MRP e sue estensioni
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Gestione dei Sistemi Produttivi<br />
Material Requirements Planning e <strong>sue</strong><br />
<strong>estensioni</strong><br />
Ing. Lorenzo Tiacci<br />
1
L’assemblaggio/produzione multistadio<br />
Nei sistemi di assemblaggio/produzione multistadio di prodotti complessi, la domanda dei diversi<br />
componenti di un assemblato è determinata quando vengono schedulate le quantità di<br />
produzione degli assemblati stessi.<br />
In questo caso è necessario coordinare e prevedere il reperimento di un gran numero di parti.<br />
Per raggiungere un prodotto finito (in forma di assemblato di diversi componenti) è richiesto il<br />
passaggio attraverso diversi stadi di assemblaggio/produzione. Durante questi passaggi le<br />
scorte create possono essere:<br />
1. Materie prime<br />
2. Work-in-process da materie prime a componenti<br />
3. Componenti<br />
4. Work-in-process da componenti a sub-assemblati<br />
5. Sub-assemblati<br />
6. Work in process subassemblati-assemblati<br />
7. Assemblati<br />
La richiesta di ciascun componente è dettata dalla produzione programmata del successivo (più<br />
vicino verso il prodotto finito)
L’assemblaggio multistadio<br />
Anche una domanda relativamente poco variabile di prodotti finiti può generare picchi di domanda<br />
dei componenti.
Debolezze dei sistemi di riempimento<br />
tradizionali nell’assemblaggio/produzione<br />
multistadio<br />
I sistemi di riempimento cosidetti “tradizionali” consistono in regole decisionali che determinano la<br />
grandezza e il momento dell’ordine per diversi articoli come se la domanda di tali articoli<br />
fosse indipendente<br />
indipendente. indipendente<br />
Questo porta ai seguenti inconvenienti:<br />
1. Non c’è bisogno di previsioni statistiche delle richieste di componenti: una volta cnosciute le<br />
richieste dei prodotti finiti, quelle di tutti i componenti e sotto componenti sono determinate<br />
(domanda dipendente dipendente)<br />
dipendente<br />
2. Il dimensionamento delle scorte di sicurezza viene di solito fatto su una domanda variabile,<br />
ma non erratico, quale può risultare la domanda di un sottocomponente<br />
3. Nei sistemi tradizionali l’ordine copre la domanda per un certo numero di periodi. Nel caso<br />
di componenti però è facile che si verifichi una domanda in un periodo, e per i successivi<br />
periodi domande nulle. Se comunque si ordina una quantità elevata, si andrà incontro a<br />
costi di mantenimento a scorta elevati<br />
4. Quando diversi componenti sono necessari per uno stesso assemblato, le scorte di tali<br />
componenti non devono essere trattate separatemente. Ad esempio, se si dimensionano le<br />
scorte di ciascun componente di un assemblato (composto da 20 componenti) con un<br />
livello di servizio P 2 =95%, la probabilità che tutti i componenti siano presenti<br />
contemporaneamente sarà pari a (0.95) 20 =0.36, e cioè con il 64% di probabilità mancherà<br />
almeno un componente e non si potrà procedere all’assembalggio.
