RIVISTA dell'ordine degli architetti di catanzaro e provincia
RIVISTA dell'ordine degli architetti di catanzaro e provincia
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ivista dell’or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> <strong>di</strong> <strong>catanzaro</strong> e <strong>provincia</strong><br />
2000<br />
oorrd<strong>di</strong>innee ddeeggllii aarrcchhiitteettttii - vviiaa ppaappaarroo,,1133 - ccaattaannzzaarroo - ssppeed<strong>di</strong>izziioonnee iinn aabbbboonnaammeennttoo ppoossttaallee
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Fotografie:<br />
Foto <strong>di</strong> copertina (si riferiscono al 1° Congresso Provinciale dell’Or<strong>di</strong>ne svoltosi nel<br />
luglio 99 a Decollatura e al 1° Congresso Regionale svoltosi nel settembre 99 a<br />
Tropea) <strong>di</strong> Nicola Fazio<br />
Foto pg. 9 <strong>di</strong> Renato Sandrini<br />
Foto pg. 11 <strong>di</strong> Luigi Chiodo<br />
Foto pg. 18,19,20,21 a cura dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> Architetti <strong>di</strong> Cz<br />
Foto pg. 26 e pg. 35 <strong>di</strong> Anna Corrado
ivista dell’or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> <strong>di</strong> <strong>catanzaro</strong> e <strong>provincia</strong><br />
Consiglio dell'Or<strong>di</strong>ne:<br />
Presidente: Biagio Cantisani<br />
Vice Presidente: Clau<strong>di</strong>o Sdanganelli<br />
Segretario: Giuseppe Ma<strong>di</strong>a<br />
Tesoriere: Nicola Fazio<br />
Consiglieri: Mariella Giordano, Giuseppe Macrì,<br />
Antonino Renda,Edoardo Servello.<br />
001<br />
Comitato <strong>di</strong> redazione:<br />
Luigi Chiodo, Anna Corrado,<br />
Guido Mignolli, Aurelio Tuccio<br />
Grafica e impaginazione:<br />
Anna Corrado<br />
Redazione:<br />
Via Paparo 13,<br />
88100 Catanzaro<br />
Tel. 0961/741120<br />
Fax 0961/743493<br />
e-mail:<br />
<strong>architetti</strong><strong>catanzaro</strong>@archiworld.it<br />
sito web: www.cz.archiworld.it<br />
Gli articoli e le note firmate esprimono<br />
le opinioni <strong>degli</strong> Autori, e<br />
non impegnano l'E<strong>di</strong>tore e la<br />
Redazione del perio<strong>di</strong>co.<br />
La rivista è aperta a quanti, <strong>architetti</strong><br />
e non, intendano offrire la loro<br />
collaborazione.<br />
La riproduzione <strong>di</strong> testi e immagini<br />
è consentita citando la fonte. I testi<br />
e le immagini, anche se non pubblicati,<br />
non vengono restituiti.<br />
E<strong>di</strong>tore: Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> Architetti<br />
della Provincia <strong>di</strong> Catanzaro<br />
7<br />
8<br />
10<br />
14<br />
16<br />
18<br />
22<br />
23<br />
25<br />
26<br />
34<br />
35<br />
In<strong>di</strong>ce<br />
E<strong>di</strong>toriale<br />
Biagio Cantisani<br />
interventi<br />
Fare in fretta e bene perchè migliori il territorio e la società<br />
Antonio R. Riverso<br />
territorio<br />
Territorio storico e sostenibilità. Il ruolo della valutazione economica<br />
Guido Mignolli<br />
Agenda 2000. Per i beni culturali occasione da non perdere<br />
Domenicantonio Schiava<br />
Gis e territorio<br />
Maria Gabriella Picciotti<br />
eventi<br />
“Un ruolo più consapevole” - Soverato, 7 luglio 2000<br />
Aurelio Tuccio<br />
attualità<br />
Il rior<strong>di</strong>no delle professioni intellettuali: il ruolo del design<br />
Cnad<br />
Il minimo necessario<br />
Na<strong>di</strong>a Rocchino<br />
città<br />
Ripensare la città: il bambino come parametro<br />
Antonella Foresta<br />
argomenti<br />
Professione, Impegno civile e Dualismo teoria/prassi<br />
Rita Simone<br />
I servizi dell’or<strong>di</strong>ne<br />
Notizie
...nella competizione tra le<br />
nazioni, l’Italia può non<br />
avere rivali: dovrà, però,<br />
esaltare la sua vocazione<br />
valorizzando un paesaggio<br />
ed un patrimonio storico<br />
unico al mondo. Per questa<br />
azione siamo convinti che le<br />
competenze <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong><br />
siano in<strong>di</strong>spensabili al<br />
paese...<br />
Raffaele Sirica, Presidente CNA
E<strong>di</strong>toriale<br />
Bentornato bollettino… con queste parole si dava, quattro anni fa, il benvenuto alla rie<strong>di</strong>zione<br />
del bollettino dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>degli</strong> Architetti <strong>di</strong> Catanzaro.<br />
Sarebbe logico quin<strong>di</strong> che esor<strong>di</strong>ssi anch'io allo stesso modo per iniziare questa nuova avventura<br />
ma sicuramente non lo farò, o quanto meno non lo farò in quel senso; infatti non è più un bollettino<br />
che starò a salutare ma un'altra realtà me<strong>di</strong>atica che avrà un taglio più vicino all'attuale<br />
bisogno <strong>di</strong> informazione.<br />
"Rinnovare l'Or<strong>di</strong>ne per Superare l'Or<strong>di</strong>ne" è stato ed è ancora il motto identificativo che questo<br />
Consiglio, dal suo inse<strong>di</strong>amento, si è dato: un rinnovamento per <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una struttura in<br />
grado <strong>di</strong> aggiornare l'Istituzione cercando <strong>di</strong> adeguarla alle trasformazioni e alle necessità della<br />
professione e per fornire servizi tali da poter rispondere alle effettive esigenze <strong>degli</strong> iscritti.<br />
Ecco perché non siamo qui a proporre un bollettino, quanto meno inteso come quelli fino ad ora<br />
proposti, sia pure partendo sicuramente da quelle esperienze; ma proprio per questa riproposizione<br />
<strong>di</strong>stante da essi in senso cronologico, vorrei pensare ad un suo inserimento in un'altra<br />
realtà, una realtà più vicina alle esigenze <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> della nostra <strong>provincia</strong>. Nell'era del Web<br />
e <strong>di</strong> Internet sarebbe stato illogico impegnare tempo e denaro per riproporre quanto riusciamo a<br />
captare dall'etere in tempo reale ma nello stesso tempo non è possibile abbandonare quei mezzi<br />
<strong>di</strong> informazione che nonostante tutto hanno accompagnato alcune generazioni <strong>di</strong> <strong>architetti</strong> informandoli<br />
sul ruolo della nostra professione.<br />
Allora quale nuovo input assegnare alla rivista del nostro Or<strong>di</strong>ne se non quello <strong>di</strong> essere un raffinato<br />
complemento all'informazione che, ormai affidata in maniera più imme<strong>di</strong>ata ad altri canali,<br />
ha bisogno <strong>di</strong> essere commentata, supportata <strong>di</strong> ulteriori chiavi <strong>di</strong> lettura per entrare in sempre<br />
maggiori livelli <strong>di</strong> aggiornamento.<br />
E' questo ciò che la nostra rivista vuole <strong>di</strong>ventare, una informazione sul nostro quoti<strong>di</strong>ano fare<br />
architettura, con il contributo, speriamo, anche <strong>di</strong> collaborazioni esterne fatte da chi può darci<br />
interventi interessanti. In questo numero <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o si parla già <strong>di</strong> alcune delle problematiche più<br />
importanti che ci attendono e a cui dobbiamo essere attenti, ve<strong>di</strong> ad esempio Agenda 2000; ma<br />
in esso si tratta anche <strong>degli</strong> incontri che abbiamo avuto, ve<strong>di</strong> il convegno <strong>di</strong> Soverato, e <strong>di</strong> quelli<br />
che faremo, del modo <strong>di</strong> vivere e capire meglio quale è e il nostro ruolo professionale attraverso<br />
tutte le trasformazioni che si stanno continuamente susseguendo.<br />
Il compito è arduo e ambizioso, ma c'è anche la consapevolezza che esso non può essere attuato<br />
se non si crea il presupposto fondamentale <strong>di</strong> lavorare insieme, insieme a tutti quei colleghi<br />
che vorranno impegnarsi insieme a chi attualmente lo fa già e che ringrazio <strong>di</strong> cuore a nome<br />
anche del Consiglio; ecco quin<strong>di</strong> che la partecipazione, il coinvolgimento e il confronto fra <strong>di</strong><br />
noi, <strong>di</strong>ventano il legante in grado <strong>di</strong> poter unire una categoria che, mai come adesso, necessita<br />
<strong>di</strong> coesione per reclamare il riconoscimento e la valorizzazione del proprio ruolo professionale.<br />
Biagio Cantisani
Fare in fretta e bene<br />
perchè migliori il territorio e la società<br />
presidente federazione or<strong>di</strong>ne <strong>architetti</strong> della calabria<br />
Una nuova fase si deve aprire nel complesso rapporto<br />
con le Istituzioni, a partire dalla Regione Calabria.<br />
Ecco perché ho ritenuto opportuno incontrare, la scorsa<br />
primavera, i Can<strong>di</strong>dati alla Presidenza della Giunta<br />
Regionale per consegnare il quaderno contenente<br />
quello che gli <strong>architetti</strong> calabresi vogliano.<br />
Riassumerò in breve alcune tematiche sottoposte al<br />
Presidente Chiaravalloti. Ho motivo <strong>di</strong> credere, per la<br />
forte <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> sintonia espressa, che l'impegno<br />
verbale assunto sarà mantenuto.<br />
- GOVERNO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE<br />
Il modo e le procedure <strong>di</strong> governare le trasformazioni<br />
del territorio sono profondamente mutati e la Regione<br />
Calabria, fanalino <strong>di</strong> coda, deve ancora procedere alla<br />
stesura della sua prima legge regionale, mentre in concomitanza<br />
le altre regioni che stanno già rivedendo le<br />
norme che le stesse avevano approntato da tempo.<br />
1. vogliamo regole certe che normino sviluppo e tutela del<br />
territorio, ecco perché le chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fare presto!<br />
UNA BUONA LEGGE URBANISTICA REGIONALE che<br />
deve colma un'intollerabile lacuna della Regione Calabria!<br />
2. chie<strong>di</strong>amo l'attuazione <strong>di</strong> programmi ed interventi per lo<br />
sviluppo regionale, per la RIQUALIFICAZIONE URBANA,<br />
per il RECUPERO DEI CENTRI STORICI<br />
Favorire la riqualificazione delle città, attraverso il risanamento<br />
delle aree degradate ed il recupero <strong>di</strong> quelle<br />
<strong>di</strong>smesse, concentrandosi su interventi <strong>di</strong> valore strategico<br />
ed integrando la propria azione ad altri settori d'intervento,<br />
8<br />
crotone<br />
<strong>catanzaro</strong><br />
interventi<br />
antonio r. riverso<br />
operanti nel campo ambientale, dei beni culturali, del turismo<br />
e dei trasporti, solo per citare i più rilevanti.<br />
3. sollecitiamo una legge <strong>di</strong> tutela attiva dell'ambiente e<br />
della memoria antropizzata<br />
- LAVORI PUBBLICI<br />
Non è ipotizzabile che per la tutela d'interessi pubblici,<br />
costituzionalmente sanciti (paesaggio e cultura),<br />
riconosciuti tali anche dalla cultura europea (qualità<br />
e<strong>di</strong>lizia, paesaggio, l'assetto urbano), si possa pensare<br />
alle prestazioni <strong>di</strong> professioni intellettuali intendendole<br />
come prestazioni aziendali. La logica dei Progetti<br />
confezionati in proprio per ridurre i costi: sembra<br />
essere la chimerica cartina <strong>di</strong> tornasole per far quadrare<br />
i conti dei lavori pubblici. Gli effetti, <strong>di</strong> questa<br />
logica, sulla qualità del progetto <strong>di</strong>ventano pesanti, a<br />
causa della mortificazione <strong>degli</strong> aspetti intellettuali e<br />
creativi della professione, ed il vantaggio, dei cosiddetti<br />
concetti d'efficienza, <strong>di</strong> precisione e d'economia<br />
del servizio, si riduce la qualità ma non i costi, anzi!.<br />
Si facciano, pure, i progetti all'interno<br />
dell'Amministrazione pubblica, quando vi siano strutture<br />
e pianta organica adeguate all'attività da svolgere,<br />
quando i tecnici <strong>di</strong>pendenti siano abilitati all'esercizio<br />
della professione e quando gli stessi possano <strong>di</strong>mostrare<br />
competenza tecnica nella fattispecie progettuale,<br />
nonché un continuo aggiornamento professionale.<br />
In assenza <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni, le Amministrazioni<br />
s'in<strong>di</strong>rizzino agli incarichi esterni, ricorrendo sempre
più alla procedura concorsuale, costituendo quel<br />
necessario supporto economico perché non si gravi<br />
sulle casse dei Comuni molto spesso insufficientemente<br />
attrezzati;<br />
E' l'architettura l'unico antidoto allo strisciante imbarbarimento<br />
delle nostre città.<br />
E' l'architettura l'unico strumento che si può contrapporre<br />
alla tendenza all'appiattimento inespressivo <strong>di</strong><br />
costruzioni volumetriche penosamente standar<strong>di</strong>zzate<br />
su livelli minimi <strong>di</strong> qualità, assemblaggi <strong>di</strong> materiali e<br />
tecnologie, magari tutti certificati ma privi d'identità.<br />
Gli <strong>architetti</strong> <strong>di</strong> questo sono consapevoli e vogliono<br />
contribuire ad elevare la qualità complessiva dell'architettura<br />
e del territorio calabrese.<br />
Ma vogliamo anche in<strong>di</strong>rizzi concreti che normino<br />
senza confusione l'affidamento dei lavori qualora gli<br />
Enti non facciano ricorso alla procedura concorsuale<br />
Dunque IL CONCORSO DI PROGETTAZIONE come<br />
metodo <strong>di</strong> scelta dei progetti, con indubbi vantaggi per<br />
l'ente e per la collettività.<br />
1. Maggiore qualità delle progettazioni dovuta alla competizione<br />
fra <strong>di</strong>verse ed innovative idee messe in campo dai<br />
partecipanti;<br />
2. Maggiore qualità del prodotto, attraverso una serie <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verse soluzioni riguardanti l'aspetto architettonico, urbanistico,<br />
funzionale ed economico dell'oggetto da realizzare;<br />
3. Possibilità <strong>di</strong> confronto nella valutazione e trasparenza<br />
negli incarichi professionali, motivando l'affidamento attraverso<br />
il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una giuria d'esperti che sceglie secondo<br />
criteri oggettivi il progetto vincitore;<br />
4. Sensibilizzazione alla cultura architettonica me<strong>di</strong>ante la<br />
pubblicazione dei progetti partecipanti e successiva esposizione<br />
al pubblico;<br />
5. Sostegno coerente ai giovani professionisti, che senza<br />
prostrazioni e ruffianismi hanno l'occasione concreta <strong>di</strong><br />
accedere ad incarichi professionali, segnalandosi attraverso<br />
la loro partecipazione al concorso;<br />
cosenza vibo valentia<br />
- L'OCCUPAZIONE ED IL RUOLO DELL'ISTITUTO<br />
REGIONALE.<br />
Per elevare il livello competitivo delle iniziative culturali,<br />
industriali, commerciali sulla scena italiana ed<br />
europea, la Regione deve farsi carico <strong>di</strong> promuovere<br />
l'architettura in modo <strong>di</strong>retto e in modo in<strong>di</strong>retto favorendo<br />
le con<strong>di</strong>zioni al contorno perché essa possa<br />
riqualificarsi e affermarsi, da una parte, attraverso:<br />
1. L'organizzazione dei concorsi da parte d'enti pubblici ed<br />
anche da parte della committenza privata.<br />
2. L'istituzione <strong>di</strong> premi e/o riconoscimenti adeguati per<br />
sottolineare l'importanza del ruolo della committenza.<br />
Dall'altra deve essere pronta a:<br />
1. Sostenere il percorso <strong>di</strong> formazione permanente, <strong>di</strong><br />
qualificazione e aggiornamento professionale come sostegno<br />
ai quei processi <strong>di</strong> riorganizzazione e crescita del<br />
livello <strong>di</strong> competitività' <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> e <strong>degli</strong> altri professionisti<br />
tecnici della Calabria, attraverso una serie d'interventi<br />
mirati, quali i prestiti d'onore per favorire la nascita <strong>di</strong> forme<br />
d'aggregazione professionale, come le nuove società <strong>di</strong><br />
progettazione, a determinate con<strong>di</strong>zioni: che siano multi<strong>di</strong>sciplinari<br />
e integrate, che comprendano giovani e tirocinanti,<br />
che partecipino a concorsi nazionali ed internazionali.<br />
2. Promuovere forme d'occupazione anche <strong>di</strong> tempo limitato<br />
superando in valore quella dei programmi relativi ai<br />
lavori socialmente utili, attraverso un notevole salto <strong>di</strong><br />
qualità, da concretare con le OPSA (Occupazioni<br />
Professionali Socialmente Avanzate).<br />
Una gran massa (risorsa intellettuale) d'<strong>architetti</strong>, ma<br />
anche ingegneri e geologi deve essere coinvolta,<br />
senza affrettate "riformulazioni" della 285 o le inconcludenze<br />
dei "Lavori socialmente utili".<br />
Si consideri che solo 1800-2000 sono gli <strong>architetti</strong><br />
calabresi, sottoccupati o <strong>di</strong>soccupati, costituiscono<br />
una gran riserva professionale, che scalpita drammaticamente,<br />
da investire nelle progettazioni <strong>di</strong> riuso funzionale<br />
<strong>di</strong> gran parte del territorio calabrese, gravemente<br />
dequalificato.<br />
reggio calabria<br />
9
Territorio storico e sostenibilità.<br />
Il ruolo della valutazione economica.<br />
architetto<br />
La crescente attenzione verso le risorse locali e il<br />
loro equilibrato utilizzo rappresenta uno dei passaggi<br />
fondamentali verso processi sostenibili <strong>di</strong><br />
sviluppo sociale ed economico. Questa tendenza<br />
apre ad una serie <strong>di</strong> considerazioni connesse con<br />
le problematiche della conoscenza in merito alla<br />
realtà territoriale e della pianificazione <strong>degli</strong> interventi,<br />
alla luce delle <strong>di</strong>verse esigenze e delle<br />
necessità del rispetto verso l'ambiente e le identità<br />
culturali. Emerge, da una parte, la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
riproporre fedelmente la fasi canoniche del processo<br />
<strong>di</strong> lettura del territorio e della città, dall'altra<br />
la volontà <strong>di</strong> consolidare ogni realtà territoriale<br />
nella sua globalità <strong>di</strong> insieme <strong>di</strong> fattori fisici, sociali,<br />
culturali, economici strettamente interrelati, tale<br />
da richiedere un approccio integrato ai fini <strong>di</strong> una<br />
efficace comprensione e dell'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> percorsi<br />
consapevoli per il progetto della trasformazione.<br />
Il problema è riconducibile alla necessità <strong>di</strong> definire<br />
