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RIVISTA dell'ordine degli architetti di catanzaro e provincia

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ivista dell’or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> <strong>di</strong> <strong>catanzaro</strong> e <strong>provincia</strong><br />

2000<br />

oorrd<strong>di</strong>innee ddeeggllii aarrcchhiitteettttii - vviiaa ppaappaarroo,,1133 - ccaattaannzzaarroo - ssppeed<strong>di</strong>izziioonnee iinn aabbbboonnaammeennttoo ppoossttaallee


SILPA IMPIANTI<br />

DI IANIA MICHELE<br />

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88060 CATANZARO<br />

Trav. Cassiodoro 15/A<br />

Tel. 0961/61872 - 764091<br />

Fax 0961/769491<br />

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dello Stilaro <strong>di</strong> Calabria: cubetti, pietra a<br />

spacco, pietra da muro e per rivestimenti,<br />

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da marciapie<strong>di</strong>, soglie scale e portali.<br />

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Stabilimento Contrada Liglia-Salesi S.S. 110 Km 78,800<br />

89049 Stilo - (Rc) - Tel e Fax 0964/775874-775875


Fotografie:<br />

Foto <strong>di</strong> copertina (si riferiscono al 1° Congresso Provinciale dell’Or<strong>di</strong>ne svoltosi nel<br />

luglio 99 a Decollatura e al 1° Congresso Regionale svoltosi nel settembre 99 a<br />

Tropea) <strong>di</strong> Nicola Fazio<br />

Foto pg. 9 <strong>di</strong> Renato Sandrini<br />

Foto pg. 11 <strong>di</strong> Luigi Chiodo<br />

Foto pg. 18,19,20,21 a cura dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> Architetti <strong>di</strong> Cz<br />

Foto pg. 26 e pg. 35 <strong>di</strong> Anna Corrado


ivista dell’or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> <strong>di</strong> <strong>catanzaro</strong> e <strong>provincia</strong><br />

Consiglio dell'Or<strong>di</strong>ne:<br />

Presidente: Biagio Cantisani<br />

Vice Presidente: Clau<strong>di</strong>o Sdanganelli<br />

Segretario: Giuseppe Ma<strong>di</strong>a<br />

Tesoriere: Nicola Fazio<br />

Consiglieri: Mariella Giordano, Giuseppe Macrì,<br />

Antonino Renda,Edoardo Servello.<br />

001<br />

Comitato <strong>di</strong> redazione:<br />

Luigi Chiodo, Anna Corrado,<br />

Guido Mignolli, Aurelio Tuccio<br />

Grafica e impaginazione:<br />

Anna Corrado<br />

Redazione:<br />

Via Paparo 13,<br />

88100 Catanzaro<br />

Tel. 0961/741120<br />

Fax 0961/743493<br />

e-mail:<br />

<strong>architetti</strong><strong>catanzaro</strong>@archiworld.it<br />

sito web: www.cz.archiworld.it<br />

Gli articoli e le note firmate esprimono<br />

le opinioni <strong>degli</strong> Autori, e<br />

non impegnano l'E<strong>di</strong>tore e la<br />

Redazione del perio<strong>di</strong>co.<br />

La rivista è aperta a quanti, <strong>architetti</strong><br />

e non, intendano offrire la loro<br />

collaborazione.<br />

La riproduzione <strong>di</strong> testi e immagini<br />

è consentita citando la fonte. I testi<br />

e le immagini, anche se non pubblicati,<br />

non vengono restituiti.<br />

E<strong>di</strong>tore: Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> Architetti<br />

della Provincia <strong>di</strong> Catanzaro<br />

7<br />

8<br />

10<br />

14<br />

16<br />

18<br />

22<br />

23<br />

25<br />

26<br />

34<br />

35<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

E<strong>di</strong>toriale<br />

Biagio Cantisani<br />

interventi<br />

Fare in fretta e bene perchè migliori il territorio e la società<br />

Antonio R. Riverso<br />

territorio<br />

Territorio storico e sostenibilità. Il ruolo della valutazione economica<br />

Guido Mignolli<br />

Agenda 2000. Per i beni culturali occasione da non perdere<br />

Domenicantonio Schiava<br />

Gis e territorio<br />

Maria Gabriella Picciotti<br />

eventi<br />

“Un ruolo più consapevole” - Soverato, 7 luglio 2000<br />

Aurelio Tuccio<br />

attualità<br />

Il rior<strong>di</strong>no delle professioni intellettuali: il ruolo del design<br />

Cnad<br />

Il minimo necessario<br />

Na<strong>di</strong>a Rocchino<br />

città<br />

Ripensare la città: il bambino come parametro<br />

Antonella Foresta<br />

argomenti<br />

Professione, Impegno civile e Dualismo teoria/prassi<br />

Rita Simone<br />

I servizi dell’or<strong>di</strong>ne<br />

Notizie


...nella competizione tra le<br />

nazioni, l’Italia può non<br />

avere rivali: dovrà, però,<br />

esaltare la sua vocazione<br />

valorizzando un paesaggio<br />

ed un patrimonio storico<br />

unico al mondo. Per questa<br />

azione siamo convinti che le<br />

competenze <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong><br />

siano in<strong>di</strong>spensabili al<br />

paese...<br />

Raffaele Sirica, Presidente CNA


E<strong>di</strong>toriale<br />

Bentornato bollettino… con queste parole si dava, quattro anni fa, il benvenuto alla rie<strong>di</strong>zione<br />

del bollettino dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> Architetti <strong>di</strong> Catanzaro.<br />

Sarebbe logico quin<strong>di</strong> che esor<strong>di</strong>ssi anch'io allo stesso modo per iniziare questa nuova avventura<br />

ma sicuramente non lo farò, o quanto meno non lo farò in quel senso; infatti non è più un bollettino<br />

che starò a salutare ma un'altra realtà me<strong>di</strong>atica che avrà un taglio più vicino all'attuale<br />

bisogno <strong>di</strong> informazione.<br />

"Rinnovare l'Or<strong>di</strong>ne per Superare l'Or<strong>di</strong>ne" è stato ed è ancora il motto identificativo che questo<br />

Consiglio, dal suo inse<strong>di</strong>amento, si è dato: un rinnovamento per <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una struttura in<br />

grado <strong>di</strong> aggiornare l'Istituzione cercando <strong>di</strong> adeguarla alle trasformazioni e alle necessità della<br />

professione e per fornire servizi tali da poter rispondere alle effettive esigenze <strong>degli</strong> iscritti.<br />

Ecco perché non siamo qui a proporre un bollettino, quanto meno inteso come quelli fino ad ora<br />

proposti, sia pure partendo sicuramente da quelle esperienze; ma proprio per questa riproposizione<br />

<strong>di</strong>stante da essi in senso cronologico, vorrei pensare ad un suo inserimento in un'altra<br />

realtà, una realtà più vicina alle esigenze <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> della nostra <strong>provincia</strong>. Nell'era del Web<br />

e <strong>di</strong> Internet sarebbe stato illogico impegnare tempo e denaro per riproporre quanto riusciamo a<br />

captare dall'etere in tempo reale ma nello stesso tempo non è possibile abbandonare quei mezzi<br />

<strong>di</strong> informazione che nonostante tutto hanno accompagnato alcune generazioni <strong>di</strong> <strong>architetti</strong> informandoli<br />

sul ruolo della nostra professione.<br />

Allora quale nuovo input assegnare alla rivista del nostro Or<strong>di</strong>ne se non quello <strong>di</strong> essere un raffinato<br />

complemento all'informazione che, ormai affidata in maniera più imme<strong>di</strong>ata ad altri canali,<br />

ha bisogno <strong>di</strong> essere commentata, supportata <strong>di</strong> ulteriori chiavi <strong>di</strong> lettura per entrare in sempre<br />

maggiori livelli <strong>di</strong> aggiornamento.<br />

E' questo ciò che la nostra rivista vuole <strong>di</strong>ventare, una informazione sul nostro quoti<strong>di</strong>ano fare<br />

architettura, con il contributo, speriamo, anche <strong>di</strong> collaborazioni esterne fatte da chi può darci<br />

interventi interessanti. In questo numero <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o si parla già <strong>di</strong> alcune delle problematiche più<br />

importanti che ci attendono e a cui dobbiamo essere attenti, ve<strong>di</strong> ad esempio Agenda 2000; ma<br />

in esso si tratta anche <strong>degli</strong> incontri che abbiamo avuto, ve<strong>di</strong> il convegno <strong>di</strong> Soverato, e <strong>di</strong> quelli<br />

che faremo, del modo <strong>di</strong> vivere e capire meglio quale è e il nostro ruolo professionale attraverso<br />

tutte le trasformazioni che si stanno continuamente susseguendo.<br />

Il compito è arduo e ambizioso, ma c'è anche la consapevolezza che esso non può essere attuato<br />

se non si crea il presupposto fondamentale <strong>di</strong> lavorare insieme, insieme a tutti quei colleghi<br />

che vorranno impegnarsi insieme a chi attualmente lo fa già e che ringrazio <strong>di</strong> cuore a nome<br />

anche del Consiglio; ecco quin<strong>di</strong> che la partecipazione, il coinvolgimento e il confronto fra <strong>di</strong><br />

noi, <strong>di</strong>ventano il legante in grado <strong>di</strong> poter unire una categoria che, mai come adesso, necessita<br />

<strong>di</strong> coesione per reclamare il riconoscimento e la valorizzazione del proprio ruolo professionale.<br />

Biagio Cantisani


Fare in fretta e bene<br />

perchè migliori il territorio e la società<br />

presidente federazione or<strong>di</strong>ne <strong>architetti</strong> della calabria<br />

Una nuova fase si deve aprire nel complesso rapporto<br />

con le Istituzioni, a partire dalla Regione Calabria.<br />

Ecco perché ho ritenuto opportuno incontrare, la scorsa<br />

primavera, i Can<strong>di</strong>dati alla Presidenza della Giunta<br />

Regionale per consegnare il quaderno contenente<br />

quello che gli <strong>architetti</strong> calabresi vogliano.<br />

Riassumerò in breve alcune tematiche sottoposte al<br />

Presidente Chiaravalloti. Ho motivo <strong>di</strong> credere, per la<br />

forte <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> sintonia espressa, che l'impegno<br />

verbale assunto sarà mantenuto.<br />

- GOVERNO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE<br />

Il modo e le procedure <strong>di</strong> governare le trasformazioni<br />

del territorio sono profondamente mutati e la Regione<br />

Calabria, fanalino <strong>di</strong> coda, deve ancora procedere alla<br />

stesura della sua prima legge regionale, mentre in concomitanza<br />

le altre regioni che stanno già rivedendo le<br />

norme che le stesse avevano approntato da tempo.<br />

1. vogliamo regole certe che normino sviluppo e tutela del<br />

territorio, ecco perché le chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fare presto!<br />

UNA BUONA LEGGE URBANISTICA REGIONALE che<br />

deve colma un'intollerabile lacuna della Regione Calabria!<br />

2. chie<strong>di</strong>amo l'attuazione <strong>di</strong> programmi ed interventi per lo<br />

sviluppo regionale, per la RIQUALIFICAZIONE URBANA,<br />

per il RECUPERO DEI CENTRI STORICI<br />

Favorire la riqualificazione delle città, attraverso il risanamento<br />

delle aree degradate ed il recupero <strong>di</strong> quelle<br />

<strong>di</strong>smesse, concentrandosi su interventi <strong>di</strong> valore strategico<br />

ed integrando la propria azione ad altri settori d'intervento,<br />

8<br />

crotone<br />

<strong>catanzaro</strong><br />

interventi<br />

antonio r. riverso<br />

operanti nel campo ambientale, dei beni culturali, del turismo<br />

e dei trasporti, solo per citare i più rilevanti.<br />

3. sollecitiamo una legge <strong>di</strong> tutela attiva dell'ambiente e<br />

della memoria antropizzata<br />

- LAVORI PUBBLICI<br />

Non è ipotizzabile che per la tutela d'interessi pubblici,<br />

costituzionalmente sanciti (paesaggio e cultura),<br />

riconosciuti tali anche dalla cultura europea (qualità<br />

e<strong>di</strong>lizia, paesaggio, l'assetto urbano), si possa pensare<br />

alle prestazioni <strong>di</strong> professioni intellettuali intendendole<br />

come prestazioni aziendali. La logica dei Progetti<br />

confezionati in proprio per ridurre i costi: sembra<br />

essere la chimerica cartina <strong>di</strong> tornasole per far quadrare<br />

i conti dei lavori pubblici. Gli effetti, <strong>di</strong> questa<br />

logica, sulla qualità del progetto <strong>di</strong>ventano pesanti, a<br />

causa della mortificazione <strong>degli</strong> aspetti intellettuali e<br />

creativi della professione, ed il vantaggio, dei cosiddetti<br />

concetti d'efficienza, <strong>di</strong> precisione e d'economia<br />

del servizio, si riduce la qualità ma non i costi, anzi!.<br />

Si facciano, pure, i progetti all'interno<br />

dell'Amministrazione pubblica, quando vi siano strutture<br />

e pianta organica adeguate all'attività da svolgere,<br />

quando i tecnici <strong>di</strong>pendenti siano abilitati all'esercizio<br />

della professione e quando gli stessi possano <strong>di</strong>mostrare<br />

competenza tecnica nella fattispecie progettuale,<br />

nonché un continuo aggiornamento professionale.<br />

In assenza <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni, le Amministrazioni<br />

s'in<strong>di</strong>rizzino agli incarichi esterni, ricorrendo sempre


più alla procedura concorsuale, costituendo quel<br />

necessario supporto economico perché non si gravi<br />

sulle casse dei Comuni molto spesso insufficientemente<br />

attrezzati;<br />

E' l'architettura l'unico antidoto allo strisciante imbarbarimento<br />

delle nostre città.<br />

E' l'architettura l'unico strumento che si può contrapporre<br />

alla tendenza all'appiattimento inespressivo <strong>di</strong><br />

costruzioni volumetriche penosamente standar<strong>di</strong>zzate<br />

su livelli minimi <strong>di</strong> qualità, assemblaggi <strong>di</strong> materiali e<br />

tecnologie, magari tutti certificati ma privi d'identità.<br />

Gli <strong>architetti</strong> <strong>di</strong> questo sono consapevoli e vogliono<br />

contribuire ad elevare la qualità complessiva dell'architettura<br />

e del territorio calabrese.<br />

Ma vogliamo anche in<strong>di</strong>rizzi concreti che normino<br />

senza confusione l'affidamento dei lavori qualora gli<br />

Enti non facciano ricorso alla procedura concorsuale<br />

Dunque IL CONCORSO DI PROGETTAZIONE come<br />

metodo <strong>di</strong> scelta dei progetti, con indubbi vantaggi per<br />

l'ente e per la collettività.<br />

1. Maggiore qualità delle progettazioni dovuta alla competizione<br />

fra <strong>di</strong>verse ed innovative idee messe in campo dai<br />

partecipanti;<br />

2. Maggiore qualità del prodotto, attraverso una serie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verse soluzioni riguardanti l'aspetto architettonico, urbanistico,<br />

funzionale ed economico dell'oggetto da realizzare;<br />

3. Possibilità <strong>di</strong> confronto nella valutazione e trasparenza<br />

negli incarichi professionali, motivando l'affidamento attraverso<br />

il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una giuria d'esperti che sceglie secondo<br />

criteri oggettivi il progetto vincitore;<br />

4. Sensibilizzazione alla cultura architettonica me<strong>di</strong>ante la<br />

pubblicazione dei progetti partecipanti e successiva esposizione<br />

al pubblico;<br />

5. Sostegno coerente ai giovani professionisti, che senza<br />

prostrazioni e ruffianismi hanno l'occasione concreta <strong>di</strong><br />

accedere ad incarichi professionali, segnalandosi attraverso<br />

la loro partecipazione al concorso;<br />

cosenza vibo valentia<br />

- L'OCCUPAZIONE ED IL RUOLO DELL'ISTITUTO<br />

REGIONALE.<br />

Per elevare il livello competitivo delle iniziative culturali,<br />

industriali, commerciali sulla scena italiana ed<br />

europea, la Regione deve farsi carico <strong>di</strong> promuovere<br />

l'architettura in modo <strong>di</strong>retto e in modo in<strong>di</strong>retto favorendo<br />

le con<strong>di</strong>zioni al contorno perché essa possa<br />

riqualificarsi e affermarsi, da una parte, attraverso:<br />

1. L'organizzazione dei concorsi da parte d'enti pubblici ed<br />

anche da parte della committenza privata.<br />

2. L'istituzione <strong>di</strong> premi e/o riconoscimenti adeguati per<br />

sottolineare l'importanza del ruolo della committenza.<br />

Dall'altra deve essere pronta a:<br />

1. Sostenere il percorso <strong>di</strong> formazione permanente, <strong>di</strong><br />

qualificazione e aggiornamento professionale come sostegno<br />

ai quei processi <strong>di</strong> riorganizzazione e crescita del<br />

livello <strong>di</strong> competitività' <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> e <strong>degli</strong> altri professionisti<br />

tecnici della Calabria, attraverso una serie d'interventi<br />

mirati, quali i prestiti d'onore per favorire la nascita <strong>di</strong> forme<br />

d'aggregazione professionale, come le nuove società <strong>di</strong><br />

progettazione, a determinate con<strong>di</strong>zioni: che siano multi<strong>di</strong>sciplinari<br />

e integrate, che comprendano giovani e tirocinanti,<br />

che partecipino a concorsi nazionali ed internazionali.<br />

2. Promuovere forme d'occupazione anche <strong>di</strong> tempo limitato<br />

superando in valore quella dei programmi relativi ai<br />

lavori socialmente utili, attraverso un notevole salto <strong>di</strong><br />

qualità, da concretare con le OPSA (Occupazioni<br />

Professionali Socialmente Avanzate).<br />

Una gran massa (risorsa intellettuale) d'<strong>architetti</strong>, ma<br />

anche ingegneri e geologi deve essere coinvolta,<br />

senza affrettate "riformulazioni" della 285 o le inconcludenze<br />

dei "Lavori socialmente utili".<br />

Si consideri che solo 1800-2000 sono gli <strong>architetti</strong><br />

calabresi, sottoccupati o <strong>di</strong>soccupati, costituiscono<br />

una gran riserva professionale, che scalpita drammaticamente,<br />

da investire nelle progettazioni <strong>di</strong> riuso funzionale<br />

<strong>di</strong> gran parte del territorio calabrese, gravemente<br />

dequalificato.<br />

reggio calabria<br />

9


Territorio storico e sostenibilità.<br />

Il ruolo della valutazione economica.<br />

architetto<br />

La crescente attenzione verso le risorse locali e il<br />

loro equilibrato utilizzo rappresenta uno dei passaggi<br />

fondamentali verso processi sostenibili <strong>di</strong><br />

sviluppo sociale ed economico. Questa tendenza<br />

apre ad una serie <strong>di</strong> considerazioni connesse con<br />

le problematiche della conoscenza in merito alla<br />

realtà territoriale e della pianificazione <strong>degli</strong> interventi,<br />

alla luce delle <strong>di</strong>verse esigenze e delle<br />

necessità del rispetto verso l'ambiente e le identità<br />

culturali. Emerge, da una parte, la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

riproporre fedelmente la fasi canoniche del processo<br />

<strong>di</strong> lettura del territorio e della città, dall'altra<br />

la volontà <strong>di</strong> consolidare ogni realtà territoriale<br />

nella sua globalità <strong>di</strong> insieme <strong>di</strong> fattori fisici, sociali,<br />

culturali, economici strettamente interrelati, tale<br />

da richiedere un approccio integrato ai fini <strong>di</strong> una<br />

efficace comprensione e dell'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> percorsi<br />

consapevoli per il progetto della trasformazione.<br />

Il problema è riconducibile alla necessità <strong>di</strong> definire<br />

metodologie e strumenti nuovi, meno caratteriz-<br />

10<br />

territorio<br />

guido mignolli<br />

s. maria <strong>di</strong> corazzo<br />

zati da estremo tecnicismo e maggiormente pervasi<br />

da valori sociali e ambientali. Meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong>verse,<br />

legate alla crescente affermazione dei principi<br />

dell'etica ambientale, per l'uso delle risorse e per<br />

la coscienza dei valori inerenti, sociali ed economici<br />

delle varie componenti dell'ambiente naturale<br />

e antropizzato. Si intende qui evidenziare il ruolo<br />

che le tecniche della valutazione economica sono<br />

in grado <strong>di</strong> rivestire in tal senso, per la capacità <strong>di</strong><br />

far emergere quei valori <strong>di</strong> natura sociale, culturale,<br />

ambientale che rappresentano la centralità dei<br />

processi equilibrati <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Per gli aspetti dell'analisi territoriale ed urbana,<br />

l'uso <strong>di</strong> modelli eco<strong>di</strong>namici risponde alle necessità<br />

