Attività di categoria - Collegio Geometri di Cosenza

Cancellara (PZ) 

Palazzotto gentilizio 

Potenza 

Cattedrale di S. Gerardo 

Cancellara (PZ) 

Il castello 

TESORI DI BASILICATA 

Aliano (MT) 

Casa di Carlo Levi 

Brienza (PZ) 

Borgo medioevale e castello 

Aliano (MT) 

Grotte su costone roccioso 

Poste Italiane spedizione in A.P. - Art. 2 comma 20/c legge 662/96 Aut. n. DCO/DC-CS/220/2003 valida dal 29 maggio 2003 - Anno XL - n. 2-3/2005 

Inaugurazione della nuova sede del Collegio di Crotone 

Cosenza - Costituzione del Sindacato Italiano Geometri 

Incontro con il presidente della Regione Calabria 

e l’assessore all’ambiente 

Tra malapolitica, malaburocrazia e malaffare 

Culto micaelico e insediamenti fortificati in Calabria 

Divagazioni di un geometra al servizio dell’archeologia 

Consulenza Tecnica 

Sulla realizzazione di agricampeggi 

Tecniche NDT sulle strutture murarie

Cosenza: tramonto sul Busento 

TESORI DI CALABRIA 

Scorcio di Copanello (CZ) 

Taverna (CZ) 

Tavola di S. Francesco da Paola 

di Mattia Preti 

Morano C. (CS) 

Centro storico 

TESORI DI CALABRIA 

Capo Vaticano - Tropea (VV) 

Serra S. Bruno (VV) - La Certosa 

Cirò M. (KR) - Tempio di Apollo 

Crotone 

Museo archeologico 

Amore e Psiche 

(particolare)

ANNO XL N. 2-3/2005 

Poste Italiane sped. in A.P. - Art. 2 comma 20/e 

legge 662/96 Aut n. DCO/DC-CS/220/2003 

valida dal 29 maggio 2003 

Direttore responsabile 

GIUSEPPE CATERINI 

giornalista 

Segretario di redazione 

Ettore Merletti 

Selezione scritti, grafica e impaginazione 

Mario Caterini 

giornalista 

Comitato di corrispondenza 

Antonio Aiello 

Michele Fabiano 

Vincenzo Lamazza 

Massimiliano Provenzano 

Antonio Sirianni 

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Direzione Redazione Amministrazione 

COSENZA 

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Gli autori sono responsabili dei propri scritti, anche se 

pubblicati, su richiesta, siglati o con pseudonimo. 

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Titoli e didascalie sono della Direzione o degli autori. 

È consentita la riproduzione anche parziale degli scritti 

pubblicati, previa citazione della fonte. 

La rivista viene inviata gratuitamente ai geometri iscritti ai 

Collegi aderenti al Comitato Regionale Geometri di 

Calabria, agli enti pubblici, agli istituti tecnici per geometri 

e agli ordini professionali, nonché ai niinisteri, alle 

regioni e a tutti gli organi direttivi della categoria. 

I supplementi, gli inserti e i numeri speciali de "La Stadia" 

vengono inviati solo ai geometri iscritti dei Collegi aderenti 

al Comitato Regionale Geometri di Calabria, previo 

accordo con la direzione responsabile. 

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D.P.R. 26-10-1972 n. 633. Fascicolo non in vendita. 

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all'Unione della Stampa 

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del Collegio Geometri di Cosenza 

Stampa 

Arti Grafiche Rubbettino 

Soveria Mannelli (CZ) 

Responsabili Ufficio stampa e pubbliche relazioni 

Collegio Provinciale Geometri di Cosenza 

Giuseppe e Mario Caterini 

SOMMARIO 

EDITORIALE 

3 - Tra malapolitica, malaburocrazia e malaffare, di Giuseppe Caterini 

ARTE E CULTURA 

5 - Culto micaelico e insediamenti fortificati sul territorio della Calabria settentrionale, di 

Giuseppe Roma 

12 - Nel salotto di nonna speranza..., di Giulio Palange 

17 - Divagazioni di un geometra al servizio dell’archeologia, di Fedele Candia 

21 - Toponomastica del Mercure-Lao, di Biagio Moliterni 

23 - Caulonia, di Mario De Filippis 

24 - Misure e pesi consuetudinari nel pianeta rurale della vecchia Calabria, di Marcello 

Barberio 

ASTERISCHI 

27 - Progetto Efesto: piano di lavoro preliminare, di Achille Solano 

29 - Consensi al Dizionario della Calabria di Gustavo Valente, edito dal Centro Studi Geo- 

Metra 

31 - Una gradita lettera a “la Stadia” 

ATTIVITÀ DI CATEGORIA 

Dal Sindacato Italiano Geometri 

32 - Decolla il Sindacato Italiano Geometri, di Pasquale Salvatore 

33 - Statuto del S. I. G. 

39 - Regolamento attuativo dello Statuto del S. I. G. 

42 - Convenzione con l’Università Telematica “Guglielmo Marconi” 

44 - Comunicato importante 

45 - Istituzione biennio Laurea Specialistica 

46 - Riunione dei Presidenti e delegati delle regioni del Sud Italia 

Dal Comitato Regionale Geometri di Calabria 

51 - Proposta di istituzione del biennio di Laurea specialistica 

52 - Comunicazione Direzione Reg. Agenzia del Territorio sull’attività di vigilanza 

52 - Sul procedimento di autorizzazione paesistica provvisoria 

Dai Collegi di Calabria 

Catanzaro 

53 - Iniziative e riunioni - Aggiornamento Albo 

54 - Convegno sul tema: Il geometra - professione, previdenza, catasto 

Cosenza 

56 - Assemblea annuale degli iscritti del 22 gennaio 2005 

56 - Incontro di aggiornamento professionale del 25 febbraio 2005 

56 - Rettifica avviso affidamento incarichi professionali - Comunità Montana Sila Greca 

57 - Protesta per disservizi Ufficio Provinciale del Territorio 

58 - Agenzia del Territorio - Servizio di Front-Office Catasto Terreni e Fabbricati 

58 - Agenzia del Territorio - Procedure informatiche Pregeo 8 e Wegis 2002 

59 - Rettifica avviso affidamento incarichi professionali - Comune di Rossano 

60 - Una nota del Consiglio Nazionale Agrotecnici sull’albo unico 

61 - Corso di formazione per la pianificazione e la gestione dell’emergenza sismica 

62 - Richiesta incontro per disfunzioni servizi catastali 

62 - Agenzia del Territorio - Procedura Docfa: predisposizione atti di aggiornamento 

62 - Agenzia del Territorio - Uff. Prov. di Cosenza - Pubblicazione nuovi stradari 

63 - Comunicazioni della Presidenza 

64 - Corsi di formazione per il controllo strutturale 

65 - “Architettura - Città - Territorio” - intervento di Massimilano Provenzano 15.6.05 

66 - Incontro di studio sul tema: Applicazione linee guida della Direzione Centrale del 

Catasto - Verifiche atti di aggiornamento e attribuzione rendite fabbricati - 

Programmazione Ufficio Provinciale di Cosenza” - 24 giugno 2005 

67 - Le indicazioni del Collegio per la verifica degli atti catastali 

67 - Centro Studi Geo-Metra: Richiesta di accesso ai contributi regionali 

68 - Corso per la sicurezza nei cantieri 

70 - Aggiornamento Albo e Registro Praticanti 

Crotone 

71 - Inaugurazione Agenzia del Territorio 

71 - Costituzione Sezione Provinciale del S. I. G. 

Vibo Valentia 

72 - Iniziative e riunioni 

73 - Aggiornamento Albo e Registro Praticanti 

CATASTO E TOPOGRAFIA 

74 - Sulle problematiche catastali: L’intervento del geom Luigi Visciglia responsabile della 

Commissione Catasto del Collegio di Cosenza nell’incontro del 25 febbraio 2005

REGOLE DI COLLABORAZIONE 

Criteri generali 

1) La rivista persegue Io scopo di allargare l'informazione tecnica 

nell;a regione. Si rivolge particolarmente ai geometri, ai tecnici, 

agli enti, agli uffici, alle organizzazioni e agli opeftori del settore. 

2) Per il. tipo di utenza a cui la rivista si rivolge, i testi dovranno 

essere scritti in modo chiaro, comprensibile e stringato. Se la direzione 

ritenesse il testo non idoneo per la forma, può modificarlo 

dandone comunicazione all'autore. 

3) Gli scritti da inviare in floppy disk al direttore responsabile (via 

Alberto Serra, 42/D-87100 Cosenza), non sono retribuiti come 

pure il materiate iconografico. 

4.) Le bozze date agli autori per la correzione dovranno essere 

restituite entro 3 giorni dalla consegna; in mancanza, la direzione 

potrà procedere alla pubblicazione, secondo la propria impostazione. 

5) A ciascun autore saranno date in omaggio 2 copie del numero 

della rivista col suo scritto. La restituzione del materiale fotografico 

avverrà entro 30 giorni dalla pubblicazione, solo se ne verrà 

fatta dall'autore esplicita richiesta. La segreteria di redazione non 

risponde di eventuali deterioramenti o smarrimenti. 

CRITERI REDAZIONALI 

Titoli e testi 

a) I titoli devono essere chiari e i più brevi possibili. La direzione, 

si riserva il diritto di modificarli a secondo le esigenze redazionali. 

b) I testi devono essere dattiloscritti in modo chiaro per un massimo 

di 15 cartelle di 30 righe per 3000 battute, possono essere 

suddivisi in capitoli, e dovranno essere definitivi: non si apporteranno 

correzioni non previste dall'originale. 

e) Le parole singole in lingua straniera presenti nel testo vanno 

scritte in corsivo. 

d) Le citazioni di più righe si riportano in corpo minore rientrando 

di due spazi rispetto ai inargini del testo. 

e) Le note si collocano a fine testo. In esse i nomi degli autori si 

scrivono in maiuseoletto, i titoli delle opere e degli articoli in corsivo. 

Basta riportare il solo luogo di edizione, seguito dalla data e 

dagli eventuali numeri di pagina, senza l'indicazione dell'editore. 

In mancanza della data o dell'anno di pubblicazione riportare le 

sigle s.d. oppure sa. 

f) Le opere collettive si riportano soltanto con il titolo del volume 

aggiungendo l'eventuale nome del curatore preceduto dalla dicitura: 

a cura di non usando la sigla AA.VV. 

g) I titoli degli Atti dei convegni e delle Enciclopedie nonché 

degli articoli e dei saggi pubblicati in riviste vanno indicati in corsivo, 

il nome della rivista va posto tra virgolette riportando anche 

mese e anno, volume e numero del fascicolo, con eventuale modificazione 

di Nuova Serie. Tra il titolo dell'articolo e la sede della 

pubblicazione (anche nel caso di Atti di convegni ed 

Enciolepedie) porre la dicitura: in. 

h) Le collane di testi e le opere di consultazione devono essere 

riportate secondo le abbreviazioni in uso impiegando il corsivo. 

i) Il riferimento a fondi archivistici va riportato, nella prima citazione 

o in un apposito elenco delle abbreviazioni, con sigla 

affiancata dal significato per esteso, es.: ASCs=Archivio di Stato 

di Cosenza. 

1) Nelle recensioni, prima del testo, indicare nell'ordine nome e 

cognome dell'autore per esteso, titolo completo del volume recensito, 

luogo di edizione, editore, anno di edizione, numero delle 

pagine, prezzo. 

Tabelle e Illustrazioni 

a) Le tabelle, ridotte al numero essenziale, dovranno essere separate 

dal testo e correttamente numerate. 

b) Le illustrazioni (fotografie in bianco e nero e diapositive a 

colori) non dovranno essere inserite nel testo, ma su fogli a parte 

e dovranno essere numerate e accompagnate dalle relative didascalie. 

c) I grafici citati nel testo con il termine«figura», dovranno essere 

molto chiari e numerati in modo progressivo con le relative 

didascalie (separate dal testo e recanti il numero di riferimenti) di 

facile ed immediata comprensione. 

d) l'inserimento delle illustrazioni, delle tabelle e dei grafici nel 

testo, sarà curato dalla direzione che si riserva il diritto di adeguarlo 

alle esigenze di impaginazione. 

La direzione 

____________ 

La direzione de la Stadia chiede alla cortesia di tutti i lettori 

l'invio di foto e cartoline illustrate a colori di scorci panoramici, 

bellezze naturali e beni storici, artistici o architettonici, 

da pubblicare, previa selezione, in copertina. 

La collaborazione qualificata e gratuita a la Stadia o segnatamente 

degli iscritti all'Albo, al Registro dei praticanti e all'Elenco 

speciale nonché di tecnici, studiosi e specialisti è 

richiesta, gradita e sollecitata Un giornale si fa non solo con 

l'impegno costante di pochi volontari, ma anche con l'apporto 

valido e serio di molti. 

76 - Le ipotesi di perequazione dell’imposizione fiscale, di M. Brambilla e A. Gandolfi 

81 - Revisione classamenti catastali 

82 - Agenzia del Territorio - Circ. n. 1 del 4.2.2005 - Aggiornamento degli importi fissi delle 

imposte ipotecarie, di bollo, delle tasse ipotecarie e dei tributi speciali catastali 

89 - Agenzia del Territorio - Determinazione Direttoriale del 16.2.2005 - Classamenti catastali 

92 - Agenzia del Territorio - Nota prot. n. 14063 del 22.2.2005 - Pregeo 8, chiarimenti e dispo 

sizioni operative 

95 - Agenzia del Territorio - Provvedimento Direttoriale del 23.2.2005 - Pagamento anticipato 

delle tasse ipotecarie e dei tributi speciali catastali 

96 - Agenzia del Territorio - Nota prot. n. 33905 del 11.5.2005 - Accettazione Docfa, verifica 

dati di toponomastica 

97 - Agenzia del Territorio - Circ. n. 6 del 20 maggio 2005 - Pagamento anticipato, tramite 

deposito interno di tasse ipotecarie e tributi speciali catastali 

COMPETENZE E PROFESSIONE 

103- Sulla realizzazione di agricampeggi - parere legale, di Pietro Romano 

105- Distanze legali e responsabilità del professionista, di Pietro Romano 

106- Codice di deontologia professionale dei geometri 

109- Tribunale di Castrovillari: 

109 - Istruzioni per il funzionamento dell’ufficio CTU 

112 - Linee guida consigliate per le operazioni peritali e le consulenze tecniche 

115 - Una nota sulla corretta applicazione della tariffa professionale per edifici danneggiati dal 

sisma, di Francesco di Leo 

119 - Un atto dovuto di deontologia professionale, di Luciano Ramundo 

120- Contratti telematici, i geometri tra i soggetti abilitati, di Franco Guazzone 

121- Come affrontare una denuncia di successione, di Alessandro Rocco Pietrocola 

124- Il Direttore dei Lavori, di Roberto Pirozzi 

126- Le azioni dei confinanti a tutela del diritto di proprietà, di Antonio Tiso 

131- Teorema del guadagno 

CONDOMINIO 

132- Mancata convocazione dei condomini e annullabilità della delibera, di Ettore Ditta 

134- Divieto di fumo nel condominio, di Paolo Ribero 

135- Occupazione di terreno limitrofo per l’esecuzione di lavori esterni urgenti al fabbricato, di 

Lucrezia Ganzitti 

CONSULENZA TECNICA 

137- Consulenza tecnica d’ufficio, di Giulio Le Rose 

EDILIZIA E URBANISTICA 

141- Abusi edilizi in zone vincolate, sanzioni e possibili rimedi, di Diego Foderini 

145- Anche per le sopraelevazioni le distanze vanno rispettate 

148- Difetti non gravi di un appartamento, di Francesco Terranova 

ESPROPRIAZIONI 

152- Espropriazione per gasdotti, elettrodotti e oleodotti, di Giuseppe Panassidi 

FISCO 

156- La stangata sugli immobili, di F. Guazzone e S. Fossati 

OPINIONI 

159- Come combattere il carovita, di Faust Romano 

160- Traffico, Ambiente e viabilità, di F. R. 

RECENSIONI 

161- Giampaolo Dossena - Luoghi letterari. Paesaggi, opere e personaggi, di Mario De Filippis 

161- Nicola Buoncristiano e Salvatore Parisi - Manuale di sicurezza nei cantieri edili 

SICUREZZA SUL LAVORO 

162- Sicurezza sul lavoro e benessere organizzativo, di Flavio Mattiuzzo 

167- La responsabilità penale del coordinatore per la sicurezza, di Roberto Petringa Nicolosi 

TECNICA DELLE COSTRUZIONI 

168- Tecniche NDT sulle murature per l’analisi dei materiali e la caratterizzazione meccanica, 

di G. Porco e D. Romano 

174- Sottofondo pavimenti, di Vincenzo Gieri 

184- L’ancoraggio dei solai in laterocemento nelle travi portanti di perimetro, di Giuseppe 

Cappelletti 

188- Umidità ascendente, come si risana una muratura, di Vincenzo Gieri 

199- Migliore isolamento termico, maggiore risparmio energetico, di Attilio Carotti e Maria 

Elena Carotti 

VITA PROFESSIONALE 

202- Il Senatore Piero Bargellini, di Ivo Butinini 

203 - In memoria di Luca, di Giuseppe Borrelli

n. 2-3/2005 

Editoriale 

TRA MALAPOLITICA, MALABUROCRAZIA 

E MALAFFARE 

è un vero miracolo se l’Italia sta in piedi 

e … se la Calabria, punta dello stivale, ancora regge 

Sobrietà, senno e risparmio, valori che in tutti i tempi hanno fatto forti i popoli, dopo gli anni ’50 in Italia sono andati via via perdendosi 

fin quasi ad annullarsi. Allora Don Enrico De Nicola, ex presidente della Repubblica, non certo per avarizia senile, si faceva rivoltare 

il cappotto e il sarto rifiutava il compenso motivando: “Se il signor senatore avvocato De Nicola, se proprio lui che ha comandato 

tutti gli italiani, è costretto a rivoltare il cappotto, allora io, come cittadino italiano, ho il dovere di non chiedergli un bel niente”. E a quei 

tempi, con tutti i loro pregi e difetti, così erano i politici: da De Gasperi, a Togliatti, a Nenni, a Saragat, a Pertini, uomini che bene o male, 

assieme a tanti altri, hanno fatto la Repubblica e ricostruito il paese. Ma già alla fine di quel decennio Riccardo Bauer avvertiva: “Non si 

trova denaro che per la costruzione e l’allestimento di nuovi luoghi di divertimento, di gozzoviglia di lusso”. E quella generazione adusa a 

credere obbedire e combattere, confusa e smarrita, cercava di adattarsi alle tante novità che il buon Don Benedetto Croce soleva definire 

americanate. Sempre allora Anna Gilito, una studentessa astigiana, per i voti della pagella si tagliava le vene e uno studente romano, Filiberto 

Accica, per un quattro in greco si gettava dalla finestra. Giulia Occhini, la compagna di Fausto Coppi, per adulterio, faceva quattro giorni di 

carcere e poi veniva mandata con foglio di via in soggiorno obbligato ad Ancona, senza poter vedere i figli. Tutto ciò mentre imperversava 

il disboscamento e lo spopolamento delle campagne, l’urbanizzazione massiccia con alluvioni frane e smottamenti e la società si trasformava 

radicalmente. 

Nell’economia familiare il primo comandamento era: risparmiare, tirare la cinghia. Allora in Calabria 9 comuni su 10 non avevano una 

scuola, metà degli adulti maschi erano analfabeti; nel ’58 nella nostra regione circolava un’auto su ogni mille in Italia, e i terroni emigrati 

al Nord stentavano a trovar casa. 

Anni duri quelli che non rimpiangiamo affatto. Non siamo nostalgici del passato. Certamente, con tutti i triboli odierni, stiamo meglio 

ora. Ma giova non dimenticare il recente passato e far conoscere ai giovani i patimenti e le angosce vissute dagli anziani e da quanti ormai 

non sono più, soprattutto per trarne monito. 

Oggi le condizioni di vita sono sicuramente migliorate, ma per molti aspetti sembra si possano fare dei significativi paralleli e riferimenti, 

naturalmente con i dovuti distinguo. Per esempio, nel Nord del Paese l’avversione per i terroni si ripropone – forse con maggiore virulenza 

– per gli extra comunitari, ospiti scomodi non sempre rispettosi delle nostre leggi e delle nostre consuetudini, mentre la recessione in 

atto, dopo tanti anni di benessere, costringe le famiglie al risparmio ferreo, adesso con la sindrome della quarta settimana a cui non si riesce 

ad arrivare con lo stipendio. 

Mese dopo mese vengono fuori le collusioni passate e recenti tra malapolitica, malabrurocrazia e malaffare che via via dal cosiddetto 

miracolo economico hanno accompagnato la vita della nostra Repubblica. L’ultima, venuta agli onori della cronaca, è quella che riguarda 

l’occultamento di rifiuti tossici. Un pentito calabrese ex boss della ‘ndrangheta (di cui sulla stampa non si fa il nome per motivi di sicurezza), 

insomma un don (nell’accezione ben diversa di quella di Don Enrico De Nicola e di Don Benedetto Croce), con un lungo e dettagliato 

memoriale, rivela gli sporchi traffici tra politici burocrati e mafiosi di alto rango degli anni ’80-’90, in una intricata vicenda che forse il Croce 

avrebbe definito un’americanata gialla. Ministri, sottosegretari, capi di stato e di governo, servizi segreti, enti di stato, italiani ed esteri, a 

dire del don, svolgevano regolarmente attività illecite con fior di delinquenti ai quali le commettevano pagando laute provvigioni per acquistare 

e vendere armi e smaltire centinaia e centinaia di bidoni di scorie radioattive, fanghi e sostanze tossico-nocive, per lo più, oltre che 

all’estero, nei mari al largo di Cetraro, Maratea e Genzano. Il bos precisa però, bontà sua, che “…non si voleva che sostanze pericolose fossero 

sepolte in Aspromonte, territorio amato dai capi e allo stesso tempo area dove abitualmente venivano nascosti i sequestrati …si cercò 

così di trovare siti che fossero fuori dalla Calabria, oppure all’estero, e alla fine la scelta cadde per quanto riguarda l’Italia sulla Basilicata, 

perché terra di nessuno dal punto di vista della malavita…”. Insomma, a leggere questo memoriale, l’Aspromonte e dintorni dovrebbe alla 

‘ndrangheta se non è diventato deposito di rifiuti tossici e scorie, mentre il contrario sarebbe avvenuto per la Basilicata (ancorché poi la mafia 

sia arrivata pure in quella regione), ma anche per il mare Tirreno al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza. In un secondo memoriale lo 

stesso don rivela le origini della ‘ndrangheta – secondo lui nata a San Luca d’Aspromonte ai primi del ’900 – con rituali, organizzazione e 

strutture, nel 1994 presente in 112 comuni della Calabria (solo 9 in provincia di Cosenza) con 602 affiliati. Se vero, vi pare poco? 

E ogni giorno vengono fuori altre brutture malefatte e ignominie. Aziende sequestrate per decine di milioni di euro, imprenditori falliti, 

funzionari Anas imputati e mafiosi in galera per presunte infiltrazioni della criminalità nei lavori in corso sull’autostrada Salerno-Reggio 

Calabria. Il direttore dell’Inps di Castrovillari e la sua segretaria arrestati il 17 giugno scorso, per truffa ai danni dell’Istituto: avrebbero intascato 

assegni per oltre un milione di euro introducendo dati falsi nei computer. 

Considerando i tempi della giustizia, a volte obbligati, e la situazione attuale del Paese, forse tra vent’anni verranno acclarate con certezza 

le malefatte odierne, probabilmente cresciute in modo esponenziale in rapporto ai tempi. 

Tra mala politica, malaburocrazia e malaffare, è un vero miracolo se l’Italia sta in piedi e … se la Calabria, punta dello stivale ancora 

regge. Certamente i tanti italiani e calabresi onesti, che fanno il miracolo tutti i giorni, si ispirano all’esempio di vita dei loro due patroni, 

Francesco d’Assisi e Francesco di Paola. 

E a proposito della malaburocrazia d’oggi, a campione vogliamo dire ciò che capita in Calabria quotidianamente a un tecnico libero professionista. 

Un semplice progetto per l’ampliamento di un terrazzo trasmesso dall’Ufficio Tecnico di un comune calabrese il 19 ottobre 2004 

al “Settore Ufficio del Piano” della Provincia per l’autorizzazione paesistica di cui all’art. 159 D.Lgs. n. 42/2004, dopo ben cinque mesi, 

3

4 

Editoriale 

finalmente il 21 marzo 2005 ottiene il richiesto nulla-osta, inviato con gli elaborati al sindaco, alla Soprintendenza per i beni culturali e 

ambientali della Calabria, all’Assessorato regionale beni ambientali e per conoscenza alla ditta. L’iter procedurale (come si dice in burocratichese) 

sarebbe compiuto: i due malcapitati calabresi, committente e geometra progettista, avrebbero dovuto avere il sospirato permesso di 

costruire. Invece, udite udite, la Soprintendenza il 4 maggio 2005 scrive: “Facendo seguito alla richiesta inoltrata da Codesta 

Amministrazione Comunale, concernente l’ottenimento della prescritta conferma da parte di questa Soprintendenza del nulla-osta paesistico, 

per i lavori riferiti all’oggetto, questa Soprintendenza fa presente che, la medesima richiesta non può essere accolta in quanto l’iter procedurale 

previsto dalle normative vigenti risulta essere non esatto. Nello specifico il rilascio della (sic) autorizzazioni paesaggistiche per 

opere ricadenti in Area Parco è stata attribuita (sic) con legge regionale n° 10 del 14/07/2003, Titolo II articolo 20, Titolo IV articolo 47, 

(norme in materia di aree protette) ai soli fini del rilascio della autorizzazione paesaggistica all’Ente Parco competente. Pertanto per quanto 

su esposto, si restituisce l’intera documentazione prevenuta, per l’espletamento dei provvedimenti consequenziali di competenza”. “E 

adesso pover’uomo?”, “Tutto da rifare, pover’uomo …”, sono i titoli di due romanzi dello scrittore tedesco Hans Fallada che narrano le 

vicende della vita di un piccolo borghese degli anni ’30, che ben si addicono alla nostra storia. 

Ma quello sopra descritto non è stato il solo caso. Udite udite, allo stesso progettista e ad altro committente calabrese cosa è capitato 

ancora. Lo stesso Settore Ufficio del Piano della Provincia, sempre per l’autorizzazione paesistica ex art. 159 D.Lgs. n. 42/04, con nota del 

29 giugno 2004 riceve dal responsabile del servizio del comune gli elaborati di un progetto di tre fabbricati civili. Dopo una lunga (e si presume 

attenta) istruttoria con sopralluogo e richiesta di integrazioni al competente ufficio tecnico comunale, regolarmente trasmesse il 25 ottobre 

2004, più viaggi e colloqui vari di progettista e committente, questa volta a distanza di quasi otto mesi, il 23 febbraio 2005 l’Ufficio del 

Piano comunica al sindaco e per conoscenza alla ditta interessata quanto segue: “Si restituisce la pratica di cui in oggetto, senza provvedimento 

autorizzatorio, in quanto l’intervento di cui trattasi, ricade per come dichiarato dal Responsabile del servizio Geom… con nota del 

29.06.2004, in Zona 2 della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino, e pertanto a norma dell’art. 47 comma 4 della L.R. n. 10 del 

14/07/2003, che ha modificato la L.R. n. 3/95, il rilascio dell’autorizzazione paesistica per gli interventi ricadenti all’interno dei territori 

dei parchi è delegato agli Enti parco. Si invita la S.V. a voler ritirare le copie del progetto entro 30 giorni dal ricevimento della presente”. 

Tralasciando ogni commento, mortificante più per le vittime di queste intollerabili disfunzioni che per i burocrati attori, viene solo da 

constatare: com’è possibile che solo nel 2005, circa due anni dopo l’entrata in vigore della legge regionale n. 10 del 14.7.2003, l’Ufficio del 

Piano della Provincia si accorge che detta autorizzazione paesistica deve essere rilasciata dall’Ente Parco competente? E nelle more quante 

autorizzazioni ha rilasciato per cui non aveva competenza? 

Passando ad altri uffici, udite udite, cosa succede sempre ai geometri nel Catasto e nella Conservatoria delle Ipoteche. 

Da una nota riservata del 13 maggio scorso inviata dalla Direzione Centrale dell’Agenzia del Territorio alla Direzione Regionale della 

Calabria e al Servizio Ispettivo, si rilevano le criticità riscontrate sui principi di trasparenza imparzialità e correttezza che lasciano veramente 

perplessi e preoccupati. In particolare, per l’attribuzione delle rendite catastali dei fabbricati, nell’Ufficio della Provincia di Cosenza i risultati 

per l’anno 2004 delle verifiche di conformità risultano appena del 30%, impiegando più di 100 giorni oltre il massimo stabilito di un 

anno, senza alcuna attività di verifica né di controlli in sopraluogo. Per rimuovere le criticità riscontrate la Direzione Regionale avrebbe 

dovuto svolgere i necessari riscontri e informare la Direzione Centrale entro il 15 giugno, mentre il Servizio Ispettivo avrebbe dovuto intraprendere 

le iniziative ritenute necessarie. Chissà quali saranno state! 

In più, dal febbraio scorso, sempre nell’ufficio di Cosenza, i diritti erariali fino ai primi di giugno sono stati riscossi in via forfetaria 

richiedendo all’utenza per ogni atto di aggiornamento una marca di 11 euro non dovuta. Mentre nella Conservatoria della stessa Agenzia, si 

lamentano forti ritardi per gli annotamenti e i tempi di risposta, finora sono state limitate le consultazioni giornaliere all’utenza tecnica ad 

un quarto di quelle consentite negli altri uffici della regione, e il locale di visura dei vecchi registri (non consultabili in via telematica) era 

allocato in modo tanto indecente, per cui la Direzione Centrale ha presentato formali scuse all’utenza. 

Dopo gli incontri avuti, con una delegazione di colleghi, prima con il Procuratore della Repubblica di Cosenza, dr Alfredo Serafini, il 23 

maggio e, poi, il 26 successivo, con il Direttore dell’Ufficio provinciale dell’Agenzia del Territorio, ing. Vincenzo Citriniti, da poco nominato, 

abbiamo avuto assicurazioni che sarebbero state a breve eliminate gran parte delle disfunzioni lamentate. Siamo in attesa di verificare 

i risultati concreti nel medio tempo. 

Nell’incontro di studio del 24 giugno 2005 promosso dal Collegio di Cosenza, molti punti sono stati definiti ed è stato riconosciuto dal 

direttore e dal responsabile regionale del settore tecnico che le istanze emerse e rappresentate sono fondate. 

Per parte nostra, rappresentanti di una categoria professionale tecnica nel Sud, pur operando in questo difficilissimo contesto da 

Repubblica delle banane, con azioni quotidiane cerchiamo comunque di dare risposte ai colleghi, fronteggiando l’emergenza permanente e 

dando nel contempo un apporto costruttivo al miglioramento qualitativo e culturale della professione e quindi della società. 

Un’attività costante assidua e certosina che portiamo avanti da anni e di cui qui vogliamo citare solo le iniziative più significative intraprese. 

Dal Corso di laurea in Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, territoriali ed edilizie istituito nell’Ateneo della Calabria e 

nell’Università Telematica Guglielmo Marconi di Roma, allo studio e proposta del biennio specialistico per la laurea quinquennale in Scienze 

e tecnologie per l’ambiente e il territorio, alla proposta di legge regionale sulla Promozione e sviluppo della professione di geometra, all’istituzione 

e organizzazione del Centro Studi Geo-Metra (ente culturale onlus iscritto l’1 luglio 2005 al n. 168 del Registro delle Persone 

Giuridiche dell’Ufficio Territoriale del Governo) e del Sindacato Italiano Geometri, alla cura dell’edizione fuori commercio del Dizionario 

biografico, bibliografico, geografico, storico della Calabria del prof. Gustavo Valente. Per finire ai corsi, seminari e incontri di studio e 

aggiornamenti annuali sul Pregeo e Docfa sull’edilizia antisismica, sull’emergenza sismica, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla preparazione 

agli esami di stato, sul GPS e telerilevamento, sulla formazione informatica, sul controllo strutturale e sulle prove non distruttive 

dei materiali edili. 

In questa Italia a brandelli e in questo Sud di stracci, con tutto l’impegno possibile, vorremmo ma non riusciamo a fare di più. 

giuseppe caterini 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

CULTO MICAELICO E INSEDIAMENTI 

FORTIFICATI SUL TERRITORIO 

DELLA CALABRIA SETTENTRIONALE. 

La diffusione del culto micaelico e la conseguente edificazione 

e dedicazione di edifici di culto in Italia meridionale, 

comincia quando Grimoaldo I, duca di Benevento, 

accorre sul Gargano per difendere il santuario dall’assalto 

dei Bizantini 1 . Ha inizio da quel momento un saldo rapporto 

tra Longobardi e culto di san Michele che si estende a tutta l’area 

infuenzata dal ducato di Benevento 2 . 

È noto che il culto di san Michele, affermatosi nel Santuario 

garganico dove aveva sostituito precedenti culti pagani fin dal 

V secolo, è stato oggetto di approfonditi studi che, soprattutto 

negli ultimi tempi, hanno dato un contributo notevole alla 

conoscenza del fenomeno e hanno chiarito il contesto politico e 

culturale che favorì la sua diffusione sui territori dipendenti dai 

Longobardi 3 . Per quanto riguarda il territorio dell’attuale Calabria, 

la zona a nord del Crati con la presa nel 571, di Benevento 

da parte di Zottone e con la definitiva riorganizzazione del 

ducato ad opera di Arechi, tra la fine del VI e la prima metà del 

VII secolo, entra nella sfera d’influenza dei Longobardi di 

Benevento, mentre nella restante parte della Regione, dopo la 

fig. 1 - Nocara (Calabria): località Presinace. Veduta del colle 

metà del VII secolo, 

viene istituito il 

ducato di Calabria 

4 . Ancora alla 

metà del IX secolo 

il ducato di Calabria 

confinava a 

nord con i gastaldati 

longobardi di 

Cosenza e Cassano 

e il confine tra 

Longobardi e Bizantini 

è probabile 

Arte e cultura 

di Giuseppe Roma* 

fig. 2 - Nocara (Calabria): località Armi. 

Veduta della rupe 

che fosse segnato dai corsi dei fiumi Crati e Savuto, seguendo 

una linea che dalla Jonio portava fino ad Amantea sul Tirreno 5 . 

Questa fascia di territorio, attualmente delimitata a nord dal 

confine amministrativo tra Calabria e Basilicata, a sud dai letti 

dei fiumi Crati e Savuto presenta, ancora oggi, una sostanziale 

diversità sia dal punto di vista geomorfologico che culturale tra 

le varie aree che la compongono 6 . Esse sono rappresentate dalla 

Piana di Sibari, solcata dal corso del fiume più importante, il 

Crati 7 dall’Alto Jonio cosentino, caratterizzato da un sistema 

collinare e montagnoso poco elevato 8 dal Massiccio silano con 

condizioni geologiche e climatiche di tipo nordico 9 . La Calabria 

settentrionale tirrenica, si può distinguere, a sua volta, nel 

versante meridionale del Pollino con la conca di Castrovillari e 

alcuni rilievi che culminano nel Cozzo del Pellegrino, il Vallo 

del Crati con Cosenza e i Casali e la Catena costiera o Paolana, 

che è costituita da un “corridoio insediativo” che va dalla foce 

del Castrocucco fino alla bassa valle del Savuto 10 . La diversità 

* Direttore Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria 

1 G.P. BOGNETTI, I loca sanctonim e la storia della Chiesa nel regno dei Longobardi, in Id., L’età longobarda, III, Milano, 1967, p. 305-345. 

2 G. OTRANTO, Il “Regnum” longobardo e il Santuario micaelìco del Gargano: note di epigrafia e storia, in Vetera Christianorum, 1985, p. 165-180. 

3 G. OTRANTO e C. CARLETTI, il santuario di S. Michele Arcangelo sul Gargano dalle origini al Xsecolo, Bari, 1990, p. 13-70. 

4 È intorno alla metà del VII secolo d. C. che il nome di Calabria si afferma al posto dell’antica denominazione terra brittiorum (cf. F. Burgarella, La chiesa 

greca di Calabria in età bizantina (VI-VII secolo), in Testimonianze cristiane antiche ed altomedievali nella Sibaritide. Atti del Convegno nazionale, Corigliano- 

Rossano, 11-12 marzo 1978, Bari 1980, p. 29-30, 91). Sul termine Bruttii, cf. M. Buonocore (a cura di), Regio IIL Regium Iulium, Locri, Taurianum, Trapeia, Vibo 

Valentia, Copia-Thurii, Blanda Iulia, Bari, 1987 (Inscriptiones christiane Italiae septimo saeculo anterìores, 5), p. XIII-XXV. 

5 J. GAY, L’Italie méridionale et I’empire byzantin depuis l’avènement de Basile I er jusqu’à la prise de Bari par les Normands (867-1071), New York, 1904, 

p. 25; L.-R. MÉNAGER, La “byzantinisation” religieuse de l’italie méridionale (IX-XII siècles) et la politique monastique des Normands d’italie, in Revue d’histoire 

ecclésiastique, LIII, 1958, p. 747-774; Gh. NOYÉ, La Calabre et la frontière, VI-X siacles, in A. Bazzana (a cura di), Castrum 3. Guerre, fortifìcation et habitat 

dans le monde méditerranéen au Moyen Àge. Actes du colloque de Madrid, 24-2 7 novembre 1985, Rome, 1988, p. 277-308; V. VON FALKENHAUSEN, La dominazione 

bizantina nell’italia meridionale dal IX all’XI secolo, Bari. 1978, p. 35. 

6 G. ISNARDI, il Paese, in Il Ponte, 6, 1950 n. 9-10, p. 977-996; E. MANZI e L. CARDI, Spunti sul paesaggio urbano e rurale in Calabria suggeriti dalla cartografia 

dei secoli XVIII e XIX, in Atti del XXII Congresso geografico italiano (Salerno 11-12 aprile 1975), Napoli, 1979, p. 258-272. 

7 V. RUGGIERO, La Calabria Silano-Jonica, in E. Manzi e V. Ruggiero (a cura di), La casa rurale in Calabria, Firenze, 1987, p. 155-267. 

8 M. L. GENTILESCHI, La Calabria settentrionale ionica, Roma, 1964 (Pubblicazioni dell’istituto di geografia dell’Università di Roma, 10); R. MONHEIM, 

Sviluppo e struttura delle marine lungo la costa ionica della Calabria, in Quaderni internazionali di storia economica e sociale, 2,1973, p. 411-434; G. SCIUTO, La 

Penisoletta calabrese, in E. Manzi e V. Ruggiero (a cura di), La casa rurale..., p. 269-292. 

9 M. MORTARA, Cenni sul regime idrografico e meteorologìco dell’altopiano silano, in Studi silani, 1937, p. 3-90; V. RUGGIERO, La Calabria Silano-ionica, in 

E. Manzi e V. Ruggiero (a cura di), La casa rurale..., p. 249-267. 

10 E. MANZI, La Calabria settentrionale tirrenica, in E. Manzi e V. Ruggiero (a cura di), La casa rurale... cit., p. 51-154. 

5

6 


fig. 3 - Morano Calabro (Calabria): località Sassòne. 

Porta lato ovest 

geomorfologica e culturale di quest’area fu riconosciuta fin 

dall’antichità e già nell’opera pliniana la parte settentrionale 

dell’attuale Calabria si presentava articolata e composita: fino 

al Lao si estendeva il territorio lucano, mentre dalla foce di 

questo fiume iniziava la costa dei Bruttii 11 , che, anche se non 

indicato esplicitamente, terminava, sullo Ionio, al promunturium 

Zephyrium 12 . 

Con la riorganizzazione dioclezianea la regio III, con alcune 

modifiche dei confini, costituì la provincia Lucania et Brittii, 

affidata ad un corrector e con tale nome, privo di rilevanza 

dal punto di vista di una diversa organizzazione amministrativa 

delle due entità territoriali, venne citata in documenti tramandati 

dal codice di Teodosio e dal codice di Giustiniano 13 . 

La parte settentrionale dell’attuale Calabria, confina ad est 

con il mare Jonio e a ovest con il Tirreno. Il Pollino che costituisce 

il massiccio montuoso più meridionale dell’Appennino e 

che raggiune ge i 2248 m di altezza 14 , insieme alle propaggini 

orientali dell’Appennino lucano 15 , come una muraglia naturale, 

difende il territorio rendendolo quasi inaccessibile a chi proveniva 

da nord. In prossimità della costa tirrenica la catena si 

prolunga fino al Passo dello Scalone, nei pressi di S. Agata 

d’Esaro, da sempre punto obbligato di passaggio tra la costa e 

la Valle dell’Esaro 16 . Ma per chi proviene dal nord, le uniche 

possibilità di accesso al territorio regionale sono offerte dal 

Passo di Campotenese, dalla Valle del Noce e dall’area immediatamente 

a ridosso della Costiera Jonica. Questi assi di penetrazione, 

anche se utilizzati fin dall’antichità 17 , furono attraversati 

da un sistema viario organizzato solo con la conquista 

romana della terra dei Bruttii, allorché soprattutto per esigenze 

militari di controllo del territorio 18 si diede avvio alla costruzione 

di una rete viaria efficiente e di lunga percorrenza attestata 

dalle fonti itinerarie 19 . 

L’articolazione geomorfologica della regione, frazionata 

in modo non omogeneo e con realtà territoriali a volte in for- 

fig. 4 - Morano Calabro (Calabria): 

Monte Sant’Angelo (sullo sfondo) 

11 Sul termine Bruttii, cf. M. Buonocore, loc. cit. n. 4 e 5. Mazzarino, Si può dire Bruttium? La denominazione tardoromana dell’attuale Calabria, in Id., Antico, 

tardoantico ed era costantiniana, I, Bari 1974, p. 213 Ss. 

12 plin., N. H., 3.71. 

13 F. GRELLE e G. VOLPE, Aspetti della geografia amministrativa ed economica, della Calabria in età tardoantica, in M. Pani (a cura di), Epigrafia e territorio, 

politica e società. Temi di antichità romane, IV, Bari, 1996, p. 119 ss. 

14 Il confine amministrativo del territorio dell’attuale Calabria è segnato da una linea sinuosa che parte dalla fiumara di Castrocucco, sul golfo di Policastro, 

raggiunge il Pollino e quindi, volgendo a nord, segue lo spartiacque meridionale del corso del fiume Sinni, terminando a Rocca Imperiale sul mare Jorio (cf. G. 

Isnardi, Sul confine terrestre della Calabria, in Atti del Congresso geografico italiano, Napoli, 1930, lI, p. 147-152). 

15 V. RUGGIERO, Realtà territoriali e differenziazioni spaziali, in E. Manzi e V. Ruggiero (a cura di), La casa rurale..., p. 43-49. 

16 G. P. GIVIGLIANO, Assi e direttrici protostoriche in Calabria, in Klearchos, 19, 1975-1977, p. 70. 

17 L. QUILICI, Siris-Heraclea, Roma, 1967 (Forma Italiae. Regio III, 1), p. 20 Ss.; G. P. GIVIGLIANO, Sistemi di comunicazione e topografia degli insediamenti 

di età greca nella Brettia, Cosenza, 1978, p. 56-59; P. BOTTINI, La Lucania meridionale tirrenica tra VI e inizio del V secolo a.C., in Id. (a cura di), Archeologia 

arte e storia alle sorgenti del Lao. Catalogo della mostra Castelluccio, un centro minore tra beni culturali e memoria storica, Matera, 1988, p. 93-139; G. F. LA 

TORRE, Blanda, Lavinium, Cerillae, Clampetia, Tempsa, Firenze, 1999, p. 75-78. 

18 P. SOMMELLA, italia antica. L’urbanistica romana, Roma 1988, p. 17 ss. 

19 Sulla viabilità di questa parte del territorio calabrese, per la Reggio-Capua, cf. A. Taliano Grasso, Considerazioni topografiche sulla via Annia tra Muranum 

e Valentia, in Opere di assetto territoriale ed urbano. Atlante tematico di topografia antica, 1994, p. 7; F. Cantarelli, La via Regio-Capuam. Bilancio degli studi e 

prospettive per il futuro, in La Via Popillia: una strada da ripercorrere. Atti del Convegno, Scigliano-Morano Calabro, 29-30 settembre 1996, Castrovillari, 1999, 

p. 27; H. Nissen, Italische Landeskunde, Il, Berlino, 1902, p. 900; G. F. La Torre, Per lo studio della viabilità romana in Calabria considerazioni sul tracciato della 

via cosiddetta Annia o Popilia dalla Conca di Castelluccio a Vibo, in Klearchos, 32. 1992, p. 149-186; G. P. Givigliano, Percorsi e strade, in S. Settis (a cura di). 

Storia della Calabria antica, 11, Roma, 1994, p. 289-293. Per un’analisi delle fonti si veda E. Kirsten, Viaggiatori e vie in epoca greca e romana, in Vie di Magna 

Grecia. Atti del II Conv. di studi sulla Magna Grecia, Napoli, 1963. p. 137-158. Per quanto riguarda la ricostruzione dell’asse viario lungo la costa tirrenica e i relativi 

insediamenti lungo il tracciato, si veda G. F. La Torre, Blanda, Laviniumt, Cerillae... cit., p. 130-142. CE. anche S. Crogiez, Les stationes du cursus publicus en 

Calabre un état de la recherche, in MEFRA, 102, 1990, p. 416; J. Schnetz (a cura di). Itinerarìa romana. 11. Ravennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis 

Geographica. Stoccarda, 1940 (1990), p. 1-110. Per la strada costiera ionica, cf. L. Quilici e S. Quilici Gigli, La zona a nord del Crati Coscile, in L. Quilici et al., 

Carta archeologica della Piana di Sibari, in Atti e memorie della Società Magna Grecia, n. s. 9-10, 1968-1969, p. 97-124; P. G. Guzzo, Sibari. Scavi al Parco del 

Cavallo (1960-62; 1969-70) e agli Stombi (1969-70), in Notizie degli scavi, 1970, suppl. III; A. Taliano, Grasso, Alcune note sulla viabilità nel territorio dei Bruttii. 

Turios-Meto (Itt,t. Asttort 114), in Atlante tematico di topografia antica, lI, 1993, p. 1-22. 

n. 2-3/2005

fig. 5 - San Sosti (Calabria): Passo del 

Palombaro con il Santuario del Pettoruto 

n. 2-3/2005 

te contrasto fra 

loro 20 , ha indubbiamenteinfluenzato 

fin dall’antichità 

i sistemi di 

organizzazione 

antropica sul territorio 

e le relative 

attività economiche, 

che si concentrarono 

in prevalenza 

lungo le pianeggianti 

fasce 

costiere e le vallate 

fluviali interne, 

mentre la consistente 

parte montuosa, 

coperta dalle 

cupe selve cantate da Festo Avieno 21 e da Virgilio 22 , fu lasciata 

al pascolo e allo sfruttamento intensivo dell’industria del 

legno 23 . 

Ad eccezione della sola Cosenza, che è l’unico centro abitato 

a superare la soglia del VI secolo 24 , non vi è traccia, in questo 

periodo di insediamenti urbani degni di nota nella parte settentrionale 

del territorio calabrese 25 . 

Lo stato della ricerca non consente di formulare ulteriori 

periodizzazioni all’interno dei secoli IV-VI 26 , allorché l’insediamento 

su questa parte del territorio calabrese appare di tipo 

sparso concentrato intorno alle villae tardo romane, che sfruttano 

le fertili vallate e le zone costiere, servite dall’eccellente 

sistema viario 27 . 

La tipologia dell’insediamento non muta nell’alto Medioevo 

28 anche dopo lo stabilizzarsi in quest’area del limes tra Longobardi 

e Bizantini, allorché i valichi pedemontani di accesso 

alle fasce costiere e alle vallate del Crati e del Savuto, vengono 

difese da una serie di cinte fortificate 29 . 

Le indagini archeologiche condotte in questi anni dalla cat- 


tedra di Archeologia cristiana dell’Università della Calabria, 

hanno permesso di delineare, anche se ancora sommariamente, 

l’evoluzione dell’intero contesto territoriale dell’attuale Calabria 

settentrionale, che si caratterizza, nell’Alto Medioevo, 

come area di confronto militare, culturale e politico tra Longobardi 

e Bizantini. Nel territorio dell’attuale Comune di Nocara, 

per esempio, due campagne archeologiche condotte sulla sommità 

della collina di Presinace (fig. l), hanno evidenziato come 

la parte alta del sito, verso la fine del VI e la metà del VII secolo, 

fosse stata fortificata con un anello murario, a guardia degli 

assi di penetrazione che dalla costa ionica conducevano verso 

l’interno, nelle vallate del Sarmento e del Sinni. Sulla sommità 

della collina, le indagini archeologiche, hanno documentato 

fasi d’uso che vanno dalla fine del VI e la metà VII secolo, fino 

al basso Medioevo 30 . 

Poco distante dal colle fortificato e da esso visibile, in località 

Timpone del Pagliaro, già dagli anni ‘60 dello scorso secolo 

fu segnalata dal Quilici una necropoli, datata al VII secolo e 

indicata come longobarda. L’Autore la attribuì alla prima fase 

longobarda, paragonandola a quelle di Castel Trosino, Nocera 

Umbra, Gualdo Tadino, Tricarico e ad altre dello stesso periodo 

del VII secolo 31 . Le recenti indagini condotte in questo sito, 

fig. 6 - San Sosti (Calabria): 

località Casalini - ambiente del sito fortificato 

20 Le parole di Manlio Rossi Doria, “In realtà non c’è la Calabria, ma le Calabrie: jonica e tirrenica, montana e collinare, costiera e interna, prospera e miserabile, 

intensiva al massimo e al massimo estensiva, latifondista e polverizzata, sovrapopolata e disabitata (La Calabria agricola e il suo avvenire. in Il Ponte, 6, 

1950, p. 1173), offrono un’immagine suggestiva e sintetizzano la diversità e l’articolazione di aree territoriali, che pur contigue, per cause geomorfologiche sono 

diversissime per quanto riguarda lo sfruttamento del suolo e il relativo sviluppo economico. 

21 AVIENO FESTO, Descriptio Orbis Terrarum, vv. 502 Ss. 

22 Verg., Aeneis, XII, 715-717. 

23 G. FIACCADORI, Calabria tardoantica, in in S. Settis (a cura di). Storta della Calabria antica. Età italica e romana, Roma, 1994, p. 709-710 

24 M. PAOLETTI, Occupazione romana e storia delle città, in S. Settis (a cura di), Storia della Calabria antica..., p. 482-485; G. OTRANTO, La cristianizzazione 

della Calabria e la formazione delle diocesi, in Vetera christianorum, 32, 1995, p. 363; A. NESTORI. Ricerche paleocristiane nel territorio di Cosenza, in 

Testimonianze cristiane antiche ed altomedievali nella Sibaritide. Atti del Convegno nazionale, Corigliano-Rossano, 11-12 marzo 1978, Bari, 1980, p. 59-61: 

25 Vi sarebbe da citare il caso di Blanda, che però non sarebbe un centro urbano tradizionale, ma, secondo l’ipotesi di Francesco La Torre, obbedirebbe a logiche 

insediative di tipo sparso (Blanda, Lavinium, Cerillae..., p. 112). 

26 Un quadro del popolamento del territorio dei Bruttii in questo periodo è offerto da P. G. Guzzo, Le scoperte archeologiche nell’attuale provincia di Cosenza, 

Trebisacce, 1978; Id., Tracce archeologiche dal IV al VII sec. d. C. nell’attuale provincia di Cosenza, in MEFRM, 91, 1979, p. 26 ss.; Gh. Noyé, Les Bruttii au VI 

siècle, in MEFRA4, 103, 1991, p. 505-55 1. 

27 C. PALA, La zona tra il Coscile e il Crati, in Carta archeologica della Piana di Sibari... cit. n. 19, p. 124-134; L. QUILICI e S. Quilici Gigli, La zona a nord 

del Crati-Coscile, ibid., p. 120, n. 318; P. G. GUZZO, Sibari. Scavi al Parco del Cavallo (1960-1962; 1969-1970) e agli Stombi (1969-1970), 1974, p. 20, n. 10. 

28 Oltre ai tratti di strada che mettevano in comunicazione le ville con la consolare, anche il ponte sul fiume Coscile, nei pressi di Celimarro (IGM. 1: 25.000. 

F. 221 NO Sez. C), venne utilizzato durante il Medioevo, in quanto è ricordato in un documento del XIII secolo (cf. A. Miglio, La Polis-Sibaris, Castrovillari, 1960, 

p. 29; B. Cappelli, Oggetti di età barbarica a Castrovillari, in Id., Medioevo bizantino nel Mezzogiorno d’Italia, Castrovillari 1993, p. 503-504). A volte vi è continuità 

anche nell’utilizzo delle necropoli, come quella nei pressi della masseria Baratta (IGM. 1 :25.000. F. 221 NO Sez. C), utilizzata già in età ellenistico-romana 

con sepolture che giungono fino ad età medievale (F. Cantarelli, La rilevanza archeologica dell’area di Castrovillari specie in rapporto alla romanizzazione, in 

Studi Caldora, 1978, p. 29-30). 

29 G. ROMA, Sulle tracce del limes longobardo in Calabria, in MEFRM, 110,1998, p. 7-27. 

30 G. ROMA (a cura di), Necropoli e insediamenti fortificati nella Calabria settentrionale. II. Gli insediamenti fortificati, Bari, c.s. 

31 L. QUILICI, Siris-Heraclea, Roma, 1967, p. 74-78. 

7

8 


fig. 7 - San Donato di Ninea (Calabria): 

località Sant’Angelo - ingresso del Santuario 

hanno evidenziato una tipologia delle fosse sepolcrali rivestite 

da lastre lapidee (Plattengraber”), che trova confronti puntuali 

sia nella stessa Calabria 32 , che in Basilicata 33 e Puglia 34 , per 

citare gli esempi più vicini, ma si possono osservare anche in 

altre necropoli, a Castel Trosino per citarne una, dove la tipologia 

delle fosse rivestite da lastre si afferma fin dalla prima metà 

del VII secolo 35 . A poca distanza dal sito fortificato e dalla 

necropoli, sul punto più stretto dello spartiacque posto tra la 

valle del Sarmento e le fiumare marittime si staglia da lontano, 

solitaria sul brullo paesaggio che la circonda, una rupe massiccia 

(fig. 2) denominata Armi di Sant’Angelo 36 . I1 luogo esposto 

a tutti i venti, che provenendo dalle marine, s’ingolfano 

impetuosi tra i corridoi montani e le valli delle fiumare, appare 

completamente inabitato e inospitale, tale comunque da colpire 

fortemente l’immaginazione e suscitare ancora tra gli abitanti 

del circondario un senso di superstizioso terrore. Sulla sommità 

della rupe a forma di ampio piazzale, il Quilici segnalava i resti 

di diverse costruzioni che dovevano in antico formare un complesso 

culturale con fasi di vita databili dal IV secolo a.C., 

come testimonia la gran quantità di cocciame sparso, fino 

all’altomedioevo, allorché una chiesetta cristiana si sovrappose 

e sostituì i precedenti culti pagani 37 . L’edificio altomedievale, 

che dal toponimo che ancora si conserva ricorda l’Angelo, 

dovette costituire il punto di riferimento religioso per gli abitanti 

che, in caso di pericolo, si rifugiavano all’interno del 

castrum di Presinace, e trovavano l’estrema dimora nella 

necropoli di Timpone del Pagliaro. Un altro insediamento fortificato 

venne eretto a controllo del passo di Campotenese, lungo 

il tratto della via consolare che congiungeva le antiche stationes 

romane di Muranum e Interamnia 38 , in località Sassòne, 

nel territorio di Morano Calabro 39 . È un insediamento fortificato 

che si incontra percorrendo la strada che da Morano Calabro 

conduce a S. Basile, a circa 3 km da quest’ultimo centro abitato, 

su un colle che si eleva a 658 m s.l.m., sulla destra idrografica 

del fiume Coscile. Quello che oggi si può osservare sono i 

resti delle mura di difesa, che cingono tutta la sommità del colle 

per un perimetro di 1.500,51m (fig. 3) e con una larghezza di 

m 0.80, che raggiunge uno spessore di circa 2 m negli stipiti 

che delimitano le porte di accesso (fig. 10). Le indagini archeologiche 

condotte all’interno della cinta muraria fortificata hanno 

evidenziato, anche in questo sito, una prima fase (fine VI 

metà VII sec.) in cui veniva innalzato il perimetro fortificato, 

una successiva fase (probabilmente dalla fine del IX fino a tutto 

il X secolo) di abbandono e ancora una rioccupazione del 

sito con la costruzione, 

all’interno 

della fortificazione, 

di una chiesa 

con fonte battesimale 

e locali 

annessi (intorno 

all’XI sec.) 40 . 

A ridosso della 

fortificazione, quasi 

incombente su di 

essa, svetta improvviso 

fino a quota 

794 m s.l.m., a forma 

di un grande 

cono (fig. 4), Monte 

Sant’Angelo 41 . 

Uno scrittore del 

XVII secolo, 

Domenico Casalnuovo, 

afferma 


località Sant’Angelo interno della grotta di 

San Michele strutture architettoniche 

32 Una serie di necropoli, venute alla luce nella Crotoniatide settentrionale, nelle località Ceramidio, Taverna, Cannarò, Castelluzzo di sotto, Caracones, 

Silipetto, Riganni e Fonte Manele, Carrocceddu, ha restituito interessanti materiali alto-medievali. La tipologia delle fosse tombali (R. Spadea, Crotone: Problemi 

di territorio fra Tardoantico e Medioevo, in MEFRM, 103, 1991, p. 553-573). è simile a quelle di Timpone del Pagliaro. Per la necropoli di c.da Silipetto, cf. anche 

E. Palopoli, Torretta di Crucoli e Paternum. Emergenze archeologiche ed ipotesi storica, Rossano Calabro, 1998, p. 55-61, fig. 32. 

33 P. BOTTINI, L’altomedioevo nell’area grumentina. Il cimitero di “S. Marco”, in MEFRM, 103, 1991, p. 861, fig. 3. 

34 M. R. SALVATORE, Antichità altomedievali in Basilicata, in La cultura in Italia tra tardo Antico e alto Medioevo, Roma, 1979), Roma, 1981, p. 142-152; C. 

DANGELA e G. VOLPE, Insediamenti e cimiteri rurali tra tardoantico e altomedieovo nella Puglia centro-settentrionale: alcuni esempi, in MEFRM, 103, 1991, p. 

785-826 p. 816. 

35 L. PAROLI, La necropoli di Castel Trosino : un laboratorio archeologico per lo studio dell’età longobarda, in Id. (a cura di), L’italia centro-settentrionale in 

età longobarda. Atti del Convegno (Ascoli Piceno, 6-7 ottobre 1995), Firenze, 1997, p. 105. 

36 Il toponimo ‘Armi’, è diffuso in Calabria ed è riferito a rupi scoscese e aspre (G. Alessio, Saggio di toponomastica calabrese. Firenze. 1939). 

37 L. QUILICI, Siris-Heraclea cit., p. 36-40. 

38 A. TALIANO GRASSO, Considerazioni topografiche.... p. 9-10. 

39 E. MIRAGLIA, Le Antichità di Castrovillari di Don Domenico CasaLnuovo, MiIano, 1954, p. 30-52; V. PADULA, Calabria prima e dopo unità, II, Roma-Bari, 

1977. Il Padula situa Sassone a due miglia da Morano e la identifica con l’antica Ileria. N. LEONI, Della Magna Grecia e delle tre Calabrie. II Napoli. 1845, p. 175; 

G. SCORZA, Notizie storiche sulla città di Morano in Calabria Citra. Napoli, 1866, p. 52-53; A. SALMENA, Morano Calabro e le sue case illustri Bologna 1988, p. 

101-105; C. PEPE, Memorie storiche della città di Castrovillari. Bologna 1984. p. 55-57; G. ROMA, Sulle tracce..., p. 8-15. 

40 G. ROMA (a cura di), Necropoli... cit. n. 30. 

41 I.G.M., Castrovillari, 1:10.000, F. 221, III, NE, Sez. H4. 

n. 2-3/2005

che “quello famoso 

monte chiamato Monte 

S. Angelo per esserci 

nella sommità una 

chiesa sub titulo di S. 

Michele Arcangelo... 

Nel mezzo di questo 

monte S. Angelo vi è 

una cappella sub titulo 

di S. Maria dello 

Reposo e davante 

questa Cappella vi è 

la strata che indirizza 

il camino alla chiesa 

S. Angelo 42 ”. 

I lavori condotti 

alla fine degli anni 

‘50 del secolo scorso 

per l’installazione di 

alcuni ripetitori radiotelevisivi, 

hanno quasi 

n. 2-3/2005 


località Sant’Angelo interno della grotta 

di San Michele 

completamente cancellato l’edificio di culto, di cui si può, 

però, cogliere qualche traccia. La già ricordata chiesa di S. 

Maria del Riposo 43 , che ancora si può ammirare a mezza costa, 

e un altro edificio citato in un documento del 1597 come monastero 

di S. Michele ubicato alle pendici del Monte 44 , fanno 

pensare a una “via sacra” di ascesa verso la vetta e la chiesa di 

S. Michele. 

Il Passo del Palombaro (fig. 5), nei pressi dell’attuale centro 

abitato di S. Sosti, ha da sempre costituito un passaggio obbligato 

tra la costa tirrenica e le vallate interne solcate dall’Esaro 

e dal Fullone 45 . 

In età altomedievale a controllo del Passo viene eretta una 

cinta fortificata, che presenta stringenti analogie sia con Sassòne 

che con Presinace 46 , nella località denominata Casalini di S. 

Sosti 47 . 

Gli scavi archeologici, condotti nel 1993 e non ancora pubblicati 

48 , hanno indagato la struttura fortificata, databile intorno 

al VII secolo, e a pianta trapezoidale 49 , che, nell’alto Medioevo, 

doveva svolgere le stesse funzioni difensive dei siti fortificati 

in precedenza citati (fig. 6). 

Non lontana dalla fortificazione dei Casalini di S. Sosti, è 

stata identificata, in località Sant’Angelo nel comune di S. 

Donato di Ninea (CS), una cavità naturale conosciuta come 

Santuario di S. Michele Arcangelo 50 , che è localizzata in un 

luogo aspro e impervio, a 759 m s.l.m. e si raggiunge dopo aver 


percorso a piedi un ripido sentiero scavato nella roccia (fig. 7). 

Lo stretto imbocco della cavità si amplia gradualmente verso 

l’interno, con uno sviluppo planimetrico di m 73.50 51 . 

Il sito cultuale si trova citato già agli inizi del 1800, allorché 

il parroco di S. Donato di Ninea, don Antonio Campolongo, in 

un elenco delle chiese esistenti sul territorio comunale, menzionava, 

al sesto posto, la grotta di S. Michele Arcangelo 52 . Nel 

1999, nell’ambito di un programma di ricerca del Dipartimento 

di archeologia e storia delle arti dell’Università della Calabria, 

avente ad oggetto lo studio dell’habitat altomedievale sul territorio 

dell’attuale Calabria settentrionale, si procedeva ad una 

ricognizione della cavità effettuata da laureandi e collaboratori 

della disciplina di archeologia cristiana. 

La grotta, che è costituita da un unico grande ambiente ricavato 

sul lato di un possente costone roccioso calcareo dolomitico, 

ha subito, nei secoli, interventi di adattamento alle esigenze 

del culto con l’innalzamento di alcune strutture architettoniche 

(fig. 8), che delimitano gli ambienti. 

In una diramazione a destra della grotta la volta si va sempre 

più abbassando e il pavimento è ricoperto da diverse 

vaschette che raccolgono l’acqua di stillicidio, mentre nel vano 

d’ingresso si intravvedono due altari, in origine probabilmente 

sormontati da baldacchini, così come testimoniano i resti delle 

colonne superstiti (fig. 9). 

Sulla parete di fondo, a destra per chi entra, sopravvive 

qualche debole traccia di un affresco, gravemente deteriorato 

per l’umidità, raffigurante la Madonna con il Bambino, ma il 

precario stato di conservazione non consente, purtroppo, alcun 

tipo di valutazione di ordine stilistico, utile alla sua datazione. 

Sul primo altare, di fronte all’ingresso, vi é una raffigurazione 

dell’Angelo nella classica iconografia di “S. Michele che 

sconfigge Lucifero 53 ”. 

fig. 10 - Morano Calabro (Calabria): 

località Sassòne - perimetro fortificato (rilievo) 

42 E. MIRAGLIA, Le antichità di Castrovillari..., p. 42-43. 

43 Sorge a quota 665 m, sul fianco meridionale di Monte S. Angelo. Riedificata nel 1836 sui resti di un precedente rudere (cf. E. Miraglia, Le antichità di 

Castrovillari..., p. 43-44, n. 37). 

44 V. PERRONE, Quartieri, contrade e luoghi di culto di Castrovillari medievale e moderna, Castrovillari, 1999, p. 54. 

45 Per il Passo dello Scalone (744 m s.l.m.) passava la via di collegamento tra l’Annia e la costa tirrenica (cf. G. P. Givigliano, Sistemi di comunicazione..., p. 

71-72; A. Taliano Grasso, Considerazioni topografiche.... p. 10). 

46 G. ROMA, Sulle tracce..., p. 17-18 

47 I.G.M., S. Sosti, I : 25.000, Fo 229, IV N.O., Sez. D. 

48 Le notizie sullo scavo mi sono state gentilmente fornite dal dott. Paolo Gallo della Cooperativa ZETESIS che ha collaborato all’indagine archeologica. 

49 G. ROMA (a cura di), Necropoli... cit. n. 30. 

50 I.GM San Donato di Ninea, 1: 25.000, F. 221, III SW. 

51 La cavità fu rilevata per la prima volta nel 1988 da Francesco Larocca e Domenico Napoli del Gruppo speleologico Sparviere di Alessandria del Carretto. 

52 G. VALENTE, Dizionario dei luoghi della Calabria, II, Chiaravalle, 1973, p. 763. 

53 P. BELLI D’ELIA, il toro, la montagna, il vescovo. Considerazioni su un tema iconografìco, in C. Carletti e G. Otranto (a cura di), Culto e insediamenti micaelici 

nell’italia meridionale fra tarda antichità e medioevo. Atti del Convegno internazionale, Monte Sant’Angelo, 18-21 novembre 1992, Bari, 1994, p. 25. 

9

10 


fig. 11 - Cerisano (Calabria): 

località Castellaccio - rilievo della cinta fortificata 

La ricognizione sistematica portava al rinvenimento di 

diversi frammenti ceramici, alcuni dei quali probabilmente 

altomedieva1i 54 e venivano effettuate anche prospezioni georadar 

che evidenziavano, all’interno della grotta, sotto l’attuale 

piano pavimentale, una serie di anomalie consistenti in una 

probabile regolarizzazione del piano pavimentale al di sopra di 

una presunta continuazione in profondità della grotta. 

La tradizione locale narra di un ingresso ad un’altra grotta 

posta al di sotto di quella attuale. In effetti, ai piedi della rupe 

su cui sorge il santuario, si nota una piccola apertura murata e 

coperta all’esterno da un accumulo di terra, frutto forse della 

sistemazione del sentiero o di altri interventi 55 . È evidente che 

solo un’indagine archeologica, che grazie al sostegno del 

Comune e della Soprintendenza è stato già programmato dall’Università 

della Calabria, potrà chiarire le anomalie evidenziate 

dalle prospezioni georadar. Il rito che si svolgeva all’interno 

della grotta, tramandato dai canti popolari ancora presenti 

nella memoria degli abitanti del luogo, richiama molto da vicino 

quello garganico. Si narra, infatti, dell’Angelo proveniente 

da lontano, che entra in una grotta in cui stilla l’acqua. I Pellegrini 

ne vengono a conoscenza e accorrono numerosi per chiedere 

grazie che sono immediatamente esaudite. Passano poi la 

notte in compagnia dell’Angelo, che si sente tuonare da lontano 

e che ha anche il compito di accompagnare le anime fino all’altro 

mondo (psicopompo) 56 . Anche se la tradizione locale fa 

riferimento a un movimento di pellegrini verso la grotta dell’Angelo, 

il fenomeno doveva con molta probabilità interessare 

i territori circostanti. Ancora nel 1904 il parroco di S. Donato di 

Ninea, Iannuzzi, dichiara che “... a S. Angelo c’è un gran concorso 

di popolo... “ e che i pellegrini provenivano anche dai 

territori circostanti di Lungro e Acquaformosa 57 . 

Un’altra fortificazione, con un perimetro fortificato di 1200 

m circa, era stata eretta, nell’alto Medioevo, a guardia del valico 

che, attraverso Monte Cocuzzo 58 , conduce al centro abitato 

di Longobardi sul Tirreno. Il sito è oggi noto con il toponimo di 

Castellaccio 59 , nel territorio dell’attuale comune di Cerisano 

(fig. 11). 

Della fortificazione che ancora veglia sulla vallata che guarda 

verso Cosenza, si conservano tratti della cortina muraria, 

che risulta simile a quella di Sassòne per tecnica e composizione 

delle malte. Le indagini archeologiche condotte dalla Cattedra 

di archeologia cristiana dell’Università della Calabria, nel 

1999 e neI 2000. hanno evidenziato più fasi d’uso della fortificazione 

altomedievale, il cui perimetro murario viene rinforzato 

con cinque torri a pianta quadrata, dopo la riconquista bizantina 

della fine del IX sècolo, e con l’edificazione di un edificio 

di culto 60 (fig. 12). 

Visibile e a poca distanza dal sito fortificato di Castellaccio 

sorge la località San Michele Arcangelo 61 , con l’omonima 

chiesa, dove a maggio e a settembre, ancora si celebra una festa 

con grande concorso popolare. Da quanto in precedenza esposto 

si rileva, quindi, una sorta di rapporto privilegiato, almeno 

da un punto di vista strettamente topografico, tra insediamento 

fortificato e luogo di culto, in una fascia di territorio di confine, 

che confermerebbe l’ipotesi fatta, anche se in altro contesto territoriale, 

dal Barnì, secondo il quale una delle caratteristica delle 

zone di confine longobarde, presidiate dai soldati, è il titolo 

esaugurale che viene dato alle chiese dedicate in prevalenza a 

S. Michele 62 . È evidente che l’indagine su questo contesto territoriale, 

che in eta altomedievale è contraddistinto da un dualismo 

istituzionale e culturale creatosi con le occupazioni dei 

Longobardi a nord e dei Bizantini a sud, è obbligata, in assenza 

quasi totale di documentazione scritta, ad operare sul campo 

54 È soprattutto ceramica cosiddetta a bande rosse. 

55 G. ROMA, La Madonna e l’Angelo. Contributi allo studio dell’altomedioevo in Calabria, Soveria Mannelli, 2001, p. 68-84. 

56 “Sant’Angiulu da luntanu s’è partutu / Dintra na grutta d’acqua s’è nsiccato / Nuii li pihigrini l’amu saputu / Tutti li grazii l’amu circatu; / Ni l’amu circati 

e illu ni là dunati. / Sant’Angiulu da luntanu sija lavudatu / Sant’Angiulu da luntanu / Ca la vilanza tiani mmanu / Ccu tia la notti nuij passamu / E li guai ni scurdamu 

/ Sant’Angiulu da luntanu trunanti e forti / L’alma difianni n’sina alla morti / Nui li pilligrini ti lavudamu / San Micheli Arcangiulu da luntanu”. 

(Sant’Angelo da lontano è partito / è entrato in una grotta con l’acqua. / Noi pellegrini, l’abbiamo saputo / tutte le grazie abbiamo implorato; / abbiamo implorato 

e lui ce le ha concesse. / Sant’Angelo da lontano sia lodato / Sant’Angelo da lontano / che la bilancia tieni in mano, / con te la notte noi trascorriamo / e le 

angoscie dimentichiamo. / Sant’Angelo da lontano tuonante e forte / l’anima difendi fino alla morte. / Noi, pellegrini, ti lodiamo / San Michele Arcangelo da lontano) 

[Canto popolare raccolto a S. Donato di Ninea]. 

57 Ringrazio il parroco che mi ha fornito in anteprima queste notizie che sono in via di pubblicazione (F. Cozzitorto, San Donato di Ninea, in c.s.). 

58 Il monte Cocuzzo costituisce il punto culminante della catena occidentale o litoranea della Calabria centro-settentrionale. É una formazione calcarea stratificata 

di circa 250 m. di spessore posta sulla catena litoranea formata da granito e scisti. Nel secolo scorso il Cocuzzo era interessante anche dal punto di vista minerario 

per la possibilità di estrarre argento, piombo, ferro, mercurio, cinabro: cf. E. Arnoni, La Calabria illustrata, I, 2, Cosenza, 1876, p. 18-51. 

59 G. ROMA, Sulle tracce..., p. 23. 

60 G. ROMA (a cura di), Necropoli... cit. 

61 I.G.M., Cerisano, 1:10.000, F. 236, IV, N-E. 

62 G. BARAI, I Longobardi in Italia, Novara, 1974, p. 45-46. 

n. 2-3/2005

facendo ricorso, oltre che alle metodologie archeologiche 

anche a quelli che il Bognetti definisce “elementi indiretti” e “ 

tracce residuali”, come lo studio topografico e toponomastico e 

a tutte quelle tracce utili ad una ricostruzione del contesto altomedievale 

63 . Anche dal punto di vista della toponomastica si è 

constatato come il toponimo S. Angelo o S. Michele abbia una 

diffusione larghissima sui territori della Calabria settentrionale 

e sia meno diffuso nel resto della regione. Un’indagine di tipo 

statistico effettuata sulle tavolette dell’I.G.M. (1: 10.000) ha 

evidenziato sull’intero territorio regionale 97 località con il 

toponimo S. Angelo e S. Michele. Di queste ben 62 insistono 

sul territorio dell’attuale provincia di Cosenza (ex Calabria longobarda), 

contro le 16 con lo stesso nome della provincia di 

Reggio Calabria, le 14 località in territorio della provincia di 

Catanzaro, le quattro di Vibo Valentia. Nella provincia di Crotone 

neppure un toponimo relativo all’Angelo, segna il territorio 

64 (fig. 13). Può essere interessante notare come una simile 

indagine avviata sui territori settentrionali dell’Italia longobar- 

n. 2-3/2005 

fig. 12 - Cerisano (Calabria): 

località Castellaccio - pianta dell’edificio di culto 


da e della Francia, ha censito 274 località con il nome di S. 

Michele in Italia e appena 65 in Francia 65 . Nello stesso contesto 

territoriale sono state indagate anche necropoli come quella 

di Celimarro, dove sono stati messi in luce, accanto alle tombe, 

dei fori di palo che potrebbero essere interpretati come i fori 

per le “ pertiche” citate da Paolo Diacono 66 . A rafforzare tale 

interpretazione vi sono anche una serie di toponimi, “Perticara”, 

“Perticaro”, “perticoso” 67 , di sicura origine longobarda, 

lungo quella fascia territoriale che oggi, dopo le indagini condotte, 

appare come una linea di confine di cui le cinte fortificate 

erano solo parte di un sistema di difesa molto più articolato e 

complesso 68 . È ovvio che il confine è stato da sempre il luogo 

di confronto e di ostentazione della propria identità politica e 

culturale e, da quanto in precedenza esposto, appare evidente 

come tutto il contesto territorile dell’attuale Calabria settentrionale 

si connoti culturalmente in maniera omogenea, con i siti 

deputati alla difesa, le aree cimiteriali 69 e il culto di San 

Michele Arcangelo divenuto, dopo la conversione, santo nazionale 

dei Longobardi 70 . 

63 G. P. BOGNETTI, I loca sanctorum... cit. n. 1, p. 308. 

64 Ringrazio il prof. Piero Gagliardo dell’Università della Calabria, per i dati fornitimi sulla toponomastica calabrese. 

65 G. BAMI, I Longobardi..., p. 46. 

66 G. ROMA (a cura di), Necropoli e insediamenti... cit., I, p. 48. 

67 I.G.M. Umbriatico, F. 230, Il, SE, A1; Torre Palla, F. 230, Il, SE, All; Torre Melissa, F. 238, IV, NE, 15; Macellara, F. 229, IV, NE, B3; Verzino, F. 237, I, 

NE, Lll; Cozzo del Pellegrino, F. 221, III, SO, A4; Cozzo dell’Orso, F. 221, III, NO, A4. 

68 Di questo sistema difensivo, articolato e complesso, sono ancora da indagare località come Pietra del Castello, posta a guardia della Via Annia nei pressi 

della c.da Ricetta (IGM Castrovillari, 1: 25.000, F. 221 11 NO Sez. C), nel territorio del comune di Castrovillari. Una ricognizione di superficie condotta nella zona 

ha evidenziato ceramica altomedievale. I resti della fortificazione per struttura e tecnica muraria sono simili a quelli di Sassòne (G. Roma, Sulle tracce..., p. 22). 

Interessanti sono pure i siti del Castello della Rocca a S. Sosti, Bufaleria, Monte Coppolo, nel territorio del comune di Nocara e Valsinni e le Murge di S. Caterina 

a Rocca Imperiale (Cf. L. Quilici, Siris-Heraclea... , p. 26-31 e 83-92). 

69 È noto come per i Longobardi l’area cimiteriale fosse luogo carico di valori nazionali e militari oltre che pagani, al punto che anche quando vengono innalzate 

chiese esaugurali sulle necropoli, essi continuano a tenere le riunioni nel sepolcreto e non dentro l’edificio di culto, segno questo, secondo Stefano Gasparri, 

che ancora al tempo di Paolo Diacono il cimitero come luogo della propria identità nazionale, che si esprimeva attraverso il rituale militare delle perticae, non era 

ancora completamente tramontato (Cf. S. Gasparri, La cultura tradizionale dei Longobardi, Spoleto 1963, p. 62-63). 

70 Ibid., p. 155-161; G. Otranto e C. Carletti, Il santuario di S. Michele Arcangelo..., p. 37-49. 

70 

60 

50 

40 

30 

20 

10 

0 

Cosenza Catanzaro Reggio C. Vibo Krotone 

fig. 13 - Percentuale dei toponimi San Michele / Sant’Angelo 

sul territorio dell’attuale Calabria 

11

12 


NEL SALOTTO DI NONNA SPERANZA… 

Appunti per un discorso sul canto popolare 

e, in generale, sulla civiltà contadina calabrese 

di Giulio Palange* 

Avoler fare uno sforzo di ragione 

e di cuore per rimettere in 

qualche modo a giusto fuoco il 

mondo contadino calabrese nelle sue 

lunghe ombre e nelle sue solari luci, si 

ha la raggelante sensazione di percorrere 

a ritroso distanze siderali tanto essomondo 

appare, oggi come oggi, remoto; 

e, forse, lo è realmente remoto, e non 

cambia che sia, alla fin fine, faccenda 

d’appena ieri; non cambia perché, purtroppo, 

la civiltà contadina è storia 

rimossa, o, comunque, non ci si è riappropriati 

criticamente di essa, perciò 

appare reperto senza dignità di memoria, 

epopea cafona ingorgata da troppe 

icone di maniera, gozzaniano salotto di 

Nonna Speranza ove fan bella mostra di 

sé tante “…buone cose di pessimo 

gusto…”. Quand’invece, razionalizzare, 

a tempo debito, la memoria collettiva 

avrebbe potuto e dovuto avere un suo 

senso, anzitutto per decifrare il presente 

nella prospettiva d’un futuro possibile, 

poi per scongiurare sia tante fughe 

all’indietro, verso un casereccio paradiso 

perduto, fasullo nella misura in cui il 

vagheggiar nostalgico induce la ragione 

in sonno, sia l’atteggiamento autoconsolatorio 

di chi, a dirla con Lucrezio, “…ricorda il rombo dell’onde 

in tempesta stando al sicuro sull’ alta riva del mare…”. 

A proposito della civiltà contadina calabrese, scrive nel ’50 Corrado 

Alvaro: “…è una civiltà che scompare e su di essa non c’è da 

piangere, ma bisogna trarne, chi ci è nato, il maggior numero di 

memorie... altrimenti si assiste a quei trapassi di civiltà che son 

sempre sgradevoli a vedersi quando ci si libera dei vecchi vincoli 

senza capire la natura dei nuovi...”. Ma, ahinoi, trapasso c’è stato, e 

in termini ancor più sgradevoli di quelli paventati da Alvaro, e non 

poteva non esserci considerata la storia, calabrese e non, a partire 

almeno da quest’ultimo dopoguerra, da quando, cioé, il moto progressivamente 

accelerato dei fenomeni socio-culturali ha travolto la 

società tradizionale, e, più di prima, ha spinto i “dannati della terra” 

a cercare comunque e dovunque nuovi modi di vita per finalmente 

affrancarsi da secoli e secoli di emarginazione e di sfruttamento, 

senz’altro incatturandosi a novelli ceppi, ad ogni modo recidendo il 

cordone ombelicale col mondo della stessa terra, comunque realtà 

produttiva, ma, soprattutto, universo di valori e disvalori, e, appunto, 

cultura, in senso lato. E tutto senza un minimo di programmazione, 

prima, e di gestione, poi, del cambiamento, che, così, ha avuto 

l’effetto d’un devastante terremoto. Ed è pure nel non aver saputo 

stimolare un’operativa riflessione sui possibili nessi fra storia fatta e 

* Scrittore e saggista 

storia da fare, il fallimento del cosiddetto 

intellettuale, che, laddove ha resistito 

alla tentazione, forte, della diaspora, non 

è stato né gramscianamente organico né 

crocianamente disorganico, ha solo 

aspirato a trovar impiego o come “tamburino 

della rivoluzione” o come “usignolo 

dell’imperatore”. Ed è raggelante 

pensare che anche un gesto definitivo 

come quello di Franco Costabile possa 

esser decifrato alla luce di tale fallimento: 

“...Mio sud / pianura mia, mia carretta 

lenta / anime di emigranti vengono la 

notte a piangere sotto gli ulivi / e domani 

alle nove il sole già brucia / i passeri a 

mezz’ora di cammino / non hanno più 

niente da cantare…” Comunque, è giusto 

la netta cesura fra ciò si è e ciò che si 

è stati a donare, oggi, riechi piuttosto 

fessi al “cantar popolare”, che della 

civiltà di cui sopra è proiezione emblematica 

e paradigmatica. Tanto più che in 

materia si debbono far i conti con ricerche 

e studi incongrui, ed il poco che, a 

suo tempo, si era riusciti a sottrarre agli 

sfracelli del sisma poi è andato a male, 

al meglio attendibile solo per approssimazione. 

L’errore di fondo, da cui poi son discesi 

tutti gli altri, è stato misurare il tempo della civiltà contadina calabrese 

con l’orologio del mito e non con quello della storia, di pensarla 

catafratta in un’arcaicità ancestrale, impermeabile sia in orizzontale, 

rispetto a culture subalterne coesistenti – ad esempio, le 

realtà alloglotte, con le quali non possono non esserci state reciproche 

influenze, fin qui mai indagate –, sia, e in specie, in verticale, 

incapace, la civiltà in questione, di assorbire spunti e stimoli discendenti 

dalla cultura ufficiale, e, pure, di offrirgliene; così si è finito 

per confinarla in una ridotta fuori del tempo e dello spazio, anche 

perché di stagioni segnate da temperie e intemperie realistiche – che 

son quelle in cui, in genere, il sommerso emerge con tutta evidenza 

–, di tali stagioni la Calabria o non ne ha vissute proprio o le ha vissute 

tardi e con estremo disagio, essendo l’autore calabrese tagliato 

più per l’astrazione che per la rappresentazione del reale; tant’è che, 

nonostante il notevole antefatto, nel 1635, di “Organtino” di Cesare 

Quintana, che è crudo, dolente spaccato di vita pastorale, nonostante 

il tutto supposto verismo di Nicola Misasi da leggere, invece, e a 

dir sacrosanto di Piromalli, “…in chiave di romanticismo che trova 

ispirazione in una regione ricca di contrasti e romantica per eccellenza…”, 

nonostante alcune prove poetiche come quelle di Marasco, 

Martino, Monaldo, Jaccino, etc., guarda caso prove tutte in 

dialetto e, comunque, da ascrivere più alla denunzia che al docu- 

n. 2-3/2005

mentarismo, nonostante tutto ciò, per trovare il “reale in arte” 

bisogna aspettare il 1942, l’uscita di “Le baracche” di Fortunato 

Seminara. Troppo tardi, ahinoi, troppo tardi! Eppure, la cultura 

contadina calabrese s’è in ogni caso mossa in uno scenario 

comunque contrassegnato da intrecci relazionali con l’esterno; 

intrecci che, non di rado, si offrono in forme addirittura vistose, 

come nel caso, ad esempio, della “Giudaica”, sacra rappresentazione 

di Laino Borgo, ove accade che generazioni di analfabeti, e 

analfabeti di qualche secolo fa, e analfabeti del tutto isolati in un 

estremo pezzo di mondo, abbiano fatto proprio, ritualizzandolo in 

forma recitativa e tramandandoselo, un testo non solo in lingua, 

che sarebbe il meno, ma aulicamente alto: “...Di Gesù Nazzareno 

parlo e discorro. Ah non sia, no, che per lui pera la nostra casta, la 

turba contra di lui si sollevi; mora Gesù. Ragione il vuole, necessità 

l’esige, l’universal salvezza chiede sua morte. Non s’indugi, 

all’opra!...”. Delle due una: o i lainesi hanno inscenato un tal testo 

senz’intendere un’acca di quel che dicevano, oppure si son giovati 

di meccanismi assimilitativi fin qui insospettati. Così come, per 

proprietà transitiva, è impensabile che nella “cultura” di Laino la 

“Giudaica” non abbia dato, anche solo in termini di crescita lessicale, 

un qualche contributo. E lo stesso dicasi per “L’opera sacra” 

di Sersale, e per tante altre sacre rappresentazioni in lingua. Generalmente, 

però, il contributo dall’alto risulta più tipicamente inserito 

nel corpus tradizionale, come, per rimaner in dintorni passionistici, 

nei canti processionali del Venerdì Santo, comunemente detti 

“chiantu ‘i Maria” – a indiretta riprova che, seppur si celebrassero 

passione e morte di Cristo, era la figura di Maria che, in quanto 

mater lacrimosa non perdente mai il dato d’umanità, nonchè 

metafora della terra feconda, consentiva quell’identificazione collettiva 

nella sofferenza e nella contrizione che dava un po’ a tutto il 

ciclo della Settimana Santa forte valenza eliminatoria e, quindi, 

purificatoria – …Figliu, curuna da capu mia, miu riciettu, / figliu, 

sî tu divinu e pe’ dispiettu, / figliu, sta muriennu a nu truoncu de 

cruci / spiecchiu di l’uocchi miji, divina luci, / tu, figliu sposu e 

patri mi si statu / e di visciari mia cunciessu e natu... Non emergono 

forse evidenti influenze ascrivibili a tutta una tradizione colta 

specifica, Jacopone in primis?! E quel …tu figliu sposu e patri mi 

sî statu / e di vìsciari mia cunciessu e natu… non contiene forse 

coaguli dogmatici certo non liquidabili a livello di semplice catechismo 

parrocchiale?! 

Ma, fra i tanti, il caso più esemplare è senz’altro quello di Vincenzo 

Padula, osservatore acutissimo del mondo contadino, il primo 

che, in tempi in cui in Calabria non si sapeva nemmeno che 

fosse il folclore, già intendesse che i canti popolari non eran semplici 

e semplicistiche manifestazioni di musa ruspante, coserelle 

fatte in casa come il pane o la conserva, ma proiezioni di tutta una 

condizione di vita, collocandoli, perciò, al centro d’un’inerente 

trama di notizie; e, per intenderlo, basta leggere i suoi articoli su 

“Il Bruzio”, poi da Carlo Muscetta raccolti nel volume “Persone in 

Calabria”; come, basta leggere i suoi appunti poi pubblicati col 

titolo “Calabria prima e dopo l’Unità”, per intendere come la sua 

idea di storiografia in fondo precorra, almeno a livello di intuizione, 

la lezione della scuola annalistica francese su una considerazione 

della storia non in verticale, come successione di fatti e personaggi 

notevoli, ma in orizzontale nello spazio e nel tempo, dettagliata 

ricostruzione del quotidiano d’una data comunità in una 

data epoca. Orbene, i suoi due soli componimenti poetici in dialetto 

Padula li scrive giovanissimo, il “San Francesco di Paola” addirittura 

a quindici anni, e “La notte di Natale” a soli ventisette, tuttavia 

quest’ultima è una delle espressioni più alte e significative, 

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in assoluto, di poesia dialettale non solo calabrese. Ed una veloce 

scorsa è sufficiente a mostrare come nello scriverli, e al di là dell’adozione, 

in sè, del dialetto, egli sicuramente si rifaccia a stilemi 

popolari; per la precisione, per il “San Francesco...” a strofette 

agiografiche molto diffuse a quei tempi, e, nel caso, de “La notte 

di Natale”, a canti narrativi, ninne-nanne ed espressioni varie della 

tradizione natalizia: …Duormi, bellizza mia, duormi e riposa / 

chiudi a vuccuzza chi pari ‘na rosa / duormi scuitatu ca ti 

guard’iu / zuccaru miu. // U suonnu è ghiutu a cogliari jurilli / pe 

fari na curuna a ssi capilli / e ‘ssa vuccuzza ‘e milu cannameli / 

t’unta cu’ meli. // Cu’ ‘n’acu ‘mmanu è ghiutu supr’a luna / a 

cùsari li stilli ad una ad una; / pe ti li mindi ‘n canna pe’ cannacca, 

/ e ci l’attacca... E in certi passaggi questo rifarsi a modelli 

popolari è così attento, così rigoroso, così coinvolto, da travalicare 

l’aspetto puramente formale e diventare naturale adesione a con- 

cetti e valori: …Ti tiegnu ‘mbrazza e sientu ‘na paura / ca tu si 

Diu ed iu sugnu criatura / e mi sguilla allu sinu e vo’nfassatu / chi 

m’ha criatu... Non si è forse nelle immediate contiguità di …tu 

figliu sposu e patri...?! 

Ma, a parte il mistero d’un Padula che non scrive più nulla in 

dialetto pur dopo aver quagliato a soli 27 anni tali esiti poetici, fin 

qui è l’evidente rapportarsi dello stesso Padula alla cultura contadina, 

rapportarsi certo fecondo di umori, ma in sé e per sé non inedito 

ché anche per altri autori di prima e di dopo lo si può adombrare; 

epperò, ribaltando la prospettiva, cioé a guardar le cose dall’angolo 

prospettico della cultura contadina, tale rapportarsi addirittura 

diventa conchiusa circolarità di fenomeni ascendenti e 

discendenti: il Padula, che per nascita, formazione e ruolo, appartiene 

alla cultura dominante, ma che, in particolare per il poemetto 

“La notte di Natale”, si rifà, inerentemente, a modelli espressivi 

della cultura dominata, da questa si vede espropriato dello stesso 

poemetto, che subisce un tipico processo di “popolarizzazione”, 

venendo adottato nel corpus tradizionale, seppur reinventato in 

forma di canto corale. Difatti, e fra l’altro, una versione de “La 

notte di Natale” è in Cervicati da tempo utilizzata come canto 

rituale del ciclo natalizio, e utilizzata, ovviamente, ignorandone 

autore, origine e natura. 

Padula è, comunque e per l’appunto, l’esempio magari più 

vistoso di intreccio di contributi fra cultura dominante e cultura 

dominata, ma non è il solo: c’è pure quello di Mastru Brunu 

Pelaggi, poeta scalpellino di Serra San Bruno, il quale, icasticamente 

irriducibile nel mostrare le condizioni di vita degli stracciati, 

viene adottato dall’immaginario popolare, e diventa il personag- 

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gio “parlachiaro” di farse e contrasti carnevaleschi; quello di 

Duonnu Pantu, il “gran vastaso” che, fra ‘600 e ‘700, usa una traboccante 

oscenità in chiave di provocatoria denunzia, in fondo 

razionalizzando pulsioni scorrenti carsiche nei ceti bassi che, perciò, 

se ne tramandano oralmente i versi salvandoli dalla congiura 

del silenzio, s’appropriano di suoi modi di dire acquisendoli nel 

loro patrimonio espressivo, e, soprattutto, epicizzano il personaggio 

confezionandogli addosso tutt’un’aneddotica terragnamente 

libertaria e libertina. 

Sì che, tira-tira, la metastorica fissità della civiltà contadina 

calabrese si rivela per quel che in realtà è, un luogo comune. Certo, 

il suo passo, a confrontarlo con quello di realtà più evolute, 

appare sincopato, ma il punto è che gli schemi interpretativi vanno 

sempre relativizzati, tenendo, fra l’altro, presente che ogni espressione 

folclorica, per il fatto stesso d’esserci, sta comunque lì a soddisfare 

una qualche esigenza funzionalmente vitale, e non certo 

puramente creativa, tant’è che prima di poter star lì, è passata per 

il filtro della cosiddetta “censura preventiva”, come la chiamano 

alcuni autori, intendendo per essa una sorta di automatica verifica 

di rispondenza al sentir culturale comunitario. Per cui, sempre ad 

esempio, a voler prendere in considerazione “La notte di Natale” 

di Vicenzo Padula, si procede con l’analisi critico-estetica del testo 

per arrivare ad un giudizio di valore; mentre, nel caso del canto 

popolare “E ‘na vota mo v’a cuntu”, primo verso della stessa poesia 

di Padula adottata, per come detto, a Cervicati, l’analisi deve 

puntare a razionalizzare il tipo d’esigenza collettiva che esso-canto 

è chiamato ad assolvere e in forza della quale è stato incorporato 

nella ritualità tradizionale, e di giudizi di valore manco a parlarne, 

perchè l’essere il canto in questione più o meno... “bello”, sì e no 

tocca tangenzialmente la sua specifica ragion d’essere. 

Eppure, se oggi ci si ritrova mani e piedi impastoiati appunto 

nei luoghi comuni è proprio per aver considerato certi schemi 

interpretativi passe-partout buoni per aprir tutte le porte; particolarmente, 

poi, in fatto di canto popolare, tutto affidato all’oralità, 

perciò assai deteriorabile una volta che i mutamenti socio-culturali 

hanno troncato il continuum della stessa oralità. Scrive Ernesto De 

Martino: “…Il solo testo delle canzoni non costituisce il documento 

folclorico concreto, ma immagine astratta e distorta di esso, e se 

ci proviamo a valutarlo col metro che usiamo per la poesia colta... 

appare per lo più ben povera cosa, una rozza, infantile esercitazione 

letteraria. Il documento comincia ad esser reale quando alla trascrizione 

letteraria noi associamo la trascrizione musicale. C’è di 

più: il documento reale non è la canzone cantata in generale, ma la 

canzone cantata da un determinato portatore di folclore. Infine, il 

documento reale è la canzone cantata in un certo ambiente e in un 

dato momento...”. E, da parte sua, Diego Carpitella: “...suono, timbro 

vocale, emissione, modo di esecuzione, ritmi, strumenti, e, 

ancora, atteggiamento corporeo, gestualità e così via, sono elementi 

assolutamente essenziali dell’espressività musicale folclorica...”; 

infine, e telegraficamente, ma efficacemente, Giuseppe Vettori: 

“...i canti popolari vanno ascoltati, non letti...” . 

Ora, al di là di alcune banalizzazioni, per giunta pessime, 

destinate al mercato di consumo, e al di là di alcune ricerche sul 

campo, tipo quelle mitiche di Lomax e Carpitella, però mai entrate 

in circolo, e tipo quelle delle pochissime rondini locali che non 

han fatto primavera, chi mai per il canto popolare calabrese s’è 

preoccupato d’indagare al di là dei puri testi di cui, invece, esistono 

montagne di raccolte?! Negli anni Settanta, qualcosa la si è tentata 

con un gruppo di ricerca costituito presso l’Università della 

Calabria, e che, però, è finito anch’esso fra le cose che potevano 

essere e non sono state, dopo aver lanciato due notevoli segnali: il 

convegno “Problemi di ricerca e di studio della poesia dialettale e 

del canto popolare” con relatori quali Piero Camporesi, Diego 

Carpitella, Marco Muller, Edward Neill, Claudio Sanga, Sharo 

Gambino, e, buon ultimo fra cotanto senno, chi scrive; ed un primo 

accatastamento specifico documentato nel “Catalogo dei materiali 

su poesia e canzone calabrese”, a cura di Lina Neve e Maria 

Pia Santo. Poi la superficie dell’immota s’è ricompattata, e si è 

ancora qui a girare a vuoto, a chiedersi: che canto è un canto ridotto 

al suo solo testo?! Come può solo da esso-testo emergere, per 

dire, l’ossessiva cifra psicoterapeutica d’una tarantella, o la coinvolgente 

funzionalità mnemonico-educativa d’una “tiritera” infantile, 

o, d’una serenata, la torbida estenuazione sentimentalistica 

atta a coniugar assieme oscuro oggetto del desiderio e norma comportamentale?! 

Povara vita mia, chi campu a fari / mo chi su’ chiusu a chissi 

quattru mura / de mani e piedi me fici ligari / a ‘na niura fossa 

funna e scura / sulu ‘a spiranza nun mi fa scattari / e tu rilogiu chi 

mi cunti l’ure / tannu me criju de mi liberari / quannu mi dici su’ 

vintiquattr’uri: è il testo del canto del concaro, cioè del lavorante 

alle conche nei conci di liquerizia, turni di ventiquattr’ore a consumarsi 

governando il fuoco e rigirando l’impasto, alternati a sei di 

riposo, durante le quali sei ore, pena gravose multe che smangiano 

la già pidocchiosa paga, gli è inibito finanche d’allontanarsi dal 

concio che, così, diventa una sorta di girone infernale ove il dannato, 

la cui sola colpa è la soggezione al bisogno, sconta, prono, 

l’irrisolvibile condanna ad uno sfruttamento che lo priva d’ogni 

dignità umana. Ora, la drammaticità delle condizioni di lavoro del 

concaro in qualche modo trova, sì, testimonianza nel testo del canto 

che, però, ad ascoltarlo… “cantato”, seppur ovviamente e 

necessariamente decontestualizzato, provoca emozione indicibilmente 

lancinante per come riaggruma nell’aria risuoni d’una condizione 

umana da far aggrizzar la coscienza a ripensarla. 

Che, poi, non è solo un problema di testo più musica. Anni fa, 

nelle campagne di Bisignano chi scrive ha raccolto dalla viva voce 

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di uno che stava zappando il noto “Ohi rinninella chi passi lu mari 

/ ferma quannu ti dicu dua paroli / quannu ti scippu ‘na pinna di 

‘st’ali / ‘na littara ‘nci scrivu a lu miu amori / tutta di chiantu la 

vuogliu bagnari / e pe’ sigillu ci mintu ‘stu cori / accorta rinninella 

‘un t’annicari / tu pierdi lu sigillu ed iu lu cori”, canto che, a voler 

giudicare dal solo testo ed a voler ricorrere a certe divisioni di 

genere buone solo fin a prova contraria, avrebbe dovuto esser 

catalogato come “canto di lontananza”, e che, invece, per com’era 

eseguito in quel momento e in quella situazione, cioè coi ritmi con 

cui il tizio zappava, e alla luce, anzi allo scuro, del di lui rapporto 

non proprio idilliaco con la terra, avara, ed il lavoro in sè, tutto 

esprimeva e comunicava tranne che sentimentalismo frustrato da 

lontananza dall’amata. E, allora: “canto di lontananza” o “canto di 

lavoro”? E non è finita: sempre chi scrive qualche giorno dopo ha 

raccolto lo stesso canto da donna anziana che lo cantava a mo’ di 

ninna-nanna al nipotino, e che, nei ritmi lenti, estenuati, scanditi 

da particolari modulazioni vocali, esprimeva l’esigenza, specifica 

d’ogni ninna-nanna, d’addormentare il bimbo e di scaricarsi sia 

delle fatiche quotidiane, sia, del tutto personalmente, delle tensioni 

esistenziali dovute anche all’età avanzata, sì da farne quasi una 

preghiera cantata. E allora: canto di lontananza, canto di lavoro, 

ninna-nanna o che altro? Fin a che punto sarebbe stato corretto 

catalogare il canto in base al solo testo? E qual era la sua reale 

dimensione: quella originaria, quella dello zappatore o quella della 

vecchia? O, piuttosto, non eran, forse, tre canti differenti, strutturandosi, 

appunto, ogni canto popolare, per sua-propria specificità, 

sull’elemento testuale, su quello musicale e, specie, su quello esecutivo? 

E si sottolinea “specie su quello esecutivo”, perchè proprio 

nell’esecuzione chi cantava veicolava la propria psicologia 

individuale e di gruppo, il proprio stato d’animo momentaneo e 

culturale, la propria capacità di reinventare lì per lì magari per sopperire 

ai mancamenti della memoria o per pura estemporaneità o 

per altro; per cui dovrebbe valere non tanto ciò che si cantava, ma, 

soprattutto, il come lo si cantava, anche se si intuisce che privilegiare 

l’immutabilità espressiva (il testo), alla mutevolezza tanto 

estremizzata da giungere alla dissoluzione d’ogni preordinata norma 

(appunto l’esecuzione), soddisfa un bisogno di regole certe che 

va ben al di là dell’orizzonte puramente folclorico. In ogni caso, è 

appunto il “modo di cantare” che fa d’ogni singola esecuzione 

d’ogni singolo canto un unicum per un verso, e, per altro, un continuo 

work in progress, sì che, a dirla con Gianni Bosio, “…voler 

individuare la versione canonica d’un canto popolare è come voler 

fermare un punto nello scorrere d’un fiume…”; ed è sempre il dato 

caratterizzante dell’esecuzione a ridimensionare un problema che 

ha creato affanni ed angustie a tanti raccoglitori di folclore, quello 

delle varianti; e nell’Ottocento, un fenomeno in fondo banale nella 

norma dell’oralità, come, appunto, la presenza di varianti d’uno 

stesso canto in più aree geografiche, è assurto addirittura a prova, 

fra le altre, d’una “…comune matrice italica…”, per cui: viva l’Italia 

una, libera e indipendente! Ed il nostro Raffaele Lombardi 

Satriani alle supposte varianti ha dedicato tanta fatica da riempire 

un gravoso tomo, per altro rattoppando qua e là di mano sua e 

meritandosi, perciò, la rampogna di Pasolini, che gli attribuisce la 

“…rozzezza del folclorista provinciale…”. Il quale Pasolini, però, 

e per inciso, ne “Il canzoniere italiano” si dimostra il meno autorizzato 

a scagliar l’evangelica prima pietra, poiché tratta, sì, dei 

canti popolari, offrendo pure spunti illuminanti e ineludibili, 

epperò concentrandosi esclusivamente sui testi. 

Si dirà: in fondo, potremmo anche accontentarci del materiale 

raccolto considerando il pionierismo di tanti ricercatori e l’età 

n. 2-3/2005 


relativamente giovane della disciplina, addirittura snobbata come 

scienza plebea prima della raccolta del Tommaseo. Tutto vero, ma 

solo fino ad un certo punto; eh sì, perché, a parte che non ci vuole 

chissà quale intelligenza per intendere che un canto è un canto e 

non una poesia, è un fatto che, ad esempio, Wilhelm Muller, poeta 

noto per le sue liriche musicate da Schubert, in “Egeria”, raccolta 

di poesie e canti popolari italiani uscita postuma nel 1829, d’ogni 

canto riporta il relativo spartito musicale, che è già parecchio 

rispetto al solo testo, anche se poi il rigore germanico non lo cautela 

dallo scambiar lucciole per lanterne, e, per quel che riguarda 

la Calabria, offre come esempio di poesia popolare un brano della 

“Gerusalemme liberata” nella traduzione in apriglianese di Carlo 

Cosentino, traduzione che, al pari di tutte le traduzioni in dialetto, 

configura un’operazione in ogni senso colta, ovvero, non dal 

cosiddetto popolo elaborata o rielaborata, non al popolo destinata, 

non dal popolo adottata. Rimane, comunque, che proprio agli 

albori della disciplina, alcuni avevano già capito qualcosa dei canti 

popolari, ma, misteri della fede, la traccia da loro segnata è rimasta 

ignorata! E se tanto mi dà tanto, non è che don Benedetto Croce, 

sbagli quando afferma che la “poesia popolare” è in grado di esprimere 

“...soltanto sentimenti semplici in corrispondenti forme sem- 

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plici...”, solo che pure lui tratta in chiave di poesia ciò che in 

effetti è canto: ache tanti superbi melodrammi, a giudicarli solo 

dal libretto si sgonfierebbero come palloncini, anzi, farebbero 

scompisciar dalle risate! Ma… sarebbe stato uguale il giudizio di 

merito e di sostanza del Croce, e, di concerto, dei coristi della 

parrocchia, a considerare i canti in termini di... canti? Domanda, 

ovviamente, retorica, ché coi se non si cava ragno dal buco, né si 

sciolgono alcuni nodi alle prime solo etnomusicologici; nodi 

tipo: esiste una via calabrese al canto popolare? Sì, qua e là si 

intuiscono alcuni elementi di relativa originalità – e si sottolinea 

l’aggettivo “relativa”, che è di norma in fatto di culture orali, 

nell’ambito delle quali l’originalità si consuma comunque in termini 

di ri-elaborazione –; e si pensa, fra l’altro, al lassa e piglia, 

sorta di staffetta canora giocata sul prolungamento modale dell’ultima 

vocale d’ogni verso; si pensa al canto “a gola stracciata”, 

di derivazione dai modi processionali e parente molto alla 

lontana del canto napoletano a fronn’e limone; alle ricorrenti 

modulazioni neniastiche dovute all’influenza del cosiddetto 

“canto a bey” di matrice islamica; a certe dissonanze bizantineggianti 

della strina di Lago, raro e raffinato esempio di strenna a 

dispetto; senonché, proprio l’indisponibilità d’una casistica 

empirica abbastanza ampia inchioda all’opinabilità. 

Ma la destoricizzazione della civiltà contadina calabrese ha 

fatto danni anche peggiori contribuendo a creare o, secondo i 

casi, avallare stereotipi alla lunga rivelatisi ingabbianti, vere e 

proprie camicie di contenzione. Ad esempio, considerando solo i 

testi dei canti popolari calabresi, fra l’altro emerge vistosamente 

che a fronte di nessun “canto di protesta” – cioé canto esprimente 

una consapevole carica sociale oppositiva – si hanno tantissimi 

“canti di malasorte”, nei quali l’individuo scala la propria 

condizione in termini di personale sfortuna, nel senso che all’origine 

di essa-condizione egli non scorge l’esiguità dei mezzi, la 

nessuna istruzione, la protervia del padrone, la legge forte coi 

deboli e debole coi forti, etc., ma, per l’appunto, le spire soffocanti 

d’un destino avverso, di cui il padrone, la legge, etc. son 

strumenti, non artefici. Bene, anzi male: quanti si sono accontentati 

di tale evidenza senza provarsi a decrittarla in chiave di schemi 

mentali collettivi dovuti ad un preciso vissuto, l’hanno assunta 

nei vieti termini di cupa rassegnazione nel diennea di specie, 

di vocazione etnica al piagnisteo, magari anche ingileppando il 

tutto col classico riferimento al fatalismo magnogreco – e sai che 

consolazione! –; quand’invece essa, a verificarla appunto alla 

luce d’una plurisecolare condizione, rivela ben altra filigrana, e 

diventa proiezione paradigmatica, fra le altre, d’un trauma collettivo 

la cui conseguenza più evidente e gravosa è stata quella 

“crisi di presenza individuale” di cui parla ampiamente Ernesto 

De Martino, cioé “lo stare dell’individuo nella storia come se 

non ci stesse”, perché, giusto per tutta una condizione di vita, 

“...la presenza individuale si smarrisce come centro di decisione 

e di scelta, e naufraga in una negazione che colpisce la stessa 

possibilità d’un qualunque comportamento culturale...”. Crisi di 

presenza individuale d’altronde ben giustificata visto che, per 

quanto uno girasse e voltasse, si ritrovava comunque e sempre 

immerso in uno scenario d’invalicabile marginalità, impaniato 

nell’analfabetismo generalizzato, nella dipendenza assoluta dal 

bisogno, senza che nemmeno una faciglia smortacina di conoscenza 

rendesse meno incombente un orizzonte culturale circoscritto 

alla terra, ai suoi cicli produttivi, alle sue scarse risorse, di 

cui, per aggiunta, non godevano quanti vi gettavano il sangue; 

col di più di tremuoti, sciolle, carestie, piene, epidemie, e chi più 

ne ha più ne metta, tutti a scadenze ineludibili come cambiali 

presentate all’incasso da strozzo esoso, tutti impietosi e annichilenti 

come flagelli biblici. Non per nulla, un attonito Zanotti 

Bianco, di fronte alle condizioni di vita rilevate in Calabria, lacerante 

avverte “...l’impressione crudele di quella vita che si disfa 

come in un abisso vacuo, senza pensiero e senza speranza 

d’un’alba remota, e, obliata la nostalgia delle origini, ha il senso 

d’un cupo inutile naufragio nell’ombra, e le cui ore s’estinguono 

uguali, senza un singulto...”. Come avere, allora, nozione sociale 

di sé e della propria condizione?! Come non vedersi formica 

inerme impaniata in una ragna bavosa piuttosto che vittima fra 

vittime d’un’ingiustizia storica?! Come non sentirsi schiacciati 

da forze, naturali e sociali, indominabili se né la propria cultura, 

né la società nella sua tessitura, capacitavano a comportamenti 

atti a ridurre a portata umana la straordinaria potenza del negativo 

nel quotidiano?! 

Altro che rassegnazione, vittimismo e bagattelle del genere! 

E che siano bagattelle, forse pure di comodo per scaricarsi la cattiva 

coscienza, lo dimostra che, quando in via eccezionale il timpagno 

della botte s’è crepato ed il calabrese s’è potuto una tantum 

sfogare, seppur visceralmente e col sangue agli occhi e 

ricorrendo alla violenza bruta, solo terreno di confronto di sua 

conoscenza, ha travolto ogni muro di contenzione, fuori ed entro 

di sé: Iu senza spata muzzu, spiezzu, tagliu, / iu senza scala 

‘nchianu duvi vuogliu / iu senza lima li catini tagliu / iu tingiu e 

fazzu macchie chiù di l’uogliu, / nu jume funnu lu passu e lu stagliu, 

‘u vientu ‘ntra nu saccu l’arravuogliu / pensa mo si me 

spagnu e ‘sta battaglia / si me mintu pagura de ‘stu ‘mbruogliu. 

Sicché, col senno di poi, del quale, comunque, rimangon piene 

le buche, ovvero in fase di razionalizzazione dall’esterno ed a 

posteriori della realtà che li ha espressi, i canti di malasorte si 

prestano addirittura ad esser letti come traslati, inconsapevoli 

canti di protesta, e tramite loro si potrebbe addirittura scrivere la 

“non” storia della Calabria. Per di più, quel che d’acchito sembra 

essere, giusta formulazione crociana, un sentimento semplice 

espresso in forma semplice, si fa sentimento complesso espresso 

in forma complessa. E identico discorso, tanto per aprire e chiudere 

velocemente un altro fronte, vale pei “canti d’amore”, la cui 

cifra distintiva è, per come già cennato, un sentimentalismo insistito, 

languoroso, e che, però, a poco-poco grattarlo si fa specula, 

per forza di cose torbidamente opaca, d’una sensualità repressa e 

colpevolizzata, altro trauma collettivo aggrumato in ogni immagine, 

rimando simbolico, similitudine, e, suo malgrado, spesso 

deborda incontenibile: Vorrìa éssari milu si putissi / e dintr’u 

piettu tuu ci giriassi, / vorrìa éssari séggia e tu sidissi / ed iu 

ccu’ ssi jinocchia ti jocassi, / vorrìa éssari tazza e tu vivissi / ed 

iu ccu’ ‘ssi labbruzzi ti vasassi, / vorrìa éssari liettu e tu durmissi 

/ ed iu linzuolu chi ti cummogliassi... 

Ora, con questi chiari di luna sotto i quali il canto popolare 

calabrese non è più in grado, tanto per dirla con Brecht, di parlare 

al cuore per far appello alla ragione, per esso-canto c’è rimasto 

ben poco da fare: non fiori ma opere di bene! Ma, forse, la 

sua sorte era segnata sin dal principio: Vorra pigliare tutte ‘sse 

canzune / fare ‘na torchieddra e le ligari / e mi nne jire supr’a 

nu timpune / ed a lu vientu le spurveriare / ca cussì me disse la 

‘ngrata furtuna: / de ‘sse canzune tu chi n’hai da fare?! 

n. 2-3/2005

DIVAGAZIONI DI UN GEOMETRA 

AL SERVIZIO DELL’ARCHEOLOGIA. 

Èun’alba fredda dell’inverno 2004, sulla costa della 

Sicilia Meridionale, la macchina a fari accesi arranca 

per la ripida stradina a fondo acciottolato resa scivolosa 

dallo scirocco. Sono a Licata in provincia d’Agrigento, 

per l’ennesimo scavo archeologico, questa volta sulle 

tracce degli abitanti dell’antica Gela, qui deportati dal tiranno 

agrigentino Finzias dopo la distruzione della loro città 

nel IV sec. a.C. 

Parcheggio in cima alla collina di Monte S.Angelo 

accanto al forte cinquecentesco muto ed imponente testimone 

di sanguinosi assalti moreschi provenienti dal mare. 

Oggi è adibito a base operativa del cantiere di scavo e a 

museo di vita contadina ma per me, a causa della sua caratteristica 

architettura, è il forte della “Légion étrangère”; da 

qui a giro d’orizzonte, strategicamente si domina il mare e 

non solo. Le luci dell’alba ormai attenuano il bagliore della 

luna e delle ultime stelle della notte, le più luminose, mentre 

i contorni del golfo di Gela diventano sempre più chiari ed 

il porto di Licata come una doppia tenaglia trattiene i 

Il cortile del forte di Licata all’alba 

* Geometra libero professionista, collaboratore della Sopr. Beni A.A.A. di Calabria. 

n. 2-3/2005 


di Fedele Candia* 

pescherecci che non sono salpati; le colline e l’entroterra si 

confondono tra i colori tenui del nocciola desertico ed il 

verde pallido dei campi mentre la brezza trasporta lungo i 

calanchi del bianco costone argilloso, l’aroma speziato delle 

alghe in bassa marea. Un’asinella vagante, dal folto pelame 

scuro che sembra essere uscita all’improvviso dalle novelle 

di Verga, mi scruta con gli occhi grandi come due lanterne.I 

custodi aprono il massiccio portone di accesso al forte, il 

cigolio dei cardini rende surreale la calma della prima mattinata; 

c’è silenzio, rotto dall’eco dei nostri passi sull’acciottolato 

allorché raggiungiamo il magazzino-laboratorio 

dove trovano ospitalità le attrezzature tecniche. Si aspetta 

che la luce del sole inondi il cielo e le cose all’improvviso 

per trasformare il placido cantiere in un viavai danzante di 

carriole, accompagnate da un’orchestra speciale di picconi, 

cazzuole, pale e malepeggio che in mano ai “picciotti” aritmicamente 

si alternano in duetti e terzetti sincopati, alla 

scoperta di strutture antiche. 

La Sicilia mi era quasi sconosciuta perché lontana non 

tanto geograficamente quanto culturalmente, pur essendone 

affascinato dagli scritti di Verga e Pirandello, ricordi scolastici 

ormai sbiaditi. 

In cinque mesi di vita isolana ho dovuto imparare tante 

cose, dal costume locale all’ambiente sociale, dalle bellezze 

naturali a quelle archeologiche e come queste siano fortemente 

compromesse da un “certo” modo di pensare… 

Stiamo scavando un settore di abitato (tre case con strutture 

conservate in elevato fino a due metri e mezzo, contenenti 

stucchi e affreschi molto belli) nell’ambito di un progetto 

di valorizzazione di aree archeologiche della Provincia 

Regionale di Agrigento con fondi della Comunità Europea. 

L’equipe è diretta dall’Università di Messina che detiene 

la consulenza scientifica ed il coordinamento delle figure 

professionali presenti sul campo. In qualità di topografo e 

disegnatore mi occupo della documentazione grafica relativa 

alle strutture e dell’inserimento di queste nella carta 

archeologica regionale. 

17

18 


Qui ho dovuto adattarmi all’ambiente in tempo utile 

assumendo un atteggiamento diverso da quello abituale di 

cittadino continentale, perché la Sicilia non è soltanto l’estrema 

regione meridionale della penisola italiana, o una 

regione a statuto speciale, ma è soprattutto un’isola. Non 

importa che da Punta Faro si veda perfettamente Scilla, la 

Sicilia è un’isola e nel suo territorio meridionale questo 

aspetto è ancora più caratterizzante. Nei miei viaggi di 

andata nella terra del “Commissario Montalbano”, valicando 

il passo di Caltagirone, ho avuto sempre la percezione di 

questo confine immaginario; è la sensazione forse provata 

dai nostri nonni quando al traverso di Gibilterra navigavano 

verso le Americhe. 

In autunno ero stato incaricato dall’Università di Messina 

di eseguire la cartografia delle ricognizioni archeologiche 

compiute dagli studenti con il professore e un archeologo, 

a Tripi località dell’entroterra costiera tra Milazzo e Tindari 

a ridosso tra i monti Nebrodi e Peloritani. 

Armato di entusiasmo per la nuova avventura assaporavo 

finalmente i caratteri di questa bella e nobile terra, dove 

tanto tempo orsono la storia aveva lasciato i suoi segni in 

modo mirabile e tangibile. 

A Tripi soggiornavo con Fabrizio, un caro amico archeologo, 

in aperta campagna tra le vigne di malvasia e i verdi 

campi seminati a grano delimitati dai fichi d’india e ordinatissimi 

muretti di pietra a secco. 

La casetta che fungeva da base operativa ci era stata 

offerta gentilmente dal collega dell’Ufficio Tecnico del 

Comune; essenziale e ben costruita ma completamente isolata: 

niente televisore, nessun abitante nelle vicinanze, nemmeno 

un cane… anzi tre che irrispettosi del sonno altrui, da 

una certa ora in poi della notte giocavano con i giornali vecchi 

lasciati fuori la porta, non potendo raggiungere gli scarponi 

provvidenzialmente appesi alle travi del porticato. 

Se la sera, oltre al sole calava un certo sconforto, all’alba 

si apriva lo scenario delle isole Eolie sparse lì in mezzo 

al mare, uno spettacolo di singolare bellezza sia con la pioggia 

che con il sole. 

Questa vista così amena mi ha suscitato la voglia di visitarne 

almeno una e un sabato mattina, libero da impegni di 

lavoro mi sono imbarcato a Milazzo con l’aliscafo, raggiungendo 

Vulcano, la più vicina e forse la più caratteristica per 

le fumarole e l’aspetto arido del cono in quiescenza. 

Andare a visitare un’isola dell’arcipelago è stato l’evento 

più inatteso di questo soggiorno di lavoro nel territorio 

tirrenico di Messina. Sono partito di buon mattino con lo 

zaino e la tenda, pronto per l’escursione di due giorni, il 

mare era appena increspato ed il tragitto è stato molto istruttivo. 

Vi erano pendolari che si recavano a lavorare nelle 

diverse isole. Il giorno precedente aveva piovuto e l’umidità 

del terreno lasciava presupporre una replica a breve termine, 

perciò una volta sbarcato ho cercato subito un campeggio 

dove poter apprestare al sicuro la fedele tendina, compagna 

inseparabile di esperienze calabresi a dir poco avventurose. 

Questa volta la prudenza e la disponibilità del posto mi 

ha fatto optare per un più comodo bungalow con i sevizi e 

tutte le comodità rimandando l’uso della tenda ad altra 

avventura. 

Subito pronto in pantaloncini calzettoni e scarpe da 

trekking il primo pensiero è stato per il vulcano, sul quale 

mi sono arrampicato in meno di un’ora e mezza di marcia 

attraverso un sentiero scavato tra le ceneri rossastre ed i 

lapilli porosi color grigio-sabbia. Durante la salita ho incontrato 

degli stranieri che mi hanno salutato in tedesco chiedendomi 

dopo la mia risposta in italiano se fossi almeno del 

nord, quasi parafrasando la pubblicità di un noto cioccolato 

ho risposto no… sono Calabrese! 

Le isole Eolie, anzi Stromboli più a Nord, l’ho osservato 

talvolta dalla strada di Aieta nella Calabria nord-occidentale 

in particolari condizioni di tempo; questo mi fa capire 

meglio gli spazi e quanto sono distante da casa. Accendo il 

GPS e marco il punto per averlo a portata di mano, non si sa 

mai… Un posto per me diventa speciale se riesco ad avere 

un minimo di contatto fisico con esso, osservandolo nei 

minimi particolari, per assaporarlo goccia a goccia come si 

farebbe con una bibita in mezzo al deserto. I vapori di zolfo 

rendono irrespirabile l’aria, mentre il calore emanato dalle 

rocce soffianti consiglia un veloce attraversamento delle 

fumarole poste sul ciglio del cono vulcanico. Dopo la discesa 

stabilisco di trascorrere tutto il fine settimana sull’isola. 

Mi viene subito in mente il viaggio di Marie Esperance 

Brandt von Schwartz meglio nota con lo pseudonimo di 

Arcipelago delle Eolie - Sul cono dell’isola di Vulcano 

Elpis Melena che racconta le sue avventurose peregrinazioni 

in Calabria e nelle isole Eolie; era il 1860, mentre Garibaldi 

combatteva i Borboni nel Meridione d’Italia. Alcune 

sensazioni della viaggiatrice le ho colte anch’io, quasi che il 

secolo e mezzo trascorso abbia appena scalfito questi posti. 

Il paesaggio è mutato come lo sono i mezzi di trasporto, ma 

qualcosa di indecifrabile rimane identico nel tempo, basta 

saperlo cogliere. Questa in sintesi è la sensazione che mi 

lega all’archeologia, sono emozioni rivissute supportate e 

valorizzate dal metodo scientifico; chi opera nel campo e 

non coglie questo aspetto epidermico fa solo erudizione fine 

a se stessa e perde il meglio. 

Il meglio non l’ho perso nemmeno qualche mese prima, 

quando mi era capitata l’opportunità di sperimentare su 

vasta scala un personale metodo di rilievo informatizzato 

per lo scavo di una necropoli dell’età del ferro, nei pressi di 

n. 2-3/2005

Pontecagnano in provincia di Salerno. 

La consulenza era stata richiesta da un’impresa di scavi 

e ricerche archeologiche che doveva bonificare due aree 

interessate da necropoli all’imbocco e all’uscita di una galleria 

dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. 

Lavorare in un megacantiere con una galleria in costruzione 

non è una delle cose più facili dal punto di vista logistico, 

infatti la velocità di esecuzione dei rilievi delle sepolture, 

già di per sé particolari, era una delle prerogative che 

mi avevano preferito alle tecniche tradizionali il tutto in 

mezzo a macchine operatrici in frenetica attività e conseguenti 

problemi di sicurezza. 

Per l’impresa era anche l’opportunità di conoscere una 

procedura facilmente applicabile ad altre esigenze. 

In quattro mesi di lavoro abbiamo scavato e documentato 

circa cento tombe con corredi più o meno complessi, che 

in parte avevano tagliato una struttura di carattere abitativo 

n. 2-3/2005 

Tomba a pozzetto presso Pontecagnano 

e sua restituzione in grafica vettoriale. 

di più fasi. 

Questo momento propizio mi ha fatto toccare con mano 

le difficoltà che un grosso cantiere deve affrontare in situazioni 

delicate nonostante la buona volontà degli operatori. 

L’eccessiva burocrazia e la mancanza di professionalità da 

parte di alcune figure chiave causano invece dei pericolosi 

colli di bottiglia che vanificano tutte le buone tecniche velocistiche 

di questo mondo creando disagi. 

Per un geometra limitato alle conoscenze di cantieristica 

civile è stato un arricchimento di esperienza tecnica, infatti 

ho subito fraternizzato con due colleghi topografi che tracciavano 

la galleria. Mi hanno passato volentieri la loro poligonale 

esterna per agganciarci il mio lavoro e sono stato 

veramente contento di questo incontro, tanto più che uno 

dei due aveva frequentato la mia stessa scuola a Lagonegro 

ed avevamo avuto lo stesso professore di topografia. 

Quando è giunto il momento di rompere il diaframma 

sono stato invitato in galleria insieme gli archeologi, e tutti 

insieme abbiamo brindato con le maestranze come si conviene 

in queste occasioni, soprattutto per la precisione della 

poligonale che ha chiuso perfettamente . 

L’ultima necropoli documentata in ordine di tempo è sta- 


ta quella di Serra D’Aiello in provincia di Cosenza dove, in 

uno scavo di emergenza della Soprintendenza Archeologica 

della Calabria, ho potuto disegnare alcune sepolture dell’età 

del ferro pertinenti al territorio dell’antica Temesa omerica. 

Questa è stata una delle scoperte più importanti degli ultimi 

tempi in Calabria e lascia intuire sviluppi ulteriori di ricerca 

per avvalorare questa ipotesi così affascinante, Temesa 

infatti è l’unica città antica nell’area del Mediterraneo citata 

nell’Odissea mai però localizzata. 

I corredi sono simili a quelli di Pontecagnano, così dal 

punto di vista tecnico non ho avuto particolari problemi per 

il riconoscimento delle forme. In questo scavo ho potuto 

constatare la grande passione di un gruppo di volontari del 

posto che si sono prodigati con ogni mezzo per la valorizzazione 

dei loro tesori, Sindaco in testa! Questo è un esempio 

di come la gente comune dovrebbe comportarsi in caso di 

ritrovamenti archeologici fortuiti. Purtroppo, specialmente 

in passato, l’equazione Archeologia = perdita di ogni diritto 

sulla cosa, è stata la scusa per tacere dolosamente o trafugare 

per pochi soldi dei beni che appartengono all’Umanità. 

A Tortora, dove risiedo, invece cominciò l’avventura di 

geometra-archeologo in modo del tutto casuale. Più volte in 

passato avevo segnalato alle autorità competenti situazioni 

da tutelare, perché il geometra che opera sul territorio prima 

o poi si imbatte in ritrovamenti sporadici di materiali o 

addirittura in strutture antiche. Nel 1990 la Soprintendenza 

Archeologica della Calabria cercava un volontario per eseguire 

lo studio grafico di un saggio di scavo archeologico 

presso la cittadella fortificata di Blanda Julia sul “Palecastro” 

di Tortora. Una simile occasione non mi sembrava 

vera ed accettai l’incarico; per la passione profusa in questa 

prima esperienza accesi la curiosità di un giovane ispettore, 

Francesco La Torre ( ora professore all’Università di Messina) 

al quale mi legano vincoli di fraterna amicizia ; ben 15 

anni sono trascorsi tra campagne di scavo esaltanti per le 

scoperte effettuate e l’adeguamento della professione di 

geometra alle esigenze della ricerca, all’”invenzione” di 

protocolli da applicare al disegno archeologico, passando 

dall’analogico al digitale e sempre a studiare e provare, fare 

e disfare… un bel lavoro dove l’esperienza e la fantasia 

hanno avuto la loro parte. 

Tortora – Mostra di Palazzo Casapesenna, vetrina 

con ceramica attica negli stili a figure nere e rosse. 

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Veramente questa continua ricerca di metodiche innovative; 

l’adozione di strumenti tecnici, svincolati dalla obsoleta 

manualistica accademica, spesso adattati o autocostruiti, sono 

stati il segreto che ancora ci fa incontrare anche se con l’Università. 

La realizzazione della mostra permanente di Palazzo 

Casapesenna nel centro storico di Tortora, dove sono esposti 

alcuni corredi delle necropoli enotrie e lucane, è stato un esempio 

concreto di cooperazione tra addetti ai lavori (archeologi e 

tecnici) e le Amministrazioni dello Stato (Comune e Soprintendenza 

Archeologica). Come i lavori particolari riconducibili 

alla ricerca, quello del “geometra-archeologo” è un mestiere 

che impegna soprattutto nella fase di post elaborazione presso 

lo studio con un aggravio notevole del fattore tempo. In campagna 

ci sono tanti rilevamenti di tipo diverso da fare, dal puro 

rilievo celerimetrico di punti alle foto digitali da trattare per il 

disegno elettronico di dettaglio delle stratigrafie orizzontali e 

verticali. Nel frattempo il disegno archeologico, per quanto mi 

riguarda, ha assunto i connotati di uno strumento flessibile alle 

esigenze di studio. Collegato con gli archivi delle unità stratigrafiche, 

ha superato la semplice rappresentazione 

geometrica degli oggetti tramite vettori; 

è diventato in sintesi un GIS vero e proprio al 

quale porre ogni tipo di interrogazione. La 

presenza del geometra specializzato in un cantiere 

di scavo garantisce tecniche di rilievo 

topografico standardizzate; per motivi contingenti 

spesso si ricorre a misurazioni tramite 

artifici riconducibili ai ben noti (per noi geometri) 

problemi topografici che gli archeologi 

non conoscono perché studiano altre cose. Vi 

sono stati in passato archeologi che hanno 

scritto manuali di scavo con la pretesa di insegnare 

anche il rilievo, con risultati a volte 

molto discutibili se non dannosi; ancora oggi 

in molti cantieri, il rilievo planimetrico viene 

eseguito esclusivamente per trilaterazione tra 

punti della maglia locale, soffrendo di evidenti 

distorsioni e scarti dovuti sia alla caratteristica dei mezzi di 

misura (rotelle metriche da muratore) che alla qualità delle operazioni 

(misure inclinate non perfettamente ridotte all’orizzonte). 

Qui però entrerei in un campo minato che preferisco evitare. 

Nel settembre del 2004 presso il “Palecastro” di Tortora, si è 

aggiunto anche un rilevamento GEORADAR per le prospezioni 

archeologiche alle diverse profondità del terreno, eseguito e 

coordinato dal C.N.R. del quale ho curato l’inquadramento 

topografico dei capisaldi di riferimento. Tutti questi dati vanno 

informatizzati, aggiornati in modo adeguato per le esigenze di 

studio, per un tentativo di ricostruzione in 3D delle strutture 

originarie, in base ad esempio all’interpretazione della giacitura 

degli elementi costruttivi negli strati di crollo. 

Quando si ha la fortuna di lavorare con persone intraprendenti 

e di ottimo spessore culturale, c’è anche il piacere di 

vedere i propri disegni pubblicati su testi per addetti ai lavori e 

talvolta anche su volumi di tipo divulgativo di più facile 

approccio. 

Perché non si fa di più per i beni culturali dato che il nostro 

Paese detiene importanti siti da valorizzare? Questa è la 

domanda ricorrente degli appassionati e degli uomini di cultura. 

Non sono rose e fiori, la nota dolente è la mancanza cronica 

di fondi per lo studio che ormai sono ridotti al lumicino per 

l’archeologia come per la ricerca in generale, particolarmente 

nella nostra Regione bisognosa di tutela e valorizzazione dell’ingente 

patrimonio artistico-archeologico, si scava infatti solo 

per la gestione delle emergenze. 

Per paradosso scaviamo un passato senza futuro perché i 

reperti se non vengono restaurati subito, in poco tempo si deteriorano 

irreparabilmente. Il danno prodotto dai clandestini non 

è peggiore dell’indifferenza di chi conta nella amministrazione 

delle risorse economiche regionali e obbedisce purtroppo solo a 

limitate logiche di bottega, indipendentemente dal colore politico. 