metodologie e strumenti nuovi, meno caratteriz-<br />
10<br />
territorio<br />
guido mignolli<br />
s. maria <strong>di</strong> corazzo<br />
zati da estremo tecnicismo e maggiormente pervasi<br />
da valori sociali e ambientali. Meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong>verse,<br />
legate alla crescente affermazione dei principi<br />
dell'etica ambientale, per l'uso delle risorse e per<br />
la coscienza dei valori inerenti, sociali ed economici<br />
delle varie componenti dell'ambiente naturale<br />
e antropizzato. Si intende qui evidenziare il ruolo<br />
che le tecniche della valutazione economica sono<br />
in grado <strong>di</strong> rivestire in tal senso, per la capacità <strong>di</strong><br />
far emergere quei valori <strong>di</strong> natura sociale, culturale,<br />
ambientale che rappresentano la centralità dei<br />
processi equilibrati <strong>di</strong> sviluppo.<br />
Per gli aspetti dell'analisi territoriale ed urbana,<br />
l'uso <strong>di</strong> modelli eco<strong>di</strong>namici risponde alle necessità<br />
<strong>di</strong> lettura integrata della realtà, per coglierne<br />
interrelazioni e meccanismi evolutivi. Tali modelli,<br />
basati su sistemi matriciali, hanno la caratteristica<br />
<strong>di</strong> mettere in connessione dati inter<strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong><br />
natura quantitativa e qualitativa, ed anche fattori<br />
maggiormente <strong>di</strong>namici - <strong>di</strong> natura sociale ed economica<br />
- con altri maggiormente statici - <strong>di</strong> natura
Analisi territoriale<br />
e urbana<br />
Modelli<br />
eco<strong>di</strong>namici<br />
Valutazione e decisione.<br />
Sistemi mono<strong>di</strong>mensionali<br />
Tecniche monetarie<br />
spaziale; l'oggetto dell'analisi è rappresentato<br />
dalle stratificazioni del territorio (in senso storico,<br />
come sovrapposizione-integrazione delle varie fasi<br />
<strong>di</strong> evoluzione), dalle relazioni fra ambiente naturale<br />
ed antropizzato, dal rapporto fra componenti<br />
fisiche e componenti socio-economiche e culturali.<br />
L'obiettivo fondamentale è la comprensione globale<br />
<strong>di</strong> alcuni fattori che determinano il carattere del<br />
territorio o della città, e che vanno dalla formazio-<br />
ne del quadro della realtà in atto, alle interrelazioni<br />
settoriali, all'interpretazione delle tendenze <strong>di</strong><br />
evoluzione e cambiamento.<br />
Per gli aspetti più strettamente attinenti alla pianificazione<br />
vera e propria, gli approcci della Primary<br />
Environmental Care sembrano aver assimilato i<br />
principi basilari dell'etica ambientale. Il punto centrale<br />
è rappresentato dalla volontà <strong>di</strong> coinvolgimento<br />
delle comunità sociali in tutte le fasi del<br />
lavoro <strong>di</strong> piano, dall'in<strong>di</strong>viduazione dei problemi,<br />
alla definizione delle soluzioni possibili, all'esecuzione<br />
<strong>di</strong> interventi; a questo fa stretto riferimento<br />
la grande considerazione delle risorse locali, nel<br />
senso del controllo del degrado, della conservazione,<br />
nonché dell'utilizzazione corretta. Altri elementi<br />
sono l'impulso alla composizione <strong>di</strong> autonomia<br />
operativa nelle comunità locali, anche me<strong>di</strong>ante<br />
l'ideazione o la proposizione <strong>di</strong> tecnologie adeguate<br />
al luogo, l'attenzione alle garanzie sociali<br />
per tutte le fasce <strong>di</strong> popolazione, la crescita economica<br />
globale.<br />
fig. 1 - Strumenti per la pianificazione integrata<br />
Concezione:<br />
territorio e sviluppo<br />
sostenibile<br />
Etica ambientale<br />
Determinazione del danno<br />
e del rischio ambientale<br />
Valutazione<br />
d’impatto integrata<br />
Pianificazione<br />
ecologica<br />
Primary<br />
Environmental<br />
Care<br />
Valutazione e decisione.<br />
Sistemi multi<strong>di</strong>mensionali<br />
Tecniche<br />
multicriteria<br />
Per gli aspetti della determinazione del rischio e<br />
del danno ambientale, aderente risulta essere l'approccio<br />
della valutazione <strong>di</strong> impatto integrata, utilizzabile<br />
anche per comprendere gli effetti sul territorio<br />
<strong>di</strong> piani e progetti per lo sviluppo. L'obiettivo<br />
è, in riferimento a quanto sin qui illustrato, quello<br />
<strong>di</strong> definire e valutare le varie tipologie <strong>di</strong> impatti su<br />
aree determinate, tenendo in conto la globalità<br />
della realtà in esame e le interrelazioni in essa<br />
presenti; le principali categorie possono essere<br />
in<strong>di</strong>viduate nelle seguenti:<br />
a. Impatti sull'ecosistema naturale.<br />
b. Impatti su manufatti ed inse<strong>di</strong>amenti umani.<br />
c. Impatti sulla vita delle comunità.<br />
d. Impatti sui beni <strong>di</strong> interesse storico-culturale.<br />
e. Impatti sull'economia locale.<br />
f. Impatti sulle minoranze.<br />
g. Impatti sulle singolarità naturalistico-ambientali.<br />
Le tecniche per la valutazione integrata <strong>degli</strong><br />
impatti sul territorio, sono basate dunque su procedure<br />
capaci <strong>di</strong> analizzare ed interrelare informazioni<br />
<strong>di</strong> tipo quantitativo, qualitativo, monetario, ed<br />
utilizzano meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi affiancati alla VIA.<br />
Tali strumenti rientrano nelle due principali categorie<br />
delle metodologie <strong>di</strong> valutazione:<br />
- sistemi monodomensionali, in cui tutti i tipi <strong>di</strong><br />
impatti vengono ricondotti ad un'unica funzione e<br />
ad un solo obiettivo;<br />
- sistemi multi<strong>di</strong>mensionali, in cui effetti ed impatti<br />
vengono presi in considerazione attraverso l'uso<br />
11
12<br />
Recupero dei<br />
mo<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />
dell’operare<br />
TECNOLOGIA<br />
Definizione <strong>di</strong><br />
sistemi adatti al<br />
carattere dei luoghi<br />
Ricerca <strong>di</strong> un<br />
equilibrio nei<br />
processi <strong>di</strong> usotrasformazione<br />
fig. 2 - Primary Environmental Care. Fattori del processo <strong>di</strong> sviluppo<br />
POPOLAZIONE<br />
Uso corretto delle<br />
risorse locali.<br />
Controllo del rischio<br />
ambientale<br />
TERRITORIO-CITTA’<br />
Incremento delle<br />
garanzie e dei<br />
servizi sociali<br />
Generazione<br />
e aumento<br />
del red<strong>di</strong>to<br />
Partecipazione delle<br />
comunità ai processi<br />
<strong>di</strong> piano e a<br />
quelli decisionali<br />
SVILUPPO<br />
SOCIO-ECONOMICO<br />
Conservazionevalorizzazione<br />
ambientale<br />
interattivo <strong>di</strong> più criteri.<br />
Alla prima tipologia fanno capo le tecniche cosiddette<br />
della willigness to pay, che consentono stime<br />
monetarie <strong>degli</strong> effetti e <strong>degli</strong> impatti ambientali;<br />
fra queste, è possibile riconoscere due <strong>di</strong>fferenti<br />
approcci:<br />
- "revealed preference", in cui viene analizzato il<br />
comportamento <strong>degli</strong> utenti rispetto a beni e servizi<br />
associati a fattori ambientali; così valori ed<br />
impatti vengono determinati in<strong>di</strong>rettamente attraverso<br />
la variazione della domanda per questi beni;<br />
- "hypothetical preference", in cui alla gente viene<br />
richiesto <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> valutare - attraverso la<br />
propria <strong>di</strong>sponibilità a pagare per un miglioramento<br />
o per evitare un danno - situazioni ambientali ed<br />
ipotesi alternative <strong>di</strong> intervento.<br />
Quest'ultimo approccio ha maggiori possibilità <strong>di</strong><br />
applicazione anche laddove esiste carenza informativa;<br />
fra i più noti, il Delphi Method - basato sull'opinione<br />
<strong>di</strong> esperti - usa questo tipo <strong>di</strong> approccio<br />
ed è particolarmente in<strong>di</strong>cato nell'ambito dei pro-
cessi della pianificazione integrata, riguardo all'in<strong>di</strong>viduazione<br />
delle risorse fondamentali da attivare<br />
per la tutela ed il recupero dell'identità locale; alla<br />
formulazione <strong>di</strong> previsioni per il territorio, grazie<br />
alla capacità <strong>di</strong> prendere in considerazione un alto<br />
numero <strong>di</strong> variabili e <strong>di</strong> interrelarle fra loro; alla<br />
valutazione <strong>di</strong> scelte alternative per la conservazione<br />
e la trasformazione ambientale.<br />
I sistemi multi<strong>di</strong>mensionali si riferiscono alle tecniche<br />
<strong>di</strong> analisi multicriteria, classificabili in merito<br />
alle procedure utilizzate:<br />
· meto<strong>di</strong> continui, che operano stime <strong>di</strong> tipo tecnico<br />
basate su dati qualitativi (analisi <strong>di</strong> scambio,<br />
programmazione matematica multiobiettiva...) o<br />
misti (valutazione gerarchica, stocastica...);<br />
· meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>screti, che prendono in considerazione<br />
anche informazioni <strong>di</strong> tipo esclusivamente qualitativo<br />
(analisi <strong>di</strong> frequenza, analisi <strong>di</strong> regime...);<br />
alcuni sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusa applicazione utilizzano<br />
dati misti (matrice <strong>di</strong> valutazione mista, analisi <strong>di</strong><br />
impatto comunitario...).<br />
Le tecniche afferenti a quest'ultima classe sono in<br />
grado <strong>di</strong> produrre risultati anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
carente livello conoscitivo e risultano particolarmente<br />
in<strong>di</strong>cate per le fasi propositive del processo<br />
della pianificazione ecologica. La loro applicazione<br />
per la stima delle situazioni in essere consente<br />
l'in<strong>di</strong>viduazione <strong>degli</strong> aspetti socio-economici e<br />
culturali rilevanti e permette <strong>di</strong> cogliere valori <strong>di</strong><br />
un bene <strong>di</strong>pendenti da molteplici attributi dello<br />
stesso, spesso indefinibili e non quantificabili.<br />
Riguardo alla comprensione delle prospettive <strong>di</strong><br />
azioni progettate, i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>screti risultano fra i<br />
più adatti - grazie alla capacità <strong>di</strong> confrontare dati<br />
eterogenei e <strong>di</strong> varia natura - a determinare esternalità<br />
ed impatti <strong>di</strong> strategie e piani su ciascuno<br />
dei settori della collettività <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente<br />
interessati, ma anche ad in<strong>di</strong>viduare le strategie<br />
<strong>di</strong> pianificazione capaci <strong>di</strong> far scaturire le<br />
combinazioni più sod<strong>di</strong>sfacenti nel raggiungimento<br />
dei vari obiettivi rilevanti, e a stabilire le priorità <strong>di</strong><br />
intervento.<br />
13
GIS e territorio. Nuovi strumenti per letture integrate<br />
dei caratteri territoriali e per la definizione <strong>di</strong> metodologie<br />
<strong>di</strong> valorizzazione-pianificazione volte allo sviluppo<br />
sostenibile dei luoghi<br />
architetto<br />
Grande importanza hanno assunto, negli ultimi<br />
anni, i GIS (Geographic Information System) nello<br />
stu<strong>di</strong>o dell'ambiente sia naturale che antropizzato<br />
in relazione all'esigenza sempre maggiore <strong>di</strong> un<br />
rilancio della pianificazione e della gestione dei<br />
centri urbani e del territorio al fine <strong>di</strong> ottenere<br />
espansioni geografiche più equilibrate, migliorare<br />
la struttura economica ed occupazionale e creare<br />
un ambiente sociale ottimale, nel rispetto <strong>di</strong> un<br />
corretto sviluppo sostenibile del territorio.<br />
La realizzazione <strong>di</strong> un Sistema Informativo<br />
Territoriale (SIT) iperme<strong>di</strong>ale, con utilizzo <strong>di</strong><br />
software per la produzione e la gestione dei GIS,<br />
rappresenta, infatti, la chiave fondamentale per<br />
una lettura integrata del territorio, finalizzata alla<br />
definizione <strong>di</strong> nuove metodologie <strong>di</strong> intervento, alla<br />
revisione <strong>degli</strong> strumenti urbanistici che ne regolano<br />
la crescita, nonché alla gestione delle risorse<br />
storico-ambientali per più attente ed efficaci azioni<br />
<strong>di</strong> valorizzazione, conservazione ed attivazione del<br />
patrimonio culturale.<br />
Non trascurabile, inoltre, il ruolo che tali prodotti<br />
informativi automatici hanno per la <strong>di</strong>ffusione delle<br />
conoscenze - anche me<strong>di</strong>ante l'attivazione <strong>di</strong><br />
moderni mezzi <strong>di</strong> telecomunicazione (Internet, …)<br />
- e per le valutazioni <strong>di</strong> impatto (ambientale, sociale,<br />
economico, …) e la verifica <strong>degli</strong> interventi<br />
attraverso l'utilizzo <strong>di</strong> strumenti informatici <strong>di</strong> simulazione<br />
e/o modellazione capaci <strong>di</strong> restituire, con<br />
immagini virtuali, rappresentazioni dei possibili<br />
interventi <strong>di</strong> trasformazione dei luoghi.<br />
Le principali azioni che concorrono nell'elaborazione<br />
<strong>di</strong> un sistema informativo che - applicando la<br />
struttura e la filosofia dei GIS - abbia capacità <strong>di</strong><br />
analisi, elaborazione e gestione <strong>di</strong> tutti i dati (alfanumerici,<br />
vettoriali, grafici, …) relativi alle componenti<br />
che caratterizzano un territorio sono sinteticamente<br />
riassumibili nelle seguenti:<br />
- conoscenza analitica e articolata del patrimonio<br />
a seguito <strong>di</strong> una fase <strong>di</strong> censimento comprendente<br />
anche la lettura e l'interpretazione delle fonti documentarie<br />
e materiali;<br />
- catalogazione e sud<strong>di</strong>visione tipologica dei beni<br />
dell'ambiente naturale e urbanizzato con acquisizione<br />
<strong>di</strong> materiali grafici, cartografici, fotografici, ..<br />
- indagine e analisi scientifica relativamente agli<br />
aspetti <strong>di</strong> tipo economico e sociale necessari per<br />
la definizione <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> pianificazione e sviluppo<br />
del territorio, mirati, anche, all'innalzamento<br />
della qualità della vita;<br />
- realizzazione (con applicazioni software per la<br />
grafica strutturata) <strong>di</strong> cartografia elettronica del<br />
14<br />
territorio<br />
maria gabriella picciotti<br />
territorio da esaminare, in formato vettoriale o<br />
raster (in tal caso, da trattare come riferimento<br />
esterno), referenziata geograficamente, a cui<br />
associare e relazionare le informazioni acquisite<br />
necessarie per la visualizzazione dei possibili<br />
tematismi;<br />
- utilizzo <strong>di</strong> strumenti tecnologici innovativi e<br />
software specifici per la realizzazione <strong>di</strong> sistemi<br />
automatici iperme<strong>di</strong>ali, capaci <strong>di</strong> organizzare - collegandole<br />
e interrelandole a ciascun "oggetto" grafico<br />
<strong>di</strong> cui è composta la cartografia - le informazioni<br />
su caratteri e valori del paesaggio in modo<br />
tale da consentire letture integrate e da costituire<br />
un valido supporto per gli interventi <strong>di</strong> conservazione-valorizzazione-progettazione<br />
in<strong>di</strong>spensabili<br />
nella determinazione <strong>di</strong> concreti e corretti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
operare nella realtà territoriale.<br />
Risulta abbastanza evidente che l'elemento centrale<br />
nella realizzazione <strong>di</strong> un sistema informativo<br />
che abbia caratteristiche tali da consentire la consultazione<br />
<strong>di</strong> quantità notevoli <strong>di</strong> informazioni,<br />
varie per formato (numerico, alfanumerico, immagini<br />
raster, immagini satellitari, …) e per tipologia<br />
(componenti ambientali, sociali, economiche, …)<br />
è, sicuramente, la progettazione e la creazione<br />
dell'archivio elettronico. A tale scopo vengono<br />
impiegate apposite tecnologie informatiche<br />
(DataBase relazionali) che permettono, appunto -<br />
georeferenziando, co<strong>di</strong>ficando e relazionando a<br />
criteri <strong>di</strong> rappresentazione grafica ogni elemento<br />
del territorio - la sistematizzazione, l'elaborazione,<br />
l'organizzazione e la gestione dei dati conoscitivi<br />
relativi alla realtà esaminata.<br />
E', così, possibile sia eseguire ricerche su dati<br />
integrati - in<strong>di</strong>viduando, in modo imme<strong>di</strong>ato, le<br />
interrelazioni che esistono fra le <strong>di</strong>verse "entità<br />
logiche" <strong>di</strong> cui è costituito il territorio e associando<br />
a ciascun elemento grafico riportato sulla cartografia<br />
elettronica <strong>di</strong> base tutte le informazioni che lo<br />
caratterizzano (acquisite nel data base e aggiornabili<br />
in tempo reale) - che produrre rappresentazioni<br />
grafiche contenenti tematismi automatici spaziali<br />
(mappe geologiche, mappe sull'uso del suo-lo, sui<br />
beni culturali, sulle infrastrutture, sui vincoli, …).<br />
La ricerca potrà essere effettuata secondo due<br />
modalità <strong>di</strong> interrogazione:<br />
- attraverso la cartografia informatizzata, cliccando<br />
<strong>di</strong>rettamente sull'oggetto grafico per conoscerne gli<br />
attributi (tipologia, proprietà, tipo <strong>di</strong> vincolo, …);<br />
- attraverso interrogazioni <strong>di</strong>rette (query) per attributi<br />
singoli e/o interrelati - ovvero creando dei collegamenti<br />
(join) fra i <strong>di</strong>versi "campi" del data ba-se
definizione delle<br />
metodologie e <strong>degli</strong><br />
obiettivi<br />
Elaborazione <strong>di</strong><br />
progetti esecutivi<br />
Scelta <strong>degli</strong><br />
interventi<br />
definizione schema<br />
progetto Gis<br />
Valutazione<br />
<strong>degli</strong><br />
interventi Valutazione<br />
economico/<br />
finanziaria<br />
Simulazione/<br />
Modellazione<br />
Valutazione <strong>di</strong><br />
impatto sociale<br />
ed ambientale<br />
Azioni per lo sviluppo sostenibile<br />
contenenti i record inseriti; ciò consentirà <strong>di</strong> visualizzare<br />
sulla cartografia gli oggetti territoriali corrispondenti<br />
alla query richiesta e, eventualmente,<br />