<strong>di</strong> lettura integrata della realtà, per coglierne<br />

interrelazioni e meccanismi evolutivi. Tali modelli,<br />

basati su sistemi matriciali, hanno la caratteristica<br />

<strong>di</strong> mettere in connessione dati inter<strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong><br />

natura quantitativa e qualitativa, ed anche fattori<br />

maggiormente <strong>di</strong>namici - <strong>di</strong> natura sociale ed economica<br />

- con altri maggiormente statici - <strong>di</strong> natura


Analisi territoriale<br />

e urbana<br />

Modelli<br />

eco<strong>di</strong>namici<br />

Valutazione e decisione.<br />

Sistemi mono<strong>di</strong>mensionali<br />

Tecniche monetarie<br />

spaziale; l'oggetto dell'analisi è rappresentato<br />

dalle stratificazioni del territorio (in senso storico,<br />

come sovrapposizione-integrazione delle varie fasi<br />

<strong>di</strong> evoluzione), dalle relazioni fra ambiente naturale<br />

ed antropizzato, dal rapporto fra componenti<br />

fisiche e componenti socio-economiche e culturali.<br />

L'obiettivo fondamentale è la comprensione globale<br />

<strong>di</strong> alcuni fattori che determinano il carattere del<br />

territorio o della città, e che vanno dalla formazio-<br />

ne del quadro della realtà in atto, alle interrelazioni<br />

settoriali, all'interpretazione delle tendenze <strong>di</strong><br />

evoluzione e cambiamento.<br />

Per gli aspetti più strettamente attinenti alla pianificazione<br />

vera e propria, gli approcci della Primary<br />

Environmental Care sembrano aver assimilato i<br />

principi basilari dell'etica ambientale. Il punto centrale<br />

è rappresentato dalla volontà <strong>di</strong> coinvolgimento<br />

delle comunità sociali in tutte le fasi del<br />

lavoro <strong>di</strong> piano, dall'in<strong>di</strong>viduazione dei problemi,<br />

alla definizione delle soluzioni possibili, all'esecuzione<br />

<strong>di</strong> interventi; a questo fa stretto riferimento<br />

la grande considerazione delle risorse locali, nel<br />

senso del controllo del degrado, della conservazione,<br />

nonché dell'utilizzazione corretta. Altri elementi<br />

sono l'impulso alla composizione <strong>di</strong> autonomia<br />

operativa nelle comunità locali, anche me<strong>di</strong>ante<br />

l'ideazione o la proposizione <strong>di</strong> tecnologie adeguate<br />

al luogo, l'attenzione alle garanzie sociali<br />

per tutte le fasce <strong>di</strong> popolazione, la crescita economica<br />

globale.<br />

fig. 1 - Strumenti per la pianificazione integrata<br />

Concezione:<br />

territorio e sviluppo<br />

sostenibile<br />

Etica ambientale<br />

Determinazione del danno<br />

e del rischio ambientale<br />

Valutazione<br />

d’impatto integrata<br />

Pianificazione<br />

ecologica<br />

Primary<br />

Environmental<br />

Care<br />

Valutazione e decisione.<br />

Sistemi multi<strong>di</strong>mensionali<br />

Tecniche<br />

multicriteria<br />

Per gli aspetti della determinazione del rischio e<br />

del danno ambientale, aderente risulta essere l'approccio<br />

della valutazione <strong>di</strong> impatto integrata, utilizzabile<br />

anche per comprendere gli effetti sul territorio<br />

<strong>di</strong> piani e progetti per lo sviluppo. L'obiettivo<br />

è, in riferimento a quanto sin qui illustrato, quello<br />

<strong>di</strong> definire e valutare le varie tipologie <strong>di</strong> impatti su<br />

aree determinate, tenendo in conto la globalità<br />

della realtà in esame e le interrelazioni in essa<br />

presenti; le principali categorie possono essere<br />

in<strong>di</strong>viduate nelle seguenti:<br />

a. Impatti sull'ecosistema naturale.<br />

b. Impatti su manufatti ed inse<strong>di</strong>amenti umani.<br />

c. Impatti sulla vita delle comunità.<br />

d. Impatti sui beni <strong>di</strong> interesse storico-culturale.<br />

e. Impatti sull'economia locale.<br />

f. Impatti sulle minoranze.<br />

g. Impatti sulle singolarità naturalistico-ambientali.<br />

Le tecniche per la valutazione integrata <strong>degli</strong><br />

impatti sul territorio, sono basate dunque su procedure<br />

capaci <strong>di</strong> analizzare ed interrelare informazioni<br />

<strong>di</strong> tipo quantitativo, qualitativo, monetario, ed<br />

utilizzano meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi affiancati alla VIA.<br />

Tali strumenti rientrano nelle due principali categorie<br />

delle metodologie <strong>di</strong> valutazione:<br />

- sistemi monodomensionali, in cui tutti i tipi <strong>di</strong><br />

impatti vengono ricondotti ad un'unica funzione e<br />

ad un solo obiettivo;<br />

- sistemi multi<strong>di</strong>mensionali, in cui effetti ed impatti<br />

vengono presi in considerazione attraverso l'uso<br />

11


12<br />

Recupero dei<br />

mo<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />

dell’operare<br />

TECNOLOGIA<br />

Definizione <strong>di</strong><br />

sistemi adatti al<br />

carattere dei luoghi<br />

Ricerca <strong>di</strong> un<br />

equilibrio nei<br />

processi <strong>di</strong> usotrasformazione<br />

fig. 2 - Primary Environmental Care. Fattori del processo <strong>di</strong> sviluppo<br />

POPOLAZIONE<br />

Uso corretto delle<br />

risorse locali.<br />

Controllo del rischio<br />

ambientale<br />

TERRITORIO-CITTA’<br />

Incremento delle<br />

garanzie e dei<br />

servizi sociali<br />

Generazione<br />

e aumento<br />

del red<strong>di</strong>to<br />

Partecipazione delle<br />

comunità ai processi<br />

<strong>di</strong> piano e a<br />

quelli decisionali<br />

SVILUPPO<br />

SOCIO-ECONOMICO<br />

Conservazionevalorizzazione<br />

ambientale<br />

interattivo <strong>di</strong> più criteri.<br />

Alla prima tipologia fanno capo le tecniche cosiddette<br />

della willigness to pay, che consentono stime<br />

monetarie <strong>degli</strong> effetti e <strong>degli</strong> impatti ambientali;<br />

fra queste, è possibile riconoscere due <strong>di</strong>fferenti<br />

approcci:<br />

- "revealed preference", in cui viene analizzato il<br />

comportamento <strong>degli</strong> utenti rispetto a beni e servizi<br />

associati a fattori ambientali; così valori ed<br />

impatti vengono determinati in<strong>di</strong>rettamente attraverso<br />

la variazione della domanda per questi beni;<br />

- "hypothetical preference", in cui alla gente viene<br />

richiesto <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> valutare - attraverso la<br />

propria <strong>di</strong>sponibilità a pagare per un miglioramento<br />

o per evitare un danno - situazioni ambientali ed<br />

ipotesi alternative <strong>di</strong> intervento.<br />

Quest'ultimo approccio ha maggiori possibilità <strong>di</strong><br />

applicazione anche laddove esiste carenza informativa;<br />

fra i più noti, il Delphi Method - basato sull'opinione<br />

<strong>di</strong> esperti - usa questo tipo <strong>di</strong> approccio<br />

ed è particolarmente in<strong>di</strong>cato nell'ambito dei pro-


cessi della pianificazione integrata, riguardo all'in<strong>di</strong>viduazione<br />

delle risorse fondamentali da attivare<br />

per la tutela ed il recupero dell'identità locale; alla<br />

formulazione <strong>di</strong> previsioni per il territorio, grazie<br />

alla capacità <strong>di</strong> prendere in considerazione un alto<br />

numero <strong>di</strong> variabili e <strong>di</strong> interrelarle fra loro; alla<br />

valutazione <strong>di</strong> scelte alternative per la conservazione<br />

e la trasformazione ambientale.<br />

I sistemi multi<strong>di</strong>mensionali si riferiscono alle tecniche<br />

<strong>di</strong> analisi multicriteria, classificabili in merito<br />

alle procedure utilizzate:<br />

· meto<strong>di</strong> continui, che operano stime <strong>di</strong> tipo tecnico<br />

basate su dati qualitativi (analisi <strong>di</strong> scambio,<br />

programmazione matematica multiobiettiva...) o<br />

misti (valutazione gerarchica, stocastica...);<br />

· meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>screti, che prendono in considerazione<br />

anche informazioni <strong>di</strong> tipo esclusivamente qualitativo<br />

(analisi <strong>di</strong> frequenza, analisi <strong>di</strong> regime...);<br />

alcuni sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusa applicazione utilizzano<br />

dati misti (matrice <strong>di</strong> valutazione mista, analisi <strong>di</strong><br />

impatto comunitario...).<br />

Le tecniche afferenti a quest'ultima classe sono in<br />

grado <strong>di</strong> produrre risultati anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

carente livello conoscitivo e risultano particolarmente<br />

in<strong>di</strong>cate per le fasi propositive del processo<br />

della pianificazione ecologica. La loro applicazione<br />

per la stima delle situazioni in essere consente<br />

l'in<strong>di</strong>viduazione <strong>degli</strong> aspetti socio-economici e<br />

culturali rilevanti e permette <strong>di</strong> cogliere valori <strong>di</strong><br />

un bene <strong>di</strong>pendenti da molteplici attributi dello<br />

stesso, spesso indefinibili e non quantificabili.<br />

Riguardo alla comprensione delle prospettive <strong>di</strong><br />

azioni progettate, i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>screti risultano fra i<br />

più adatti - grazie alla capacità <strong>di</strong> confrontare dati<br />

eterogenei e <strong>di</strong> varia natura - a determinare esternalità<br />

ed impatti <strong>di</strong> strategie e piani su ciascuno<br />

dei settori della collettività <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente<br />

interessati, ma anche ad in<strong>di</strong>viduare le strategie<br />

<strong>di</strong> pianificazione capaci <strong>di</strong> far scaturire le<br />

combinazioni più sod<strong>di</strong>sfacenti nel raggiungimento<br />

dei vari obiettivi rilevanti, e a stabilire le priorità <strong>di</strong><br />

intervento.<br />

13


GIS e territorio. Nuovi strumenti per letture integrate<br />

dei caratteri territoriali e per la definizione <strong>di</strong> metodologie<br />

<strong>di</strong> valorizzazione-pianificazione volte allo sviluppo<br />

sostenibile dei luoghi<br />

architetto<br />

Grande importanza hanno assunto, negli ultimi<br />

anni, i GIS (Geographic Information System) nello<br />

stu<strong>di</strong>o dell'ambiente sia naturale che antropizzato<br />

in relazione all'esigenza sempre maggiore <strong>di</strong> un<br />

rilancio della pianificazione e della gestione dei<br />

centri urbani e del territorio al fine <strong>di</strong> ottenere<br />

espansioni geografiche più equilibrate, migliorare<br />

la struttura economica ed occupazionale e creare<br />

un ambiente sociale ottimale, nel rispetto <strong>di</strong> un<br />

corretto sviluppo sostenibile del territorio.<br />

La realizzazione <strong>di</strong> un Sistema Informativo<br />

Territoriale (SIT) iperme<strong>di</strong>ale, con utilizzo <strong>di</strong><br />

software per la produzione e la gestione dei GIS,<br />

rappresenta, infatti, la chiave fondamentale per<br />

una lettura integrata del territorio, finalizzata alla<br />

definizione <strong>di</strong> nuove metodologie <strong>di</strong> intervento, alla<br />

revisione <strong>degli</strong> strumenti urbanistici che ne regolano<br />

la crescita, nonché alla gestione delle risorse<br />

storico-ambientali per più attente ed efficaci azioni<br />

<strong>di</strong> valorizzazione, conservazione ed attivazione del<br />

patrimonio culturale.<br />

Non trascurabile, inoltre, il ruolo che tali prodotti<br />

informativi automatici hanno per la <strong>di</strong>ffusione delle<br />

conoscenze - anche me<strong>di</strong>ante l'attivazione <strong>di</strong><br />

moderni mezzi <strong>di</strong> telecomunicazione (Internet, …)<br />

- e per le valutazioni <strong>di</strong> impatto (ambientale, sociale,<br />

economico, …) e la verifica <strong>degli</strong> interventi<br />

attraverso l'utilizzo <strong>di</strong> strumenti informatici <strong>di</strong> simulazione<br />

e/o modellazione capaci <strong>di</strong> restituire, con<br />

immagini virtuali, rappresentazioni dei possibili<br />

interventi <strong>di</strong> trasformazione dei luoghi.<br />

Le principali azioni che concorrono nell'elaborazione<br />

<strong>di</strong> un sistema informativo che - applicando la<br />

struttura e la filosofia dei GIS - abbia capacità <strong>di</strong><br />

analisi, elaborazione e gestione <strong>di</strong> tutti i dati (alfanumerici,<br />

vettoriali, grafici, …) relativi alle componenti<br />

che caratterizzano un territorio sono sinteticamente<br />

riassumibili nelle seguenti:<br />

- conoscenza analitica e articolata del patrimonio<br />

a seguito <strong>di</strong> una fase <strong>di</strong> censimento comprendente<br />

anche la lettura e l'interpretazione delle fonti documentarie<br />

e materiali;<br />

- catalogazione e sud<strong>di</strong>visione tipologica dei beni<br />

dell'ambiente naturale e urbanizzato con acquisizione<br />

<strong>di</strong> materiali grafici, cartografici, fotografici, ..<br />

- indagine e analisi scientifica relativamente agli<br />

aspetti <strong>di</strong> tipo economico e sociale necessari per<br />

la definizione <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> pianificazione e sviluppo<br />

del territorio, mirati, anche, all'innalzamento<br />

della qualità della vita;<br />

- realizzazione (con applicazioni software per la<br />

grafica strutturata) <strong>di</strong> cartografia elettronica del<br />

14<br />

territorio<br />

maria gabriella picciotti<br />

territorio da esaminare, in formato vettoriale o<br />

raster (in tal caso, da trattare come riferimento<br />

esterno), referenziata geograficamente, a cui<br />

associare e relazionare le informazioni acquisite<br />

necessarie per la visualizzazione dei possibili<br />

tematismi;<br />

- utilizzo <strong>di</strong> strumenti tecnologici innovativi e<br />

software specifici per la realizzazione <strong>di</strong> sistemi<br />

automatici iperme<strong>di</strong>ali, capaci <strong>di</strong> organizzare - collegandole<br />

e interrelandole a ciascun "oggetto" grafico<br />

<strong>di</strong> cui è composta la cartografia - le informazioni<br />

su caratteri e valori del paesaggio in modo<br />

tale da consentire letture integrate e da costituire<br />

un valido supporto per gli interventi <strong>di</strong> conservazione-valorizzazione-progettazione<br />

in<strong>di</strong>spensabili<br />

nella determinazione <strong>di</strong> concreti e corretti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

operare nella realtà territoriale.<br />

Risulta abbastanza evidente che l'elemento centrale<br />

nella realizzazione <strong>di</strong> un sistema informativo<br />

che abbia caratteristiche tali da consentire la consultazione<br />

<strong>di</strong> quantità notevoli <strong>di</strong> informazioni,<br />

varie per formato (numerico, alfanumerico, immagini<br />

raster, immagini satellitari, …) e per tipologia<br />

(componenti ambientali, sociali, economiche, …)<br />

è, sicuramente, la progettazione e la creazione<br />

dell'archivio elettronico. A tale scopo vengono<br />

impiegate apposite tecnologie informatiche<br />

(DataBase relazionali) che permettono, appunto -<br />

georeferenziando, co<strong>di</strong>ficando e relazionando a<br />

criteri <strong>di</strong> rappresentazione grafica ogni elemento<br />

del territorio - la sistematizzazione, l'elaborazione,<br />

l'organizzazione e la gestione dei dati conoscitivi<br />

relativi alla realtà esaminata.<br />

E', così, possibile sia eseguire ricerche su dati<br />

integrati - in<strong>di</strong>viduando, in modo imme<strong>di</strong>ato, le<br />

interrelazioni che esistono fra le <strong>di</strong>verse "entità<br />

logiche" <strong>di</strong> cui è costituito il territorio e associando<br />

a ciascun elemento grafico riportato sulla cartografia<br />

elettronica <strong>di</strong> base tutte le informazioni che lo<br />

caratterizzano (acquisite nel data base e aggiornabili<br />

in tempo reale) - che produrre rappresentazioni<br />

grafiche contenenti tematismi automatici spaziali<br />

(mappe geologiche, mappe sull'uso del suo-lo, sui<br />

beni culturali, sulle infrastrutture, sui vincoli, …).<br />

La ricerca potrà essere effettuata secondo due<br />

modalità <strong>di</strong> interrogazione:<br />

- attraverso la cartografia informatizzata, cliccando<br />

<strong>di</strong>rettamente sull'oggetto grafico per conoscerne gli<br />

attributi (tipologia, proprietà, tipo <strong>di</strong> vincolo, …);<br />

- attraverso interrogazioni <strong>di</strong>rette (query) per attributi<br />

singoli e/o interrelati - ovvero creando dei collegamenti<br />

(join) fra i <strong>di</strong>versi "campi" del data ba-se


definizione delle<br />

metodologie e <strong>degli</strong><br />

obiettivi<br />

Elaborazione <strong>di</strong><br />

progetti esecutivi<br />

Scelta <strong>degli</strong><br />

interventi<br />

definizione schema<br />

progetto Gis<br />

Valutazione<br />

<strong>degli</strong><br />

interventi Valutazione<br />

economico/<br />

finanziaria<br />

Simulazione/<br />

Modellazione<br />

Valutazione <strong>di</strong><br />

impatto sociale<br />

ed ambientale<br />

Azioni per lo sviluppo sostenibile<br />

contenenti i record inseriti; ciò consentirà <strong>di</strong> visualizzare<br />

sulla cartografia gli oggetti territoriali corrispondenti<br />

alla query richiesta e, eventualmente,<br />

ottenere tabelle e grafici <strong>di</strong> tipo statistico.<br />

Lo schema riportato illustra le fasi fondamentali<br />

per la realizzazione <strong>di</strong> un sistema informativo integrato<br />

su caratteri e componenti territoriali.<br />

Un prodotto informativo automatico e iperme<strong>di</strong>ale<br />

con tali caratteristiche consentirà <strong>di</strong> ottenere quadri<br />

conoscitivi articolati e integrati sull'ambiente,<br />

sia naturale che antropizzato, tali da garantire<br />

forme <strong>di</strong> comunicazione avanzate, consultazione<br />

agevolata dei dati e analisi della realtà efficaci e<br />

funzionali per la determinazione delle strategie <strong>di</strong><br />

intervento finalizzate al recupero, alla valorizzazione<br />

e alla crescita del territorio.<br />

Il SIT, quin<strong>di</strong>, quale "strumento" <strong>di</strong> pianificazione<br />

basato anche sugli aspetti economici, ecologici e<br />

sociali della collettività, aggiornabile in tempo<br />

reale e in grado <strong>di</strong> fornire sistemi <strong>di</strong> controllo del<br />

paesaggio e dell'ambiente per la realizzazione <strong>di</strong><br />

una urbanistica tesa a garantire usi più appropriati<br />

Schema funzionale<br />

Territorio<br />

(fase <strong>di</strong> analisi)<br />

Creazione dell’archivioelettronico<br />

Sistema Informativo<br />

Territoriale Integrato<br />

Definizione <strong>di</strong> piani territoriali<br />

urbanistici, <strong>di</strong> settore...<br />

Definizione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />

restauro e/o valorizzazione su<br />

singoli manufatti<br />

Strategie <strong>di</strong> intervento<br />

fase <strong>di</strong> organizzazione e implementazione<br />

dei dati<br />

Tematismi automatici<br />

Definizione <strong>di</strong> quadri<br />

conoscitivi <strong>di</strong> riferimento<br />

su consistenza e valori dei<br />

beni culturali<br />

Acquisizione dei<br />

dati<br />

Elaborazione dei<br />

dati<br />

Monitoraggio<br />

Consultazione<br />

Controllo<br />

Valorizzazione<br />

Risultati imme<strong>di</strong>ati<br />

dello spazio e per una corretta e adeguata "politica<br />

dell'ambiente" basata sui criteri dello sviluppo<br />

sostenibile, per il recupero <strong>degli</strong> antichi spazi <strong>di</strong><br />