• L’<strong>MRP</strong> (Materials Requirements<br />
Planning) non è stato sviluppato<br />
senza tener conto di vincoli sulla<br />
capacità<br />
• Il “Closed Loop” <strong>MRP</strong> è un<br />
miglioramento che prevede un<br />
procedimento iterativo (trial and<br />
error) per rispettare i vincoli di<br />
capacità, anche perché in ambiente<br />
multiprodotto e assemblaggio è<br />
difficile stabilire il collo di bottiglia<br />
• L’<strong>MRP</strong> II (Manufacturing Resources<br />
Planning) cosidera i vincoli di<br />
capacità e contiene una caratteristica<br />
aggiuntiva di convertire gli output di<br />
programmazioni in output finanziari<br />
• L’<strong>MRP</strong> prende il MPS, esplode le<br />
quantità aggregate, ed esegue la<br />
pianificazione (quantità e tempi) degli<br />
approvvigionamenti di tutti i<br />
componenti, sottocomponenti e<br />
materie prime<br />
Due strategie estreme: “level” e “chase”
• Nella sua forma modulare, la “Bill of<br />
material” (BOM) di un particolare<br />
item (chiamato “parent parent parent”) parent mostra tutti i<br />
componenti primari e le loro quantità<br />
necessarie per assemblare la singola<br />
unità parent.<br />
• Se ci sono molti prodotti finiti, con<br />
diverse personalizzazioni finali, non<br />
si sviluppa una BOM per ciascun<br />
prodotto finito, ma lo si fa per il subassemblato<br />
più grande in comune<br />
(analogamente a quanto fatto nel<br />
MPS)<br />
Bill of material – forma modulare
Bill of material – forma a livelli<br />
• Livello 0: prodotto finito, non viene usato come<br />
componente di nessun altro prodotto<br />
• Livello 1: componente diretto dell’item di livello<br />
0. Anche un componente di livello 1 può essere<br />
un prodotto finito, se però è anche componente,<br />
comunque sarà classificato come livello1.<br />
• Livello 2: componente diretto dell’item di livello<br />
1. Anche un componente di livello 2 può essere<br />
un prodotto finito<br />
• …<br />
• Livello N: componente diretto dell’item di livello<br />
N-1.
Bill of material – forma a livelli<br />
• Livello 0: prodotto finito, non viene usato come<br />
componente di nessun altro prodotto<br />
• Livello 1: componente diretto dell’item di livello<br />
0. Anche un componente di livello 1 può essere<br />
un prodotto finito, se però è anche componente,<br />
comunque sarà classificato come livello1.<br />
• Livello 2: componente diretto dell’item di livello<br />
1. Anche un componente di livello 2 può essere<br />
un prodotto finito<br />
• …<br />
• Livello N: componente diretto dell’item di livello<br />
N-1.
• Nello schedulare la richiesta di componenti<br />
bisogna tenere in considerazione il lead<br />
time di approvvigionamento<br />
Lead time – Offsetting<br />
• L’approvvigionamento può avere tempi<br />
lunghi per la produzione, soprattutto perché<br />
i componenti vengono prodotti a lotti, e<br />
dall’ordine all’arrivo il macchinario che li<br />
produce può non essere sempre a<br />
disposizione<br />
• Nel caso di materie prime, il lead time è<br />
quello di arrivo dal fornitore fino alla<br />
disponibilità per il primo processo
Gli INPUT di un sistema <strong>MRP</strong><br />
• Master Production Schedule (MPS), esteso all’orizzonte di<br />
pianificazione, per ciascun prodotto finito<br />
• Posizione di inventario di ciascun item (compresi possibili<br />
backorders). L’accurato stato delle scorte è fondamentale perché con<br />
l’<strong>MRP</strong>, al contrario di altri metodi, si tenta sempre di tenere le scorte<br />
ai livelli più bassi possibili. Errori di rilevamento possono quindi<br />
portare a notevoli problemi di sottoscorta.<br />
• Il timing e le quantità coinvolte in tutti gli ordini già emessi o pianificati<br />
• Previsioni della domanda di ciascun componente proveniente<br />
direttamente dal cliente finale (componente considerato come level 0)<br />
• Tutte le BOM e tutti i codici di livello ad esse associati<br />
• Lead times di approvvigionamento o di produzione per ciascuna<br />
operazione<br />
• Percentuali di scarto previste per alcune operazioni
L’approccio <strong>MRP</strong> (I)<br />
• L’<strong>MRP</strong> comincia con gli output dell’MPS, che<br />
fornisce i tempi (date di lancio ordini, o “order<br />
