
Non aveva visto suo padre per più di trent’anni. L’ultima volta era stato quando aveva<br />
due anni, e da allora non avevano avuto più nessun contatto - non una lettera, non<br />
una telefonata, niente. Secondo l’avvocato che si era occupato del suo patrimonio, il<br />
padre di N**** aveva trascorso gli ultimi ventisei anni della sua vita in C******, in<br />
una piccola città del deserto, non lontano da P*****. Era proprietario di un negozio<br />
di ferramenta, nel tempo libero giocava in borsa, e non si era più risposato. Si era tenuto<br />
il passato per sé, disse l’avvocato, e fu solo quando entrò un giorno nel suo ufficio<br />
per fare testamento che N**** senior disse per la prima volta di avere dei figli. “”<br />
Per vincere l’unica copia posta in palio,<br />
a) collegati su facebook con il Gruppo dedicato alla nostra Rivista:<br />
hp://www.facebook.com/groups/139617976056963/<br />
b) commenta l’immagine del libro che trovi in bacheca, inserendo nel commento il nome dell’autore<br />
del brano.<br />
Vincerà la copia del libro in premio chi, per primo, avrà inserito il nome esatto dell’autore e del<br />
titolo del libro da cui è estratto il brano.<br />
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ALCUNE PAGINE ESTRATTE DAL LIBRO<br />
hp://www.montecovello.com/libro/fn/5782208123/prigioniere+del+fuoco<br />
CAPITOLO 1<br />
PAGINE D’AUTORE<br />
Qualcuno si aggira intorno a me. Mi sento toccare, pungere e chissà cos’altro, ma la mia mente si rifiuta di formulare<br />
pensieri coerenti e i miei occhi non hanno intenzione di aprirsi, accecati come sono dalla luce bianca<br />
che mi circonda.<br />
È difficile capire dove mi trovo. Sono intontita, frastornata e confusa; forse sono in ospedale, magari ho avuto<br />
un incidente.<br />
Non riesco a ricordare, non riesco a pensare, cosa diavolo mi è successo?<br />
Mi abbandono all’oblio: ho deciso che non voglio ancora sapere niente. Sono troppo stanca, e ho sete.<br />
Immagino che la mamma sia qui accanto a me, se solo riuscissi a sollevare le palpebre e a chiamarla, forse potrei<br />
avere dell’acqua. E informazioni.<br />
«Mamma…» mormoro, sentendo la gola raschiare come se avessi ingoiato cartavetro. «Mamma… devo bere,<br />
per favore…»<br />
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PAGINE D’AUTORE<br />
«Sei sicuro, Matt? Potresti…»<br />
«Ho detto base, Justin! Ci vediamo fra poco» conclude, interrompendo la comunicazione.<br />
Lo guardo perplessa. Qui è tutto molto strano, ci vorrà tempo prima che io capisca qualcosa. Non so neanche<br />
dove siamo, figuriamoci!<br />
«Un’ultima cosa, Sam» mi dice, prendendo un altro strano congegno e mettendomelo intorno al polso destro.<br />
È una specie di braccialetto, nero, lucido, con rilievi rosso scuro. Si chiude con uno scatto secco e sembra non<br />
avere più nessuna apertura. Osservandolo meglio, vedo che i segni sono lettere: compongono la parola Mac<br />
Lean.<br />
«Non cercare di togliertelo, non ci riusciresti. Contiene tutto quello che ti serve…» mi spiega, tenendomi le<br />
mani fra le sue. «Carta di credito, informazioni personali, numeri di telefono, ogni cosa ti possa tornare utile.»<br />
«Potreste impiantarci un chip, come si fa con i cani» mormoro, scura in viso, ritraendo le mani di scatto, gli<br />
occhi pieni di furia repressa.<br />
«Comincio a intuire perché madre natura non crei donne con una mente come la tua…» sibila, la voce glaciale.<br />
«Non ci sono abbastanza uomini dotati della pazienza necessaria per sopportarle.»<br />
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YOU & ME<br />
