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Cultura - CONFCOMMERCIO

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e la presenza del cranio, intero, costituiscono una<br />

buona occasione per una migliore conoscenza e<br />

definizione dei meccanismi di evoluzione che<br />

hanno portato al popolamento europeo e al ciclo<br />

neanderthaliano. Lo scheletro è infatti riconducibile<br />

ad un maschio adulto dell’altezza di 160 –<br />

165 cm, il cui cranio presenta sia i tratti arcaici<br />

che quelle trasformazioni morfologiche, stabilizzatesi<br />

nelle popolazioni neanderthaliane, che<br />

consentono di collocarlo nel gruppo di fossili del<br />

Pleistocene Medio europeo, ovvero tra le forme<br />

dell’Homo erectus (400.000 anni fa) e le forme<br />

tipiche dell’uomo di Neanderthal (85.000 anni<br />

fa), in una fase di passaggio cioè, stimata a circa<br />

200.000 anni fa.<br />

A circa cinque chilometri da Altamura, inoltre,<br />

in una cava dismessa da tempo in località<br />

“Pontrelli”, lungo la strada per Santeramo in<br />

Colle, nel 1999 è stato scoperto un altro sito paleontologico<br />

di importanza mondiale: su un’area<br />

di dodicimila metri quadrati, su una formazione<br />

rocciosa, sono state rinvenute migliaia di<br />

impronte impresse da dinosauri.<br />

La grande importanza di questo ritrovamento<br />

(ad oggi questo è il sito più ricco e importante<br />

d’Europa e forse del mondo) sta nell’elevatissima<br />

biodiversità che caratterizzava gli individui presenti<br />

contemporaneamente nello stesso luogo.<br />

Le impronte risalgono al Cretacico superiore,<br />

tra i 70 e gli 80 milioni di anni fa, quando il clima<br />

in Puglia era di tipo tropicale (caldo umido), e<br />

testimoniano la presenza di oltre duecento animali,<br />

appartenenti almeno a cinque gruppi<br />

diversi di dinosauri, erbivori e anche carnivori.<br />

Le dimensioni delle impronte variano dai 5 –<br />

6 cm fino ai 40 – 45 cm, facendo supporre di trovarsi<br />

di fronte ad animali alti fino a 10 metri. In<br />

molte impronte si riesce addirittura a leggere le<br />

pieghe della pelle. Dalla quantità delle impronte<br />

e dalle loro dimensioni ci si può facilmente rendere<br />

conto delle quantità veramente ingente di<br />

vegetali che dovevano essere presenti in loco per<br />

poter soddisfare le necessità di sopravvivenza di<br />

tanti animali.<br />

Nella Murgia Nord non molto lontano dalla<br />

cava dei dinosauri, nei pressi della Grotta di<br />

Lamalunga si apre una dolina carsica: il Pulo di<br />

Altamura. Questa è la più grande dolina murgiana,<br />

larga circa 550 metri e profonda nel punto più<br />

basso 95 metri. Ha pareti scoscese, ma erbose, con<br />

uno stretto sentiero che scende fino in fondo. Sul<br />

fondo vi è un tappeto di terra fertile coltivata. Alla<br />

base del Pulo si apre un inghiottitoio (l’inghiottitoio<br />

è il punto su una superficie carsica dove l’acqua<br />

penetra o sprofonda nel sottosuolo).<br />

Le doline per via della loro conformazione<br />

permettono la presenza di alcune particolari condizioni<br />

(protezione dai venti, basse temperature<br />

sul fondo, terreni ricchi di minerali) permettono<br />

Il Palazzo Melodia<br />

un habitat che ospita flora e fauna inusuale per la<br />

zona (ad esempio il corvo reale). Su una parete<br />

rocciosa vi sono alcune caverne. Inoltre i manufatti<br />

litici ritrovati testimoniano che le caverne<br />

che si aprono nella parete furono abitate nel paleolitico.<br />

Soprattutto grazie a queste recenti scoperte, le<br />

Murge di Altamura, comprendenti la grotta di<br />

Lamalunga (col suo Homo arcaicus), la cava De<br />

Lucia (con le sue orme dei dinosauri) e il Pulo<br />

sono state presentate ufficialmente dallo Stato<br />

Italiano nella sua “Lista propositiva” all’UNE -<br />

SCO il 1º giugno 2006, candidandole in pratica a<br />

divenire uno dei Patrimoni dell’Umanità riconosciuti<br />

e tutelati dall’ONU.<br />

L’area su cui sorge l’attuale Altamura fu abitata<br />

sin dai tempi più remoti, come è stato dimostrato<br />

dal ritrovamento dell’Uomo di Altamura e<br />

da testimonianze più tardive come l’insediamento<br />

La Croce e la necropoli risalenti all’Età del<br />

Bronzo.<br />

Il primo insediamento di Altamura fu creato<br />

con il nome di Altilia (da una mitica regina di<br />

nome Althea o da Alter Ilium), ovvero l’“altra<br />

Troia“: una leggenda narra che, mentre Enea proseguiva<br />

verso il Lazio, Antello, uno dei suoi<br />

uomini, si sarebbe fermato su un colle delle<br />

Murge e vi avrebbe fondato l’attuale città.<br />

Verso la fine del V secolo a.C., la città fu dotata<br />

di una cinta muraria da cui deriva il suo attuale<br />

nome: le Mura Megalitiche, testimonianza<br />

della necessità di difendersi dai nemici provenienti<br />

sia dal mare (Taranto) che dai monti<br />

(Lucania). Le Mure Megalitiche erano lunghe<br />

4 km, alte e larghe 6 m; esse racchiusero nella loro<br />

ampia cerchia, un’altra più piccola intorno<br />

all’Acropoli, cioè la parte più alta e più sacra<br />

della città. Erette tra il VI e il III secolo a.C., ora<br />

sono visibili per alcuni tratti. La regione inoltre<br />

vanta all’incirca una cinquantina di tumuli.<br />

L’abitato fu dapprima costituito da capanne circolari,<br />

poi da abitazioni in muratura quadrangolare,<br />

che ospitavano anche attività produttive. In<br />

epoca romana la città conobbe un sostanziale<br />

declino, probabilmente dovuto anche a una<br />

distruzione da parte di un cataclisma.<br />

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SPECIALE “ALTAMURA”

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