relazione umana e la limitazione della nuova e<strong>di</strong>ficazione<br />

e della cementificazione dei luoghi.<br />

15


Agenda 2000 - per i beni culturali<br />

un’occasione da non perdere<br />

architetto, servizio tecnico - assessorato regionale<br />

beni culturali<br />

Con l'approvazione del POR Calabria<br />

(Programma Operativo Regionale) si è chiusa la<br />

prima fase <strong>di</strong> programmazione dei fon<strong>di</strong> strutturali<br />

della U.E. per il periodo 2000-2006 e sono state<br />

fissate le linee strategiche <strong>di</strong> intervento attraverso<br />

l'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> sei "assi" prioritari : risorse<br />

naturali; risorse culturali; risorse umane; sistemi<br />

locali <strong>di</strong> sviluppo; città; reti e no<strong>di</strong> <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Il documento <strong>di</strong> programmazione ha segnato una<br />

svolta nell'approccio alle problematiche <strong>di</strong> sviluppo,<br />

in quanto sulla scorta delle recenti esperienze<br />

riferite alla cosiddetta "programmazione contrattata<br />

e/o negoziata" - contratti d'area , patti territoriali...-<br />

sono stati avviati incontri e "tavoli" <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />

che hanno visto la partecipazione <strong>di</strong> tutti gli<br />

attori dello sviluppo; lo strumento <strong>di</strong> programmazione,<br />

approvato dalla Giunta Regionale, rappresenta,<br />

dunque, il quadro <strong>di</strong> riferimento delle istanze<br />

che partono dal "basso", dalle esigenze locali ,<br />

aderendo ai principi dello sviluppo sostenibile oggi<br />

alla base <strong>di</strong> ogni attività <strong>di</strong> pianificazione e <strong>di</strong> trasformazione<br />

del territorio.<br />

Tale tipo <strong>di</strong> approccio ha sostanzialmente spostato<br />

l'impostazione metodologica : dalla programmazione<br />

settoriale e intersettoriale si è passati alla programmazione<br />

per temi e per aree, consentendo<br />

una visione più ampia e moderna della problematica<br />

"beni culturali", e aprendo a valori sinora mantenuti<br />

in ombra. Rispetto al ciclo dei fon<strong>di</strong> strutturali<br />

1994/99 , la nuova programmazione ha ribaltato<br />

il rapporto tra beni culturali e turismo, intendendo<br />

gli interventi nel settore turistico non più come<br />

causa ma effetto delle dotazioni culturali <strong>di</strong> un'area<br />

geografica.<br />

I piani precedenti e le relative modalità, infatti,<br />

intendevano il sostegno ai beni culturali nella<br />

misura in cui gli interventi risultassero legati a<br />

ricadute economiche nella <strong>di</strong>rezione dello sviluppo<br />

turistico. Il nuovo approccio basato sullo sviluppo<br />

locale endogeno mette in crisi questo rapporto,<br />

ponendo la risorsa culturale al centro dell'interesse,<br />

capace anche <strong>di</strong> creare turismo. In questo contesto,<br />

le strategie per la considerazione e l'attivazione<br />

delle risorse culturali devono acquisire<br />

modalità <strong>di</strong> approccio integrato, intervenendo su<br />

tutti gli elementi del sistema (tutela , conservazione<br />

, ricerca , artigianato , e<strong>di</strong>lizia specializzata ,<br />

formazione , produzione <strong>di</strong> servizi culturali , servizi<br />

per la conoscenza…) e non soltanto su quello terminale<br />

della fruizione. In sintesi si tratta <strong>di</strong> partire<br />

dal patrimonio e non dal suo indotto turistico; la<br />

volontà <strong>di</strong> ribaltare visioni, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> intervento, fina-<br />

16<br />

territorio<br />

domenicantonio schiava<br />

lità è <strong>di</strong>mostrata dal notevole impegno finanziario,<br />

pari a circa 580 miliar<strong>di</strong> - per il settennio 2000-<br />

2006 - che se confrontato con la cifra del sessennio<br />

precedente offre la <strong>di</strong>mensione del salto <strong>di</strong><br />

qualità: nella programmazione 1994/99, soltanto<br />

64 miliar<strong>di</strong> erano stati destinati ai beni culturali.<br />

Questo nuovo approccio deve permettere, in fase<br />

operativa, <strong>di</strong> considerare gli interventi sul patrimonio<br />

culturale non alla stregua <strong>di</strong> interventi residuali<br />

e aggiuntivi, bensì interventi strutturali, ciò comportando<br />

l'abbandono della logica <strong>di</strong> azioni a pioggia<br />

<strong>di</strong> poca entità, le quali in molte occasioni anziché<br />

risolvere i problemi li acuiscono, non consentendo<br />

<strong>di</strong> giungere alla realizzazione <strong>di</strong> opere funzionalmente<br />

complete e organicamente definite.<br />

Viceversa, se si perseguono gli obiettivi <strong>di</strong>chiarati<br />

nei documenti <strong>di</strong> programmazione, in fase <strong>di</strong> intervento<br />

occorrerà dare primaria importanza a progetti<br />

organicamente definiti e assecondarli con<br />

risorse adeguate per l'efficacia e la visibilità dei<br />

risultati, affinché il bene possa essere utilizzato<br />

nella sua interezza e immesso sul "mercato" per le<br />

sue reali valenze sociali ed economiche.<br />

Con i cosiddetti "Complementi <strong>di</strong> programmazione"<br />

si è aperta la seconda fase <strong>di</strong> programmazione,<br />

quella che più' concretamente riguarda gli operatori<br />

e gli addetti ai lavori, in quanto momento <strong>di</strong> definizione<br />

<strong>degli</strong> obiettivi specifici entro cui calare i<br />

progetti d'intervento . E' fondamentale, pertanto,<br />

che la <strong>di</strong>scussione si affronti con un rinnovato<br />

approccio ai beni culturali; il presente breve contributo<br />

non ha pretesa alcuna <strong>di</strong> introdurre elementi<br />

innovativi, bensì solo lo scopo <strong>di</strong> stimolare una<br />

riflessione su come non <strong>di</strong>lapidare una occasione<br />

<strong>di</strong> sviluppo, nonché un'occasione <strong>di</strong> lavoro per<br />

professioni e addetti del settore. L'aspetto determinante<br />

è rappresentato da una serie <strong>di</strong> convergenze<br />

in tema <strong>di</strong> beni culturali: i nuovi in<strong>di</strong>rizzi<br />

stabiliti dalla legge Bassanini, l'approvazione del<br />

testo unico sui beni culturali, il peso maggiore in<br />

termini anche <strong>di</strong> sostegno finanziario, la collocazione<br />

in posizione centrale nel panorama <strong>degli</strong><br />

obiettivi <strong>di</strong> sviluppo. Tutto ciò è sintetizzato in<br />

azioni mirate che si concretizzano nelle cosiddette<br />

tre misure in<strong>di</strong>viduate dalla Regione Calabria, le<br />

quali a loro volta contengono gli obiettivi operativi<br />

e le linee <strong>di</strong> intervento:<br />

A) MISURA 1. GRANDI INTERVENTI TERRITO-<br />

RIALI DI CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE<br />

DEL PATRIMONIO.


OBIETTIVO OPERATIVO 1.1. :<br />

Recuperare, valorizzare, restaurare e qualificare<br />

funzionalmente il patrimonio archeologico, architettonico,<br />

storico-artistico, paesaggistico sottoposto<br />

a vincolo, archivistico e bibliografico regionale.<br />

Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />

Restauro, manutenzione, consolidamento, conservazione<br />

integrata e valorizzazione del patrimonio<br />

immobiliare e non, <strong>di</strong> particolare rilievo sia dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dell'emergenza sia in relazione al<br />

grado d'interesse;<br />

Restauro, manutenzione, valorizzazione e realizzazione<br />

<strong>di</strong> servizi e piani <strong>di</strong> gestione delle aree e<br />

dei parchi archeologici; Pianificazione e realizzazione<br />

<strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> recupero ambientale e paesaggistico<br />

per la valorizzazione e la migliore fruibilità<br />

del patrimonio culturale;Monitoraggio della vulnerabilità<br />

<strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici storico- culturali.<br />

OBIETTIVO OPERATIVO 1.2. :<br />

Facilitare la fruizione e l'integrazione del patrimonio<br />

culturale regionale .<br />

Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />

Potenziamento dei servizi archeologici, museali,<br />

teatrali e musicali;Realizzazione del Servizio<br />

Bibliotecario Regionale e suo potenziamento attraverso<br />

il collegamento al Servizio Bibliotecario<br />

Nazionale;Potenziamento dei servizi multime<strong>di</strong>ali<br />

nelle biblioteche nell'ambito del Piano Me<strong>di</strong>ateca<br />

2000 e attraverso nuove iniziative a carattere<br />

regionale ;Miglioramento dei servizi integrati archivistici<br />

anche me<strong>di</strong>ante la realizzazione del segmento<br />

Calabria nel sistema nazionale della documentazione<br />

cartografica ;<br />

Creazione <strong>di</strong> sistemi integrati <strong>di</strong> documenti <strong>di</strong>gitali<br />

B) MISURA 2. INTERVENTI TERRITORIALI DI<br />

CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL<br />

PATRIMONIO CULTURALE.<br />

OBIETTIVO OPERATIVO 2.1. :<br />

Recuperare, valorizzare, restaurare e qualificare<br />

funzionalmente il patrimonio archeologico, architettonico,<br />

storico-artistico, paesaggistico<br />

sottoposto a vincolo, archivistico e bibliografico<br />

regionale.<br />

Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />

- Interventi <strong>di</strong> adeguamento funzionale e conservazione<br />

integrata del patrimonio<br />

(archeologico, museale, storico, bibliotecario, dello<br />

spettacolo e delle attività culturali);<br />

- Interventi per le emergenze architettoniche per la<br />

riqualificazione dei centri storici;<br />

- Ristrutturazione e adeguamento funzionale dei<br />

complessi architettonici<br />

(anche <strong>di</strong> recente costruzione) e industriali<br />

<strong>di</strong>smessi per lo svolgimento <strong>di</strong> attività culturali e dì<br />

spettacolo e per altri servizi connessi<br />

all'accoglienza;<br />

- Recupero <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici già a<strong>di</strong>biti a sale teatrali e<br />

cinematografiche attualmente inagibili;<br />

- Interventi per l'arredo, la segnaletica e<br />

le strutture <strong>di</strong> servizio al turismo culturale.<br />

OBIETTIVO OPERATIVO 2.2. :<br />

Facilitare la fruizione e l'integrazione del patrimonio<br />

culturale regionale .<br />

Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />

- Creazione <strong>di</strong> parchi tematici e attrattori <strong>di</strong> intrattenimento<br />

culturale ;<br />

- Sviluppo <strong>di</strong> sistemi territoriali <strong>di</strong> gestione e<br />

miglioramento dei servizi <strong>di</strong> fruizione ;<br />

- Potenziamento dei servizi multime<strong>di</strong>ali puntuali e<br />

integrati sul territorio tra archivi, biblioteche ,<br />

musei e sistemi locali ;<br />

- Promozione e <strong>di</strong>ffusione dell'immagine e dei servizi<br />

culturali della regione .<br />

C) MISURA 3 - IMPRESA CULTURALE E SOSTE-<br />

GNO ALLE ATTIVITA' DI CONSERVAZIONE E<br />

VALORIZZAZIONE<br />

OBIETTIVO OPERATIVO 3.1. :<br />

Sviluppare l'impren<strong>di</strong>torialità' legata alla valorizzazione<br />

del patrimonio culturale<br />

Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />

- Sviluppo dell'impresa culturale per la gestione<br />

dei servizi aggiuntivi all'offerta culturale e delle<br />

attività' <strong>di</strong> restauro ;<br />

- Sviluppo delle organizzazioni no-profit per l'erogazione<br />

dei servizi alla persona ;<br />

- Interventi per l'integrazione tra l'impren<strong>di</strong>torialità<br />

e le risorse culturali presenti sul territorio ;<br />

- Sviluppo, qualificazione e sostegno delle filiere<br />

dell'indotto locale attivate dagli interventi sulle<br />

infrastrutture culturali (artigianato <strong>di</strong> restauro; e<strong>di</strong>lizia<br />

per il recupero ; produzioni multime<strong>di</strong>ali , e<strong>di</strong>toriali<br />

e teatrali; servizi per la gestione dei siti culturali<br />

e per l'offerta <strong>di</strong> servizi al turismo culturale);<br />

Sostegno per la crescita delle organizzazioni culturali<br />

pubbliche e private no-profit e for profit.<br />

Le premesse, dunque, per un'azione finalmente<br />

efficace e globale nel settore storico-culturale esistono<br />

tutte. La finalità <strong>di</strong> caricare gli interventi <strong>di</strong><br />

salvaguar<strong>di</strong>a e recupero <strong>di</strong> grande valenza per le<br />

prospettive dello sviluppo territoriale emergono<br />

con chiarezza, evidenziando lo stretto rapporto<br />

che intercorre fra identità storica e sostenibilità<br />

della trasformazione.<br />

Ciò che occorre, sicuramente, è il saper <strong>di</strong>segnare<br />

una strategia <strong>di</strong> attuazione corretta per il settore e<br />

per la Calabria. Una strategia che consenta<br />

soprattutto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le risorse umane locali,<br />

valorizzando le capacità tecnico-scientifiche <strong>di</strong>sponibili<br />

e avviando processi <strong>di</strong> crescita professionale<br />

utili a mantenere poi e utilizzare adeguatamente il<br />

patrimonio. Una strategia, inoltre, che sia in grado<br />

<strong>di</strong> "raccogliere le fila" <strong>di</strong> quanto esistente nel<br />

campo dei beni culturali in ambito regionale, evitando<br />

sovrapposizioni e sprechi, e avviando alle<br />

necessarie interazioni fra istituzioni addette, enti<br />

locali, operatori, stu<strong>di</strong>osi.<br />

n.d.r. - La redazione <strong>di</strong> quest’articolo risale al marzo scorso,<br />

viene pubblicata solo ora a causa dei ritar<strong>di</strong> tecnici che ha subito<br />

la pubblicazione <strong>di</strong> questo numero<br />

17


il ruolo dell’architetto tra nuove regole e<br />

trasformazione del territorio<br />

Convegno<br />

SOVERATO - 7 luglio 2000<br />

“In apertura della relazione <strong>di</strong> accompagnamento<br />

al bilancio <strong>di</strong> quest'anno <strong>di</strong>cevo che lo<br />

scenario sul 2000, si presentava articolato per un<br />

complesso intreccio”. Con queste parole, l'architetto<br />

Biagio Cantisani, Presidente dell'Or<strong>di</strong>ne<br />

Architetti <strong>di</strong> Catanzaro, ha aperto il convegno che<br />

aveva per tema: “Il ruolo dell'architetto fra nuove<br />

regole e trasformazione del territorio”. Un riuscitissimo<br />

incontro tenuto, nell'afosa serata dello<br />

scorso sette luglio, nella sala consigliare <strong>di</strong><br />

Soverato. Organizzata dallo stesso Or<strong>di</strong>ne<br />

Architetti, presente con i consiglieri <strong>architetti</strong><br />

Mariella Giordano, Nicola Fazio, Giuseppe Ma<strong>di</strong>a<br />

e Edoardo Servello, alla manifestazione hanno<br />

partecipato Nino Zizzi del Consiglio Nazionale<br />

Architetti, Tonino Riverso, Presidente <strong>degli</strong><br />

Architetti calabresi, Aldo Fiale, Magistrato, Pino<br />

Maida, Sindaco <strong>di</strong> Chiaravalle Centrale e il professor<br />

Franco Suraci, docente all'Università <strong>di</strong><br />

Reggio Calabria.<br />

Hanno assistito tantissimi <strong>architetti</strong> arrivati da<br />

tutta la Regione, alcuni dei quali con posti <strong>di</strong><br />

responsabilità negli uffici comunali, quest'ultimi<br />

presenti con alcuni Sindaci ed amministratori<br />

locali.<br />

Proseguendo nell'interessante trattazione, il<br />

Presidente Biagio Cantisani ha descritto la situazione<br />

come si scorgeva all'inizio <strong>di</strong> quest'anno.<br />

“All'economia che stentava (e stenta ancora a<br />

decollare, soprattutto qui al sud) - ha detto - il<br />

mercato delle progettazioni appariva ancora rappreso<br />

nell'attesa dell'entrata a regime delle nuove<br />

norme, per poter finalmente offrire un più chiaro<br />

quadro <strong>di</strong> riferimento. A sei mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza - ha<br />

evidenziato Cantisani - l'attesa non si è particolarmente<br />

realizzata, ma quelle regole saranno ora<br />

operative da qui alla fine del mese. Regole - ha<br />

detto - la cui lettura e vali<strong>di</strong>tà saranno approfon<strong>di</strong>ti<br />

in tre giornate che quest'Or<strong>di</strong>ne ha già previsto<br />

per il prossimo autunno, per aggiornare i colleghi<br />

18<br />

eventi<br />

aurelio tuccio<br />

sui temi del regolamento. Il progetto, la <strong>di</strong>rezione,<br />

la contabilità e la sicurezza. Alla luce <strong>di</strong> queste<br />

novità - ha detto il Presidente - si trasforma l'essere<br />

<strong>architetti</strong> nel territorio e, cambiano il lavoro e<br />

il rapporto con la committenza”.<br />

“D'ora in poi - ha proseguito - all'alba del nuovo<br />

millennio, avremo davanti un territorio trasformato,<br />

sotto tutti i tipi <strong>di</strong> vista, considerato che l'architetto<br />

non opera solo da tecnico ma è calato nel<br />

sociale. Un territorio da rileggere per aggiornare<br />

la Provincia al suo vero aspetto fisico-sociale.<br />

Solo così - ha detto - potremmo stu<strong>di</strong>are le soluzioni<br />

e far sì che si operi in base a conoscenze<br />

effettive e non supposte”.<br />

Un ruolo complesso, quin<strong>di</strong>, quello d'essere architetto<br />

nel nuovo millennio. “Una domanda imperante<br />

- come giustamente ha detto il Presidente<br />

Cantisani - e una risposta, non semplice, che solo<br />

col tempo si riuscirà a trovare”. Da questo concetto<br />

nasce il bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong>battito con i<br />

soggetti che, assieme agli <strong>architetti</strong>, saranno i<br />

protagonisti della trasformazione. “Dobbiamo - ha<br />

detto il Presidente - cercare più utili sinergie e<br />

non continuare a seguire quei rapporti tra <strong>architetti</strong>,<br />

politici e committenza, improntandoli, come<br />

si è fatto finora, alla logica dell'interesse pressoché<br />

personale a <strong>di</strong>scapito della qualità, ed alla<br />

noncuranza dello stravolgimento del territorio e<br />

dell'ambiente in cui si lavora”.<br />

“Un modo <strong>di</strong> operare - che per il Presidente<br />

Cantisani - ha evidentemente influenzato alcuni<br />

correnti <strong>di</strong> pensiero che hanno avuto nel<br />

Presidente dell'antitrust il loro maggiore momento<br />

<strong>di</strong> interpretazione, quando questi <strong>di</strong>chiarava che<br />

bisogna escludere gli Or<strong>di</strong>ni delle Professioni tecniche<br />

limitandosi a mantenere solamente quelli il<br />

cui esercizio è caratterizzato dal riferimento a<br />

principi e valori costituzionali, quali la <strong>di</strong>fesa (<br />

art.24) e la salute (art.32). L'antitrust - ha proseguito<br />

Cantisani - <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> citare, però, altri<br />

articoli della Costituzione quali il 21 che riguarda<br />

la stampa, il 41 la sicurezza, il 47 il risparmio ma<br />

soprattutto non citava l'art.9 che recita: "…la<br />

Repubblica promuove lo sviluppo della<br />

cultura…tutela il paesaggio e il patrimonio storico<br />

e artistico della nazione…"”. Ma la reazione "forte<br />

e passionale" <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> italiani è stata pronta<br />