Anche a voler prescindere dalla sensibilità alla cultura, che 

beninteso non tutti i politici posseggono, i Beni Archeologici 

come quelli naturalistici sono i veri gioielli della nostra terra di 

Calabria, si tratta di volerli vedere sapendo quale indotto possono 

produrre, per esempio con un turismo di eccellenza che 

guarda al Sud ed è sempre più esigente in tema di arte, cultura 

e natura.Quando pubblicamente i politici locali parlano con 

enfasi di fuga dei cervelli al nord, mi viene lo sconforto, forse 

dovremmo recriminare come i trentamila forestali? la dignità 

professionale ce lo impedisce…e poi non potremmo garantire 

tanti voti. Allora sopraggiunge per gli addetti ai lavori la scelta 

dolorosa di sacrificare una parte consistente del proprio ingegno 

per dedicarsi ad altre attività tecniche che più concretamente 

rispondono alle esigenze di vita professionale e familiare. 

Per concludere posso affermare che la nostra categoria, talvolta 

sottovalutata o peggio denigrata da certa stampa, entra a 

pieno diritto in ambiti come i Beni Culturali, collocando il 

lavoro del geometra nelle migliori risorse umane del nostro 

Paese. A volte quando nei musei o nei convegni di carattere 

scientifico-divulgativo si osservano: carte tematiche, disegni di 

materiale archeologico, pannelli didattici con ricostruzioni di 

strutture, filmati animati di architettura virtuale; pensate che 

dietro tutto questo, spesso c’è il nostro lavoro discreto ed 

appassionato. 

Note: I disegni sulla testata e alla fine sono elaborazioni di grafica computerizzata dell’autore: il primo pertinente ad un cratere a figure rosse con satiri e menadi 

danzanti (Museo di Palazzo Casapesenna a Tortora), il secondo rappresenta una sepoltura di civiltà lucana scavata nella necropoli di S.Brancato presso Tortora. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

TOPONOMASTICA DEL MÈRCURE-LAO 

del fiume di Scalea con l’antico 

Lao non trova riscontro in alcun documen- 

L’identificazione 

to del Medioevo, ma probabilmente è stata il 

risultato della ricerca compiuta dagli studiosi rinascimentali 

che si proponevano di individuare i siti delle antiche città 

greco-romane e di Laos in particolare. Infatti, il toponimo 

«Lao», riferito al fiume di Scalea, cominciò a comparire 

nelle carte storico-geografiche e negli scritti dei letterati 

cinquecenteschi, come Paolo Giovio, e finì per imporsi 

definitivamente nel corso dei secoli successivi. Di «fiume 

Lao» parlarono Ascanio Maradea (1692) e Giuseppe Antonini 

(1795), nonché numerosi storici ottocenteschi. Questi 

ultimi, tuttavia, segnalarono anche i nomi con i quali il fiume 

era denominato dalle popolazioni locali. Indicativa al 

riguardo è la testimonianza di Leopoldo Pagano, il quale, 

negli Studi sulla Calabria, riportò l’elenco dei corsi d’acqua 

calabresi compilato nel 1808 dal Rizzi Zannoni e, a 

proposito del «fiume di Scalea», precisò «che da lui (ossia 

dal Rizzi Zannoni) è detto fiume Lao», quasi a sottolineare 

che i veri nomi del corso d’acqua erano altri. Questi posso- 

no ricavarsi da un’altra opera del Pagano, la dissertazione 

Di Lao, del 1868, nella quale l’autore si proponeva di 

dimostrare che «il fiume Lao è lo stesso che il fiume Laino, 

Mercuri o fiume della Scalea». I toponimi di fiume (della) 

Scalea, già utilizzato dal Giustiniani, e di fiume Laino, noto 

al Racioppi e al Ciaceri, sono evidentemente legati alle due 

località attraversate dal corso d’acqua. La denominazione 

di fiume Mercure (o Mercuri) ricorda invece l’Eparchìa di 

Mercurion, famosa per aver ospitato nel suo territorio 

numerosissimi monaci italo-greci e della quale abbiamo 

notizie dal X secolo. 

Prima di addentrarci nella nostra analisi e allo scopo di 

facilitarne una migliore comprensione è conveniente dividere 

il corso del fiume in tre tronconi: il primo collega la 

sorgente lucana di Viggianello con i comuni calabresi di 

* Studioso di storia locale 


di Biagio Moliterni* 

Laino Borgo e Laino Castello; il secondo conduce dal territorio 

lainese a quello di Orsomarso, precisamente nel punto 

in cui il fiume riceve le acque dell’Argentino; il terzo si 

sviluppa fino alla foce tirrenica di Scalea. Va precisato, 

inoltre, che nelle moderne carte geografiche la denominazione 

di «Lao» interessa solo la media e bassa valle del fiume, 

mentre il tratto iniziale conserva tuttora il nome di 

«Mercure». È curioso notare che tale appellativo non trova 

riscontro cartografico alla confluenza con l’Argentino, 

dove sono ancora visibili i ruderi dell’antico casale di 

«Mercurio» e presso cui sorge la nota chiesa di Santa 

Maria, detta, appunto, di Mercurio. 

Perfettamente in linea con l’attuale toponomastica è la 

testimonianza resa da Michele Lacava nel libro Del sito di 

Blanda, Lao e Tebe Lucana, edito nel 1891, nel quale lo 

studioso riferì che il Mercuri era così denominato dalla sorgente 

fino a Laino, «indi diventa Lao e scorre in provincia 

di Cosenza». Di parere completamente opposto fu Giuseppe 

Gioia, il quale, nelle Memorie storiche e documenti 

sopra Lao, Laino, Sibari e Tebe Lucana, del 1883, sostenne 

implicitamente che il toponimo «Mercure» non aveva attinenza 

con l’alta valle del fiume: «Oggidì il fiume Lao per 

tutto il suo corso, che non oltrepassa i 60 chilometri, serba 

intatta la sua denominazione, ma presso la foce nel territorio 

di Orsomarso e Scalea viene comunemente chiamato 

Mercuri…perché su quelle alture sorse nei tempi di mezzo 

un casale-Mercuri». L’omessa indicazione del toponimo 

«Mercure» nell’alta valle del fiume è forse spiegabile con 

il fatto che il suo primo tratto fu considerato dal Gioia 

come un corso d’acqua a parte e nettamente separato dal 

Lao, nel quale confluisce in territorio di Laino. Questa, ad 

esempio, la opinione che Oreste Dito espresse nella sua 

Calabria: «Tra gli affluenti del fiume è il Mercure che forma 

il primo tronco d’esso e gli dà anche il nome in quel 

tratto, fino al ponte S. Primo, secondo le carte topografiche. 

Indi comparisce col nome di Lao». L’esistenza del 

toponimo «Mercure» nel tratto Viggianello-Laino è comunque 

certa e trova conferma nel Libro del Re Ruggero di Al 

Edrisi, geografo arabo del XII secolo, dal quale veniamo a 

sapere che il Mercuri era proprio la zona sorgiva del fiume. 

Dallo scritto del Gioia emerge in ogni caso un ulteriore 

elemento, importante ai fini della nostra ricerca, e cioè che 

a livello popolare il fiume portava il nome di «Mercure» 

anche nel tratto terminale, ossia dal sito dell’omonimo 

casale fino alla foce. Pure in questo caso esiste una conferma 

documentale, rappresentata da un decreto del 12 marzo 

1338, nel quale si legge che il confine di Scalea era segnato 

dal flumen Mercurj, e da un rescritto del 1486, con il quale 

re Ferdinando I autorizzò la deviazione dei fiumi Usomarzo 

e Mercuri per far funzionare un mulino. 

Abbiamo quindi la ragionevole certezza che il fiume si 

chiamasse «Mercure» sia alla sorgente sia alla foce. Il 

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toponimo perciò potrebbe non riguardare la parte centrale 

del corso d’acqua. La circostanza sembra essere confermata 

dal Pandolfi, il quale, nell’introvabile Il Beato Leoluca 

abate e Mormanno, del 1909, avrebbe sostenuto che nel 

tratto che si snoda da Laino fin sotto Papasidero si era conservata 

la denominazione di «fiume Lao». A dire il vero, 

una toponomastica così alternata, «Mercure-Lao-Mercure», 

appare abbastanza inverosimile, anche se potrebbe trovare 

una spiegazione logica in quanto ha ipotizzato Onorato 

Tocci ne La Calabria nord-occidentale dai Goti ai Normanni. 

Questo autore, basandosi su analisi archeologica di 

superficie, ritiene infatti che il casale di «Mercurio» risalga 

all’epoca normanna e che sia stato «l’erede di un centro 

omonimo d’età bizantina, che sorgeva nella regione». Possiamo 

allora supporre che tale ipotetico centro potrebbe 

essere stato ubicato, come tutti i borghi altomedioevali, 

sulla cima di qualche monte: circostanza, questa, che giustificherebbe 

la sopravvivenza del toponimo «Mercure» 

anche nella montuosa, alta valle del fiume. Il fatto assume 

rilievo ai fini dell’individuazione dei luoghi descritti nei 

bios dei santi monaci eremiti, perché potrebbe comportare 

una ubicazione diversa da quella che è stata proposta finora. 

Indipendentemente dalla validità di questa ipotesi, c’è 

da dire comunque che non è affatto escluso che la denominazione 

di «Mercure» abbia interessato anche il tratto 

mediano del corso d’acqua. A sostenerlo esplicitamente fu 

il Dito, a giudizio del quale «i naturali di quei luoghi chiamano 

tuttavia Mèrcure il fiume [dalla sorgente] fino alla 

confluenza d’esso col fiume d’Orsomarso o Argentino». 

Ciò vorrebbe dire che quello di «Mercure» potrebbe essere 

stato il nome del fiume per l’intero tragitto. 

A questo punto rimane da approfondire un’ultima questione. 

Gli storici che abbiamo citato finora, accanto alla 

dizione di «fiume Mercure», riportarono l’altra di «fiume 

Lao». Alcuni di essi – il Pagano, il Ciaceri e il Racioppi – 

parlarono invece di «fiume Laino», nome che compare in 

numerosi documenti medioevali, a cominciare dal già citato 

Al Edrisi. Infatti, nella traduzione di Amari e Schiaparelli, 

contenuta ne L’Italia descritta nel «Libro del Re Ruggero» 

compilato da Edrisi, del 1883, leggiamo che: «Il wâdî 

lâniâh (leg. laynah, “fiume di Laino”, fiume Lao) ha la sorgente 

innanzi a m.rkûri (Mercuro), [di là scende] alla regione 

che è di fronte a d.sqâlîah (Scalea) e poi al mare». Dal 

testo risulta chiaramente che Edrisi parla di fiume di Laino, 

ossia «fiume che scende da Laino», così come in precedenza 

aveva parlato di fiume (che scende da) Rivello a proposito 

del Noce, ed è perciò evidente che il riconoscimento del 

fiume Laino con il fiume Lao è opera dei traduttori. Non è 

da escludere perciò che la medesima operazione filologica 

sia stata compiuta dagli studiosi rinascimentali, sulla scia 

dei quali si mosse la maggior parte degli storici ottocenteschi. 

Essi, dando per scontata l’equivalenza delle due denominazioni 

(la radice dei due nomi sembra essere la stessa), 

potrebbero aver sostituito l’esatto toponimo di «fiume Laino» 

con quello più suggestivo, ma non riscontrato nella 

realtà, di «fiume Lao». 

Scultura in legno 

di Domenico Castagna 

n. 2-3/2005

ACaulonia, lungo la costa ionica reggina, a pochi chilometri 

da Locri e Roccella, da qualche anno i turisti soffocati dal 

caldo di agosto si affollano, la 

sera, per seguire gli spettacoli di Taranta 

Power, manifestazione dedicata al ballo 

tradizionale e alle sue rivisitazioni, alla 

forza liberatoria e oscura della festa 

popolare. Pochi tra i turisti in cerca di 

emozioni etniche lungo la trafficatissima 

e rumorosa statale 106, tra l’edilizia 

disordinata e approssimativa degli ultimi 

decenni, conosceranno la storia della 

“repubblica rossa” di Caulonia, che 

potrebbe suscitare brividi più intensi di 

quelli dei tamburelli, evocare scenari 

altrettanto conturbanti di quelli dei corpi 

agitati dalla danza. A Caulonia nel marzo 

del 1945, sessanta anni fa, non si pensava 

ad organizzare rassegne estive, dato 

che urgevano ben altri problemi, pur essendo la guerra terminata, in 

Calabria, dal settembre del 1943, all’arrivo degli Alleati. La miseria 

era profonda e il crollo del regime, così repentino, aveva lasciato 

intatta la piramide sociale, al cui vertice spadroneggiavano ancora i 

proprietari terrieri, spesso usurpatori di terre un tempo demaniali. 

Agrari e gerarchi, pur essendo coinvolti con il passato regime, 

rimangono al loro posto. Né gli Alleati né i redivivi partiti democratici 

attuano una vera epurazione, per allontanare le persone più compromesse 

dai posti di responsabilità. Fausto Gullo, ministro comunista 

nel governo costituito dopo la liberazione di Roma, consapevole 

della drammatica situazione dei contadini poveri, aveva emanato 

nell’ottobre 1944 i decreti per l’assegnazione delle terre incolte dei 

latifondi ai braccianti, che del resto avevano già iniziato le occupazioni, 

dando vita a uno dei tentativi più interessanti di incidere nella 

struttura sociale ed economica del Mezzogiorno. Sono gli anni delle 

lotte per la terra, che porteranno ai morti di Melissa, nel Crotonese, 

alla strage di Portella della Ginestra, in Sicilia. Questo è il clima in 

cui sorge l’effìmera repubblica rossa di Caulonia, tra il 5 e il 9 marzo 

1945. Qui il figlio del sindaco comunista Pasquale Cavallaro viene 

arrestato per aver compiuto perquisizioni nelle case dei proprietari 

n. 2-3/2005 

CAULONIA 

Dalla lotta per la terra al ballo tradizionale 

* Docente di lettere presso l’Istituto Professionale per l’Agricoltura “F. Todaro” di Rende 


di Mario De Filippis* 

terrieri, alla ricerca di generi alimentari nascosti. I contadini del 

paese e del circondario, dopo l’arresto, insorgono; viene istituito un 

tribunale del popolo, composto da trecento 

persone, che infligge bastonature e 

umiliazioni agli agrari. Viene ucciso un 

prete. 11 prefetto di Reggio Calabria, 

Priolo, socialista, riesce ad evitare un 

intervento massiccio delle forze dell’ordine. 

Dispone la scarcerazione degli 

arrestati, invia i dirigenti comunisti reggini 

a trattare con gli insorti. Grazie alla 

sua moderazione il moto rientra. 

Togliatti, tornato dal lungo esilio con il 

compito di inserire il PCI nella nascente 

democrazia parlamentare, condanna 

l’accaduto e critica i dirigenti locali del 

partito, a suo giudizio incapaci di controllare 

la situazione e incanalare il malcontento 

popolare in forme legali di lotta 

politica. L’episodio di Caulonia è uno di quegli eventi straordinari 

che possono accadere nei momenti di passaggio, di crisi, in cui si 

intuisce che la storia potrebbe prendere altre direzioni. Ma nell’Italia 

incredibile del 1945, quella descritta da Carlo Levi ne L’orologio, 

sono proprio i partiti storici della sinistra che si preoccupano di normalizzare 

la situazione, come accadrà molte altre volte in seguito. 

Sull’accaduto esistono alcuni saggi storici che riportano documenti 

e testimonianze dirette; l’attenzione è rivolta alla personalità del sindaco 

Cavallaro, alla sua cultura, in cui si riconoscono apporti diversi 

e contraddittori, alla sua storia personale. Manca una rivisitazione 

letteraria dell’evento, che evochi le pagine di Ignazio Silone sulla 

Marsica alla caduta del fascismo, alla resa dei conti tra i volponi trasformisti, 

convertitisi in antifascisti e il suo eroe Pietro Spada, cristiano 

senza chiesa e comunista senza partito. Eppure non mancherebbero 

le suggestioni, considerato che in questi luoghi, durante la 

dominazione spagnola, il filosofo calabrese Tommaso Campanella 

aveva progettato l’insurrezione che gli fece trascorrere in carcere 

quasi trent’anni della sua esistenza. 

Dante Maffia ha dedicato un romanzo storico al pensatore e utopista 

così attento alla vita infelice e miserabile dei suoi conterranei. Ma le 

contrade dove è nato l’autore de La città del sole hanno ancora molte 

storie da raccontare a chi avesse desiderio di ascoltarle. 

23

24 


MISURE E PESI CONSUETUDINARI 

NEL PIANETA RURALE 

DELLA VECCHIA CALABRIA di Marcello Barberio 

Nel Capitolo “Super mensuris” del 1508 della città di 

Palermo, vengono denunciati in tutto il Viceregno 

“grandi abusioni di mesuri perchì in omni loco ténimo 

diversi mesuri: nonostante l’editto di re Alfonso il Magnanimo 

di perequazione dei pesi e delle misure, “juxta la forma di dicto 

capitulo”. L’editto rimase scarsamente attuato per via del 

boicottaggio baronale, per cui rimasero in vigore per molti 

secoli ancora gli oltre 400 sistemi di misurazione dei liquidi, 

accanto a quelli di distanza lineare e di superficie agraria 1 . 

Tre secoli più tardi, la conversione delle misure tradizionali 

ai valori del sistema metrico decimale risultò alquanto difficoltosa, 

poiché nelle campagne si continuava a misurare e pesare 

in modo consuetudinario, cioè utilizzando la libbra e non il chilogrammo, 

la tomolata e non l’ettaro, anche perché l’astrattezza 

scientifica del nuovo sistema cozzava con l’analfabetismo 

diffuso e con le esigenze di materialità pratiche dei contadini e 

dei venditori. 

Fino al 1809, perciò, rimasero in uso nel Regno di Napoli la 

quartana (1 \ 10 di salma di vino ovvero litri 10,7), il barile (trasportabile 

a spalla o anche uno dei 2 colli da basto degli animali 

da soma, come i “fiscini” per le derrate), la salma, la botte, la 

libbra (di 12-13 once), il rotolo (misura di peso dell’imposizione 

tributaria). 

I brogli risalivano alla notte dei tempi e risultano documentati 

almeno dal VI secolo d.C., al tempo di Gregorio Magno, 

quando gli appaltatori dei beni ecclesiastici imponevano ai 

coloni il moggio di 25 sestari in luogo dei 16 prescritti. 

D’altronde il “tomolo signorile”, col quale i baroni e i loro ufficiali 

misuravano il grano ricevuto dai vassalli e dai contadini 

all’atto del percepimento delle rendite, era più voluminoso di 

quello usato per le vendite. 

“Timete Deum”, ammoniva San Bernardino da Siena: e non 

usate una canna per vendere e una per comprare! Il sopruso era 

talmente diffuso da scoraggiare ogni speranza di certezza dei 

valori delle misure, tuttavia alle istituzioni feudali affluivano 

numerosi ricorsi da parte delle Universitas (Comuni) contro gli 

abusi baronali. 

Poiché fino a tutto il Medioevo il commercio si svolgeva 

prevalentemente a livello locale, il sistema di misura provocava 

pochi problemi e non presupponeva grandi variazioni, per cui 

restarono in uso in tutt’Italia le antiche misure romane e preromane, 

il cui sistema aveva per base il piede. 

Gli antichi, infatti, facevano uso di molte unità di misura per 

organizzare il territorio, costruire, effettuare scambi e la loro 

praticità ed efficacia è dimostrata dal fatto che alcune di esse 

fig. 1 - Misure per l’olio: staru, coppu... misurini 

resistono ancora, seppur in modo marginale. I Greci usavano il 

“passo” e lo “stadio” (il tratto percorso da un atleta senza ansimare, 

pari a circa 1000 metri); i Romani per la misurazione 

delle distanze avevano come riferimento la lunghezza del pungolo 

per i buoi (“chioviddu”) e per i campi usavano lo iugero 

(terreno lavorato in un giorno da una coppia di buoi aggiogati, 

posti cioè sotto “iugum”), mentre per i liquidi usavano la libra 

(corrispondente a circa 1 \ 3 di litro). 

Il piede era la distanza tra l’estremità del calcagno e la punta 

dell’alluce (convenzionalmente corrispondente ora a cm 

30,48) ed era pari a 12 pollici 2 (di 25,4 mm.), il braccio era 

misurato dall’attaccatura della spalla al polso, il palmo unito era 

la lunghezza di 4 dita unite, il cubito la distanza tra la punta del 

gomito e l’estremità del dito medio, la spanna la distanza dall’estremità 

del pollice a quella del mignolo con il palmo della 

mano aperta. Le grandi distanze erano misurate in giornate di 

cammino. 

Il campióne del piede romano era custodito nel tempio di 

Giunone Moneta in Campidoglio; dal cubito romano, in uso nel 

commercio delle stoffe, nacque in epoca longobarda il “pes 

regis Liutprandi” o “piede di Liprando”, il cui campione era 

intagliato in una colonna del battistero di San Giovanni in 

1 Importanti fonti di ricognizione sono il Catasto Onciario di Carlo di Borbone del 1741 e quello murattiano del 1809, entrambi descrittivi e non geometricoparticellari: 

le rileve” egli” apprezzi” forniscono dati anche sogli “stati delle anime” e sullo stato civile: le donne prima del matrimonio erano divise in zita, zita in 

capillis, vergine in capillis. Nelle Murge un tomolo equivaleva a 6,2 rasole, in Calabria a 2 menzalorate. 

2 Un pollice equivale alla lunghezza di 3 grani d’orzo secchi. Con i 1 seme di “sciuscedda” (carrubo) si determinava ab antiquo il carato degli ori. 

n. 2-3/2005

Firenze; la pertica era un sottomultiplo e l’anfora corrispondeva 

a un piede al cubo (circa 25 litri). Nel “De agri cultura” 

Catone ricorda anche l’hemina (1\12 di congio, cioè 1\2 sestano 

o 1 \ 32 di moggio, poco più di 1 \ 4 di litro). Agli schiavi spettavano 

4 libbre di pane al giorno, un sestario di vino, che diventavano 

3 emine, cioè un’anfora al mese nei Saturnali e nelle 

feste campitali. Nel Medioevo, in alcune realtà locali, si tentò 

inutilmente di pareggiare i pesi e le misure con campioni di 

marmo, di pietra o di metallo. 

In diversi codici medievali si fa riferimento non solo alle 

dimensioni del corpo umano, ma addirittura all’Effigie di 

Cristo 3 : il braccio torinese e fiorentino corrispondeva a 1 \ 3 

dell’impronta della Sacra Sindone. Da un primo esame comparativo 

della metrologia antica con quella moderna ricaviamo i 

seguenti dati: a) la “gia” greca corrisponde a metri lineari 1638 

e lo “scheno” a 33,32 metri; b) la “gia”, come unità di misura di 

superficie agraria, equivale ad ettari (Ha) 4,75 e lo “scheno” a 

Ha 0l1,105; c) il medimmo equivale a 52,50 litri, esattamente 

come il tomolo crotonese (misura di capacità) e la stessa coincidenza 

si riscontra tra il medimmo e la tomolata crotonese di 

3332 mq. come tra la gia (misura lineare pari a 1638 m) e la 

“menzalorata” (o mezza tomolata) di 1666 mq. 

Per quanto attiene al sistema di misura romano occorre risalire 

alla lottizzazione dei terreni secondo la tradizionale “centuriatio”: 

con la groma si tracciavano il cardus e il decumanus 

ortogonali, delimitando la centuria, cioè un quadrato di lato 

710m e di ettari 50 di estensione. 

Nella colonia romana di Vibo, però, la centuria era un rettangolo 

di 16 X 25 actus, dove l’actus corrispondeva a 120 piedi, 

cioè il tratto di solco che una coppia di buoi aggiogati può arare 

senza bisogno di fermarsi per riprendere fiato. Lo iugero era un 

rettangolo di 1 x 2 actus, pari a 25 are attuali; 2 iugeri davano 

una heredium, 10 heredia formavano una centuria. 

L’unità di misura romana del peso era la libra (o il pondo) di 

circa g 327,187, equivalente a 12 onciae (ogni oncia era circa g 

27,265); due once formavano un sextans, mentre 80 librae davano 

un talentum di 26,175 Kg. 

L’unità di lunghezza era il piede (pes), pari a 0, 2957 m; il 

passus era di 5 piedi (m 1,479), il Miliarum o Mille Passum 

(miglio romano) corrisponde a Km 1,479. 

La misura di capacità era il sextarius di litri 0,54; le granaglie 

venivano misurate col modus o staio (9 litri, cioè 16 sestari 

o 32 hemine). Nel Medioevo i campioni ufficiali venivano 

appaltati alle Corporazioni, ai feudatari o alle Universitas 

(Comuni): gli arrendatori procedevano alla punzonatura dei pesi 

e delle misure locali, sotto forma di tassa (famosi gli arrendatori 

della lana e della seta di Catanzaro, al tempo della rivolta di 

Masaniello a Napoli e di Carlo Pisano in Calabria). 

Si arrivò all’inizio del XIX secolo con la solita confusione 

nel sistema di pesatura e di misurazione: si misurava “alla 

rasa” e “alla colma” e la colmatura era detta “buona misura” 

del padrone, una specie d’interesse che mascherava il sopruso e 

l’usura da parte del feudatario. Il terreno veniva misurato con 

una corda di canapa, con i nodi che segnavano i sottomultipli 

della tomolata, cioè la menzalorata (112 tomolo), la quartata o 

mitta (1/4 di tomolo), la mezza quartata o stuppeddu (1/8 di 

tomolo), u mundeddu (1/16 di tomolo). 

I termini tuminu (tumn), mundeddu (madd), quintale 

3 GUZZELLI: “Le misure lineari medievali e l’Effigie di Cristo”, FI, 1899. 

n. 2-3/2005 


(qintàr), rotolo (ratl), cafissa di 15 litri di olio (qafiz), sono tutti 

di derivazione araba. Erano, altresì, in uso la litra per liquidi 

(circa 3,51), u staru per l’olio (litri 10,5), u cantaru di più di 100 

rotoli pari a circa 90 Kg la libra romana di circa 1 \ 3 di Kg, la 

canna di circa 2,6m. 

Tomolo e i suoi sottomultipli esprimevano tanto la misura di 

superficie ( 3332 mq) quanto quella di capacità degli aridi (litri 

52,50). Nel 1791, l’Assemblea Nazionale Francese introdusse il 

Sistema Metrico Decimale come sistema universale di misura, 

capace di agevolare la circolazione delle informazioni scientifiche 

e tecniche: il British Imperial System rimase in uso nel 

Commonwealt e negli Usa, conservando le misure derivate dal 

corpo umano, cioè la yard (0,914 m), il foot o piede (30,48 cm), 

l’inch o pollice (25,4 mm). Già nel 1780 Cesare Beccaria aveva 

presentato alla corte milanese una ‘‘Relazione’’ per la riforma 

dei pesi e delle misure, “derivate da quelle celesti”, più precisamente 

dalla frazione del meridiano terrestre che collega il Polo 

Nord con l’Equatore, passando nei pressi di Parigi, riprendendo 

il teorema di Eratostene di 2000 anni prima. 

I Francesi diffusero il sistema decimale in tutta Europa: in 

Sicilia fu adottato nel 1809 da Ferdinando III e nel resto del 

Regno di Napoli fu introdotto con la legge 6.4.1840, la quale, 

all’art. 2 recita: “la base dell’intero sistema, il palmo, è la settemilionesima 

parte di un minuto primo del grado medio del meridiano 

terrestre ovvero la settemilionesima parte del miglio geografico 

d’Italia. Esso sarà diviso in parti decimali, e 10 palmi 

fig. 2 - Carro nella campagna calabrese 

costituiranno la canna. 

La canna lineare, la canna quadrata e la canna cuba sono le 

unità di misura di lunghezza, di superficie e di solidità: la prima 

è uguale a 10 palmi lineari, la seconda a 100 palmi quadrati e la 

terza a 1000 palmi cubi. Rapporto col sistema metrico decimale: 

100 metri uguagiano 378 palmi e quindi un palmo è uguale 

a metri 0,26455”. La legge precisa ancora: ‘l’unità di superficie 

delle misure agrarie sarà il moggio di 10.000 palmi quadrati e 

sarà diviso in parti decimali.... Il tomolo è l’unità delle misure 

di capacità degli aridi, equivale a 3 palmi cubi e si divide in 2 

mezzette o in 4 quarte oppure in 25 misure, ciascuna delle quali 

eguaglia il cubo del mezzo palmo. La misura degli aridi sarà 

sempre praticata a raso e non a colmo. 

25

26 


Il barile: è l’unità di misura di capacità di alcuni liquidi 

come il vino, l’aceto, l’acqua e si divide in 60 caraffe. Esso 

equivale a un cilindro retto del diametro di un palmo e di tre 

palmi di altezza. La botte si compone di 12 barili. L’olio sarà 

sempre misurato a peso, a cantaia, a rotola ed a frazioni decimali 

di rotolo... 

Allo staio ed alla salma si sono sostituiti i pesi di 10 rotoli e 

di 100 rotoli. Il rotolo è l’unità di misura pe’ pesi e si dividerà 

in parti decimali: la sua parte millesima è il trappeso. Il cantaro 

si compone di 100 rotola. Rapporto col sistema metrico decimale: 

un rotolo uguale a chilogrammi 0,890997.... l’antica divisione 

del rotolo in once è abolita”. Si stabiliva infine: la unità usuale 

di misura lineare è il metro, il suo valore è di 3 piedi, 11 linee, 

44 centesimi. 

Il sistema metrico decimale fu introdotto in Piemonte nel 

1845 e successivamente fu esteso a tutti i territori annessi tuttavia 

ancora oggi nelle campagne all’unità di misura agraria ( ara 

di 100 mq.; ettaro di 10.000 mq e centiara di i mq) si continua- 

no a preferire le misure consuetudinarie, per cui ad esempio, un 

ettaro è equiparato a 3 tomolate, in quanto ogni tomolata è convenzionalmente 

considerata di mq. 3333,33. 

Nel 1890 fu disposto che i pesi, le misure e gli strumenti 

usati in commercio debbano essere sottoposti, da parte dei 

cosiddetti ispettori metrici a due tipi di verifiche, una iniziale e 

un’altra periodica: la vigilanza e affidata ai vigili annonari. Nel 

1960, con la costituzione di S. I. (Sistema Internazionale), si stabilì 

di riferire la lunghezza del metro alla lunghezza d’onda 

della luce emessa dal gas cripto; nel 1983 il Bureau 

International des Poids et Mesures de Sèvres ha stabitito 1 \ 

299.792.485 di secondo 4 . 

Tuttavia non è difficile incontrare ancora qualche massaro 

calabrese intento a misurare il terreno con la corda di canapa e 

a tracciare col “chioviddu” la lunghezza della versura per i 

“paricchi” di buoi aggiogati per il tiro dell’aratro. 

«Calabria Letteraria» 

4 Il S :I. fissa 7 grandezze fondamentali e le rispettive unità di misura: lunghezza (metro), tempo (secondo), massa (chilogrammo), intensità di corrente elettrica 

(ampère), temperatura (Kelvin), luminosità (candela)’ quantità di sostanza (mole). 

Multipli: Kilo (1000), mega (1.000.000), giga (1.000.000.000), tera (bilione), peta (biliardo), exa (triliardo ovvero 10 alla diciottesima). Attualmente sono in 

uso i seguenti sistemi di misura: 

a) sistema pratico m.k.p.s., basato su metro, minuto secondo e chilogrammo-peso: è utilizzato correntemente dagli ingegneri; 

b) sistema Giorni o m.k.s., basato su metro, minuto secondo e grammo-massa; 

c) sistema c.g.s., basato su centimetro,minuto secondo e grammo-massa. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Asterischi 

Museo Provinciale di Mineralogia e Petrografia - Nicotera (VV) 

PROGETTO EFÈSTO: piano di lavoro preliminare 

Nardodipace (VV): Operazione test su un’area di interesse 

geominerario di estensione limitata 

Il Museo Provinciale di 

Mineralogia e Petrografia 

di Nicotera (VV) promuove, 

nel territorio del comune di 

Nardodipace (VV), una campagna 

di ricerche di superficie 

e di studi fotogeologici e di 

rilevamenti geominerari con 

interpretazione integrata dei 

dati e dei valori ambientali e 

del paesaggio durante le vicende 

geoclimatiche del periodo 

post-glaciale olocenico. Preminente 

finalità è rivolta ad una 

indagine geo-mineraria e sulle 

essenziali occasioni che queste 

risorse hanno offerto nel quadro 

delle seriazioni antropiche 

incidendo sull'habitat circostante. 

La scelta è stata determinata dall'esigenza di proporre 

all’attenzione scientifica un'area test di estensione limitata e di 

specifica offerta considerando, in un lavoro interdisciplinare, le 

capacità e le potenzialità del territorio in rapporto con gli interessi 

suscitati nel tempo agli uomini che si sono accostati. Nel 

territorio di Nardodipace, in via del tutto preliminare da una 

ricerca di tipo indiziario diretto, abbiamo rilevato alcuni affioramenti, 

sia pur modesti ma significativi, nei quali si riconoscono 

associazioni mineralogiche a Calocopirite (=CuFeS2), 

Sollecitato dall'Associazione Culturale “Città della 

Porta” di Nardodipace (VV), il Museo Provinciale di 

Mineralogia e Petrografia di Nicotera (VV), promuove 

una Campagna di Ricerche Geominerarie di superficie 

nel territorio del comune di Nardodipace, in provincia 

di Vibo Valentia. 

Il Coordinamento della ricerca è assicurato dal prof. 

Achille Solano (Direttore del Museo Provinciale di 

Mineralogia e Petrografia di Nicotera e c.s.L.A.M.A. 

(prof. Lorenzo Lazzarini), Università di Venezia. 

Hanno dato disponibilità di supporto tecnico: 

- Associazione Culturale “ Centro Studi Geo-Metra” 

(presidente Giuseppe Caterini), di Cosenza; 

- Centro Bibliotecario Provinciale, Vibo Valentia; 

- Gruppo Speleologico “Mediterraneo e Ambiente”, 

Gioiosa Jonica (RC). 

Memorie per una storia - Le pietre di Nardodipace 

in una tela di Angela Jannello 

* Direttore del Museo Provinciale di Mineralogia e Petrografia di Nicotera (VV) - c.s.L.A.M.A. Università di Venezia 

di Achille Solano* 

Molibdenite (=MoS2), Galena 

(=PbS) e precipitazioni a Ematite 

(Fe203), a Limonite (=a- 

FeOOH). 

Tra le associazioni mineralogiche 

fondamentali è presente 

anche la &'-Grafite la cui natura 

refrattaria può (o poteva) 

essere (o essere stata) finalizzata 

per preparare forme o crogiuoli 

per la fusione. In questa 

direzione l'indagine è rivolta al 

controllo, accertamento e consistenza 

dei filoni e alle loro condizioni 

di giacitura e di dislocazione. 

Implicitamente si chiede 

al terreno se esistono correlazioni 

assai strette tra le litologie 

emergenti particolari (=giaciture 

o moduli primari rispetto a codificazioni secondarie) e situazioni 

geo-minerare e se queste, per necessità o cultura, furono un 

punto dì riferimento all'uomo cercatore di metalli determinando, 

in fasi cronologicamente distinte, il protrarsi di una attività mineraria 

di varia natura e portata. La presenza di conoscenze empiriche 

impone però aspetti sostanzialmente da indagare. Il territorio 

di Nardodipace (VV) deve essere considerato in un contesto territoriale 

omogeneo, unità periferica di un unico “distretto minerario”, 

fuori dai frazionamenti municipali o provinciali moderni, 

per cui, l'indagine da condurre non è solo legata alla morfologia, 

alle caratteristiche ambientali (clima ,flora e fauna) e alla posizione 

geografica o strategica del sito, quanto alle potenzialità di 

sfruttamento delle sostanze che poteva offrire. Nel panorama 

della ricerca rientra la caratterizzazione, natura, origine e storia 

d'uso del patrimonio petrografico: “monumenti” naturali o antropizzati 

che riempiono di schermi inattesi il campo d'indagine e 

che, in somma di incertezze di partenza, fanno parte di un animato 

dibattito tra geologi, storici e archeologi. In realtà, questa situazione 

progettuale di base tende a consegnare, (a Chi opera o deve 

operare sul territorio), un ventaglio d'ipotesi di lavoro concentrate 

su grandi temi da approfondire e che, senza opportune verifiche, 

resteranno astratte illazioni alimentando sempre più nuovi e 

pesanti interrogativi. In altre parole, lo studio geo-minerario, 

attraverso informazioni precise e un dovuto inventario dei raggruppamenti 

e dei siti, l'assunzione integrata di leggende, credenze, 

superstizioni locali e poteri delle sorgenti nella fantasia popolare, 

se accolti con le necessarie cautele, possono stimolare attenzione 

su: 

a)circostanze protostoriche, sp. 2500-1800 a.C.; 

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28 

Asterischi 

b)vicende intercorrenti tra l'età dei due Dionisii e l'ultima fase 

della seconda guerra punica, IV-III sec. A. C.; 

c)una maglia della “massa rusticana”, VI sec. d.C.; problemi degli 

insediamenti poveri in età medioevale quando, per atti e documenti, 

si conosce l'esistenza del villaggio di Precariti (anno 

1325). 

La frattura tra secoli appare in termini di traduzione storica 

come un contraddittorio alternarsi di momenti di continuità e di 

chiusura con l'età precedente. Considerato lo stadio estremamente 

frammentario (se non avventuroso) dei dati ad oggi disponibili, la 

Campagna di Ricerche di Superficie proposta (e in osservanza alle 

norme sancite nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio - DL. 

22 gennaio 2004 n.42), calata in un concetto di archeologia globale, 

assume il valore di strumento preliminare per future indagini che 

la Soprintendenza competente, sotto la Sua qualificata direzione, 

riterrà opportuno condurre. Nessun territorio è senza Storia sia che 

essa, storia, sia stata scritta dalla natura o dall'uomo modulando 

anelli sigillati nella catena dei millenni. 

Il territorio di Nardodipace (VV) ha bisogno di un reale progetto 

capace di promuovere pienamente le istanze di cambiamento e di 

rinnovamento che, come potenzialità inespresse, giacciono inerti e 

trascurati. Il sito deve essere visto come punta di un sistema di linee 

maestre da qualificare in ragione dei modelli locali che si incontrano 

sul percorso di un più ampio quadro ambientale d'insieme quale 

è quello delle Serre. 

La ricerca, così, partendo da una ben finalizzata impostazione 

metodologica, non nasconde l'ambizione di identificare un habitat, 

già da sempre vivo geograficamente, testimonianze e valori neces- 

INDAGINE GEOMINERARIA 

Dott. Antonelli F. L.A.M.A. Univ di Venezia 

Dott. Cancellieri S. “ “ “ 

Prof. Lazzaroni L. “ “ “ 

Dott. Strati G. geologo - Ass. Culturale 

Nardodipace 

Prof. Solano A. Direttore Museo Provinciale 

di Mineralogia e Petrografia 

di Nicotera 

Dott. Valerioti D. geologo - Museo Provinciale 

di Mineralogia e Petrografia 

di Nicotera 

CIRCOSTANZE VALUTABILI PER FENOMENI DI ANTROPIZZAZIONE 

Dott. Cerqua M. Spec. Arch. Class. Univ. Roma 

Dott. Cipiciani L. Dott. Ric. Arch. Protost. - 

Univ. Roma 

Dott. Ferraro D. Archeologo - Univ. Perugia 

TUTELA AMBIENTALE E GESTIONE DEI RISCHI NATURALI 

Dott. Barbalace R.* Gestione dei rischi naturali 

Dott. Calogero G.* “ “ “ 

GRUPPI DI LAVORO PER AMBITI INVESTIGATIVI 

sari a penetrare il fascinoso intreccio tra natura e storia, uniche certezze 

per comprendere l'avventura dell'uomo. 

Definizione degli ambiti investigativi e delle necessità di dettaglio 

1)Geologia dell'area: interpretazione strutturale e caratterizzazione 

fisica delle rocce; evoluzione tettonodeposizionale delle 

unità; identificazione delle rocce costituenti manufatti antichi: 

controllo della diffusione e riuso. Problemi di deterioramento. 

2)Mineralizzazioni: caratterizzazione minero-petrografica; 

modelli metallogenici dei giacimenti; analisi genetiche delle 

mineralizzazioni; attestazione dei giacimenti sepolti privi di 

collegamento con la superficie; indagine su vecchie miniere: 

considerazioni su di un'area test. 

3)Redazione di carte tematiche di sintesi delle documentazioni 

esistenti di tipo litologico e mineralogico. 

4)Inquadramento dello stato dinamico dell'area: verifica dello 

Slid e del comportamento del Mass Movement; stabilità delle 

formazioni e delle strutture affioranti; rischi di dissesto e di 

fenomeni franosi dei bordi terrazzati e delle strade di ciglio 

specie lungo la rete idrografica. 

5)Esplorazione e collocazione paleo-geografica del Canyon 

Precariti. 

6)Percezione ambientale nel contesto paesaggistico: elementi 

attendibili di paleofauna e paleobotanica. 

7)Indagine bibliografica e analisi delle fonti letterarie; studio dei 

toponimi; dati etnografici. 

8)Proposta di un itinerario turistico-culturale e didattico. 

Dott. Di Capua G.* Gestione dei rischi naturali 

Sardo E.* “ “ “ 

Dott. Ricottilli C.* Ingegnere ambientale 

- PROBLEMI DI PALEOFAUNA E PALEOBOTANICA: 

Dott. Femìa R. lst. Omeopatia, Caulonia (RC) 

CARTOGRAFIA OROGRAFIA E MONOTEMATICA 

Dott. Melidoni M.* Rilievi topografici 

Dott. Gaglianò P.* “ “ 

Geom. Pernotto M.* “ “ 

OPERAZIONI PER GROTTE E ANFRATTI 

Amato N.* Speleologo 

PROBLEMATICHE DERMOANTROPOLOGICHE 

E MEDIAZIONE LINGUISTICA 

Dott. Tripodi S.*** 

Prof. Solano A.*** 

* Dipartimento di Scienze Ambientali del Museo Provinciale di Mineralogia e Petrografia di Nicotera (VV) 

**Gruppo Speleologico “Mediterraneo e Ambiente” - Gioiosa Jonica (RC) 

***Dipartimento di Etnoarcheologia del Museo Provinciale di Mineralogia e Petrografia di Nicotera (VV) 

- ITINERARI TURISTICO-AMBIENTALI 

Carè M.R. Ass. Cult. Nardodipace (VV) 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Asterischi 

CONSENSI AL DIZIONARIO DELLA CALABRIA 

di Gustavo Valente, edito dal Centro Studi Geo-Metra 

L‘UOMO È GRANDE SE OPERA PER NON MORIRE 

Gustavo Valente e il suo importante lavoro che rimane nel tempo 

In bella veste tipografica per i tipi della Geo-Metra, Ente culturale senza fini di lucro, hanno visto la luce i primi due volumi del Dizionario 

della Calabria di Gustavo Valente, illustre storiografo della terra bruzia, noto e stimato in campo regionale e nazionale per i suoi scritti 

e per le sue apprezzate pubblicazioni che si incastonano come gemme nel tessuto culturale della città bruzia di cui ha retto per molti anni 

la gloriosa Accademia Cosentina. 

L’opera, curata da Giulio Palange, Mario Caterini, Ettore Merletti e Giuseppe Valente, è stata presentata da Giuseppe Caterini, illustre 

decano e guida dei geometri di Calabria che, con acume e spiccato stile letterario, ha saputo tessere con la penna le doti che pone l’illustre 

storiografo tra i migliori figli della terra Bruzia evidenziando l’alta valenza biografica, bibliografica e storico-geografica dell’opera nella sua 

importanza pluridisciplinare. 

Il lavoro, frutto di attenta ricerca, è stato donato dall’Autore, in veste manoscritta, al Centro Studi Geo-Metra in occasione della giornata 

augurale con la firma dello Statuto da parte dei soci fondatori che all’unanimità hanno nominato Giuseppe Caterini presidente. 

L’opera presenta all’inizio una commovente lettera dell’Autore dedicata alla sua diletta Alfonsina che, volata nel Regno dei Giusti anzitempo, 

non vive ora il presente con la gioia di vedere, accanto al suo amato consorte, la sua opera pubblicata. 

Il lavoro, di certosina memoria, lascia il ricordo di un grande ingegno e al Centro Studi Geo-Metra un’opera importante nella sua esistenza 

per la quale i posteri e i contemporanei sapranno dare il dovuto contributo di apprezzamento e di ammirazione. 

Cosenza, 25 febbraio 2005 

Faust Romano 

Geom. Francesco Maria Lodari Catanzaro, 15.2.2005 

Catanzaro 

Collegio Provinciale Geometri di Cosenza 

Anche quest’anno ho avuto il grande piacere di ricevere il”Dizionario della Calabria”, speditomi gentilmente da Codesto Collegio. 

Con la presente volevo porgere un sentito ringraziamento per la gentile cortesia che avete voluto riservarmi. 

Francesco Maria Lodari 

N.T.A. Roma, 17.2.2005 

Nuove Tecnologie Applicate 

Preg.mo Presidente Giuseppe Caterini 

Comitato Regionale Collegio Geometri 


Gentile Presidente, ho molto gradito, quale socio fondatore del Centro Studi Geo-Metra, il Dizionario della Calabria che trovo 

un'opera veramente completa e preziosa anche per la nostra attività. 

È mio intendimento inserirla nella biblioteca aziendale e mantenerla aggiornata. 

A tal fine Le sarei grato se la Sua segreteria potesse indicarmi dove rintracciare il volume I°, non in mio possesso. 

I miei più vivi ringraziamenti. 

Carlo Tiberi 

L’Amministratore Unico T.N.A. s.r.l. 

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Asterischi 

Dr. Prof. Bruno Messina Sellia Marina, 23.2.2005 

Sellia Marina 

Egregio sig.Geom. Giuseppe Caterini 

Presidente Ordine Geometri 


Sono un ex Dirigente Scolastico di Istituto Prof.le per il Turismo appassionato della Storia Calabrese ed in questi giorni 

ho avuto occasione di visionare tramite un amico geometra il 2 Volume de "II dizionario bibliografico biografico geografico 

storico della Calabria" di Gustavo Valente edito dalla GEO-METRA, associazione culturale senza fini di lucro del 

vostro ordine. 

Mi sono premurato di chiamare la Casa editrice per l'acquisto di tutti questi volumi, ma mi è stato riferito che detti 

volumi non sono in vendita. 

Mi rivolgo alla Sua persona fiducioso che Ella abbi la possibilità di farmi avere detti volumi che ritengo siano un'opera 

preziosa e di notevole pregio per una biblioteca che da qui a poco, finanziamenti permettendo, intendo aprire nel mio 

Comune di residenza. 

Nel porgerLe il mio plauso per l'opera intrapresa, meritoria sotto tutti gli aspetti, voglia gradire da parte mia un caloroso 

grazie per quanto fatto con questi volumi che riportano in auge le nostre origini di calabresi. Restando in attesa di un 

Suo cortese cenno su quanto potrà fare, nel limite delle Sue possibilità, La ringrazio sin d'ora e resto a Sua completa 

disposizione per l' avvenire . 

Colgo l'occasione per porgerLe i migliori auguri per il prosieguo della Sua attività e porgo cordiali saluti 

Comune di Cosenza Cosenza, 29.3.2005 

Servizio Scuola - Diffusione del Libro 

Università - turismo Preg.mo Sig. Presidente 

Ordine Provinciale dei Geometri 


Oggetto: richiesta 2° volume del “Dizionario” del prof.Valente. 

Egr. Presidente Caterini, nel complimentarmi ancora una volta per la lodevole operazione culturale da Lei promossa, relativa 

alla pubblicazione, con la sua sapiente cura, dell'opera enciclopedica del prof. Gustavo Valente, le chiedo una copia dei 2° volume 

dello stesso per la nostra biblioteca. 

Distinti saluti 

Dott. Luigi Bilotto 

P.S. Anch’io, negli anni settanta del Novecento, sono stato iscritto al vostro albo. 

Prof. Bruno Messina 

Dr. Luigi Palmieri Cosenza, 14.3.2005 


Egr. Comm. Gr. Uff. Giuseppe Caterini 

Presidente del Collegio Provinciale Geometri 


II sottoscritto dr Luigi Palmieri, direttore medico dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza, autore del libro in due volumi 

"Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti", edito pellegrini nel 99, con la presentazione di Gustavo 

Valente, compiaciuto per l'encomiabile iniziativa culturale, intrapresa dalla vostra Associazione Culturale, di stampare l'opera 

di Gustavo Valente “Dizionario Enciclopedico della Calabria”, che rappresenta un grande contributo alla conoscenza 

della Calabria, della sua antica e recente realtà geografica, sociale e civile, esprime il suo vivo plauso per l’iniziativa di 

grande spessore culturale. 

Distinti saluti. 

Dr Luigi Palmieri 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Collegio Provinciale dei Geometri 


Asterischi 

Amantea, 31.3.2005 

Egregio Comm. Giuseppe Caterini, spero di essere perdonato per il tempo, seppur brevissimo, che con questa mia sottraggo al 

pregiato suo lavoro, ma l'interesse per ciò che sto per chiederle è così importante che ho indossato senza indugio l'abito della 

sfrontatezza e della sfacciataggine. Non me ne voglia! 

Ho avuto sotto mano il “Dizionario biografico, bibliografico, geografico e storico della Calabria” del professore Gustavo 

Valente e avendo riconstatato la puntualità, l'importanza, e oserei dire quasi l'indispensabilità dell'opera dello studioso di Celico, 

mi rivolgo direttamente a Lei, di cui alcuni amici, degni di grande attenzione, mi hanno illustrato, con pochi tratti la sua elevata 

sensibilità, di calabro-mecenate, verso tutti gli studiosi della civiltà e della cultura calabrese. Le chiedo se fosse possibile poterne 

avere anch'io una copia. Mi chiamo Salvatore Sciandra, sono docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico d'Amantea e 

mi occupo anche di teatro popolare. Scrivo commedie in vernacolo calabrese e dirigo, come Direttore Artistico, l'Associazione 

“Piccolo Teatro Popolare - il Coviello” di Amantea. Ringraziandola ancora per la sua cortese attenzione e per la sua certa disponibilità, 

la prego di accettare i miei più sentiti ringraziamenti (in ogni caso) ed i miei più squisiti auguri per le importanti e valide iniziative 

che Lei e il suo Collegio portate avanti con magnifico trasporto. 

Tante, tante cordialità 

Salvatore Sciandra 

Università di Messina Messina 27.6.2005 

Facoltà di Economia e Commercio 

Corso di Laurea Collegio Provinciale Geometri 

in Scienze Statistiche e Demografiche Presidente Comm. Giuseppe Caterini 

Via Alberto Serra, 42/D 


Gent. mo Presidente, avendo appreso della meritevole iniziativa da Ella intrapresa nel dare alle stampe il “Dizionario Biografico, 

geografico, storico della Calabria”, Le comunico, con il mio più sincero apprezzamento il desiderio di poter avere i volumi dell'opera 

man mano che saranno pubblicati. 

Rimango in attesa di un Suo riscontro e nel ringraziarla Le invio i miei più distinti saluti. 

Rocco Familiari 

UNA GRADITA LETTERA A “la STADIA” 

Studio Tecnico Castrezzato, 18.2.2005 

Campana geom. Tarcisio 

Castrezzato - (BS) Ill.mo Sig. Caterini Geom. Giuseppe 

Presidente Collegio Provinciale Geometri 


Sono un Consigliere del Collegio Geometri della Provincia di Brescia ed ho avuto modo recentemente di leggere, con grande 

piacere, la Vostra Rivista prendendo atto della ricchezza dei suoi contenuti e della cura "amorevole" e brillante dedicata alla sua 

compilazione. Nello svolgimento del mio incarico ho modo di leggere quasi tutte le Riviste pubblicata dai vari Collegi e non esito 

a definire la Vostra di raro pregio e modello da assumere quale prestigiosa conferma della valenza culturale e professionale della 

Nostra Categoria. 

Le sarei grato se per il futuro la Rivista mi venisse spedita direttamente all'indirizzo a margine indicato sicché abbia modo ed 

occasione di leggerla con continuità. 

Nel congratularmi con Lei la prego di estendere la mia ammirazione a tutta la Redazione per l'impegno profuso. 

Mi è gradita l'occasione per salutarLa e la ringrazio 

Tarcisio Campana 

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32 

Attività di categoria 

sindacato italiano geometri 

DECOLLA IL SINDACATO ITALIANO GEOMETRI 

Il 29 marzo 2005 nella sede del Collegio di Cosenza, 34 soci fondatori, rappresentanti 

di categoria di varie regioni d’Italia, hanno sottoscritto l’atto pubblico costitutivo. 

Numerose le adesioni alle sezioni provinciali 

Mantenendo fede all’impegno assunto il 13.7.2004 a Lamezia Terme, abbiamo fondato il Sindacato Italiano Geometri 

(S.I.G). 

Alla stipula dell’atto costitutivo hanno partecipato, a titolo personale, rappresentanti di categoria delle Regioni 

Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia, indicati nell’atto stesso riportato di seguito. 

Perchè costituire un sindacato? 

È una domanda legittima, che il lettore si pone; che certamente pensa il geometra libero professionista impegnato 

nel quotidiano, magari critico nei confronti del sistema in genere, fra cui rientra anche quello della rappresentanza di 

categoria. 

Bene, nell’Assemblea i soci fondatori hanno nominato Pino Caterini presidente nazionale; Domenico Barba, Vincenzo 

Bellavia, Giuseppe Iuliano, Giuseppe Lo Cascio e Domenico Sciacca, componenti della segreteria nazionale; 

Antonio Scanavino (presidente), Francesco Amoruso (vice presidente), Mariano Casiello, Romualdo Caso e Francesco 

D’Amico componenti del Collegio dei Probiviri, nonchè me, bontà loro, segretario nazionale, per cui tenterò, in estrema 

sintesi, di indicare le motivazioni che hanno portato un gruppo di professionisti ad attivarsi e prendere una simile 

iniziativa. 

Per la verità, le difficoltà che si affrontano nello svolgimento della libera professione in generale ed in quella del 

geometra, in particolare, sono notevolmente aumentate in questo periodo e sono note a tutti. 

Il mio collega e maestro Pino Caterini, da qualche tempo, nei suoi eccellenti editoriali, denuncia il decadimento dei 

valori nella nostra società e le numerose contraddizioni. 

È una realtà che pochi hanno il coraggio di mettere a nudo apertamente e con chiarezza. 

Al contrario si fa solo demagogia. 

Si parla di tutto per sviare l’attenzione, perché spesso non si è in grado di dare risposte corrette sugli aspetti fondamentali 

delle questioni: e un modo “moderno” di affrontare i problemi. 

Enunciare principi senza indicare la via della pratica attuazione, significa parlare del “nulla”. 

Probabilmente questa mia visione deriva dalla formazione avuta, per cui sono più orientato alla “politica” del fare e 

non del dire. 

Un grande uomo politico del secolo scorso, nel dare un consiglio ad un gruppo di giovani promettenti e rampanti, 

che glielo aveva chiesto, disse: “la gente vede quello che un uomo fa e non quello che dice”. 

Ed è proprio in questa massima che si può racchiudere la motivazione principale, che ha spinto me ed altri colleghi 

ad attivare una simile iniziativa. 

Il Sindacato è un organismo autonomo, che ha ampia libertà d’azione e che, soprattutto, è riconosciuto giuridicamente 

come parte sociale. 

Ecco dunque che appena stipulato l’atto costitutivo, abbiamo potuto dar corso ad una iniziativa concreta, da tutti 

auspicata: la stipula della convenzione con l’Università Telematica Guglielmo Marconi, per la definizione dei crediti 

formativi da assegnare ai geometri liberi professionisti, nel corso di laurea in “Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, 

e,territoriali ed edilizie ‘~ 

È stato un risultato importante, che ci auguriamo sia il primo di una lunga serie, che il Sindacato ha ottenuto per tutta 

la categoria, quindi non solo per i propri iscritti, a riconoscimento del ruolo che la nostra figura professionale ha 

svolto, svolge, e svolgerà nella società del futuro. 

Ai convegni, agli annunci e necessario dare risposte concrete; solo cosi potremmo sperare in un avvenire come 

categoria. 

Con l’auspicio che tanti siano i colleghi iscritti ed i giovani ad utilizzare questa opportunità, per migliorare la propria 

preparazione e formarsi per una professione moderna ed in linea con la continua evoluzione dei tempi. 

Pasquale Salvatore 

QUESTO NUMERO DE LA STADIA VIENE INVIATO ANCHE AI GEOMETRI ISCRITTI AL COLLEGIO DI POTENZA 

n. 2-3/2005

Art. 1 Costituzione – sede - durata 

È costituito il SINDACATO ITALIANO GEOMETRI (S.I.G.), 

con sede in Cosenza, via A. Serra n. 42/D, presso la sede del 

Collegio dei Geometri di Cosenza, in comodato. 

La durata del Sindacato è illimitata, salvo differente volontà 

dell’Assemblea Nazionale da esprimersi con le forme previste 

dal presente Statuto. 

Art. 2 Scopi 

Il S.I.G., senza alcuno scopo di lucro, ha carattere nazionale e si 

articola sul territorio con i propri organi previsti dal presente 

Statuto. 

Il S.I.G. a livello nazionale, internazionale e locale (regionale e 

provinciale) si prefigge i seguenti scopi: 

1) la promozione e la tutela della libera professione di geometra 

in tutti i suoi aspetti relativi alla formazione e aggiornamento 

culturale, allo svolgimento dell’attività professionale, 

alle competenze, agli aspetti previdenziali, assistenziali, 

mutualistici, fiscali e contrattuali; 

2) la tutela, la rappresentanza e la difesa, anche processuale, 

degli iscritti nei loro rapporti con gli organi dello Stato, della 

pubblica amministrazione sia internazionale nazionale, sia 

regionale e locale, con le Agenzie pubbliche ed esercenti 

attività di interesse pubblico, con gli organismi di formazione 

professionale in tutte le loro articolazioni, con enti ed 

associazioni culturali, con gli organismi internazionali 

nazionali di categoria, nonché con qualsiasi istituzione, ente, 

associazione o organismo, pubblico o privato a qualsiasi 

livello o articolazione, con i quali i liberi professionisti 

hanno rapporti; 

3) lo sviluppo e la salvaguardia dell’attività libero–professionale 

attraverso iniziative ed attività svolte con i mezzi e gli 

strumenti ritenuti opportuni ed utili al raggiungimento degli 

scopi statutari; 

4) la promozione di iniziative legislative ed amministrative, sia 

nazionali, sia internazionali, sia locali (regionali, provinciali, 

etc.), volte a valorizzare e tutelare la libera professione di 

geometra, la deontologia, la formazione e la competenza 

professionale. 

Nel perseguimento degli scopi statutari il S.I.G. potrà aderire ad 

associazioni professionali e sindacali nazionali ed internazionali, 

che perseguano scopi analoghi, attraverso la confederazione, 

la compartecipazione o mediante gli strumenti ritenuti utili ed 

opportuni. 

Art. 3 Iscritti 

Gli iscritti al S.I.G. si distinguono in ordinari ed associati. 

Sono iscritti ordinari tutti i geometri regolarmente iscritti negli 

Albi professionali, esercenti la libera professione di geometra con 

carattere di esclusività o prevalenza. Sono invece iscritti associati 

i geometri dipendenti pubblici e privati che, nell’ambito delle 

loro qualifiche, svolgono l’attività di geometra, nonché i laureati 

n. 2-3/2005 


STATUTO 


in possesso di un titolo di studio che li abiliti all’iscrizione 

nell’Albo dei geometri ai soli fini della tutela della formazione e 

aggiornamento culturale, nonché della difesa del titolo e della 

competenza professionale, e non ad altre rivendicazioni comunque 

in conflitto con quelle delle libera professione e dei suoi organi 

di rappresentanza nazionale e locali. 

La richiesta di associazione dovrà essere presentata alla Sezione 

Provinciale – regolarmente costituita – ed il segretario curerà tutti 

gli adempimenti e le verifiche necessarie per accertare la sussistenza 

dei requisiti prescritti. 

L’iscrizione – in qualunque data avvenga – ha durata per tutto 

l’anno solare e si rinnoverà tacitamente per un analogo periodo 

salvo cancellazione o diniego dell’interessato da comunicarsi 

entro il 30 novembre dell’anno in corso. 

Fermi restando gli ulteriori requisiti previsti dallo Statuto, l’accesso 

alle sole cariche di Presidente Nazionale, Segretario Nazionale, 

Segretario Provinciale e Segretario Regionale è riservata agli 

iscritti ordinari che svolgano la libera professione con carattere di 

esclusività o prevalenza. 

Art. 4 Rapporti interni 

Gli iscritti non dovranno versare in situazione di incompatibilità 

con il S.I.G. e con gli scopi da esso perseguiti. 

Gli iscritti sono obbligati a contribuire al perseguimento degli 

scopi associativi nelle forme e con i mezzi previsti dagli organi di 

rappresentanza, anche mediante il versamento di una quota d’iscrizione 

nella misura stabilita annualmente dalla Segreteria 

Nazionale strettamente commisurata a far fronte alle necessità di 

funzionamento del sindacato. 

La qualità di iscritto si perde per dimissione, perdita dei requisiti 

richiesti dall’art. 3, per mancato rispetto delle norme statutarie, 

per morosità nel pagamento delle quote associative; l’esistenza di 

ragioni di incompatibilità di legge o conflitto d’interessi sono 

causa di esclusione. 

Ogni controversia tra il S.I.G. e gli iscritti in merito all’applicazione, 

al rispetto ed all’interpretazione delle norme statutarie può 

essere rimessa al Collegio dei Probiviri previsto dal presente 

33

34 


Statuto. 

È fatto divieto di compiere, in qualunque forma, accaparramenti 

di tessere che snaturerebbero gli scopi statutari del S.I.G. intralciandone 

le azioni. 

Art. 5 Organizzazione 

Il S.I.G. è organizzato su base nazionale, regionale e provinciale. 

Gli organi del S.I.G. sono: l’Assemblea Nazionale, il Presidente 

Nazionale, la Segreteria Nazionale, il Segretario Nazionale, il 

Tesoriere Nazionale e il Collegio dei Probiviri. 

Gli organi locali del S.I.G. sono: l’Assemblea Provinciale, la 

Segreteria Provinciale, il Segretario Provinciale e il Tesoriere 

Provinciale, nonché l’Esecutivo Regionale e il Segretario 

Regionale. 

Art. 6 Assemblea Nazionale 

L’Assemblea Nazionale è costituita da tutti gli iscritti al S.I.G. in 

regola con il pagamento della quota di iscrizione, nonché dai delegati 

nominati dalle sezioni provinciali in ragione di un delegato 

ogni 20 iscritti indicati dall’Assemblea Provinciale. 

All’Assemblea Nazionale compete: 

1) la nomina del Presidente del S.I.G.; 

2) la nomina del Segretario Nazionale e del Tesoriere; 

3) la nomina dei componenti della Segreteria Nazionale; 

4) la nomina dei componenti del Collegio dei Probiviri; 

5) l’approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo; 

6) la formulazione dell’indirizzo politico del S.I.G. al quale 

dovranno attenersi il Presidente Nazionale, il Segretario 

Nazionale e la Segreteria Nazionale nel perseguimento dei 

compiti statutari; 

7) la formulazione degli indirizzi politici ai quali dovranno attenersi 

le sezioni provinciali e gli esecutivi regionali nello svolgimento 

del mandato loro conferito; 

8) la verifica dell’attività svolta dalla Segreteria Nazionale, dal 

Presidente Nazionale e dal Segretario Nazionale; 

9) la risoluzione delle controversie insorte tra gli organi nazionali 

e le sezioni provinciali. 

L’Assemblea Nazionale in seduta ordinaria deve essere convocata 

dal Presidente almeno una volta all’anno con avviso contenente 

la data, l’ora, il luogo della riunione e l’ordine del giorno degli 

argomenti da trattare, da inviare agli aventi diritto almeno un 


mese prima. 

La convocazione può essere effettuata con la pubblicazione dell’avviso 

su un quotidiano a tiratura nazionale per almeno una 

domenica un mese prima della data fissata ovvero sul sito web se 

istituito. 

La costituzione dell’Assemblea Nazionale è valida in prima convocazione 

se sono presenti almeno due terzi degli aventi diritto a 

partecipare; in seconda qualunque sia il numero degli intervenuti 

e dovrà essere convocata non prima di un’ora dalla prima convocazione. 

Il quorum necessario per la validità delle deliberazioni assunte è 

pari alla maggioranza dei votanti. 

Per la nomina del Segretario Nazionale e dei componenti della 

Segreteria Nazionale è necessaria la maggioranza dei partecipanti 

all’Assemblea Nazionale. 

L’Assemblea Nazionale è presieduta dal Presidente del S.I.G., il 

quale ha la funzione di dirigere i lavori ed assicurarne la corretta 

conduzione. La funzione di verbalizzazione è svolta da uno dei 

partecipanti scelto dal Presidente. 

L’Assemblea Nazionale in seduta straordinaria deve essere convocata 

dal Presidente su richiesta scritta di almeno la metà degli 

iscritti o di almeno due terzi dei componenti della Segreteria 

Nazionale 

Art. 7 Presidente Nazionale 

Il Presidente è eletto dall’Assemblea Nazionale e dura in carica 

cinque anni. La durata del mandato è prorogata di diritto sino alla 

nomina del nuovo Presidente. 

La carica può essere rinnovata per un massimo di tre mandati. 

Possono essere eletti Presidenti tutti gli iscritti ordinari al S.I.G., 

di chiara e specchiata moralità, senza precedenti penali o carichi 

pendenti che influiscono sul regolare svolgimento del mandato, in 

regola con il pagamento della quota annuale, che non abbiano 

riportato provvedimenti disciplinari per gravi inadempienze. 

Al Presidente compete: 

1) la carica di componente di diritto della Segreteria Nazionale; 

2) la presidenza dell’Assemblea Nazionale; 

3) la presidenza della Segreteria Nazionale; 

4) la legale rappresentanza del S.I.G. congiuntamente e disgiuntamente 

col Segretario Nazionale; 

5) la convocazione dell’Assemblea Nazionale, ordinaria e straordinaria, 

nei casi previsti dallo Statuto; 

6) la proposizione all’Assemblea Nazionale ed alla Segreteria 

Nazionale di tutti i provvedimenti e le determinazioni atte ad 

individuare il programma politico del S.I.G.. 

In caso d’impedimento le funzioni sono temporaneamente svolte 

dal componente della Segreteria Nazionale con maggiore anzianità 

d’iscrizione al S.I.G., che non rivesta anche le funzioni supplenti 

di Segretario Nazionale 

Art. 8 Segreteria Nazionale 

La Segreteria Nazionale è composta da sette membri eletti 

dall’Assemblea Nazionale. 

Componenti di diritto sono il Presidente, il Segretario Nazionale 

ed il Tesoriere. 

Alla Segreteria Nazionale compete: 

n. 2-3/2005

1) l’attuazione del programma stabilito dall’Assemblea 

Nazionale; 

2) l’emanazione delle direttive per le sezioni provinciali e regionali 

in attuazione del programma stabilito dall’Assemblea 

Nazionale; 

3) l’approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo 

da sottoporre all’Assemblea Nazionale; 

4) l’attività regolamentare per assicurare il corretto funzionamento 

del S.I.G. e dei suoi organi; 

5) la determinazione della quota annua che gli iscritti sono tenuti 

a versare negli stretti limiti necessari ad assicurare il funzionamento 

del S.I.G.; 

6) l’adozione di tutti i provvedimenti disciplinari a carico degli 

iscritti; 

7) tutte le determinazioni in ordine alla costituzione di sezioni 

provinciali del S.I.G.; 

8) la vigilanza sull’attività delle sezioni provinciali e regionali. 

Le sedute saranno valide se interverranno almeno due terzi dei 

suoi componenti e le deliberazioni saranno valide se prese a maggioranza 

dei componenti. In caso di parità prevale il voto del presidente. 

L’adozione dei provvedimenti disciplinari è deliberata a maggioranza 

dei componenti, non computando nel quorum il Segretario 

Nazionale, il quale sull’argomento non ha diritto di voto. 

Ogni componente della Segreteria Nazionale, al fine di evitare 

accaparramenti di tessere che ne snaturerebbero gli scopi statutari 

intralciando le azioni del Sindacato, può autonomamente, in 

qualsiasi momento, effettuare verifiche e controlli sulle iscrizioni 

delle sezioni provinciali e proporre alla Segreteria Nazionale l’adozione 

degli opportuni provvedimenti. 

Art. 9 Segretario Nazionale 

Il Segretario Nazionale è eletto dall’Assemblea Nazionale e dura 

in carica cinque anni. La durata del mandato è prorogata di diritto 

sino alla nomina del nuovo Segretario. 


Possono essere eletti Segretario Nazionale tutti gli iscritti ordinari 

al S.I.G., liberi professionisti di chiara e specchiata moralità, 

senza precedenti penali o carichi pendenti che influiscano sul 

regolare svolgimento del mandato, in regola con il pagamento 

della quota annuale, che non abbiano riportato provvedimenti 

disciplinari per gravi inadempienze. 

Al Segretario Nazionale compete: 


2) la legale rappresentanza del S.I.G. congiuntamente e disgiuntamente 

col presidente; 

3) la convocazione della Segreteria Nazionale; 


Nazionale e delle delibere e determinazioni adottate dalla 

Segreteria Nazionale; 

5) la vigilanza sull’osservanza delle norme statutarie; 

6) l’istruzione e la proposizione dell’azione disciplinare nei confronti 

degli iscritti; 


dal componente della Segreteria Nazionale con maggiore anzianità 

d’iscrizione al S.I.G.. 

n. 2-3/2005 



Art. 10 Tesoriere Nazionale 

Il Tesoriere è eletto dall’Assemblea Nazionale e dura in carica 

cinque anni. La durata del mandato è prorogata di diritto sino alla 

nomina del nuovo Tesoriere. 


Possono essere eletti Tesoriere tutti gli iscritti al S.I.G. di chiara e 

specchiata moralità, senza precedenti penali o carichi pendenti 

che influiscano sul regolare svolgimento del mandato, in regola 

con il pagamento della quota annuale, che non abbiano riportato 

provvedimenti disciplinari per gravi inadempienze. 

Al Tesoriere compete: 


2) la gestione dei fondi a disposizione del S.I.G. nei limiti stabiliti 

dal bilancio preventivo; 

3) i poteri di spesa e di riscossione delle entrate del S.I.G.; 

4) la redazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo da 

sottoporre annualmente all’approvazione della Segreteria 

Nazionale e dell’Assemblea Nazionale; 

Nell’esecuzione del suo mandato il Tesoriere dovrà tener conto 

del programma stabilito dall’Assemblea Nazionale e delle delibere 

e determinazioni adottate dalla Segreteria Nazionale. 

Il Tesoriere dovrà sottoporre a ratifica della Segreteria Nazionale 

nella prima riunione utile, tutte le spese effettuate e gli incassi eseguiti. 

In caso d’impedimento le funzioni di Tesoriere sono temporaneamente 

svolte dal Segretario Nazionale. 

Art. 11 Collegio dei Probiviri 

Il Collegio dei Probiviri è composto da cinque membri eletti 

dall’Assemblea Nazionale tra gli iscritti al S.I.G. e dura in carica 

cinque anni. 

La durata del mandato è prorogata di diritto sino alla nomina del 

nuovo Collegio. 

La carica di componente può essere rinnovata per tre mandati. 

Possono essere eletti componenti del Collegio dei Probiviri tutti 

gli iscritti al S.I.G. di chiara e specchiata moralità, senza precedenti 

penali o carichi pendenti che influiscano sul regolare svolgimento 

del mandato, in regola con il pagamento della quota annuale, 

che non abbiano riportato provvedimenti disciplinari per gravi 

inadempienze. 

I componenti del Collegio dei Probiviri non possono ricoprire 

35

36 


alcuna altra carica nel S.I.G.. 

Al Collegio dei Probiviri compete: 

1) la risoluzione delle controversie tra il S.I.G. e gli iscritti in 

merito all’applicazione, al rispetto ed all’interpretazione delle 

norme statutarie; 

2) la risoluzione delle controversie insorte tra gli organi nazionali 

del S.I.G. e le sezioni regionali o provinciali in ordine 

all’applicazione degli indirizzi politici ai quali dovranno attenersi 

le sezioni suddette nello svolgimento del mandato loro 

conferito; 

3) la proposizione alla Segreteria Nazionale di provvedimenti 

disciplinari a carico degli iscritti; 

4) la redazione di proposte di modifiche del presente Statuto o di 

regolamenti necessari ad assicurare il corretto funzionamento 

del S.I.G. e dei suoi organi; 

5) l’adozione di pareri richiesti dagli organi del S.I.G. sia nazionali, 

sia regionali e provinciali. 

Art. 12 Sezioni Provinciali e Regionali 

Possono essere costituite sezioni provinciali del S.I.G. con deliberazione 

della Segreteria Nazionale su richiesta di almeno 20 degli 

iscritti residenti nella Provincia interessata. 

Le sezioni provinciali adottano un loro regolamento che disciplini 

l’attività interna sulla base dei principi e delle norme contenute 

nel presente Statuto. 

Gli iscritti al S.I.G. residenti nella provincia sono iscritti nella 

Sezione Provinciale e sono soggetti alle norme che la regolano. 

Le sezioni provinciali designano i delegati per l’Assemblea 

Nazionale del S.I.G. in ragione di uno ogni 20 iscritti o frazione, 

i quali agiscono senza alcun vincolo di mandato. 

Organi della Sezione Provinciale sono: l’Assemblea Provinciale, 

la Segreteria Provinciale, il Segretario Provinciale e il Tesoriere 

Provinciale. 

Nelle Regioni ove siano costituite almeno due sezioni provinciali 

possono essere costituite le sezioni regionali. 

Alle sezioni regionali aderiscono tutte le sezioni provinciali presenti 

sul territorio regionale con i seguenti organi: l’Esecutivo 

Regionale, il Segretario Regionale ed il Tesoriere Regionale. 

Le sezioni provinciali e regionali attuano in sede locale il programma 

adottato dall’Assemblea Nazionale e, nell’osservanza 

degli scopi statutari e nell’ambito dell’indirizzo politico adottato, 

si adoperano per la risoluzione delle problematiche di categoria 

riguardanti gli iscritti. 

Le sezioni provinciali e regionali sono sottoposte alla vigilanza 

della Segreteria Nazionale, che adotta tutti i provvedimenti necessari 

al loro funzionamento. 

Le sezioni provinciali e regionali hanno autonomia regolamentare 

e finanziaria nei limiti previsti dallo Statuto. 

Tutte le spese relative al regolare funzionamento delle sezioni 

regionali sono ripartite tra le sezioni provinciali aderenti in proporzione 

al numero dei propri iscritti. 

Art. 13 Assemblea Provinciale 

L’Assemblea Provinciale è costituita da tutti gli iscritti al S.I.G. 

alla Sezione Provinciale, in regola con il pagamento della quota di 

iscrizione. 


All’Assemblea Provinciale compete: 

1) la nomina dei componenti della Segreteria Provinciale; 

2) la nomina del Segretario Provinciale e del Tesoriere 

Provinciale; 


della Sezione Provinciale; 

4) la nomina dei delegati per l’Assemblea Nazionale in ragione 

di uno ogni 20 iscritti o frazione; 

5) la formulazione dell’indirizzo politico da attuare in sede provinciale 

sulla base del programma adottato dall’Assemblea 

Nazionale; 

6) la determinazione di eventuali contributi da esigere dagli 

iscritti per il regolare funzionamento della Sezione 

Provinciale; 

7) la verifica dell’attività svolta dal Segretario Provinciale; 

8) la risoluzione delle controversie insorte tra gli iscritti alla 

Sezione Provinciale. 

L’Assemblea Provinciale in seduta ordinaria deve essere convocata 

dal Segretario Provinciale almeno una volta all’anno con 

avviso su sito web contenente la data, l’ora, il luogo della riunione 

e l’ordine del giorno degli argomenti in discussione da comunicare 

agli iscritti aventi diritto almeno un mese prima. 

La costituzione dell’Assemblea Provinciale è valida in prima 

convocazione se sono presenti almeno due terzi degli aventi diritto 

a partecipare. 

In seconda convocazione è valida qualunque sia il numero degli 

aventi diritto intervenuti e dovrà essere convocata non prima di 

un’ora dalla prima convocazione. 



Per la nomina del Segretario Provinciale è necessaria la maggioranza 

dei partecipanti all’Assemblea Provinciale. 

L’Assemblea Provinciale è presieduta dal Segretario Provinciale, 

il quale ha la funzione di dirigere i lavori ed assicurarne la corretta 

conduzione. La funzione di verbalizzante è svolta da uno dei 

partecipanti scelto dallo stesso Segretario Provinciale. 

L’Assemblea Provinciale in seduta straordinaria deve essere convocata 

su richiesta scritta di almeno la metà degli iscritti. 

Art. 14 Segreteria Provinciale 

La Segreteria Provinciale è composta da tre membri, eletti 

dall’Assemblea Provinciale. 

Componenti di diritto sono il Segretario Provinciale ed il 

Tesoriere. 

Alla Segreteria Provinciale compete: 


Provinciale; 


da sottoporre all’Assemblea Provinciale; 

3) l’attività regolamentare per assicurare il corretto funzionamento 

della Sezione Provinciale del S.I.G. e dei suoi organi; 

4) l’esame delle domande di iscrizione alla Sezione Provinciale 

e le deliberazioni sul loro accoglimento; 

Per la validità della sua costituzione dovranno partecipare almeno 

due terzi dei suoi componenti e le deliberazioni saranno valide se 

prese a maggioranza dei componenti. 

n. 2-3/2005

Art. 15 Segretario Provinciale 

Il Segretario Provinciale è eletto dall’Assemblea Provinciale e 

dura in carica quattro anni. La durata del mandato è prorogata di 

diritto sino alla nomina del nuovo Segretario. 


Possono essere eletti Segretario Provinciale tutti gli iscritti ordinari 

alla Sezione Provinciale del S.I.G., liberi professionisti di 

chiara e specchiata moralità, senza precedenti penali o carichi 

pendenti che influiscano sul regolare svolgimento del mandato, in 

regola con il pagamento della quota annuale, che non abbiano 

riportato dai rispettivi collegi e/o enti di appartenenza provvedimenti 

disciplinari per gravi inadempienze. 

Al Segretario Provinciale compete: 

1) la carica di componente di diritto della Segreteria Provinciale; 

2) la legale rappresentanza della Sezione Provinciale del S.I.G.; 

3) la convocazione dell’Assemblea Provinciale; 


Provinciale; 

5) la vigilanza sull’osservanza delle norme statutarie; 

6) la proposizione dell’azione disciplinare nei confronti degli 

iscritti alla Sezione Provinciale. 


dal componente della Segreteria Provinciale con maggiore anzianità 


Art. 16 Tesoriere provinciale 

Il Tesoriere è eletto dall’Assemblea Provinciale e dura in carica 

quattro anni. La durata del mandato è prorogata di diritto sino alla 



Possono essere eletti Tesoriere tutti gli iscritti alla Sezione 

Provinciale del S.I.G. di chiara e specchiata moralità, senza precedenti 

penali o carichi pendenti che influiscano sul regolare svolgimento 

del mandato, in regola con il pagamento della quota 

annuale, che non abbiano riportato provvedimenti disciplinari per 

gravi inadempienze. 


1) la carica di componente di diritto della Segreteria Provinciale; 

2) la gestione dei fondi a disposizione della Sezione Provinciale 

del S.I.G. nei limiti stabiliti dal bilancio preventivo; 

3) i poteri di spesa e di riscossione delle entrate della Sezione 

Provinciale del S.I.G.; 


sottoporre annualmente all’approvazione della Segreteria 

Provinciale e dell’Assemblea Provinciale; 


del programma stabilito dall’Assemblea Provinciale e delle delibere 

e determinazioni adottate dalla Segreteria Provinciale. 

Il Tesoriere dovrà sottoporre a ratifica della Segreteria Provinciale 

tutte le spese effettuate e gli incassi eseguiti in occasione della 

prima riunione utile. 


svolte dal Segretario Provinciale. 

Art. 17 Esecutivo Regionale 

L’Esecutivo Regionale è costituito dai Segretari delle Sezioni 

n. 2-3/2005 



Provinciali con eguale diritto di voto. 

All’Esecutivo Regionale compete: 

1) l’elezione del Segretario Regionale e del Tesoriere Regionale; 


della Sezione Regionale; 

3) la formulazione dell’indirizzo politico da attuare in sede 

regionale sulla base del programma adottato dall’Assemblea 

Nazionale; 

4) la determinazione di eventuali contributi da esigere dalle 

sezioni provinciali per il regolare funzionamento della 

Sezione Regionale; 

5) la verifica dell’attività svolta dal Segretario Regionale; 

6) la risoluzione delle controversie insorte tra le sezioni provinciali. 

L’Esecutivo Regionale in seduta ordinaria deve essere convocato 

dal Segretario Regionale almeno una volta ogni tre mesi con avviso 

contenente la data, l’ora, il luogo della riunione e l’ordine del 

giorno degli argomenti da trattare, da inviare agli aventi diritto 

almeno una settimana prima. 

La seduta dell’Esecutivo Regionale è valida in prima convocazione 

se sono presenti almeno due terzi degli aventi diritto a partecipare; 

in seconda qualunque sia il numero degli aventi diritto intervenuti 

e dovrà essere convocata non prima di un’ora dalla prima 

convocazione. 



Per la nomina del Segretario Regionale è necessaria la maggioranza 

dei partecipanti all’Esecutivo Regionale. 

L’Esecutivo Regionale è presieduto dal segretario nominato dalla 

maggioranza dei partecipanti, il quale ha la funzione di dirigere i 

lavori ed assicurarne la corretta conduzione. La verbalizzazione 

della seduta è svolta dal componente più giovane. 

L’Esecutivo Regionale in seduta straordinaria può essere convocato 

su richiesta scritta di almeno la metà dei Segretari 

Provinciali. 

Art. 18 Segretario Regionale 

Il Segretario Regionale è eletto dall’Esecutivo Regionale e dura in 

carica quattro anni. La durata del mandato è prorogata di diritto 

sino alla nomina del nuovo Segretario. 


Possono essere eletti Segretario Regionale tutti i Segretari delle 

Sezioni Provinciali del S.I.G. componenti la sezione regionale. 

Al Segretario Regionale compete: 

1) la legale rappresentanza della Sezione Regionale del S.I.G.; 

2) la convocazione dell’Esecutivo Regionale; 

3) l’attuazione del programma stabilito dall’Esecutivo 

Regionale; 

4) la vigilanza sull’osservanza delle norme statutarie. 


dal componente dell’Esecutivo Regionale con maggiore anzianità 


Art. 19 Tesoriere Regionale 

Il Tesoriere è eletto dall’Esecutivo Regionale e dura in carica 

quattro anni. La durata del mandato è prorogata di diritto sino alla 


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38 



Possono essere eletti Tesoriere tutti i Segretari delle Sezioni 

Provinciali del S.I.G. componenti la sezione regionale. 


1) la gestione dei fondi a disposizione della Sezione Regionale 

del S.I.G. nei limiti stabiliti dal bilancio preventivo; 

2) i poteri di spesa e di riscossione delle entrate della Sezione 

Regionale del S.I.G.; 


sottoporre annualmente all’approvazione dell’Esecutivo 

Regionale. 


del programma stabilito dall’Esecutivo Regionale. 

Il Tesoriere dovrà sottoporre a ratifica dell’Esecutivo Regionale 

nella prima riunione utile, tutte le spese effettuate e gli incassi eseguiti. 


svolte dal Segretario Regionale. 

Art. 20 Rimborsi 

Ai componenti degli organi nazionali, regionali e provinciali del 

S.I.G. non spetta alcuna indennità per lo svolgimento delle loro 

funzioni, fatto salvo il rimborso delle spese sostenute per l’esecuzione 

del loro mandato e un’eventuale diaria giornaliera onnicomprensiva. 

Su deliberazione dell’Assemblea Nazionale o Provinciale la diaria 

sarà conglobata in una somma forfetaria, rapportata alla fre- 


quenza e alla gravosità degli impegni svolti. 

Tutti i rimborsi e le diarie sono a carico del bilancio del S.I.G. o 

delle Sezioni Provinciali. 

Art. 21 Contributi 

Tutti gli iscritti ordinari e associati sono tenuti a contribuire al 

regolare funzionamento del S.I.G. al fine di consentire il perseguimento 

degli scopi statutari. 

I contributi a carico degli iscritti sono determinati in misura annua 

e commisurati alle effettive esigenze del S.I.G., ed in ogni caso 

differenziati tra ordinari ed associati. 

Le Sezioni Provinciali – dopo la fase di costituzione – riscuotono 

direttamente dai propri iscritti i contributi nella misura determinata 

dalla Segreteria Nazionale e ne trattengono il 70%. Il restante 

30% dovrà essere corrisposto al Tesoriere Nazionale per garantire 

il funzionamento degli organi nazionali. 

Le Sezioni Provinciali possono disporre la riscossione di ulteriori 

contributi da esigere dagli iscritti commisurati alle effettive esigenze 

di regolare funzionamento della sezione. 

Il S.I.G. e le Sezioni Provinciali possono accettare contribuzioni 

da soggetti non iscritti, nei limiti delle vigenti leggi, purché non 

incompatibili con gli scopi sindacali perseguiti. 

Art. 22 Norma transitoria 

Nel primo quinquennio di costituzione i componenti della 

Segreteria Nazionale, il Presidente Nazionale, il Segretario 

Nazionale, il Tesoriere Nazionale e il Collegio dei Probiviri sono 

nominati nell’atto costitutivo tra le persone dei soci fondatori. 

F.to: Francesco Amoruso, Domenico Barba, Bellavia Vincenzo, 

Mariano Casiello, Romualdo Caso, Chillà Ferdinando, Gerardo 

Giovanni Cicchetti, Bonaventura Cretella, D’Amico Francesco, 

Graceffo Salvatore, Giuseppe Lo Cascio, Pasquale Salvatore, 

Antonio Scanavino, Domenico Sciacca, Antonino Leotta, Antonio 

Santo Sallorenzo, Massimiliano Provenzano, Giuseppe Iuliano, 

Tonico Greco, Mario Caterini, Castagna Domenico, Alberto Ferraro, 

Aiello Antonio, Luciano Niccoli, Visciglia Luigi Giulio, Osnato 

Antonio, Luciano Giovanni Ramando, Giovanni De Paola, 

Caroprese Francesco, Francesco Di Leo, Perrone Ninuccio, 

Giuseppe Borrelli, Benito Francesco Presta, Giuseppe Caterini, E. 

Claudio Cristofaro, sigillo. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 



REGOLAMENTO ATTUATIVO DELLO STATUTO 

Art. 1 Degli iscritti 

I Segretari Provinciali devono verificare l’esistenza dei requisiti 

richiesti per l’iscrizione al SINDACATO ITALIANO GEOMETRI 

(S.I.G.) nel momento della richiesta e successivamente attraverso 

ispezioni ed acquisizione di dati e documenti dagli interessati, da 

enti e amministrazioni pubbliche, nel rispetto delle norme in vigore. 

L’iscritto deve comunicare le proprie dimissioni con lettera raccomandata 

a.r. o a mano. 

L’iscritto moroso nel pagamento della quota associativa decade di 

diritto dall’iscrizione ove non regolarizzi la propria posizione entro 

giorni 15 dalla scadenza. 

L’iscritto moroso può essere riammesso soltanto dopo il pagamento 

delle quote arretrate ed il rimborso delle spese sostenute per il 

recupero. 

Art. 2 Del procedimento disciplinare 

Tutti gli iscritti sono soggetti alla potestà disciplinare del S.I.G., 

che attraverso la Segreteria Nazionale, per proposta del Collegio 

dei Probiviri, può infliggere le seguenti sanzioni: l’avvertimento, 

la censura, la sospensione per un periodo non superiore a mesi sei, 

la cancellazione. 

Il procedimento sanzionatorio è aperto d’ufficio, o su segnalazione 

di parte, dal Segretario Nazionale, il quale, valutata la non 

manifesta infondatezza dei fatti, esperisce d’ufficio tutti gli atti di 

indagine necessari. 

L’interessato deve essere ascoltato prima della chiusura dell’istruttoria, 

la cui durata non deve essere superiore a mesi sei. 

Chiusa l’istruttoria, il Segretario Nazionale rimette gli atti al 

Collegio dei Probiviri, che deve esprimere le proprie valutazioni e 

formulare le proprie proposte alla Segreteria Nazionale. 

L’interessato potrà chiedere di essere ascoltato dal Collegio dei 

Probiviri e depositare atti, documenti e memorie a propria difesa 

fino alla conclusione del procedimento. 

Sul procedimento disciplinare decide la Segreteria Nazionale in 

camera di consiglio. 

Le sanzioni disciplinari adottate sono comunicate all’interessato a 

mezzo raccomandata con avviso di ricevimento. 

Art. 3 Dell’Assemblea Nazionale 

L’Assemblea Nazionale deve essere convocata dal Presidente 

almeno una volta l’anno con avviso contenente la data, l’ora, il 

luogo della riunione e l’ordine del giorno degli argomenti da trattare, 

comunicato agli aventi diritto almeno un mese prima. 

La convocazione può essere effettuata con la pubblicazione dell’avviso 

su un quotidiano a tiratura nazionale per almeno una 

domenica prima della data fissata ovvero su sito web se istituito. 

La convocazione dell’Assemblea Nazionale può essere effettuata 

in qualunque città del territorio nazionale. 

L’Assemblea Nazionale può adottare un proprio regolamento per 

la disciplina dei lavori alla cui attuazione è delegato il Presidente. 

Il Presidente, coadiuvato da due componenti della Segreteria 

Nazionale, verifica la regolare costituzione dell’organo. 

Dei lavori è redatto un verbale dal Segretario dell’ Assemblea 

Nazionale e da questi sottoscritto unitamente al Presidente ed ai 

componenti dell’Ufficio di Presidenza. 

Le votazioni dell’Assemblea Nazionale sono a scrutinio segreto 

con l’utilizzo di schede di votazione, ma possono essere anche 

effettuate per acclamazione se all’unanimità o a larga maggioranza. 

È ammessa la presentazione di candidature che dovranno essere 

rese pubbliche fino ad un’ora prima di quella fissata per la votazione 

mediante deposito di un apposito atto presso l’Ufficio di 

Presidenza. 

In caso di votazione segreta, lo spoglio delle schede votate è eseguito 

dal Presidente coadiuvato dall’Ufficio di Presidenza, il quale, 

effettuate le verifiche necessarie, procede immediatamente alla 

proclamazione degli eletti. 

Gli eletti devono insediarsi nelle cariche entro 15 giorni dalla loro 

proclamazione, decorsi i quali saranno dichiarati decaduti dal 

Presidente Nazionale in carica o, in sua mancanza, da quello 

uscente. 

I verbali e le schede utilizzate per le votazioni sono conservati per 

un periodo massimo di due anni e sono a disposizione di tutti i delegati 

all’Assemblea Nazionale che intendano prenderne visione. 

Art. 4 Della Segreteria Nazionale 

La Segreteria Nazionale si riunisce almeno una volta ogni due 

mesi nella sede del Sindacato, o in altra sede provinciale su convocazione 

del Segretario Nazionale da effettuarsi almeno 5 giorni 

prima. 

Le funzioni di verbalizzazione sono svolte da un componente designato 

dall’organo nella prima seduta d’insediamento. 

Le sedute sono riservate, salvo differente determinazione dell’organo, 

da assumere per argomenti specifici. 

Delle sedute è redatto un verbale che deve essere firmato da tutti i 

presenti. 

Nel caso in cui venga meno un componente della Segreteria, si 

procederà alla surroga mediante cooptazione del primo dei non 

eletti. 

Il venir meno della metà dei componenti determina lo scioglimento 

dell’organo e la necessità di nuove elezioni da parte 

dell’Assemblea Nazionale da indirsi entro un mese. 

Art. 5 Del Presidente Nazionale 

Il Presidente Nazionale è eletto dall’Assemblea Nazionale, dura in 

carica cinque anni ed è componente di diritto della Segreteria 

Nazionale. 

Il Presidente Nazionale ha la legale rappresentanza del S.I.G. congiuntamente 

e/o disgiuntamente col Segretario Nazionale, la presidenza 

dell’Assemblea Nazionale e della Segreteria Nazionale, la 

convocazione dell’Assemblea Nazionale, ordinaria e straordinaria; 

nonché la proposizione all’Assemblea Nazionale e alla Segreteria 

Nazionale di tutti i provvedimenti e le determinazioni atte ad indi- 

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viduare il programma politico del S.I.G.. 

Art. 6 Del Segretario Nazionale 

Il Segretario Nazionale è eletto dall’Assemblea Nazionale, dura in 


Nazionale. 

Il Segretario Nazionale ha la legale rappresentanza congiuntamente 

e/o disgiuntamente al Presidente Nazionale del S.I.G., di cui cura la 

gestione e l’amministrazione. 

Il Segretario Nazionale svolge le funzioni di organo istruttore dei 

procedimenti disciplinari a carico degli iscritti e partecipa, senza 

diritto di voto, alle sedute della Segreteria Nazionale aventi ad 

oggetto l’adozione dei provvedimenti disciplinari suddetti. 

Art. 7 Del Tesoriere Nazionale 

Il Tesoriere Nazionale è eletto dall’Assemblea Nazionale, dura in 


Nazionale. 

Ha la responsabilità della gestione economica, finanziaria e contabile 

del S.I.G. in conformità alle deliberazioni assunte dall’Assemblea 

Nazionale e dalla Segreteria Nazionale. 

Il Tesoriere cura la tenuta dei registri contabili, provvede alle singole 

registrazioni e redige il conto consuntivo ed il bilancio preventivo 

nel rispetto dei principi di trasparenza, pubblicità e veridicità. 

Cura la gestione della cassa, della riscossione delle entrate e dispone 

le spese in esecuzione delle delibere già assunte e nei limiti delle 

disposizioni del bilancio preventivo approvato. 

Il Tesoriere, in caso di pagamento diretto in fase di costituzione delle 

Sezioni Provinciali, provvede a rimettere a queste, entro 60 gg. dall’incasso, 

le rispettive quote degli iscritti nella percentuale del 70% 

del riscosso. 

L’esercizio finanziario coincide con l’anno solare e si chiude il 31 

dicembre di ogni anno. 

Il conto consuntivo deve essere sottoposto all’approvazione della 

Segreteria Nazionale entro il termine del 30 gennaio di ogni anno ed 

approvato dall’Assemblea Nazionale in occasione della convocazione 

annuale. 

Il bilancio preventivo deve essere sottoposto all’approvazione della 

Segreteria Nazionale entro il termine del 30 novembre di ogni anno 

ed approvato dall’Assemblea Nazionale in occasione della convocazione 

annuale. 

Art. 8 Del Collegio dei Probiviri 

Il Collegio dei Probiviri, è composto di cinque membri eletti 

dall’Assemblea Nazionale che non possono ricoprire altre cariche 

nel S.I.G. e dura in carica cinque anni. 

Il Collegio elegge un proprio presidente che cura il regolare funzionamento 

dell’organo e delle riunioni. 

Le sedute sono valide se sono presenti almeno tre membri e le decisioni 

devono essere assunte a maggioranza dei componenti. 

La mancata partecipazione per tre riunioni consecutive, in assenza di 

giustificazioni, comporta la decadenza di diritto dalla carica. In questo 

caso si provvede alla sostituzione mediante deliberazione dell’organo 

con la cooptazione del primo dei non eletti. 


Art. 9 Delle Sezioni Provinciali e Regionali 

Possono essere costituite Sezioni Provinciali nei capoluoghi di provincia 

coincidenti con le sedi di Collegio, con deliberazione della 

Segreteria Nazionale. 

Per la costituzione della Sezione vi devono essere almeno 20 iscritti 

residenti nella Provincia interessata. 

La richiesta di costituzione deve essere presentata alla Segreteria 

Nazionale con atto contenente l’elenco degli iscritti interessati e la 

loro adesione alla richiesta di costituzione. 

Nelle Regioni ove siano costituite almeno due sezioni provinciali 

possono essere costituite le sezioni regionali, a cui aderiscono tutte 

le sezioni provinciali presenti sul territorio regionale con deliberazione 

delle rispettive Segreterie. 

Per il funzionamento degli organi delle Sezioni Regionali e 

Provinciali si applicano le disposizioni riguardanti gli organi nazionali, 

in quanto compatibili. 

Le Sezioni Provinciali hanno autonomia regolamentare integrativa 

delle disposizioni contenute nello Statuto e nel Regolamento di 

Attuazione. 

Le Sezioni Provinciali hanno autonomia finanziaria e riscuotono 

direttamente dagli iscritti le quote di adesione e tutti gli altri contributi 

deliberati nei limiti dell’art. 13 punto 6 dello Statuto. 

Le quote riscosse dagli iscritti, nella misura stabilita annualmente 

dalla Segreteria Nazionale, possono esser trattenute dalle sezioni 

provinciali nella percentuale del 70%. La restante parte deve essere 

rimessa direttamente al Tesoriere Nazionale entro sessanta giorni dal 

loro incasso. 

Le Sezioni Provinciali possono disporre la riscossione di ulteriori 

contributi da esigere dagli iscritti commisurati alle effettive esigenze 

di regolare funzionamento. 

Tutte le spese relative al regolare funzionamento delle sezioni regionali 

sono ripartite tra le sezioni provinciali aderenti in proporzione al 

numero dei propri iscritti. 

L’Esecutivo Regionale determina annualmente, nei limiti strettamente 

necessari al funzionamento dell’organo, la misura dei contributi 

da esigere dalle Sezioni Provinciali aderenti, ripartendoli in proporzione 

al numero dei loro iscritti. 

I Tesorieri Provinciali provvedono annualmente a trasferire alla 

Sezione Regionale i fondi necessari al suo funzionamento nella 

misura stabilita dall’Esecutivo Regionale. 

F.to: Francesco Amoruso, Domenico Barba, Bellavia Vincenzo, 

Mariano Casiello, Romualdo Caso, Chillà Ferdinando, Gerardo 

Giovanni Cicchetti, Bonaventura Cretella, D’Amico Francesco, 

Graceffo Salvatore, Giuseppe Lo Cascio, Pasquale Salvatore, 

Antonio Scanavino, Domenico Sciacca, Antonino Leotta, Antonio 

Santo Sallorenzo, Massimiliano Provenzano, Giuseppe Iuliano, 

Tonico Greco, Mario Caterini, Castagna Domenico, Alberto Ferraro, 

Aiello Antonio, Luciano Niccoli, Visciglia Luigi Giulio, Osnato 

Antonio, Luciano Giovanni Ramando, Giovanni De Paola, 

Caroprese Francesco, Francesco Di Leo, Perrone Ninuccio, 

Giuseppe Borrelli, Benito Francesco Presta, Giuseppe Caterini, E. 

Claudio Cristofaro, sigillo. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 



CONVENZIONE CON L’UNIVERSITÀ TELEMATICA “GUGLIELMO MARCONI” 

Primo atto importante del S.I.G. 

Ai Signori Presidente e Componenti del C. N. G. 

Ai Signori Presidente e Consiglieri della CIPAGLP 

Raccomandata Ai Signori Presidenti e Consiglieri dei Collegi dei Geometri d’Italia 

Ai Signori Direttori e Redattori di Geocentro e Geometri 

Loro Sedi 

Oggetto: Convenzione con l’Università Telematica Guglielmo Marconi 

Vi informiamo che il Sindacato Italiano Geometri, parte sociale della categoria a livello nazionale, oggi ha stipulato con l’Università 

Telematica Guglielmo Marconi la convenzione che si allega. 

I corsi di laurea di 1° livello istituiti dall’Università Telematica Guglielmo Marconi sono: Scienze giuridiche; Scienze dell’educazione e della 

formazione; Scienze economiche; Scienze del servizio sociale; Lingua e cultura italiana, nonché Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, 

territoriali ed edilizie (L7), quest’ultimo attivato nella Facoltà di Scienze e tecnologie applicate e particolarmente finalizzato ai geometri, 

a richiesta e di concerto con il Comitato Regionale Geometri di Calabria e il Sindacato Geometri di Calabria, ora confluito nel S.I.G.. 

È bene ribadire che l’Università Telematica G. Marconi è stata istituita con D.M. 1 marzo 2004 per cui i corsi di laurea e i relativi 

titoli sono validi in Italia e all’estero a tutti gli effetti di legge. 

Con la stipula della convenzione in oggetto, senza alcun contributo o finanziamento della categoria, si è inteso offrire anche ai geometri l’opportunità 

di conseguire la laurea di primo livello, con il riconoscimento (ex artt. 5, dei DD. MM. 509/99 e 270/04) di crediti formativi in 

base alle conoscenze e abilità professionali certificate; convenzione migliorativa rispetto a quelle già stipulate dalla Marconi con la Direzione 

Centrale dell’Agenzia del Territorio, il Consiglio Nazionale Periti Agrari, il Consiglio Nazionale Periti Industriali e il Consiglio Nazionale 

Consulenti del Lavoro, nonché dall’Università di Bari con l’Unione Interregionale dei Ragionieri di Puglia e Basilicata. 

La convenzione riguarda tutti i geometri italiani, iscritti sia all’Albo che al Registro dei Praticanti che dipendenti pubblici e privati, nonché 

i loro familiari e i principali vantaggi, validi anche per gli altri corsi di laurea, sono: 

1) Percorso formativo seguito totalmente attraverso collegamento internet e/o tramite TV satellitare/digitale terrestre con i supporti didattici 

(lezioni audiovideo, testi interattivi ecc.) disponibili sulla piattaforma e-learning Virtual C@ampus e fruibili tramite PC o TV. 

2) Iscrizione ai corsi in qualsiasi momento, senza scadenza. 

3) Sconto per tutti i corsisti geometri e loro familiari sulle tasse e i contributi stabiliti dall’Università G. Marconi, del 10% se residenti nelle 

regioni dell’Italia Centro-Settentrionale o del 40% per i residenti da almeno tre anni nelle regioni dell’Italia Meridionale e Insulare 

(Calabria, Sardegna, Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata e Molise), con esclusione della tassa regionale per il diritto allo studio da versare 

per intero ( 108,33). 

4) Esami possibili anche nelle sedi provinciali dei Collegi dei Geometri in base al numero degli esaminandi. 

5) Riconoscimento di 100 crediti formativi (su 180), salvo altri in base ai curricula personali, iscrizione al II anno e gli sconti suddetti sulle 

tasse ai geometri iscritti all’Albo da almeno cinque anni con effettivo esercizio professionale. 


tasse ai geometri dipendenti pubblici e privati con almeno cinque anni nel ruolo professionale. 

7) Riconoscimento di 30 crediti formativi (su 180), salvo altri in base ai curricula personali, iscrizione al I anno e gli sconti suddetti sulle 

tasse ai geometri iscritti all’Albo da meno di cinque anni o in possesso dell’abilitazione all’esercizio della libera professione. 

8) Riconoscimento di 15 crediti formativi (su 180), salvo altri in base ai curricula personali, iscrizione al I anno, tirocinio semestrale ex artt. 

6 e 55 DPR n. 328/2001 e gli sconti suddetti sulle tasse ai geometri iscritti nel Registro dei Praticanti. 

9) Riconoscimento di crediti formativi in base ai curricula personali e gli sconti suddetti sulle tasse ai familiari dei geometri che intendano 

iscriversi a qualsiasi corso, purché in possesso di diploma di scuola media secondaria quinquennale (oppure maturità quadriennale più 

attestato del corso integrativo annuale). 

10) Riconoscimento secondo i criteri stabiliti dall’Università G. Marconi di ulteriori crediti formativi sulla base di eventuali corsi di formazione/aggiornamento 

seguiti dall’iscritto (ex L. 818/84, D.Lgs. 626/94, D.Lgs. 494/96, ecc.) e gli sconti suddetti sulle tasse. 

Vi invitiamo a valutare i contenuti positivi della Convenzione stipulata dal S.I.G., che di concerto con l’Università Telematica 

Guglielmo Marconi si propone in un prossimo futuro l’istituzione del biennio della laurea specialistica in Scienze geo-topo-cartografiche 

ed estimative, con riconoscimento di crediti formativi commisurati a quelli della laurea triennale e stesse agevolazioni delle 

tasse annuali. 

Considerati i sicuri vantaggi per i geometri e loro familiari, si chiede di dare la massima pubblicità all’iniziativa su tutti gli organi 

di stampa di categoria. 

Con i migliori saluti. 5 aprile 2005 

Il Segretario Nazionale Il Presidente Nazionale 

- Pasquale Salvatore - - Giuseppe Caterini - 

41

42 



CONVENZIONE 

Tra l’ UNIVERSITÀ TELEMATICA GUGLIELMO MARCONI (di seguito indicata con la sigla UTGM) con sede in 

Roma, in via Fabio Massimo 88, rappresentata dal Rettore Prof.ssa Alessandra Spremolla in Briganti 

e il SINDACATO ITALIANO GEOMETRI (di seguito indicato con la sigla S.I.G.) con sede nazionale in Cosenza alla via 

Alberto Serra n. 42/D, parte sociale a livello nazionale, rappresentato dal Presidente nazionale Giuseppe Caterini e dal 

Segretario nazionale Pasquale Salvatore, 

visti 

il D.M. 3 novembre 1999 n. 509 “Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei” che prevede il 

riordino degli studi universitari e, in particolare, l’istituzione di lauree triennali e specialistiche, rientranti in apposite classi; 

il D.M. 22 ottobre 2004 n. 270 “Modifiche al regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei, 

approvato con decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509”; 

la L. 7 marzo 1985 n. 75 “Modifiche all’ordinamento professionale dei geometri” contenente le modalità e i programmi degli 

esami di stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione, 

premesso e considerato 

che nell’Università Telematica Guglielmo Marconi, istituita con D.M. 1° marzo 2004 (G.U. n.65 del 18 marzo 

2004), sono attivati i corsi di laurea di primo livello in Scienze giuridiche, Scienze dell’educazione e della formazione, Scienze 

del servizio sociale, Scienze economiche, Lingua e cultura italiana e Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, territoriali ed 

edilizie; che detta Università offre una formazione di qualità e permette, con l’uso di efficaci tecnologie di comunicazione, 

di attivare processi di apprendimento continuo, senza vincoli spazio-temporali, in grado di adottare modalità innovative di formazione, 

sviluppando adeguate strategie di ricerca relative alle soluzioni tecnologiche più avanzate e integrando strumenti di 

comunicazione non residenziali con momenti di attività di workshop, seminari e tutoraggio; 

che la stessa Università è disponibile ad erogare in convenzione servizi nell’area didattica per la partecipazione dei 

geometri al corso di laurea in Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, territoriali ed edilizie; nonché nell’area formativa 

specifici corsi per la formazione continua obbligatoria pubblicata sulla G.U. n. 89 del 16 aprile 2004, individuando altresì percorsi 

che interagiscono con l’area didattica attraverso il riconoscimento dei crediti formativi ai fini del conseguimento dello 

specifico titolo universitario, oltre a percorsi di aggiornamento per gli esami di stato di abilitazione all’esercizio della professione 

di geometra; 

che la medesima Università ha già stipulato analoghe convenzioni con la Direzione Centrale dell’Agenzia del Territorio, 

il Consiglio Nazionale dei Periti Agrari, il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e il Consiglio Nazionale dei Consulenti 

del Lavoro; così come hanno fatto altri atenei statali, tra cui di recente l’Università di Bari con l’Unione Interregionale dei 

Ragionieri di Puglia e Basilicata e prima con la Guardia di Finanzia, per “esaltare la formazione universitaria attraverso il 

mondo del lavoro e i tirocini formativi”; 

che è interesse del Sindacato Italiano Geometri (costituito con atto notarile del 29 marzo 2005 registrato a Cosenza 

l’1 aprile 2005), parte sociale a livello nazionale, elevare qualitativamente la formazione tecnico-scientifica della categoria, 

incoraggiando i propri iscritti e tutti i geometri italiani ad ottenere una preparazione di livello universitario con possibilità di 

valorizzare i percorsi formativi compiuti dai geometri, mediante il riconoscimento di crediti formativi per il conseguimento di 

titoli accademici, ai sensi di quanto disposto dal D.M. n. 509/99 così come modificato dal D.M. 270/2004; 

che tra gli scopi del S.I.G. vi è quello della formazione per i propri iscritti e per tutti i geometri italiani e che parte 

degli insegnamenti e dei programmi didattici hanno contenuti in comune con quelli previsti dal corso di laurea in Scienze geotopo-cartografiche, 

estimative, territoriali ed edilizie, indirizzo professionale attivato dall’UTGM a richiesta e di concerto con il 

Comitato Regionale Geometri di Calabria e il Sindacato Geometri di Calabria, ora confluito nel Sindacato Italiano Geometri; 

che gli artt. 5, comma 7, dei suddetti DD. MM. 509/99 e 270/2004 prevedono, tra l’altro, che le Università possono 

riconoscere come crediti formativi universitari, secondo criteri predeterminati, le conoscenze e le abilità professionali certificate 

ai sensi della normativa vigente in materia; 

convengono e stipulano quanto segue 

Art. 1 - Le premesse sopra indicate costituiscono parte integrante della presente convenzione. 

Art. 2 - L’UTGM e il S.I.G. convengono di collaborare alla realizzazione di percorsi formativi innovativi attraverso 

l’impiego delle nuove metodologie e tecnologie didattiche (e-learning) per un reciproco arricchimento delle tematiche 

di settore, anche attraverso la realizzazione di master, di corsi di perfezionamento, e in particolare di corsi di specializzazione 

con l’istituzione del biennio di laurea magistrale in Scienze geo-topo-cartografiche ed estimative, nonché di corsi 

di formazione professionale in modalità telematica. Ogni singola collaborazione specifica sarà disciplinata da apposita 

convenzione. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 



Art. 3 - L’UTGM riconosce ai fini del conseguimento della laurea in Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, 

territoriali ed edilizie, indirizzo professionale, crediti formativi relativi agli studi compiuti dagli iscritti, valorizzando nel 

contempo l’esperienza maturata nell’esercizio dell’attività. 

Gli iscritti che intendono aderire ai corsi di studi per i quali è stato concordato il riconoscimento dei crediti formativi universitari 

(cfu) dovranno presentare la seguente documentazione: 

a) diploma di geometra; 

b) certificato di iscrizione all’Albo dei geometri con decorrenza ed effettivo esercizio professionale, o certificato 

di dipendenza da almeno cinque anni nel ruolo professionale di enti pubblici o privati, o di abilitazione 

all’esercizio della libera professione di geometra, o di iscrizione nel Registro dei Praticanti; 

c) curriculum professionale documentato. 

Art. 4 – a) Ai geometri iscritti all’Albo da almeno cinque anni con effettivo esercizio professionale, che intendano 

immatricolarsi al corso di laurea in Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, territoriali ed edilizie, indirizzo 

professionale, la Facoltà riconosce 100 (cento) crediti formativi, salvo altri in base ai curricula personali, con iscrizione 

al II anno di corso, sicché per conseguire la laurea è necessario maturare ulteriori 80 (ottanta) crediti corrispondenti 

ai seguenti insegnamenti: II anno - diritto amministrativo (cfu 5), geologia applicata (cfu 6), idoneità linguistica 

inglese o francese (cfu 4), tecnologie per l’igiene edilizia e ambientale (cfu 5), tecnica urbanistica (cfu 6), diritto 

privato (cfu 6), geodesia e cartografia (cfu 5), storia della scienza e delle tecniche (cfu 3); III anno – composizione 

architettonica (cfu 6), geotecnica (cfu 5), tecnologia dell’architettura (cfu 5), costruzioni rurali e territorio agroforestale 

(cfu 5), economia ed estimo civile e rurale (cfu 5), profili penali di diritto dell’ambiente e dell’edilizia (cfu 

6), architettura del paesaggio o sistemi di gestione e certificazione ambientale o storia dell’arte contemporanea a 

scelta (cfu 4), prova finale (cfu 4). 

b) Ai geometri dipendenti pubblici e privati da almeno cinque anni nel ruolo professionale la Facoltà riconosce 

80 (ottanta) crediti formativi, salvo altri in base ai curricula personali, sicché per conseguire la laurea suddetta è necessario 

maturare ulteriori 100 (cento) crediti corrispondenti a tutti quelli di cui sopra (punto a) più i seguenti insegnamenti: 

II anno – scienze delle costruzioni (cfu 5), geologia applicata (cfu 5); III anno - tecnica delle costruzioni 

(cfu 5), agronomia e coltivazioni erbacee (cfu 5). 

c) Ai geometri iscritti all’Albo da meno di cinque anni o in possesso di abilitazione all’esercizio della libera 

professione o iscritti nel Registro dei Praticanti, considerati gli insegnamenti professionali del corso di studi secondario 

nonché l’abilitazione conseguita o il tirocinio svolto, la Facoltà per conseguire la laurea suddetta riconosce rispettivamente 

30 (trenta) cfu ai primi due e 15 (quindici) ai praticanti, salvo altre esperienze professionali maturate o corsi 

di studio e formazione certificati, che saranno valutati ad personam. 

d) Per i praticanti che intendono conseguire l’abilitazione all’esercizio della libera professione, il tirocinio ex 

artt. 6 e 55 del DPR n. 328/2001 deve essere svolto nel rispetto del Regolamento emanato dal Consiglio Nazionale 

Geometri in strutture pubbliche o private idonee e congruenti all’attività professionale futura. 

Art. 5 - Per i geometri (iscritti all’Albo, o dipendenti pubblici e privati, o in possesso di abilitazione o praticanti) e 

per i loro familiari, che vogliono immatricolarsi nelle altre facoltà e indirizzi dell’UTGM, sono fatti salvi i percorsi universitari 

pregressi, i cui esami sostenuti e superati, saranno valutati secondo le regole ordinarie dell’UTGM. Sono fatti 

salvi altresì le esperienze professionali maturate e i corsi di aggiornamento e formazione con rilascio di attestati, la cui 

valutazione avverrà ad personam. 

Art. 6 - Fermo restando l’obbligo di assolvere agli adempimenti previsti per l’accesso al corso di laurea prescelto, 

i familiari dei geometri con o senza il riconoscimento di crediti formativi dovranno, comunque, essere già in possesso del 

diploma di scuola media secondaria quinquennale (oppure maturità quadriennale più attestato del corso integrato annuale) 

o di altro titolo di studio conseguito all’estero e riconosciuto idoneo. 

Art. 7 - Coloro che sono ammessi ai corsi di laurea in base alla presente convenzione devono considerarsi studenti 

universitari a tutti gli effetti e devono osservare le disposizioni che regolano gli studi universitari. 

Art. 8 - Le domande di immatricolazione per il corso di laurea, non hanno scadenza e lo studente potrà immatricolarsi 

quando lo riterrà più opportuno senza vincoli temporali. Le tasse e i contributi richiesti agli studenti provenienti dal S.I.G. 

sono indipendenti dalle fasce di reddito di appartenenza e, in virtù di questa Convenzione rispetto agli altri studenti – esclusa 

la tassa regionale per il diritto allo studio da versare nella sua interezza (€ 108,33)– godono di una riduzione sulle tasse 

annuali del 10% per i residenti nelle regioni dell’Italia Centro-Settentrionale e del 40% per i residenti da almeno tre anni nelle 

regioni dell’Italia Meridionale e Insulare. E tanto in adesione con la politica e le direttive comunitarie volte alla riduzione 

delle disparità e alla coesione socio-economica territoriale, per cui le regioni Calabria, Sardegna, Campania, Sicilia, Puglia, 

Basilicata e Molise (in ordine di minor reddito pro-capite) con PIL inferiore al 75% della media comunitaria sono dichiarate 

aree depresse rientranti nel cosiddetto obiettivo 1 dei fondi europei. 

Tutti gli iscritti di cui all’art. 5 che intendano immatricolarsi in altre facoltà dell’Università G. Marconi avranno diritto allo 

sconto delle tasse di immatricolazione o di iscrizione di cui all’art. 8 della presente convenzione, con il riconoscimento dei 

crediti formativi acquisiti e documentati da valutare ad personam. 

43

44 



Art. 9 - Gli esami, di regola saranno sostenuti nella sede di Roma. In base al numero degli esaminandi l’Università 

potrà effettuarli anche nelle sedi dei Collegi provinciali dei geometri o nei Centri di orientamento regionali della stessa 

Università Marconi. 

Art. 10 - Considerata la qualificata professionalità dei geometri è prevista la partecipazione all’attività didattica e formativa 

erogata dall’UTGM di tutor di categoria (particolarmente esperti e in possesso di idonei requisiti) con eventuale integrazione 

nelle Commissioni di esame. 

Art. 11 - Il S.I.G. si impegna a cooperare nella diffusione dell’informazione relativa alle iniziative progettate in collaborazione 

con l’UTGM, mettendo a disposizione tutti gli strumenti di comunicazione disponibili (sito web, pagine mediavideo, 

materiale informativo e stampa, direct mailing, ecc.). 

Art. 12 - La presente Convenzione, che non comporta per le parti alcun onere diverso da quelli sopra citati, avrà durata 

quinquennale, a decorrere dalla data di sottoscrizione. Potrà essere rinnovata tacitamente per ulteriori quinquenni se non disdetta 

da una delle parti, da comunicarsi mediante raccomandata a.r. almeno sei mesi prima della data di scadenza. 

Art. 13 - L’eventuale recesso di una delle parti non inficierà i crediti formativi già riconosciuti agli studenti e il loro 

diritto di completare i corsi di laurea intrapresi alle condizioni di cui sopra, ivi compreso l’istituendo biennio specialistico di 

laurea magistrale in Scienze geo-topo-cartografiche ed estimative, per cui ai geometri di cui alla presente convenzione saranno 

riconosciuti crediti in uguale proporzione a quelli stabiliti dall’art. 4 e concesse le stesse agevolazioni su tasse e contributi previsti 

dall’art. 8 per la laurea triennale. 

Art. 14 - Per qualunque controversia relativa alla presente Convenzione, non risolvibile in via bonaria, è competente il 

Foro di Roma. 

Art. 15 - Il presente atto, redatto in duplice copia, è esente dall’imposta di bollo ai sensi dell’art. 16 allegato B del DPR 

n. 672/1972. 

Roma, 5 aprile 2005 

Per l’U.T.G.M. Per il S.I.G. 

Il Rettore La Segreteria nazionale 

Alessandra Spremolla in Briganti Giuseppe Caterini presidente 

Pasquale Salvatore segretario 

Domenico Barba 

Vincenzo Bellavia 

Giuseppe Iuliano 

Giuseppe Lo Cascio 

COMUNICATO IMPORTANTE 

Il Consiglio Nazionale Geometri con sua nota prioritaria n. 06368 del 14.7.2005 ha comunicato quanto segue: 

«Nell’ambito delle strategie volte a garantire una sempre più qualificata formazione professionale della 

Categoria ed in ossequio alla normativa di cui al DPR 328/01, questo Consiglio Nazionale, alla luce delle 

convenzioni già stipulate presso diversi Atenei, sta effettuando alcune verifiche finalizzate alla possibilità di 

sottoscrivere un’ulteriore convenzione con l’Università Marconi di “Roma 3”. Fermo restando che, qualora 

quest’ultima stipula di convenzione abbia buon fine, questo Consiglio provvederà prontamente a darne 

compiuta informazione. Con la presente ed alla luce di quanto sopra, si vuole evidenziare ed asserire categoricamente 

che lo scrivente organo rappresentativo non ha alcun contatto con il Gruppo CEPU. Per contro, 

giungono notizie che detta organizzazione è solita contattare in modo capillare gli utenti, dietro garanzia 

di un proprio legittimo e diretto coinvolgimento nelle suddette convenzioni. Attesa l’assoluta infondatezza 

di quanto asserito dal suddetto organismo, si invitano codesti Collegi ad informare i propri iscritti circa 

la fattispecie rappresentata, affinché gli stessi non diano seguito a promozioni pubblicitarie di tal guisa». 

La suddetta Università Telematica G. Marconi – Roma3, dietro espressa richiesta del Comitato Regionale 

Geometri di Calabria, già dall’anno accademico 2004-2005, ha attivato, senza alcun contributo economico 

e/o finanziamento dalla categoria, il corso di laurea triennale in Scienze geo-topo-cartografiche, estimative, 

territoriali ed edilizie; corso dal 5 aprile 2005 convenzionato con il Sindacato Italiano Geometri 

con riconoscimento di crediti formativi e altri notevoli vantaggi a favore dei geometri iscritti all’albo e 

impiegati, per come sopra riportato (pp. 42, 43 e 44). Ovviamente né il Sindacato Italiano Geometri, né 

il Comitato Regionale Geometri di Calabria, né l’Università G. Marconi hanno rapporti di alcun genere 

con il Gruppo CEPU. 

n. 2-3/2005

Proposta Comitato Geometri Calabria e S.I.G. 

Discipline scienze della Terra CFU 

GEO/03 Geologia strutturale o Sismologia 4 

GEO/O7 Petrologia e petrografia 4 

GEO/08 Geochimica e vulcanologia 4 

GEO/09 Georisorse minerarie 4 

GEO/11 Geofisica applicata 4 

GEO/12 Oceanografia e fisica dell’atmosfera 3 

Discipline biologiche 

BIO/01 Botanica generale 5 

BIO/08 Antropologia 5 

MED/42 Igiene generale e applicata 5 

Discipline ambientali 

BIO/03 Botanica ambientale e applicata 6 

BIO/07 Ecologia 8 

Discipline agrarie 

AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arb. 4 

AGR/04 Orticoltura e floricoltura 3 

AGR/05 Assestamento forestale e selvicoltura 3 

Discipline giundiche, economiche e tecniche 

ICAR/03 Ingegneria sanitaria-ambientale 4 

ICAR/06 Topografia, cartografia e geodesia 8 

ICAR/15 Architettura del paesaggio 4 

IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico 4 

IUS/14 Diritto dell’unione europea 4 

SECS-P/O6 Economia applicata 4 

n. 2-3/2005 


Abilità informatiche e relazionali, tirocini, ect. 15 

Prova finale 15 

Totale 120 

Per accettazione delle modifiche apportate. 

Il Segretario Nazionale 

Pasquale Salvatore 


ISTITUZIONE DEL BIENNIO DI LAUREA SPECIALISTICA 

La proposta del S.I.G. accolta con qualche modifica dall’Università Telematica “G. Marconi” 

Raccomandata fax Chiar.ma Prof.ssa Alessandra Spremolla Briganti 

06/321113 Magnifico Rettore Univ. Telematica G. Marconi - Via Orsini, 19 - 00192 ROMA 

Oggetto: Istituzione del biennio di laurea specialistica a distanza (e-learning) in Scienze e tecnologie applicate per l’ambiente 

e il territorio (82/S) 

Facendo seguito agli accordi intercorsi e alle nostre note dell’11 e 18 aprile u.s., in ordine alla istituzione del biennio di laurea specialistica 

in Scienze e tecnologie applicate per l’ambiente e il territorio (82/S) e in base alla dimostrazione relativa al Campus on 

line della Università Guglielmo Marconi effettuata nella nostra sede, siamo lieti di confermare l’interesse del Sindacato Italiano 

Geometri in vista della promozione culturale e professionale della categoria. 

In particolare, il Sindacato Italiano Geometri è interessato a collaborare attivamente all’importante opportunità che l’Università 

telematica offre ai nostri rappresentati, professionisti in piena attività con scarsa disponibilità di tempo nelle giornate lavorative, e 

quindi impossibilitati agli spostamenti richiesti dalla frequenza delle lezioni tradizionali. 

Si ritiene perciò essenziale l’istituzione nel più breve tempo possibile del biennio di laurea magistrale a distanza (e-learning) in 

Scienze e tecnologie applicate per l’ambiente e il territorio (82/S). 

Con i migliori saluti. 

11 maggio 2005 

Il Segretario Il Presidente 

Pasquale Salvatore Giuseppe Caterini 

BIENNIO LAUREA SPECIALISTICA in “SCIENZE E TECNOLOGIE PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO” 

Classe 82/S 

Modifiche Università Telematica G. Marconi 

idem 

CFU 

4 

“ 4 

“ 4 

“ 4 

“ 4 

GEO/05 Geologia ambientale e dei materiali 3 

4 

modificato - 

4 

idem 6 

“ 8 

BIO/07 Ecologia applicata alle infrastrutture 3 

idem 4 

“ 3 

AGR/05 Ecologia forestale 3 

idem 4 

“ 8 

“ 4 

modificato - 

idem 4 

SECS-P/06 Economia ambientale 4 

ICAR/20 Tecniche di pianif. e prog. ambientale 4 

ICAR/0” Stabilità dei pendii 4 

idem 15 

idem 15 

120 

Il Presidente Nazionale 

Giuseppe Caterini 

45

46 


RIUNIONE DEI PRESIDENTI E DELEGATI 

DELLE REGIONI DEL SUD ITALIA 

Organizzata dal Comitato Regionale dei Geometri di Basilicata 

Matera 16 aprile 2005 

Resoconto 

Il presidente del Comitato Regionale Geometri di Basilicata, 

Mariano Casiello, apre i lavori chiamando alla presidenza i presidenti 

dei Comitati Regionali Geometri di Calabria, Giuseppe 

Caterini, Molise, Alberto Molinaro, Sicilia, Saro Cucuccio, nonché 

dei presidenti dei Collegi di Salerno, Ciro Robustelli, per la 

Campania e di Brindisi, Nicola Iaia, per la Puglia. 

Informa i presenti che al seminario hanno aderito i collegi di 

Basilicata: Potenza e Matera; Calabria: Cosenza, Catanzaro, 

nonché Crotone e Vibo Valentia per delega al Presidente del 

Comitato Regionale e del Collegio di Cosenza; Campania: Avellino, 

Napoli, Salerno; Molise: Campobasso e Isernia; Puglia: 

Brindisi, Foggia e Lecce; Sicilia: Agrigento, Caltanisetta, Catania 

e Enna; nonché il neo costituito Sindacato Italiano Geometri, 

con la partecipazione dei suoi presidente (Giuseppe Caterini ) e 

segretario (Pasquale Salvatore) nazionali. 

Informa inoltre che hanno comunicato a mezzo fax o telefono, 

la loro impossibilità a partecipare per precedenti impegni, i collegi 

di Benevento, Caserta, Bari, Lucera, Reggio Calabria, Taranto, 

Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani. 

Dopo avere riepilogato le motivazioni dell’incontro, organizzato 

dal Comitato Regionale della Basilicata, e presentato gli 

argomenti all’ordine del giorno: esame delle bozze degli articolati 

relativi al progetto AUTEL e al nuovo Codice deontologico, in 

previsione dell’imminente insediamento del rinnovato Comitato 

dei Delegati Cassa; il geom. Casiello esprime alcune sue considerazioni 

sugli argomenti in esame. 

In particolare, per quanto riguarda il progetto AUTEL, esprime 

l’avviso che occorre prima conseguire la soppressione delle 

sezioni “B” degli ordini dei laureati dell’area tecnica e poi valutare 

l’opportunità di costituire un nuovo ordine che raggruppi le tre 

categorie coinvolte nel progetto AUTEL, unitamente ai tecnici 

delle sezioni “B” suddette. 

Ricorda che sia al Congresso di Riccione, 3-6 novembre 2004, 

che alla recente Assemblea dei Presidenti a Roma del 5 aprile 

2005, è stato ribadito, dalla base della nostra categoria, che la condizione 

pregiudiziale per poter proseguire nell’attuazione del progetto 

AUTEL è quella di conseguire, preliminarmente, la soppressione 

delle sezioni “B” degli ordini dei laureati dell’area tecnica. 

Esprime la considerazione che se si dovesse procedere alla 

costituzione dell’AUTEL senza avere ottenuto la soppressione 

delle sezioni “B” ciò non sarebbe di alcuna utilità per la nostra 

categoria, che perderebbe così la sua identità con grave danno per 

la difesa degli interessi dei propri iscritti. 

Propone, quindi, ai presenti, di ribadire l’adesione dei Collegi 

del Sud, a questi indirizzi in un eventuale documento conclusivo 

dei lavori odierni. 

Con riferimento alla bozza di articolato per il Codice deontologico 

della nostra categoria è dell’opinione che questo non esprime 

grandi valori etici che possano darci lustro, e che bisognerebbe 

provvedere alla sua integrazione. 

In relazione alla necessità di rappresentare efficacemente gli 

interessi dei geometri che operano nella nostra area geografica, 

esprime la convinzione che occorre proseguire e sviluppare le 

occasioni di incontro fra tutti i Collegi del Sud Italia, al fine di 

elaborare le migliori proposte e sostenerle unitariamente, per evitare 

che idee e programmi, di valore, che i nostri Collegi sono in 

grado di esprimere, non vengano tenute nella debita considerazione, 

nell’ambito nazionale della categoria, per mancanza di un supporto 

numericamente significativo a loro sostegno. 

Interviene il Presidente del Collegio di Brindisi, geom. 

Nicola Iaia, il quale condivide l’iniziativa dell’incontro odierno, 

ritenendola molto opportuna in un momento in cui la categoria sta 

programmando il suo futuro. 

Sul progetto AUTEL ritiene che non potrà approdare a nulla se 

non avremo la forza politica di fare sopprimere le sezioni “B”. 

Pensa che nelle Assemblee nazionali della categoria la nostra 

area geografica non riesce ad esprimere adeguatamente le sue 

valutazioni su questo argomento. 

Esprime la considerazione che il progetto AUTEL sia stato 

pensato quasi esclusivamente a finalità previdenziali, ha dubbi che 

la privatizzazione della Cassa sia stata una buona scelta e che forse 

sarebbe stato meglio se la Cassa fosse rimasta statale e sarebbe 

opportuno non trascurare la possibilità di una evoluzione pubblica 

della stessa. 

Ritiene che l’iniziativa di coloro che hanno costituito il Sindacato 

Italiano Geometri sia stata una buona iniziativa e per questo 

ringrazia il presidente Caterini e il segretario Salvatore. 

Crede che attraverso l’unità dei nostri Collegi, che non deve 

esistere solo nel momento in cui si eleggono i nostri rappresentanti 

nazionali, bisogna sviluppare le discussioni sugli argomenti più 

n. 2-3/2005

importanti che interessano la categoria nella nostra area geografica. 

Relativamente alla composizione del Comitato dei Delegati 

solleva il problema della mancanza di una rappresentanza dei pensionati 

nel suo ambito e solleva il problema di modificare lo Statuto 

della Cassa per superare questo problema. 

In merito al Codice deontologico condivide che questo non 

esprime grandi valori etici e tornando alla costituzione del Comitato 

dei Delegati solleva il problema del suo sistema elettorale 

vigente che non consente ai singoli Collegi di scegliere autonomamente 

il proprio Delegato Cassa, chiedendo implicitamente di 

riformare questo sistema elettorale per consentire ad ogni Collegio 

di eleggere il proprio rappresentante autonomamente. 

Interviene il Presidente del Collegio di Salerno, nonché 

Delegato Cassa, geom. Ciro Robustelli, il quale ritiene che il 

problema che investe la nostra categoria è la sua mancanza di 

peso politico. 