releases”) e le quantità di produzione di tutti i prodotti<br />
finiti (livello 0) su un orizzonte temporale a intervalli<br />
discreti (di solito pari a 1 settimana)<br />
• La BOM del prodotto finito indica quali sono i suoi<br />
componenti principali (livello 1)<br />
• Viene generata una serie di richieste (o “order<br />
requirements”) per ciascun componente di livello 1,<br />
richieste che portano la data pari alla data di lancio<br />
ordine dell’item di livello 0.<br />
• Per ciascun item di livello 1, alle richieste di natura<br />
dipendente, vanno aggiunto le richieste generate<br />
esternamente direttamente dal cliente (o ad esempio<br />
come parte di ricambio).<br />
• Il risultato è una nuova serie di requirements per<br />
ciascun periodo, che prende il nome di GROSS<br />
REQUIREMENTS.<br />
• Quindi l’inventory position (on hand – on order) di<br />
ciascun item viene confrontata con i gross<br />
requirements, per produrre una nuova serie di<br />
requirements per ciascun periodo, che prendono il<br />
nome di NET REQUIREMENTS
L’approccio <strong>MRP</strong> (II)<br />
• Lo step successivo è quello di programmare il rispetto dei NET requirements così calcolati per gli<br />
item di livello 1, andando a modificare eventuali ordini di replenishment già lanciati, o andando a<br />
lanciarne di nuovi.<br />
• Le possibili azioni su ordini già lanciati sono in dettaglio:<br />
• Aumentare (o diminuire) una quantità di riempimento<br />
• Anticipare (o ritardare) una data di arrivo dell’ordine<br />
• Cancellazione di un ordine<br />
• Nel selezionare le date e le quantità di riempimento, siamo di fronte a domande deterministiche, con<br />
andamento variabile nel tempo. Possono quindi essere utilizzate le tecniche di lot sizing viste (Silver<br />
Meal, L4L, etc…)<br />
• Da notare però che le decisioni prese ad un certo livello hanno influenza anche ai livelli inferiori,<br />
mentre nelle tecniche di lot sizing si considera come costo di setup solo quello del livello di analisi.<br />
Per questo, sarà possibile ottenere solo un ottimo “parziale”.<br />
• Una volta completati gli item di livello 1, le BOM di ciascun item indicano quali sono gli item di livello<br />
2 direttamente collegati. Le date di lancio ordini (order releases) degli item di livello 1, generano<br />
quindi delle date di requirements (order requirements) degli item di livello 2.<br />
• Come prima, a queste quantità richieste andranno aggiunte le domande esterne, per ottenere i<br />
GROSS REQUIREMENTS, andrà sottratto la posizione di inventario, per ottenere i NET<br />
REQUIREMENTS, e andranno coperti i net requirements richiesti modificando o lanciando ordini.<br />
• Questo procedimento si ripete fino ad esplodere tutta la distinta base, arrivando cioè alle materie<br />
prime, che vedranno i loro requirements soddisfatti dagli acquisti dai fornitori.
Punti di debolezza dell’<strong>MRP</strong><br />
• Lead times: vengono considerati deterministici, e sono una proprietà dell’item. In realtà i lead time<br />
sono variabili perché sono una proprietà dell’impianto di produzione, e dipendono da quanto i<br />
macchinari e le risorse presenze sono impegnati in altri compiti. Usualmente si tende quindi a<br />
sovrastimare i lead times, ma questo porta ad un aumento di Work in Process<br />
• Lot sizes: La determinazione delle quantità ottimali in presenza di molti items e di capacità finita è<br />
difficilmente risolvibile in maniera ottima. Si può risolvere attraverso euristiche. Nella pratica però le<br />
regole implementate sono molto semplici, e questo porta a costi superiori a quanto possibile<br />
• Scorte di sicurezza: il loro calcolo non è previsto con metodi che ottimizzino i costi; il loro valore è<br />
introdotto, componente per componente, in maniera manuale, e questo può portare a costi di<br />
mantenimento a scorta più elevati del necessario<br />
• Incentivi al miglioramento: A causa della complessità e del numero di input richiesti (lead times,<br />
safety stocks, lot sizes, etc.) una volta settati, c’è molta riluttanza a rivedere i valori. Solitamente<br />
quando l’<strong>MRP</strong> è installato, i valori presi sono spesso sovrastimati per evitare problemi di startup.<br />
Purtroppo poi raramente vengono rivisti