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YOU & ME<br />
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STORIA DI COPERTINA<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
L’ARTE D’ARRANGIARSI<br />
Nicoletta Berliri<br />
brunilde58@hotmail.it<br />
Un adagio popolare recita non abbiamo il petrolio, ma abbiamo le idee e, proprio attraverso tale risorsa, il popolo<br />
Italiano ha sempre trovato il modo di superare qualsiasi ostacolo e/o difficoltà ricorrendo, con estrema<br />
abilità, all’arte d’arrangiarsi. Questa risorsa è talmente radicata in profondità nell’italico modo di essere, da<br />
diventare perfino il titolo di un film in cui Alberto Sordi interpretava magnificamente Rosario Scimoni, un<br />
piccolo truffatore opportunista e voltagabbana. Perfino in questi giorni, ogni volta che il Governo Italiano<br />
aumenta le tasse o ci impone nuovi sacrifici, la gente comune mugugna agognando e paventando l’arrivo<br />
della rivoluzione che dovrebbe sistemare le cose. La rivoluzione, però, tarda ad arrivare e forse non la vedremo<br />
mai.<br />
La parola Rivoluzione, infatti, indica un mutamento<br />
profondo e improvviso implicando la rottura di un<br />
modello precedente per sostituirlo con uno nuovo.<br />
Il cambiamento ha successo e diventa irreversibile<br />
quando, come disse il grande Indro Montanelli, si<br />
riesce a confezionare una classe dirigente migliore di<br />
quella precedente. Se vogliamo schematizzare, il<br />
concetto di Rivoluzione prevede l’esistenza conflittuale<br />
di due attori, uno schiavo e un padrone, le cui<br />
esigenze si contrappongono in maniera antitetica<br />
spesso in modo violento. Generalmente vince la fazione<br />
dotata della maggiore carica spirituale di rinnovamento.<br />
In Italia non esistono i presupposti necessari per<br />
l’avvento di una rivoluzione poiché, nel corso dei<br />
secoli, non si è mai creata quella dicotomia insanabile<br />
tra servo e signore essendo entrambi dominati da interessi comuni.<br />
Il giovane lavoratore precario, che nonostante la laurea si adatta a percepire uno stipendio da fame, sopporta<br />
la situazione avendo ottenuto il lavoro attraverso una segnalazione (è talmente diffusa la raccomandazione<br />
che le abbiamo perfino cambiato il nome); ciò lo pone in una condizione di sudditanza psicologica<br />
nei confronti di chi lo ha raccomandato, impedendogli di ribellarsi.<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
LA LIBERTÀ CHE GUIDA IL POPOLO<br />
Elisabetta Bozzoli<br />
biula@hotmail.it<br />
Questo capolavoro datato 1830 dell’ autore Eugène Delacroix, intitolato La libertà che guida il popolo, è molto<br />
eloquente. La storia dell’ arte è ricca di quadri significativi come questo. Un‘attenta analisi mostrerà la libertà<br />
rappresentata come una donna, mentre alza orgogliosa la bandiera calpestando i soldati, segno che il<br />
popolo ha combattuto e ha vinto la sua guerra. Si noti anche il ragazzino alla destra con la pistola in mano,<br />
(come a sottolineare che tutti parteciparono alla battaglia) e la luce, che come un riflettore illumina la scena<br />
centrando la libertà, per catturare l’attenzione visiva sulla rivalsa dopo anni di ingiustizie.<br />
La storia è piena di pagine di rivoluzioni: la prima rivoluzione industriale compresa tra gli anni 1760-1780 fino<br />
al 1830, riguardante il settore tessile e la seconda, 1870-1880, introducendo l’elettricità, il petrolio e i prodotti<br />
chimici. La guerra d’ indipendenza americana, negli anni 1775-1783, per distaccarsi dai loro colonizzatori<br />