Dice che dobbiamo essere propositivi sviluppando proposte 

concrete . 

Ritiene che l’AUTEL sia un’ottima proposta con il solo difetto 

di essere tardiva e che molto probabilmente non andrà in porto 

perchè, come si sa, gli altri si sono fatti i conti e non vogliono 

venire in AUTEL. 

Evidenzia come non bisogna mai dimenticare come ragionano 

le forze politiche, quindi, bisogna acquisire il peso elettorale e poi 

fare le nostre proposte. 

Ritiene che il vero problema è quello di garantire la sostenibilità 

del nostro sistema previdenziale, pertanto, propone di non 

sprecare altro tempo e di dedicarsi con forza e coraggio alla previdenza 

e alla difesa della categoria. 

Pur ritenendo che le ultime riforme abbiano eliminato la figura 

del geometra, pensa che nel prossimo futuro ci sarà una rivisitazione 

del sistema. 

Pertanto, la nostra professione va sostenuta, il progetto 

AUTEL va rafforzato, obbligando tutti tecnici dipendenti pubblici 

all’iscrizione con le dovute garanzie e cosi vedere quale forza 

politica ha il coraggio di non tenerci nella giusta considerazione. 

Interviene il Delegato Cassa del Collegio di Campobasso, 

geom. Salvatore Ciocca, il quale ritiene che tutto il lavoro svolto 

nell’ultimo quadriennio, nell’ambito della categoria in generale, 

ed in particolare nell’ambito del Comitato dei Delegati, non ha 

prodotto grandi risultati. 

Ritiene che il progetto AUTEL sia stato presentato senza un 

adeguato lavoro di approfondimento nell’ambito della nostra categoria 

e che questo non sia utile a risolvere i suoi problemi come 

da più parti viene ora evidenziato. La politica di categoria nel 

recente passato è stata sviluppata, anche finanziandola, per ottenere 

le sezioni “B” dalle stesse nostre istituzioni che oggi ne chiedono 

la abrogazione. 

Esprime la convinzione che l’unione fra i nostri collegi deve 

essere sviluppata unitamente a proposte politiche e non solo finalizzata 

ad acquisire il consenso utile per ottenere l’elezione nelle 

rappresentanze nazionali di categoria. 

Circa il Codice deontologico pensa che l’argomento non abbia 

molto importanza in un momento di grande difficoltà per la categoria 

come quello attuale. 

Lamenta che l’iniziativa di aumentare il contributo integrativo 

dal 2 al 4 per cento si stia rivelando un danno per i nostri iscritti 

perché siamo rimasti i soli tecnici ad averla adottata e questo met- 

n. 2-3/2005 


te i nostri iscritti in una condizione di difficoltà con la nostra committenza. 

Pensa che le assemblee di categoria in ambito nazionale, come 

il Congresso di Riccione, non consentono di sviluppare un reale 

lavoro di approfondimento dei problemi che ci riguardano concretamente. 

Interviene il Delegato Cassa del Collegio di Caltanisetta, 

geom. Luigi Mammano, il quale ritiene che bisogna fare attenzione 

a lanciare equivoci messaggi allarmistici. La nostra categoria 

non ha mai avuto ombrelli politici e la nostra Cassa oggi ha il 

problema di pagare le pensioni perché oggi vengono a maturazione 

i trattamenti dovuti. Bisognava stare attenti ai problemi della 

categoria, e della Cassa, nel momento in cui è stata effettuata la 

prima riforma del nostro sistema scolastico quando al nostro titolo 

di studio è stata tolta l’abilitazione. Allora i nostri dirigenti di 

categoria attuavano un sistema previdenziale eccessivamente premiante 

di cui ora se ne riscuotono i relativi trattamenti. 

Gli attuali rappresentanti in un Comitato dei Delegati, solo 

oggi vitale e partecipe, ciò che in passato non era, essendo la Cassa 

privatizzata agiscono dinamicamente rispetto alle evoluzioni 

sociali da cui è interessata la categoria fino ad interessarsi dei più 

svariati problemi, come ad esempio quelli delle competenze, della 

formazione, in fondo alla base del nostro sistema previdenziale. 

Condivide il fatto che il progetto AUTEL non sia effettivamente 

utile a risolvere i problemi della categoria ma ritiene che 

occorrerebbe allora proporre delle alternative valide in sua sostituzione. 

Interviene il Presidente del Collegio di Foggia, nonchè 

Delegato Cassa, geom. Leonardo Pietrocola, il quale ritiene che 

bisogna essere più convinti nel difendere il nostro titolo che ha 

ancora grande importanza nella società e che potrà ancora averla 

in futuro. Di questo bisogna essere profondamente convinti. 

Il tema del Convegno di Riccione “Più qualità per crescere” è 

la traccia da seguire, e il lavoro svolto nell’ambito del Comitato 

dei Delegati nell’ultimo quadriennio ha prodotto notevoli trasformazioni 

e miglioramenti nel suo sistema organizzativo interno, 

con riferimento ai suoi regolamenti sul sistema contributivo, sanzionatorio, 

elettorale. Pensa anche che l’intero Comitato dei Delegati 

nell’ultimo quadriennio sia cresciuto nella qualità dei suoi 

lavori e che per risolvere i nostri problemi tutti noi dobbiamo presentare 

proposte concrete per migliorare e garantire la sostenibilità 

del sistema. 

Bisogna sviluppare programmi di lavoro che devono essere 

portati nelle nostre istituzioni nazionali e devono essere verificati 

nella corretta ed efficace attuazione nel corso del loro mandato. 

Ritiene che il progetto AUTEL derivi dalla Legge di riforma 

del sistema universitario. 

Condivide l’esigenza di sviluppare questi incontri nelle 

macroregioni perché le idee per essere realizzate devono essere 

sostenute da più Collegi. 

Interviene il Presidente del Collegio di Avellino, nonché 

Delegato Cassa, geom. Ezio Piantedosi, il quale condivide l’odierna 

iniziativa che, insieme ad altri presidenti, ricorda, aveva 

sollecitato successivamente al convegno di Riccione. 

Riferendosi al fatto che alcuni relatori intervenuti prima di lui 

si siano lamentati della mancanza di iniziative utili a risolvere i 

problemi della categoria pensa che l’incontro odierno debba servi- 

47

48 


re proprio allo scopo di produrre quelle idee di cui si lamenta la 

mancanza. Ritiene, infatti, che le normali occasioni in cui ci ritroviamo 

nelle riunioni di categoria di livello nazionale debbano 

essere seguite da incontri come questo in cui ciò che è stato detto 

deve essere la base del confronto e in cui si deve cercare di far 

nascere le nostre proposte: mancando questi incontri tutto rimane 

senza seguito. 

È importante raggiungere l’unione nella nostra area geografica 

per consentire di presentare le nostre idee, ma anche le candidature 

di valide persone che le rappresentino nelle nostre istituzioni, 

con il sostegno di un numero consistente di Collegi che possa 

essere anche considerato in tutto il suo valore, numerico e non, 

anche dalle altre realtà geografiche in cui e distribuita territorialmente 

la nostra categoria sul piano nazionale. 

In merito alla proposta AUTEL pensa che sia difficile oggi 

ottenerne la modifica con l’introduzione della soppressione delle 

sezioni “B” che dovremmo, forse, cercare di ottenere successivamente 

sul piano politico, anche se siamo poco rappresentati in 

parlamento e, addirittura, abbiamo rappresentanti che cercano di 

non farsi riconoscere come geometri. 

Ritiene quindi che questi incontri devono servire anche ad 

uscire dall’ambito prettamente professionale per cercare di riuscire 

ad incidere nell’ambito politico e sociale. La categoria ha 

ampie possibilità di svilupparsi nell’ambito delle opportunità di 

lavoro che riguardano l’ambiente, la sicurezza, le rilevazioni topografiche 

di precisione ecc. E queste occasioni di mercato creano i 

presupposti della sostenibiltà del nostro sistema, a prescindere da 

quello che può consentire l’istituzione eventuale del cosiddetto 

AUTEL. 

Relativamente all’aumento del contributo integrativo dal 2 al 

4 per cento esprime dubbio che l’incapacità da parte dell’INAR- 

CASSA di ottenere l’autorizzazione ministeriale per l’applicazione 

dell’incremento sia voluta, contribuendo così ad aumentare le 

difficoltà della nostra Categoria, soprattutto quando le competenze 

tra tecnici si sovrappongono. Al riguardo auspica l’attivazione 

da parte degli Organi Centrali della nostra Cassa per verificare 

come mai le altre Casse tecniche non hanno ancora incrementato 

questa aliquota. 

Interviene il Presidente del Collegio di Campobasso, geom. 

Alberto Molinaro, il quale ritiene l’incontro di oggi quanto mai 

opportuno, come dimostra anche la numerosa presenza di Delegati 

e Presidenti. 

Crede sia necessario istituzionalizzare l’esistenza di questa 

macro-regione e regolamentarne il funzionamento per scongiurare 

il rischio che queste riunioni si tengano soltanto nelle occasioni 

della scelta dei nostri rappresentanti nazionali, allo scopo di utilizzare 

il voto delle regioni più piccole a vantaggio di quelle più 

grandi. È convinto quindi che nell’ambito di questa macro-regione 

occorra consentire ad ogni collegio di esprimere i propri rappresentanti 

nelle istituzioni nazionali di categoria in un programma 

concordato di alternanza fra tutti i collegi che fanno parte di 

questa area geografica. È questo è tanto più importante nel 

momento in cui la nostra macro-regione sia stata in grado di produrre 

nel corso dei suoi lavori un programma a cui il rappresentante 

dovrà attenersi. 

Ritiene che la nostra macro-regione dovrà elaborare un proprio 

programma che dovrà essere sostenuto da tutti congiuntamente 

nelle istituzioni nazionali di categoria per dare un senso 

compiuto a questa unione. 

Questa macro-regione deve presentarsi unita agli appuntamenti 

nazionali di categoria altrimenti la nostra divisione viene sfruttata 

dalle altre regioni per eleggere loro rappresentanti al posto dei 

nostri. Diversamente, non saremmo credibili. 

Pensa che il progetto AUTEL abbia bisogno di referenti politici 

che lo sostengano in parlamento a tutt’oggi non individuati. 

Interviene il Presidente del Collegio di Catania, Geom. 

Rosario Cucuccio, il quale condivide l’iniziativa che è utile a sviluppare 

il dialogo che normalmente manca nell’ambito della 

nostra macro-regione e propone di organizzare ripetutamente questi 

incontri. Nelle occasioni delle riunioni che si sviluppano in 

ambito nazionale non si riesce a sviluppare tra di noi il dialogo 

necessario. Questi incontri debbono essere l’occasione per presentare 

ed elaborare le nostre idee e le nostre proposte anche eventualmente 

alternative a quelle che ci vengono presentate nelle 

occasioni degli incontri nazionali di categoria. 

È necessario essere propositivi. 

Relativamente al progetto AUTEL, si sono sentite solo delle 

critiche e nessuna proposta alternativa anzi fa notare che nella 

ultima Assemblea dei Presidenti a Roma si è manifestato un consenso 

generalizzato su questo progetto e che in particolare è stata 

espressa approvazione sulla linea adottata dal C.N.G. 

Ritiene quindi che, se la nostra macro-regione ritiene di proporre 

idee alternative lo debba fare non con iniziative isolate dei 

singoli Collegi ma con iniziative congiunte fra tutti i Collegi del 

Sud Italia in rappresentanza di tutte le regioni piccole o grandi che 

siano. 

Le riunioni come quella odierna, devono ripetersi non solo 

nelle occasioni dei rinnovi delle rappresentanze nazionali. 

Ritiene anche molto importante che tutti ci impegniamo a rappresentare 

le nostre istanze al mondo politico per poter ottenere 

che queste vengano concretizzate in provvedimenti di legge. 

Interviene il Presidente del Collegio di Matera, geom. 

Mariano Casiello, il quale rimarca di condividere gran parte di 

quanto è stato detto dai vari intervenuti, ma evidenzia come la riunione 

odierna sia la seconda riunione che si svolge nel meridione 

su questi temi che riguardano direttamente il futuro della nostra 

categoria, dopo quella che si tenne presso il Collegio di Napoli nel 

mese di ottobre 2004, alla vigilia del Convegno di Riccione subito 

dopo il completamento delle operazioni di voto per il rinnovo del 

n. 2-3/2005

Consiglio Nazionale Geometri. 

Evidenzia inoltre che sul progetto AUTEL nel corso dell’Assemblea 

dei Presidenti è stata espressa generale approvazione 

non sul progetto in sè, ma sulla condotta del Consiglio Nazionale 

Geometri, che ha saputo interpretare correttamente la reale 

volontà dell’assemblea di Riccione, che ha richiesto che il progetto 

venisse portato all’approvazione solo con la certezza della 

soppressione delle sezioni “B”, e che in tal senso sta operando. 

Pensa inoltre, che siamo ancora in tempo per prendere tutte 

le iniziative che riteniamo utili a difesa degli interessi della 

nostra categoria, e che anzi questo è il momento di fare emergere 

le nostre proposte, anche contrastanti con quanto fino ad ora è 

stato elaborato, compreso, eventualmente, specificare come sia 

per noi imprescindibile la soppressione delle sezioni “B” per 

continuare a coltivare il progetto AUTEL, se così è per noi; altrimenti 

ci ritroveremo approvato un progetto che potrebbe non 

corrispondere con questo che realmente vogliamo. 

Interviene il Presidente del Collegio di Isernia, geom. 

Cosmo Tedeschi, il quale esprime apprezzamento per tutti gli 

interventi, e chiede che venga verbalizzato tutto quello che è stato 

detto nel corso della riunione. 

I problemi emersi, sono quelli relativi principalmente alla 

sostenibilità del nostro sistema previdenziale e della continuità 

professionale. Quest’ultima prioritaria rispetto al problema previdenziale, 

poiché venendo meno la nostra categoria come oggi 

articolata diventerà problematico per i giovani iscritti continuare 

ad operare nel campo della libera professione con il titolo di geometra. 

Auspica che le istanze dei giovani geometri in tal senso debbano 

essere tenute nella debita considerazione nelle varie assemblee 

di categoria a livello nazionale, dove sembra che questo 

non emerga con la dovuta forza e chiede che a conclusione di 

questo incontro si elabori una mozione in tal senso. 

Sollecita a questo proposito una unità sostanziale che possa 

essere la base per concordare un programma comune con le altre 

macro-regioni del Nord e del Centro Italia, che se non ci vedono 

uniti potrebbero liberamente decidere programmi e organigrammi 

senza considerare le nostre istanze. 

Afferma che l’AUTEL ha un senso solo se si ottiene la costituzione 

di un albo in cui rientrino obbligatoriamente tutti i tecnici 

laureati triennali, altrimenti la nostra categoria rischia l’estinzione 

con la semplice unificazione con i periti agrari e i periti industriali. 

Dopo aver riepilogato tutte le rappresentanze dei Collegi del 

Sud Italia in seno alle istituzioni nazionali, evidenziando le loro 

regioni di provenienza, esprime l’auspicio che questa macroregione 

riesca a presentare candidati unitari ai prossimi rinnovi 

degli organigrammi nazionali di categoria, concordando le 

nostre candidature con la macro-regione del Centro Italia. 

Ritiene anche che sia da considerare come queste nostre rappresentanze 

devono essere concesse anche ai rappresentanti delle 

regioni più piccole. 

Interviene il Presidente del Collegio di Catanzaro, nonché 

Delegato e Consigliere di Amministrazione delle Cassa, 

geom. Nicola Santopolo, il quale puntualizza che anche le 

regioni più piccole in passato, nella Cassa hanno avuto i loro 

rappresentanti. 

Dopo il ciclo costitutivo della Cassa in cui si accumulava e 

n. 2-3/2005 


non c’erano prestazioni da erogare, evidenzia come oggi siamo 

nel ciclo in cui la Cassa deve erogare pensioni e non solo accumulare 

contributi, e come queste pensioni non possono essere 

quelle che si ipotizzavano nel ciclo costitutivo, che erano eccessivamente 

premianti. 

Ricorda come, attualmente, il Comitato dei Delegati e il 

Consiglio di Amministrazione della Cassa sono impegnati ad un 

lavoro di ristrutturazione dell’intero nostro sistema previdenziale. 

Sottolinea come questo lavoro ha portato a garantire la possibilità 

di erogare pensioni senza intaccare il nostro patrimonio 

fino all’anno 2024 secondo i nostri bilanci attuariali e come oggi 

la Cassa paga tanto quanto incassa. 

Esprime, inoltre, le sua convinzione che oggi non si possa 

ritornare ad un sistema previdenziale pubblico in quanto la 

nostra categoria ha già fatto una chiara scelta per la privatizzazione. 

Ritiene che il sistema pubblico, operando su un mercato del 

lavoro diverso da quello libero-professionale, non possa offrire 

ai liberi professionisti le tutele previdenziali di cui necessita e 

che la strada da percorrere sia quella di proseguire nel sistema 

previdenziale attuale, cercando di sviluppare proposte – anche 

diverse dal progetto AUTEL – fondate sulla semplicità e unitarie, 

che partano dal meridione ma valide per tutto il territorio 

nazionale. 

Evidenzia come l’avvio dei licei tecnologici consentirà solo 

per i prossimi sette anni di avere diplomati geometri che potremo 

iscrivere nei nostri albi e alla nostra Cassa e dopo dovremo 

attivarci per avere nuove iscrizioni da altre fonti per garantire la 

sostenibilità dal 2024 al 2064 e oltre. 

Interviene il presidente del Comitato Regionale di Calabria, 

nonché presidente del neo costituito Sindacato Italiano 

Geometri, Giuseppe Caterini, dopo aver espresso la sua condivisione 

dell’iniziativa odierna, passa a trattare gli argomenti 

iscritti all’ordine del giorno, e, relativamente al Codice deontologico, 

pur condividendo le opinioni già espresse secondo cui la 

bozza in esame non sia ispirata a valori etici alti, esprime l’avviso 

che comunque dovrebbe essere approvato cosi com’è, in 

quanto, diversamente, dovrebbe essere completamente riformulato, 

mentre abbiamo urgente necessità di un Codice unico su 

tutto il territorio nazionale. 

In merito al progetto AUTEL evidenzia come la propria 

regione aveva presentato al Convegno di Riccione un documen- 

49

50 


to favorevole alla proposta del CNG subordinata alla soppressione 

delle sezioni “B”, ovvero in alternativa l’istituzione del biennio 

di laurea specialistica. 

Evidenzia come nel Sud Italia le categorie dei periti agrari e 

periti industriali siano generalmente assenti essendo composte da 

professionisti che svolgono per lo più lavoro subordinato piuttosto 

che la libera professione. 

Sottolinea come la proposta del progetto AUTEL non viene 

dalla nostra categoria, ma nasce da una proposta del presidente 

dei periti agrari, come è stato riferito sulla stampa. 

Evidenzia come anche la categoria degli agrotecnici si è 

dichiarata interessata a far parte dell’AUTEL, contrastata in questo 

dai periti agrari, e come gli agrotecnici siano anche riusciti 

ad ottenere la competenza ad operare in campo catastale. 

Concorda con quanto già detto che i parlamentari geometri 

non sono molto attenti alle nostre problematiche, quasi si vergognassero 

del nostro titolo. 

In merito al progetto AUTEL, inoltre, ritiene che dalla stampa 

di categoria al di là dei titoli del convegno di Riccione indicanti 

il consenso della base, leggendo il contenuto degli interventi, 

fedelmente riportati, questo consenso era stato generalmente 

subordinato alla soppressione delle sezioni “B”. 

Sempre sul progetto AUTEL rileva come l’iniziale interesse 

dimostrato da alcuni rappresentanti dei tecnici iscritti nelle 

sezioni “B” in effetti era stato avanzato per una loro strategia 

mirante ad aumentare il loro potere contrattuale nei confronti dei 

laureati magistrali, perché di fatto questi tecnici si stanno iscrivendo 

in quegli ordini e non nei nostri collegi, pur avendone la 

possibilità. Riferisce, quindi, che il Comitato della Calabria aveva 

proposto al convegno di Riccione, in subordine al progetto 

AUTEL, l’attivazione della laurea magistrale anche per la nostra 

categoria e che più laureandi che frequentano il corso triennale 

istituito dall’Università della Calabria in collaborazione con la 

nostra categoria, non sono soddisfatti del titolo che conseguiranno 

e stanno chiedendo la laurea specialistica quinquennale, sollecitati 

e influenzati dalla facoltà di ingegneria che però non gli 

riconosce tutti i crediti che hanno maturato nel nostro corso. 

Occorre battersi per la laurea quinquennale, come recepito 

nella proposta portata dal C.N. nell’assemblea dei presidenti di 

Roma del 5 aprile scorso. 

Ritiene quindi nel futuro che questo progetto sia percorribile 

solo in previsione della formazione di due livelli di ordini: lau- 

reati triennali il primo e laureati magistrali il secondo. 

Informa che da queste considerazioni è nata l’iniziativa 

intrapresa da diversi Collegi del Sud di costituire il Sindacato 

Italiano Geometri, che si propone di guardare con più attenzione 

agli interessi della categoria segnatamente nella nostra area geografica, 

dove l’attività professionale viene svolta in tutta la sua 

polivalenza. 

Nelle nostre realtà infatti il geometra svolge la professione a 

tutto campo, mentre in più Collegi del resto d’Italia i geometri 

non hanno nemmeno il timbro professionale. 

Ritiene che questo incida anche sul numero degli iscritti e di 

conseguenza anche nel rapporto di forza fra i Collegi nelle varie 

aree geografiche d’Italia. Ciò invece non accade in quasi tutti i 

Collegi del Sud dove, la stragrande maggioranza dei geometri 

iscritti esercita effettivamente la libera professione. 

Crede quindi che per garantire il futuro della nostra categoria 

sia necessario avere nuovi iscritti e che potremo averli solo se 

saremo in grado di costituire un ordine in cui confluiscano laureati 

specialistici della nostra stessa categoria. 

È convinto perciò che la strada da seguire sia quella intrapresa 

dal Sindacato Italiano Geometri di sviluppare corsi di laurea 

triennali multidisciplinari che trovino sbocchi con la laurea magistrale 

studiata ad hoc per la nostra categoria con iscrizioni nei 

nostri albi. Questo ci consentirebbe di essere presenti alla pari 

con nostri rappresentanti in tutti gli organismi, da quelli universitari 

a quelli ministeriali. 

Presenta il Sindacato Italiano Geometri e diffusamente le 

motivazioni che hanno portato alla sua costituzione. 

In merito all’assenza nel Comitato dei Delegati di rappresentanze 

di pensionati, condivide quanto affermato dal presidente 

Iaia e aggiunge che all’elettorato attivo non può non essere riconosciuto 

l’elettorato passivo. Non ha voluto sostenere questa tesi 

nel Comitato dei Delegati quando è stato sollevato il problema ed 

era ancora Delegato per motivi di stile essendo prossimo alla 

pensione, ma anche perché riteneva che i tempi non fossero ancora 

maturi. Sul problema dell’aumento del contributo integrativo 

dal 2 al 4 per cento e sul fatto che nessun altra categoria dell’area 

tecnica ha ancora ottenuto l’approvazione ministeriale dell’analogo 

provvedimento pure adottato, ritiene che, per come stanno i 

fatti, si potrebbe ora sospettare che all’interno delle altre categorie 

vi siano gruppi contrari all’approvazione, anche per motivi di 

concorrenza con la nostra categoria. Questo provvedimento, di 

fatti, sta creando grosse difficoltà soprattutto ai geometri che operano 

nella nostra area geografica dove anche piccole percentuali 

sono determinanti nella scelta da parte della amministrazione 

pubblica del professionista a cui affidare l’incarico. 

Per quanto riguarda il discorso della privatizzazione della 

Cassa esprime l’idea che questa è stata decisa in un momento storico 

particolare di euforia e uniformità di vedute in tutta Italia 

sulla voglia di privato, ma oggi, e in prospettiva futura, venendo 

a mancare nuovi iscritti alla categoria per avere una pensione 

assicurata nel tempo lungo forse il nuovo Comitato dovrebbe fare 

un ulteriore approfondimento. 

Concorda infine, che in futuro i nostri incontri debbano essere 

intensificati, ma non più di tre o quattro all’anno, altrimenti 

sarebbe difficile mantenere l’impegno assunto. 

Esprime, infine, un forte richiamo all’unità fra i collegi del 

Sud al fine di riuscire ad esprimere le nostre rappresentanze autonomamente. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

comitato regionale geometri di calabria 

CFU 

Discipline di scienze della Terra 

GEO/03 Geologia strutturale ................................................................................4 

GEO/07 Petrologia e petrografia ..........................................................................4 

GEO/08 Geochimica e vulcanologia ....................................................................4 

GEO/09 Georisorse minerarie e applicazioni mineralogicopetrografìche 

per l’ambiente ed i beni culturali ....................................4 

GEO/11 Geofisica applicata..................................................................................4 

GEO/12 Oceanografia e fisica dell’atmosfera......................................................3 

Discipline biologiche 

BIO/01 Botanica generale....................................................................................5 

BIO/08 Antropologia ..........................................................................................5 

MED/42 Igiene generale e applicata ....................................................................5 

Discipline ambientali 

BIO/03 Botanica ambientale e applicata 6 

BIO/07 Ecologia 8 


PROPOSTA DI ISTITUZIONE DEL BIENNIO DI LAUREA SPECIALISTICA 

IN SCIENZE E TECNOLOGIE APPLICATE PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO 

Prot. n. 2005/GC lì 7 aprile 2005 

Chiar.mo Prof. Ignazio Guerra 

Raccomandata-fax Presidente Comitato del Corso di laurea in 

Scienze geo-topo-cartografìche, estimative territoriali ed edilizie 

0984/493666 Università della Calabria - Sede 

06/4814026 e p.c. Ill.mo Signor Presidente - Consiglio Nazionale Geometri - Roma 

06/32686403 e p.c. Ill.mo Signor Presidente - Cassa Italiana Previd. Geometri - Roma 

Espressamente e ripetutamente richiesti e sollecitati dai geometri laureandi nel Corso triennale di che trattasi, interessati a conseguire una 

laurea specialistica, naturale prosieguo di quella intrapresa e diversa da quelle ingegneristiche (nonostante a tanto consigliati negli ambiti interni 

a codesta Università); ben conoscendo la sua disponibilità sempre dimostrata nel merito anche pubblicamente nel nostro incontro di studio del 22 

ottobre 2004; preso atto che a tutt’oggi l’UniCal non si è ancora determinata; facendo seguito ai tanti colloqui avuti, chiedo formalmente l’attivazione 

del corso di laurea specialistica in Scienze e tecnologie applicate per l’ambiente e il territorio individuato, con l’ausilio del nostro 

consulente, nella classe 82/S secondo l’allegato piano di studi. 

Si comunica altresì che analoga richiesta sarà avanzata all’Università G. Marconi, che si è già formalmente dichiarata disponibile in tal senso 

nella convenzione per la laurea triennale, sottoscritta il 5 u.s. a seguito delle pressanti istanze di tanti Collegi, i cui principali vantaggi per la categoria 

sono i seguenti: 

1) Percorso formativo seguito totalmente attraverso collegamento internet e/o tramite TV satellitare/digitale terrestre con i supporti didattici 

(lezioni audiovideo, testi interattivi ecc.) disponibili sulla piattaforma e-learning Virtual C@ampus e fruibili tramite PC o TV. 

2) Iscrizione ai corsi in qualsiasi momento, senza scadenza. 

3) Sconto per tutti i corsisti geometri e loro familiari sulle tasse e i contributi stabiliti dall’Università G. Marconi, del 10% se residenti nelle 

regioni dell’Italia Centro-Settentrionale o del 40% per i residenti da almeno tre anni nelle regioni dell’Italia Meridionale e Insulare (Calabria, 

Sardegna, Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata e Molise), con esclusione della tassa regionale per il diritto allo studio di € 108,33. 

4) Esami possibili anche nelle sedi provinciali dei Collegi dei Geometri in base al numero degli esaminandi. 


tasse ai geometri iscritti all’Albo da almeno cinque anni con effettivo esercizio professionale. 


tasse ai geometri dipendenti pubblici e privati con almeno cinque anni nel ruolo professionale. 

7) Riconoscimento di 30 crediti formativi (su 180), salvo altri in base ai curricula personali, iscrizione al I anno e gli sconti suddetti sulle tasse 

ai geometri iscritti all’Albo da meno di cinque anni o in possesso dell’abilitazione all’esercizio della libera professione. 

8) Riconoscimento di 15 crediti formativi (su 180), salvo altri in base ai curricula personali, iscrizione al I anno, tirocinio semestrale ex artt. 6 

e 55 DPR n. 328/2001 e gli sconti suddetti sulle tasse ai geometri iscritti nel Registro dei Praticanti. 

9) Riconoscimento di crediti formativi in base ai curricula personali e gli sconti suddetti sulle tasse ai familiari dei geometri che intendano 

iscriversi a qualsiasi corso, purché in possesso di diploma di scuola media secondaria quinquennale (oppure maturità quadriennale più attestato 

del corso integrativo annuale). 

10) Riconoscimento secondo i criteri stabiliti dall’ Università G. Marconi di ulteriori crediti formativi sulla base di eventuali corsi di formazione/aggiornamento 

seguiti dall’iscritto (ex L. 818/84, D.Lgs. 626/94, D.Lgs. 494/96, ecc.) e gli sconti suddetti sulle tasse. 

Certo del suo fattivo interessamento perchè il corso possa proseguire nell’Unical con la massima adesione, invio i migliori saluti. 

Il Presidente 


Classe 82/S BIENNIO LAUREA SPECIALISTICA in “SCIENZE E TECNOLOGIE PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO” 

CFU 

Discipline agrarie 

AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arboree........................................4 

AGR/04 Orticoltura e floricoltura ........................................................................3 

AGR/05 Assestamento forestale e selvicoltura ..................................................3 

Discipline giuridiche, economiche e tecniche 

ICAR/03 Ingegneria sanitaria-ambientale..............................................................4 

ICAR/06 Topografia, cartografia e geodesia ........................................................8 

ICAR/15 Architettura del paesaggio ......................................................................4 

IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico ..................................................................4 

IUS/14 Diritto dell’unione europea ....................................................................4 

SECS-P/06 Economia applicata ................................................................................4 

Abilità informatiche e relazionali, tirocini, ect.......................................................15 

Prova finale ..............................................................................................................15 

Totale ..................................................................................................120 

51

52 


comitato regionale geometri di calabria 

COMUNICAZIONE DIREZIONE REGIONALE AGENZIA DEL TERRITORIO 

SULL’ATTIVITÀ DI VIGILANZA 

Agenzia del Territorio Catanzaro, 23.5.2005 

Direzione Regionale della Calabria 

Area Supporto e Coordinamento Operativo 

Prot. n. 3271 

Oggetto: Attività di Vigilanza. Valutazione sull’operato dell’Agenzia del Territorio nell’applicazione del procedimento 

“attribuzione delle rendite catastali alle unità immobiliari a stima diretta (categorie D), sotto il profilo della trasparenza, 

imparzialità e correttezza nei confronti del contribuente. 

Il Direttore dell’Agenzia, con nota n. 34761 del 13.05.2005, ha comunicato i risultati della verifica di conformità, delle strutture 

operative periferiche dell’Agenzia, in ordine al rispetto dei principi di Trasparenza, Imparzialità e Correttezza, nell’ambito 

del procedimento di attribuzione delle rendite catastali alle unità immobiliari a stima diretta (categorie D). 

A livello Nazionale, si è riscontrato che esiste un comportamento difforme tra i vari uffici relativamente al rispetto dei tre 

“principi” elencati. 

Per quanto sopra ciascun ufficio, entro la prima decade del mese di giugno, dovrà relazionare su: 

1. Tempo impiegato sulla definizione della stima. 

Il tempo minimo ed il tempo massimo entro cui vengono effettuata le stime, la percentuale di avanzamento di trattazione delle 

pratiche; se le stesse siano compiute entro i tempi previsti dal D.M. 701/94. 

2. Non lavorato e sua distribuzione per categoria. 

Il tipo di verifica, se a tappeto o a campione; in caso di verifica a campione, la percentuale delle pratiche verificate sul totale. Si 

ricorda che le unità relative alle categorie “D” dovranno essere oggetto di verifica qualora la consistenza è superiore alla soglia di 

cui alla circolare 305 del 23.12.96. 

3. Controlli in sopralluogo. 

Il piano operativo per l’esecuzione dei sopralluoghi secondo le direttive impartite dalla Direzione dell’Agenzia. 

4. Positività dei controlli in sopralluogo. 

I sopralluoghi sono proficui ai fini della determinazione della rendita; indicare se la rendita è stata modificata in aumento, in 

diminuzione oppure è rimasta invariata, con le relative percentuali. 

5. Rettifiche. 

II numero totale di unità presentate, la percentuale di unità per le quali è stata variata la rendita in aumento, la percentuale di 

unità per le quali è stata variata la rendita in diminuzione e la percentuale delle rendite rimaste invariate . 

Il Dirigente Area SCO 

Antonio Artuso 

SUL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE PAESISTICA PROVVISORIA 

Intervento all’Assessorato Regionale ai Beni Ambientali 

Raccomandata- fax Regione Calabria - Ass. ai Beni Ambientali 

0961/33913 88063 Catanzaro 

Oggetto: D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, Codice dei beni culturali e del paesaggio, art. 159, procedimento di autorizzazione 

in via transitoria. 

La Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per la Calabria, ha restituito molte pratiche inoltrate dai Comuni 

onde sottoporre le rilasciate autorizzazioni paesistiche al potere di annullamento del Ministero. Ciò sul presupposto che la Regione 

Calabria ad oggi ha delegato ai Comuni solamente “il rilascio dei pareri autorizzativi paesistici” e rimanendo in attesa delle determinazioni 

dell’Ente Regionale (per tutte vedi la nota n. 1868/P del 27.4.2005 allegata in copia). 

Molti iscritti hanno chiesto l’intervento di questa Presidenza al fine di sollecitare codesta Regione a esercitare il conferito potere di 

delega, in modo che possano essere sbloccate le tante istanze allo stato inaccoglibili. 

Rilevata l’attuale impossibilità di evasione delle domande, con notevoli disservizi e danni per i professionisti e, più in generale, 

per tutti gli utenti, chiedo l’attivazione di tutte le necessarie procedure e l’adozione dei conseguenti atti di delega agli enti subregionali. 


Cosenza, 7 giugno 2005 Il Presidente 


n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

collegio di catanzaro 

INIZIATIVE E RIUNIONI 

febbraio 

4 Consiglio Direttivo. 

9 Incontro presso l’Amministrazione provinciale di Catanzaro 


AGGIORNAMENTO ALBO 

dal 1 gennaio al 20 aprile 2005 

Iscrizioni 

Giacomo Scalzo nato il27/04/1976 a Cerva residente in Cerva iscritto al n°2955; 

Vincenzo Ferraiuolo nato il 24/09/1979 a Lamezia terme residente in Lamezia Terme iscritto al n°2956; 

Lorenzo Mazza nato il 08/11/1964 a Petrizzi residente in Petrizzi iscritto al n°2957; 

Giacobbe Elia nato il 09/05/1971 a Catanzaro residente in Zagarise iscritto al n°2958; 

Alessandro Milano nato il30/12/1976 a Catanzaro residente in Catanzaro Lido iscritto al n°2959; 

Elisabetta Nadia Pascale nato il15/03/1982 a Montreal (Canada) residente in Torre di ruggiero iscritto al n° 2960; 

Pietro Vincenzo Scicchitani nato il 05/04/1957 a San Sostene residente in San Sostene iscritto al n° 2961; 

Rodolfo Sinopoli nato il 13/02/1972 a Catanzaro residente in San Sostene iscritto al n° 2962; 

Giuseppe Bilotta nato il 23/02/1975 a Curinga residente in Curinga iscritto al n° 2963; 

Fabrizio Gualtieri nato il 05/10/1982 a Chiaravalle Centrale residente in Davoli iscritto al n° 2964; 

Leonardo Procopio nato il 18/09/1980 a Botricello residente in Botricello iscritto al n° 2965; 

Antonio Mazzei nato il 07/07/1964 a Verzino (kr) residente in Gasperina iscritto al n° 2966; 

Massimo Iuliano nato il 14/02/1974 a Lamezia Terme residente in Serrastretta iscritto al n° 2967; 

Pietro Ragusa nato il 10/06/1983 a Catanzaro residente in Sellia marina iscritto al n° 2968; 

Daniele Critelli nato il 07/10/1978 a Catanzaro residente in Catanzaro iscritto al n° 2969; 

Claudio Marino nato il 30/07/1963 a Catanzaro residente in Catanzaro iscritto al n° 2970; 

Gianfranco Mandarino nato il 26/07/1968 a Catanzaro residente in Chiaravalle Centrale iscritto al n° 2971; 

Giuseppe Mantello nato il 07/07/1981 a Chiaravalle Centrale residente in Cardinale iscritto al n° 2972; 

Salvatore Borelli nato il 09/12/1979 a Catanzaro residente in Sersale iscritto al n° 2973; 

Francesco Puntieri nato il 15/12/1979 a Catanzaro residente in Olivadi iscritto al n° 2974; 

David Cristello nato il 04/01/1981 a Saarlouis (RFT) residente in Torre di Ruggiero iscritto al n° 2975; 

Antonio Catrambone nato il 24/02/1975 a Catanzaro residente in Catanzaro iscritto al n° 2976; 

Cancellazioni: 

per decesso 

Domenico Bruno, residente a Catanzaro, n° 1974, decorrenza cancellazione 27/02/2004; 

per dimissioni 

Francesco Sonni, residente a Lamezia Terme, n° 2019, decorrenza cancellazione 04/02/2005; 

Gianluca Dattilo, residente a Maida, n° 2773, decorrenza cancellazione 18/03/2005; 


marzo 

3 Comitato Consulenti tecnici presso il Tribunale di Catanzaro 

11 Incontro con i Dirigenti dell’Agenzia del territorio per apertura postazione self service visure, abilitata per i professionisti 


maggio 

12 Consiglio Direttivo 

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CONVEGNO 

IL GEOMETRA: PROFESSIONE, PREVIDENZA, CATASTO 

Centro Congressi Villaggio Guglielmo – Copanello (Catanzaro) 30 giugno 2005 

Sessione antimeridiana 

Introduzione: Nicola Santopolo, presidente Collegio Catanzaro e comp.Giunta CIPAGLP 

Interventi: Salvatore Saccà, presidente Ordine Ingegneri Catanzaro 

Carmelo Garofalo, presidente Collegio Geometri Palermo e cons. CIPAGLP 

Paolo Lostumbo, agente generale INA Assitalia Catanzaro 

Giuseppe Caterini, presidente Comitato Regionale Geometri Calabria 

Cerimonia di premiazione dei geometri con più di 35 anni di iscrizione all’albo 

Premiati: anni 35: Daniele Criscuolo, Giuseppe Marinaro, Vincenzo Panzera, Felice Tranchese; anni 36: Aldo Roperto; anni 

37: Domenico Ciccione, Claudio Marzano, Giuseppe Schipani, Ernesto Silipo; anni 38: Raffaele Chirumbolo, Francesco Meliti; 

anni 39: Andrea Dominijanni, Carlo Fareri, Antonio Lanzo, Antonio Luciano, Salvatore Mercurio; anni 40: Carmine Amelio, 

Antonio Cianflone, Ettore Cortellaro, Luigi Gualtieri, Ferdinando Nicotera, Domenico Stefanelli; anni 41: Angelo Sirianni, 

Fernando Talarico; anni 42: Agazio Aiello, Mario Palazzo, Antonio Giuseppe Talotta; anni 43: Giovanni dè Medici, Roberto 

Murgida, Gennaro Varlese, Bruno Zaffina; anni 44: Ubaldo Ciaccio, Gregorio Pisani; anni 45: Orazio Mardente, Anacleto 

Lupo, Martino Notaro, Giuseppe Paone, Francesco Serrao; anni 46: Vittorio Luzzo, Domenico Praticò, Salvatore Pullano; 

anni 47: Gregorio Rubino; anni 48: Giuseppe Renda; anni 49: Antonio Frangipane, Nicola Schipani; anni 50: Giuseppe Corasaniti, 

Fausto Iozzo; anni 51; Luigi Ciaccio; anni 54: Donato Silvestri; anni 56: Carlo Bonacci; anni 57: Enrico Caruso. 

Sono state anche conferiti: targa alla memoria della signora Armida Fiorino e medaglia d’oro al geom. Ivan Colosi per benemerenza 

acquisita nell’attività professionale. 

Sessione pomeridiana 

Introduzione: Vincenzo Citriniti, direttore Agenzia Territorio Catanzaro 

Interventi: Ferdinando Chillà, vice presidente Collegio Geometri Catanzaro 

Franco D’Amico, segretario Collegio Geometri Catanzaro 

Gianni Abbate, agente Leica Geo System S.p.A. 

Relazioni: Massimo Gironda Veraldi, dirigente Agenzia Territorio Catanzaro 

Antonio Grembiale, coordinatore tecnico Agenzia Territorio Catanzaro 

Aspetti della sala 

n. 2-3/2005

La presidenza (da sinistra:) Paolo Lostumbo, Vincenzo Citriniti, Nicola 

Santopolo, Giuseppe Caterini, Carmelo Garofalo, Salvatore Saccà 

Nicola Santopolo, Presidente Collegio 

di Catanzaro e consigliere Cassa 

Ferdinando Chillà, V. Presidente Collegio 

di Catanzaro 

n. 2-3/2005 


Carmelo Garofalo, consigliere Cassa 

e Presidente Collegio di Palermo 

Massimo Gironda Veraldi 


I geometri premiati con il Presidente Nicola Santopolo, il Vice Presidente 

Ferdinando Chillà e la dipendente del Collegio Antonella Abagnato 

Giuseppe Caterini, Presidente Comitato 

Regionale Geometri di Calabria 

Antonio Grembiale 

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56 


collegio di cosenza 

ASSEMBLEA ANNUALE DEGLI ISCRITTI 

22 gennaio 2005 

INCONTRO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE 

sul tema 

Direttive applicazione procedure Pregeo e Docfa - Futuro cartografia catastale 

Cosenza, Aula Magna Liceo Scientifico “G. Scorza” 25 febbraio 2005 

Relatore: Geom. Antonio Grembiale, Coordinatore Tecnico Direz. Reg. Agenzia Territorio 

DIFFIDA RETTIFICA AVVISO AFFIDAMENTO INCARICHI PROFESSIONALI 

Prot. n. 111221/GC del 11 marzo 2005 Spett.le Ufficio Tecnico 

Raccomandata-fax urgente Comunità Montana Sila-Greca-Rossano 

0983/514342 Via Bozzi, 11 - 87068 Rossano Scalo 

In riferimento all'Avviso per Affidamento Incarichi Professionali emanato da codesta Comunità Montana, scadente il 16.3.2005, 

avendo appreso da nostri iscritti e poi dal nostro consigliere di zona, geom. Natale Mango, che, a dire del dirigente del servizio, 

ing. Madeo, nel colloquio del 10 scorso, detto Avviso escluderebbe la categoria dei geometri poiché nell'organico dell'ente vi sono 

numerosi dipendenti con questa professionalità (in tal caso i lavori di loro competenza, pure previsti nell'Avviso, non si vede perché 

debbano essere affidati all'esterno); considerato che l'esclusione, in virtù dei principi generali dell'ordinamento, nonché delle 

norme in materia di competenze professionali, appare illegittima, 

si diffida 

codesto Ente a porre in essere atti e comportamenti tali da pregiudicare i legittimi interessi dei geometri, con l'avvertenza 

che, in difetto, si reagirà in tutte le sedi giudiziarie competenti. 

Il presidente 

- Giuseppe Caterini - 

n. 2-3/2005

La Comunicazione di rettifica 



Comunità Montana Sila Greca lì 14.3.2005 

Via B. Buozzi, 11 - 87068 Rossano Scalo - CS 


Prot. 1175 - Racc. anticipata per fax Via Alberto Serra n.42/d - Cosenza 

Oggetto: Avviso prot. 913 del 21/02/2005 affidamento incarichi professionali di importo inferiore a 100.000 Euro. 

Pubblicazione avviso di rettifica. 

In allegato alla presente, si trasmette la rettifica all'avviso di questo Ente prot. 913 del 21 febbraio 2005 sopra specificato, per la 

sua pubblicazione presso codesto Albo professionale. Al Collegio Provinciale dei Geometri si trasmette anche l'Avviso già pubblicato 

e comunque disponibile sul sito di questo Ente www.cmsilagreca.it. 


Il Dirigente 

ing. Aldo Madeo 

La rettifica 

Prot. 913 del 21 febbraio 2005 

Importo inferiore a 100.000,00 Euro 

Nuova Scadenza: 29 marzo 2005 ore 13,00 

Prot. 1174 del 14 mar. 2005 

PROTESTE PER DISSERVIZI UFFICIO PROVINCIALE DEL TERRITORIO 

Prot. n. 110613/GC lì 1.2.2005 

Direttore Ufficio Provinciale 

Telegramma fax - 0984/481546 Agenzia Territorio - Cosenza 

Esposto firmato numerosi geometri acquisito nostro prot. n. 110588 31 u.s. lamenta: “... nell’ufficio del territorio di Cosenza, 

si è riscontrato da svariati giorni che il personale non può far fronte alla richiesta di presentazione dei tipi, ... e va snellito il 

servizio, tale da far fronte alle infinite file di ore, ... e disagi di viaggi di svariati km dato che la nostra Provincia copre un vasto 

territorio ... sminuendo la nostra professionalità”. 

Pertanto assolvimento compiti istituto, chiedesi eliminare tempestivamente disfunzioni lamentete interesse utenza et credibilità 

codesto ufficio. 

Proseguendo tale stato diffuso disagio categoria senza positivo riscontro codesto ufficio, nostro malgrado saremo costretti 

intraprendere azioni più incisive con informazione superiori ufficio et stampa. 

Giuseppe Caterini Presidente Comitato Regionale Geometri Calabria et Ordine Cosenza 

n. 2-3/2005 

COMUNITÀ' MONTANA SILA GRECA - ROSSANO 

UFFICIO TECNICO 

In riferimento all'Avviso pubblico Prot. n. 913 del 21 febbraio 2005, inserito sul sito di questo Ente www.cmsilagreca.it sulla presentazione 

di curricula professionali per l'affidamento di incarichi fiduciari, di importo inferiore ai 100.000 Euro, questo Ente porta 

a conoscenza delle seguenti rettifiche 

- Punto 3, comma 1 dell'Avviso: si include la partecipazione dei Geometri; 

- Punto 9, ultimo comma, dell'Avviso: la pubblicità viene estesa al Collegio Provinciale dei Geometri di Cosenza ; 

- Punto 9 dell'Avviso: il termine di presentazione delle istanze viene differita al 29 mar. 2005 entro le ore 13,00 ; 

Restano invariate tutte le altre prescrizioni del suddetto Avviso pubblico prot. n. 913 del 21 febbraio 2005. 


Il Dirigente 

ing. Aldo Madeo 

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Prot. n. 111399/GC del 31 marzo 2005 Direttore 

Telegramma-fax 0984/481546 Ufficio Provinciale Agenzia Territorio 

87100 Cosenza 

Riferimento nostro precedente telefax 1 febbraio 2005 prot. 110613/GC, questo Collegio continua a ricevere quotidianamente 

numerose vibrate doglianze iscritti per disfunzioni codesto Ufficio, in particolare carenza personale accettazione tipi 

mappali et frazionamenti; ultime questa mattina et un'ora fa, quando ben sette geometri attendevano ancora davanti sportello 

vs geom. Caruso chiamato in Direzione, mentre altri liberi professionisti erano andati via costretti a ritornare altro 

giorno da comuni lontani della provincia per presentazione un solo atto. 

Durando tale stato di disagio da più tempo chiedono at scrivente informare Direzione Centrale Agenzia, Procura Repubblica 

Cosenza et stampa. 

Prima di dar corso, in assolvimento compiti istituto, a tale azione, chiedo di voler procedere massima sollecitudine at definitiva 

eliminazione grave insopportabile disservizio lamentato, dandone immediata comunicazione at scrivente. 

Certo suo risolutore intervento, invio distinti saluti. 

Giuseppe Caterini Presidente Comitato Regionale Geometri Calabria et Collegio Cosenza 

SERVIZIO DI FRONT OFFICE - CATASTO TERRENI E FABBRICATI 

Agenzia del Territorio Alla Utenza 

Ufficio Provinciale di Cosenza 

Agli Ordini e Collegi Professionali 

Cosenza, 4 marzo 2005 della Provincia di Cosenza 

Prot. n. 3085/05 

e p.c. All’Agenzia del Territorio 

Dir. Reg. per la Calabria - Catanzaro 

Si comunica che dal 7.3.2005 allo scopo di fornire all’utenza servizi più efficienti in termini di tempestività, trasparenza e qualità, 

l’attività di Front Office già operante, sarà svolta da personale appositamente incaricato, direttamente nella “Sala Visure” posta al 

piano terra, ove è stato predisposto apposito sportello e con orario dalle 9,00 alle 12,00 (per tutti i giorni lavorativi) e dalle ore 

15,30 alle ore 16,30 (per i giorni del martedì e giovedì). 

Al suddetto sportello di Front Office sarà svolta la seguente attività: 

- Ricezione e protocollazione delle “istanze di correzione” 

Le istanze sono quelle riferite a: correzioni di errori relativi alla toponomastica (via, numero civico, interno, piano), alle annotazioni, 

nonchè alle intestazioni ed ai dati censuari per evidenti errori di meccanizzazione. 

Le suddette istanze, se opportunamente documentate dall’utente e/o compatibilmente con i tempi richiesti per l’eliminazione della 

problematica esposta, saranno evase in tempo reale e/o comunque nella stessa giornata della richiesta. 

- Ricezione e protocollazione delle “istanze di rettifica”. 

Le suddette istanze sono quelle che non rientrano nella precedente categoria e previste dalla procedura operativa n.54 del 

29.9.2003 prot. n. 75271 della Direzione Centrale. 

Il Direttore 

Vincenzo Citriniti 

PROCEDURE INFORMATICHE PREGEO 8 E WEGIS 2002 

Agenzia del Territorio Signor Presidente 

Ufficio Provinciale di Cosenza Collegio Provinciale Geometri 


Con riferimento alla sua nota telegramma-fax del 31 marzo 2005 prot. n. 111399/GC le rimetto in copia la comunicazione di servizio 

del 18 u.s. prot. 4945, a firma del Direttore dell’Ufficio auspicando costituisca idonea soluzione della problematica da lei rappresentata. 


Il Responsabile dell’Unità org. 

Ing. Luca Mendicelli 

n. 2-3/2005

Comunicazione di servizio 

n. 2-3/2005 



Agenzia del Territorio All'ing. Luca Mendicelli -Terza Area Funzionale- ( F3) 

Ufficio Provinciale di Cosenza Ai sigg.ri Caruso Gaspare(Fl), Marchese Camillo (Fl) 

Pandolfo Alberto (FI).Pedace Francesco (FI) 

TerzaArea Funzionale- 

Congi Giovanni -Seconda area Funzionale (F3) 

Prot. n. 4945 del 18 aprile 2005 e pc. Responsabile Reparto di Staff 

Dr. Piersante Marco e unità HR 

Oggetto: Procedure informatiche PREGEO 8 e WEGIS 2002. Trattamento degli atti di aggiornamento. Definizione 

delle modalità operative interne e nomina del responsabile in applicazione della Procedura operativa n° 67/2004. 

Premesso 

- che il trattamento degli atti di aggiornamento con modalità e tempistiche standardizzate costituisce un obiettivo di primaria 

importanza per l'Agenzia; che il servizio all'utenza tecnica deve essere erogato secondo i migliori standard presenti a 

livello nazionale e rispettando i termini imposti dalla Carta della Qualità; che dall'analisi dei report di monitoraggio trasmesso 

dall'Area Servizi Cartografici si rende necessaria, urgente ed indifferibile una ridefinizione delle modalità operative 

interne all'attività di Pregeo 8/Wegis 2002; in applicazione della Procedura Operativa n° 67/2004 e sino alla definizione 

del riassetto organizzativo dell'Ufficio -così come previsto dalla Disposizione Organizzativa n° 34/2004 della Direzione 

dell'Agenzia-, facendo seguito alla precedente disposizione di servizio prot. n. 373 del 10.01.2005, ed in considerazione 

degli impegni familiari manifestati dall'Ing. Bennardina Ritacco, ing. Luca Mendicelli viene nominato Responsabile dell'unità 

organizzativa Pregeo/VVegis. All'unità organizzativa sono assegnati i sigg.ri: geom. Caruso Gaspare, geom. Marchese 

Camillo, geom.Pandolfo Alberto, geom. Pedace Francesco ed il geom. Congi Giovanni, che sono incaricati della 

trattazione di tutti gli atti di aggiornamento. 

L'ing. Mendicelli curerà l'attuazione del diagramma di flusso previsto dalla Procedura Operativa n°67/2004, adottando tutte 

le soluzioni necessarie per rispettare i tempi di produzione degli estratti di mappa vettoriali realizzati con la procedura 

WEGIS ed i tempi di approvazione degli atti di aggiornamento , compresa l'eventuale riorganizzazione logistica, dandone 

al contempo informativa allo scrivente, allo scopo di evitare inutili file e qualsiasi altro disagio all'utenza professionale. 

Con controllo giornaliero eseguirà il monitoraggio delle attività compreso il rispetto delle normative in materia e la corrispondenza 

tra flussi in entrata e loro approvazioni, segnalando tempestivamente eventuali difformità. 

Poiché le Linee Guida del Budget 2005 prevedono una attività di controllo e verifica sui documenti acquisiti in banca dati 

mediante la procedura "Pregeo", il geom. Pedace Francesco, coordinerà l'attività di collaudo degli atti di aggiornamento. 

La programmazione dell'attività, che prevede per il 2005 il collaudo .di almeno 200 atti, e le modalità di svolgimento, 

saranno definite in collaborazione con il sottoscritto tenendo conto anche di ciò che scaturirà nella riunione di coordinamento 

regionale che si terrà in data 19 e.m. presso la sede della Direzione Regionale. 

Nell'ambito delle attività dovranno essere verificate anche le disposizioni in materia di sanzioni amministrative per le violazioni 

delle norme catastali in applicazione del DL 472/1997. 

Con disposizioni successive e previa vantazione delle modalità operative si forniranno anche le necessarie ulteriori istruzioni 

su eventuali altri adempimenti. 

Si revoca la precedente disposizione sull'organizzazione del servizio Pregeo. 

Il Direttore 


RETTIFICA AVVISO AFFIDAMENTO INCARICHI PROFESSIONALI 

La diffida del Collegio 

Prot. n. 111553/GC del 11 aprile 2005 

Telegramma-fax 

Responsabile Servizio Assessorato 

Area Sicurezza et Tutela Ambientale 

0983/520521 Comune Rossano 

0983/525001 e p.c. Procuratore Repubblica - Rossano 

Riferimento bando pubblico affidamento incarico direttore operativo et coordinatore sicurezza esecuzione progetto intervento 

"oasi marina protetta località Zolfara" (prot.n. 404 - 31.3.2005) scadenza 15.4.2005, informato nostri iscritti, codesto ente habet 

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limitato concorso at categorie ingegneri et architetti, limitazione quanto meno per funzioni coordinatore sicurezza priva legittimazione 

sia ex D.lgt. 494/1996, che D.P.R. 554/1999, nonché vigente normativa professionale, assolvimento compiti istituto at 

tutela legittimi interessi propri iscritti, diffido responsabile procedimento codesto Assessorato ing. Domenico Vitale, at porre 

in essere atti et comportamenti pregiudizievoli legittimi interessi geometri, provvedendo tempestivamente rettificare 

avviso pubblico suddetto. In difetto questo ordine sarà costretto adire competenti sedi giudiziarie. 

La comunicazione di rettifica 

Giuseppe Caterini Presidente 

CITTA di ROSSANO 13 aprile 2005 

Area della Sicurezza e tutela ambientale 

Settore Ambiente 

Al Collegio Provinciale 

dei Geometri - Cosenza 

Prot. 484 - OGGETTO: rif. nota fax 111553/05 

In riferimento alla Vs. nota indicata in oggetto e trasmessa a mezzo fax, si comunica che pur trattandosi di bando riguardante 

opere speciali, lo stesso è stato ampliato ad altri professionisti abilitati nel settore della sicurezza. 

Si allega copia del bando. 

Distinti saluti Il Responsabile del Procedimento 

ing. Domenico Vitale 

UNA NOTA DEL CONSIGLIO NAZIONALE AGROTECNICI SULL’ALBO UNICO 

Ministero della Giustizia Roma, 12maggio2005 

Collegio Nazionale degli Agrotecnici 

e degli Agrotecnici laureati 

Egreg. Signor Presidente 

Prot. n. 2017 OR/ml Collegio Provinciale dei Geometri 


Signor Presidente, 

com’è noto il DPR n. 328/2001 ha aperto per la prima volta le porte degli Albi professionali delle quattro categorie diplomate operanti 

in Italia (Agrotecnici, Geometri, Periti agrari e Periti industriali) ai laureati di primo livello, che quindi possono oggi scegliere 

in quale Albo iscriversi, ponendo per la prima volta in concorrenza fra loro le professioni laureate e quelle diplomate. 

In relazione a quanto sopra le categorie dei Geometri, dei Periti industriali e dei Periti agrari hanno recentemente deciso di fondersi 

fra loro, dando vita ad un Albo unico; da questo processo la categoria degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è esclusa, in 

relazione ad un “veto” nei nostri confronti imposto dal Presidente dei Periti agrari. 

A noi ciò dispiace, perché crediamo nel valore della collaborazione leale e che un progetto di aggregazione basato su di una conventio 

ad excludendum (motivata da gelosie professionali), non abbia reali prospettive di successo. 

Riteniamo anche che il DPR n. 328/2001 offre alle categorie diplomate grandi possibilità di sviluppo, ed in questo senso abbiamo 

molto lavorato, ed oggi possiamo affermare, senza alcun dubbio, che la categoria degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è 

quella che più si è inserita nel mondo universitario, e che iscrive nel proprio Albo il maggior numero di laureati di primo livello: 

allo stato sono già 30 i Corsi di laurea con i quali siamo convenzionati. 

Noi intendiamo proseguire decisamente su questa strada, e ci auguriamo di poterlo fare insieme agli altri Albi professionali dei 

diplomati, quando il “veto” posto nei nostri confronti cadrà, o sarà rigettato dalle altre categorie, che oggi invece accettano esista. 

Nel frattempo, pensando di fare cosa gradita allego alla presente una copia della rivista “L’AGROTECNICO OGGI”, il nostro 

house organ diffuso a tutti gli iscritti nell’Albo del corrente mese di maggio dove (da pag. 6 a pag. 21) sono riportate tutte le 

“Convenzioni” universitarie che abbiamo attualmente operative. 

Da esse, nel 2004, sono transitati 144 giovani laureati (pari al 25% del totale dei nostri candidati), che hanno chiesto di sostenere 

gli esami di abilitazione alla professione di Agrotecnico e di Agrotecnico laurato, un risultato che nessuna altra categoria professionale 

diplomata può vantare e che pensiamo di confermare anche nel 2005. 

La ringrazio dell’attenzione e, con l’occasione le porgo i miei più cordiali saluti. 

Il Presidente 

Roberto Orlandi 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


CORSO DI FORMAZIONE PER LA PIANIFICAZIONE 

E LA GESTIONE DELL’EMERGENZA SISMICA 

RILIEVO DEL DANNO E VALUTAZIONE DELL’AGIBILITÀ 

Università della Calabria 8.10.2004/13.5.2005 

Elenco degli idonei 

Nome e cognome Luogo di Data di Albo 

nascita nascita N. 

Geom. Dario ABATE Paola 03.09.1976 2573 

“ Claudio N. BELSITO Acri 02.03.1966 2182 

“ Giuseppe A. CERBINO Castrovillari 01.09.1959 1970 

“ Domenico CERCHIARA Trebisacce 30.04.1960 2163 

“ Emilio CESARIO Hezzogenbuchsee 13.08.1966 2208 

“ Mario G. COZZITORTO Mottafollone 13.03.1970 * 

“ Antonio CURCIO Belmonte C. 23.05.1971 2293 

“ Gianfranco DE LUCA Cetraro 08.06.1966 2595 

“ Alfonso DE ROSA Diamante 11.08.1962 2399 

“ Amedeo M. DI CRISTO Aieta 31.01.1964 2504 

“ Giovanni DRAMISINO Plataci 17.02.1953 1789 

“ Marisa FABIANO Belvedere M. 04.10.1963 2078 

“ Domenico FALCONE Corigliano C. 19.08.1973 2464 

“ Leonardo FERRARO Morano C. 12.04.1967 2548 

“ Pierpaolo FORLANO Cosenza 04.10.1967 2456 

“ Natale GALLO Cosenza 17.10.1973 2458 

“ Vincenzo S. GALLO Corigliano C. 21.12.1959 2068 

“ Giulio LE ROSE Acquaformosa 03.11.1967 2147 

“ Giuseppe LIO San Fili 19.05.1964 2304 

* Dipendenti Amministrazione Provinciale di Cosenza 

Università della Calabria - Le prove finali del corso - 29 aprile e 13 maggio 2005 

La Commissione d’esame 


Nome e cognome Luogo di Data di Albo 

nascita nascita N. 

Geom. Antonio MARTIRE Paola 15.11.1978 2671 

“ Giorgio MICELI Amantea 19.01.1963 2129 

“ Gianni PAPPATERRA Orsomarso 10.11.1966 2499 

“ Vincenzo PERRI Acri 27.04.1971 * 

“ Massimiliano PROVENZANO Cosenza 23.12.1968 2357 

“ Salvatore PUGLIESE Cetraro 09.05.1977 2554 

“ Ronerto RENZO Cosenza 06.08.1960 2149 

“ Giovanni A. ROMIO Corigliano C. 26.06.1966 2220 

“ Antonio RUNCO Paola 19.07.1975 2604 

“ Alessandra RUSSO Cosenza 09.01.1982 2667 

“ Tullio SCARCELLI Pietrafitta 29.10.1962 2483 

“ Biagio SICILIANI Belvedere M. 03.02.1971 2541 

“ Eugenio SICILIANO Belvedere M. 24.12.1974 2401 

“ Luciano SICOLI Albertville 10.11.1962 2128 

“ Luigi SOLONE Paola 26.08.1959 2283 

“ Francesco TAFURI Cstrovillair 14.01.1964 2253 

“ Luigi TALARICO Bianchi 12.03.1971 2389 

“ Massimiliano VACCARO Cetraro 10.07.1967 2542 

“ Roberto VOCATURO Luzzi 12.10.1963 2221 

Il Prof. Ignazio Guerra, coordinatore del corso 

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RICHIESTA INCONTRO PER DISFUNZIONI SERVIZI CATASTALI 

Prot. n. 111735/GC del 5 maggio 2005 Direttore 

Telegramma-fax Ufficio Provinciale Agenzia Territorio 

0984/481546 87100 Cosenza 

Riferimento colloquio telefonico Vs funzionario geom. Antonio Grembiale chiedo tempestivo incontro con delegazione nostro 

Ordine presso Ufficio Cosenza prossima settimana in data da concordare per gravi problematiche rappresentate da nostri iscritti 

Giuseppe Caterini Presidente Collegio et Comitato Regionale Geometri Calabria 

PROCEDURA DOCFA: PREDISPOSIZIONE ATTI DI AGGIORNAMENTO CATASTALE 

Agenzia del Territorio Cosenza, 17.5.2005 

Ufficio Provinciale di Cosenza Ordini Professionali 

Prot. n. 6435 Loro Sedi 

L’Agenzia del Territorio è da tempo impegnata nell’attività di bonifica e normalizzazione della toponomastica stradale; in questo 

ambito l’Ufficio Provinciale di Cosenza ha inserito e codificato nella banca dati catastale gli identificativi delle strade e dei 

toponimi dei comuni della provincia di Cosenza. 

Si riscontra, tuttavia, che i professionisti nel redigere gli atti di aggiornamento con la procedura Docfa, spesso digitano in chiaro 

nell’apposito campo il nome della strada, ancorché la stessa risulti codificata e pertanto inseribile direttamente dal menu a tendina 

della procedura stessa. 

Ciò vanifica l’attività di bonifica svolta e ripristina incoerenze nella banca dati, non consentendo, altresì, corrette trattazioni 

automatiche dei dati. 

Pertanto, la superiore Direzione Centrale Cartografia. Catasto e Pubblicità Immobiliare, con apposita nota prot. n. 

33905 del 11.05.05,. ha inteso invitare tutti gli Uffici Provinciali “a porre attenzione nella ricezione di Documenti Docfa filtrando 

tale casistica e richiedendo agli estensori di atti che presentino tale incoerenza la correzione dei documento”. 

Nella stessa nota è, altresì, previsto che decorso un ragionevole margine temporale, a far data dal 15 giugno p.v. “ i 

documenti che dovessero presentare la suddetta incoerenza siano rifiutati”. 

Si invitano, pertanto, codesti Ordini e Collegi a dare piena diffusione della presente comunicazione, confidando nella sensibilizzazione 

dei propri iscritti alla tematica in esame. 

Certi della fattiva collaborazione, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti . 

Il Direttore 


PUBBLICAZIONE NUOVI STRADARI 

Agenzia del Territorio Cosenza, 9.6.2005 

Ufficio Provinciale di Cosenza Ordini Professionali 

Prot. n. 7490 Loro Sedi 

Facendo seguito alla nota prot. n. 6435 del 17 maggio 2005, si porta a conoscenza che in data 23 maggio 2005 sono stati pubblicati 

sul sito nell’Agenzia gli aggiornamenti degli archivi delle strade. 

L’accesso è possibile dalla pagina: http://www.agenziaterritorio.gov.it/software/docfa/docfa_download.htm#aggiornamento 

dove si possono trovare informazioni circa lo stato di aggiornamento degli archivi provinciali e scaricare, tramite download, i relativi 

archivi aggiornati. 

Ciò premesso, si invitato codesti Ordini e Collegi ad informare i propri iscritti affinché provvedano ad un pronto aggiornamento 

degli stradari sulle loro postazioni di lavoro. 

Ciò consentirà di superare spiacevoli rifiuti nelle accettazione delle pratiche Docfa, qualora la strada indicata in un documento 

aggiornato, desunta da uno stradario superato, non risulti più attiva. 

Il Direttore 


n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA 


21 A EDIZIONE CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE 

Si porta a conoscenza di tutti gli iscritti e degli Istituti, Enti e Uffici interessati che il 5 settembre p.v. nella sala riunioni dell’Ordine, 

avranno inizio i corsi e i seminari di aggiornamento preofessionale di: Topografia catastale; Introduzione all’informatica e 

all’uso del computer; Edilizia antisismica e metodi di verifica; Estimo; Istituzioni giuridiche e urbanistica; Impiantistica e Geotecnica; 

Ambiente e Beni A.A.A.S.. 

Sentiti i numerosi colleghi interessati, di concerto con gli uffici del Collegio e i responsabili dei corsi, per assicurare una buona 

presenza compatibile con gli impegni di lavoro, si è ritenuto di dover stabilire tre incontri settimanali nei giorni di lunedì, mercoledì 

e venerdi dalle ore 16,00 alle ore 19,00. 

L’impostazione è rivolta alla pratica attuazione tecnica delle materie che interessano direttamente la professione del geometra. 

Per assicurare una maggiore frequenza le iscrizioni resteranno aperte sino alla data del 31 agosto 2005, compatibilmente con le 

adesioni pervenute, verranno ammessi anche i geometri non iscritti al collegio, con quota di partecipazione di € 310,00 i geometri 

iscritti all’albo e nel registro dei praticanti con quota di € 155,00 mentre per gli iscritti nell’Elenco Speciale Enti pubblici e 

privatizzati con quote di € 210,00. Sempre compatibilmente con le adesioni già ricevute saranno pure ammessi a titolo gratuito, 

come uditori, gli studenti del IV e V anno degli Istituti Tecnici Statali per Geometri residenti o frequentanti nella provincia. 

La partecipazione e la frequenza ai corsi e seminari di aggiornamento per i praticanti è valida ai fini dei curricula da allegare 

alle domande di ammissione agli Esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione. I versamenti delle quote 

di partecipazione a parziale copertura delle spese sostenute dall’ordine dovranno effettuarsi direttamente alla tesoreria dell’ordine 

entro il 31 agosto 2005. Sarà accettato anche il pagamento sul c.c. 13353875 intestato al Collegio, avvertendo che l’ordine di 

ammissione sarà dato in base al ricevimento delle quote di partecipazione. È opportuno precisare che non raggiungendo un 

adeguato numero di adesioni l’iniziativa non verrà effettuata. 

SERVIZI ISCRITTI 

Si ricorda che sono attivi per gli iscritti i sottoelencati servizi di assistenza, previo appuntamento telefonico: Ordinamento,competenze, 

tutela del titolo, parcelle: presidente; Cassa Previdenza: vicepresidente; Tenuta Albo: segretario; Morosità: tesoriere; 

Catasto: consigliere responsabile. 

TIROCINIO PROFESSIONALE 

Il biennio di praticantato di cui alla L. 7.3.1985 n. 75 e alle direttive del CNG del 5.4.2002 nel rispetto della suddetta normativa 

decorrerà dalla data di presentazione della domanda di iscrizione nel Registro dei Praticanti, assunta al protocollo del Collegio 

(ente pubblico sottordinato al Ministero della Giustizia soggetto al controllo della Procura della Repubblica). Pertanto ai fini del 

rilascio del certificato di compiuta pratica da parte del Collegio stesso in tempo utile per l’ammissione agli Esami di Stato di abilitazione 

all’esercizio della libera professione, la cui sessione annuale viene fissata con ordinanza ministeriale pubblicata nella 

Gazzetta Ufficiale, è opportuno che l’iscrizione al suddetto Registro dei Praticanti venga effettuata entro e non oltre la fine di 

settembre di ogni anno.Peraltro si ricorda che il consiglio dell’ordine nella seduta del 23 luglio 2001, vista le numerose doglianze 

pervenute, ha deliberato in conformità alle vigenti disposizioni in materia di effettuare verifiche a campione sull’effettivo e continuativo 

svolgimento del praticantato,adottando per gli inadempienti i necessari provvedimenti. 

PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI NATURALI 

L’Amministrazione Provinciale di Cosenza ha inviato un certo numero di c.d. contenenti il programma di Previsione e Prevenzione 

dei rischi naturali. Gli interessati possono ritirarlo personalmente presso gli uffici del Collegio ove saranno in distribuzione 

fino ad esaurimento. 

SEMINARI E CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO 

Il Collegio, che ha ottenuto il riconoscimento regionale come ente di formazione e ha allestito una moderna aula informatica 

multimediale con 10 postazioni, raggiungendo il numero minimo di iscrizioni entro ottobre prossimo, promuove e organizza i 

seguenti corsi: a) sicurezza nei luoghi di lavoro; b)GPS e telerilevamento; c)formazione informatica; d) controllo strutturale; e) 

prove non distruttive dei materiali edili. 

I colleghi che ne hanno interesse possono chiedere informazioni e prenotarsi negli uffici. 

Gli uffici del collegio resteranno chiusi per ferie dal 8 al 26 agosto. 

Per casi urgenti il Presidente è reperibile ai seguenti numeri telefonici: 0985/72622 - 0981/82003 - 0984/838481 

e-mail studiocaterini@libero.it 

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CORSI DI FORMAZIONE PER IL CONTROLLO STRUTTURALE 

Centro Tecnologico Meridionale Vibo Valentia 18 Maggio 2005 

Laboratorio Autorizzato Prove 

Resistenza Materiali Collegio dei Geometri di Cosenza 

Alla c.a. Presidente Caterini 

Il crescente degrado e dissesto, manifestatosi negli ultimi anni sugli edifici in calcestruzzo armato e in muratura, ha richiesto e richiede tuttora, competenze 

specifiche in materia di controlli dei materiali e delle strutture. 

La possibilità, di valutare i livelli di affidabilità degli edifici pubblici, e di identificare possibili condizioni di crisi è strettamente legata alla stima dei parametri 

in situ, ciò principalmente per i calcestruzzi, attraverso l’uso di tecniche non distruttive. 

E’ in questa ottica che il Laboratorio CTM organizza corsi di formazione, per Tecnici e/o Professionisti, (con Docenti Universitari ed Esperti di 3° Livello 

CICPND) finalizzati al controllo delle strutture in calcestruzzo armato precompresso e muratura. In particolare verranno organizzati corsi di preparazione 

all’esame di 2° Livello (Regolamento CICPND – riconosciuto dal Sincert) nei seguenti “campi di applicazione”: 

- Prove Semidistruttive e Non Distruttive: (Ultrasonore; Sclerometriche; Di Penetrazione); - Prove con Martinetti Piatti; - Prove di Carico 

Per quanto attiene al corso sullo sclerometro, le ore di addestramento previste sono 32 (trentadue) che comprendono sia lezioni tecniche sia lezioni pratiche. 

Le lezioni tecniche saranno prodotte su tre settimane (tre lunedì successivi) presso la sede del collegio dei Geometri di Cosenza, mentre le lezioni pratiche 

e gli esami per la certificazione di livello 2 si terranno presso il laboratorio CTM s.a.s. di Vibo Valentia. 

Periodi previsti per l’organizzazione dei corsi: Giugno, Luglio, Settembre e Ottobre 2005 

Le quote di partecipazione per iscritto (per un numero previsto di 15 unità) sono fissate in quattro fasce in base al numero di corsi che si organizzeranno 

nell’arco del corrente anno e precisamente: 

I fascia - Un solo corso - € 900,00 + IVA a partecipante; II fascia - Due corsi - € 800,00 + IVA a partecipante; III fascia - Tre corsi - € 750,00 + IVA a partecipante; 

IV fascia - Quattro corsi - € 700,00 + IVA a partecipante 

Le modalità di iscrizione e di pagamento saranno disciplinate mediante convenzione stipulata tra le parti. 

Il Legale Rappresentante 

dott. ing. Rocco Piccione 

Il laboratorio C.T.M. S.a.s. di Rocco Piccione con sede a Vibo Valentia in località Nasari, organizza un corso di preparazione all'esame di Livello 2 

per il personale tecnico addetto ai controlli non distruttivi sul calcestruzzo in opera per l'indagine sclerometrica 

(Secondo il Regolamento del CICPND sulla qualificazione e certificazione del Personale addetto all’esecuzione di Prove sulle strutture di Calcestruzzo, 

Calcestruzzo armato e Precompresso nonché Muratura) 

Sede del corso (tre giorni lezioni teoriche): Sala Collegio Geometri di Cosenza 

Sede delle esercitazioni e dell’esame: Località Nasari (S.S. 182 Vibo Valentia) - S. Gregorio – Dopo Palazzo Provincia - 89900 Vibo Valentia 

Periodi previsti per l’organizzazione dei corsi: Giugno, Luglio, Settembre e Ottobre 2005 

Docenti del corso: Giacinto Porco: Università della Calabria – Livello 3 CICPND; Stefano Bufarini: Università di Ancona – Livello 3 CICPND 

Vincenzo D’Aria: Università di Ancona – Livello 3 CICPND 

PROGRAMMA DEL CORSO 

I° giorno lezioni teoriche, ore 9.30 - 13:30 

L’uso delle tecniche sperimentali non distruttive per la 

valutazione dello stato di consistenza degli edifici. 

Generalità sui principali metodi di controllo distruttivo e 

semidistruttivo applicato al calcestruzzo. 

L’importanza dei livelli di competenza dei tecnici che 

operano nei controlli non distruttivi. 

Identificazione delle armature all’interno dei getti di calcestruzzo 

mediante indagine pacometrica. 

I° giorno lezioni teoriche, ore 14.30 - 18:30 

Compiti, doveri e responsabilità del personale certificato 

sulle prove non distruttive ai livelli 1 e 2. 

Sistema di qualificazione e certificazione secondo il 

Regolamento CICPND 

II° giorno lezioni teoriche, ore 9.30 - 13:30 

Il cemento: Il controllo sui cementi secondo la normativa 

vigente (riferimento alle UNI). 

Gli inerti: Il controllo sugli inerti secondo la normativa 

vigente (riferimento alle UNI). 

Il calcestruzzo:Il confezionamento; Le fasi di presa ed 

indurimento; Cenni sui calcestruzzi speciali; Cenni sui 

calcestruzzi leggeri. 

Il calcestruzzo armato: Identificazione delle classi omogenee 

dei calcestruzzi in opera. 

Valutazione della resistenza caratteristica del calcestruzzo 

mediante prova a compressione. 

II° giorno lezioni teoriche, ore 14.30 - 18:30 

Legge 1086 del 5.11.1971: Le responsabilità; La denun- 

cia dei lavori; La relazione a strutture ultimate; Il collaudo 

statico; I laboratori ufficiali ed autorizzati. 

D.M. 09.1.1996 - C.M. 15.10.1996. 

III° giorno lezioni teoriche, ore 9.30 - 13:30 

D.M. 09.01.1996: controlli sui materiali - C.M. 

15.10.1996: controlli sui materiali - Normativa UNI di 

riferimento. 

III° giorno lezioni teoriche, ore 14.30 - 18:30 

Valutazione dell’indice di rimbalzo dello sclerometro: 

Limite dell’indagine sclerometrica; Scelta e preparazione 

delle superfici di prova: Esecuzione delle prove; 

Espressione dei risultati; UNI 9189 e UNI EN 12504-2; 

Determinazione delle curve sperimentali di taratura tra 

la resistenza del calcestruzzo e l’indice di rimbalzo; Il 

metodo sclerometrico per il controllo del calcestruzzo 

sul nuovo come metodologia di comparazione. 

Sistema di funzionamento dello sclerometro e taratura. 

IV° giorno esercitazioni, ore 9:30 - 13:30 e ore 14.30 - 

18:30 

Esercitazione in laboratorio 

V° giorno esercitazioni, ore 9:30 - 13:30 e ore 14.30 - 

18:30 

Esami [si insedierà la commissione di valutazione per la 

certificazione al livello 2 per l’indagine sclerometrica, 

riconosciuta dal CICPND (Centro Italiano per il Coordinamento 

per le Prove Non Distruttive)]. 

Concordemente con gli impegni degli iscritti è possibile 

distribuire i tre giorni di corso teorico (che si terranno 

presso il collegio dei Geometri di Cosenza) in tre lunedì 

successivi anziché in una sola settimana. 

Le esercitazioni pratiche di laboratorio e gli esami si terranno 

presso il laboratorio CTM di Vibo Valentia. 

Prima dell’inizio dei corsi verrà distribuito ai partecipanti 

il materiale didattico del corso in formato digitale. 

Per informazioni tecniche contattare: 

Ing. Francesco MINIACI cell. 328 6629944 

Ing. Carmine VIZZA cell. 335 8352284 

Segreteria organizzativa: Tel. 0963/45345 - Fax 

0963/45345 - laboratorioctm@libero.it 

Indice del materiale didattico 

Valutazione dello stato di consistenza degli edifici in 

C.A.; Il calcestruzzo: costituenti, tecnologia esecutiva, 

controlli; Controlli sui materiali; Allegato esplicativo 

per il calcolo della resistenza caratteristica; Generalità 

sui principali metodi di controllo distruttivo e semidistruttivo 

applicati al calcestruzzo; Identificazione delle 

armature all’interno dei getti di calcestruzzo mediante 

indagine pacometrica; Valutazione dell’indice di rimbalzo 

dello sclerometro; Curve di correlazione per lo sclerometro 

tipo N modificato, per gli ultrasuoni e per il 

metodo combinato; Istruzioni per il livello 1 

Documenti e norme di riferimento 

UNI EN 473; D.M.LL.PP. del 09/01/1996; OPCM 

3274; UNI EN 206-1:2001; UNI EN 196-1; UNI EN 

196-2; UNI EN 196-3; UNI EN 196-4; UNI EN 196-5; 

UNI EN 196-6; UNI EN 196-7; UNI EN 196-21; UNI 

EN 197-1; UNI EN 197-2; UNI EN 12390-3 :2003 ; 

UNI EN 12504-1 :2002; UNI 9189;UNI 12504-2 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 



“ARCHITETTURA – CITTÀ – TERRITORIO” 

Incontro di studio - Cosenza 15 giugno ore 16 

Intervento di Massimiliano Provenzano, delegato dal presidente Giuseppe Caterini 

Data l’ora tarda il mio sarà un doveroso ma brevissimo intervento. 

Innanzitutto porto all’Assemblea i saluti del presidente del Collegio Provinciale dei Geometri, Giuseppe Caterini, assente per 

improrogabili sopraggiunti impegni istituzionali fuori sede, e dell’intero Consiglio direttivo. 

Un plauso e un ringraziamento per l’ottima iniziativa e per l’organizzazione della manifestazione; un saluto particolare al presidente 

del Comitato tecnico della Consulta Provinciale, Domenico Gimigliano, per la promozione della qualità nelle attività urbanistiche 

ed edilizie. Un cordiale saluto ai presidenti degli ordini professionali, degli ingegneri, architetti, geologi, agronomi forestali 

e a tutti gli intervenuti. 

Il tema del convegno, ampio e di grande interesse, mi porta ad esprimere in modo molto sintetico solo alcuni concetti sullo sviluppo 

sostenibile del territorio e della città. 

Negli ultimi anni, il tema della riqualificazione urbana e dello sviluppo sostenibile del territorio si è posto al centro del dibattito 

sul ripensamento delle città e delle politiche edilizie anche nella città di Cosenza. 

Un ripensamento voluto fortemente dal compianto Giacomo Mancini, che, grazie alla sua lungimiranza politica con particolare 

attenzione all’urbanistica, ha saputo tracciare, anche per i suoi successori, le linee guida per uno sviluppo organico ed attento alle 

varie esigenze dei cittadini e dell’intera città. 

Il Viale parco, l’Isola pedonale, la Città dei ragazzi, il recupero del centro storico, dall’abbandono alla rivitalizzazione, opere 

importanti già realizzate, hanno dato un nuovo volto ed un nuovo assetto alla città di Cosenza. 

L’attuale amministrazione ha saputo proseguire quanto già avviato, dotando la nostra città di progetti importanti, come il nuovo 

ponte sul fiume Crati dell’illustre architetto Santiago Calatrava, del Parco acquatico, di prossima realizzazione, e non ultimo per 

ordine di importanza il Museo all’aperto, invidiatoci da altre città italiane ed europee. 

Grazie alla disponibilità del mecenate conterraneo, Carlo Bilotti, la città si è arricchita di questo grande patrimonio artistico, dando 

ai cosentini e ai calabresi tutti la possibilità di ammirare opere dei più famosi artisti contemporanei, da Consagra, a Greco, a 

Manzù, Rotella, e tanti altri. 

Tutto questo fa parte del ripensamento della città nel senso più ampio della parola. 

È per questo che il territorio, il paesaggio, la città sono considerati elementi di interazione economico-funzionale nel processo di 

trasformazione urbana. 

La condizione culturale complessiva che attraversa l’epoca in cui viviamo è in parte responsabile del crescente interesse che si 

manifesta nei confronti della questione urbana come centrale per la qualità della vita. 

Città, territorio e paesaggio sono considerati luoghi di identità culturale e sociale, risultato di complessi processi di evoluzione storica 

la cui salvaguardia rappresenta una delle maggiori risorse della nostra Cosenza e dell’intera regione. 

Il primo è più faticoso passo per conoscere e salvaguardare il territorio consiste nel misurarlo; dunque cronologicamente e logicamente 

topografia e fotogrammetria sono destinate, anche attraverso le nuove metodologie di rilievo (GPS e laser scanner 3D), a 

precedere e supportare le altre discipline (progettazione edilizia e pianificazione urbanistica). 

Le ricorrenti catastrofi idrogeologiche che colpiscono l’Italia e la nostra regione, non ultima quella della vicina Cerzeto, sono certamente 

favorite dalla fragilità geomorfologica del nostro territorio e innescate da fenomeni naturali, quali piogge intense o terremoti; 

ma tra le cause di fondo si trova una disomogenea e disarticolata informazione sul territorio e sulle sue risorse. 

Da quanto detto si desume che, un’efficace difesa dalle calamità, naturali o indotte da comportamenti umani, implica sempre, a 

monte degli interventi di protezione e/o conservazione, una fase di acquisizione e di aggiornamento delle informazioni territoriali. 

Nella fase di acquisizione delle informazioni, è ben evidente il ruolo essenziale della topografia e della fotogrammetria (materie 

fondamentali della professione del geometra), come base per il referimento geografico dei fenomeni di sviluppo urbano o di dissesto 

idrogeologico. Ma altrettanto fondamentali sono il corretto utilizzo della topografia e della fotogrammetria ai fini dello studio 

degli interventi di progettazione preventiva del rischio e/o di pianificazione urbanistica. 

Pertanto, disporre di una precisa e coerente conoscenza del territorio e delle informazioni ad esso riconducibili, può indirizzare le 

attività di pianificazione urbanistica, recupero, e sviluppo eco-compatibile del territorio ad un risultato sicuramente positivo e 

minimizzare gli imprevisti economici per il conseguimento dell’obiettivi prefissati. 

Nelle sinergie delle professioni tecniche, il ruolo dei geometri, esperti per antonomasia di rilievo e cartografia e quindi della realtà in cui 

operano, è indispensabile al fine di garantire una conoscenza più aggiornata e puntuale del territorio. Questa figura professionale tradizionale, 

ora elevata con ulteriori studi accademici, che punta a breve alla laurea specialistica in “Scienze e tecnologie per l’ambiente e il 

territorio”, nella gestione urbanistica e nella trasformazione della città, per le sue specifiche competenze, certamente darà un importante 

necessario contributo, valore aggiunto all’azione di sviluppo sostenibile ed alla qualità dell’edilizia e della vita stessa. 

Grazie per l’attenzione. 

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INCONTRO DI STUDIO 

sul tema 

“Applicazione linee guida della Direzione Centrale del Catasto 

Verifiche atti di aggiornamento e attribuzione rendite fabbricati 

Programmazione Ufficio Provinciale di Cosenza” 

Cosenza, Aula Magna Liceo Scientifico “G. Scorza” 24 giugno 2005 

Relatore: Geom. Antonio Grembiale, Coord. Tecnico Direz. Reg. Agenzia Territorio 

Due aspetti della sala 

L’introduzione di Giuseppe Caterini L’intervento di Vincenzo Citriniti La relazione di Antonio Grembiale 

Il Collegio ha concordato con l’Ufficio Provinciale dell’Agenzia del Territorio che il primo e il terzo 

lunedì del mese, dalle ore 10 alle ore 13, il geom. Antonio Grembiale, tecnico esperto delegato 

dal Direttore, riceverà i colleghi per le problematiche sulla corretta applicazione delle procedure 

Pregeo e Docfa. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 



LE INDICAZIONI DEL COLLEGIO PER LA VERIFICA DEGLI ATTI CATASTALI 

Cosenza lì, 27.6.2005 

Raccomandata Al Direttore dell’Ufficio Provinciale 

dell’Agenzia del Territorio 

87100 Cosenza 

In adesione alla richiesta di collaborazione fatta dal Vs. geom. Antonio Grembiale, nell’incontro di studio del 24 u.s., per la 

verifica e controllo con sopralluogo degli atti di aggiornamento, riunita lo stesso giorno la Commissione Catasto, le comunico 

tempestivamente le conformi indicazioni di questo Collegio. 

Selezionare gli atti da sottoporre a controllo, distribuendoli su tutti i comuni della provincia in rapporto alla loro affluenza, 

adottando i criteri di trasparenza, imparzialità e correttezza resi noti all’utenza. 


Il presidente 


RICHIESTA DI ACCESSO AI CONTRIBUTI REGIONALI 

Centro Studi Geo-Metra Cosenza lì, 28.6.2005 


All’Assessore Regionale 

Raccomandata fax Istruzione Cultura Informazione 

0961/779789 On.le Sandro Principe 

Via Alberti n. 4 

88100 Catanzaro 

Questo Centro Studi, associazione on-lus costituita con atto pubblico per notar Cristofaro del 25 ottobre 2003 repertorio n. 

65480/24081, giuridicamente riconosciuto con provvedimento prefettizio prot. n. 353/3A.1.1/Area 5 del 23.6.2005, già da due 

anni opera a livello nazionale nei settori della cultura e dell’informazione con convegni, seminari e corsi di formazione e 

aggiornamento professionale, nonché con la cura e l’edizione fuori commercio della rivista tecnica la Stadia (5 mila copie 

diffuse gratuitamente a geometri, parlamentari, istituzioni, enti e uffici del Sud Italia, segnatamente della Calabria) e il 

Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria di Gustavo Valente. 

Si chiede pertanto di volere inserire questo Centro nell’Elenco degli enti culturali e d’informazione che hanno diritto a contributi 

e finanziamenti regionali, inviando tutta la necessaria documentazione per l’accesso. 


Il presidente 


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Principi ispiratori ed analisi della normativa prevenzionistica, 

con particolare riferimento al D.L.vo 626/94 ed 

al D.L.vo 494/96, il quadro normativo previgente le 

direttive comunitarie. 

Modello di approccio alla sicurezza dei cantieri di lavoro; 

la figura del coordinatore della sicurezza; analisi del 

D.L.vo 494/96; analisi dei soggetti titolari dell’obbligazione 

di sicurezza coinvolti nella responsabilità, la formazione 

e informazione ai lavoratori. 

Valutazione ed analisi delle attività di costruzione, 

ristrutturazione e trasformazione edilizia; utilizzo in 

sicurezza di impianti di cantiere comportanti rischi per 

la sicurezza; analisi delle prescrizioni antinfortunistiche 

nei cantieri e segnaletica di cui al D.L.vo 493/96. 

Delega di responsabilità e reati in materia prevenzionistica, 

principio di responsabilità, di legalità e colpevolezza 

nel sistema del diritto penale; struttura del reato e 

differenza tra contravvenzioni e delitti 

La legislazione di base in materia di sicurezza ed igiene 

sul lavoro; la normativa contrattuale inerente gli aspetti 

di sicurezza e salute sul lavoro; gli organi di vigilanza e 

di controlli nei rapporti con le aziende. 

La legge quadro in materia di lavori pubblici ed i principali 

decreti attuativi. Soggetti coinvolti nell’adempimento 

degli obblighi in materia di sicurezza e salute nei 

cantieri di opere pubbliche; appalti pubblici. 

La normativa sull’assicurazione contro gli infortuni sul 

lavoro e le malattie professionali; statistica degli incidenti 

sul lavoro (per aree e per settori di attività); 


CORSO PER LA SICUREZZA NEI CANTIERI 

LEGGE 626/94 - 494/96 - 528/99 

Cosenza 11 maggio - 4 luglio 2005 

PROGRAMMA SVOLTO 

Cause e fattori di rischio; controlli sanitari periodici; la 

prevenzione sanitaria; figura del medico competente; 

Le malattie professionali nei cantieri - tipologia e genesi; 

il primo soccorso; dispositivi di protezione individuale. 

Nozione di rischio e sua valutazione; procedure per l’analisi 

dei rischi; cause e fattori di rischio; controlli sanitari 

periodici; figura del medico competente. 

L’autorità e l’attività di vigilanza antinfortunistica e le 

sanzioni amministrative; procedure di composizione 

delle violazioni antinfortunistiche. 

Il rischio negli scavi, nelle opere in sotterraneo, in galleria; 

la movimentazione manuale dei carichi ed in 

genere il rischio connesso all’utilizzo delle apparecchiature 

di sollevamento e trasporto. 

Il rischio chimico; il rischio biologico; il rischio di 

incendio e di esplosione; la prevenzione incendi ed i 

piani di emergenza. 

. D. L.vo 626/94 – sicurezza in azienda, le nuove figure 

aziendali e gli aspetti organizzativi, in particolare i rapporti 

con i RLS. 

Valutazione, programmazione e pianificazione degli 

interventi; adeguamento delle misure di sicurezza. 

Lavori edili e di genio civile e problematiche connesse 

all’attività di costruzione, riparazione manutenzione e 

risanamento dei fabbricati; attività di costruzione di 

opere stradali, idrauliche di bonifica e di sterro; appalti 

lavoro autonomo e sicurezza. 

ELENCO DEGLI ABILITATI 

Documento di valutazione dei rischi: definizione ed 

obbiettivi; procedure di redazione 

Norme su macchine ed impianti di cantiere; manutenzione 

macchine ed impianti; uso dei dispositivi di protezione 

individuali; macchine utensili in cantiere; rilievi 

ambientali installazioni elettriche in cantiere. 

Piani di sicurezza e di coordinamento (definizioni ed 

obbiettivi). figure coinvolte (professionalità e competenze 

necessarie). Coinvolgimento dei lavoratori nelle 

problematiche attinenti la sicurezza e la salute nei cantieri 

Esempio di redazione di un piano di sicurezza e di coordinamento; 

procedure di sicurezza ed analisi costi/benefici. 

Simulazione pratica della redazione di un piano di 

sicurezza 

Esempio di fascicolo basato sullo stesso caso del piano 

di sicurezza e di coordinamento: individuazione delle 

fasi lavorative, di manutenzione e discussione sull’analisi 

dei rischi legati a tali fasi. 

Esempio di redazione di un piano di sicurezza e di coordinamento; 

procedure di sicurezza ed analisi costi/benefici. 

Simulazione pratica della redazione di un piano di 

sicurezza 

Discussione in aula delle elaborazioni predisposte da 

gruppi di lavoro sul piano di sicurezza predisposto dagli 

stessi. 

Discussione in aula delle elaborazioni predisposte da 

gruppi di lavoro sul fascicolo predisposto dagli stessi. 

Geom. Luigi Adduci; Arch. Enrico Alecce; Geom. Daniele Amendola; Geom. Carmelo Bafaro; Geom. Diego Caloiero; Geom. 

Roberto Camporotondo; Geom. Antonio Carbone; Geom. Vinecenzo Carnevale; Geom. Salvatore Ceci; Geom. Massimiliano 

Colla; Geom. Michele Crivella; Geom. Luigi Crudo; Geom. Emanuela De Ciancio; Geom. Piero De Leo; Geom. Stefania Di 

Noto; Geom. Giuseppe Filardi; Geom. Arduino Florese; Geom. Dino Giglio; Geom. Carmelo Granata; Ing. Mirko Guzzo; 

Geom. Luigi Iozzolino; Geom. Francesco Lanza; Geom. Riccardo Le Rose; Geom. Algonso Leporini; Ing. Francesco Lirangi 

Geom. Antonio Lucente; Geom. Giuseppe Marigliano; Geom. Luigi Mauro; Geom. Danilo Mazzuca; Geom. Antonio Migliano; 

Ing. Domenico W. Mongelli; Ing. Giampiero Montalto; Geom. Francesco Moretti; Geom. Antonio Morrone; Geom. Leonardo 

Osnato; Geom. Francesco Pignatosi; Geom. Francesco Quartarolo; Geom. Luigi Samà; Geom. Valentino Santoro; Geom. 

Giovanni Scaldaferri; Geom. William Scuderi; Geom. Giuseppe Settino; Geom. Biagio Silvestri; Geom. Amerigo Sinolpoli 

Geom. Domenico Smeriglio; Ing. Lucio Staffa; Geom. Mario Stocchetti; Geom. Minoberto Tasrsitano; Geom. Giovanni Tenuta; 

Geom. Francesco A. Voto 

ATTESTAZIONE DEL DIRETTORE DEL CORSO 

Il 4 Luglio ultimo scorso si è conclusa la decima edizione del corso di formazione per coordinatori per la progettazione e per 

la esecuzione dei lavori previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 494/96. Quest’ultima edizione è stata caratterizzata dalla contestuale 

abilitazione dei partecipanti allo svolgimento dell’attività di RSPP ex art. 8 e 10 del D.Lgs. 626/94 a seguito del riconoscimento 

del Collegio Provinciale dei Geometri di Cosenza come Ente di formazione con Provvedimento Regionale del 18.12.2003 

Filippo Imbrioscia 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Un aspetto della sala 


LA CONSEGNA DEGLI ATTESTATI 

Foto di gruppo 


Giuseppe Caterini e Filippo Imbrioscia Arch. Enrico Alecce Geom. Emanuela De Ciancio 

Geom. Stefania Di Noto Geom. Arduino Florese Geom. Luigi Iozzolino 

Geom. Giuseppe Marigliano Geom. Francesco Quartarolo Ing. Lucio Staffa 

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n. 2-2005 



Iscrizioni 

Luca Bottino nato a Cosenza il 9.10.1980, residente in Rota Greca, alla Via Garibaldi n.43, Albo n. 2696; 

Roberto Camporotondo nato a Cerisano il 18.6.1970 , residente in Cerisano alla C.da Scarazze, Albo n. 2699; 

Rocco Caputo nato a Belvedere Marittimo il 6.10.1976, residente in Grisolia, alla Via Drusi n.5, Albo m. 2692; 

Saverio Caputo nato a Cosenza il 25.8.1981, residente in Fiumefreddo Bruzio , alla Via Campo n.15, Albo n. 2702; 

Antonio Carbone nato a S. Giovanni In F. il 27.11.1973, residente in S. Giovanni in F., alla P.zza L. Campano n.15 Albo n. 2694; 

Armando Cariati nato a Cosenza il 3.10.1978, residente in Torano Castello, alla Via dei Mille n.78, Albo n. 2701; 

Eugenio Chimenti nato a Cosenza 10.8.1968, residente in Pedace, alla Via S. agata n.115, Albo n. 2679; 

Francesco Conte nato a Cosenza il 2.1.1978, residente in Acri alla C/da Crista n.42, Albo n. 2695; 

Carmine Covucci nato a Praia a Mare il 2.7.1978, residente in S. Maria del Cedro alla Via del Mare n.1, Albo n. 2703; 

Vincenzo Francesco Curia nato a Corigliano Calabro il 19.2.1975, residente in Corigliano C., alla Via Provinciale, Albo n. 2700; 

Stefania Di Noto nata a Cassano Jonio il 16.10.1977, residente in Castrovillari alla C/da Fabbriche n.1, Albo n. 2707; 

Giuseppe Marchese nato a Cosenza il 17.5.1975, residente in Acri alla Via Aldo Moro n.230, Albo n. 2709; 

Francesco Martorello nato a Belvedere Marittimo il 20.1.1972, residente in Belvedere M.mo, alla C.da Petrosa n.1, Albo n. 2708; 

Santo Morrone nato a Cassano Jonio il 22.2.1981, residente in Corigliano Calabro, alla Via Metaponto n.94, Albo n. 2693; 

Fabbrizio Napoletano nato a Cosenza il 2.4.1980, residente a Montalto Uffugo, alla Via Borgo Ultramontano n.4, Albo n. 2704; 

Giovanni Scaldaferri nato a Francavilla M.ma il 24.11.1975, residente in Francavilla M.ma, alla Via V.Emanuele III, Albo n. 2705; 

Francesco Servidio nato a Cosenza l’11.9.1974, residente in Montalto Uffugo, alla Via S. Rita n.16, Albo n. 2698; 

Cesare Silipo nato a Longobucco il 20.5.1955, residente in Corigliano Calabro, alla Via G. Giovannino n.2, Albo n. 2710; 

Francesco A. Voto nato a Montegiordano il 30.9.1979, residente in Montegiordano, alla Via Lungomare n.102, Albo n. 2706; 

Cancellazioni 

Felice Amoroso, Egidio Gallo, Gennaro Luca Leo, Stanislao Morrone, Oreste Mosciaro, Massimo Santagada, Riccardo Mario 

Spano’, Vittorio Vulnera. 

AGGIORNAMENTO REGISTRO PRATICANTI 

Iscrizioni 

Antonio Battaglia nato a Verbicaro il 12.4.1981, residente in Verbicaro , Via G. Mazzini n. 7, Reg. Prat. n. 2263; 

Salvatore Cascardo nato a Praia a Mare il 24.8.1984, residente in Fuscaldo, C.da Oliveto n.15, Reg. Prat. n. 2276; 

Pierluigi De Marco nato a Rossano il 4.7.1985, residente in Acri, Via Domenico Mauro n.46, Reg. Prat. n. 2267; 

Luciano Fortunato nato a Praia a mare il 27.12.1983, residente in Orsomarso, C.da Marina n. 84, Reg. Prat. n. 2274; 

Dino Giglio nato a Belvedere M.mo il 26.4.1981, residente in Buonvicino, Via S.Francesco n.59, Reg. Prat. n. 2275; 

Antonio Iannuzzi nato a Cetraro il 8.12.1979, residente in S. Agata d’Esaro, C.da Fossa del Lupo, Reg. Prat. n. 2273; 

Caterina La Cattiva nata a Castrovillari il 10.6.1977, residente in Civita, Vico I Scanderbek, Reg. Prat. n. 2272; 

Alberto Lucarelli nato a Cetraro il 14.5.1984, residente in Cetraro , Loc. Alvaro n.12, Reg. Prat. n. 2279; 

Alessio Lucchetti nato a Cosenza l’1.9.1978, residente in Spezzano Sila, Via B. Croce n.2, Reg. Prat. n. 2284; 

Agostino Marano nato a Acri il 23.6.1982, residente in S. Giovanni in Fiore, Via Gran Sasso n.12, Reg. Prat. n. 2265; 

Francesco Marasco nato a Strangoli l’11.10.1985, residente in Scalea, Via Piano Lettieri n.9, Reg. Prat. n. 2278; 

Francesco Marino nato a Belvedere Marittimo, il 24.8.1983, residente in Bonifati, Via Carbone n.56, Reg. Prat. n. 2269; 

Antonio Morrone nato a Acri il 5.11.1972, residente in Acri, Via Aldo Moro n.275, Reg. Prat. n. 2271; 

Francesco Pandolfi nato a Cassano Jonio il 12.8.1985, residente in Cassano Jonio, Rione campo Sportivo , Reg. Prat. n. 2280; 

Carmine Paradiso nato a Paola il 30.12.1985, residente in Cleto, C.da S. Antonio n.35, Reg. Prat. n. 2282; 

Luigi Pesce nato a Cassano Jonio il 19.4.1984, residente in Cerchiara di Calabria, C.da Piano del Praino, Reg. Prat. n. 2270; 

Wiliam Salvatore Scuderi nato a Villapiana l’8.11.1978, residente in Villapiana, Via Convento, Reg. Prat. n. 2281; 

Battista Servidio nato a Belvedere Marittimo l’1.10.1984, residente in Grisolia, Via Finieri n.3, Reg. Prat. n. 2266; 

Americo Sinopoli nato a a Cosenza il 6.6.1984, residente in S. Marco Argentano, C.da Valle Caruso , Reg. Prat. n. 2268; 

Domenico Spadafora nato a Cosenza il 27.6.1983, residente in S. Giovanni in Fiore, Via Pollino n.4, Reg. Prat. n. 2264; 

Ivan Spina nato a Acri il 25.9.1985, residente in Acri, Via Bruno Pontecorvo n.8/2, Reg. Prat. n. 2285; 

Cancellazioni 

Adriano Affortunato, Cosimo Arnone, Antonio Benvenuto, Giovanna Cosenza, Rossella D’Alessandro, Francesco Forestieri, 

Francesco Frega, Santo Fuoco, Monica Gravina, Clemente Intrieri, Ernesto Laino, Giovanni Le Piane, Massimiliano Lifrieri, 

Ferdinando Luci, Ignazio Mirto, Emilio Molinario, Vincenzo Morrone, Domenico Nardi, Americo Perri, Ferdinando Sacco, 

Antonio Sciammarella, Raffaele Scornavacca, Maurizio Vigliaturo. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

collegio di crotone 


3 FEBBRAIO 2005 - INAUGURAZIONE NUOVA SEDE DEL COLLEGIO 

E PREMIAZIONE GEOMETRI CON PIÙ DI 35 ANNI DI ISCRIZIONE ALL’ALBO 

Geom. Vincenzo Colacino 

già presidente del Collegio 

Geom. Vincenzo Lamazza 

già vicepresidente del Collegio 

Geom. Bonaventura Cretella 

segr. Sezione Prov. S.I.G. 

1 GIUGNO 2005 - INAUGURAZIONE UFFICIO PROVINCIALE 

AGENZIA DEL TERRITORIO 

L’intervento del Presidente Giuseppe Iuliano 

Un aspetto della sala 

Ill. mi signori dirigenti dell’Agenzia del territorio, amministratori e politici, 

sono Giuseppe Iuliano, presidente dei geometri di Crotone, non posso non pensare agli anni di attesa di 

questo momento, ricordo a tutti che i geometri, congiuntamente ad altri ordini tecnici, per avere un servizio 

“dovuto“ dallo Stato, si sono accollati il fitto del locale sportello provvisorio di Tufolo per ben 4 

anni, fino a tutto il 2002. In seguito quando ci siamo resi conto che provvisorio proprio non era, non 

abbiamo più onorato il canone di fitto. Chi lavora col Catasto sa quanto era desiderato questo evento. 

Dalla notte si vedevano i vari foglietti di prenotazione fai-da-te affissi sulla serranda con numeri che 

all’orario di apertura già contavano 80 persone, mentre dall’altra parte, come risposta dell’ufficio, il più 

delle volte, c’era un solo operatore e magari con difficoltà di collegamento alla rete di Catanzaro. Tutto 

questo ha reso difficili i rapporti tra gli utenti e tra questi e i funzionari incaricati, sfociati in denuncie 

giudiziarie. Oggi siamo qui finalmente ad inaugurare l’ufficio provinciale di Crotone. Ne approfitto per 

dare delle modeste “istruzioni per l’uso“ cerchiamo tutti di usare le regole di ortodossia più elementari, 

che stanno alla base del vivere civile. Vi chiedo di umanizzare il catasto e ricordo a tutti che una domanda 

posta con ira non dà alcuna soluzione !!! La stessa domanda posta con civiltà sicuramente ha diverse 

vie per la soluzione, con questo ribadisco che il collegio dei geometri, come sempre, collaborerà fattivamente con i dirigenti dell’Agenzia 

affinché non ci siano prevaricazioni di pochi a danno dei più, nè da una parte ne dall’altra. Per il prossimo futuro mi auguro che i 

dirigenti ministeriali metteranno mano alle nostre mappe; abbiamo una cartografia vecchia su supporti cartacei di oltre 50 anni, vere e 

proprie reliquie, con inesattezze enormi. Come si può pianificare un territorio con una cartografia inesatta? Non contengono le ubicazioni 

di opere pubbliche! I vari espropri, per lo più, non sono riportati in mappa, il perchè è uno solo: nelle progettazioni manca la figura 

del geometra! Ora se mi è consentito voglio rivolgermi alle autorità presenti, ai politici, ed amministratori; non più nei modi che siamo 

abituati a sentire, tipo invito. L’invito è una forma di cortesia lasciata alla sensibilità dell’altro di occuparsi o meno di un dato problema! 

Per me deve essere un obbligo governare il territorio, una volta che con il consenso democratico hanno ricevuto mandato. 

Dopo 11 anni di provincia non abbiamo ancora il Genio Civile, la banca d’Italia, le varie commissioni: tutti organismi importanti al fine 

di agevolare il vivere quotidiano di chi ha accettato di rimanere nella più povera provincia d’Europa. Ma ai nostri rappresentanti tutto 

questo non interessa. I nostri comuni sono al minimo storico di abitanti, sono rimasti pochi vecchi soli e pochissimi giovani, in questo 

contesto ci vuole del coraggio ad accettare di governare un territorio, eppure i candidati hanno imbrattato muri, ponti, strade, cassette 

delle poste con slogan da pubblicità di detersivi, tutto per essere eletti . Almeno dateci i servizi !! 

Auspicando un fattivo intervento, sulla scia di questa importante inaugurazione, nell’interesse della categoria, ringrazio per il tempo 

concessomi e saluto cordialmente. 

IL 6 GIUGNO 2005 È STATA COSTITUITA LA SEZIONE PROVINCIALE DEL SINDACATO ITALIANO GEOMETRI 

CON SEDE IN COMODATO PRESSO IL COLLEGIO. SEGRETARIO ELETTO È IL GEOM. BONAVENTURA CRETELLA 

AL QUALE I COLLEGHI SI POSSONO RIVOLGERE PER L’ISCRIZIONE. 

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collegio di vibo valentia 

INIZIATIVE E RIUNIONI 

dicembre 2004 

14 Seminario sulla Sicurezza nei Cantieri negli uffici dell’Assindustria di Vibo Valentia. 

17 “Serata Insieme” con on. Ranieli Michele presso Hotel 501 di Vibo Valentia. 

22 Uffici chiusi per festività natalizie fino al 2 gennaio 2005 

30 Seduta Consiliare. 

gennaio 2005 

13 Visita del Presidente della Repubblica Italiana. Incontro al Valentianum di Vibo Valentia. In serata concerto nel Duomo 

di S.Leoluca di Vibo Valentia in omaggio al Presidente della Repubblica. 

15 10° anniversario Collegio Periti Industriali della Provincia di Vibo Valentia. Incontro tenutosi presso l’Hotel 501 di Vibo 

Valentia. 

17 Riunione “Osservatorio permanente per il rilancio etico del settore edile vibonese” dell’ANCE negli uffici dell’Assindustria. 

Discussione su problematiche e prescrizioni, modalità di appalto dei lavori pubblici. 

18 Riunione Catasto nella sala riunioni del Collegio dei Geometri di Vibo Valentia. 

27 Consegna libretti di tirocinio ai nuovi Geometri iscritti al Registro dei Praticanti. 


febbraio 

4 Comitato Regionale. 


15 Commissione Catasto negli uffici dell’Agenzia del Territorio di Vibo Valentia. 

19 Riunione Comitato Calabro. Inaugurazione nuova sede del Collegio Provinciale Geometri di Crotone sito in Via Cutro 

426 (ex Istituto Contabile). 


25 Comitato Regionale 

28 Elezioni Delegati CIPAGLP 

marzo 

1 Elezioni Delegati CIPAGLP 

10 Comitato Regionale. 

14 Comitato Regionale presenti on. Tommasi e on. Loiero 

21 Comitato Regionale: G.E. per esame e determinazione dell’articolato AUTEL ricevuto dal C.N.G. 


29 Comitato Regionale: esame ed approvazione dello Statuto e del Regolamento del Sindacato Italiano Geometri e stipula 

Atto Costitutivo. 

29 Assemblea dei soci presso il Centro Studi Geo-Metra di Cosenza. 

aprile 

5 e 6 Assemblea dei Presidenti dei Collegi dei Geometri d’Italia a Roma nel palazzo Corrodi. 

14 Seminario dell’Azienda Analist Group di Mercogliano (AV) su applicativi software per progettazione architettonica 

“Quantoline” e topografia “Analist 2005” svoltasi nella sala riunione del Collegio dei Geometri. 


22 I Workshop Carthema: Integrazione delle informazioni catastali nell’attuale Cartografia Regionale e Nazionale svoltosi 

nell’Auditorium del Palazzo Valentianum di Vibo Valentia. Organizzato in collaborazione con Agenzia del Territorio di 

Vibo Valentia, Dipartimento Difesa del Suolo-Unical, Dipartimento di Scienze della Terra-Unical e con il patrocinio 

dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia 

n. 2-3/2005

collegio di vibo valentia 


dal 11 dicembre 2004 al 22 aprile 2005 

Iscrizioni 

Teodoro Bartucca nato a Lamezia Terme il 04.09.1980, residente in Filadelfia, Albo N° 346, decorrenza 14.01.2005; 

Domenico Silvaggio nato a Vibo Valentia il 28.12.1982, residente in Filogaso, Albo N° 347, decorrenza 02.03.2005; 

Domenico Barbara nato a Vibo Valentia il 15.04.1978, residente in Spadola, Albo N° 348, decorrenza 02.03.2005; 

Michele Ventrice nato a Tropea il 09.08.1978, residente in Briatico, Albo N° 349, decorrenza 11.03.2005; 

Patrizia Iennarella nata a Catanzaro il 23.10.1977, residente in Brognaturo, Albo N° 350, decorrenza 18.03.2005; 

Giuseppe Salerno nato a Catanzaro il 22.08.1980, residente in Brognaturo, Albo N° 351, decorrenza 18.03.2005; 

Iscrizioni Sezione non esercenti la professione (privi di timbro, tesserino, partita Iva e immatricolazione Cassa) 

Brunella Rosi nata a Vibo Valentia il 03.01.1980, residente in Spadola, Albo N° 326, decorrenza 17.12.2004; 

Francesco Bartalotta nato a Vibo Valentia il 05.09.1970, residente in Stefanaconi, Albo N° 337, decorrenza 20.12.2004; 

Alfredo Fusca nato a Cessaniti il 22.02.1939, residente in Ricadi, Albo N° 25, decorrenza 22.12.2004; 

Paolo Rosario Restuccia nato a Ioppolo il 01.10.1939, residente in Vibo Valentia, Albo N° 20, decorrenza 30.12.2004; 

Domenico Mercatante nato a S.Costantino Calabro il 06.01.1965, residente in S.Costantino Calabro, Albo N° 191, decorrenza 26.01.2005; 

Cancellazioni 

per dimissioni 

Giancarlo Vita nato a Vibo Valentia il 21.01.1952, residente in Vibo Valentia, Albo N° 92, decorrenza 29.11.2004; 

Giuseppe Messina nato a Ricadi il 07.01.1939, residente in S.Domenica fraz. di Ricadi, Albo N° 32, decorrenza 16.12.2004; 

Alfonso Marasco nato a Rombiolo il 02.10.1965, residente in Rombiolo, Albo N° 201, decorrenza 29.12.2004; 

Nicola Tassone nato a Vibo Valentia il 08.05.1978, residente in Brognaturo, Albo N° 283, decorrenza 13.01.2005; 

AGGIORNAMENTO REGISTRO PRATICANTI 


Iscrizioni 

Rocco Direnzo nato a Tropea il 10.10.1983, residente in Mileto, decorrenza 02.07.2004; 

Gianfranco Fiumara nato a Francavilla Angitola (VV) il 03.11.1970, residente in Pizzo Calabro, decorrenza 13.10.2004; 

Rita Immacolata Caruso nata a Serra San Bruno (VV) il 04.05.1960, residente in Serra San Bruno, decorrenza 13.10.2004; 

Antonio De Rito nato a Vibo Valentia il 06.02.1982, residente in Pannaconi fraz. di Cessaniti, decorrenza 14.10.2004; 

Milena Pileggi nata a Catanzaro il 31.08.1982, residente in Serra San Bruno, decorrenza 15.10.2004; 

Rossana Immacolata Callà nata a Vibo Valentia il 04.08.1984, residente in Serra San Bruno, decorrenza 15.10.2004; 

Giuseppe De Luca nato a Vibo Valentia il 06.08.1984, residente in Cessaniti, decorrenza 18.10.2004; 

Domenico Pugliese nato a Vibo Valentia il 27.02.1985, residente in Cessaniti, decorrenza 20.10.2004; 

Maurizio Tassone nato a Chiaravalle Centrale (CZ) il 16.09.1982, residente in Spadola, decorrenza 20.10.2004; 

Cosimo Malvaso nato a Chiaravalle Centrale (CZ) il 14.07.1984, residente in Serra San Bruno, decorrenza 21.10.2004; 

Giuseppe Speranza nato a Tropea (VV) il 13.09.1985, residente in Brattirò di Drapia, decorrenza 22.10.2004; 

Francesco Antonio Barletta nato a Vibo Valentia il 28.02.1984, residente in Rombiolo, decorrenza 25.10.2004; 

Pietro Rombolà nato a Tropea il 16.09.1984, residente in Brattirò di Drapia, decorrenza 25.10.2004; 

Agostino Costa nato a Tropea (VV) il 18.05.1985, residente in Caria fraz. di Drapia, decorrenza 25.10.2004; 

Carlo Greco nato a Tropea il 18.09.1984, residente in Bivona fraz. di Vibo Valentia, decorrenza 25.10.2004; 

Annamaria Pontoriero nata a Tropea il 01.10.1983, residente in San Calogero, decorrenza 29.10.2004; 

Tommaso Grupillo nato a Chiaravalle Centrale (VV) il 13.03.1981, residente in Serra San Bruno, decorrenza 11.11.2004; 

Salvatore Tassone nato a Chiaravalle Centrale (VV) il 15.12.1984, residente in Spadola, decorrenza 08.11.2004; 

Cosimo Rafiele nato a Fabrizia il 12.11.1981, residente in Fabrizia, decorrenza 20.10.2004; 

Tiziana Franzé nata a Serra San Bruno il 20.11.1985, residente in Fabrizia, decorrenza 14.02.2005; 

Andrea De Rito nato a Vibo Valentia il 10.04.1985, residente in Cessaniti, decorrenza 03.03.2005; 

Pasquale Inzitari nato a Verbania (NO) il 16.02.1982, residente in Dasà, decorrenza 24.02.2005; 

Basilio Barbieri nato a Vibo Valentia il 05.06.1962, residente in S.Onofrio, decorrenza 24.03.2005; 

Antonio Pungitore nato a Zug (Svizzera) il 27.07.1984, residente in Filadelfia, decorrenza 05.04.2005; 

Andrea, Leonardo Bevacqua nato a Vibo Valentia il 08.05.1977, residente in Longobardi fraz. di Vibo Valentia, decorrenza 07.04.2005; 

Salvatore Mamone nato a Vibo Valentia il 29.07.1982, residente in Fabrizia, decorrenza 07.04.2005. 

n. 2-3/2005 

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Catasto e topografia 

SULLE PROBLEMATICHE CATASTALI 

L'intervento del geom. Luigi Visciglia responsabile della Commissione Catasto del 

Collegio di Cosenza nell’ incontro di aggiornamento professionale del 25 febbraio 2005 

Prima di affrontare le interessanti tematiche dell'odierno 

incontro colgo l'occasione per dare il benvenuto all'ing. 

Vincenzo Citriniti, da qualche mese comandato alla direzione 

della nostra Agenzia Provinciale del Territorio, sia da parte 

dei numerosi colleghi presenti in sala e sia di coloro che, per diversi 

motivi, sono stati costretti a disertare questo importante seminario. 

La venuta del neo direttore si è verificata proprio in un particolare 

momento nel quale l'ufficio stava cercando di venir fuori dai 

tanti comprensibili problemi connessi con il noto trasferimento nella 

nuova sede di Via Barrio. 

Se alle oggettive persistenti difficoltà di cui sopra si aggiungono 

pure quelle fisiologiche dipendenti dal diverso modo di fare di ciascun 

dirigente, è più che giustificato il visibile imbarazzo iniziale 

del personale d'ufficio, più o meno tutto, che con grande senso di 

professionalità si è dovuto adeguare al nuovo modo di operare e di 

concepire il lavoro. 

Con l'occasione mi preme richiamare i tanti incontri di studio 

degli anni passati, in particolare quello nella sala ridotta del Teatro 

Rendano di Cosenza agli inizi del 2000, quando i tempi di attesa per 

l'approvazione di un atto di aggiornamento erano molto lunghi. 

Ebbene nei predetti incontri il sottoscritto, d'intesa con il Presidente 

Caterini ed il Consiglio del Collegio all'unanimità, insieme a 

tanti altri colleghi, abbiamo costantemente sostenuto che per recuperare 

il forte arretrato giacente in ufficio bisognava razionalizzare 

e pianificare il lavoro da svolgere utilizzando al meglio le professionalità, 

che erano e restano sempre tante, all'interno dell'ufficio con 

priorità al preallineamento degli atti arretrati, prima dell'avvio al 

trattamento di quelli nuovi, al fine di evitare di vedere crescere in 

via esponenziale le pratiche inevase accantonate nei sotterranei dell'ufficio. 

Dopo tante insistenze, finalmente, il responsabile dell'ex U.T.E. 

dell'epoca ha accolto le nostre istanze ed ha avviato, a seguito del 

protocollo d'intesa del 22 maggio 2000 tra il ns Collegio e l'ex Ufficio 

Provinciale del Territorio, le predette procedure di preallineamento 

che nel giro di qualche mese - con lodevole impegno e grande 

senso di professionalità di tutto il personale, nessuno escluso, 

con grande soddisfazione della dirigenza e tangibili segnali di consensi 

della utenza tecnica esterna - hanno fatto si che le approvazioni 

degli atti di aggiornamento avvenissero gradatamente quasi in 

tempo reale. 

Nulla, invece, è stato fatto nelle altre direzioni, né in quelle dove 

era possibile un autonomo intervento da parte dell'ufficio provinciale 

e né nelle altre dove, oggettivamente, sarebbe stato indispensabile 

il coinvolgimento della Direzione Centrale con l'aiuto e l'avallo 

del nostro Consiglio Nazionale, per come più volte inutilmente 

invocato e ripetutamente auspicato, ancorché sollecitato. 

In buona sostanza il neo direttore, di sua iniziativa, ha assunto 

una posizione analoga a quella da Noi più volte suggerita in passato. 

Anzi, è il caso di dire, sta facendo di più. 

Difatti anziché preallineare solo gli atti di aggiornamento oggetto 

di richiesta da parte dei professionisti per la redazione di altri 

nuovi, ha iniziato un apprezzabile lavoro di recupero di tutto l'arre- 

trato forzando, forse, i normali ritmi di lavoro dell'ufficio rispetto al 

recente passato, al fine di poter restare nell'ambito dei tempi di lavoro 

imposti dalla Direzione Centrale per il raggiungimento di determinati 

obiettivi. 

Mi risulta che sono stati rispolverati, per essere poi ovviamente 

trattati, i tantissimi tipi di frazionamento, giacenti in archivio da 

svariati lustri redatti da tecnici probabilmente non più in attività, 

della ex Casmez e degli altri vari Enti presenti sul territorio provinciale, 

quali: Consorzi di Bonifica, ex O.V.S. ed altri ancora. 

E' prevedibile che un simile recupero incontrerà una serie infinita 

di difficoltà e porterà, certamente, alla luce le diversità tra il vecchio 

ed il moderno modo di operare nello specifico settore degli 

aggiornamenti cartografici di tipo catastali. 

Ad esempio ho già sentito qualche realtà in questa direzione 

come condotte idriche interrate, dotate di relative fasce di esproprio, 

che vanno ad interrompere la continuità di alcuni fabbricati. 

Personalmente ritengo che non sono più tempi di conservare 

vecchi scheletri rinchiusi in armadi blindati se si vuole guardare ad 

un futuro più tranquillo ed al passo con le nuove tecnologie che, 

purtroppo, volendo o nolendo, ci vengono imposte dall'Alto e contro 

le quali - sulla base delle esperienze passate - possiamo dire che 

non c'è proprio niente da fare. 

Ma il futuro del catasto, che sta molto a cuore alla nostra categoria, 

non deve essere subordinato solo al recupero degli atti arretrati, 

bensì deve mirare al raggiungimento di una corretta e coerente 

gestione del territorio che, è il caso di dire - proprio a seguito dell'avvio 

della circolare n. 2/88, sulla cui applicazione ci sarebbe molto 

da discutere, con la quale sono state stabilite nuove regole per la 

redazione degli atti di aggiornamento - ci sta sfuggendo di mano 

sempre di più giorno dopo giorno. 

Difatti, per come detto da più tempo ed in più occasioni, la precisione 

grafica dei fogli di mappa è passata dai pochi decimetri di 

quelli d'impianto, ai decametri di quelli moderni numerizzati. 

Ormai su questo stato di cose - da alcuni definito provvisorio in 

attesa di una ricomposizione cartografica annunciata sin dall'inizio 

dell'attuale procedura che ormai, si può dire, ha raggiunto la maggiore 

età - nessuno ne fa più mistero, nemmeno gli addetti ai lavori. 

Per cui, ritengo, che sarebbe quasi inutile proseguire nel pregevole 

cammino di recupero integrale intrapreso dalla nuova dirigenza 

se poi non si riesce a guardare al futuro con la necessaria concretezza 

per mancanza di un minimo di programmazione intelligente 

nel medio - lungo periodo al fine di evitare l'irreparabile. 

In altre parole non bisogna orientare l'operatività dell'agenzia 

solo verso obiettivi che fanno cassa, bensì anche verso quelli, a mio 

avviso più importanti e lungimiranti, che dovranno in futuro garantire 

una buona gestione del territorio non solo per fini fiscali, ma 

anche a tutela della buona tecnica e di coerente conservazione del 

patrimonio pubblico e privato, e, per quanto riguarda la nostra categoria, 

anche di continuità della fonte di lavoro in momenti difficili 

come quelli attuali che rischiano di diventare sempre più critici. 

Ritengo utile sottolineare, a quanti hanno responsabilità nel settore 

specifico, che solo le mappe catastali costituiscono Cartografia 

Ufficiale dello Stato, per cui danneggiarle significherebbe commet- 

n. 2-3/2005

tere un grave reato. 

Tuttavia penso che la meritoria e coraggiosa iniziativa intrapresa 

dall'ing. Citriniti, ovvero il recupero integrale degli atti di aggiornamento, 

merita la nostra collaborazione, se necessario, anche con 

spirito critico. 

Sarebbe un grosso errore ostacolare, in qualche modo, una operazione 

simile che, se portata a compimento, non può che portare 

vantaggi per l'espletamento del lavoro quotidiano di Noi tutti. 

L'invito che rivolgo al nuovo dirigente è quello di volgere lo 

sguardo anche in altre direzioni. Tra le tante cito per il momento 

solo quelle ritenute più importanti ed urgenti, ovvero una buona 

organizzazione dell'archivio ed il graduale recupero della cartografia 

in termini di precisione. 

In merito alle condizioni attuali dell'archivio, tra i tanti casi che 

si sono verificati in questi ultimi tempi cito solo l'ultimo che ha 

visto protagonista proprio chi vi parla. Alla richiesta presentata in 

data 1° febbraio u.s. acquista al protocollo n. 33515 tendente a prendere 

visione degli elaborati allegati ad un determinato tipo di frazionamento, 

l'ufficio con nota del 24 febbraio 2005, peraltro senza protocollo, 

ha dato la seguente risposta: “Si comunica che, a seguito di 

ricerche effettuate negli archivi di questo ufficio, non è stato possibile, 

ad oggi, reperire gli elaborati richiesti e ciò probabilmente 

anche a causa del trasferimento di tutto l'archivio, la cui sistemazione 

è ancora in atto, dalla vecchia sede di Piazza XI Settembre alla 

nuova sede di Via Barrio”. 

Sul punto si ricorda che dalla data del trasferimento ad oggi 

sono ormai trascorsi circa sei mesi. 

Quanto tempo serve ancora per poter disporre di un archivio 

efficiente? Con l'occasione si precisa che i libretti di campagna a 

corredo degli atti di aggiornamento sono indispensabili, tra l'altro, 

per eseguire delicate operazioni di riconfinamento, sempre più 

richieste, al fine di definire le classiche liti tra proprietari confinanti 

che spesso sfociano in cause civili, e non solo. 

Le problematiche riconducibili alla corretta gestione degli atti di 

aggiornamento sono molteplici e tutte molto complesse, per cui mi 

riservo di affrontare ed approfondire meglio il problema in sede di 

commissioni, provinciale e regionale, onde lasciare spazio agli altri 

argomenti iscritti all'ordine del giorno. 

Problema più grave e molto più urgente da affrontare è quello 

connesso con la cartografia catastale in generale e più specificatamente 

con gli estratti di mappa per i comuni numerizzati. Anche per 

questa problematica rappresento un caso personale riguardante un 

estratto di mappa su supporto magnetico, prot. 362288 del 

9.12.2004, del comune di Spezzano della Sila. 

Nella preparazione della proposta di aggiornamento sull'estratto 

di cui sopra ho avuto modo di verificare che le coordinate d'ufficio 

dei contorni di una particella, derivata da un tipo di frazionamento 

precedente a mia firma, erano diverse da quelle risultanti dalla elaborazione 

del relativo libretto di campagna redatto con metodologia 

poligonometrica. 

Quanto sopra, inevitabilmente, produceva effetti negativi sulla 

redazione del nuovo atto. 

In considerazione di quanto sopra ho presentato richiesta di rettifica 

all'agenzia di competenza in data 22.12.2004 acquisita al n. 

388256 del protocollo generale in pari data. 

Sta di fatto che l'ufficio, senza alcun commento, ha eseguito le 

richieste correzioni e mi ha rilasciato un nuovo estratto di mappa su 

floppy contenente le particelle oggetto di trattamento a costo zero. 

n. 2-3/2005 


Successivamente ho avuto modo di accertare che casi analoghi 

a quello personale testé rappresentato ce ne sono una infinità, per 

cui, nel prossimo futuro, l'ufficio - in mancanza di mirate iniziative 

- si dovrà attrezzare per svolgere una attività finora sconosciuta, 

ovvero di rettifica di estratti di mappa per i comuni numerizzati. 

Tutto questo perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, gli estratti di 

mappa vengono estrapolati da quei fogli di mappa che in passato, 

ovvero sin dall'inizio della nuova procedura automatizzata per il 

trattamento degli atti di aggiornamento, sono stati additati nella fase 

iniziale di presentazione del software “Pregeo” come semplici bozze, 

quindi prive di geometria, non più rispettose della buona tecnica 

utilizzata in fase di formazione del catasto e fino alla introduzione 

sconsiderata della nuova procedura automatizzata. Procedendo di 

questo passo, ovvero operando indiscriminatamente rettifiche sulle 

mappe numerizzate su semplice richiesta di parte, vorrei chiedere a 

quanti hanno competenza e responsabilità nella materia specifica, se 

ci si rende conto dove si andrà a finire. Certamente non molto lontano, 

aggiunge il sottoscritto, con inevitabili disastrose conseguenze 

per tutti, in particolare per tutti quelli che dalla funzione pubblica 

dell'ufficio in argomento ne traggono ragioni di vita e di sostentamento, 

in primis la nostra categoria. 

Problematica degli ultimi giorni molto sentita da tutta la categoria, 

poi, riguarda il caro prezzi delle consultazioni ai terminali, il 

rilascio di atti e tutte le formalità connesse con le ordinarie attività 

catastali. L'attenzione si è soffermata, non tanto sui bolli e sui diritti 

da corrispondere dall'utenza privata e pubblica, bensì sui costi esagerati 

per il rilascio indiscriminato di copie, segnatamente mappe e 

planimetrie di u.i.u., che ordinariamente vengono consultate dai 

professionisti per la corretta compilazione di nuovi atti da presentare 

all'ufficio medesimo. Più volte, in passato, è stata avanzata la 

richiesta, senza risposta, per il rilascio delle predette formalità con 

la dicitura “per uso studio” da far pagare a prezzi ragionevoli, come 

avviene per gli avvocati per il rilascio di atti presso i Tribunali. Sul 

punto si rileva che gli aumenti esagerati di cui sopra non fanno 

altro che penalizzare i professionisti puri, puntualmente schedati 

negli uffici finanziari, che sono costretti ad incrementare le proprie 

parcelle - causa i predetti consistenti aumenti - con il rischio di consegnare 

la propria committenza in mano a pseudo professionisti, 

ovvero alla concorrenza sleale, che riescono, non si sa come, ad eludere 

tanti costi ad iniziare da quelli di natura prettamente fiscali, e 

quindi possono permettersi anche di lavorare con prezzi abbondantemente 

al di sotto dei minimi tariffari. Non entro nemmeno nel 

merito del nuovo software “Pregeo 8”, dico solo che va sempre 

peggio, per lasciare spazio ai tanti colleghi che certamente vorranno 

intervenire nel dibattito per formulare precise e specifiche domande 

al collega Grembiale, coordinatore autorevole della Agenzia Regionale 

del Territorio di Calabria. 