“ bisogna dare atto a questo Consiglio Nazionale<br />

Architetti ed al Presidente Sirica <strong>di</strong> aver fatto una<br />

grande azione sia in Italia che presso la Comunità<br />

Europea, che ha determinato un cambiamento <strong>di</strong><br />

tendenza e ha riportando all'attenzione il ruolo


dell'architetto all'interno del citato articolo. Non<br />

solo, ma gli ha ridato quel significato ha sempre<br />

avuto, <strong>di</strong> protagonista e coor<strong>di</strong>natore delle trasformazioni<br />

che incidono sul territorio, sul paesaggio<br />

e che partono dallo sviluppo della cultura”.<br />

Da tutti questi spunti nasce, dalle parole <strong>di</strong><br />

Cantisani, la necessita riappropriarsi <strong>di</strong> un ruolo<br />

più consapevole sul territorio, "per migliorare la<br />

qualità professionale e dare migliori servizi alla<br />

collettività in evoluzione". Una strada <strong>di</strong> certo<br />

favorita da una maggiore conoscenza fra chi<br />

amministra e gestisce il territorio e gli <strong>architetti</strong>,<br />

che attraverso il loro Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Catanzaro, stanno<br />

da tempo attuando l'efficace politica. Non a caso,<br />

al <strong>di</strong>battito <strong>di</strong> Soverato, l'Or<strong>di</strong>ne Architetti ha chiesto<br />

la presenza "in primis" dell'Assessore alla<br />

Cultura della Provincia <strong>di</strong> Catanzaro, “che per<br />

prima - ha detto Cantisani - ha considerato fondamentale<br />

la presenza <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> come propulsori<br />

dello sviluppo dell'ambiente e del territorio”.<br />

“Perché è dalla Cultura che noi partiamo - ha evidenziato<br />

Cantisani - per riba<strong>di</strong>re i nostri obiettivi.<br />

L'ispirazione più importante delle nuove regole a<br />

cui saremo soggetti e mi riferisco - ha detto - al<br />

concorso <strong>di</strong> architettura che <strong>di</strong>venta fondamento<br />

sta <strong>di</strong>pendente e il professionista incaricato bensì<br />

auspica una reciproca collaborazione. Sono poi<br />

presenti - ha evidenziato - un Magistrato, un<br />

amico, che ci aiuterà a orientarci attraverso i<br />

gineprai e i pericoli della giurisprudenza. Il<br />

Presidente della Federazione <strong>degli</strong> or<strong>di</strong>ni della<br />

Calabria che, insieme agli altri Or<strong>di</strong>ni, come soggetti<br />

dovranno prevedere le tanto attese leggi<br />

regionali sull'architettura e sull'urbanistica che<br />

come sancisce l'art.1 del Regolamento, potrebbero<br />

sostituirlo con uno più adattabile alle caratteristiche<br />

ed esigenze della Calabria.<br />

Mentre il professore Suraci è presente come<br />

esperto <strong>di</strong> sicurezza, poiché quest'ultima è l'altro<br />

grande elemento con cui il nostro lavoro si andrà<br />

per la ricerca della qualità non solo tecnica ed<br />

economica, ma per un controllo sulle trasformazioni<br />

del paesaggio e dell'ambiente”. Un significativo<br />

passo in avanti, per superare l'ostacolo del<br />

"curricola" che soprattutto i giovani colleghi si trovano<br />

davanti. “Ciò - ha detto - è una grossa<br />

novità e un'altra battaglia vinta, soprattutto dal<br />

CNA”.<br />

“Un nuovo e delicato compito sarà affidato ai concorsi,<br />

che per gli Enti Locali ed i professionisti<br />

suonerà come "una vera e propria rivoluzione culturale",<br />

trasformando la semplice opera pubblica<br />

in un processo trasparente <strong>di</strong> partecipazione<br />

democratica dei citta<strong>di</strong>ni alla sua realizzazione”.<br />

“Per fare ciò - ha detto il Presidente Biagio<br />

Cantisani - ho dato la <strong>di</strong>sponibilità dell'Or<strong>di</strong>ne ai<br />

Sindaci del comprensorio, affinché una programmazione<br />

congiunta possa far nascere una gestione<br />

e pianificazione ottimali.<br />

“Non a caso - ha detto Cantisani - sono presenti<br />

alcuni soggetti in<strong>di</strong>spensabili per capire il nuovo<br />

ruolo. Dai responsabili <strong>degli</strong> uffici tecnici comunali,<br />

colleghi con i quali dobbiamo costruire una<br />

nuova cooperazione a partire dall'art. 15 del regolamento<br />

che "non pone conflitti fra il professioni-<br />

"a scontrare" e "ad incontrare", alla luce della<br />

qualità totale”.<br />

“Sono poi presenti gli <strong>architetti</strong> - ha detto - che<br />

sentono sempre <strong>di</strong> più l'esigenza <strong>di</strong> incontrarsi.<br />

Una necessità, quest'ultima, per la verità molto<br />

sentita dall'Or<strong>di</strong>ne, che come <strong>di</strong>mostra l'incontro<br />

<strong>di</strong> stasera, già sta operando in questo senso”.<br />

“Il Congresso <strong>di</strong> Decollatura, per noi <strong>architetti</strong><br />

catanzaresi, è stato la pietra angolare <strong>di</strong> un nuovo<br />

modo <strong>di</strong> guardare all'esterno. Perché ci siamo resi<br />

conto che non era possibile continuare a parlare<br />

tra <strong>di</strong> noi” .<br />

“Questa sera - ha proseguito Cantisani - oltre al<br />

<strong>di</strong>battito renderemo omaggio ad alcuni colleghi,<br />

iscritti e fondatori del nostro Or<strong>di</strong>ne e ne ricorde-<br />

19


20<br />

remo alcuni che purtroppo non sono più con noi.<br />

Poi, faremo festa insieme poiché credo si debba<br />

dare anche un'immagine <strong>di</strong> tranquillità, riappropriandoci<br />

<strong>di</strong> quello spirito quasi goliar<strong>di</strong>co che<br />

forse un tempo si ad<strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> più alla nostra categoria”.<br />

Infine, il Presidente Biagio Cantisani ha rivolto un<br />

saluto ai giovani Architetti "che questa sera incontrano<br />

i più anziani, in un ideale passaggio tra<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> fare architettura".<br />

Ha poi fatto seguito l'intervento dell'Architetto<br />

Marisa Gigliotti, consigliere del Comune <strong>di</strong><br />

Soverato che ha accolto la manifestazione nella<br />

veste <strong>di</strong> "premurosa padrona <strong>di</strong> casa". L'architetto<br />

Gigliotti ha illustrato l'attività del suo Comune ed<br />

in modo particolare il progetto <strong>di</strong> città dei bambini,<br />

inserito all'interno del PRG citta<strong>di</strong>no. Uno strumento<br />

<strong>di</strong> terza generazione - ha voluto evidenziare<br />

- perché introduce i concetti dell'urbanistica<br />

partecipata.<br />

Il Sindaco <strong>di</strong> Chiaravalle Pino Maida, ha detto <strong>di</strong><br />

essere stato tra i primi a rivoluzionare il sistema<br />

<strong>degli</strong> incarichi pubblici, "rischiando personalmente<br />

pur <strong>di</strong> garantire la presenza <strong>di</strong> giovani che altrimenti<br />

non avrebbero avuto possibilità d'inserimento".<br />

Pino Maida ha poi salutato l'apertura<br />

dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Catanzaro, definendola “un significativo<br />

processo che favorisce lo sviluppo, contro<br />

la chiusura che è madre del degrado”.<br />

Il Prof. Suraci ha riportato il <strong>di</strong>scorso sul fatto che<br />

l'impegno verso nuovi ruoli della professione non<br />

ci dovrebbero <strong>di</strong>stogliere dal corretto uso <strong>di</strong> materiali<br />

e soprattutto ha auspicato un ritorno a quelli<br />

tra<strong>di</strong>zionali, riconoscendo la grande potenzialità<br />

che essi possono offrire sia dal punto <strong>di</strong> vista tecnologico<br />

sia dal punto <strong>di</strong> vista culturale.<br />

L'Architetto Giuseppe Zizzi, lungamente<br />

Presidente dell'Or<strong>di</strong>ne catanzarese ed ora nel<br />

Consiglio Nazionale, ha ricordato la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

rapportarsi al territorio.<br />

Un felice modo <strong>di</strong> fare, che per la verità è stato<br />

da egli stesso ideato. Secondo Zizzi, sarebbe<br />

questa la funzione principale dell'Or<strong>di</strong>ne, che solo<br />

tessendo una fitta rete <strong>di</strong> rapporti può far crescere<br />

il territorio, in base alle necessità politiche. Per<br />

evitare - ha concluso - la nascita delle "cattedrali<br />

nel deserto", nate nei Comuni che hanno voluto<br />

fare da soli e si sono sottratti ad un reciproco<br />

confronto.<br />

Tonino Riverso, Presidente della Federazione<br />

Regionale Or<strong>di</strong>ni Architetti, ha ricordato che l'architettura<br />

ha un interesse pubblico, come la giustizia<br />

e la sanità. Velocemente - ha aggiunto -<br />

stanno cambiando le regole che tendono all'innovazione<br />

della professione, con la certificazione <strong>di</strong><br />

qualità <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> e tra poco del progetto. Una<br />

serie d'avvenimenti che ridefiniscono la professione,<br />

anche se, per Riverso, è il concorso d'architettura<br />

portatore <strong>di</strong> novità. Solo che - ha concluso<br />

- a fronte <strong>di</strong> duemila concorsi annui fatti in<br />

Francia, nel nostro Paese se ne realizzano appena<br />

venti.


Il Magistrato Aldo Fiale ha sintetizzato i temi del<br />

convegno, uno dei quali riguarda l'architetto e le<br />

regole, per affidare incarichi in base alla preparazione<br />

e non ad in<strong>di</strong>cazioni politiche.<br />

Con il concorso d'architettura - ha proseguito -<br />

potremmo imbatterci nei "soliti personaggi" in<strong>di</strong>cati<br />

dall'alto e, che s'accaparrano tutto. Il rapporto<br />

tra tecnici comunali e amministratori, con i primi<br />

che a volte remano contro le volontà politiche del<br />

Sindaco. Fiale ha poi parlato del rapporto con<br />

amministratori e politici e delle dure sanzioni da<br />

comminare a chi "collauda opere senza andare in<br />

cantiere". Infine, il magistrato si è soffermato sull'atteggiamento<br />

<strong>dell'or<strong>di</strong>ne</strong> verso gli iscritti, per<br />

recuperare garanzie verso la società. Ma non le<br />

responsabilità civili, che possono essere sod<strong>di</strong>sfatte<br />

con una polizza, bensì - ha concluso - quelle<br />

morali, migliorando la <strong>di</strong>mensione umana dell'architetto.<br />

In coda al convegno, l'Or<strong>di</strong>ne Architetti <strong>di</strong><br />

Catanzaro, per la prima volta, ha assegnato riconoscimenti<br />

a chi è iscritto all'albo da oltre 25<br />

anni, ai quali sono andate alcune targhe ricordo.<br />

Agli <strong>architetti</strong> Giuseppe Casale, Rosario<br />

Scamardì, Giovanni Angelo Alcaro, Teresa<br />

Gualtieri, Fausto Rippa, Vincenzo Munizza,<br />

Giancarlo Carioti, Maria Teresa Sanzo, Maria<br />

Adele Teti, Giuseppe Antonio Zizzi, Mario Forte,<br />

Concetta Spedalieri, Antonio Riverso, Andrea<br />

Iovene. Altri riconoscimenti sono stati assegnati al<br />

Magistrato Aldo Fiale particolarmente sensibile ai<br />

temi affrontati nel convegno ed alla signora<br />

Angela Calabretta, che da anni, con "pazienza ed<br />

efficienza" nella sede <strong>di</strong> Catanzaro segue gli<br />

iscritti all'Or<strong>di</strong>ne Architetti.<br />

Poi, un affettuoso e commosso riconoscimento è<br />

andato alla memoria <strong>di</strong> Giuseppe Zanini uno dei<br />

fondatori dell'Or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> Nicola Biamonte ed<br />

Enrico Anselmi, questi ultimi deceduti prematuramente<br />

nel corso <strong>di</strong> questo ultimo anno. Un doveroso<br />

ricordo anche <strong>di</strong> Giovanna, segretaria<br />

dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Reggio Calabria anch'essa recentemente<br />

scomparsa.<br />

Infine, tutti si sono spostati sul "Lungomare Europa"<br />

dove, in un noto stabilimento balneare è stato servito<br />

un apprezzato ed abbondante rinfresco che, a<br />

<strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> quanto succede normalmente, esaltava<br />

21


“il rior<strong>di</strong>no delle professioni<br />

intellettuali: il ruolo del design”<br />

3° Congresso Nazionale del Design Italiano, Milano 26/27 Maggio 2000<br />

22<br />

a cura del CNAD - Consiglio Nazionale delle Associazioni per il Design<br />

Il mondo del design entra nel <strong>di</strong>battito per il<br />

riconoscimento del ruolo strategico del progetto<br />

e per il rior<strong>di</strong>no delle professioni intelleffuali,<br />

con l'obiettivo <strong>di</strong> restituire alla cultura del<br />

progetto e, più in particolare del design, la funzione<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare i processi <strong>di</strong> trasformazione,<br />

<strong>di</strong>fendendo e migliorando la qualità della<br />

vita e dell'ambiente, oltre che <strong>di</strong> promuovere<br />

l'associazionismo professionale, quale con<strong>di</strong>visione<br />

dei valori del progetto e della misura<br />

della qualità.<br />

In una con<strong>di</strong>zione storica fortemente evolutiva,<br />

ove mutano rapidamente i modelli <strong>di</strong> riferimento<br />

del contesto socio-economico e culturale, in<br />

modo sempre più complesso ed articolato, ci appare<br />

quanto mai realizzabile l'aspirazione alla piena<br />

convivenza <strong>di</strong> realtà molteplici, eppure emergono<br />

inevitabili contrad<strong>di</strong>zioni ed inadeguatezze.<br />

La continua e mutevole richiesta <strong>di</strong> qualità e prestazioni<br />

compatibili con i nuovi modelli, a cui spesso si<br />

è "sperato" <strong>di</strong> poter rispondere con specialismi<br />

estremi, mette alla prova la costellazione delle pro-<br />

fessioni e dei loro sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento.<br />

Le professioni legate al progetto, più <strong>di</strong> ogni altra,<br />

appaiono investite <strong>di</strong> un ruolo strategico nel comprendere<br />

i processi <strong>di</strong> trasformazione ed in<strong>di</strong>rizzarli<br />

verso la tutela e la crescita delle qualità per la vita<br />

e l'ambiente.<br />

Si è pertanto (ed inevitabilmente) aperto il <strong>di</strong>battito<br />

sul modo in cui le professioni, ed i loro enti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento,<br />

debbano essere riformati per superare<br />

quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> inadeguatezza nei rapporti tra<br />

innovazione, progetto e flessibilità, ampliandolo fino<br />

ad intersecare l'ambito politico, e qui riven<strong>di</strong>cando i<br />

valori della cultura rispetto alle logiche del consenso.<br />

In un tale movimento <strong>di</strong> confronti, <strong>di</strong>battiti e riven<strong>di</strong>cazioni<br />

i designer riba<strong>di</strong>scono la necessità <strong>di</strong> tutela<br />

e riconoscimento, anche giuri<strong>di</strong>co, per la propria<br />

professione, visto il ruolo determinante che essi<br />

attualità<br />

svolgono nella progettazione dei prodotti e dei luoghi<br />

che strutturano gli scenari ove la qualità della<br />

vita si relaziona, nella maniera più imme<strong>di</strong>ata, con<br />

spazi, oggetti, strumenti etc..., provocando effetti<br />

determinanti tanto nella crescita produttiva, quanto<br />

nei contesti ambientali.<br />

Promuovere del ruolo strategico del design, ha<br />

spinto il <strong>di</strong>battito, aperto dal 3° congresso nazionale<br />

del design italiano, ad aprire una riflessione su<br />

alcune tematiche interne al mondo del design, che<br />

appaiono fondamentali per il suo sviluppo e la sua<br />

adeguatezza, <strong>di</strong> fronte alle mutazioni in atto: il<br />

metodo, la formazione, le nuove generazioni <strong>di</strong> progettisti,<br />

il ruolo <strong>degli</strong> Or<strong>di</strong>ni Professionali e delle<br />

Associazioni <strong>di</strong> settore.<br />

L'input dato da Antonio Barresi (designer) per un<br />

concetto <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> progettazione, nel quale il desi-


Il CNAD_ Consiglio Nazionale delle Associazioni per fl Design nasce nel 1994 con la finalità <strong>di</strong> promuovere<br />

e coor<strong>di</strong>nare la nascita e le attività <strong>di</strong> associazioni nell'area del design. La sua peculiarita è quin<strong>di</strong> voler<br />

sviluppare e <strong>di</strong>ffondere la cultura del progetto ed, all'intemo <strong>di</strong> essa, sostenere e tutelare la professione <strong>di</strong><br />

designer.<br />

La sua strategia consiste nel creare una rete capillare <strong>di</strong> strutture associative, attraverso cui promuovere<br />

e sostenere la ricerca, la formazione, I'informazione e lo sviluppo anche <strong>di</strong> attività economiche, il tutto nell'interesse<br />

collettivo e per favorire la cultura del design.<br />

In questi anni al CNAD hanno aderito: INFORMA.AZIONE, associazione con sede operativa a Roma;<br />

ADVeneto; ADToscana; ADPuglia; ADCalabrfa; AS:PRO:NADI, <strong>di</strong> Milano; DADAUMPA, <strong>di</strong> Pesaro; ADIBI', <strong>di</strong><br />

Matera; Istituto Italiano per il Design, <strong>di</strong> Napoli/Milano.<br />

gn è para<strong>di</strong>gma della produzione, ove l'arte già lo è<br />

per la conoscenza, <strong>di</strong>venta essenziale per una<br />

<strong>di</strong>sciplina il cui scopo primario sono: la piacevolezza<br />

d'uso e la gratificazione estetica. Non a caso<br />

Domenico De Masi (sociologo), citando Niemeyer,<br />

ha affermato che l'importante non è l'architettura in<br />

sé, bensì la sua capacità <strong>di</strong> relazionarsi con la vita,<br />

con la quoti<strong>di</strong>anità, e la più generale capacità d'intervenire<br />

nel cambiare un mondo, dove la bellezza<br />

è un lusso eppure, più <strong>di</strong> ogni altra è incaricata<br />

della nostra felicità. Tale concetto sembra essere<br />

più che mai vicino ai bisogni del "nuovo" consumatore,<br />

per il quale (come ha sostenuto Mario Abis)<br />

l'abitare assume un valore sociale crescente, in termini<br />

<strong>di</strong> investimento psicologico e <strong>di</strong> consumo gratificante,<br />

e qui i linguaggi <strong>di</strong>ventano veri bisogni.<br />

Dunque <strong>di</strong> fronte ad una società così complessamente<br />

strutturata, con una domanda fortemente <strong>di</strong>fferenziata<br />

ed una offerta altrettanto variegata, il<br />

progetto ed il design devono muoversi su scale<br />

molteplici, in<strong>di</strong>viduando strategie e percorsi possibi-<br />

li, all'interno delle reti relazionali nella società cui<br />

appartengono ed a cui devono proporsi, con la<br />

peculiarità <strong>di</strong> linguaggi che siano frutto <strong>di</strong> ricerche<br />

autonome e pertanto riconoscibili (Almerico De<br />

Angelis). Se il contesto <strong>di</strong> riferimento del design è<br />

affetto da "<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne", Andrea Mazzoli (architetto),<br />

propone come cura <strong>di</strong> promuovere il <strong>di</strong>ritto alla bellezza,<br />

da riportare nell'insieme delle prestazioni<br />

inderogabili, insieme con una nuova etica del progetto,<br />

espressa nel dovere <strong>di</strong> organizzare le ricchezze<br />

del mondo nell'interesse della collettività<br />

intera. Un compito cosi arduo non risulta sostenibile<br />

senza la ridefinizione dell'iter formativo del designer<br />

che se troppo vasta rischia <strong>di</strong> essere generica,<br />

mentre, dall'altro, la formazione specialistica annulla<br />

una variabile fondamentale, ovvero la capacità<br />

d'integrazione, <strong>di</strong> perdersi e ritrovarsi come strate-<br />

gia conoscitiva e quin<strong>di</strong> progettuale; perdersi nella<br />

molteplicità <strong>degli</strong> aspetti e delle attenzioni, ritrovarsi<br />

nella giusta razionalizzazione delle risposte, nella<br />

qualità del prodotto.<br />

Quin<strong>di</strong> l'ambito formativo del designer va seguito<br />

programmandone l'adeguatezza al suo ruolo contemporaneo<br />

e proseguito rimuovendo le barriere<br />

all'ingresso delle nuove generazioni nell'area del<br />

progetto, favorendo scambi e sinergie <strong>di</strong> squadra.<br />

E' fondamentale, per la capacità d'intuire il futuro e<br />

partecipare alla sua costruzione, accogliere le <strong>di</strong>fficoltà<br />

delle giovani generazioni; le loro argomentazioni<br />

sugli "effetti positivi dell'inter<strong>di</strong>sciplinarietà <strong>di</strong><br />

metodo”, a <strong>di</strong>fesa della creatività al <strong>di</strong> sopra delle<br />

strutture produttive; le <strong>di</strong>fferenze e le <strong>di</strong>stanze economico-culturali,<br />

solo apparentemente annullate<br />

dalla tecnologia multime<strong>di</strong>ale.<br />

I gruppi <strong>di</strong> giovani progettisti presenti al congresso<br />

(Stu<strong>di</strong>o Random, Nucleo, Stu<strong>di</strong>o Factory) hanno evidenziato<br />

tali aspetti, chiedendo alle associazioni ed<br />

agli or<strong>di</strong>ni professionali <strong>di</strong> farsi portavoce <strong>di</strong> tali<br />

argomentazioni ma anche, come riba<strong>di</strong>to da più<br />

ambiti, <strong>di</strong> uscire dalla cultura delle corporazioni e<br />

dal privilegio dell'appartenenza, con un invito ad<br />

essere contemporanei, superando le problematiche<br />

burocratiche, corporative, tariffarie a favore <strong>di</strong> un<br />

investimento sul capitale intellettuale, come promotore<br />

della spinta innovativa (intervento <strong>di</strong> Giacinto<br />

Militello, esperto professioni) e promuovendo adeguate<br />

qualità <strong>di</strong> progetto, insieme alla crescita delle<br />

potenzialità dei luoghi, anche in termini linguistici.<br />

L'impressione, tuttavia, è che troppe parole non<br />

<strong>di</strong>ano la misura reale dell'impegno propositivo, a<br />

favore del quale bisognerebbe allargare il <strong>di</strong>battito<br />

a contributi provenienti da ambiti <strong>di</strong>versificati, per<br />

rendere "reali" gli input alla multi<strong>di</strong>sciplinarietà ed<br />

alla qualità della vita.<br />

(dal convegno Cnad, relazione <strong>di</strong> Na<strong>di</strong>a Rocchino)<br />