britannici. La rivoluzione francese, una data particolare, il 14 luglio 1789, la presa della Bastiglia, l’ abolizione<br />
assoluta della monarchia con l’ingresso della repubblica. Un’importante rivoluzione, nel 1861, conosciuta<br />
come la guerra di secessione americana, tra nordisti e sudisti, tra chi voleva l’abolizione della schiavitù e chi<br />
invece non lo riteneva necessario.<br />
Il termine rivoluzione indica un<br />
radicale mutamento socio-politico,<br />
che può essere pacifico oppure<br />
sconfinare nella violenza. Accade<br />
quando si rende necessario modificare<br />
in maniera irreversibile uno<br />
stato di totale insoddisfazione popolare,<br />
il più delle volte scatenato<br />
dalla povertà in cui si trova. Quando<br />
si ha fame e si vede chi invece<br />
si ingrassa sulle spalle e le sofferenze<br />
di un popolo ormai allo stremo,<br />
non si ha più nulla da perdere.<br />
Ci si coalizza e si combatte per<br />
reintegrare tutti i diritti umani, uno<br />
in particolare, il diritto ad un’ esistenza<br />
dignitosa.<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
LA SCELTA DELLA RIVOLUZIONE<br />
Maria Luisa Catalano<br />
marialuisa.catalano@tin.it<br />
“Non si fa la rivoluzione, l’hanno detto in televisione. Chi c’è andato che delusione, era chiuso<br />
anche il portone”.<br />
In queste parole di una canzone del 2008, il rapper Frakie-Hi-Nrg esprimeva così il rapporto tra l’Italia e il<br />
concetto di rivoluzione. Sono trascorsi quattro anni, le cose sono peggiorate, a parlare della necessità di un<br />
cambiamento totale siamo in molti, la voglia di trasformazioni è tanta. Eppure sembra sempre che quando<br />
sta per arrivare la scintilla che farà partire il motore, succede qualcosa per cui questa scintilla venga spenta,<br />
e il motore rimanga fermo.<br />
Cos’è che fa paura a farlo partire? Perché gli Italiani vogliono un cambiamento e non riescono ad ottenerlo?<br />
I motivi potrebbero essere diversi. In Italia non c’è mai stata una vera rivoluzione sul piano politico e<br />
sociale, insomma qualcosa di paragonabile alla Rivoluzione Francese. Probabilmente perché l’Italia come<br />
paese unito ha una storia molto recente, e forse solo adesso si sente davvero la necessità di un cambiamento<br />
radicale. Alcuni sostengono che in fin dei conti gli Italiani non stanno messi poi così male, ed è per<br />
questo che nessuno vuole davvero che le cose cambino. Eppure soprattutto negli ultimi mesi la crisi fa<br />
sentire sempre più la sua presenza. I negozi chiudono uno dopo l’altro, altrettanto succede alle fabbriche,<br />
il lavoro scarseggia e la disoccupazione è tangibile. Basta farsi un giro per strada e ascoltare i discorsi della<br />
gente. Io, che sono curiosa di natura, sento sempre più persone che parlando della propria storia raccontano<br />
di come al lavoro siano state messe alla porta da un giorno all’altro. E notizie di aziende che promettono<br />
e poi al momento opportuno ti dicono che non hanno più commesse, sono in deficit e non hanno più<br />
bisogno di te, ormai sono all’ordine del giorno<br />
Non parliamo poi della situazione politica e sociale. I tagli alla sanità, all’istruzione, alla cultura , ai lavori<br />
pubblici, e a tutto ciò che serve a far vivere i cittadini in uno stato di dignità, sono direttamente proporzionali<br />
all’ aumento delle spese di deputati e consiglieri di ogni ordine e grado per la propria attività. Che poi<br />
questa attività non sia di tipo politico poco importa...<br />
Ma nella vita di uno stato ci sono tanti aspetti. Ad esempio, in una stato democratico i cittadini hanno il<br />