Gli argomenti da trattare sarebbero ancora tanti e tutti molto 

interessanti, ma per esigenze di tempo non vado oltre e concludo il 

mio modesto intervento con il convincimento che tante cose possono 

essere migliorate e sistemate in casa con la buona volontà da 

parte del direttore della nostra Agenzia del Territorio, mentre per 

altre c'è bisogno dell'intervento della Direzione Centrale. Per queste 

ultime, però, si chiede al neo direttore che non vadano sottaciute a 

chi di dovere dopo avere eseguito i necessari approfondimenti e 

verifiche nelle commissioni catasto provinciale e regionale. 

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LE IPOTESI DI PEREQUAZIONE 

DELL’IMPOSIZIONE FISCALE 

di M. Brambilla e A. Gandolfi 

Con i commi 335 e 336 dell'art. 1 della legge 311/2004, il 

Governo ha deciso di effettuare una verifica dei classamenti 

per potere eventualmente procedere a una revisione 

parziale o all'individuazione delle unità immobiliari non 

dichiarate in catasto o aventi caratteristiche non più coerenti 

con il classamento catastale per procedere al loro 

aggiornamento. Tale attività è previsto venga effettuata 

dall'Agenzia del territorio in stretta collaborazione con gli 

enti locali. Il provvedimento 16 febbraio 2005 del Territorio 

determina le modalità tecniche e operative per l'applicazione 

delle disposizioni previste dalla Finanziaria 2005. 

Il quadro generale delle categorie definito dalla circolare 

della direzione generale del catasto e dei servizi tecnici 

erariali n.40 del 20 aprile 1939 prevede che le unità 

immobiliari di tipo residenziale facenti parte di condomini 

debbano essere classate nelle seguenti categorie: A/1- abitazioni 

signorili; A/2 - abitazioni civili; A/3 - abitazioni economiche; 

A/4 - abitazioni popolari: A/5 - abitazioni ultrapopolari.La 

tariffa catastale unitaria ovviamente decresce andando 

dalle abitazioni signorili alle abitazioni ultrapopolari. 

Esistono poi altre categorie -A/6 - abitazioni rurali; A/7 - 

abitazioni in villini; A/8 - abitazioni in ville; A/9 - castelli e 

palazzi - che sono numericamente poco significative in 

Milano città ma che diventano a volte rilevanti sul rimanente 

territorio provinciale come le abitazione in villini.In una 

recente elaborazione statistica si sono esaminati i criteri 

distributivi delle varie categorie catastali ordinarie residenziali 

nel centro, nel comune e nella provincia di Milano dalla 

Categoria 

quale è emersa la presenza nel centro di Milano (all'interno 

della cerchia dei bastioni) di numerose unità immobiliari 

classate nelle categorie A/4 e A/5 ovvero abitazioni popolari 

e ultrapopolari (sono il 31% dell'intera zona), in contrasto 

con le percentuali di tali unità nell'intera provincia 18% o 

comune 27% (tabella 1). Nelle zone territoriali a più alto 

valore di mercato si ha la maggiore concentrazione di unità a 

bassa rendita catastale. Questo perché all'atto della formazione 

del vigente catasto (gli anni a cavallo del 1937-1939) 

la città di Milano era fondamentalmente costituita proprio da 

quelle parti di territorio che ora sono classate nella prima 

zona censuaria. Per questo, accanto a immobili così detti 

“padronali” erano presenti anche i tipici fabbricati economici, 

le case di ringhiera. In aggiunta a questo l'immobile 

padronale spesso era composto da un piano nobile e da altri 

piani destinati alla servitù. Cioè la tipologia di abitazione 

popolare era ben presente ed è stata classata come tale. 

Avendo l'Ufficio provinciale di Milano dell' Agenzia del 

territorio evaso tutto l'arretralo di denunce di variazioni e 

nuove costruzioni ed essendo automatica l'acquisizione di 

nuove denunce, è plausibile che gli interventi manutentivi 

effettuati nel tempo su queste unità non siano stati dichiarali 

in catasto. Analoghe situazioni sono presenti su tutto il territorio 

nazionale e quindi, con la Finanziaria 2005 e più precisamente 

con i commi 335 e 336 dell'art. 1, il Governo ha 

deciso di effettuare una verifica dei classamenti per potere 

eventualmente procedere a una revisione parziale (comma 

335) o all'individuazione delle unità immobiliari non dichiarate 

in catasto o aventi caratteristiche non più coerenti con il 

classamento catastale per procedere al loro aggiornamento 

(comma 336). Tale attività è prevista venga effettuata dall'A- 

Provincia Milano Milano Centro 

n. u.i.u. % 

% 

A4-A5 

n. u.i.u. % 

% 

A4-A5 

n. u.i.u. % 

% 

A4-A5 

A/1 Abitazioni signorili 1.345 0,1% 1.005 0,1% 576 0,8% 

A/2 Abitazioni civili 236.662 12,8% 101.056 13,6% 20.196 29,1% 

A/3 Abitazioni economiche 1.093.256 59,2% 436.401 58,8% 26.821 38,6% 

A/4 Abitazioni popolari 

A/5 Abitazioni ultrapopolari 

277.477 15,0% 

61.874 3,3% 

18% 

150.641 20,3% 

49.253 6,6% 

27% 

14.364 20,7% 

7.279 10,5% 

31% 

A/6 Abitazioni rurali 10.673 0,6% 620 0,1% 5 0,0% 

A/7 Abitazioni in villini 165.438 9,0% 2.673 0,4% 24 0,0% 

A/8 Abitazioni in ville 974 0,1% 92 0,0% 10 0,0% 

A/9 Castelli e palazzi 171 0,0% 142 0,0% 142 0,2% 

Totale 1.847.870 741.883 69.417 

Tabella 1 - Classamento delle unità immobiliari residenziali in provincia di Milano 

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genzia del territorio in stretta collaborazione con gli enti 

locali. Il provvedimento del Direttore dell'Agenzia del territorio 

del 16 febbraio 2005, emanato previa intesa con la conferenza 

Stato-città e autonomie locali, determina le modalità 

tecniche e operative per l'applicazione delle disposizioni 

previste dai citati commi della Finanziaria 2005. 

Revisione parziale del classamento 

I mutamenti socioeconomici avvenuti dal 1937-1939, 

anno di formazione del Nuovo catasto edilizio urbano ad 

oggi - le prime dichiarazioni e i conseguenti classamenti 

sono del 1945; si è passati alla fase di conservazione nel 

1962 - hanno fatto sì che nonostante la revisione delle tariffe 

del 1988-1989, non ci sia più univoca proporzione tra i valori 

catastali ottenuti dalle rendite moltiplicate per i relativi 

coefficienti ed i valori espressi dall'attuale mercato immobiliare. 

Con il citato comma 335 ci si ripropone di effettuare 

una verifica, estesa al territorio dei singoli comuni, per ricercare 

eventuali zone che presentino scostamenti tra valore 

medio di mercato e valore medio catastale più significativi 

rispetto all'analogo scostamento medio comunale, in modo 

da potere intervenire con una revisione parziale del classamento 

in tali zone e riequilibrare così all'interno del territorio 

comunale la distribuzione delle rendile. Come già evidenziato 

precedentemente si pensa che le più accentuate 

anomalie verranno riscontrate nelle zone centrali delle grandi 

città, laddove si era proceduto a classare le unità immobiliari 

nel primo dopoguerra, prima del boom edilizio e dell'espansione 

delle città, quando in tale porzione di città erano 

presenti a fianco dei pochi palazzi signorili numerosissime 

case economiche poi via via trasformate in case di pregio. 

Trasformazioni effettuate talvolta avendo cura di mantenere 

lo stesso classamento in modo da garantire ai nuovi proprietari 

rendite basse e, di conseguenza, un basso livello impositivo. 

In generale le zone in cui i classamenti sono stati fatti 

in epoche più remote sono quelle che presentano rendite 

catastali medie più basse. Vediamo come tecnicamente verranno 

analizzati i dati per evidenziare le eventuali anomalie 

premettendo due definizioni che meglio chiariscono l'ambito 

di applicazione delle norme. L'art. 2 del D.P.R. 138 del 23 

marzo 1998 - Regolamento recante norme per la revisione 

generale delle zone censuarie, delle tariffe d'estimo delle 

unità immobiliari urbane - prevedeva l'articolazione del territorio 

comunale in microzone ovvero porzioni del territorio 

comunale che presentano omogeneità nei caratteri di posizione, 

urbanistici, storico-ambientali, socio-economici, nonché 

nella dotazione di servizi e infrastrutture urbane in cui le 

unità immobiliari sono uniformi per caratteristiche tipologiche, 

epoca di costruzionedestinazione prevalente e, soprattutto, 

caratteristiche reddituali e dei valori di mercato. I 

comuni, e in loro vece l'Agenzia del territorio in microzone 

in previsione di una revisione generale degli estimi catastali. 

Tale revisione, pur ampiamente studiata e sperimentata 

dalla summenzionata Agenzia,non è ancora stata attuata. 

Adesso però l'articolazione territoriale sopra descritta avrà 

una prima valenza operativa per l'individuazione di quelle 

porzioni di territorio comunale all'interno delle quali il rapporto 

tra valore medio di mercato e valore medio catastale 

ha un andamento che viene definito “anomalo”rispetto a 

n. 2-3/2005 


quanto succede a livello dell'intero comune. L'Osservatorio 

del mercato immobiliare (OMI) dell'Agenzia del territorio 

rileva semestralmente i valori di mercato delle principali 

tipologie edilizie residenziali, commerciali, terziarie e produttive 

presenti in ogni comune.Questo viene suddiviso, se 

necessario, in fasce che rappresentano aree territoriali con 

precisa collocazione geografica (centrale,semicentrale,periferica,suburbana 

e rurale) e ulteriormente suddiviso in zone 

omogenee dal punto di vista dei valori immobiliari. Per ogni 

tipologia edilizia, a seconda dello stato conservazione ottimo, 

normale e scadente, vengono rilevati valori di 

mercato,riferiti all'unità di superficie (m 2 ). I valori di riferimento 

derivano da informazioni assunte da una pluralità di 

fonti eterogenee (atti di compravendita, contratti di locazioni, 

stime per amministrazioni pubbliche,indagini dirette 

presso operatori del mercato e/o tecnici del settore, aste ecc.) 

che vengono successivamente elaborate e sintetizzate, con 

cadenza semestrale,a cura di un'apposita commissione istituita 

presso ciascun ufficio periferico e di cui fanno parte 

tecnici interni esperti del settore estimale. I dati vengono poi 

esaminati, discussi e validati da una commissione allargata 

agli operatori economici pre-senti nel mercato locale. Le prime 

disposizioni del provvedimento in argomento riguardano 

il numero di microzone in cui deve essere suddiviso il comune 

per potere procedere alle analisi. Dalla lettura delle linee 

guida, allegate al provvedimento del Direttore dell'Agenzia 

del territorio, si evince che la presenza di due o più microzone 

consente di effettuare la media dei rapporti tra valore 

medio di mercato e valore medio catastale; la presenza di tre 

o più microzone permetterebbe invece l'individuazione di 

zone che presentino scostamenti del rapporto di microzona 

più significativi rispetto all'analogo rapporto medio comunale 

(zone “anomale”). Pertanto saranno interessati al provvedimento 

solo i comuni che abbiano il territorio comunale 

suddiviso in almeno tre microzone. 

Nel caso di ripartizione del territorio comunale in due 

microzone i cui rapporti tra valore medio di mercato e valore 

medio catastale si scostano per una predeterminata percentuale, 

si sarebbe potuto anche considerare “anomala” la zona 

dove c'è maggiore differenza tra valore di mercato e valore 

catastale; in tale modo la possibilità di verifica sarebbero 

state estese a un numero maggiore di comuni così come i 

conseguenti eventuali interventi di revisione parziale dei 

classamenti.L'Agenzia del territorio per ogni microzona, con 

riferimento all'atto della microzonizzazione del 

territorio,determinerà il valore medio di mercato (VMm) 

ovvero il valore centrale dell'intervallo dei valori indicati 

nell'OMI riferiti al secondo semestre 2004 

(VMmi = VM min i + VM max i ) 

2 

e. qualora a una microzona corrispondano due o più zone territoriali 

dell'Osservatorio, la media dei relativi valori centrali 

(VMmi = Σ n VM min + VM max 

i i 

1 ) 

2 

Tale valore sarà espresso in euro/m2 . Sempre per ogni rnicrozona, 

e sempre con riferimento alle categorie catastali omogenee 

alla tipologia immobiliare assunta a riferimento all'atto 

della microzonizzazione del territorio, bisognerà determinare il 

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valore medio catastale (VCm) ai fini dell'applicazione dell'imposta 

comunale sugli immobili (ICI). Il valore complessivo 

catastale ai fini ICI si ottiene sommando tutte le rendite delle 

unità immobiliari (RC) aumentate del 5% e moltiplilcandole 

per un coefficiente (coeff.) pari a: 100 per le unità immobiliari 

dei gruppi A (esclusa A/10), B, C (esclusa C/1) e D; 50 per gli 

uffici (A/10); 34 per negozi (C/1) e gruppo E. Per ottenere il 

valore medio catastale nei comuni dove si è già proceduto al 

calcolo delle superfici catastali di tutte le unità immobiliari al 

denominatore si metterà la sommatoria di tali superfici 

altrimenti, per le unità del gruppo A, bisognerà fare riferimento 

al vano medio, avendo eventualmente cura di non utilizzare 

un solo vano medio per tutto il territorio comunale ma di 

distinguerlo sia per categoria catastale (le abitazioni di tipo 

signorile hanno tendenzialmente un vano medio maggiore delle 

tipologie di tipo economico) sia per microzona (le abitazioni 

signorili di vecchia costruzione hanno sicuramente vani medi 

maggiori di quelle di recente costruzione) (tabella 2) 

* 

Tale valore sarà espresso in euro/m 2 coerentemente con il 

precedente rapporto. 

Categoria 

Microzona 3 

centro 

Vano medio 

Microzona 54 

periferia 

A/1 Abitazioni signorili 22,83 - 

A/2 Abitaz. civili 20,30 17,62 

A/3 Abitaz. economiche 18,23 16,71 

A/4 Abitaz. popolari 18,79 18,46 

A/5 Abitaz. ultrapopolari 15,69 - 

Vano medio 19,44 17,16 

Tabella 2: valori medi in Milano città 

A questo punto è possibile calcolare i rapporti previsti dal 

comma 335 della Finanziaria 2005. Per ogni microzona si ottiene 

che misura lo scostamento tra valori di mercato e valori catastali 

all'interno della microzona. 

L'analogo rapporto a livello comunale è previsto che venga 

calcolato sommando tutti i rapporti delle singole microzone e 

dividendo per il numero di microzone 

Questo rapporto misura lo scostamento a livello comunale. 

Il provvedimento dell'Agenzia del territorio stabilisce 

quindi che la revisione parziale del classamento può essere 

attivata per le microzone in cui il rapporto di microzona si 

discosta dal rapporto di comune per almeno il 35% (sopra o 

sotto), o per percentuale maggiore a discrezione di ciascun 

comune. 

Esplicitiamo graficamente quanto sopra descritto (grafico 

1): determinato il rapporto a livello comunale, si individuano 

le fasce di “tolleranza” (±35% del valore del rapporto 

comunale); le microzone che presentano rapporto tra valore 

medio di mercato e valore medio catastale (rapporto di 

microzona) non rientrante in tale fascia di “tolleranza”, e 

quindi con scostamento (freccia nera) rispetto al rapporto 

comunale (nel grafico la microzona 2 ha un significativo 

scostamento per difetto mentre le microzone 4 e n-1 per 

eccesso) sono le microzone che, su richiesta dei comuni, 

potranno essere oggetto della revisione parziale dei classamenti. 

Le altre microzone che presentano scostamento interno 

(freccia blu) a tale fascia di “tolleranza” (in figura le 

microzone 1, 3, ..., .... n-2 e n) non saranno oggetto di revisione 

parziale dei classamenti. Il provvedimento dell'Agenzia 

del territorio prevede per la determinazione del rapporto 

a livello comunale una media semplice e non pesata. Si 

sarebbe potuto anche ponderare la media dei rapporti delle 

singole microzone con lo stock 

o con la consistenza complessiva. Questo per tener conto del 

fatto che le zone periferiche, di più ampia estensione territoriale, 

hanno presumibilmente scostamenti più bassi, visto 

che le operazioni di classamento sono più recenti, mentre le 

zone centrali e di pregio, di minore estensione territoriale, 

hanno presumibilmente scostamenti più elevati, dato che le 

operazioni di classamento sono avvenute all'atto della formazione 

del NCEU. Di conseguenza una media “pesata” 

darebbe origine a valori del rapporto a livello comunale più 

bassi e quindi avrebbe fatto emergere maggiormente le “anomalie” 

verso l'alto. 

Criteri operativi 

L'Agenzia del territorio, entro 5 mesi dall'entrata in vigore 

del provvedimento, predispone i dati e le elaborazioni per 

determinare i valori e i rapporti sopra descritti. Ultimate le 

elaborazioni e i dati sono resi disponibili ai comuni entro 30 

giorni dalla data di richiesta avanzata dagli stessi. Successivamente, 

con un'istanza motivata, il comune richiede ai 

competenti Uffici provinciali dell'Agenzia del territorio l'av- 

* 'Nell'ipotesi di tipologie di riferimento commerciale si dovranno utilizzare dei coefficienti di ragguaglio tra m 2 catastale e m 2commerciale 

n. 2-3/2005

vio delle operazioni di revisione parziale del classamento. 

L'Agenzia, previa verifica dei presupposti delle richieste 

pervenute dai comuni, emana entro il 31 maggio e il 30 

novembre i provvedimenti di attivazione della revisione del 

classamento relativi alle richieste pervenute rispettivamente 

entro il 15 aprile e il 15 ottobre di ciascun anno. 

Saranno oggetto di successivo provvedimento le istruzioni 

che definiranno le modalità operative di attuazione della 

revisione parziale del classamento ovvero, tra le ipotesi percorribili, 

se questo avverrà automaticamente, con verifiche a 

tavolino, con sopralluoghi esterni agli edifici o con sopralluoghi 

interni delle singole unità immobiliari. Sembra chiaro, 

invece, che l'entità complessiva della revisione del classamento 

debba servire a riportare all'interno della fascia di 

tolleranza del 35% lo scostamento della microzona “anomala” 

rispetto alla media comunale. 

Unità non dichiarate o con caratteristiche non più coerenti 

Una seconda possibilità di recuperare forme di evasione 

ed elusione fiscale è prevista dal comma 336 della legge 

311/2004 Finanziaria 2005. 

I comuni, analizzate le informazioni provenienti dall'archivio 

edilizio comunale, dall'archivio delle licenze commerciali, 

o quelle contenute nei verbali di accertamento di 

violazioni edilizie, nella cartografia tecnica, nelle immagini 

territoriali o desunte da ogni altra documentazione idonea 

allo scopo, verificano la presenza di unità immobiliari non 

dichiarate in catasto ovvero la sussistenza di situazioni di 

fatto non più coerenti con i classamenti catastali per intervenute 

variazioni edilizie. Più specificamente sono ritenute 

idonee a essere trattate le richieste dei comuni riguardanti le 

unità immobiliari interessate: - da interventi di manutenzione 

straordinaria (lett. b) dell'art. 3 del D.P.R. 380/2001 T.U. 

edilizia) che abbiano comportato la modifica permanente 

nella destinazione d'uso, ovvero un incremento di valore stimabile 

in misura non inferiore al 15%. Vengono esclusi gli 

interventi che non abbiano comportato una variazione della 

consistenza e delle caratteristiche tipologiche distributive ed 

impiantistiche originarie delle unità immobiliari; 

- da interventi di restauro e risanamento conservativo (lett. 

C) dell''art. 3 del D.P.R. 380/2001) qualora, in particolare, 

abbiano interessato l'intero edificio; 

n. 2-3/2005 

Grafico 1 


- da interventi di ristrutturazione edilizia (lett. d) dell'art. 3 

del D.P.R. 380/2001) sempre con modifica della destinazione 

d'uso o incrementi di valore del 15%; 

- da interventi di nuova costruzione (lett. e) dell'art. 3 del 

T.U. edilizia) non dichiarati in catasto; 

- dal rilascio di licenze ad uso commerciale che abbiano 

comportato modifiche permanenti nella destinazione d'uso; 

- dal passaggio da categorie esenti a quelle soggette a imposizione, 

quali quelle che hanno perso i requisiti di ruralità. 

Non devono essere prese in considerazione le unita 

immobiliari soggette a interventi di manutenzione ordinarla 

(lett. a), art. 3, D.P.R. 380/2001) e quelle soggette a interventi 

di riparazione, rinnovo o adeguamento degli impianti 

tecnologici o interventi di consolidamento e conservazione 

degli elementi edilizi strutturali. Relativamente all'incremento 

del 15% del valore delle unita immobiliari sopra definito 

si può commentare che tale valutazione risulta agevolmente 

determinabile. Inoltre per le tipologie di interventi di manutenzione 

previsti, tale soglia sembra facilmente superabile, 

anche con interventi minimali, nelle unità site in zone a basso 

valore di mercato mentre sembra difficilmente raggiungibile, 

anche con interventi di ristrutturazione totale, per le 

unità site In zone ad alto valore di mercato. È da osservare 

che gli interventi previsti dal comma 336 non risulteranno 

agevoli in quanto i dati a disposizione dei comuni dovranno 

essere incrociati con i dati contenuti nella banca dati catastale. 

È però chiaro che in tale verifiche risulteranno facilitate 

le amministrazioni più "virtuose", quelle cioè che da più 

tempo hanno provveduto ad informatizzare i dati delle procedure 

edilizie. 

Individuate le unità immobiliari i comuni inviteranno i 

proprietari a procedere alla presentazione degli atti di 

aggiornamento catastale tramite notifica contenente i dati 

catastali della unità immobiliare, gli elementi oggetto della 

constatazione, le modalità e i termini secondo i quali è possibile 

adempiere agli obblighi, le conseguenze in caso di inadempienza 

ed infine la data cui riferire il mancato adempimento. 

I proprietari devono adempiere entro 90 giorni indicando 

protocollo e data della notifica comunale. 

In caso di inadempimento entro i termini previsti provvedono 

all'aggiornamento gli Uffici provinciali dell'Agenzia 

del territorio ponendo a carico dei soggetti inadempienti gli 

79

80 


oneri per le attività svolte comprensivi di tributi, sanzioni e 

costi di notifica. Le nuove rendite dovranno essere trasmesse 

ai soggetti interessati tramite notifica. 

È stata inoltre prevista la creazione di apposito database 

informatico che potrà garantire il corretto monitoraggio del 

processo essendo stabilito lo scambio di dati tra comuni e 

Agenzia a cadenza mensile. 

Considerazioni conclusive 

Solo la futura revisione generale degli estimi consentirà 

la totale eliminazione delle forme di sperequazione presenti 

nel sistema impositivo fiscale immobiliare, basto sulle rendite 

catastali (imposte sul reddito, ICI, imposta di registro) e 

derivanti principalmente: 

- da una non più corretta correlazione tra i valori economici 

espressa dalle rendite catastali e i valori di mercato legati 

principalmente ai fattori posizionali e alle caratteristiche 

edilizie dell'edificio; 

- dai classamenti avvenuti in epoche diverse che vanno dalla 

seconda guerra mondiale a oggi passando per gli anni del 

boom economico-edilizio; 

- dal calcolo della consistenza in vani, non solo non più corrispondente 

a quanto utilizzato nel mercato immobiliare 

attuale (m 2 ), ma soprattutto sperequata a causa delle differenze 

esistenti tra laconsistenza di un vano di vecchie tipologie 

immobiliari e quella delle attuali tipologie immobiliari 

(di solito allineata con i minimi previsti dai regolamenti 

locali). 

Gli interventi previsti dai commi 335 e 336 dell'art.. 1 

della Finanziaria 2005 e regolamentati dal provvedimento 

del Direttore dell' Agenzia del territorio risultano un primo, 

importante, passo per procedere all'attività fiscale immobiliare 

all'interno di ogni singolo territorio comunale.Queste 

operazioni non consentiranno da sole l'eventuale riequilibrio 

delle rendite tra i vari comuni. Le Amministrazioni comuna- 

li, cui è demandata ogni iniziativa e quindi l'efficacia della 

norma, con la collaborazione degli uffici della Agenzia del 

territorio, hanno la possibilità di condurre importanti verifiche 

che consentano di recuperare imponibile fiscale immobiliare 

dai diffusi fenomeni di evasione ed elusione fiscale che 

prima difficilmente potevano essere contrastati. Un ulteriore 

commento riguarda il fatto che i dati, gli elementi, gli incroci 

da eseguire e le successive verifiche da effettuare sul territorio 

investono quantitativi numericamente assai rilevanti. È 

ovvio che una tempestiva ed efficace azione in questa direzione 

sarà facilitata ove si possa intervenire con operazioni 

di tipo informatico che permettano di automatizzare i riscontri. 

L'Agenzia del territorio ha già una informatizzazione 

della propria banca dati censuaria totale e una banca dati 

geometrica in parte vettoriale (40%) e in parte rasterizzata 

(il rimanente 60%). Negli ambiti territoriali in cui le Amministrazioni 

comunali posseggono una banca dati delle pratiche 

edilizie informatizzata, uno strutturato sistema tributario 

locale, un recente o aggiornato rilievo aerofoto-grammetrico 

sarà possibile individuare agevolmente le unità immobiliari 

con un semplice incrocio con la banca dati censuaria catastale 

o tramite la sovrapposizione con la mappa catastale. Da 

non trascurare l'importanza del professionisti tecnici abilitati, 

e dei relativi ordini professionali, perché in prima istanza 

loro saranno chiamati a redigere gli atti di aggiornamento 

catastale. Sarà quindi opportuna una attività di cooperazione, 

coinvolgimento e aggiornamento che consentirà di raggiungere 

gli obiettivi che la norma si prefigge. Le attività previste 

potranno essere comunque un primo significativo banco di 

prova dell'efficacia delle sinergie attivabili tra Agenzia del 

territorio e Amministrazioni comunali, nell'ottica anche del 

perseguimento delle finalità previste dal D. Lgs. 112/1998 - 

Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato 

alle regioni e agli enti locali - alle quali nessuna delle due 

parti coinvolte ha mostrato finora di volersi sottrarre. 

«Consulente Immobiliare» 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


REVISIONE CLASSAMENTI CATASTALI 

Attuazione disposizioni legge finanziaria 2005 

Con la determinazione dell’Agenzia del territorio 

prende il via la revisione dei classamenti catastali 

prevista dai commi 335 e 336 dell’art. 1 della L. 

30.12.2004, n. 311 (Legge finanziaria 2005). 

Le previsioni della Legge finanziaria 

La legge finanziaria 2005 ha inteso agire sulla revisione 

dei valori catastali sotto due differenti aspetti. 

In primo luogo, il comma 335 dell’art.1 della citata L. 

311/2004 ha disposto che i comuni richiedano agli uffici 

provinciali dell’Agenzia del territorio la revisione parziale 

del classamento di unità immobiliari private site in microzone 

comunali nelle quali il rapporto tra il valore medio di 

mercato, individuato ai sensi del DPR 138/1998, ed il valore 

medio catastale ai fini dell’applicazione dell’ICI si discosta 

significativamente dall’analogo rapporto relativo all’insieme 

di tutte le microzone comunali. 

In altri termini, in presenza di microzone nelle quali il 

valore di mercato risulta essere, in rapporto al valore catastale, 

proporzionalmente più elevato che nelle altre microzone 

del territorio comunale, scatta la possibilità per il 

comune di richiedere la revisione del classamento. 

L’evidente intento della norma è quindi quello di colpire 

le zone che hanno subito un incremento dei valori di mercato 

superiore alle altre, senza che sia stato conseguentemente 

adeguato il valore catastale, come per esempio potrebbe 

essere nei centri storici di alcune grandi città quali Roma o 

Milano, nei quali la maggior parte delle abitazioni è ancora 

classificato come A4 (popolare) o A5 (ultrapopolare), nonostante 

il valore di mercato sia particolarmente elevato. 

La variazione della classificazione degli immobili siti 

nelle microzone «anomale» comporta un effetto sull’ICI e 

sulle imposte sui redditi a partire dalla notifica della nuova 

rendita catastale. Si noti infatti che non si tratta in questo 

caso di una revisione degli estimi, cioè dei valori a vano 

corrispondenti ad una determinata classe e categoria catastale, 

ma al contrario saranno queste ultime a variare, comportando 

un aumento della rendita in base alla quale vengono 

calcolate le imposte. 

Il comma 336 dei citato art. 1 della L. 311/2004 prevede 

invece che in presenza di immobili di proprietà privata non 

dichiarati, o di situazioni di fatto non più coerenti con i 

classamenti catastali a causa di intervenute variazioni edilizie, 

i comuni possono richiedere ai proprietari la presentazione 

di un atto di aggiornamento. 

Dunque questa seconda disposizione riguarda gli immobili 

non dichiarati al catasto, quelli per i quali sono intervenute 

variazioni non denunciate alla destinazione d’uso, alla 

superficie o alla volumetria utile, e comunque tutti gli 

immobili che a seguito di variazioni edilizie abbiano acquisito 

caratteristiche tali da essere attribuiti ad una più elevata 

categoria catastale. 

In questi casi il comune può richiedere ai proprietari la 

presentazione di un atto di aggiornamento. I proprietari ai 

quali è stata notificata la richiesta dovranno incaricare un 

professionista di eseguire la procedura di aggiornamento 

tramite il programma «Docfa». 

Le modalità applicative deliberate dall’Agenzia del territorio 

Revisione classamenti nelle zone di maggior pregio 

L’art. 1 della determinazione in esame individuale 

modalità per l’aggiornamento del valore medio di mercato 

di microzona, ai fini dell’applicazione del comma 335, 

mentre il Capo II è dedicato alle modalità operative per l’attuazione 

del comma 336, ed in particolare all’individuazione 

delle unità immobiliari oggetto di rideterminazione della 

rendita ed ai contenuti del provvedimento per la richiesta di 

presentazione dell atto di aggiornamento catastale,che 

dovrà essere redatto da un professionista tecnico abilitato a 

norma di legge. 

Prima di tutto si sottolinea come l’allegato alla determinazione 

in esame dispone che possono procedere alla selezione 

delle microzone sulle quali effettuare la revisione del 

classamento in base al comma 335 della finanziaria soltanto 

i comuni il cui territorio sia ripartito in almeno tre 

microzone censuarie. Ciò comporta che non sono interessati 

dalle disposizioni in commentotutti o quasi i piccoli centri, 

ivi comprese quelle località turistiche di particolareprestigio 

nei quali il valore di mercato raggiunge livelli estremamente 

elevati. Per la determinazione delle microzone interessate 

dal riclassamento occorre calcolare, perciascuna singola 

microzona e per l’insieme di tutte le microzone, il valore 

medio dimercato individuato ai sensi del D.P.R. 138/1998 

ed il valore medio catastale ai finidell’applicazione dell’I- 

CI. Una volta ottenuti tali dati occorre calcolare il rapporto 

trail valore di mercato ed il valore catastale, anche in questo 

caso per la singolamicrozona e per l’insieme di tutte le 

microzone. Qualora i due rapporti si discostino almeno del 

35% (o della percentuale più elevata eventualmente stabilita 

dal comune) è possibile la revisione del classamento. 

Si sottolinea come sulla base del metodo sopra delineato 

sia particolarmente difficile anche per un tecnico controllare 

i calcoli effettuati dall’Agenzia del territorio, per la mancanza 

dei dati di riferimento (numero di immobili per ciascuna 

categoria catastale, superfici, rendite, ecc.). 

Aggiornamento catastale immobili oggetto di variazioni o 

non dichiarati 

Per quanto riguarda l’attuazione della disposizione di 

cui al comma 336 della finanziaria, possono essere oggetto 

di rideterminazione della rendita le unità immobiliari private 

che hanno subito interventi di ristrutturazione edilizia 

che abbiano comportato un incremento stimabile in misura 

pari almeno al 15% del valore di mercato o della redditività, 

ovvero interventi di manutenzione straordinaria che 

abbiano comportato una variazione della consistenza o delle 

caratteristiche tipologiche distributive ed impiantistiche 

originarie, o infine interventi di restauro e risanamento 

conservativo che abbiano interessato l’intero edificio. 

81

82 


Inoltre possono rientrare nel campo di applicazione della 

disposizione in esame le nuove costruzioni non dichiarate 

in catasto, gli immobili che a seguito del rilascio di licenze 

commerciali abbiano modificato permanentemente la loro 

destinazione d’uso, quelli passati da categorie esenti a 

categorie soggette all’imposizione sugli immobili ed infine i 

fabbricati accatastati come rurali ma che non possiedano 

più i requisiti previsti dal D.P.R. 139/1998. Non sono invece 

presi in considerazione gli interventi di manutenzione 

ordinana, di manutenzione straordinaria al di fuori dei casi 

sopra descritti, quelli di adeguamento a norma degli impian- 

TERMINOLOGIA CATASTALE 

ti tecnologici e quelli di consolidamento. 

I soggetti ai quali viene notificata la richiesta di presentazione 

di un atto di aggiornamento, con i contenuti di cui 

all’art.3 del provvedimento in esame, devono adempiere entro 

novanta giorni incaricando, come già sottolineato, un professionista 

tecnico abilitato a norma di legge di eseguire la procedura 

di aggiornamento tramite il programma «Docfa». 

Decorso il suddetto termine in mancanza dell’adempimento, 

gli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio possono 

provvedere all’aggiornamento d’ufficio, a spese del 

privato inadempiente. 

Si ritiene utile concludere questa trattazione riportando un breve glossario dei principali termini catastali utilizzati 

(fonte Agenzia del territorio). 

MICROZONA CATASTALE 

Porzione del territorio comunale ovvero di zona censuaria. È individuata da uno o più fogli contigui, o parte di 

essi, facenti parte della mappa catastale ed appartenenti allo stesso comune. 

CLASSE CATASTALE 

Livello reddituale ordinario ritraibile dall’unità immobiliare, in relazione alla suddivisione del livello stesso, nell’ambito 

di ciascuna categoria catastale. Le caratteristiche principali da considerare nell’individuazione di ciascuna 

classe sono quelle estrinseche dell’unità immobiliare, quali l’ubicazione, la salubrità della zona, la presenza di servizi 

pubblici, ecc., le caratteristiche intrinseche, quali l’esposizione, il grado di rifinitura, le condizioni igieniche ed 

estetiche, ecc.. Per «Classamento» si intende invece l’operazione consistente nell’assegnare a ciascuna unità immobiliare 

urbana o porzione di terreno costituita da una particella catastale, la categoria e la classe di competenza a cui 

essa appartiene. 

CATEGORIA CATASTALE 

Insieme di unità immobiliari essenzialmente omogenee per le caratteristiche intrinseche che ne determinano la 

destinazione ordinaria e permanente. Si definisce tramite l’operazione di qualificazione che consiste nel distinguere, 

per ciascuna zona censuaria con riferimento alle unità immobiliari urbane in essa esistenti, le diverse specie immobiliari 

presenti nella medesima zona censuaria. 

RENDITA CATASTALE 

Rendita lorda media ordinaria ritraibile da un’unità immobiliare urbana, previa detrazione delle spese e perdite 

eventuali e al lordo delle imposte 

«Bollettino di Legislazione Tecnica» 

AGGIORNAMENTO DEGLI IMPORTI FISSI DELLE 

IMPOSTE IPOTECARIE, DI BOLLO DELLE TASSE 

IPOTECARIE E DEI TRIBUTI SPECIALI CATASTALI 

Agenzia del Territorio - Circolare n.1 del 4 febbraio 2005 

Articolo 1, comma 300, della legge 30 dicembre 2004, 

n. 311 (legge finanziaria 2005) - Primi chiarimenti. 

Premessa 

Con l’art. 7, comma 1, del decreto legge 31 gennaio 2005, 

n. 7 - come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24 del 31 

gennaio 2005 e nella Gazzetta Ufficiale n. 26 del 2 febbraio 

2005 (cfr. Avviso di rettifica di pari data) - sono state apportate 

rilevanti modifiche all’art. 1, comma 300, della L. 30 dicembre 

2004, n. 311. 

In particolare, per quanto attiene i tributi afferenti le attività 

gestite dall’Agenzia del territorio, si evidenzia che gli importi 

fissi dell’imposta ipotecaria, dell’imposta di bollo, delle tasse 

ipotecarie e dei tributi speciali catastali di cui al Titolo III della 

n. 2-3/2005

Tabella A allegata al D.L. 31 luglio 1954, n. 533, convertito con 

modificazioni dalla L. 26 settembre 1954, n. 869, e successive 

modificazioni, sono stati aggiornati secondo quanto stabilito 

negli allegati 2-bis (imposta ipotecaria), 2-quater (imposta di 

bollo), 2-quinquies (tributi speciali) e 2-sexies (tasse ipotecarie). 

Inoltre, l’allegato 2-quater introduce alcune modifiche agli 

artt. 3 e 4 della tariffa dell’imposta di bollo. 

L’intervento ha assunto aspetti fortemente innovativi, che 

da un lato riflettono finalità di semplificazione, dall’altro sono 

connessi allo sviluppo di procedure informatiche e telematiche 

a valore aggiunto. 

Al fine di fornire agli Uffici i primi chiarimenti operativi in 

ordine all’applicazione delle disposizioni recate dal provvedimento 

in esame, si illustrano di seguito le principali novità 

introdotte dalla norma. 

ALLEGATO 2-BIS 

Comma 1 - Modifiche alle imposte di registro, 

ipotecaria e catastale 

È previsto l’aggiornamento, fra gli altri, della misura fissa 

dell’imposta ipotecaria, il cui importo viene elevato ad euro 

168,00. 

ALLEGATO 2-QUATER 

1 - Elenco degli importi modificati della tariffa 

dell’imposta di bollo 

Tale disposizione modifica, fra gli altri, l’articolo 1, comma 

1-bis, della tariffa annessa al D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 642, 

come sostituita dal D.M. 20 agosto 1992; conseguentemente 

l’imposta dovuta sugli atti relativi a diritti sugli immobili sottoposti 

a registrazione con procedure telematiche, di cui all’articolo 

3-bis del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 463, è elevata ad 

euro 230,00. 

2 -Modifiche all’imposta di bollo per l’introduzione 

di servizi telematici a valore aggiunto 

Alla tariffa annessa al D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 642, come 

sostituita dal D.M. 20 agosto 1992, sono apportate modificazioni 

finalizzate ad una razionalizzazione del tributo, anche 

nella prospettiva della attivazione di nuovi servizi telematici a 

valore aggiunto; in particolare, per quanto di competenza dell’Agenzia 

dei territorio, si segnala: 

Lettera b) 

All’articolo 3 della predetta tariffa, dopo il comma 2, è 

aggiunto il seguente: 

- Comma 2 bis 

“Note di trascrizione, di iscrizione, di rinnovazione, 

domande di annotazione nei registri immobiliari, anche con 

efficacia di voltura, trasmesse con procedure telematiche o 

presentate su supporto informatico, compresa l’iscrizione nel 

registro di cui all’art. 2678 del codice civile, fuori dai casi previsti 

dall’art. 1, comma 1-bis e dall’art. 4, comma 1-bis.” 

Con la disposizione sopra riportata viene individuata una 

nuova fattispecie impositiva, correlata allo sviluppo di procedure 

informatiche e telematiche nel settore ipotecario. 

In virtù di tale previsione, le formalità da eseguire nei registri 

immobiliari trasmesse con modalità telematiche ai sensi del 

D.M. 10/10/1992, ovvero presentate su supporto informatico 

sono assoggettate all’imposta di euro 59,00. 

n. 2-3/2005 


Non sembra superfluo evidenziare che tale disposizione non 

riguarda le formalità derivanti da atti relativi a diritti sugli 

immobili sottoposti a registrazione con procedure telematiche 

di cui al D.Lgs. n. 463/97, per le quali si applica l’articolo 1, 

comma 1-bis della tariffa, né le formalità derivanti dalla trasmissione 

con procedure telematiche delle dichiarazioni di successione 

dei beni immobili e dei diritti reali immobiliari, di cui 

all’articolo 4, comma 1-bis della tariffa, procedura, peraltro, ad 

oggi non ancora attivata. 

L’imposta, di importo forfetario, è dovuta all’atto della 

richiesta di formalità; relativamente alle modalità di pagamento, 

viene precisato che l’assolvimento del tributo in questione 

avviene in modo virtuale mediante pagamento presso il competente 

ufficio dell’Agenzia del territorio, versamento diretto al 

concessionario della riscossione dei tributi o ad intermediario 

convenzionato, oppure con disposizione di pagamento in via 

telematica, modalità quest’ultima non ancora disponibile. 

Lettera c) 

All’art. 4 della tariffa, dopo il comma 1, sono aggiunti i 

seguenti: 

- Comma 1 bis 

“Certificati di successione conformi alle risultanze delle 

dichiarazioni uniche di successione dei beni immobili e di diritti 

reali immobiliari trasmesse con procedure telematiche, comprese 

le note di trascrizione, con efficacia di voltura, e l’iscrizione 

nel registro di cui all’art. 2678 del codice civile”. 

L’imposta, di importo forfetario, è correlata ad una procedura 

a tutt’oggi non attivata, che prevede la presentazione con 

modalità telematiche della dichiarazione di successione di beni 

immobili e di diritti reali immobiliari e della relativa domanda 

di voltura. 

- Comma 1 ter 

“Certificati, copie ed estratti delle risultanze e degli elaborati 

catastali ottenuti dalle banche dati informatizzate degli 

uffici dell’Agenzia del Territorio, attestazioni di conformità”. 

Al riguardo, viene previsto che per tali fattispecie l’imposta, 

di importo forfetario, è dovuta all’atto della richiesta del 

servizio ed ammonta a euro 28,00, comprensivi dell’imposta di 

bollo dovuta per la richiesta. 

Per le modalità di pagamento si rimanda a quanto indicato 

all’ultimo comma della precedente lettera b). 

La nuova misura si applica ai soli certificati ottenuti integralmente 

dalla base dati informatizzata. Si evidenzia che per i 

certificati storici (o storico-grafici) del Catasto, ottenuti in 

modo misto, ossia anche mediante fotocopia degli atti cartacei, 

si applica, invece, l’importo previsto all’art. 4 comma 1. 

Del pari, si evidenzia che il rilascio delle certificazioni relative 

alle copie dei tipi di frazionamenti e ai tipi mappali non 

rientra nella presente fattispecie in quanto la stessa è prevista 

mediante riproduzione da supporto cartaceo. 

ALLEGATO 2 - QUINQUIES 

Modifiche ai tributi speciali catastali per l’introduzione di 

servizi telematici a valore aggiunto. 

Il titolo III della tabella A allegata al D.L. 31 luglio 1954, n. 

533, convertito, con modificazioni, dalla L. 26 settembre 1954, 

n. 869, e successive modificazioni, da ultimo variato dall’articolo 

10, comma 13 del D.L. 20 giugno 1996, n. 323, convcrtito 

con modificazioni dalla L. 8 agosto 1996, n. 425, viene inte- 

83

84 


gralmente sostituito dalla tabella in commento. 

Le modifiche apportate risultano essere fortemente innovative 

e coerenti con l’esigenza di maggiore semplificazione e 

con l’attuale livello di evoluzione tecnologica, che ha già reso 

possibile l’attivazione di procedure telematiche ad alto valore 

aggiunto. 

In primo luogo, si osserva che la razionalizzazione delle 

modalità dei servizi resi ha ridotto da nove a cinque le macrotipologie 

degli stessi, procedendo ad un significativo accorpamento 

di quelli relativi al rilascio dei certificati, di copie delle 

risultanze degli atti e degli elaborati catastali che vengono raggruppati 

in un’unica fattispecie. 

Si sottolinea come la consultazione venga estesa a tutti gli 

elaborati presenti negli archivi catastali ad eccezione degli atti 

annessi alle domande di volture, per i quali la visura non è consentita, 

ai sensi del paragrafo 116 della Istruzione XIV, approvata 

con D.M. 1 marzo 1949. La consultazione è prevista anche 

per i “beni comuni non censibili” ovvero per le unità immobiliari 

che possono formare oggetto di iscrizione in catasto, ai 

soli fini dell’identificazione e senza attribuzione della rendita 

catastale come i fabbricati in corso di costruzione o di definizione, 

le unità collabenti, i lastrici solari e le aree urbane (cfr. 

art. 3 D.M. 2 gennaio 1998, n. 28). Anche per tali fattispecie si 

applicano le tariffe relative alla consultazione e certificazione 

riportate ai punti 1 e 2. 

La precedente previsione del calcolo dei tributi in modo 

“proporzionale” viene ridotta in maniera significativa e mantenuta 

solo per quanto riguarda alcuni elementi caratteristici delle 

rappresentazioni grafiche. Scompare ogni applicazione del tributo 

commisurata alla pagina stampata e viene dato ampio 

rilievo alla richiesta del servizio, che può essere attivato sia per 

unità immobiliare sia per soggetto. 

Per chiarezza espositiva si ritiene, comunque, utile procedere 

ad una analisi puntuale della nuova Tabella dei tributi speciali. 

Si evidenzia, in primo luogo, che per unità immobiliare è da 

intendersi sia la particella dei terreni sia l’unità immobiliare 

urbana. 

1. Consultazione degli atti e degli elaborati catastali. 

Come detto, si evidenzia che tale consultazione è estesa a 

tutti gli elaborati presenti negli archivi catastali. 

Si è provveduto ad eliminare la triplicazione dei diritti per 

le consultazioni effettuate su uffici diversi da quello presso il 

quale viene effettuata la richiesta. 

È stata, altresì, eliminata la differenziazione del tributo a 

seconda che la consultazione sia effettuata sul Catasto Terreni e 

sul Catasto Fabbricati. 

1.1 La tariffa corrispondente alla consultazione degli atti 

cartacei è stata adeguata a euro 10,00 per ogni richiedente e per 

ogni giorno o frazione. Come noto, precedentemente il servizio 

prevedeva la corresponsione di euro 5,16 ogni 30 minuti, il che 

comportava non pochi problemi gestionali, in ordine alla rilevazione 

della relativa durata. La nuova modalità di erogazione 

del servizio porterà, senza dubbio, ad un miglioramento del 

profilo gestionale ed organizzativo, in quanto gli uffici dovranno 

controllare solamente che il servizio venga svolto per ogni 

singolo richiedente. La consultazione degli elaborati grafici di 

catasto urbano è, di norma, effettuata mediante il rilascio di 

copia su supporto cartaceo e si applica l’importo di cui al punto 

1.4. 

1.2 L’importo per la consultazione degli atti informatizzati 

del catasto censuario, precedentemente previsto in euro 1,29 

ogni pagina (25 righe), viene elevato a euro 3,00 per: 

- ogni unità immobiliare. Si chiarisce che per la consultazione 

storica, l’unità immobiliare è contabilizzata ogniqualvolta 

interviene una modifica dell’identificativo. Tutte le altre 

tipologie di variazione sono ininfluenti ai fini della presente 

contabilizzazione. 

- ogni 5 unità immobiliari, o frazioni di 5, contenute nella 

consultazione per soggetto. Per consultazioni con esito negativo 

è prevista la corresponsione del relativo tributo di euro 3,00, 

solo nel caso in cui l’utente richieda la stampa. 

- ogni 10 unità immobiliari, o frazioni di 10, contenute negli 

elenchi di immobili con estrazione di dati selezionati. Tale servizio 

prevede la fornitura di elenchi di immobili attraverso la 

consultazione per ambiti territoriali ovvero per altre modalità di 

selezione (ad esempio l’elenco dei subalterni per fabbricato). 

1.3 L’importo per la consultazione della mappa, da base 

informativa o da supporto cartaceo, di monografìe e di vertici 

della rete catastale, precedentemente previsto in euro 1,29 per 

ogni copia rilasciata, viene elevato a euro 5,00 e ciascuna copia 

potrà essere rilasciata in formato A3 o A4, in relazione alla scala 

di rappresentazione della mappa. Il tributo di euro 5,00 è previsto 

anche per la consultazione con rilascio di copia di tutte le 

monografie, comprese quelle relative ai punti fiduciali. Al 

riguardo, si rileva che le monografie dei punti fiduciali ordinari 

(con esclusione cioè dei vertici trigonometrici e della maglia 

GPS) sono disponibili gratuitamente sulla rete internet, del sito 

dell’Agenzia del Territorio. Il pagamento del tributo trova, 

quindi, la sua ratio nell’erogazione del servizio di copia da parte 

dell’Ufficio, che riassorbe anche l’attività di ricerca e di preelaborazione 

dei dati. 

1.4 Viene istituito un nuovo servizio relativo alla consultazione 

delle planimetrie delle unità immobiliari urbane e dei 

relativi elaborati planimetrici (questi ultimi non soggetti alle 

limitazioni di visura previste per le planimetrie), ormai in larga 

misura in formato digitale e non più solo cartacee, con una 

tariffa pari a euro 10,00, fermo restando quanto stabilito dalla 

circolare n. 9 del 25 gennaio 2003 di questa Agenzia. La commisurazione 

dell’importo dovuto per il servizio è proporzionale 

al numero delle unità immobiliari e degli elaborati richiesti, in 

modo del tutto indipendente dal relativo formato o dal numero 

delle schede su cui è rappresentata ogni singola unità immobiliare 

ovvero ogni singolo elaborato. Si precisa, inoltre, che gli 

uffici, ove il processo di acquisizione in formato raster delle 

planimetrie è stato completato, debbono procedere, in caso di 

richiesta di una planimetria o elaborato planimetrico presente 

esclusivamente in forma cartacea, alla relativa rasterizzazione 

ed espletare, successivamente, la richiesta dalla base dati informatizzata. 

La procedura consente di fornire anche i dati metrici 

e i dati censuari, per i quali la tariffa da applicare, nel caso in 

cui vengano rilasciati in quanto espressamente richiesti, è quella 

relativa al punto 1.2, pari a euro 3,00 ciascuno. Viceversa gli 

uffici ancora interessati dagli appalti relativi alla rasterizzazione 

e al relativo calcolo delle superfici, fino al completamento 

n. 2-3/2005

degli stessi, procedono al rilascio delle copie degli elaborati 

planimetrici e delle planimetrie da supporto cartaceo. Sulle 

stampe delle planimetrie estratte dalla banca dati informatizzata 

ovvero sulle fotocopie delle planimetrie di atti “cartacei, rilasciate 

per uso consultazione, non deve essere apposto, da parte 

dell’Ufficio, alcun segno autenticazione o comunque di identificazione. 

1.5 Viene prevista una nuova modalità di consultazione, 

resa anch’essa possibile dal livello di informatizzazione raggiunto, 

relativa alla visura per soggetto in ambito nazionale, 

con una tariffa pari a euro 10,00. L’importo è corrisposto al 

momento della richiesta e si applica anche in caso di visure con 

esito negativo, a prescindere dalia eventuale richiesta di stampa 

da parte dell’utente. 

Nel periodo necessario all’adeguamento delle applicazioni 

nel “Territorio Web”, tale servizio è reso solo mediante l’utilizzo 

della procedura SISTER, e pertanto ciascun ufficio deve 

provvedere ad attivare un numero sufficiente di chiavi di accesso, 

secondo l’organizzazione scelta, per garantire il suo funzionale 

espletamento. L’attivazione di detta procedura sarà assicurata 

a tutti gli Uffici provinciali, secondo modalità tecniche stabilite 

con comunicazione della Direzione Centrale Organizzazione 

e Sistemi Informativi. La liquidazione del tributo relativo 

al presente punto, nelle more dell’aggiornamento della procedura 

informatizzata, che consentirà la liquidazione in maniera 

automatica, avviene in maniera manuale, utilizzando il corrispondente 

codice che, comunque, è reso disponibile nella procedura 

di cassa. Per l’eventuale successiva consultazione nelle 

diverse province, gli uffici provinciali, nell’ambito della propria 

organizzazione, possono continuare ad utilizzare la procedura 

SISTER oppure il "collegamento altro uff." presente nell'applicazione 

"Territorio Web", come, peraltro, avviene attualmente. 

È opportuno evidenziare, infine, che deve essere data ampia 

informazione all'utenza che la consultazione per soggetto in 

ambito nazionale è effettuata con ricerca su indici nazionali 

riferiti, salvo possibili e non preventivabili criticità, al giorno 

immediatamente precedente, con la conseguenza che alcuni 

recentissimi aggiornamenti potrebbero non risultare individuabili. 

2. Certificati, copie ed estratti delle risultanze degli atti 

e degli elaborati catastali conservati presso gli uffici. 

Per tali certificazioni si applica comunque il tributo previsto 

al numero d'ordine 1 della tabella. 

In particolare, si osserva quanto segue: 

2.1 Per ogni richiesta di certificato, copia od estratto è 

dovuto il tributo di euro 16,00; per i certificati richiesti dai privati 

per comprovare la situazione generale reddituale e patrimoniale 

ai fini della legislazione sul lavoro, di quella previdenziale, 

di quella sulla pubblica istruzione, il tributo è stabilito in 

euro 4,00. 

2.1.1 Oltre all'importo di cui al punto precedente, si applica 

il tributo di euro 4,00 per ogni quattro elementi unitari richiesti 

o frazione di quattro, dovuto solo qualora la richiesta interessi 

le fattispecie seguenti: 

- Particella, per gli estratti e le copie autentiche delle mappe 

n. 2-3/2005 


e degli abbozzi; 

- foglio di mappa, per le copie dei quadri di unione; 

- vertice o caposaldo, per le copie di monografie; 

- punto, per il quale si determinano le coordinate (inteso 

quale vertice di particella). 

Il tributo previsto non si applica ai primi quattro elementi 

richiesti. 

Si evidenzia, inoltre, che, per il rilascio di copie di monografie, 

di vertici trigonometrici o di capisaldi di livellazione o 

del calcolo delle coordinate grafiche di punti desunte dalla 

mappa originale, sempre ai fini della semplificazione, è stato 

eliminato il raddoppio delle tariffe previgenti. Si precisa che 

non possono essere oggetto di certificazione né i vertici della 

rete geodetica nazionale, realizzata dall’Istituto Geografico 

Militare, né i vertici di reti istituite con metodologia GPS da 

altri Enti quand’anche nell’ambito di collaborazioni con l’Amministrazione. 

In questo caso la certificazione è rilasciata dall’Ente 

proprietario. 

Per le fattispecie diverse da quelle elencate al precedente 

punto 2.1.1 è stato eliminato il “diritto proporzionale” previsto 

dalla precedente tabella. 

3. Definizione ed introduzione delle volture, delle dichiarazioni 

di nuova costruzione e di variazione, dei tipi mappali e 

di frazionamento, ai fini dell’aggiornamento delle iscrizioni 

nei catasti e all’anagrafe tributaria. 

Si rileva, al riguardo, che la modifica intervenuta attiene 

esclusivamente all’aumento della tariffa delle voci di cui ai 

punti 3.1, 3.2 e 3.3 da euro 25,82 a euro 35,00 e all’aumento 

della tariffa da euro 2,58 a euro 3,00 per ogni particella eccedente 

le prime 10 di ogni tipo di frazionamento. Nulla è innovato 

circa le modalità di presentazione delle domande di voltura 

e contabilizzazione dei relativi tributi (distinzione per tipo di 

catasto e per comune). 

È da osservare che il diritto di euro 35,00 previsto per le 

dichiarazioni al catasto si applica anche alle aree urbane in 

considerazione dell’equiparazione espressa nella nota alla 

tabella per cui “Per unità immobiliare è da intendersi sia la 

particella dei terreni, sia l’unità immobiliare urbana”. Del 

pari il tributo è dovuto anche per le dichiarazioni dei lastrici 

solari e delle unità collabenti, ovvero in corso di costruzione 

o di definizione, che di norma vengono dichiarate nel gruppo 

F delle categorie fittizie, già menzionate nella circolare 26 

novembre 2001, n. 9, di quest’Agenzia. Per i beni individuati 

in catasto con identificativi graffati il tributo è dovuto una 

sola volta. Per i beni non censibili se non dichiarati autonomamente 

con la procedura Docfa e semplicemente menzionati 

nell’elaborato planimetrico e nel quadro “D - Beni Comuni 

non Censibili” del Mod. D1, il tributo non è dovuto. 

In via esemplificativa, il tributo è dovuto per tutti gli 

immobili dichiarati in catasto ai quali viene associata una 

qualsiasi delle categorie dei Gruppi A, B, C, D, E ed F. 

Sono esclusi dalla corresponsione del tributo tutti gli 

immobili iscritti nelle partite speciali “beni comuni non censibili”. 

Nelle more dell’adeguamento delle procedure informatiche 

che consentiranno la contabilizzazione automatica dei tributi, 

in caso di dichiarazioni relative alle unità immobiliari 

sopra menzionate, gli Uffici provvedono alla relativa liquidazione 

manuale. 

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4. Lavori inerenti la divisione degli atti catastali per variazione 

delle circoscrizioni territoriali comunali. 

È stata abolita, per maggiore semplificazione, la tariffa relativa 

ad ogni singola variazione (51,65 euro). 

4.1 La nuova tariffa di euro 3,00, per ogni unità immobiliare 

trattata, è dovuta dai Comuni interessati dalla variazione che 

acquisiscono negli atti le unità immobiliari. Pertanto, il pagamento 

dovrà essere dovuto per ogni particella dei terreni e per 

ogni unità immobiliare urbana. Non si applica alle fusioni territoriali. 

5. Attestazione di conformità di estratti di mappa per tipi di 

aggiornamento geometrico. 

Si sottolinea che per attestazione di conformità, indicata 

nella presente tabella, si intende l’attuale autenticazione; pertanto, 

nella modulistica attualmente a disposizione deve essere 

utilizzato lo spazio relativo alla autenticazione. 

5.1 La voce di tariffa, pari a 10,00 euro, precedentemente 

prevista per tutti i certificati, le copie e gli estratti, è stata limitata 

ai soli estratti di mappa per tipi di aggiornamento geometrico, 

in quanto, negli altri casi, il rilascio di certificazioni in 

larga parte automatizzate ha reso il servizio non più attuale. 

Pertanto non sarà più possibile eseguire il rinnovo per gli 

estratti di mappa rilasciati, per i quali sia scaduto il termine 

previsto dall’art. 5 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 650. 

5.1.1 Oltre all’importo dovuto ai sensi del precedente punto, 

per ogni quattro particelle richieste, o frazioni di quattro, è 

dovuto anche il tributo di euro 4,00, che, ovviamente, non va 

corrisposto per le prime quattro particelle. 

Inoltre, si evidenzia che è stato abolito il servizio di consulenza 

tecnica agli enti locali, relativamente all’applicazione dei 

tributi spettanti, in quanto non risulta più utilizzato. 

Viene, infine, abolito il diritto di urgenza per il rilascio di 

certificati, copie ed estratti formati sulla base di atti catastali, 

conservati su supporto cartaceo, nel secondo giorno successivo 

alla richiesta, in quanto ormai non più in linea con i principi di 

efficienza ed efficacia; infatti, l’evoluzione dei processi di erogazione 

dei servizi dovuti alle innovazioni tecnologiche introdotte, 

consentono, nella maggior parte dei casi, il rilascio dei 

certificati nello stesso giorno della richiesta. E’ appena il caso 

di evidenziare che il diritto di urgenza è pertanto abolito anche 

per l’approvazione degli atti di aggiornamento cartografici (tipi 

mappali e tipi di frazionamento). 

ALLEGATO 2 - SEXIES 

Modifiche alle tasse ipotecarie per l’introduzione 

di servizi telematici a valore aggiunto 

La tabella della tasse ipotecarie, allegata al D.Lgs. 31 ottobre 

1990, n. 347, e successive modificazioni, già variata dall’art. 

10, comma 12, .del D.L. 20 giugno 1996, n. 323, convertito, 

con modificazioni, dalla L. 8 agosto 1996, n. 425, viene 

sostituita dalla tabella di cui all’allegato 2-sexies del D.L. n. 

7/2005. 

Per quanto concerne i criteri ispiratori della nuova tabella 

delle tasse ipotecarie, si ritiene di poter fare rinvio alle considerazioni 

già espresse per la nuova tabella dei tributi speciali 

catastali. 

Si rileva, preliminarmente, che la previgente tabella delle 

tasse ipotecarie era articolata in due parti, la prima riferita agli 

uffici di Pubblicità Immobiliare meccanizzati, la seconda agli 

uffici non meccanizzati. Ora, tenuto conto che all’attualità tutti 

i servizi di Pubblicità Immobiliare degli Uffici provinciali dell’Agenzia 

sono stati automatizzati, risulta, evidentemente, 

venuta meno la necessità di mantenere la suddetta doppia articolazione. 

Pertanto, la nuova tabella unificata contiene anche 

alcune voci tariffarie riferite ad-operazioni ipotecarie da effettuarsi 

sui registri cartacei. 

Ciò premesso, si illustrano di seguito le singole voci della 

tabella, evidenziando le principali novità introdotte. 

1. Esecuzione di formalità. 

Gli importi di cui ai punti 1.1 ed 1.2 della tabella aumentano 

da euro 25,82 a euro 35,00. 

2. Ispezione nell’ambito di ogni singola circoscrizione del 

servizio di pubblicità immobiliare ovvero sezione staccata 

degli Uffici provinciali dell’Agenzia del territorio. 

2.1 Ispezione nominativa, per immobile o congiunta per 

nominativo e per immobile. 

2.1.1 La nuova tabella, a fronte di ogni ispezione nominativa, 

oppure per immobile, ovvero di ogni ricerca congiunta per 

nominativo e per immobile, prevede il pagamento della tassa di 

euro 6,00. Tale importo, peraltro, - e ciò costituisce una novità 

rispetto alla tabella previgente -comprende non soltanto la 

ricerca sulla base informativa, ma anche le prime 10 formalità 

contenute nell’elenco sintetico, incluse quelle eventuali validate, 

riferite al periodo anteriore all’automazione degli uffici. (Si 

ritiene opportuno rammentare al riguardo che il punto 2.1 della 

tabella sostituita prevedeva, in aggiunta alla tassa dovuta per 

l’ispezione, il pagamento dell’ulteriore importo di lire 2000 

(euro 1,03) per ogni formalità contenuta nell’elenco sintetico). 

2.1.2 Per ogni successivo gruppo di 5 formalità (o frazioni 

di 5) eccedenti le prime 10 contenute nel predetto elenco - già 

ricomprese nell’importo previsto al punto precedente - è dovuta 

la tassa di euro 3,00. 

2.1.3 Per la ricerca nei registri cartacei (repertori, tavole, 

rubriche e schedari), è previsto il pagamento della tassa di euro 

3,00, per ogni nominativo richiesto. Se oltre alla consultazione 

della base informativa viene richiesta anche la ricerca nei registri 

cartacei, l’importo di euro 3,00 si aggiunge a quello previsto 

dal precedente punto 2.1.1 (euro 6,00 per ogni nominativo 

richiesto).Nella corrispondente nota a margine, viene chiarito 

che non è consentita al pubblico la consultazione diretta di 

tavole, rubriche e schedari. 

2.1.4 Per la stampa delle note relative al periodo automatizzato 

o al periodo validato anteriore alla predetta automazione e 

per la stampa dei titoli, è previsto il pagamento di un tributo 

pari a euro 4,00. 

Si chiarisce, innanzitutto, che alla stampa è equiparata la 

consultazione a video (visualizzazione) della nota. 

Nella corrispondente nota a margine, viene precisato - e 

n. 2-3/2005

questo rappresenta una ulteriore novità rispetto alla tabella previgente 

- che l’accesso diretto alle note è consentito solo se, 

unitamente all’identificativo della nota, il richiedente fornisce 

all’ufficio, in sede di richiesta di ispezione, almeno il nominativo 

(nome e cognome o denominazione) di uno dei soggetti o i 

dati catastali (comune, foglio, particella) di uno degli immobili, 

presenti nella formalità ipotecaria. 

Con tale previsione, in altri termini, viene esclusa la possibilità 

di ottenere la stampa delle formalità ipotecarie, o la loro 

visualizzazione, in modo indifferenziato, oppure attraverso i 

“soli estremi delle formalità (numero di registro generale e/o 

particolare). 

In attesa del necessario adeguamento delle procedure informatiche, 

l’accertamento della corrispondenza fra il nominativo 

o il dato fornito nella richiesta e il contenuto della formalità 

ipotecaria oggetto di richiesta sarà effettuato dal personale dell’ufficio 

addetto alle ispezioni. 

2.1.5 La visione della nota o del titolo è parimenti soggetta 

alla tassa di euro 4,00. 

Il presente punto disciplina il trattamento tributario applicabile 

alla “visione”, cioè alla consultazione di documenti cartacei 

(note e titoli); in particolare, se l’oggetto della visura è 

costituito da formalità cartacee relative al periodo automatizzato 

oppure da formalità validate del periodo anteriore all’automazione, 

la corrispondente nota a margine prevede che l’importo 

è dovuto in misura doppia. 

3. Ricerca di un soggetto in ambito nazionale. 

Concerne una tipologia di servizio, già incluso nella previgente 

tabella, non ancora disponibile, che sarà attivato progressivamente. 

4. Ricerca continuativa per via telematica. 

Si tratta di un nuovo servizio, da erogare telematicamente, 

che consente di effettuare monitoraggi continuativi, per periodi 

determinati di tempo, su nominativi nell’ambito di una singola 

circoscrizione, ovvero sezione staccata degli uffici provinciali 

dell’Agenzia del territorio. 

Il servizio, non ancora disponibile, sarà fornito progressivamente 

sulla base di specifiche convenzioni. 

5. Certificazione. 

5.1 Certificati ipotecari. 

5.1.1 Per ogni stato o certificato riguardante una sola persona 

è dovuto l’importo di euro 20,00. 

Si evidenzia che, per effetto della nuova formulazione delle 

note al punto 5.1.1, tale tassa è dovuta all’atto della richiesta 

del certificato; pertanto, detto importo dovrà essere contabilizzato 

con apposito movimento a Modello 70. 

In particolare, si precisa che ogni richiesta di certificato 

(Modello 311) genererà due distinti movimenti contabili, uno” 

per la contabilizzazione delle somme pagate all’atto della 

richiesta di certificato (tassa ipotecaria di cui al punto 5.1.1 della 

tabella ed eventuale imposta di bollo di cui all’articolo 3, 

comma 1, della relativa tariffa, assolta in modo virtuale anziché 

straordinario) ed uno per la contabilizzazione delle somme 

liquidate al momento del rilascio (imposta di bollo di cui all’ar- 

n. 2-3/2005 


ticolo 4, comma 1, della tariffa e tasse ipotecarie previste dal 

punto 5.1.2 della Tabella). 

Si riporta di seguito, a titolo esemplificativo, uno schema di 

liquidazione relativo ad una richiesta di certificato che potrà 

essere utilizzato dagli uffici in calce all’attuale modulistica, 

nella “Parte riservata all’Ufficio”. 

Per la corretta gestione di quanto sopra, il Modello 68 automatizzato 

relativo alla richiesta di certificato dovrà essere compilato 

con l’indicazione di due movimenti contabili Modello 70 

per ogni Modello 311 presentato. 

In pratica, tale risultato potrà essere ottenuto inserendo, per 

ogni movimento a Modello 68, nell’apposito campo “Numero 

di richieste”, un valore pari a due volte il numero dei Modelli 

311 che prenderanno quel numero di Modello 68. 

In via provvisoria, l’attestazione delle somme pagate all’atto 

della richiesta sarà riportata sulla copia per l’utente del 

modello 68 cartaceo, con l’indicazione del numero e della data 

del corrispondente Modello 70. 

Si puntualizza che, all’atto del rilascio del certificato o della 

copia, tale modello 68 dovrà essere riconsegnato all’ufficio e 

allegato al modello 311, per i necessari riscontri. 

Resta invariata la previsione in base alla quale, se il certificato 

riguarda cumulativamente il padre, la madre ed i figli, 

nonché entrambi i coniugi, l’importo è dovuto una volta sola. 

5.1.2 È stabilito che per ogni nota visionata dall’ufficio, 

fino ad un massimo di 1.000 note, il tributo da corrispondere è 

determinato in euro 2,00. 

In relazione al punto in esame, una rilevante novità rispetto 

alla previgente tabella è rappresentata dalla previsione secondo 

cui le tasse ipotecarie dovute per l’espletamento, da parte dell’ufficio, 

delle operazioni necessarie alla predisposizione della 

certificazione richiesta, sono dovute dal richiedente anche nel 

caso di mancato ritiro del certificato. 

In altri termini, l’obbligo tributario relativo al pagamento 

delle tassa in questione sorge al momento della richiesta della 

certificazione medesima. 

Si richiama inoltre l’attenzione sulla intervenuta abolizione 

della previsione contenuta nelle tabelle precedentemente in 

vigore, in forza della quale era dovuta, per ogni facciata stampata 

o fotocopiata, la tassa ipotecaria di euro 0,52. 

5.2 Rilascio di copia. 

5.2.1 Per ogni richiesta di copia o titolo è prevista la tassa di 

euro 10,00, da corrispondersi all’atto della richiesta, analogamente 

a quanto previsto per i certificati ipotecari. 

Per ciò che attiene le modalità di contabilizzazione dei 

pagamenti effettuati, si rimanda a quanto illustrato al punto 

5.1.1. Anche per il rilascio di copie è stato abolito il tributo 

dovuto per ogni facciata stampata o fotocopiata. 

5.3 Altre certificazioni. 

5.3.1 Per ogni altra certificazione o attestazione è dovuto 

l’importo di euro 5,00. 

Nell’ambito di tali fattispecie, a titolo esemplificativo, rientra, 

fra le altre, la menzione dei pignoramenti precedenti fatta 

dal conservatore dei registri immobiliari nella nota di trascrizione 

di un pignoramento, ai sensi dell’articolo 561 c.p.c. . 

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6. Note d’ufficio. 

6.1 Trattasi delle rinnovazioni di ipoteca da eseguirsi d’ufficio 

e di ogni altra nota di cui agli articoli 2647, ultimo comma, 

e 2834 del codice civile. 

L’importo è determinato in ragione di euro 10,00. 

Rispetto alla corrispondente voce della previgente tabella, 

si evidenzia l’avvenuta eliminazione, dalle fattispecie imponibili, 

delle annotazioni previste dall’art. 113-ter delle disposizioni 

per l’attuazione del codice civile. 

7. Rilascio di elenco dei soggetti presenti nelle formalità di 

un determinato giorno. 

7.1 L’importo dovuto per ogni pagina dell’elenco in questione 

è stato elevato a 7,00 euro. 

Nella corrispondente nota, è previsto che tale servizio sarà 

disponibile fino all’attivazione del servizio di cui al punto 4 

della Tabella (“ricerca continuativa per via telematica”). 

Decorrenza 

L’art. 7, comma 1, lettera a), punto 3, del D.L. 31 gennaio 

2005, n. 7, prevede che le disposizioni contenute negli allegati 

da 2-bis a 2-sexies - tra cui, quindi, anche le nuove tabelle dei 

tributi speciali catastali (2-quinquies) e delle tasse ipotecarie 

(2-sexies) - hanno effetto dal 1° febbraio 2005. Per quanto 

riguarda, in particolare, l’imposta ipotecaria in misura fissa, per 

cui sono competenti gli uffici di questa Agenzia, ai sensi dell’articolo 

12 del Testo Unico delle imposte ipotecaria e catastale 

approvato con D.Lgs. 347/90, nonché l’imposta di bollo di 

cui agli artt. 3, comma 2-bis e 4, comma1-ter, della relativa 

tariffa, i nuovi importi hanno effetto per le formalità di trascrizione, 

di iscrizione, di rinnovazione eseguite dal 1° febbraio 

2005 e per le domande di annotazione presentate (depositate) e 

per le certificazioni catastali richieste, a decorrere dalla stessa 

data. 

Quindi, ad una domanda di annotazione presentata (deposi- 

schema di liquidazione relativo ad una richiesta di certificato 

tata) anteriormente al 1° febbraio 2005, ma eseguita successivamente 

a tale data, si applicheranno gli importi previsti dalle 

previgenti tariffe dell’imposta ipotecaria e dell’imposta di bollo, 

nonché della previgente tabella delle tasse ipotecarie. 

Per quanto riguarda le tasse ipotecarie e i tributi speciali 

catastali, si ritiene che gli importi previsti dalle nuove tabelle 

(rispettivamente allegati 2-quinquies e 2-sexies), analogamente 

a quanto stabilito espressamente per le domande di annotazione, 

si appli-chino a tutte le richieste di operazioni catastali e 

ipotecarie presentate a decorrere dal 1° febbraio 2005. 

Il criterio che fa coincidere il momento genetico del rapporto 

tributario con la presentazione della richiesta di un servizio, 

piuttosto che con la materiale erogazione, appare ispirato al più 

generale principio di tutela dell’affidamento, in forza del quale, 

fra l’altro, sono escluse per il contribuente conseguenze negative 

derivanti dal ritardo dell’amministrazione a provvedere sulle 

istanze dei contribuenti (utenti). 

Non a caso, ad esempio, alcune disposizioni contenute nella 

tabella delle tasse ipotecarie precisano, espressamente, che gli 

importi previsti vanno assolti al momento della richiesta del 

servizio (cfr. punti 5.1.1 e 5.2.1). 

Per quanto riguarda, dunque, anche le domande di copie e 

di certificati, ciò che rileva ai fini del trattamento tributario è la 

data di presentazione della domanda. Quindi, per le richieste di 

certificazione presentate anteriormente alla data del 1° febbraio 

2005, dovrà farsi riferimento alle modalità di calcolo e di pagamento 

previste dalla previgente normativa. 

Si precisa che tali criteri operano anche in relazione agli atti 

relativi a diritti sugli immobili trasmessi con procedure telematiche, 

per i quali l’aggiornamento degli importi dei tributi di 

competenza della Scrivente (tasse ipotecarie ed imposta ipotecaria 

ex art. 12, ultima parte, del D.Lgs. 347/90) decorrerà dalla 

data di esecuzione delle formalità di trascrizione, iscrizione o 

rinnovazione ovvero dalla data di presentazione (deposito) della 

domanda di annotazione. 

In proposito, si ritiene opportuno evidenziare che l’art. 6 del 

D.P.R. 18 agosto 2000, n. 308 (Regolamento concernente l’uti- 

n. 2-3/2005

lizzazione di procedure telematiche per gli adempimenti tributari 

in materia di atti immobiliari) prevede che, per l’esecuzione 

delle formalità ipotecarie di cui al regolamento medesimo, 

restano fermi l’obbligo di presentare il titolo in forma cartacea 

al competente ufficio dei registri immobiliari, con le modalità 

stabilite dal libro VI del codice civile e dalle leggi speciali. 

In piena coerenza con tale principio, l’art. 9 del decreto 

direttoriale 13 dicembre 2000, stabilisce che, mentre la registrazione 

si considera effettuata al momento della ricezione dei 

dati, le formalità si considerano presentate soltanto nel momento 

della consegna del titolo allo sportello di accettazione, successivo 

a quello in cui i dati sono ricevuti dall’ufficio. 

In altri termini, può affermarsi, come d’altra parte già ribadito 

con Circolare n. 3 del 2 maggio 2002 di questa Agenzia, 

che la ricezione da parte dell’Ufficio, per via telematica, del 

file contenente le note di trascrizione e iscrizione, non costituisce 

ex se - cioè disgiuntamente dal deposito del titolo in forma 

cartacea - presentazione della formalità. 

Per quanto riguarda, in particolare, l’imposta ipotecaria di 

competenza degli Uffici di questa Agenzia ai sensi dell’art. 12 

Provvedimento emanato ai sensi del comma 339 

dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 

311, in materia di classamenti catastali di unità 

immobiliari di proprietà privata. Linee guida. Determinazione 

del 16.2.2005 (G.U. 18.2.2005, n. 40) 

IL DIRETTORE DELL’AGENZIA 

Visto l’art.7, comma 339, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, 

che ha previsto l’emanazione di un provvedimento del direttore dell’Agenzia 

del territorio da adottare previa intesa con la Conferenza 

Stato-città ed autonomie locali; 

Vista l’intesa sancita dalla Conferenza Stato-città ed autonomie 

locali nella seduta del 4 febbraio 2005, con rep. n. 69; 

determina: 

CAPO I 

MODALITÀ OPERATIVE PER L’AGGIORNAMENTO DEL VALORE MEDIO DI 

MERCATO DI MICROZONA, INDIVIDUATO AI SENSI 

n. 2-3/2005 

DEL REGOLAMENTO DI CUI AL DECRETO DEL PRESIDENTE 

DELLA REPUBBLICA 23 MARZO 1998, N. 138 

Art. 1. 

Modalità di aggiornamento del valore medio di mercato 

1. Per la selezione delle microzone interessate dalla revisione 

parziale del classamento, prevista dall’art. 1, comma 335, della legge 

30 dicembre 2004, n. 311, il valore medio di mercato per microzona, 

individuato ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente 

della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138, è aggiornato utilizzando 

i valori dell’osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia 

del territorio, di cui al successivo comma 3, riferiti al secondo 

semestre 2004. 

CLASSAMENTI CATASTALI 

Determinazione Direttoriale 


del D.Lgs. 347/90, va, inoltre, considerato che il relativo presupposto, 

come è stato più volte sottolineato - cfr. Circolare del 

Dipartimento del Territorio n. 189 del 19 luglio 1996 - è individuabile 

nella esecuzione della formalità ipotecaria, conseguendone 

la non rilevanza, ai fini della determinazione del trattamento 

tributario applicabile, della data di formazione dell’atto. 

Alla luce di tali principi, quindi, se l’invio del modello unico 

è stato effettuato in data anteriore al 1 febbraio 2005, ma il 

titolo cartaceo - che determina, a tutti gli effetti, la-”presentazione” 

della formalità - viene consegnato all’Ufficio competente 

a decorrere da tale data, gli importi dell’imposta ipotecaria di 

competenza di questa Agenzia ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 

347/90, nonché della tassa ipotecaria, dovranno essere corrisposti 

nella misura aggiornata. 

Gli Uffici provinciali e le Direzioni regionali, per quanto di 

competenza, vorranno assicurare il corretto adempimento degli 

indirizzi operativi sopra richiamati. 

Firmato 

Mario Picardi 

2. L’aggiornamento del valore medio di mercato suddetto si 

effettua calcolando: 

a) il valore centrale dell’intervallo dei valori indicati nell’osservatorio, 

con riferimento alla tipologia immobiliare omogenea a 

quella del valore medio di mercato individuato ai sensi del citato 

regolamento ed alla zona territoriale dell’osservatorio corrispondente 

alla microzona comunale; 

b) la media dei relativi valori centrali, qualora ad una microzona 

corrispondano due o più zone territoriali dell’osservatorio. 

3. Gli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio mettono a 

disposizione, su richiesta del comune, valori medi di mercato delle 

microzone determinati in base al comma 2, oppure i valori contenuti 

nella banca dati dell’osservatorio del mercato immobiliare relativi 

al secondo semestre 2004. 

CAPO II 

MODALITÀ TECNICHE E OPERATIVE PER L’ATTUAZIONE 

DELL’ART. 1, COMMA 336, DELLA L. 30 DICEMBRE 2004, N. 311 

Art. 2. 

Individuazione delle unità immobiliari oggetto 

di rideterminazione della rendita 

1. Le unità immobiliari di proprietà privata, non dichiarate in 

catasto o per le quali sussistono situazioni di fatto non più coerenti 

con i classamenti catastali, per intervenute variazioni edilizie, sono 

individuate dai comuni sulla base della constatazione di idonei elementi, 

quali, a titolo esemplificativo, quelli rinvenibili nell’archivio 

edilizio comunale, nell’archivio delle licenze commerciali, ovvero 

nei verbali di accertamento di violazioni edilizie, nella cartografia 

tecnica, nelle immagini territoriali o tratti da ogni altra documentazione 

idonea allo scopo. In tale ambito possono essere oggetto di 

trattazione le richieste dei comuni riguardanti le unità immobiliari 

89

90 


interessate: 

a) da interventi edilizi che abbiano comportato la modifica permanente 

nella destinazione d’uso, ovvero un incremento stimabile 

in misura non inferiore al 15% del valore di mercato e della relativa 

redditività ordinaria derivante, di norma, da interventi edilizi di 

ristrutturazione edilizia come definiti alla lettera d) dell’art. 3 del 

testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia 

edilizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 

2001, n. 380, nonché da quelli di manutenzione straordinaria, come 

definiti alla lettera b) del medesimo articolo del testo unico, in 

particolare quando gli stessi abbiano comportato una variazione 

della consistenza ovvero delle caratteristiche tipologiche distributive 

ed impiantistiche originarie delle unità immobiliari, e da quelli di 

restauro e risanamento conservativo, come definiti alla lettera e) 

dell’art. 3 del citato testo unico, qualora in particolare abbiano interessato 

l’intero edificio; 

b) dagli interventi edilizi di nuova costruzione come definiti alla 

lettera c) dell’art. 3 del citato testo unico in materia edilizia e non 

dichiarate in catasto; 

c) dal rilascio di licenze ad uso commerciale che abbiano comportato 

modifiche permanenti nella destinazione d’uso, come definita 

nelle categorie catastali, e che sono iscritte in catasto con categoria 

non coerente con la destinazione autorizzata; 

d) dal passaggio dalla categoria delle esenti dalle imposte sugli 

immobili a quelle delle unità soggette a imposizione, quali quelle 

adibite ad abitazioni o ad altre destinazioni già funzionali all’esercizio 

dell’attività produttiva agricola e censite in catasto come fabbricati 

rurali, che di fatto hanno perso i requisiti oggettivi o soggettivi 

previsti dal decreto del Presidente della Repubblica del 23 marzo 

1998, n. 139. 

2. Non sono oggetto di trattazione, in quanto prive dei requisiti 

necessari, le richieste dei comuni riguardanti le unità immobiliari 

già censite e oggetto di interventi edilizi che non abbiano comportato 

una variazione di destinazione d’uso né un incremento del valore 

e della relativa redditività ordinaria in misura significativa ai fini 

della variazione del classamento, quali, di norma: 

a) gli interventi di manutenzione ordinaria come definiti alla lettera 

a) dell’art. 3 del testo unico delle disposizioni legislative e 

regolamentari in materia edilizia di cui al decreto del Presidente 

della Repubblica del 6 giugno 2001, n. 380; 

b) gli interventi di manutenzione straordinaria come definiti alla 

lettera b) dell’art. 3 del testo unico in materia edilizia citato, in particolare 

qualora non abbiano comportato una variazione della consistenza 

e delle caratteristiche tipologiche distributive ed impiantistiche 

originarie delle unità immobiliari e gli interventi di restauro e 

risanamento conservativo, come definiti alla lettera c) dello stesso 

art. 3 del testo unico citato, qualora in particolare non abbiano interessato 

l’intero edificio; 

c) gli interventi di adeguamento degli impianti tecnologici alle 

normative tecniche e di sicurezza, di riparazione e rinnovo di 

impianti esistenti, di consolidamento e conservazione degli elementi 

edilizi strutturali. 

Art. 3. 

Contenuti del provvedimento per la richiesta 

di presentazione dell’atto di aggiornamento catastale 

1. La richiesta ai soggetti obbligati alla presentazione degli atti 

di aggiornamento catastale, per le ipotesi di cui all’art. 1, comma 

336, della legge n. 311/2004, notificata ai sensi della vigente normativa, 

e mirata alla produzione dell’atto di aggiornamento catasta- 

le, contiene: 

a) i dati catastali dell’unità immobiliare, quando disponibili, 

ovvero del terreno sul quale insiste la costruzione non dichiarata in 

catasto; 

b) gli elementi oggetto della constatazione di cui al comma 1 

dell’art. 2; 

c) le modalità e i termini secondo i quali è possibile adempiere 

agli obblighi, e le conseguenze in caso di inadempienza; 

d) la data, qualora accettabile, cui riferire il mancato adempimento 

degli obblighi in materia di dichiarazione delle nuove costruzioni 

o di variazione di quelle censite al catasto edilizio urbano. 

Art. 4. 

Adempimenti a carico dei titolari di diritti reali 

sulle unità immobiliari 

1. I soggetti obbligati alla presentazione degli atti di aggiornamento 

catastale, per le ipotesi di cui all’art. 1, comma 336, della 

legge n. 311/2004, sono tenuti in solido agli adempimenti richiesti; 

gli atti di aggiornamento debbono essere redatti, ai sensi del regolamento 

emanato con decreto del Ministro delle finanze 19 aprile 

1994, n. 701, da un professionista tecnico abilitato a norma di legge. 

2. I medesimi soggetti devono adempiere alla richiesta, presentando 

all’Agenzia del territorio gli atti di aggiornamento necessari 

entro novanta giorni dalla notifica della richiesta da parte del comune, 

indicando protocollo e data della stessa. 

Art. 5. 

Adempimenti a carico dell’Agenzia del territorio in caso 

di inadempienza da parte dei soggetti interessati 

1. In mancanza dell’adempimento richiesto ai soggetti interessati, 

gli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio, decorso il termine 

di novanta giorni dalla notifica della richiesta, ove ne ricorrano i 

presupposti, provvedono all’aggiornamento d’ufficio. A tal fine, su 

richiesta dei suddetti uffici provinciali, i comuni provvedono a trasmettere 

i documenti, di cui al comma 1, art. 2, a supporto della 

notifica effettuata. 

2. Nell’ipotesi in cui, a seguito della verifica della suddetta documentazione, 

nonché della documentazione eventualmente fatta pervenire 

dai soggetti interessati, non sussista l’obbligo della dichiarazione 

in catasto, l’ufficio competente ne da comunicazione al comune. 

3. Sono posti a carico dei soggetti inadempienti, oltre ai tributi 

dovuti, alle sanzioni previste e alle spese di notifica, gli oneri per 

l’attività svolta dall’ufficio determinati con successivo provvedimento 

del direttore dell’Agenzia del territorio. 

Art. 6. 

Modalità operative per lo scambio di informazioni 

fra Agenzia e comuni 

1. L’Agenzia rende disponibile una procedura per la creazione 

di un database informatico contenente l’elenco delle richieste inviate 

ai vari soggetti articolato per unità immobiliare e, per ciascun 

record, i seguenti dati: 

a) identificativo dell’unità immobiliare, quando disponibile, ovvero 

del terreno sul quale insiste la costruzione non dichiarata in catasto; 

b) dati relativi alla toponomastica; 

c) generalità e domicilio dei destinatari della richiesta; 

d) data e protocollo della richiesta inoltrata ai suddetti destinatari; 

e) data di avvenuta notifica; 

f) sintesi dei dati accertati dai quali discende l’incoerenza della 

rendita iscritta negli atti catastali; 

n. 2-3/2005

g) data, se conosciuta, cui riferire la violazione degli adempimenti 

catastali in materia di dichiarazione di nuove costruzioni o di 

variazione di quelle censite. 

2. I comuni inviano agli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio 

i dati di cui al comma 1 a cadenza mensile. 

3. Gli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio integrano il 

database informatico di cui al comma 1 e lo restituiscono ai comuni 

con i seguenti dati di propria competenza: 

a) nuovi dati di censimento attribuiti alle unità immobiliari; 

b) data di inserimento in atti del nuovo accertamento; c) data di 

avvenuta notifica delle nuove rendite. 

Art. 7. 

Monitoraggio del processo 

1. Il monitoraggio del processo in corso d’opera è gestito attraverso 

i database di cui al comma 1 dell’articolo precedente. 

2. La consultazione del database di cui al comma 1 è resa disponibile 

a mezzo WEB ai comuni, che ne avanzino richiesta, limitatamente 

ai dati di competenza. 

n. 2-3/2005 

CAPO III 

DISPOSIZIONI FINALI 

Art. 8. 

Notifica degli atti attributivi delle nuove rendite 

1. Gli atti attributivi delle nuove rendite, unitamente alla quantificazione 

degli oneri indicati al comma 3 dell’art. 6, sono notificati 

secondo la normativa vigente e devono contenere le indicazioni previste 

per gli atti impugnabili, richiamate all’art. 19 del decreto legislativo 

del 31 dicembre 1992, n. 546. 

2. I comuni collaborano con gli uffici provinciali dell’Agenzia 

del territorio nell’attività di notifica delle nuove rendite attribuite 

alle unità immobiliari in applicazione dell’art. 1, commi 335 e 336, 

della legge 30 dicembre 2004, n. 311. 

Art. 9. 

Ulteriori modalità applicative 

1. Ai fini della concreta applicazione del presente provvedimento, 

l’Agenzia del territorio opera nel rispetto delle «Linee guida» 

allegate alla presente determinazione, di cui costituiscono parte 

integrante. 

ALLEGATO 

LINEE GUIDA DELL’AGENZIA DEL TERRITORIO 

E DELLE RAPPRESENTANZE DELLE AUTONOMIE LOCALI AI FINI DEL- 

L’APPLICAZIONE DI SPECIFICI CONTENUTI DEL PROVVEDIMENTO EX ART. 

1, COMMA 339, DELLA LEGGE 30 DICEMBRE 2004 N. 311 

Premessa 

Le presenti linee guida rappresentano lo strumento per garantire 

la migliore collaborazione tra comuni e Agenzia del territorio nel 

rispetto dei reciproci ruoli. 

In particolare, esse stabiliscono criteri operativi in ordine: 

alla fase della richiesta avanzata dai comuni - ed alla successiva 

verifica - per l’eventuale procedibilità alla revisione parziale del 

classamento di singole microzone (art. 1, comma 335, legge 30 

dicembre 2004, n. 311); 

Tali criteri operativi, essendo condivisi in sede di conferenza Stato-città 

e autonomie locali, saranno alla base delle direttive da emanare 

per gli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio, rappresentando 

altresì una precisa guida per l’orientamento dei comuni. 


In secondo luogo, le presenti linee guida indicano le modalità 

operative in ordine alla accessibilità ai dati necessari allo svolgimento 

della istruttoria per la selezione delle microzone per le quali 

eventualmente richiedere, da parte dei comuni, la revisione parziale 

del classamento. 

Criteri e modalità operative 

1. Il metodo previsto dall’art. 1, comma 335, della legge 311 del 

2004, al fine di selezionare le microzone interessate dalla revisione 

parziale del classamento richiede la possibilità di determinare un 

rapporto tra valore medio di mercato e il corrispondente valore 

medio catastale relativo, sia alla singola microzona che all’insieme 

delle microzone comunali. Ciò al line di selezionare la microzona 

che mostra una «significativa» anomalia, in termini di scostamento 

tra i due valori rispetto allo scostamento mediamente riscontrato per 

l’insieme delle microzone. Tale metodo è significativo allorché: a) 

sia calcolabile un valore medio del rapporto per l’insieme delle 

microzone e b) consenta di individuare il dato «anomalo» di cui 

sopra. Dal punto di vista metodologico la lettera a) è soddisfatta se 

le microzone valorizzate sono superiori o uguale due; la lettera b), 

invece, richiede che le microzone sussistenti nel territorio comunale 

siano almeno superiori o uguali a tre. 

Pertanto affinchè un comune possa procedere alla selezione dell’eventuale 

microzona su cui svolgere la revisione parziale del classamento, 

occorre che il relativo territorio sia ripartito in almeno tre 

microzone. 

Si ribadisce che non debbono essere incluse nel limite indicato, 

né conseguentemente debbono essere prese in considerazione per il 

calcolo del rapporto di cui alla lettera d) del successivo punto 2, le 

microzone afferenti a porzioni di territorio comunale prive di possibili 

valorizzazioni di fabbricati, con riferimento ai dati presenti nell’osservatorio 

del mercato immobiliare dell’Agenzia del territorio, e 

quelle caratterizzate dalla prevalenza di unità immobiliari non ordinarie 

per destinazione e tipologia catastale. 

2. Ai fini dell’applicazione del metodo di cui al criterio operativo 

1 si definisce: 

a) valore medio di mercato individuato ai sensi del regolamento 

di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 

138, per la singola microzona: il valore individuato dalle amministrazioni 

comunali, ovvero in carenza di determinazione dei comuni, 

dagli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio, nel processo 

di definizione delle microzone comunali; 

b) valore medio di mercato aggiornato per singola microzona: il 

valore della lettera a) aggiornato secondo le modalità operative 

disposte dal provvedimento del direttore dell’Agenzia del territorio; 

c) valore medio catastale ai fini dell’applicazione dell’imposta 

comunale sugli immobili: il valore unitario per metro quadrato di 

superficie ottenuto come quoziente tra la sommatoria dei valori 

costituenti la base imponibile dell’imposta comunale sugli immobili 

relativi alle unità immobiliari ubicate nella microzona e omogenee, 

per destinazione e categoria catastale, a quelle di riferimento per il 

valore di cui alla lettera a), e la superficie complessiva delle medesime 

unità immobiliari; la superficie delle unità immobiliari è desunta, 

con riferimento al territorio analizzato, dalla banca dati catastale 

in forma diretta o indiretta attraverso il vano medio; 

d) rapporto tra valore medio di mercato aggiornato della singola 

microzona e valore medio catastale ai fini dell’applicazione dell’imposta 

comunale sugli immobili: il quoziente tra il valore numerico 

di cui alla lettera b) e quello della lettera c); 

e) analogo rapporto di cui alla lettera d) per l’insieme delle 

91

92 


microzone comunali: la media dei quozienti di cui alla lettera d). 

3. La revisione parziale del classamento può essere attivata per le 

microzone in cui il rapporto, di cui alla lettera d) del criterio operativo 

2, si discosta significativamente dal valore del rapporto medio, di 

cui alla lettera e) del medesimo criterio operativo. Il termine significativamente 

non può intendersi inferiore ad uno scostamento di più 

del 35 per cento tra i due rapporti. Ciascun comune, può assumere 

un valore percentuale più elevato di quello testè indicato per selezionare 

le «anomalie», ma non una percentuale inferiore. 

4. Per il calcolo dei rapporti previsti al criterio operativo 2, il 

periodo di riferimento dei valori pubblicati dall’osservatorio del 

mercato immobiliare dell’Agenzia del territorio è quello relativo al 

secondo semestre 2004. 

5. Per l’anno 2005, entro cinque mesi dall’entrata in vigore del 

provvedimento del direttore dell’Agenzia del territorio, quest’ultima 

predispone i dati e le elaborazioni per determinare i valori ed i 

rapporti di cui al criterio operativo 2. Una volta predisposti i dati e 

Agenzia del Territorio - Nota prot. n. 14063 del 22.2.2005 

1. Premessa 

Con nota 57211 del 09.7.2004, sono già stati forniti chiarimenti 

operativi per la corretta applicazione della “Procedura 

Pregeo8” per la presentazione degli atti di aggiornamento catastali, 

l'aggiornamento automatico della cartografia catastale ed 

il trattamento dei dati altimetrici e GPS". 

A seguito di alcune segnalazioni pervenute sia dagli Uffici 

sia dagli Ordini professionali è emersa la necessità di fornire 

ulteriori disposizioni operative finalizzate soprattutto ad uniformare 

definitivamente le modalità di applicazione della procedura 

Pregeo8 da parte degli Uffici provinciali. 

2. Abolizione del diritto di urgenza per la richiesta di 

approvazione degli atti di aggiornamento. 

Con l'art. 1 comma 300 della legge 30 dicembre 2004, n. 

311, il diritto di urgenza è stato abolito. Pertanto, come è già 

stato precisato nella Circolare 1/2005 prot. 9263 del 04.2.2005, 

tale diritto non vige più e per la parte inerente gli aspetti cartografici 

in particolare neanche per l'approvazione degli atti di 

aggiornamento cartografici (tipi mappali e tipi di frazionamento). 

3. Tempi di approvazione degli atti di aggiornamento 

Ad integrazione della procedura n. 67 del 14.1.2004 e della 

nota 57211 del 09.7.2004, si stabilisce che l'esame tecnico dell'atto 

di aggiornamento deve avvenire in front-office almeno per 

l'80% delle richieste di approvazione; la restante parte delle 

richieste di approvazione degli atti di aggiornamento, deve essere 

esaminata entro il secondo giorno dalla richiesta. 

Conseguentemente, a seguito di tali controlli, gli atti di 

aggiornamento ritenuti idonei saranno approvati con contestuale 

aggiornamento degli archivi, mentre quelli ritenuti non idonei 

all'approvazione, saranno restituiti, con l'esplicitazione dei motivi, 

al tecnico redattore per le opportune correzioni o integrazioni. 

PREGEO 8 

Chiarimenti e disposizioni operative 

le elaborazioni, questi sono resi disponibili entro trenta giorni dalla 

data di richiesta del comune. 

Le operazioni di revisione parziale del classamento sono richieste 

dai comuni tramite motivata istanza da trasmettere ai competenti 

uffici provinciali dell’Agenzia del territorio. 

6. L’Agenzia del territorio emana, previa verifica dei presupposti 

delle richieste pervenute dai comuni, entro il 31 maggio e il 30 

novembre i provvedimenti di attivazione della revisione del classamento 

di cui all’art. 1, comma 335, ultimo periodo, della legge 31 

dicembre 2004, n. 311, relativi alle richieste pervenute rispettivamente 

entro il 15 aprile e il 15 ottobre di ciascun anno. 

7. I comuni possono segnalare agli uffici provinciali dell’Agenzia 

del territorio, unitamente alla richiesta di revisione parziale del 

classamento, le unità immobiliari ricadenti nelle microzone interessate 

per le quali viene attivato il procedimento disciplinato dall’art. 

1, comma 336, della legge 31 dicembre 2004, n. 311. 

E' appena il caso di evidenziare che lo stato "sospeso" dell'atto 

di aggiornamento deve essere inserito obbligatoriamente nella 

procedura Pregeo. 

4. Emanazione di documenti esplicativi o integrativi delle 

disposizioni da parte delle Direzioni Regionali 

A seguito dell'emanazione della "Procedura PREGEO 8, alcune 

Direzioni Regionali, di intesa con le locali Categorie professionali, 

peraltro nel quadro del sempre auspicato spirito di collaborazione, 

hanno emanato note di pratica attuazione della richiamata procedura, 

finalizzate a garantire una uniformità di comportamento nella 

predisposizione e nella trattazione degli atti di aggiornamento. 

A tale riguardo, pur comprendendo particolari esigenze dettate 

da circoscritte esigenze locali connesse alla diversa situazione degli 

archivi cartografici, si invitano tuttavia le Direzioni Regionali ad 

una attenta puntuale analisi e verifica atta a garantire che le indicazioni 

contenute nei suddetti documenti non risultino intanto in alcun 

modo in contrasto con la normativa e con le disposizioni emanate 

dalla scrivente e non contemplino inoltre l'adozione di modelli non 

espressamente previsti dalla normativa vigente, anche quando gli 

stessi fossero condivisi dalle categorie professionali locali. 

Si evidenzia inoltre che, prima della divulgazione, tali comunicazioni, 

oltre che alla scrivente, devono essere trasmesse, dalle Direzioni 

Regionali alle Categorie Professionali locali, richiedendo di provvedere 

ad analoga trasmissione ai rispettivi Consigli Nazionali. 

Si tratta di aspetti di particolare delicatezza oltre che di fondamentale 

importanza per il conseguimento dell'obiettivo della standardizzazione 

della trattazione degli atti di aggiornamento e per il 

monitoraggio delle attività degli Uffici. 

5. Punti Fiduciali 

5.1 Modello della scheda monografica dei Punti Fiduciali 

Con il Service Pack n. 3, per risolvere alcune contingenti situazioni 

di acquisizione agli archivi catastali di documentazione preesistente, 

era stato predisposto un modulo per la redazione informatica 

della scheda monografica di cui trattasi, recante alcune differen- 

n. 2-3/2005

ze assolutamente marginali e non sostanziali rispetto al preesistente 

documento. 

Al fine di evitare, seppure remote possibilità di incertezze comportamentali 

da parte degli Uffici sulle modalità di predisposizione 

del suddetto elaborato tecnico, si conferma che il modello di scheda 

monografica dei Punti Fiduciali da utilizzare è quello prodotto dalla 

procedura informatica Pregeo. 

Coerentemente con le disposizioni emanate, nel caso di predisposizione 

della scheda monografica per l'istituzione di un nuovo 

Punto Fiduciale, la compilazione dei campi relativi, alle coordinate 

ed alla quota spetta all'Ufficio e pertanto risulta facoltativa per i professionisti, 

mentre la compilazione dei campi relativi alla" indicazione 

della particella nella quale ricade il Punto Fiduciale, alla 

descrizione del riferimento planimetrico ed altimetrico è obbligatoria 

per i professionisti. 

Qualora il professionista non fornisca il valore della quota, 

dovrà limitarsi ad inserire il valore convenzionale "9999" nel campo 

quota ed il valore "04" nel campo relativo alla attendibilità altimetrica. 

Nel caso di predisposizione della scheda monografica relativa 

ad un Punto Fiduciale esistente la procedura impiega automaticamente 

le informazioni disponibili in archivio TAF per compilare la 

scheda stessa. In questo caso, il professionista può accettare o modificare 

le informazioni pre-compilate in automatico. Rimane l'obbligo, 

per il professionista, della compilazione del campo relativo alla 

descrizione altimetrica. 

Le prossime versioni della procedura presenteranno i campi 

"quota" ed "antendibilità" precompilati con i valori convenzionali 

sopraccitati consentendo la conferma o la modifica da parte del professionista. 

Si stabilisce altresì che la stampa da consegnare all'Ufficio può 

essere prodotta indipendentemente a colori o in bianco e nero. 

Si precisa inoltre che quando la scheda monografica dei punti 

fiduciali è già disponibile presso l'Ufficio, il tecnico professionista, 

può proporre il riferimento altimetrico integrando la scheda già esistente, 

senza l'obbligo di presentazione di una nuova scheda. 

5.2 Riferimento altimetrico per Punti Fiduciali coincidenti con 

vertici trigonometrici 

Per i Punti Fiduciali coincidenti con vertici trigonometrici aventi 

il riferimento planimetrico distinto dal riferimento altimetrico, ad 

esempio asse di una cupola, come riferimento planimetrico e base 

della cupola come riferimento altimetrico, devono essere adottate le 

modalità di rilievo e di compilazione del relativo libretto delle 

misure appresso descritte. 

La "Disposizione operativa sull'utilizzazione della procedura 

PREGEO 8 ..." prevede che qualora il Punto Fiduciale non sia topograficamente 

accessibile per la determinazione altimetrica, il tecnico 

professionista può richiederne l'annullamento e proporre l'istituzione 

di un nuovo punto che abbia i necessari requisiti e non alteri 

sensibilmente le mutue distanze della maglia preesistente dei Punti 

Fiduciali. 

I Punti Fiduciali coincidenti con vertici trigonometrici, fermo 

restando quanto sopra evidenziato, diversamente dagli altri Punti 

Fiduciali, non possono essere annullati per motivi collegati alla 

gestione della componente altimetrica. 

Si ritiene pertanto opportuno esplicitare utili indicazioni in relazione 

ad alcune possibili situazioni. 

5.2.1) Non esiste il riferimento altimetrico 

In questo caso il riferimento altimetrico verrà individuato direttamente 

dall'Ufficio o proposto dal tecnico professionista; esso 

n. 2-3/2005 


dovrà essere individuato su un particolare situato sulla verticale passante 

per il punto che definisce planimetricamente il vertice trigonometrico. 

5.2.2) Esiste il riferimento altimetrico 

Possono configurarsi 2 situazioni: 

La quota è attribuita ad un riferimento altimetrico posto sulla 

verticale passante per il punto che individua planimetricamente il 

vertice trigonometrico; in questo caso il collegamento al riferimento 

altimetrico avverrà direttamente con i normali artifici topografici. 

La quota è riferita ad un piano di paragone; in questo secondo 

caso il rilievo altimetrico, deve essere eseguito con riferimento ad 

un punto ausiliario qualsiasi appartenente al piano di paragone 

anche se questo non risulta appartenente alla verticale condotta per 

il punto che individua planimetricamente il vertice stesso. 

Questo artificio consente la trattazione della componente altimetrica 

con la procedura PREGEO 8, in modo disgiunta dalla componente 

planimetrica. 

Al fine di consentire il collegamento altimetrico tra il suddetto 

punto ausiliario ed il Punto Fiduciale (asse geometrico), si eseguiranno 

soltanto misure planimetriche riferite all'asse geometrico e 

misure plano-altimetriche al punto ausiliario; il trasporto del dislivello 

tra il punto ausiliario e il Punto Fiduciale (asse geometrico) 

avverrà con l'impiego delle righe 4 e 5 della procedura Pregeo (Vedi 

esempio in allegato). 

6. Componente altimetrica 

Continuano a pervenire alla scrivente segnalazioni da parte delle 

Categorie professionali di sospensioni degli atti di aggiornamento 

per motivi connessi alla componente altimetrica. 

A tal riguardo si ribadisce quanto già chiaramente ed inequivocabilmente 

disposto con la "Procedura Pregeo8 per la presentazione 

degli atti di aggiornamento catastali, l'aggiornamento automatico 

della cartografia catastale ed il trattamento dei dati altimetrici e 

GPS", e cioè che manchevolezze, di qualsìasi natura, nella componente 

altimetrica non possono essere motivo né di sospensione né dì 

rallentamento dell'iter di approvazione. 

Al fine di fugare ogni ragionevole dubbio sulla materia si chiarisce 

che un atto di aggiornamento può essere sospeso solo per: 

- Assenza totale o parziale di misure, comprese le misure relative 

all'altezza strumentale ed alla altezza del segnale, per la definizione 

dei dislivelli dei soli punti su cui è obbligatoria la componente 

altimetrica; 

- Assenza della descrizione del riferimento altimetrico sulla monografia 

e nel libretto delle misure. 

In particolare gli atti di aggiornamento non possono essere sospesi per: 

- Assenza di misure altimetriche su eventuali punti ausiliari; 

- Errori sulle misure relative alla componente altimetrica; 

- Assenza della quota sulla scheda monografica; il campo quota 

deve essere compilato dall'Ufficio; 

- Assenza di scheda monografica per i Punti Fiduciali già presenti 

in Ufficio: si ribadisce che quando la scheda monografica dei 

Punti Fiduciali è già disponibile presso l'Ufficio, il tecnico professionista, 

può proporre il riferimento altimetrico integrando la 

scheda già esistente, senza l'obbligo di presentazione di una nuova 

scheda (vedi punto 5.1). 

7. Estratti di mappa digitali (codice RC12E) 

7.1 Fornitura 

Al fine di garantire un più efficiente servizio di fornitura degli 

estratti di mappa digitali, si invitano gli Uffici ad eseguire una copia 

93

94 


dei file .png e .emp, su un PC e verificare il corretto trasferimento 

sul supporto informatico del tecnico professionista. Questa operazione 

permetterà di riconsegnare i file relativi all'estratto, nel caso il 

floppy-disk risultasse non più leggibile. 

Si consiglia di conservare la copia dei file sul PC per un periodo 

non superiore a 30 giorni. 

Si evidenzia che oltre ai file sopra descritti, deve essere fornita 

sia la stampa del file .png che la stampa del file .emp. 

7.2 Estratto di mappa relativo a particelle di notevole estensione 

Quando le particelle, oggetto della richiesta di estratto, abbiano 

estensione, alla scala della mappa, superiore al formato A3, si deve 

utilizzare la procedura WEGIS in modalità navigazione; in questo 

caso la stampa dell'estratto della mappa sarà prodotta ad una scala 

(più piccola), diversa dalla scala nominale del foglio di mappa. 

E' appena il caso di evidenziare, in base a quanto previsto nella 

tabella di cui all'art. 1 comma 300, della legge 30 dicembre 2004, n. 

311, che l'imposta di bollo è comunque forfetaria e pertanto deve 

essere applicata una sola volta indipendentemente dalla dimensione 

delle particelle richieste. 

7.3 Validità dell'estratto di mappa 

L'estratto di mappa, già utilizzato per un atto di aggiornamento, 

non può essere utilizzato per altri atti di aggiornamento. 

7.4 Rinnovo dell'estratto di mappa 

Si ricorda che gli estratti di mappa rilasciati per la redazione di 

tipi mappali e tipi di frazionamento, scaduti da oltre sei mesi, non 

possono più essere rinnovati. 

7.5 Sospensione della richiesta di estratto di mappa 

Non esiste, né può sussistere, alcun motivo per "sospendere" la 

richiesta di estratti della mappa. 

Ai fini del monitoraggio relativo al servizio "Estratti di mappa 

digitali" (codice di cassa RC12E) le sole voci prese in considerazione 

risultano: 

- richieste pervenute; 

- richieste evase; 

- richieste da evadere. 

7.6 Estratti di mappa digitali (codice di cassa RC12E) relativi a 

particelle appartenenti a fogli adiacenti 

Le richieste di estratti di mappa relative a particelle appartenenti 

a fogli adiacenti devono essere accompagnate da contestuali richieste 

di "stralcio di particelle da un foglio ad un altro"; queste ultime, 

devono essere riportate nello stesso modello di richiesta dell'estratto 

di mappa. E' appena il caso di evidenziare che qualora la particella 

da stralciare risulta di estensione tale da debordare dalla cornice del 

foglio cui deve essere inserita, l'attività sopra decritta non deve 

essere eseguita. Conseguentemente la richiesta di estratto di mappa 

relativo a particelle di notevole estensione, appartenenti a fogli 

adiacenti deve essere evasa con il rilascio di più estratti, uno per 

ogni foglio. 

8. Proposta di aggiornamento 

8.1 Atti di aggiornamento interessanti strade e/o acque con 

particelle ordinarie. 

La proposta di aggiornamento non è obbligatoria per gli atti di 

aggiornamento interessanti strade e/o acque, anche quando interessano 

oltre a strade ed acque anche particelle ordinarie. 

Tuttavia è facoltà del professionista presentare la proposta di 

aggiornamento sulla base di un estratto di mappa completamente 

autoallestito o integrato per la parte relativa alle acque e strade. 

Nel corso del 2005, come previsto dal piano di automazione, verrà 

distribuita una versione delle procedure (Pregeo 8 per i tecnici esterni e 

Wegis per gli Uffici) che consentirà la predisposizione ed il trattamento 

delle proposte di aggiornamento relative ad acque e strade. 

8.2 Atti di aggiornamento relativi a piccoli ampliamenti di fabbricati 

realizzati 

Qualora il rapporto tra la superficie dell'ampliamento e quello 

della particella nel quale esso ricade risulti inferiore ad 1/1000, la 

proposta di aggiornamento non è obbligatoria. 

9. Rappresentazione di fabbricati interrati 

I fabbricati interrati graffati alla particella con il simbolo ">--- 

12. Controlli formali da eseguirsi in fase di accettazione degli 

atti di aggiornamento 

Si richiama l'attenzione sul fatto che i controlli formali da eseguirsi 

in fase di accettazione devono riguardare solo ed esclusivamente 

gli aspetti precisati al punto 7.2 della disposizione operativa 

n. 67 del 14.01.2004 e cioè: 

- Leggibilità del contenuto del floppy disk; 

- Presenza di tutti gli elaborati previsti; 

- Firme delle parti ai sensi del DM 701/94. 

Al di fuori dei casi suddetti non devono esistere motivi di non 

accettazione degli atti di aggiornamento. 

13. Conclusioni 

Le direttive della presente nota si basano sulle problematiche 

n. 2-3/2005 


fin qui emerse e in questo quadro, si possono attendere nuove fattispecie 

su cui intervenire nella gestione del sistema di aggiornamento 

cartografico. 

Tanto premesso le Direzioni Regionali si attiveranno intanto 

per rendere uniforme, nel territorio di rispettiva competenza l'applicazione 

delle disposizioni impartite nonché per segnalare tempestivamente 

alla scrivente eventuali questioni di carattere generale 

evidenziate dai dipendenti Uffici. Si rimette altresì alle Direzioni 

Regionali la sorveglianza sull'esatto adempimento delle presenti 

disposizioni da parte degli Uffici provinciali. 

Il direttore 

Carlo Cannafoglia 

PAGAMENTO ANTICIPATO DELLE TASSE IPOTECARIE 

E DEI TRIBUTI SPECIALI CATASTALI 

dovuti per i servizi ipotecari e catastali erogati presso gli Uffici provinciali dell’Agenzia 

del territorio, tramite deposito interno 

Provvedimento Direttoriale del 23.2.2005 (G.U. n. 49 

del 1/3/2005) - Testo: in vigore dal 1/3/2005 

IL DIRETTORE 

DELL’AGENZIA DEL TERRITORIO 

Visto l’art. 1, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 19 

novembre 1998, n. 422, che prevede che la riscossione delle tasse 

ipotecarie e dei tributi speciali catastali, di cui alle lettere h) e i) dell’art. 

2 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 237, è effettuata 

dagli uffici periferici dipendenti dal Dipartimento del Territorio; 

Visto il decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 

1972, n. 648, e successive modifiche ed integrazioni, ed in particolare 

la tabella dei tributi speciali catastali; 

Visto il decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 347, e successive 

modifiche ed integrazioni, di approvazione del testo unico delle 

imposte ipotecarie e catastali, ed in particolare la tabella delle tasse 

ipotecarie; 

Visto il decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 237, e successive 

modifiche ed integrazioni, concernente modifica della disciplina in 

materia di servizi autonomi di cassa degli uffici finanziari; 

Visto l’art. 57 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, che 

ha istituito, tra l’altro, l’Agenzia del territorio, alla quale sono stati 

trasferiti tutti i rapporti giuridici, poteri e competenze già di spettanza 

del Dipartimento del territorio,- 

Visto l’art. 24 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, recante 

misure per la stabilizzazione della finanza pubblica, che al comma 

39 prevede che il pagamento dei tributi e delle altre entrate possa 

essere effettuato anche con sistemi diversi dal contante; 

Visto il regio decreto 18 novembre 1923, n. 2440, recante nuove 

disposizioni in materia di amministrazione del patrimonio e di contabilità 

generale dello Stato e successive modificazioni; 

Visto il decreto interministeriale del 16 dicembre 1998, emanato 

dal Direttore generale del Dipartimento del territorio di concerto 

con il Ragioniere generale dello Stato, recante la determinazione 

delle modalità’ di versamento in tesoreria provinciale dello Stato 

delle somme riscosse dagli uffici periferici del Dipartimento del territorio 

e di approvazione delle convenzioni con gli intermediari 

bancari; 

Ritenute sussistenti le condizioni per consentire ai contribuenti 

l’effettuazione del pagamento dei tributi e delle altre entrate riscosse 

dall’Agenzia del territorio con ulteriori sistemi diversi dal contante, 

oltre a quelli già previsti; 

Ritenuta, in particolare, l’esigenza di disciplinare, nell’ambito 

dei suindicati sistemi di pagamento diversi dal contante, l’attivazione 

e le modalità di gestione di un deposito interno precostituito da 

utilizzare per il pagamento delle tasse ipotecarie e dei tributi speciali 

catastali; 

Visto il parere del Dipartimento della Ragioneria Generale dello 

Stato del Ministero dell’economia e delle finanze, espresso con nota 

prot. n. 5979 del 20 gennaio 2005; 

Dispone : 

Art. 1 

Pagamento anticipato di servizi ipotecari e catastali erogati 

presso gli Uffici provinciali dell’Agenzia tramite deposito 

1. Il pagamento della tasse ipotecarie e dei tributi speciali catastali 

dovuti per i servizi ipotecari e catastali erogati presso gli Uffici 

provinciali dell’Agenzia del territorio può essere effettuato attraverso 

l’utilizzo di depositi precostituiti in relazione al tributo da corrispondersi. 

Art. 2 

Costituzione del deposito 

1. Per la costituzione del deposito, l’utente presenta domanda 

all’Ufficio competente all’erogazione del servizio, utilizzando gli 

schemi allegati al presente provvedimento. 

Art. 3 

Riscossione del deposito e versamento 

alla Tesoreria provinciale dello Stato 

1. L’importo da versare per la costituzione e la reintegrazione 

del deposito non può essere inferiore ad euro venti. 

95

96 


2. L’importo di cui al comma 1 è registrato nella contabilità 

giornaliera dell’Ufficio al momento del pagamento stesso, con contestuale 

emissione di una specifica bolletta, e costituisce carico delle 

riscossioni giornaliere dell’agente contabile da versare alla Tesoreria 

provinciale dello Stato, con le modalità previste da ciascun 

Ufficio. 

Art. 4 

Gestione del deposito 

1. L’utilizzo del deposito di cui al presente provvedimento è 

protetto da adeguati dispositivi di sicurezza predisposti dall’Agenzia 

del territorio. 

2. Contestualmente all’erogazione del servizio, dal deposito 

sono detratti i tributi dovuti. 

3. Al termine dell’erogazione del servizio l’Ufficio emette un 

attestato della quota di deposito utilizzata, nonché della quota residua. 

4. Le somme versate a titolo di deposito non producono interessi. 

Fac-simile della domanda per la costituzione di deposito per il pagamento anticipato dei tributi speciali catastali ALLEGATO 

da presentare 

al competente ufficio provinciale dell’Agenzia del territorio 

delle tasse ipotecarie 

All’Agenzia del territorio - Ufficio provinciale di----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------; 

Il sottoscritto ______________________ nato in ______________ (prov. _______), il ______________________________; 

c.f./P.IVA ________________ residente in ____________ (prov______), via ______________________________________; 

n.______, tel. ________________, e-mail, con domicilio, a tutti gli effetti delle comunicazioni, in ______________________; 

(prov. _______), via ______________ n. ________________________ tel. ______________________________________; 

chiede di poter costituire un deposito a titolo di pagamento anticipato dei tributi speciali catastali dovuti/e per le visure catastali 

delle tasse ipotecarie 

ispez. ipotecarie 

da effettuarsi presso codesto ufficio. Al predetto fine, indica i seguenti dati: 

1) denominazione dell’intestatario del deposito:(obbligatorio)____________________________________________________; 

2) codice fiscale o partita IVA (obbligatorio): ________________________________________________________________; 

3) ind.: ______________; 4) Comune: ____________; 5) prov: ____; 6) tel.: ________; 7) e-mail: ____________________; 

8) denominazione utilizzatore associato all’intestatario del deposito: __________; 

9) codice fiscale o partita IVA (obbligatorio): ________________________________________________________________; 

10) ind.: ____________; 11) Comune: __________; 12) prov: ____; 13) tel.: ______; 14) e-mail: ____________________; 

Luogo e data_________________ .Firma____________________________ 

Agenzia del Territorio - Nota Prot. n.33905 - 11.5.2005 

Come è noto l’Agenzia, da tempo è impegnata nell’attività di 

bonifica e normalizzazione della toponomastica stradale e per quasi 

tutti gli Uffici è disponibile un elenco delle strade ed altri toponimi 

presenti nei vari comuni, specificatamente codificato. 

Tuttavia si è avuto modo di riscontrare che presso molti Uffici e 

con elevata frequenza i professionisti che redigono atti di aggiornamento 

con la procedura Docfa, continuano a digitare in chiaro nell’apposito 

campo il nome della strada, ancorché la stessa risulti 

codificata e pertanto inseribile direttamente dal menù a tendina della 

procedura stessa. 

Detto comportamento vanifica la suddetta attività di bonifica in 

quanto va a creare più denominazioni per una medesima strada, 

ripristinando incoerenze nella banca dati e non consentendo corrette 

trattazioni automatiche dei dati per selezione di toponomastica. 

Si invitano Codesti Uffici a porre attenzione nella ricezione di 

ACCETTAZIONE DOCFA 

Verifica dati di toponomastica 

Art. 5 

Attivazione 

1. Il pagamento anticipato dei tributi dovuti per le ispezioni ipotecarie 

e le visure catastali, effettuate presso gli Uffici provinciali 

dell’Agenzia del territorio, tramite l’utilizzo di deposito precostituito, 

è attivato a decorrere dalla data di pubblicazione del presente 

provvedimento nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. 

2. Il pagamento anticipato, tramite deposito precostituito, dei 

tributi dovuti per i servizi diversi dalle ispezioni ipotecarie e dalle 

visure catastali, per i quali è previsto il pagamento di tasse ipotecarie 

e tributi speciali catastali, sarà attivato a decorrere dalla data di 

diffusione di successiva comunicazione del Direttore dell’Agenzia 

del territorio. 

Il presente provvedimento sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 

della Repubblica italiana. 

Roma, 23 febbraio 2005 

II direttore 

Picardi 

documenti Docfa filtrando tale casistica e richiedendo agli estensori 

di atti che presentino tale incoerenza la correzione del documento.A 

riguardo si evidenzia che nel modello D1, che correda il documento 

Docfa, le strade acquisite da denominazione codificata sono riportate 

in carattere minuscolo, diversamente da quelle digitate direttamente 

nello specifico campo. 

Codesti Uffici prima di dare piena attuazione alla presente direttiva, 

avranno cura dì informare gli Ordini e Collegi locali abilitati 

alla predisposizione di documenti Docfa, affinchè gli stessi sensibilizzino 

i propri iscritti sulla tematica in esame, consentendo un margine 

temporale di almeno 15 giorni, prima della piena attuazione 

della direttiva stessa. Decorso tale termine i documenti che dovessero 

presentare la suddetta incoerenza sono rifiutati, secondo le modalità 

precisate nella procedura operativa n. 83 del 2004. 

Il Direttore 


n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


PAGAMENTO ANTICIPATO, TRAMITE DEPOSITO INTERNO, 

DI TASSE IPOTECARIE E TRIBUTI SPECIALI CATASTALI 

Agenzia del Territorio - Circ. n. 6 del 20 maggio 2005 

Generalità 

Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia del territorio 

in data 23 febbraio 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 

della Repubblica italiana del 1° marzo 2005, n. 49, è 

stata introdotta la possibilità di effettuare il pagamento delle 

tasse ipotecarie e dei tributi speciali catastali dovuti per i servizi 

erogati presso gli Uffici provinciali dell’Agenzia del 

territorio, attraverso l’utilizzo di depositi interni precostituiti 

in relazione al tributo da corrispondersi. 

Il citato provvedimento prevede che il pagamento anticipato 

dei suddetti tributi, dovuti per le ispezioni ipotecarie e 

per le visure catastali, tramite l’utilizzo del deposito precostituito, 

è attivato a decorrere dalla data di pubblicazione del 

provvedimento medesimo nella Gazzetta Ufficiale. 

Il pagamento anticipato, tramite deposito precostituito, 

dei tributi dovuti per i servizi diversi dalle predette ispezioni 

e visure, per i quali è previsto il pagamento di tasse ipotecarie 

e di tributi speciali catastali, verrà successivamente attivato 

con effetto dalla data di diffusione di apposita comunicazione 

del Direttore dell’Agenzia del territorio. 

Con la presente circolare vengono fornite indicazioni sul 

procedimento di gestione del deposito interno, che si articola 

nelle seguenti fasi: 

- costituzione del deposito interno e successivo reintegro; 

- utilizzazione da parte di soggetti associati; 

- utilizzo del deposito interno per le consultazioni in 

modalità “self-service”; 

- utilizzo del deposito interno per le consultazioni richieste 

all’operatore dell’ufficio; 

- chiusura del deposito. 

1. Costituzione del deposito interno e successivo reintegro 

Gli utenti, che intendono costituire un deposito interno 

per il pagamento delle tasse ipotecarie ovvero un deposito 

interno per il pagamento dei tributi speciali catastali, devono 

presentare apposita domanda, distinta per ciascuna tipologia 

di tributo, all’Ufficio provinciale competente alla erogazione 

del servizio. 

I modelli delle domande per la costituzione del deposito 

di cui trattasi, predisposti sulla base degli schemi allegati al 

citato provvedimento, vengono allegati alla presente circolare 

per garantirne la più ampia e capillare diffusione. 

I predetti modelli sono anche disponibili sul sito Internet 

dell’Agenzia del territorio all’indirizzo: www.agenziaterritorio,it/modulistica/ 

L’Ufficio, verificata la regolarità e completezza della 

domanda, provvede a censire gli utenti nel sistema informatico 

tramite le relative applicazioni “Territorio” e/o “Conservatoria”. 

Nel caso di richiesta relativa ai servizi catastali, dette 

operazioni sono svolte dall’agente contabile; nel caso di 

richiesta relativa ai servizi di pubblicità immobiliare le 

medesime sono eseguite da personale con profilo di accesso 

al sistema informatico di tipo “Gestore” (chiave di livello 

“GEST”). 

II deposito interno è intestato a nome del soggetto che lo 

costituisce (“intestatario”), il quale può utilizzarlo personalmente 

o anche mediante altri soggetti che vengono a lui associati 

in sede di censimento degli utenti (cc.dd. “utilizzatori 

associati”). A tale fine il richiedente (intestatario del deposito) 

deve indicare nella domanda anche i nominativi e le altre 

informazioni relative ai soggetti utilizzatori associati al 

deposito precostituito. 

In fase di creazione del “Deposito”, l’Ufficio inserisce 

nel sistema informatico i dati identificativi dell’intestatario. 

Dopo l’inserimento a sistema dei dati richiesti, l’utente 

può procedere alla costituzione del deposito interno, mediante 

versamento di un importo - a titolo di tributi speciali catastali 

ovvero di tasse ipotecarie - non inferiore ad euro 20,00. 

Il pagamento deve essere eseguito, rispettivamente, presso 

gli sportelli catastali e presso i servizi di pubblicità immobiliare, 

che rilasciano specifica ricevuta. 

Dette somme, ai sensi dell’art. 3 del provvedimento 23 

febbraio 2005, devono essere registrate nella contabilità giornaliera 

dell’Ufficio al momento del pagamento e costituiscono 

carico delle riscossioni dell’agente contabile da versare 

alla Tesoreria Provinciale dello Stato, con le modalità previste 

per ciascun Ufficio. 

Il versamento minimo, sia per la costituzione del deposito 

che per i successivi reintegri, non può essere inferiore, come 

accennato, ad euro 20,00. 

Un soggetto non può essere intestatario di più depositi 

per ciascuna tipologia di tributo. 

2. Utilizzazione del deposito da parte di soggetti associati 

Come evidenziato al paragrafo precedente, l’intestatario 

può utilizzare il deposito costituito personalmente o anche 

mediante altri soggetti, persone fisiche direttamente riferibili 

all’intestatario del deposito, qualificabili come “utilizzatori 

associati”. 

A tal fine, l’intestatario indica, nella domanda di costituzione 

del deposito, il nominativo, il codice fiscale e gli ulteriori 

dati degli utilizzatori abilitati a fruire il deposito (l’intestatario 

medesimo e/o eventuali utilizzatori associati). 

Nell’ipotesi in cui tali utilizzatori non siano ancora registrati 

nel sistema informatico, dovranno essere censiti - con il 

profilo di “utente self-service”. 

L’intestatario può indicare la soglia di utilizzo del deposito 

per ogni sessione di lavoro. 

In caso contrario, tale soglia coinciderà con l’intero deposito 

disponibile. 

Qualora gli utilizzatori di un deposito siano più di uno, è 

opportuno che l’intestatario indichi, per ciascuno di essi 

97

98 


(compreso l’intestatario medesimo), la soglia di utilizzo per 

ogni singola sessione di lavoro, al fine di evitare che, in caso 

di accessi simultanei, il deposito sia reso disponibile solo a 

chi ha aperto per primo la sessione di lavoro. 

Nella domanda per la costituzione del deposito, le parti 

non compilate dell’apposito campo riservato agli utilizzatori 

dovranno essere barrate e annullate con l’apposizione della 

firma per esteso del richiedente (intestatario del deposito). 

Al riguardo, occorre evidenziare che le modifiche, le 

variazioni o gli eventuali aggiornamenti riguardanti gli utilizzatori 

associati, sia sotto il profilo soggettivo che oggettivo 

(si pensi, a titolo esemplificativo, alla cessazione dello 

status di “utilizzatore associato”, oppure alla variazione delle 

soglie di utilizzo), avranno effetto a far data dal giorno successivo 

a quello in cui l’Agenzia ne avrà ricevuto formale 

comunicazione. 

Al fine di aggiornare l’elenco degli utilizzatori del deposito 

ovvero di variare le soglie di utilizzo previste per ciascuna 

sessione di lavoro, l’intestatario deve, pertanto, presentare 

apposita domanda all’Ufficio Provinciale presso cui è stato 

costituito il deposito. La domanda, redatta secondo l’allegato 

fac-simile, dovrà essere consegnata in duplice copia, di cui 

una debitamente protocollata verrà restituita all’utente in 

segno di avvenuta presentazione. 

A tale proposito, si richiama l’attenzione degli Uffici sulla 

necessità che le variazioni richieste dall’intestatario del 

deposito siano inserite nel sistema informatico il giorno stesso 

di ricezione della domanda, al termine dell’orario di apertura 

al pubblico. 

Si ritiene peraltro opportuno precisare che il rapporto sottostante 

all’utilizzo del deposito assume rilevanza unicamente 

fra intestatario e utilizzatori associati. 

Tuttavia, nell’ipotesi di utilizzi impropri, resta salva la 

possibilità per l’Agenzia del Territorio, di rivalersi, per eventuali 

danni, anche nei confronti degli utilizzatori associati 

oltre che, naturalmente, dell’ntestatario. 

3. Utilizzo del deposito interno per le consultazioni 

effettuate in modalità “self-service” 

II pagamento di visure catastali e di ispezioni ipotecarie 

effettuate tramite i servizi “self-service” può essere eseguito 

utilizzando, oltre alle modalità ordinarie, anche il deposito 

interno precostituito. 

L’utente “self-service”, in tale ipotesi, al momento dell’accesso 

alla procedura - “Territorio” o “Conservatoria” - 

seleziona, tramite la funzione: “deposito interno”, il deposito 

che intende utilizzare come intestatario o come utilizzatore 

associato. 

Il sistema informatico, verificata la sussistenza delle condizioni 

per l’utilizzo del deposito, calcola l’importo dovuto 

per le consultazioni effettuate, lo detrae automaticamente dal 

credito disponibile nel corrispondente deposito e rende noto 

in tempo reale all’utente l’aggiornamento del credito residuo. 

Il sistema informatico, inoltre, fornisce apposita segnalazione 

quando il deposito risulta insufficiente per il pagamento 

delle operazioni richieste. 

Al momento della chiusura della sessione di lavoro, il 

sistema informatico produce automaticamente le stampe con- 

tenenti il riepilogo delle operazioni effettuate, con l’indicazione 

dei tributi liquidati e della situazione contabile del 

deposito. 

4. Utilizzo del deposito interno per le consultazioni 

richieste all’operatore dell’Ufficio 

È possibile utilizzare il deposito interno anche per il 

pagamento delle operazioni relative a ispezioni ipotecarie e 

visure catastali non effettuate in modalità “self-service”, ma 

richieste all’operatore dell’Ufficio. 

A tale scopo vengono utilizzati appositi codici (“parola 

chiave”) che autorizzano il prelievo dal deposito. Tali codici, 

composti da 8 caratteri alfanumerici, sono prodotti automaticamente 

dal sistema su richiesta degli utilizzatori, tramite le 

postazioni “self-service”. 

L’utente che intende utilizzare il deposito interno deve 

fornire agli operatori addetti uno dei codici sopra menzionati. 

La positiva verifica del codice, eseguita dal sistema informatico, 

autorizza la detrazione delle somme dal deposito interno 

e contestualmente invalida il codice stesso che, quindi, non 

potrà più essere utilizzato. All’utente viene rilasciato il riepilogo 

delle operazioni eseguite, contenente l’indicazione dei 

tributi liquidati e della situazione contabile del deposito. 