ottenere tabelle e grafici <strong>di</strong> tipo statistico.<br />
Lo schema riportato illustra le fasi fondamentali<br />
per la realizzazione <strong>di</strong> un sistema informativo integrato<br />
su caratteri e componenti territoriali.<br />
Un prodotto informativo automatico e iperme<strong>di</strong>ale<br />
con tali caratteristiche consentirà <strong>di</strong> ottenere quadri<br />
conoscitivi articolati e integrati sull'ambiente,<br />
sia naturale che antropizzato, tali da garantire<br />
forme <strong>di</strong> comunicazione avanzate, consultazione<br />
agevolata dei dati e analisi della realtà efficaci e<br />
funzionali per la determinazione delle strategie <strong>di</strong><br />
intervento finalizzate al recupero, alla valorizzazione<br />
e alla crescita del territorio.<br />
Il SIT, quin<strong>di</strong>, quale "strumento" <strong>di</strong> pianificazione<br />
basato anche sugli aspetti economici, ecologici e<br />
sociali della collettività, aggiornabile in tempo<br />
reale e in grado <strong>di</strong> fornire sistemi <strong>di</strong> controllo del<br />
paesaggio e dell'ambiente per la realizzazione <strong>di</strong><br />
una urbanistica tesa a garantire usi più appropriati<br />
Schema funzionale<br />
Territorio<br />
(fase <strong>di</strong> analisi)<br />
Creazione dell’archivioelettronico<br />
Sistema Informativo<br />
Territoriale Integrato<br />
Definizione <strong>di</strong> piani territoriali<br />
urbanistici, <strong>di</strong> settore...<br />
Definizione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />
restauro e/o valorizzazione su<br />
singoli manufatti<br />
Strategie <strong>di</strong> intervento<br />
fase <strong>di</strong> organizzazione e implementazione<br />
dei dati<br />
Tematismi automatici<br />
Definizione <strong>di</strong> quadri<br />
conoscitivi <strong>di</strong> riferimento<br />
su consistenza e valori dei<br />
beni culturali<br />
Acquisizione dei<br />
dati<br />
Elaborazione dei<br />
dati<br />
Monitoraggio<br />
Consultazione<br />
Controllo<br />
Valorizzazione<br />
Risultati imme<strong>di</strong>ati<br />
dello spazio e per una corretta e adeguata "politica<br />
dell'ambiente" basata sui criteri dello sviluppo<br />
sostenibile, per il recupero <strong>degli</strong> antichi spazi <strong>di</strong><br />
relazione umana e la limitazione della nuova e<strong>di</strong>ficazione<br />
e della cementificazione dei luoghi.<br />
15
Agenda 2000 - per i beni culturali<br />
un’occasione da non perdere<br />
architetto, servizio tecnico - assessorato regionale<br />
beni culturali<br />
Con l'approvazione del POR Calabria<br />
(Programma Operativo Regionale) si è chiusa la<br />
prima fase <strong>di</strong> programmazione dei fon<strong>di</strong> strutturali<br />
della U.E. per il periodo 2000-2006 e sono state<br />
fissate le linee strategiche <strong>di</strong> intervento attraverso<br />
l'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> sei "assi" prioritari : risorse<br />
naturali; risorse culturali; risorse umane; sistemi<br />
locali <strong>di</strong> sviluppo; città; reti e no<strong>di</strong> <strong>di</strong> sviluppo.<br />
Il documento <strong>di</strong> programmazione ha segnato una<br />
svolta nell'approccio alle problematiche <strong>di</strong> sviluppo,<br />
in quanto sulla scorta delle recenti esperienze<br />
riferite alla cosiddetta "programmazione contrattata<br />
e/o negoziata" - contratti d'area , patti territoriali...-<br />
sono stati avviati incontri e "tavoli" <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />
che hanno visto la partecipazione <strong>di</strong> tutti gli<br />
attori dello sviluppo; lo strumento <strong>di</strong> programmazione,<br />
approvato dalla Giunta Regionale, rappresenta,<br />
dunque, il quadro <strong>di</strong> riferimento delle istanze<br />
che partono dal "basso", dalle esigenze locali ,<br />
aderendo ai principi dello sviluppo sostenibile oggi<br />
alla base <strong>di</strong> ogni attività <strong>di</strong> pianificazione e <strong>di</strong> trasformazione<br />
del territorio.<br />
Tale tipo <strong>di</strong> approccio ha sostanzialmente spostato<br />
l'impostazione metodologica : dalla programmazione<br />
settoriale e intersettoriale si è passati alla programmazione<br />
per temi e per aree, consentendo<br />
una visione più ampia e moderna della problematica<br />
"beni culturali", e aprendo a valori sinora mantenuti<br />
in ombra. Rispetto al ciclo dei fon<strong>di</strong> strutturali<br />
1994/99 , la nuova programmazione ha ribaltato<br />
il rapporto tra beni culturali e turismo, intendendo<br />
gli interventi nel settore turistico non più come<br />
causa ma effetto delle dotazioni culturali <strong>di</strong> un'area<br />
geografica.<br />
I piani precedenti e le relative modalità, infatti,<br />
intendevano il sostegno ai beni culturali nella<br />
misura in cui gli interventi risultassero legati a<br />
ricadute economiche nella <strong>di</strong>rezione dello sviluppo<br />
turistico. Il nuovo approccio basato sullo sviluppo<br />
locale endogeno mette in crisi questo rapporto,<br />
ponendo la risorsa culturale al centro dell'interesse,<br />
capace anche <strong>di</strong> creare turismo. In questo contesto,<br />
le strategie per la considerazione e l'attivazione<br />
delle risorse culturali devono acquisire<br />
modalità <strong>di</strong> approccio integrato, intervenendo su<br />
tutti gli elementi del sistema (tutela , conservazione<br />
, ricerca , artigianato , e<strong>di</strong>lizia specializzata ,<br />
formazione , produzione <strong>di</strong> servizi culturali , servizi<br />
per la conoscenza…) e non soltanto su quello terminale<br />
della fruizione. In sintesi si tratta <strong>di</strong> partire<br />
dal patrimonio e non dal suo indotto turistico; la<br />
volontà <strong>di</strong> ribaltare visioni, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> intervento, fina-<br />
16<br />
territorio<br />
domenicantonio schiava<br />
lità è <strong>di</strong>mostrata dal notevole impegno finanziario,<br />
pari a circa 580 miliar<strong>di</strong> - per il settennio 2000-<br />
2006 - che se confrontato con la cifra del sessennio<br />
precedente offre la <strong>di</strong>mensione del salto <strong>di</strong><br />
qualità: nella programmazione 1994/99, soltanto<br />
64 miliar<strong>di</strong> erano stati destinati ai beni culturali.<br />
Questo nuovo approccio deve permettere, in fase<br />
operativa, <strong>di</strong> considerare gli interventi sul patrimonio<br />
culturale non alla stregua <strong>di</strong> interventi residuali<br />
e aggiuntivi, bensì interventi strutturali, ciò comportando<br />
l'abbandono della logica <strong>di</strong> azioni a pioggia<br />
<strong>di</strong> poca entità, le quali in molte occasioni anziché<br />
risolvere i problemi li acuiscono, non consentendo<br />
<strong>di</strong> giungere alla realizzazione <strong>di</strong> opere funzionalmente<br />
complete e organicamente definite.<br />
Viceversa, se si perseguono gli obiettivi <strong>di</strong>chiarati<br />
nei documenti <strong>di</strong> programmazione, in fase <strong>di</strong> intervento<br />
occorrerà dare primaria importanza a progetti<br />
organicamente definiti e assecondarli con<br />
risorse adeguate per l'efficacia e la visibilità dei<br />
risultati, affinché il bene possa essere utilizzato<br />
nella sua interezza e immesso sul "mercato" per le<br />
sue reali valenze sociali ed economiche.<br />
Con i cosiddetti "Complementi <strong>di</strong> programmazione"<br />
si è aperta la seconda fase <strong>di</strong> programmazione,<br />
quella che più' concretamente riguarda gli operatori<br />
e gli addetti ai lavori, in quanto momento <strong>di</strong> definizione<br />
<strong>degli</strong> obiettivi specifici entro cui calare i<br />
progetti d'intervento . E' fondamentale, pertanto,<br />
che la <strong>di</strong>scussione si affronti con un rinnovato<br />
approccio ai beni culturali; il presente breve contributo<br />
non ha pretesa alcuna <strong>di</strong> introdurre elementi<br />
innovativi, bensì solo lo scopo <strong>di</strong> stimolare una<br />
riflessione su come non <strong>di</strong>lapidare una occasione<br />
<strong>di</strong> sviluppo, nonché un'occasione <strong>di</strong> lavoro per<br />
professioni e addetti del settore. L'aspetto determinante<br />
è rappresentato da una serie <strong>di</strong> convergenze<br />
in tema <strong>di</strong> beni culturali: i nuovi in<strong>di</strong>rizzi<br />
stabiliti dalla legge Bassanini, l'approvazione del<br />
testo unico sui beni culturali, il peso maggiore in<br />
termini anche <strong>di</strong> sostegno finanziario, la collocazione<br />
in posizione centrale nel panorama <strong>degli</strong><br />
obiettivi <strong>di</strong> sviluppo. Tutto ciò è sintetizzato in<br />
azioni mirate che si concretizzano nelle cosiddette<br />
tre misure in<strong>di</strong>viduate dalla Regione Calabria, le<br />
quali a loro volta contengono gli obiettivi operativi<br />
e le linee <strong>di</strong> intervento:<br />
A) MISURA 1. GRANDI INTERVENTI TERRITO-<br />
RIALI DI CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE<br />
DEL PATRIMONIO.
OBIETTIVO OPERATIVO 1.1. :<br />
Recuperare, valorizzare, restaurare e qualificare<br />
funzionalmente il patrimonio archeologico, architettonico,<br />
storico-artistico, paesaggistico sottoposto<br />
a vincolo, archivistico e bibliografico regionale.<br />
Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />
Restauro, manutenzione, consolidamento, conservazione<br />
integrata e valorizzazione del patrimonio<br />
immobiliare e non, <strong>di</strong> particolare rilievo sia dal<br />
punto <strong>di</strong> vista dell'emergenza sia in relazione al<br />
grado d'interesse;<br />
Restauro, manutenzione, valorizzazione e realizzazione<br />
<strong>di</strong> servizi e piani <strong>di</strong> gestione delle aree e<br />
dei parchi archeologici; Pianificazione e realizzazione<br />
<strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> recupero ambientale e paesaggistico<br />
per la valorizzazione e la migliore fruibilità<br />
del patrimonio culturale;Monitoraggio della vulnerabilità<br />
<strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici storico- culturali.<br />
OBIETTIVO OPERATIVO 1.2. :<br />
Facilitare la fruizione e l'integrazione del patrimonio<br />
culturale regionale .<br />
Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />
Potenziamento dei servizi archeologici, museali,<br />
teatrali e musicali;Realizzazione del Servizio<br />
Bibliotecario Regionale e suo potenziamento attraverso<br />
il collegamento al Servizio Bibliotecario<br />
Nazionale;Potenziamento dei servizi multime<strong>di</strong>ali<br />
nelle biblioteche nell'ambito del Piano Me<strong>di</strong>ateca<br />
2000 e attraverso nuove iniziative a carattere<br />
regionale ;Miglioramento dei servizi integrati archivistici<br />
anche me<strong>di</strong>ante la realizzazione del segmento<br />
Calabria nel sistema nazionale della documentazione<br />
cartografica ;<br />
Creazione <strong>di</strong> sistemi integrati <strong>di</strong> documenti <strong>di</strong>gitali<br />
B) MISURA 2. INTERVENTI TERRITORIALI DI<br />
CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL<br />
PATRIMONIO CULTURALE.<br />
OBIETTIVO OPERATIVO 2.1. :<br />
Recuperare, valorizzare, restaurare e qualificare<br />
funzionalmente il patrimonio archeologico, architettonico,<br />
storico-artistico, paesaggistico<br />
sottoposto a vincolo, archivistico e bibliografico<br />
regionale.<br />
Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />
- Interventi <strong>di</strong> adeguamento funzionale e conservazione<br />
integrata del patrimonio<br />
(archeologico, museale, storico, bibliotecario, dello<br />
spettacolo e delle attività culturali);<br />
- Interventi per le emergenze architettoniche per la<br />
riqualificazione dei centri storici;<br />
- Ristrutturazione e adeguamento funzionale dei<br />
complessi architettonici<br />
(anche <strong>di</strong> recente costruzione) e industriali<br />
<strong>di</strong>smessi per lo svolgimento <strong>di</strong> attività culturali e dì<br />
spettacolo e per altri servizi connessi<br />
all'accoglienza;<br />
- Recupero <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici già a<strong>di</strong>biti a sale teatrali e<br />
cinematografiche attualmente inagibili;<br />
- Interventi per l'arredo, la segnaletica e<br />
le strutture <strong>di</strong> servizio al turismo culturale.<br />
OBIETTIVO OPERATIVO 2.2. :<br />
Facilitare la fruizione e l'integrazione del patrimonio<br />
culturale regionale .<br />
Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />
- Creazione <strong>di</strong> parchi tematici e attrattori <strong>di</strong> intrattenimento<br />
culturale ;<br />
- Sviluppo <strong>di</strong> sistemi territoriali <strong>di</strong> gestione e<br />
miglioramento dei servizi <strong>di</strong> fruizione ;<br />
- Potenziamento dei servizi multime<strong>di</strong>ali puntuali e<br />
integrati sul territorio tra archivi, biblioteche ,<br />
musei e sistemi locali ;<br />
- Promozione e <strong>di</strong>ffusione dell'immagine e dei servizi<br />
culturali della regione .<br />
C) MISURA 3 - IMPRESA CULTURALE E SOSTE-<br />
GNO ALLE ATTIVITA' DI CONSERVAZIONE E<br />
VALORIZZAZIONE<br />
OBIETTIVO OPERATIVO 3.1. :<br />
Sviluppare l'impren<strong>di</strong>torialità' legata alla valorizzazione<br />
del patrimonio culturale<br />
Le linee <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> questo obiettivo sono:<br />
- Sviluppo dell'impresa culturale per la gestione<br />
dei servizi aggiuntivi all'offerta culturale e delle<br />
attività' <strong>di</strong> restauro ;<br />
- Sviluppo delle organizzazioni no-profit per l'erogazione<br />
dei servizi alla persona ;<br />
- Interventi per l'integrazione tra l'impren<strong>di</strong>torialità<br />
e le risorse culturali presenti sul territorio ;<br />
- Sviluppo, qualificazione e sostegno delle filiere<br />
dell'indotto locale attivate dagli interventi sulle<br />
infrastrutture culturali (artigianato <strong>di</strong> restauro; e<strong>di</strong>lizia<br />
per il recupero ; produzioni multime<strong>di</strong>ali , e<strong>di</strong>toriali<br />
e teatrali; servizi per la gestione dei siti culturali<br />
e per l'offerta <strong>di</strong> servizi al turismo culturale);<br />
Sostegno per la crescita delle organizzazioni culturali<br />
pubbliche e private no-profit e for profit.<br />
Le premesse, dunque, per un'azione finalmente<br />
efficace e globale nel settore storico-culturale esistono<br />
tutte. La finalità <strong>di</strong> caricare gli interventi <strong>di</strong><br />
salvaguar<strong>di</strong>a e recupero <strong>di</strong> grande valenza per le<br />
prospettive dello sviluppo territoriale emergono<br />
con chiarezza, evidenziando lo stretto rapporto<br />
che intercorre fra identità storica e sostenibilità<br />
della trasformazione.<br />
Ciò che occorre, sicuramente, è il saper <strong>di</strong>segnare<br />
una strategia <strong>di</strong> attuazione corretta per il settore e<br />
per la Calabria. Una strategia che consenta<br />
soprattutto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le risorse umane locali,<br />
valorizzando le capacità tecnico-scientifiche <strong>di</strong>sponibili<br />
e avviando processi <strong>di</strong> crescita professionale<br />
utili a mantenere poi e utilizzare adeguatamente il<br />
patrimonio. Una strategia, inoltre, che sia in grado<br />
<strong>di</strong> "raccogliere le fila" <strong>di</strong> quanto esistente nel<br />
campo dei beni culturali in ambito regionale, evitando<br />
sovrapposizioni e sprechi, e avviando alle<br />
necessarie interazioni fra istituzioni addette, enti<br />
locali, operatori, stu<strong>di</strong>osi.<br />
n.d.r. - La redazione <strong>di</strong> quest’articolo risale al marzo scorso,<br />
viene pubblicata solo ora a causa dei ritar<strong>di</strong> tecnici che ha subito<br />
la pubblicazione <strong>di</strong> questo numero<br />
17
il ruolo dell’architetto tra nuove regole e<br />
trasformazione del territorio<br />
Convegno<br />
SOVERATO - 7 luglio 2000<br />
“In apertura della relazione <strong>di</strong> accompagnamento<br />
al bilancio <strong>di</strong> quest'anno <strong>di</strong>cevo che lo<br />
scenario sul 2000, si presentava articolato per un<br />
complesso intreccio”. Con queste parole, l'architetto<br />
Biagio Cantisani, Presidente dell'Or<strong>di</strong>ne<br />
Architetti <strong>di</strong> Catanzaro, ha aperto il convegno che<br />
aveva per tema: “Il ruolo dell'architetto fra nuove<br />
regole e trasformazione del territorio”. Un riuscitissimo<br />
incontro tenuto, nell'afosa serata dello<br />
scorso sette luglio, nella sala consigliare <strong>di</strong><br />
Soverato. Organizzata dallo stesso Or<strong>di</strong>ne<br />
Architetti, presente con i consiglieri <strong>architetti</strong><br />
Mariella Giordano, Nicola Fazio, Giuseppe Ma<strong>di</strong>a<br />
e Edoardo Servello, alla manifestazione hanno<br />
partecipato Nino Zizzi del Consiglio Nazionale<br />
Architetti, Tonino Riverso, Presidente <strong>degli</strong><br />
Architetti calabresi, Aldo Fiale, Magistrato, Pino<br />
Maida, Sindaco <strong>di</strong> Chiaravalle Centrale e il professor<br />
Franco Suraci, docente all'Università <strong>di</strong><br />
Reggio Calabria.<br />
Hanno assistito tantissimi <strong>architetti</strong> arrivati da<br />
tutta la Regione, alcuni dei quali con posti <strong>di</strong><br />
responsabilità negli uffici comunali, quest'ultimi<br />
presenti con alcuni Sindaci ed amministratori<br />
locali.<br />
Proseguendo nell'interessante trattazione, il<br />
Presidente Biagio Cantisani ha descritto la situazione<br />
come si scorgeva all'inizio <strong>di</strong> quest'anno.<br />
“All'economia che stentava (e stenta ancora a<br />
decollare, soprattutto qui al sud) - ha detto - il<br />
mercato delle progettazioni appariva ancora rappreso<br />
nell'attesa dell'entrata a regime delle nuove<br />
norme, per poter finalmente offrire un più chiaro<br />
quadro <strong>di</strong> riferimento. A sei mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza - ha<br />
evidenziato Cantisani - l'attesa non si è particolarmente<br />
realizzata, ma quelle regole saranno ora<br />
operative da qui alla fine del mese. Regole - ha<br />
detto - la cui lettura e vali<strong>di</strong>tà saranno approfon<strong>di</strong>ti<br />