23


Il minimo necessario<br />

architetto-designer<br />

commissione cultura<br />

relazione al:<br />

3° Congresso Nazionale del Design Italiano - CNAD<br />

"IL RUOLO DEL DESIGN: il mondo che cambia, il<br />

mondo che non cambia, il mondo che vorremmo”<br />

Milano 26- 27 maggio 2000<br />

Recuperare la capacità <strong>di</strong> comprendere ed in<strong>di</strong>rizzare<br />

i processi <strong>di</strong> trasformazione in atto, finalizzandoli<br />

alla realizzazione <strong>di</strong> una esistenza sostenibile<br />

... richiede <strong>di</strong> considerare che la globalità<br />

culturale, la vertigine multime<strong>di</strong>ale e l'assolutezza<br />

tecnologica, rivelano una sottile sensazione <strong>di</strong><br />

precarietà esistenziale e <strong>di</strong> aleatorietà nei modelli<br />

<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> produzione che da quei processi si<br />

determinano.<br />

In tale contesto appare ovvio che le professionalità<br />

sempre più specializzate, in corsa verso qualità<br />

formali, rischiano <strong>di</strong> rivelarsi un grande inganno,<br />

per l'aver trascurato alcune variabili fondamentali<br />

e provocando un effetto denaturalizzante sull'essenza<br />

multi<strong>di</strong>sciplinare del progetto, quale premessa<br />

fondamentale nel suo ruolo <strong>di</strong> strumento<br />

guida e per la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> qualità, oltre quelle<br />

già citate, più vicine alla vita (ed all'ambiente).<br />

Eppure quanto <strong>di</strong> ciò risulta superabile senza<br />

imparare a <strong>di</strong>alogare con i mon<strong>di</strong> vitali dell'esperienza<br />

collettiva: dalle attenzioni minime alle <strong>di</strong>vagazioni<br />

complesse?<br />

Forse sfuggendo agli obblighi della velocità e dell'apparenza<br />

precostituita, al dominio assoluto della<br />

tecnica e delle funzioni programmate, è possibile<br />

ricostruire le reti relazionali multiple dell'esperienza<br />

progettuale, quale percorso organico, attraversato<br />

da <strong>di</strong>fferenti implicazioni scientifiche, sociologiche,<br />

artistiche, che agganciano le strutture <strong>di</strong><br />

pensieri progettuali autonomi.<br />

Seguire, dunque, un atteggiamento artistico che,<br />

per sua natura, muove da vocazioni esplorative a<br />

tutto campo, oltre lo stile predefinito e lo standard<br />

24<br />

attualità<br />

na<strong>di</strong>a rocchino<br />

Abstract: ricostruire le reti relazionali multiple dell'esperienza progettuale, quale percorso organico, attraversato<br />

da <strong>di</strong>fferenti implicazioni scientifiche, sociologiche, artistiche, che agganciano le strutture <strong>di</strong> pensieri<br />

progettuali autonomi. Creatività <strong>di</strong> pensiero e stupore creativo si pongono ad antidoto per superare<br />

l'omologazione a vantaggio delle <strong>di</strong>fferenze, per produrre in qualità più che in quantità, ove qualità non è<br />

solo giusta tecnica e giusta ergonomia ma anche "incanto, forti idee e linguaggio dell'espressività, oltre le<br />

tendenze del "giorno".<br />

culturale, può restituire il senso <strong>di</strong> autonomia e<br />

completezza che all'azione progettuale mancano.<br />

Creatività <strong>di</strong> pensiero e stupore creativo si pongono<br />

ad antidoto per superare l'omologazione a vantaggio<br />

delle <strong>di</strong>fferenze, per" produrre in qualità più<br />

che in quantità ", ove qualità non è solo giusta<br />

tecnica e giusta ergonomia ma anche "incanto",<br />

forti idee e linguaggio dell'espressività, oltre le<br />

tendenze del giorno.<br />

Tutto questo è reso ancora possibile da molti<br />

<strong>architetti</strong>-designer ma l'invito è <strong>di</strong> renderlo fenomeno<br />

<strong>di</strong>ffuso.<br />

Non è un caso che tale invito venga riba<strong>di</strong>to con<br />

forza proprio da quelle aree, ove più <strong>di</strong> altre, le<br />

contrad<strong>di</strong>zioni e le mancanze <strong>di</strong> uno sviluppo organico,<br />

sottolineano il <strong>di</strong>stacco tra i ritmi della globalizzazione<br />

e le aritmie del quoti<strong>di</strong>ano.


Ripensare la città<br />

architetto<br />

Negli ultimi cinquanta anni, la città, nota come<br />

luogo <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> scambio, ha scoperto il valore<br />

commerciale dello spazio e ha stravolto tutti i<br />

concetti <strong>di</strong> equilibrio, <strong>di</strong> benessere e <strong>di</strong> stare<br />

insieme, per seguire solo programmi <strong>di</strong> profitto, <strong>di</strong><br />

interesse.<br />

La città non ha più abitanti, non ha più persone<br />

che vivano le sue strade e i suoi spazi: il centro<br />

resta luogo <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> compere; la periferia,<br />

viceversa, e il luogo dove non si vive, ma si dorme<br />

soltanto.<br />

La qualità ambientale, sociale, architettonica <strong>degli</strong><br />

spazi urbani contemporanei ha effetti rilevanti non<br />

soltanto su esperienze, percezioni e benessere<br />

attuali dei bambini e delle bambine, ma influisce<br />

soprattutto sul loro sviluppo futuro.<br />

In questo clima culturale, i <strong>di</strong>ritti dei bambini sono<br />

<strong>di</strong>ventati una componente normativa importante<br />

della cultura dell'infanzia, manifestatasi in Italia<br />

attraverso una serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti anche legislativi,<br />

culminati nella legge 285/97 che promuove<br />

iniziative finalizzate a migliorare il <strong>di</strong>ritto al benessere<br />

dei bambini e alla loro valorizzazione come<br />

persone, attraverso il <strong>di</strong>ritto al gioco all'informazione<br />

ad associarsi liberamente all'espressione della<br />

propria opinione: con la consapevolezza che le<br />

città, così come sono, non vanno bene per i piccoli<br />

come pure per i gran<strong>di</strong>. Proprio per questo si<br />

cerca <strong>di</strong> utilizzare come parametro <strong>di</strong> riferimento<br />

il bambino.<br />

Sono, questi, importanti punti <strong>di</strong> riflessione su cui<br />

da alcuni anni il Ministero dell'Ambiente, con l'iniziativa<br />

CITTA' SOSTENIBILE DELLE BAMBINE E<br />

DEI BAMBINI, ha orientato le proprie politiche.<br />

Parlare <strong>di</strong> città sostenibile delle bambine e dei<br />

bambini significa riconoscere la loro centralità nei<br />

processi <strong>di</strong> miglioramento e riqualificazione urbana,<br />

ripensare agli spazi e agli ambienti <strong>di</strong> vita partendo<br />

dalle esigenze dei suoi abitanti più deboli e<br />

più piccoli.<br />

Significa assumere la partecipazione dei bambini<br />

come elemento qualificante negli interventi finalizzati<br />

a migliorare la qualità dell'ambiente, non solo<br />

per coinvolgere nei processi <strong>di</strong> riqualificazione i<br />

soggetti che sono i destinatari <strong>di</strong>retti <strong>degli</strong> interventi,<br />

ma anche perché è questa una delle chiavi<br />

per far crescere nei bambini consapevolezza e<br />

senso <strong>di</strong> appartenenza all'ambiente, non solo fisico<br />

ma anche come tessuto <strong>di</strong> relazioni sociali e <strong>di</strong><br />

stimoli culturali.<br />

Far emergere un giusto ed "ecologico" rapporto<br />

con l'ambiente in cui vivono come citta<strong>di</strong>ni oggi i<br />

città<br />

antonella foresta<br />

bambini è l'unico modo perché essi siano portatori<br />

consapevoli <strong>di</strong> buone politiche per l'ambiente<br />

quando saranno citta<strong>di</strong>ni adulti.<br />

L'idea fondamentale che sta <strong>di</strong>etro il concetto <strong>di</strong><br />

città dei bambini e delle bambine è una città a<br />

misura <strong>di</strong> tutti, in cui anche il bambino possa fruire<br />

dello spazio urbano.<br />

In questo senso i bambini vengono scelti come<br />

in<strong>di</strong>catori della salute ambientale dell'ecosistema<br />

urbano.<br />

Francesco Tonucci, che è stato il promotore e il<br />

fautore <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> intervento, insiste in modo<br />

particolare sul cambiamento della città come obiettivo<br />

sociale e politico primario, infatti ripensare la<br />

città, volerla in modo <strong>di</strong>verso, è una necessità<br />

urgente. Si tratta <strong>di</strong> pensare ad una città più leggera,<br />

più semplice, nella quale tutti i citta<strong>di</strong>ni contino<br />

<strong>di</strong> più.<br />

Ripensare la città significa preparare, come <strong>di</strong>cono<br />

gli ambientalisti, uno sviluppo sostenibile, <strong>di</strong> cui il<br />

bambino è il garante naturale.<br />

Ripensare la città vuol <strong>di</strong>re pensare al benessere<br />

e alla qualità della vita, perché la ''città dei bambini''<br />

non è un progetto per i bambini, ma per la<br />

stessa città.<br />

25


Professione, Impegno Civile e<br />

Dualismo teoria/prassi<br />

26<br />

argomenti<br />

architetto - ricercatrice in progettazione architettonica<br />

presso la facoltà <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong> Reggio C.<br />

rita simone<br />

"Formare <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> è formare soprattutto<br />

la loro coscienza civile affinché <strong>di</strong>ventino<br />

dei professionisti e non dei volgari mestieranti".<br />

(E. N. Rogers, 1959)


"Per mettere fuori gioco una generazione basta fare in modo che i giovani coltivino il mito <strong>di</strong><br />

una totale "integrità" morale: così non sapranno accettare e praticare il compromesso, non<br />

certo quello spicciolo, ma quello nel quale si realizza la definizione della politica come arte del<br />

possibile, come <strong>di</strong>alettica del reale".<br />

(F. Purini e L. Thermes, 1978)<br />

Dal movimento moderno ad oggi la figura<br />

dell'architetto e la sua <strong>di</strong>mensione sociale e politica si<br />

sono manifestati secondo posizioni <strong>di</strong> allontanamento<br />

e coincidenza ma l'alternanza <strong>di</strong> tale rapporto non ha<br />

determinato, per le generazioni che si sono susseguite,<br />

un <strong>di</strong>stacco tra architettura ed impegno civile, se<br />

per questo s'intende la trasmissione <strong>di</strong> valori formali<br />

legati alla qualità dell'abitare e rivolti dal singolo alla<br />

collettività. In alcuni perio<strong>di</strong> della storia italiana la<br />

speculazione teorica ha avuto nella prassi la sua<br />

ricaduta, in altri, più oscuri, l'ideologia ha dettato<br />

scelte <strong>di</strong> chiusura verso una gestione politica che<br />

allontanava da sé, facendo scivolare l'impegno civile<br />

in uno spazio mentale dell'architettura e, paradossalmente,<br />

amplificandolo proprio nel suo <strong>di</strong>stacco. Il<br />

lavoro <strong>di</strong> ricerca svolto nella Scuola si se<strong>di</strong>mentava in<br />

testi ed immagini, prefigurando città e architetture<br />

"donate" da intere generazioni ad una collettività<br />

sorda e miope che, solo a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni, ha scoperto<br />

una pratica del costruire legata a meccanismi<br />

politici viziati. Quella attuale ere<strong>di</strong>ta così un bagaglio<br />

in cui il rapporto teoria/prassi appare <strong>di</strong>sgiunto e, non<br />

partecipe in prima persona delle scelte ideologiche,<br />

nell'eterna ribellione contro "padri" e "maestri", accusa<br />

la precedente <strong>di</strong> aver amplificato tale <strong>di</strong>vario.<br />

Indubbiamente entrambe le parti hanno affrontato ed<br />

interpretano il fare architettonico come funzione civile<br />

e sociale, gli uni riven<strong>di</strong>cando una <strong>di</strong>mensione politica<br />

nella Scuola, gli altri sentendosi "costretti" al suo<br />

interno e privi <strong>di</strong> verifica.<br />

Specialmente in un momento che sta a chiusura <strong>di</strong> un<br />

secolo, si è portati a fare dei bilanci e se è vero che<br />

"tra le generazioni è forse possibile scambiarsi solo<br />

gli errori", è solo acquisendoli come conoscenza che<br />

quest'ultima può pareggiare i conti, nel tentativo <strong>di</strong><br />

rifondare la <strong>di</strong>sciplina, evitando <strong>di</strong> smarrirsi nei nuovi<br />

e accattivanti "mon<strong>di</strong> virtuali". In questo ritornare, alla<br />

ricerca "dell'errore", è necessario andare in<strong>di</strong>etro nel<br />

tempo, ripercorrere la ricostruzione, passare attraverso<br />

il '68, il '77, il terrorismo, e gli anni '80, fino ad<br />

arrivare ad Alphaworld, il possibile nuovo luogo<br />

<strong>di</strong>sposto ad ospitarci, la nuova placenta pronta ad<br />

accoglierci.<br />

Manfredo Tafuri fa un'acuta analisi delle cause che<br />

hanno portato alla situazione contemporanea confrontando<br />

specifico <strong>di</strong>sciplinare e realtà politica e<br />

sociale e la sua Storia inizia con l'affermazione dell'esistenza<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>alettica tra "conoscere" ed "agire"<br />

all'interno della quale si muovevano gli <strong>architetti</strong> e gli<br />

intellettuali italiani all'indomani della Liberazione. Due<br />

modalità <strong>di</strong> rapporto con un reale <strong>di</strong>fficile, ma all'interno<br />

del quale i due termini, ritenuti in<strong>di</strong>ssolubili, produssero<br />

l'incontro con la politica attiva e caratterizzarono<br />

una cultura architettonica fondata su istanze<br />

"morali".<br />

Non è casuale che tale Storia si apra, infatti, con due<br />

opere "omaggio" a ideali politici e sociali. I monumenti<br />

alle Fosse Ardeatine e ai Caduti nei Campi <strong>di</strong><br />

Concentramento in Germania, iniziano la ricostruzione<br />

<strong>di</strong> un'Italia politicamente ed economicamente definita<br />

dalla strategia Einau<strong>di</strong> e nella quale il piano<br />

Fanfani <strong>di</strong>viene legge originando la Gestione Ina-<br />

Casa.<br />

In questa storia, che ha come protagonisti potere<br />

politico e <strong>di</strong>sciplina architettonica, fatta del continuo<br />

rincorrersi e annullarsi, con<strong>di</strong>videre ed ignorare, mettersi<br />

al passo e superare, supportare e riven<strong>di</strong>care,<br />

ma soprattutto e<strong>di</strong>ficata su illusioni costantemente<br />

<strong>di</strong>silluse, quest'ultima inizia la ricostruzione del proprio<br />

"corpus" fondandosi su istanze che hanno alla<br />

base i valori della Resistenza e la fiducia nell'or<strong>di</strong>namento<br />

democratico. L'adesione alla tra<strong>di</strong>zione ed al<br />

linguaggio dalla sintassi "povera" creano l'illusione <strong>di</strong><br />

una identificazione tra intellettuali e nuove classi<br />

sociali ed il percorrere la via della descrizione, contaminando<br />

soggettivo e collettività, genera la convinzione<br />

<strong>di</strong> praticare una "eticità dell'architettura" riconoscibile<br />

attraverso mo<strong>di</strong> e declinazioni con funzione civile,<br />

orientati verso la risoluzione <strong>di</strong> problemi inerenti la<br />

città ed il territorio.<br />

La vicenda Ina-casa è rappresentativa <strong>di</strong> un momento<br />

in cui la <strong>di</strong>sciplina attua una traslazione che vede<br />

nella residenza lo strumento <strong>di</strong> ricostruzione del<br />

Paese e quin<strong>di</strong> la "ricostruzione della casa come ricostruzione<br />

dell'idea <strong>di</strong> architettura". Il primo settennio<br />

Ina-Casa è così caratterizzato da una tensione realizzativa<br />

tale da far credere ad un'architettura dotata <strong>di</strong><br />

oggettività e rivolta alla costruzione della città. Tale<br />

vicenda appare, però, subito insana: accanto ai quartieri<br />

che vedono lo sperimentalismo proiettato verso<br />

la rappresentazione <strong>di</strong> nuove ideologie e situazioni<br />

sociali, <strong>di</strong>lagano le prime periferie urbane, figlie <strong>di</strong><br />

una speculazione che trova nei terreni periferici agevolazioni<br />

a basso costo ed infrastrutture già esistenti<br />

per mano pubblica.<br />

Un nuovo linguaggio populista prende sempre più le<br />

<strong>di</strong>stanze dalla ricerca architettonica e sperimentazioni<br />

come quella promossa da Libera al Tuscolano si stagliano<br />

come anomale nel panorama dell'e<strong>di</strong>lizia.<br />

Attorniato dall'incalzante speculazione il progetto<br />

<strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> rimane isolato, relitto utopico <strong>di</strong> un<br />

realismo che nel continuo compromesso tra ricerca<br />

teorica e voglia <strong>di</strong> realtà pone l'avvio per un totale<br />

<strong>di</strong>stacco tra teoria e prassi.<br />

Il Tiburtino, il Tuscolano e gli altri, attraverso cui<br />

cominciavano a delinearsi strategie <strong>di</strong>verse per la<br />

costruzione della periferia urbana, così accerchiati,<br />

inducono la ricerca a ripiegare su se stessa e a <strong>di</strong>stogliere<br />

l'attenzione dalla città per rifugiarsi all'interno<br />

del tema residenziale che si propone come unica<br />

27


materia infrastrutturante.<br />

Il tema della casa sarà, negli anni, la cartina tornasole<br />

del continuo altalenare tra teoria e prassi e rappresenterà,<br />

nel passaggio da oggetto <strong>di</strong> ricerca a luogo<br />

<strong>di</strong> scontro politico e sociale, uno <strong>degli</strong> elementi nodali<br />

<strong>di</strong> quel tentativo <strong>di</strong> ridefinizione <strong>di</strong>sciplinare scaturito,<br />

successivamente, dalla necessità <strong>di</strong> riconquistare la<br />

città ad una architettura che aveva lasciato il posto<br />

alle preoccupazioni ideologiche.<br />

Con l'incalzare <strong>degli</strong> anni '50, però anche la "casa" si<br />

allontanerà dall'architettura, il potere rappresenterà le<br />

classi sociali attraverso le tipologie della palazzina,<br />

dell'intensivo e dell'abusivo e la prima, soprattutto,<br />

<strong>di</strong>verrà il ritratto <strong>di</strong> una committenza <strong>di</strong>sgregata e volgare.<br />