Si fa presente, inoltre, che il deposito interno, presso i 

Servizi di pubblicità immobiliare, può essere utilizzato anche 

per il reintegro del deposito relativo alle ispezioni ipotecarie 

richieste per via telematica. 

5. Chiusura del deposito 

Per la chiusura del deposito interno, l’intestatario deve 

presentare un’apposita domanda all’Ufficio provinciale dove 

il deposito è stato costituito. Gli effetti della chiusura decorreranno 

dal giorno successivo alla data di ricezione della 

domanda. La restituzione di eventuali somme residue può 

essere richiesta dalla parte intestataria del deposito, con 

istanza di rimborso. 

Con la chiusura del deposito vengono eliminate tutte le 

associazioni con gli utilizzatori ad esso collegati. 

Gli Uffici provinciali e le Direzioni regionali, per quanto 

di competenza, vorranno assicurare il corretto adempimento 

degli indirizzi operativi sopra richiamati e la più ampia diffusione 

del contenuto della presente circolare. 

Il Direttore 


Allegati 

All. 1 - Domanda per la costituzione di deposito per il 

pagamento anticipato di tributi speciali catastali 

All. 2 - Domanda per la costituzione di deposito per il 

pagamento anticipato di tasse ipotecarie 

All. 3 - Domanda di variazione delle modalità di utilizzo 

del deposito per il pagamento anticipato di tributi speciali 

catastali 

All. 4 - Domanda di variazione delle modalità di utilizzo 

del deposito per il pagamento anticipato di tasse ipotecarie 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


99

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n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


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n. 2- 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Competenze e Professione 

SULLA REALIZZAZIONE DI AGRICAMPEGGI 

Sulla possibilità di realizzare in un comune della 

Calabria, in zona agricola, su un fondo di circa Ha 

5, di natura pascolo con piante sparse, boschivo e 

seminativo, un agricampeggio, le cui strutture ricettive 

saranno ubicate parte nei fabbricati esistenti e parte in piccole 

nuove costruzioni da destinare a unità abitative e servizi, 

che in base all’indice di fabbricabilità (mc/mq 0,03) 

rientrano ampiamente nella volumetria consentita; specificandosi 

che nel territorio comunale interessato sono già 

state autorizzate attività agrituristiche le cui strutture sono 

costituite da vecchi fabbricati, ristrutturati ed ampliati. 

Anche l’agricampeggio rientra tra le attività agrituristiche 

(L.R. n. 22/1986 art. 2 punto 3) non “…comportante trasformazioni 

dell’uso del suolo tanto da renderlo incompatibile con 

la produzione vegetale o con l’allevamento e valorizzazione dei 

prodotti” (L.R. n. 19/2002, art. 51 comma 3a). 

Esaminata la normativa di riferimento sottoriportata: 

N.T.A. Programma di Fabbricazione vigente 

zona “E” agricola: “indice di fabbricabilità fondiaria 

mc/mq. 0,03 per residenza e 0,07 per pertinenze agricole; altezza 

degli edifici massima di m. 7,50; silos, serbatoi e costruzioni di 

servizio non sono soggetti a limiti di altezza; distanze dei fabbricati 

dai cigli stradali m. 20-30-40-60 come definite nell’art. 4 del 

D.M. del 1° aprile 1968; distanza degli edifici dai confini di proprietà 

non inferiore a m. 5; distanza tra i fabbricati minima m. 10 

tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti. In essa sono consentite 

costruzioni ad uso agricolo destinate a magazzini, stalle, 

laboratori uso agricolo, scuola agraria e industriale agricola, il 

tutto commisurato alle reali esigenze delle aziende su cui devono 

sorgere; è altresì ammesso nel computo volumetrico l’accorpamento 

di terreni agricoli di proprietà nel raggio di m. 800. Per 

tutte queste costruzioni è imposta la distanza di rispetto dalle 

zone: A-B-C-D di m. 150”; 

L.R. Calabria 11 luglio 1986 n. 22 art. 2 

punto 2.: “Lo svolgimento di attività agrituristiche, nell’osservanza 

delle norme di cui alla presente legge, non costituisce 

variazione della destinazione agricola dei fondi e degli edifici 

interessati”; 

punto 3.: “Rientrano tra le attività agrituristiche – dare stagionalmente 

ospitalità, anche in spazi aperti destinati alla sosta 

di campeggiatori”. 

L.R. Calabria 16 aprile 2002 n. 19 

art. 50 – Assetto agricolo forestale del territorio 

Gli strumenti urbanistici, nell’individuazione delle zone agricole, 

disciplinano la tutela e l’uso del territorio agro-forestale, al 

fine di: (…) 

f) favorire il recupero del patrimonio edilizio rurale esistente 

in funzione delle attività agricole e di quelle ad esse integrate e 

complementari a quella agricola; (…) 

art. 51 - Interventi in zona agricola 

Nelle zone a destinazione agricola come identificate dell’articolo 

Parere legale 

di Pietro Romano 

precedente, il permesso a costruire sarà rilasciato con esonero dei 

contributi commisurati alle opere di urbanizzazione e ai costi di 

costruzione, solo se la richiesta è effettuata da imprenditori agricoli. 

Qualora la destinazione d’uso venga modificata nei dieci anni 

successivi all’ultimazione dei lavori i contributi di cui al comma 

precedente sono dovuti nella misura massima corrispondente alla 

nuova destinazione, determinata con riferimento al momento dell’intervenuta 

variazione (ai sensi dell’art. 19 ultimo comma del 

D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380). 

Nelle zone a destinazione agricola è comunque vietata: 

ogni attività comportante trasformazioni dell’uso del suolo 

tanto da renderlo incompatibile con la produzione vegetale o con 

l’allevamento e valorizzazione dei prodotti; 

ogni intervento comportante frazionamento del terreno a scopo 

edificatorio (già lottizzazione di fatto); 

la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria 

del suolo in difformità alla sua destinazione. 

Il P.S.C. in riferimento a quanto disposto nelle linee guida, nel 

Q.T.R. nonché nel P.T.C.P., avendo particolare riguardo ai loro 

contenuti di strumenti di salvaguardia e tutela dei valori paesaggistici, 

e tenendo anche conto dei piani e programmi di settore, in 

materia di agricoltura, individua gli interventi aventi carattere 

prioritario ed essenziale fissando gli indici ed i rapporti di edificabilità. 

È consentito l’asservimento di lotti non contigui ma funzionalmente 

legati per il raggiungimento dell’unità culturale minima, 

fermo restando la definizione in sede di P.S.C. dell’ingombro 

massimo di corpi di fabbrica edificabili e le caratteristiche 

tipologiche dell’insieme degli interventi a tutela e conservazione 

del paesaggio agricolo. 

art. 52 - Criteri per l’edificazione in zona agricola 

Il permesso di costruire per nuove costruzioni rurali, nei limiti 

ed alle condizioni di cui al precedente articolo, potrà essere 

rilasciato nel rispetto delle seguenti prescrizioni: 

che si proceda in via prioritaria al recupero delle strutture 

edilizie esistenti; 

che l’Azienda mantenga in produzione superfici fondiarie che 

assicurino la dimensione dell’unità aziendale minima; 

Le strutture a scopo residenziale, al di fuori dei piani di utilizzazione 

aziendale o interaziendale, salvo quanto diversamente e 

più restrittivamente indicato dai P.S.C., dai piani territoriali o 

dalla pianificazione di settore, sono consentite entro e non oltre 

gli standards di edificabilità di 0,013 mq su mq. Per le sole attività 

di produttività e di trasformazione e/o commercializzazione 

di prodotti agricoli, l’indice non può superare 0,1 mq su mq. Il 

lotto minimo è rappresentato dall’unità aziendale minima di cui 

agli articoli precedenti. 

I vincoli relativi all’attuazione dei rapporti volumetrici e di 

utilizzazione residenziale o produttiva devono essere trascritti 

presso la competente conservatoria dei registri immobiliari a 

cure e spese del titolare del permesso di costruire. 

Quando l’attività di agriturismo è svolta da un imprenditore 

103

104 


agricolo ed è in rapporto di complementarietà con l’esercizio dell’attività 

agricola, il costante indirizzo giurisprudenziale applica la 

normativa sull’edificabilità in zona agricola anche all’attività edilizia 

per fini agrituristici. Ricorrendo dette condizioni, può ritenersi 

sussistente un vincolo di connessione dell’attività agrituristica 

con l’attività agricola, che legittima l’applicazione della normativa 

urbanistica di riferimento. 

È bene precisare che, giusta l’art. 2 Legge 5 dicembre 1985, n. 

730, per attività agrituristiche si intendono quelle di ricezione e 

ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 

2135 del c.c., singoli od associati, e da loro familiari di cui all’articolo 

230 bis del c.c., attraverso l’utilizzazione della propria 

azienda. Lo svolgimento di attività agrituristiche non costituisce 

distrazione della destinazione agricola dei fondi e degli edifici 

interessati. Rientra fra tali attività anche dare stagionalmente ospitalità 

in spazi aperti destinati alla sosta di campeggiatori. 

In tale quadro si colloca, da un lato, l’art. 50, co. 1, lett. f) della 

L.R. 16 aprile 2002, n. 19, secondo cui “Gli strumenti urbanistici, 

nell’individuazione delle zone agricole, disciplinano la tutela 

e l’uso del territorio agro-forestale, al fine di (…) favorire il 

recupero del patrimonio edilizio rurale esistente in funzione delle 

attività agricole e di quelle ad esse integrate e complementari a 

quella agricola”. Dall’altro, si inserisce la norma di cui all’art. 2 

della L.R. Calabria n. 22/1986, la quale dispone che lo svolgimento 

dell’attività agrituristica non costituisce variazione della 

destinazione agricola dei fondi e degli edifici, nonché il sistema di 

limiti e prescrizioni di cui agli artt. 51 - 52 della L.R. Calabria n. 

19/2002, alla cui osservanza il legislatore regionale subordina il 

rilascio del permesso di costruire per nuove volumetrie in zona 

agricola. 

n. 2-2005 

Rilevatori al lavoro - 1594 

Per completezza va chiarito che la nuova formulazione dell’art. 

2135 c.c., come modificato dal D.Lgs. n. 228 del 2001, ha 

radicalmente mutato la nozione di imprenditore agricolo. Tale 

conclusione è ulteriormente rafforzata dal recente D.Lgs. n. 99 

del 2004, che ha introdotto le nozioni di imprenditore agricolo 

professionale, che sostituisce la nozione di imprenditore agricolo 

a titolo principale. In effetti, in base alla previgente versione dell’art. 

2135 c.c., l’elemento predominante al fine dell’attribuzione 

della nozione di imprenditore agricolo, era rappresentato dal fondo 

agricolo, tanto che la giurisprudenza civile affermava, con 

massima consolidata che: «La nozione di imprenditore agricolo 

contenuta nell’art. 2135 c.c. (nel testo precedente alla novella di 

cui al D.Lgs. n. 228 del 2001), [...], presuppone che l’attività economica 

sia svolta con la terra o sulla terra e che l’organizzazione 

aziendale ruoti attorno al “fattore terra”...» (Cass., sez. I, sent. n. 

17251 del 2002; conforme, ex multis, Cass., sez. III, sent. n. 

17042 del 2002). La legislazione sopravvenuta ha invece voluto 

attribuire importanza maggiore all’elemento dinamico, imperniando 

la nozione di imprenditore agricolo sul concetto di cura e 

sviluppo del ciclo biologico o di una parte necessaria di esso, e 

relegando l’utilizzo del fondo ad elemento accessorio. Infatti, la 

norma dice che, nelle attività agricole, il fondo non deve essere 

necessariamente utilizzato, ma che può essere utilizzato (in merito 

cfr. T.A.R. Puglia - Lecce, Sez. II, 3 giugno 2004, n. 3314). 

Per tali ragioni, posso concludere affermando che, vista la 

normativa di riferimento, appare certamente possibile realizzare 

una struttura destinata ad agricampeggio che presenti le 

caratteristiche descritte nel preambolo. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


DISTANZE LEGALI E RESPONSABILITÀ 

DEL PROFESSIONISTA 

La Corte Suprema di Cassazione, sezione II, con 

la sentenza n.1513 del 30 gennaio 2003 ha autorevolmente 

ribadito il principio secondo il quale 

“… il fatto illecito, consistente nella realizzazione di un 

edificio in violazione delle distanze legali dal fondo del 

vicino, deve ritenersi legato da nesso causale con il 

comportamento del professionista che abbia predisposto 

il progetto e diretto i lavori: ciò al fine dell’obbligo 

di quest’ultimo di rivalere il committente delle conseguenze 

della sua responsabilità verso il proprietario di 

quel fondo qualora l’irregolare ubicazione sia conforme 

al progetto e non sia stata impedita dal professionista 

medesimo in sede di direzione dei lavori.”. 

La fattispecie. 

Il Tribunale di Catanzaro, riformando la sentenza del Pretore 

di Chiaravalle, ha condannato il proprietario di un immobile 

edificato ad una distanza inferiore a ripristinare lo stato dei luoghi 

attraverso la demolizione dell’opera fino a quella legale, 

accogliendo anche la domanda del proprietario volta ad ottenere 

la condanna dell’appaltatore e del direttore dei lavori al 

pagamento delle spese di demolizione, in virtù della violazione 

del dovere di diligenza connesso ad ogni rapporto obbligatorio. 

Ha osservato il Tribunale di Catanzaro che nella fattispecie 

concreta l’edificazione di un fabbricato ad una distanza inferiore 

a quella legale implicava la violazione di quelle regole 

riguardanti la buona riuscita dell’opera, che rientrano nel complesso 

di nozioni tecniche che il professionista è tenuto a conoscere. 

La Corte di Cassazione, su gravame del committente e 

del direttore dei lavori, ha rigettato i ricorsi avverso la sentenza, 

affermando il principio sopra riportato. 

La normativa di riferimento. 

A norma degli articoli 873, 874 e 877 del codice civile il 

proprietario che costruisce per primo gode del beneficio della 

cd. prevenzione, ossia è in grado di determinare in che modo il 

proprietario del fondo limitrofo, che costruisca successivamente, 

deve collocare il proprio manufatto. 

In concreto si possono verificare tre ipotesi: a. se il proprietario 

costruisce sino ad una distanza pari alla metà di quella 

legale dal fondo limitrofo (ml. 1,5), in questo caso il vicino 

deve mantenersi ad una distanza dal confine quantomeno analoga, 

in maniera che la distanza tra le due fabbriche sia almeno 

pari a ml.3; b. se il proprietario del fondo costruisce sul confine 

il vicino può costruire anch’egli sul confine in aderenza, ovvero, 

acquistando la comunione del muro, appoggiando sul muro 

esistente la propria costruzione, ovvero arretrando la propria 

fabbrica sino a rispettare la distanza legale dei tre metri; c. se il 

proprietario costruisce ad una distanza inferiore a quella legale, 

ossia a meno di ml. 1,5, il vicino può scegliere di edificare la 

di Pietro Romano 

sua costruzione rispettando la distanza di ml. 3,00 dalla prima 

costruzione, oppure in aderenza o in appoggio, acquistando la 

porzione di suolo limitrofo occupato. 

La disciplina delle distanze legali prevista dal codice civile 

deve essere integrata con quella dettata dalle norme urbanistiche, 

le quali, ai sensi dell’art.873 c.c., svolgono una funzione 

integrativa, potendo stabilire distanze maggiori. 

In ogni caso, nelle controversie tra privati la rilevanza delle 

norme urbanistiche è differente rispetto a quella che possono 

avere nei confronti della pubblica amministrazione nel cui 

ambito territoriale si svolge l’attività edificatoria; infatti, l’eventuale 

rilascio del permesso di costruire, con la connessa 

approvazione del progetto da parte dell’ente pubblico interessato, 

non autorizza la violazione di eventuali situazioni giuridiche 

di vantaggio dei terzi, i quali restano pur sempre legittimati 

ad esperire tutte le forme di tutela previste dall’ordinamento 

giuridico. 

Violazione degli obblighi di diligenza professionale. 

Per ciò che riguarda le norme che regolano i rapporti tra il 

progettista, nonché direttore dei lavori, ed il proprietario del 

fondo che edifichi ad una distanza inferiore a quella legale, il 

contratto che lo regola è inquadrabile nel rapporto d’opera professionale 

disciplinato dagli articoli 2229 e ss., nonché dall’art.1176 

del codice civile. Da questo complesso normativo 

emerge che il professionista nell’esercizio dell’incarico conferito 

è obbligato ad esercitare una ragionevole diligenza adatta 

alla natura delle operazioni intraprese. 

Sulla scorta dell’orientamento giurisprudenziale corrente, al 

quale sicuramente appartiene anche la sentenza in commento, 

la responsabilità del professionista postula sempre la violazione 

dei doveri inerenti lo svolgimento dell’incarico, tra i quali è 

possibile annoverare la diligenza valutata con riguardo alla 

natura dell’incarico stesso. 

La giurisprudenza ritiene, pertanto, che, al di fuori dei casi 

in cui la prestazione dell’incarico importi la soluzione di problemi 

tecnici di speciale difficoltà, al professionista è sempre 

richiesto di prestare la diligenza media, ossia quella riferita ad 

un professionista di preparazione ed attenzione media. 

Ne consegue che la Corte di Cassazione, con la sentenza 

n.1513 del 30 gennaio 2003, facendo applicazione dei principi 

in materia, ha correttamente ritenuto che la conoscenza delle 

norme in materia di distanze legali tra edifici rientri nel novero 

delle norme che devono appartenere al bagaglio della preparazione 

media di un tecnico. 

Pertanto, tra i doveri di diligenza del direttore dei lavori 

verso il proprio committente rientra anche l’obbligo di informazione 

qualora l’irregolare edificazione, sebbene conforme al 

progetto approvato, non appaia in regola con le norme in materia 

di distanze tra edifici e, nonostante ciò, l’edificazione stessa 

non sia stata impedita. 

105

106 


CODICE DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE 

DEI GEOMETRI 

Approvato con Delibera del C.N.G. del 7 giugno 2005 e in vigore dall’1 luglio 2005 

(G.U. n.150 del 30 giugno 2005 - Sez. Estratti, Sunti e Comunicati) 

SOMMARIO 

Introduzione. 

Titolo I – Dei principi generali: Sezione I - Ambito; Sezione II Della prestazione d’opera intellettuale. 

Titolo II – Della condotta: Sezione I - Dei valori sociali; Sezione II - Della sleale concorrenza; Sezione III - Della pubblicità; 

Sezione IV - Rapporti con i colleghi: Sezione V - Rapporti con il consiglio; Sezione VI - Rapporti con i praticanti. 

Titolo III – Della prestazione: Sezione I - Dell’incarico; Sezione II - Dello svolgimento e formazione continua; Sezione III - Della 

segretezza; Sezione IV - Dei rapporti esterni; Sezione V - Dei rapporti con i committenti. 

Titolo IV – Sanzioni disciplinari. 

Titolo V – Disposizioni finali: Codice di deontologia professionale dei Geometri 

Introduzione 

Il codice deontologico risponde alla finalità di individuare, seppure 

in modo non esaustivo, la condotta a cui i professionisti devono conformarsi 

allo scopo di rispettare i principi generali di etica professionale. 

Le norme deontologiche sono preordinate al fine di assicurare l’esercizio 

della professione secondo canoni di correttezza, decoro e 

dignità, garantendo altresì che il comportamento non pregiudichi gli 

interessi superiori della collettività, ma favorisca lo sviluppo della 

società. 

Il codice si compone di precetti particolari che integrano i principi 

generali desumibili dall’ordinamento professionale, il quale, fra l’altro, 

attribuisce ai 

Consigli dei Collegi il compito di assicurarne il pieno rispetto attraverso 

l’esercizio del potere disciplinare nei confronti degli iscritti 

all’Albo. 

L’obiettivo che si intende raggiungere, mediante la predisposizione 

del codice deontologico nazionale, è quello di fornire un quadro unitario 

di regole di riferimento per l’intera Categoria. 

Il presente articolato si compone di 27 articoli suddivisi nei seguenti 

cinque titoli: 

– Titolo I: Dei principi generali 

– Titolo II: Della condotta 

– Titolo III: Della prestazione 

– Titolo IV: Sanzioni disciplinari 

– Titolo V: Disposizioni finali. 

In particolare, il Titolo I si compone di due sezioni, la prima attiene 

al dovere di osservanza delle regole deontologiche da parte del professionista, 

mentre la seconda riguarda le modalità di svolgimento della 

prestazione intellettuale. 

Il Titolo II si compone di sei sezioni dedicate alla condotta che il 

geometra deve osservare nell’esercizio della professione con riferimento 

specifico all’aggiornamento professionale, alla concorrenza ed alla 

pubblicità; particolare rilievo è inoltre attribuito ai rapporti professionali 

tra il geometra e gli altri soggetti appartenenti alla Categoria: i colleghi, 

il Consiglio del Collegio, i praticanti. 

Il Titolo III è dedicato agli aspetti della prestazione professionale 

che attengono ai rapporti con i soggetti terzi, estranei alla Categoria, sia 

con riferimento alla clientela, poiché la prestazione costituisce oggetto 

di un rapporto fiduciario, sia con riguardo ad uffici ed enti nonché ad 

altre categorie professionali, con i quali il geometra abitualmente si 

confronta. 

Il Titolo IV è riferito alle sanzioni disciplinari previste dall’ordinamento 

professionale, mentre il Titolo V sancisce le disposizioni interpretative 

e finali del presente codice deontologico. 

TITOLO I 

Dei principi generali 

Sezione I 

Ambito 

1. Le regole di deontologia professionale costituiscono specificazione 

ed attuazione del regolamento di Categoria e delle leggi che 

disciplinano l’attività del Geometra iscritto all’Albo, individuando 

altresì gli abusi e le mancanze conseguenti al non corretto esercizio della 

professione. 

2. L’osservanza delle regole deontologiche non esime il geometra 

dal rispetto dei principi di etica professionale non espressamente codificati. 

Le violazioni delle norme che regolano l’esercizio della Professione 

possono determinare l’applicazione di sanzioni disciplinari, in proporzione 

alla gravità dei fatti, tenuto comunque conto della reiterazione 

dei comportamenti e delle circostanze che abbiano influito sulle infrazioni 

accertate. Nell’ambito di uno stesso procedimento disciplinare, 

anche quando siano mossi più addebiti, il giudizio sulla condotta dell’iscritto 

deve essere formulato sulla base della valutazione complessiva 

dei fatti contestati con conseguente applicazione di un’unica ed adeguata 

sanzione. 

3. Il comportamento del geometra è suscettibile di provvedimento 

disciplinare anche quando sia solo di pregiudizio per il decoro e la 

dignità della Categoria. La condotta è ritenuta ancor più pregiudizievole 

nel caso di attività irregolari svolte dal professionista in qualità di 

componente un Organo istituzionale. 

Sezione II 

Prestazione d’opera intellettuale 

4. Il geometra libero professionista esercita un’attività che ha per 

oggetto la prestazione d’opera intellettuale, disciplinata dal Codice 

Civile e dal Regio Decreto 11 febbraio 1929 n. 274 e successive modificazioni 

ed integrazioni, e per la quale è necessaria l’iscrizione all’albo 

istituito presso ogni Collegio Provinciale o Circondariale. Il geometra è 

tenuto ad espletare il proprio incarico con la massima diligenza e con 

l’impiego rigoroso di conoscenze scientifiche appropriate per la preordinazione 

di elaborati ed atti adeguati a conseguire il risultato oggetto 

dell’incarico. Nessuna responsabilità può essere contestata o posta a 

carico del geometra qualora, nonostante l’idoneità dell’operato e la 

n. 2-3/2005

insussistenza di gravi cause di negligenza, inosservanza o imperizia 

allo stesso imputabili, il risultato della prestazione non sia conforme, in 

tutto o in parte, alla finalità oggetto dell’incarico. In tali casi il pagamento 

dell’onorario non può mai essere subordinato all’esito della prestazione. 

5. Il geometra deve ispirare la propria condotta all’osservanza dei 

doveri di probità, dignità e decoro, ed esercita l’attività professionale 

secondo “scienza” ovvero preparazione, competenza e capacità professionale 

a servizio del committente, “coscienza” ovvero onestà, imparzialità 

e disinteresse nel consigliare ed assistere il committente, “diligenza” 

ovvero il comportamento secondo i principi di lealtà, correttezza, 

trasparenza e tutela dei legittimi interessi dei committenti. 

TITOLO II 

Della condotta 

Sezione I 

Dei valori sociali 

6. Il geometra deve conformare la propria condotta professionale ai 

principi di indipendenza di giudizio, di autonomia professionale e di 

imparzialità, evitando ogni preconcetto di carattere personale sul suo 

operare ed ogni interferenza tra professione e affari. 

7. Il geometra deve curare l’aggiornamento della propria preparazione 

professionale, mediante l’apprendimento costante e programmato 

di nuove specifiche conoscenze in tutti gli ambiti riguardanti l’attività 

professionale. 

8. Il geometra deve astenersi dall’esercitare, anche temporaneamente, 

attività incompatibili con la professione di geometra libero professionista, 

qualora esse presentino finalità o modalità esplicative che 

possono recare pregiudizio al decoro e al prestigio della Categoria. 

9. Il geometra deve poter prestare un’adeguata garanzia per i danni 

che possa eventualmente cagionare nell’esercizio dell’attività professionale, 

anche mediante apposita polizza assicurativa o altre garanzie 

equivalenti. La mancata prestazione della garanzia prevista dal comma 

precedente non può comportare alcuna conseguenza sul piano disciplinare 

fino a quando il Consiglio Nazionale non abbia sottoscritto una 

Convenzione nella quale siano stabiliti, in modo omogeneo per l’intera 

Categoria, i termini minimi di copertura assicurativa, nonché i costi 

minimi e le caratteristiche essenziali della garanzia da prestare. 

Sezione II 

Della sleale concorrenza 

10. Il geometra deve astenersi dal compiere atti di concorrenza 

sleale. Configurano distinte fattispecie di sleale concorrenza: 

a) la riduzione sistematica dell’onorario o la sua incompleta o irregolare 

documentazione; 

b) qualunque attività volta a procacciare clienti, anche avvalendosi 

di intermediari. 

c) l’impiego di qualunque altro mezzo scorretto o illecito volto a 

procurarsi la clientela in spregio al decoro e al prestigio della Categoria. 

11. Il geometra pubblico dipendente, con rapporto di lavoro a tempo 

parziale, è tenuto al rispetto dei limiti disciplinati dal rapporto d’impiego, 

secondo le disposizioni di legge ed il ruolo che è chiamato a 

svolgere. In particolare deve astenersi dall’avvalersi della propria posizione 

per trarre vantaggi per se o per altri professionisti. 

A tale fine, il geometra deve comunicare al Presidente del Collegio 

di appartenenza le mansioni svolte presso l’amministrazione in cui è 

impiegato ed ogni eventuale variazione delle stesse. 

Sezione III 

Della pubblicità 

12. Nell’esercizio della professione è consentita al geometra la pubblicità 

informativa che risponda al solo interesse del pubblico. Il geo- 

n. 2-3/2005 


metra è inoltre tenuto ad informare tempestivamente il collegio provinciale 

o circondariale della partecipazione o collaborazione, quale geometra 

professionista, a trasmissioni o rubriche radio-telefoniche o giornalistiche 

anche in forma di intervista. E’ ammesso che il geometra utilizzi 

la rete internet per fornire esclusivamente le informazioni la cui 

conoscenza corrisponde all’interesse del pubblico. In tal caso deve 

comunicare l’indirizzo del relativo sito internet al Consiglio del Collegio 

il quale potrà effettuare gli opportuni controlli. 

Sezione IV 

Rapporti con i colleghi 

13. Nei rapporti con i colleghi, il geometra deve comportarsi secondo 

i principi di correttezza, collaborazione e solidarietà. A titolo puramente 

esemplificativo costituiscono ipotesi di violazione: 

- omettere di informare in via riservata il collega di possibili errori 

od irregolarità che si ritiene questi abbia commesso; 

- esprimere, alla presenza del cliente, valutazioni critiche sull’operato 

o sul comportamento in genere del collega non riconducibili ad 

osservazioni o controdeduzioni tecniche necessarie per la corretta esecuzione 

della propria prestazione; 

- proseguire l’esecuzione di prestazioni oggetto di incarico conferito 

ad un collega, senza preventivamente informarlo; 

- astenersi dall’assumere le opportune iniziative volte ad una celere 

e completa definizione dei rapporti tra il committente ed il collega precedentemente 

incaricato; 

- disincentivare o ostacolare in qualunque altro modo la composizione 

di una controversia tra colleghi per il tramite del Presidente del 

Collegio o di persona da lui designata; 

- sottrarsi volontariamente ed in maniera sistematica a scambi di 

opinioni e di informazioni sull’attività professionale con i colleghi; 

14. Il geometra deve astenersi dall’assumere coinvolgimenti e partecipazioni 

emotive con gli interessi del committente. Qualora nell’esercizio 

della professione venga a trovarsi in stridente contrasto personale 

con un collega, egli deve darne immediata notizia al Presidente di 

Collegio affinché questi, personalmente o tramite un delegato scelto tra 

colleghi esperti in materia, possa esperire un tentativo di conciliazione. 

Sezione V 

Rapporti con il consiglio 

15. Il geometra è tenuto a prestare la più ampia collaborazione al 

Consiglio del Collegio di appartenenza affinché questo assolva in 

maniera efficiente ed efficace, alle funzioni di vigilanza e ad ogni altro 

compito ad esso demandato dalla legge, al fine di assicurare la massima 

tutela al prestigio e al decoro della Categoria. I geometri sono tenuti a 

partecipare alle assemblee istituzionali del proprio Collegio. 

Il geometra deve altresì: 

- comunicare al Presidente del Collegio tutte le variazioni dei dati 

necessari all’iscrizione ed all’aggiornamento dell’Albo; 

- informare il Presidente del Collegio in merito a problemi di generale 

rilevanza per la Categoria; 

- segnalare al Presidente del Collegio eventuali difficoltà nei rapporti 

con gli Uffici Pubblici, astenendosi dall’assumere iniziative personali 

che possano pregiudicare il più generale interesse della Categoria; 

- rispettare le direttive emanate dal Consiglio Nazionale e/o dal 

Collegio di appartenenza. 

16. Il geometra componente il Consiglio Direttivo di un Collegio 

provinciale o circondariale, o componente del Consiglio Nazionale 

deve adempiere ai doveri dell’ufficio impersonato con diligenza ed 

obiettività, cooperando per il continuo ed efficace funzionamento del 

Consiglio. Egli deve partecipare in modo effettivo alla vita e ai problemi 

della Categoria favorendo il rispetto e la collaborazione reciproca 

fra i geometri e stimolando la loro partecipazione alle iniziative pro- 

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grammate nell’interesse degli iscritti. 

Sezione VI 

Rapporti con i praticanti 

17. Nei rapporti con i praticanti il geometra è tenuto all’insegnamento 

delle proprie conoscenze ed esperienze in materia professionale 

ed a realizzare ogni attività finalizzata a favorire l’apprendimento da 

parte dello stesso, nell’ambito della pratica professionale, in conformità 

alle disposizioni legislative ed a quelle regolamentari. 

In particolare, il geometra deve favorire l’acquisizione da parte del 

praticante dei fondamenti teorici e pratici della Professione, nonché dei 

principi di deontologia professionale. 

TITOLO III 

Della prestazione 

Sezione I 

Dell’incarico 

18. Il geometra contrae con il committente un’obbligazione 

avente per oggetto la prestazione d’opera intellettuale attraverso un 

rapporto personale e fiduciario improntato ai principi di trasparenza 

ed onestà. 

19. L’attribuzione dell’incarico professionale è rimessa alla libera 

scelta del committente ed il geometra deve astenersi da qualsiasi 

comportamento volto a limitare o condizionare tale facoltà. 

20. Nel rispetto del principio di libera determinazione del compenso 

tra le parti, statuito dal Codice Civile, il geometra deve 

conformarsi alla tariffa professionale vigente. In ogni caso, la misura 

del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera ed al 

decoro della Professione. 

21. L’espletamento della prestazione del geometra è caratterizzata 

dal rapporto fiduciario con il committente. La facoltà di avvalersi 

di collaboratori e/o dipendenti non può pregiudicare la complessiva 

connotazione personale che deve caratterizzare l’esecuzione dell’incarico 

professionale. In nessun caso il geometra può avvalersi della 

collaborazione di coloro che esercitino abusivamente la Professione. 

22. Al fine di evitare eventuali danni al committente, il geometra 

deve riconoscere i limiti delle proprie conoscenze e declinare incarichi 

per il cui espletamento ritenga di non avere sufficiente dimestichezza. 

Nell’ipotesi di sopravvenute difficoltà connesse con l’espletamento 

di una prestazione, egli ha il diritto ed il dovere di accrescere 

la formazione e/o di chiedere la supervisione agli organi di categoria. 

L’espletamento della prestazione non deve essere, in ogni 

caso, condizionato da indebite sollecitazioni o interessi personali, di 

imprese, associazioni, organismi tesi a ridurre o annullare il contenuto 

intellettuale a favore della anomala economicità della prestazione. 

Sezione II 

Dello svolgimento e formazione continua 

23. Il geometra deve: 

a) svolgere la prestazione professionale, per il cui espletamento è 

stato incaricato, nel pieno rispetto dello standard di qualità stabilito 

dal Consiglio Nazionale, sentiti i Consigli dei Collegi provinciali e 

circondariali; 

b) mantenere costantemente aggiornata la propria preparazione 

professionale attraverso lo svolgimento e la frequenza delle attività 

di informazione, di formazione e di aggiornamento secondo le 

modalità statuite dal Consiglio Nazionale sentiti i Collegi provinciali 

e circondariali. 

Sezione III 

Della segretezza 

24. Nell’esercizio della propria attività il geometra è tenuto a 

mantenere rigorosamente il segreto professionale in merito alle que- 

stioni conosciute per motivi d’ufficio e che, per loro natura o per 

specifica richiesta dei committenti, sono destinate a rimanere 

riservate, per tutta la durata della prestazione ed anche successivamente 

al suo compimento. A tal fine, il geometra adotta altresì 

ogni misura necessaria a garantire il rispetto dell’obbligo di riservatezza 

da parte dei suoi collaboratori, praticanti e dipendenti. 

Sezione IV 

Dei rapporti esterni 

25. Nei rapporti con gli Uffici Pubblici, le Istituzioni ed i professionisti 

appartenenti ad altre categorie professionali il geometra 

deve comportarsi secondo i principi di indipendenza e di 

rispetto delle rispettive funzioni ed attribuzioni. In particolare nei 

rapporti con gli Uffici pubblici e con le Istituzioni il geometra è 

tenuto: 

a) a rispettare le funzioni che le persone preposte all’ufficio 

sono chiamate ad esercitare; 

b) ad astenersi dall’utilizzare in qualunque forma la collaborazione, 

eccedente gli obblighi di ufficio, dei dipendenti degli 

Enti Pubblici e/o Istituzioni ed a non trarre vantaggi in alcun 

modo da eventuali rapporti personali con esse intercorrenti . 

Sezione V 

Dei rapporti con i committenti 

26. Nei rapporti con i committenti il geometra è tenuto a stabilire 

con precisione ogni dettaglio in merito all’attività da svolgere. 

In particolare è tenuto a: 

a) concordare e definire, preventivamente, l’adempimento 

costituente oggetto dell’incarico ed i limiti della prestazione; 

b) in caso di più parti interessate, ragguagliare i committenti 

in merito alla sopravvenuta sussistenza di interessi contrapposti o 

concomitanti che possano influire sul consenso al proseguimento 

dell’incarico; 

c) non eccedere nella gestione degli interessi rispetto ai limiti 

dell’incarico ricevuto; 

d) astenersi dall’espletare attività professionale in contrasto 

con le risultanze di una prestazione già eseguita e arrecando danno 

al precedente committente interessato. 

TITOLO IV 

Sanzioni disciplinari 

27. Ferme restando le sanzioni amministrative, civili e penali 

previste dalla normativa vigente, per la violazione delle prescrizioni 

contenute nel presente codice deontologico sono applicabili 

le sanzioni disciplinari previste dall’articolo 11 del Regio Decreto 

11 febbraio 1929 n. 274 e successive modificazioni ed integrazioni. 

Tali sanzioni, da applicare in misura proporzionale alla 

gravità della violazione commessa, sono: 

a) l’avvertimento; 

b) la censura; 

c) la sospensione; 

d) la cancellazione. 

TITOLO V 

Disposizione finale 

28. Le fattispecie regolate dalle precedenti disposizioni costituiscono 

esemplificazione dei comportamenti ricorrenti con maggiore 

frequenza nella prassi. Pertanto, l’ambito di applicazione 

delle sanzioni di cui sopra non è limitato esclusivamente a tali 

fattispecie ma si estende alla tutela di tutti principi generali di 

deontologia professionale. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


ISTRUZIONI PER IL FUNZIONAMENTO 

DELL’UFFICIO C. T. U. 

Il Presidente del Tribunale di Castrovillari detta le regole 

Sommario: Sezione I (Iscrizione all’albo) - artt. 1-6; Sezione II(Scelta dei consulenti tecnici) - artt. 7-10; Sezione III (Disciplina 

dell’albo) - artt. 11-17; Sezione IV (Revisione dell’albo) - artt. 18-19 

SEZIONE I 

Iscrizione all’albo 

1 - Domanda di iscrizione. 

La domanda di iscrizione va presentata, nei giorni e nelle ore di ufficio, all’ufficio c.t.u. del Tribunale di Castrovillari, piano 1, stanza n. 

Ad essa vanno allegati i documenti di cui all’art. 16 disp. att. c.p.c., ad eccezione del certificato generale del casellario giudiziario, che viene 

richiesto d’ufficio. I dati anagrafici e quelli risultanti da atti dello stato civile possono essere sostituiti da dichiarazione dell’interessato. 

2 - Speciale competenza. 

La “speciale competenza” nelle materie per le quali si richiede l’iscrizione, ai sensi dell’art. 15 disp. .att. c.p.c., è requisito fondamentale 

ed indefettibile perché possa procederai a quest’ultima. La speciale competenza si presume carente, fino a prova contraria, da fornirsi a cura 

dell’istante, in chi è iscritto al rispettivo albo professionale da meno di cinque anni. 

3 - Prova della speciale competenza. 

La prova del possesso della speciale competenza deve essere rigorosa. 

Tale prova può essere fornita, in particolare, attraverso la dimostrazione: 

- di avere eseguito prestazioni professionali di particolare complessità; 

- di avere pubblicato monografie, articoli, saggi, note; 

- di essere stato relatore o docente in istituti universitari, scuole di specializzazione, corsi di aggiornamento; 

- di avere svolto e svolgere continuativamente e da un apprezzabile arco di tempo l’attività professionale. 

La prova del possesso della speciale competenza non può essere desunta dai seguenti elementi, se non corroborati aliunde: 

- attività professionale risalente nel tempo, o svolta in modo non continuativo; 

- mera partecipazione quale discente a corsi di aggiornamento; 

- mera partecipazione ad attività professionali “di gruppo” (es., studi associati), ove non si dimostri il tipo e l’entità dell’apporto fornito 

dall’istante alle singole prestazioni professionali. 

4 - Valutazione della speciale competenza. 

Nel valutare il possesso della speciale competenza, il Comitato seguirà un criterio quanto più oggettivo possibile. A tal fine, nei casi 

dubbi, procederà assegnando un punteggio, alla documentazione esibita dall’interessato, in base ai seguenti valori: 

(a) dimostrata esecuzione di prestazioni professionali di particolare complessità: da 2 a 5 punti per ognuna di esse; 

(b) pubblicazione di monografie su temi inerenti le materie per le quali si chiede l’iscrizione: 3 punti per ciascuna di esse; 

(c) pubblicazione di saggi brevi, articoli, note, inerenti le materie per le quali si chiede l’iscrizione: da 0,5 a i punto per ciascuna di esse; 

(d) dimostrato svolgimento di attività professionale intensa e continuativa: 5 punti per ogni anno di attività. 

La speciale competenza si presume posseduta da chi, in applicazione dei criteri di cui al presente articolo, totalizzi un punteggio superiore 

a 20 punti 

5 - Provvedimenti del comitato. 

Nel caso in cui non sia esibita documentazione che comprovi il possesso della speciale competenza, il Comitato rigetta immediatamente 

la domanda di iscrizione. 

Nel caso in cui sia esibita documentazione insufficiente, il Comitato invita l’istante ad integrare gli elementi di prova, rinviando l’esame 

della domanda ad altra adunanza. 

6 - Specchiata moralità 

La specchiata moralità, ai sensi dell’art. 15 disp. att. c.p.c., è requisito fondamentale ed indefettibile perché possa procedersi all’iscrizione 

nell’albo. 

La specchiata moralità non si identifica con la incensuratezza, ma consiste in una condotta professionale e di vita corretta, onesta e proba. 

L’assenza di specchiata moralità si presume, fino a prova contraria da fornirsi a cura dell’istante, in chi abbia riportato condanne, anche 

se in esito a riti alternativi o non passate in giudicato, a pene detentive superiori a tre mesi. 

Nel caso in cui sia stata ottenuta la riabilitazione, il Comitato valuterà caso per caso il possesso del requisito in questione. 

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SEZIONE II 

Scelta dei consulenti tecnici 

7 - Criteri di scelta. 

La scelta del consulente deve avvenire in modo da garantire nel massimo grado possibile: 

(a) trasparenza; (b) adeguata rotazione degli incarichi; (c) adeguate ed esaurienti risposte al giudice che ha disposto la consulenza. 

8 - Modalità applicative. 

Per i fini di cui all’articolo precedente, l’Ufficio si atterrà ai seguenti criteri generali: 

(a) in ogni materia, i consulenti saranno nominati procedendo in ordine crescente da quello che risulta avere avuto meno incarichi; 

(b) a parità di incarichi, i consulenti saranno nominati procedendo in ordine alfabetico; 

(c) a parità di ordine alfabetico, i consulenti saranno nominati procedendo in ordine crescente, a partire da quello che risulta avere minore 

anzianità di iscrizione all’albo. 

9 - Casi speciali. 

Ai criteri indicati nell’art. precedente è possibile derogare soltanto nell’ipotesi di controversie che richiedano specialissime competenze. 

In tal caso, la nomina sarà compiuta tenendo conto principalmente delle competenze specialistiche e delle capacità professionali del 

consulente. 

Degli incarichi conferiti ai sensi del presente articolo, tuttavia, si tiene conto ai fini della rotazione di cui all’art. 8. 

10 - Inderogabilità dei criteri generali. 

In nessun caso l’ufficio conferirà incarichi di consulenza per il solo fatto che il consulente abbia segnalato la propria disponibilità. 

Qualora un consulente non abbia ricevuto incarichi per oltre 18 mesi, ha facoltà di segnalarlo all’ufficio, il quale, valutate tutte le circostanze, 

adotterà i provvedimenti opportuni per garantire la necessaria rotazione. 

SEZIONE III 

Disciplina dell’albo 

11 - Competenza. 

Il controllo disciplinare sugli iscritti all’albo è effettuato dal presidente del tribunale, o dal magistrato da questi delegato. 

Le sanzioni disciplinari sono irrogate dal Comitato di cui all’art. 21 disp. att. c.p.c. 

12 - Procedimento. 

Il presidente del tribunale o il magistrato da questi delegato, anche d’ufficio, prende notizia delle condotte dei consulenti; contesta, ove 

necessario, gli addebiti, e ricevute le risposte degli interessati decide se archiviare la contestazione, o trasmetterla all’esame del Comitato. 

Nel caso di archiviazione della contestazione, all’interessato non è effettuata alcuna comunicazione. 

13 - Criteri di giudizio. 

Nella irrogazione delle sanzioni, il Comitato valuta tutte le circostanze del caso concreto, ed in particolare: 

(a) la gravità della mancanza ascritta al consulente; 

(b) gli effetti che essa ha avuto sul regolare e celere svolgimento del giudizio; 

(c) la sussistenza di precedenti infrazioni disciplinari. 

14 - Sanzioni. 

Per garantire uniformità di trattamento e trasparenza delle decisioni, ferma restando la necessaria valutazione del caso concreto, ai sensi 

dell’articolo precedente, il Comitato nell’irrogare le sanzioni disciplinari si atterrà ai seguenti criteri di massima: 

(a) Ingiustificata assenza all’udienza fissata per il conferimento dell’incarico: Avvertimento 

(b) Mancato deposito della relazione nei termini, quando il ritardo è inferiore ad un mese: Avvertimento 

(c) Mancato deposito della relazione nei termini, quando il ritardo è superiore ad un mese: Sospensione fino ad un mese; 

(d) Mancato deposito della relazione nei termini, quando il ritardo è superiore a tre mesi: Sospensione fino a sei mesi; 

(e) Relazione qualititativamente insufficiente, o lacunosa, od erronea, quando l’integrazione avvenga ad opera dello stesso consulente, 

anche su ordine del giudice: Avvertimento 

(f) Relazione qualititativamente insufficiente, o lacunosa, od erronea, quando i vizi siano tali da rendere necessaria la nomina di un altro 

c.t.u.: Sospensione fino ad un anno; Cancellazione dall’albo nei casi più gravi. 

(g) Omessa enunciazione della sussistenza di cause che legittimerebbero la ricusazione del consulente, od altre situazioni di conflitto di 

interessi: Sospensione fino ad un anno; 

(h) Violazione, anche in buona fede, della regola del contraddittorio (come e.g. nel caso di contatti con una sola delle parti, ricezione di 

documenti non sottoposti ad una delle parti, e simili): Sospensione fino ad un mese 

(i) Nullità della relazione, anche se non tempestivamente eccepita nel giudizio a quo: Sospensione da uno a sei mesi, secondo la gravità 

del caso 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


15 - Cause di giustificazione. 

Nel giudizio per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari, non possono costituire per il consulente cause di giustificazione: 

(a) l’allegata ignoranza di norme del codice di procedura civile; 

(b) la concomitanza di altre attività lavorative, tale da rendere impossibile il rispetto dei termini, quando tali attività erano previste o prevedibili 

al momento di assunzione dell’incarico; 

(c) i ritardi ascrivibili alla condotta delle parti, quando di essi il consulente non abbia tempestivamente informato il giudice, eventualmente 

instando ex art. 154 c.p.c., per una proroga del termine; 

(d) l’avere cercato inutilmente di far conciliare le parti, salvo il caso in cui la consulenza abbia ad oggetto un esame contabile (artt. 198 e 

199 c.p.c.). 

16 - Deliberazione. 

Sulla proposta di sanzione disciplinare formulata dal presidente, il Comitato delibera a maggioranza. I provvedimenti deI comitato, sia 

di irrogazione della sanzione che di non luogo a provvedere, sono comunicati all’interessato a cura dell’ufficio. 

I provvedimenti irrogativi di sanzioni disciplinari sono comunicati, a cura dell’Ufficio, ai Presidenti delle Sezioni del tribunale, al Presidente 

della Corte d’appello, ai Coordinatori degli Uffici dei Giudici di pace. 

17 - Controllo sulla qualità delle relazioni. 

È facoltà del Comitato e del Presidente, per i fini di cui all’art. 13, acquisire, anche d’ufficio, presso le Sezioni del tribunale copia delle 

relazioni peritali, al fine di verificare la qualità delle stesse, che dovrà essere comunque elevata. 

Nel caso di qualità scadente, sia nel merito che nel metodo, il consulente potrà essere invitato dinanzi al Comitato, per i provvedimenti 

di competenza di quest’ultimo. 

SEZIONE IV 

Revisione dell’albo 

18 - Modalità. 

La revisione dell’albo, di cui all’art. 18 disp. att. c.p.c. avviene secondo due modalità: sistematica ed a campione. 

La revisione sistematica è quella compiuta ogni quattro anni. 

In considerazione dell’elevato numero di iscritti all’albo, la revisione può avvenire in modo scaglionata per singole categorie di iscritti, 

purché ciò avvenga ogni quattro anni. 

In occasione della revisione sistematica, ciascuno degli iscritti è invitato, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento, a 

dichiarare: 

(a) la permanente sussistenza dei requisiti di cui all’art. 15 disp. att. c.p.c.; 

(b) la insussistenza di sopravvenuti impedimenti ad esercitare l’ufficio. 

Nel caso di mancata risposta entro 30 giorni dalla regolare ricezione dell’invito, il Comitato procede alla cancellazione dell’iscritto. 

Ai fini di cui al comma precedente, farà fede la data indicata sull’avviso di ricevimento. 

19 - Revisione a campione. 

È facoltà del Comitato, e del suo presidente, procedere a controlli a campione su singoli iscritti o gruppi di iscritti, anche con cadenza 

infraquadriennali, al fine di verificare il perdurante possesso dei requisiti di cui all’art. 15 disp. att. c.p.c. 

Castrovillari, 12 gennaio 2005 

Il Presidente del tribunale 

Dott. Ottavio Abbate 

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LINEE-GUIDA CONSIGLIATE 

PER LO SVOLGIMENTO DELLE OPERAZIONI 

PERITALI E PER LA REDAZIONE 

DELLE CONSULENZE TECNICHE 

Il Presidente del Tribunale di Castrovillari dà le direttive 

- PARTE PRIMA - 

Le operazioni peritali 

1 - Accettazione dell’incarico 

Il c.t.u. ha l’obbligo di accettare l’incarico (art. 64 c.p.c.). Soltanto nell’ipotesi in cui non sia iscritto all’albo del tribunale che lo ha nominato, 

ha la facoltà di rifiutare. 

2 - Conferimento dell’incarico 

Il c.t.u. ha l’obbligo di essere presente all’udienza fissata per il conferimento dell’incarico. Eventuali impedimenti, se noti o prevedibili, 

debbono essere comunicati con congruo anticipo, in modo da potere consentire il differimento dell’udienza. Se imprevisti, debbono comunque 

essere portati a conoscenza del giudice e debitamente documentati, al fine di evitare l’avvio del procedimento disciplinare (oltre che di 

evitare di minare la fiducia del giudice nel c.t.u.). 

3 - Inizio delle operazioni peritali 

L’inizio delle operazioni peritali, se fissato in udienza, si presume noto a tutte le parti (presenti o assenti che fossero all’udienza), e dunque il 

c.t.u. non deve in questo caso inviare alcun avviso. 

Se nell’udienza di conferimento dell’incarico l’inizio delle operazioni non è stabilito, ed il giudice ha lasciato al c.t.u. la facoltà di scegliere 

la data, quest’ultima deve essere debitamente comunicata alle parti, attraverso una qualsiasi forma che consenta la verifica dell’avvenuta 

ricezione (è, ovviamente, preferibile, la lettera raccomandata od il telegramma con avviso di ricevimento). 

4 - Prosecuzione delle indagini peritali 

Se, come normalmente avviene, le indagini non possono essere concluse nella stessa data in cui hanno avuto inizio, il c.t.u. potrà: 

(a) fissare direttamente la data, l’ora ed il luogo di prosecuzione delle operazioni, indicandola nel verbale delle operazioni peritali o, se 

questo non viene redatto, nella parte iniziale della relazione di consulenza. In questo caso, tale data si presume nota alle parti presenti 

o ingiustificatamente assenti, e non va inviato alcun ulteriore avviso; 

(b) in alternativa, riservare ad un secondo momento la fissazione di data, ora e luogo di prosecuzione delle operazioni; in questo caso, 

una volta fissata la data, deve darne avviso alle parti, attraverso una qualsiasi forma che consenta la verifica dell’avvenuta ricezione. 

5 - Cause di differimento dell’inizio o della prosecuzione delle indagini peritali. 

Le indagini peritali costituiscono un subprocedimento incidentale, come tale soggetto a tutti i princìpi del processo civile, ivi compresa 

quello - costituzionalmente rilevante, ex art. 111 cost. - della ragionevole durata. Il c.t.u., pertanto, può differire la data d’inizio delle operazioni 

peritali, ovvero rinviarne la prosecuzioni, soltanto dinanzi ad impedimenti che siano obiettivi ed insuperabili. 

E’ opportuno, al riguardo, ricordare che il mero disaccordo della parte, dell’avvocato, o del consulente di parte sulla data di inizio o di prosecuzione 

delle operazioni peritali non costituisce di per ~ giusta causa di differimento o rinvio. Quest’ultimo può essere disposto soltanto 

allorché l’impedimento a comparire della parte, del suo avvocato o del suo consulente sia: 

(a) obiettivo (ad es., malattia); 

(b) legittimo (ad es., concomitante svolgimento di impegni lavorativi precedentemente assunti e non differibili). 

6 - Destinatari degli avvisi 

In tutti i casi i cui il c.t.u., per qualsiasi motivo, debba inviare avvisi alle parti, destinatari legittimi di 

essi sono gli avvocati delle parti costituite (art. 170, comma 1, c.p.c.; cfr. Cass. 27.11.1979, n. 6223). La c.t.u. è quindi nulla se l’avviso di 

differimento o rinvio delle operazioni è inviato alla parte personalmente, ovvero al consulente di parte. 

L’operato del c.t.u. è, per contro, immune da vizi se gli avvisi in questione siano inviati soltanto all’avvocato, e non anche al consulente di 

parte. 

7 - Rispetto del termine 

Il c.t.u. deve depositare la relazione nel termine fissato dal giudice. E’ opportuno ricordare che quel che rileva ai fini della valutazione della 

tempestività del deposito è il termine a tal fine fissato dal giudice, e non la data dell’udienza successiva a quella in cui fu conferito l’incari- 

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co. Il rispetto del termine fissato dal giudice consente infatti alle parti di avere la certezza che, dopo una certa data, troveranno nel fascicolo 

la relazione di consulenza. Per contro, una volta violato tale termine, per avere contezza della c.t.u. le parti dovrebbero sobbarcarsi l’onere 

di recarsi ogni giorno in cancelleria, per verificare l’avvenuto deposito; il che è condotta da esse non esigibile. 

Ne consegue che se il c.t.u. deposita la relazione peritale dopo la scadenza del termine all’uopo fissato dal giudice, egli deve comunque 

essere considerato in mora, a nulla rilevando che il deposito sia avvenuto prima dell’udienza successiva a quella del giuramento. 

8 - Proroga del termine 

Il termine per il deposito della relazione di consulenza è un termine ordinario. Esso, quindi, può essere prorogato, ma soltanto prima della 

scadenza. Il c.t.u. il quale non riesca a terminare la relazione nel termine fissato dal giudice, ha l’obbligo di domandare una proroga, prima 

che il suddetto termine sia scaduto. Il c.t.u., in questo caso, deve allegare e, se necessario, dimostrare le cause che gli hanno impedito di 

rispettare il termine. In assenza di un giustificato motivo, alcuna proroga può essere concessa. 

È consentita anche una seconda proroga, ma in questo occorre la sussistenza di motivi “particolarmente gravi” (art. 153 c.p.c.). 

9 - Cause legittime di proroga del termine 

Costituisce giusta causa per la proroga del termine per il deposito della relazione qualsiasi legittimo impedimento od ostacolo, incontrato 

dal c.t.u. o dalle parti. 

L’impedimento deve essere “legittimo”, e cioè non in contrasto con norme o disposizioni di legge. L’impedimento non è dunque legittimo, e 

non da diritto ad una proroga del termine per il deposito della relazione, quando dipenda: 

(a) dalla renitenza delle parti a collaborare con il c.t.u.; 

(b) dalla pendenza di trattative tra le parti, le quali chiedano perciò al c.t.u. di rinviare l’inizio delle operazioni. 

10 - Renitenza delle parti a collaborare 

Se le parti, od una di esse, non fanno quanto in loro potere per consentire al c.t.u. di dare risposta al quesito postogli, l’ausiliario non può 

rinviare sine die l’inizio delle operazioni od il deposito della relazione, ma deve comunque rispettare il termine fissatogli dal giudice, e redigere 

la relazione mettendo nella debita evidenza che ad alcuni quesiti no è stato possibile rispondere a causa della mancata collaborazione 

delle parti o di una di esse. 

11 - Trattativa tra le parti 

Il c.t.u. non ha ne il potere, ne il dovere di esperire alcun tentativo di conciliazione tra le parti, eccezion fatta per l’ipotesi di c.t.u. contabile 

(art. 198, comma 1, c.p.c.). Pertanto deve ritenersi in colpa il c.t.u. il quale non sia in grado di rispettare il termine fissatogli dalla relazione, 

per avere speso parte di esso nel tentativo di far transigere la lite. 

12 - Acquisizione di documenti dalle parti 

Il c.t.u. non può acquisire dalle parti documenti che non siano già stati ritualmente prodotti nel giudizio, quando il termine per la relativa 

produzione sia ormai scaduto. 

Si ricordi, al riguardo, che nel processo civile i documenti possono essere prodotti: 

(a) mediante allegazione all’atto di citazione (art. 163 c.p.c.) od alla comparsa di risposta (art. 167 c.p.c.), ovvero agli atti equipollenti 

(ad es., ricorso introduttivo); 

(b) mediante deposito in esecuzione di un ordine di esibizione (art. 210 c.p.c.); 

(c) mediante deposito nella fase di istruzione, entro il termine di cui all’art. 184 c.p.c.. 

I documenti prodotti al di fuori di questi canali sono inutilizzabili dal giudice, e a fortiori lo saranno per il c.t.u.. 

Il c.t.u., quindi, non deve sollecitare dalle parti il deposito di documenti in loro possesso e rilevanti ai fini della risposta al quesito: se tali 

documenti sono stati ritualmente prodotti, essi potranno essere utilizzati attingendo direttamente ai fascicoli di parte; altrimenti il c.t.u. 

dovrà rilevare la impossibilità di dare risposta esauriente al quesito postogli, e la parte renitente sconterà gli effetti della propria omissione, 

ai sensi dell’art. 2697 c.c.. 

13 - Liquidazione delle spese 

Per ottenere la liquidazione delle spese sostenute per l’esecuzione dell’incarico, il c.t.u. ha l’obbligo di 

documentare i relativi esborsi, allegando la documentazione delle spese alla richiesta di liquidazione. 

14 - Liquidazione dei compensi 

Nel redigere la istanza di liquidazione del compenso, il c.t.u. deve ricordare che la suddetta liquidazione può avvenire in due modi: a vacazioni, 

ovvero in misura prefissata dalla legge. 

La liquidazione a vacazioni è residuale: essa, cioè, può trovare applicazione soltanto nei casi in cui la materia oggetto della consulenza non 

rientri in alcuna delle previsioni di cui al d.m. 3 0.5.2002. Nella liquidazione a percentuale per scaglioni, si ricordi che resta comunque insuperabile 

lo scaglione massimo previsto dal decreto, quand’anche il valore della causa sia superiore (ex multis, Cass. 10.8.2001 n. 10745). 

15 - Riscossione coattiva del compenso 

Al fine di prevenire contestazioni dilatorie, è utile ricordare che, anche nei casi in cui il giudice pone le 

spese di consulenza a carico di una parte soltanto, tale obbligo ha rilievo unicamente nei rapporti interni tra le parti del giudizio, mentre nei 

113

114 


confronti del c.t.u. tutte le parti sono obbligate in solido al pagamento del compenso liquidato dal giudice, poiché trattasi di spesa sostenuta 

nell’interesse di tutte (così Cass. 8.7.1996 n. 6199). 

- PARTE SECONDA- 

La relazione di consulenza 

13 - Contenuto della relazione 

La relazione di consulenza deve attenersi strettamente ai quesiti, evitando: 

(a) da un lato, il rumore, vale a dire il dilungarsi su questioni irrilevanti ai fini della risposta al quesito, ovvero pacifiche tra le parti, 

ovvero non pertinenti rispetto alla materia del contendere. Si ricorda, a tal riguardo, che è inutile ripercorrere nella relazione di consulenza 

l’andamento del processo, come pure riassumere il contenuto degli atti di parte, i quali si presumono noti al giudice. Vanno, 

per contro, riportate nella relazione le osservazioni dei consulenti di parte, quando il c.t.u. abbia ritenuto di non condividerle. In tal 

caso, al fine di consentire al giudice il necessario riscontro sull’iter logico adottato dal c.t.u., questi deve prendere debita posizione in 

merito alle osservazioni dei c.t.p., indicando le ragioni per le quali ha ritenuto di non condividerle; 

(b) dall’altro, il silenzio, vale dire il non affrontare questioni essenziali ai fini della risposta al quesito. 

14 - Descrizioni e valutazioni 

Ove al c.t.u. sia chiesto di descrivere luoghi, cose o persone, la descrizione deve essere sempre accurata 

e dettagliata, e corredata da adeguata documentazione fotografica o cinematografica. 

La parte descrittiva deve essere sempre graficamente ben evidenziata e separata dalla eventuale parte valutativa. Ove la relazione contenga 

una parte valutativa, il c.t.u. avrà cura di motivare sempre le proprie conclusioni, descrivendo I’ iter logico in base al quale è pervenuto ad 

esse. Il c.t.u. avrà altresì cura di evitare qualsiasi valutazione di tipo giuridico in relazione ai fatti di causa. 

15 - Forma della relazione 

Idealmente, ogni relazione di consulenza va divisa in quattro parti: 

(a) una parte epigrafica, nella quale il c.t.u. avrà cura di indicare gli estremi della causa, del giudice, delle parti, e riassumere le operazioni 

compiute, indicando quali parti siano state presenti; 

(b) una parte descrittiva, nella quale il c.t.u. illustra gli accertamenti o le ricostruzioni in fatto da lui personalmente compiuti; 

(c) una parte valutativa, nella quale il c.t.u. risponde ai quesiti motivando adeguatamente le proprie scelte; 

(d) una parte riassuntiva, nella quale il c.t.u. espone in forma sintentica la risposta ad ogni quesito posto gli. 

La relazione di consulenza va redatta in modo chiaro ed intelligibile. Ove ciò possa aiutare all’esposizione dei fatti o della valutazioni, è raccomandato 

l’impiego di grafici, illustrazioni, tabelle, ovvero qualsiasi accorgimento grafico in grado di meglio illustrarne il contenuto. 

- PARTE TERZA - 

Le spese di consulenza 

16 - Fonti normative 

I compensi dovuti al c.t.u. sono disciplinati dal d. lgs. 115/02 e dal d.m. 30.5.2002. 

17 - Spese 

Il c.t.u. può ottenere la rifusione delle spese che siano state debitamente documentate, eccezion fatta per le spese eccessive od inutili. 

18 - Onorari 

Principio generale è che gli onorari si calcolano secondo i criteri di cui al d.m. 30.5.2002; i compensi a 

vacazione sono dovuti soltanto quando l’attività svolta non rientra in nessuna delle previsioni di cui al citato d.m., ovvero l’applicazione dei 

criteri ivi indicati conduca a risultati manifestamente iniqui. 

19 - Obbligati al pagamento 

Anche quando il giudice pone le spese di consulenza a carico soltanto di alcune tra le parti, tale 

disposizione ha efficacia soltanto nei rapporti tra le parti, non nei rapporti tra queste ed il c.t.u... 

Quest’ultimo, pertanto, può sempre pretendere il pagamento dell’intero compenso da una qualunque tra le parti, che sono tra loro sempre 

obbligate in solido al relativo pagamento. 

Castrovillari, 1 giugno 2005 

Il Presidente del tribunale 

Dott. Ottavio Abbate 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


UNA NOTA SULLA CORRETTA APPLICAZIONE 

DELLA TARIFFA PROFESSIONALE 

PER EDIFICI DANNEGGIATI DAL SISMA 

Impostazione pienamente condivisa e sempre applicata dai Presidenti dei Collegi di 

Cosenza e Potenza, Provincie interessate dagli ultimi eventi sismici 

Raccomandata a mano 

Al Responsabile Ufficio SismaComune di Laino Borgo 

e p. c. Ai Signori Presidenti dei Collegi dei Geometri di Cosenza e Potenza 

Oggetto: Applicazione tariffa professionale. Riparazione fabbricati danneggiati dal sisma 

Dall’incontro tenutosi in data 25 maggio 2005, propedeutico alla definizione delle pratiche edilizie per la riparazione, con 

finanziamento statale, degli edifici danneggiati dal sisma del 9.9.1998, è emerso che per i compensi spettanti ai geometri, 

codesto Ufficio riterrebbe doversi applicare l’art. 57 Categoria I lettera C della Tariffa professionale (legge 2.3.1949, n. 144 

e s.m. e i.). 

Nel merito lo scrivente, nella qualità di collaboratore per la progettazione e di futuro direttore dei lavori, ritiene invece 

doversi applicare la lettera “D” di detta categoria del citato articolo per le seguenti considerazioni: 

1) Il Collegio dei Geometri di Cosenza, nelle edizioni del 1987, 1993 e 1995 ha adottato ed emanato le “Norme, direttive e 

tabelle sulla liquidazione delle parcelle” in base alle quali, proprio sulla scorta della Tariffa professionale, include nella sottoclasse 

dell’art. 57 suddetto “D” le seguenti specie di lavori: “a) Restauri di edifici, anche sottoposti a vincolo storico-artistico 

(legge 1089/1939) per quanto di competenza; b) Trasformazioni interne ed esterne con aumento o diminuzione di volume, 

di edifici aventi qualsiasi destinazione d’uso ubicati a qualsiasi piano; c) Sopraelevazione di fabbricati aventi qualsiasi destinazione 

d’uso; d) Ampliamenti con corpi di fabbrica di nuova realizzazione previo collegamento alle strutture esistenti di qualsiasi 

edificio; e) Opere di decorazione, sostituzioni di manufatti diversi in edifici, pavimenti, rivestimenti, apparecchiature di utilizzazione 

di servizi. In tutti i casi previsti devono includersi la schematizzazione degli impianti tecnologici portati per quanto 

riguarda le reti dei servizi sino all’esterno dei fabbricati nei punti di conferimento ed allacciamento d’utenza”. 

2) Il Consiglio Nazionale Geometri il 5.6.1990 ha approvato la Tariffa professionale consigliata, in cui riprendendo le definizioni 

dell’art. 31 L. n. 457/1978, segnatamente lettere: c) interventi di restauro e di risanamento conservativo e d) interventi 

di ristrutturazione edilizia, ha stabilito che alle prestazioni professionali per “lavori di manutenzione ordinaria, ampliamenti 

e sopraelevazioni, trasformazioni e manutenzioni straordinarie, restauri e ristrutturazioni”, si applicano le maggiorazioni 

rispettivamente del 10-20-30 e 40 per cento alle tariffe delle corrispondenti categorie di lavoro. Incrementi riscontrati 

anche nella Tariffa (L. n. 144/1949) mettendo in relazione le percentuali della sottoclasse “D” con quelle della “C”. Tanto 

ovviamente perché per le opere di restauro, trasformazioni e sopraelevazioni di fabbricati (lettera D della Tariffa del 

1949), le prestazioni professionali sono ben maggiori rispetto a quelle per le nuove costruzioni (lettere A-B-C stesso art. 57 

Tariffa). 

3) I Collegi dei Geometri di Cosenza e Potenza, interessati dall’ultimo sisma del 1998 e unici organi competenti per territorio 

alla “revisione e liquidazione delle specifiche”, da sempre hanno espresso pareri di congruità o visti di conformità alla 

tariffa su parcelle aventi ad oggetto lavori di riattamento di fabbricati, danneggiati e non dal sisma, applicando le percentuali 

della lettera “D”. 

4) L’Ufficio sisma del vicino Comune di Laino Castello, come del resto dagli altri comuni interessati, ci risulta, non hanno 

mai contestato – né potevano – l’applicazione della citata lettera “D”. 

5) Applicando invece la sottoclasse “C” si avrebbe una considerevole ingiusta e immotivata disparità di trattamento tra 

professionisti – ingegneri ed architetti da una parte e geometri dall’altra – che, pur espletando lo stesso incarico e assumendo 

pari responsabilità, i primi (che già così hanno onorari del 2% più alti dei geometri) percepirebbero compensi del 

5% in più rispetto ai secondi. Né gli ingegneri e architetti nel caso di specie potrebbero applicare la loro tabella 1d (ancora 

più alta del 3% rispetto alla 1c applicata), riguardando restauri artistici e altri lavori ben più impegnativi e del tutto diversi 

a quelli in esame. 

6) Il geometra che redigesse le specifiche secondo l’indicazione di codesto Ufficio presentandole al presidente del Collegio 

competente sarebbe passibile di procedimento disciplinare per illecita concorrenza e violazione dell’etica e del codice deontologico. 

Ai signori Presidenti dei Collegi Provinciali dei Geometri di Cosenza e Potenza, per norma e giurisprudenza – si ribadisce 

– unici organi preposti (v. art. 5 citata L. n. 144/1949) alla “revisione e liquidazione delle specifiche”, si invia la presente per 

conoscenza nel rispetto dei doveri deontologici degli iscritti. 

Nella certezza che le suesposte dirimenti considerazioni/osservazioni non potranno che trovare accoglimento da codesto 

Ufficio, che ha fatto involontaria confusione tra la categoria I c della tariffa Ingegneri e Architetti e I C della tariffa Geometri, 

riguardante diversa tipologia di lavori, si porgono distinti saluti. 

Rocca Imperiale 10 giugno 2005 Geom. Francesco Di Leo 

115

116 


La richiesta di parere al C.N.G. 

Raccomandata-fax Ill.mo Signor Presidente 

06/48912336 Consiglio Nazionale Geometri 

Roma 

0971/35057 e p. c. Ill.mo Signor Presidente 


Potenza 

Si chiede di voler esprimere con cortese sollecitudine l’apprezzato parere di codesto Consiglio sull’applicazione dell’art. 57 

lett. D della tariffa per la progettazione e direzione dei lavori della riparazione di edifici danneggiati dal sisma. 

All’uopo si allega la nota del 10.6.2005 ricevuta dal nostro iscritto geom. Francesco Di Leo, la cui impostazione è pienamente 

condivisa e finora applicata dai Collegi di Cosenza e Potenza, province interessate dall’ultimo sisma del 9.9.1998. 

Cordialità. 

Il Presidente 


La risposta del C.N.G. 

Consiglio Nazionale Geometri Al Presidente 

Roma del Consiglio del Collegio dei Geometri 

Via A. Serra, 42/d 

Prot. n. 05726 87100 COSENZA 

Rif nota prot. n. 112007/GC 

e p.c. Al Presidente 

del Consiglio del Collegio dei Geometri 

Via A. Vespucci, 88 

85100 POTENZA 

Oggetto riparazione edifici danneggiati dal sisma - compenso professionale. 

Con riferimento alla nota suindicata, riguardante il compenso spettante ai geometri nell’ambito degli incarichi per riparazione 

degli edifici danneggiati dal sisma, si fa presente che questo Consiglio Nazionale non ha alcuna competenza istituzionale 

in ordine all’applicazione della tariffa professionale. 

Tuttavia, ferma restando la piena autonomia di codesto Collegio nello svolgimento delle funzioni connesse alla revisione e 

liquidazione delle parcelle, alla luce degli elementi forniti, si ritiene di poter condividere la soluzione ipotizzata dal geom. 

Di Leo e cioè l’applicazione dell’art. 57, cat. I, lett. D), legge n. 144/1949 (tariffa professionale dei geometri), atteso che la 

lett. C) del medesimo articolo attiene esclusivamente alle nuove costruzioni. 

Con i migliori saluti 

Il Presidente 

(Geom Piero P anunzi) 

UN QUESITO SULL’APPLICAZIONE DELLA TARIFFA 

PER EDIFICI DANNEGGIATI DAL SISMA 

Geom. Domenico Cosenza Laino Borgo, li 05/07/05 

Salita S. Sebastiano, 5 Al Presidente 

87014 Laino Borgo (CS) del Collegio dei Geometri 

Via A. Serra, 42/d 87100 Cosenza 

e p. c. All'Ufficio sisma 

del Comune di Laino Borgo (CS) 

Il sottoscritto Geom. Domenico Cosenza, iscritto all'Albo professionale dei Geometri della provincia di Cosenza con il n. 

1983, in qualità di progettista di perizie relative alla riparazione di fabbricati danneggiati dal sisma del 9.9.98, avendo 

applicato la classe/categoria ID (restauro-ristrutturazioni di fabbricati) per le rispettive specifiche delle spettanze tecniche 

dei progetti esecutivi presentati entro il 13/09/03 presso il Comune di Laino Borgo, successivamente corretta con l'applicazione 

della classe IC per indicazione dello stesso ufficio sisma, diretto a suo tempo dall'ing. Guerriero Leonardo, che, dopo 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


aver iniziato ad istruire alcune pratiche del sottoscritto, fece notare che andava applicata per i Geometri la IC, anche e soprattutto 

per “intese” con gli altri Uffici interessati (Laino Castello, Tortora e Mormanno). A tutt'oggi sono stati emessi alcuni buoni 

contributo riguardanti pratiche dello scrivente, con la determinazione della specifica riferita alla classe IC. Pertanto, chiedo 

all'Ill/ma e attenta Presidenza in indirizzo, quale classe/categoria bisogna applicare nella fattispecie e come il sottoscritto dovrà 

regolarsi nel caso in cui doveva applicarsi la classe ID per l'eventuale recupero delle somme non calcolate. 

Cordiali saluti Geom. Domenico Cosenza 

La risposta Egregio Signor 

Geom. Domenico Cosenza 

Salita S. Sebastiano n. 5 

Raccomandata 87014 Laino Borgo 

e p. c. Al Signor Responsabile 

dell’Ufficio sisma Comunale 

87014 Laino Borgo 

In pronto riscontro alla sua missiva del 5 u.s. acquisita al nostro protocollo il 6.7.2005 col n. 112139, le confermo che per la 

progettazione e direzione lavori degli edifici danneggiati dal sisma si applicano correttamente le percentuali della tabella H 

cat. I lettera D di cui agli artt. 57 e 58 della vigente tariffa professionale e non già quelle della lettera C, come erroneamente 

preteso dal responsabile protempore dell’Ufficio sisma del comune di Laino Borgo. 

A tal proposito ho il dovere di informarla che l’applicazione della tariffa è obbligatoria per tutti i geometri e l’organo preposto 

alla revisione e liquidazione delle specifiche professionali (ex artt. 3-4 e 5 L. 2.3.1949 n. 144 e s.m.i.) è solo il presidente 

dell’ordine competente per territorio e non altri, e quindi neanche il responsabile dell’ufficio sisma. E tanto si evince 

anche dall’allegata nota del nostro Consiglio Nazionale n. 05726 del 30.6.2005, che comunque per il caso in esame condivide 

l’impostazione della scrivente presidenza, seguita fin dal 1982. 

Peraltro, a quanto risulta a questo Collegio, solo dall’Ufficio di codesto Comune è stata sollevata questa osservazione del 

tutto priva di fondamento senza informare e richiedere parere – come era doveroso – a questo Collegio. Negli altri comuni 

interessati di Laino Castello, Mormanno e Tortora l’interrogativo non è stato neanche posto. 

Ad ogni buon fine allego alla presente anche un fac-simile di specifica predisposto dal Collegio per casi del genere, in pubblicazione 

sulla nostra rivista, unitamente ad altri atti relativi alla problematica. 

Infine per il recupero degli onorari non calcolati, che comunque ella ha l’obbligo di inserire nella specifica da sottoporre al 

Collegio per il visto di conformità alla tariffa o il parere di congruità, si ritiene che la rettifica dell’atto amministrativo per 

autotutela sia dovuto dall’Ufficio sisma comunale che l’ha indotta in errore. Qualora ciò non dovesse avvenire, a difesa dei 

legittimi interessi della categoria sottoporreremo il caso al nostro consulente legale. 


Fac-simile di Parcella Professionale 

Il presidente 


AL SIGNOR PRESIDENTE DEL COLLEGIO PROVINCIALE GEOMETRI 

C O S E N Z A 

IL sottoscritto Geom. ................................................................... (cod.fisc. ...................................................................), residente a 

........................................................ , iscritto all’Albo Provinciale di Cosenza al N............... , ai sensi della vigente tariffa professionale 

dei Geometri approvata con legge 2.3.1949 n. 144 e s. m. ed agg. 

C H I E D E IL V I S T O D I C O N F O R M I T A’ 

Sulla seguente 

S P E C I F I C A 

Committente: .................................................... nat.... a ............................................................. il ..................................................... 

Natura dell’incarico: Interventi di ripristino con miglioramento sismico dell’edificio ................................................. 

Comune di .............................................................., danneggiato dal sisma del 09/09/1998. Legge n° 226 del 13/07/1999 e n° 61 

del 30/03/1998. 

Decreto n°........................... (riferimento pratica n° .........................) del ............................... 

117

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Elaborati Redatti: Progetto di Massima, Preventivo Sommario, Progetto Esecutivo, Preventivo Particolareggiato, Particolari 

Costruttivi, Capitolati e Contratti, verifiche statiche, relazione sulle fondazioni, geotecnica e sulla muratura esistente, Direzione 

Lavori, Accertamento della regolare esecuzione, liquidazione dei lavori 

A - PROGETTAZIONE 

Art. 57, Cat. I, Lett. D, Tab. H4-I2 

importo di riferimento: € .................................................... 

percentuale= .......................; Aliquota= € 0,59; Spese e vacazioni:..................................................................................... 

B - VERIFICHE STATICHE degli stati di fatto e di progetto ai sensi della Legge n° 61/1998 e 226/1999 per la misura del 

miglioramento sismico conseguito con l’intervento proposto secondo quanto previsto dalle direttive tecniche per edifici in muratura, 

eseguito con software (.............................................................................................................................................) consistente in: 

a) azioni ortogonali al piano della muratura (meccanismo di collasso per presso flessione per sisma normale, con modalità di crisi 

per schiacciamento e fessurazione; 

b) azioni nel piano della muratura (meccanismo di collasso globale di piano per sisma parallelo, con modalità di crisi per 

taglio/flessione dei setti; 

c) crisi dei collegamenti (meccanismo di collasso per ribaltamento dei setti di piano, per azione del sisma normale alla parete; 

d) azioni ortogonali alla muratura (meccanismo di collasso per presso flessione per sisma parallelo, con modalità di crisi per 

schiacciamento, come da specifico elaborato allegato di pagine ........................ 

Vacazioni n° ...................... x € 44,93 

C - RELAZIONE SULLE FONDAZIONI, GEOTECNICA E SULLA MURATURA ESISTENTE, 

previo esame delle soluzioni possibili e supervisione nello svolgimento del programma di indagine e prove. 

Vacazioni n° ...................... x € 44,93 

D - DIREZIONE LAVORI - ACCERTAMENTO DELLA REGOLARE ESECUZIONE - LIQUIDAZIONE LAVORI - 

Art. 57, Cat. I, Lett. D, Tab. H4-I2 

importo di riferimento: € .................................................... 

percentuale= .......................; Aliquota= € 0,41; Spese e vacazioni:.................................................................................... 

E - CONTABILITA’ LAVORI 

Art. 5, Tab. M1 D.M. 01.10.1971 e s. m. ed int. 

importo di riferimento: € ........................................ Spese e vacazioni: ................................ 

per € ...................... x 2,89 

per € ...................... x 2,35 

per € ...................... x ……. 

Totale Complessivo € ................................................. 

Contributo Collegio: 3,00% (minimo € 44,93) 

Oltre Cassa Geometri ed Iva 

Il sottoscritto espressamente dichiara che per l'incarico e le prestazioni in oggetto (eseguite in costanza di iscrizione 

all'Albo e senza incompatibilità di legge, regolamenti o contratti) non è stato convenuto alcun compenso ex art. 2233 c.c., 

nè stipulata alcuna convenzione ex art. 4 p. 12 bis L. n. 155/1989 e art. 5 L. n. 32/1992, nè vistate o liquidate altre parcelle 

e/o percepiti acconti o anticipazioni in base a parcelle di codesto o altri ordini professionali. 

La presente è stata interamente redatta dal sottoscritto richiedente, il quale resta il solo responsabile a tutti gli effetti 

di quanto in essa dichiarato e contenuto. 

........................................................ lì ........................................... Il tecnico 

Geom..................... 

Tropea - immagine del terremoto del 1783 (stampa del sec. XVIII) 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


UN ATTO DOVUTO 

DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE 

Castrovillari lì 27.1.2005 

Studio Tecnico Al Sindaco del Comune di Castrovillari 

Geom. Luciano Ramundo Al Dirigente del Settore LL.PP. 

Castrovillari (CS) del Comune di Castrovillari 

e p.c. Al Presidente del Collegio Geometri 

della Provincia di Cosenza 

Oggetto: Rinunzia incarico, delibera G.M. n. 44 del 26-02-2004 , collaudo tecnico delle opere di urbanizzazione del 

Piano di lottizzazione denominato " La Vena ed altri" 

Premesso : 

- che lo scrivente, residente in Castrovillari dal 1967 esercita la libera professione di geometra, unica sua fonte di 

reddito, da circa quaranta anni ; 

-che non ha mai ricevuto incarichi professionali da codesta Amministrazione ; 

-che la G.M., ricordandosi della sua esistenza, ha inteso affidargli i lavori di cui all'oggetto; 

-che nel prendere visione della delibera, ha potuto rilevare quanto segue: 

-che il collaudo tecnico comprende ben sei diverse opere, (strade, rete elettrica, rete fognante, rete idrica, pubblica 

illuminazione e rete metanifera) ; 

-che per tali lavori è stato determinato un compenso globale di circa euro duecento al netto di imposte , per cui il 

compenso per ogni opera da collaudare ammonterebbe a circa trenta euro; 

-che lo stesso incarico è stato rifiutato dal geom. Esposito; 

-che vengono conferiti incarichi, quasi sempre agli stessi professionisti, (con compensi ben più consistenti "importi 

anche a cinque cifre") e spesso a tecnici che esercitano la libera professione come attività secondaria; 

-che la tariffa professionale costituisce il minimo inderogabile (Ribadito anche da una recente sentenza del Consiglio 

di Stato N. 2160/2004) salvo la riduzione massima del 20%per gli incarichi della P.A.. 

Tanto premesso, poiché ritiene il compenso indicato in delibera, umiliante ed offensivo per sé e tutta la categoria 

alla quale si onora di appartenere, nel ringraziare , la S.V., la giunta ed il dirigente, si vede costretto di rinunziare 

all'incarico nel rispetto della deontologia professionale e della sua stessa dignità. 


Luciano Ramundo 

Copia della delibera 

119

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CONTRATTI TELEMATICI, 

I GEOMETRI TRA I SOGGETTI ABILITATI 

L’Agenzia delle entrate ha definito le specifiche tecniche 

per la trasmissione telematica delle dichiarazioni 

e contratti di affitto per i fondi rustici, 

ampliando la tipologia di atti registrabili con tale procedura, 

ha aggiornato gli importi dell’imposta di registro minima 

da versare, arrotondando quella di bollo, in applicazione 

delle nuove misure previste dal D.L. 7 del 31 gennaio 

2005 e, infine, ha inserito (fra i soggetti abilitati alla registrazione 

per via telematica) i professionisti iscritti all'Albo 

dei geometri, che potranno svolgere l'attività in proprio o 

in forma associata. 

Le modifiche al D.M. 31 luglio 1998 

Il provvedimento 8 febbraio 2003 dell'Agenzia delle entrate 

estende, in primo luogo, ai contratti di affitto dei fondi rustici, 

previsti dall'art. 17, comma 3- bis del T.U. del registro (D.P.R. 

131 del 26 aprile 1986), la possibilità di registrazione telematica 

in forma cumulativa, entro il mese di febbraio dell'anno successivo 

a quello in cui sono stati stipulati, tramite gli utenti abilitati, 

previsti dall'art. 15 del D.M. 31 luglio 1998, come integrato 

dallo stesso provvedimento. In secondo luogo, sostituisce 

il comma 1 dell'art. 20, che ora prevede la registrazione telematica 

dei dati del contratto agricolo, compreso il testo se in forma 

scritta, ovvero della denuncia presentata ai termini dell'art. 

17 comma 3-bis, del D.P.R. 131/1986, entro il mese di febbraio 

dell'anno successivo alla sua sottoscrizione. In terzo luogo, agli 

artt. 20, comma 3. 22, comma 1, primo periodo e alle lett. d), e) 

e commi 3 e 4 all'ultimo periodo, dopo la parola "contratto", 

aggiunge le parole "o denuncia", mentre nell'allegato tecnico 

bis, aggiorna l'importo minimo dell'imposta di registro, che 

passa da 51,63 a 67 euro e arrotonda quella di bollo che da 

10.33, passa a 11 euro. Queste modifiche, apparentemente tecniche, 

costituiscono un'importante novità, in quanto di fatto, 

oltre alle dichiarazioni e ai contratti d'affitto fin qui registrati 

per via telematica, d'ora in poi potranno essere inviate anche le 

denuncia di successione, ovvero quelle catastali, come vedremo 

più avanti. 

Infine, il provvedimento inserisce nell'art. 15 del decreto, 

fra gli utenti abilitati a registrare i contratti d'affitto e le denunce, 

anche i professionisti iscritti nell'Albo dei geometri, aggiungendo 

la lett. g) al comma 1, in considerazione dell'importante 

ruolo dagli stessi svolto per altre applicazioni informatiche, 

nell'ordinaria attività professionale, previa richiesta di abilitazione 

al servizio telemalico Entratel, nel rispetto delle disposizioni 

vigenti in materia di tutela del trattamento dei dati personali 

(legge 675 del 31 dicembre 1996). 11 provvedimento comprende 

anche due allegati tecnici. Il primo definisce le caratteristiche 

e le specifiche informatiche, relative alle denunce 

cumulative dei contratti d'affitto dei fondi rustici, da trasmettere 

al-l'Agenzia delle entrate, le avvertenze generali e le moda- 

di Franco Guazzone 

lità di compilazione dei modelli. Il secondo, invece, precisa i 

contenuti e le caratteristiche dei dati riguardanti i pagamenti 

delle imposte relative alle proroghe, anche tacite, alle cessioni e 

alle risoluzioni degli altri contratti di locazione e di affitto di 

beni immobili, da trasmettere all'Agenzia delle entrate, oltre 

alle avvertenze generali e alle modalità di compilazione, 

sequenza per sequenza, nonché l'indicazione dei tributi da versare 

in percentuale dei canoni o in misura fissa. 

Utenti autorizzati alla registrazione 

Per una migliore comprensione delle norme interessate dal 

provvedimento, ricordiamo che la ricorrente definizione di 

"utenti" dei servizi telematici dell'Agenzia del territorio, si riferisce 

al soggetti di cui all'art. 10 del T.U. delle disposizioni concernenti 

l'imposta di registro. D.P.R. 131 del 26 aprile 1986, 

obbligati alla registrazione dei contratti di locazione e di affitto 

di beni immobili e al pagamento delle imposte relative alla 

registrazione, ai canoni per le annualità successive alla prima, 

alle proroghe, anche tacite, alle cessioni e risoluzioni dei medesimi 

contratti. Dopo le ultime integrazioni dell'art. 15 del 

decreto 31 luglio 1998, gli utenti possono procedere alle predette 

operazioni, con le seguenti modalità: 

- a. direttamente. Avvalendosi del servizio telematico Entratel 

o Internet, in relazione ai requisiti posseduti dai medesimi utenti 

per la trasmissione telematica delle proprie dichiarazioni ai fini 

delle imposte sui redditi, dell'imposta sulle attività produttive, 

dell'imposta sul valore aggiunto e dei sostituti d'imposta: 

- b. tramite gli incaricati della trasmissione telematica di cui 

all'art. 3. comma 3, del D.P.R. 322 del 22 luglio 1998,e successive 

modificazioni e, precisamente: 

1. gli iscritti negli albi del dottori commercialisti, dei ragionieri 

e dei periti commerciali e dei consulenti del lavoro; 

2. i soggetti iscritti alla data del 30 settembre 1993 nel ruoli 

di periti ed esperti tenuti dalle camere di commercio, industria, 

artigianato e agricoltura per la sub-categoria tributi, in possesso 

di diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e commercio 

o equipollenti o diploma di ragioneria; 

3. le associazioni sindacali di categoria tra imprenditori 

indicate nell'art. 32, comma 1, lett. a),b) e c) del D.Lgs. 241 del 

9 luglio 1997; 

4. i centri di assistenza fiscale per le imprese e per i lavoratori 

dipendenti e pensionati; 

5. gli altri incaricati individuali con decreto del Ministro 

dell'economia e delle finanze; 

- c. tramite le organizzazioni della proprietà edilizia e dei 

conduttori maggiormente rappresentative, firmatarie delle convenzioni 

nazionali stipulate ai sensi dell'art. 4. comma 1, della 

legge 431 del 9 dicembre 1998; 

- d. tramite le agenzie di mediazione immobiliare iscritte 

nel ruoli dei mediatori tenuti dalle Camere di commercio, industria, 

agricoltura e artigianato; 

n. 2-3/2005

- e. tramite soggetti, anche organizzati in forma associativa 

o federativa degli utenti, appositamente delegati e aventi adeguata 

capacità tecnica, economica, finanziaria e organizzativa; 

- f. tramite le agenzie che svolgono, per conto dei propri 

clienti, attività di pratiche amministrative presso amministrazioni 

ed enti pubblici, purché titolari di licenza rilasciata ai sensi 

dell'art. 115 del T.U. delle leggi di pubblica sicurezza, approvato 

con R.D. 773 del 18 giugno 1931; 

- g. tramite gli iscritti all'albo professionale dei geometri, 

anche riuniti in forma associativa. 

I geometri tra i soggetti abilitati 

Particolare importanza assume, a nostro avviso, l'inserimento 

dei geometri fra gli intermediari autorizzati alla registrazione 

e trasmissione di contratti e denunce, in quanto detta categoria 

di professionisti, da oltre 15 anni collabora con gli uffici provinciali 

dell'Agenzia del territorio (già UTE), nelle operazioni 

di conservazione del catasto terreni, mediante il programma, 

fornito dalla stessa Agenzia, denominato Pregeo. al fini dell'aggiornamento 

delle mappe catastali, oltre a quello dei dati 

amministrativi, censuari e fiscali (reddito dominicale e agrario) 

dei terreni. 

È invece solo da un decennio, che la collaborazione è estesa 

alle operazioni di aggiornamento del catasto fabbricati, mediante 

il programma Docfa, sempre fornito dal Territorio, con cui si 

gestiscono i dati geometrici (planimetrie), censuari e fiscali 

(rendita), delle unità immobiliari urbane. 

Èopportuno che chiunque si trovi ad affrontare una domanda 

di successione sappia alcune tra le regole fondamentali che 

regolano tale pratica. È, quindi, importante sapere come 

orientarsi con le pratiche di successione per far fronte alle varie problematiche 

che potrebbero sorgere in caso di una compilazione 

errata o falsata da mancanze di varia natura. Inoltre alla luce della 

nuova legge n. 383 del 2001 è venuta meno anche l'imposta di successione, 

ragion per cui, seguendo le tempistiche indicate dalla legge 

è possibile presentare la denuncia di successione senza ulteriori 

aggravi economici. 

Tuttavia, prima di addentrarci in discorsi legislativi e burocratici è 

opportuno precisare cosa sia una successione e quanti tipi di successione 

esistono. Innanzi tutto va ricordato che le successioni si dividono 

in due grandi gruppi: quelle con testamento (successioni testamentarie) 

e quelle senza alcun testamento scritto del defunto (successioni 

legittime). In caso di mancanza di testamento la legge proclama 

eredi legittimi il coniuge e i parenti fino al sesto grado di 

parentela. Inoltre, oltre alle successioni testamentarie e legittime 

n. 2-3/2005 


Di conseguenza, questa nuova disposizione di fatto costituisce 

il mezzo con cui potrà essere attuata quella prevista dall'art. 

1, comma 374, della legge 311 del 30 dicembre 2004, che 

a partire dal 1° marzo 2005, consentirà di trasmettere per via 

telematica, con utilizzo della firma digitale, l'apposito modello 

unico informatico, relativo a tutte le domande di voltura o 

denunce catastali, finalizzate all'aggiornamento degli archivi 

censuari. Onesto servizio sarà attivato progressivamente, previa 

approvazione del predetto modello e delle specifiche 

modalità tecniche, da parte dell'Agenzia del territorio, che stabilirà 

altresì le aree geografiche interessate e le tipologie di 

adempimenti eseguibili, fermo restando che la documentazione 

cartacea originale, sottoscritta da tutti i soggetti interessati, 

dovrà restare in custodia degli stessi professionisti o dai soggetti 

che hanno la titolarità dei beni. Peraltro, proprio a seguito 

dell'entrata in vigore del D.L. 7/2005 e della circ. n. 1/T/2005 

dell'Agenzia del territorio ,è stata introdotta la nuova Tariffa 

relativa ai tributi speciali catastali, nella misura di 35 euro per 

voltura, denuncia o tipo di frazionamento (fino a 10 particelle) 

e 3 euro per particelle eccedenti, proprio in considerazione del 

prossimo servizio di trasmissione per via telematica degli atti 

censuari. In tale modo, si ridurrà il notevole disagio che questi 

professionisti sono attualmente tenuti a sopportare, per potere 

accedere ai servizi censuari di consultazione degli archivi, ma 

soprattutto per la presentazione degli atti di aggiornamento. 


COME AFFRONTARE UNA DENUNCIA 

DI SUCCESSIONE 

Dopo la legge n. 383 del 18 ottobre 2001 che ne abroga l'imposta 

di Alessandro Rocco Pietrocola 

esiste un'altro tipo di successione chiamato appunto successione 

necessaria, indispensabile solo in due casi: quando il de cuius ha 

redatto un testamento escludendo determinati parenti ai quali la legge 

riconosce il diritto di succedergli e quando pur non avendo fatto 

testamento, ha donato in vita i suoi beni in misura tale da ledere il 

diritto di successione dei parenti. 

Fatta questa sommaria distinzione tra i vari tipi di successione, è 

doveroso dedicare qualche riga per capire cosa sia un testamento e 

quanti tipi differenti di testamento esistano. Il testamento, visto 

come atto di ultima volontà attraverso il quale una persona dispone 

dei propri beni dopo la morte è definito dall'art. 587 del codice civile: 

«II testamento è un atto revocabile (679 e seguenti) con il quale 

taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le 

proprie sostanze o di parte di esse (978, 1920, 2821). 

Le disposizioni di carattere non patrimoniale, che la legge consente 

siano contenute in un testamento (254, 256, 338, 348, 355, 

424-3, 466), hanno efficacia, se contenute in un atto che ha la forma 

del testamento (601 e seguenti), anche se manchino disposizioni dì 

121

122 


carattere patrimoniale». Esistono tre tipi di testamento: 

- il testamento olografo caratterizzato dal fatto di essere interamente 

redatto, sottoscritto e datato dal testatore; 

- il testamento pubblico caratterizzato dal fatto di essere redatto 

alla presenza di due testimoni e di un notaio sulla base della dichiarazione 

di ultima volontà del de cuius; 

- il testamento segreto caratterizzato dal fatto di essere redatto 

dal de cuius e semplicemente ricevuto da notaio previa stesura di un 

verbale di consegna. 

Dopo un breve ma dovuto escursus, cerchiamo di capire come 

va redatta una denuncia di successione, chi deve farla e soprattutto 

entro quanto tempo va presentata. 

Per quanto concerne l'imposta sulle successioni, bisogna tener 

presente che dalla riforma del 2001 l'imposta non è più dovuta in 

quanto allo stato attuale a carico dei soggetti obbligati (art. 28 T.U.) 

resta solo l'obbligo di presentare la dichiarazione di successione 

entro sei mesi, pena una sanzione pecuniaria, dalla morte del de 

cuius se e solo se l'eredità comprende anche beni immobili. Ciononostante, 

al momento della presentazione della denuncia di successione 

devono essere pagate le imposte ipotecarie (2%) e catastali 

(1%) del valore lordo dei beni e dei diritti immobiliari, eccezion fatta 

se cade in successione la proprietà della così detta "prima casa", 

in questo caso bisogna pagare un imposta fissa pari a euro 129,11. 

In quanto alla definizione dei soggetti obbligati, stando all'articolo 

28 T.U. prima menzionato, sono tenuti a presentare denuncia di successione: 

- i chiamati all'eredità ed i legatari; 

- i soggetti immessi nel possesso dei beni del defunto; 

- gli amministratori dell'eredità; 

- i curatori delle eredità giacenti; 

- gli esecutori testamentari. 

Per quel che concerne i soggetti obbligati al pagamento dei tributi, 

è ovvio che essi sono tenuti a pagare l'imposta dovuta nei limiti 

del valore dei beni ereditari rispettivamente posseduti, mentre gli 

eredi rispondono in solido dell'imposta da versare. Inoltre coloro i 

quali presentano idonea denuncia di successione sono esonerati dal 

pagamento della dichiarazione ICI relativa agli immobili ereditati. 

Inoltre, quando accade che più soggetti siano chiamati a succedere 

al de cuius ed ovviamente accettino l'eredità, viene ad esistere uno 

stato di comunione ereditaria che viene a sciogliersi quando ciascun 

coerede si vede assegnata una parte concreta di eredità proporzionalmente 

alle quote a lui spettanti. Ovviamente tale divisione può 

essere fatta dal testatore stesso (art. 743 Codice Civile) qualora non 

leda i diritti di ciascun erede. Ciascun erede può a sua volta alienare 

la propria quota ad un estraneo così come 

previsto dall'art. 732 del codice civile: «II 

coerede, che vuole alienare (1542 e seguenti) 

a un estraneo la sua quota o parte di essa, 

deve notificare la proposta di alienazione, 

indicandone il prezzo, agli altri coeredi, i 

quali hanno diritto di prelazione. Questo 

diritto deve essere esercitato nel termine 

(2964) di due mesi dall'ultima delle notificazioni. 

In mancanza della notificazione, i coeredi 

hanno diritto di riscattare la quota dall'acquirente 

e da ogni successivo avente causa, 

finché dura lo stato di comunione ereditaria 

(1502)». Quanto alla divisione dei beni i 

coeredi possono pervenire ad una spartizione 

amichevole con il consenso di tutti, o in 

mancanza di tale accordo, dovranno esercitare un'azione giudiziale 

di divisione. Bisogna però precisare che l'azione di divisione è completamente 

distaccata e distinta dall'azione di riduzione promossa 

dai legittimari lesi nei propri diritti. A livello teorico ciascun coerede 

può chiedere venga sciolto lo stato di comunione ereditaria in 

qualunque momento, fatta eccezione per le limitazioni eventualmente 

stabilite dal testatore. Tuttavia, prima di intraprendere le operazioni 

di divisione bisogna provvedere alla liquidazione delle passività 

mediante la vendita di beni mobili in primo luogo o, in mancanza, 

di beni immobili facenti parte dell'eredità. Si può altrimenti 

procedere, in caso di passività, in accordo con l'articolo 752 del 

Codice Civile alla divisione dei debiti tra gli eredi in base alle quote 

ereditate salvo diverse disposizioni del testatore: «I coeredi contribuiscono 

tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari in proporzione 

delle loro quote ereditarie, salvo che il testatore abbia altrimenti 

disposto». 

Restano ancora da definire i beni da conferire in collazione, 

ovvero, al conferimento alla massa ereditaria dei beni donati in vita 

dal de cuius ai soggetti tenuti alla collazione: il coniuge, i figli, 

legittimi e naturali, ed i discendenti di questi, chiamati a succedere 

per testamento o per rappresentazione. (Art. 737 Codice Civile) 

Purtroppo, anche in presenza di un testamento redatto a norma di 

legge dal testatore secondo le modalità su scritte, la legge è tenuta a 

tutelare quelli che vengono definiti eredi legittimari, ovvero quegli 

eredi che in virtù dello stretto legame affettivo che li unisce al de 

cuius, hanno diritto per legge ad una precisa quota dell'eredità, indipendentemente 

dalla volontà stessa del defunto (Capo X, Sezione I 

del Codice Civile). 

In maniera particolare l'articolo 540 sempre del Codice Civile 

attribuisce al coniuge superstite la metà dell'eredità indipendentemente 

dalle volontà del testatore: «a favore del coniuge (459) è 

riservata la metà del patrimonio dell'altro coniuge, salve le disposizioni 

dell'art. 542 per il caso di concorso con i figli. 

Al coniuge, anche quando concorra con altri chiamati, sono 

riservati i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare 

(144), e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del 

defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla porzione disponibile e, 

qualora questa non sia sufficiente, per il rimanente sulla quota di 

riserva del coniuge ed eventualmente sulla quota riservata ai figli». 

Ad ogni modo, qualora il defunto abbia leso la quota di legittima 

prevista dalla legge, bisogna promuovere l'azione legale di riduzione, 

che può essere promossa esclusivamente dai legittimari, nonché 

dai loro eredi o aventi causa, contro i destinatari delle disposizioni 

testamentarie o delle donazioni eccedenti la quota disponibile. 

Eredi Legittimari Quota spettante per legge 

Quota disponibile 

per il testatore 

coniuge 1/2 1/2 

coniuge + 1 figlio/a 1/3 il coniuge, 1/3 il figlio 1/3 

coniuge + diversi figli 1/4 il coniuge, 1/2 i figl 1/4 

coniuge + genitori + nonni 1/2 il coniuge, 1/4 parenti 1/4 

1 figlio/a 1/2 1/2 

più figli 2/3 1/3 

genitori + nonni 1/3 2/3 

n. 2-3/2005

In tabella viene proposto uno schema pratico per l'individuazione 

degli eredi legittimari e delle quote loro spettanti: 

Qualora il defunto non abbia lasciato alcun testamento, invece, 

la legge nomina eredi legittimi il coniuge ed i parenti fino al 

sesto grado incluso (articolo 457 del Codice Civile): «Le disposizioni 

testamentarie non possono pregiudicare i diritti che la legge 

riserva ai legittimari»; in mancanza di persone aventi diritto alla 

successione, l'eredità è devoluta allo Stato. In questo caso lo Stato 

italiano non potrà rinunciare all'eredità e risponderà di eventuali 

debiti del defunto solo nel limite del valore dei beni ereditari 

acquistati. I gradi di parentela aventi diritto di successione sono i 

seguenti, fermo restando che gli aventi diritto all'eredità rientranti 

in un grado di parentela superiore escludono quelli appartenenti 

ad un grado successivo e all'interno dei singoli ordini di grado i 

soggetti con grado di parentela più vicino escludono quelli più 

lontani: 

- Soggetti con diritto di successione di 1° grado: Discendenti 

del defunto (i figli legittimi e naturali hanno gli stessi diritti; i figli 

legittimati e adottivi vengono equiparati ai figli legittimi). 

- Soggetti con diritto di successione di 2° grado: Gli ascendenti, 

i fratelli e le sorelle, nonché i loro discendenti. 

- Soggetti con diritto di successione di 3° grado: Tutti gli altri 

parenti fino al sesto grado di parentela incluso. 

- Coniuge: II coniuge eredita assieme ai soggetti rientranti nei 

due primi gradi, ed esclude a sua volta dall'eredità i parenti che 

fanno parte del terzo grado. Qualora il coniuge risulti separato non 

ha diritto alla quota legittima se il tribunale gli ha addebitato la 

colpa della separazione. 

Ecco una tabella che schematizza l’attribuzione dei beni ereditari 

in mancanza di testamento scritto dal de cuius. 

È opportuno, infine conoscere alcune puntualizzazioni su 

aspetti civilistici e fiscali. Ad esempio, occorre sapere che le somme 

disponibili sui conti correnti sono parte integrante della massa 

ereditaria: alla comunicazione della morte del cliente la banca 

provvede a congelare temporaneamente il conto. Appartengono, 

inoltre, alla massa ereditaria anche i titoli azionari posseduti dal 

de cuius, mentre liquidazioni di assicurazioni sulla vita agli eredi 

n. 2-3/2005 

Eredi Beni ereditati 

coniuge tutto 

coniuge + 1 figlio/a 1/2 il/la figlio/a, 1/2 il coniuge 

coniuge + diversi figli 1/3 il coniuge, 2/3 i figli 

coniuge + genitori + nonni 2/3 il coniuge, 1 /3 i parenti 

1 figlio/a tutto 

più figli tutto in parti uguali 

genitori o nonni tutto in parti uguali 

coniuge, genitori nonni + fratelli/sorelle 2/3 il coniuge, 1/4 i genitori o nonni, 1/12 i fratelli e le sorelle 

coniuge + fratelli/sorelle 

non fanno parte dellamassa ereditaria. Le assicurazioni sono contratti 

tipici stipulati a favore di terzi. Benché tali liquidazioni siano 

direttamente legate alla morte dell'assicurato, esse vanno tuttavia 

ai beneficiari stabiliti per contratto. Non si tratta quindi di una fattispecie 

rilevante ai fini dell'eredità, in quanto agli eredi non vengono 

trasferiti diritti del defunto. Eccezione vien fatta quando si 

tratta di prestazioni assicurative, come ad esempio pagamenti a 

titolo di risarcimento di danni all'assicurato stesso, liquidati quando 

ancora era in vita: tali pagamenti, invece, costituiscono una 

normale voce dell'attivo della massa ereditaria. 

Racchiudiamo in questa tabella, per ulteriori approfondimenti, 

tutte le leggi in materia di successione: 

- Codice civile, R.D. 16 marzo 1942 n. 262, Libro II, Delle 

successioni, Titolo I, Disposizioni generali sulle successioni, artt. 

456-564; Titolo II, Delle successioni legittime, arti 565-586; Titolo 

III, Delle successioni testamentarie, artt. 587-712; Titolo IV, 

Della divisione, artt. 713-768; art. 57 c.c. - morte dell'assente; artt. 

1329, 1330 c. c.-morte del proponente; art. 1614 c.c. - morte dell'inquilino; 

art. 1627 c. c. - morte dell'affittuario; art. 1674 c.c.morte 

dell'appaltatore; art. 1728 c.c. - morte del mandante o del 

mandatario; art. 1811 c.c. - morte del comodatario; art. 2284 c.c. - 

morte del socio nella società semplice; 

- Legge 31 maggio 1995 n. 218, artt. 46-50, meglio nota come 

riforma del diritto internazionale privato, per individuare il diritto 

applicabile in materia di successioni quando sussistono elementi 

di estraneità; 

- Legge 19 maggio 1975 n. 151, artt 198 e ss., meglio nota 

come riforma del diritto di famiglia, nella parte in cui prevede la 

disciplina transitoria applicabile, anche in materia successoria, 

successivamente all'entrata in vigore della suddetta riforma; 

- Legge 29 novembre 1990 n. 387 sulla forma del testamento 

internazionale; 

- Legge 16 febbraio 1913 n. 89, artt. 50 e ss., sul notariato, in 

materia di testamento pubblico; 

Decreto Legislativo 31 ottobre 1990 n. 346, Testo Unico in 

materia di imposta sulle successioni; 

- Legge 18 ottobre 2001 n. 383. 

2/3 il coniuge, 1/3 i fratelli e le sorelle 

genitori nonni + fratelli/sorelle 1/2 i genitori o nonni, 1/2 i fratelli o le sorelle 

fratelli/sorelle tutto in parti uguali 


«Geoide» 

123

124 


IL DIRETTORE DEI LAVORI di Roberto Pirozzi 

Il direttore dei lavori cura che i lavori, cui è preposto 

siano eseguiti a regola d’arte e in conformità al progetto 

e al contratto; egli ha, inoltre, la responsabilità 

del coordinamento e della supervisione dell’attività di tutto 

l’ufficio di direzione dei lavori,e interloquisce in via 

esclusiva con l’appaltatore in merito agli aspetti tecnici ed 

economici del contratto 

In primo luogo, è necessario precisare che esistono numerose 

disposizioni normative e, conseguentemente, vari riferimenti 

bibliografici sul direttore dei lavori (o meglio sulla 

direzione dei lavori) nell’ambito degli appalti pubblici mentre 

meno consistenti sono le indicazioni in tema di opere private. 

In ragione di ciò, si tenterà una ricognizione in ambito di 

appalti pubblici in modo da utilizzare i relativi istituti giuridici 

per una corretta individuazione del ruolo del direttore dei 

lavori anche nei lavori privati. 

Alla luce di ciò, sembra opportuno cercare di inquadrare il 

ruolo del soggetto in questione partendo dai richiami normativi 

presenti nella legge 11 febbraio 1994, n. 109 (legge quadro 

in materia di lavori pubblici, c.d. legge Merloni) che prevede 

la obbligatorietà dell’istituzione di un ufficio di direzione dei 

lavori per l’esecuzione di lavori pubblici affidati in appalto. 

Tale provvedimento normativo prevede anche quali possano 

essere i professionisti idonei a espletare l’incarico di direttore 

dei lavori. 

Nel delineare la figura del direttore dei lavori ci si riferisce, 

negli appalti di opere pubbliche, ai funzionari tecnici che, 

secondo l’ordinamento di ciascuna amministrazione, sono 

incaricati di svolgere direttamente, nei confronti dell’appaltatore, 

il compito dell’ingerenza (supervisione eventualmente 

tramite poteri dispositivi) e della cooperazione per l’opera da 

eseguire. 

Qualora le amministrazioni non possano svolgere direttamente 

l’attività di direzione dei lavori, essa è affidata a soggetti 

esterni esplicitamente individuati dal comma 4) dell’articolo 

17 della legge 109/1994, dando titolo preferenziale al 

professionista incaricato del progetto (da ciò deriva la frequente 

convergenza in un unico soggetto del ruolo di progettista 

e direttore dei lavori). Già da queste disposizioni, da considerare 

anche alla luce del d.P.R. 21 dicembre 1999, n. 554 - 

regolamento di attuazione della legge 109/1994 – si può evincere 

la centralità della figura che si sta analizzando nella corretta 

esecuzione di un’opera. 

L’ufficio della direzione dei lavori, così come disciplinato 

dal suindicato regolamento, è costituito dal direttore dei lavori 

ed eventualmente, in relazione alla dimensione e alla tipologia 

dell’intervento, da uno o più assistenti con funzioni di 

direttore operativo o di ispettore di cantiere. 

Tale ufficio è preposto alla direzione e al controllo tecnico, 

contabile e amministrativo dell’esecuzione dell’intervento 

secondo le disposizioni stabilite dal provvedimento di cui 

sopra e nel rispetto degli impegni contrattuali, avendo come 

orizzonte di riferimento i capitolati che, a dire il vero, per 

quanto attiene alle prescrizioni in tema di calcestruzzo, non 

sempre sono puntuali. 

In particolare, il direttore dei lavori cura che i lavori, cui è 

preposto, siano eseguiti a regola d’arte e in conformità al progetto 

e al contratto; egli ha, inoltre, la responsabilità del coordinamento 

e della supervisione dell’attività di tutto l’ufficio 

di direzione dei lavori, e interloquisce in via esclusiva con 

l’appaltatore in merito agli aspetti tecnici ed economici del 

contratto. 

Nondimeno ha la specifica responsabilità dell’accettazione 

dei materiali, sulla base anche del controllo quantitativo 

e qualitativo degli accertamenti ufficiali delle caratteristiche 

meccaniche di questi, così come previsto dalla legge 5 

novembre 1971, n. 1086 recante “Norme per la disciplina 

delle opere di conglomerato cementizio armato normale e 

precompresso ed a struttura metallica”, e dal decreto ministeriale 

9/01/1996 “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione 

ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e 

precompresso e per le strutture metalliche”. 

Al direttore dei lavori fanno carico tutte le attività e i compiti 

allo stesso espressamente demandati dalla legge o dai 

regolamenti nonché: 

a) verificare periodicamente il possesso e la regolarità da 

parte dell’appaltatore della documentazione prevista dalle 

leggi vigenti in materia di obblighi nei confronti dei dipendenti; 

b) curare la costante verifica di validità del programma di 

manutenzione, dei manuali d’uso e dei manuali di manutenzione, 

modificandone e aggiornandone i contenuti a lavori 

ultimati. 

Come già ricordato, in alcune tipologie di lavori, sono 

previsti assistenti con funzioni di direttori operativi, i quali 

collaborano con il direttore dei lavori nel verificare che lavorazioni 

di singole parti di opere da realizzare siano eseguite 

regolarmente e nell’osservanza delle clausole contrattuali. A 

essi possono essere affidati vari compiti in linea con quanto 

disposto dal d.P.R. 554/1999, tenendo comunque presente che 

rispondono della loro attività direttamente al direttore dei 

lavori. All’interno dell’ufficio di direzione sono inseriti altri 

assistenti con funzioni di ispettori di cantiere che collaborano 

con il direttore nella sorveglianza dei lavori in conformità 

delle prescrizioni stabilite nel capitolato speciale di 

appalto. Essi sono presenti a tempo pieno durante il periodo 

di svolgimento di lavori che richiedono controllo quotidiano 

nonché durante le fasi di collaudo e delle eventuali 

manutenzioni. 

Tale ultima previsione non è applicabile al ruolo del direttore 

dei lavori che non ha l’obbligo di presenza quotidiana in 

cantiere a causa della peculiarità dei suoi compiti, anche se 

bisogna aggiungere che la dispensa trova un limite nella natura 

e nella qualità dei lavori cui esso è proposto. 

Dopo questa breve ricognizione sui collaboratori del direttore 

dei lavori nel campo dei lavori pubblici, si può tentare di 

delinearne il ruolo in ambito di opere private ribadendo che il 

n. 2-3/2005

compito da assolvere è molto delicato e complesso. 

A fronte, infatti, di un progetto potenzialmente dettagliato 

e completo, si trova egualmente a risolvere problemi originati 

dalla imprevedibilità della vita del cantiere che non può certamente 

essere tutta definita in fase di progetto. Nel contratto 

di appalto privato, egli è responsabile per vizi e difformità 

dell’opera derivanti dalla omissione dei doveri di alta sorveglianza 

dei lavori, funzionali alla realizzazione della 

costruzione in conformità al progetto, anche alla luce sia 

della responsabilità tecnica, che a lui compete per ciò che 

attiene all’esecuzione, sia della competenza amministrativa 

nella gestione delle opere, compresa la compilazione 

della contabilità dei lavori. 

Analizzando più approfonditamente le previsioni normative, 

si può constatare che l’attività svolta dal direttore dei 

lavori nel campo tecnico dell’esecuzione dell’opera non si 

limita a una generica sorveglianza o a un semplice controllo, 

ma si esplica in interventi attivi e dispositivi che vengono 

effettuati mediante ordini di servizio e istruzioni, come affermato 

più volte anche dalla Corte di cassazione. L’obbligazione 

del direttore dei lavori, quindi, non è, come rilevato da 

vari organi giurisdizionali (tra gli altri, si veda la sentenza 8 

novembre 1985, n. 5463 della Corte di cassazione), un’obbligazione 

di risultato, ma di attività o di mezzo, poiché egli 

non impegnato per il raggiungimento di un determinato risultato 

utile, ma solo per lo svolgimento di un’attività tecnico 

professionale. Egli, infatti, ha la speciale responsabilità tecnica 

dell’opera, dell’impostazione generale del cantiere e dei 

tempi di costruzione, fermo restando il potere di risolvere i 

problemi tecnici secondari che possono sorgere durante l’esecuzione 

nonché quello di dare istruzioni integrative in quelle 

evenienze che il progetto non può prevedere e che sono nell’ordine 

naturale delle cose. In tale modo, si può ora provare a 

individuare i profili di responsabilità evidenziandone le differenze 

con quelle del progettista (qualora le due figure non 

coincidano nella stessa persona) che, contrariamente al primo, 

ha un’obbligazione di risultato. In altre parole, la differenza 

sostanziale consiste in ciò: nell’obbligazione di mezzi (direttore 

dei lavori) l’inadempimento si concretizza nel mancato 

rispetto delle regole oggettive e di perizia professionale 

richieste dalla natura della prestazione, mentre nell’obbligazione 

di risultato (progettista) è la mancata realizzazione del 

risultato stesso a comportare la responsabilità. 

Assodato che il direttore dei lavori deve usare non la diligenza 

del buon padre di famiglia, ma la diligenza necessaria 

in relazione alla natura dell’attività esercitata, visto l’incarico 

di alta professionalità che svolge (art. 1176 codice civile), il 

suo comportamento deve essere valutato non con riferimento 

al normale concetto di diligenza, ma alla stregua di una diligenza 

qualificata; costituisce pertanto obbligazione del direttore 

dei lavori l’accertamento della conformità sia della progressiva 

realizzazione dell’opera al progetto sia delle modalità 

dell’esecuzione di essa al capitolato e alle regole della 

tecnica. Conseguentemente non si sottrae a responsabilità ove 

ometta di vigilare e di impartire le opportune disposizioni al 

riguardo. Il Codice aggiunge inoltre che se la prestazione 

implichi la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà, 

egli non risponde dei danni, se non in caso di dolo o colpa 

grave. Dopo questa breve ricognizione nel panorama normativo, 

risulta interessante tentare delle esemplificazioni pratiche 

n. 2-3/2005 


sui compiti di maggiore rilevanza spettanti al direttore dei 

lavori. In particolare, anche a quest’ultimo spetta la verifica 

delle caratteristiche geotecniche del terreno di posa delle fondazioni 

in riferimento ai dati di progetto definiti dalle indagini 

di sito. Può accadere, infatti, che durante gli scavi di sbancamento 

vi siano zone con caratteristiche geotecniche diverse 

da quelle ipotizzate e, conseguentemente, a esso spetterà l’eventuale 

dichiarazione di non conformità. Altra spettanza, 

non di secondo momento, del direttore riguarda la verifica, 

prima di ogni operazione di getto, delle caratteristiche delle 

barre di armatura rispetto alle prescrizioni del progettista, in 

particolare per quanto attiene alla loro corretta posizione. Ma 

vi è di più. Durante le fasi di getto delle strutture, è disposto 

l’obbligo della verifica della presenza del corretto rapporto 

acqua/cemento nel calcestruzzo che, inoltre, deve 

possedere la adeguata lavorabilità in base alle prescrizioni 

del progettista. 

Nel corso dell’esecuzione delle strutture, inoltre, il direttore 

dei lavori ha l’obbligo di prelevare campioni di calcestruzzo 

e acciaio per armature, in particolare nelle circostanze 

in cui le variazioni di qualità dei costituenti l’impasto 

possano far presumere una variazione di qualità del calcestruzzo 

stesso.Una particolare attenzione merita il prelievo 

dei provini anche a causa della numerosità delle contestazioni 

che insorgono a causa di un non sempre corretto metodo di 

prelievo; il prelievo per il controllo di accettazione va effettuato 

alla presenza del direttore dei lavori o di un tecnico 

di sua fiducia, con la contestuale redazione di un apposito 

verbale. I provini, inoltre, devono essere contrassegnati, 

mediante sigle ed etichettature indelebili, in modo da poter 

verificare che i provini inviati per le verifiche ai laboratori 

ufficiali siano quelli da lui effettivamente prelevati in cantiere. 

In riferimento a quanto appena sottolineato, vi è da 

aggiungere che, a fronte di una situazione apparentemente 

chiara a livello normativo, la frenetica attività lavorativa quotidiana 

non sempre permette una concreta previsione dei compiti 

e delle conseguenti responsabilità che, comunque, in ultima 

analisi sono da ascriversi al direttore dei lavori in solido 

con la committenza e/o l’appaltatore. La legislazione vigente 

(si veda in particolare il d.P.R. 380/2001, c.d. Testo Unico 

dell’Edilizia) impone inoltre ulteriori compiti relativi alla 

conformità delle opere alle previsioni della concessione/permesso 

di costruire e alle modalità esecutive contenute nella 

medesima. In conclusione, è necessario precisare che, in primo 

luogo, qualora il direttore dei lavori ritenga che si debbano 

effettuare delle varianti al progetto originale per cause non 

previste o per errate valutazioni a monte del progetto stesso, 

non solo deve avvertire con una relazione tecnica il committente 

e il progettista, il quale provvederà a fornire le necessarie 

indicazioni progettuali per la corretta esecuzione dell’opera, 

ma anche, nel caso in cui riconosca carenze nell’esecuzione, 

tali da non pregiudicare in modo drastico l’opera e da non 

inficiare la sicurezza del manufatto, può disporne l’accettazione, 

previo opportuno declassamento strutturale. In una frase 

si può affermare che il direttore dei lavori è tenuto a rilevare 

i difetti e i vizi della struttura che, vista la sua qualificazione 

professionale, deve poter rilevare usando la competenza 

che gli deriva dal ruolo che è chiamato svolgere. 

«In concreto» 

125

126 


LE AZIONI DEI CONFINANTI 

A TUTELA DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ 

di Antonio Tiso 

Iproprietari di fondi finitimi possono intraprendere a 

tutela delle rispettive proprietà le seguenti azioni: 

- regolamento confini; 

- rivendicazione; 

- apposizione di termini. 

Le azioni suddette possono essere intraprese anche cumulativamente 

in via accessoria e consequenziale. 

Azioni di regolamento di confini 

Aspetti generali 

L’art. 950 (azione di regolamento di confini) del C.c. dispone che: 

-quando il confine tra due fondi è incerto, ciascuno dei proprietari 

può chiedere che sia stabilito giudizialmente; 

- ogni mezzo di prova è ammesso; 

- in mancanza d’altri elementi, il giudice si attiene al confine 

delineato dalle mappe catastali. L’azione di regolamento di confini 

può avere luogo tanto in sede giudiziaria che stragiudiziale e in 

entrambi i casi presuppone: 

- incertezza sul confine che separa il proprio fondo da quelli 

adiacenti; 

- certezza della situazione giuridica delle parti. 

Vi è da un lato incertezza e contestazione esclusivamente sulla 

linea di confine fra due fondi di carattere obiettivo e dall’altro non vi 

è alcuna reciproca contestazione sui rispettivi titoli di proprietà che 

costituiscono nella causa un fatto fermo, indiscusso e indiscutibile. 

L’incertezza, infatti, della situazione giuridica contiene germi 

per la nascita della lite e quindi di quel conflitto di interessi qualificato 

dalla pretesa di una parte e dalla resistenza dell’altro. 

L’incertezza può essere oggettiva e soggettiva. 

È oggettiva quando si tratta di ristabilire il confine tra due fondi 

(actio finium regundorum simplex.); anche quando i confini pur 

essendo visibili e stabiliti, ne viene contestata l’esattezza. 

È soggettiva quando riguarda una porzione di terreno ben definita 

di cui sia in contestazione il confine esistente, quindi, incerta 

l’appartenenza all’uno o all’altro confinante (actio finium regundorum 

qualificata). In questo caso, con la confusione di parte della 

proprietà, abbiamo la promiscuità di possesso. 

Pertanto, l’azione di regolamento di confini è un’azione reale 

recuperatoria, da cui deriva, oltre la demarcazione del confine tra 

due fondi, anche il rilascio di aree occupate dal vicino che non è 

proprietario, quindi sono in discussione gli interessi sia dell’attore 

che del convenuto come proprietari e non per rapporti personali; è 

un’azione di carattere duplice, perché a ciascuna delle parti spetta 

l’onere di provare l’estensione del proprio fondo, onde determinare 

la linea di demarcazione con il fondo vicino, pertanto, non si applica 

il principio “actore non probante, reus absolvitur” (art. 2697 

C.c.; art. 116 C.p.c). 

Quindi l’azione di regolamento dei confini, è quella di imprimere 

certezza ad un confine tra due fondi obiettivamente o sog- 

1 In questo senso la Cass. civ., sez. II, 28 gennaio 1983, n. 801. 

2 Si veda Cass. civ., sez. II, 25 marzo 1978, n. 1451. 

gettivamente incerto, rimuove una situazione di incertezza ed elimina 

contestazioni relative alla linea divisoria, visto che siamo in presenza 

di un confine apparente; inoltre ha per oggetto la determinazione 

quantitativa delle rispettive proprietà dei contendenti, in base 

ai rispettivi titoli d’acquisto. Ne consegue che detta azione sia diretta 

unicamente ad ottenere la correzione della linea di confine segnata 

sulle mappe catastali, e perciò all’attuazione di un’operazione 

di carattere amministrativo e non giurisdizionale. In conclusioni, al 

fine di determinare il confine tra fondi, il giudice di merito ha 

ampia facoltà di scegliere gli elementi probatori ritenuti decisivi o 

di avvalersi di più elementi concordati, senza una gerarchia di 

importanza. 

La Cassazione Civile, sull’azione di regolamento di confini, 

osserva: 

- ambito d’applicabilità della norma: l’art. 950 si riferisce non 

solo ai terreni rustici, ma anche a quelli urbani, edificati o non, 

essendo la parola “fondo” indicativa dell’unità immobiliare come 

area suscettibile di tutte le sue possibili utilizzazioni 1 ; 

- l’azione di regolamento di confini è ipotizzabile unicamente in 

relazione a fondi contigui: essa non è perciò ammissibile allorché 

risulti che i fondi in contestazione siano separati da una strada pubblica, 

anche se il convenuto abbia arbitrariamente occupato il sedime 

di detta strada pubblica con mucchi di detriti e con colture abusivamente 

immesse, giungendo altresì all’occupazione di parte del 

fondo dell’attore, poiché in tal caso diversi sono i rimedi offerti dall’ordinamento, 

potendosi reagire a tale situazione con un’azione 

possessoria ovvero con la rivendicazione 2 

- l’azione di regolamento dei confini ha per oggetto la determinazione 

quantitativa delle rispettive proprietà dei contendenti, 

in base ai rispettivi titoli di acquisto e presuppone una situazione di 

conflitto tra i fondi e quindi l’incertezza oggettiva o soggettiva dei 

confini. Ne consegue che detta azione non è proponibile quando la 

situazione dei luoghi corrisponda all’effettiva consistenza delle proprietà 

confinanti in base ai rispettivi titoli d’acquisto e la domanda 

sia diretta unicamente ad ottenere la correzione della linea di confine 

segnata sulle mappe catastali, e perciò all’attuazione di un’operazione 

di carattere amministrativo e non giurisdizionale 3 ; 

- si ha azione di regolamento di confini quando, pur essendovi 

un confine apparente, se ne deduca l’incertezza per essere avvenuta 

una usurpazione e si chieda, quindi, l’accertamento giudiziale della 

esatta linea di confine e della esatta determinazione della superficie 

dei fondi confinanti senza porre in discussione i titoli di proprietà. 

In tale ipotesi è irrilevante che l’accertamento della proprietà di una 

delle parti sulla porzione di terreno controverso comporti l’effetto 

recuperatorio della proprietà stessa risolvendosi in una vindicatio 

duplex incertae partis, giacché l’accertamento della proprietà è 

meramente consequenziale all’esperimento dell’azione di regolamento 

di confini, la quale tende soltanto ad eliminare l’incertezza e 

la contestazione della linea divisoria, prescindendo da ogni controversia 

sul diritto di proprietà 4 ; 

3 La Cass. civ. Sez. II, 27 giugno 1988, n. 4335. 

4 Si nota la Cass. civ., sez. II, 7 luglio 1986, n. 4427. 

n. 2-3/2005

- l’azione di regolamento di confini di cui all’art. 950 C.c. 

che si configura come una vindicatio incertae partis in quanto 

sia all’attore che al convenuto incombe l’onere di allegare e fornire 

qualsiasi mezzo di prova idoneo all’accertamento dell’esatta 

linea di confine, non presuppone necessariamente l’esistenza 

di una linea di confine tra due fondi, in quanto l’incertezza alla 

cui eliminazione è diretta può derivare tanto dalla mancanza di 

qualsiasi limite (cosiddetta incertezza oggettiva), quanto dalla 

contestazione del confine esistente (cosiddetta incertezza soggettiva) 

5 ; 

- l’azione di regolamento di confine è azione cosiddetta 

duplice, perché a ciascuna delle parti spetta l’onere di provare 

l’estensione del proprio fondo, onde determinare la linea di 

demarcazione con il fondo del vicino; pertanto il giudice non 

può arrestare la propria indagine all’esame dei titoli di una sola 

parte, ma deve prendere in considerazione anche quelli dell’altra 

e procedere all’esame dei luoghi per riscontrare la corrispondenza 

del confine a quello risultante dall’esame comparativo dei 

titoli, determinando, in caso di difformità, il confine sulla base 

dei titoli stessi 6 ; 

- nel giudizio di regolamento di confini, che ha per oggetto 

l’accertamento di un confine obiettivamente o soggettivamente 

incerto tra due fondi, il giudice dispone di poteri maggiori di 

quelli spettatigli nelle controversie di rivendicazione e di accertamenti 

della proprietà e può scegliere gli elementi probatori 

ritenuti decisivi o avvalersi di più elementi concordati senza 

altro vincolo di pregiudiziali criteri di graduatoria tra gli stessi 

che quello derivante dalla funzione sussidiaria esplicitamente 

attribuita alle mappe catastali 7 . 

Quindi, con quest’azione (actio finium regundorum) non si 

contesta la reciproca proprietà dei fondi, ma si intende solo adeguare 

il fatto al diritto. In tal caso la Cassazione osserva: 

- l’azione di regolamento di confini non pone in discussione 

i rispettivi diritti di proprietà, ma mira esclusivamente ad eliminare 

l’incertezza sulla demarcazione tra fondi, adeguando la 

situazione di fatto a quella di diritto. Essa non perde tale natura 

ricognitiva neppure nel caso in cui l’eliminazione di quella 

incertezza comporti l’obbligo di rilasciare una porzione indebitamente 

posseduta 8 ; 

- nell’azione di regolamento di confini non vengono in discussione 

i titoli di acquisto ma solo la determinazione quantitativa 

dell’oggetto della proprietà dei fondi confinanti per cui, 

mentre l’attore è sollevato dall’onere di fornire la dimostrazione 

del suo diritto di proprietà in virtù di un titolo di acquisto originario 

o derivativo risalente ad un periodo di tempo atto 

all’usucapione, su entrambe le parti ricade l’onere probatorio 

con la conseguenza che ogni mezzo di prova, anche tecnico o 

presuntivo, può essere utilizzato per la formazione del convincimento 

del giudice. Tale assunto non viene inficiato dal fatto 

che anche nel giudizio di regolamento di confini può proporsi la 

richiesta di rilascio di una zona di terreno compresa tra i due 

fondi contigui, poiché in tal caso il possesso di essa deriva da 

semplice incertezza dei confini, per la promiscuità del possesso 

della zona confinaria o perché si contesti che il confine apparente 

corrisponda a quello reale. In tale caso, infatti, siffatta 

5 Così la Cass. civ., sez. II, 18 a-prile 1994, n. 3663. 

6 Si ricorda la Cass. civ., sez. II, 28 novembre 1989, n. 5183. 

7 Vedi la Cass. civ., sez. li,23gen-naio 1995, n. 739. 

8 Si nota la Cass. civ., sez. II, 1 dicembre 1997, n. 12139. 

n. 2-3/2005 


richiesta non snatura l’azione proposta, trasformandola in 

rivendicazione poiché l’effetto recuperatorio soltanto una conseguenza 

dell’accertamento del confine. Quando invece l’attore 

assume che la superficie del fondo da lui in concreto posseduta 

sia inferiore a quella indicata nel proprio titolo di acquisto e 

denunci lo sconfinamento dal vicino il quale contesti quanto 

affermato dall’attore, invocando a sua volta il proprio titolo di 

acquisto, il conflitto non è più tra fondi, ma fra titoli, con la 

conseguenza che l’attore è soggetto all’onere probatorio dell’azione 

di rivendicazione 9 ; 

- in materia di regolamenti di confini l’elemento primario di 

prova per l’individuazione del confine è rappresentato dal tipo di 

frazionamento allegato ai contratti, che, quale elemento interpretativo 

della volontà negoziale, non lascia margini di incertezza 

nella determinazione della linea di confine tra i fondi 10 . 

I mezzi di prova 

Per quanto concerne la prova, è ammesso ogni mezzo probatorio, 

ivi compreso quello risultante dai titoli, dal possesso, 

dai testimoni, da indagini tecniche, dalla posizione dei fondi, 

dallo stato dei luoghi, dalle consulenze tecniche espletate, dalla 

conformazione geometrica dei fondi, dalla identificazione delle 

linee di confine con altri fondi estranei alla controversia, dalle 

confessioni, dall’esame dei titoli di provenienza, dall’esame 

dei contenuti negli atti di acquisto. 