in tre giornate che quest'Or<strong>di</strong>ne ha già previsto<br />
per il prossimo autunno, per aggiornare i colleghi<br />
18<br />
eventi<br />
aurelio tuccio<br />
sui temi del regolamento. Il progetto, la <strong>di</strong>rezione,<br />
la contabilità e la sicurezza. Alla luce <strong>di</strong> queste<br />
novità - ha detto il Presidente - si trasforma l'essere<br />
<strong>architetti</strong> nel territorio e, cambiano il lavoro e<br />
il rapporto con la committenza”.<br />
“D'ora in poi - ha proseguito - all'alba del nuovo<br />
millennio, avremo davanti un territorio trasformato,<br />
sotto tutti i tipi <strong>di</strong> vista, considerato che l'architetto<br />
non opera solo da tecnico ma è calato nel<br />
sociale. Un territorio da rileggere per aggiornare<br />
la Provincia al suo vero aspetto fisico-sociale.<br />
Solo così - ha detto - potremmo stu<strong>di</strong>are le soluzioni<br />
e far sì che si operi in base a conoscenze<br />
effettive e non supposte”.<br />
Un ruolo complesso, quin<strong>di</strong>, quello d'essere architetto<br />
nel nuovo millennio. “Una domanda imperante<br />
- come giustamente ha detto il Presidente<br />
Cantisani - e una risposta, non semplice, che solo<br />
col tempo si riuscirà a trovare”. Da questo concetto<br />
nasce il bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong>battito con i<br />
soggetti che, assieme agli <strong>architetti</strong>, saranno i<br />
protagonisti della trasformazione. “Dobbiamo - ha<br />
detto il Presidente - cercare più utili sinergie e<br />
non continuare a seguire quei rapporti tra <strong>architetti</strong>,<br />
politici e committenza, improntandoli, come<br />
si è fatto finora, alla logica dell'interesse pressoché<br />
personale a <strong>di</strong>scapito della qualità, ed alla<br />
noncuranza dello stravolgimento del territorio e<br />
dell'ambiente in cui si lavora”.<br />
“Un modo <strong>di</strong> operare - che per il Presidente<br />
Cantisani - ha evidentemente influenzato alcuni<br />
correnti <strong>di</strong> pensiero che hanno avuto nel<br />
Presidente dell'antitrust il loro maggiore momento<br />
<strong>di</strong> interpretazione, quando questi <strong>di</strong>chiarava che<br />
bisogna escludere gli Or<strong>di</strong>ni delle Professioni tecniche<br />
limitandosi a mantenere solamente quelli il<br />
cui esercizio è caratterizzato dal riferimento a<br />
principi e valori costituzionali, quali la <strong>di</strong>fesa (<br />
art.24) e la salute (art.32). L'antitrust - ha proseguito<br />
Cantisani - <strong>di</strong>menticava <strong>di</strong> citare, però, altri<br />
articoli della Costituzione quali il 21 che riguarda<br />
la stampa, il 41 la sicurezza, il 47 il risparmio ma<br />
soprattutto non citava l'art.9 che recita: "…la<br />
Repubblica promuove lo sviluppo della<br />
cultura…tutela il paesaggio e il patrimonio storico<br />
e artistico della nazione…"”. Ma la reazione "forte<br />
e passionale" <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> italiani è stata pronta<br />
“ bisogna dare atto a questo Consiglio Nazionale<br />
Architetti ed al Presidente Sirica <strong>di</strong> aver fatto una<br />
grande azione sia in Italia che presso la Comunità<br />
Europea, che ha determinato un cambiamento <strong>di</strong><br />
tendenza e ha riportando all'attenzione il ruolo
dell'architetto all'interno del citato articolo. Non<br />
solo, ma gli ha ridato quel significato ha sempre<br />
avuto, <strong>di</strong> protagonista e coor<strong>di</strong>natore delle trasformazioni<br />
che incidono sul territorio, sul paesaggio<br />
e che partono dallo sviluppo della cultura”.<br />
Da tutti questi spunti nasce, dalle parole <strong>di</strong><br />
Cantisani, la necessita riappropriarsi <strong>di</strong> un ruolo<br />
più consapevole sul territorio, "per migliorare la<br />
qualità professionale e dare migliori servizi alla<br />
collettività in evoluzione". Una strada <strong>di</strong> certo<br />
favorita da una maggiore conoscenza fra chi<br />
amministra e gestisce il territorio e gli <strong>architetti</strong>,<br />
che attraverso il loro Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Catanzaro, stanno<br />
da tempo attuando l'efficace politica. Non a caso,<br />
al <strong>di</strong>battito <strong>di</strong> Soverato, l'Or<strong>di</strong>ne Architetti ha chiesto<br />
la presenza "in primis" dell'Assessore alla<br />
Cultura della Provincia <strong>di</strong> Catanzaro, “che per<br />
prima - ha detto Cantisani - ha considerato fondamentale<br />
la presenza <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> come propulsori<br />
dello sviluppo dell'ambiente e del territorio”.<br />
“Perché è dalla Cultura che noi partiamo - ha evidenziato<br />
Cantisani - per riba<strong>di</strong>re i nostri obiettivi.<br />
L'ispirazione più importante delle nuove regole a<br />
cui saremo soggetti e mi riferisco - ha detto - al<br />
concorso <strong>di</strong> architettura che <strong>di</strong>venta fondamento<br />
sta <strong>di</strong>pendente e il professionista incaricato bensì<br />
auspica una reciproca collaborazione. Sono poi<br />
presenti - ha evidenziato - un Magistrato, un<br />
amico, che ci aiuterà a orientarci attraverso i<br />
gineprai e i pericoli della giurisprudenza. Il<br />
Presidente della Federazione <strong>degli</strong> or<strong>di</strong>ni della<br />
Calabria che, insieme agli altri Or<strong>di</strong>ni, come soggetti<br />
dovranno prevedere le tanto attese leggi<br />
regionali sull'architettura e sull'urbanistica che<br />
come sancisce l'art.1 del Regolamento, potrebbero<br />
sostituirlo con uno più adattabile alle caratteristiche<br />
ed esigenze della Calabria.<br />
Mentre il professore Suraci è presente come<br />
esperto <strong>di</strong> sicurezza, poiché quest'ultima è l'altro<br />
grande elemento con cui il nostro lavoro si andrà<br />
per la ricerca della qualità non solo tecnica ed<br />
economica, ma per un controllo sulle trasformazioni<br />
del paesaggio e dell'ambiente”. Un significativo<br />
passo in avanti, per superare l'ostacolo del<br />
"curricola" che soprattutto i giovani colleghi si trovano<br />
davanti. “Ciò - ha detto - è una grossa<br />
novità e un'altra battaglia vinta, soprattutto dal<br />
CNA”.<br />
“Un nuovo e delicato compito sarà affidato ai concorsi,<br />
che per gli Enti Locali ed i professionisti<br />
suonerà come "una vera e propria rivoluzione culturale",<br />
trasformando la semplice opera pubblica<br />
in un processo trasparente <strong>di</strong> partecipazione<br />
democratica dei citta<strong>di</strong>ni alla sua realizzazione”.<br />
“Per fare ciò - ha detto il Presidente Biagio<br />
Cantisani - ho dato la <strong>di</strong>sponibilità dell'Or<strong>di</strong>ne ai<br />
Sindaci del comprensorio, affinché una programmazione<br />
congiunta possa far nascere una gestione<br />
e pianificazione ottimali.<br />
“Non a caso - ha detto Cantisani - sono presenti<br />
alcuni soggetti in<strong>di</strong>spensabili per capire il nuovo<br />
ruolo. Dai responsabili <strong>degli</strong> uffici tecnici comunali,<br />
colleghi con i quali dobbiamo costruire una<br />
nuova cooperazione a partire dall'art. 15 del regolamento<br />
che "non pone conflitti fra il professioni-<br />
"a scontrare" e "ad incontrare", alla luce della<br />
qualità totale”.<br />
“Sono poi presenti gli <strong>architetti</strong> - ha detto - che<br />
sentono sempre <strong>di</strong> più l'esigenza <strong>di</strong> incontrarsi.<br />
Una necessità, quest'ultima, per la verità molto<br />
sentita dall'Or<strong>di</strong>ne, che come <strong>di</strong>mostra l'incontro<br />
<strong>di</strong> stasera, già sta operando in questo senso”.<br />
“Il Congresso <strong>di</strong> Decollatura, per noi <strong>architetti</strong><br />
catanzaresi, è stato la pietra angolare <strong>di</strong> un nuovo<br />
modo <strong>di</strong> guardare all'esterno. Perché ci siamo resi<br />
conto che non era possibile continuare a parlare<br />
tra <strong>di</strong> noi” .<br />
“Questa sera - ha proseguito Cantisani - oltre al<br />
<strong>di</strong>battito renderemo omaggio ad alcuni colleghi,<br />
iscritti e fondatori del nostro Or<strong>di</strong>ne e ne ricorde-<br />
19
20<br />
remo alcuni che purtroppo non sono più con noi.<br />
Poi, faremo festa insieme poiché credo si debba<br />
dare anche un'immagine <strong>di</strong> tranquillità, riappropriandoci<br />
<strong>di</strong> quello spirito quasi goliar<strong>di</strong>co che<br />
forse un tempo si ad<strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> più alla nostra categoria”.<br />
Infine, il Presidente Biagio Cantisani ha rivolto un<br />
saluto ai giovani Architetti "che questa sera incontrano<br />
i più anziani, in un ideale passaggio tra<br />
mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> fare architettura".<br />
Ha poi fatto seguito l'intervento dell'Architetto<br />
Marisa Gigliotti, consigliere del Comune <strong>di</strong><br />
Soverato che ha accolto la manifestazione nella<br />
veste <strong>di</strong> "premurosa padrona <strong>di</strong> casa". L'architetto<br />
Gigliotti ha illustrato l'attività del suo Comune ed<br />
in modo particolare il progetto <strong>di</strong> città dei bambini,<br />
inserito all'interno del PRG citta<strong>di</strong>no. Uno strumento<br />
<strong>di</strong> terza generazione - ha voluto evidenziare<br />
- perché introduce i concetti dell'urbanistica<br />
partecipata.<br />
Il Sindaco <strong>di</strong> Chiaravalle Pino Maida, ha detto <strong>di</strong><br />
essere stato tra i primi a rivoluzionare il sistema<br />
<strong>degli</strong> incarichi pubblici, "rischiando personalmente<br />
pur <strong>di</strong> garantire la presenza <strong>di</strong> giovani che altrimenti<br />
non avrebbero avuto possibilità d'inserimento".<br />
Pino Maida ha poi salutato l'apertura<br />
dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Catanzaro, definendola “un significativo<br />
processo che favorisce lo sviluppo, contro<br />
la chiusura che è madre del degrado”.<br />
Il Prof. Suraci ha riportato il <strong>di</strong>scorso sul fatto che<br />
l'impegno verso nuovi ruoli della professione non<br />
ci dovrebbero <strong>di</strong>stogliere dal corretto uso <strong>di</strong> materiali<br />
e soprattutto ha auspicato un ritorno a quelli<br />
tra<strong>di</strong>zionali, riconoscendo la grande potenzialità<br />
che essi possono offrire sia dal punto <strong>di</strong> vista tecnologico<br />
sia dal punto <strong>di</strong> vista culturale.<br />
L'Architetto Giuseppe Zizzi, lungamente<br />
Presidente dell'Or<strong>di</strong>ne catanzarese ed ora nel<br />
Consiglio Nazionale, ha ricordato la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
rapportarsi al territorio.<br />
Un felice modo <strong>di</strong> fare, che per la verità è stato<br />
da egli stesso ideato. Secondo Zizzi, sarebbe<br />
questa la funzione principale dell'Or<strong>di</strong>ne, che solo<br />
tessendo una fitta rete <strong>di</strong> rapporti può far crescere<br />
il territorio, in base alle necessità politiche. Per<br />
evitare - ha concluso - la nascita delle "cattedrali<br />
nel deserto", nate nei Comuni che hanno voluto<br />
fare da soli e si sono sottratti ad un reciproco<br />
confronto.<br />
Tonino Riverso, Presidente della Federazione<br />
Regionale Or<strong>di</strong>ni Architetti, ha ricordato che l'architettura<br />
ha un interesse pubblico, come la giustizia<br />
e la sanità. Velocemente - ha aggiunto -<br />
stanno cambiando le regole che tendono all'innovazione<br />
della professione, con la certificazione <strong>di</strong><br />
qualità <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> e tra poco del progetto. Una<br />
serie d'avvenimenti che ridefiniscono la professione,<br />
anche se, per Riverso, è il concorso d'architettura<br />
portatore <strong>di</strong> novità. Solo che - ha concluso<br />
- a fronte <strong>di</strong> duemila concorsi annui fatti in<br />
Francia, nel nostro Paese se ne realizzano appena<br />
venti.
Il Magistrato Aldo Fiale ha sintetizzato i temi del<br />
convegno, uno dei quali riguarda l'architetto e le<br />
regole, per affidare incarichi in base alla preparazione<br />
e non ad in<strong>di</strong>cazioni politiche.<br />
Con il concorso d'architettura - ha proseguito -<br />
potremmo imbatterci nei "soliti personaggi" in<strong>di</strong>cati<br />
dall'alto e, che s'accaparrano tutto. Il rapporto<br />
tra tecnici comunali e amministratori, con i primi<br />
che a volte remano contro le volontà politiche del<br />
Sindaco. Fiale ha poi parlato del rapporto con<br />
amministratori e politici e delle dure sanzioni da<br />
comminare a chi "collauda opere senza andare in<br />
cantiere". Infine, il magistrato si è soffermato sull'atteggiamento<br />
<strong>dell'or<strong>di</strong>ne</strong> verso gli iscritti, per<br />
recuperare garanzie verso la società. Ma non le<br />
responsabilità civili, che possono essere sod<strong>di</strong>sfatte<br />
con una polizza, bensì - ha concluso - quelle<br />
morali, migliorando la <strong>di</strong>mensione umana dell'architetto.<br />
In coda al convegno, l'Or<strong>di</strong>ne Architetti <strong>di</strong><br />
Catanzaro, per la prima volta, ha assegnato riconoscimenti<br />
a chi è iscritto all'albo da oltre 25<br />
anni, ai quali sono andate alcune targhe ricordo.<br />
Agli <strong>architetti</strong> Giuseppe Casale, Rosario<br />
Scamardì, Giovanni Angelo Alcaro, Teresa<br />
Gualtieri, Fausto Rippa, Vincenzo Munizza,<br />
Giancarlo Carioti, Maria Teresa Sanzo, Maria<br />
Adele Teti, Giuseppe Antonio Zizzi, Mario Forte,<br />
Concetta Spedalieri, Antonio Riverso, Andrea<br />
Iovene. Altri riconoscimenti sono stati assegnati al<br />
Magistrato Aldo Fiale particolarmente sensibile ai<br />
temi affrontati nel convegno ed alla signora<br />
Angela Calabretta, che da anni, con "pazienza ed<br />
efficienza" nella sede <strong>di</strong> Catanzaro segue gli<br />
iscritti all'Or<strong>di</strong>ne Architetti.<br />
Poi, un affettuoso e commosso riconoscimento è<br />
andato alla memoria <strong>di</strong> Giuseppe Zanini uno dei<br />
fondatori dell'Or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> Nicola Biamonte ed<br />
Enrico Anselmi, questi ultimi deceduti prematuramente<br />
nel corso <strong>di</strong> questo ultimo anno. Un doveroso<br />
ricordo anche <strong>di</strong> Giovanna, segretaria<br />
dell'Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Reggio Calabria anch'essa recentemente<br />
scomparsa.<br />
Infine, tutti si sono spostati sul "Lungomare Europa"<br />
dove, in un noto stabilimento balneare è stato servito<br />
un apprezzato ed abbondante rinfresco che, a<br />
<strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> quanto succede normalmente, esaltava<br />
21
“il rior<strong>di</strong>no delle professioni<br />
intellettuali: il ruolo del design”<br />
3° Congresso Nazionale del Design Italiano, Milano 26/27 Maggio 2000<br />
22<br />
a cura del CNAD - Consiglio Nazionale delle Associazioni per il Design<br />
Il mondo del design entra nel <strong>di</strong>battito per il<br />
riconoscimento del ruolo strategico del progetto<br />
e per il rior<strong>di</strong>no delle professioni intelleffuali,<br />
con l'obiettivo <strong>di</strong> restituire alla cultura del<br />
progetto e, più in particolare del design, la funzione<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare i processi <strong>di</strong> trasformazione,<br />
<strong>di</strong>fendendo e migliorando la qualità della<br />
vita e dell'ambiente, oltre che <strong>di</strong> promuovere<br />
l'associazionismo professionale, quale con<strong>di</strong>visione<br />
dei valori del progetto e della misura<br />
della qualità.<br />
In una con<strong>di</strong>zione storica fortemente evolutiva,<br />
ove mutano rapidamente i modelli <strong>di</strong> riferimento<br />
del contesto socio-economico e culturale, in<br />
modo sempre più complesso ed articolato, ci appare<br />
quanto mai realizzabile l'aspirazione alla piena<br />
convivenza <strong>di</strong> realtà molteplici, eppure emergono<br />
inevitabili contrad<strong>di</strong>zioni ed inadeguatezze.<br />
La continua e mutevole richiesta <strong>di</strong> qualità e prestazioni<br />
compatibili con i nuovi modelli, a cui spesso si<br />
è "sperato" <strong>di</strong> poter rispondere con specialismi<br />
estremi, mette alla prova la costellazione delle pro-<br />
fessioni e dei loro sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento.<br />
Le professioni legate al progetto, più <strong>di</strong> ogni altra,<br />
appaiono investite <strong>di</strong> un ruolo strategico nel comprendere<br />
i processi <strong>di</strong> trasformazione ed in<strong>di</strong>rizzarli<br />
verso la tutela e la crescita delle qualità per la vita<br />
e l'ambiente.<br />
Si è pertanto (ed inevitabilmente) aperto il <strong>di</strong>battito<br />
sul modo in cui le professioni, ed i loro enti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento,<br />
debbano essere riformati per superare<br />
quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> inadeguatezza nei rapporti tra<br />
innovazione, progetto e flessibilità, ampliandolo fino<br />
ad intersecare l'ambito politico, e qui riven<strong>di</strong>cando i<br />
valori della cultura rispetto alle logiche del consenso.<br />
In un tale movimento <strong>di</strong> confronti, <strong>di</strong>battiti e riven<strong>di</strong>cazioni<br />
i designer riba<strong>di</strong>scono la necessità <strong>di</strong> tutela<br />
e riconoscimento, anche giuri<strong>di</strong>co, per la propria<br />
professione, visto il ruolo determinante che essi<br />
attualità<br />
svolgono nella progettazione dei prodotti e dei luoghi<br />
che strutturano gli scenari ove la qualità della<br />
vita si relaziona, nella maniera più imme<strong>di</strong>ata, con<br />
spazi, oggetti, strumenti etc..., provocando effetti<br />
determinanti tanto nella crescita produttiva, quanto<br />
nei contesti ambientali.<br />
Promuovere del ruolo strategico del design, ha<br />
spinto il <strong>di</strong>battito, aperto dal 3° congresso nazionale<br />
del design italiano, ad aprire una riflessione su<br />
alcune tematiche interne al mondo del design, che<br />
appaiono fondamentali per il suo sviluppo e la sua<br />
adeguatezza, <strong>di</strong> fronte alle mutazioni in atto: il<br />
metodo, la formazione, le nuove generazioni <strong>di</strong> progettisti,<br />