Nell'esprimere una sorta <strong>di</strong> rinuncia al controllo<br />

<strong>di</strong> una parte, anche minima, del tessuto urbano, rappresenterà<br />

l'esaltazione <strong>di</strong> una pratica e<strong>di</strong>lizia avulsa<br />

dai concetti <strong>di</strong> forma e città e l'architettura giungerà<br />

alla "deverbalizzazione", rifiutandosi <strong>di</strong> trovare linguaggi<br />

rappresentativi della nuova classe sociale<br />

emergente.<br />

In quegli anni, l'insegnamento nelle Facoltà <strong>di</strong><br />

Architettura è finalizzato alla formazione <strong>di</strong> professionisti<br />

capaci <strong>di</strong> rispondere e rincorrere il gusto ed i<br />

valori dei nuovi committenti. Il <strong>di</strong>stacco si amplifica,<br />

gli <strong>architetti</strong> sono accusati <strong>di</strong> formalismo e comincia<br />

la ricerca <strong>di</strong> uno spazio estraneo al quoti<strong>di</strong>ano, segno<br />

dell'insod<strong>di</strong>sfazione e delusione che contrad<strong>di</strong>stingue<br />

buona parte della generazione che aveva creduto ai<br />

valori della ricostruzione. Si allontana sempre più la<br />

convinzione <strong>di</strong> un'architettura che possa essere raffigurazione<br />

<strong>di</strong> un'ideologia sociale e politica.<br />

Nel processo <strong>di</strong> volgarizzazione generato dall'espansione<br />

"<strong>di</strong> massa", dove ogni sperimentazione é ri<strong>di</strong>mensionata<br />

attraverso la riduzione dell'immagine a<br />

materiale <strong>di</strong> facile consumo, scompaiono le con<strong>di</strong>zioni<br />

che avevano generato la "poetica neorealista" e l'architettura<br />

si rivolge sempre più ad altro fino ad arrivare<br />

a mostrare se stessa come portatrice <strong>di</strong> messaggi<br />

estranei al proprio corpus <strong>di</strong>sciplinare.<br />

L'architetto, "non avendo saputo interessare l'arte, la<br />

sua sposa legittima, <strong>di</strong> molte esigenze e <strong>di</strong> molte pretese<br />

... ha tentato <strong>di</strong> consolarsi con la tristezza <strong>di</strong><br />

squallide amanti, estranee a lui e per lui in fondo insignificanti"<br />

e, sempre più impegnato nel sociale,<br />

comincia a pensare che l'urbanistica possa <strong>di</strong>venire il<br />

luogo <strong>di</strong> sintesi della pluralità.<br />

Inizia l'impegno verso il sottosviluppo meri<strong>di</strong>onale ma<br />

anche a questo si contrapporrà un potere politico<br />

manipolante. Emblematico il "caso <strong>di</strong> Matera", simbolo<br />

del mondo conta<strong>di</strong>no e delle lotte popolari, luogo<br />

mentale <strong>di</strong> un'architettura che si rifà a poetiche realiste<br />

ma, in realtà, surrogato <strong>di</strong> un capitale industriale<br />

che confermando ed alimentando la vocazione conta<strong>di</strong>na<br />

meri<strong>di</strong>onale ne sfrutterà la manodopera come<br />

serbatoio per un nord in fase <strong>di</strong> sviluppo e pomperà<br />

un terziario destinato a rimanere improduttivo.<br />

Il caso meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong>chiara in modo lampante il fallimento<br />

<strong>degli</strong> ideali della cultura architettonica ed urbanistica<br />

e sempre più l'e<strong>di</strong>lizia avrà il ruolo <strong>di</strong> strumento<br />

per il contenimento della <strong>di</strong>soccupazione e <strong>di</strong> allevamento<br />

verso l'industria.<br />

Ancora una volta si prenderanno a prestito altre <strong>di</strong>scipline<br />

e la sociologia <strong>di</strong>verrà, paradossalmente, strumento<br />

<strong>di</strong> controllo figurativo e garanzia <strong>di</strong> rapporto<br />

28<br />

con il reale, investendo la progettazione dei nuovi<br />

quartieri ispirati ad esperienze europee che segnano<br />

un indotto salto <strong>di</strong> scala dagli ideali conta<strong>di</strong>ni a quelli<br />

socialdemocratici.<br />

L'Italia <strong>degli</strong> anni '5O, del boom economico e dell'automobile<br />

aveva creduto ad uno sviluppo inarrestabile<br />

al quale non erano mai state poste serie basi: la città,<br />

derubata del centro storico, esplode con la <strong>di</strong>sseminazione<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quartieri periferici, luogo della speculazione<br />

e frutto <strong>di</strong> un ipotetico sviluppo infrastrutturale,<br />

mentre gli <strong>architetti</strong> continuano ad illudersi <strong>di</strong><br />

essere <strong>di</strong> fronte ad una struttura in crescita capace <strong>di</strong><br />

essere controllata.<br />

Con il 1960 inizia la fase <strong>di</strong> espansione "a grande<br />

scala" proiettata sul territorio e l'università produce<br />

infiniti progetti <strong>di</strong> megastrutture, centri <strong>di</strong>rezionali e<br />

polifunzionali, che trovano nel concetto <strong>di</strong> "integrazione"<br />

un altro dei postulati ideologici del periodo. In<br />

prospettiva <strong>di</strong> imminenti sviluppi, l'architettura dei<br />

"percorsi" sacralizza una città dotata <strong>di</strong> una "nuova<br />

<strong>di</strong>mensione" e <strong>di</strong> nuove immagini. Le utopie <strong>degli</strong><br />

anni '60, riproponendo le visioni <strong>di</strong> complicate e sterminate<br />

metropoli e <strong>di</strong> "metaboliche concrezioni <strong>di</strong><br />

ferro e cemento", sembrano <strong>di</strong>chiarare sempre più la<br />

<strong>di</strong>stanza dalla trasmissibilità e riconoscibilità delle<br />

forme e la totale incapacità <strong>di</strong> controllo da parte dell'architetto.<br />

Rappresentativo ed estremo, in questo senso, il percorso<br />

<strong>di</strong> alcuni, come Sacripanti, in cui caos, arbitrarietà<br />

e <strong>di</strong>struzione delle forme segnalano l'allontanamento<br />

da qualsiasi riferimento ai co<strong>di</strong>ci dell'architettura<br />

e l'impossibilità <strong>di</strong> comprendere il rapporto cittàprogetto,<br />

lasciando il passo a immagini indecifrabili<br />

che <strong>di</strong>chiarano un volontario fallimento, l'ammissione<br />

<strong>di</strong> un'incapacità <strong>di</strong> agire sulla città. All'immagine <strong>di</strong>sarmante<br />

<strong>di</strong> colui che vive il sempre più <strong>di</strong>stante rapporto<br />

tra realtà e mondo esterno, si affiancano i dati sconcertanti<br />

secondo i quali '68 inizia con solo il 3% dei metri<br />

cubi realizzati in Italia come opera <strong>di</strong> <strong>architetti</strong>.<br />

La contestazione penetra nelle Facoltà <strong>di</strong><br />

Architettura, i cui studenti hanno per "vocazione"<br />

un'aspirazione alla militanza, e dopo le occupazioni<br />

che danno vita alla scuola <strong>di</strong> massa, il <strong>di</strong>battito, pregnante<br />

<strong>di</strong> sociologismo, s'incentra sulla ridefinizione<br />

della figura e del ruolo civile dell'architetto in contrapposizione<br />

al <strong>di</strong>lagante professionismo asservito alla<br />

speculazione. Sono gli anni del malessere e delle<br />

lotte contro la borghesia, in piena crisi d'identità si<br />

prende coscienza della non neutralità della scienza e<br />

ci si apre alla creatività e all'immaginazione percorrendo<br />

percorsi che vedono, da un lato, la voglia <strong>di</strong><br />

credere al collettivo e, dall'altro, la fuga verso l'in<strong>di</strong>vidualismo<br />

e l'autobiografia.<br />

Per arginare la totale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> significato dell'architettura<br />

che rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un ingran<strong>di</strong>mento della<br />

"forma" del Design", si fa ricorso al potere <strong>di</strong>ssacrante<br />

delle avanguar<strong>di</strong>e e si delinea un'opposta tendenza<br />

che trova nell'opera <strong>di</strong> Khan e nell'estetica <strong>di</strong><br />

Galvano della Volpe i maggiori referenti. Cambia il<br />

rapporto con la storia, l'immagine <strong>di</strong> "or<strong>di</strong>ne" traspare<br />

come linea perseguibile e cominciano ad aleggiare i<br />

termini <strong>di</strong> "autonomia" ed "eteronomia" che <strong>di</strong>verranno,<br />

da lì a breve, i soggetti fondamentali del <strong>di</strong>battito<br />

sulla rifondazione <strong>di</strong>sciplinare.<br />

All'interno della vita <strong>di</strong> facoltà s'inseriscono le lotte


per le classi emarginate ed operaie e l'automatismo<br />

tra università ed architettura "<strong>di</strong>" e "per" la massa è<br />

fin troppo imme<strong>di</strong>ato: al collettivismo rossiano fondato<br />

sull'autonomia della ragione si affiancano posizioni<br />

che <strong>di</strong>storcendo l'utopia della cultura alle masse,<br />

riducono le università ad esamifici. Il problema della<br />

<strong>di</strong>dattica <strong>di</strong>venta centrale e l'alternativa al sofisticato<br />

e popolare, atteggiamento <strong>di</strong> Rossi <strong>di</strong>venta il "pluralismo"<br />

dei riferimenti, che annullandone l'in<strong>di</strong>vidualità,<br />

avvia verso il processo <strong>di</strong> totale svuotamento <strong>di</strong> contenuti<br />

del progetto.<br />

Nel guardare però al <strong>di</strong> fuori della Scuola, ancora una<br />

volta appare chiaro come, mentre la <strong>di</strong>sciplina architettonica,<br />

lontana dalla strategia socialista delle riforme,<br />

cerca <strong>di</strong> riscrivere una propria autobiografia,<br />

l'Italia abbia invece bisogno <strong>di</strong> tecnici professionisti<br />

capaci <strong>di</strong> arginare e risolvere <strong>di</strong>sastri come l'alluvione<br />

<strong>di</strong> Firenze, il Vajont, il crollo <strong>di</strong> Agrigento e la sicurezza<br />

<strong>di</strong> Venezia.<br />

Le risoluzioni del problema della casa e del territorio<br />

oscillano tra le riven<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> lotta del movimento<br />

operaio e la falsa illusione socialista del Progetto 80.<br />

Così mentre quest'ultimo si barrica <strong>di</strong>etro lo slogan<br />

della "vocazione territoriale" e del riequilibrio acquisito<br />

attraverso i nuovi sistemi metropolitani, i primi<br />

riportano in luce la politica e<strong>di</strong>lizia e la lotta per la<br />

casa. Nascono i comitati <strong>di</strong> quartiere e le Regioni e la<br />

politica e<strong>di</strong>lizia pur continuando l'ere<strong>di</strong>tà dell'Ina-Casa<br />

e della Gescal, s'impegna in un'attività pianificata<br />

d'investimenti. Con i tentativi del movimento cooperativo<br />

che lega le riven<strong>di</strong>cazioni sul lavoro dell'e<strong>di</strong>lizia a<br />

quelle sulla casa, uno dei temi fondanti dell'architettura<br />

salta dall'ambito <strong>di</strong>sciplinare al politico.<br />

Le tematiche sostanziali della <strong>di</strong>sciplina si allontanano<br />

e, nuovamente, gli intellettuali si trovano <strong>di</strong> fronte<br />

ad una politica che scavalca il sociale per abbracciare<br />

le strategie capitaliste <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> industrie private.<br />

Ancora una volta il meri<strong>di</strong>one segna il fallimento <strong>di</strong><br />

una cultura architettonica cancellata da una pratica<br />

e<strong>di</strong>lizia che coinvolge interventi pubblici ed industrie<br />

private e a partecipazione statale. La "città nolana",<br />

in prossimità dell'Alfa Sud e l'impianto siderurgico <strong>di</strong><br />

Gioia Tauro sono gli esempi più eclatanti <strong>di</strong> una politica<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipazione del capitale pubblico che <strong>di</strong>fferenzia<br />

sempre più il <strong>di</strong>vario tra un nord che deve<br />

costruirsi secondo l'immagine industriale ed un sud<br />

che non può far altro che <strong>di</strong>chiararsi "povero" e illuso<br />

da desideri <strong>di</strong> riscatto.<br />

Il progetto <strong>di</strong> architettura, influenzato da manie sociologiche<br />

ha come scopo il miglioramento dell'esistente<br />

ma non la rivelazione del reale e la cultura architettonica<br />

del periodo riesce, in questo oscillare tra illusioni<br />

deluse, chiusure verso l'autocoscienza e fughe dalla<br />

realtà, ad inverarsi solo attraverso la realizzazione <strong>di</strong><br />

poche opere, <strong>di</strong>venute oggi modelli e testimonianza<br />

<strong>di</strong> un ulteriore tentativo, <strong>di</strong> impegno civile da parte<br />

<strong>degli</strong> <strong>architetti</strong>. Il Matteotti, il Gallaratese, il Corviale e<br />

lo Zen, testimoniano il tentativo <strong>di</strong> un ulteriore avvicinamento<br />

al tema pubblico della residenza ed alla<br />

supremazia della casa sulla città. Frammenti <strong>di</strong> architetture<br />

che <strong>di</strong>sseminate nel paesaggio italiano da un<br />

lato <strong>di</strong>mostrano il continuo arrovellarsi della <strong>di</strong>sciplina<br />

sui temi che investono città, territorio e concetto <strong>di</strong><br />

abitare e dall'altro, ancora una volta, si <strong>di</strong>chiarano<br />

non tanto "guida" quanto "vittime" <strong>di</strong> una crisi da loro<br />

non gestita e che caricherà l'architettura <strong>di</strong> responsabilità<br />

estranee alla propria natura.<br />

L'architettura, incapace <strong>di</strong> abbracciare la totalità dei<br />

fenomeni si concentra su frammenti finiti ed all'interno<br />

<strong>di</strong> questi sperimenta il rapporto tra utopia <strong>di</strong>sciplinare<br />

e realtà collettiva, rivelando la vera essenza del<br />

gesto isolato, a cui l'architettura é ormai costretta,<br />

anomalo nella sua caratteristica <strong>di</strong> essere tutta l'architettura<br />

esistente ed al tempo stesso campione <strong>di</strong><br />

ciò che la stessa potrebbe essere.<br />

La generazione figlia del '68 sembra praticare una<br />

militanza che dalla scuola e dalla fabbrica, terreni<br />

delle contestazioni giovanili e del sottoproletariato, si<br />

sposta in un luogo tutto interno alla <strong>di</strong>sciplina, contrad<strong>di</strong>stinto<br />

dal rigorismo e dall'astinenza. I problemi<br />

che affronta oscillano, oltre alla mancanza <strong>di</strong> occasioni<br />

professionali, tra la ricerca <strong>di</strong> una nuova professionalità,<br />

una nuova idea del lavoro progettuale come<br />

lavoro sociale, ed un costante drammatico rapporto<br />

tra cultura e politica. Lottando contro la nozione <strong>di</strong><br />

"gruppo" e <strong>di</strong> "omologazione", riven<strong>di</strong>cando il potere<br />

della "trattativa politica", vivendo il <strong>di</strong>sagio generazionale<br />

<strong>di</strong> una collettività che si sente parte <strong>di</strong> una<br />

massa omogenea, responsabilizzata come in<strong>di</strong>viduo<br />

ed al tempo stesso accusata d'in<strong>di</strong>vidualismo, a metà<br />

tra una cultura conta<strong>di</strong>na ed una nuova realtà industriale,<br />

vive l'enorme contrad<strong>di</strong>zione tra il desiderio <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficare la realtà e l'immobilismo <strong>di</strong> un paese economicamente<br />

in crisi.<br />

La <strong>di</strong>sciplina continua sempre più a ripiegarsi su se<br />

stessa attraverso gli alfabeti rossiani e la logicità<br />

grassiana: in un mondo pieno d'incertezze, la ricerca<br />

dell'oggettività contro l'arbitrario, il rigorismo compositivo<br />

ed il linguaggio archetipico, sembrano l'unica<br />

arma per combattere il frastuono esterno ed il silenzio<br />

dell'architettura appare come un luogo nel quale<br />

approdare scavalcando la volgarità del quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Di fondamentale importanza, a questo punto il <strong>di</strong>battito<br />

sull'autonomia <strong>di</strong>sciplinare partito dalle pagine <strong>di</strong><br />

Controspazio e scaturito dalla necessità <strong>di</strong> ritrovare le<br />

basi della cultura architettonica e ridarle quell'identità<br />

che man mano, nel tempo, <strong>di</strong>scipline come la sociologia,<br />

l'urbanistica e lo strutturalismo le avevano sottratto.<br />

Partendo dalle pagine della "Critica del gusto"<br />

<strong>di</strong> Galvano della Volpe, s'indaga la <strong>di</strong>fferenza tra eteronomia<br />

e autonomia allo scopo <strong>di</strong> definire l'autonomia<br />

dell'architettura. Oscillando tra questi due concetti,<br />

ci s'interroga sul rapporto tra domanda sociale<br />

e risposta <strong>di</strong>sciplinare ponendo il problema <strong>di</strong> quanto<br />

quest'ultima sia vincolata da richieste e fatti extraartistici<br />

e si riven<strong>di</strong>ca una visione dell'autonomia<br />

assunta come "valore" all'interno della società.<br />

Il tentativo non è tanto quello <strong>di</strong> riscontrare un'autonomia<br />

dell'arte quanto piuttosto <strong>di</strong> "decidere" se essa<br />

debba esserlo. Ed é' proprio sulla base della libertà<br />

decisionale dello specifico architettonico che si cerca<br />

<strong>di</strong> dare risposta al perché il <strong>di</strong>ritto alla casa dell'uomo<br />

non abbia come conseguenza la pretesa ed il <strong>di</strong>ritto<br />

dell'architettura a <strong>di</strong>sciplinare e dare forma a tutto<br />

ciò. Il <strong>di</strong>battito verte, quin<strong>di</strong>, sul riconoscimento <strong>di</strong><br />

una funzione specifica della <strong>di</strong>sciplina: quella <strong>di</strong><br />

"assumere su <strong>di</strong> sé (…) il problema della forma".<br />

All'interno <strong>di</strong> tale contingenza non era allora dovere<br />

<strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> proclamare e perseguire un'autonomia<br />

<strong>di</strong>sciplinare e loro impegno civile accusare la società<br />

<strong>di</strong> aver sottratto all'architettura il suo "oggetto specifi-<br />

29


co", la città, sia nel controllo generale e sintetico dato<br />

dall'urbanistica, sia nella sua costituzione, nel<br />

momento in cui l'architettura è sistematicamente<br />

sommersa dalla speculazione?. Non era loro dovere<br />

ribellarsi alla costrizione del "gesto isolato"?<br />

Sban<strong>di</strong>erando lo slogan: "non si tratta <strong>di</strong> vedere se<br />

l'architettura è libera, ma <strong>di</strong> invocare la liberazione<br />

della città all'architettura", la ricerca dell'autonomia<br />

<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong>verrà il tentativo quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> scavalcare<br />

l'impotenza dell'agire e riven<strong>di</strong>care un'architettura<br />

che riacquisti il primato su quella forma ormai sfuggitagli<br />

<strong>di</strong> mano. Sulle basi della conquistata autonomia,<br />

essa non ha bisogno <strong>di</strong> ricorrere all'esterno da sé,<br />

anzi attuando un processo <strong>di</strong> autoverifica, può considerarsi<br />

autonoma e riflettere su se stessa all'interno<br />

del proprio corpus.<br />

Contrassegnata dal desiderio <strong>di</strong> riprendere il linguaggio<br />

che appartenga unicamente a se stessa, indagando<br />

i problemi della forma e del tipo, la <strong>di</strong>sciplina s'introflette<br />

<strong>di</strong>chiarando l'ormai evidente <strong>di</strong>stacco tra una<br />

pratica teorica ed una prassi ormai consolidata attraverso<br />

la gestione politica e partitica dell'e<strong>di</strong>lizia. I progetti<br />