diritto di scegliere da chi essere rappresentati. In Italia da anni si parla di legge elettorale. Eppure la sensazione<br />
che si ha, è che alla fine non puoi mai davvero scegliere chi ti dovrà governare, perché alla fine la<br />
decisione viene affidata a meri giochi di potere politico. Del resto basta dire che l’attuale legge elettorale è<br />
stata nominata “porcellum” dal suo stesso autore, che l’ha definita “una porcata”. Direi quindi che anche<br />
da questo punto di vista non siamo messi bene.<br />
Così come il popolo francese nel 1798, anche noi vediamo ogni giorno che i nostri diritti vengono sempre<br />
più calpestati, ridotti, mentre c’è chi alle nostre spalle, gode di qualsiasi privilegio e si ingrassa con i nostri<br />
sacrifici. Eppure tutto questo non basta a scendere in piazza per dar vita a una “presa della Bastiglia”. Ci si<br />
ritrova sempre a sputarsi addosso, a scaricare la colpa sull’altro, a dire con frustrazione: “Tanto non cambierà<br />
mai nulla. Tutti pronti a parlare e mai ad agire.”<br />
A questo punto mi sorge una riflessione: è possibile che noi Italiani siamo un popolo incapace di reagire<br />
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REVOLUTION-THE BEATLES<br />
(IL CASO SEMANTICO)<br />
Chiara Chiavegatti-<br />
cler23@gmail.com<br />
You say you want a revolution,<br />
Well, you know, we all want to change the world.<br />
You tell me that it's evolution,<br />
Well, you know, we all want to change the world.<br />
Dici di volere una rivoluzione,<br />
ebbene, sappi, che tutti vogliamo cambiare il mondo.<br />
Dici che si tratta di evoluzione,<br />
ebbene, sappi, che tutti vogliamo cambiare il mondo.<br />
Così cantavano i Beatles nel <strong>19</strong>68, anno di grandi agitazioni ma soprattutto di grandi rivoluzioni. Gli studenti<br />
erano in rivolta, rivendicavano il proprio posto nel mondo, nella società, si battevano per le uguaglianze<br />
sociali, contro il razzismo, contro la guerra.<br />
Il gruppo di Paul McCartney incise due versioni di questa canzone: una era caratterizzata da arrangiamenti<br />
duri, suoni distorti, in linea con il testo che poi prosegue con una sorta di dissociazione da parte dell’autore,<br />
ovvero John Lennon (anche se accreditata come Lennon-McCartney), con le parole “Ma quando parli<br />
di distruzione, ebbene, sappi che non puoi contare su di me”, che nelle versione originale recita “But<br />
when you talk about destruction, don’t you know that you can count me out”. Nell’altra versione invece,<br />
inserita nel famosissimo disco conosciuto come The White Album, Lennon aveva scritto la parola in dotando<br />
così il verso di un significato diametralmente opposto al precedente. Anche l’arrangiamento è diverso,<br />
in questo caso è decisamente più lento e morbido; quest’altra versione è intitolata Revolution 1.<br />
Sembra che Revolution 1 sia stata scritta prima, anche se uscirà sul mercato discografico solo successivamente<br />
a Revolution, e che il cambiamento di parola, e quindi<br />
di significato, sia dovuto a un periodo di meditazione<br />
in India dei componenti della band.<br />
Questa controversia semantica è sicuramente emblematica<br />
degli stati d’animo non solo dei componenti del gruppo,<br />
ma dei giovani e degli adulti che si trovavano a vivere<br />
in quegli anni di sconvolgimenti; com’è facilmente intuibile<br />
infatti lo spunto del testo viene fornito dal Maggio<br />
Francese, dall’omicidio di Martin Luther King e dall’opposizione<br />
alla Guerra del Vietnam.<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
ITALIANS DO IT WORSE<br />