il ruolo <strong>degli</strong> Or<strong>di</strong>ni Professionali e delle<br />
Associazioni <strong>di</strong> settore.<br />
L'input dato da Antonio Barresi (designer) per un<br />
concetto <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> progettazione, nel quale il desi-
Il CNAD_ Consiglio Nazionale delle Associazioni per fl Design nasce nel 1994 con la finalità <strong>di</strong> promuovere<br />
e coor<strong>di</strong>nare la nascita e le attività <strong>di</strong> associazioni nell'area del design. La sua peculiarita è quin<strong>di</strong> voler<br />
sviluppare e <strong>di</strong>ffondere la cultura del progetto ed, all'intemo <strong>di</strong> essa, sostenere e tutelare la professione <strong>di</strong><br />
designer.<br />
La sua strategia consiste nel creare una rete capillare <strong>di</strong> strutture associative, attraverso cui promuovere<br />
e sostenere la ricerca, la formazione, I'informazione e lo sviluppo anche <strong>di</strong> attività economiche, il tutto nell'interesse<br />
collettivo e per favorire la cultura del design.<br />
In questi anni al CNAD hanno aderito: INFORMA.AZIONE, associazione con sede operativa a Roma;<br />
ADVeneto; ADToscana; ADPuglia; ADCalabrfa; AS:PRO:NADI, <strong>di</strong> Milano; DADAUMPA, <strong>di</strong> Pesaro; ADIBI', <strong>di</strong><br />
Matera; Istituto Italiano per il Design, <strong>di</strong> Napoli/Milano.<br />
gn è para<strong>di</strong>gma della produzione, ove l'arte già lo è<br />
per la conoscenza, <strong>di</strong>venta essenziale per una<br />
<strong>di</strong>sciplina il cui scopo primario sono: la piacevolezza<br />
d'uso e la gratificazione estetica. Non a caso<br />
Domenico De Masi (sociologo), citando Niemeyer,<br />
ha affermato che l'importante non è l'architettura in<br />
sé, bensì la sua capacità <strong>di</strong> relazionarsi con la vita,<br />
con la quoti<strong>di</strong>anità, e la più generale capacità d'intervenire<br />
nel cambiare un mondo, dove la bellezza<br />
è un lusso eppure, più <strong>di</strong> ogni altra è incaricata<br />
della nostra felicità. Tale concetto sembra essere<br />
più che mai vicino ai bisogni del "nuovo" consumatore,<br />
per il quale (come ha sostenuto Mario Abis)<br />
l'abitare assume un valore sociale crescente, in termini<br />
<strong>di</strong> investimento psicologico e <strong>di</strong> consumo gratificante,<br />
e qui i linguaggi <strong>di</strong>ventano veri bisogni.<br />
Dunque <strong>di</strong> fronte ad una società così complessamente<br />
strutturata, con una domanda fortemente <strong>di</strong>fferenziata<br />
ed una offerta altrettanto variegata, il<br />
progetto ed il design devono muoversi su scale<br />
molteplici, in<strong>di</strong>viduando strategie e percorsi possibi-<br />
li, all'interno delle reti relazionali nella società cui<br />
appartengono ed a cui devono proporsi, con la<br />
peculiarità <strong>di</strong> linguaggi che siano frutto <strong>di</strong> ricerche<br />
autonome e pertanto riconoscibili (Almerico De<br />
Angelis). Se il contesto <strong>di</strong> riferimento del design è<br />
affetto da "<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne", Andrea Mazzoli (architetto),<br />
propone come cura <strong>di</strong> promuovere il <strong>di</strong>ritto alla bellezza,<br />
da riportare nell'insieme delle prestazioni<br />
inderogabili, insieme con una nuova etica del progetto,<br />
espressa nel dovere <strong>di</strong> organizzare le ricchezze<br />
del mondo nell'interesse della collettività<br />
intera. Un compito cosi arduo non risulta sostenibile<br />
senza la ridefinizione dell'iter formativo del designer<br />
che se troppo vasta rischia <strong>di</strong> essere generica,<br />
mentre, dall'altro, la formazione specialistica annulla<br />
una variabile fondamentale, ovvero la capacità<br />
d'integrazione, <strong>di</strong> perdersi e ritrovarsi come strate-<br />
gia conoscitiva e quin<strong>di</strong> progettuale; perdersi nella<br />
molteplicità <strong>degli</strong> aspetti e delle attenzioni, ritrovarsi<br />
nella giusta razionalizzazione delle risposte, nella<br />
qualità del prodotto.<br />
Quin<strong>di</strong> l'ambito formativo del designer va seguito<br />
programmandone l'adeguatezza al suo ruolo contemporaneo<br />
e proseguito rimuovendo le barriere<br />
all'ingresso delle nuove generazioni nell'area del<br />
progetto, favorendo scambi e sinergie <strong>di</strong> squadra.<br />
E' fondamentale, per la capacità d'intuire il futuro e<br />
partecipare alla sua costruzione, accogliere le <strong>di</strong>fficoltà<br />
delle giovani generazioni; le loro argomentazioni<br />
sugli "effetti positivi dell'inter<strong>di</strong>sciplinarietà <strong>di</strong><br />
metodo”, a <strong>di</strong>fesa della creatività al <strong>di</strong> sopra delle<br />
strutture produttive; le <strong>di</strong>fferenze e le <strong>di</strong>stanze economico-culturali,<br />
solo apparentemente annullate<br />
dalla tecnologia multime<strong>di</strong>ale.<br />
I gruppi <strong>di</strong> giovani progettisti presenti al congresso<br />
(Stu<strong>di</strong>o Random, Nucleo, Stu<strong>di</strong>o Factory) hanno evidenziato<br />
tali aspetti, chiedendo alle associazioni ed<br />
agli or<strong>di</strong>ni professionali <strong>di</strong> farsi portavoce <strong>di</strong> tali<br />
argomentazioni ma anche, come riba<strong>di</strong>to da più<br />
ambiti, <strong>di</strong> uscire dalla cultura delle corporazioni e<br />
dal privilegio dell'appartenenza, con un invito ad<br />
essere contemporanei, superando le problematiche<br />
burocratiche, corporative, tariffarie a favore <strong>di</strong> un<br />
investimento sul capitale intellettuale, come promotore<br />
della spinta innovativa (intervento <strong>di</strong> Giacinto<br />
Militello, esperto professioni) e promuovendo adeguate<br />
qualità <strong>di</strong> progetto, insieme alla crescita delle<br />
potenzialità dei luoghi, anche in termini linguistici.<br />
L'impressione, tuttavia, è che troppe parole non<br />
<strong>di</strong>ano la misura reale dell'impegno propositivo, a<br />
favore del quale bisognerebbe allargare il <strong>di</strong>battito<br />
a contributi provenienti da ambiti <strong>di</strong>versificati, per<br />
rendere "reali" gli input alla multi<strong>di</strong>sciplinarietà ed<br />
alla qualità della vita.<br />
(dal convegno Cnad, relazione <strong>di</strong> Na<strong>di</strong>a Rocchino)<br />
23
Il minimo necessario<br />
architetto-designer<br />
commissione cultura<br />
relazione al:<br />
3° Congresso Nazionale del Design Italiano - CNAD<br />
"IL RUOLO DEL DESIGN: il mondo che cambia, il<br />
mondo che non cambia, il mondo che vorremmo”<br />
Milano 26- 27 maggio 2000<br />
Recuperare la capacità <strong>di</strong> comprendere ed in<strong>di</strong>rizzare<br />
i processi <strong>di</strong> trasformazione in atto, finalizzandoli<br />
alla realizzazione <strong>di</strong> una esistenza sostenibile<br />
... richiede <strong>di</strong> considerare che la globalità<br />
culturale, la vertigine multime<strong>di</strong>ale e l'assolutezza<br />
tecnologica, rivelano una sottile sensazione <strong>di</strong><br />
precarietà esistenziale e <strong>di</strong> aleatorietà nei modelli<br />
<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> produzione che da quei processi si<br />
determinano.<br />
In tale contesto appare ovvio che le professionalità<br />
sempre più specializzate, in corsa verso qualità<br />
formali, rischiano <strong>di</strong> rivelarsi un grande inganno,<br />
per l'aver trascurato alcune variabili fondamentali<br />
e provocando un effetto denaturalizzante sull'essenza<br />
multi<strong>di</strong>sciplinare del progetto, quale premessa<br />
fondamentale nel suo ruolo <strong>di</strong> strumento<br />
guida e per la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> qualità, oltre quelle<br />
già citate, più vicine alla vita (ed all'ambiente).<br />
Eppure quanto <strong>di</strong> ciò risulta superabile senza<br />
imparare a <strong>di</strong>alogare con i mon<strong>di</strong> vitali dell'esperienza<br />
collettiva: dalle attenzioni minime alle <strong>di</strong>vagazioni<br />
complesse?<br />
Forse sfuggendo agli obblighi della velocità e dell'apparenza<br />
precostituita, al dominio assoluto della<br />
tecnica e delle funzioni programmate, è possibile<br />
ricostruire le reti relazionali multiple dell'esperienza<br />
progettuale, quale percorso organico, attraversato<br />
da <strong>di</strong>fferenti implicazioni scientifiche, sociologiche,<br />
artistiche, che agganciano le strutture <strong>di</strong><br />
pensieri progettuali autonomi.<br />
Seguire, dunque, un atteggiamento artistico che,<br />
per sua natura, muove da vocazioni esplorative a<br />
tutto campo, oltre lo stile predefinito e lo standard<br />
24<br />
attualità<br />
na<strong>di</strong>a rocchino<br />
Abstract: ricostruire le reti relazionali multiple dell'esperienza progettuale, quale percorso organico, attraversato<br />
da <strong>di</strong>fferenti implicazioni scientifiche, sociologiche, artistiche, che agganciano le strutture <strong>di</strong> pensieri<br />
progettuali autonomi. Creatività <strong>di</strong> pensiero e stupore creativo si pongono ad antidoto per superare<br />
l'omologazione a vantaggio delle <strong>di</strong>fferenze, per produrre in qualità più che in quantità, ove qualità non è<br />
solo giusta tecnica e giusta ergonomia ma anche "incanto, forti idee e linguaggio dell'espressività, oltre le<br />
tendenze del "giorno".<br />
culturale, può restituire il senso <strong>di</strong> autonomia e<br />
completezza che all'azione progettuale mancano.<br />
Creatività <strong>di</strong> pensiero e stupore creativo si pongono<br />
ad antidoto per superare l'omologazione a vantaggio<br />
delle <strong>di</strong>fferenze, per" produrre in qualità più<br />
che in quantità ", ove qualità non è solo giusta<br />
tecnica e giusta ergonomia ma anche "incanto",<br />
forti idee e linguaggio dell'espressività, oltre le<br />
tendenze del giorno.<br />
Tutto questo è reso ancora possibile da molti<br />
<strong>architetti</strong>-designer ma l'invito è <strong>di</strong> renderlo fenomeno<br />
<strong>di</strong>ffuso.<br />
Non è un caso che tale invito venga riba<strong>di</strong>to con<br />
forza proprio da quelle aree, ove più <strong>di</strong> altre, le<br />
contrad<strong>di</strong>zioni e le mancanze <strong>di</strong> uno sviluppo organico,<br />
sottolineano il <strong>di</strong>stacco tra i ritmi della globalizzazione<br />
e le aritmie del quoti<strong>di</strong>ano.
Ripensare la città<br />
architetto<br />
Negli ultimi cinquanta anni, la città, nota come<br />
luogo <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> scambio, ha scoperto il valore<br />
commerciale dello spazio e ha stravolto tutti i<br />
concetti <strong>di</strong> equilibrio, <strong>di</strong> benessere e <strong>di</strong> stare<br />
insieme, per seguire solo programmi <strong>di</strong> profitto, <strong>di</strong><br />
interesse.<br />
La città non ha più abitanti, non ha più persone<br />
che vivano le sue strade e i suoi spazi: il centro<br />
resta luogo <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> compere; la periferia,<br />
viceversa, e il luogo dove non si vive, ma si dorme<br />
soltanto.<br />
La qualità ambientale, sociale, architettonica <strong>degli</strong><br />
spazi urbani contemporanei ha effetti rilevanti non<br />
soltanto su esperienze, percezioni e benessere<br />
attuali dei bambini e delle bambine, ma influisce<br />
soprattutto sul loro sviluppo futuro.<br />
In questo clima culturale, i <strong>di</strong>ritti dei bambini sono<br />
<strong>di</strong>ventati una componente normativa importante<br />
della cultura dell'infanzia, manifestatasi in Italia<br />
attraverso una serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti anche legislativi,<br />
culminati nella legge 285/97 che promuove<br />
iniziative finalizzate a migliorare il <strong>di</strong>ritto al benessere<br />
dei bambini e alla loro valorizzazione come<br />
persone, attraverso il <strong>di</strong>ritto al gioco all'informazione<br />
ad associarsi liberamente all'espressione della<br />
propria opinione: con la consapevolezza che le<br />
città, così come sono, non vanno bene per i piccoli<br />
come pure per i gran<strong>di</strong>. Proprio per questo si<br />
cerca <strong>di</strong> utilizzare come parametro <strong>di</strong> riferimento<br />
il bambino.<br />
Sono, questi, importanti punti <strong>di</strong> riflessione su cui<br />
da alcuni anni il Ministero dell'Ambiente, con l'iniziativa<br />
CITTA' SOSTENIBILE DELLE BAMBINE E<br />
DEI BAMBINI, ha orientato le proprie politiche.<br />
Parlare <strong>di</strong> città sostenibile delle bambine e dei<br />
bambini significa riconoscere la loro centralità nei<br />
processi <strong>di</strong> miglioramento e riqualificazione urbana,<br />
ripensare agli spazi e agli ambienti <strong>di</strong> vita partendo<br />
dalle esigenze dei suoi abitanti più deboli e<br />
più piccoli.<br />
Significa assumere la partecipazione dei bambini<br />
come elemento qualificante negli interventi finalizzati<br />
a migliorare la qualità dell'ambiente, non solo<br />
per coinvolgere nei processi <strong>di</strong> riqualificazione i<br />
soggetti che sono i destinatari <strong>di</strong>retti <strong>degli</strong> interventi,<br />
ma anche perché è questa una delle chiavi<br />
per far crescere nei bambini consapevolezza e<br />
senso <strong>di</strong> appartenenza all'ambiente, non solo fisico<br />
ma anche come tessuto <strong>di</strong> relazioni sociali e <strong>di</strong><br />
stimoli culturali.<br />
Far emergere un giusto ed "ecologico" rapporto<br />
con l'ambiente in cui vivono come citta<strong>di</strong>ni oggi i<br />
città<br />
antonella foresta<br />
bambini è l'unico modo perché essi siano portatori<br />
consapevoli <strong>di</strong> buone politiche per l'ambiente<br />
quando saranno citta<strong>di</strong>ni adulti.<br />
L'idea fondamentale che sta <strong>di</strong>etro il concetto <strong>di</strong><br />
città dei bambini e delle bambine è una città a<br />
misura <strong>di</strong> tutti, in cui anche il bambino possa fruire<br />
dello spazio urbano.<br />
In questo senso i bambini vengono scelti come<br />
in<strong>di</strong>catori della salute ambientale dell'ecosistema<br />
urbano.<br />
Francesco Tonucci, che è stato il promotore e il<br />
fautore <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> intervento, insiste in modo<br />
particolare sul cambiamento della città come obiettivo<br />
sociale e politico primario, infatti ripensare la<br />
città, volerla in modo <strong>di</strong>verso, è una necessità<br />
urgente. Si tratta <strong>di</strong> pensare ad una città più leggera,<br />
più semplice, nella quale tutti i citta<strong>di</strong>ni contino<br />
<strong>di</strong> più.<br />
Ripensare la città significa preparare, come <strong>di</strong>cono<br />
gli ambientalisti, uno sviluppo sostenibile, <strong>di</strong> cui il<br />
bambino è il garante naturale.<br />
Ripensare la città vuol <strong>di</strong>re pensare al benessere<br />
e alla qualità della vita, perché la ''città dei bambini''<br />
non è un progetto per i bambini, ma per la<br />
stessa città.<br />
25
Professione, Impegno Civile e<br />
Dualismo teoria/prassi<br />
26<br />
argomenti<br />
architetto - ricercatrice in progettazione architettonica<br />
presso la facoltà <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong> Reggio C.<br />
rita simone<br />
"Formare <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> è formare soprattutto<br />
la loro coscienza civile affinché <strong>di</strong>ventino<br />
dei professionisti e non dei volgari mestieranti".<br />
(E. N. Rogers, 1959)
"Per mettere fuori gioco una generazione basta fare in modo che i giovani coltivino il mito <strong>di</strong><br />
una totale "integrità" morale: così non sapranno accettare e praticare il compromesso, non<br />
certo quello spicciolo, ma quello nel quale si realizza la definizione della politica come arte del<br />
possibile, come <strong>di</strong>alettica del reale".<br />
(F. Purini e L. Thermes, 1978)<br />
Dal movimento moderno ad oggi la figura<br />
dell'architetto e la sua <strong>di</strong>mensione sociale e politica si<br />
sono manifestati secondo posizioni <strong>di</strong> allontanamento<br />
e coincidenza ma l'alternanza <strong>di</strong> tale rapporto non ha<br />
determinato, per le generazioni che si sono susseguite,<br />
un <strong>di</strong>stacco tra architettura ed impegno civile, se<br />
per questo s'intende la trasmissione <strong>di</strong> valori formali<br />
legati alla qualità dell'abitare e rivolti dal singolo alla<br />
collettività. In alcuni perio<strong>di</strong> della storia italiana la<br />
speculazione teorica ha avuto nella prassi la sua<br />
ricaduta, in altri, più oscuri, l'ideologia ha dettato<br />
scelte <strong>di</strong> chiusura verso una gestione politica che<br />
allontanava da sé, facendo scivolare l'impegno civile<br />
in uno spazio mentale dell'architettura e, paradossalmente,<br />
amplificandolo proprio nel suo <strong>di</strong>stacco. Il<br />
lavoro <strong>di</strong> ricerca svolto nella Scuola si se<strong>di</strong>mentava in<br />
testi ed immagini, prefigurando città e architetture<br />
"donate" da intere generazioni ad una collettività<br />
sorda e miope che, solo a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni, ha scoperto<br />
una pratica del costruire legata a meccanismi<br />
politici viziati. Quella attuale ere<strong>di</strong>ta così un bagaglio<br />
in cui il rapporto teoria/prassi appare <strong>di</strong>sgiunto e, non<br />
partecipe in prima persona delle scelte ideologiche,<br />
nell'eterna ribellione contro "padri" e "maestri", accusa<br />
la precedente <strong>di</strong> aver amplificato tale <strong>di</strong>vario.<br />
Indubbiamente entrambe le parti hanno affrontato ed<br />
interpretano il fare architettonico come funzione civile<br />
e sociale, gli uni riven<strong>di</strong>cando una <strong>di</strong>mensione politica<br />
nella Scuola, gli altri sentendosi "costretti" al suo<br />
interno e privi <strong>di</strong> verifica.<br />
Specialmente in un momento che sta a chiusura <strong>di</strong> un<br />
secolo, si è portati a fare dei bilanci e se è vero che<br />
"tra le generazioni è forse possibile scambiarsi solo<br />