Pertanto al fine di procedere, in ogni modo, alla determinazione 

del confine dei fondi, il giudice di merito può utilizzare 

ogni mezzo istruttorio, anche di carattere tecnico, preventivo o 

presuntivo ed ha ampia facoltà di scegliere gli elementi probatori 

ritenuti attendibili, idonei, decisivi ed avvalersi di più elementi 

concordati, senza alcuna graduatoria di importanza tra 

gli stessi elementi, mentre sussiste un ordine tra le prove stesse 

(art. 950 C.c.). 

La Cassazione Civile sui mezzi di prova osserva: 

- non è mezzo congruo, al fine di accertare se l’esatto confine 

tra due fondi sia quello in atto esistente od altro diverso, 

l’ammissione di una prova testimoniale diretta a dimostrare che 

il convenuto nell’azione di regolamento di confini, e, prima di 

lui, il suo dante causa hanno posseduto il fondo nella situazione 

di fatto in atto esistente, giacché la questione da risolvere, a 

meno che non sia eccepita l’usucapione, è proprio quella di 

determinare se il fatto di possesso, attuale od anteriore, della 

zona di confine sia corrispondente al confine quale avrebbe 

dovuto essere secondo i titoli di acquisto 11 ; 

- la prova del confine tra fondi, nell’azione di regolamento ai 

sensi dell’art. 950 C.c., può essere data con qualsiasi mezzo, 

anche testimoniale, spettando al giudice di merito scegliere le 

risultanze probatorie decisive 12 ; 

- nel giudizio di regolamento di confini la contestazione non 

verte sui titoli di proprietà dei contendenti bensì sull’estensione 

dei rispettivi fondi, fra cui è incerta la linea di confine, e, pertanto, 

l’indagine del giudice del merito volta all’individuazione del 

confine deve rivolgersi non solo alla semplice indicazione della 

estensione risultante dai titoli, ma anche - ed a maggior ragione 

nel caso di estensione indicata “a corpo e non a misura” - ad 

9 Si veda la Cass. civ., sez. II, 21 novembre 2000, n. 15013. 

10 In tal senso la Casss. civ., sez. II, 1dicembre 2000, n. 15386. 

11 Vedi la Cass. civ., sez. II, 12 gennaio 1977, n. 129. 

12 Vedi la Cass. civ, sez; II, 26 luglio 1999, n. 8072. 

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128 


ogni altro elemento utile (es. conformazione geometrica dei fondi 

o identificazione delle linee di confine con altri fondi estranei 

alla controversia) costituente indispensabile punto di partenza 

della misurazione di detta estensione 13 ; 

- a norma dell’art. 950 C.c. è ammissibile qualsiasi mezzo di 

prova per la determinazione del confine tra due fondi; tuttavia, 

qualora si tratti di fondi appartenuti originariamente come unico 

appezzamento ad un solo proprietario, deve necessariamente farsi 

riferimento agli atti di frazionamento allegati ai contratti di 

vendita o di divisione, quando dalle misure ivi contenute possono 

essere desunti elementi idonei ad individuare con esattezza la 

linea di confine tra due proprietà 14 ; 

- al fine di determinare il confine tra fondi il giudice di merito 

pur avendo ampia facoltà di scegliere gli elementi ritenuti 

decisivi o di avvalersi di più elementi concordati, senza alcuna 

graduatoria di importanza (salvo per le indicazioni solo sussidiarie 

delle mappe catastali), non può tuttavia prescindere dall’esame 

dei titoli di acquisto delle rispettive proprietà né, trattandosi 

di lotti separati di un appezamento in origine unico, dalle misure 

risultanti dalle planimetrie allegate agli atti di vendita e dal tipo 

di frazionamento contenente gli estremi della lottizzazione quando 

le misure stesse siano gli unici elementi idonei ad individuare 

la linea di demarcazione tra due proprietà 15 . 

In mancanza di altri elementi probatori, il giudice deve 

stabilire il confine come delineato dalle mappe catastali: l’art. 

950 C.c., comma tre, ponendo tale regola ha attribuito alle mappe 

catastali un carattere meramente sussidiario di prova, data la 

natura solo presuntiva del catasto (non probatorio), il quale non 

fornisce la vera prova della proprietà.Ovvero il giudice ricorre al 

sistema di accertamento mediante le mappe catastali solo in 

caso di obiettiva e assoluta mancanza di prove idonee a determinare 

il confine in modo certo, secondo la valutazione incensurabile 

del giudice di merito. La non affidabilità delle mappe catastali, 

per la determinazione della linea di confine, dipende 

soprattutto dalla loro riproduzione. 

Infatti in catasto esistono le seguenti mappe: 

1. mappa originale d’impianto: è disegnata su carta forte, 

non pubblica e non aggiornata, è la più precisa; 

2. mappa matrice: è la riproduzione su carta lucida della 

mappa originale d’impianto, serve per produrre fotocopie, viene 

periodicamente aggiornata; 

3. mappa di misura: è una eliocopia della matrice fatta su 

carta opaca resistente e serve per consultazione, viene aggiornata 

e una volta usurata viene archiviata e ne viene riprodotta un’altra 

per la visura. 

Dato che la consultazione avviene esclusivamente sulla mappa 

di misura, la stessa consultazione presenta degli errori rispetto 

alla mappa originale, e delle diversità che riguardano sia l’inquadramento 

della rete, sottorete e di dettaglio catastale sia errori di 

deformazioni del tipo di carta a seguito della eliocopia. 

Si tenga anche presente che nella scala comune (1:2000) 1 

mm = 2 m, e quindi è facile capire come la posizione dei confini 

rilevati dalla sola mappa catastale è sempre incerta e diversa dalla 

reale posizione che essi avevano sul terreno. 

Inoltre è possibile, nella determinazione dei confini in contestazione, 

fare riferimento alle misure risultanti dalle planimetrie 

catastali e al tipo di frazionamento allegate agli atti di vendita e/o 

13 In tal senso la Cass. civ., sez. II, 5 aprile 1984, n. 2211. 

14 Si veda la Cass. civ., sez. II, 24 agosto 1994, n. 7498. 

all’atto di divisione dal quale le parti derivano il loro diritto, poiché 

solo detto grafico o le misure sono gli unici elementi idonei 

ad individuare esattamente la linea di demarcazione fra le due 

proprietà. 

Inoltre se viene eseguito un rilievo esiste certamente difformità 

tra rilievi e archivi catastali: 

- è possibile confrontare analiticamente i due rilievi, in quanto 

la particella riportata nei documenti catastali deriva da un frazionamento 

o da un disegno quotato; in questo caso la differenza 

tra le distanze non dovranno superare le tolleranze; 

- non è possibile un confronto analitico tra rilievo attuale e la 

mappa catastale; si effettua allora un confronto diretto per 

sovrapposizione grafica verificando che le distanze tra i punti 

corrispondenti soddisfino la relazione: [d1 - d2) < 1,5/ 3,00 [m]; 

- l’area rilevata non deve differire dall’area riportata negli 

archivi catastali di una quota superiore a 1/20 (art. 1538 C.c.). 

Se invece queste verifiche, lineare e superficiale, non sono 

soddisfatte, occorre eseguire a parte una mappa regolarmente 

quotata, della quale risulti la configurazione geometrica reale 

della particella rilevata, in scala maggiore o uguale a quella della 

mappa catastale di riferimento. Nei casi di rideterminazione della 

superficie di una particella catastale, generalmente si determinerà 

un valore dell’area diverso da quello precedente, potendo 

essere diverse le metodologie di rilievo adottate. Si riterrà invariata 

l’area rilevata (e quindi sarà mantenuta negli archivi catastali 

l’area precedente) se essa si scosterà da quella precedente di 

un valore inferiore alla tolleranza data dalla seguente relazione: 

T = 1/3 (A/1000 +VA), in cui A rappresenta la media dei valori 

in esame (precedente e attuali) e T la nuova tolleranza; sia l’area 

A che la tolleranza T sono espresse in metri quadrati. 

Inoltre anche i dati catastali possono essere utilizzati in 

mancanza di elementi di prova, ai fini di una determinazione 

certa del confine, anche se hanno un valore puramente indicativo 

e costituiscono un sistema di accertamento solo sussidiario. 

Le fasi di accertamento sono due: una di natura tecnica e l’altra 

giuridica. 

La prima fa osservare che spetta ai tecnici il compito di trovare 

le giuste soluzioni di compromesso avvalendosi del loro 

buon senso, della competenza e dell’esperienza professionale da 

un lato, mentre dall’altro essi devono essere una guida “sensibile 

e intelligente” delle persone chiamate in causa. 

La seconda fa osservare che il giudice di merito può utilizzare 

le mappe catastali, i dati catastali, eventuali rilievi celerimetrici, 

non solo nel caso di mancanza assoluta ed obiettiva di altri 

elementi, ma anche nel caso che questi, per la loro consistenza o 

per ragioni relative alla loro attendibilità, risultino non utili 

secondo l’accertamento incensurabile ed incontestabile del giudice. 

La Cassazione Civile, per l’art. 950 C.c., comma tre, 

osserva: 

- la regola stabilita dall’ultimo comma dell’art. 950 C.c., secondo 

cui il giudice, in mancanza di altri elementi, si attiene al 

confine delineato dalle mappe catastali, è applicabile anche nel 

caso in cui all’accertamento del confine si proceda in via incidentale 

(nella specie, ai fini della verifica del rispetto delle 

distanze per le vedute) fuori del tipico processo di regolamento 

di confini previsto nel citato articolo 16 ; 

- in tema di azione per regolamento di confini i dati catastali 

15 Vedi la Cass. civ., sez. II, 28 giugno 2000, n. 8793. 

16 La Cass. civ., sez. II, 6 maggio 1988, n. 3379. 

n. 2-3/2005

hanno un valore puramente indicativo e costituiscono un sistema 

di accertamento solo sussidiario, giustificato dall’assoluta 

mancanza di elementi di prova o della loro idoneità ai fini di 

una determinazione certa del confine. Pertanto i criteri di tolleranza 

catastale non trovano applicazione nel caso in cui l’elemento 

di prova primario è rappresentato dal tipo di frazionamento 

allegato ai contratti che quale elemento interpretativo 

della volontà negoziale, non lascia margini di incertezza nella 

determinazione della linea di confine tra i fondi e prevale sul 

difforme dato catastale 17 ; 

- in tema di regolamento di confini, l’art. 950 C.c. consente 

al giudice di ricorrere al sistema di accertamento mediante le 

mappe catastali solo in caso di obiettiva ed assoluta mancanza di 

prove idonee a determinare il confine in modo certo, in quanto in 

tale materia le mappe catastali costituiscono solo un elemento 

probatorio di carattere sussidiario. Pertanto, quando gli altri elementi 

probatori permettono l’individuazione del confine reale, 

tali elementi prevalgono sui dati tratti dalle mappe catastali e il 

riferimento ad esse deve ritenersi non necessario 18 ; 

- in tema di regolamento di confini, le mappe catastali sono 

un mezzo di prova sussidiario e subordinato, che, pertanto, è 

inutilizzabile allorché il giudice del merito ritenga, con tipico 

apprezzamento di fatto, di poter identificare il confine reale 

mediante il ricorso ad altri elementi probatori (nella specie, 

dichiarazioni testimoniali e situazione dei luoghi) 19 ; 

- nella determinazione dei confini in contestazione deve farsi 

riferimento alla planimetria catastale presupposta all’atto di 

divisione dal quale le parti derivano il loro diritto, poiché solo 

detto grafico consente, con certezza, l’individuazione dei confini 

20 ; 

- la prova della proprietà di beni immobili non può essere 

fornita con la produzione dei certificati catastali, i quali sono 

soltanto elementi sussidiari in materia di regolamento di confini 

ai sensi dell’art. 950 C.c., né con pretesi riconoscimenti della 

controparte, essendo necessario in materia l’atto scritto ab substanziam 

o un fatto equiparato, come, l’usucapione, né può riconoscersi 

la proprietà immobiliare in base ad un procedimento 

deduttivo, e quindi, in base ad un atto o fatto che possa presupporla 

ma non la consacra direttamente a favore del soggetto, 

come il decreto pretorile di riconoscimento dell’usucapione ex 

art. 1159 bis C.c. 21 ; 

- in tema di regolamento di confini il valore probatorio della 

mappa catastale è meramente sussidiario anche nei territori dello 

Stato in cui vige il regime tavolare e pertanto ad essa è consentito 

ricorrere soltanto in caso di obiettiva ed assoluta mancanza 

di prove idonee a determinare il confine in modo certo 22 . 

Quando nessun elemento sopraddetto torni utile all’esatta 

determinazione del confine, il giudice non può rifiutare una 

pronuncia, ma deve adottare una soluzione equitativa che elimini 

l’incertezza. 

Il confine così determinato però, costituirà sempre espressione 

di una situazione giuridica preesistente 23 , ovvero questa 

sentenza non trasferirà alcuna parte di terreno da uno all’altro 

dei proprietari, ma dirà quale era in origine il confine tra essi. 

17 Vedi la Cass. civ., sez. II, 16 maggio 1981, n. 3222. 

18 Si nota la Cass. civ., sez. II, 12 febbraio 1986, n. 861. 

19 Si ricorda la Cass. civ., sez. II, 18 maggio 1918, n. 3284. 

20 Così la Corte d’Appello di Palermo, 2 marzo 1994. 

21 Vedi la Cass. civ., sez.II,11 novembre 1997, n. 11115. 

n. 2-3/2005 


L’azione di rivendicazione 

-Differenze tra l’azione di rivendicazione e il regolamento di 

confini 

L’azione di rivendicazione presuppone la certezza del confine 

riguarda essenzialmente la questione dell’appartenenza di una 

determinata zona, della quale una delle parti si ritiene proprietaria e 

chiede il rilascio all’altra che la possiede, facendo quindi sorgere un 

conflitto di titoli di proprietà. 

L’ azione di rivendicazione non va confusa con l’azione di regolamento 

di confini. Con la prima la controversia verte sui rispettivi 

titoli di proprietà, con l’azione di regolamento di confini il conflitto 

concerne invece la demarcazione dei limiti di confini tra due fondi 

confinanti quando manchino segni distintivi che li contrassegnino. 

Distinguere le due azioni è rilevante sotto il profilo probatorio: la 

prova del confine può essere data in qualsiasi modo e, in mancanza 

di prove, il giudice può procedere all’accertamento anche mediante 

l’esame delle mappe catastali. 

La promiscuità del processo è presupposto dell’incertezza, quindi 

porta all’azione di regolamento per rendere certo il confine; 

quando invece il possesso è certo, chi ha perso la porzione di terreno 

determinato deve promuovere azione di rivendicazione. Per provare 

il proprio diritto di proprietà sulla porzione di terreno persa 

sarà necessario la “probatio diabolica”, ovvero si dovrà risalire 

fino ad un acquisto a titolo originario,mentre, nella promiscuità del 

possesso ogni mezzo di prova è valido, compresa quella risultante 

dai titoli, del possesso, da indagini tecniche, da testimonianze circa 

una vecchia collocazione dei termini. In mancanza di elementi probatori, 

il giudice stabilisce il confine come delineato dalle mappe 

catastali. La Cassazione Civile, sull’azione di rivendica osserva: 

- l’azione di rivendica presuppone un conflitto di titoli determinato 

dal convenuto il quale oppone a suo favore un titolo 

(anche non negoziale) diverso da quello su cui l’attore fonda la sua 

istanza. Nell’azione di regolamento di confini, invece il conflitto è 

tra i fondi, in quanto il convenuto deduce che in forza del titolo 

dedotto dall’attore e del titolo di proprietà del fondo a lui appartenente, 

il confine è diverso, senza che rilevi l’effetto recuperatorio di 

detta domanda, che consegue all’eliminazione del preesistente stato 

di incertezza sui confini 24 ; 

- l’azione di rivendica e l’azione di regolamento di confini si 

distinguono fra loro, in quanto mentre per la prima l’attore, sull’assunto 

di essere proprietario della cosa e di non averne il possesso, 

agisce contro il possessore o il detentore per ottenere il riconoscimento 

giudiziale del suo diritto dominicale e per conseguire la restituzione 

della cosa stessa; con la seconda invece tende soltanto a far 

accertare l’esatta linea di confine di demarcazione fra il proprio fondo 

e quello convenuto, allegandone l’oggettiva incertezza oppure 

contestando che il confine di fatto corrisponda a quello indicato nei 

rispettivi titoli di acquisto, cosicché l’eventuale richiesta di restituzione 

di una porzione di terreno a confine si pone come mero corollario 

dell’invocato accertamento 25 ; 

- è azione di rivendica della proprietà (art. 948 C.c.) quella fondata 

e contrastata in base ai rispettivi titoli di acquisto, mentre è azione 

di regolamento di confini (art. 950 C.c.) quella volta ad individuare 

la demarcazione tra fondi per rimuovere la relativa incertezza 26 ; 

22 Si nota la Cass. civ., sez. li, 21 dicembre 1999, n. 14379. 

23 Si veda la Cass. civ., sez. II, 31 agosto 1966, n. 2297. 

24 Ciò è stato osservato dalla Cass. civ., sez. II, 19 settembre 1995, n. 9900. 

25 Si vede a questo riguardo la Cass. civ., sez. Il, 23 maggio 2000, n. 6681. 

26 Si ricorda la Cass. civ., sez. II, 6 febbraio 1998, n. 1204. 

129

130 


- il ricorso alle risultanze delle mappe catastali è consentito al 

giudice solo nell’azione di regolamento di confini e non pure nell’azione 

di rivendicazione, poiché, mentre nel primo caso il giudice 

deve procedere alla determinazione del confine pur se l’attore non 

fornisca alcuna prova certa in proposito, l’onere probatorio a carico 

di chi agisce in rivendicazione è rigoroso, e, in mancanza della prova 

certa della proprietà, il giudice deve respingere la domanda 27 ; 

- l’azione di rivendica e l’azione di regolamento di confini 

si distinguono tra loro in quanto, mentre, con la prima, l’attore, 

sull’assunto di essere proprietario della cosa e di non averne il 

possesso, agisce contro il possessore o detentore per ottenere il 

riconoscimento giudiziale del suo diritto di proprietà sulla cosa 

stessa; con la seconda, invece, l’attore tende soltanto all’accertamento 

dell’esatta linea di demarcazione tra il proprio fondo e 

quello del convenuto, allegandone l’oggettiva incertezza, ovvero 

contestando che il confine di fatto corrisponda a quello indicato 

nei rispettivi titoli di acquisto. Ne consegue che l’azione di 

rivendica postula l’esistenza di un conflitto tra titoli determinato 

dal convenuto che nega la proprietà dell’attore, contrapponendo 

al titolo da costui vantato un proprio, diverso, incompatibile 

titolo di acquisto, originario o derivativo, mentre ”actio 

finium regundorum” presuppone non una controversia sui titoli, 

bensì la contestazione della sola delimitazione delle rispettive 

proprietà, causata dall’incertezza oggettiva o soggettiva del 

confine, senza che essa perda la sua natura ricognitiva nel caso 

in cui l’eliminazione dell’incertezza comporti, come corollario, 

l’obbligo di rilascio di una porzione di fondo indebitamente 

posseduta 28 . 

Regolamento stragiudiziale del confine 

I proprietari di fondi finitimi possono risolvere in modo amichevole 

la ricerca della linea del confine, mediante un negozio di 

accertamento (figura negoziale atipica) inteso a risolvere l’incertezza 

intorno ad una situazione giuridica, elaborando una scrittura privata, 

eventualmente registrata, ai fini della opposizione a terzi. 

Sarebbe auspicabile che la linea di confine fosse individuata con 

l’aiuto di un tecnico che apponga i termini ed elabori una planimetria 

dei luoghi. 

In conclusione in questo modo, il rimedio per eliminare l’incertezza 

è la via transattiva, attraverso un regolamento convenzionale 

del rapporto, dove le parti abbandonano le re-ciproche 

posizioni e si fanno reciproche concessioni, raggiungendo determinate 

volontà. 

A tal proposito la Cassazione Civile osserva: 

- il regolamento amichevole della linea di confine tra due fondi 

realizza un negozio che, risolvendo la potenziale contesa sulla ricerca 

del confine, vieta alle parti di chiedere in via giudiziale il regolamento 

medesimo; esso è un negozio di accertamento, libero da forme 

e anche delegabile (Cass. Civ. 1548/73); 

- il regolamento amichevole della linea di confine tra due fondi 

realizza un negozio di accertamento che vieta alle parti di chiudere 

in via giudiziale il regolamento stesso. L’anzidetto negozio postula 

un contrasto, sia pure virtuale, fra i confinanti in ordine alla linea di 

demarcazione tra i rispettivi fondi e non è pertanto configurabile nel 

momento stesso della vendita di uno dei due fondi limitrofi appartenente 

ad uno stesso proprietario ad altro soggetto, trattandosi in tale 

ipotesi solo di interpretare la volontà delle parti in ordine all’esten- 

= 

27 Si nota la Cass. civ., sez. II, 18 luglio 1980, n. 4716. 

28 Si ricorda la Cass. civ., sez. II, 23 maggio 2000, n. 6681. 

sione del bene compravenduto lungo il confine con quello rimasto 

di proprietà del venditore 29 . 

La Pretura di Brindisi in data 4 marzo 1997 ha emanato la 

seguente sentenza: «La scrittura privata con la quale i confinanti, 

ponendo fine ad una lite in atto, individuano, con l’aiuto di una planimetria 

stesa da un tecnico, l’esatto confine dei fondi, ha natura di 

negozio di accertamento; conseguentemente, una successiva proposta 

dell’azione di regolamento dei confini da uno di essi è vietata 

poiché la situazione rappresentata nel negozio ha valore vincolante 

ed il giudice non è abilitato ad accertare una situazione 

diversa della linea di confine rispetto a quella concordata» 

Azione per apposizione di termini 

Aspetti generali 

Se i termini tra fondi contigui mancano o sono diventati irriconoscibili, 

ciascuno dei proprietari ha diritto di chiedere che essi 

siano apposti o ristabiliti a spese comuni (art. 951 C.c.). 

L’ azione per apposizione di termini disposta dall’art. 951 del 

C.c., differisce dall’azione di regolamento, perché essa presuppone 

la linea di confine certa e incontestata, e, per altro non incide 

sulla “res” oggetto della proprietà come l’azione di regolamento 

e quindi non ha natura rete, ma personale. 

Anche quest’azione ha carattere duplice (iudicium duplex), 

perché ciascuno dei proprietari può intentarla, e le parti contrapposte 

hanno la stessa reciproca posizione di pretesa e di difesa. 

L’azione per apposizione di termini, può essere esercitata 

cumulativamente con l’azione di regolamento di confini, in via 

accessoria e concessoria e conseguenziale ad essa (Cass. Civ. 27 

novembre 1954, n. 4327). 

Quest’azione è disposta solo per rendere visibile o riconoscibile 

il confine certo e determinato, ove manchino i segni materiali 

che li rendono visibilmente percepibili (Cass. 27.03.1990, n. 

2461) e le parti vogliano apporre un termine o altro segno materiale 

del confine stesso. Una volta avviata questa azione, il vicino 

viene chiamato in giudizio non solo per dividere le spese, ma 

anche per attuare una collaborazione che eviti successivamente 

diverbi e anche perché l’apposizione dei termini richiede lavori 

di scavo che interessano in parte anche il fondo limitrofo.. 

I termini potrebbero essere mancanti o irriconoscibili rispetti 

e quindi quest’azione può comprendere anche la verificazione di 

confini, che si attua quando i segni del confine sono già apposti e 

si tratta di verificare se si trovano nel luogo dovuto. Anche questa 

è un’azione personale.Per quanto riguarda il vocabolo termini, 

s’intendono quei segni che vengono apposti lungo il confine, che 

sono parzialmente infissi nel terreno in modo tale che non vengano 

facilmente spostati. Possono essere “lapidei” o di altro 

materiale. Infatti, l’art. 951 del C. c. non prescrive il materiale 

che deve costituire il termine e possono valere anche “reti metalliche” 

solidamente apposte su supporti di ferro, infissi nel terreno 

(Cass. Civ. 18 giugno 1949, n. 1537). 

La spesa è a carico di tutti i proprietari interessati e va ripartita 

in parti uguali prescindendo dall’estensione o dal valore 

delle rispettive proprietà, perché i termini sono comuni senza 

alcuna distinzione. 

Infine, si conclude che quest’azione forse è inutile visto che 

ciascuno dei proprietari può recintare il proprio fondo senza chiedere 

il permesso al vicino, e nei centri urbani il confinante può 

29 Si veda la Cassazione civile, sezione II, 29 novembre 1996, 

n. 10626. 

n. 2-3/2005

costringere i vicini a contribuire per la metà alle spese di costruzione 

dei muri di confine. A tal proposito la Cassazione Civile 

osserva: 

- l’azione per l’apposizione dei termini di cui all’art. 951 C.c., 

rientrante nella competenza del pretore ai sensi del numero due 

dell’articolo 8 del C.p.c., tende ad ottenere che i confini (certi) tra 

proprietà contigue siano resi visibili attraverso una delimitazione 

materiale. Questa peculiare finalità conferisce alla detta azione 

carattere di autonomia, sostanziale e processuale, per cui essa è 

esprimibile anche se esiste la possibilità di ottenere per altra via 

lo stesso risultato pratico 30 ; 

- l’art. 951 C.c., nel disporre che ciascuno dei proprietari 

confinanti ha diritto di chiedere che i termini siano apposti a 

spese comuni, si riferisce all’apposizione materiale dei segni 

di confine e non riguarda pertanto la disciplina delle spese giudiziali 

inerenti alla causa instaurata ai sensi della stessa norma 

31 ; 

- l’azione per l’apposizione di termini, di natura personale 

e presupponente che il confine tra due fondi sia certo e pacifico 

si modifica in quella rete di regolamento di confini, per 

implicito contenuta nella richiesta di apposizione di termini, 

ove in relazione alle eccezioni sollevate dal convenuto, insorga 

tra le parti contrasto sulla linea di confine lungo la quale i termini 

debbano essere apposti 32 . 

Azione per l’apposizione dei termini e azioni di regolamento 

di confini 

La differenza tra azione per apposizione di termini e quella 

di regolamento di confini risiede nel * * * che mentre nella 

prima il confine tra due fondi è certo ed incontrastato e si 

vuole soltanto apporli perché mancanti o divenuti irriconoscibili, 

i segni di delimitazione al fine di evitare possibili 

sconfinamenti o usurpazioni, nella seconda, invece, pur 

prescindendosi da * * * contestazione circa il diritto di proprietà 

risultante dai titoli, vi è incertezza in ordine alla linea 

di demarcazione tra fondi limitrofi. In tal senso la Cassazione 

30 Si nota la Cass. civ., sez. II, 12 maggio 197, n. 1288. 

31 La Cass. civ., sez. II, 5 dicembre 198, n. 6107. 

32 Si ricorda la Cass. civ., sez. II, 5 dicembre 1985, n. 6107. 

33 Si veda la Cass. civ., sez. II, 8 marzo 1971, n. 632. 

34 In tal senso la Cass. civ., sez. II, 15 dicembre 1984 n. 6573. 

35 Così la Cass. civ., sez. II, 30 novembre 1988, n. 6500. 

n. 2-3/2005 

TEOREMA DEL GUADAGNO 


osserva: 

- l’azione di apposizione dei termini, pur presupponendo 

un confine certo, può essere esercitata cumulativamente con 

l’azione di regolamento di confini 33 ; 

- il carattere personale dell’azione per apposizione di termini, 

distinta da quella reale di regolamento di confini, non 

osta a * * * la prima possa essere esplicitamente o implicitamente 

*** nella controversia promossa *** la seconda, 

quale pretesa accessoria e conseguenziale, in *** situazione 

in cui non solo manchi un confine certo e determinato, ma 

difettino anche segni esteriori del confine stesso 34 ; 

- a differenza dell’azione di apposizione di termini (art. 

951 C.c.) la quale presuppone l’esistenza di un confine certo 

e determinato e mira ad ottenere soltanto che la linea di 

demarcazione tra proprietà contigue sia resa riconoscibile 

mediante la collocazione di segni esteriori che indichino 

materialmente il tracciato, l’azione di regolamento di confini 

(art. 950 C.c.) presuppone invece l’incertezza tra i confini dei 

fondi contigui, la quale può derivare tanto dalla mancanza di 

qualsiasi limite (incertezza oggettiva) tanto dalla contestazione 

sul confine esistente (incertezza soggettiva) perché la 

rimozione dell’incertezza e la determinazione quantitativa 

dell’oggetto della proprietà dei due confinanti, nella presupposta 

e non controversa validità ed efficacia dei titoli di 

acquisto delle parti. Da tanto consegue che, mentre le cause 

di apposizione di termini ai sensi dell’art. 8 C.p.c. rientrano 

nella competenza per materia del pretore qualunque ne sia il 

valore, le cause di regolamento di confini rientrano tra quelle 

relative ai beni immobili, assoggettate alla regola della distribuzione 

della competenza per valore tra pretore e tribunale in 

base ai criteri posti dall’art. 15 C.p.c. con riguardo al valore 

della perte controversa dell’immobile 35 . 

BIBLIOGRAFIA 

Il Codice civile annotato con la giurisprudenza (1999), di F. 

Caringella, G. De Mazo, F. Izzo, Edizioni Giuridiche Simone, 

Napoli. 

Commento breve al Codice civile, di Cian G. Trabucchi, A., 

Breviaria, luris, Cedam, Padova Manuali di diritto privato 

(1999), Schlesiger P. e Torrente A., Giuffrè, Milano. 

«Il Trabucco» 

Il teorema del guadagno (Tdg) afferma che gli uomini di cultura non potranno mai guadagnare quanto gli uomini d’affari. 

Ciò si dimostra risolvendo una semplice equazione. 

DIMOSTRAZIONE 

L’equazione si basa su due assiomi: 1) la Conoscenza è Potenza; 2) Il Tempo è Denaro. 

Noto che Potenza = Lavoro:Tempo, applicando gli assiomi 1 e 2 si ha: Conoscenza = Lavoro: Denaro. Dunque Denaro = 

Lavoro:Conoscenza. 

Dal che si deduce che: se la Conoscenza tende a Zero, il Denaro tende verso Infinito, qualunque sia la quantità di lavoro, 

anche se molto modesta. Viceversa, quando la Conoscenza tende verso Infinito, il Denaro tende a Zero anche se il lavoro è 

molto qualificato. 

CONCLUSIONE 

Meno conoscete e più guadagnerete. Se avete avuto qualche difficoltà di comprensione, ci sono buone possibilità che prima 

o poi facciate molta grana. Se invece avete capito tutto, siete fregati. 

131

132 

Condominio 

MANCATA CONVOCAZIONE DEI CONDOMINI 

E ANNULLABILITÀ DELLA DELIBERA 

di Ettore Ditta 

Dopo alcuni anni le Sezioni Unite della Corte di 

Cassazione hanno affrontato e risolto un contrasto 

giurisprudenziale sorto a seguito della sentenza 

della Cassazione n. 31 del 5 gennaio 2000, la quale, capovolgendo 

un orientamento costantemente affermato in 

passato, per la prima volta ha affermato la mera annullabilità 

della delibera approvata nel corso di una assemblea 

alla quale non tutti i condomini sono stati regolarmente 

convocati. Anche le Sezioni unite adesso hanno confermato 

che una delibera simile non è nulla, ma solo annullabile. 

Mancata convocazione e annullabilità 

Nel commento alla sentenza n. 31 del 5 gennaio 2000, 

avevamo concluso domandandoci se il contrasto nella giurisprudenza 

della Cassazione sorto a seguito dell’emanazione 

di quella sentenza sarebbe stato risolto a favore del 

principio innovativo contenuto in essa, oppure con la conferma 

dell’esattezza dell’orientamento giurisprudenziale, di 

segno opposto, tradizionalmente applicato in questo settore. 

La giurisprudenza successiva delle Sezioni semplici si è 

totalmente adeguata al nuovo principio enunciato dalla 

Suprema Corte (Cass. n. 1292 del 5 febbraio 2000; n. 

11739 del 1° agosto 2003; n. 143 del 9 gennaio 2004; n. 

8493 del 5 maggio 2004). Adesso, con la sentenza n. 4806 

del 7 marzo 2005 emessa dalla Corte di Cassazione a 

Sezioni Unite, abbiamo avuto la conferma che il 

tradizionale principio della nullità della delibera approvata 

dall’assemblea alla quale non sono stati convocati tutti i 

condomini si deve ritenere completamente abbandonato in 

favore della regola della mera annullabilità di una siffatta 

delibera; infatti, secondo questo nuovo orientamento, configurano 

cause di nullità unicamente i vizi gravi concernenti 

l’impossibilità giuridica o l’illiceità dell’oggetto, mentre 

tutte le altre forme di invalidità comportano solo l’annullabilità 

della delibera con conseguente termine di decadenza 

di soli trenta giorni per l’impugnazione. 

In questo modo da una parte risulta certamente minore 

la tutela per il singolo condomino che non riceve la convocazione 

all’assemblea: dall’altra, però, viene anche a essere 

rafforzata la fase deliberativa del condominio in quanto le 

occasioni per invalidare quanto deliberato vengono sottoposte 

a un notevole limite. 

La distinzione fra delibere nulle e annullabili 

Nonostante la totale mancanza, nel testo della legge, di 

qualsiasi riferimento in proposito, da tempo la giurisprudenza 

di legittimità e di merito distingue le delibere condominiali 

viziate in due grandi gruppi: quello delle delibere 

nulle e quello delle delibere annullabili. 

L’art. 1137, comma 2, cod. civ.,che è l’unica disposizione 

legislativa esistente in materia di condominio relativa 

all’impugnazione delle delibere, fa un generico riferimento 

alle deliberazioni contrarie alla legge e al regolamento contro 

le quali ogni condomino dissenziente ha il diritto di 

ricorrere all’autorità giudiziaria ordinaria entro il termine 

di decadenza di trenta giorni, che decorrono dalla data della 

deliberazione per i dissenzienti e dalla data di comunicazione 

del verbale per gli assenti.Anche se la disposizione in 

esame non lo dice esplicitamente, l’art. 1137 cod. civ. viene 

ugualmente interpretato nel senso che esso disciplina i soli 

casi di annullabilità della delibera,dal momento che il 

ricorso all’autorità giudiziaria ordinaria è ammesso soltanto 

entro il termine, a pena di decadenza,di 30 giorni.In proposito,infatti,si 

osserva che la nullità di un atto, proprio per 

la sua natura, non può tollerare l’apposizione di termini per 

l’impugnazione;di fatto un atto nullo manca di un elemento 

costitutivo essenziale e, quindi,può essere impugnato in 

qualsiasi tempo.In questo modo nella prassi e nella giurisprudenza 

si è affermata, a fianco della categoria delle delibere 

condominiali annullabili, la categoria delle deliberazioni 

che sono del tutto nulle in quanto colpite dai vizi più 

gravi e che, in mancanza di un’espressa disciplina legislativa, 

sono state regolamentate mediante l’applicazione analogica 

delle disposizioni dettate dal codice civile a proposito 

della nullità dei contratti 

La sentenza delle Sezioni Unite 

La sentenza delle Sezioni Unite in commento trae origine 

da una impugnazione di delibera assembleare esercitata 

da due condomini a seguito della loro mancata convocazione 

all’assemblea. Sia in primo sia in secondo grado la 

domanda dei due condomini era stata respinta con la motivazione 

che il vizio di omessa comunicazione dell’avviso 

di convocazione dell’assemblea costituisce vizio del procedimento 

che rientra nell’annullabilità e che, di conseguenza, 

il condomino decade dal diritto di impugnare la delibera 

viziata dopo che è decorso inutilmente il termine di trenta 

giorni. 

Come si è già detto, adesso pure la Suprema Corte - che 

si è riunita a Sezioni Unite dopo che la II Sezione ha rilevato 

la presenza di orientamenti giurisprudenziali divergenti 

in tema di invalidità delle delibere - ha confermato questo 

principio. Nella motivazione della sentenza, le Sezioni unite 

hanno innanzitutto effettuato una ricognizione, a livello 

sia dottrinale sia giurisprudenziale, sui problemi della 

nullità e dell’annullabilità delle delibere dell’assemblea 

condominiale. Per quanto riguarda la dottrina è stato ricordato 

che, secondo alcuni autori, sono mille le delibere prive 

dei requisiti essenziali oppure aventi a oggetto impossibile 

o illecito, oppure esorbitanti dalla sfera dei compiti dell’assemblea, 

oppure che ledono i diritti di ciascun condomino 

sulle cose e i servizi comuni o sul proprio piano o appartamento: 

e che sono, invece, annullabili le delibere affette da 

vizi formali, prese in violazione delle prescrizioni legali, 

n. 2-3/2005

convenzionali, regolamentari attinenti al procedimento di 

convocazione e di informazione dell’assemblea. Secondo 

altri autori inoltre si deve fare riferimento ai principi generali 

e alle disposizioni dettate a proposito delle delibere 

societarie e quindi hanno ritenuto nulle le delibere aventi a 

oggetto materie sottratte alla competenza dell’assemblea, la 

ripartizione delle spese secondo crileri diversi da quelli 

legali, contenuto illecito o impossibile, la menomazione dei 

diritti spettanti a ciascun condomino e quelle contrarie a 

norme imperative: mentre sono annullabili le delibere 

assunte a seguilo di un procedimento viziato oppure inficiate 

da eccesso di potere perché invadono il campo riservato 

alla competenza dell’amministrazione. 

A proposito specificamente dell’omessa comunicazione 

della delibera la Suprema Corte ha ricordato che, fino 

all’anno 2000, era stato costantemente applicato il principio 

che da essa consegue una delibera nulla; sul punto si 

possono ricordare, fra le tante: 

Cass. n. 10886 del 1° ottobre 1999, secondo cui la sanzione 

della nullità della delibera è comminata nel caso in 

cui non tutti i condomini sono informati della convocazione, 

nel caso in cui la delibera è priva degli elementi 

essenziali e nel caso in cui ha un oggetto impossibile o illecito; 

Cass. n. 5267 del 12 giugno 1997, secondo cui la mancata 

comunicazione anche a uno solo dei condomini dell’avviso 

di convocazione dell’assemblea condominiale 

comporta la nullità radicale e non l’annullabilità della deliberazione 

e l’onere di provare che tutti i condomini sono 

stati tempestivamente avvisati incombe sul condominio 

convenuto con l’azione di nullità; 

Cass. n. 9109 del 9 dicembre 1987, secondo cui costituisce 

requisito essenziale per la validità di qualsiasi deliberazione 

assembleare la preventiva convocazione di tutti i 

condomini di un edificio all’adunanza, con la conseguenza 

che la mancata prova della avvenuta comunicazione o della 

certa conoscenza, per altra via, dell’avviso di convocazione 

da parte degli aventi diritto a partecipare all’adunanza 

comporta la nullità assoluta e insanabile della deliberazione. 

Invece, a partire dal 2000, con le sentenze n. 31 del 5 

gennaio 2000, n. 1292 del 5 febbraio 2000 e 11739 del 1° 

agosto 2003 (e altre ancora successive), la Cassazione ha 

ritenuto di modificare il proprio orientamento e ha affermato 

che la mancata comunicazione dell’avviso di convocazione 

dell’assemblea condominiale a un condomino determina 

la semplice annullabilità della delibera. 

Il nuovo orientamento si fonda sul combinato disposto 

degli art. 1105, comma 3, e 1109, cod. civ., dettati per la 

comunione, secondo i quali, per la validità delle deliberazioni, 

tutti i partecipanti alla comunione devono essere 

stati preventivamente informati dell’oggetto della delibera 

e, in caso contrario, ciascuno dei componenti della minoranza 

dissenziente può impugnare le deliberazioni nel termine 

di decadenza di trenta giorni; e, inoltre, sul parallelismo 

e sull’identità di ratio esistente fra la disciplina in 

materia di società di capitali (art. 2377 e 2379 cod. civ., 

come erano prima della riforma apportata con II D.Lgs. 6 

del 17 gennaio 2003) e quella in materia condominiale (art. 

1137 cod. civ.) a proposito delle delibere dell’assemblea 

n. 2-3/2005 

Condominio 

(rispettivamente dei soci o dei condomini); infatti le ipotesi 

di nullità delle delibere assunte dall’assemblea dei soci 

vengono limitate espressamente ai soli casi di impossibilità 

e di illiceità dell’oggetto. Si osserva, ancora, che i vizi dell’oggetto 

come cause di nullità sono ricollegati ai confini 

fissati, in materia di condominio negli edifici, dal metodo 

collegiale e dal principio di maggioranza. Quindi sono stati 

ricordati dalla Suprema Corte alcuni passaggi della fondamentale 

sentenza n. 31 del 5 gennaio 2000 e, in particolare, 

quello secondo cui l’art. 1137 cod. civ. deve essere interpretato 

nel senso che con l’espressione «deliberazioni contrarie 

alla legge» si intende riferirsi alle delibere assunte 

dall’assemblea senza l’osservanza delle forme prestabilite 

dall’art. 1136, anche se sempre nei limiti delle attribuzioni 

specificate dagli art. 1120, 1121, 1129, 1132 e 1135 cod. 

civ.; e secondo cui le cause di nullità afferenti all’oggetto 

raffigurano le uniche cause di invalidità riconducibili alla 

sostanza degli atti, mentre sono inficiate da un semplice 

vizio di forma le deliberazioni approvate dall’assemblea 

che decide senza osservare le forme procedimentali stabilite 

dalla legge per assicurare la partecipazione di tutti i condomini 

alla formazione della volontà collettiva per gestire 

le cose comuni. Così le diverse cause di invalidità sono state 

ricondotte al tipo di interesse leso: interessi sostanziali 

inerenti all’oggetto delle delibere, per la nullità; interessi 

strumentali, in quanto connessi con le regole procedimentali 

relative alla formazione degli atti, per l’annullabilità. La 

Corte ha poi ricordato la propria giurisprudenza in materia 

di omissioni nel verbale delle delibere condominiali per 

ricordare che, in linea di massima, da tali omissioni o inesattezze 

consegue l’annullabilità della delibera. 

In conclusione, le Sezioni Unite si sono pronunciate a 

favore della interpretazione secondo cui la mancata comunicazione 

dell’ avviso di convocazione dell’assemblea condominiale 

determina solo l’annullabilità delle delibere 

approvate, in quanto: 

- la legge non prevede, a proposito del condominio, l’ipotesi 

della nullità e il regime previsto dall’art. 1137, comma 

2, cod. civ. si riferisce evidentemente alla annullabilità 

delle delibere; 

- dottrina e giurisprudenza, quindi, hanno ricostruito i presupposti 

della nullità della delibera facendo riferimento 

alla mancanza o alla grave anomalia di qualche elemento 

intrinseco dell’atto, tale da non consentire la rispondenza 

alla figura tipica individuata dall’ordinamento; e di conseguenza, 

in assenza di specifica previsione normativa, si 

deve ammettere la nullità soltanto nei casi più gravi; 

- il procedimento di convocazione è unico e non si frantuma 

in tanti procedimenti quanto sono in condomini da 

convocare, per cui bisogna interpretare l’art. 1136, comma 

6, cod. civ. - che vieta all’assemblea di deliberare se 

non consta che tutti i condomini sono stati invitati alla 

riunione - in coordinamento con la facoltà di impugnare 

la delibera viziata ai sensi dell’art. 1137, comma 2, cod. 

civ.; 

- anche per il caso di comunione gli art. 1105, comma 3, e 

1109, n. 2 cod. civ. prevedono che l’omessa preventiva 

informazione a tutti i partecipanti determina la facoltà di 

impugnare la delibera entro il termine di decadenza di 

trenta giorni, configurando quindi un’ipotesi di semplice 

133

134 

Condominio 

annullabilità della delibera; 

- pure nella disciplina delle società di capitali (art. 2379 cod. 

civ.) le cause di nullità sono circoscritte per tutelare la certezza 

dei rapporti societari; e anche dopo le modifiche 

introdotte in relazione alle assemblee delle società per azioni 

dal D.Lgs. 6 del 17 gennaio 2003, n. 6, che ha modificato 

gli art. 2377, 2378 e 2379 e aggiunto i nuovi artt. 2739bis, 

2739-ter e 2734-bis cod. civ., la regola generale è sempre 

quella secondo cui la violazione di legge o di statuto 

determina l’annullabilità della delibera assunta. 

Delibere nulle e annullabili nell’interpretazione delle 

Sezioni Unite 

In definitiva, secondo l’interpretazione delle Sezioni 

Unite, devono essere qualificate nulle le delibere prive 

degli elementi essenziali, le delibere con oggetto 

impossibile o illecito (contrario all’ordine pubblico, alla 

morale o al buon costume), le delibere con oggetto che non 

rientra nella competenza dell’assemblea, le delibere che incidono 

sui diritti individuali sulle cose o servizi comuni o 

sulla proprietà esclusiva di ognuno dei condomini e le delibere 

comunque invalide in relazione all’oggetto. 

Devono, invece, essere qualificate annullabili delibere 

con vizi relativi alla regolare costituzione dell’assemblea, 

quelle adottate con maggioranza inferiore a quella prescritta 

dalla legge o dal regolamento condominiale, quelle affette 

da vizi formali, in violazione di prescrizioni legali, convenzionali, 

regolamentari, attinenti al procedimento di convocazione 

o di informazione dell’assemblea, quelle 

genericamente affette da irregolarità nel procedimento di 

convocazione e quelle che violano norme che richiedono 

qualificate maggioranze in relazione all’oggetto. 


DIVIETO DI FUMO NEL CONDOMINIO 

Aumentano le incombenze dell’amministratore 

tenuto a predisporre ed apporre i cartelli di divieto 

Con l’entrata in vigore della legge volta alla “tutela 

dei non fumatori” e la portata ampia e generalizzata 

della norma che impone il divieto di fumo sono 

conseguenzialmente sorti diversi criteri interpretativi circa 

l’esatta applicazione. L’art. 51 della legge 16 gennaio 2003 

n. 3 al punto 1 dispone che: “È vietato fumare nei locali 

chiusi, ad eccezione di: a) quelli privati non aperti ad utenti 

o al pubblico; b) quelli riservati ai fumatori e come tali 

contrassegnati”. 

Ci si è chiesti, quindi, se i locali condominiali possano 

rientrare tra quelli per cui vige il divieto di fumo oppure 

rappresentarne eccezioni. 

Sul punto è intervenuto il Ministero della Sanità che, in 

risposta ad un apposito quesito, ha affermato che la piena 

applicazione della nuova disciplina, ispirata al principio 

della tutela della salute dei non fumatori nella prospettiva 

generale di salvaguardia della salute pubblica, comporta 

l'applicazione del divieto di fumare anche nei locali comuni 

chiusi dei condomini. Tali spazi, continua il Ministero 

facendo riferimento ad androni, scale, ascensori, sale riunioni, 

rappresentano luoghi frequentati dai condomini e da 

altri soggetti nello svolgimento della propria attività lavorativa 

(ad es. addetti alle pulizie, alla manutenzione di 

di Paolo Ribero 

ascensori o caldaie, addetti alla consegna della posta) ai 

quali deve essere estesa la tutela prevista dalla legge. Tali 

locali, pertanto, non possono essere considerati privati 

“non aperti al pubblico o ad utenti” e quindi non possono 

rientrare tra quelli nei quali il divieto di fumo non è applicato. 

I chiarimenti forniti dal Ministero dimostrano che il 

Legislatore opta per un’interpretazione estensiva del divieto 

di fumo; si rileva però che nel fornire queste delucidazioni 

si sono considerati gli spazi condominiali quali locali 

comuni chiusi. 

Pertanto nulla quaestio per quanto riguarda l'esistenza del 

divieto nelle sale riunioni o nell’ascensore ma vi sono altri 

spazi che non possono essere catalogati come locali chiusi 

(si pensi ad esempio all’androne che, in alcuni condomini, 

permette l’accesso ai garages e che quindi è sempre aperto): 

interpretando al contrario la risposta del Ministero si 

dovrebbe ritenere che in detti spazi non vige il divieto di 

fumo. 

In ogni caso, a prescindere dalle varie interpretazioni, 

rimane la certezza che anche con questa normativa aumentano 

le incombenze dell’amministratore il quale sarà tenuto 

a predisporre ed apporre i cartelli di divieto. 

«Italia Casa» 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Condominio 

OCCUPAZIONE DI TERRENO LIMITROFO 

PER L’ESECUZIONE DI LAVORI ESTERNI 

URGENTI AL FABBRICATO di Lucrezia Ganzitti 

1. Il caso 

Con ordinanza del 27 gennaio 2004, il Tribunale di Salerno 

accoglieva il ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c. promosso 

dall’amministratore, progettista e direttore dei lavori di un 

fabbricato condominiale, al fine di ottenere il relativo provvedimento 

di autorizzazione all’installazione di un idoneo 

ponteggio sulla proprietà confinante, per l’esecuzione dei 

necessari lavori di riparazione da svolgersi sul lato sud dello 

stesso fabbricato. Il ricorrente giustificava la propria istanza 

con l’esigenza di eliminare, nel più breve tempo possibile, 

gli incombenti pericoli, a fronte della cui emergenza il comune 

aveva provveduto a rilasciare apposita autorizzazione prescrittiva 

del termine, successivamente prorogato, di 24 mesi 

dal rilascio della medesima, entro cui tali opere avrebbero 

dovuto essere portate a compimento (e per la cui realizzazione, 

peraltro, era stata altresì concessa ai condomini la possibilità 

di giovarsi del beneficio dell’assegnazione del contributo 

di cui alla L. 219/1981, e successive modifiche, relativa 

alla disciplina degli interventi in favore delle popolazioni 

colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 

1981). Il resistente, di contro, eccepiva in via preliminare 

l’insussistenza dei presupposti del periculum in mora e del 

fumus boni iuris legittimanti il ricorso d’urgenza ex art. 700 

c.p.c.. Lo stesso resistente riferiva, altresì, di avere comunque 

reso la propria disponibilità a concedere l’uso del terreno, 

subordinatamente alla conclusione di apposita convenzione 

diretta a formalizzare i reciproci impegni in ordine al 

transito sul terreno, ma di non essersi potuta in tal modo 

comporre la vertenza, per mancanza di accordo tra le parti 

con riferimento alla misura dell’indennizzo che avrebbe 

dovuto essergli riconosciuto per la temporanea occupazione 

(l’una parte dichiarava infatti la propria disponibilità nella 

misura di € 100,00 per ogni mese di occupazione; l’altra, in 

quella di gran lunga superiore di € 516,00). A fronte di ciò, 

instava per il rigetto della domanda cautelare formulata e per 

la condanna del ricorrente al risarcimento dei danni per 

instaurazione di lite temeraria. 

Tale ricorso trovava pieno accoglimento nell’ordinanza 

del Tribunale di Salerno di data 27 gennaio 2004 con la quale 

veniva riconosciuto all’amministratore del condominio il 

diritto all’occupazione parziale e temporanea di una congrua 

striscia del terreno direttamente confinante con l’edificio 

condominiale, onde consentire l’installazione provvisoria 

di idoneo ponteggio per l’esecuzione dei lavori di riparazione 

della facciata esterna, autorizzati dal comune”. 

2. Consenso per l’accesso al fondo del vicino 

L’art. 832 c.c. sancisce iI principio generale che riconosce 

al proprietario, nell’esercizio del corrispondente diritto reale 

di godimento pieno ed esclusivo del bene, il potere di opporsi 

all’accesso dei terzi. Ciò, indipendentemente dal fatto di 

essersi avvalso della facoltà, esercitabile senza limiti di tempo, 

ed attribuitagli dall’art. 841 c.c., di chiudere il proprio 

fondo al fine di impedirne l’altrui accesso. Ai sensi del successivo 

art. 843 c.c., la cui applicazione è altresì estesa alle 

ipotesi di condominio, ed indipendentemente dalla relativa 

autorizzazione assembleare (in tal senso Cass. Civ., 5 settembre 

1969, n. 3059), l’accesso ed il passaggio attraverso il 

fondo del vicino è riconosciuto quando ciò sia finalizzato 

alla costruzione, riparazione ovvero demolizione di opere 

proprie o comuni. La tutela apprestata da tale norma ha costituito 

oggetto di interpretazione estensiva, in conformità con 

l’orientamento costantemente seguito dalla giurisprudenza di 

merito, nel senso di riconoscerne l’applicabilità anche alle 

ipotesi di necessaria occupazione del vicino fondo, benché 

limitatamente al minore spazio possibile, per il tempo indispensabile 

alla realizzazione di quei lavori per i quali sia 

possibile esclusivamente un’esecuzione protratta nel tempo. 

Nel caso di specie tale applicazione trova ulteriore conferma 

nell’idonea autorizzazione amministrativa di conformità alla 

normativa urbanistica precedentemente rilasciata dal comune 

di Salerno. In tali ipotesi deve ritenersi altresì implicitamente 

compreso il deposito di quelle cose che costituiscano strumento 

indispensabile alla costruzione e della cui eliminazione, 

terminata la necessità, il depositante deve farsi totale 

carico, in adempimento dell’obbligo di ripristino sullo stesso 

gravante ab origine. 

3. Diritto al consenso all’accesso ovvero diritto all’immediato 

accesso al fondo confinante 

Costituisce oggetto di ampia discussione l’individuazione 

della natura del diritto disciplinato ai sensi dell’art. 843 c.c., 

quanto al risultato del cui esercizio con lo stesso debba intendersi 

raggiunto, alternativamente, di ottenimento dal proprietario 

del consenso all’accesso ovvero di immediato accesso 

al fondo confinante. La giurisprudenza pare ormai consolidata 

nel ritenere gravante a carico del proprietario del fondo un 

obbligo avente ad oggetto la prestazione del consenso all’accesso 

ed al passaggio, al quale lo stesso è tenuto indipendentemente 

dall’accertamento condotto dal giudice. 

All’eventuale pronuncia dell’autorità adita deve infatti 

riconoscersi natura meramente dichiarativa e non anche 

costitutiva, trattandosi di semplice limitazione dell’altrui 

proprietà fondiaria disposta al solo fine di garantire piena 

tutela ad esigenze espressamente riconosciute dal legislatore. 

È fatto obbligo al giudice di scegliere quella, tra le diverse 

possibili soluzioni, che consenta il raggiungimento dello scopo 

con il minore sacrificio sia per il richiedente il passaggio 

che per colui il quale sia gravato del corrispondente obbligo 

(Cass. Civ., 22 ottobre 1998, n. 10474). 

L’eventuale condotta assunta dal soggetto obbligato a 

concedere il passaggio che si concretizzi in un’ostinata quan- 

135

136 

Condominio 

to temeraria, ossia dolosa ovvero colposa resistenza in giudizio, 

qualora integri gli estremi della responsabilità aggravata 

di cui all’art. 96 c.p.c., da diritto al risarcimento del danno 

eventualmente patito, con la sola limitazione per cui lo stesso 

sia esercitato nel giudizio attinente alla lite già instaurata e 

non anche autonomamente in un nuovo giudizio (Cass. Civ., 

27 febbraio 1995, n. 2274; Cass. Civ., 22 ottobre 1998, n. 

10474; Cass. Civ., 2 ottobre 1992, n. 10837). Nell’obbligo di 

consentire l’accesso ed il passaggio gravante in capo al proprietario 

del fondo ai sensi dell’art. 834 c.c., deve pertanto 

riconoscersi la natura di obbligazione propter rem o ob rem, 

e non già una servitù legale, per mancanza del presupposto 

della perpetuità della relativa causa. Stante la natura propter 

rem o ob rem di tale obbligazione, qualora la prestazione del 

consenso sia illegittimamente negata, non può ritenersi esperibile 

alcuna tutela possessoria, in quanto attinente ad un 

comportamento del soggetto passivo, nelle forme di una prestazione 

di fare, di non fare, o di sopportare (rispettivamente, 

per consentire materialmente al terzo l’ingresso sul fondo e 

l’esecuzione delle opere, per tollerare un deposito di attrezzi 

o la temporanea occupazione del fondo o l’erezione di 

un’impalcatura, ovvero nonostante l’opposizione del proprietario), 

in alcun modo riconducibili entro lo schema del diritto 

reale. 

4. Adeguata indennità 

L’art. 843, comma 2, c.c., dispone altresì che colui il quale, 

nell’esercizio del diritto di accesso, arrechi un danno al 

proprietario del fondo gravato dal corrispondente obbligo, 

sia tenuto a corrispondere a quest’ultimo un’adeguata indennità. 

Tale indennità, secondo la dottrina dominante, deve ritenersi 

di natura esclusivamente risarcitoria, in quanto dovuta 

per l’esclusiva ragione dell’essere stato posto in essere un 

fatto illecito, e non anche per la sola ingerenza che sul fondo 

sia stata esercitata (Cass. Civ., 14 maggio 1969, n. 1670). 

Parte della giurisprudenza vi ravvisa, invece, una preventiva 

liquidazione del potenziale danno che potrebbe derivare al 

proprietario del fondo a seguito del passaggio o del protrarsi 

dell’occupazione (Cass. Civ., 27 maggio 1982, n. 3222). 

La misura di tale indennità costituisce, inoltre, in base al 

principio della libera autonomia contrattuale, oggetto di 

regolamentazione esercitabile con apposite convenzioni che i 

proprietari interessati hanno la facoltà di concludere, potendo 

con le stesse altresì determinare le modalità di svolgimento e 

la durata del passaggio e dell’eventuale occupazione del fondo 

(cfr. Cass. Civ., 27 maggio 1982, n. 3222). L’indennità in 

ogni caso è limitata al ristoro dei soli danni materiali subiti 

dal fondo in conseguenza diretta ed immediata dell’accesso e 

di altre attività inerenti e conseguenti (Trib. Genova, 2 febbraio 

1989, Giur. It. 1990, 628), di talché devono ritenersi 

esclusi dalla disciplina di cui all’art. 843 c.c. i danni che siano 

stati provocati dalla struttura delle opere eseguite e riconosciute 

necessarie (Cass. Civ., 20 agosto 1981, n. 4944). 

5. Ricorso ex art. 700 c.p.c. ed altri possibili rimedi tecnici 

esperibili 

L’accoglimento del ricorso ex art. 700 c.p.c. promosso 

dall’amministratore del fabbricato condominiale necessitante 

i lavori di riparazione trova giustificazione nella fondatezza 

riconosciuta dal Tribunale di Salerno con l’ordinanza del 27 

gennaio 2004 dei presupposti legittimanti la stessa istanza. In 

particolare, con riferimento al fumus boni iuris è dato riscontrarne 

l’effettiva sussistenza nell’assoluta necessità del condominio 

istante di ottenere il riconoscimento del diritto 

all’accesso ed alla conseguente parziale occupazione provvisoria 

del contiguo fondo al fine di realizzarne la relativa riparazione; 

con riferimento al periculum in mora, per l’indifferibilità 

dell’intervento di riparazione da effettuare, come documentalmente 

comprovato dall’autorizzazione rilasciata dal 

comune di Salerno, in quanto diretto ad evitare la verosimile 

prospettazione di un danno imminente ed irreparabile. Il tutto 

valutato, altresì, avuto riguardo alla persistenza del pericolo 

per la pubblica e privata incolumità rappresentato dalla precaria 

condizione dell’edificio in riparazione, ed in particolar 

modo con danno per i proprietari delle singole unità immobiliari 

e, quindi, per lo stesso condominio istante, la cui posizione 

risulta peraltro aggravata dal concreto rischio di decadenza 

dal beneficio dell’erogazione del contributo pubblico 

già riconosciutogli. Al fine di una scelta quanto più opportuna 

possibile in ordine al tipo di rimedio tecnico oggettivamente 

preferibile per il raggiungimento dello scopo perseguito, 

occorre si proceda ad un’idonea valutazione degli elementi 

caratterizzanti la fattispecie concreta, che, nel caso di 

specie, hanno riguardato lo studio della conformazione dei 

luoghi, della struttura e dell’ubicazione del fabbricato da 

riparare. È proprio dalle risultanze di un’analisi condotta 

secondo tali linee direttrici che nella fattispecie sottoposta 

all’attenzione del Tribunale di Salerno la scelta operata dalla 

ricorrente nel senso della promozione di un ricorso d’urgenza 

ex art. 700 c.p.c. deve ritenersi, fra quelle possibili, la più 

opportuna, risultando ogni altro rimedio tecnico alternativo 

all’occupazione parziale dell’altrui proprietà obbiettivamente 

più gravoso (nel merito, Trib. Udine, 12 luglio 1994; di legittimità, 

Cass. Civ., 27 febbraio 1995, n. 2274 e Cass. Civ., 22 

ottobre 1998, n. 10474). L’esperibilità di tale rimedio deve 

tuttavia ritenersi subordinata alla riferibilità della relativa 

necessità non alle opere da eseguire, bensì all’accesso ed al 

passaggio nel fondo (Cass. Civ., 13 febbraio 1987, n. 1578). 

6. Legittimazione all’esperimento del ricorso ex art. 700 

c.p.c. per il riconoscimento del diritto di accesso 

La giurisprudenza è concorde nel riconoscere la legittimazione 

attiva all’esperimento del ricorso d’urgenza di cui 

all’art. 700 c.p.c., al fine di ottenere un riconoscimento giudiziale 

in ordine al necessitato accesso al fondo altrui, non solo 

al proprietario ed al titolare di diritti reali (enfiteusi, usufrutto, 

uso, abitazione o superficie), ma anche al possessore dello 

stesso (in tal senso Cass. Civ., 14 giugno 1957, n. 2249). 

Tale riconoscimento deve tuttavia ritenersi escluso con 

riferimento al semplice detentore del fondo gravato del relativo 

obbligo. 

Per quanto concerne la legittimazione passiva a resistere 

a tali pretese, questa deve ritenersi sussistere non soltanto in 

capo al proprietario del fondo vicino, ma anche nei 

con¬fronti di chiunque si trovi nel godimento dello stesso in 

virtù di un rapporto reale o personale (Cass. Civ., 14 giugno 

1957, n. 2249, e Cass. Civ., 7 novembre 1970, n. 2282). 

«Geoide» 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

CONSULENZA TECNICA D’UFFICIO 

TRIBUNALE CIVILE DI F. 

Consulenza Tecnica d’Ufficio 

Nella causa civile iscritta al n.348/88 R.G. del Tribunale di 

F. promossa da F. S. (attore), difeso dall’avvocato A. M. contro 

E. C. difeso dall’avvocato G. T. 

G.I. avv. F.G. 

Premessa 

Nell’udienza del 20 del mese di Gennaio dell’anno duemilatre,(20/Gennaio/2003), 

il sottoscritto Geom. Giulio Le Rose, 

regolarmente iscritto, all’albo dei Geometri della Provincia di 

Cosenza al n° 2147 e presso il tribunale di Castrovillari in data 

27/6/1991 al n° 65, con Studio Tecnico in ACQUAFORMOSA 

(CS), in Piazza Vittorio Emanuele III° n° 2 – 3, è stato nominato 

C.T.U., (Consulente Tecnico d’ Ufficio), nella causa in epigrafe, 

e nella stessa data ha regolarmente accettato l’incarico 

ricevuto prestando il giuramento di rito. 

In quest’ultima udienza il Giudice Istruttore ha formulato al 

sottoscritto C.T.U. i quesiti posti nell’udienza del 28/11/1991 di 

seguito riportati: 

1. Accerti se vi è corrispondenza fra le particelle di terreno 

delle quali l’attore assume di essere legittimo proprietario e 

quelle che il convenuto assume di aver ricevuto in donazione 

per atto Notaio P. del 12/2/1956 Rep. n° 1066; 

2. Accerti e determini quali sono i danni subiti dall’attore, 

(S.), per la illegittima detenzione da parte del convenuto, (E. 

C.), a partire dal 27/2/1987; 

oltre ai quesiti formulati nell’udienza del 7/10/2002 nei 

punti b), c), d), di seguito riportati: 

b) Il C.T.U. individui i confini e i confinanti dei tre appezzamenti 

di terreno: 

c) Il C.T.U. individui in quale dei tre appezzamenti si trova 

la sorgente di cui si parla nell’atto Notarile di donazione del 

12/02/1956; 

d) Il C.T.U. individui in quale dei tre appezzamenti si trova 

il fabbricato di cui si parla nel predetto atto notarile. 

Il sottoscritto C.T.U. , avvisava le parti in causa, quali il 

Signor E. C. e il suo procuratore Avv.to G. T., il Signor F. S. e il 

suo procuratore Avv.to A. M. e il Geom. G. S. tecnico di parte 

di quest’ultimo ad essere presenti nel luogo oggetto di causa, 

mediante lettera raccomandata A/R, per il giorno 7/Aprile/2003 

alle ore 10,00, (dieci), (vedi copia lettera allegata alla presente 

sotto la lettera A) 

Due giorni prima e precisamente il 5/4/2003, il Geom. G. 

S., quale tecnico do parte attrice ovvero del Signor F. S., mi 

comunicava mediante lettera consegnata a mano, che non poteva 

partecipare alle operazioni peritali in quanto aveva cessato 

l’attività, (vedi copia lettera allegata alla presente sotto la lettera 

B). 

Nell’udienza del 8/5/2003, mi presentai persso il Tribunale, 

dove in presenza del G.I., oltre a chiedere una proroga di giorni 

90, riferii di comunicare alla parte attrice di designare un altro 

tecnico di parte in quanto il precedente non poteva partecipare 

per i motivi sopra esposti. 

Consulenza tecnica 

di Giulio Le Rose 

Il sottoscritto C.T.U. , avvisava nuovamente le parti, 

mediante lettere raccomandate A/R, ad essere presenti nel luogo 

dell’oggetto di causa, per il giorno 07/Giugno/2003 alle ore 

9:30 (nove e trenta), (Vedi ricevute allegate alla presente sotto 

la lettera C) 

Successivamente mediante lettera raccomandata A/R, del 

5/6/2003, ricevuta il 6/6/2003, l’ Avv.to A. M. procuratore di 

parte attrice, mi comunicava che il nuovo tecnico di parte designata 

era il Geom. A. F. da F., (vedi lettera allegata alla presente 

sotto la lettera D). 

In tale data, ora e luogo, oltre al sottoscritto C.T.U. insieme 

ai miei collaboratori quali il Geom. O. S. e il Geom. D. B., erano 

presenti: per la parte attrice il Signor F. S., mentre per la 

parte convenuta e dei loro rispettivi procuratori non vi era nessuno. 

In questa occasione, avanzato il tentativo di transazione o 

conciliazione, (tentativo a cui non è stato possibile arrivare, in 

quanto non vi erano presenti tutte le parti in causa), procedevo 

ad una accurata ispezione dello stato di fatto dei luoghi, ( di cui 

darò conto nella relazione che segue), infine ascoltavo le osservazioni 

dell’attore Signor F. S. il quale affermava e dichiarava 

che né lui e né sua madre avevano mai lavorato e coltivato le 

particelle n° 45, tantochè indetta particella ha realizzato un 

miglioramento fondiario eseguendo una piantagione di uliveto 

avente un età di circa 6 – 7 anni, dopodichè alle ore 11:00 chiudevo 

il verbale di sopralluogo e rinviavo le operazioni peritali 

di rilievo in data da destinarsi, avvisando le parti mediante lettere 

raccomandate A/R, (vedi lettere allegate alla presente sotto 

la lettera E) 

Nel giorno e nell’ora fissata per il giorno per il 25 ottobre 

2003, alle ore 9:30, (nove e trenta), nei luoghi di causa erano 

presenti oltre al sottoscritto C.T.U. , insieme ai suoi collaboratori 

quali il Geom. O. S. e il Geom. D. B., non vi era nessuno 

presente né di parte attrice né di parte convenuta, tantomeno i 

loro rispettivi procuratori. 

Il sottoscritto insieme ai suoi collaboratori dopo aver espletato 

un accurata ricognizione dello stato di fatto dei luoghi, per 

individuare i confini e i confinanti e vedere in quale dei tre 

appezzamenti ricadeva la sorgente di acqua di cui si parla nell’atto 

di donazione della parte convenuta del 12/2/1956 e dopo 

avere effettuato una serie di fotografie, sia esse panoramiche 

che particolari chiudeva il verbale di sopralluogo alle ore 

12:00. 

Il tutto per come si evince nei verbali dei sopralluoghi, letti 

e firmati dal sottoscritto e dalle parti viene allegato alla presente 

sotto la lettera F. 

Alla luce dei dati acquisiti, dai sopralluoghi e dalle indagini 

effettuate, il sottoscritto può procedere alla stesura della suddetta 

Consulenza Tecnica, dando risposta ai quesiti formulati 

nelle udienze del 28/11/1991 e del 7/10/2002. 

Quesito 1) 

Accerti se vi è corrispondenza fra le particelle di terreno 

delle quali l’attore assume di essere legittimo proprietario e 

quelle che il convenuto assume di aver ricevuto in donazione 

per atto Notaio P. del 12/2/1956 Rep. n° 1066. 

137

138 


Prima di procedere alla risposta del presente quesito bisogna 

fare una netta e dettagliata distinzione fra il fondo di proprietà 

dell’attore, (F. S.), e il fondo di proprietà del convenuto, 

(E. C.), per come si evince negli ultimi rispettivi atti pubblici, 

di seguito riportati: 

Il fondo di proprietà dell’attore ovvero del Signor F. S., pervenuto 

per atto pubblico di donazione redatto dal Notaio I. S. in 

data 27/2/1987, Repertorio n° 1859, Raccolta n° 563, registrato 

presso l’Ufficio del Registro di Castrovillari in data 6/3/1987 al 

n° 393 e regolarmente trascritto presso la conservatoria dei 

registri immobiliari di Cosenza in data 17/3/1987 ai nn. 5973 e 

50228. 

In detto atto la madre A. C. donava al figlio F. S., un fondo 

rustico ubicato nel Comune di B. (CS), alla località denominata 

“C.da V. A.’’, costituito dalle particelle riportate nel N.C.T. 

(Nuovo Catasto Terreni), di seguito elencate; 

a) F. 11 Particella n° 45, di natura Sem., 

di classe 2 esteso ..............................................Ha 00.34.50; 

b) F. 11 Particella n° 46. di natura Sem. Arb., 

di classe 2 esteso ..............................................Ha 00.40.20; 

c) F. 11 Particella n° 54 , di natura Sem. Irriguo, 

di classe 2 esteso ............................................Ha 00.16.601; 

Mentre il fondo di proprietà del convenuto ovvero del 

Signor E. C., pervenuto per atto pubblico di donazione, redatto 

dal Notaio P. A., in data 12/2/1956, Repertorio n° 1066, registrato 

presso l’Ufficio del Registro di Lungro in data 3/3/1966 

al n° 409, Mod. I, Vol. n° 92 e regolarmente trascritto presso la 

conservatoria dei registri immobiliari di Cosenza in data 

22/6/1966 ai nn. 7154 e 68313. 

Con detto atto il padre, A. C. fu G., donava al figlio E. C., 

un fondo ubicato nel Comune di B. (CS) , alla località denominata 

‘’C.da S. F.’’, costituito dalle particelle riportate nel N.C.T. 

(Nuovo Catasto Terreni), di seguito elencate: 

a) F. 11 Particella n° 4, di natura Semi Arb. 

di classe 2, esteso ................................................Ha 1.73.40; 

b) F.11 Particella n° 2 sub.2 

(Porzione di Fabbricato Rurale),.........................._________ 

Totale estensione del fondo oggetto della presente 

donazione ............................................................Ha 1.73.40 

Il sottoscritto C.T.U., non si è soffermato a quanto sopra 

descritto, ma ha ritenuto opportuno fare ulteriori indagini e 

ricerche , presso l’Archivio Notarile di Cosenza e vedere i titoli 

di provenienza dei rispettivi atti pubblici, sopra menzionati, sia 

al punto 1) che al punto 2), per verificare cosa vi era stato 

dichiarato. 

La provenienza dell’atto pubblico di cui al punto 1) , sopra 

menzionato, fral’altro dichiarato anche nell’atto di donazione 

dell’attore, (F. S.), quale atto vendita a contratto nuziale,( allegato 

alla presente sotto la lettera ‘’G’’) redatto dal Notaio, P. 

O., in data 02/9/1928, Repertorio n° 3897 e registrato a Lungro 

il 15/9/1928 al n° 185, Vol. 81, Mod. I. 

Con detto atto, viene chiaramente specificato al punto 3° 

lett. B), che il Signor A. C. donava alla propria figlia , A. C. , 

quale madre dell’attore F. S., a titolo di legittima , distacco di 

un fondo in agro di B. alla C.da S. F. esteso are 34 (trentaquattro), 

di terreno seminatorio con pochi olivi ed alberi. 

Tutto ciò sopra descritto, corrisponde perfettamente al terreno 

identificato con la particella n° 45, del Foglio di mappa n° 

11, ( vedi stralcio planimetrico catastale particella colorata in 

verdone), terreno che veniva coltivato e lavorato dal 02/9/1928 

dalla madre A. C. e dal 27/21987 a tutt’oggi dall’attore F. S., 

(quali legittimi proprietari). 

Non vi sono altri titoli o atti pubblici da parte della madre 

dell’attore (F. S.), o dello stesso attore, che dimostrano la proprietà 

o il possesso, per le restanti particelle n° 46 e 54, oggetto 

di causa, estese complessivamente are 56 e ca 80, (che fra l’altro, 

ripeto a dire come in premessa, per come dichiarato nel 1° 

verbale di sopralluogo resa dall’Attore, né costui e né sua 

madre A. C. hanno mai posseduto e lavorato dette particelle). 

Presumo che l’errore è accaduto solo perché nel certificato 

catastale o nella misura catastale, allegate nel fascicolo di parte, 

le particelle n° 46 e 54 erano intestate alla madre dell’attore A. 

C., ma ciò non dimostra che era proprietaria, perché il nostro 

catasto rustico italiano è geometrico, particellare e non probatorio 

(vedi l’autore Igino Micheli, Estimo Catastale). 

Mentre la provenienza dell’atto pubblico di cui al punto 2), 

sopra menzionato, fra l’altro dichiarato anche nell’atto di donazione 

del convenuto, quale atto di compravendita, (allegato alla 

presente sotto la lettera “H”, leggere parte evidenziata in verde), 

redatto dal Notaio P. O., in data 15/4/1907, Repertorio n° 

1860 e registrato a Lungro il 26/4/1907 al n° 620. 

Con detto atto, il Signor A. di U. C., padre del convenuto, 

acquistava il seguente immobile in agro di B., distacco del fondo 

S. F. costituito da circa are 30 di vigneto e la rimanenza, terreno 

seminatorio, alberato da ulivi, gelsi, e fichi, determinato 

da segni lapidei e confinante con ecc..; anche in questo atto viene 

citato sia la sorgente dell’acqua, che una porzione del fabbricato 

rurale. 

Mentre, sempre in quest’atto, si evidenzia, a pag. 2 ultimo 

rigo e successiva pagina, (parte sottolineata in rosso), dice “A 

maggiore spiegazione si determina che l’estensione della vigna 

è di circa are trenta (30), quella del terreno sotto la sorgente è 

di circa are settanta (70) e l’estensione del terreno seminatorio 

sovrastante è di circa ettari una (1) e are 90; lo spezzone sotto 

la sorgente confina con ecc..”. 

Tutto ciò sopra descritto, corrisponde perfettamente al terreno, 

di proprietà e in possesso del convenuto (E. C.), identificato 

con la particelle n° 4, 46 e 54, del Foglio di mappa n° 11, di 

cui: 

la particella n° 4 (estesa Ha 1.73.40), la particella n° 54 

(estesa Ha 00.16.60), entrambi di natura seminativo estese 

complessivamente Ha 1 are 90 e ca 00 (Ha 1.90.00) e la particella 

n° 46, anch’essa di natura seminativo estesa are 40 e ca 

20. 

Quest’ultima particella (46), da indagini eseguite nel posto 

e da informazioni rese da persone anziane che praticavano 

quella zona, era coltivata a vigneto; infatti, gli ultimi piedi di 

viti sono state estirpate dall’attuale affittuario del convenuto (F. 

S.). 

Quest’ultime e ulteriori ricerche, sono servite per capire la 

volontà del donante, A. fu U. C., che fra l’altro era il padre di 

A. C. e E. C., quindi un buon padre di famiglia, non avrebbe 

mai effettuato una donazione per poi mettere in conflitto i propri 

figli o i propri nipoti! 

Bisogna ricordare, anche che stiamo parlando degli anni, 

che vanno dal 1928/1958 fino al 1987, anni in cui i terreni si 

lavoravano ed erano la risorsa primaria. 

Vista l’importanza che avevano i terreni in quegli anni, non 

penso che una delle parti non se né sarebbe reso conto della sua 

mancanza. 

n. 2-3/2005

Infatti, solo dopo 59 anni, a partire dalla data di donazione del1° 

atto del 2/9/1928 fino al 27/2/1987, l’attore F. S. si è accorto che 

mancavano circa 2 tomolate di terreno, anche perché di queste due, 

costituite dalle particelle n° 46 e 54, non vi è alcun titolo o atto pubblico 

di provenienza da parte della madre A. C., che dimostri la proprietà. 

Quesito 2) 

Accerti e determini quali sono i danni subiti dall’attore (F. S.), 

per la illegittima detenzione da parte del convenuto (E. C.), a partire 

dal 27/2/1987. 

Di conseguenza dall’esito della risposta del quesito n° 1, non vi 

è nessun danno da determinare nei confronti dell’attore (F. S.), in 

quanto le particelle n° 46 e 54, oggetto di contestazione, non risultano 

intestate alla madre dell’attore (A. C.), in quanto nell’atto pubblico 

di provenienza, non risultava proprietaria. 

Quesito b) 

Il C.T.U. individui i confini e i confinanti dei tre appezzamenti 

di terreno. 

I confini dei 3 appezzamenti di terreno sono ben delimitati e 

materializzati da scarpate naturali, infatti, fino ad oggi non vi sono 

contestazioni in merito (per come si evidenzia nelle foto n° 9-10- 

11). 

I confinanti dei 3 appezzamenti di terreno, sono di seguito riportati: 

-a) I confinanti del 1° appezzamento costituito dalla particella 

n° 4 (vedi stralcio planimetrico catastale parte colorata in verde), 

sono: 

per un lato con strada vicinale S. P., per un lato con proprietà di 

A. fu M. S., (Particelle n° 5 e 7), per due lati con proprietà di I. S. 

(particelle n° 9,72,102), per un lato con proprietà di F. S., attore 

(particella n° 45), per un lato con corte del fabbricato rurale (particella 

n° 2); 

-b) I confinanti, del 2° appezzamento di terreno, costituito dalle 

particelle n° 46 e 54 (vedi stralcio planimetrico catastale parte colorata 

in arancio), sono: 

per un lato con proprietà di F. S., attore (particella n° 45), per 2 

lati con proprietà di I. S. (particelle n° 3,72), per un lato con pro- 

La Sentenza 

n. 2-3/2005 

REPUBBLICA ITALIANA 

In Nome del popolo Italiano 

Il Tribunale di F, sez. stralcio, nella persona del Giudice Unico Avv. M, I., 

ha pronunciato la seguente 

SENTENZA 

Nella causa iscritta al N° 348/885 R.G.A.C., vertente 

TRA 

F.S., da C., selettivamente domiciliato in F., nello studio dell’Avv. E. F., rappresentato 

e difeso dall’Avv. A. M.. Attore 

E 

E. C., da C., ivi selettivamente domiciliato in Vico II Spela 13, nello studio 

dell’Avv. A. O., dal quale è rappresentato e difeso Convenuto. 

Oggetto: Rivendica e danni 

Conclusioni: come da verbale dell’udienza del 10/05/2004 

Svolgimento del Processo 

Con atto di citazione notificato il 14/04/88, F. S. ha convenuto davanti questo 

Tribunale E. C. per sentir dichiarare che egli era legittimo proprietario 

del terreno di cui alla particella 46, di Ha 0.40.20 ed alla particella 54, di Ha 

0.16.60, di cui al foglio di mappa II del catasto terreni del Comune di C., in 

ditta A. C. di M.; e conseguentemente, sentir condannare il convenuto al 


prietà di A. di O. C. (particella n° 157), per un lato con strada vicinale 

Pantanalonga. 

-c) Mentre i confinanti del 3° appezzamento di terreno, non 

ritengo opportuno elencarli , in quanto non è oggetto di contestazione 

ed anche perché è posto ad una distanza di circa mt. 100 rispetto 

al secondo appezzamento. 

Quesito c) 

Il C.T.U. individui in quale dei tre appezzamenti si trova la sorgente 

di cui si parla nell’atto notarile di donazione del 12/2/1956. 

La sorgente, di cui si parla nell’atto notarile di donazione redatto 

dal notaio A. P., in data 12/2/1956, repertorio n° 1066, sorge nella 

particella n° 54, del Foglio di mappa n° 11, (vedi documentazione 

fotografica n° 4 e 5), mentre la fotografia n° 6 evidenzia il fosso di 

scolo dell’acqua, che parte dalla sorgente e attraversa tutta la particella 

n° 54 fino a raggiungere il fosso sottostante denominato “ Z.“. 

Quesito d) 

Il C.T.U. individui in quale dei tre appezzamenti si trova il fabbricato 

di cui si parla nel predetto atto notarile. 

Il fabbricato rurale, quale unico nella zona, che viene citato nell’atto 

notarile di donazione, redatto dal notaio A. P., in data 

12/2/1956, repertorio n° 1066, non si trova all’interno di nessuno 

dei tre appezzamenti, ma bensì è ubicato al confine dell’appezzamento 

di terreno identificato con la particella n° 4, del Foglio di 

mappa n° 11 di proprietà del convenuto E. C., in quanto catastalmente 

è censito e identificato con un numero a parte , Foglio n° 11, 

Particella n° 2, sub. 2, porzione di fabbricato rurale, (vedi stralcio 

planimetrico catastale mallegato alla presente, parte evidenziata in 

colore rosso e documentazione fotografica n° 7 e 8). 

Avendo espletato completamente il mandato conferito, il sottoscritto 

ringrazia la S.V.I. per la fiducia accordata e rassegna la presente 

relazione, restando a disposizione per qualsiasi chiarimento 

allor quando dovesse rendersi necessario. 

Acquaformosa lì 18 dicembre 2003 

IL C. T. U. 

(Geom. Giulio Le Rose) 

rilascio dell’immobile ed al risarcimento dei danni subiti per il mancato 

godimento dell’immobile a far tempo dal 27/2/87, data di stipula del rogito 

S. del 27/2/87, con cui la madre A. C. gli aveva donato detto immobile. 

Per l’udienza di rito, si è costituito il convenuto, il quale ha contestato la 

domanda, assumendo di essere lui il proprietario delle particelle 46 e 54 di 

cui all’atto di citazione, in quanto pervenutegli per donazione dal padre E. 

C., come da rogito A. del 12/02/1956. 

Lo stesso convenuto ha anche rilevato che da tale più che remota data, la A. 

C., dante causa dell’attore non aveva mai contestato la sua legittima proprietà 

ed il suo possesso, tra l’altro esercitato mediante concessione in affitto 

del terreno de quo a tale F. S., per un periodo di oltre 25 anni, ed ha concluso 

per il rigetto della domanda. 

Nel corso del giudizio, è stata disposta ed acquisita consulenza d’ufficio, 

quindi la causa è stata trattenuta per la decisione. 

Motivi della Decisione 

Anche perché vi è contrasto tra le parti, occorre anzitutto procedere alla qualificazione 

della domanda proposta dall’attore F. S., che, da ultimo, il convenuto 

ha affermato essere di rivendica e l’attore, invece, di rilascio. 

Sul punto, il Tribunale, una volta rilevato in fatto che la domanda si è sostanziata 

nella richiesta al Giudice adito di formale dichiarazione giudiziale che 

esso attore era il legittimo proprietario del terreno controverso, con conse- 

139

140 


guente condanna del convenuto all’immediato rilascio del terreno stesso ed 

al risarcimento dei danni, ritiene che cosiffatta azione non possa essere qualificata 

altro che come rivendica, dal momento che il F. S. ha chiesto non il 

mero rilascio di un terreno detenuto senza titolo (perché venuto meno per un 

qualsiasi causa), ma lo specifico accertamento del suo diritto di proprietà e 

la conseguente affermazione, da parte del Giudice, del riconoscimento della 

sua esistenza (in materia, la giurisprudenza è univoca nel porre la differenza 

tra la rivendica, azione reale a carattere recuperatorio e l’azione di rilascio 

d’immobile detenuto senza titolo, di natura personale, proprio nel fatto 

che la prima ha per oggetto il riconoscimento del diritto di proprietà in capo 

all’attore ed il conseguente recupero del bene in suo favore, mentre la seconda 

non mira ad ottenere il riconoscimento di tale diritto, ma solo ad ottenere 

la riconsegna del bene: v. tra tante, Cass. 13605/00, che bene puntualizza 

la differenza fra le due azioni e dimostra che una azione come la presente ha 

le caratteristiche della rivendica). 

Del resto, non pare inutile osservare, per quel che vale, che nella nota d’iscrizione 

a ruolo, l’attore ha qualificato la sua domanda proprio come di 

rivendica; ed anche che se l’azione oggi proposta non è di rivendica, quale 

mai dovrà considerarsi tale? 

Dalla qualificazione come sopra della domanda, discende automaticamente 

(anche qui, giusta una giurisprudenza del tutto uniforme e consolidata) il 

contenuto dell’onere probatorio che incombe sull’attore rivendicante: egli 

deve provare la sussistenza dell’asserito dominio o dimostrando di averlo 

acquistato a titolo originario, per usucapione; oppure attraverso il titolo 

d’acquisto: ma, in tal caso, non soltanto quello suo, ma anche quello del suo 

dante causa e poi risalendo ancora indietro di dante causa, in una catena di 

trasmissione senza interruzioni, fino ad un acquisto a titolo originario: trattasi, 

nella sostanza, di fornire la cosiddetta probatio diabolica. 

A ciò deve aggiungersi: a) che tale stringente onere non subisce attenuazioni, 

salva qualche specifica situazione (eccezione di usucapione del convenuto, 

il cui termine si assuma decorso interamente dopo la data di acquisto 

della proprietà da parte dell’attore, quale risulta dal titolo prodotto, che in tal 

modo lascia salvo ed impregiudicato l’acquisto in capo a quest’ultimo), che 

nel caso non ricorre; b) nessuna influenza sul detto onere probatorio può 

avere la posizione assunta nel giudizio dal convenuto, neppure nel caso 

opponga l’usucapione (salvo quanto sopra detto) o una riconvenzionale o, 

in generale, un proprio diritto di dominio sulla cosa rivendicata, pur documentato 

da titolo: ciò perché tale posizione non può comunque interpretarsi 

come rinuncia alla più favorevole posizione derivante dal semplice fatto 

del possesso (con la conseguenza che anche l’eventuale fallimento della 

prova relativa a dette specifiche posizioni assunte dal convenuto, non può 

giovare all’attore che, da parte sua non abbia dato la prova per come voluta 

dalla legge); c) la prova richiesta può essere fornita, è ovvio, anche a mezzo 

di consulenza tecnica ed in tal caso il Consulente ha il dovere di espletare 

ogni opportuna ricerca per il rinvenimento dei titoli, documenti, fatti e di 

esprimere, secondo il suo convincimento (giusto o errato che sia, sarà poi 

argomento di discussione tra le parti) le sue conclusioni per il Giudice (compresa 

quella, nel caso contestata ma assolutamente esatta, secondo cui le 

risultanze catastali, per la loro natura, non possono costituire valida prova 

del diritto postulato, in quanto è principio pacifico che tali risultanze sono 

dei mezzi di prova sussidiari, che solo in unione con altri elementi documentali, 

possono costituire prova di un diritto reale). 

Infatti, in punto di consulenza e di consulente d’ufficio, il Tribunale ritiene 

doveroso sottolineare con forza l’esigenza che anche nella critica più severa 

e stringente, persino demolitoria, dell’opera intellettuale del C.T.U. della 

sua relazione, le parti evitino sarcasmi, ironie aggettivazioni, sostantivi, che 

pur al di là delle intenzioni, possono suonare come un non consentito coinvolgimento 

della persona dell’Ausiliare del Giudice che, tra l’altro, in genere 

non è più presente nel giudizio ed è impossibilitato a difendersi. 

Posti dunque in tal modo i principi regolanti la materia, per come risultano 

“codificati” dalla giurisprudenza (si veda, in particolare, Cass. 5272/01, 

relativa a fattispecie praticamente identica alla presente) e passando all’esame 

del caso oggetto del giudizio, dagli atti di causa risulta che a F. S. il terreno 

catastalmente identificato con le particelle 46 e 54 è pervenuto per 

donazione dalla madre A. C., come da atto S. del 27/02/1987. 

In relazione a tale atto ed alle persone (attore e suo dante causa) in esse coin- 

volte, risulta dalla relazione di consulenza che l’attore ha dichiarato al 

Consulente che né lui, né sua madre avevano mai lavorato e coltivato (a differenza 

della particella 45, non in contestazione) le particelle 46 e 54: tale 

dichiarazione, debitamente registrata dal C.T.U., non è stata mai smentita, 

né l’attore ha mai affermato l’acquisto di esse per usucapione: dunque, la 

prova della domanda, per come già detto, l’attore avrebbe dovuta darla attraverso 

una serie di atti di trasferimento, fino a risalire ad un acquisto a titolo 

originario (oppure, come nel caso, fino a risalire ad un unico proprietario, A. 

fu U. C., padre di E. C., convenuto e A. C., dante causa dell’attore). 

Tuttavia, è ben evidente, per quanto detto, che questo semplice atto di 

donazione, pur con l’ausilio delle risultanze catastali, non è assolutamente 

sufficiente a condurre all’accoglimento della domanda, quando si pone 

mente ai già illustrati principi che reggono l’onere della prova nell’azione 

di rivendica. 

Tuttavia, il nominato Consulente, nonostante le parti non gli abbiamo forse 

posto anche alcuni quesiti più pertinenti in funzione della prova da offrire, 

al fine di rispondere adeguatamente, soprattutto al primo quesito, ha eseguito 

ogni più approfondita ricerca in tutte le possibili direzioni, ma in definitiva 

ha accertato che dal predetto atto di donazione A. C.- S. del 1987, non 

è possibile risalire a nessun’altro precedente atto, almeno per quanto riguarda 

le particelle 46 e 54 in contestazione: ciò perché da un lato l’atto di donazione 

A. C.- A. C., del 1928, pur richiamato nell’atto 1987 come quello 

attraverso il quale alla donante A. C. erano pervenuti i beni donati al figlio, 

nella realtà e per come ricostruito dal Consulente, senza possibilità di dubbio 

non comprende affatto le suddette particelle; e dall’altro lato perché lo 

stesso Consulente ha cercato e non è riuscito a trovare nessun diverso atto 

con cui la madre dell’attore (a voler ipotizzare che ne fosse venuta in proprietà 

diversamente dalla donazione ricevuta dal padre) gli abbia trasferito 

le particelle controverse (del resto, anche la difesa S. ha ipotizzato, come il 

C.T.U., questa ultima possibilità, ma non ha indicato un qualunque titolo a 

mezzo del quale l’acquisto si era verificato). 

Quanto detto, dunque, basta ed avanza per non consentire l’accoglimento 

della domanda attrice. 

Ad ogni buon fine, si può anche aggiungere che il C.T.U., esaminati gli atti 

indicati dalle parti e quelli immediatamente precedenti, ha ricostruito la 

vicenda accelerando, titoli alla mano, che A. C. aveva donato alla figlia A. 

(madre dell’attore) solo la particella 45 di cui agli atti ed al figlio E. le particelle 

46 e 54, per cui l’accatastamento di queste ultime al nome della predetta 

non poteva che essere errato, in quanto non giustificata dagli atti pubblici 

esaminati; e si noti che l’attore non ha formulato nessuna concreta critica 

avverso queste conclusioni, limitandosi a contestare piuttosto, ma del 

tutto erroneamente, il potere di accertamento del C.T.U., in quanto esso è 

stato esercitato su questioni strettamente attinenti alla questione di causa e 

soprattutto in teorico favore dell’attore tenuto alla prova della domanda, che 

poteva essere fornita proprio attraverso l’opera del Consulente: e non è certo 

colpa di costui, se gli elementi raccolti non si sono rivelati favorevoli alla 

tesi attrice (si richiama quanto già detto sopra, che la prova documentale 

offerta dall’attore, non era, e non è, in ogni caso sufficiente all’accoglimento 

della domanda, a prescindere dalla relazione del Consulente). 

In conclusione, dunque, la domanda attrice deve essere rigettata; le spese 

seguono la soccombenza; restano a definitivo carico del soccombente anche 

le spese per la consulenza tecnica, liquidate come in dispositivo. 

P.Q.M. 

Il Tribunale di Castrovillari, sezione stralcio, definitivamente pronunciando 

sulla domanda proposta da F. S., disattesa e respinta ogni contraria istanza, 

deduzione ed eccezione, cosi provvede: rigetta la domanda; condanna parte 

soccombente al pagamento delle competenze di lite, che liquida in Euro 

123,96 per spese, Euro 650,20 per diritti, Euro 3.250,00 per onorari, il tutto 

per complessivi Euro 4.024,16, oltre IVA, CPA, 10%, come per legge; liquida 

le spese e competenze del C.T.U. in Euro 500,00 per spese ed Euro 

900.00 per onorario, oltre accessori di legge, ponendole a definitivo carico 

dell’attore. 

F. lì 7/3/2005 

IL GIUDICE UNICO 

(Avv.to B. I.) 

n. 2-3/2005

GLI ABUSI IN ZONA SOGGETTA A VINCOLO PAESAGGISTICO 

Quando l'opera è abusiva 

Per l'esecuzione degli interventi in zona soggetta a 

vincolo paesaggistico è necessario munirsi preventivamente 

dell'autorizzazione paesaggistica (art. 146 del 

D.Lgs. 42/2004 e, per il periodo transitorio, art. 159 dello 

stesso decreto, noto come "Codice Urbani"). Ogni opera 

compiuta in assenza è abusiva. 

Le sanzioni applicabili 

Amministrative 

L'esecuzione di opere abusive in ambito vincolato 

determina, secondo la va-lutazione dell'autorità amministrativa 

preposta alla tutela del vincolo, l'obbligo della 

rimessione in pristino ovvero del pagamento di una somma 

equivalente al maggiore importo tra il danno arrecato 

e il profitto conseguito mediante la trasgressione (art. 

167 del D.Lgs. 42 del 22 gennaio 2004). 

Penali 

Le opere eseguite in assenza o in difformità dall'autorizzazione 

paesaggistica sono soggette alle sanzioni penali 

previste dall'art. 44 del D.P.R. 380/2001 (art. 181 del 

D.Lgs. 42/2004). 

La pena è la reclusione da 1 a 4 anni se gli abusi sono 

compiuti su immobili o aree che siano stati dichiarati di 

notevole interesse pubblico per le loro caratteristiche paesaggistiche 

con apposito provvedimento emanato in epoca 

antecedente alla realizzazione dei lavori nonché per gli 

abusi compiuti su immobili o aree tutelati per legge (indipendentemente 

cioè da un provvedimento di imposizione 

del vincolo), e abbiano comportato un aumento dei manufatti 

superiore al 30% della volumetria della costruzione 

originaria o, in alternativa, un ampliamento della medesima 

superiore a 750 metri cubi, ovvero ancora abbiano 

determinato una nuova costruzione con una volumetria 

superiore ai 1.000 metri cubi (art. 181, comma 1-bis, 

introdotto dall'art. 1, comma 36, della legge 308 del 15 

dicembre 2004). Il Codice prevede che, con la sentenza di 

condanna, venga anche ordinata la rimessione in pristino 

dello stato dei luoghi a spese del condannato (art. 181, 

comma 2). 

n. 2-3/2005 

Edilizia e urbanistica 

ABUSI EDILIZI IN ZONE VINCOLATE, 

SANZIONI E POSSIBILI RIMEDI di Diego Foderini 

Riportiamo le sanzioni e i possibili rimedi per gli 

abusi compiuti in zona soggetta a vincolo paesaggistico. 

In particolare, le possibilità di sanatoria, 

la possibilità di mantenere l'abuso e di continuare 

a fruirne, i costi per la sanatoria penale e quelli per 

le sanzioni amministrative, il rapporto con l'autorizzazione 

paesaggistica in sanatoria, i rapporti tra condono 

edilizio e sanatoria paesaggistica penale. 

Le possibilità di sanatoria 

La situazione precedente 

Nella vigenza della normativa precedente al Codice sui 

beni paesaggisticie culturali contenuto nel D.Lgs. 42/2004, 

la giurisprudenza amministrativa maggioritaria ammetteva 

il rilascio dell'autorizzazione paesaggistica in sanatoria 

(così, per esempio, Cons. Stato, sent. n. 4192/2003 e sent. 

n. 1592/ 2003). Il nuovo Codice modifica la precedente 

normativa e non si potrà, quindi, continuare a fare riferimento 

a queste sentenze. 

La situazione nella piena vigenza del Codice 

Il Codice Urbani vieta il rilascio dell'autorizzazione 

paesaggistica in sanatoria, vale a dire dopo l'avvenuta realizzazione 

dell'intervento (art. 146, comma 10, lett.c). A 

seguito della piena operatività del Codice non sarà, dunque, 

più possibile sanare gli abusi realizzati in ambito vincolato. 

Il regime transitorio 

Il Codice sui beni paesaggistici e culturali diverrà pienamente 

operativo solamente a seguito dell'approvazione o 

revisione dei piani paesaggistici da parte delle regioni nonché 

del conseguente adeguamento degli strumenti urbanistici. 

Fino a tale momento è applicabile la disciplina transitoria 

prevista dall'art. 159. Quest'ultimo, non richiama però 

la norma che impedisce il rilascio dell' autorizzazione in 

sanatoria (contenuta all'art. 146, comma 10, lett. c). Di qui 

l'ipotesi che il divieto divenga operante solamente dopo la 

fase transitoria. 

Nessuna autorizzazione paesaggistica postuma neppure nel 

periodo transitorio 

Il Ministero per i beni e le attività culturali, con la nota 

SG/106/24664 del 19 luglio 2004, ha affermato che: 

- il divieto di autorizzazione paesaggistica in sanatoria è 

operante sin dalla data di entrata in vigore del Codice, vale 

a dire sin dalla data del 1° maggio 2004; 

- con decorrenza 1° maggio 2004 l'autorizzazione paesaggistica 

in sanatoria non poteva più essere rilasciata, neppure 

se la domanda fosse stata presentata prima di tale 

data; 

- le autorizzazioni eventualmente rilasciate dopo il 1° 

maggio 2004 debbono essere revocate perché, in caso contrario, 

provvederà il Ministero con propri decreti di annullamento; 

- il rilascio delle autorizzazioni in sanatoria resta possibile 

in base alla normativa sul condono, in conseguenza del 

carattere eccezionale e derogatorio della stessa. Sfuggono, 

pertanto, al divieto le domande presentate in base alle leggi 

47/1985,724/1994 e 326/2003 (relative rispettivamente al 

primo, al secondo e al terzo condono edilizio). 

Possibili diversi orientamenti locali 

La lettura fornita dal Ministero con nota SG/106/ 

24664/2004 non è vincolante e la normativa applicabile 

durante il regime transitorio è oggettivamente poco chiara. 

Non è, pertanto, escluso che i comuni e le regioni decidano 

141

142 


di orientarsi diversamente e che la giurisprudenza finisca 

con il riconoscere questa possibilità. Ciò, però, solo con 

riferimento al regime transitorio perché nella piena operatività 

del Codice la possibilità di rilascio dell'autorizzazione 

paesaggistica postuma è senz'altro esclusa. 

Le altre possibilità 

Nonostante il divieto di autorizzazione paesaggistica 

postuma, chi ha realizzato manufatti abusivi in area soggetta 

a vincolo paesaggistico può avvalersi della sanatoria paesaggistica 

prevista dalla legge 308/2004. (cosiddetta "legge delega 

ambientale"). La sanatoria è limitata al profilo penale ma 

produce effetti indiretti anche sotto l'aspetto amministrativo e 

può determinare la possibilità di mantenimento dell'opera. 

ABUSI COMPIUTI IN ZONA SOGGETTA A VINCOLO 

PAESAGGISTICO ENTRO IL 30 SETTEMBRE 2004 

La sanatoria penale 

Estensione della sanatoria 

Le opere compiute su beni paesaggistici entro il 30 settembre 

2004 senza autorizzazione o in difformità da essa possono 

essere sanate ma esclusivamente sotto il profilo penale 

(art. 1, comma 37, della legge 308/2004). Questo significa 

che l'interessato potrà evitare le sanzioni penali ma sarà soggetto 

alle sanzioni amministrative di carattere paesaggistico 

ed edilizio. L'abusiva realizzazione di una costruzione in 

ambito vincolato concretizza infatti la violazione sia della 

normativa a tutela del paesaggio (contenuta nel Codice Urbani), 

sia della normativa edilizia (contenuta nel T.U. sull'edilizia 

e nelle diverse normative regionali). La sanatoria è ottenibile 

con riferimento ai lavori che abbiano determinato la realizzazione 

di tipologie edilizie o l'utilizzo di materiali che 

risultino, comunque, consentiti dagli strumenti di pianificazione 

paesaggistica ovvero, in assenza di questi ultimi, giudicati 

compatibili con il contesto paesaggistico. 

Le condizioni necessarie 

La domanda di sanatoria andava presentata entro il termine 

perentorio del 31 gennaio 2005 e doveva ottenere il giudizio 

di compatibilità paesaggistica del comune o della regione, 

da rendersi su parere della Soprintendenza. Era necessario il 

pagamento della sanzione pecuniaria amministrativa aumentata 

da un terzo alla metà, nonché di una sanzione pecuniaria 

aggiuntiva. 

La possibilità di mantenere l'abuso e di continuare a fruirne 

Gli effetti amministrativi 

La sanatoria produce effetti diretti limitati all'ambito 

penale, determinando l'estinzione del reato. Non equivale ad 

autorizzazione paesaggistica in sanatoria e resteranno pertanto 

applicabili le ordinarie sanzioni amministrative. Il rilascio 

della sanatoria penale presuppone tuttavia l'avvenuto accertamento 

della compatibilità con il paesaggio da parte dell'autorità 

amministrativa (comune o regione). L'amministrazione si 

troverà così nell'impossibilità di imporre la sanzione della 

demolizione e dovrà necessariamente applicare la sanzione 

pecuniaria. L'ordine di demolizione, infatti, può essere adottato 

solamente se l'abuso è giudicato incompatibile con il paesaggio 

(per esempio, Cons. Stato, sent. n. 3185/2000, Sez. VI; 

sent. n. 4482/2003, Sez. IV; sent. n. 7047/2003, Sez. IV; sent. 

n. 7769/2003, Sez. IV; sent. n. 397/2004, Sez. IV). Questo 

con riferimento alle sanzioni amministrative previste dal 

Codice Urbani. Quanto alle sanzioni edilizie e urbanistiche si 

possono ipotizzare due situazioni. Se sussistono i requisiti per 

l'ottenimento della sanatoria edilizia (doppia conformità o 

conformità anche ai soli strumenti urbanistici applicabili al 

momento della presentazione della domanda, nei comuni che 

ammettono la cosiddetta "sanatoria giurisprudenziale"), sarà 

possibile regolarizzare l'abuso a tutti gli effetti. Se, invece, 

non ci sono le condizioni per beneficiare della sanatoria edilizia, 

l'interessato sarà soggetto alle sanzioni edilizie applicabili 

previste dal D.P.R. 380/2001, non esclusa quella della 

demolizione. 

L’illeggittimità dell’ordinanza di demolizione 

L'ottenimento della sanatoria penale presuppone l'avvenuto 

accertamento della compatibilità dell'abuso con il paesaggio 

con la conseguenza che l'amministrazione non potrà 

impartire la demolizione dell'opera ma potrà solamente applicare 

la sanzione pecuniaria. Occorre però considerare che 

l'ordinanza di demolizione potrebbe discendere dal profilo 

edilizio. 

I costi 

Per la sanatoria penale 

È necessario il preventivo pagamento della sanzione paesaggistica 

in misura pari alla maggiore somma tra il danno 

arrecato e il profitto conseguito mediante il compimento della 

violazione aumentata da un terzo alla metà, nonché di una 

ulteriore sanzione pecuniaria di importo variabile tra 3 mila 

euro e 50 mila euro (art. 1, comma 37, della legge 308/2004). 

Per le sanzioni amministrative 

Nulla più sarà dovuto con riferimento alle sanzioni paesaggistiche 

ma sotto il profilo edilizio sarà necessario l'assolvimento 

delle sanzioni che risulteranno applicabili in base al 

testo unico sull'edilizia e che possono avere natura sia pecuniaria 

che demolitoria. 

Il rapporto con l'autorizzazione paesaggistica in sanatoria 

L'accertamento di compatibilità con il vincolo serve esclusivamente 

all'ottenimento della sanatoria penale e non equivale, 

quindi, ad autorizzazione paesaggistica in sanatoria. 

L'avvenuto accertamento di compatibilità con il paesaggio 

indirizzerà tuttavia l'applicazione delle sanzioni paesaggistiche 

verso quelle pecuniarie anziché verso la demolizione. 

L'ordine di demolizione potrebbe però derivare dall'applicazione 

delle sanzioni edilizie, in relazione alla tipologia di 

opera abusiva realizzata (a meno che non ne sia possibile la 

sanatoria). 

GLI ABUSI COMPIUTI IN ZONA SOGGETTA A VINCOLO 

PAESAGGISTICO IN QUALUNQUE DATA 

La sanatoria penale 

L’ottenimento della sanatoria 

L'interessato può ottenere la sanatoria penale qualunque 

sia la data di realizzazione dell'abuso (art. 181 del D.Lgs. 

42/2004, commi 1-ter e 1-quater, introdotti dalla legge 

n. 2-3/2005

308/2004); ciò, tuttavia, limitatamente alle seguenti ipotesi: 

lavori realizzati in assenza o difformità dall'autorizzazione 

paesaggistica, che non abbiano determinato creazione di 

superfici utili o volumi ovvero aumento di quelli legittimamente 

realizzati; lavori che siano avvenuti con impiego di 

materiali in difformità dall'autorizzazione paesaggistica; 

lavori configurabili quali interventi di manutenzione ordinaria 

o straordinaria (come definiti dall'art. 3, D.P.R. 

380/2001). 

Le condizioni necessarie 

L'interessato deve presentare apposita domanda all'autorità 

preposta alla gestione del vincolo e l'abuso deve essere 

giudicato compatibile con il paesaggio dal comune o dalla 

regione (che si pronunciano previo parere vincolante della 

Soprintendenza). 

La possibilità di mantenere l'abuso e di continuare a fruirne 

Gli effetti amministrativi 

La sanatoria produce effetti diretti limitati all'ambito 

penale, determinando l'estinzione del reato. Non equivale 

ad autorizzazione paesaggistica in sanatoria e resteranno 

pertanto applicabili le ordinarie sanzioni amministrative. Il 

rilascio della sanatoria penale presuppone tuttavia l'avvenuto 

accertamento della compatibilità con il paesaggio da 

parte dell'autorità amministrativa (comune o regione). 

L'amministrazione si troverà così nell' impossibilità di 

imporre la sanzione della demolizione e dovrà necessariamente 

applicare la sanzione pecuniaria. 

L'ordine di demolizione, infatti, può essere adottato 

solamente se l'abuso è giudicato incompatibile con il paesaggio 

(Cons. Stato, sent. n. 3185/2000, Sez. VI; sent. n. 

4482/2003, Sez. IV; sent. n. 7047/2003, Sez. IV; sent. n. 

7769/2003, Sez. IV; sent. n. 397/2004, Sez. IV). Questo 

con riferimento alle sanzioni amministrative previste dal 

Codice Urbani. Quanto alle sanzioni edilizie e urbanistiche 

si possono ipotizzare due situazioni. Se sussistono i requisiti 

per l'ottenimento della sanatoria edilizia (doppia 

conformità o conformità anche ai soli strumenti urbanistici 

applicabili al momento della presentazione della domanda, 

nei comuni che ammettono la cosiddetta "sanatoria giurisprudenziale"), 

sarà possibile regolarizzare l'abuso a tutti 

gli effetti. 

Se, invece, non ci sono le condizioni per beneficiare 

della sanatoria edilizia, l'interessato sarà soggetto a tutte le 

sanzioni previste dal testo unico sull'edilizia per l'abuso di 

cui si tratta, non esclusa quella della demolizione. 

L’illeggittimità dell’ordinanza di demolizione 

Nonostante la legge preveda che la sanatoria penale 

lascia impregiudicate l'applicazione delle sanzioni amministrative 

e che queste possono consistere nella sanzione 

pecuniaria o nell'ordine di demolizione, si deve ritenere che 

l'avvenuta verifica di compatibilità paesaggistica impedisca 

l'erogazione della sanzione demolitoria. L'ordinanza di 

demolizione potrebbe derivare dall'applicazione della sanzione 

edilizia. 

I costi 

Per la sanatoria penale 

Non sono previsti costi in aggiunta alle sanzioni amministrative 

applicabili. 

n. 2-3/2005 


Per le sanzioni amministrative 

L'avvenuto accertamento di compatibilità vincola l'amministrazione 

all'applicazione della sanzione paesaggistica 

pecuniaria pari alla maggiore somma tra il danno arrecato e 

il profitto conseguito mediante il compimento della violazione 

(art. 167, comma 1, D.Lgs. 42/2004). L'interessato 

sarà inoltre soggetto alle sanzioni amministrative edilizie 

previste dal testo unico sull'edilizia e che possono essere di 

natura sia pecuniaria sia ripristinatoria, in relazione alla 

tipologia di abuso commesso. 

II rapporto con l'autorizzazione paesaggistica in sanatoria 

L'accertamento di compatibilità paesaggistica serve 

esclusivamente all'ottenimento della sanatoria penale e non 

costituisce quindi autorizzazione paesaggistica in sanatoria. 

L'avvenuto accertamento di compatibilità con il paesaggio 

indirizzerà tuttavia l'applicazione delle sanzioni paesaggistiche 

verso quelle pecuniarie anziché verso la demolizione. 

Saranno inoltre applicabili le sanzioni edilizie, in relazione 

alla tipologia di opera abusiva realizzata (a meno che 

non ne sia possibile la sanatoria). 

CONDONO EDILIZIO E SANATORIA PAESAGGISTICA PENALE 

RAPPORTI 

Le condizioni per il condono edilizio in zona paesaggistica 

(D.L. 269/2003 e L. 326/2003) 

L'ultimo condono, previsto dal D.L. 269/2003 e dalla 

legge 326/2003, con termine per la presentazione delle 

domande scaduto il 10 dicembre 2004, limita fortemente la 

possibilità di sanare gli abusi compiuti in ambito paesaggistico. 

La condonabilità risulta così circoscritta (art. 32, 

comma 26, lett. d, della legge 326/2003): 

- se l'area era già vincolata alla data dell'esecuzione 

delle opere abusive, la sanatoria sarà ottenibile solamente a 

condizione che gli abusi risultino conformi alla disciplina 

urbanistica e siano giudicati compatibili con il vincolo; 

- se il vincolo, invece, è stato apposto dopo l'esecuzione 

delle opere (ovverosia: se le opere sono state eseguite 

prima dell'imposizione del vincolo sull'area), la sanatoria è 

ottenibile anche in assenza della conformità alla disciplina 

urbanistica, purché le autorità competenti accertino la compatibilità 

con il vincolo. 

La diversa estensione del condono edilizio e della sanatoria 

paesaggistica 

L'abuso compiuto in ambito vincolato costituisce un fatto 

unitario che comporta la violazione di due normative 

differenti: quella paesaggistica (contenuta nel Codice), e 

quella urbanistica (contenuta nel T.U. edilizia). Sono, dunque, 

applicabili due differenti ordini di sanzioni. Il condono 

edilizio consente di recuperare alla legittimità l'abuso 

sotto il profilo urbanistico, evitando l'applicazione delle 

sanzioni riferite a tale specifico profilo. Il condono possiede 

carattere eccezionale e di stretta interpretazione. Questo 

significa, in concreto, che possono beneficiarne solamente 

gli abusi espressamente previsti. 

La sanatoria paesaggistica di cui alla legge 308/2004 

esaurisce i propri effetti nell'ambito della normativa riferi- 

143

144 


ta al vincolo. Tale sanatoria è limitata al profilo penale e 

gli abusi continueranno pertanto a essere soggetti alle sanzioni 

amministrative previste dal Codice Urbani. 

L’autonomia del condono edilizio rispettoalla sanatoria paesaggistica 

Il condono edilizio (contenuto nella legge 326/2003) e 

la sanatoria penale paesaggistica (prevista dalla legge 

308/2004), agiscono in ambiti differenti e non interagiscono 

tra loro. E infatti: 

- le condizioni per accedere al condono edilizio restano 

quelle previste dal D.L. 269/2003 e dalla legge 326/2003. 

La sanatoria paesaggistica penale non amplia lo spettro 

degli abusi condonabili. Nell'ipotesi di una riapertura dei 

termini per la presentazione delle domande di condono edilizio 

non si potrebbero perciò condonare manufatti diversi 

da quelli già condonabili in precedenza (a meno che non 

venga modificata la disciplina statale o regionale); 

- la sanatoria paesaggistica penale non produce alcun 

beneficio ulteriore rispetto a quello già conseguibile in 

quanto il condono edilizio determina l'estinzione anche del 

reato paesaggistico (art. 32, comma 43, della legge 

326/2003, di riformulazione dell'art. 32 della legge 

47/1985); 

- l'ottenimento del condono edilizio comporta la necessità 

del pagamento delle sanzioni paesaggistiche pecuniarie 

consistenti nella maggiore somma tra il danno arrecato 

e il profitto conseguito mediante l'abuso, con esclusione 

della sanzione della demolizione. 

Questo perché il condono presuppone l'avvenuto accertamento 

della compatibilità delle opere con i valori tutelati 

dal vincolo e determina per ciò stesso l'inapplicabilità della 

sanzione della demolizione (Cons. Stato, sent. n. 

3185/2000, Sez. VI; sent. n. 4482/2003, Sez. IV; seni. n. 

7047/2003, Sez. IV; sent. n. 7769/2003, Sez. IV; sent. n. 

397/2004, Sez. IV). Anche sotto questo profilo, la sanatoria 

paesaggistica penale non può apportare alcuna utilità 

ulteriore in quanto sana l'opera esclusivamente sotto il 

profilo penale e produce unicamente l'effetto di comportare 

l'applicazione delle sanzioni pecuniarie in luogo della 

Antichi Tratturi (incisione in rame, 1783) 

demolizione. Per le opere suscettibili di condono l'esclusione 

dell'applicazione della sanzione demolitoria e l'indirizzamento 

verso le sanzioni pecuniarie amministrative, 

tuttavia, è già determinato dal parere di compatibilità paesaggistica 

reso nell'ambito della procedura per il suo rilascio. 

Quando conviene aderire alla sanatoria paesaggistica 

L'adesione alla sanatoria paesaggistica penale risulterà 

conveniente: 

- quando non sia possibile accedere ai condono edilizio 

e si intenda evitare l'applicazione delle sanzioni penali (ma 

occorrerà allo scopo considerare che è possibile estinguere 

il reato anche con la rimessione in pristino delle aree o 

degli immobili da parte del trasgressore, purché ciò avvenga 

prima che sia ordinata dall'autorità amministrativa e 

comunque prima che intervenga la condanna penale: art. 

181, comma 1-quinquies, del D.Lgs. 42/2004, aggiunto 

dalla legge 308/2004); 

- quando l'abuso risulti comunque sanabile sotto il profilo 

edilizio in base alla normativa ordinariamente applicabile 

(contenuta all'art. 36 del D.P.R. 380/2001). L'adesione 

al condono paesaggistico penale comporterà, infatti, l'applicazione 

delle sanzioni pecuniarie previste dal Codice 

Urbani in luogo della demolizione mentre la sanatoria edilizia 

ne determinerà la completa regolarizzazione sotto il 

profilo urbanistico; 

- quando l'abuso non risulti sanabile sotto il profilo edilizio 

ma sia a esso applicabile una sanzione pecuniaria e 

non la demolizione (come nel caso della realizzazione di 

un box per la rimessa degli attrezzi, il quale costituisce 

opera pertinenziale ai sensi dell'art. 3, lett. e.6, del D.P.R. 

380/2001 con conseguente applicazione delle misure previste 

dall'art. 37 dello stesso D.P.R.). Anche in questo caso 

l'adesione al condono paesaggistico penale comporterà 

l'applicazione delle sanzioni pecuniarie previste dal Codice 

Urbani in luogo della demolizione mentre il pagamento 

della sanzione edilizia regolarizzerà la situazione anche 

sotto quest'ultimo profilo. 


n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


ANCHE PER LE SOPRAELEVAZIONI 

LE DISTANZE VANNO RISPETTATE 

La Corte di Cassazione è intervenuta per precisare che ogni intervento 

al di sopra della linea di gronda è sempre una costruzione 

Suprema Corte di Cassazione 

Sezione II Civile 

Sentenza 7 dicembre 2004, n.22895 

Svolgimento del processo 

B. Cesare, assumendo di essere proprietario della p. ed. 

1132 del comune di Mori posta a confine con la p.f. 1389 

di proprietà di Vincenzo M., e che quest’ultimo nell’anno 

1973 aveva costruito un edificio a distanza inferiore a quella 

prevista dal regolamento edilizio, e, nel 1980, aveva 

anche sopraelevato l’edificio, convenne il predetto davanti 

al tribunale di Rovereto per 

ottenere la riduzione della 

nuova costruzione a distanza 

legale. Il convenuto contestò 

ogni deduzione avversa e, 

attribuendo all’attore di aver 

realizzato un garage in violazione 

delle distanze, 

avanzò domanda riconvenzionale 

per ottenere la 

demolizione del manufatto. 

All’esito dell’istruttoria, il 

tribunale - con sentenza 

14.4.1999 - accertata quale 

fosse la linea di confine, condannò il M. ad arretrare a cinque 

metri da essa la costruzione realizzata sulla p. ed. 1389 

sopraelevata nel 1980, e condannò il B. ad arretrare a quattro 

metri dal confine la costruzione adibita a garage, rigettando 

tutte le altre domande. 

La sentenza fu impugnata dal B. che denunciò, tra l’altro, 

un vizio di ultrapetizione per avere il tribunale accertato 

il confine (esclusa dal g. i. in quanto proposta tardivamente)e 

in assenza dei presupposti, esistendo un muro divisorio 

della proprietà che costituiva il confine certo.Il M. 

contestò i motivi del gravame e propose appello incidentale 

chiedendo la riduzione a distanza legale del garage, con 

determinazione dell’esatto confine e condanna del B. a rilasciare 

la porzione di fondo di sua proprietà eventualmente 

occupata. 

La corte d’appello di Trento, con sentenza 5.6.2001, in 

parziale accoglimento di entrambe le impugnazioni, da un 

lato dichiarò che il confine tra le pp. edd. 1132 e 1389 del 

comune di Mori coincideva con la linea evidenziata dalle 

lettere C-D in colore blu cerchiato rosso della planimetria 

allegata alla consulenza tecnica d’ufficio, dall’altro condannò 

il M. a ridurre ad una distanza di quattro metri dal 

confine la parte del fabbricato interrato sporgente dal suolo, 

come evidenziato nella planimetria della c.t.u., confermando 

nel resto la sentenza impugnata. Osservò la corte 

d’appello, quanto alla domanda di accertamento dei confi- 

La nozione giuridica di sopraelevazione- ai fini del 

rispetto delle distanze legali - coincide del tutto con la 

accezione normale del termine ed indica qualsiasi costruzione 

che si eleva al di sopra della linea di gronda di un 

preesistente fabbricato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione,con 

la sentenza n.22895 del 7 dicembre 2004, precisando 

che la sopraelevazione, per quanto di dimensioni 

ridotte, comporta sempre un aumento della volumetria e 

va, pertanto, considerata a tutti gli effetti - e quindi anche 

ai fini delle distanze - come “costruzione”. 

ni, che il tribunale avrebbe dovuto comunque pronunciarsi 

sul punto, e che in ogni caso la domanda proposta dall’attore 

rivelava una volontà di ottenere la tutela delle distanze 

legali sia dalle costruzioni che dal confine, per cui non era 

dubbio che, indipendentemente da una specifica istanza 

rivolta all’accertamento dei confini, era comunque necessario 

individuarli onde verificare il rispetto delle distanze. 

Quanto alla concreta individuazione del confine, 

osservò la corte che il giudice di primo grado non si era 

limitato ad aderire alle conclusioni del c.t.u. ma le aveva 

esaminate criticamente, affermando di condividerle sulla 

base di valide argomentazio- 

ni. Quanto alla costruzione 

esistente sulla p. ed. 1389, 

ritenne la corte che fosse 

fondato il motivo di appello 

del B., in quanto era incontestato 

ed emergeva dalla planimetria 

che la parte interrata 

del manufatto si elevava 

da terra per 60 centimetri, e 

tale sporgenza non poteva 

considerarsi irrilevante - 

come preteso dall’interessato 

- perché ogni costruzione 

che affiori dal suolo deve rispettare le distanze legali. Nella 

specie, trattandosi di costruzione risalente al 1973 e dovendo, 

quindi, trovare applicazione il p. di f. del 1966 che prevedeva, 

all’art. 23, una distanza di quattro metri dal confine, 

la parte sporgente dall’interrato doveva essere arretrata 

a tale distanza dalla proprietà confinante. 

Quanto al motivo d’appello del B. concernente l’altezza 

della costruzione del M., osservò la corte che esso era 

infondato perché a prescindere dal fatto che il fabbricato 

non risultava gravato da servitus altius non tollendi, in riferimento 

all’altezza non era stata mai formulata una domanda 

specifica, sicché fondatamente la controparte ne aveva 

eccepito il carattere di novità. 

Infine, quanto all’ultimo motivo di gravame, osservò la 

corte che l’assunto del B., secondo cui il garage insistente 

sulla p. ed. 1132 sarebbe stato eretto nei primi anni ‘60 e 

quindi. sarebbe stato applicabile il criterio della prevenzione, 

era risultato smentito dalle dichiarazioni dei testi escussi 

e della stessa moglie del B., dalle quali era emerso con 

certezza che l’opera era stata realizzata negli anni ‘50. 

Infine, relativamente al primo motivo dell’appello incidentale 

del M., osservò la corte che doveva essere accolta 

la doglianza circa l’omessa pronuncia sulla domanda di 

accertamento dei contini e di rilascio del terreno occupato 

dalla controparte, atteso che quest’ultima non aveva mai 

sollevato eccezioni sul carattere di novità della domanda 

145

146 


stessa. 

In ordine al secondo motivo - concernente la condanna 

a riportare a distanza legale la sopraelevazione – rilevò, 

invece, che la tesi del M. di essersi limitato a modificare la 

pendenza della vecchia struttura di copertura, era smentita 

dalle risultanze della consulenza tecnica secondo cui era 

stata realizzata una vera e propria sopraelevazione per la 

quale vige sempre l’obbligo del rispetto delle distanze 

legali. Per la cassazione della sentenza hanno proposto 

ricorso in via principale M. Vinicio, in forza di due motivi, 

e in via incidentale dal B., che si affida a quattro motivi. 

Entrambe le parti hanno depositato memoria. 

Motivi della decisione 

Preliminarmente vanno riuniti i ricorsi perché proposti 

contro la stessa sentenza. Con il primo motivo proposto il 

M. denuncia violazione ed erronea applicazione dell’art. 26 

delle norme di attuazione del programma di fabbricazione 

del 1978 del comune di Mori e omessa, insufficiente e contraddittoria 

motivazione su un punto decisivo della controversia. 

Assume il ricorrente che i lavori eseguiti nell’anno 1980 

sono consistiti esclusivamente nella modifica della copertura 

del fabbricato con una a falde, ma che il muro perimetrale 

sul quale detta copertura poggia non è stato minimamente 

modificato in altezza; afferma, quindi, che in assenza 

di disposizioni regolamentari che prevedano “il mantenimento 

delle distanze dai confini o dalle costruzioni in 

ogni punto e in tutte le direzioni” il giudice di merito non 

avrebbe potuto affermare che la sopraelevazione era a 

distanza illegale (a metri quattro anziché cinque, come previsti) 

perché il punto di riferimento rimaneva esclusivamente 

il muro perimetrale preesistente. 

Il motivo è destituito di fondamento. 

La nozione giuridica di sopraelevazione - ai fini del 

rispetto delle distanze legali - coincide del tutto con la 

accezione normale del termine, ed indica qualsiasi costruzione 

che si eleva al di sopra della linea di gronda di un 

preesistente fabbricato. 

La sopraelevazione, per quanto di dimensioni ridotte, 

comporta sempre un aumento della volumetria e va, pertanto, 

considerata a tutti gli effetti - e quindi anche ai fini delle 

distanze - come “costruzione”. 

Nel caso di specie è incontestato che il ricorrente avesse 

ricavato una ulteriore volumetria attraverso la copertura 

con tetto a falde della preesistente terrazza, e tale nuovo 

corpo di fabbrica, realizzato “sopraelevando” l’edificio, è 

soggetto alle norme sulle distanze vigenti al momento della 

realizzazione, a nulla valendo che esso sia rientrato rispetto 

al muro di appoggio, il quale - in quanto realizzato sotto la 

vigenza di disposizioni più favorevoli -era da considerare a 

distanza legale. 

Né il ricorrente ha dedotto che le invocate norma di 

attuazione contengano disposizioni derogatorie in tema di 

distanze per quanto attiene alle sopraelevazioni. 

Con il secondo motivo il M. denuncia violazione ed 

erronea applicazione dell’art. 26 delle norme di attuazione 

del programma di fabbricazione del 1966 del comune di 

Mori e omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione 

su un punto decisivo della controversia. Si duole il ricor- 

rente che la corte di Trento abbia ordinato la riduzione a 

quattro metri dal confine della parte di fabbricato emergente 

dal suolo perché posta a metri 3,90 dal confine anziché a 

4 metri, avendo come riferimento del confine il muretto 

divisorio tra i due fondi, il quale, al contrario, non segnerebbe 

la reale delimitazione delle due proprietà. 

Afferma il ricorrente che mai nessuno - neppure il consulente 

tecnico - ha mai messo in dubbio il rispetto delle 

distanze con riferimento alla costruzione interrata di sua 

proprietà, e di conseguenza i giudici di merito non si sono 

preoccupati di accertare quale fosse realmente il profilo 

naturale del terreno all’epoca della costruzione e se, quindi, 

questa emergesse dal suolo o fosse integralmente interrata. 

Sul punto - a dire del ricorrente - la corte ha assunto 

come livello naturale quello del terreno del Bartolini - che 

invece era stato abbassato nel tempo - ed ha illogicamente 

affermato essere non contestata l’altezza del corpo di fabbrica 

e compatibile con le risultanze planimetriche, mentre 

l’altezza dei fabbricati non emerge dalle planimetrie e, 

comunque, esso appellante aveva decisamente contestato 

che la propria costruzione sporgesse dal livello del suolo di 

sessanta centimetri. 

Il motivo è inammissibile perché con esso - sotto l’apparente 

denuncia di violazione di norme di diritto - si sollevano 

esclusivamente censure di merito, tese a contestare i 

dati di fatto posti a base della decisione del giudici d’appello, 

e cioè la elevazione del manufatto dal terreno per circa 

cm 60 e la individuazione della linea di confine. 

La rispondenza dei riferiti dati alla reale situazione è 

affermata dalla corte di merito sulla base dei rilievi effettuati 

dal consulente tecnico, e in ragione di una non contestazione 

da parte dello stesso M. rispetto alle deduzioni in 

tal senso della controparte, sicché ogni eventuale censura 

presupporrebbe un riesame degli elementi suddetti che non 

è consentita in sede di legittimità. 

Né alcuna valenza hanno le doglianze relative ad un 

preteso erroneo metodo di misurazione dell’emergenza del 

manufatto rispetto al livello del terreno, perché dalla decisione 

si evince chiaramente che i giudici d’appello hanno 

preso in considerazione - e il metodo è sicuramente corretto 

- il livello del terreno dello stesso M. sul quale sorge la 

costruzione, non potendo aver rilievo il livello del terreno 

confinante. 

Il ricorrente incidentale, denunciando, con il primo 

motivo, violazione degli articoli 112 e 183 c.p.c., 948 e 950 

c.c., si duole che la corte trentina abbia qualificato la 

domanda del M. come intesa ad ottenere il regolamento di 

confini - unica domanda che, a suo dire, poteva ritenersi 

implicitamente avanzata come antecedente logico della 

domanda di rispetto delle distanze legali - mentre avrebbe 

dovuto tener conto che il M. aveva chiesto la restituzione 

dell’area contesa e, quindi, aveva inteso porre una vera e 

propria istanza di revindica che era inammissibile per tardività. 

Il motivo è infondato. 

Non si comprende esattamente quale censura il B. muova 

alla decisione impugnata, perché le critiche alla interpretazione 

della domanda (se cioè dovesse intendersi come 

regolamento di confini o revindica) non sono pertinenti con 

la decisione della corte che ha ritenuto ammissibile la 

n. 2-3/2005

domanda stessa (a prescindere dalla sua qualificazione giuridica) 

perché, su di essa era stato accettato il contraddittorio. 

Il punto concernente la ritenuta tacita accettazione non 

è stato fatto oggetto di censure in ricorso, ma solo nella 

memoria illustrativa depositata ai sensi dell’art. 178 c.p.c., 

mentre il ricorrente incidentale ha focalizzato le proprie 

censure esclusivamente sulla “tardività” della domanda 

stessa, come se l’accoglimento fosse stato ancorato dalla 

corte di merito soltanto ad un preteso contenuto implicito 

della istanza di regolamento nella domanda principale. 

Tale argomento è stato in effetti usato dalla corte di 

merito, ma in modo sostanzialmente pleonastico, perché la 

stessa - nel rigettare il motivo di appello del B. avverso 

l’accertamento dei confini operato incidentalmente dal tribunale 

- pur affermando che in ogni domanda diretta ad 

ottenere il rispetto delle distanze deve ritenersi compresa la 

richiesta di accertamento dei confini, ha poi fatto esplicito 

rinvio alle più ampie argomentazioni che avrebbe svolte a 

sostegno dell’accoglimento dell’appello incidentale del M. 

sulla opposta doglianza della esclusione di detta domanda 

da parte del tribunale, argomentazioni basate essenzialmente 

sulla avvenuta accettazione del contraddittorio. 

Ne consegue che la questione della interpretazione della 

domanda operata dal giudice di merito - anche a prescindere 

dalla sua insindacabilità, se congruamente motivata - 

resta assorbita dal fatto che l’ammissibilità della domanda 

tardiva è stata ricollegata ad un diverso presupposto giuridico 

che non ha costituito oggetto di censura. 

Con il secondo motivo il B. denuncia violazione degli 

artt. 950, 2697 c.c. e 115 c.p.c. lamentando che il tribunale 

di Rovereto prima, e la corte d’appello poi - che ne ha avallato 

la decisione - avrebbero determinato il confine secondo 

una ricostruzione virtuale, difforme dalle risultanze 

catastali e dai precedenti rilievi compiuti dai tecnici comunali, 

non considerando che la identificazione del confine 

con il muro divisorio era consolidata nel tempo ed accettata 

anche dal M. sia prima sia durante il giudizio. 