(Gli italiani lo fanno peggio)<br />
Di Mauro Domenico<br />
domenicodimauro70@libero.it<br />
Popolo, ricordati che se nella Repubblica la giustizia non regna con impero assoluto, la libertà<br />
non è che un vano nome! (Maximilian Robespierre)<br />
Dov'è finita la coscienza popolare di questo insieme di persone che dovrebbe formare una nazione e chiamarsi<br />
popolo?<br />
La vergogna di essere italiano è l’ennesima eredità che accettiamo serenamente dai nostri “padroni”.<br />
Senza batter ciglio, tanto tutto va bene. Hanno distrutto la dignità di intere generazioni e noi spettatori<br />
muti, silenti e passivi.<br />
Incuranti di un futuro diventato oramai trapassato remoto, complici e colpevolmente vigliacchi.<br />
Incapaci storicamente di opporci al potere, spontaneamente supini a chi ci domina.<br />
Dormi Italia dormi e poco importa se l’umiliazione quotidiana ci raggiunge, basta un calcio ad un pallone<br />
e tutto si dimentica.<br />
L'inutilità di un popolo incapace di reagire al richiamo di una coscienza popolare che dovrebbe vederci<br />
assediare i posti di potere e non l'uscita dell'I-phone 5!!,l'egoismo di guardare solo nel proprio orticello<br />
incuranti e sprezzanti della sofferenza del nostro vicino.<br />
Derisi ogni giorno dai nostri "padroni", esempio negativo della stampa mondiale, l'essere italiano è divenuto<br />
un qualcosa da evitare, da sbeffeggiare da allontanare. E il popolo tace servo e complice di una polita<br />
corrotta indegna ed incompetente. Gestiti da ex igienisti dentali o da ex squadristi dell'estrema destra, vero<br />
Alemanno?, speranzosi di una sinistra evanescente che propone dei personaggi impresentabili, il sig. Bersani<br />
non sarebbe consigliato da nessuno che abbia un briciolo di esperienza di comunicazione e marketing,<br />
un centro ghettizzato da una falsa coscienza religiosa che vede in Casini uno strenuo difensore dei<br />
diktat vaticani, il vero stato dominante nel cuore della nostra labile nazione. Aggrappati ad un comico genovese<br />
che d'improvviso assume l'importanza di un nuovo messia portando avanti una delle più grandi<br />
strategie per vendere un prodotto, il proprio prodotto sul mercato. L'amara considerazione è che in un<br />
tempo in cui una rivoluzione sarebbe l'unico segnale forte e necessario per sovvertire un potere logoro ed<br />
appagato, corrotto e colluso privo di una benché' minima moralità' noi non ci riusciamo perché' nel nostro<br />
dna non c'è il senso di appartenenza, quel sentimento che ha portato popoli a noi vicini a scalzare chi<br />
indegnamente li governava mettendo a rischio la cosa più cara, la vita stessa per difendere un idea di libertà<br />
che appartiene solo ai forti.<br />
Dormi Italia, dormi pure tranquilla e non pensarci più di tanto, domani è un altro giorno quindi chissà.......<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
LA RIVOLUZIONE DEI SENZA NIENTE<br />
Maurizio Spreghini<br />
maurizio.spreghini@live.it<br />
maurizio.spreghini@pec.it<br />
Se per un attimo ci fermassimo, attendendo l’evolversi della diatriba? Se esausti del troppo inarcar la schiena,<br />
decidessimo di avanzare? Se lungimiranti decidessimo la prima mossa, a scapito di chi abbiamo al fianco?<br />
Domande che non hanno ne senso ne luogo, almeno finora.<br />
Il tempo, con l’evolversi del genere umano, ha portato allo sviluppo della mente e la necessità di sprigionare<br />
gli istinti è diventata impellente.<br />
Ogni qualvolta la quiete regnava si è cercato un rimedio per occupar le mani, screpolate dal dolce far niente,<br />