gli errori", è solo acquisendoli come conoscenza che<br />
quest'ultima può pareggiare i conti, nel tentativo <strong>di</strong><br />
rifondare la <strong>di</strong>sciplina, evitando <strong>di</strong> smarrirsi nei nuovi<br />
e accattivanti "mon<strong>di</strong> virtuali". In questo ritornare, alla<br />
ricerca "dell'errore", è necessario andare in<strong>di</strong>etro nel<br />
tempo, ripercorrere la ricostruzione, passare attraverso<br />
il '68, il '77, il terrorismo, e gli anni '80, fino ad<br />
arrivare ad Alphaworld, il possibile nuovo luogo<br />
<strong>di</strong>sposto ad ospitarci, la nuova placenta pronta ad<br />
accoglierci.<br />
Manfredo Tafuri fa un'acuta analisi delle cause che<br />
hanno portato alla situazione contemporanea confrontando<br />
specifico <strong>di</strong>sciplinare e realtà politica e<br />
sociale e la sua Storia inizia con l'affermazione dell'esistenza<br />
<strong>di</strong> una <strong>di</strong>alettica tra "conoscere" ed "agire"<br />
all'interno della quale si muovevano gli <strong>architetti</strong> e gli<br />
intellettuali italiani all'indomani della Liberazione. Due<br />
modalità <strong>di</strong> rapporto con un reale <strong>di</strong>fficile, ma all'interno<br />
del quale i due termini, ritenuti in<strong>di</strong>ssolubili, produssero<br />
l'incontro con la politica attiva e caratterizzarono<br />
una cultura architettonica fondata su istanze<br />
"morali".<br />
Non è casuale che tale Storia si apra, infatti, con due<br />
opere "omaggio" a ideali politici e sociali. I monumenti<br />
alle Fosse Ardeatine e ai Caduti nei Campi <strong>di</strong><br />
Concentramento in Germania, iniziano la ricostruzione<br />
<strong>di</strong> un'Italia politicamente ed economicamente definita<br />
dalla strategia Einau<strong>di</strong> e nella quale il piano<br />
Fanfani <strong>di</strong>viene legge originando la Gestione Ina-<br />
Casa.<br />
In questa storia, che ha come protagonisti potere<br />
politico e <strong>di</strong>sciplina architettonica, fatta del continuo<br />
rincorrersi e annullarsi, con<strong>di</strong>videre ed ignorare, mettersi<br />
al passo e superare, supportare e riven<strong>di</strong>care,<br />
ma soprattutto e<strong>di</strong>ficata su illusioni costantemente<br />
<strong>di</strong>silluse, quest'ultima inizia la ricostruzione del proprio<br />
"corpus" fondandosi su istanze che hanno alla<br />
base i valori della Resistenza e la fiducia nell'or<strong>di</strong>namento<br />
democratico. L'adesione alla tra<strong>di</strong>zione ed al<br />
linguaggio dalla sintassi "povera" creano l'illusione <strong>di</strong><br />
una identificazione tra intellettuali e nuove classi<br />
sociali ed il percorrere la via della descrizione, contaminando<br />
soggettivo e collettività, genera la convinzione<br />
<strong>di</strong> praticare una "eticità dell'architettura" riconoscibile<br />
attraverso mo<strong>di</strong> e declinazioni con funzione civile,<br />
orientati verso la risoluzione <strong>di</strong> problemi inerenti la<br />
città ed il territorio.<br />
La vicenda Ina-casa è rappresentativa <strong>di</strong> un momento<br />
in cui la <strong>di</strong>sciplina attua una traslazione che vede<br />
nella residenza lo strumento <strong>di</strong> ricostruzione del<br />
Paese e quin<strong>di</strong> la "ricostruzione della casa come ricostruzione<br />
dell'idea <strong>di</strong> architettura". Il primo settennio<br />
Ina-Casa è così caratterizzato da una tensione realizzativa<br />
tale da far credere ad un'architettura dotata <strong>di</strong><br />
oggettività e rivolta alla costruzione della città. Tale<br />
vicenda appare, però, subito insana: accanto ai quartieri<br />
che vedono lo sperimentalismo proiettato verso<br />
la rappresentazione <strong>di</strong> nuove ideologie e situazioni<br />
sociali, <strong>di</strong>lagano le prime periferie urbane, figlie <strong>di</strong><br />
una speculazione che trova nei terreni periferici agevolazioni<br />
a basso costo ed infrastrutture già esistenti<br />
per mano pubblica.<br />
Un nuovo linguaggio populista prende sempre più le<br />
<strong>di</strong>stanze dalla ricerca architettonica e sperimentazioni<br />
come quella promossa da Libera al Tuscolano si stagliano<br />
come anomale nel panorama dell'e<strong>di</strong>lizia.<br />
Attorniato dall'incalzante speculazione il progetto<br />
<strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> rimane isolato, relitto utopico <strong>di</strong> un<br />
realismo che nel continuo compromesso tra ricerca<br />
teorica e voglia <strong>di</strong> realtà pone l'avvio per un totale<br />
<strong>di</strong>stacco tra teoria e prassi.<br />
Il Tiburtino, il Tuscolano e gli altri, attraverso cui<br />
cominciavano a delinearsi strategie <strong>di</strong>verse per la<br />
costruzione della periferia urbana, così accerchiati,<br />
inducono la ricerca a ripiegare su se stessa e a <strong>di</strong>stogliere<br />
l'attenzione dalla città per rifugiarsi all'interno<br />
del tema residenziale che si propone come unica<br />
27
materia infrastrutturante.<br />
Il tema della casa sarà, negli anni, la cartina tornasole<br />
del continuo altalenare tra teoria e prassi e rappresenterà,<br />
nel passaggio da oggetto <strong>di</strong> ricerca a luogo<br />
<strong>di</strong> scontro politico e sociale, uno <strong>degli</strong> elementi nodali<br />
<strong>di</strong> quel tentativo <strong>di</strong> ridefinizione <strong>di</strong>sciplinare scaturito,<br />
successivamente, dalla necessità <strong>di</strong> riconquistare la<br />
città ad una architettura che aveva lasciato il posto<br />
alle preoccupazioni ideologiche.<br />
Con l'incalzare <strong>degli</strong> anni '50, però anche la "casa" si<br />
allontanerà dall'architettura, il potere rappresenterà le<br />
classi sociali attraverso le tipologie della palazzina,<br />
dell'intensivo e dell'abusivo e la prima, soprattutto,<br />
<strong>di</strong>verrà il ritratto <strong>di</strong> una committenza <strong>di</strong>sgregata e volgare.<br />
Nell'esprimere una sorta <strong>di</strong> rinuncia al controllo<br />
<strong>di</strong> una parte, anche minima, del tessuto urbano, rappresenterà<br />
l'esaltazione <strong>di</strong> una pratica e<strong>di</strong>lizia avulsa<br />
dai concetti <strong>di</strong> forma e città e l'architettura giungerà<br />
alla "deverbalizzazione", rifiutandosi <strong>di</strong> trovare linguaggi<br />
rappresentativi della nuova classe sociale<br />
emergente.<br />
In quegli anni, l'insegnamento nelle Facoltà <strong>di</strong><br />
Architettura è finalizzato alla formazione <strong>di</strong> professionisti<br />
capaci <strong>di</strong> rispondere e rincorrere il gusto ed i<br />
valori dei nuovi committenti. Il <strong>di</strong>stacco si amplifica,<br />
gli <strong>architetti</strong> sono accusati <strong>di</strong> formalismo e comincia<br />
la ricerca <strong>di</strong> uno spazio estraneo al quoti<strong>di</strong>ano, segno<br />
dell'insod<strong>di</strong>sfazione e delusione che contrad<strong>di</strong>stingue<br />
buona parte della generazione che aveva creduto ai<br />
valori della ricostruzione. Si allontana sempre più la<br />
convinzione <strong>di</strong> un'architettura che possa essere raffigurazione<br />
<strong>di</strong> un'ideologia sociale e politica.<br />
Nel processo <strong>di</strong> volgarizzazione generato dall'espansione<br />
"<strong>di</strong> massa", dove ogni sperimentazione é ri<strong>di</strong>mensionata<br />
attraverso la riduzione dell'immagine a<br />
materiale <strong>di</strong> facile consumo, scompaiono le con<strong>di</strong>zioni<br />
che avevano generato la "poetica neorealista" e l'architettura<br />
si rivolge sempre più ad altro fino ad arrivare<br />
a mostrare se stessa come portatrice <strong>di</strong> messaggi<br />
estranei al proprio corpus <strong>di</strong>sciplinare.<br />
L'architetto, "non avendo saputo interessare l'arte, la<br />
sua sposa legittima, <strong>di</strong> molte esigenze e <strong>di</strong> molte pretese<br />
... ha tentato <strong>di</strong> consolarsi con la tristezza <strong>di</strong><br />
squallide amanti, estranee a lui e per lui in fondo insignificanti"<br />
e, sempre più impegnato nel sociale,<br />
comincia a pensare che l'urbanistica possa <strong>di</strong>venire il<br />
luogo <strong>di</strong> sintesi della pluralità.<br />
Inizia l'impegno verso il sottosviluppo meri<strong>di</strong>onale ma<br />
anche a questo si contrapporrà un potere politico<br />
manipolante. Emblematico il "caso <strong>di</strong> Matera", simbolo<br />
del mondo conta<strong>di</strong>no e delle lotte popolari, luogo<br />
mentale <strong>di</strong> un'architettura che si rifà a poetiche realiste<br />
ma, in realtà, surrogato <strong>di</strong> un capitale industriale<br />
che confermando ed alimentando la vocazione conta<strong>di</strong>na<br />
meri<strong>di</strong>onale ne sfrutterà la manodopera come<br />
serbatoio per un nord in fase <strong>di</strong> sviluppo e pomperà<br />
un terziario destinato a rimanere improduttivo.<br />
Il caso meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong>chiara in modo lampante il fallimento<br />
<strong>degli</strong> ideali della cultura architettonica ed urbanistica<br />
e sempre più l'e<strong>di</strong>lizia avrà il ruolo <strong>di</strong> strumento<br />
per il contenimento della <strong>di</strong>soccupazione e <strong>di</strong> allevamento<br />
verso l'industria.<br />
Ancora una volta si prenderanno a prestito altre <strong>di</strong>scipline<br />
e la sociologia <strong>di</strong>verrà, paradossalmente, strumento<br />
<strong>di</strong> controllo figurativo e garanzia <strong>di</strong> rapporto<br />
28<br />
con il reale, investendo la progettazione dei nuovi<br />
quartieri ispirati ad esperienze europee che segnano<br />
un indotto salto <strong>di</strong> scala dagli ideali conta<strong>di</strong>ni a quelli<br />
socialdemocratici.<br />
L'Italia <strong>degli</strong> anni '5O, del boom economico e dell'automobile<br />
aveva creduto ad uno sviluppo inarrestabile<br />
al quale non erano mai state poste serie basi: la città,<br />
derubata del centro storico, esplode con la <strong>di</strong>sseminazione<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quartieri periferici, luogo della speculazione<br />
e frutto <strong>di</strong> un ipotetico sviluppo infrastrutturale,<br />
mentre gli <strong>architetti</strong> continuano ad illudersi <strong>di</strong><br />
essere <strong>di</strong> fronte ad una struttura in crescita capace <strong>di</strong><br />
essere controllata.<br />
Con il 1960 inizia la fase <strong>di</strong> espansione "a grande<br />
scala" proiettata sul territorio e l'università produce<br />
infiniti progetti <strong>di</strong> megastrutture, centri <strong>di</strong>rezionali e<br />
polifunzionali, che trovano nel concetto <strong>di</strong> "integrazione"<br />
un altro dei postulati ideologici del periodo. In<br />
prospettiva <strong>di</strong> imminenti sviluppi, l'architettura dei<br />
"percorsi" sacralizza una città dotata <strong>di</strong> una "nuova<br />
<strong>di</strong>mensione" e <strong>di</strong> nuove immagini. Le utopie <strong>degli</strong><br />
anni '60, riproponendo le visioni <strong>di</strong> complicate e sterminate<br />
metropoli e <strong>di</strong> "metaboliche concrezioni <strong>di</strong><br />
ferro e cemento", sembrano <strong>di</strong>chiarare sempre più la<br />
<strong>di</strong>stanza dalla trasmissibilità e riconoscibilità delle<br />
forme e la totale incapacità <strong>di</strong> controllo da parte dell'architetto.<br />
Rappresentativo ed estremo, in questo senso, il percorso<br />
<strong>di</strong> alcuni, come Sacripanti, in cui caos, arbitrarietà<br />
e <strong>di</strong>struzione delle forme segnalano l'allontanamento<br />
da qualsiasi riferimento ai co<strong>di</strong>ci dell'architettura<br />
e l'impossibilità <strong>di</strong> comprendere il rapporto cittàprogetto,<br />
lasciando il passo a immagini indecifrabili<br />
che <strong>di</strong>chiarano un volontario fallimento, l'ammissione<br />
<strong>di</strong> un'incapacità <strong>di</strong> agire sulla città. All'immagine <strong>di</strong>sarmante<br />
<strong>di</strong> colui che vive il sempre più <strong>di</strong>stante rapporto<br />
tra realtà e mondo esterno, si affiancano i dati sconcertanti<br />
secondo i quali '68 inizia con solo il 3% dei metri<br />
cubi realizzati in Italia come opera <strong>di</strong> <strong>architetti</strong>.<br />
La contestazione penetra nelle Facoltà <strong>di</strong><br />
Architettura, i cui studenti hanno per "vocazione"<br />
un'aspirazione alla militanza, e dopo le occupazioni<br />
che danno vita alla scuola <strong>di</strong> massa, il <strong>di</strong>battito, pregnante<br />
<strong>di</strong> sociologismo, s'incentra sulla ridefinizione<br />
della figura e del ruolo civile dell'architetto in contrapposizione<br />
al <strong>di</strong>lagante professionismo asservito alla<br />
speculazione. Sono gli anni del malessere e delle<br />
lotte contro la borghesia, in piena crisi d'identità si<br />
prende coscienza della non neutralità della scienza e<br />
ci si apre alla creatività e all'immaginazione percorrendo<br />
percorsi che vedono, da un lato, la voglia <strong>di</strong><br />
credere al collettivo e, dall'altro, la fuga verso l'in<strong>di</strong>vidualismo<br />
e l'autobiografia.<br />
Per arginare la totale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> significato dell'architettura<br />
che rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un ingran<strong>di</strong>mento della<br />
"forma" del Design", si fa ricorso al potere <strong>di</strong>ssacrante<br />
delle avanguar<strong>di</strong>e e si delinea un'opposta tendenza<br />
che trova nell'opera <strong>di</strong> Khan e nell'estetica <strong>di</strong><br />
Galvano della Volpe i maggiori referenti. Cambia il<br />
rapporto con la storia, l'immagine <strong>di</strong> "or<strong>di</strong>ne" traspare<br />
come linea perseguibile e cominciano ad aleggiare i<br />
termini <strong>di</strong> "autonomia" ed "eteronomia" che <strong>di</strong>verranno,<br />
da lì a breve, i soggetti fondamentali del <strong>di</strong>battito<br />
sulla rifondazione <strong>di</strong>sciplinare.<br />
All'interno della vita <strong>di</strong> facoltà s'inseriscono le lotte
per le classi emarginate ed operaie e l'automatismo<br />
tra università ed architettura "<strong>di</strong>" e "per" la massa è<br />
fin troppo imme<strong>di</strong>ato: al collettivismo rossiano fondato<br />
sull'autonomia della ragione si affiancano posizioni<br />
che <strong>di</strong>storcendo l'utopia della cultura alle masse,<br />
riducono le università ad esamifici. Il problema della<br />
<strong>di</strong>dattica <strong>di</strong>venta centrale e l'alternativa al sofisticato<br />
e popolare, atteggiamento <strong>di</strong> Rossi <strong>di</strong>venta il "pluralismo"<br />
dei riferimenti, che annullandone l'in<strong>di</strong>vidualità,<br />
avvia verso il processo <strong>di</strong> totale svuotamento <strong>di</strong> contenuti<br />
del progetto.<br />
Nel guardare però al <strong>di</strong> fuori della Scuola, ancora una<br />
volta appare chiaro come, mentre la <strong>di</strong>sciplina architettonica,<br />
lontana dalla strategia socialista delle riforme,<br />
cerca <strong>di</strong> riscrivere una propria autobiografia,<br />
l'Italia abbia invece bisogno <strong>di</strong> tecnici professionisti<br />
capaci <strong>di</strong> arginare e risolvere <strong>di</strong>sastri come l'alluvione<br />
<strong>di</strong> Firenze, il Vajont, il crollo <strong>di</strong> Agrigento e la sicurezza<br />
<strong>di</strong> Venezia.<br />
Le risoluzioni del problema della casa e del territorio<br />
oscillano tra le riven<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> lotta del movimento<br />
operaio e la falsa illusione socialista del Progetto 80.<br />
Così mentre quest'ultimo si barrica <strong>di</strong>etro lo slogan<br />
della "vocazione territoriale" e del riequilibrio acquisito<br />
attraverso i nuovi sistemi metropolitani, i primi<br />
riportano in luce la politica e<strong>di</strong>lizia e la lotta per la<br />
casa. Nascono i comitati <strong>di</strong> quartiere e le Regioni e la<br />
politica e<strong>di</strong>lizia pur continuando l'ere<strong>di</strong>tà dell'Ina-Casa<br />
e della Gescal, s'impegna in un'attività pianificata<br />
d'investimenti. Con i tentativi del movimento cooperativo<br />
che lega le riven<strong>di</strong>cazioni sul lavoro dell'e<strong>di</strong>lizia a<br />
quelle sulla casa, uno dei temi fondanti dell'architettura<br />
salta dall'ambito <strong>di</strong>sciplinare al politico.<br />
Le tematiche sostanziali della <strong>di</strong>sciplina si allontanano<br />
e, nuovamente, gli intellettuali si trovano <strong>di</strong> fronte<br />
ad una politica che scavalca il sociale per abbracciare<br />
le strategie capitaliste <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> industrie private.<br />
Ancora una volta il meri<strong>di</strong>one segna il fallimento <strong>di</strong><br />
una cultura architettonica cancellata da una pratica<br />
e<strong>di</strong>lizia che coinvolge interventi pubblici ed industrie<br />
private e a partecipazione statale. La "città nolana",<br />
in prossimità dell'Alfa Sud e l'impianto siderurgico <strong>di</strong><br />
Gioia Tauro sono gli esempi più eclatanti <strong>di</strong> una politica<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipazione del capitale pubblico che <strong>di</strong>fferenzia<br />
sempre più il <strong>di</strong>vario tra un nord che deve<br />
costruirsi secondo l'immagine industriale ed un sud<br />
che non può far altro che <strong>di</strong>chiararsi "povero" e illuso<br />
da desideri <strong>di</strong> riscatto.<br />
Il progetto <strong>di</strong> architettura, influenzato da manie sociologiche<br />
ha come scopo il miglioramento dell'esistente<br />
ma non la rivelazione del reale e la cultura architettonica<br />
del periodo riesce, in questo oscillare tra illusioni<br />
deluse, chiusure verso l'autocoscienza e fughe dalla<br />
realtà, ad inverarsi solo attraverso la realizzazione <strong>di</strong><br />
poche opere, <strong>di</strong>venute oggi modelli e testimonianza<br />
<strong>di</strong> un ulteriore tentativo, <strong>di</strong> impegno civile da parte<br />
<strong>degli</strong> <strong>architetti</strong>. Il Matteotti, il Gallaratese, il Corviale e<br />