Il motivo è inammissibile perché propone censure finalizzate 

ad una rivalutazione del merito, e cioè al riesame dei 

criteri adottati dal tribunale e dalla corte d’appello per la 

individuazione dei confini - criteri che appaiono corretti e 

in linea con gli orientamenti espressi in materia da questa 

corte - e delle conclusioni cui sono pervenuti i giudici di 

merito con argomentazioni adeguate e immuni da vizi logici 

e giuridici. 

Con il terzo motivo il ricorrente incidentale denuncia 

violazione degli artt. 2697 c.c. e 115 c.p.c., lamentando che 

la corte di merito colloca all’anno 1980 la edificazione del 

garage alla stregua delle deposizioni dei testi, mentre proprio 

da detti elementi probatori emergerebbe con chiarezza 

che la costruzione risaliva al 1960, dato confermato anche 

n. 2-3/2005 


dalle fotografie prodotte. 

Anche detto motivo è palesemente inammissibile perché 

mira al riesame delle risultanze testimoniali e documentali 

adeguatamente valutate dai giudici di merito. Con l’ultimo 

motivo il B. denuncia violazione degli artt. 183 e 112 c.p.c. 

lamentando che la corte di merito non ha dato alcuna risposta 

alle censure mosse con l’atto di appello avverso la statuizione 

del tribunale che aveva ritenuto inammissibile la 

domanda da esso formulata quale reconventio reconventionis 

(e cioè la richiesta di demolizione del manufatto frontistante 

la p. ed. 1389 a confine con la p.f. 834/4, in risposta 

alla domanda del convenuto di demolizione del garage di 

esso B. realizzato sulla p.e. 1132) perché - a dire del tribunale 

- non era collegata con la riconvenzionale; assume il 

ricorrente incidentale che, al contrario di quanto affermato 

dal giudice di merito, la sua domanda era nei confronti della 

riconvenzionale nella stessa relazione di quest’ultima 

rispetto alla domanda principale. 

Anche detta censura non può trovare accoglimento. 

Se è pur vero che l’odierno ricorrente aveva fatto oggetto 

di specifico motivo di appello la dichiarazione di inammissibilità 

della domanda avanzata come reconventio 

reconventionis, non può tuttavia darsi rilievo alla omessa 

pronuncia del giudice di merito, in quanto la censura sviluppata 

nel motivo non esaminato era palesemente infondata. 

La domanda riconvenzionale è ammissibile come tale 

soltanto se dipenda dal titolo dedotto in giudizio dall’attore 

o da quello che già appartiene alla causa come mezzo di 

eccezione. 

Nella specie non emerge il collegamento della reconventio 

reconventionis al titolo dedotto in giudizio dal convenuto, 

perché non vi è alcun rapporto tra la domanda intesa 

ad accertare il rispetto delle distanze di un costruzione 

del confinante e la domanda, reciproca e di identico contenuto, 

concernente una particella e una costruzione diverse 

da quella oggetto della istanza principale. 

Né alcuna rilevanza può darsi ai fini del ricorso all’assunto 

- verosimilmente fondato - secondo cui il collegamento 

tra la reconventio reconventionis e la domanda 

riconvenzionale del convenuto non era dissimile a quello 

riscontrabile tra quest’ultima e la domanda principale, atteso 

che nessuna contestazione sulla ammissibilità della 

domanda riconvenzionale è stata mai mossa dall’attore. 

Deve quindi concludersi per il rigetto di entrambi i 

ricorsi.Ricorrono giusti motivi per la compensazione delle 

spese di questo giudizio. 

P.Q.M. 

La corte, riuniti i ricorsi, li rigetta e compensa le spese. 

Depositato in Cancelleria il 7 dicembre 2004 

«Italia Casa» 

147

148 


DIFETTI NON GRAVI DI UN APPARTAMENTO 

La difettosa normativa sui difetti di un’opera 

I difetti di una casa venduta direttamente dall’appaltatore 

mentre è ancora in corso di costruzione sono trattati negli art. 

1662, 1665, 1667, 1668 e 1669 Cod.civ. (ved. RIQ. A), ma le 

norme che vi vengono enunciate sono tutt’altro che semplici, 

contrariamente a quanto può sembrare da una prima loro lettura. 

Basta osservare, per rendersi conto della loro complessità e 

delle difficoltà della loro interpretazione, che sia la dottrina che 

la giurisprudenza ancora dopo oltre quarant’anni di dibattiti, 

studi e pronuncie su molte delle questioni connesse con quelle 

disposizioni non sono affatto d’accordo, per cui vi sono controversie 

risolte da sentenze della Cassazione in un certo modo e 

da altre sentenze della stessa Corte in senso completamente 

opposto (con l’ovvia conseguenza della nefasta incertezza del 

diritto in questo campo, originata appunto dalla difettosa formulazione 

della legge). 

In queste note sono indicati per semplicità come «difetti» 

RIQUADRO A 

Disciplina del Codice civile sui difetti dell’opera 

di Francesco Terranova 

anche quelli che nel Codice civile sono chiamati difformità e 

vizi e che sarebbero, secondo la prevalente dottrina, i lavori 

eseguiti diversamente da come stabilito in contratto (difformità) 

o eseguiti male (vizi). E vedremo come conviene all’acquirente 

comportarsi di fronte ai difetti di un appartamento che 

ha acquistato, in corso di costruzione, da un appaltatore. 

Le vie che l’acquirente può seguire 

Per cominciare, l’acquirente ha certo la possibilità di esaminare 

l’argomento così come è stato sviscerato da diversi giuristi 

in pubblicazioni di notevole interesse; oppure di dare uno 

sguardo a note più semplici, con la rassegna delle sentenze di 

Cassazione emesse in materia, fra le quali l’acquirente può cercare 

e consultare un caso analogo a quello che gli interessa. 

Ma in genere gli conviene rivolgersi al proprio avvocato di 

fiducia, esponendogli dettagliatamente i fatti, e quindi decidere 

sul da farsi dopo avere sentito il suo parere. 

Per tentare di evitare spese legali e l’eventuale giudizio può 

Art. 1662 (Verifica nel corso di esecuzione dell’opera) — II committente ha diritto di controllare lo svolgimento dei lavori 

e di verificarne a proprie spese lo stato. Quando, nel corso dell’opera, si accerta che la sua esecuzione non procede secondo 

le condizioni stabilite dal contratto e a regola d’arte, il committente può fissare un congruo termine entro il quale l’appaltatore 

si deve conformare a tali condizioni; trascorso inutilmente il termine stabilito, il contratto è risoluto, salvo il diritto del committente 

al risarcimento del danno. 

Art. 1665 (Verifica e pagamento dell’opera) — II committente, prima di ; ricevere la consegna, ha diritto di verificare l’opera 

compiuta. 

La verifica deve essere fatta dal committente appena l’appaltatore lo mette in condizioni di poterla eseguire. 

Se, nonostante l’invito fatto gli dall’appaltatore, il committente tralascia di procedere alla verifica senza giusti motivi, 

ovvero non ne comunica il risultato entro un breve termine, l’opera si considera accettata. 

Se il committente riceve senza riserve la consegna dell’opera, questa si considera accettata ancorché non si sia proceduto 

alla verifica. 

Salvo diversa pattuizione o uso contrario, l’appaltatore ha diritto al pagamento del corrispettivo quando l’opera è accettata 

dal committente. 

Art. 1667 (Difformità e vizi dell’opera) — L’appaltatore è tenuto alla garanzia per le difformità e i vizi dell’opera. La 

garanzia non è dovuta se il committente ha accettato l’opera e le difformità o i vizi erano da lui conosciuti o erano riconoscibili, 

purché in questo caso, non siano stati in mala fede taciuti dall’appaltatore. 

Il committente deve, a pena di decadenza, denunziare all’appaltatore le difformità o i vizi entro sessanta giorni dalla scoperta. 

La denunzia non è necessaria se l’appaltatore ha riconosciuto le difformità o i vizi o se li ha occultati. 

L’azione contro l’appaltatore si prescrive in due anni dal giorno della consegna dell’opera. Il committente convenuto per il 

pagamento può sempre far valere la garanzia, purché le difformità o i vizi siano stati denunciati entro sessanta giorni dalla 

scoperta e prima che siano decorsi i due anni dalla consegna. 

Art. 1668 (Contenuto della garanzia per difetti dell’opera) — Il committente può chiedere che le difformità o i vizi siano 

eliminati a spese dell’appaltatore, oppure che il prezzo sia proporzionalmente diminuito, salvo il risarcimento del danno nel 

caso di colpa dell’appaltatore. 

Se però le difformità o i vizi dell’opera sono tali da renderla del tutto inadatta alla sua destinazione, il committente può 

chiedere la risoluzione del contratto. 

Art. 1669 (Rovina e difetti di cose immobili) — Quando si tratta di edificio o di altre cose immobili destinate per loro 

natura a lunga durata, se, nel corso di dieci anni dal compimento, l’opera, per vizio del suolo o per difetto della costruzione, 

rovina in tutto o in parte, ovvero presenta evidente pericolo di rovina o gravi difetti, l’appaltatore è responsabile nei confronti 

del committente e dei suoi aventi causa, purché sia fatta la denunzia entro un anno dalla scoperta. 

Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla denunzia. 

n. 2-3/2005

però, di fronte a difetti certamente non gravi, agire autonomamente 

a tutela dei propri interessi senza compromettere la possibilità 

del ricorso alle vie legali qualora il tentativo non vada a 

buon fine, seguendo la semplice strada che qui si va a tracciare. 

Premettiamo, ai fini della individuazione dei difetti «non 

gravi», la nozione di quelli «gravi» (che sono regolati dall’art. 

1669 Cod.civ., insieme con la rovina totale o parziale e l’evidente 

pericolo di rovina) secondo la Corte di Cassazione, la 

quale ritiene tali (ved. «Gravi difetti di un appartamento ex art. 

1669 Cod.civ.», ne La giurisprudenza del Bollettino di legislazione 

tecnica, n. 2/2004, 296): 

a) le deficienze costruttive vere e proprie, quelle cioè che si 

risolvono nella costruzione dell’edificio con materiali inidonei 

e/o non a regola d’arte; 

b) i difetti che, senza influire sulla stabilità dell’edificio, ne 

pregiudicano o menomano in modo grave il normale godimento 

e/o la funzionalità e/o l’abitabilità, con pericolo per la sua 

durata e conservazione; 

c) i difetti che incidono in misura sensibile sugli elementi 

RIQUADRO B 

Lettera dell’acquirente all’appaltatore per la diffida ex art. 1662, 2° c. 

n. 2-3/2005 


essenziali delle strutture dell’edificio; 

d) i difetti riguardanti elementi secondari ed accessori, che 

però consentono l’impiego duraturo dell’opera (come impermeabilizzazioni, 

rivestimenti, infissi, pavimentazioni, impianti, 

canna fumaria, ecc.), purchè tali da compromettere la funzionalità 

globale dell’opera stessa, e che, senza richiedere opere di 

manutenzione straordinaria, possono essere eliminati con interventi 

di manutenzione ordinaria e cioè con opere di riparazione, 

rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici, 

ovvero con opere necessarie per integrare o mantenere in efficienza 

gli impianti tecnologici esistenti; 

e) i difetti consistenti in una qualsiasi alterazione conseguente 

ad una difettosa realizzazione dell’opera o che, pur 

riguardando solo una parte dell’opera, pregiudicano in modo 

«globale» la sua struttura e funzionalità. 

Esecuzione non conforme al contratto e difetti non gravi 

accertati nel corso dei lavori (e lettera all’appaltatore) 

Supponiamo che, in seguito al controllo dello svolgi- 

Raccomandata A.R. lì...................... 

Appartamento sito in ..........................- Contratto in data ….......... Spett. Impresa. 

Diffida ex art. 1662 Cod.civ. 

Esempio n. 1 

Nella cucina dell’appartamento sopra indicato è stato collocato un pavimento diverso da quello in mattonelle di grès stabilito 

in contratto. Occorre che provvediate ad eliminare tale difetto, demolendo il pavimento collocato e posando in sua vece quello 

pattuito, interamente entro un mese dal ricevimento della presente. 

N.d.r. - Il termine di un mese è certamente «congruo» perché le mattonelle di grès occorrenti sono già in cantiere. 

Esempio n. 2 

Nel salone dell’appartamento sopra indicato è stato collocato un pavimento diverso da quello in lastre di marmo stabilito in 

contratto. Occorre che provvediate ad eliminare tale difetto demolendo il pavimento collocato e posando in sua vece quello 

pattuito, interamente entro due mesi dal ricevimento della presente. 

N.d.r. - Il termine di due mesi è certamente «congruo» perché tiene conto anche del mese occorrente per avere in cantiere le 

lastre di marmo. 

Esempio n. 3 

Nel bagno dell’appartamento sopra indicato è stata installata una rubinetteria di marca e tipo diversi da quelli specificati in 

contratto. Occorre che provvediate ad eliminare tale difetto smontando la rubinetteria installata e montando al suo posto quella 

pattuita, entro un mese dal ricevimento della presente. 

N.d.r. - Il committente si è informato del tempo occorrente per avere in cantiere la rubinetteria pattuita, pari a circa una settimana, 

e ha così fissato il «congruo» tempo di un mese 

Esempio n. 4 

I lavori nell’appartamento sopra indicato procedono a rilento rispetto ai tempi previsti secondo contratto, così da pregiudicare 

il tempo pattuito per l’ultimazione dell’opera. 

Occorre che provvediate ad accelerare il ritmo dei lavori con l’impiego di altri operai e di idonei materiali così da raggiungere, 

alla fine del prossimo mese di aprile (la lettera è scritta in data 20 febbraio), l’avanzamento del 70% previsto in contratto 

per quella data. 

N.d.r. - Il termine è «congruo» perché l’appaltatore ha in corso simultaneamente lavori di costruzione dì altri due simili 

appartamenti ubicati nello stesso edificio, secondo due distinti contratti d’appalto con altri due diversi committenti e ha visibilmente 

dato impulso a questi altri lavori rallentando quelli del committente interessato; per cui gli sarà certamente possibile, 

spostando subito operai dagli altri due appartamenti, accelerare i lavori del terzo in questione e mettersi così in regola 

per la fine di aprile. 

149

150 


mento dei lavori ed alla verifica del loro stato, l’acquirente 

[il quale, ai sensi dell’art. 1662, 1° comma, Cod.civ., ha il 

diritto di effettuare (a proprie spese, personalmente o a 

mezzo di un suo incaricato, tecnico preferibilmente) quei 

controlli e verifiche] accerti che l’esecuzione dei lavori non 

procede secondo le condizioni stabilite dal contratto e a 

regola d’arte (art. 1662, prima parte del comma 2); accerti 

cioè, per esempio: che nella cucina è stato collocato un 

pavimento diverso da quello in mattonelle di grès (che pure 

sono immagazzinate in cantiere) come era stabilito in contratto 

(1° esempio); oppure che nel salone è stato collocato 

un pavimento in mattonelle di ceramica anziché in lastre di 

marmo (per il cui approvvigionamento in cantiere necessita 

notoriamente circa un mese) come pattuito (2° esempio); 

oppure che nel bagno è stata installata una rubinetteria di 

marca e tipo diversi da quelli (per la cui fornitura non si 

conosce il tempo occorrente) che il committente aveva specificatamente 

richiesto in contratto (3° esempio); oppure 

che i lavori sono proceduti più lentamente di quanto previsto 

dal contratto per cui, continuando con questo ritmo, l’opera 

verrà ultimata con molto ritardo rispetto al tempo contrattuale 

(4° esempio). 

In casi come questi conviene all’acquirente (è una sua 

facoltà) - magari dopo il vano tentativo di una intimazione 

verbale - scrivere all’appaltatore stesso una lettera in cui 

fissi un congrue termine entro il quale l’acquirente si dovrà 

conformare alle condizioni contrattuali non osservate, cioè 

dovrà avere eliminato i difetti (e non essersi limitato ad iniziare 

tale eliminazione) (ved. RIQ. B). 

La lettera verrà di regola inviata a mezzo raccomandata 

postale o equivalente «posta-celere», l’una o l’altra con 

avviso di ricevimento (ved. «Offerta a gara d’appalto a 

mezzo raccomandata o postacelere» ne La giurisprudenza 

del Bollettino di legislazione tecnica n. 1/2004, 11). 

Se prima della scadenza del termine intimato l’appaltatore 

avrà provveduto alla totale eliminazione dei difetti la 

questione è chiusa. 

Diversamente l’acquirente si rivolgerà ad un legale. 

RIQUADRO C 

Lettera dell’acquirente all’appaltatore per la denuncia di difetti scoperti, ex art. 1667 

Consegna dell’appartamento all’acquirente, sua verifica ed 

accettazione con riserva 

L’appartamento - in cui supponiamo che nel corso dei lavori 

non siano stati rilevati difetti oppure siano stati rilevati ma siano 

poi stati eliminati - appena ultimato viene consegnato dall’appaltatore 

all’acquirente. 

In questo momento hanno inizio la serie di atti che potrà 

compiere l’acquirente: la verifica dell’opera e la sua accettazione 

con o senza riserva (art. 1665) e poi la denunzia degli eventuali 

difetti e le conseguenti azioni contro l’appaltatore per la 

loro eliminazione, la riduzione del prezzo, il risarcimento del 

danno, la risoluzione del contratto (artt. 1667 e 1668). 

Supponiamo che l’acquirente, invitato dall’appaltatore a 

prendere in consegna l’appartamento, proceda ad una sua attenta 

verifica rilevando alcuni difetti di scarsa importanza (per 

esempio il vetro di una finestra rotto, una serratura che non 

funziona, ecc.) oppure proceda ad una verifica incompleta per 

forza di cose (per esempio perché la consegna avviene in agosto 

e non si riesce a verificare il buon funzionamento dell’impianto 

di riscaldamento); in entrambi i casi il committente 

prenderà in consegna l’appartamento accettandolo con la 

riserva, nel primo caso, che vengano eliminati i difetti scoperti 

e, nel secondo caso, che venga verificato nel successivo inverno 

l’impianto termico (riserva che sarà poi ritirata, rispettivamente, 

dopo le avvenute riparazioni e verifica). 

Difetti scoperti dall’acquirente entro 2 anni dalla consegna 

dell’appartamento effettuata dall’appaltatore 

Immaginiamo ora che l’acquirente scopra in un secondo 

tempo difetti dei quali non aveva potuto accorgersi in sede di 

verifica della casa che gli veniva consegnata. 

Può trattarsi di difetti gravi (come l’insufficiente spessore 

dei solai, le infiltrazioni di acqua piovana all’interno dell’appartamento, 

ecc.) che, come si è detto, sono regolamentati 

- insieme con la rovina ed il pericolo di rovina - dall’art. 

1669 e per i quali (secondo la consolidata giurisprudenza di 

Cassazione) si configura una responsabilità extracontrattuale 

dell’appaltatore versandosi in situazioni di interesse pubbli- 

Raccomandata A.R. lì...................... 

Appartamento sito in ..........................- Contratto in data ….......... Spett. Impresa. 

Diffida ex art. 1662 Cod.civ. 

Nell’appartamento sopra indicato ho scoperto i seguenti difetti.... (per esempio l’impianto di riscaldamento autonomo a metano, 

che andava bene nel primo anno dalla consegna, funziona male perché - come ho potuto accertare - la mia caldaia è 

difettosa irreparabilmente). Vi invito pertanto ad eliminare i suddetti difetti (in particolare a sostituire la mia caldaia con altra 

nuova perfettamente funzionante) ed a rimborsarmi le spese che in conseguenza dei difetti ho dovuto sopportare. 

€ 80 al tecnico che ha ispezionato la caldaia e ne ha accertato il difetto irreparabile 

€320 per il consumo di energia elettrica erogata per l’impiego di due stufe elettriche occorse per rimediare in parte 

alla carenza dell'impianto termico installato nell'appartamento. 

€400 

Qualora non provvediate ad entrambe le richieste (sostituzione della caldaia e pagamento di € 400) entro 2 mesi dal ricevimento 

della presente, sarò costretto a rivolgermi al mio legale. 

n. 2-3/2005

co. Di essi l’acquirente può fare denunzia all’appaltatore 

entro 1 anno dalla scoperta ma non oltre 10 anni dal compimento 

dell’opera, ed il suo diritto si prescrive in 1 anno dalla 

denunzia. 

Oppure possono essere difetti non gravi, che sono quelli 

dei quali ci stiamo occupando. 

Riguardo alla procedura da seguire per questi difetti 

osserviamo intanto che generalmente non è facile distinguere 

se si è in presenza di difetti non gravi o gravi (saranno i giudici, 

poi, a stabilirlo: provvisoriamente quelli del Tribunale e 

quindi della Corte d’appello, che potranno non essere d’accordo 

fra di loro, e definitivamente quelli della Cassazione 

che potrà confermare o no la sentenza della Corte d’appello); 

e che in ogni caso, procedendo alla denunzia nei tempi stabiliti 

(dall’art. 1667) per i difetti non gravi - tempi molto più 

ristretti di quelli prima indicati, fissati per i difetti gravi (dall’art. 

1669) - saranno comunque soddisfatti anche quest’ultimi, 

maggiori tempi. 

Per esempio supponiamo che la consegna dell’appartamento 

dall’appaltatore all’acquirente sia stata effettuata il 20 

ottobre 2002 e che perciò l’azione per i difetti contro l’appaltatore 

si prescriva il 20 ottobre 2004 (dopo 2 anni). Se l’acquirente 

ha scoperto dei difetti il 12 aprile 2003 egli dovrà 

denunziarli all’appaltatore entro l’11 giugno 2003 (entro 60 

giorni dalla scoperta), termine che ricade largamente entro 

quello di prescrizione del 20 ottobre 2004. Ma se l’acquirente 

ha scoperto difetti il 10 settembre 2004 egli dovrà denunziarli 

entro il 20 ottobre 2004 ossia entro 40 giorni dalla scoperta, 

con il che la denunzia verrà effettuata in una data che 

soddisfa entrambi i termini di 60 giorni dalla scoperta e di 2 

anni dalla consegna. 

Ed allora converrà all’acquirente attenersi alla seguente 

«regola di cautela»: se, prima che siano trascorsi 2 anni dalla 

consegna dell’appartamento, scopre difetti qualsiasi -siano 

essi certamente non gravi o siano forse o certamente gravi 

- dovrà comunque denunziarli all’appaltatore entro 60 

giorni dalla scoperta (per non incappare in decadenza) ma 

non oltre i 2 anni dalla consegna (dopo di che l’azione contro 

l’appaltatore si prescrive); la denunzia non sarà necessaria 

per l’azione contro l’appaltatore soltanto se questi ha 

riconosciuto o ha occultato i difetti. 

Un caso di controversia in cui l’acquirente non ha seguito 

la «regola di cautela» anzidetta lo si legge in una recente sentenza 

di Cassazione (Cass. 16 luglio 2004 n. 13268). Un privato 

aveva citato nel 1991 l’appaltatore a cui aveva affidato 

una costruzione edile, per gravi difetti ex art. 1669 Cod.civ. 

che vi aveva rilevato; ed il Tribunale nel 1996 ne aveva rico- 

n. 2-3/2005 


nosciuto l’esistenza; ma la Corte d’appello - con sentenza del 

2000, poi confermata dalla Cass. 2004/13268 cit. - aveva 

inquadrato quei difetti nelle previsioni dell’art. 1667 e non 

dell’art. 1669 (come invece erroneamente ritenuto dal Tribunale); 

con la conseguenza che - essendo stata fatta in aprile 

1990 la denunzia all’appaltatore dei difetti scoperti nel 

novembre 1989 - era intervenuta la decadenza dell’acquirente 

dal diritto alla garanzia ex art. 1667, 2°c. 

Tornando alla denunzia dei difetti, questa consisterà 

ancora, come per la diffida ex art. 1662, in una lettera raccomandata 

o posta celere A.R. - nella quale pure, anche se la 

legge non lo prescrive, potrà assegnarsi all’appaltatore un 

«congruo termine» per aderire alla richieste dell’acquirente 

(ved., p.e., RIQ. C; in cui è ritenuto congruo un termine di 2 

mesi). Trascorso il termine suddetto senza che l’appaltatore 

abbia soddisfatto le richieste inoltrate con la denuncia dei 

difetti, l’acquirente si rivolgerà al proprio avvocato. 

Difetti scoperti dall’acquirente dopo 2 anni dalla consegna 

dell’appartamento 

Restano fuori dallo schema semplificato esposto i difetti 

che vengono scoperti dopo che sono decorsi 2 anni dalla consegna 

dell’appartamento. Per essi conviene all’acquirente 

rivolgersi senz’altro al proprio legale per valutare anzitutto 

se si tratti di difetti non gravi (art. 1667) o gravi (art. 1669) 

(e sarà sempre una valutazione incerta sino alla definitiva 

sentenza della Cassazione, come si è prima detto). Nel primo 

caso non vi sarà più niente da fare perché l’azione contro 

l’appaltatore è andata in prescrizione, a meno che si tratti di 

difetti occultati dall’appaltatore. Nel secondo caso sarà 

opportuno procedere seguendo il parere del legale. 

BIBLIOGRAFIA 

A. Cianflone, L’appalto di opere pubbliche, ed. Giuffrè 

2003; 

C. Giannattasio L’appalto, ed. Giuffrè 1967; 

V. Mangini e M. Rudan Bricola, Il contratto di appalto - 

Il contratto di somministrazione, ed UTET 1972; 

F. Marozzo della Rocca, L’appalto nella giurisprudenza, 

ed. CEDAM 1972; 

D. Rubino, Dell’appalto, ed. Zanichelli e Soc. ed. Foro 

it., 1973 

«Quaderni di Legislazione Tecnica» 

151

152 

Espropriazioni 

ESPROPRIAZIONE PER GASDOTTI, 

ELETTRODOTTI E OLEODOTTI 

Dopo le opere militari e i beni culturali, anche le "infrastrutture 

lineari energetiche" hanno una loro disciplina 

specifica per le espropriazioni, che diverge, per alcuni 

aspetti, da quella generale prevista dal relativo testo unico 

(D.P.R. 327/2001) per le espropriazioni delle opere pubbliche 

o di pubblica utilità. L'istituto dell'espropriazione per 

pubblica utilità si arricchisce, quindi, delle nuove procedure, 

introdotte per questa specifica tipologia di infrastrutture 

dal D.Lgs. 330 del 27 dicembre 2004, che sul punto integra 

e corregge il testo unico in materia di espropriazioni e 

successive modificazioni. 

Il D.Lgs. 330/2004 introduce al titolo III del testo unico 

sugli espropri un nuovo Capo "Capo II - Disposizioni 

in materia di infrastrutture lineari energetiche", di 8 

articoli (dal 52bis al 52-nonies), per disciplinare l'istituto 

dell'espropriazione per le infrastrutture lineari energetiche. 

Completa la nuova disciplina con alcune disposizioni finali 

inserite per stabilire la normativa applicabile ai procedimenti 

in corso al 31 dicembre 2004. La previsione di una 

disciplina specifica in materia di espropriazione per la realizzazione 

di "infrastrutture lineari energetiche" se, da un 

lato, presenta l'inconveniente di rompere il carattere unitario 

del procedimento di espropriazione dei beni immobili e 

dei diritti reali su beni immobili per pubblica utilità, 

costruito dal testo unico 327/2001 e dal D.Lgs. 302/2002, 

dall'altro, si giustifica ampiamente con le caratteristiche 

peculiari che ha questa tipologia di infrastrutture (gasdotti, 

elettrodotti, oleodotti ecc.). 

La legge delega del 2003 

Con il D.Lgs. 330/2004, il Governo ha attuato la delega 

conferita dal Parlamento con l'art. 1. comma 3, della legge 

290/2003, di conversione del D.L. 239 dello stesso anno a 

oggetto "Disposizioni urgenti per la sicurezza del sistema 

elettrico nazionale e per il recupero di potenza di energia 

elettrica. Deleghe al Governo in materia di remunerazione 

della capacità produttiva di energia elettrica e di espropriazione 

per pubblica utilità" (titolo così corretto con 

comunicato 31 ottobre 2003, in G.U. 254 del 31 ottobre 

2003).È opportuno precisare che il termine iniziale previsto 

dalla legge 290/2003 per l'esercizio della delega, è stato 

successivamente prorogato al 31 dicembre 2004 (art. 2, 

comma 12, della legge 186 del 27 luglio 2004, di conversione, 

con modificazioni, del D.L. 136 del 28 maggio 

2004). 

La delega è stata concessa dal Parlamento per adeguare 

le disposizioni del T.U. espropri alle particolari caratteristiche 

delle infrastrutture lineari energetiche, con il duplice 

obiettivo di razionalizzare e semplificare il relativo procedimento. 

di Giuseppe Panassidi 

II D.Lgs. 330/2004 

La principale novità della riforma riguarda la previsione 

di un "procedimento unico" organizzato con lo strumento 

della conferenza dei servizi per arrivare all'accertamento 

della conformità urbanistica, all'apposizione 

del vincolo preordinato all'esproprio e alla 

pubblica utilità. Sono, inoltre, previste procedure semplificate 

per l'autorizzazione ai tecnici all'accesso ai fondi e per 

le comunicazioni, in generale, dell'avvio del procedimento. 

Disposizioni particolari sono poi previste per alcune tipologie 

di infrastrutture lineari energetiche facenti parte delle 

reti nazionali energetiche. 

Ambito oggettivo 

L'ambito oggettivo della nuova disciplina espropriativa 

comprende i gasdotti, gli elettrodotti, gli oleodotti e le reti 

di trasporto di fluidi termici, ivi incluse le opere, gli 

impianti e i servizi accessori connessi o funzionali all'esercizio 

degli stessi, nonché i gasdotti e gli oleodotti necessari 

per la coltivazione e lo stoccaggio degli idrocarburi. Le 

espropriazioni di queste infrastrutture sono disciplinate, 

oltre che dalle norme speciali dettate dal nuovo capo II del 

titolo III del T.U. espropri, anche dalle altre disposizioni 

dello stesso unico che però trovano applicazione solo se 

compatibili con la peculiarità di queste opere. La stessa 

disciplina del D.Lgs. 330/2004 trova applicazione anche 

per la realizzazione della costruzione e l'esercizio degli 

impianti di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW 

termici, oggetto dell'autorizzazione unica rilasciata dal 

Ministero delle attività produttive (D.L. 7 del 7 febbraio 

2002, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, 

legge 55 del 9 aprile 2002). 

La normativa si applica, anche, alle infrastrutture lineari 

energetiche strategiche di preminente interesse nazionale, 

ma solo se compatibile con le disposizioni della legge 443 

del 21 dicembre 2001 (legge obiettivo) e del D.Lgs. 190 

del 20 agosto 2002. Il decreto 330/2004 fa salva l'applicazione 

delle disposizioni previste: 

- per le occupazione del suolo pubblico o privato necessario 

per l'impianto di stabilimenti di lavorazione ovvero 

per il collocamento di serbatoi di oli minerali, di lubrificanti 

e di carburanti in genere, o di distributori automatici (art. 

19, legge 367 dell'8 febbraio 1934, di conversione del 

R.D.L. 1741 del 2 novembre 1933, concernente la disciplina 

dell'importazione, lavorazione, deposito e distribuzione 

degli oli minerali e dei carburanti); 

- per l'occupazione, per non oltre un biennio, di beni 

riconosciuti indispensabili per l'esecuzione di lavori direttamente 

connessi alla ricerca e alla coltivazione, che il 

Ministro per l'industria, il commercio e l'artigianato può, 

con decreto motivato, su richiesta del permissionario o del 

concessionario, disporre determinando provvisoriamente 

l'indennità di occupazione (art. 31. comma 4, della legge 

n. 2-3/2005

613 del 21 luglio 1967 "Ricerca e coltivazione degli idrocarburi 

liquidi e gassosi nel mare territoriale e nella piattaforma 

continentale e modificazioni alla legge 6 

dell'11gennaio 1957"); 

- per le opere necessarie al trasporto e alla distribuzione 

del gas (D.Lgs. 164 del 23 maggio 2000, di attuazione della 

direttiva 98/30/CE recante norme comuni per il mercato 

interno del gas naturale, a norma dell'art. 41 della legge 

144 del 17 maggio 1999); 

- per gli impianti e le opere necessari, gli interventi di 

modifica, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili 

all'esercizio del permesso di ricerca e della concessione 

di coltivazione degli idrocarburi in terraferma, che sono 

dichiarati di pubblica utilità direttamente dalla legge (art. 1. 

commi 77 e 82, legge 239 del 23 agosto 2004, di riordino 

del settore energetico e di delega al Governo per il riassetto 

delle disposizioni vigenti in materia di energia). 

È opportuno precisare che sono considerate di pubblica 

utilità, entro il perimetro della concessione di coltivazione, 

le opere necessarie per il trasporto e la trasmissione dell'energia. 

Giova ricordare anche che, per il principio di "cedevolezza" 

previsto dalla legge 131/2003, (cosiddetta legge "La 

Loggia" di attuazione della riforma costituzionale del Titolo 

V della parte seconda della Costituzione), la nuova disciplina 

opera direttamente nei riguardi delle regioni ma solo 

fino a quando esse non eserciteranno la propria potestà 

legislativa in materia. 

La riforma mantiene ferma anche la disciplina prevista 

dalla normativa vigente in materia di tutela ambientale e di 

rischi di incidenti rilevanti. 

Partecipazione al procedimento espropriativo 

L'istituto della partecipazione degli espropriativi al procedimento 

è ulteriormente semplificato per gli espropri 

necessari alla realizzazioni di gasdotti, elettrodotti ecc. 

La comunicazione in generale nei procedimenti espropriativi 

II testo unico espropri ha rafforzato le garanzie di partecipazione 

degli espropriati al procedimento e nello stesso 

tempo ha semplificato gli adempimenti nei procedimenti 

con un numero di destinatari del provvedimento superiore a 

cinquanta. Ha stabilito, inoltre, regole diverse per le espropriazioni 

relative alle opere strategiche di interesse nazionale. 

È opportuno ricordare brevemente che l'istituto della 

"partecipazione dei cittadini al procedimento" è regolalo 

dalla legge 241 del 7 agosto 1990, nuove norme sul procedimento 

amministrativo, che ha introdotto nel nostro ordinamento 

la regola generale della partecipazione degli interessati 

al procedimento, in precedenza prevista solamente 

in via eccezionale per alcune fattispecie procedimentali 

definite dalla dottrina "quasi-contenziose" (come, per 

esempio, lo stesso procedimento espropriativo). Giova 

ricordare anche che la recente legge di modifica della 241 

ha rafforzato gli istituti di partecipazione degli interessati 

al procedimento, prevedendo, fra l'altro, un dialogo effettivo 

fra amministrazione e amministrato con l'introduzione, 

fra l'altro, dell'obbligo di comunicare l'intendimento negativo 

dell'amministrazione prima dell'adozione del relativo 

provvedimento (art.6, legge 15 dell'11 febbraio 2005, 

recante "Modifiche e integrazioni alla legge 241 del 7 agosto 

1990, concernente norme generali sull'azione ammini- 

n. 2-3/2005 


strativa"). 

Il testo unico sull'espropriazione ha ripreso, quindi, l'istituto 

della partecipazione disciplinato dagli artt. 4 e segg. 

della legge 241/1990 e lo ha adattato allo specifico procedimento 

espropriativo, recependo i principi posti dagli 

orientamenti consolidali dei giudici amministrativi. Ha previsto, 

in particolare, una specifica fase partecipativa sia nel 

momento antecedente all'apposizione del vincolo preordinato 

all 'esproprio (art. 11). che prima della dichiarazione 

di pubblica utilità contestuale all'approvazione del progetto 

definitivo (art. 16). Ha inserito una fase partecipativa anche 

nel procedimento di autorizzazione di accesso ai fondi privati 

per effettuare le operazioni tecniche necessarie alla 

progettazione. 

Ha previsto ulteriori momenti di partecipazione nella 

fase di determinazione provvisoria dell'indennità prevista 

dall'art.20 e di quella definitiva ai sensi dell'art. 21; e ,infine, 

nel caso dell'occupazione d'urgenza di cui all'art. 22bis. 

È da evidenziare che l'unico destinatario delle comunicazioni 

è il proprietario catastale, salvo che l'autorità espropriante 

non abbia notizia dell'eventuale diverso proprietario 

effettivo. Al proprietario catastale incombe, però, l'obbligo 

di notiziare l'autorità espropriante della circostanza di non 

essere il proprietario effettivo e di indicare, se lo conosce, 

il nominativo del nuovo proprietario (art. 3, commi 2 e 3). 

La soluzione scelta dal legislatore di effettuare la comunicazione 

al proprietario risultante dai registri catastali, sotto 

certi aspetti, è criticabile. Infatti, la comunicazione potrebbe 

finire per essere indirizzata al proprietario sbagliato, 

considerato lo stato in cui versa il nostro catasto e tenuto 

conto che nel nostro ordinamento l'iscrizione catastale non 

è idonea a fornire la prova della proprietà, con la conseguenza 

che di fatto si potrebbero vanificare gli scopi partecipativi 

al procedimento che la normativa intende soddisfare. 

È altrettanto vero che la soluzione adottata dal legislatore 

con il testo unico risulta la più snella per la pubblica 

amministrazione, in quanto evita che l'ufficio espropri 

assuma l'onere, a volte effettivamente gravoso, della ricerca 

degli effettivi proprietari, considerato che nel nostro 

ordinamento la pubblicità legale del trasferimento della 

proprietà immobiliare è affidata alla trascrizione nei registri 

immobiliari, che si effettua a differenza dell'iscrizione 

catastale, in base al nome del proprietario e non ai dati 

relativi all'immobile. La regola è che l'avviso dell'avvio del 

procedimento deve essere comunicato personalmente agli 

interessati. A questa regola generale si può derogare per le 

opere con oltre cinquanta destinatari. In questi casi, è sufficiente 

pubblicare l'avviso all'albo pretorio dei comuni nel 

cui territorio ricadono gli immobili, sul sito informatico 

della regione o della provincia autonoma e su uno o più 

quotidiani a diffusione nazionale e locale. 

La comunicazione in materia di infrastrutture lineari 

energetiche 

In materia di infrastrutture lineari energetiche, l'art. 52ter, 

introdotto dall'art. 1, comma 1, lett. c), del D.Lgs. 

330/2004, riprende l'istituto della comunicazione semplificata 

previsto in linea generale dal testo unico sugli espropri 

e lo adatta alla specifica ipotesi dell'infrastrutture lineari 

energetiche. Detta disposizione, in particolare, stabilisce 

153

154 


che, se il numero dei destinatari è superiore a cinquanta, 

ogni comunicazione, notificazione o avviso previsto riguardante 

l'iter per l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio 

o la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera è 

effettuato mediante pubblico avviso da affiggere all'albo 

pretorio dei comuni, nel cui territorio ricadono gli immobili 

interessati dalla infrastruttura lineare energetica, nonché su 

uno o più quotidiani a diffusione nazionale o locale e, ove 

istituito, sul sito informatico della regione o provincia 

autonoma nel cui territorio ricadono gli immobili interessati 

dall'opera. Precisa poi che l'avviso deve indicare dove e 

con quali modalità può essere consultato il piano o il progetto. 

Stabilisce, inoltre, che gli interessati possono formulare 

entro i successivi trenta giorni osservazioni che vengono 

valutale dall'autorità espropriante ai fini delle definitive 

determinazioni. 

Introduce una accentuata semplificazione nel caso non 

sia stato possibile eseguire le comunicazioni o notificazioni 

per irreperibilità o assenza del proprietario. Prevede, infatti, 

che in questa ipotesi le comunicazioni siano sostituite da 

un avviso affisso per almeno venti giorni consecutivi all'albo 

pretorio dei comuni interessati dalla infrastruttura lineare 

energetica e pubblicato su uno o più quotidiani a diffusione 

nazionale o locale. Per quanto non previsto dalla 

disposizione in esame, trovano ovviamente applicazione le 

altre norme sulla comunicazione previste dal T.U. espropri. 

Apposizione del vincolo e dichiarazione di pubblica utilità 

La riforma affida allo strumento della "conferenza dei 

servizi" la funzione di semplificare il procedimento di 

apposizione del vincolo e di dichiarazione di pubblica utilità 

dell'intervento. Dispone, infatti, il nuovo art. 52-quater, 

rubricato "Disposizioni generali in materia di conformità 

urbanistica, apposizione del vincolo preordinato all'esproprio 

e pubblica utilità", che per le infrastrutture lineari 

energetiche, l'accertamento della conformità urbanistica 

delle opere, l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio 

e la dichiarazione di pubblica utilità sono effettuate 

nell'ambito di un procedimento unico, mediante convocazione 

di una conferenza dei servizi ai sensi della legge 241 

del 7 agosto 1990, e successive modificazioni (sulla conferenza 

vedi, da ultimo, le modifiche introdotte dagli art. 9, 

1O, 11 e 12 della legge 15/2005). Prevede, inoltre, che il 

procedimento unico può essere avviato anche sulla base di 

un progetto preliminare, integrato da due documenti: 

a. un elaborato cartografico, che individui le aree potenzialmente 

interessate dal vincolo preordinato all'esproprio, 

le eventuali fasce di rispetto e le necessarie misure di salvaguardia; 

b. una relazione che indichi le motivazioni per le quali 

si rende necessario avviare il procedimento. 

Il provvedimento finale del procedimento unico comprende 

la valutazione di impatto ambientale, ove prevista 

dalla normativa vigente, ovvero la valutazione di incidenza 

naturalistico ambientale di cui al D.P.R. 357 dell'8 settembre 

1997, e sostituisce, anche ai fini urbanistici ed edilizi, 

fatti salvi gli adempimenti previsti dalle norme di sicurezza 

vigenti, ogni altra autorizzazione, concessione, approvazione, 

parere e nulla osta comunque denominati necessari alla 

realizzazione e all'esercizio delle infrastrutture energetiche. 

Il provvedimento finale costituisce, inoltre, variazione 

degli strumenti urbanistici vigenti e comprende anche l'approvazione 

del progetto definitivo, con le indicazioni di cui 

all'art. 16, comma 2, e determina l'inizio del procedimento 

di esproprio di cui al Capo IV del titolo II. Se la dichiarazione 

di pubblica utilità consegue a un procedimento specificatamente 

instaurato per tale fine con atto propulsivo del 

beneficiario o promotore dell'espropriazione, il termine 

entro il quale deve concludersi il relativo procedimento è di 

6 mesi dal ricevimento dell'istanza. Le varianti derivanti 

dalle prescrizioni della conferenza dei servizi, nonché le 

successive varianti in corso d'opera, qualora queste ultime 

non comportino variazioni di tracciato al di fuori delle zone 

di rispetto previste per ciascun tipo di infrastruttura lineare 

energetica dalle norme vigenti, sono approvate dall'autorità 

espropriante e non richiedono nuova apposizione del vincolo 

preordinato all'esproprio (disposizione pressoché analoga 

è prevista dall'art. 12 dello stesso testo unico per tutte le 

opere pubbliche o di pubblica utilità). Della conclusione 

del procedimento unico è data notizia agli interessati 

mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. 

Autorizzazione ai tecnici all'accesso ai fondi per le operazioni 

preliminari 

L'istituto dell'autorizzazione ai tecnici di accesso ai fondi 

per le operazione preliminari è disciplinato, in generale, 

dall'art. 15 del testo unico sugli espropri. Il D.Lgs. 

330/2004 semplifica per i gasdotti, gli elettrodotti ecc il 

procedimento di autorizzazione ai tecnici all'eccesso all'aerea 

interessata, se il numero dei soggetti interessati è superiore 

a 20 (e non a 50, come previsto per la semplificazione 

delle comunicazioni di avvio del procedimento). In questa 

ipotesi, per lo svolgimento delle operazioni planimetriche e 

delle altre operazioni preparatorie necessarie per la redazione 

del progetto di infrastrutture lineari energetiche, i 

tecnici incaricati, anche privati, possono introdursi nei fondi 

previa pubblicazione, per 20 giorni all'albo pretorio dei 

comuni interessati, dell'autorizzazione rilasciata dalla Prefettura 

che deve contenere i nomi delle persone che possono 

introdursi nell'altrui proprietà. La pubblicazione all'albo 

pretorio sostituisce a tutti gli effetti le comunicazioni o 

notificazioni previste all'art. 15, commi 2 e 3, del testo unico 

sugli espropri. 

Decreto di imposizione di servitù 

Il decreto di imposizione di servitù relativo alle infrastrutture 

lineari energetiche, oltre ai contenuti previsti per 

il decreto di esproprio (art. 23, T.U. espropri), dispone l'occupazione 

temporanea delle aree necessarie alla realizzazione 

delle opere e la costituzione del diritto di servitù, e 

indica l'ammontare delle relative indennità. Il decreto ha 

esecuzione con l'immissione in possesso, secondo le disposizioni 

dell' art. 24. 

Determinazione dell'indennità di espropriazione 

Per le infrastrutture lineari energetiche, l'autorità espropriante 

per la determinazione dell'indennità provvisoria o 

definitiva di esproprio può avvalersi degli uffici degli enti 

locali, dell'ufficio tecnico erariale, della commissione provinciale 

espropri o, anche, di propri uffici tecnici. 

Disposizioni particolari 

Disposizioni specifiche sono dettate sia per le infrastrut- 

n. 2-3/2005

ture lineari energetiche facenti parte delle reti energetiche 

nazionali che per quelle escluse. 

Infrastrutture lineari energetiche facenti parte delle reti 

energetiche nazionali 

Alcune disposizioni particolari sono dettate per le infrastrutture 

lineari energetiche facenti parte della rete nazionale 

di trasmissione dell'energia elettrica, individuate nel piano 

di sviluppo della rete elettrica (art. 52-quinquies) 

A questa tipologia di infrastrutture si applicano: 

- le disposizioni sul riordino del settore energetico (art. 

3, comma 2, del D.Lgs. 79 del 16 marzo 1999, e all'art. 1ter, 

comma 2, del D.L. 239 del 29 agosto 2003, convertito, 

con modificazioni, dalla legge 290 del 27 ottobre 2003; 

art.1-sexies del citato D.L. 239 del 29 agosto 2003, come 

modificate dall'art. 1, comma 26, della legge 239 del 23 

agosto 2004); 

- le disposizioni generali in materia di conformità urbanistica, 

apposizione del vincolo e pubblica utilità di cui 

all'art. 52quater testo unico sugli espropri. 

Si ricorda che, come previsto dalla legge 239/2004, la 

costruzione e l'esercizio degli elettrodotti facenti parte della 

rete nazionale di trasporto dell'energia elettrica sono attività 

di preminente interesse statale e sono soggetti a un' 

“autorizzazione unica”, rilasciala dal Ministero delle attività 

produttive di concerto con il Ministero dell'ambiente e 

della tutela del territorio e previa intesa con la regione o le 

regioni interessate. Detta autorizzazione unica sostituisce 

autorizzazioni, concessioni, nulla osta e atti di assenso 

comunque denominati previsti dalle norme vigenti, costituendo 

titolo a costruire e a esercitare tali infrastrutture in 

conformità al progetto approvato. 

Per le infrastrutture lineari energetiche, individuate dall'Autorità 

competente come appartenenti alla rete nazionale 

dei gasdotti e per gli oleodotti facenti parte delle reti nazionali 

di trasporto, l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio 

delle stesse, rilasciata dalla stessa amministrazione, 

comprende anche la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera, 

la valutazione di impatto ambientale, ove prevista 

dalla normativa vigente, ovvero la valutazione di incidenza 

naturalistico-ambientale (ex D.P.R. 357 dell'8 settembre 

1997) l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio 

dei beni in essa compresi e la variazione degli strumenti 

urbanistici. 

L'autorizzazione, inoltre, sostituisce, anche ai fini urbanistici 

ed edilizi, ogni altra autorizzazione, concessione, 

approvazione, parere, atto di assenso e nulla osta comunque 

denominati, previsti dalle norme vigenti. Essa costituisce, 

infine, titolo a costruire e a esercitare tutte le opere e 

tutte le attività previste nel progetto approvato, fatti salvi 

gli adempimenti previsti dalle norme di sicurezza vigenti. 

Per il rilascio dell'autorizzazione, ai fini della verifica della 

conformità urbanistica dell'opera, è fatto obbligo di richiedere 

il parere motivato degli enti locali nel cui territorio 

ricadano le opere da realizzare. Al procedimento partecipano 

i soggetti preposti a esprimersi in relazione a eventuali 

n. 2-3/2005 


interferenze con altre infrastrutture esistenti. 

Il provvedimento finale comprende anche l'approvazione 

del progetto definitivo e determina l'inizio del procedimento 

di esproprio e specificatamente, delle fasi di determinazione 

dell'indennità e dell'emanazione del decreto di 

esproprio. Il procedimento si deve concludere, in ogni 

caso, entro il termine di 9 mesi dalla data di presentazione 

della richiesta, o di 6 mesi dalla stessa data ove non sia prescritta 

la procedura di valutazione di impatto ambientale. 

L'autorizzazione deve indicare: 

a. le prescrizioni e gli obblighi di informativa posti a 

carico del soggetto proponente per garantire il coordinamento 

e la salvaguardia del sistema energetico nazionale e 

la tutela ambientale e dei beni culturali; 

b. il termine entro il quale l'infrastruttura lineare energetica 

è realizzata. 

Per le infrastrutture lineari energetiche individuate dall'Autorità 

competente come appartenenti alla rete nazionale 

dei gasdotti e per gli oleodotti facenti parte delle reti nazionali 

di trasporto, l'atto conclusivo del procedimento è adottato 

d'intesa con le regioni interessate. E, se l'intesa con la 

regione o le regioni interessate non è definita nel termine 

prescritto per il rilascio dell'autorizzazione, si provvede, 

entro i successivi 6 mesi, a mezzo di un collegio tecnico 

costituito d'intesa tra il Ministro delle attività produttive e 

la regione interessata, a una nuova valutazione dell'opera e 

dell'eventuale proposta alternativa formulata dalla regione 

dissenziente. Ove permanga il dissenso, l'opera è autorizzata 

nei successivi 90 giorni, con decreto del Presidente della 

Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, 

integrato con il Presidente della Regione interessata, 

su proposte del Ministro delle attività produttive, di concerto 

con il Ministro competente, sentita la Conferenza permanente 

per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province 

autonome di Trento e di Bolzano. 

Infrastrutture lineari non facenti parte delle reti energetiche 

nazionali 

II provvedimento emanato a seguito del procedimento 

unico di accertamento della conformità urbanistica, apposizione 

del vincolo preordinato all'esproprio e dichiarazione 

di pubblica utilità relativo a infrastruitture lineari energetiche 

non facenti parte delle reti energetiche nazionali è 

adottato dalla regione competente o dal soggetto da essa 

delegato, entro i termini stabiliti dalle leggi regionali. Le 

funzioni amministrative in materia di espropriazione di 

infrastrutture lineari energetiche che. per dimensioni o per 

estensione, hanno rilevanza o interesse esclusivamente 

locale sono esercitate dal comune. 

Nel caso di inerzia del comune o del soggetto procedente 

delegato dalla regione, protrattasi per oltre sessanta giorni 

dalla richiesta di avvio del procedimento, la regione può 

esercitare nelle forme previste dall'ordinamento regionale e 

nel rispetto dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione, 

il potere sostitutivo. 


155

156 

Fisco 

LA STANGATA SUGLI IMMOBILI 

Aumenti dei tributi catastali ed ipotecari 

Nell’ambito degli aumenti tariffari per 1’adeguamento delle 

imposte di bollo e tasse di concessione, disposte col DI 31 

gennaio 2005, n. 7, in attuazione della delega prevista dall’art. 

1, comma 300, della Legge 30 dicembre 2004, n. 311, il 

Governo ha inserito 1’aggiornamento degli importi fissi in materia 

di imposte di registro, catastale, ipotecaria e di bollo, nonche 

1’incremento dei tributi speciali catastali e delle tasse ipotecarie, per 

1’introduzione di servizi telematici a valore aggiunto. 

Peraltro, la misura di questi ultimi aumenti, e in proporzione molto 

maggiore rispetto agli incrementi degli importi fissi delle imposte 

indirette, proprio perche i nuovi servizi informatici, hanno prodotto 

un netto miglioramento del servizio, con 1’abbattimento dei tempi 

di lavorazione e la semplificazione delle procedure, da cui gli utenti 

possono trarre vantaggi temporali, impensabili solo pochi anni 

addietro. Due fattispecie di tributi, sono stati introdotti ex novo, in 

quanto riguardano la trasmissione per via telematica degli atti traslativi 

relativi agli immobili, solo recentemente introdotta con 

modalita telematiche e la consultazione degli atti per via informatica, 

riguardanti soggetti o beni sull’intero archivio nazionale, servizio 

che sara attivato progressivamente, sia per il Catasto che per le 

Conservatorie. 

Nuovi servizi attivati 

La trasmissione per via telematica degli atti traslativi, attiva 

ormai su tutto il territorio nazionale dal 1° dicembre 2003, ai sensi 

degli art. 1 e 2, del Dpr 18 agosto 2000, n. 308, attivato con decreto 

interministeriale 18 aprile 2003, dell’Agenzia del Territorio, di concerto 

con quella delle Entrate e della Direzione Generate della Giustizia 

civile, pubblicato sulla G.U. n. 94 del 23 aprile 2003, che consente 

oggi di registrare, trascrivere e volturare al Catasto, mediante 

il modello Unico Informatico, trasmesso dal notaio o ufficiale 

rogante, dal suo studio. 

II secondo servizio introdotto, e quello che consente di fare consultazioni 

per un soggetto, su tutto il territorio nazionale, per verifi- 

di F. Guazzone e S. Fossati 

carne i beni posseduti, nonchè quello di consultare da un qualunque 

sportello catastale, le intestazioni e i dati censuari di tutte le altre 

circoscrizioni. 

Un terzo servizio e poi quello di trasmissione per via telematica 

di volture catastali, denuncie di nuova costruzione e variazione, tipi 

mappali e di frazionamento, ai fini dell’aggiornamento delle banche 

dati catastali e dell’anagrafe tributaria, disposto dall’art. 1, comma 

374, della legge 311 /04, che a partire dal 1° marzo prossimo, che 

dovrebbe partire in via sperimentale in alcune province, con modalita 

che saranno definite con decreto Direttoriale dell’Agenzia. Si 

tratta di un grande progresso rispetto al passato, quando si operava 

solo con documenti cartacei portati a mano in diversi uffici, con 

perdite di tempo notevoli, anche per quanto riguardava le consultazioni 

degli atti per fare ispezioni e verifiche dei possessi immobiliari. 

Gli incrementi dei tributi speciali e tasse ipotecarie 

Oggi pero ci viene chiesto il conto, e per la sola trasmissione 

dell’atto, si paga ben 230 Euro, oltre a tutte le altre tasse e bolli, che 

a loro volta hanno subito incrementi significativi, mentre le consultazioni 

catastali in ambito nazionale, si parte da 10 euro per soggetto 

anche in caso di risultato negative, mentre per i registri immobiliari 

dovremo pagare 20 euro per soggetto, oltre ai diritti di ricerca 

pari a 0,02 euro per ogni nominative nell’ambito di ciascuna circoscrizione. 

Per dare un’idea sull’ammontare dei rincari, abbiamo compilato 

tre tabelle, da cui si deduce, a titolo esemplificativo, che per le 

consultazioni catastali per ogni unita immobiliare, si e passati da 

1,29 euro a 3, con un aumento del 132%, per la consultazione della 

mappa da 1,29 a 5 euro, con un incremento del 287%, per 1’introduzione 

di un voltura, denuncia di nuova costruzione o variazione, 

tipo di frazionamentoe mappale, si e passati da 25,82 euro a 35, (+ 

35%), per 1’autenticazione di estratti si pagano oggi 10 euro, contro 

nessuno in precedenza, per certificati catastali si e passati da 5,16 

euro a 10 (+97%), mentre per quelli ipotecari si passa da 15,49 a 20 

Tabella I - Modifiche apportate alle imposte di registro, catastali, ipotecarie e di bollo, previste dall’art. I, 

comma 300, della legge 30 dicembre 2004, n. 3 I I, disposte dal DI 31 gennaio 2005, n. 7 

Allegato 2-bis: La misura delle imposte di registro, ipotecarie e catastali dovute in misura fissa, e elevata da €129,11 a € 168. 

Allegato 2-quater: L’imposta di bollo complessiva relativa alla trasmissione degli atti per via telematica di registrazione, trascrizione e 

voltura e dovuta nella misura di € 230. 

Allegato 2- quater: lettera b): Imposta di bollo per 1’introduzione di servizi telematici a valore aggiunto, relative alle: “Note di trascrizione, 

iscrizione, rin-novazione, domande di annotazione nei registri immobiliari, anche con efficacia di voltura, trasmesse con procedure telematiche 

o pre-sentate su supporto informatico, compresa I’iscrizione nel registro di cui all’art. 2678 del C.c.,fuori dai casi previsti dall’art. 1, comma 

1-bis e art. 4 comma 1-bis”, che costituisce una nuova fattispecie impositiva, da eseguire nei registri immobiliari, trasmesse con modalita telematiche, 

o presentate su supporto informatico e dovuta 1’imposta di € 59. 

Allegato 2-quater lettera c) comma 1 bis: Per i: “Certificati di successione conformi alle risultanze delle dichiarazioni uniche di successione 

dei beni immobili e diritti immobiliari trasmesse con procedure telematiche, comprese le note di trascrizione, con efficacia di voltura e I’iscrizione 

nel registro di cui al-I’art. 2678 del Codice civile”, 1’imposta e dovuta in misura forfetaria, correlate ad una procedura non ancora attivata, 

che prevede la trasmissione per via telematica della dichiarazione di successione di beni immobili e diritti immobiliari e relativa domanda di 

voltura, 1’importo e di € 28. 

Allegato 2-quater lettera c) comma 1 ter: Per i “Certificati, copie ed esteratti delle risultanze e degli elaborati catastali ottenuti dalle banche 

dati informatizzate degli uffici dell’Agenzia del Territorio, attestazioni di conformita”, 1’imposta e dovuta in misura forfetaria alia richiesta 

del servizio e am-monta a € 28, compresa 1’imposta di bollo dovuta per la richiesta. 

n. 2-3/2005

euro (+ 30%) e per 1’esecuzione di formalita ipotecarie, da 25,82 

euro a 35,00 euro. 

Qualche miglioramento rispetto a prima, 1’abbiamo nell’estensione 

all’intera giornata della possibilita di consultazione di atti cartacei, 

pagando 10 euro, contro i 5,16 di prima limitati pero a soli 30 

minuti, mentre per la ricerca ipotecaria in ambito nazionale, contro 

51,65 euro di prima, il tribute si e ridotto a 20, grazie alle banche 

dati informatizzate. 

Commento 

In sostanza, quindi, al netto miglioramento ed estensione del 

servizio, fanno riscontro i notevoli rincari, che non mancheranno di 

influenzare i costi dei trasferimenti immobiliari, gia pesantemente 

n. 2-3/2005 

Allegato 2-quinquies - Modifiche ai tributi speciali catastali per l’introduzione di servizi telematici a valore aggiunto. 

I nuovi tributi sono da corrispondere nella misura indicata nella Tabella 

Fisco 

toccati dal1’aumento del 20% dei moltiplicatori da applicare alle 

rendite per ottenere i valori catastali, per cui oneri in passato quasi 

trascurabili, sono oggi divenuti importi ragguardevoli, ai quali si 

dovranno sommare gli onorari e le spese notarili, anch’essi recentemente 

ritoccati, in misura notevole. 

In definitiva quindi, se consideriamo che il settore immobiliare 

ha subito un forte giro di vite per le nuove misure della Finanziaria 

2005 relative alle locazioni, ma ancor piu dalla preventivata revisione 

dei classamenti catastali delle microzone censuarie, che incrementeranno 

il gettito delle imposte erariali e locali, dobbiamo concludere 

che la legge 311/04, sara ricordata si per la riduzione 

(modesta) delle imposte dirette, ma anche come quella piu nefasta 

per gli immobili, dopo il varo dell’ICI, nel 1992. 

157

158 

Fisco 

Allegato 2-sexies - Modifiche alle tasse ipotecarie per l’introduzione di servizi telematici a valore aggiunto 

I nuovi tributi sono da corrispondere nella misura indicata nella Tabella 

«Guida normativa» 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

Opinioni 

COME COMBATTERE IL CAROVITA 

Una proposta per una giusta normativa 

di Faust Romano 

Illustre Direttore, La prego di voler inserire nel prossimo 

numero della sua approvata rivista la seguente valutazione 

connessa ad un progetto idea diversificato per riportare 

l’euro al suo reale valore economico. Certo che darà 

spazio a questo argomento di piena attualità sociale, esprimo 

i segni della mia stima con i più cordiali saluti. 

Con l’entrata in vigore dell’euro, l’economia nazionale ha 

subito una flessione che ha certamente colpito, nel potere di 

acquisto, le classi sociali più umili del nostro territorio, ridimensionando, 

in particolare, quelle che vivono di lavoro dipendente 

e di pensione che non trovano più spazio per il risparmio e possibilità 

di spendere per soddisfare le primarie esigenze. Eppure ci sarebbe 

il modo come riequilibrare il potere di acquisto nell’ambito del 

mercato nazionale ed europeo. Naturalmente a ciò deve essere 

demandato chi gestisce la cosa pubblica che deve legiferare senza 

interferenze con sani principi economici e sociali alla luce di equi 

indirizzi nell’ambito dell’economia di mercato guidata dall’osservanza 

delle norme. Solo così si potrà dare all’economia del territorio 

nazionale quell’imput necessario per riportare l’equilibrio economico 

che regnava con la vigenza della vecchia moneta. Comunque, 

non occorre nessun premio Nobel per riportare l’economia 

nazionale verso la via del risanamento nel rispetto delle regole di 

mercato turbate oggi da un selvaggio incontrollato rincaro dei prezzi, 

né tanto meno occorre una mente di grande talento politico che 

legiferi per dare impulso ad una sana economia vigilata che eviti lo 

squilibrio oggi imperante su tutto il territorio nazionale per l’incontrollata 

disciplina dell’euro che ha turbato l’equilibrio dei prezzi, 

alla mercé di un mercato selvaggio. Comunque, per dare un po’ di 

ordine ed il giusto impulso per una sana politica economica e sociale 

basterebbe intervenire, senza grandi leggi finanziarie, su tre componenti 

essenziali per riequilibrare il vuoto economico formatosi 

all’indomani dell’entrata in vigore dell’euro. Tali componenti, semplici 

nell’attuazione, vertono, a parere di chi scrive, che non è un 

politico, né un economista, la disciplina delle seguenti problematiche: 

- La prima consiste nel riequilibrare la spesa energetica alla 

luce del cambio euro/dollaro. E’ inconcepibile che il dollaro si svaluti 

rispetto all’euro e il carburante, derivato dal petrolio che si 

acquista in dollari, invece di diminuire sul mercato rimane stazionario 

nel prezzo al pubblico o addirittura aumenti del tutto. È cosa 

semplice intervenire sulla scala di merito dei prezzi di mercato del 

carburante legandola all’andamento del dollaro! 

- La seconda componente consiste, intervenendo nell’ambito 

della Sanità, riequilibrando, in base alla svalutazione monetaria, il 

quantum reddituale, superato il quale, si applica il ticket. Oggi tale 

quantum, nel caso di esenzione per età e reddito, previsto per i soli 

soggetti di età superiore a 65 anni e inferiore a 6 anni, è ancora fermo 

alla soglia dei 70.000.000 delle vecchie lire, connesse al reddito 

complessivo lordo del contribuente con quello del proprio nucleo - 

familiare. Sarebbe ben poca cosa adeguare il tetto reddituale sulla 

base dei dati Istat, riferiti alle due epoche legali (data di entrata in 

vigore della norma che ha stabilito la soglia massima dei 70 milioni 

e data della proponente revisione del tetto massimale ). Tale periodo 

è alquanto rilevante a danno del contribuente penalizzato dal mancato 

adeguamento di detto quantum reddituale. 

- La terza ed ultima componente consiste, infine, nella moralizzazione 

del commercio che con l’avvento dell’euro ha perso il 

senso dell’equilibrio a danno della classe socialmente meno abbiente 

incapace di difendersi. La moralizzazione si potrebbe realizzare 

con poca cosa introducendo nelle vendite, dalla produzione al dettaglio, 

l’etichettatura obbligatoria, evidenziando il doppio prezzo : dal 

produttore al grossista, nel mercato all’ingrosso, e dal grossista al 

dettagliante, nel mercato al minuto. Con tutto ciò non si verrebbe a 

penalizzare il libero mercato, ma si eviterebbe l’imperante arbitrio 

che oggi esiste nel commercio a danno del fisco e del cittadino. L’esercente 

può mettere sull’etichetta il prezzo che vuole nella sua 

libertà civile e morale, ma è tenuto, anche, ad evidenziare il prezzo 

di acquisto che potrebbe essere controllato dai tutori dell’ordine con 

la richiesta della fattura e con l’obbligo di evidenziare le plusvalenze 

reddituali sulla denuncia dei redditi. 

Al politico o al mondo sindacale basterebbe poca cosa per tutelare 

i cittadini indifesi: 

- un semplice disegno di legge contenuto su tre articoli, bene 

impostati, sui contenuti innanzi esposti dettati dalla logica di un 

contribuente ossequiente alle norme civili e morali. 

Così operando si potrebbe avere, nell’ambito del territorio, serenità, 

benessere e sicurezza, evitando la spirale dei prezzi, le rivendicazioni 

sindacali con scioperi selvaggi per la tutela e l’adeguamento 

dei salari connessa alla difesa del potere di acquisto dell’euro che 

potrà decollare solo se il cittadino ed il politico faranno ognuno, 

nell’ambito delle proprie competenze, la propria parte per far decollare 

l’economia nazionale nella sfera del mercato comune europeo, 

alla luce di una sana economia di mercato dettata e guidata dalla 

logica della domanda e dell’offerta nel rispetto delle norme che 

regolano la morale e la vita civile e tributaria della nazione. 

Corre l’obbligo di evidenziare, infine, un secondo teorema, 

alternativo al primo, per ridimensionare la fuga dell’euro verso vette 

proibitive che hanno reso impossibile la quotidianità del cittadino 

impoverito dal vortice della lievitazione dei prezzi. 

Si potrebbe riequilibrare la nuova moneta al suo giusto potere di 

acquisto operando attraverso un abbattimento percentuale dei prezzi 

correnti sulla base della differenza tra i prezzi medi rilevati dall’osservatorio 

esistente presso le Camere di Commercio alla data dell’entrata 

in vigore dell’euro ed i prezzi medi in atto emergenti. Tale 

differenza, vista in aliquota media percentuale, andrebbe, però, 

abbattuta dal tasso programmato, operato per i salari e gli stipendi, 

connesso all’adeguamento della svalutazione monetaria, applicato 

dal Governo nell’arco delle due epoche legali, data di entrata in 

vigore dell’euro e data corrente della proponente normativa che 

dovrà stabilire, per legge, l’abbattimento percentuale dei prezzi nel 

modo innanzi definito. Nella medesima direzione si dovrebbe operare 

sulle tariffe di tutti i servizi e le prestazioni di qualsiasi genere 

nel campo professionale ed artigianale, nonché su tutti i corrispettivi 

percepiti dai politici in sede territoriale e nazionale. 

159

160 

Opinioni 

TRAFFICO, AMBIENTE E VIABILITÀ 

La vita frenetica della nostra città, il continuo aumento 

delle autovetture, i rumori e i gas di scarico che turbano 

l’ambiente e l’ecosistema e, conseguentemente 

l’uomo preso da mille problemi per superare le difficoltà della 

vita di tutti i giorni, hanno fatto meditare chi scrive per 

ricercare un supporto concreto che aiuti a risolvere, a chi 

gestisce la politica locale del territorio, uno dei problemi che 

maggiormente assilla colui che vive ed opera nell’ambito delle 

mura cittadine; quello di dare aree di parcheggio alle autovetture; 

di agevolare il flusso automobilistico; di dare respiro 

al verde, componenti tutti essenziali per la salvaguardia dell’ambiente 

e del tessuto urbano. 

Senza ulteriori indugi, voglio ora presentare la sintesi 

operativa del mio progetto idea che verte sui principi dettati 

dalla bioarchitettura e che consiste: 

1) Nella radicale trasformazione dell’attuale piazzale delle 

autolinee attraverso la demolizione di tutte le strutture (pensiline) 

per l’attesa e lo stazionamento degli autobus salvaguardando 

il corpo di fabbrica antistante al piazzale che verrà adibito 

a sala bar con ristoro e ad uffici per l’attivazione del parcheggio 

descritto al punto che segue. 

2) Nella costruzione di un ampio parcheggio sotterraneo, 

a due livelli, con rampe di accesso e di uscita, da localizzare 

nella parte centrale dell’ampio piazzale. La superficie del piano 

di copertura, da sistemare a verde attrezzato, avrà quota 

più elevata rispetto all’area circostante per dare, con ampie 

vetrate armate, luminosità al sottostante ambiente. L’area 

residua del piazzale avrà la stessa 

sistemazione a verde attrezzato e a 

strade di disimpegno, di accesso, di 

uscita e di immissione al tunnel 

descritto al punto 4) che segue. 

3) Nella ricostruzione e modifica 

delle strade che collega piazza 

Fera al piazzale delle autolinee (via 

Adolfo Quintieri) modificando il 

piano viario della livelletta portandola 

alla stessa isoipsa (quota) della 

suddetta piazza e ciò per dare 

accesso al tunnel che avrebbe 

imbocco sottostante nel punto 

intermedio dell’attuale strada di 

collegamento ora a piano inclinato. 

4) Nella costruzione di un tunnel 

tridirezionale con punto di raccordo 

sottostante piazza Fera ed 

imbocco, come descritto al punto tre. Le arterie viarie, sotterranee 

ben arcate e bonificate dai gas di scarico, seguono le 

seguenti direttrici a senso unico: 

- Viale Alimena con sbocco dalla galleria in discesa subito 

dopo piazza Scura con flusso del traffico sulla direttrice di 

via Montesanto e con confluenza sul ponte Calatrava e sul 

Viale Parco 

progetto-idea per una città vivibile 

di F. R. 

- Corso d’Italia con sbocco dal tunnel in discesa subito 

dopo il retro della Chiesa di Loreto 

- Via Simonetta via Pasquale Rossi con flusso del traffico 

verso l’autostrada utilizzando lungo lo sviluppo l’attuale tunnel 

da ricostruire ed ampliare, posto in prossimità dello svincolo 

autostradale “Cosenza Sud”. 

La realizzazione dell’opera viaria in galleria tridirezionale 

permetterà, con la sua attivazione: la rapida circolazione delle 

autovetture; il disimpegno delle vie sovrastanti; l’eliminazione 

di numerosi semafori che ritardano lo scorrimento veicolare; 

la percorrenza agevole verso tutte le direzioni della città e 

verso lo svincolo autostradale 

“Cosenza Sud” il convogliamento 

sull’intradosso dei tunnel delle reti 

dei servizi, utile per la facile ispezione 

e manutenzione senza scavi in 

superficie; la bonifica ecologica della 

zona. 

5) La sistemazione di piazza Fera 

a verde attrezzato con artistica fontana 

centrale a getto idrico luminoso. 

6) La sistemazione attrezzata 

dell’ampia area in prossimità dell’Anas 

per accogliere e stazionare le 

corriere provenienti dalla provincia 

con previsioni di navette rapide di 

trasporto al servizio del cittadino, 

del turista e dell’occasionale. 

Così operando, a realizzazione 

ultimata del progetto, il nostro vivere 

quotidiano, oggi minato nel suo sistema di vita per danni di 

inquinamento e di scarichi incombusti di gas tossici, avrà, 

finalmente, dopo tanto soffrire, un migliore habitat ambientale 

che permetterà una ricettività qualitativa di vita più sana, 

oggi sconvolta nei suoi elementi essenziali. 

n. 2-2005

Giampaolo Dossena 

LUOGHI LETTERARI. 

PAESAGGI, OPERE E PERSONAGGI 

Ed Sylvester Bonnard 

di Mario De Filippis 

Da qualche anno in Italia sono attivi i parchi letterari, 

sorti per valorizzare una città, un luogo, un territorio 

legato in modo particolare all’opera di uno 

scrittore. Un parco letterario non pone vincoli urbanistici, 

non limita le attività economiche, ma intende proporre degli 

itinerari, dei percorsi sulle orme di quell’autore che ha reso 

unico e immortale un determinato paesaggio, descrivendolo 

nelle sue pagine. In Calabria e Basilicata ne esistono alcuni, 

come Old Calabria-Norman Douglas, filiazione dell’associazione culturale 

Napoli 99, dedicato ai viaggiatori stranieri che hanno descritto la nostra regione. 

Altri sono nati da cooperative di giovani, che hanno compiuto un percorso formativo 

e imprenditoriale, come il parco Carlo Levi di Aliano. 

L’attività dei parchi cerca di rispondere alle stesse motivazioni che hanno 

spinto Giampaolo Dossena, trenta anni fa, a pubblicare questo ricchissimo volume, 

Luoghi letterari. Paesaggi, opere, personaggi, da poco riproposto dalle edizioni 

Sylvester Bonnard di Milano. Dossena, autore anche di una Storia confidenziale 

della letteratura italiana, è più noto forse come esperto di giochi e curatore 

di una monumentale Enciclopedia dei giochi. Nella Prefazione alla prima 

edizione di Luoghi letterari, riprodotta nella nuova, discute di un punto dolente 

della nostra cultura, del limite delle storie letterarie nazionali, disattente ai luoghi, 

ai contesti in cui gli autori hanno operato. Disponiamo di tante storie letterarie, 

ma non abbiamo guide letterarie; dall’altra parte gli ottimi volumi del 

Touring Club Italiano sono estremamente analitici nella descrizione dei luoghi, 

ma raramente citano la pagina dedicata a quel ramo del lago di Como, oppure al 

castello di Fratta così importante nelle Confessioni di un italiano di Nievo. A 

distanza di trenta anni non si può dire che le osservazioni di Dossena abbiano 

Nicola Buoncristiano e Salvatore Parisi 

MANUALE DI SICUREZZA 

NEI CANTIERI EDILI 

Ed. Calabria Letteraria Editrice 

cantieri edili si registrano ogni anno più 

di 90.000 infortuni, duecento dei quali sono 

“Nei 

mortali. E’ un prezzo intollerabile ed incoerente 

se raffrontato al livello di civiltà e di evoluzione tecnica 

del nostro Paese. E’ anche un costo sociale ed economico 

che ricade sull’intera collettività in termini di spesa 

sanitaria, di perdita di capacità lavorativa e di avvicinamento 

alla povertà. 

Quella della sicurezza nei cantieri edili è dunque una sfida seria che occorre 

saper cogliere con intelligenza e sensibilità, innanzitutto nel contesto dell’imprescindibile 

rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali” 

Con tali parole i due autori, Nicola Buoncristiano, Responsabile del Servizio 

di Prevenzione e Protezione dell’Assessorato alla Sanità della Regione 

Calabria che da oltre venti anni svolge attività di docenza in campo Ambientale 

e sulla Sicurezza sui luoghi di Lavoro, e Salvatore Parisi, Dirigente del Servizio 

di Prevenzione di Igiene e Sanità Pubblica presso l’Assessorato alla Sanità 

della Regione Calabria, evidenziano l’importanza e la necessità di divulgare i 

principi della Sicurezza sui cantieri edili a quasi dieci anni dalla promulgazione 

del D. Lgs 494/96. 

La necessità di fare un manuale che sia originale nell’ampio scenario di 

ciò che si dice e si scrive sulla prevenzione degli infortuni nel settore delle 

costruzioni, nasce dalla necessità di avere un testo sintetico sui possibili rischi 

più diffusi nei vari comparti e proponga le soluzioni di prevenzione attuate 

n. 2-3/2005 

Recensioni 

perso di validità. Nelle più recenti guide turistiche compare qualche cenno a 

scrittori e opere, ma disperso in un mare di elenchi di alberghi e ristoranti, fermate 

della metropolitana e mercatini, cataloghi di musei e di zone archeologiche 

che, appena visitati, si confondono immediatamente nella memoria del 

viaggiatore. Dall’altra parte sono attivi i parchi letterari, ma per sostenersi economicamente 

devono battere molto sulla gastronomia, sulle degustazioni, lungo 

le neonate e frequentate vie del gusto. Le vie dei canti, invece, sono poco battute, 

tutto sommato rimane ancora limitata e vaga l’attenzione ai luoghi che hanno 

ispirato certi testi, e allora il libro di Dossena non ha perso nulla della sua utilità 

(una nota personale: in Francia, ad Aix en Provence, ho visitato una splendida 

Gite du Livre, dove venivano offerti degli opuscoli per seguire, lungo le vie della 

città, le tracce dei personaggi di Emile Zola. Senza ombra di porchetta, bruschette 

e altri generi di conforto). Peccato che l’opera sia rimasta ferma alla prima 

sezione, dedicata all’Italia settentrionale. Evidentemente gli impegni successivi 

o l’ampiezza stessa del lavoro da compiere hanno distolto l’autore dal progetto 

originariamente esteso al Centro e al Sud d’Italia. Il volume è elegante, 

con belle immagini rigorosamente antiche; le pagine degli scrittori vengono 

ampiamente citate e ordinate cronologicamente quando gli autori sono parecchi, 

come nel caso di Milano, che inizia con Bonvesin de la Riva, nel tredicesimo 

secolo, e arriva fino a Giovanni Testori. Incontriamo luoghi mitici, come Arquà, 

residenza prediletta da Petrarca nei suoi anni maturi, ma anche Arcore, oggi 

capitale dell’impero Mediaset, citata perché lo scrittore Giuseppe Rovani vi 

soggiornò da bambino, felicemente, presso una balia. Non si tratta di una banale 

antologia di testi, ogni luogo viene rievocato per come doveva presentarsi agli 

occhi dello scrittore; sono richiamati incontri, vie e piazze, palazzi e lapidi che 

di solito non si fa in tempo a leggere. Un intrico così fitto di realtà e finzione, di 

persone anagraficamente reali e di personaggi vivi nelle pagine dei romanzi, da 

far pensare a certi testi di Borges. Come tutte le opere di questo tipo ogni lettore 

può rimanere perplesso davanti ad un’omissione; la emme inizia con Mantova, 

non c’è Malo, in provincia di Vicenza, e non si parla di Luigi Meneghello, lo 

scrittore che l’ha reso immortale con Libera nos a Malo, romanzo del 1963. Le 

esclusioni di un autore come Dossena, però, spingeranno il lettore-viaggiatore 

più attento alle integrazioni che riterrà opportune, per redigere la sua personalissima 

guida letteraria. 

nei cantieri. 

Nel manuale viene affrontato il problema dei rischi e dei mezzi di prevenzione 

delle più comuni macchine da cantiere e quello dei mezzi personali di 

protezione collettiva che i datori di lavoro hanno l’obbligo di predisporre. 

Esso indica, per ogni singolo comparto analizzato, i rischi, le cause del 

rischio, i sistemi di protezione collettiva necessari, le fasi di lavoro in cui i rischi 

descritti si presentano e le misure di prevenzione proposte. Si prefigge di limitare 

i casi di infortuni, stimolando l’utilizzo delle misure di prevenzione e protezione 

prescritte dal D.lgs 494/96 nei cantieri temporanei o mobili. 

La struttura è di facile comprensione ed utilizzo per gli addetti ai lavori, 

corredato da schede di sicurezza, divise per tipi di lavorazioni, che forniscono: 

brevi prescrizioni, la segnaletica di sicurezza opportuna da rispettare e affiggere 

sul luogo in cui viene svolto il tipo di lavorazione ed una serie di vignette esplicative 

che identificano i pericoli a cui si va incontro. 

Il manuale ha il pregio di essere incisivo per la sua chiarezza e per la sua 

semplicità. 

La chiarezza veicola in via immediata due messaggi importanti: l’attenzione 

al pericolo ed al rischio del lavoro nei cantieri edili e la possibilità di lavorare 

in sicurezza con essenziali e ben definiti accorgimenti, secondo un rapporto 

costo-beneficio conveniente per l’impresa, per i lavoratori e per la collettività. 

La semplicità, lungi dall’impoverire l’importanza dell’opera, richiama alla 

mente metodi operativi propri di altri contesti, come quelli della ripetitiva 

sequenza dei controlli pre-volo in aeronautica; contesti nei quali l’esigenza di 

sicurezza è altrettanto prioritaria e l’ambito operativo è sofisticato ma nel contempo 

assolutamente ordinato e lineare. 

La sicurezza nei cantieri così sintetizzata e descritta appare più agevolmente 

conseguibile e verificabile. 

Un’opera di cultura e di sistematicità idonea a dare un notevole contributo ad 

una maggiore sicurezza che tanto più è dovuta, in quanto attesa e non rinviabile. 

161

162 

Sicurezza sul lavoro 

SICUREZZA SUL LAVORO 

E BENESSERE ORGANIZZATIVO 

Il testo unico sulla sicurezza e la tutela della salute sul posto di 

lavoro e l’accordo quadro europeo sullo stress da lavoro 

II governo ha licenziato la bozza del testo unico sulle disposizioni 

in materia di tutela della sicurezza e della salute sul posto 

di lavoro. 

Si tratta di un apparato normativo destinato a riassumere e riordinare 

tutte le principali disposizioni vigenti. Lo schema di decreto 

legislativo varato in via preliminare dal Governo è ripartito in 13 

titoli, 187 articoli e 16 allegati tecnici ed ha l’obbiettivo di mettere 

ordine all’eccesso di regolamentazione dovuta al recepimento di 

numerose direttive comunitarie. 

Molti sono gli argomenti trattati dallo schema di decreto legislativo, 

fra i quali rientra anche l’estensione ai collaboratori coordinati e 

continuativi e in genere al lavoro atipico delle tutele prevenzionali. 

L’estensione del raggio d’azione della normativa infortunistica, 

prevista dallo schema governativo, supera la tradizionale distinzione 

tra lavoro subordinato ed autonomo e si impone indipendentemente 

dal tipo di contratto che implica la prestazione lavorativa 1 . 

Una delle mete più ambiziose dello schema è quella di introdurre 

come principio generale di prevenzione l’eliminazione dei rischi e, 

ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione 

alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico mediante 

misure tecniche, organizzative, procedurali concretamente attuabili 

nei diversi settori e nelle diverse lavorazioni in quanto generalmente 

utilizzate. 

Per quanto il lavoro del Governo italiano sia dettagliato poco 

spazio è stato dedicato alla questione del benessere organizzativo, 

che sembra destinato a divenire uno dei principali temi nel dibattito 

sulla sicurezza e sulla tutela della salute sul posto di lavoro dei prossimi 

anni 2 . Il problema del benessere organizzativo ha assunto una 

particolare rilevanza dopo che la Commissione europea aveva 

manifestato, nell’ambito della “Strategia comunitaria per la salute e 

la sicurezza 2002-2006”, l’intenzione di avviare, nel corso del 2002, 

una consultazione delle parti sociali, secondo la procedura di cui 

all’art. 138 del Trattato sullo specifico tema dello stress sul lavoro. 

Le parti sociali in sede europea hanno valutato, anche attraverso i 

risultati di un apposito seminario, l’opportunità di percorrere, nell’ambito 

del programma del dialogo sociale 2003/2005, la via alternativa 

di un negoziato finalizzato alla conclusione di un accordo 

giuridicamente non vincolante sulla materia e, conseguentemente, 

hanno chiesto alla Commissione di attendere l’esito dì tale negoziato 

prima di procedere all’adozione di uno strumento normativo vincolante. 

Il negoziato a livello europeo sullo stress da lavoro, apertosi 

il 18 settembre 2003 tra le delegazioni della Ces e dell’UNICE, 

è terminato con la proposta finale congiunta del 27 maggio 2004, 

contenente un progetto di accordo quadro, nel rispetto del termine 

di nove mesi assegnato alle parti sociali dall’art. 138-4 del Trattato 

UE, per pervenire o meno ad una posizione comune. Finalmente I’8 

di Flavio Mattiuzzo 

ottobre 2004 è stato finalmente sottoscritto fra le stesse parti stipulanti 

l’accordo quadro sullo stress da lavoro. 

L’accordo quadro non è giuridicamente vincolante ma attribuisce 

alle parti sociali la facoltà di concludere accordi che, senza il 

tramite del passaggio legislativo europeo e, di conseguenza, di quello 

nazionale, possono avere un seguito nei singoli Stati su iniziativa 

delle stesse parti sociali interessate e nell’ambito delle procedure e 

delle prassi vigenti in ogni Stato membro. Obiettivo dell’accordo è 

lottare congiuntamente contro lo stress, ritenuto un fenomeno complesso, 

il quale “nonostante non sia una malattia, può essere all’origine 

dì uno stato patologico”, “ed è suscettibile di manifestarsi su 

tutti i luoghi di lavoro e di colpire qualsiasi lavoratore”. Oggetto 

dell’intesa è unicamente lo stress indotto dal lavoro, mentre il fine è 

quello di condurre occupati e salariati a comprendere meglio le relazioni 

tra lavoro e stress, identificando e gestendo il problema secondo 

il metodo descritto nell’intesa stessa. 

L’accordo quadro non pregiudica il diritto delle parti sociali a 

concludere, al livello appropriato, incluso quello europeo, accordi 

che adeguino e/o completino l’accordo stesso in modo da tenere in 

considerazione le specifiche necessità delle parti sociali coinvolte. 

Anche nel caso in esame vale la clausola di non regresso, nel senso 

che l’applicazione dell’accordo quadro non costituisce una valida 

ragione per la riduzione del livello generale di protezione dei lavoratori 

nel settore da esso interessati. 

Ciò significa, in buona sostanza, che nei paesi della Comunità 

ove non vi siano già accordi ben potrà essere recepito l’accordo 

quadro e modificato in senso più favorevole ai lavoratori; dove 

invece già esistano accordi sullo stress da lavoro e siano già di per 

sé migliorativi rispetto alle previsioni dell’accordo quadro europeo, 

il coordinamento fra le due fonti collettive, cioè fra quella nazionale 

e quella europea, dovrà avvenire nel senso del rispetto e della salvaguardia 

della norma più favorevole. 

Il benessere sul posto di lavoro oggetto dell’obbligazione di sicurezza 

imposta dall’art. 2087 c.c. 

L’accordo quadro europeo sullo stress da lavoro apre nuove prospettive 

nell’ordinamento nazionale alla luce dell’art. 2087 c.c., il 

quale impone al datore di lavoro un’obbligazione di sicurezza. 

Si discute ancora se l’art. 2087 c.c. impone al datore di lavoro 

semplicemente un obbligo di protezione della salute del lavoratore 

ovvero se abbia un contenuto più ampio e riguardi anche la più estesa 

sfera del benessere sul posto di lavoro. 

Secondo alcuni commentatori l’art. 2087 c.c., nell’imporre l’obbligazione 

di sicurezza, trova giustificazione nella necessità di tutelare 

la salute del lavoratore al fine di prevenire la turbativa che un 

infortunio sul lavoro arreca al processo produttivo, tenuto anche 

conto della scarsa discrezionalità di ciascun lavoratore, nel quadro 

dell’organizzazione del lavoro predisposta dal datore di lavoro 3 . 

1 M. TIRABOSCHI, Una tutela più ampia con meno formalismi, in Il Sole 24 Ore, 19 novembre 2004, n. 320, p. 25 

2 M. MOR. All’Arvedi “vince” la fedeltà, in Il Sole 24 Ore, 23 novembre 2004, n. 324, p. 19, nel quale si riferisce dell’esito dell’indagine sociologica relativa 

al grado di soddisfazione dei lavoratori della propria mansione e alle ricadute in termine di fidelizzazione all’azienda. 

3 B. COSSERO D. RANIERI, Il benessere sul posto di lavoro, Roma, 2001, p. 50. 

n. 2-3/2005

Nel tempo, l’art. 2087 c.c. è stato interpretato in termini meno 

fordisti e, ferma la tutela della salute, l’indagine degli interpreti si è 

spinta verso la tutela della personalità morale dei lavoratori. 

II riferimento all’obbligo di tutela della personalità morale del 

lavoratore è stato assunto dalla giurisprudenza al fine di censurare 

condotte datoriali quali il demansionamento 4 , le molestie sessuali 

5 , l’abuso del diritto di organizzare l’impresa 6 , l’abuso del ricorso 

a provvedimenti disciplinari 7 . 

In queste ipotesi il comportamento posto in essere con violazione 

dell’art. 2087 c.c. ben può consistere in una omessa tutela della 

personalità morale, può realizzarsi senza che si verifichi alcun danno 

alla salute ed all’integrità psicofisica e senza che il fatto costituisca 

reato 8 , ciò nondimeno sorge a carico del datore di lavoro l’obbligo 

di risarcire il danno, che secondo la giurisprudenza assume i 

caratteri del il danno esistenziale in quanto si verifica la lesione 

degli aspetti esistenziali che caratterizzano la dimensione umana dei 

singoli 9 . Questo più recente indirizzo interpretativo finisce per dare 

tutela alla persona umana nella sua interezza anche in relazione allo 

svolgimento della sua personalità, presidiandone il diritto alla 

dignità e, soprattutto, il diritto a non veder peggiorata la qualità della 

vita 10 . Si giunge così a modificare ed ampliare il contenuto dell’obbigazione 

di sicurezza, che ora finisce per estendersi dall’integrità 

fisica al benessere del lavoratore. Tuttavia la tutela del benessere, 

anche se non esiste una specifica norma positiva, è comunque 

possibile nell’ordinamento italiano alla luce di un costante ed univoco 

indirizzo giurisprudenziale. 

Nuove concezioni: l’organizzazione come fattore di rischio e la 

tutela del benessere in senso lato 

La legislazione prevenzionistica e soprattutto la pratica giurisprudenziale 

hanno impresso un cambiamento di rotta: le tutele si stanno 

ampliando dalla macchina all’organizzazione, dalla difesa dell’integrità 

fisica alla tutela del benessere psicologico e della qualità della 

vita. Ciò implica un incremento del rischio, inteso come probabilità 

che si produca un danno di una determinata grandezza 11 . 

Infatti l’attività lavorativa, nel suo profilo tecnico e nel suo profilo 

organizzativo e funzionale, è sempre pericolosa e dotata di 

quell’intrinseca proprietà di produrre un danno, mentre aumentano 


sia le occasioni di danno, che si estendono anche all’organizzazione, 

sia i beni che astrattamente possono essere colpiti dal verificarsi 

dell’evento dannoso, in quanto si ampliano dall’integrità fisica 

e dal diritto alla salute, fino a coinvolgere la personalità morale 

del lavoratore, ivi compresi il suo equilibrio emotivo ed affettivo, le 

sue aspettative, le sue chance e tutti gli altri valori della personalità 

che sono direttamente coinvolti dallo svolgimento dell’attività lavorativa. 

Non a caso vengono indicati come fattori di rischio, in grado 

di incidere sul benessere sul posto di lavoro, le trasformazioni nelle 

forme di occupazione, i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, 

in particolare le modalità più flessibili di organizzazione dell’orario 

e una gestione delle risorse umane maggiormente orientata al 

risultato. In sostanza vi è una accentuata tendenza espansiva della 

tutela offerta dall’ordinamento al lavoratore in consonanza con i 

precetti costituzionali, le garanzie e le tutele offerte al cittadino. 

Così si indica, come strategia per il miglioramento del benessere sul 

luogo di lavoro, sia esso fisico, morale e sociale, la prevenzione dei 

cosiddetti rischi sociali o relazionali ,quali lo stress,le molestie sul 

luogo del lavoro, la depressione e l’ansia, la dipendenza da alcol e 

da droghe.. 

L’inarrestabilità della tendenza espansiva segnalata è ben documentata 

da una recentissima decisione della Corte di Cassazione, 

che ha riconosciuto il pieno risarcimento ad un dipendente colpito 

da depressione causata sia da vicende personali, sia da vicende 

lavorative 12 . Con tale decisione è stato dato valore economico 

all’abbattimento umorale del lavoratore che non si sentiva appagato 

dalla propria attività lavorativa e la responsabilità del datore di lavoro 

è stata affermata anche se lo stato di malinconia e avvilimento 

era dovuto ad una predisposizione fisica del lavoratore stesso. 

Sforzo fisico e stress 

La giurisprudenza in più occasioni ha affermato che in tema di 

infortuni sul lavoro ben possono essere equiparati allo sforzo fisico 

stress emotivi e ambientali, i quali, conseguentemente, integrano 

quella causa violenta, di cui all’art. 2 del D.P.R. 30 giugno 1965 n. 

1124, che determina con azione rapida e intensa la lesione della 

salute 13 . 

Lo stesso orientamento giurisprudenziale ritiene che la predi- 

4 Tribunale Venezia, 26 gennaio 2001, in D.L Riv. critica dir. lav. 2001, 426; Cass., 24 marzo 1998, n. 3131, in Giust. civ. Mass., 1998, p. 656. 

5 Tribunale Pisa, 25 luglio 2001, in Lavoro nella giur. (Il) 2002, p. 456; Tribunale Milano, 14 giugno 2001, in Notiziario giur, lav., 2001, p. 470; Cass., 18 aprile 

2000, n. 5049, in Orient. giur. lav., 2000,1, p. 505; A. PIZZOFERRATO, Molestie sessuali sul lavoro. Fattispecie giuridiche e tecniche di tutela, Padova, 2000 , 

42. 

6 Cass., 7 novembre 2000, n. 14469, in D&G - Dir. e giust, 2000, f. 43-44, p. 28 

7 Cass., 19 aprile 1982, n. 2437, in Giust. civ. Mass. 1982, fase. 4. 

8 Tribunale Pisa, 3 ottobre 2001, in Orient. giur. lav., 2001, I, p. 748, nella fattispecie si è affermato che si può correttamente qualificare tale danno - né biologico 

né morale - come danno “esistenziale”, eventualmente in concorso con il danno alla vita di relazione e quello - di natura extra contrattuale - che tradizionalmente 

si riconduce alla figura del danno morale. 

9 P. G. MONATERI, Alle soglie di una nuova categoria risarcitoria: il danno esistenziale, in Danno e resp., 1999, p. 5; Cendon (a cura dì), Trattato breve dei 

nuovi danni. Il risarcimento del danno esistenziale: aspetti civili, penali, medico legali, processuali, Padova 2001, p. ** 

10 R. NUNIN, Molestie sessuali e risarcimento del danno esistenziale, commento a Tribunale Pisa 3 ottobre 2001, in Lavoro nella giur. (Il) 2002, p. 464. 

11 B. COSSERO D. PANIERI, cit., p. 143. 

12 Cass., 9 aprile 2003, n. 5539, in Guida Normativa, 2003,18, nella fattispecie il datore di lavoro è stato condannato a pagare a titolo risarcitorio 180.000 euro 

a un dipendente caduto in una grave crisi depressiva per essere stato dequalificato e adibito a mansioni al disotto della sue competenze, cosa che lo aveva indotto 

ad una pesante cura farmacologia e ad assentarsi per malattia, durante la quale lo stesso era stato licenziato per superamento del periodo di comporto. La Cassazione 

ha riconfermato che in materia giuslavoristica valgono le regole sul nesso di causalità e solo qualora le condizioni ambientali od i fattori naturali che caratterizzano 

la realtà fisica su cui incide il comportamento imputabile dell’uomo siano sufficienti a determinare l’evento di danno indipendentemente dal comportamento 

medesimo, l’autore dell’azione o della omissione resta sollevato, per intero, da ogni responsabilità dell’evento, non avendo posto in essere alcun antecedente dotato 

in concreto di efficienza causale; qualora, invece, quelle condizioni non possano dar luogo, senza l’apporto umano, all’evento di danno, l’autore del comportamento 

imputabile è responsabile per intero di tutte le conseguenze da esso scaturenti secondo normalità; in tal caso, infatti, non può operarsi una riduzione proporzionale 

in ragione della minore gravità della sua colpa, in quanto una comparazione del grado di incidenza eziologica di più cause concorrenti può instaurarsi soltanto 

tra una pluralità di comportamenti umani colpevoli, ma non tra una causa umana imputabile ed una concausa naturale non imputabile. 

13 Cass., 23 dicembre 2003, n. 19682, in Giust. Civ. Mass., 2003, f. 12. 

n. 2-3/2005 

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sposizione morbosa del lavoratore non esclude il nesso causale tra 

lo stress emotivo e ambientale e l’evento infortunistico, in relazione 

anche al principio della equivalenza causale di cui all’art. 41 c.p., 

che trova applicazione nella materia degli infortuni sul lavoro e delle 

malattie professionali, dovendosi riconoscere un ruolo di concausa 

anche ad una minima accelerazione di una pregressa malattia. 

Cosi si è ritenuto sussistente l’occasione di lavoro in relazione 

al decesso del responsabile di uno stabilimento, già affetto da patologia 

cardiaca, avvenuto a causa di un infarto determinato da stress 

emotivo, conseguente all’attivazione dell’allarme antincendio dello 

stabilimento e alla necessità di un suo intervento, e da stress 

ambientale, riconducibile alla rigida temperatura esistente all’esterno 

14 . 

Stress, eustress, distress 

I giudici italiani si sono dovuti occupare del fenomeno dello 

stress lavorativo già prima dell’accordo quadro europeo ed hanno 

individuato una serie di parametri che permettono di ritenere, 

comunque esistente, nel nostro ordinamento giuridico una tutela 

contro il fenomeno, anche se apprestata invia giurisprudenziale. 

Con il termine stress, dal latino stringere, si indica il processo di 

reazione dell’individuo e dell’organismo a situazioni critiche: ad 

una prima risposta d’allarme, nella quale l’individuo ha un cedimento 

e delle difficoltà ad esprimere una reazione adeguata, segue 

la fase della resistenza, nella quale l’individuo raggiunge il più elevato 

grado di adattamento alla situazione critica e tende a ripristinare 

il proprio equilibrio, ove, però, la situazione stressante si protraesse, 

segue l’esaurimento e si assiste al collasso delle difese attivate 

dalla persona 15 . Su tale fenomeno incide poi la variabile 

cognitiva, cioè la valutazione soggettiva che viene elaborata dal 

soggetto esposto all’azione stressante 16: se questi ritiene di poter 

fronteggiare l’agente stressore in modo efficace, lo stress si 

abbasserà o addirittura si trasformerà in stato di euforia, cioè in 

eustress, vale a dire stress benefico e positivo; se, al contrario, mancherà 

tale sicurezza lo stress aumenterà producendo conseguenze 

sempre più intense, convertendosi in distress, con conseguenze 

anche a livello fisico. In sostanza lo stimolo può essere vissuto 

come una sfida superabile oppure come una minaccia, diverse 

saranno quindi le reazioni sia psicologiche che fisiche. A tal proposito 

si possono segnalare due significativi casi di responsabilità del 

datore di lavoro per eventi occorsi al lavoratore sottoposto a stress. 

Così si è affermata la responsabilità del datore di lavoro quando lo 

stato di salute del lavoratore sia stato compromesso da un impegno 

eccessivo sul lavoro a sua volta ricollegabile all’insufficiente numero 

di dipendenti 17 

Ciò anche quando l’eccessivo impegno sia frutto di una scelta 

del lavoratore consistita nell’accettazione di straordinario continuativo, 

ancorché contenuto nel cosiddetto monte ore massimo contrattuale 

e nella rinuncia a periodi di ferie, atteso che il comportamento 

del lavoratore non esime il datore di lavoro dall’adottare tutte le 

misure idonee alla tutela dell’integrità fisico-psichica dei dipendenti, 

comprese quelle intese ad evitare l’eccessività di impegno da parte 

di soggetti in condizioni di subordinazione socio-economica 18 . 

La seconda decisione riguarda la responsabilità dell’impresa per 

incidente da stress 19 . Nella fattispecie il lavoratore aveva subito un 

incidente stradale nel quale aveva riportato gravi lesioni personali le 

cui cause andavano ricercate nello stress derivante dagli orari di 

lavoro, dalle condizioni di trasferta e dalle particolari condizioni 

familiari (moglie operata di tumore), note al datore di lavoro, e per 

le quali il lavoratore aveva richiesto uno spostamento di sede, peraltro 

non accordato dal datore di lavoro. 

L’accordo quadro europeo 

L’accordo quadro trae origine dalla preoccupazione sia per gli 

imprenditori che per i lavoratori che il fenomeno dello stress da 

lavoro suscita a livello europeo, nazionale ed internazionale, pur 

nella consapevolezza che non tutti i posti di lavoro e non tutti i 

lavoratori ne possono essere necessariamente colpiti, ne sottolinea 

le potenzialità negative. 

Infatti lo stress può colpire qualsiasi posto di lavoro e qualunque 

lavoratore, indipendentemente dalla grandezza dell’impresa, dal 

settore di attività o dal tipo di relazione contrattuale o di lavoro. 

Peraltro affrontare e possibilmente risolvere il problema dello stress 

da lavoro può portare ad una maggiore efficienza e ad una migliore 

salute e sicurezza sul lavoro, con il conseguente beneficio economico 

e sociale per le imprese, per i lavoratori e per l’intera società. La 

diversità all’interno della forza lavoro è un’importante elemento da 

considerare nell’affrontare i problemi legati allo stress da lavoro. 

L’accordo quadro assume particolare importanza in quanto persegue 

il fine di: 

- aumentare la consapevolezza e la comprensione degli 

imprenditori, dei lavoratori e dei loro rappresentanti sullo stress da 

lavoro; 

- portare la loro attenzione sui segnali che possono indicare problemi 

relativi allo stress da lavoro; 

- fornire agli imprenditori e ai lavoratori una guida per identificare 

e prevenire o gestire i problemi derivanti dallo stress da lavoro. 

Non si vuole colpevolizzare il singolo individuo a causa dello 

stress. 

L’accordo quadro sullo stress da lavoro riguarda esclusivamente 

14 Cass., 23 dicembre 2003, n. 19682, in Giust. Civ. Mass., 2003, f. 12. 

15 B. COSSERO D. PANIERI, cit., p. 236. 

16 P. MEAZZINI, Quando lo stress colpisce, ovvero fatti e misfatti dello stress nella scuola, in Psicologia e scuola, 1997, n. 86, p. 34. 

17 Cass., 1 settembre 1997, n. 8267, in Foro it., 1998,I,131, nella fattispecie, il lavoratore chiedeva la somma di lire 50.000.000 per risarcimento del danno biologico 

derivato dall’infarto da lui subito in conseguenza della stressante attività cui aveva dovuto sottoporsi per fronteggiare il carico di lavoro dell’ufficio, cui egli 

era preposto, con un organico del tutto insufficiente. Nel corso del processo è risultato che il lavoratore era esposto a sicuri fattori di rischio quali la familiarità ipertensiva, 

il fumo di 15 sigarette al giorno, la vita sedentaria. La Cassazione ha affermato che l’attività di collaborazione cui l’imprenditore è tenuto nei confronti dei 

lavoratori a norma dell’art. 2087 c.c. non si esaurisce nella predisposizione di misure tassativamente imposte dalla legge, ma si estende all’adozione di tutte le misure 

che si rivelino idonee a tutelare l’integrità psico-fisica del lavoratore. Ne consegue che anche il mancato adeguamento dell’organico aziendale (in quanto e se 

determinante un eccessivo carico di lavoro), nonché il mancato impedimento di un superlavoro eccedente, secondo le regole di comune esperienza, la normale tollerabilità, 

con conseguenti danni alla salute del lavoratore, costituisce violazione degli art. 41, comma 2, della Costituzione e 2087 c.c. 

18 M. BIAGI, Cassazione: l’imprenditore è responsabile se l’azienda non ha dimensioni adeguate, in II Sole 24 Ore, 1997, n. 247, critica la decisione della 

Cassazione nei seguenti termini: “In concreto come potrà il datore di lavoro cautelarsi dall’accusa di usare un numero insufficiente di dipendenti e quindi dal 

rischio di essere condannato dal magistrato al risarcimento dei danni ?...Considerato in quest’ottica, l’intervento della Cassazione è davvero inquietante. Si rischia 

di interferire pesantemente nella conduzione dell’attività imprenditoriale. 

19 Cass., 2 gennaio 2002, n. 5, in Mass. giur. lav., 2002, 329 

n. 2-3/2005

questo specifico fenomeno e non si estende, anche se possono costituire 

fattori potenziali di stress, alle molestie psicologiche sui posti 

di lavoro, alle violenze, al mobbing e allo stress post-traumatico. In 

sostanza l’accordo quadro ha un contenuto metodologico per l’identificazione 

e la gestione dello stress da lavoro. 

La definizione di stress e la sua natura di agente patogeno 

La definizione offerta dall’accordo non si scosta da quella elaborata 

dalla migliore tradizione medica, sicché, convenzionalmente si 

afferma che “...lo stress è una condizione, accompagnata da sofferenze 

o disfunzioni fisiche, psichiche, psicologiche o sociali, che scaturisce 

dalla sensazione individuale di non essere in grado di rispondere 

alle richieste o di non essere all’altezza delle aspettative. “ 

L’accordo riconosce che lo stress non è una malattia, ma implica 

un’esposizione prolungata ad una sollecitazione che può ridurre 

l’efficienza nel lavoro e può causare malattie. 

Si tratta di una sollecitazione multifattoriale che può derivare 

anche da motivi esterni all’ambiente di lavoro, ma che, ciò nonostante, 

può portare cambiamenti nel comportamento e ad una riduzione 

dell’efficienza nel lavoro. 

L’individuo può ben adattarsi ad affrontare un’esposizione alla 

sollecitazione a breve termine, reagendo anche in termini positivi, 

ma ha una maggiore difficoltà a sostenere un’esposizione prolungata 

a quella sollecitazione. Inoltre i singoli individui possono reagire 

differentemente ad una stessa situazione data oppure possono reagire 

diversamente a situazioni similari in momenti diversi della propria 

vita. 

Non tutte le manifestazioni da stress nel lavoro possono essere 

ritenute correlate al lavoro stesso, tuttavia vanno sicuramente riconosciuti 

quali cause di stress da lavoro: 

- il contenuto del lavoro; 

- l’organizzazione del lavoro; 

- l’ambiente; 

- la scarsa comunicazione. 

I criteri di identificazione dello stress da lavoro e delle cause 

L’accordo quadro europeo elenca, anche se in modo non esaustivo, 

i principali indicatori dell’esistenza di una situazione di stress 

che colpisce il lavoratore ed individua: 

- un alto grado di assenteismo; 

- un forte ricambio del personale; 

- frequenti conflitti interpersonali; 

- lamentele dei lavoratori. Fra le cause dello stress da lavoro, 

che vanno però individuate attraverso una analisi dettagliata degli 

elementi che concorrono a formare l’impresa, si considerano, anche 

se solo esemplificativamente: 

- l’organizzazione del lavoro e dei suoi processi, con particolare 

riguardo agli accordi sul tempo di lavoro, al grado di autonomia del 

lavoratore, all’incontro tra capacità dei lavoratori e requisiti del 

lavoro, al carico di lavoro; 

- le condizioni lavorative ed ambientali, con particolare riguardo 

all’esposizione a comportamenti offensivi, al rumore, al calore, a 

sostanze pericolose; 

- la comunicazione, con particolare riguardo all’incertezza sulle 

aspettative del lavoro, alle prospettive occupazionali, ai cambiamenti 

futuri; 

n. 2-3/2005 


- fattori soggettivi: con particolare riguardo a pressioni emotive 

e sociali, a sensazione di inadeguatezza, a percezione di mancanza 

di sostegno. 

Le modalità di reazione ai problemi da stress da lavoro e le 

responsabilità dell’imprenditore 

Dall’esame dell’orientamento giurisprudenziale in materia di 

obbligazione di sicurezza e benessere e di contenuti dell’art. 2087 

c.c. emerge che il modello che l’ordinamento giuridico nazionale e 

comunitario è quello dell’impresa sicura a modello sinergico integrato, 

nel quale ai fini della tutela della salute del lavoratore si 

considerano non solo i mezzi e le macchine impiegate, che devono 

essere sicure, ma anche gli uomini, le procedure, l’organizzazione, 

le conoscenze, le competenze, in un’ottica complessiva e d’insieme. 

Tali elementi si devono integrare secondo le regole della migliore 

tecnologia disponibile, producendo olisticamente quella sicurezza 

che, in termini di prevenzione e protezione, assicura la tutela alla 

salute del lavoratore intesa in senso lato, cioè secondo le definizioni 

date dall’OlL 20 . Di conseguenza se viene identificato un problema 

di stress da lavoro, bisogna agire per prevenirlo, ridurlo o eliminarlo. 

La responsabilità di definire misure appropriate spetta all’imprenditore 

e, nel nostro ordinamento nazionale, non potrebbe essere 

diversamente, giacché, secondo la definizione dell’art. 2086 c.c., 

rubricato direziona e gerarchia nell’impresa, l’imprenditore è il 

capo dell’impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori 

e su di lui, in forza dell’art. 2087 c.c. grava quell’obbligazione 

di sicurezza e, aggiungiamo, benessere della quale si è già 

parlato. 

Tuttavia, proprio in funzione del modello d’impresa sicura che 

oggi si impone, tali misure debbono essere realizzate con la 

partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti. 

Per la verità già l’art. 9 della legge 20 maggio 1970, Statuto 

dei lavoratori, prevedeva in materia di tutela della salute e dell’integrità 

fisica, che i lavoratori, mediante loro rappresentanze, 

avessero diritto di controllare l’applicazione delle norme per la 

prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere 

la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure 

idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica. Ma l’accordo 

europeo arricchisce la possibilità di partecipazione dei lavoratori 

estendendola a nuovi settori d’indagine e d’intervento quali possono 

essere l’organizzazione del lavoro o la gestione dei tempi di 

lavoro. 

Ed è proprio in relazione a tale sensibile ampliamento che la 

Confin-dustria italiana si è dimostrata riluttante. 

Del resto secondo la direttiva 89/391, tutti gli imprenditori hanno 

l’obbligo giuridicamente rilevante, quindi non un semplice 

obbligo morale, di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori. 

Questo obbligo, secondo l’accordo europeo, ma anche secondo 

l’art. 2087 c.c. si applica anche ai problemi di stress da lavoro quando 

essi rappresentino un rischio per la salute e la sicurezza. La 

gestione dei problemi di stress da lavoro può o, meglio, deve essere 

effettuata all’interno di un generale processo di valutazione dei 

rischi, imposto peraltro dall’art. 3 del D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 

626, attraverso l’identificazione di fattori di stress e l’adozione di 

specifiche misure per prevenirlo, ridurlo o eliminarlo. 

20 L’art. 3, lettera e) della CONVENZIONE OIL n. 155/1981, Convention concernant la securité, la sante des travailleurs el le milieu de travail, nel dare le 

definizioni terminologiche, precisa e) le terme “santè”, en relation avec le travaii, ne vise pas seulement l’absence de maladie ou d’infermitè; il inclut aussi le éléments 

physiques et mentaux affectant la sante directament liés a la securité et a l’hygiène du travail. 

165

166 


Si deve però aggiungere, e di ciò l’accordo quadro europeo non 

nel parla, che tali obblighi si impongono all’imprenditore datore di 

lavoro sempre nella misura in cui lo stress superi quegli indefinibili 

limiti di soglia, oltre i quali può divenire rischioso. Simmetricamente 

alle obbligazioni di sicurezza che gravano sull’imprenditore - 

datore di lavoro, tutti i lavoratori hanno un obbligo generale di attenersi 

alle misure protettive determinate dall’imprenditore stesso. 

Le tecniche per prevenire, eliminare o ridurre i problemi di 

stress da lavoro 

In materia di tutela della salute del lavoratore si sono individuati 

tre modalità di attuazione della sicurezza, che può essere realizzata 

attraverso la predisposizione di dispositivi tecnologici; l’impiego di 

cautele procedimentali; l’adozione di misure organizzative. L’accordo 

quadro europeo sembra affidare la prevenzione, l’eliminazione o 

riduzione dei problemi derivanti dallo stress da lavoro a diverse 

misure, in genere tutte di carattere procedimentale o organizzativo, 

che possono essere collettive, individuali o entrambe. Tali misure 

possono essere introdotte nella forma di misure specifiche mirate 

all’individuazione dei fattori di stress oppure come parte di una 

concreta politica sullo stress che preveda sia azioni preventive che 

di risposta. Fra le misure di prevenzione e di risposta l’accordo quadro 

europeo, precisando che per la loro realizzazione l’imprenditore 

può ricorrere a consulenze esterne, nel rispetto della legislazione 

europea e nazionale, degli accordi e delle pratiche collettive, include: 

- misure di comunicazione e gestionali, come chiarire gli obiettivi 

dell’impresa ed il ruolo di ciascun lavoratore, assicurando l’adeguato 

sostegno manageriale agli individui e ai gruppi, coniugando 

responsabilità e controllo sul lavoro, migliorando l’organizzazione 

ed i processi lavorativi, le condizioni e l’ambiente di lavoro; 

- formazione dei dirigenti e dei lavoratori per aumentare la 

consapevolezza e la comprensione dello stress, le sue possibili cause 

e il modo per affrontarlo e/o adattarsi al cambiamento; 

- dare informazioni e consultare i lavoratori e/o i loro rappresentanti 

secondo la legislazione dell’UE e nazionale, le pratiche e gli 

accordi collettivi. 

Si tratta di un’elencazione esemplificativa, sicché, il relativo 

elenco ben può e deve essere integrato con le misure che, secondo 

la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, cui fa riferimento 

l’art. 2087 c.c. sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità 

morale dei prestatori di lavoratori. 

Poiché lo stress, quando assurga a fattore di rischio, deve costituire 

oggetto di valutazione del rischio, la relativa valutazione soggiace 

alle regole della verifica periodi-ca, sicché una volta posti in 

atto, i provvedimenti antistress dovrebbero essere regolarmente 

rivisti, per accertarne l’efficacia, per verificare se essi utilizzino al 

meglio le risorse e se siano ancora appropriati o necessari. 

L’accordo europeo come codice di buone pratiche e il risarcimento 

del danno da stress 

Anche se l’accordo quadro europeo non è immediatamente vincolante, 

contiene delle indicazioni che ben possono farsi rientrare 

fra le norme di buone pratiche, che per effetto della forza espansiva 

dell’art. 2087 c.c., fin da subito possono operare nel nostro ordinamento 

nazionale, attraverso l’obbligo del datore di lavoro di offrire 

la miglior tutela possibile al lavoratore avuto riguardo alle particolarità 

del lavoro, all’esperienza e alle tecniche. L’art. 2087 c.c. ha 

infatti una funzione integratrice delle disposizioni di legge e regolamentari, 

mentre la responsabilità del datore di lavoro è una responsabilità 

contrattuale. 

Le conseguenze dello stress da lavoro, ove assurgano a malattia, 

implicano la responsabilità risarcitoria del datore di lavoro, sotto il 

profilo del danno biologico, e, in tale ipotesi, il datore di lavoro, una 

volta che sia dimostrato il rapporto causale fra malattia e stress 

lavorativo, può liberarsi dall’obbligo risarcitorio solo se prova 

l’impossibilità di adempiere all’obbligazione di sicurezza o il fatto a 

lui non imputabile. 

Da ultimo va considerata un’ulteriore ipotesi, legata all’irrompere 

nel nostro diritto positivo di una nuova categoria di danno: il 

danno esistenziale. Il danno esistenziale copre quei danni non patrimoniali, 

che esulano dalla sfera del danno alla salute, presidiato dall’art. 

32 della Costituzione, e attengono alla persona in quanto tale, 

come considerata dall’art. 2 della Costituzione 21 , consiste nel concreto 

pregiudizio di un’attività idonea a connotare la qualità dell’esistenza 

del danneggiato 22 . 

Come si è visto lo stress non è di per sé una malattia, ma è una 

fattore di sollecitazione che provoca fastidio e ben può ledere il 

diritto a non stare peggio, ecco che, a prescindere dalla validità dell’accordo 

quadro europeo, si apre per il datore di lavoro un nuovo 

fronte nel quale si può controvertere non del danno alla salute, ma 

del danno al benessere, sotto il profilo della lesione dello specifico 

diritto causata da stress da lavoro. 

Quest’ultimo tipo di danno, poi, è ancor più insidioso del danno 

biologico, non essendo coperto dall’assicurazione obbligatoria contro 

gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. 

Prodromi di questo possibile sviluppo delle ricadute nel nostro 

ordinamento dei principi contenuti nell’accordo quadro, si rinvengono 

in alcune decisioni. 

Così si è affermalo che si deve riconoscere il risarcimento del 

danno esistenziale nel caso di conseguenze psichiche ancora non 

riconosciute come patologie psi-chiche, dovute ad una condotta illecite 

del datore di lavoro ed il danno esistenziale va individuato in 

“...quel complesso di sofferenze, di frustrazioni, di patemi d’animo, 

di stati d’ansia, di stress, di profondo malessere, perdita di autostima, 

tali da gettare sull’esistenza un velo, un’ombra costante, ingenerare 

ed alimentare un male di vivere quotidiano, ostinato, che 

non sembra avere via di uscita. “ 23 

È proprio alla luce di tale nuovo orientamento giurisprudenziale 

e della esigibilità, in forza dell’art. 2087 c.c., nei confronti del datore 

di lavoro di determinali comportamenti protettivi e di prevenzione, 

che l’accordo quadro europeo, potrebbe già penelrare nel nostro 

ordinamento, a prescindere dal recepimento da parte della contrattazione 

collettiva interna. 

21 Tribunale Lecce, 2 marzo 2004, in D&G - Dir. e Giust. 2004, f. 17, 86, nella fattispecie è stato risarcito a titolo di danno esistenziale un lavoratore che si è 

visto ingiustamente negare in diritto ad usufruire di permessi retribuiti. 

22 Tribunale Roma, 24 ottobre 2003, in Giur. merito 2004, 467, fattispecie relativa al mancato esercizio di una attività lavorativa, quale la vendita di autovetture 

d’epoca, considerata gratificante in quanto espressione di un particolare interesse del danneggiato per il settore. 

23 Tribunale Siena, 28 luglio 2003, in Riv. It. Dir. lav., 2004, II, 673, nella fattispecie il danno esistenziale dell’avvocato dipendente da un istituto bancario, il 

quale lamentava di avere subito un demansionamento per sottrazione, è stato liquidato in proporzione al numero dei passi compiuti dal lavoratore dalla fermata dell’autobus 

al posto di lavoro e viceversa. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


LA RESPONSABILITÀ PENALE 

DEL COORDINATORE PER LA SICUREZZA 

In un cantiere edile si è verificato un grave infortunio sul 

lavoro in occasione del quale un lavoratore, mentre si trovava 

ad operare sul tetto di un capannone industriale, nel 

quale era in corso il rifacimento delta copertura, trasferendosi 

da una campata ad un’altra del predetto capannone, camminando 

sopra una lastra di copertura non fissata stabilmente, 

precipitava al suolo a causa di uno spostamento improvviso 

della lastra in questione, che per tale effetto determinava una 

condizione di vuoto al di sotto del lavoratore. 

A causa dell’infortunio il lavoratore riportava lesioni personali, 

consistite in frattura bilaterale scomposta dei calcagni 

e fratture multiple vertebrali, con grave trauma toracico. 

Veniva tratto a giudizio il coordinatore della sicurezza 

nella fase di esecuzione dell’opera, al 

quale veniva addebitato un comportamento 

negligente consistito nell’avere 

elaborato il piano di sicurezza e coordinamento 

omettendo la individuazione, 

analisi e valutazione dei rischi in concreto, 

connessi con la fase lavorativa all’interno 

della quale si è verificato l’infortunio; 

per non avere formalizzato le procedure 

di sicurezza e per non aver predisposto 

attrezzature atte a tutelare il lavoratore 

dal rischio di caduta dall’alto. 

La contestazione comprendeva inoltre 

l’omessa verifica del piano operativo di 

sicurezza predisposto dall’impresa esecutrice. 

L’accusa è infondata per diverse 

ragioni, in particolare per quanto segue: 

- innanzitutto è opportuno rilevare 

come nella fattispecie le misure tecniche, 

tipicamente idonee a scongiurare il rischio di caduta dall’alto, 

fossero costituite dalle cinture di sicurezza e dalla disponibilità 

di idonei sistemi di aggancio; 

- tale adempimento, però, era stato assolto in quanto il 

lavoratore infortunato, come tutti gli altri, aveva in dotazione 

le cinture di sicurezza; la copertura del capannone, inoltre, 

presentava opportuni punti di aggancio idonei ad assicurare 

la trattenuta del lavoratore in caso di caduta; 

- il piano di sicurezza e coordinamento, sia pure con 

carattere di genericità, ma pur tuttavia accettabile da un punto 

di vista prevenzionale, aveva considerato il rischio di cui 

si discute, nonché i relativi rimedi antinfortunistici. 

Già queste prime argomentazioni evidenziano la difficoltà 

di attribuire la responsabilità dell’evento avverso al coordinatore, 

soprattutto in considerazione del fatto che questo soggetto 

non ha alcun obbligo di assicurare l’effettivo rispetto 

delle regole cautelari contenute nei piani di sicurezza, dovendo 

soltanto verificarne la corretta predisposizione attraverso 

l’esame della documentazione prevista dalla legge e con 

di Roberto Petringa Nicolosi 

opportuni sopralluoghi. Resta estraneo, ad avviso dello scrivente, 

qualsiasi ulteriore obbligo del coordinatore di verificare 

in concreto l’osservanza delle norme cautelari contenute 

nei piani di sicurezza. Nel caso in esame, tuttavia, si può evidenziare 

un argomento di maggiore spessore che escluderebbe 

in modo assoluto la responsabilità del soggetto di cui si 

discute. L’infortunio, infatti, non si è verificato durante una 

fase lavorativa caratterizzata, in ipotesi, dal mancato uso delle 

cinture di sicurezza per mancanza dei sistemi di trattenuta. 

L’evento lesivo, infatti, si è verificato mentre il lavoratore 

si stava trasferendo da una campata del capannone ad un’altra, 

e la caduta fu provocata da una lastra non fissata, neanche 

in modo precario, con la conseguenza che il peso del 

lavoratore ne determinò un significativo spostamento sufficiente 

a provocare la caduta dall’alto dell’infortunato. 

Lo scrivente ritiene, infatti, che la condizione di pericolosità, 

che ha determinato l’infortunio, sia casualmente connessa 

esclusivamente ad una cattiva esecuzione dell’opera da 

parte dell’impresa che, per ragioni che non sono state ancora 

accertate, ha ritenuto di non fissare la lastra di cui si è detto, 

con le note conseguenze. 

Il coordinatore, infatti, non ha l’obbligo di prevedere i 

rischi connessi ad una cattiva esecuzione dell’opera, ma soltanto 

quelli posti in relazione diretta con le modalità lavorative 

attraverso le quali l’opera viene realizzata. Da tutto ciò 

discende l’insussistenza di qualsiasi responsabilità in capo al 

coordinatore per la sicurezza nella fase dell’esecuzione dell’opera. 

Il procedimento, in primo grado, non si è ancora concluso. 

Non appena la sentenza sarà disponibile ritornerò su questo 

caso. 

«Geoide» 

167

168 

Tecnica delle costruzioni 

TECNICHE NDT SULLE MURATURE 

PER L’ANALISI DEI MATERIALI 

E LA CARATTERIZZAZIONE MECCANICA 

1 - Premessa 

Obiettivo del presente lavoro, è lo studio delle tecniche sperimentali 

per il controllo del degrado e per la caratterizzazione 

meccanica di elementi murari. 

La scelta di tale argomento è basata sulla evidente necessità, 

da parte degli operatori del settore, di disporre di dati 

oggettivi per la valutazione dei livelli di affidabilità delle strutture 

murarie in zona sismica ed inoltre di possedere idonee procedure 

esplicative che consentano di giungere ad una programmazione 

delle operazioni investigative, di calcolo e di recupero 

di una struttura in muratura [1]. 

La procedura di diagnosi, per la valutazione del livello di 

degrado di un edificio consiste nella raccolta di dati sperimentali 

che, unitamente alle informazioni al contorno, di carattere 

ambientale, climatico, storico, strutturale, consente di stabilire 

le cause del dissesto e del degrado dei materiali [2]. 

La raccolta di dati sperimentali si basa sull’esecuzione di 

prove di carattere chimico-fisico e meccanico. 

Le prime, generalmente eseguite in laboratorio, prevedono 

il prelievo sulla struttura di porzioni di intonaco e di malta e 

sono finalizzate alla valutazione del degrado dei materiali. Le 

seconde, invece, da eseguire in sito, forniscono dei dati sui 

parametri meccanici e sullo stato di conservazione in termini di 

fig. 1 - Schematizzazione del protocollo di diagnosi 

* Docenti del Dipartimento di Strutture, Università della Calabria, Rende (CS) 

di G.Porco e D.Romano* 

rigidezza dei paramenti murari [8], [9]. 

Pertanto nelle successive sezioni, esaminate le procedure 

sperimentali di controllo e stabiliti gli obiettivi perseguibili tramite 

il loro impiego, si proporrà un protocollo procedurale di 

diagnosi, con una diretta validazione su un caso reale di studio. 

2 - Protocollo procedurale per il controllo del degrado e dello 

stato di consistenza delle strutture murarie 

La conoscenza della natura dei materiali e delle cause del 

degrado sono indispensabili per poter prevedere e valutare la 

compatibilità (chimica, fisica, meccanica e biologica) tra i 

materiali, sia essi preesistenti o di primo impiego per gli 

interventi di consolidamento. 

In questa ottica è utile disporre di una “procedura di diagnosi”, 

che raccogliendo metodologie e tecniche sperimentali, 

costituisca un iter procedurale attraverso il quale si possano 

raccogliere informazioni dettagliate sulle caratteristiche 

delle murature storiche, sul loro degrado, nonché sulla compatibilità 

tra i materiali esistenti, i nuovi e le tecniche di 

restauro. 

La procedura di diagnosi è raccolta in un protocollo 

(Fig.1) [6], [7] costituita da quattro fasi di indagine: 

- Analisi dello stato di fatto; 

n. 2-3/2005

- Prelievo di campioni di materiale visivamente degradato 

ed integro; 

- Esecuzione di test sperimentali sui materiali degradati 

ed integri; 

- Caratterizzazione meccanica delle murature in opera. 

Per quanto attiene alle procedure sperimentali utilizzate 

nel protocollo procedurale di diagnosi proposto, esse possono 

essere rapidamente sintetizzate nei successivi paragafi. 

2.1 - Analisi granulometrica 

La ricostruzione della granulometria degli aggregati di 

malte esistenti prevede, in primo luogo, la separazione fisica 

delle parti finissime (legante) dall’aggregato. 

Successivamente per la determinazione della distribuzione 

granulometrica di una porzione di malta preparata, si 

ricorre alla separazione mediante setacciatura con stacci di 

diverso diametro ottenendo i pesi per le singole frazioni granulometriche. 

Le modalità di esecuzione della prova di setacciatura e le 

caratteristiche delle attrezzature sono contenute nelle norme: 

EN 933-2, ISO 3310-1, ISO 3310-2. 

2.2 - Analisi diffrattometrica 

L’analisi per diffrazione dei raggi X consente di individuare 

la presenza di fasi cristalline all’interno di campioni 

opportunamente preparati. 

La diffrazione X su polveri è l’unico metodo analitico in 

grado di fornire informazioni qualitative e quantitative sui 

composti cristallini presenti su un campione solido. 

2.3 - Analisi termica 

L’analisi termica è indispensabile per la caratterizzazione 

di composti chimici degradabili presenti nelle malte e negli 

intonaci. 

Dalla perdita di peso, in funzione della temperatura, si 

ottengono informazioni utili sulla composizione dei materiali. 

Dai termogrammi si può risalire alla determinazione 

quantitativa del legante presente nella malta o nell’intonaco e 

da indagini comparative si può valutare, ad esempio, se un 

campione è stato soggetto ad alterazioni. 

n. 2-3/2005 

fig. 2, 3 - Prova eseguita con martinetto singolo e doppio 


2.4 - Analisi al microscopio elettronico a scansione (SEM) 

L’analisi al microscopio elettronico a scansione consente 

di valutare la morfologia fibrosa, lamellare, compatta, porosa 

e di eseguire l’analisi chimica puntuale degli elementi atomici 

mediante la microsonda nota come Tecnica EDAX. 

Tale strumento permette altresì il riconoscimento dei prodotti 

di alterazione e la loro distribuzione, in modo da potere 

risalire alle cause del degrado attraverso l’osservazione delle 

variazioni strutturali subite dal materiale (fratture, decoesioni, 

ecc.) e dei suoi elementi cristallini (desquamazione, sfaldatura, 

ecc.). 

2.5 - Indagine con i martinetti piatti 

Il fine di tale prova è la determinazione della tensione 

locale di lavoro e della tensione di prima fessurazione e di 

rottura. 

Ne esistono due tipologie, la prima, eseguita con martinetto 

singolo, si usa per valutare lo stato tensionale effettivo 

nella muratura, la seconda, invece, si attua con martinetti 

doppi e permette di determinare la resistenza a compressione 

di elementi murari, nonché i parametri di rigidezza. 

La determinazione di tali parametri ha lo scopo di raffrontare 

i risultati delle analisi teoriche preliminari con le reali 

prestazioni che la muratura può offrire. 

fig. 4 - Il vecchio borgo di Laino Castello 

169

170 


3 - Un caso di studio: l’antico Borgo di Laino Castello 

Il protocollo procedurale proposto è stato applicato su 

alcuni edifici in muratura siti nell’antico Borgo di Laino 

Castello (CS). Questo, situato su un colle a 400 m s.l.m., nel 

territorio del Parco del Pollino (Fig.4) è attualmente del tutto 

disabitato in quanto reso inagibile dalle frane provocate da 

una alluvione nel 1958 e da un terremoto nel 1982. 

Il borgo risalente al XVIII secolo D.C., presenta ancora 

stradine ripide, vere e proprie rampe guerriere, resti di porte, 

torri e fortificazioni di tipica formazione medievale. 

fig. 5 - Viste dell’edificio 

Per brevità di esposizione si mostrerà in dettaglio la procedura 

di diagnosi condotta su un solo edificio (Fig.5), ciò al 

fine di esplicitare la cronologia di studio proposta e l’applicazione 

di alcune delle tecniche sperimentali discusse in precedenza. 

3.1 - Analisi dello stato di fatto 

L’edificio esaminato è realizzato in muratura portante ed 

è caratterizzato da due corpi aventi un muro in comune 

(Fig.6,7). 

I solai di interpiano sono in legno, realizzati da un orditura 

composta da travi principali disposte parallelamente al lato 

minore e travi secondarie disposte ortogonalmente e aventi le 

testate poggiate sulle travi maestre. Al di sopra delle travi 

secondarie, parallelamente al lato minore dell’ambiente, sono 

poggiate una accanto all’altra, le tavole di assito che hanno 

uno spessore di circa 4 cm. 

La muratura è realizzata con elementi di pietra informe, 

di provenienza locale, legati tra loro con malta. In alcune 

zone, in cui è assente l’intonaco, sono visibili elementi in 

laterizio o pezzi di coppi. 