occupando il popolo in fratricidi che portassero alla stanchezza e allo svuotamento degli arsenali bellici.<br />
Inaspettate sono state invece le rivoluzioni popolari, anche queste atte a svuotar qualcosa, che hanno portato<br />
alla guerra civile defenestrando i nobili mai sazi del loro dolce far niente.<br />
La differenza tra i due movimenti è nel clamore e nelle conseguenze che ne scaturiscono. In uno si combatte<br />
per osannar il valore della patria, nell’altro perché la fame ha raggiunto l’ultimo buco degli straccali<br />
o della cintura.<br />
Non parleremo oggi delle guerre, anche se il paragone con la rivoluzione per far capire cosa ne scaturisce,<br />
è simile nelle conseguenze e nel dopo, bensì parleremo delle rivoluzioni.<br />
La differenza abissale tra i vari ceti sociali crea una piramide gestionale delle ricchezze e degli agi, con all’apice<br />
i pochi ricchi e in basso, all’ultimo gradino quello dove il fetore degli scarichi domestici è tutt’uno con<br />
l’ossigeno inspirato, il ceto abietto.<br />
Si arriva a un punto dove il ceto agiato non riconosce più il valore della ricchezza, cercando a scapito di<br />
tutto e tutti di incamerare ricchezze e sprofonda nel benessere assoluto. Il “Popolino”, definizione per chi<br />
nel basso annaspa nella mediocrità della vita, insorge dapprima con manifestazioni pacifiche, per poi alzar<br />
le mani fendendo ogni oggetto pronto ad uccidere.<br />
La deficienza del ceto ricco arriva ad un punto tale, dove per incamerare più risorse possibili, comincia a<br />
togliere anche ai ceti che sono nel mezzo, toccando e dilazionando il benessere anche al braccio armato<br />
che hanno istituito per difendere il territorio.<br />
Manca ad un certo punto quel collegamento, che gli permetteva di aizzare altri esseri umani verso la parte<br />
che provava a mugugnare e da lì finisce il valore della democrazia e comincia la rappresaglia per ricondurre<br />
tutti sullo stesso piano.<br />
Un errore tragico che si ripete ogni qualvolta sta per nascere una rivoluzione e l’esercito con i suoi generali<br />
si schiera a favore del popolo sottomesso.<br />
La lotta impari, porta nel breve tempo di poter occupare i palazzi del potere, a riportar la quiete con la<br />
messa alla gogna delle persone che fino ad un attimo prima erano coloro che decidevano il destino degli<br />
altri.<br />
Il Popolo non impazzisce tutto d’un tratto cercando giustizia, ma lo fa quando sedendosi a tavola invece<br />
che occupar la bocca con pietanze più o meno succulente, è costretto a guardarsi negli occhi col familiare<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
LE RIVOLUZIONI DI PIRRO<br />
Domenico Vincenzi<br />
dome.vinc@gmail.com<br />
“Nell’intero corso del tempo, forse a partire dalla fine del neolitico, sono esistiti al mondo tre tipi di persone:<br />
gli Alti i Medi e i Bassi. […] Perfino dopo sconvolgimenti enormi e dopo mutamenti all’apparenza<br />
irreversibili, questo schema si è costantemente riproposto.[…] Lo scopo principale degli Alti è quello di<br />
restare al loro posto, quello dei Medi di mettersi al posto degli Alti…” Diceva George Orwell in<br />
<strong>19</strong>84,sintetizzando e semplificando in poche righe un copione abbastanza uguale a se stesso, sia in diversi<br />
periodi storici che presso diversi popoli\nazioni. Purtroppo il soppiantare una classe sociale con un'altra<br />
non conduce che al punto di partenza: può cambiare l’assetto di potere, quello istituzionale, persino i nomi<br />
e la durata dei mesi del calendario ma non si tratta di rivoluzione, bensì di un rivolgimento di potere,<br />