lo Zen, testimoniano il tentativo <strong>di</strong> un ulteriore avvicinamento<br />
al tema pubblico della residenza ed alla<br />
supremazia della casa sulla città. Frammenti <strong>di</strong> architetture<br />
che <strong>di</strong>sseminate nel paesaggio italiano da un<br />
lato <strong>di</strong>mostrano il continuo arrovellarsi della <strong>di</strong>sciplina<br />
sui temi che investono città, territorio e concetto <strong>di</strong><br />
abitare e dall'altro, ancora una volta, si <strong>di</strong>chiarano<br />
non tanto "guida" quanto "vittime" <strong>di</strong> una crisi da loro<br />
non gestita e che caricherà l'architettura <strong>di</strong> responsabilità<br />
estranee alla propria natura.<br />
L'architettura, incapace <strong>di</strong> abbracciare la totalità dei<br />
fenomeni si concentra su frammenti finiti ed all'interno<br />
<strong>di</strong> questi sperimenta il rapporto tra utopia <strong>di</strong>sciplinare<br />
e realtà collettiva, rivelando la vera essenza del<br />
gesto isolato, a cui l'architettura é ormai costretta,<br />
anomalo nella sua caratteristica <strong>di</strong> essere tutta l'architettura<br />
esistente ed al tempo stesso campione <strong>di</strong><br />
ciò che la stessa potrebbe essere.<br />
La generazione figlia del '68 sembra praticare una<br />
militanza che dalla scuola e dalla fabbrica, terreni<br />
delle contestazioni giovanili e del sottoproletariato, si<br />
sposta in un luogo tutto interno alla <strong>di</strong>sciplina, contrad<strong>di</strong>stinto<br />
dal rigorismo e dall'astinenza. I problemi<br />
che affronta oscillano, oltre alla mancanza <strong>di</strong> occasioni<br />
professionali, tra la ricerca <strong>di</strong> una nuova professionalità,<br />
una nuova idea del lavoro progettuale come<br />
lavoro sociale, ed un costante drammatico rapporto<br />
tra cultura e politica. Lottando contro la nozione <strong>di</strong><br />
"gruppo" e <strong>di</strong> "omologazione", riven<strong>di</strong>cando il potere<br />
della "trattativa politica", vivendo il <strong>di</strong>sagio generazionale<br />
<strong>di</strong> una collettività che si sente parte <strong>di</strong> una<br />
massa omogenea, responsabilizzata come in<strong>di</strong>viduo<br />
ed al tempo stesso accusata d'in<strong>di</strong>vidualismo, a metà<br />
tra una cultura conta<strong>di</strong>na ed una nuova realtà industriale,<br />
vive l'enorme contrad<strong>di</strong>zione tra il desiderio <strong>di</strong><br />
mo<strong>di</strong>ficare la realtà e l'immobilismo <strong>di</strong> un paese economicamente<br />
in crisi.<br />
La <strong>di</strong>sciplina continua sempre più a ripiegarsi su se<br />
stessa attraverso gli alfabeti rossiani e la logicità<br />
grassiana: in un mondo pieno d'incertezze, la ricerca<br />
dell'oggettività contro l'arbitrario, il rigorismo compositivo<br />
ed il linguaggio archetipico, sembrano l'unica<br />
arma per combattere il frastuono esterno ed il silenzio<br />
dell'architettura appare come un luogo nel quale<br />
approdare scavalcando la volgarità del quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Di fondamentale importanza, a questo punto il <strong>di</strong>battito<br />
sull'autonomia <strong>di</strong>sciplinare partito dalle pagine <strong>di</strong><br />
Controspazio e scaturito dalla necessità <strong>di</strong> ritrovare le<br />
basi della cultura architettonica e ridarle quell'identità<br />
che man mano, nel tempo, <strong>di</strong>scipline come la sociologia,<br />
l'urbanistica e lo strutturalismo le avevano sottratto.<br />
Partendo dalle pagine della "Critica del gusto"<br />
<strong>di</strong> Galvano della Volpe, s'indaga la <strong>di</strong>fferenza tra eteronomia<br />
e autonomia allo scopo <strong>di</strong> definire l'autonomia<br />
dell'architettura. Oscillando tra questi due concetti,<br />
ci s'interroga sul rapporto tra domanda sociale<br />
e risposta <strong>di</strong>sciplinare ponendo il problema <strong>di</strong> quanto<br />
quest'ultima sia vincolata da richieste e fatti extraartistici<br />
e si riven<strong>di</strong>ca una visione dell'autonomia<br />
assunta come "valore" all'interno della società.<br />
Il tentativo non è tanto quello <strong>di</strong> riscontrare un'autonomia<br />
dell'arte quanto piuttosto <strong>di</strong> "decidere" se essa<br />
debba esserlo. Ed é' proprio sulla base della libertà<br />
decisionale dello specifico architettonico che si cerca<br />
<strong>di</strong> dare risposta al perché il <strong>di</strong>ritto alla casa dell'uomo<br />
non abbia come conseguenza la pretesa ed il <strong>di</strong>ritto<br />
dell'architettura a <strong>di</strong>sciplinare e dare forma a tutto<br />
ciò. Il <strong>di</strong>battito verte, quin<strong>di</strong>, sul riconoscimento <strong>di</strong><br />
una funzione specifica della <strong>di</strong>sciplina: quella <strong>di</strong><br />
"assumere su <strong>di</strong> sé (…) il problema della forma".<br />
All'interno <strong>di</strong> tale contingenza non era allora dovere<br />
<strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> proclamare e perseguire un'autonomia<br />
<strong>di</strong>sciplinare e loro impegno civile accusare la società<br />
<strong>di</strong> aver sottratto all'architettura il suo "oggetto specifi-<br />
29
co", la città, sia nel controllo generale e sintetico dato<br />
dall'urbanistica, sia nella sua costituzione, nel<br />
momento in cui l'architettura è sistematicamente<br />
sommersa dalla speculazione?. Non era loro dovere<br />
ribellarsi alla costrizione del "gesto isolato"?<br />
Sban<strong>di</strong>erando lo slogan: "non si tratta <strong>di</strong> vedere se<br />
l'architettura è libera, ma <strong>di</strong> invocare la liberazione<br />
della città all'architettura", la ricerca dell'autonomia<br />
<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong>verrà il tentativo quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> scavalcare<br />
l'impotenza dell'agire e riven<strong>di</strong>care un'architettura<br />
che riacquisti il primato su quella forma ormai sfuggitagli<br />
<strong>di</strong> mano. Sulle basi della conquistata autonomia,<br />
essa non ha bisogno <strong>di</strong> ricorrere all'esterno da sé,<br />
anzi attuando un processo <strong>di</strong> autoverifica, può considerarsi<br />
autonoma e riflettere su se stessa all'interno<br />
del proprio corpus.<br />
Contrassegnata dal desiderio <strong>di</strong> riprendere il linguaggio<br />
che appartenga unicamente a se stessa, indagando<br />
i problemi della forma e del tipo, la <strong>di</strong>sciplina s'introflette<br />
<strong>di</strong>chiarando l'ormai evidente <strong>di</strong>stacco tra una<br />
pratica teorica ed una prassi ormai consolidata attraverso<br />
la gestione politica e partitica dell'e<strong>di</strong>lizia. I progetti<br />
<strong>di</strong> architettura si riversano sui fogli, rimandando<br />
<strong>di</strong>chiarazioni sull'integrità morale, e si autoconfinano<br />
nel <strong>di</strong>segno.<br />
Aver riconquistato il territorio dell'architettura equivale<br />
per molti alla triste ironia cantata da Lolli.<br />
"Disoccupare le strade dai sogni" è ciò a cui il "potere"<br />
incita, nel '77, il Movimento, mentre questo occupa<br />
università, case, quartieri, strade, alza barricate e<br />
resiste a cariche ed incursioni. Il Settantasette occupa<br />
la metropoli, e la piazza <strong>di</strong>venta il suo "genius<br />
loci", nel tentativo <strong>di</strong> rendere visibile quanto stava<br />
<strong>di</strong>ventando sottaciuto in termini <strong>di</strong> plusvalore, sfruttamento<br />
e profitto; allo stesso modo, la generazione<br />
precedente aveva cominciato ad occupare i fogli con i<br />
sogni dell'architettura, perché è lì che andava reso<br />
visibile tutto ciò che era stato sequestrato alla città.<br />
Collettivi, Comitati, Circoli giovanili ed In<strong>di</strong>ani intuiscono<br />
la metropoli come territorio dello scontro e<br />
rovesciano proprio "questa metropoli" contro lo Stato<br />
usando le armi delle autoriduzioni; gli <strong>architetti</strong> della<br />
stagione, banalmente detta, della "Architettura <strong>di</strong>segnata"<br />
intuiscono un'altra "autonomia" come terreno<br />
<strong>di</strong> lotta e rovesciano quella "autonomia" contro la<br />
metropoli voluta dallo Stato, usando l'arma del <strong>di</strong>segno.<br />
Entrambi hanno bisogno <strong>di</strong> affermarsi attraverso<br />
azioni e linguaggi: gli uni occupando piazze, case<br />
abbandonate e quartieri, gli altri occupando l'architettura,<br />
<strong>di</strong>chiarandosi come generazione che "esiste …<br />
soprattutto sulla carta, nei <strong>di</strong>segni, nei concorsi" e<br />
sostenendo, con piglio analogo, che tutti coloro "che<br />
esercitano un lavoro nell'architettura … non potranno<br />
evitare <strong>di</strong> considerare questi <strong>di</strong>segni come cose<br />
costruite". I primi trasformano in linguaggio la necessità<br />
<strong>di</strong> creatività, i secon<strong>di</strong> riversano in <strong>di</strong>segno la<br />
necessità <strong>di</strong> progetto: ognuno lotta con le armi a sé<br />
note, entrambi però, manifestano un <strong>di</strong>sagio ed una<br />
ribellione che percorre il Paese a più livelli.<br />
Come in tutti gli scontri generazionali, anche questo<br />
sarà contrad<strong>di</strong>stinto dalla rivolta contro i padri. Tale<br />
<strong>di</strong>sagio è evidente ma risulta al tempo stesso chiara<br />
l'assunzione <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> una generazione che<br />
si afferma costretta, suo malgrado, entro i limiti del<br />
foglio, da un'integrità e da una "non accettazione" del<br />
30<br />
compromesso senza sbocchi sociali evidenti ed<br />
imme<strong>di</strong>ati. E' una guerra <strong>di</strong>chiarata al silenzio dei<br />
"padri" ed all'esortazione ad uscire dal congelamento<br />
della "forma" e dello "specifico". E' il rimprovero <strong>di</strong><br />
aver consentito che la politica del quoti<strong>di</strong>ano, o l'accademismo,<br />
scavalcassero l'architettura mettendo da<br />
parte il costante lavoro necessario al perseguimento<br />
della qualità, unitamente all'ipocrisia <strong>di</strong> alimentare<br />
false speranze sull'idea <strong>di</strong> un presunto mercato del<br />
lavoro che attenderebbe solo la conversione dei giovani<br />
ad aprirsi.<br />
L'astinenza professionale, <strong>di</strong>chiarata come scelta<br />
ideologica o conseguenza <strong>di</strong> mancate occasioni progettuali,<br />
all'interno <strong>di</strong> un paese che comincia a misurarsi<br />
con le lotte del terrorismo e dove le occupazioni,<br />
<strong>di</strong> qualsiasi natura, sono ormai sedate, porta verso<br />
viaggi paragonabili all'LSD e agli aci<strong>di</strong> della contestazione.<br />
Un viaggio verso il luogo del <strong>di</strong>segno, ritenuto<br />
l'unico praticabile per la ridefinizione dello statuto<br />
<strong>di</strong>sciplinare e legittimato dalla raggiunta autonomia<br />
riverberatasi sul progetto e successivamente sui suoi<br />
elaborati. Così come il Progetto acquisisce un valore<br />
assoluto, in<strong>di</strong>pendente dal fatto <strong>di</strong> essere realizzato,<br />
così il Disegno <strong>di</strong> architettura riconquista un'autonomia<br />
quando il suo soggetto, l'architettura, cessa <strong>di</strong><br />
essere mero contenuto <strong>di</strong>ventando "forma stessa"<br />
della rappresentazione".<br />
Se è pur vero che la mancanza <strong>di</strong> occasioni e verifiche<br />
all'interno del ciclo e<strong>di</strong>lizio, stimolarono un concettualismo<br />
ed uno sperimentalismo che finirono per<br />
alimentare la ricerca formalistica e che il <strong>di</strong>segno, in<br />
molti casi, corrispondeva ad un'autogratificazione, dal<br />
punto <strong>di</strong> vista teorico, attraverso esso si esprimeva<br />
l'intento <strong>di</strong> recuperare quei valori simbolici accantonati<br />
e sottratti all'architettura. Questo viaggio, apparentemente<br />
nel vuoto, se da un lato ne fortificò lo statuto,<br />
del quale oggi raccogliamo un'ere<strong>di</strong>tà tutta italiana,<br />
dall'altro si mosse in un proliferarsi <strong>di</strong> "maniere"<br />
che comunque denunciavano, nel moltiplicarsi <strong>degli</strong><br />
epigoni, un costante bisogno <strong>di</strong> architettura: "Non si<br />
può desiderare così tanto l'architettura se non si ha<br />
voglia <strong>di</strong> farla davvero".<br />
Allo stesso modo in cui il "Movimento", represso nel<br />
sangue e nel carcere ed imploso nella droga è rimasto<br />
nella memoria collettiva unicamente associato e<br />
senza possibilità <strong>di</strong> riscatto al ricordo della lotta<br />
armata, anche questo fenomeno, visto come <strong>di</strong>chiarazione<br />
<strong>di</strong> ribellione e <strong>di</strong> impegno, contrassegnato dal<br />
non darsi alla volgarità del quoti<strong>di</strong>ano, viene reggimentato<br />
dal potere, nel suo aspetto economico, ed<br />
entra nel mercato della mercificazione attraverso riviste,<br />
mostre e cataloghi.<br />
Il progetto <strong>di</strong> architettura, le riflessioni sulla forma e i<br />
suoi confini, attraverso il marchio <strong>di</strong> "architettura<br />
<strong>di</strong>segnata" viene sempre più relegato, nella memoria,<br />
ad un ambito che non ha niente che vedere con il<br />
reale. A nulla valgono le <strong>di</strong>chiarazioni che incitano a<br />
"saper vedere <strong>di</strong>etro ed oltre il <strong>di</strong>segno".<br />
Le con<strong>di</strong>zioni che hanno generato tale implosione<br />
saranno ribaltate da un potere ormai consolidato che,<br />
dopo aver provocato lo straniamento dell'architettura,<br />
l'accusa e la mette al bando <strong>di</strong>chiarandola utopistica,<br />
visionaria e quin<strong>di</strong> totalmente <strong>di</strong>staccata ed ininfluente<br />
rispetto ai problemi politici e del sociale.<br />
Nell'immaginario popolare la figura dell'architetto ed il
suo lavoro, intendendo con questa accezione colui<br />
che tende ad unificare teoria e prassi, saranno sempre<br />
più associati ai concetti <strong>di</strong> "superfluo" ed "immateriale"<br />
e il <strong>di</strong>vario tra professionismo ed accademia<br />
sarà ormai definitivamente solcato.<br />
All'inizio <strong>degli</strong> anni '80 traspare un sempre maggiore<br />
allontanamento tra l'universo <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> italiani ed<br />
i problemi della collettività e l'isolamento in "torri d'avorio"<br />
sembra essere l'atteggiamento permanente dei<br />
primi nei confronti della seconda. In realtà però qualcosa<br />
è mutato, caduti i sogni <strong>degli</strong> anni Sessanta,<br />
con il consumarsi dei miti e delle ideologie che avevano<br />
caratterizzato la vicenda dell'architettura italiana<br />
dal dopoguerra in poi, la <strong>di</strong>sciplina sembra aver ritrovato<br />
una tranquillità apparente, caratterizzata da una<br />
specie <strong>di</strong> "realismo antiutopico". Scemate le convinzioni<br />
<strong>di</strong> un'architettura totalizzante e capace <strong>di</strong> migliorare<br />
il mondo, tale realismo, "torpore" o peggio,<br />
"me<strong>di</strong>età", ha caratterizzato il periodo secondo una<br />
logica <strong>di</strong> contrapposizioni e impegnato oziosamente il<br />
<strong>di</strong>battito in sterili <strong>di</strong>squisizioni. Esso finirà per con<strong>di</strong>zionare<br />
quasi la totalità dei comportamenti e sempre<br />
meno si andrà verso la definizione <strong>di</strong> un chiaro rapporto<br />
tra <strong>di</strong>sciplina e sociale.<br />
Indubbia è la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> riconoscere i conflitti sociali<br />
e politici secondo le classiche antinomie, e tale <strong>di</strong>fficoltà,<br />
nel mettere in <strong>di</strong>scussione gli strumenti analitici,<br />
travalica la crisi dei partiti. Nel nostro specifico, a<br />
causa della non chiarezza istituzionale, ancora più<br />
<strong>di</strong>fficile sarà in<strong>di</strong>viduare le caratteristiche <strong>di</strong> una<br />
domanda sulla base della quale formulare offerte cre<strong>di</strong>bili.<br />
Attraverso la lettura <strong>di</strong> due eventi quali la "legge sul<br />
condono" e sui beni paesistici, varate verso alla metà<br />
<strong>degli</strong> anni '80, appare chiaro come le scelte politiche<br />
relative all'uso del territorio fossero subor<strong>di</strong>nate ad<br />
interessi <strong>di</strong> natura fiscale o rese impraticabili da burocratizzazione<br />
e conflitti <strong>di</strong> competenze.<br />
Costantemente le proposte <strong>degli</strong> <strong>architetti</strong> rimarranno<br />
imbrigliate tra le contrad<strong>di</strong>zioni derivanti da una mancata<br />
chiarezza delle regole del gioco. Impossibile,<br />
d'altronde, separare le incertezze verso la città ed il<br />
territorio da quelle <strong>di</strong> uno Stato <strong>di</strong>vorato dall'inflazione<br />
e con una forte crisi sociale e quin<strong>di</strong> impossibile specificare<br />
le regole <strong>di</strong> un gioco a "rimpiattino" tra un<br />
Paese in cui l'organizzazione fisica del territorio non<br />
passa attraverso scelte <strong>di</strong> natura formale ed una<br />
<strong>di</strong>sciplina che ha riven<strong>di</strong>cato, negli anni passati, il<br />
<strong>di</strong>ritto su tali scelte.<br />
A questo fa da sfondo una "guerra non <strong>di</strong>chiarata",<br />
connotata dall'ambiguità del significato dato al termine<br />
"ricchezza" che sembra in Italia esistere solo<br />
come controcanto <strong>di</strong> un'eterna "finta" povertà. Ad<br />
essa è strettamente legata una con<strong>di</strong>zione economica<br />
da sempre sban<strong>di</strong>erata come causa prima dell'assenza<br />
<strong>di</strong> architettura, conseguenza <strong>di</strong> uno Stato sempre<br />
in falsa emergenza, caratterizzato da una politica del<br />
territorio frammentaria e priva <strong>di</strong> progettualità, e che<br />
paga il prezzo <strong>di</strong> un "realismo appiattito dalla contingenza,<br />
o al contrario, <strong>di</strong> un utopismo evasivo". In<br />
realtà ci si trova <strong>di</strong> fronte ad una nuova ricchezza,<br />
conseguenza dalla svolta postindustriale, il cui uso,<br />