<strong>di</strong> architettura si riversano sui fogli, rimandando<br />

<strong>di</strong>chiarazioni sull'integrità morale, e si autoconfinano<br />

nel <strong>di</strong>segno.<br />

Aver riconquistato il territorio dell'architettura equivale<br />

per molti alla triste ironia cantata da Lolli.<br />

"Disoccupare le strade dai sogni" è ciò a cui il "potere"<br />

incita, nel '77, il Movimento, mentre questo occupa<br />

università, case, quartieri, strade, alza barricate e<br />

resiste a cariche ed incursioni. Il Settantasette occupa<br />

la metropoli, e la piazza <strong>di</strong>venta il suo "genius<br />

loci", nel tentativo <strong>di</strong> rendere visibile quanto stava<br />

<strong>di</strong>ventando sottaciuto in termini <strong>di</strong> plusvalore, sfruttamento<br />

e profitto; allo stesso modo, la generazione<br />

precedente aveva cominciato ad occupare i fogli con i<br />

sogni dell'architettura, perché è lì che andava reso<br />

visibile tutto ciò che era stato sequestrato alla città.<br />

Collettivi, Comitati, Circoli giovanili ed In<strong>di</strong>ani intuiscono<br />

la metropoli come territorio dello scontro e<br />

rovesciano proprio "questa metropoli" contro lo Stato<br />

usando le armi delle autoriduzioni; gli <strong>architetti</strong> della<br />

stagione, banalmente detta, della "Architettura <strong>di</strong>segnata"<br />

intuiscono un'altra "autonomia" come terreno<br />

<strong>di</strong> lotta e rovesciano quella "autonomia" contro la<br />

metropoli voluta dallo Stato, usando l'arma del <strong>di</strong>segno.<br />

Entrambi hanno bisogno <strong>di</strong> affermarsi attraverso<br />

azioni e linguaggi: gli uni occupando piazze, case<br />

abbandonate e quartieri, gli altri occupando l'architettura,<br />

<strong>di</strong>chiarandosi come generazione che "esiste …<br />

soprattutto sulla carta, nei <strong>di</strong>segni, nei concorsi" e<br />

sostenendo, con piglio analogo, che tutti coloro "che<br />

esercitano un lavoro nell'architettura … non potranno<br />

evitare <strong>di</strong> considerare questi <strong>di</strong>segni come cose<br />

costruite". I primi trasformano in linguaggio la necessità<br />

<strong>di</strong> creatività, i secon<strong>di</strong> riversano in <strong>di</strong>segno la<br />

necessità <strong>di</strong> progetto: ognuno lotta con le armi a sé<br />

note, entrambi però, manifestano un <strong>di</strong>sagio ed una<br />

ribellione che percorre il Paese a più livelli.<br />

Come in tutti gli scontri generazionali, anche questo<br />

sarà contrad<strong>di</strong>stinto dalla rivolta contro i padri. Tale<br />

<strong>di</strong>sagio è evidente ma risulta al tempo stesso chiara<br />

l'assunzione <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> una generazione che<br />

si afferma costretta, suo malgrado, entro i limiti del<br />

foglio, da un'integrità e da una "non accettazione" del<br />

30<br />

compromesso senza sbocchi sociali evidenti ed<br />

imme<strong>di</strong>ati. E' una guerra <strong>di</strong>chiarata al silenzio dei<br />

"padri" ed all'esortazione ad uscire dal congelamento<br />

della "forma" e dello "specifico". E' il rimprovero <strong>di</strong><br />

aver consentito che la politica del quoti<strong>di</strong>ano, o l'accademismo,<br />

scavalcassero l'architettura mettendo da<br />

parte il costante lavoro necessario al perseguimento<br />

della qualità, unitamente all'ipocrisia <strong>di</strong> alimentare<br />

false speranze sull'idea <strong>di</strong> un presunto mercato del<br />

lavoro che attenderebbe solo la conversione dei giovani<br />

ad aprirsi.<br />

L'astinenza professionale, <strong>di</strong>chiarata come scelta<br />

ideologica o conseguenza <strong>di</strong> mancate occasioni progettuali,<br />

all'interno <strong>di</strong> un paese che comincia a misurarsi<br />

con le lotte del terrorismo e dove le occupazioni,<br />

<strong>di</strong> qualsiasi natura, sono ormai sedate, porta verso<br />

viaggi paragonabili all'LSD e agli aci<strong>di</strong> della contestazione.<br />

Un viaggio verso il luogo del <strong>di</strong>segno, ritenuto<br />

l'unico praticabile per la ridefinizione dello statuto<br />

<strong>di</strong>sciplinare e legittimato dalla raggiunta autonomia<br />

riverberatasi sul progetto e successivamente sui suoi<br />

elaborati. Così come il Progetto acquisisce un valore<br />

assoluto, in<strong>di</strong>pendente dal fatto <strong>di</strong> essere realizzato,<br />

così il Disegno <strong>di</strong> architettura riconquista un'autonomia<br />

quando il suo soggetto, l'architettura, cessa <strong>di</strong><br />

essere mero contenuto <strong>di</strong>ventando "forma stessa"<br />

della rappresentazione".<br />

Se è pur vero che la mancanza <strong>di</strong> occasioni e verifiche<br />

all'interno del ciclo e<strong>di</strong>lizio, stimolarono un concettualismo<br />

ed uno sperimentalismo che finirono per<br />

alimentare la ricerca formalistica e che il <strong>di</strong>segno, in<br />

molti casi, corrispondeva ad un'autogratificazione, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista teorico, attraverso esso si esprimeva<br />

l'intento <strong>di</strong> recuperare quei valori simbolici accantonati<br />

e sottratti all'architettura. Questo viaggio, apparentemente<br />

nel vuoto, se da un lato ne fortificò lo statuto,<br />

del quale oggi raccogliamo un'ere<strong>di</strong>tà tutta italiana,<br />

dall'altro si mosse in un proliferarsi <strong>di</strong> "maniere"<br />

che comunque denunciavano, nel moltiplicarsi <strong>degli</strong><br />

epigoni, un costante bisogno <strong>di</strong> architettura: "Non si<br />

può desiderare così tanto l'architettura se non si ha<br />

voglia <strong>di</strong> farla davvero".<br />

Allo stesso modo in cui il "Movimento", represso nel<br />

sangue e nel carcere ed imploso nella droga è rimasto<br />

nella memoria collettiva unicamente associato e<br />

senza possibilità <strong>di</strong> riscatto al ricordo della lotta<br />

armata, anche questo fenomeno, visto come <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> ribellione e <strong>di</strong> impegno, contrassegnato dal<br />

non darsi alla volgarità del quoti<strong>di</strong>ano, viene reggimentato<br />

dal potere, nel suo aspetto economico, ed<br />

entra nel mercato della mercificazione attraverso riviste,<br />

mostre e cataloghi.<br />

Il progetto <strong>di</strong> architettura, le riflessioni sulla forma e i<br />

suoi confini, attraverso il marchio <strong>di</strong> "architettura<br />

<strong>di</strong>segnata" viene sempre più relegato, nella memoria,<br />

ad un ambito che non ha niente che vedere con il<br />

reale. A nulla valgono le <strong>di</strong>chiarazioni che incitano a<br />

"saper vedere <strong>di</strong>etro ed oltre il <strong>di</strong>segno".<br />

Le con<strong>di</strong>zioni che hanno generato tale implosione<br />

saranno ribaltate da un potere ormai consolidato che,<br />

dopo aver provocato lo straniamento dell'architettura,<br />

l'accusa e la mette al bando <strong>di</strong>chiarandola utopistica,<br />

visionaria e quin<strong>di</strong> totalmente <strong>di</strong>staccata ed ininfluente<br />

rispetto ai problemi politici e del sociale.<br />

Nell'immaginario popolare la figura dell'architetto ed il


suo lavoro, intendendo con questa accezione colui<br />

che tende ad unificare teoria e prassi, saranno sempre<br />

più associati ai concetti <strong>di</strong> "superfluo" ed "immateriale"<br />

e il <strong>di</strong>vario tra professionismo ed accademia<br />

sarà ormai definitivamente solcato.<br />

All'inizio <strong>degli</strong> anni '80 traspare un sempre maggiore<br />

allontanamento tra l'universo <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> italiani ed<br />

i problemi della collettività e l'isolamento in "torri d'avorio"<br />

sembra essere l'atteggiamento permanente dei<br />

primi nei confronti della seconda. In realtà però qualcosa<br />

è mutato, caduti i sogni <strong>degli</strong> anni Sessanta,<br />

con il consumarsi dei miti e delle ideologie che avevano<br />

caratterizzato la vicenda dell'architettura italiana<br />

dal dopoguerra in poi, la <strong>di</strong>sciplina sembra aver ritrovato<br />

una tranquillità apparente, caratterizzata da una<br />

specie <strong>di</strong> "realismo antiutopico". Scemate le convinzioni<br />

<strong>di</strong> un'architettura totalizzante e capace <strong>di</strong> migliorare<br />

il mondo, tale realismo, "torpore" o peggio,<br />

"me<strong>di</strong>età", ha caratterizzato il periodo secondo una<br />

logica <strong>di</strong> contrapposizioni e impegnato oziosamente il<br />

<strong>di</strong>battito in sterili <strong>di</strong>squisizioni. Esso finirà per con<strong>di</strong>zionare<br />

quasi la totalità dei comportamenti e sempre<br />

meno si andrà verso la definizione <strong>di</strong> un chiaro rapporto<br />

tra <strong>di</strong>sciplina e sociale.<br />

Indubbia è la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> riconoscere i conflitti sociali<br />

e politici secondo le classiche antinomie, e tale <strong>di</strong>fficoltà,<br />

nel mettere in <strong>di</strong>scussione gli strumenti analitici,<br />

travalica la crisi dei partiti. Nel nostro specifico, a<br />

causa della non chiarezza istituzionale, ancora più<br />

<strong>di</strong>fficile sarà in<strong>di</strong>viduare le caratteristiche <strong>di</strong> una<br />

domanda sulla base della quale formulare offerte cre<strong>di</strong>bili.<br />

Attraverso la lettura <strong>di</strong> due eventi quali la "legge sul<br />

condono" e sui beni paesistici, varate verso alla metà<br />

<strong>degli</strong> anni '80, appare chiaro come le scelte politiche<br />

relative all'uso del territorio fossero subor<strong>di</strong>nate ad<br />

interessi <strong>di</strong> natura fiscale o rese impraticabili da burocratizzazione<br />

e conflitti <strong>di</strong> competenze.<br />

Costantemente le proposte <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> rimarranno<br />

imbrigliate tra le contrad<strong>di</strong>zioni derivanti da una mancata<br />

chiarezza delle regole del gioco. Impossibile,<br />

d'altronde, separare le incertezze verso la città ed il<br />

territorio da quelle <strong>di</strong> uno Stato <strong>di</strong>vorato dall'inflazione<br />

e con una forte crisi sociale e quin<strong>di</strong> impossibile specificare<br />

le regole <strong>di</strong> un gioco a "rimpiattino" tra un<br />

Paese in cui l'organizzazione fisica del territorio non<br />

passa attraverso scelte <strong>di</strong> natura formale ed una<br />

<strong>di</strong>sciplina che ha riven<strong>di</strong>cato, negli anni passati, il<br />

<strong>di</strong>ritto su tali scelte.<br />

A questo fa da sfondo una "guerra non <strong>di</strong>chiarata",<br />

connotata dall'ambiguità del significato dato al termine<br />

"ricchezza" che sembra in Italia esistere solo<br />

come controcanto <strong>di</strong> un'eterna "finta" povertà. Ad<br />

essa è strettamente legata una con<strong>di</strong>zione economica<br />

da sempre sban<strong>di</strong>erata come causa prima dell'assenza<br />

<strong>di</strong> architettura, conseguenza <strong>di</strong> uno Stato sempre<br />

in falsa emergenza, caratterizzato da una politica del<br />

territorio frammentaria e priva <strong>di</strong> progettualità, e che<br />

paga il prezzo <strong>di</strong> un "realismo appiattito dalla contingenza,<br />

o al contrario, <strong>di</strong> un utopismo evasivo". In<br />

realtà ci si trova <strong>di</strong> fronte ad una nuova ricchezza,<br />

conseguenza dalla svolta postindustriale, il cui uso,<br />

sfociato nell'in<strong>di</strong>viduale più che nel collettivo, ha<br />

caratterizzato tutto il Paese. L'alternarsi tra "autorappresentazione"<br />

e "culto della povertà" segna, comun-<br />

que, una situazione <strong>di</strong> stallo e un panorama incerto e<br />

confuso.<br />

L'incapacità <strong>di</strong> investire in programmi pubblici coerenti<br />

e finalizzati, provoca l'arresto del <strong>di</strong>battito sulla città<br />

e la cultura architettonica si arrocca su posizioni <strong>di</strong><br />

conservazione e riesumazione delle forme anziché<br />

riven<strong>di</strong>care politicamente il riconoscimento della ricchezza<br />

ed il suo uso sociale.<br />

Cuscinetto tra politica ed architettura <strong>di</strong>venta la<br />

nuova pianificazione urbanistica che, con i cosiddetti<br />

"piani della terza generazione" e sban<strong>di</strong>erando lo slogan<br />

sulla "qualità dello spazio urbano" cerca <strong>di</strong> ricucire<br />

la frattura avvenuta negli anni '60 tra pianificazione<br />

e progettazione. Si tenta un avvicinamento tra i temi<br />

del <strong>di</strong>battito architettonico e la reale definizione fisica<br />

del territorio attuata attraverso le scelte urbanistiche,<br />

e le amministrazioni illuminate arricchiscono il proprio<br />

vocabolario <strong>di</strong> termini quali "vuoti urbani", "aree<br />

<strong>di</strong>smesse" e "periferie". A tale arricchimento del linguaggio<br />

corrisponde, ancora una volta, una falsa<br />

volontà <strong>di</strong> recupero concessa all'architettura nei confronti<br />

della città, si contrabbanda una "rivitalizzazione<br />

architettonica" solo a copertura <strong>di</strong> una "debolezza<br />

programmatica", si accendono <strong>di</strong>battiti che segnano<br />

un avvicinamento tra domanda politica ed offerta<br />

<strong>di</strong>sciplinare, ma la città continua a costruirsi per<br />

mano <strong>di</strong> altri soggetti o altre categorie professionali.<br />

La saturazione dell'e<strong>di</strong>ficabilità del territorio procede<br />

inesorabilmente con l'avanzata socialista e il "bisogno<br />

<strong>di</strong> progettazione" continua a manifestarsi in concorsi,<br />

mostre o biennali <strong>di</strong> architettura che in<strong>di</strong>viduano il<br />

chiaro sintomo del desiderio <strong>di</strong> intervenire sulla città.<br />

Anche in queste occasioni, però, è riconoscibile il<br />

totale <strong>di</strong>stacco tra domanda ed offerta, nel momento<br />

in cui la scelta delle tematiche sulle quali avviare il<br />

confronto è sempre più lontana dalle reali necessità<br />

dei luoghi investiti da questa voglia <strong>di</strong> architettura. La<br />

Venezia sommersa, più che dall'acqua sulla quale<br />

poggia, da questo reiterarsi <strong>di</strong> desiderio che si propone<br />

ciclicamente negli anni, è descritta come un cadavere<br />

privo <strong>di</strong> identità al cui banchetto approda l'architettura<br />

come "spettacolo" e "fiction", <strong>di</strong>stricandosi<br />

all'interno dei "moderni circuiti dell'informazione e del<br />

consumo" e così giungendo alla sua totale delegittimazione.<br />

Ciò nonostante il nuovo decennio, gli anni '90, si apre<br />

con un'ere<strong>di</strong>tà positiva: la guerra che aveva visto nell'in<strong>di</strong>viduale<br />

e nel collettivo i due maggiori antagonisti<br />

trova, in quest'ultimo, il vincitore per mano dell'architettura.<br />

Tre e<strong>di</strong>fici simboleggiano tale vittoria, quasi<br />

uno spiraglio ad una nuova illusione: lo Sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Gregotti, il Teatro del Mondo <strong>di</strong> Rossi e la Moschea <strong>di</strong><br />

Portoghesi. Essi "segnano la trasformazione della<br />

rivoluzione terziaria in normalità della vita urbana" e<br />

sembrano riproporre, nei loro gran<strong>di</strong> interni, nella loro<br />

introflessione, un'attenzione verso il collettivo e<br />

un'accettazione della società <strong>di</strong> massa alla quale si<br />

tenta <strong>di</strong> dare "tonalità espressiva". Tre nuove <strong>di</strong>chiarazioni<br />

<strong>di</strong> "impegno civile" a testimonianza dei cambiamenti<br />

avvenuti all'interno della società postindustriale.<br />

L'era della globalizzazione sembra aver cambiato<br />

ra<strong>di</strong>calmente la struttura fondativa su cui poggiava<br />

l'architettura, ha mutato i meccanismi <strong>di</strong> informazione<br />

e conseguentemente messo in crisi le basi teoriche<br />

del suo statuto. La rivoluzione me<strong>di</strong>atica ha provoca-<br />

31


to una "mutazione genetica" della comunicazione<br />

architettonica e la sua stessa qualità è oggi misurabile<br />

sulla base della capacità <strong>di</strong> essere "simulacro" e<br />

colpire l'immaginario collettivo con la stessa forza del<br />

messaggio pubblicitario. Tale fenomeno, che se da un<br />

lato ha relegato l'architettura nel mondo dell'immagine<br />

ne ha, dall'altro, amplificato il contenuto comunicativo<br />

costringendola ad una maggiore capacità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>chiararsi. Al concetto <strong>di</strong> necessità si è sostituito<br />

quello <strong>di</strong> superfluo, all'essere la rappresentazione, e<br />

nel suo essere superflua l'architettura ha perso le origini<br />

e pur <strong>di</strong>chiarandosi sociale e collettiva ha rinunziato<br />

al suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> dare forma a bisogni primari<br />

sod<strong>di</strong>sfacendo, invece, necessità indotte dalla cultura<br />

<strong>di</strong> massa ad opera del capitale delle gran<strong>di</strong> multinazionali.<br />

Come sempre accade, al crollo delle certezze teoriche,<br />

corrisponde, almeno in un primo momento, un<br />

aggrapparsi ad esse e l'egemonia del pensiero tipologico,<br />

la presenza della storia, il rapporto strumentale<br />

con la tecnologia, rappresentano un arroccamento in<br />

un mondo globale che tende a scar<strong>di</strong>nare i classici<br />

concetti <strong>di</strong> tipo, storia, tra<strong>di</strong>zione, sostituendo all'unicità<br />

la molteplicità e la contemporaneità <strong>degli</strong> eventi.<br />

Categorie quali marginalità o centralità del progetto<br />

sono ormai superate e indefinito è il rapporto con il<br />

luogo, nel momento in cui il "luogo" stesso perde la<br />

sua fisicità. A questo si associa la consapevolezza <strong>di</strong><br />

operare all'interno <strong>di</strong> un paesaggio che ha già forma,<br />

un quadro già <strong>di</strong>pinto, un mosaico interamente o<br />

quasi tassellato, e tutto ciò rende ancora più precario<br />

il rapporto tra domanda e offerta.<br />

Nel momento in cui, inoltre, il territorio della domanda<br />

va sempre più restringendosi, questa volta, oltre che<br />

per meccanismi politicamente e socialmente viziati<br />

anche per motivazioni dalla natura realisticamente<br />

"fisica", entra in crisi la classica "vocazione ad<strong>di</strong>zionale<br />

del progetto" che si tramuta in un evento <strong>di</strong> sottrazione<br />

o ad<strong>di</strong>rittura può ritornare ad essere tale<br />

solo dopo un azzeramento. Il "territorio della domanda"<br />

si è spostato dai classici luoghi del progetto, è<br />

cambiata la scala, che da urbana è <strong>di</strong>ventata territoriale,<br />

obsolete le tipologie, non riciclabili per i nuovi<br />

oggetti. Sono morte le parole cha hanno da sempre<br />

nominato l'architettura.<br />

La <strong>di</strong>sciplina è ancora impreparata ad affrontare tale<br />

significativa variazione e tutto ciò produce una situazione<br />

<strong>di</strong> forte ambiguità all'interno della quale il fare<br />

architettonico oscilla e rischia <strong>di</strong> affondare, ancora<br />

una volta allontanandosi da sé e dalle sue ra<strong>di</strong>ci. Si<br />

cercano altre strade, si abbracciano altri statuti, e nel<br />

tentativo <strong>di</strong> darsi nuove definizioni e nuova identità ci<br />

si <strong>di</strong>batte tra comportamenti e tendenze <strong>di</strong>verse. Non<br />

riuscendo più a riconoscere il proprio "io", e praticando<br />

la via della mutazione come aggiornamento ad<br />

una contemporaneità molteplice, l'architettura si<br />

decora con la spettacolarità dell'hi-tech, si <strong>di</strong>chiara<br />

sociale e collettiva, si autonomina garante <strong>di</strong> una<br />

nuova vivibilità e sostenibilità ambientale, <strong>di</strong>venta<br />

simbiotica dell'arte e si ricicla come scultura. Ognuno<br />

<strong>di</strong> questi travestimenti ha alle spalle ideologie <strong>di</strong>verse<br />

che rappresentano variegate visioni del mondo, ma<br />

segnano, unitamente, una profonda crisi.<br />

Dall'analisi fatta, nella quale si è cercato <strong>di</strong> capire<br />

quali sono stati i meccanismi attraverso i quali si è<br />

32<br />

delineato, nel tempo, l'attuale rapporto tra teoria e<br />

prassi, appare abbastanza chiaro come le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> oggi presentino delle analogie con il momento <strong>di</strong><br />

crisi, succeduto al boom economico <strong>degli</strong> anni '50/60,<br />

che ha coinciso con quello che potremmo chiamare<br />

"il '68 dell'architettura" e che portò a quel tentativo <strong>di</strong><br />

rifondazione <strong>di</strong>sciplinare sfociato per molti, loro malgrado,<br />

nel territorio del <strong>di</strong>segno e costretto, il più<br />

delle volte, ad una forzata astrazione teorica.<br />

Vero è che il riverbero del '68 in architettura coincise<br />

con un estremismo ideologico che caratterizzò l'operato<br />

<strong>di</strong> molti <strong>architetti</strong>, riduttivamente riassumibile<br />

nella tendenza al rifiuto <strong>di</strong> un certo tipo <strong>di</strong> professione,<br />

nell'adesione ad un sociologismo ra<strong>di</strong>cale e nel<br />

travestimento della <strong>di</strong>sciplina con gli abiti <strong>di</strong> statuti<br />

estranei ad essa ed innegabile è, inoltre, che, in una<br />

interpretazione riduttiva, tali atteggiamenti non fecero<br />

altro che allontanare i concetti <strong>di</strong> "progetto" e <strong>di</strong><br />