che è un’altra cosa. La rivoluzione è un sogno, per chi ci si trova dentro e combatte, nobilmente certo, ma<br />
spesso con una prospettiva che non arriva a dopo domani, come indossare la maglietta di Che Guevara e<br />
sputare su Castro. Alla fine tutte le rivoluzioni, da quella francese in poi, non hanno avuto altro risultato<br />
che rinnovare la precedente suddivisione sociale, cambiata la faccia non cambia la sostanza. Ma perché?<br />
“Il primo uomo che ha recintato un pezzo di terra dicendo: -È mia- e che ha trovato gente tanto semplice<br />
da credergli, è stato il vero fondatore della società civile.” Disse Rousseau, centrando non solo la caratteristica<br />
principale delle società occidentali (la proprietà privata), ma anche il nostro problema: le rivoluzioni<br />
nazionali non hanno portato a nulla di veramente nuovo perché la struttura di base non è mai cambiata, le<br />
relazioni di potere tra gli individui sono sempre passate attraverso i loro beni ed è naturale che chi ha di<br />
più desideri mantenere le cose come stanno, che comporta una certa staticità sociale\economica che nel<br />
tempo destabilizza l’equilibrio del sistema fino al collasso, quella che gli storici chiamano rivoluzione e che<br />
è endemica in un sistema in cui al vertice della piramide stanno sempre e solo coloro che possiedono già<br />
più potere degli altri. Per questo è nata la democrazia, nell’intento di tenere coesa la società evitando di<br />
accumulare potere nelle mani di uno soltanto o di pochi, peccato che niente rimanga sempre com’è, in<br />
maggior misura un insieme di persone, malgrado le leggi, le strutture e i progetti, mutano giorno dopo<br />
giorno le necessità e gli atteggiamenti e, se il sistema non si adegua, è solo questione di tempo prima che<br />
crolli. (E con tutto questo non voglio dire che la soluzione sia il comunismo, non funzionerebbe per gli<br />
stessi motivi di cui sopra…)L’Italia è la regina madre delle rivoluzioni fasulle: il Risorgimento è stata una<br />
colonizzazione interna spalleggiata da esponenti delle classi medio-alte e dalla disinformazione e ignoranza<br />
del popolo, Mussolini è stato appeso morto a testa in giù, il partito fascista ha cambiato nome ed è ancora<br />
in parlamento e dopo Mani pulite la corruzione al vertice non solo non è sparita, si è istituzionalizzata. Il<br />
continuo susseguirsi di governi tecnici nella storia recente non è che il sintomo di un perenne stato d’assedio,<br />
che è un’eccezione alle regole costituzionali, senza le quali non esiste sovranità popolare. Ma di fronte<br />
a tutto ciò, malgrado i tentavi un po’ impacciati e sminuiti degli studenti di svegliare la coscienza dei cittadini,<br />
la prospettiva di cambiare è lontana anche nel pensiero. In sostanza ciò che serve prima di poter solo<br />
pensare a fare una rivoluzione è l’idea di proiettare qualcosa nel futuro che duri, ma che sia un’idea, non<br />
un ideale, perché gli ideali funzionano solo sulla carta, la realtà, invece, è un’altra cosa.<br />
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STORIA DI COPERTINA: La Rivoluzione<br />
Maria Parente<br />
justrue@live.it<br />
Lo spirito rivoluzionario ha da sempre caratterizzato la storia dell’umanità: che si tratti di una rivoluzione<br />
culturale, scientifica comunque lo scopo è quello di ristabilire l’ordine nelle società . Anche l’evoluzione<br />
dell’uomo segna una grande rivoluzione: da piccole e semplici invenzioni rese idonee per la sopravvivenza,<br />
l’uomo ha edificato un impero di cui poter usufruire per vivere potendo soddisfare ogni bisogno. La<br />