L’edificio risulta intonacato, anche se in alcune zone, lo 

stato avanzato di degrado ha causato l’inconsistenza e la perdita 

di adesione del supporto, mettendo a nudo la muratura 

EDIFICIO N° 01 

Dati ambientali/Parete P.ovest P.sud P.est P.nord 

Esposizione O S E N 

Soleggiamento M S M S 

Spazio antistante SL V SL SL 

Altezza edificio antistante A Sm A A 

Posizione rispetto ai venti F Pt F R 

Traffico veicolare A A A A 

fig. 6, 7 - Pianta e sezione dell’edificio tab. 1 - Dati ambientali edificio 1 

n. 2-3/2005

sottostante. L’intonaco, infatti, ha perso la sua funzione di 

protezione divenendo umido e friabile al tatto. 

In base a quanto previsto nella fase 1 del protocollo si è 

provveduto a reperire i dati ambientali e di esposizione che 

sono riportati nella tabella 1. 

Le operazioni di rilievo, effettuate su tutte le pareti dell’edificio, 

hanno permesso di realizzare una mappatura dello 

stato di degrado, differenziando le zone alterate da quelle 

potenzialmente integre. 

3.2 - Prelievo di materiali visivamente integri e degradati 

Eseguita la zonazione sulle pareti dell’immobile, distinguendo 

le zone alterate da quelle potenzialmente integre, si è 

passati al prelievo di due campioni di intonaco di cui uno visivamente 

degradato (1D – P2 – 0) e uno visivamente integro (2I 

– P2 – 0) sulla parete esposta a nord. Dalla figura 8, si nota 

come il campione alterato è stato prelevato da una zona caratterizzata 

da una forte presenza di umidità in concomitanza con 

fenomeni di erosione superficiale tali da aver causato fessure e 

distacchi dell’intonaco, contrariamente a quanto avviene nella 

n. 2-3/2005 

fig. 8 - Zone di prelievo 

fig. 9, 10 - Campioni prelevati 


zona in cui è stato prelevato il campione visivamente integro. 

3.3 - Esecuzione di test sperimentali sui materiali integri e 

degradati 

Con riferimento agli intonaci della parete Nord, analizzeremo 

nel seguito i test sperimentali eseguiti sui campioni 

2I–P2–0 e 1D-P2-0 (Fig.9,10). 

Analisi granulometrica 

Sui campioni prelevati dall’edificio oggetto di studio, 

sono state eseguite, previa separazione delle parti, analisi 

granulometriche. Le curve granulometriche riportate nelle 

figure 11 e12, evidenziano una percentuale del 6% di passante 

a 0,09 mm per il campione degradato, mentre lo stesso 

passante sul campione integro è di circa il 7%. Tale evidenza, 

ottenuta per comparazione, mostra una riduzione delle parti 

fini su entrambi i campioni, ascrivibile alla presenza di umidità 

e di erosione cui è stata sottoposta la parete in opera. 

fig. 11, 12 - Analisi granulometrica sugli intonaci 

Analisi diffrattometrica 

Le indagini diffrattometriche sono state condotte su due 

distinte porzioni, la prima (p=0,09 mm) rappresentativa del 

legante, la seconda con granulometria maggiore rappresentativa 

dell’aggregato. 

Dagli spettri riportanti nelle figure seguenti (Fig.13,14), il 

legante è composto da dolomite CaMg(CO 3 ) 2 , carbonato di 

calcio CaCO 3 e da una piccola percentuale di quarzo SiO 2 . Il 

componente principale nell’aggregato è, invece, la silice cristallina 

seguita, con quantità meno apprezzabili, dalla dolomite 

e dal carbonato di calcio. 

171

172 


fig. 13, 14 - Analisi diffrattometriche sull’intonaco 

Analisi termica 

Il termogramma relativo al campione 2I– P2–0, mostra 

che la percentuale di calcare e di dolomite risulta di circa 

l’84%. Tale percentuale, relativamente bassa, mette in evidenza 

che anche il campione visivamente integro è stato 

attaccato dall’azione dell’acqua. Infatti, nelle indagini termiche 

condotte su altri prelievi di intonaco integro la percentuale 

di tali sostanze è superiore al 95% (Fig.15). 

fig. 15 - Analisi termica sull’intonaco 

Analisi al microscopio elettronico a scansione 

Da quanto è risultato dalle indagini eseguite sugli intonaci 

(Fig.16,17), nel campione degradato è stata rilevata la presenza 

di Cloro, Sodio, Ferro, Bromo, Rame e Potassio in pic- 

fig. 16, 17 - Analisi EDAX su intonaci 

cole percentuali. Tali elementi possono dare origine a composti 

salini dannosi al materiale e quindi si può desumere che in 

realtà nella zona in cui è stato prelevato il campione 1D-P2-0 

si sta innescando un meccanismo di deterioramento di tipo 

chimico dovuto ai sali provenienti dal terreno trasportati dall’acqua. 

3.4 - Valutazione delle caratteristiche meccaniche delle 

murature mediante prove con martinetti piatti 

La prova effettuata ha consentito di valutare, per l’immobile 

oggetto di indagine, le seguenti caratteristiche tensionali 

e meccaniche: 

1) Stato di sollecitazione esistente nelle strutture murarie 

(prove con martinetto singolo): PROVA S1 

2) Parametri meccanici delle murature (prove con martinetto 

doppio): PROVA D1 

3.4.1 Prova con martinetto singolo 

La determinazione della tensione di esercizio è stata effettua 

sul prospetto Sud (Fig.18). 

fig. 18 - Ubicazione altimetrica prova S1 

Nella tabella seguente sono riportate le tensioni di esercizio 

ottenute mediante la prova effettuata con martinetto singolo, 

dove si è indicato con: 

A m = superficie del martinetto piatto; 

A c = superficie del piano di taglio; 

p m = pressione del manometro corrispondente al ripristino 

della lunghezza iniziale delle basi di riferimento poste a 

cavallo del taglio; 

σ e = tensione di ripristino. 

3.4.2 - Prove con martinetto doppio. 

La prova per la valutazione dei parametri meccanici sulle 

murature è stata condotta all’esterno dell’edificio nella posizione 

riportata nella Fig.19. La misura delle deformazioni è 

n. 2-3/2005

Prova 

stata eseguita su basi pari a 400 mm, poste ortogonalmente ai 

tagli in posizione centrale. Le pressioni lette al manometro e 

le pressioni corrette sono espresse in Mpa, mentre le letture 

delle basi di misura e degli spostamenti sono espresse in millesimi 

di millimetro. Di seguito viene riportato il grafico 

tensione-deformazione ottenuto come media dei valori di 

deformazione delle tre basi (Fig.20). 

I dati ottenuti dalle due prove eseguite, consentono di 

giungere alle seguenti deduzioni tecniche: 

n. 2-3/2005 

H p 

[m] 

A m 

[mm 2 ] 

fig. 19 - Ubicazione altimetrica prova D1 

fig. 20 - Diagramma pressione-deformazione 

A c 

[mm 2 ] 

Ka=A m /A c 

K m 

tab. 2 - Stato tensionale esistente nella muratura Prova S1 


P m 

[MPa] 

σ e 

[MPa] 

S1 0.85 76150 79569 0.957 0.960 0.10 0.092 

Dalla prova con martinetto singolo si potrà verificare, in 

base allo stato tensionale in situ, la rispondenza tra il modello 

di calcolo prescelto e lo stato reale. 

Dalla prova con martinetto doppio, saranno noti i moduli 

di rigidezza da utilizzare nel modello di calcolo, nonché la 

tensione di prima fessurazione ed ultima. 

4 - Conclusioni 

Il protocollo di diagnosi proposto nel presente lavoro, può 

essere considerato come un utile riferimento per eseguire 

valutazioni sullo stato di degrado dei materiali e identificare 

lo stato di consistenza degli edifici in muratura. 

Infatti, la disponibilità di valori di riferimento quali il 

modulo elastico o le tensioni di prima fessurazione ed ultime, 

rappresentano i dati di partenza per la valutazione del comportamento 

globale dell’immobile al fine di procedere successivamente 

ad interventi manutentivi ordinari, straordinari 

o di adeguamento sismico. Inoltre, le procedure di tipo sperimentale 

organizzate sotto forma di protocollo procedurale 

per lo studio delle malte e delle murature in genere, forniranno 

ulteriori dati finalizzati alla identificazione delle malte 

compatibili da utilizzare per gli interventi di consolidamento. 

BIBLIOGRAFIA 

[1] A. Broccolo - Malte, intonaci e paste nelle costruzioni 

e nel recupero - Carocci, Roma 2000 

[2] M. Collepardi, L. Coppola - Materiali negli edifici 

storici: degrado e restauro - Enco, Spresiano (TV) 1991 

[3] UNI EN 1744 – 1 - Prove per determinare le proprietà 

chimiche degli aggregati - UNI, Milano 1999 

[4] UNI EN 196 – 21 - Metodi di prova dei cementi. 

Determinazione del contenuto di cloruri, anidride carbonica e 

alcali nel cemento - UNI, Milano 1996 

[5] D. A. Skoog, J. J. Leary - Chimica analitica strumentale 

- EdiSES, Napoli 2000 

[6] D.Romano - “Analisi del degrado: Protocollo procedurale 

per la diagnosi degli edifici in muratura” - Tesi di laurea, 

Università della Calabria, A.A.2000-2001. 

[7] F. Crea, G. Porco, D. Romano - Analisi sperimentale 

per lo studio dello stato di degrado degli edifici in muratura” - 

Conferenza Nazionale sulle prove non distruttive: Monitoraggio 

diagnostica, Ravenna, 2/4 Aprile 2003. 

[8] P.P. Rossi - “Analysis of mecanical characteristics of 

brick masonry tested by masonry tested by means of nondistructive 

in situ test” - Quaderno ISMES, Bergamo. 

[9] P.P. Rossi - “L’impiego dei martinetti piatti nello studio 

della muratura” - Quaderno ISMES, Bergamo. 

173

174 


SOTTOFONDO PAVIMENTI 

Progettazione e analisi dei costi 

Il sottofondo (massetto,supporto o cappa sul quale 

posa il pavimento) è sempre stato considerato un 

manufatto minore, non meritevole di particolari attenzioni 

e cure; se fatto male, però, può causare seri inconvenienti 

ai pavimenti (distacchi, rigonfiamenti,crepe ecc.) e 

quindi vale la pena di dedicargli qualche attenzione. 

Cos’è il sottofondo 

“Sottofondo di pavimento” è quello strato (o pacchetto di 

strati), posto tra la struttura portante e il pavimento propriamente 

detto, che adempie a una o più delle seguenti funzioni: 

- supporto del pavimento (o “massetto”, “cappa” sul quale 

si posa il pavimento); 

- ripartizione dei carichi trasmessi dal pavimento alla struttura 

sottostante; 

- riempimento dello spessore tra struttura e pavimento; 

- spianamento e livellamento delle irregolarità della struttura 

grezza; 

- inglobamento e protezione di eventuali tubazioni poste 

sotto il pavimento; 

- isolamento termico tra gli ambienti separati dalla partizione 

orizzontale; 

- isolamento acustico contro i rumori trasmessi per calpestio 

da un ambiente a quello sottostante 

Ci si occupa qui soprattutto delle soluzioni più utilizzate nei 

sottofondi di pavimento per l’edilizia abitativa. con particolare 

riguardo ai prodotti in ‘leca”. 

fig. 1 - Sottofondo “monostrato” 

1) Strato di supporto (o massetto, o cappa); 

2) solaio 

di Vincenzo Gieri 

Tipologie 

In funzione dello scopo cui servono, i sottofondi possono 

essere monostrato o pluristrato: 

- quello monostrato è costituito dal solo strato di “supporto” 

del pavimento (massetto o cappa) (figura1); 

quello pluristrato, invece, è costituito oltre che dallo strato 

di supporto (massetto o cappa). da uno o più strati di alleggerimento 

e/o isolamento (figura2). 

Lo strato di supporto (massetto) deve essere scelto in funzione 

del tipo di pavimento da porre in opera; gli altri strati in 

funzione delle esigenze progettuali (isolamento termico, acustico, 

spessori, carichi ecc.) e del tipo di pavimento e strato di 

supporto sovrastanti. 

fig. 2 - Sottofondo “pluristrato” 

1)Strato di supporto (o massetto o cappa) 

2)Strato di alleggerimento e/o isolante 

3)Solaio 

4)Eventuale strato elastico per “isolante dal rumore di calpestio e/o 

barriera al vapore 

La normativa 

L’unica norma nazionale che riguarda i sottofondi è quello 

relativa all’isolamento acustico negli edifici. La legge 

447/1995 (legge quadro sull’inquinamento acustico) prevede, 

tra l’altro, l’emanazione di un decreto ministeriale sui requisiti 

acustici passivi degli edifici. Tale decreto, emanato il 5 dicembre 

1997 e in vigore dal 22 febbraio 1998, prevede per le partizioni 

orizzontali sia le caratteristiche di “potere fonoisolante 

apparente (R’ w )” al rumore trasmesso per via aerea quando il 

solaio separa diverse unità abitative che il “livello di rumore di 

calpestio normalizzato (L” nw )” per i rumori trasmessi per via 

strutturale. Si tratta, quindi, di prescrizioni che riguardano l’in- 

n. 2-3/2005

tero “pacchetto”: solaio + sottofondo + pavimento. 

Nel primo caso (rumore trasmesso per via aerea) il sottofondo 

ha una importanza relativa poiché la maggior parte dell’isolamento 

è data dalla massa superficiale (kg/m 2 ) del solaio; 

nel secondo il sottofondo gioca il ruolo più importante perché 

deve “smorzare” il rumore di calpestio prima che esso arrivi al 

solaio. 

Esistono poi delle norme tecniche sia nazionali (UNI) sia 

estere (DIN, AFNOR, BSI ecc.) sui sottofondi. Le nostre norme 

UNI sono, però, in gran parte superate e in fase di revisione. 

Progettazione e scelta dei sottofondi 

Come deve essere un buon sottofondo per l’incollaggio dei 

pavimenti? Al momento della posa del pavimento il sottofondo 

deve: 

- avere superficie piana. La planarità richiesta varia col tipo 

di pavimento ma in linea di massima sono ammissibili le 

seguenti tolleranze sulla planarità: fuori piano di 5 mm con la 

riga da 2 metri; 

fuori piano di 2 mm con la riga da 20cm 

- il grado di finitura della superficie deve essere liscio ma 

non troppo; una superficie scabra favorisce l’adesione dei collanti 

(rugosità compresa tra più o meno 1 mm); 

- avere superficie dura; non deve sgranarsi se sollecitato 

superficialmente sfregando con il tacco della scarpa; 

- presentare una struttura compatta e omogenea in tutto il 

suo spessore; 

- essere esente da crepe e sollevamenti conseguenti al ritiro; 

- essere sufficientemente asciutto in relazione al tipo di 

pavimento da posare; 

- essere pulito ed esente da macchie di grasso e polvere; 

pulendolo, la polvere non deve riformarsi. 

Pavimenti 

I criteri di progettazione sono legati ai compiti che il sottofondo 

deve svolgere. 

Lo strato di supporto del pavimento (massetto) che riceve 

i carichi e li ripartisce deve sempre esserci; esso deve essere 

ben compatto e resistente; può svolgere anche il compito di 

inglobare le tubazioni se di spessore adeguato. 

Se si vogliono buone prestazioni di isolamento termico si 

deve ricorrere ai sottofondi pluristrato prevedendo, sotto il 

massetto, altri strati con compiti specifici. Ciò ha importanza 

ai fini degli spessori complessivi; un sottofondo monostrato 

richiede 6÷8 cm di spessore, un pluristrato almeno 10 cm o 

più. 

Un ragionamento analogo va fatto anche per quanto 

riguarda l’isolamento acustico al calpestio. Se si vogliono 

rispettare le prescrizioni di legge e non si utilizzano pavimenti 

resilienti (linoleum afonico, gomma o simili) si deve ricorrere 

alla tecnica del “pavimento galleggiante”. 

I fogli o pannelli di materiale elastico per l’ottenimento 

dell’isolamento acustico è bene che siano posati su una superficie 

piana senza dovere scavalcare tubi o impianti. Poiché 

tubi e impianti ci sono quasi sempre, è necessario prevedere 

un primo strato, sul solaio, che serve ad inglobare gli impianti 

formando una superficie piana. Al di sopra si pone lo strato 

elastico e poi il massetto. 

Anche in questo caso quindi è da prevedere un sottofondo 

pluristrato con spessori superiori a 10 cm . 

n. 2-3/2005 


Altra cosa importante è verificare la compatibilità tra il 

pavimento che si vuol fare (ceramica, legno. resilienti ecc.) e 

il sottofondo, specie per quanto riguarda il massetto. A questo 

proposito occorre tener presente quanto segue. 

Pavimenti rigidi (ceramica, marmo, cotto) - La ceramica è 

senz’altro il pavimento che ha minori esigenze rispetto al sottofondo. 

Il massetto per i pavimenti incollati deve avere resistenze 

a compressione uguali o superiori a 80 kg/cm 2 e vanno 

limitati i fenomeni di ritiro con conseguente formazione di 

crepe. Altrettanto si può dire per marmo e cotto tenendo, però, 

presente che questi materiali risentono dell’umidità residua 

presente nel sottofondo. 

Pavimenti “morbidi” o cedevoli (linoleum, gomma. 

moquette) - Sono pavimenti che non distribuiscono i carichi 

concentrati sul massetto sottostante. Per questo motivo il 

massetto deve avere una elevata resistenza a compressione (≥ 

130 kg/cm 2 ). Inoltre, questi pavimenti risentono della presenza 

di crepe sul massetto: per questo il massetto deve essere 

particolarmente curato da questo punto di vista o, meglio 

ancora, deve essere opportunamente additivato per limitare il 

fenomeno di ritiro che provoca le crepe. Per avere una ottima 

lisciatura superficiale è d’uso impiegare delle livelline, o strati 

di rasatura. Infine, linoleum e gomma sono impermeabili 

all’umidità e al vapore. Devono, quindi, essere posati solo 

quando il sottofondo è asciutto e non vi sia il rischio di risalite 

di umidità dagli strati sottostanti. 

Pavimenti in legno - Risalite di umidità dal sottofondo o 

da strati sottostanti possono gravemente danneggiare i pavimenti 

in legno. Questi pertanto vanno posati solo quanto il 

sottofondo non contenga umidità oltre un certo valore. 

Per evitare ritardi dovuti a lunghi tempi di asciugatura i 

sottofondi per pavimenti in legno devono asciugare in tempi 

certi. 

Carichi ammissibili e peso dei sottofondi 

Carichi sui sottofondi - I carichi vengono trasmessi ai sottofondo 

attraverso il pavimento che può essere rigido (marmo, 

granito, cotto, marmette, ceramica) o morbido (linoleum, 

gomma, moquette). Il pavimento rigido opera una distribuzione 

dei carichi, quello morbido no. Il massetto deve quindi 

avere ottime resistenze per pavimenti morbidi, buone nell’altro 

caso. 

Usando come parametro le resistenze a compressione a 28 

gg. Si può dire che per pavimenti rigidi da incollare occorre 

una resistenza di almeno 80 Kg/cm 2 , mentre per legno e pavimenti 

morbidi si deve andare oltre i 130 Kg/cm 2 . 

La distribuzione dei carichi che avviene attraverso lo spessore 

del massetto è tale per cui i carichi specifici sugli strati 

inferiori (di alleggerimento e/o isolamento) e seguiti con tutti 

i materiali e le soluzioni qui presentate sono senz’altro 

ammissibili, con largo margine di sicurezza. 

Non si può dire altrettanto quando gli strati inferiori siano 

realizzati con materiali (per esempio calcestruzzo con polistirolo) 

che si comprimono sotto l’azione dei carichi e hanno 

spessore superiore a 3÷4 cm; la deformazione che avviene 

sotto carico è tale che può provocare danni al sottofondo e al 

pavimento (figura 3). 

I carichi sugli strati di alleggerimento-isolamento possono 

risultare eccessivi per spessori del massetto inferiori ai minimi 

qui indicati o per sollecitazioni (carichi concentrati) supe- 

175

176 


fig. 3 - Cedimento sotto carico dello strato di isolamento 

che provoca danni allo strato di supporto al pavimento 

riori a quelle solite. Sarà perciò necessario un calcolo di verifica. 

Nella tabella 1 sono indicati i carichi ammissibili su vari 

tipi di strati di alleggerimento-isolamento. 

Strati di alleggerimento e/o isolamento kg/cm 2 

Leca o Lecapiù imboiaccato 1,5 

Leca o Lecapiù impastato 3 

Lecacem 5 

Tabella 1 - Carichi ammissibili su strati di alleggerimento 

e/o isolamento (Kg/cm 2 ) 

I carichi ammissibili sopra riportati sono stati calcolati partendo 

dai carichi di rottura per compressione e da un adeguato 

coefficiente di sicurezza; più precisamente: 

Lecacem: carico di rottura 25 Kg/cm 2 ; coefficiente 5; 

Leca impastato: carico di rottura 20 Kg/cm 2 ; coefficiente 7 

(più elevato di Lecacem a causa delle maggiori incertezze nel 

confezionamento); 

Leca imboiaccato: carico di rottura 12÷15 Kg/cm 2 ; coefficiente 

8÷l0 (più elevato a causa delle diverse modalità di prova 

a rottura). 

A titolo comparativo si precisa che il carico di rottura di 

sottofondi di calcestruzzo con polistirolo confezionati in cantiere 

è risultato di circa 8 Kg/cm 2 a cui va applicato in coefficiente 

di sicurezza di 8÷10 per la grande variabilità dei risultati 

ottenuti. Il progettista potrà confrontare tali valori con le sollecitazioni 

trasmesse dal pavimento tenendo conto della distribuzione 

dei carichi che avviene nel massetto (figura 4). 

Esempio: carico da 100 Kg su appoggio da 2x3 cm; massetto, 

spessore 5 cm, armato. Il carico si distribuisce a 45° su una 

fig. 4 - Distribuzione dei carichi attraverso il massetto; 

se non armato si prevede una distribuzione a 60°, se armato a 45° 

superficie di 12x13 cm pari a 156 cm 2 ; la sollecitazione risulta 

di 0,64 Kg/cm 2 . Se il massetto fosse non armato, la distribuzione 

dei carichi si presume avvenga a 60°; la superficie risulterebbe 

di 7x8 cm cioè 56 cm 2 e la sollecitazione risultante 

sarebbe di 1,8 Kg/cm 2 . 

Peso dei sottofondi - Il tradizionale impasto da sottofondi 

(sabbia e cemento) pesa circa 2000 kg/m 3 il che significa 20 

kg/m 2 per ogni centimetro di spessore. Un sottofondo da 6 cm, 

pesa perciò 120 kg/m 2 . 

Se si considera che un normale solaio ha un carico accidentale 

utile di 250 kg/m 2 , si vede quanto incide il sottofondo. 

Una alternativa molto valida per ridurre i pesi è l’utilizzo di 

pre-miscelati leggeri. Con i prodotti della famiglia Lecamix 

(densità in opera circa 1000 kg/m ? ), un sottofondo da 6 cm 

pesa circa 60 kg/m 2 e cioè la metà di uno tradizionale. Il peso 

assume maggiore importanza nella ristrutturazione in quanto i 

vecchi solai hanno, in genere, caratteristiche di portanza piuttosto 

limitate. 

Il risparmio di peso conta tanto più quanto maggiore è lo 

spessore del sottofondo; esso è quindi ancor più importante nei 

sottofondi pluristrato. 

Per questo lo strato inferiore si fa con conglomerati che 

pesano 600÷700 kg/m 2 (7 kg/m 2 per centimetro di spessore). 

Ricordiamo che diminuire il peso significa avere meno frecce 

nei solai e quindi minori probabilità di lesioni e cavillature nei 

tramezzi e divisori, oltre che maggior carico utile a disposizione. 

Inoltre. le strutture risultano più leggere e, quindi, più economiche. 

Ritiri, cavillature, distacchi nelle cappe cementizie 

Le malte cementizie, spesso utilizzate come massetto sono 

soggette a crepe, fessurazioni e, talvolta, a distacchi dalla struttura 

o dal resto del sottofondo (“fanno cartella”). 

n. 2-3/2005

Fattori che determinano il fenomeno 

Il principale fattore è il ritiro che la pasta cementizia subisce 

in fase di indurimento e presa. L’entità del ritiro è tanto 

maggiore quanto più sono alti il dosaggio del cemento e il contenuto 

d’acqua nella malta. Inerti molto ricchi di parti fini che 

richiedono elevati dosaggi di cemento e l’impiego di molta 

acqua, favoriscono le crepe a causa dell’elevato ritiro. Questi 

fenomeni avvengono durante la stagionatura: lo strato ritira 

secondo le due dimensioni maggiori (lunghezza e larghezza) in 

modo proporzionale alla rapidità di essiccazione. 

Siccome la superficie si asciuga più rapidamente degli strati 

inferiori (figura 5). la cappa ritira maggiormente nella parte 

superiore e tende a divenire concava, rialzandosi ai bordi (figura 

6). Questo fenomeno è maggiore in estate e comunque sempre 

quando per qualche ragione (inerti fini, troppa ventilazione) 

ci sia troppa differenza nella rapidità di essiccazione tra la faccia 

superiore e quella inferiore del massetto. 

fig. 5 - Differente velocità di asciugamento tra la parte superiore 

e inferiore del sottosuolo 

Metodi per limitare il fenomeno 

Per limitare il fenomeno si consiglia di: a. usare inerti grossolani 

e poveri di parti fini: b. usare bassi dosaggi di cemento; 

c. usare bassi dosaggi di acqua (utilizzare fluidificanti); 

d. usare una leggera rete di armatura che limita le crepe. 

Inoltre è buona norma, specie nella stagione calda, coprire 

per i primi 4/5 giorni la cappa appena fatta con plastica o sacchi 

di carta in modo da rallentare l’evaporazione dell’acqua dalla 

superficie facendo avvenire il ritiro omogeneamente su tutto lo 

spessore ed evitando i distacchi. Si migliorano anche le resistenze 

della malta. 

È sbagliato ribagnare la superficie indurita. 

Premiscelati per massetti 

Per ovviare ai problemi elencati si sono diffusi prodotti preconfezionati 

per gli strati di supporto dei sottofondi. In essi gli 

n. 2-3/2005 


inerti hanno curve granulometriche controllate ed il dosaggio di 

leganti e additivi è finalizzalo a evitare i problemi descritti. I 

prodotti della serie Lecamix, della Laterite, sono tra questi prodotti 

e, hanno tra le principali caratteristiche la leggerezza e il 

basso ritiro (in particolare Lecamix Forte). Per la posa di questi 

materiali vanno seguite le avvertenze dei produttori. Nei sottofondi, 

in particolare nei massetti, vanno fatti i giunti di dilatazione. 

La distanza massima tra un giunto e l’altro deve essere 

di 5/6 m per le malte tradizionali e secondo le prescrizioni del 

produttore per i prodotti preconfezionali e premiscelati. Per i 

prodotti Lecamix Fresco, Facile e Fast, i giunti devono essere 

fatti ogni 6 m; per Lecamix Forte ogni 10 m. I giunti di dilatazione 

esistenti nella struttura portante dell’edificio, vanno sempre 

proseguiti nei sottofondi e nel pavimento. Giunti riempiti di 

materiale compressibile vanno sempre fatti tra sottofondo e 

pareti o pilastri; essi limitano gli effetti di movimenti differenziali 

tra sottofondo e struttura; naturalmente tali giunti funzionano 

anche come giunti di dilatazione. Giunti di frazionamento 

e dilatazione devono essere previsti anche quando il rapporto 

tra i lati in pianta sia maggiore di 3 o nei locali di forma irregolare 

(con pianta a L, per esempio). 

I giunti possono essere ottenuti direttamente nel getto, usando 

gli appositi profili o strisce di materiale compressibile oppure 

a sottofondo ultimato, segando i giunti senza arrivare alla 

eventuale rete di armatura e agli impianti. 

Isolamento termico 

L’isolamento termico nei sottofondi riveste particolare 

importanza quando si tratti di strutture perimetrali (solai su porticati 

o cantine, coperture); negli ultimi tempi esso ha assunto 

maggiore rilievo anche nei solai interpiano grazie al notevole 

sviluppo di impianti di riscaldamento autonomo: la divisione 

orizzontale costituita dal pacchetto “solaio-sottofondo-pavimento” 

può quindi separare locali a diverse temperature e per- 

fig. 6 - Conseguenza della velocità del ritiro: crepe e distacchi 

177

178 


tanto da isolare tra loro (anche se non con valori da chiusura 

verso l’esterno). La legge 10/1901, che tratta del risparmio 

energetico negli edifici, incentiva i sistemi di riscaldamento 

separati tra le varie unità immobiliari (o per mezzo di impianti 

autonomi o con impianti aventi gestione e contabilizzazione 

autonoma). I solai interpiano nei condomini diventano così 

“superfici termicamente disperdenti” sia pure per modeste differenze 

di temperatura (quelle che si hanno quando un appartamento, 

in inverno, ha l’impianto di riscaldamento spento o al 

minimo). 

Pavimenti su terreno 

Nel caso di pavimenti appoggiati su terreno. il calore si 

disperde verso l’ambiente esterno passando attraverso il pavimento, 

il terreno sottostante e le fondazioni perimetrali. Ha 

quindi grande importanza la resistenza termica del pavimento e 

degli eventuali strati di isolamento sottostanti, Per questo è 

importante prevedere sotto il pavimento strati di isolamento 

con buone caratteristiche di curabilità e resistenza meccanica; 

inoltre è opportuno in questi casi usare prodotti che non assorbono 

umidità (Lecapiù o Lecacem). 

Isolamento acustico al calpestio 

È entrato in vigore, nel febbraio 1998, il D.M. 5 dicembre 

1997 che stabilisce i requisiti acustici degli edifici; tra le altre 

prescrizioni vi è quella relativa al massimo livello di rumore di 

calpestio normalizzato. Questo valore non deve superare, nell’edilizia 

residenziale, 63 dB (Indice L’ nw ). Questa grandezza 

indica la massima intensità di rumore che si può avere in un 

locale quando, sopra il solaio sovrastante, sia applicata una 

macchina normalizzata che genera rumore per percussioni sul 

pavimento. Nelle suddette condizioni un solaio, senza sottofondo, 

trasmette il rumore in funzione del suo peso a metro quadro; 

i solai più pesanti trasmettono meno rumore di quelli leggeri. 

Per solai tra 200 e 350 kg/m 2 il rumore trasmesso e valutabile 

in 83/75 dB (indicazione tratta da pr EN 12354). Per arrivare 

ai requisiti di legge, tenendo un margine prudenziale per le 

perdite laterali occorre ridurre tale valore di 23/15 dB (Indice 

ΔL w ). Occorre infine ricordare che il decreto in questione fa 

preciso riferimento a metodi normalizzati di valutazione e di 

prova; pertanto i prodotti presentati per la riduzione del livello 

di rumore di calpestio devono essere certificati secondo tali 

metodi e non secondo altri anche se simili. 

Riduzione della trasmissione del rumore di calpestio 

Le vibrazioni prodotte dal rumore viaggiano nei materiali 

tanto più facilmente quanto più questi sono rigidi (alto modulo 

elastico). I materiali elastici limitano il passaggio delle vibrazioni 

e quindi, del rumore. Su questo principio si basano i sistemi 

per limitare il disturbo, che sono: 

a. utilizzo di materiali elastici per il pavimento; gomma, 

moquette e vinilici sono materiali che ben si prestano a questo 

scopo. Si tratta, però, di soluzioni che non sempre rispondono 

ad altri requisiti richiesti al pavimento (estetica, resistenza 

all’usura, facilità di pulizia ecc.). I risultati ottenibili dal punto 

di vista acustico sono medio - buoni (10/20 dB di attenuazione 

del rumore) e dipendono dai materiali usati e dal loro spessore: 

b. tecnica detta del “pavimento galleggiante”. Consiste nell’interporre 

uno strato elastico tra il pavimento e la struttura 

portante. Questa soluzione, per essere efficace, deve essere rea- 

lizzata con attenzione poiché lo strato elastico deve separare 

completamente e nettamente il pavimento dalla struttura sottostante. 

Per questo i fogli di materiale elastico che realizzano lo 

strato isolante, devono essere continui, ben sovrapposti nelle 

giunzioni e risvoltati ai bordi, sulle pareti, per evitare che il 

pavimento trasmetta le vibrazioni al solaio attraverso le pareti, 

vanificando così l’effetto dello strato elastico. La tecnica del 

pavimento galleggiante permette (se ben realizzata) di ottenere 

buoni risultati, con valori di attenuazione del rumore da 12 a 40 

dB, sempre in funzione dei materiali e spessori utilizzati. 

IL pavimento galleggiante 

Nei sottofondi monostrato lo strato elastico va evidentemente, 

posto al di sotto del massetto. 

Se però ci sono i tubi e le guaine degli impianti, non si può 

porre il materiale elastico al di sotto di questi perché esso verrebbe 

sicuramente rotto durante le operazioni di posa degli 

impianti. Bisogna quindi posare prima gli impianti con le protezioni 

e poi. sopra questi, stendere i fogli di materiale elastico: 

ciò rende più difficili le sovrapposizioni (la superficie non è in 

piano) e limita notevolmente lo spessore del sottofondo sopra 

lo strato elastico in corrispondenza dei tubi, con pericoli di rotture 

e lesioni. Risulta quindi difficile realizzare un buon pavimento 

galleggiante, e quindi isolato acusticamente, prevedendo 

un sottofondo monostrato. 

Nei sottofondi pluristrato si collocano tubi e guaine con le 

relative protezioni al di sopra della struttura e li si ingloba nello 

strato inferiore del sottofondo, quello di isolamento-alleggerimento. 

Tra questo e il massetto si posa lo strato clastico che 

risulta così in piano e facilmente posabile con le dovute attenzioni 

(figure 7 e 8). I materiali utilizzati per lo strato elastico 

sono di vario tipo (fibre minerali, gomma, sughero, polietilene) 

ma tutti sono piuttosto delicati e poco resistenti alle abrasioni e 

rotture. La scarsa resistenza fa si che in cantiere, dopo la posa 

fig. 7 - schema di pavimento galleggiante 

n. 2-3/2005

fig. 8 - Schema di “pavimento galleggiante”. La posa del materassino 

elastico risvoltato e sotto una tramezza interna 

essi possono essere lacerati; se non si rimedia ne risulta un ponte 

acustico che peggiora nettamente i risultati ottenibili. Per 

questo motivo il lavoro va seguito attentamente durante l’esecuzione 

e il successivo getto del massetto. Questi materiali 

sono anche molto compressibili, proprio perché elastici. 

Ciò può provocare seri problemi se lo strato superiore (il 

massetto) non è più che robusto; esso deve resistere anche a 

flessione e taglio. Per questo, gli spessori minimi del massetto 

sopra uno strato elastico devono essere maggiori del solito e gli 

strati in sabbia e cemento è bene che siano armati con leggera 

rete di rinforzo. 

ATTENZIONE 

Negli ultimi anni viene proposto l’uso di sottofondi a 

legante cementizio con inerti comprimibili (palline di 

polistirolo o materiali riciclati di vario genere). Va ricordato 

che il legante cementizio non è elastico, ma rigido; 

quando lega inerti compressibili si ottiene un calcestruzzo 

cedevole (che si abbassa sotto i carichi) ma non elastico. 

Ciò significa che a lungo andare lo strato cede sotto i carichi 

e si irrigidisce. Pertanto le sue caratteristiche di isolamento 

acustico al calpestio svaniscono qualche tempo 

dopo la messa in servizio. Si ricorda, a questo proposito, 

che il decreto ministeriale prevede la verifica in opera 

delle caratteristiche acustiche e non sui dati di laboratorio. 

Inoltre, se l’abbassamento dovuto ai carichi è eccessivo (e 

succede con lo strato spesso alcuni centimetri) si determinano 

lesioni negli strati superiori. 

Umidità nei sottofondi e conseguenze 

L’umidità presente nello strato di isolamento termico, ne 

limita la funzionalità. Se presente durante l’incollaggio del 

pavimento, inibisce l’efficacia di certe colle (in particolare 

quelle non cementizie). Ciò è particolarmente importante per 

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quei pavimenti (legno, vinilici e simili) che sono posati solo 

con colle non cementizie. Inoltre l’umidità può avere effetto 

sulla stessa pavimentazione: essa può provocare variazioni del 

colore nei pavimenti di marmo o cotto o, peggio, variazioni 

dimensionali con ingobbimenti e sollevamenti nei pavimenti in 

legno o rigonfiamenti in pavimenti di PVC, linoleum, gomma. 

È chiaro che si devono prendere particolari precauzioni per 

esser certi che, all’atto della posa del pavimento, l’umidità residua 

nel sottofondo sia entro i livelli di sicurezza. Il sottofondo, 

come le altre strutture murarie all’interno di un edificio, non si 

asciuga mai completamente; raggiunto il contenuto di umidità 

cosiddetto “di equilibrio”, esso non cede più umidità all’ambiente 

circostante. Per i sottofondi tradizionali a base cementizia 

l’umidità di equilibrio è attorno all’l,5/1,7% in peso. I pavimenti 

in legno possono essere posati quando il contenuto di 

umidità è del 2% in peso (indicazioni Federlegno). 

Fattori che favoriscono la presenza di umidità 

1. L’eccesso d’acqua utilizzato nella confezione degli strati 

specie se abbinato all’uso di inerti porosi: 

2. l’uso di calcestruzzi cellulari che ritengono molta acqua; 

3. la difficoltà che l’umidità in eccesso contenuta negli strati 

incontra a uscire dagli stessi nel tempo intercorrente tra la 

posa degli strati e quella del pavimento; 

4. l’umidità in eccesso che può essere presente nella struttura 

e da questa passare al sottofondo; 

5. l’acqua proveniente da eventi meteorici (acquazzoni, 

pioggia, nebbia) sino a che la zona cantiere non e protetta: 

6. il forte spessore degli strati che aumenta il quantitativo 

totale di acqua presente e ne rallenta lo smaltimento; 

7. un elevato e prolungato livello di umidità atmosferica. 

Fattori che limitano la presenza di umidità 

Un buon dosaggio dell’acqua di impasto, ottenibile con 

controlli in cantiere o con l’uso di leganti o additivi che richiedono 

meno acqua. 

1. Una tempestiva protezione da eventi meteorici accidentali; 

2. una composizione granulometrica degli impasti che favorisca 

l’evaporazione dell’acqua in eccesso (inerti grossolani e 

non fini - limitato dosaggio di leganti); 

3. un tempo adeguato tra la posa dei vari strati, che permetta 

lo smaltimento dell’umidità nello strato sottostante prima 

della posa di quello superiore; 

4. una guaina impermeabile, o foglio di politene, posto sotto 

il massetto che evita comunque risalite di umidità dagli strati 

sottostanti. 

Materiali preconfezionati per strati di sottofondo 

Negli ultimi anni si sono diffusi materiali predosati e preinsaccati 

per sottofondi; tra questi Lecacem e la famiglia dei prodotti 

Lecamix. Si tratta di materiali che grazie alla composizione 

sempre costante e a precise regole di posa assicurano tempi 

certi per lo smaltimento dell’umidità, sempre che ci si attenga 

alle regole di posa date dal produttore. 

Sono materiali molto utili e pratici da usare specie nel casi 

di ristrutturazioni dove gli spazi e i tempi sono generalmente 

limitati. A proposito dei tempi di asciugatura 

esistono materiali ad asciugamento rapido (1-3 giorni), altri 

ad asciugamento veloce (7-10 giorni) e altri ancora che hanno 

tempi minori dei sottofondi tradizionali ma comunque di qual- 

179

180 


che decina di giorni. In tutti i casi, per una maggiore sicurezza, 

sono sempre consigliabili quei prodotti che contengono nel sacco 

sia i leganti che gli aggregati (premiscelati). Nel caso di prodotti 

venduti come solo legante speciale, i risultati di rapida 

asciugatura, di lavorabilità ecc. si ottengono solo usando gli 

aggregati consigliati dal produttore e non sempre questi sono 

disponibili. I prodotti Laterlite sono premiscelati, contengono 

sia il legante sia gli aggregati, per cui i risultati promessi sono 

facilmente ottenibili. 

Controllo del tenore di umidità ammissibile 

Al momento della posa di pavimenti in legno e vinilici va 

sempre controllato il tenore di umidità del massetto. È importante 

valutare il tenore di umidità del massetto ma anche di 

eventuali altri strati sottostanti, per evitare che l’umidità possa 

risalire, dopo la posa del pavimento (per esempio con l’accensione 

del riscaldamento). 

Protezione dai rischi di corrosione di tubi 

I tubi metallici degli impianti sanitari “annegati” nei sottofondi 

sono soggetti a rischi di corrosione. La cosa è rara per i 

tubi in rame o acciaio inox, meno rara per quelli in acciaio o 

acciaio zincato. La corrosione può partire dall’interno dei tubi 

o dall’esterno. Ci occupiamo qui delle corrosioni che partono 

dall’esterno e cioè dall’”ambiente” sottofondo; esse riguardano 

quasi unicamente i tubi in acciaio o acciaio zincato. 

Escludendo i casi di danni dovuti a difetti nel tubo o nella 

zincatura o a eccessivo riscaldamento dei tubi in fase di piegatura, 

restano quelli di corrosione per aggressione chimica. 

Perché si abbia corrosione occorre la presenza sul tubo di 

acqua e ossigeno. Quanto più lungo è il tempo di bagnatura e 

quanto maggiore è la presenza di ossigeno, tanto più aumentano 

i rischi di corrosione. La presenza nella soluzione acquosa 

di solfati o cloruri aumenta i rischi di corrosione e accelera il 

fenomeno. A questo proposito si precisa che il Leca non rilascia 

tali sostanze in misura apprezzabile tanto è vero che con i cal- 

fig. 9 - Pericolo di corrosione per accumulo di condensa 

fig. 10 - Protezione del tubo con malta 

cestruzzi in Leca si fanno anche strutture in cemento armato. 

I processi corrosivi non avvengono se il “pH” della soluzione 

acquosa a contatto col metallo è fortemente basico (superiore 

a 11 per l’acciaio, tra 8 e 12,3 per lo zinco). 

I casi più frequenti di corrosione avvengono nelle tubazioni 

per acqua fredda. La superficie esterna del tubo è più fredda 

dell’ambiente circostante e ciò provoca condensa superficiale; 

l’acqua scende verso il basso dove trova spesso una superficie 

poco permeabile per cui si ferma in aderenza al tubo; con tempi 

di bagnatura lunghi aumentano le probabilità di corrosione 

(figura 9). Lo stesso può accadere se il tubo è in contatto con 

un altro tubo (sovrapposizioni per scavalcamento) o con un 

altro corpo estraneo poco permeabile all’acqua. 

Metodi per evitare la corrosione dei tubi 

Il metodo migliore e più ampiamente collaudato consiste 

nel rivestire i tubi con malta compatta di sabbia e cemento 

(figura 10). 

Tale protezione, se ben fatta, assicura: 

- scarsa presenza di acqua sulla superficie del tubo; 

- scarsa presenza di ossigeno sulla superficie del tubo; 

- pH elevato (che inibisce la corrosione) attorno al tubo. 

Il pH della malta di sabbia e cemento è di circa 12, valore 

che assicura una adeguata protezione. 

Col tempo però tale valore diminuisce (carbonatazione); per 

questo l’acciaio zincato resiste meglio dell’acciaio nudo; quando 

il pH scende sotto 11 l’acciaio può essere attaccato, lo zinco 

no. La malta deve essere costituita da sabbia fine (0-3 mm) e 

cemento (circa 3 qli/m 2 ); essa deve avvolgere il tubo completamente, 

anche sotto. 

I tubi non devono essere in contatto con altro materiale che 

non sia la malta; negli incroci, i tubi non devono toccarsi e ci 

deve essere malta tra i tubi. È consigliabile posare per primi i 

tubi dell’acqua fredda, rivestirli con la malta e dopo posare gli 

altri impianti. I tubi dell’acqua calda sono facilmente in rame; 

se fossero in acciaio vanno rivestiti con coppelle isolanti per 

evitare acqua o umidità a contatto con il tubo. Durante la posa 

dei tubi non devono esserci sul solaio, tracce di gesso o sca- 

n. 2-3/2005

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fig. 11 - Incrocio tra tubi 

gliole che contengono solfati; nella confezione della malta non 

usare acceleranti di presa o antigelo che potrebbero contenere 

cloruri. Dopo che è stata fatta la protezione con la malta evitare 

che questa venga in contatto con gessi. 

ATTENZIONE 

Tubazioni in genere - Ricordare che i tubi, specie se 

avvolti in materiali compressibili (isolanti), costituiscono 

un indebolimento dei sottofondi per cui è opportuno siano 

lontani dal pavimento (è meglio che siano nello strato di 

alleggerimento-isolamento piuttosto che nel massetto). 

Se si devono mettere i tubi in questo strato, tenerli ad 

almeno 3 cm dal pavimento e inserire al di sopra una leggera 

armatura. I tubi in rame non sono danneggiati dalla 

corrosione, quelli in acciaio inox possono esserlo anche 

dall’interno. 

Resistenza al fuoco 

In alcuni casi viene richiesto dalla normativa antincendio 

che una struttura orizzontale sia protetta contro il rischio di 

incendio proveniente dall’alto (per esempio, solai sopra i quali 

vi siano biblioteche, teatri o centrali termiche). Anche in altri 

tipi di costruzione possono esserci richieste del genere; per 

esempio nelle le case di riposo per anziani ricavate dalla ristrutturazione 

di edifici esistenti è richiesto che i solai in legno siano 

protetti contro il rischio di incendio, anche proveniente dall’alto. 

In Italia non ci sono forni adatti a provare la resistenza al 

fuoco di un solaio o soletta, con incendio sul lato superiore. 

Non è pertanto possibile fare delle prove che ri-specchino esattamente 

la situazione nella quale la struttura si troverebbe in 

caso di incendio. 

Per sopperire a questa carenza si può ipotizzare di proteggere 

la struttura dal lato fuoco con uno strato di materiale che, 

provato come parete verticale non caricata dia un certo REI e 

cioè assicuri per un certo tempo che l’estradosso della struttura 

portante (sul quale appoggia lo strato protettivo) non si riscaldi 

eccessivamente (ricordiamo che il simbolo I della sigla REI sta 

a indicare la capacità di isolamento termico in caso di incendio 

normalizzato). Un massetto Lecamix dello spessore di 8 cm, 


provato in Laboratorio ufficialmente autorizzato, ha ottenuto 

una resistenza al fuoco REI 120’. 

Riscaldamento a pavimento 

Negli impianti di riscaldamento a pavimento le tubazioni 

che riscaldano l’ambiente, e sostituiscono i tradizionali termosifoni. 

sono annegate nel sottofondo e percorse da acqua a 

30/35° C. Le tubazioni hanno un notevole sviluppo (lunghezza) 

perché serve una elevata superficie di scambio termico con il 

sottofondo che è il primo materiale; ad essere riscaldato e che a 

sua volta riscalda il pavimento. Onde evitare le dispersioni di 

calore verso l’ambiente sottostante è necessario che la serpentina 

riscaldante sia posta su uno strato isolante con elevata resistenza 

termica. Nelle applicazioni dove oltre all’isolamento è 

richiesta la resistenza alla compressione (per esempio nel settore 

industriale e terziario) e bassi contenuti di umidità (per la successiva 

posa - sopra il massetto - del parquet o del linoleum), lo 

strato coibente può essere realizzalo nello spessore; adeguato 

con Leca o Lecapiù (imboiaccato o impastato) se le superfici 

sono ampie o con il più pratico prodotto premiscelato in sacchi 

Lecacem. Alla praticità di posa in opera mediante pompaggio si 

associano planarità, resistenze fino a 25 Kg/cm 2 , rapidi tempi di 

asciugatura, ritiri limitati e assenza di cali volumetrici. Per la 

realizzazione del massetto di finitura nel quale viene “annegata” 

la tubazione di riscaldamento occorre verificare la conformità 

della soluzione ai fini del calcolo termico. A tale proposito si 

consiglia di contattare l’Assistenza tecnica laterlite per valutare 

l’impiego di prodotti specifici e soluzioni idonee. 

Strati di isolamento termico di pavimenti contro terra 

Sia in edilizia residenziale sia ancor più, in quelle industriali, 

zootecniche, commerciali, si realizzano pavimenti contro 

terra che devono essere coibentati. Il calcolo delle dispersioni 

termiche in questi casi va fatto, ai sensi della legge 10/1991, 

secondo la norma UNI 10346. GIi strati di isolamento devono 

essere fatti con materiali che diano garanzia di durabilità, mantenimento 

nel tempo delle caratteristiche termiche e che abbiano 

buone caratteristiche di resistenza a compressione. I prodotti 

a base di Leca rispondono perfettamente a queste esigenze; in 

particolare i prodotti Lecapiù e Lecacem che sono a bassissimo 

assorbimento di umidità. Gli strati di isolamento vanno fatti o 

con Lecapiù imboiaccato (migliori prestazioni di isolamento 

termico) o con Lecapiù impastato o Lecacem (migliori prestazioni 

meccaniche). In questi lavori si deve sempre valutare 

attentamente la possibilità di risalita d’acqua dal terreno per 

capillarità; se esiste questo rischio si deve fare, sotto lo strato di 

Leca uno strato di ghiaia grossa che eviti tali risalite. Le dispersioni 

ter-miche avvengono soprattutto dai bordi perimetrali del 

pavimento (quelli più vicini all’ambiente esterno); per questo 

nei pavimenti di notevole superficie (capannoni e simili) conviene 

concentrare l’isolamento soprattutto lungo le fasce perimetrali, 

per esempio raddoppiando lo spessore dello strato in 

tale zona (figura 12). 

Voci di Capitolato 

Sottofondo di basso spessore (minimo 5 cm) per la posa a 

“fresco” di ceramiche 

Strato di allettamento per la posa di pavimento ceramico 

posato “a fresco”, confezionato con malta premiscelata tipo 

“Lecamix Fresco” a base di argilla espansa e leganti specifici. 

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Fornito in sacchi, impastato con acqua secondo le indicazioni 

del produttore, steso, battuto, spianato, compreso lo spolvero 

di cemento per l’attacco delle piastrelle. Densità in opera 

della malta di posa circa 910 Kg/m 2 

Spessore dello strato di allettamento cm … 

Avvertenze – non usare per spessori inferiori a 5 cm. 

Sottofondo di spessore superiore a 10 cm per la posa a 

“fresco” di ceramiche 

Strato inferiore: strato di isolamento termico e/o alleggerimento 

in argilla espansa Leca, granulometria (3-8 o 8-12 mm). 

impastato con cemento tipo 32.5 in ragione di 1 .5 qli di 

cemento per ogni m2 di Leca. Steso, battuto e spianato nello 

spessore di cm ... 

oppure 

strato di isolamento termico e/o alleggerimento costituito da 

conglomerato predosato e preconfezionato tipo “Lecacem”, a 

base di argilla espansa idrorepellente (assorbimento di umidità 

inferiore al 1% a 30’ secondo UNI 7549) e leganti specifici. 

Densità in opera circa 600 kg/m?. Fornito in sacchi, impastato 

con acqua secondo le indicazioni del produttore, steso, battuto 

e spianato nello spessore di cm ... 

Strato superiore: strato di allettamento per la posa di pavimento 

ceramico posato “a fresco”, confezionato con malta premiscelata 

tipo “Lecamix Fresco” a base di argilla espansa e 

leganti specifici. Fornito in sacchi. impastato con acqua secondo 

le indicazioni del produttore, steso, battuto, spianato, compreso 

lo spolvero di cemento per l’attacco delle piastrelle. Densità 

in opera della malta di posa circa 910 Kg/m?. 

Spessore dello strato di allettamento cm … 

Avvertenze - Non usare entrambi i premiscelati per spessori 

inferiori a 5 cm. 

Sottofondo di basso spessore (minimo 5 cm) per la posa a 

colla di pavimenti anche sensibili all’umidità: legno, cotto ecc. 

Massetto adatto a ricevere la posa di pavimenti incollati, 

costituito da premiscelato tipo “Lecamix FAST o Lecamix 

FORTE” a base di argilla espansa idrorepellente (assorbimento 

fig. 12 - Strato isolante sotto pavimento controterra 

di umidità inferiore al 1% a 30´ secondo UNI 7549) leganti 

specifici e additivi. Asciugamento di tipo veloce (3% umidità 

residua a circa 7 giorni dal getto per spessore 5 cm). 

Il massetto dovrà essere staccato dalle strutture perimetrali 

con materiali elastici dello spessore minimo di 0,5 cm e avere 

spessore non inferiore a cm 5 se posato direttamente su solaio e 

cm 6 se posato su strati elastici (isolamenti acustici, termici 

ecc. di spessore compreso tra 3 e 6 mm). Fornito in sacchi, 

impastato con acqua secondo le indicazioni del produttore steso, 

battuto, spianato e lisciato, nello spessore di cm ... Densità 

in opera circa 1150 kg/m ?. 

Avvertenze - Non usare Lecamix fast e Lecamix Forte per 

spessori inferiori a 5 cm. Non usare Lecamix Forte in esterni. 

Sottofondi di spessore superiore a 10 cm per posa a colla di 

pavimenti anche sensibili all’umidità: legno, cotto ecc. 

Strato di isolamento termico e/o alleggerimento: costituito 

da conglomerato predosato e preconfezionato “Lecacem”, a 

base di argilla espansa idrorepellente (assorbimento di umidità 

inferiore al 1% 30’ secondo UNI 7549) e leganti specifici. Densità 

in opera circa 600 Kg/m2. Fornito in sacchi, impastato con 

acqua secondo le indicazioni del produttore, steso, battuto e 

spianato nello spessore cm ... 

Massetto adatto a ricevere la posa di pavimenti incollati: 

costituito da premiscelato tipo “Lecamix Fast o Lecamix Forte” 

a base di argilla espansa idrorepellente (assorbimento di umidità 

inferiore al 1% a 30’ secondo UNI 7549) leganti specifici e 

additivi. Asciugamento di tipo veloce (3% umidità residua a 

circa 7 giorni dal getto per spessore 5 cm). 



uno spessore non inferiore a cm 5 se posato direttamente su 

solaio e cm 6 se posato su strati elastici (isolamenti acustici, 

termici ecc. di spessore compreso tra 3 e 6 mm). Fornito in sacchi, 

impastato con acqua secondo le indica/ioni del produttore, 

steso, battuto, spianato e lisciato, nello spessore di cm ... Densità 

in opera circa 1150kg/m 2 . 

Avvertenze - Non usare i premiscelati per spessori inferiori 

a 5 cm. - Non usare LECAMIX FORTE in esterni. 

Sottofondo di spessore superiore a 5 cm per la posa a colla 

di ceramiche anche per esterni 

Massetto adatto a ricevere la posa di pavimenti incollati, 

costituito da premiscelato “Lecamix Facile” a base di argilla 

espansa e leganti specifici. 



uno spessore non inferiore a cm 5 se posato direttamente su 

solaio e cm 6 se posato su strati elastici (isolamenti acustici, 

termici ecc. di spessore compreso tra 3 e 6 mm). 

Fornito in sacchi, impastato con acqua secondo le indicazioni 

del produttore, steso, battuto, spianato e lisciato, nello 

spessore di cm ... Densità in opera circa 950 kg/m?. 

Analisi dei costi delle singole lavorazioni 

Sottofondo di spessore superiore a 10 cm per la posa a 

“fresco” di ceramiche per interni 

Strato inferiore - Strato di isolamento termico e/o alleggerimento 

in argilla espansa Leca, granulometria (3-8 o 8-12 

mm), impastato con cemento tipo 32,5 in ragione di 1,5 qli di 

cemento per ogni m 2 di Leca. 

Strato superiore - Strato di allettamento per la posa di 

n. 2-3/2005

pavimento ceramico posato "a fresco", confezionato con malta 

premiscelata tipo "Lecamix Fresco" a base di argilla espansa e 

leganti specifici. Fornito in sacchi, impastato con acqua secon- 

n. 2-3/2005 

Provviste per la formazione dell’oggetto U.M. Quantità 


do le indicazioni del produttore, steso, battuto, spianato, compreso 

lo spolvero di cemento per l'attacco delle piastrelle. Densità 

in opera della malta di posa circa 910 Kg/m3. 

Prezzo 

unitario 

Totale 

Calcestruzzo preconfezionato con argilla espansa Leca m 3 0,08 80,00 6,40 

Operaio edile qualificato di 2° livello h 0,40 19,30 7,72 

Totale costi primari 14,12 

Spese generali nella misura del 13% 

Utile d'impresa 

1,84 

10% x (totali costi primari + spese generali) 1,60 

Prezzo di applicazione euro/m2 17,56 

Steso, battuto e spianato nello spessore di cm 8 


Prezzo 

unitario 

Totale 

Premiscelato con argilla espansa m 3 0,05 100,00 5,00 

Operaio edile specializzato di 3° livello h 0,25 20,200 5,05 

Operaio edile qualificato di 2° livello h 0,25 19,30 4,82 




1,93 


Prezzo di applicazione euro/m2 18,48 

Steso, battuto e spianato nello spessore di cm 5 

Rocca Imperiale - Acquerello di Theodore Benson Santa Severina - Acquerello di Theodore Benson 


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L’ANCORAGGIO DEI SOLAI IN LATEROCEMENTO 

NELLE TRAVI PORTANTI DI PERIMETRO 

Nella realizzazione di solai con componenti in laterocemento, 

le particolarità strutturali delle varie tipologie 

presenti sul mercato richiedono specifiche modalità di 

calcolo e di esecuzione. D’altra parte, la scelta del solaio è 

spesso in funzione del tipo di applicazione, delle necessità di 

progetto, dell’organizzazione di cantiere. Oltre alle particolarità 

tecnologiche proprie di ogni componente (sia esso travetto, 

pannello o lastra), la scelta di un solaio si muove anche su indicazioni 

di convenienza d’”impiego”. Così è facile abbinare l’utilizzo 

di solai a travetti tralicciati (particolarmente leggeri e di 

buona “legatura” strutturale) ad interventi di ripristino e di 

ristrutturazione per la facilità di posa e di ancoraggio alle strutture 

preesistenti (murature), oppure di solai a travetti in cemento 

armato precompresso per planimetrie variamente articolate e 

con carichi anche sensibili. L’estensione di superfici o la modularità 

di progetto trovano più conforme la soluzione di impalcati 

a pannelli in laterocemento o a lastre quando le dimensioni e 

i carichi diventano piuttosto impegnativi. 

Comunque, qualsiasi sia la motivazione della scelta strutturale, 

ogni tipo di solaio si caratterizza per quella particolarità 

costruttiva specifica che è il nodo di collegamento con le travi 

portanti. Praticamente, il dispositivo di ancoraggio e la sua realizzazione 

determinano anche il grado di vincolo del solaio e 

quindi il suo dimensionamento statico. 

Limitando l’esame ai solai più frequentemente impiegati in 

edilizia civile/residenziale, si riscontrano due principali tipologie: 

1. solai a travetti (completati in opera con blocchi in laterizio), 

differenziati dalla consistenza della suola e dal tipo di 

armatura resistente incorporata nel manufatto, distinguibili in: 

- travetti con suola in c.a. (foto 1) o con fondello in laterizio 

(fig. 1) ad armatura lenta, completi di una staffatura sovrasporgente 

a traliccio; 

foto 1 - Solaio a travetti tralicciati con suola in c.a. 

di Giuseppe Cappelletti 

fig 1 - Solaio a travetti tralicciati con fondello in laterizio 

- travetti in cemento armato precompresso (foto 2); 

2. solai a pannelli in laterocemento a tutto spessore e lastre 

in cemento armato normale o precompresso completate in opera 

con blocchi in laterizio, quali: 

- pannelli in laterocemento ad armatura ordinaria (fig. 2); 

foto 2 - Solaio a travetti precompressi su travi in spessore 

fig 2 - Pannelli completi prefabbricati in laterocemento ad armatura lenta 

n. 2-3/2005

- lastre in cemento armato ad armatura lenta o precompressa 

con tralicci irrigidenti (foto 3); 

foto 3 - Solaio a lastre con traliccio irrigidente e blocchi interposti 

- lastre in cemento armato precompresso irrigidite da nervature 

(foto 4). Queste ultime, abbinate ai blocchi, consentono 

altezze strutturali di solai con luci e carichi notevoli. 

n. 2-3/2005 

foto 4 - Solaio a lastre nervate in c.a. precompresso 

e blocchi collaboranti in laterizio 

Il collegamento dei vari componenti con le travi di estremità 

laterali o intermedie, delimitanti le campate di solaio, 

richiede opportune verifiche statiche richieste anche dalla normativa 

e specifici particolari costruttivi in termini di sezioni 

d’appoggio, lunghezza di penetrazione e aderenza nella fascia 

in getto, disposizione di opportune armature integrative ecc. Il 

D.M. 09/01/96 all’art. 7.0 relativo ai solai misti prescrive: 

“.....in particolare si dovrà disporre agli appoggi dei solai 

un’armatura inferiore incorporata o aggiuntiva, convenientemente 

ancorata, in grado di assorbire uno sforzo di trazione 

pari al taglio”. 

Travetti ad armatura lenta con traliccio sporgente 

Impiegando travetti ad armatura lenta e tralicciati, si può 

utilizzare per il collegamento la stessa armatura già prevista 

nella suola del travetto, purché di sezione adeguata e prolungata 

sino all’interno della trave d’imposta (l’art. 5.3.3 del D.M. 

14/02/92 prescrive che per le barre in acciaio ad aderenza 

migliorata la lunghezza minima di ancoraggio deve essere pari 

ad almeno 20 diametri, con un minimo di 15 cm (situazione già 


prevista in fase di prefabbricazione dei travetti che presentano 

tale sporgenza delle barre d’armatura alle estremità). 

Un dettaglio costruttivo per l’appoggio su trave intermedia 

sottosporgente è schematizzato in fig. 3 con i travetti in appoggio 

di alcuni centimetri sulla tavola di casseratura della trave 

portante in c.a. Superiormente all’appoggio è prevista l’armatura 

per il momento negativo di continuità delle campate coperto 

con spezzoni opportunamente dimensionati per sezione e lunghezza. 

fig 3 - L’armatura inferiore del travetto, se di sezione idonea 

e convenientemente ancorata, assorbe gli eventuali momenti positivi 

in corrispondenza degli appoggi 

Analoga è l’impostazione con trave portante piatta in spessore 

di solaio, dove l’armatura di estremità dei travetti verrà 

integrata anche da spezzoni inferiori. 

problemi legati all’aderenza e allo scorrimento fra il travetto 

prefabbricato e il calcestruzzo del getto di completamento 

sono risolti dal traliccio metallico spaziale che funziona da staffa 

di collegamento i cui bracci inclinati di opportuna sezione 

assorbono totalmente lo sforzo di scorrimento. 

Riferendosi all’art. 7.1.6.2 del D.M. 09/01/96, per le strutture 

parzialmente gettate in opera può omettersi l’armatura di 

collegamento quando la “tensione tangenziale media” tra l’elemento 

prefabbricato e il calcestruzzo gettato in opera risulti 

inferiore a: 

- 3,0 kg/cm 2 persuperfici di contatto lisce; 

- 4,5 kg/cm 2 per superfici scabre. 

Travetti in cemento armato precompresso 

Nei solai a travetti in cemento armato precompresso, la 

capacità di ancoraggio è affidata alla forza di aderenza fra la 

superficie scabra del contorno del travetto (normalmente a coda 

di rondine) ed il calcestruzzo del getto in opera. Sull’efficacia 

del dispositivo di tale ancoraggio è stata condotta, in passato, 

una complessa sperimentazione, sia in presenza di travi sottosporgenti 

che in spessore di solaio (piattabande), anche per 

combinazioni estreme quali simulazioni sismiche ed effetti 

dinamici. I risultati hanno sempre confermato un alto grado di 

sicurezza allo sfilamento anche in situazioni non presidiate da 

una corretta armatura di ancoraggio. Impiegando travetti precompressi, 

la penetrazione della testa del travetto nella trave è 

185

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in funzione dello sforzo di scorrimento e della sezione d’aderenza 

del travetto stesso. 

Nel caso di appoggio su murature od architravi sottosporgenti, 

è sufficiente una penetrazione del travetto di 5÷10 cm; 

gli spezzoni d’ammaraggio, prescritti anche quando il solaio 

sia in libero appoggio, sono sempre in grado di stabilire un 

legame efficace. Se invece gli appoggi sono complanari al 

solaio, come nel caso di ali di architravi a T o piattabande in 

spessore, benché, in conseguenza della parziale penetrazione 

del getto nei blocchi di laterizio, già si stabilisca un certo collegamento, 

occorre assicurare al travetto precompresso, da cui 

non fuoriescono armature metalliche, una sufficiente penetrazione 

nella piattabanda massiccia in calcestruzzo arretrando i 

blocchi di una conveniente quantità S (fig.4). 

fig 4 - La testata del travetto viene avvolta completamente dal getto di 

calcestruzzo per una lunghezza “S” in grado di sviluppare una forza di 

aderenza opposta a quella di scorrimento 

A tale scopo si ammette, con ipotesi largamente prudenziale, 

che il taglio unitario T si trasferisca dal travetto alla piattabanda 

per aderenza τ. Imponendo che sia τ ≤ 3 kg/cm 2 , l’equazione 

di equilibrio alla traslazione verticale risulterà: 

S ≥ iT / 2aτ 

dove: 

i è l’interasse dei travetti in metri; 

a è l’altezza dei travetti in cm; 

T è il taglio unitario in kg; 

S è la penetrazione dei travetti nel cls. 

Normalmente, con i travetti di sezione più ricorrente a coda 

di rondine, alti 9 cm e con piede di 12 cm, si ha: 

S≥T/100 

Il valore S è di solito riportato sulle schede tecniche del 

prodotto. 

Inoltre, considerando la piattabanda in spessore come un 

prolungamento del solaio, occorre verificare che, nella sezione 

corrispondente alla estremità del travetto, l’armatura metallica 

sia in grado di assorbire la tensione di trazione conseguente ad 

un eventuale momento positivo. Andrà pertanto predisposta 

un’armatura costituita da due monconi di acciaio lungo il tra- 

vetto stesso, come prescrive il citato art. 7.0, di lunghezza tale 

da consentire un efficace ancoraggio fra solaio e trave. La fig. 

5a illustra il particolare in presenza di trave sottosporgente di 

bordo e la fig. 5b l’ancoraggio con trave di perimetro in spessore. 

fig 5 - Armatura a momento positivo e negativo in corrispondenza di un 

appoggio esterno. Ancoraggio di travetti in c.a.p. in presenza di trave sottosporgente 

(a) e trave laterale in spessore (b). 

Analogamente lo schema di fig. 6a illustra l’ancoraggio con 

trave alta e lo schema di fig 6b la situazione di trave in spessore, 

in caso di appoggio intermedio. 

fig 6 - Armatura a momento positivo e negativo in corrispondenza di un 

appoggio intermedio. Ancoraggio dei travetti in c.a.p. in presenza di trave 

sottosporgente (a) e trave in spessore (b). 

n. 2-3/2005

La fig. 7 dettaglia invece l’appoggio dei travetti in un cordolo 

armato ricavato su muratura portante (con armatura disposta 

a presidio sia di un momento negativo che positivo d’imposta).La 

penetrazione dei travetti in queste situazioni deve essere 

pari ad almeno la metà della larghezza del cordolo e comunque 

non meno di 12 cm. 

Istruzioni particolari d’armatura riguardano le applicazioni 

in zona sismica. 

fig 7 - Armatura a momento positivo e negativo in corrispondenza di 

un appoggio di muratura portante. Ancoraggio dei travetti in c.a.p.: 

la penetrazione “p” del travetto nel calcestruzzo del cordolo deve 

essere almeno pari alla metà della larghezza del cordolo stesso e 

comunque non meno di 12 cm 

Pannelli e lastre 

Nella posa di pannelli e lastre è buona norma che le testate 

appoggino per almeno 5 cm sulle casserature provvisorie delimitanti 

il profilo delle travi. Relativamente ai collegamenti 

strutturali con le travi portanti (per i quali valgono sempre le 

prescrizioni dell’art. 7.0) si devono osservare le stesse procedure 

schematicamente illustrate per i travetti tenendo ovviamente 

n. 2-3/2005 

Cosenza - Cattedrale: sarcofago romano (sec. II - III d.c.) 


conto delle maggiori dimensioni dei manufatti per la disposizione 

delle armature d’ancoraggio e di copertura dei momenti 

negativi e positivi. 

Nelle figure che seguono sono schematizzate tre possibili 

situazioni di cantiere di lastre a traliccio su travi alte (foto 5, 

fig. 8a), su travi in spessore (fig. 8b) e su cordoli in muratura 

(fig. 8c) verificando all'occorrenza, in questo caso (in funzione 

della luce e dei carichi), anche le sollecitazioni indotte dalla 

reazione verticale del solaio sulla muratura stessa. 

fig 8 - Appoggio delle lastre sulle impalcature provvisorie per trave 

sottosporgente a), per trave in spessore b), per appoggio su muratura 

portante c) (previo livellamento della muratura con malta). 

Per applicazioni particolari di lastre nervate può essere 

necessario prevedere, in fase di confezione della lastra, l'inserimento 

alle testate di una staffatura a greca per assorbire gli 

effetti di scorrimento e garantire l'unione fra i getti in opera e la 

struttura. 

«Geometri Notizie» 

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188 


UMIDITÀ ASCENDENTE 

COME SI RISANA UNA MURATURA 

Quello dell'umidità è un problema piuttosto frequente 

che interessa quasi tutti gli edifici 

costruiti da oltre 25 anni; il tipo più comune è 

quello ascendente, detto anche di risalita, che può 

causare danni igienici, strutturali ed estetici alle 

strutture. Vediamo, dunque, quali sono gli interventi 

di risanamento delle murature. 

Il problema dell’ umidità ascendente 

L’umidità ascendente è il tipo più comune di umidità e 

interessa praticamente quasi tutti gli edifici costruiti da oltre 

25 anni. Alla base del problema umidità stanno sempre due 

fattori tra loro sinergici: 

- presenza d’acqua nel sottosuolo; 

- capillarità del materiale di costruzione. 

Tutti i materiali da costruzione infatti, e i relativi leganti, 

hanno al loro interno una fitta rete di microscopici canali, 

detti capillari, in grado di assorbire e trasportare l’acqua 

secondo il noto principio chimico/fisico dei vasi comunicanti. 

In realtà, non è certo solo l’intonaco a veicolare l’umidità, 

bensì tutto lo spessore del muro in quanto costituito da materiale 

poroso e assorbente. 

È chiaro, quindi, che interventi limitati agli intonaci non 

possono agire sul principio fisico che origina il problema, 

tuttalpiù lo mascherano per qualche tempo e non possono 

comunque impedire che l’umidità invada, in breve tempo, 

anche la parte sovrastante di muro asciutto. Vi è poi un altro 

fattore che concorre al fenomeno della risalita dell’acqua: la 

presenza di sali disciolti nell’acqua contenuta nei capillari. 

Quando l’acqua arriva in superficie ed evapora, questi sali si 

cristallizzano: se ciò avviene in superficie si formeranno le 

di Vincenzo Gieri 

classiche «barbe bianche», se avviene invece fra muro e 

rivestimento, la pressione dei sali cristallizzati creerà spaccature, 

rigonfiamenti, scollature ecc. 

II fenomeno della capillarità 

È noto che un liquido in vasi comunicanti si dispone sullo 

stesso livello. Ma se uno dei due vasi ha un diametro molto 

piccolo (capillare) succede che: 

a. se il liquido bagna la parete (per esempio, acqua in 

murature non trattate), il livello sarà tanto più alto quanto 

più piccolo è il diametro (ritenendo costanti gli altri parametri 

della formula); 

b. se il liquido non bagna la parete (per esempio, acqua 

in murature trattate con resine siliconiche). il livello sarà più 

basso. 

Danni causati 

Danni igienici 

Muri umidi significa ambiente umido, cioè malsano. Un 

ambiente ideale per la formazione di muffe e funghi alcuni 

pericolosi, come per esempio la «carie secca» che si alimenta 

distruggendo il legno (travi. perlinati. pavimenti ecc.). 

L’acqua che evapora dalle murature o dai pavimenti, trasferendosi 

nell’atmosfera dei locali, crea tassi di umidità relativa 

molto alti e dà luogo a situazioni igienico-ambientali 

assolutamente nocive per le persone che vivono o lavorano, 

specie per quelle sofferenti di problemi respiratori e artriti. 

Inoltre, le murature umide creano problemi di isolamento 

termico: un muro umido rispetto a un muro asciutto, perde 

dal 30 al 50% del suo potere isolante, per cui a causa di questa 

dispersione di calore, si deve ricorrere a un maggiore 

costo energetico per riscaldare adeguatamente l’ambiente. 

Danni strutturali 

Il degrado delle murature a causa dell’umidità ascenden- 

fig. 1 - Realizzazione di una barriera chimica continua nella muratura (sistema “peter cox”)0 

n. 2-3/2005

te, con il passare degli anni, può anche compromettere, in 

casi estremi, la struttura stessa dell’edificio. Il degrado inizia 

con lo sfarinamento delle pitture, per poi passare allo sgretolamento 

dell’intonaco e quindi alla disintegrazione del mattone 

o della pietra (soprattutto tufo, pietra serena e marmi 

poco compatti). La risalita nella muratura per capillarità dell’acqua 

satura di sali dal sottosuolo è un processo continuo. 

L’acqua, una volta in superficie (normalmente non più di 2 

metri dal livello del terreno) evapora e rilascia i sali, i quali 

cristallizzano. Questi sali, essendo igroscopici, sono la vera 

causa del danno. Infatti, aumentano o diminuiscono notevolmente 

il loro volume in funzione della maggiore o minore 

umidità ambientale, e queste continue variazioni spaccano i 

capillari causando lo sfarinamento e lo sgretolamento di pitture 

e intonaci. 

Danni estetici 

È chiaro che un ambiente attaccato dalle muffe e dai funghi, 

in cui inoltre l’intonaco sia macchiato dai sali è assolutamente 

sgradevole anche dal punto di vista estetico. Di più, 

un intonaco macchiato dai sali è un intonaco compromesso 

irreversibilmente. Infatti, una volta che l’intonaco è stato 

saturato dai sali minerali portati in superficie dal sottosuolo 

per mezzo dell’umidità ascendente, non c’è alcun rimedio 

1 Prima di iniziare, si stabilisce il livello al quale eseguire l’intervento, 

tenendo conto dell’altezza dei pavimenti, interni o esterni 

(normalmente 20 cm sopra il livello del pavimento più alto). 

n. 2-3/2005 

FASI OPERATIVE 


per riportarlo allo stato normale, anche se si elimina l’alimentazione 

dell’umidità di risalita. Come detto, basta una 

giornata umida e i sali, essendo igroscopici, assorbono umidità 

dall’ambiente e fuoriescono sulla superficie dell’intonaco 

con aloni e sfarinamento delle pitture. Ed è del tutto inutile 

tentare di nascondere queste macchie con successive mani 

di pittura. In pochissimo tempo i sali riaffioreranno in superficie. 

Barriera chimica (peter cox) 

In realtà, l’unica soluzione definitiva alla risalita dell’umidità 

è quella di interrompere l’effetto capillare che adesca la 

risalita d’acqua. Il sistema “peler cox” consiste nella realizzazione 

di una barriera chimica continua nella muratura, avente 

la caratteristica fondamentale di invertire l’angolo di bagnabilità 

dei capillari (figura1). I prodotti usati, a base di resine 

opportunamente stabilizzate, sono immessi in soluzione 

mediante dei trasfusori a lenta diffusione in modo tale da 

intercettare tutta la sezione di muro interessata. Le resine in 

soluzione avranno modo di reagire con l’anidride carbonica 

presente nell’aria e completare il loro processo reticolante che 

le rende definitivamente stabili nel tempo. L’esecuzione della 

barriera viene eseguita da squadre specializzale dipendenti 

2Dopo aver controllato lo spessore del muro, si inizia a 

forare con interasse di 15 cm. Normalmente i fori vengono 

fatti per tutto lo spessore del muro meno 5/8 cm. 

3Si compone la lunghezza del tubo diffusore, a seconda 

Si stucca ogni bottiglia, per evitare l'eventuale fuoriuscita 

della profondità del foro e lo si inserisce nel muro. 4del liquido durante la trasfusione. 

189

190 


5Prima di passare alla trasfusione, si aspetta che si asciughi 

lo stucco. 

7II muro viene stonacato dall'intonaco ammalorato, fino a 

una altezza di 40-50 cm sopra la macchia più alta. Se 

dopo questa operazione il muro si presenta molto sconnesso, 

viene stabilizzato con un rinzaffo di sabbia e cemento. 

dalla Direzione tecnica della società secondo schemi consolidati 

e costanti nella tipologia applicativa. 

Prodotti 

Nello schema che segue sono evidenziati prodotti che si uti- 

Si passa poi alla trasfusione del liquido e a seconda dello 

6 spessore del muro, viene calcolata la quantità di prodotto 

per ogni bottiglia. 

8muro reintonacato 

lizzano per gli interventi di risanamento. Le modalità d’impiego, 

le quantità e l’incidenza degli stessi sono orientative. 

È opportuno attenersi sempre alle istruzioni dello specifico 

materiale. 

Antisale – impregnante per il trattamento di murature con affioramenti salini 

Cosa Modalità di impiego 

Prodotto liquido monocomponente che, unitamente 

all’applicazione di intonaco deumidificante facilita l’evaporazione 

dell’umidità contenuta nel muro. Si realizza così sulle 

murature uno strato idrofobico che impedisce ai sali 

disciolti nell’acqua di affiorare in superficie, mantenendo la 

naturale traspirabilità dei supporti. 

Sulle superfici precedentemente stonacate al vivo, o 

comunque prive di parti friabili, si applicherà water-proof in 

almeno due mani, bagnato su bagnato; l’applicazione potrà 

essere fatta a pennello o con airless a bassa pressione, meglio 

se su supporto asciutto. Incidenza: da litri 0,30 a litri 0,60/m2 

in funzione del grado di assorbimento delle murature. 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


Lattice acrilico - emulsione di un polimero acrilico idonea per modificare le proprietà meccaniche 

delle malte a base di leganti idraulici 


Le malte addittivate migliorano la resistenza alla compressione, 

alla flessione, alla trazione e all'abrasione. Conferisce 

alle malte una eccellente adesione sui più comuni supporti; 

inoltre, la natura acrilica conferisce una maggiore 

inerzia chimica con applicazioni di malte sottili; è quindi 

ideale per lavori di ripristino o rappezzatura. 

Il confronto con altri sistemi 

Elettrosmosi/elettrocinesi 

Questo sistema si basa su un principio ben noto in fisica. 

Ogni edificio ha una carica elettrica normalmente molto 

bassa, ma sufficiente per creare un campo elettrico che permette 

all’umidità di risalire per via capillare nel muro. 

Invertendo artificialmente questa carica elettrica, si inverte 

l’andamento dell’umidità nei capillari, portandola verso il 

basso e quindi verso il suolo. L’inversione del campo elettrico 

avviene mediante l’installazione di elettrodi nel muro 

sopra e sotto il livello del terreno, tramite i quali viene trasmessa 

corrente elettrica a bassissima tensione. Mentre questo 

sistema funziona bene in laboratorio, pone, però, alcuni 

problemi in cantiere in quanto, ogni edificio, a parte le carica 

naturale di elettricità, è anche soggetto a «correnti vaganti», 

che sono, normalmente, superiori a quelle usate per il 

Può essere usato come boiacca di ripresa di getto, come 

malta di rasatura e come additivo per malte e boiacche osmotiche. 

Si consiglia di miscelare prima il lattice e acqua e poi 

aggiungere il tutto alla miscela secca. 

Intervento di risanamento - intonaco deumidificante a base di calce idraulica naturale 


È un intonaco premiscelato in polvere a base di calce 

idraulica additivata con agenti che aumentano notevolmente 

la superficie porosa. Aggiungendo acqua nelle dovute proporzioni 

si ottiene il prodotto pronto all'uso. Le sue proprietà 

lo rendono ideale per il risanamento di murature degradate 

dall'umidità ascendente o di condensa in quanto permettono 

una evaporazione rapida e continua dell'umidità. 

Essendo un intonaco a base di calce idraulica naturale, è 

particolarmente indicato per il risanamento di edifici storici 

dove si presentano residui di umidità o rischio di efflorescenze 

saline e formazione di condensa. Pur avendo una buona 

idrorepellenza non è indicato per l'uso su murature controterra 

dove ci siano rischi di infiltrazioni laterali di acqua, se non 

previa impermeabilizzazione delle murature con il cemento 

osmotico es. coxosmotic. 

Istruzioni per l'applicazione del risanamento 

- Stonacare le murature umide fino al vivo per l'altezza di circa1m sopra l'umidità; 

- le murature dovranno essere portate al vivo. Andranno quindi rimosse tutte le parti friabili e inconsistenti, mediante 

spazzolatura, idrolavaggio, sabbiatura o picchettatura; 

- eventuali buchi o vuoti nelle murature andranno regolarizzati con pezzi di mattone murati con malta bastarda; 

-nel caso si presentassero affioramenti salini, eseguire un trattamento con antisale applicandolo a spruzzo o pennello 

in 2 mani, bagnato su bagnato. Contiene solvente; bisognerà quindi proteggere eventuali materiali che potrebbero 

essere deteriorati dal solvente come per esempio le guaine bituminose; 

- dopo 24 ore dall'applicazione di waterproof/s eseguire uno sprizzo di aggrappo "aperto" cioè non coprente, con malta 

cementizia semiliquida, addittivata con lotte acrilico in ragione di 1 litro ogni 3-4 litri di acqua; 

- dopo 24 ore dall'applicazione del rinzaffo, è possibile eseguire l'intonacatura nello spessore minimo di 2 cm, è pronto 

all'uso e va impastato in betoniera per non più di 5 minuti, aggiungendo solo il 20% di acqua (5 It per un sacco da 

kg 25). Non va aggiunto nulla al di fuori dell'acqua; 

- l'intonaco potrà essere finito con finiture minerali traspiranti. 

funzionamento del sistema, che viene quindi neutralizzato. 

Da varie prove fatte sembra che il sistema riduca in parte 

l’umidità nelle murature, ma non la elimini completamente. 

C’è da considerare, inoltre, che il sistema necessita di 

manutenzione. 

Iniezione a pressione 

Questo sistema consiste nel creare una barriera alla base 

delle murature, iniettando a pressione un prodotto impermeabilizzante. 

I prodotti utilizzati si dividono in due gruppi: 

- quelli che otturano i capillari: 

- quelli che li rendono impermeabili. Nella prima categoria, 

non si è mai trovalo un prodotto che avesse una fluidità 

tale da garantire l’otturazione di tutti i capillari, quindi questa 

tecnica è decaduta. Invece, l’utilizzo di prodotti impermeabilizzanti 

è abbastanza diffuso. Questo sistema può essere 

efficace se applicato secondo le norme vigenti su muri di 

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192 


basso spessore con mattoni compatti e legante sano (normalmente 

su edifici di età inferiore ai 60/70 anni), mentre, su edifici 

più vecchi o con murature più spesse, dove il legame non è più 

coerente, c’è il rischio di incontrare vuoti o fessurazioni di 

diverse dimensioni. Utilizzando un sistema a pressione di alcune 

atmosfere su muri vetusti, il liquido potrebbe cercare la via 

più semplice, rischiando di riempire fessure o vuoti, non realizzando, 

quindi, la saturazione dei capillari. 

Taglio meccanico 

Il taglio meccanico (detto anche tagliamuro) consiste nel 

creare un distacco su tutta la sezione tra fondazioni e muro 

stesso. Normalmente, il taglio viene effettuato con una sega 

meccanica. Nella fessura creata viene inserito del materiale 

impermeabile che consiste, normalmente, in fogli di plastica, 

bituminosi o lastre di piombo. Questo sistema pur essendo 

poco costoso ha alcuni gravi limiti. Anzitutto può essere applicato 

solo su muri in mattone o tufo di spessore non superiore a 

50 cm. Sono da escludere interventi su muri misti, di sasso, a 

sacco ecc. e su tutti i muri di spessore oltre 50 cm. Inoltre, l’intervento 

pone gravi problemi di statica nell’edificio. Altre limitazioni 

a questo tipo di intervento sono lo zone intorno agli 

impianti (elettricità, gas. acqua, scarichi, ecc.), dove non si può 

tagliare non avendo, quindi, soluzione di continuità. Pertanto, 


1 Nell’analisi non è compresa la reintonacatura ed eventuali altre rifiniture tipo tinteggiatura. 

in queste zone l’umidità può continuare a risalire. Il taglio meccanico 

è il sistema tradizionale forse ancora oggi il più usato. 

Occorre comunque precisare che il semplice taglio della muratura 

e successivo inserimento di fogli di vetroresina o pvc liscio 

è vietato nelle zone sismiche in quanto compromette la staticità 

delle murature stesse. 

Analisi dei costi 

Risanamento delle murature – barriera chimica contro l’umidità 

di risalita capillare 1 

Procedimento di impregnazione localizzata per formare, 

all’interno delle murature, una barriera continua, “tipo poter 

cox”. ottenuta mediante perforazione delle murature con fori Ø 

28 mm su una linea di 20 cm superiore alla quota più alta (interno-esterno) 

con interasse tra foro e foro di 15 cm. 

Il foro dovrà avere una profondità pari allo spessore della 

muratura meno 5 cm e su ognuno vorranno immessi dei diffusori 

adatti a fare assorbire in maniera omogenea a lenta diffusione, 

quindi senza forzatura alcuna, il formulalo a baso di propiltrimetossisilano. 

che reagendo con i gruppi idrossilici presenti nei 

materiali contenenti silicati, crea un trattamento idrofobico 

molecolare ancorato chimicamenle al supporto, impedendo così 

la risalita dell’acqua per capillarità nelle murature trattate. 

Prezzo 

unitario 

Totale 


all'interno delle murature, una barriera continua, 

"tipo peter cox" come sopra descritto cm 30 3,10 93,000 


Spese generali nella misura del 13% 12,090 



Prezzo di applicazione arrotondato euro/m 115,60 

Costo per ogni metro lineare (euro/m) di muratura a due teste (spessore circa 30 cm) 


Prezzo 

unitario 

Totale 


all'interno delle murature, una barriera continua, 

"tipo peter cox" come sopra descritto cm 30 3,10 46,500 


Spese generali nella misura del 13% 6,045 




Costo per ogni metro lineare (euro/m) di muratura a una testa (spessore circa 15 cm) 

n. 2-3/2005

Taglio meccanico antisismico 

II taglio meccanico (detto anche tagliamuro) consiste nel 

creare un distacco su tutta la sezione tra fondazioni e muro 

stesso. Normalmente, il taglio viene effettuato con una sega 

meccanica; nella fessura creata viene inserito del materiale 

impermeabile che consiste, normalmente, in fogli di plastica, 

bituminosi o lastre di piombo. Questo sistema pur essendo 

poco costoso ha alcuni gravi limiti. Anzitutto, può essere applicato 

solo su muri in mattone o tufo di spessore non superiore a 

50 cm. Sono da escludere interventi su muri misti, di sasso, a 

sacco ecc. e tutti muri di spessore oltre 50 cm. Inoltre, l’intervento 

pone gravi problemi di statica nell’edificio. Altre limitazioni 

a questo tipo di intervento,sono le zone intorno agli 

impianti (elettricità, gas, acqua, scarichi ecc.), dove non si può 

tagliare non avendo, quindi, soluzione di continuità. Pertanto, 

in queste zone l’umidità può continuare a risalire. Il taglio meccanico 

è il sistema tradizionale forse ancora oggi più usato. 

Occorre, comunque, precisare che il semplice taglio della 

muratura e successivo inserimento di fogli di vetroresina o 

PVC liscio è vietato nelle zone sismiche in quanto compromette 

la staticità delle murature stesse. 

Il procedimento e il materiale che riteniamo tra i più validi 

è quello di seguito descritto. 

Sistema Umiblok 

Barriera contro l’umidità ascendente per qualsiasi tipo di 

muratura non compromettente la staticità delle murature stesse. 

È costituita da elementi in PVC immaschiati e con alette di particolare 

conformazione (figura2). Le caratteristiche peculiari 

dell’intervento sono: la tipologia del taglio della muratura, la 

garanzia di una barriera impermeabile in continuo la saturazione 

del taglio con malte speciali, il non compromettere i parametri 

di resistenza della muratura (riquadro 1). 

n. 2-3/2005 

fig. 2 - Elementi in PVC maschio-femmina 

di particolare conformazione 

Deumidificazione elettrofisica delle murature 

La tecnologia KalibraDRY® è una tecnologia innovativa 

per eliminare l’umidità di risalita, non è invasiva, non distruttiva 

senza elettrodi né fili nelle murature. Elimina definitivamente 

l’umidità di risalita capillare in tutti i tipi di strutture, 

storiche, architettoniche, ville ed edifici pubblici, condomini, 

scuole ecc.. il tutto senza toccare nulla, ossia senza interventi 

murari distruttivi, senza annegare elettrodi nelle murature, 


Tipologia del taglio della muratura 

Avanzamento molto contenuto del taglio con un 

minimo di 20 cm grazie alla misura delle bande del profilato 

di cm 9,5. L’avanzamento del taglio meccanico 

interessa tutto lo spessore della muratura mentre, per 

quanto riguarda la direzione longitudinale della stessa, 

l’avanzamento viene valutato in funzione dei tipo di 

muratura da risanare. Se la qualità della muratura è scarsa, 

oppure ci si trova in presenza di mattoni legati con 

terra cruda, o addirittura in presenza di ciottolame impastato 

con malte molto deteriorate, l’avanzamento ridotto 

al minimo (20 cm circa) è un ottima soluzione per conservare 

integro l’esistente senza provocare lesioni locali, 

assestamenti complessivi e addirittura crollo di porzioni 

di muratura. Il procedere con un avanzamento dei taglio 

meccanico molto ridotto è reso possibile dalle bande del 

profilato UMIBLOK che misurano 9,5 cm in sviluppo longitudinale. 

Garanzia di una barriera impermeabile 

in continuo 

Formazione di una particolare barriera impermeabile 

in continuo a tenuta per la larghezza e la lunghezza desiderata. 

Garanzia di un sistema sotto il controllo visivo 

dell’operatore. Le bande del profilato si agganciano fra 

di loro formando una base impermeabile in continuo, a 

tenuta per tutta la larghezza e la lunghezza desiderata. La 

semplicità degli innesti fra i vari componenti permettendo 

di controllare facilmente la continuità della barriera: 

il controllo visivo dell’operatore è sufficiente quindi per 

verificare la qualità per tutto lo sviluppo realizzato. La 

giunzione fra gli elementi UMIBLOK ha dato nel tempo dei 

buoni risultati. La particolare conformazione di immaschiamento 

adottato rende particolarmente agevole la 

posa in opera anche con avanzamenti molto contenuti e 

inoltre si è dimostrato capace di contrastare efficacemente 

la forma della risalita capillare dell’umidità. Sono state 

portate a termine varie prove di laboratorio che dimostrano 

che la conformazione geometrica adottata per 

questa giunzione (con la forma ad U risvoltato e a cilindro 

debitamente contrastanti a pressione) impedisce la 

risalita capillare dell’acqua. In questo modo si forma una 

efficace base impermeabile in continuo. 

Saturazione del taglio con malte speciali - assenza 

di assestamenti 

Riempimento del taglio con malta espansiva per evitare 

assestamenti e successive cavillature nella muratura 

(additivo tipo: Dilacon - ANIC). 

Non compromette i parametri di resistenza della 

muratura 

La particolare conformazione del profilato insieme 

alle particolari malte di riempimento utilizzate, non compromette 

i parametri di resistenza statica della muratura. 

Riquadro 1 - Sistema Umiblok: 

caratteristiche peculiari dell’intervento 

193

194 


1Taglio meccanico della muratura per tutto lo spessore. 

senza tagli nelle strutture né interventi strutturali di alcun 

tipo. L’acqua è una delle poche cose che riesce a vincere la 

forza di gravità, e ciò è dovuto essenzialmente al fenomeno 

fisico della capillarità. L’acqua risale nelle murature attraverso 

il movimento delle sue molecole nei sottili capillari interni 

ai materiali di costruzione, questo in parte a causa del campo 

magnetico terrestre, e in parte per le scariche elettriche tra lo 

strato limite dei capillari e le molecole dell’acqua; questa 

carica è anche indicata come corrente potenziale o resistenza 

potenziale. 

Descrizione e funzionamento 

Si trattò di una piccola apparecchiatura (dimensioni 

simili a una scatola di scarpe) ali-mentata semplicemente a 

220 v, con un assorbimento di soli 2 w (consumo in un 

anno circa 3 euro) (figura 3), che genera delle debolissime 

onde elettromagnetiche biocompalibili. Questo campo elettromagnetico 

disturba il campo elettrico ingenerato attorno 

alla molecola dell’acqua e crea di fatto un effetto slegante 

(figura 4). 

Le molecole dell’acqua cosi liberate possono, quindi, 

defluire dagli stessi capillari per forza di gravità al terreno 

o evaporare dalla vicina superficie, se questa rende possibile 

la traspirazione all’ambiente circostante. Questa appa- 

FASI OPERATIVE 

2Lavaggio con spruzzatura di acqua per eliminare i residui 

all'interno del taglio 

3Iniezione di miscela cementizia a completa saturazione 

Inserimento del profilato coestruso Umiblok S, nel taglio. 

del taglio, eseguita con pompa. 4 

recchiatura è assolutamente innocua. 

Le deboli onde elettromagnetiche che genera sono assolutamente 

biocompatibili e non dannose per l’uomo, come 

da certificazione rilasciata dal Laboratorio Cermet di Bologna. 

La loro intensità è addirittura inferiore al normale 

impianto elettrico di casa. 

Nessun genere di effetti lesivi per la salute. Cardiostimolatori, 

apparecchiature elettroniche sofisticate, come per 

esempio computer o strumentazioni tecniche similari, non 

sono influenzati dal procedimento. Il raggio d’azione è di 

circa 15 metri in senso sferico, ossia una grande sfera dal 

diametro di 30 metri (figura 5). Si immagini, quindi, una 

enorme sfera virtuale tridimensionale, che in planimetria 

riesce a coprire oltre 500 m?. 

Tutto quello che viene racchiuso all’interno di questa 

grande sfera subisce il processo di deumidificazione di cui 

si parlava prima, coinvolgendo anche muri divisori di qualsiasi 

spessore, pilastri, muri portanti anche enormi, pavimenti 

e arrivando anche al di sotto delle fondazioni, senza 

tuttavia alterare la composizione del terreno. Diciamo che 

l’acqua viene ricacciata nel terreno sottostante efino a 

quando si troverà opposta l’azione della nostra macchina, 

per un principio fisico non potrà più risalire. 

n. 2-3/2005

fig 3 - Apparecchio per la deumidificazione elettrofisica 

Quanto dura il procedimento? 

A seconda del tipo di materiale, si hanno risultati molto 

evidenti già dalla 6/8 settimana, raggiungendo valori idonei 

a definire una struttura asciutta in un tempo massimo di 24 

mesi. In rari casi molto complessi si è raggiunto il risultato 

prefissato entro i 36 mesi. 

Referenze 

Le referenze sono centinaia in Italia, anche su siti prestigiosi 

come Palazzo TE a Mantova o la Basilica di S. 

Ambrogio a Milano, e anche in Europa. In quasi tutti i siti 

dove sono state installate le apparecchiature è stato sempre 

eliminato o comunque molto ridotto il problema dell’umidità 

da risalita capillare. 

Come si fanno le misurazioni dell’umidità 

Normalmente le misurazione dell’umidità, e le conseguenti 

verifiche sulle diminuzioni, sono affidate a Istituti o 

Enti legalmente riconosciuti che effettuano le misurazioni 

fig 4 - II campo elettromagnetico, generato dall’apparecchiatura, 

crea di fatto un effetto slegante 

n. 2-3/2005 


tramite l’unico sistema riconosciuto legalmente anche dal 

CNR - ICR ossia le prove gravimetriche e, all’occorrenza, 

anche le termografie. 

Le ditte di grande serietà, se non si raggiungono i risultati 

previsti per una struttura definita sana e asciutta, entro 

il termine massimo di 36 mesi, rimborsano totalmente le 

spese di acquisto delle apparecchiature. In ogni caso la 

garanzia integrale è prevista per i primi 3 anni. Dopo, un 

modesto canone annuo di soli 96 euro da diritto alla garanzia 

a vita. 

fig 5 - Raggio d’azione 

Costi e vantaggi 

I costi sono assolutamente inferiori a interventi di tipo 

tradizionale, che, comunque, dopo qualche anno, ripropongono 

il problema. Infatti, tranne qualche miracolo, non 

possiamo “sollevare l’edificio”, isolarlo definitivamente e 

rimetterlo al suo posto. Con questa apparecchiatura, si ha la 

certezza dei risultati, non bisogna chiudere al pubblico per 

lavori edili le strutture da deumidificare, non si sporca e 

rompe nulla e, in ogni caso, si tratta di un intervento assolutamente 

reversibile (per l’applicazione bastano 4 tasselli 

fischer). 

Principio di funzionamento 

Il sistema SKM è basato essenzialmente sul principio 

fisico delle forze elettromagnetiche che nascono per l’interazione 

tra il campo elettromagnetico induttore prodotto 

dal nostro strumento e quello indotto sulla muratura prodotto 

nelle molecole dell’acqua considerate come dipoli 

elettrici e magnetici. Più precisamente: 

- dal punto di vista magnetico, quando si viene a formare 

un campo magnetico esterno, il campo indotto prodotto 

sulla molecola produrrà uno spostamento del suo dipolo 

concorde o discorde al campo magnetico induttore a secondo 

del tipo di sostanza cui è composta la molecola. Essendo 

l’acqua classificata tra le sostanze diamagnetiche, queste 

godono della proprietà di essere respinte in zone in cui il 

195

196 


campo magnetico induttore è più debole poiché la loro 

debole magnetizzazione ha verso opposto a quella del campo 

magnetico esterno. Nasce quindi una modesta forza di 

repulsione, che induce la molecola dell’acqua (dipolo) a 

opporsi alla direzione del campo magnetico induttore e 

quindi la spinge verso il terreno; 

- dal punto di vista elettrico, ricordando che l’acqua - a 

causa della sua natura dipolare - sarà sempre attratta, all’interno 

di un campo elettrico, dal polo negativo, ossia sarà 

diretta dal polo positivo (muratura ad altezza h) al polo 

negativo (terreno a potenziale zero), immersa nel campo 

elettrico indotto, sarà trascinata verso il terreno; 

- dal punto di vista energetico, essendo il campo elettrico 

variabile, lo sarà anche quello indotto sul dipolo elettrico 

dell’acqua. Ciò produrrà una vibrazione ordinata delle 

molecole, che incrementando l’agitazione termica molecolare, 

produrrà una ulteriore energia cinetica, che verrà, a 

sua volta, dissipata in calore, per incrementato attrito tra le 

molecole, contribuendo quindi, in ultima analisi, alla evaporazione 

dell’acqua nella muratura. 

Il procedimento 

Il procedimento nasce dagli studi e dalle sperimentazioni 

condotte al fine di eliminare la formazione dell’umidità 

di risalita e di conseguenza impedire il progressivo deterioramento 

delle murature. 

L’ingresso e la diffusione di questo tipo di umidità è 

dovuto essenzialmente al fenomeno fisico della capillarità. 

Possiamo indicare con questo termine un fenomeno che si 

manifesta in modo inverso rispetto alla legge di gravità. 

Secondo questa legge, infatti, il liquido contenuto in due 

vasi comunicanti rimane allo stesso livello; quando uno dei 

due vasi ha dimensioni minime, delle anche capillari, ciò 

non si verifica ma il liquido sale nel vaso più stretto, tanto 

più alto quanto più è piccola la sua sezione. 

L’altezza di risalita dell’acqua, quindi, è inversamente 

proporzionale al diametro dei pori del materiale da costruzione 

usato. 

Il contenuto dell’acqua trattenuta per capillarità può 

raggiungere e superare, in materiali molto igroscopici, 

come le malte e la maggioranza dei materiali da costruzione, 

il 30% del volume. Per ogni metro cubo di muratura è, 

dunque, possibile che vengano trattenuti anche 300 kg di 

acqua. Nella pratica si riscontra comunque che la forza di 

capillarità aumenta leggermente in presenza di temperature 

più basse, e aumenta in modo più evidente in presenza di 

sali. Queste indicazioni spiegano la diversa capacità di risalita 

capillare che si può riscontrare in un edificio costruito 

con gli stessi materiali perché influenzato dal terreno e dall’esposizione. 

L’umidità risale nelle murature attraverso il movimento 

delle molecole dell’acqua nei sottili capillari interni ai 

materiali di costruzione, questo in parte a causa del campo 

magnetico terrestre, e in parte per le scariche elettriche tra 

lo strato limite dei capillari e le molecole dell’acqua, questa 

carica è anche indicata come corrente potenziale o resistenza 

potenziale. 

La tecnologia di deumidificazione KalibraDRY* genera 

un debole campo elettromagnetico che disturbando il campo 

elettrico ingenerato attorno alla molecola dell’acqua 

crea un effetto slegante. 

Le molecole dell’acqua cosi liberate possono, quindi, 

defluire dagli stessi capillari per forza di gravita al terreno 

o evaporare dala vicina superficie, se questa rende possibile 

la traspirazione all’ambiente circostante. 

Tramite opportuni circuiti, collocati in una piccola 

apparecchiatura direttamente sull’opera in muratura, si attiva 

un processo completo di deumidificazione (trasporto 

d’acqua verso il terreno). 

Le condizioni necessarie perché si verifichi tale effetto 

sono: 

- il mantenimento di un campo elettromagnetico indotto 

interagente con i dipoli dell’acqua, localizzata nel terreno e 

nell’opera muraria; 

- una configurazione hardware che abiliti l’apparecchio 

ad alimentare il campo richiesto; 

- la non presenza di alcun effetto schermo che agisce sul 

lavoro in muratura da deumidificare e che lo protegge da 

onde elettromagnetiche (del tipo a gabbia di Faraday). 

L’apparecchio, installato preferibilmente all’interno dell’edificio 

e possibilmente al di sopra del livello massimo di 

umidità visibile, permette la deumidificazione di tutta la 

struttura. comprese le pareti interne e le pavimentazioni a 

contatto con il terreno, rientrante nel campo di azione, a 

livello sferico, dell’apparecchio stesso. 

L’evolversi del processo di deumidificazione, costituito 

dalla diminuzione percentuale dell’umidità contenuta nell’opera 

muraria, è verificato tramite misurazioni effettuate 

con il metodo CM (del carburo di calcio). 

I risultati ottenuti sono registrati in una scheda a rapporto 

di misurazione, e i rispettivi risultati annotati e riportali 

in misure su data sheet (tabulati). Prima misurazione: 

durante o dopo l’installazione del sistema; misurazione di 

controllo; dopo 4-6 settimane, poi a intervalli di circa 6 

mesi o secondo necessità. 

Eccezioni 

I fenomeni di seguito descritti possono alterare l’effetto 

di deumidificazione: 

- l’umidità è causata da acqua che arriva dall’esterno 

(acqua che esercita una pressione). In questo caso, il problema 

è costituito esclusivamente e soltanto dai punti stessi 

su cui agisce il flusso e non dalla muratura posta al di 

sopra: 

- la diminuzione dell’umidità può essere disturbala e 

ritardata da ostacoli di costruzione esistenti (quali per 

esempio infiltrazioni di acido silicico nel materiale di 

riporto, nelle piastre di struttura ecc.): 

- porzioni di muratura rinforzati con eccessivo ferro 

risultano tali da costituire una gabbia di Faraday che ostacolerebbe, 

certamente, la trasmissione delle onde elettromagnetiche; 

- i sali depositatisi nell’intonaco (efflorescenza) hanno 

effetto igroscopico e quindi in presenza di forte umidità 

atmosferica l’intonaco appare sempre bagnato. 

Rendimento 

Con l’applicazione del metodo, si può co-statare, in un 

periodo medio di 6 settimane, una diminuzione d’umidità, 

misurata in proporzione di percentuale di peso, di circa il 

n. 2-3/2005

20%-50%. In funzione del tipo di materiale con cui è stata 

realizzala l’opera muraria, si è rilevata, statisticamente, una 

diminuzione di umidità pari a: 

Pietra di estrazione naturale dopo 6 settimane circa 20,1% 

Arenaria dopo 6 settimane circa 51,2% 

Mattone regolare dopo 6 settimane circa 44,7% 

Nelle settimane e nei mesi successivi, il processo continuerà 

più lentamente fino alla totale deumidificazione, per 

un periodo variabile da alcuni mesi fino a 2/3 anni, nei casi 

più complessi. 

I muri sono classificati: 

- secchi, se contengono un tasso d’umidità dall’1 al 

2,5%; 

- umidi, con umidità tra il 2,5 e il 5%; 

- bagnati, con umidità superiore al 5%. 

Per il funzionamento della tecnologia di deumidificazione 

l’apparecchio necessita un consumo di energia elettrica 

pari a circa 2 watt, equivalenti a pochi euro l’anno. 

Il campo elettromagnetico ingenerato è così debole che 

solo un sensibilissimo e moderno strumento di rilevazione 

riesce ad evidenziarlo, e secondo quanto dimostrato dalle 

certificazioni, può agire efficacemente sulle murature senza 

danneggiare assolutamente la salute di persone o animali. 

Campo d’azione 

Il procedimento può essere utilizzato, senza alcuna limitazione, 

con tutti i materiali da costruzione, per esempio pietrame, 

mattoni, tufo, muratura mista e, spesso, anche cemento 

armato. 

In un edificio viene deumidificato ciò che si trova all’interno 

del raggio di azione dell’apparecchio, senza nessuna 

conseguenza per quanto rimane al di fuori, pareti esterne, 

pareti divisorie interne e persino i pavimenti degli ambienti a 

contatto con il terreno. 

È opportuno rimuovere tutte le superfici di intonaco che 

risultano molto impregnate di sali, in quanto sono fonte di 

umidità igroscopica. 

Le tappezzerie fortemente inumidite non asciugano, sempre, 

contemporaneamente all’opera muraria e pertanto devono 

essere cambiate. 

Per attivare l’impianto è sufficiente il semplice collegamento 

a una presa di corrente elettrica, predisposta vicino 

all’apparecchio. 

Ogni apparecchio è controllato dal produttore sulla sicurezza 

di funzionamento, viene installato da personale specializzato 

e successivamente non necessita di alcuna manutenzione. 

La dimostrazione del corretto funzionamento dell’apparecchio 

si ottiene tramite la periodica misurazione della percentuale 

di umidità, per verificarne la corrispondenza agli 

standard dei materiali da costruzione impiegati. 

Vantaggi del procedimento-elettronico 

Privo di ogni tipo di effetto distruttivo per l’opera muraria, 

in quanto non necessita di: 

- nessuno taglio; 

1 Nell’analisi non è compresa la reintonacatura ed eventuali altre rifiniture tipo tinteggiatura. 

n. 2-3/2005 


- nessuno scavo; 

- nessuna vibrazione sulle fondamenta, come si verifica 

per l’inserimento di piastre di vario genere; 

- nessuno intervento chimico; quindi notevolmente vantaggioso, 

anche per i costruttori, rispetto alle tecniche fino ad 

ora conosciute. 

L’applicazione della tecnologia avviene, esclusivamente, 

tramite specialisti parti-colarmente addestrati. 

Nell’importo della tecnologia sono comprese le seguenti 

prestazioni: 

- studio dell’edificio; 

- misurazione della percentuale di umidità prima dell’installazione 

dell’apparecchio; 

- misurazioni dopo l’installazione dell’apparecchio. 

La prova sull’efficacia del metodo è fornita dai verbali di 

misurazione che, dimostrando la progressiva deumidificazione, 

permettono al cliente di controllare in quanto tempo viene 

raggiunto l’obiettivo. 

Il produttore garantisce, entro 8 anni, una riduzione di 

umidità nelle murature degli ambienti fuori terra fino a raggiungere 

i valori normali di circa 2,5/3,5% di umidità residua, 

e negli ambienti sotterranei di circa 3,5% di umidità residua. 

Questi valori si riferiscono all’umidità ascendente nelle 

murature, in presenza di una adeguata ventilazione! 

La tecnologia è garantita illimitatamente, così pure gli 

apparecchi, basta un piccolo canone di manutenzione annuo 

di 96 euro che comprende anche una visita annuale di verifica 

della tecnologia. 

Perplessità 

Per tutte le tecnologie e metodologie ci sono sempre 

coloro che nutrono perplessità per questo o quel sistema. 

Queste che chiamiamo “perplessità” sono a nostro avviso 

positive, in quanto dimostrano che il perito o lo specialista, 

che non conosce bene quella determinata tecnica e che non 

l’ha sperimentata personalmente, è molto professionale. 

Dovrà cercare quindi di documentarsi in modo approfondito 

ed eventualmente visionare alcune applicazioni già eseguite 

(almeno da 2 anni). 

Detto ciò riteniamo utile e doveroso segnalare alcune 

osservazioni di coloro che nutrono delle perplessità su questo 

metodo: «questo sistema funziona bene in laboratorio, 

pone, però, alcuni problemi in cantiere in quanto, ogni edificio, 

a parte le carica naturale di elettricità, è anche soggetto a 

correnti vaganti, che sono, normalmente, superiori a quelle 

usate per il funzionamento del sistema, che viene quindi 

neutralizzato: da varie prove fatte sembra che il sistema riduca 

in parte l’umidità nelle murature, ma non la elimini completamente”. 

Analisi dei costi 

Risanamento delle murature - tagliamuro 1 

Risanamento totale di una parete in muratura degradata 

da umidità ascendente mediante taglio meccanico della 

muratura medesima ed inserimento di elementi profilati in 

PVC nervati con alette, con successiva saturazione del taglio 

con malta pronta all’uso, antiritiro, ad alta resistenza, per 

ripristini e ancoraggi. 

197

198 



Prezzo 

unitario 

Totale 

Taglio della muratura 

Operaio specializzato di 4° livello h 0,2000 21,278 4,256 

Usura degli utensili da taglio: lama, nastro ecc. 

Pulizia del taglio a mezzo getto d’acqua 

a stima 8,563 

Operaio qualificato di 2° livello h 0,0306 19,315 0,591 

Isolante “umiblok antisismico” in profilati di PVC m2 Taglio e inserimento dell’isolante “umiblok” 

0,3400 52,591 17,881 


Operaio specializzato di 3° livello 

Saturazione del taglio con malta pronta all’uso 

h 0,0833 20,245 1,686 

Malta pronto all’uso “concrete rock vf” 

Pulizia e stuccatura del taglio 

kg 6,3000 0,578 3,644 


Malta pronto all’uso “concrete rock vf” kg 0,5000 0,578 0,289 




5,088 



Costo per ogni metro lineare (euro/m) di muratura a due teste (spessore circa 30 cm) 


Prezzo 

unitario 

Totale 

Taglio della muratura 


Usura degli utensili da taglio: lama, nastro ecc. 

Pulizia del taglio a mezzo getto d’acqua 

a stima 6,151 

Operaio qualificato di 2° livello h 0,1166 19,315 0,321 

Isolante “umiblok antisismico” in profilati di PVC m2 Taglio e inserimento dell’isolante “umiblok” 

0,1900 52,591 9,992 


Operaio specializzato di 3° livello 

Saturazione del taglio con malta pronta all’uso 

h 0,0686 20,245 1,389 

Malta pronto all’uso “concrete rock vf” 

Pulizia e stuccatura del taglio 

kg 3,3000 0,578 1,907 


Malta pronto all’uso “concrete rock vf” kg 0,5000 0,578 0,289 




3,192 



Costo per ogni metro lineare (euro/m) di muratura a una testa (spessore circa 15 cm) 


n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 


MIGLIORE ISOLAMENTO TERMICO 

MAGGIORE RISPARMIO ENERGETICO 

Il “sesto carburante”; ossia il risparmio energetico 

ottenibile mediante un migliore isolamento termico 

in edilizia, costituisce potenzialmente il maggior 

fattore di risparmi. Dalla Danimarca una lezione di 

connubio tra ricerca industriale avanzata, culto per 

l’ambiente e grande espressione architettonica 

Introduzione 

Oggi il 90% circa dell’approvvigionamento energetico 

mondiale proviene da fonti non rinnovabili: petrolio, carbone, 

gas naturale, uranio. Le fonti rinnovabili, compresa la biomassa, 

restano penultime nella graduatoria dell’utilizzo energetico. 

I combustibili fossili a buon mercato costituiscono ancora oggi 

il fulcro dell’energetica della società moderna. Il potere decisionale 

in materia di approvvigionamento e strategia di prezzi 

dell’energia si concentra in un numero sempre minore di mani 

e spesso in regioni politicamente instabili. L’uso inefficiente 

dei combustibili fossili mette a rischio l’approvvigionamento 

energetico e la qualità della nostra vita. Inoltre contribuisce ai 

problemi di inquinamento dell’aria e alle emissioni di gas serra. 

Per quanto a molti possa apparire sorprendente, la più ampia 

fonte di energia non è il petrolio, ma il risparmio energetico. Il 

“sesto carburante” (dopo petrolio, carbone, gasnaturale, uranio 

e biomassa) - ossia il risparmio energetico ottenibile mediante 

un migliore isolamento termico in edilizia- costituisce potenzialmente 

il maggior fattore di risparmio in questo senso. Il 

“sesto carburante” è economico, pulito e soprattutto sostenibile. 

Migliora la qualità della vita e il comfort abitativo. Crea 

posti di lavoro. È tecnologicamente più che collaudato e non 

richiede ricerche ad altissima tecnologia. 

Ma la cosa più importante è che il “sesto carburante” costituisce 

una risorsa praticamente non sfruttata. 

Gli edifici sono i consumatori energetici più voraci. La 

direttiva europea. 

Gli edifici sono i maggiori consumatori di energia, responsabili 

di oltre il 40% dell’utilizzo energetico nell’Unione europea. 

Riscaldamento, raffreddamento e condizionamento costituiscono 

le principali cause dell’inefficienza nell’utilizzo energetico. 

Esiste quindi un ampio potenziale di risparmio energetico 

ancora non sfruttato. Oggi è possibile costruire una casa 

“passiva” qualitativamente perfetta ed economicamente 

abbordabile, che impiega il 90% di energia in meno rispetto 

alla casa media europea - e l’80% di energia in meno rispetto 

alla moderna casa costruita secondo i vigenti regolamenti edilizi 

europei. Inoltre il costo di costruzione di una casa “passiva” 

ben coibentata, ripartito sul ciclo di vita, è relativamente basso. 

La direttiva 2002/91 fissa le performance energetiche delle 

nuove costruzioni e dei vecchi edifici con superficie superiore 

di Attilio Carotti e Maria Elena Carotti 

ai 1000 m 2 nel momento in cui questi vengano ristrutturati. E 

particolarmente utile stabilire: 

- l’impatto della direttiva sulle emissioni di CO 2 

- l’impatto dell’eventuale estensione della direttiva agli edifici 

esistenti aventi superficie inferiore ai 1000 m 2 

- valutare come può essere ridotto il consumo energetico 

per il raffrescamento nelle regioni a climi caldi del sud Europa; 

La tabella che segue ricapitola il potenziale tecnico se le 

misure della direttiva fossero applicate a tutte le tipologie 

costruttive esistenti: 

- con l’applicazione della direttiva si avrebbe una riduzione 

di emissioni di CO2 pari a 82 Mt/a; 

- questo potenziale può essere aumentato di 69 Mt/a se la 

direttiva fosse applicata a tutti gli edifici esistenti multifamiliari 

e non residenziali (direttiva estesa agli edifici > 200 

- estendendo la direttiva indistintamente a tutti gli edifici il 

potenziale aumenterebbe di altre 316 Mt/a. 

I vecchi stabili sono i maggiori responsabili dello spreco di 

energia. Per esempio i dati del rapporto di verifica energetica 

promossa dalle istituzioni danesi mostrano che 3 proprietari di 

immobili su 4 potrebbero risparmiare parecchio danaro coibentando 

adeguatamente, e rendendo più efficienti, da un punto di 

vista energetico, le proprie abitazioni. 

Nel corso degli ultimi due decenni, l’ente europeo EURI- 

MA (European Insulation Manufactures Association) ha analizzato 

e confrontato lo sviluppo degli standard d’isolamento termico 

in nuovi edifici di vari paesi europei ed extra europei 

(concentrandosi sullo spessore in mm dell’isolamento con lane 

minerali, progettato e usato nelle nuove costruzioni, fig. 1) 

ottenendo sorprendenti conclusioni in termini di attuali sprechi 

energetici in edilizia e, dualmente, di enormi potenzialità di 

possibili risparmi futuri quando la citata direttiva verrà (dal 

2006) recepita dalle Norrnative nazionali. 

Oltre a creare prodotti che rispettano l’ambiente e permettono 

di risparmiare energia, i maggiori produttori di pannelli isolanti 

in lana di roccia hanno voluto assicurarsi che anche i propri 

impianti fossero più che efficienti: un caso esemplare - che 

dovremmo assumere a guida di comportamento - ci viene dal 

danese Gruppo Rockwool, nato nel 1937 e diventato nel corso 

degli anni il più grande produttore mondiale di lana di roccia, 

con uffici commerciali e partner in tutto il mondo e 7.000 

dipendenti in 21 stabilimenti produttivi. 

Ci sembra molto interessante dedicare ora qualche attenzione 

alle attività di questo gruppo leader. 

Nel 2003 le sue valutazioni e strategie relative al ciclo di 

vita utile dei propri prodotti (Life Cycle 

Assessment - LCA) hanno ottenuto un riconoscimento 

scientifico internazionale. 

Le sistematiche analisi condotte documentano il contributo 

positivo globale dell’isolamento in lana di roccia nei confronti 

della protezione dell’ambiente (in fig. 2 la “materia prima”). 

199

200 


Emissioni di CO 2 risparmiata [Mt] Clima freddo Clima moderato Clima caldo EU - 15 

Potenziale tecnico 

Direttiva 2 68 12 82 

Direttiva estesa > 200 m 2 5 118 29 151 

Direttiva estesa a tutti gli edifici 14 319 65 398 

Potenziale aggiuntivo 

Direttiva estesa > 200 m 2 3 50 17 69 

Direttiva estesa a tutti gli edifici 12 251 53 316 

Infatti l’unico impatto ambientale negativo che si ha nel 

corso della produzione dei materiali isolanti è di norma inferiore 

all’ 1% del beneficio ambientale che deriva dal loro uso. 

Gli sforzi ambientali del Gruppo Rockwool sono stati premiati, 

anche nel 2003, con un Green Award, come “Leader of 

Ecology”, prima impresa commerciale ad aggiudicarsi per ben 

due volte l’ambito premio. 

Il bilancio ambientale delle attività del Gruppo è stato ulteriormente 

migliorato anche attraverso altri sforzi, non ultimo 

l’adeguamento agli standard ambientali Rockwool delle fabbriche 

acquisite più di recente in vari Paesi; tali standard nella 

maggior parte dei casi risultano superiori ai requisiti posti dalla 

legislazione locale. 

Vale dunque la pena di osservare più da vicino il modo di 

operare di una nazione e di gruppi industriali che sono leader di 

settore, modo di operare che piacerebbe vedere esteso anche ad 

aziende di casa nostra: nel prossimo paragrafo un breve inquadramento 

degli standard “ecohaus” che ci vengono dal nord 

Europa e poi nuovamente in Danimarca per una analisi delle 

attività di ricerca avanzata in questo settore, estremamente promettente, 

del risparmio energetico in edilizia. 

Lana di roccia e grande architettura. 

Un criterio per classificare gli edifici dal punto di vista termico 

è quello di definire uno “standard energetico” caratteristico 

dell’edificio stesso. Come tale possiamo assumere il consumo 

energetico annuale a metro quadrato di superficie abitabile 

riscaldata (kWh/m 2 a) 

L’energia a cui ci si riferisce qui è principalmente quella 

consumata per il riscaldamento invernale. 

Si possono distinguere varie classi di standard energetici: 

- edifici convenzionali che non sono ancora adeguati alle 

normative sul risparmio energetico, 

- edifici convenzionali che corrispondono a tali normative 

(L. 10/1991), 

- edifici a basso consumo energetico, 

- edifici passivi, 

- edifici a consumo energetico zero. 

fig 1 - Spessore isolante delle pareti - Europa 2001 (fonte del materiale: EURIMA, www.eurima.org) 

n. 2-3/2005

n. 2-3/2005 

fig 2 - La “materia prima” 

I cosiddetti edifici passivi in cui la tecnologia del risparmio 

energetico è portata a livelli molto elevati, sono caratterizzati da 

perdite di calore così basse che il calore “gratuito” fornito dagli 

apporti solari (attraverso finestre e vetrate esposte a sud) e quello, 

altrettanto “gratuito”, prodotto e recuperato da sorgenti interne 

(persone, apparecchiature, macchinari, illuminazione artificiale) 

può coprire quasi tutta l’energia necessaria per il riscaldamento 

invernale. Il fabbisogno energetico residuo da coprire è 

inferiore ai 15 kWh/(m 2 a). 

Questo standard energetico permette di rinunciare a un convenzionale 

impianto di riscaldamento e, se necessario, di coprire 

il fabbisogno energetico residuo mediante una pompa di calore. 

Come accennato, è al nord Europa che dobbiamo nuovamente 

tornare a dare uno sguardo per cogliere esempi significativi 

anche nel settore della ricerca avanzata. 

Un chiaro esempio ci viene nuovamente dalla Danimarca 

dove Rockwool è anche leader per capacità di ricerca e sviluppo 

di prodotti e processi. 

La lana di roccia infatti oltre ad essere impiegata per la realizzazione 

di pannelli destinati all’isolamento termoacustico 

(fig. 3) e alla protezione al fuoco di edifici, impianti industriali, 

navi e piattaforme off-shore viene anche utilizzata per applicazioni 

più particolari, quali la realizzazione di controsoffitti, di 

pannelli per il controllo delle vibrazioni, di fibre speciali di 

rinforzo per materiali compositì nonché substrati per coltivazioni 

idroponiche. 

Un nuovo centro di ricerca è stato recentemente costruito 

per 130 impiegati del Gruppo. L’architetto progettista è Jens 

Arnfred Vandkunsten, e consulente tecnico è Erik K. Jorgensen. 

La superficie coperta totale è approssimativamente di 

4200m 2 e contiene un ambiente aperto per uffici e le sale di collaudo; 

è stato costruito esclusivamente con prodotti del Gruppo 

-pavimenti, soffitti, pareti, facciate e tetto. 

Per ogni metro quadro di costruzione è stata impiegata più di 

un metro cubo di lana di roccia al fine di mantenere calore, 

ridurre il riverbero, e rendere la struttura d’acciaio sicura in caso 

di incendio. L’edificio è stato inaugurato nell’estate del 2000. 

L’obiettivo era di generare 

una costruzione per uffici a basso consumo energetico con 

una buona qualità del disegno architettonico e una richiesta 

energetica per il riscaldamento pari ad 1/3 dei requisiti richiesti 

dalla normativa nazionale danese (circa 50 MJ/m 2 all’anno), 

una tra le più rigorose al mondo. Da questa descrizione introduttiva 

si potrebbe pensare che queste misure conducano ad una 

costruzione estremamente “chiusa”, con poche finestre. 

Con Building 2000 si è praticamente fatto l’opposto: il nuo- 


vo centro di ricerca ha finestre insolitamente grandi e un corpo 

di fabbrica insolitamente stretto. 

La costruzione porta letteralmente “un cappotto di lana di 

roccia”. 

L’edificio riceve un eccellente isolamento dall’involucro termico: 

la copertura è isolata con 500 millimetri di isolante per 

coperture, le facciate con pannelli da 450 mm, 250 millimetri di 

pannelli isolanti sotto i pavimenti, i serramenti finestra sono a 

bassa trasmittanza U = 0.85 W/m 2 K. 

I “ponti termici” sono stati minimizzati e l’involucro termico 

risulta essere chiuso ermeticamente con un tasso massimo di 

infìltrazione molto basso. 

Il consumo elettrico è mantenuto al minimo grazie ad un 

sistema di controllo automatico e la ventilazione naturale controllata 

è la fonte principale per il raffrescamento. 

fig 3 - Messa in opera 

Per concludere, sulla copertura sono installati pannelli solari 

per la produzione di acqua calda. Il basso consumo energetico 

per il riscaldamento è una parte dell’obiettivo principale atto a 

minimizzare l’impatto ambientale della costruzione. L’analisi 

del ciclo di vita dei materiali e il processo di costruzione hanno 

costituito la base per la scelta dei materiali. 

BIBLIOGRAFIA 

Eurima, L’importanza critica dell’isolamento degli edifici, 

2003; 

Ecofys: Mitigation of CO 2 Emissions from the Building Stock, 

febbraio 2004; 

Carotti A.(Editor), La Casa Passiva. Costruzione e Struttura. 

Progettazione. Adeguamento. Manuale di dettagli costruttivi. - 

Libreria Ed. CLUP, 2004 (Collana ‘Quaderni d Innovazione & Hi- 

Tech in Architettura ed Edilizia’) 

Rockwool Newsletter, Sviluppo sostenibile al World Summit, 

2004; 

Rockwool, Towards sustainable building solutions, 2002; 

Rockwool, The Rockwool International A/S low energy office 

building - Thermal envelope performance and indoor environment, 

2003; 

Ambiente www.rockwool.com/sw3341.asp www.rockwool.it/sw11773.asp 

Passivhouse - Building 2000 www.rockwool.com/sw3353.asp 

http://195.24.20.3/environment/buil-ding2k 

/fram e_set.htm 

«L’Ufficio Tecnico» 

201

202 

Vita professionale 

RICORDO DI PIERO BARGELLINI di Ivo Butini 

Commemorazione ufficiale del Senatore 

Piero Bargellini, geometra e Sindaco di 

Firenze, nel 25° anniversario della sua 

scomparsa 

Firenze-Palazzo Pitti. 14 marzo 2005 

Nel marzo 1980, prima in Piazza della Signoria e, pochi 

giorni più tardi, nel salone de' Dugento, popolo e Comune 

di Firenze dettero l'ultimo addio a Piero Bargellini, “un cattolico” 

fu ricordato, “senza tempeste, sicuro senz'ombra di 

dubbio”. 

Si legge, a questo proposito, nel capitolo dedicato a “Frontespizio” 

in “Pian dei Giullari”: “per i cattolici che vi scrivevano, 

la fede non doveva servire di scudo alla letteratura. 

Come cattolici partecipavano alla vita comune, ma come 

scrittori rispondevano personalmente dei propri meriti e 

demeriti”. 

Più avanti negli anni, Piero Bargellini avrebbe affrontato 

nella politica una verifica severa di questa convinzione. 

Tra i nostri strumenti culturali c'è la ricomposizione a posteriori 

della geometria degli eventi depurati delle loro originarie 

emozioni. 

Nella commemorazione che si tenne 25 anni fa nel salone 

de' Dugento le emozioni erano comprensibilmente più vive 

di quanto non possano esserlo oggi. 

Non mancarono, però, i richiami di significato politico 

accanto a quelli evocativi dell'alluvione del 1966. 

Il Sindaco del tempo, Elio Gabbuggiani, disse che l'esperienza 

di Piero Bargellini Sindaco non si poteva valutare 

usando i criteri che normalmente si usano per affrontare nel 

nostro Paese il tema delle maggioranze politiche. Riconobbe 

che la Giunta Bargellini non disponeva di un quadro 

politico sufficiente a sostenerla. 

Giova ricordare che nel decennio 1956-1966 Firenze fu 

amministrata per circa quattro anni e mezzo e da commissari 

prefettizi. Un tempo che copre quasi la metà del decennio. 

Una eccitazione febbrile caratterizzava i rapporti tra le forze 

politiche. 

Ho letto che Bargellini ammetteva di avere un caratteraccio, 

molto impulsivo. La situazione esigeva che Egli fosse un 

moderatore. 

Soccorrono qui due riferimenti di qualche importanza. 

Nel suo “Diario di Sindaco”, sotto la data del 29 luglio 

1966, Piero Bargellini racconta che qualche tempo addietro 

Mario Fabiani gli aveva detto: “Lei sarebbe il Sindaco ideale 

per Firenze, e sa perché? Perché è un signore”. 

L'espressione “è un signore” non ha riferimenti di censo 

quanto piuttosto di comportamento e di stile. Il comportamento 

e lo stile di Piero Bargellini furono il risultato d'una 

disciplina culturalmente sensibile e civilmente educata. 

Il secondo riferimento torna al Sindaco Gabbuggiani. 

Egli parlò d'un “certo qual distacco” che Bargellini seppe 

tenere sia nelle istituzioni sia nelle piazze. E questo gli consentì 

forse di essere l'interprete più autentico di Firenze nei 

momenti del dolore. Altri sottolineò il modo di tenere il suo 

ruolo, che gli permise di unificare la volontà di rinascita dei 

fiorentini. 

Tutti facemmo, se consentite, la nostra parte, ciascuno al 

suo livello di responsabilità e di operosa presenza. 

Piero Bargellini fu punto d'unità di sentimenti e d'azione. 

Così il giovane scrittore di “Frontespizio” diventato anziano 

onorò da Sindaco di Firenze l'antico impegno religioso e 

civile. 

Sull'esperienza di Piero Bargellini Sindaco non sono state 

ancora scritte pagine criticamente soddisfacenti. 

L'anno prossimo cade il 40° anniversario dell'alluvione di 

Firenze. 

Sarebbe l'occasione giusta per dare un giudizio maturo dell'esperienza 

breve e intensa di Piero Bargellini Sindaco. 

La vita cosiddetta pubblica di Piero Bargellini si concluse 

degnamente e meritatamente in Parlamento prima nel Senato 

della Repubblica e poi nella Camera dei Deputati. 

Anche qui con un'apparente sorpresa perché il celebrato 

scrittore fece parte, in Senato, della Commissione Lavori 

Pubblici e, nella Camera dei Deputati, della Commissione 

Trasporti. Sorpresa apparente perché Egli fu, oltreché maestro, 

geometra. 

Geometra come Carlo Betocchi e Nicola Lisi che, in gioventù, 

avevano scoperto insieme che il difficile è fare il solco 

dritto. 

On. Sindaco, Ella è Presidente dell'ANCI, un'associazione 

che esprime simbolicamente l'unità territoriale della Nazione. 

Ella, on. Presidente della Camera, presiede per norma costituzionale 

(63.2) le riunioni del Parlamento in seduta comune, 

sintesi della unitaria sovranità popolare. 

Credo che Piero Bargellini coglierebbe in pieno il significato 

della Vostra presenza, della quale sentitamente Vi ringrazio. 

In un suo recente discorso a Bologna (8 febbraio), on. Presidente 

della Camera dei Deputati, Ella parlò della persistenza 

di forme di dogmatismo e di strumentalità altrettanto 

pericolose della contrapposizione delle avvelenate ideologie 

del '900. Piero Bargellini conobbe e visse l'esperienza del 

'900. 

Ella disse anche di considerare sacrosanti principi la continuità 

e la collaborazione istituzionali. Per quanto conosco 

della vita pubblica di Piero Bargellini credo che Egli sentì 

questi principi. Mi auguro che quanti conobbero, ricordano 

e magari amano Piero Bargellini vogliano testimoniare la 

sua lezione civile e il suo personale servizio. 

«Il Geometra» 

n. 2-3/2005

Attività di categoria - Collegio Geometri di Cosenza

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