"architettura". La frattura tra "linguaggio del progetto"<br />

e "linguaggio dell'architettura", proprio nel momento<br />

in cui il primo si definì come "forma <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione<br />

politica" ed il secondo, scoprì ed accettò la propria<br />

"incidentalità" ad<strong>di</strong>rittura teorizzandola, provocò il<br />

definitivo allontanamento tra il mondo della ricerca<br />

teorica e l'ambito professionale.<br />

Nel delinearsi <strong>di</strong> tale rapporto ancora attuali suonano<br />

le frasi che descrivono un professionismo che si<br />

muove all'interno della macchina capitalista e che<br />

trova nella continuità come conservazione il mantenimento<br />

e la totale accettazione del sistema politicoeconomico.<br />

In questo aberrato rapporto la lingua é la<br />

stessa, uguali le parole, ma <strong>di</strong>versissimi i significati e<br />

le chiavi <strong>di</strong> lettura. "La città non è altro che una parafrasi<br />

spaziale <strong>di</strong> strutture economiche", il linguaggio<br />

"è stato ridotto a styling" e soprattutto i termini "<strong>di</strong>dattica"<br />

e "ricerca" vennero abbinati ai concetti <strong>di</strong> "avanguar<strong>di</strong>a"<br />

e "utopia".<br />

Il "professionismo" il cui fine è espandersi e consolidarsi,<br />

utilizzando avanguar<strong>di</strong>e e utopia come spaventapasseri<br />

a salvaguar<strong>di</strong>a del proprio territorio, con la<br />

complicità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina che guardava da un'altra<br />

parte, ha fatto in modo che s'istituzionalizzasse, nel<br />

tempo, la <strong>di</strong>cotomia teoria/prassi, come la reciproca<br />

appartenenza a due mon<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti nei quali le categorie<br />

del conoscere e dell'agire, all'inizio posti alla base<br />

<strong>degli</strong> ideali della ricostruzione, appaiono totalmente<br />

separate.<br />

Ricerca e pratica non saranno più, se non in spora<strong>di</strong>ci<br />

e faticosi casi, manifestazione <strong>di</strong> un unico atteggiamento<br />

ma rappresenteranno le visioni <strong>di</strong> due mon<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fferenti e <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse visioni del reale.<br />

Parallelamente a questa lettura, che ad un'interpretazione<br />

superficiale parrebbe, ancora una volta, come<br />

l'atto d'accusa perpetrato da una generazione nei<br />

confronti dei "padri", vi è l'obiettivo riconoscimento <strong>di</strong><br />

un debito che l'architettura italiana e la generazione<br />

attuale ha verso la precedente. La determinata<br />

volontà <strong>di</strong> ricostruzione <strong>di</strong>sciplinare, visibile nei molteplici<br />

tentativi <strong>di</strong> riscrivere le "parole dell'architettura"<br />

all'interno <strong>di</strong> un linguaggio che, pur assumendo toni<br />

utopici, tentò <strong>di</strong> elevare il quoti<strong>di</strong>ano, socializzare una<br />

nuova bellezza e <strong>di</strong> raggiungere una "<strong>di</strong>mensione collettiva",<br />

non fu altro che il tentativo <strong>di</strong> rifondazione <strong>di</strong><br />

una "identità" della quale oggi constatiamo nuovamente<br />

la per<strong>di</strong>ta.


Vero è anche che tale rifondazione richiese, almeno<br />

in un primo momento, un'astrazione all'interno della<br />

quale si ci trovò poi imbrigliati, o come presa <strong>di</strong><br />

coscienza, o come vittime <strong>di</strong> un sistema esterno che<br />

non si seppe o non si volle combattere, e continua ad<br />

essere vera la responsabilità <strong>di</strong> tale astrazione verso<br />

una collettività così privata della qualità. Anche in<br />

questo caso sono evidenti le analogie tra i due<br />

mon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> allora e <strong>di</strong> oggi, quello del <strong>di</strong>segno e quello<br />

della virtualità, pronti ad accoglierci come panacea e<br />

ad attutire o ad<strong>di</strong>rittura annullare il <strong>di</strong>sincanto attraverso<br />

il quale vivere e contemporaneamente combattere<br />

la contemporaneità.<br />

Se, come abbiamo precedentemente affermato, "tra<br />

le generazioni è forse possibile scambiarsi solo gli<br />

errori", quella attuale può riscattare il proprio debito<br />

nel momento in cui si fa carico <strong>di</strong> riconquistare la<br />

possibilità <strong>di</strong> ritorno dai mon<strong>di</strong> necessari al rifondare.<br />

Questa responsabilità si aggiunge a quella già <strong>di</strong>fficile<br />

del vivere l'ambiguità contemporanea che trova<br />

nella sua comprensione e nella possibile valorizzazione,<br />

le fondamenta <strong>degli</strong> atti del "rinominare" e del<br />

"rifondare", accettando il compito <strong>di</strong> "descrivere" l'abitare<br />

per metterlo in grado <strong>di</strong> guadagnare una nuova<br />

autocoscienza. In tale processo i concetti <strong>di</strong> "identità"<br />

e "superfluità" acquistano significato e senso solo se<br />

all'interno <strong>di</strong> una "ricerca paziente" che attraverso il<br />

riconoscimento e la riappropriazione <strong>di</strong> nuove parole<br />

riesca a descrivere la nuova, mutata realtà.<br />

Tutto questo assume un'importanza maggiore nel<br />

momento in cui coloro che colgono l'ineluttabilità e la<br />

necessarietà <strong>di</strong> tali azioni, si schierano contemporaneamente<br />

nei territori della Professione e della<br />

Scuola. Già nel '59 Rogers si poneva il problema<br />

delle relazioni tra la scuola e il mondo esterno, sostenendo<br />

che la cultura non doveva essere intesa tautologicamente,<br />

rinchiusa in sé stessa e totalmente aliena<br />

dal processo storico, quanto piuttosto riflettere ed<br />

integrarsi alla realtà, verificandosi all'interno della<br />

società e con essa innescare un rapporto <strong>di</strong> costante<br />

dare e avere. Con lo steso intento, quasi 10 anni<br />

prima, Samonà si domandava "abbiamo noi fatto <strong>di</strong><br />

tutto perché gli <strong>architetti</strong> che escono dalle nostre<br />

scuole siano <strong>architetti</strong> del nostro tempo?". La storia<br />

Referenze bibliografiche:<br />

che abbiamo narrato, nello svolgimento dei fatti,<br />

sovrappone a queste parole un velo <strong>di</strong> ironia, e la<br />

sopravvivenza dei concetti <strong>di</strong> "educazione" e "informazione"<br />

rogersiana che coinvolgevano "mente",<br />

"cuore", e "sensi" dei futuri <strong>architetti</strong>, tesi a "formare<br />

…. la loro coscienza civile" è oggi legata alla capacità<br />

<strong>di</strong> dare ad essi nuovi significati.<br />

Gli anni '90 portano il pesante fardello legato ai luoghi<br />

<strong>di</strong> Tangentopoli e ancora tutta da vivere è la<br />

"beffa Merloni", che ammantandosi, tra le righe, <strong>di</strong><br />

sanatorie velleità, non fa altro che consentire lo svolgimento<br />

della pratica professionale agli stessi soggetti,<br />

precedentemente implicati in tali luoghi. Ecco che<br />

riaffiora e si fa sostanziale l'obbligo <strong>di</strong> chiarire il significato<br />

contemporaneo dei contenuti del tanto citato<br />

"impegno civile", nel momento in cui si continua a<br />

sostenere, con maggiore <strong>di</strong>sincanto, che "la scuola<br />

deve convogliare le energie verso la professione<br />

affinché questa possa poi alimentarsi in quella".<br />

Il primo passo verso la rinascita <strong>di</strong> tale "impegno",<br />

credo stia nell'umiltà <strong>di</strong> riconoscere la nostra impreparazione<br />

verso la chiara comprensione dei fenomeni<br />

e delle rivoluzioni che ci circondano ma al tempo<br />

stesso nell'accettazione e nel riconoscimento delle<br />

variazioni in atto. A questo si accompagna la necessità<br />

della riconquista <strong>di</strong> un ruolo sociale dell'architetto<br />

e <strong>di</strong> una sperimentazione che <strong>di</strong>a un senso collettivo<br />

al rifondare, un valore politico ad una <strong>di</strong>sciplina che<br />

si faccia carico attraverso la realizzazione del proprio<br />

statuto <strong>di</strong> rappresentare il nuovo mondo arginando le,<br />

pur oscure, ideologie. Se per anni il lottare dell'architettura<br />

aveva nemici <strong>di</strong>chiarati e palesi, la con<strong>di</strong>zione<br />

contemporanea manifesta un nemico occulto, apparentemente<br />

inesistente, ma ancora più <strong>di</strong>fficile da<br />

sconfiggere.<br />

Il grande anonimato, l'assenza d'informazione generata<br />

dall'entropia informativa, l'omologazione, l'apparente<br />

innocuità <strong>degli</strong> eventi che avvengono sempre lontani<br />

da noi, la totale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> significato della parola sommersa<br />

da parole, rappresentano il gigante dei nemici e<br />

la Scuola deve farsi carico <strong>di</strong> tale guerra.<br />

- E. Bonfanti, Autonomia dell'architettura, in "Controspazio", n. 1, 1969, da "Scritti <strong>di</strong> architettura", Milano 1981, pp. 103/117<br />

- L. Caminiti, Settantasette, in "Settantasette. La rivoluzione che viene", Roma 1997, pp. 35/53<br />

- G. Campos Venuti, Ancora sui piani della terza generazione, in Casabella, n. 518, 1985, pp. 22/23<br />

- F. Purini, Che la guerra cominci ...., da J. P. Jungman, H. Tonka, Livre da Pierres, Rome, Champ Vallon, 1986; ...... E sogno <strong>di</strong> nuove città, da<br />

Rinascita, n. 9, marzo 1988; Rapporto tra Didattica e Ricerca, da Bollettino della Biblioteca del Dipartimento <strong>di</strong> Architettura e Analisi della Città,<br />

n. 0, aprile 1991; Un' "Educazione sentimentale" all'architettura: la scuola romana dai primi anni sessanta agli anni ottanta, da "Lezioni e <strong>di</strong>battiti<br />

al Corso <strong>di</strong> Dottorato <strong>di</strong> Ricerca AA. 1983-84", n. 8, Venezia, 1985; Moschea e centro culturale islamico a Roma, da "Domus", n. 720, 1990: in F.<br />

Moschini, G. Neri, (a cura <strong>di</strong>), "Dal progetto. Scritti teorici <strong>di</strong> Franco Purini 1966-1991", Roma 1992<br />

- F. Purini, Gruppo Altrio Testaccio, Il mestiere dell'architetto , da Nuova generazione, n. 2 aprile 1968, in F. Moschini, G. Neri, op. cit.<br />

- F. Purini, L. Thermes, Una generazione ritrovata, da "Controspazio", n. 5-6, settembre-<strong>di</strong>cembre 1978, in F. Moschini, G. Neri, op. cit. - Tre vie,<br />

settembre 1997<br />

- L. Quaroni, La torre <strong>di</strong> Babele, Padova 1982<br />

- E. N. Rogers, Professionisti o mestieranti nelle nostre Scuole <strong>di</strong> architettura?, in "Casabella", n. 234, 1959, da "E<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> architettura", Torino<br />

1968, pp. 245/250<br />

- G. Samonà, Lo stu<strong>di</strong>o dell'architettura, da "Metron", n. 15, 1947, in "L'unità architettura urbanistica", Milano 1975, pp. 215/226<br />

- B. Secchi, Piani della terza generazione, in Casabella, n. 516, 1985, pp. 14/15<br />

- M. Tafuri, Gli anni della ricostruzione, Nuove crisi, nuove strategie; Trasformazioni strutturali e nuove esperienze <strong>di</strong> piano; Venezia 1985:<br />

Biennale: in "Storia dell'architettura italiana", Torino 1986 - Il concorso per i nuovi uffici della camera dei Deputati, Roma 1968<br />

33


Consulenza Parcelle<br />

Il Consigliere Mariella Giordano, responsabile della<br />

Commissione Parcelle, è <strong>di</strong>sponibile previo<br />

appuntamento telefonico presso la segreteria.<br />

Consulenza INARCASSA<br />

L’architetto Giuseppe Ma<strong>di</strong>a, delegato INARCASSA da Giugno 2000, è <strong>di</strong>sponibile previo appuntamento<br />

telefonico presso la segreteria.<br />

*I colleghi sono pregati <strong>di</strong> comunicare alla segreteria dell'Or<strong>di</strong>ne tempestivamente le eventuali <strong>di</strong>sdette <strong>degli</strong> appuntamenti.<br />

Liquidazione Parcelle<br />

Il Professionista che richiede il parere sulla liquidazione deve presentare domanda secondo il Fac- simile<br />

pre<strong>di</strong>sposto dal Consiglio che si può richiedere presso la segreteria.<br />

I <strong>di</strong>ritti sono fissati in ragione del 1.5% dell'importo totale delle competenze e spese IVA esclusa e le<br />

quote fisse ammontano a £ 150.000 per liquidazioni arbitrali, £ 60.000 per liquidazioni, £ 30.000 per<br />

pareri preventivi.<br />

Rilascio Certificati<br />

I Certificati <strong>di</strong> iscrizione, previa domanda in carta semplice, vengono rilasciati entro cinque giorni con<br />

<strong>di</strong>ritto fisso <strong>di</strong> £ 5.000; per i certificati urgenti (rilascio a vista) i <strong>di</strong>ritti ammontano a £ 10.000.<br />

Commissioni e<strong>di</strong>lizie*<br />

Si ricorda agli iscritti che per essere inclusi nelle terne formulate dall'or<strong>di</strong>ne per le Commissioni E<strong>di</strong>lizie,<br />

è in<strong>di</strong>spensabile compilare la scheda <strong>di</strong>sponibile presso la segreteria.<br />

Collau<strong>di</strong>*<br />

Per quanto riguarda l'elenco <strong>di</strong> professionisti per il collaudo <strong>di</strong> struttura in c.a., per il quale è necessario<br />

un periodo <strong>di</strong> iscrizione all'Albo <strong>di</strong> almeno <strong>di</strong>eci anni, gli interessati sono pregati <strong>di</strong> voler comunicare la<br />

propria <strong>di</strong>sponibilità all'or<strong>di</strong>ne compilando il modulo <strong>di</strong>sponibile in segreteria.<br />

*Si precisa che per essere inseriti negli elenchi Commissioni o Collau<strong>di</strong> occorre essere in regola con la quota <strong>di</strong><br />

iscrizione all'anno in corso.<br />

Servizio Informatel<br />

E' <strong>di</strong>sponibile, nelle ore <strong>di</strong> segreteria, la consultazione <strong>di</strong>retta dell'elenco dei concorsi e ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> gara<br />

nazionali aggiornati in tempo reale. L'eventuale stampa del bando completo prescelto comporta un <strong>di</strong>ritto<br />

fisso <strong>di</strong> £ 2.000 o <strong>di</strong> £ 4000 per l'invio<br />

Per una maggiore tempestività <strong>di</strong> una consultazione delle notizie riguardanti i concorsi e ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> gara,<br />

per gli iscritti è <strong>di</strong>sponibile presso l'or<strong>di</strong>ne il Servizio <strong>di</strong> Informatel.<br />

Orario <strong>di</strong> Segreteria<br />

La segreteria è aperta agli iscritti dal Lunedì al Venerdì dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle<br />

15.00 alle 17.00.<br />

Sito Web<br />

www.cz.archiworld.it; e-mail: <strong>architetti</strong><strong>catanzaro</strong>@archiworld.it.<br />

La casella <strong>di</strong> posta elettronica è a <strong>di</strong>sposizione <strong>degli</strong> iscritti per quesiti e informazioni.<br />

34<br />

Servizi


Agenda<br />

Gli iscritti dell’anno 2000 sono:<br />

Francesco Raffaele, Adele Toraldo, Ettorina Mancuso, Ennio Goteri, Salvatore Ursini, Eugenio<br />

Mellace, Mariateresa Varano, Marco Frangipane, Massimiliano Cozza D’Onofrio, Emilio Barletta,<br />

Vincenzo Sgrò, Francesco Biamonte, Francesco Criniti, Rosamaria Arena, Carlo Monda,<br />

Stefano Gau<strong>di</strong>o, Carmen Mormile, Antonio Locanto, Antonio Viapiana, Raffaele Alj, Cristiano<br />

Masciari, Domenico Men<strong>di</strong>cino, Oreste Sergi, Pasquale Sposato, Cristian Tedesco, Giovanni<br />

Scalfaro, Ivana Galli, Vittorio Valente, Brunella Sinopoli, Rosa Piacente, Miriam Gualtieri, Maria<br />

Ma<strong>di</strong>a, Paolo Maida, Michelangela Vescio, Vincenzo Lucia.<br />

Collaborazione al Bollettino dell'Or<strong>di</strong>ne<br />

La Collaborazione al Bollettino è aperta a tutti gli iscritti all'Or<strong>di</strong>ne, ai colleghi <strong>di</strong> altre professioni<br />

tecniche e a stu<strong>di</strong>osi che si interessano delle tematiche legate alla professione dell'architetto.<br />

Chi fosse interessato a contribuire con idee e materiale utile al "work in progress" <strong>di</strong> questa pubblicazione<br />

può farlo contattando la redazione tramite la segreteria oppure inviare una e-mail<br />

alla casella elettronica della redazione: <strong>architetti</strong><strong>catanzaro</strong>@archiworld.it<br />

La pubblicazione <strong>degli</strong> articoli è subor<strong>di</strong>nata al contenuto del programma e<strong>di</strong>toriale.<br />

Pubblicazioni Tesi <strong>di</strong> Laurea<br />

Si ricorda agli iscritti <strong>di</strong> quest'anno che è in corso <strong>di</strong> svolgimento la raccolta del materiale inerente<br />

le tesi <strong>di</strong> laurea <strong>degli</strong> ultimi due anni per la loro pubblicazione sul bollettino. Chi non fosse stato<br />

ancora contattato è pregato <strong>di</strong> consegnare alla segreteria una scheda contenente i prori dati, titolo<br />

della tesi e una breve relazione sui contenuti.<br />

35


Costruzioni ecologiche in legno, gazebi, case in legno, mansarde e tetti, tettoie,<br />

arre<strong>di</strong> per giar<strong>di</strong>ni “linea modul-legno”, sezioni a richiesta fino a m.14 <strong>di</strong><br />

lunghezza, travi segate a spigolo, legname per carpenteria, imballaggi e pallets<br />

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