rivoluzione industriale rappresenta il primo passo verso la consacrazione. Ma perché, è lecito chiedersi,<br />
scoppia la rivoluzione? Quali potrebbero essere i motivi da cui scaturisce il bisogno di “rivoluzionare”,<br />
nonché di cambiare le regole poste in gioco per formularne altre? Una società deve essere sostenuta da un<br />
assetto forte che non presenti crepe o punti di debolezza, la collaborazione tra i vari organi deve risultare<br />
ben assestata e soprattutto deve essere garantita la sicurezza e l’ordine sociale tra le file della popolazione.<br />
Posta una breve parentesi introduttiva all’argomento che tratteremo in quest’articolo, possiamo ora addentrarci<br />
nel vivo del discorso, trattiamo la rivoluzione :il mutamento drastico di una situazione preesistente<br />
che riguarda il sistema sociale – politico che viene sostituito da un nuovo sistema senza possibilità<br />
di ripristino della situazione preesistente. La rivoluzione, vanta anni e anni di storia caratterizzando epoche<br />
e Nazioni differenti, che si tratti di rivoluzione pacifica o violenta, ogni popolo porta alle spalle la propria<br />
esperienza. Esperienza che si qualifica in base all’asprezza, alla tenacia e all’ideologia che caratterizza<br />
la rivoluzione e soprattutto, ognuna identificata da un carismatico leader che conduce fermamente la battaglia<br />
rivoluzionaria: Mao Zedong, capo rivoluzionario cinese, Stalin protagonista nella rivoluzione russa e<br />
Robespierre, capo dei Giacobini della rivoluzione francese. Giusto per citarne alcuni, ma tanti altri hanno<br />
rappresentato la storia della Rivoluzione della propria Nazione.<br />
La rivoluzione cinese ebbe inizio nel <strong>19</strong>11,con la rivolta di Wuchang. Sun yat-<br />
Sen,noto esponente della politica cinese svolse un ruolo preponderante nella storia<br />
della rivoluzione cinese :in particolare fu eletto presidente del Guomindang (partito<br />
nazionalista). Nel <strong>19</strong>21 venne fondato a Shanghai il Partito comunista cinese, che ebbe<br />
come primo segretario Chen Duxiu: ispiratore a sua volta del movimento nel maggio<br />
del <strong>19</strong><strong>19</strong> ,movimento che imponeva il riconoscimento degli interessi giapponesi<br />
sul territorio cinese. Il Pcc cercò di sviluppare un proprio sistema giudiziario e di governo.<br />
Grazie alla figura predominante di Mao Zedong,rivoluzionario e dittatore cinese,<br />
si giunse, alla fine del <strong>19</strong>31, alla fondazione della Repubblica sovietica cinese.<br />
Nel Settecento,la Francia era il paese più popolato di Europa e la crisi non tardò<br />
ad arrivare:nel 1788, con lo scopo di trovare un modo per superare la crisi, viene<br />
convocata l'Assemblea Degli Stati Generali (il clero, la nobiltà guerriera e il<br />
"Terzo Stato" che indicherebbe i lavoratori); Il Terzo Stato ,però non poteva partecipare<br />
e quindi esprimere i propri punti di vista così i rappresentanti si riuniscono<br />
tra di loro e decidono di far scattare una rivoluzione con lo scopo di dare alla<br />
Francia una nuova costituzione. L'inizio della rivoluzione francese si ha il 14 Luglio<br />
1789 con l'assalto alla fortezza Bastiglia . La presa della Bastiglia avviene lo<br />
stesso giorno e il giorno seguente, 15 Luglio 1789, viene smontata pietra dopo pietra essendo così cancel-<br />
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YOU & ME<br />
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Il giallo del Sole,<br />
il verde della Terra,<br />
il blu del Mare ….<br />
TUTTO qui.<br />
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