sfociato nell'in<strong>di</strong>viduale più che nel collettivo, ha<br />
caratterizzato tutto il Paese. L'alternarsi tra "autorappresentazione"<br />
e "culto della povertà" segna, comun-<br />
que, una situazione <strong>di</strong> stallo e un panorama incerto e<br />
confuso.<br />
L'incapacità <strong>di</strong> investire in programmi pubblici coerenti<br />
e finalizzati, provoca l'arresto del <strong>di</strong>battito sulla città<br />
e la cultura architettonica si arrocca su posizioni <strong>di</strong><br />
conservazione e riesumazione delle forme anziché<br />
riven<strong>di</strong>care politicamente il riconoscimento della ricchezza<br />
ed il suo uso sociale.<br />
Cuscinetto tra politica ed architettura <strong>di</strong>venta la<br />
nuova pianificazione urbanistica che, con i cosiddetti<br />
"piani della terza generazione" e sban<strong>di</strong>erando lo slogan<br />
sulla "qualità dello spazio urbano" cerca <strong>di</strong> ricucire<br />
la frattura avvenuta negli anni '60 tra pianificazione<br />
e progettazione. Si tenta un avvicinamento tra i temi<br />
del <strong>di</strong>battito architettonico e la reale definizione fisica<br />
del territorio attuata attraverso le scelte urbanistiche,<br />
e le amministrazioni illuminate arricchiscono il proprio<br />
vocabolario <strong>di</strong> termini quali "vuoti urbani", "aree<br />
<strong>di</strong>smesse" e "periferie". A tale arricchimento del linguaggio<br />
corrisponde, ancora una volta, una falsa<br />
volontà <strong>di</strong> recupero concessa all'architettura nei confronti<br />
della città, si contrabbanda una "rivitalizzazione<br />
architettonica" solo a copertura <strong>di</strong> una "debolezza<br />
programmatica", si accendono <strong>di</strong>battiti che segnano<br />
un avvicinamento tra domanda politica ed offerta<br />
<strong>di</strong>sciplinare, ma la città continua a costruirsi per<br />
mano <strong>di</strong> altri soggetti o altre categorie professionali.<br />
La saturazione dell'e<strong>di</strong>ficabilità del territorio procede<br />
inesorabilmente con l'avanzata socialista e il "bisogno<br />
<strong>di</strong> progettazione" continua a manifestarsi in concorsi,<br />
mostre o biennali <strong>di</strong> architettura che in<strong>di</strong>viduano il<br />
chiaro sintomo del desiderio <strong>di</strong> intervenire sulla città.<br />
Anche in queste occasioni, però, è riconoscibile il<br />
totale <strong>di</strong>stacco tra domanda ed offerta, nel momento<br />
in cui la scelta delle tematiche sulle quali avviare il<br />
confronto è sempre più lontana dalle reali necessità<br />
dei luoghi investiti da questa voglia <strong>di</strong> architettura. La<br />
Venezia sommersa, più che dall'acqua sulla quale<br />
poggia, da questo reiterarsi <strong>di</strong> desiderio che si propone<br />
ciclicamente negli anni, è descritta come un cadavere<br />
privo <strong>di</strong> identità al cui banchetto approda l'architettura<br />
come "spettacolo" e "fiction", <strong>di</strong>stricandosi<br />
all'interno dei "moderni circuiti dell'informazione e del<br />
consumo" e così giungendo alla sua totale delegittimazione.<br />
Ciò nonostante il nuovo decennio, gli anni '90, si apre<br />
con un'ere<strong>di</strong>tà positiva: la guerra che aveva visto nell'in<strong>di</strong>viduale<br />
e nel collettivo i due maggiori antagonisti<br />
trova, in quest'ultimo, il vincitore per mano dell'architettura.<br />
Tre e<strong>di</strong>fici simboleggiano tale vittoria, quasi<br />
uno spiraglio ad una nuova illusione: lo Sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Gregotti, il Teatro del Mondo <strong>di</strong> Rossi e la Moschea <strong>di</strong><br />
Portoghesi. Essi "segnano la trasformazione della<br />
rivoluzione terziaria in normalità della vita urbana" e<br />
sembrano riproporre, nei loro gran<strong>di</strong> interni, nella loro<br />
introflessione, un'attenzione verso il collettivo e<br />
un'accettazione della società <strong>di</strong> massa alla quale si<br />
tenta <strong>di</strong> dare "tonalità espressiva". Tre nuove <strong>di</strong>chiarazioni<br />
<strong>di</strong> "impegno civile" a testimonianza dei cambiamenti<br />
avvenuti all'interno della società postindustriale.<br />
L'era della globalizzazione sembra aver cambiato<br />
ra<strong>di</strong>calmente la struttura fondativa su cui poggiava<br />
l'architettura, ha mutato i meccanismi <strong>di</strong> informazione<br />
e conseguentemente messo in crisi le basi teoriche<br />
del suo statuto. La rivoluzione me<strong>di</strong>atica ha provoca-<br />
31
to una "mutazione genetica" della comunicazione<br />
architettonica e la sua stessa qualità è oggi misurabile<br />
sulla base della capacità <strong>di</strong> essere "simulacro" e<br />
colpire l'immaginario collettivo con la stessa forza del<br />
messaggio pubblicitario. Tale fenomeno, che se da un<br />
lato ha relegato l'architettura nel mondo dell'immagine<br />
ne ha, dall'altro, amplificato il contenuto comunicativo<br />
costringendola ad una maggiore capacità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>chiararsi. Al concetto <strong>di</strong> necessità si è sostituito<br />
quello <strong>di</strong> superfluo, all'essere la rappresentazione, e<br />
nel suo essere superflua l'architettura ha perso le origini<br />
e pur <strong>di</strong>chiarandosi sociale e collettiva ha rinunziato<br />
al suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> dare forma a bisogni primari<br />
sod<strong>di</strong>sfacendo, invece, necessità indotte dalla cultura<br />
<strong>di</strong> massa ad opera del capitale delle gran<strong>di</strong> multinazionali.<br />
Come sempre accade, al crollo delle certezze teoriche,<br />
corrisponde, almeno in un primo momento, un<br />
aggrapparsi ad esse e l'egemonia del pensiero tipologico,<br />
la presenza della storia, il rapporto strumentale<br />
con la tecnologia, rappresentano un arroccamento in<br />
un mondo globale che tende a scar<strong>di</strong>nare i classici<br />
concetti <strong>di</strong> tipo, storia, tra<strong>di</strong>zione, sostituendo all'unicità<br />
la molteplicità e la contemporaneità <strong>degli</strong> eventi.<br />
Categorie quali marginalità o centralità del progetto<br />
sono ormai superate e indefinito è il rapporto con il<br />
luogo, nel momento in cui il "luogo" stesso perde la<br />
sua fisicità. A questo si associa la consapevolezza <strong>di</strong><br />
operare all'interno <strong>di</strong> un paesaggio che ha già forma,<br />
un quadro già <strong>di</strong>pinto, un mosaico interamente o<br />
quasi tassellato, e tutto ciò rende ancora più precario<br />
il rapporto tra domanda e offerta.<br />
Nel momento in cui, inoltre, il territorio della domanda<br />
va sempre più restringendosi, questa volta, oltre che<br />
per meccanismi politicamente e socialmente viziati<br />
anche per motivazioni dalla natura realisticamente<br />
"fisica", entra in crisi la classica "vocazione ad<strong>di</strong>zionale<br />
del progetto" che si tramuta in un evento <strong>di</strong> sottrazione<br />
o ad<strong>di</strong>rittura può ritornare ad essere tale<br />
solo dopo un azzeramento. Il "territorio della domanda"<br />
si è spostato dai classici luoghi del progetto, è<br />
cambiata la scala, che da urbana è <strong>di</strong>ventata territoriale,<br />
obsolete le tipologie, non riciclabili per i nuovi<br />
oggetti. Sono morte le parole cha hanno da sempre<br />
nominato l'architettura.<br />
La <strong>di</strong>sciplina è ancora impreparata ad affrontare tale<br />
significativa variazione e tutto ciò produce una situazione<br />
<strong>di</strong> forte ambiguità all'interno della quale il fare<br />
architettonico oscilla e rischia <strong>di</strong> affondare, ancora<br />
una volta allontanandosi da sé e dalle sue ra<strong>di</strong>ci. Si<br />
cercano altre strade, si abbracciano altri statuti, e nel<br />
tentativo <strong>di</strong> darsi nuove definizioni e nuova identità ci<br />
si <strong>di</strong>batte tra comportamenti e tendenze <strong>di</strong>verse. Non<br />
riuscendo più a riconoscere il proprio "io", e praticando<br />
la via della mutazione come aggiornamento ad<br />
una contemporaneità molteplice, l'architettura si<br />
decora con la spettacolarità dell'hi-tech, si <strong>di</strong>chiara<br />
sociale e collettiva, si autonomina garante <strong>di</strong> una<br />
nuova vivibilità e sostenibilità ambientale, <strong>di</strong>venta<br />
simbiotica dell'arte e si ricicla come scultura. Ognuno<br />
<strong>di</strong> questi travestimenti ha alle spalle ideologie <strong>di</strong>verse<br />
che rappresentano variegate visioni del mondo, ma<br />
segnano, unitamente, una profonda crisi.<br />
Dall'analisi fatta, nella quale si è cercato <strong>di</strong> capire<br />
quali sono stati i meccanismi attraverso i quali si è<br />
32<br />
delineato, nel tempo, l'attuale rapporto tra teoria e<br />
prassi, appare abbastanza chiaro come le con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> oggi presentino delle analogie con il momento <strong>di</strong><br />
crisi, succeduto al boom economico <strong>degli</strong> anni '50/60,<br />
che ha coinciso con quello che potremmo chiamare<br />
"il '68 dell'architettura" e che portò a quel tentativo <strong>di</strong><br />
rifondazione <strong>di</strong>sciplinare sfociato per molti, loro malgrado,<br />
nel territorio del <strong>di</strong>segno e costretto, il più<br />
delle volte, ad una forzata astrazione teorica.<br />
Vero è che il riverbero del '68 in architettura coincise<br />
con un estremismo ideologico che caratterizzò l'operato<br />
<strong>di</strong> molti <strong>architetti</strong>, riduttivamente riassumibile<br />
nella tendenza al rifiuto <strong>di</strong> un certo tipo <strong>di</strong> professione,<br />
nell'adesione ad un sociologismo ra<strong>di</strong>cale e nel<br />
travestimento della <strong>di</strong>sciplina con gli abiti <strong>di</strong> statuti<br />
estranei ad essa ed innegabile è, inoltre, che, in una<br />
interpretazione riduttiva, tali atteggiamenti non fecero<br />
altro che allontanare i concetti <strong>di</strong> "progetto" e <strong>di</strong><br />
"architettura". La frattura tra "linguaggio del progetto"<br />
e "linguaggio dell'architettura", proprio nel momento<br />
in cui il primo si definì come "forma <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione<br />
politica" ed il secondo, scoprì ed accettò la propria<br />
"incidentalità" ad<strong>di</strong>rittura teorizzandola, provocò il<br />
definitivo allontanamento tra il mondo della ricerca<br />
teorica e l'ambito professionale.<br />
Nel delinearsi <strong>di</strong> tale rapporto ancora attuali suonano<br />
le frasi che descrivono un professionismo che si<br />
muove all'interno della macchina capitalista e che<br />
trova nella continuità come conservazione il mantenimento<br />
e la totale accettazione del sistema politicoeconomico.<br />
In questo aberrato rapporto la lingua é la<br />
stessa, uguali le parole, ma <strong>di</strong>versissimi i significati e<br />
le chiavi <strong>di</strong> lettura. "La città non è altro che una parafrasi<br />
spaziale <strong>di</strong> strutture economiche", il linguaggio<br />
"è stato ridotto a styling" e soprattutto i termini "<strong>di</strong>dattica"<br />
e "ricerca" vennero abbinati ai concetti <strong>di</strong> "avanguar<strong>di</strong>a"<br />
e "utopia".<br />
Il "professionismo" il cui fine è espandersi e consolidarsi,<br />
utilizzando avanguar<strong>di</strong>e e utopia come spaventapasseri<br />
a salvaguar<strong>di</strong>a del proprio territorio, con la<br />
complicità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina che guardava da un'altra<br />
parte, ha fatto in modo che s'istituzionalizzasse, nel<br />
tempo, la <strong>di</strong>cotomia teoria/prassi, come la reciproca<br />
appartenenza a due mon<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti nei quali le categorie<br />
del conoscere e dell'agire, all'inizio posti alla base<br />
<strong>degli</strong> ideali della ricostruzione, appaiono totalmente<br />
separate.<br />
Ricerca e pratica non saranno più, se non in spora<strong>di</strong>ci<br />
e faticosi casi, manifestazione <strong>di</strong> un unico atteggiamento<br />
ma rappresenteranno le visioni <strong>di</strong> due mon<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenti e <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse visioni del reale.<br />
Parallelamente a questa lettura, che ad un'interpretazione<br />
superficiale parrebbe, ancora una volta, come<br />
l'atto d'accusa perpetrato da una generazione nei<br />
confronti dei "padri", vi è l'obiettivo riconoscimento <strong>di</strong><br />
un debito che l'architettura italiana e la generazione<br />
attuale ha verso la precedente. La determinata<br />
volontà <strong>di</strong> ricostruzione <strong>di</strong>sciplinare, visibile nei molteplici<br />
tentativi <strong>di</strong> riscrivere le "parole dell'architettura"<br />
all'interno <strong>di</strong> un linguaggio che, pur assumendo toni<br />
utopici, tentò <strong>di</strong> elevare il quoti<strong>di</strong>ano, socializzare una<br />
nuova bellezza e <strong>di</strong> raggiungere una "<strong>di</strong>mensione collettiva",<br />
non fu altro che il tentativo <strong>di</strong> rifondazione <strong>di</strong><br />
una "identità" della quale oggi constatiamo nuovamente<br />
la per<strong>di</strong>ta.
Vero è anche che tale rifondazione richiese, almeno<br />
in un primo momento, un'astrazione all'interno della<br />
quale si ci trovò poi imbrigliati, o come presa <strong>di</strong><br />
coscienza, o come vittime <strong>di</strong> un sistema esterno che<br />
non si seppe o non si volle combattere, e continua ad<br />
essere vera la responsabilità <strong>di</strong> tale astrazione verso<br />
una collettività così privata della qualità. Anche in<br />
questo caso sono evidenti le analogie tra i due<br />
mon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> allora e <strong>di</strong> oggi, quello del <strong>di</strong>segno e quello<br />
della virtualità, pronti ad accoglierci come panacea e<br />
ad attutire o ad<strong>di</strong>rittura annullare il <strong>di</strong>sincanto attraverso<br />
il quale vivere e contemporaneamente combattere<br />
la contemporaneità.<br />
Se, come abbiamo precedentemente affermato, "tra<br />
le generazioni è forse possibile scambiarsi solo gli<br />
errori", quella attuale può riscattare il proprio debito<br />
nel momento in cui si fa carico <strong>di</strong> riconquistare la<br />
possibilità <strong>di</strong> ritorno dai mon<strong>di</strong> necessari al rifondare.<br />
Questa responsabilità si aggiunge a quella già <strong>di</strong>fficile<br />
del vivere l'ambiguità contemporanea che trova<br />
nella sua comprensione e nella possibile valorizzazione,<br />
le fondamenta <strong>degli</strong> atti del "rinominare" e del<br />
"rifondare", accettando il compito <strong>di</strong> "descrivere" l'abitare<br />
per metterlo in grado <strong>di</strong> guadagnare una nuova<br />
autocoscienza. In tale processo i concetti <strong>di</strong> "identità"<br />
e "superfluità" acquistano significato e senso solo se<br />
all'interno <strong>di</strong> una "ricerca paziente" che attraverso il<br />
riconoscimento e la riappropriazione <strong>di</strong> nuove parole<br />
riesca a descrivere la nuova, mutata realtà.<br />
Tutto questo assume un'importanza maggiore nel<br />
momento in cui coloro che colgono l'ineluttabilità e la<br />
necessarietà <strong>di</strong> tali azioni, si schierano contemporaneamente<br />
nei territori della Professione e della<br />
Scuola. Già nel '59 Rogers si poneva il problema<br />
delle relazioni tra la scuola e il mondo esterno, sostenendo<br />
che la cultura non doveva essere intesa tautologicamente,<br />
rinchiusa in sé stessa e totalmente aliena<br />
dal processo storico, quanto piuttosto riflettere ed<br />
integrarsi alla realtà, verificandosi all'interno della<br />
società e con essa innescare un rapporto <strong>di</strong> costante<br />
dare e avere. Con lo steso intento, quasi 10 anni<br />
prima, Samonà si domandava "abbiamo noi fatto <strong>di</strong><br />
tutto perché gli <strong>architetti</strong> che escono dalle nostre<br />
scuole siano <strong>architetti</strong> del nostro tempo?". La storia<br />
Referenze bibliografiche:<br />
che abbiamo narrato, nello svolgimento dei fatti,<br />
sovrappone a queste parole un velo <strong>di</strong> ironia, e la<br />
sopravvivenza dei concetti <strong>di</strong> "educazione" e "informazione"<br />
rogersiana che coinvolgevano "mente",<br />
"cuore", e "sensi" dei futuri <strong>architetti</strong>, tesi a "formare<br />
…. la loro coscienza civile" è oggi legata alla capacità<br />
<strong>di</strong> dare ad essi nuovi significati.<br />
Gli anni '90 portano il pesante fardello legato ai luoghi<br />
<strong>di</strong> Tangentopoli e ancora tutta da vivere è la<br />
"beffa Merloni", che ammantandosi, tra le righe, <strong>di</strong><br />
sanatorie velleità, non fa altro che consentire lo svolgimento<br />
della pratica professionale agli stessi soggetti,<br />
precedentemente implicati in tali luoghi. Ecco che<br />
riaffiora e si fa sostanziale l'obbligo <strong>di</strong> chiarire il significato<br />
contemporaneo dei contenuti del tanto citato<br />
"impegno civile", nel momento in cui si continua a<br />
sostenere, con maggiore <strong>di</strong>sincanto, che "la scuola<br />
deve convogliare le energie verso la professione<br />
affinché questa possa poi alimentarsi in quella".<br />
Il primo passo verso la rinascita <strong>di</strong> tale "impegno",<br />
credo stia nell'umiltà <strong>di</strong> riconoscere la nostra impreparazione<br />
verso la chiara comprensione dei fenomeni<br />
e delle rivoluzioni che ci circondano ma al tempo<br />
stesso nell'accettazione e nel riconoscimento delle<br />
variazioni in atto. A questo si accompagna la necessità<br />
della riconquista <strong>di</strong> un ruolo sociale dell'architetto<br />
e <strong>di</strong> una sperimentazione che <strong>di</strong>a un senso collettivo<br />
al rifondare, un valore politico ad una <strong>di</strong>sciplina che<br />
si faccia carico attraverso la realizzazione del proprio<br />
statuto <strong>di</strong> rappresentare il nuovo mondo arginando le,<br />
pur oscure, ideologie. Se per anni il lottare dell'architettura<br />
aveva nemici <strong>di</strong>chiarati e palesi, la con<strong>di</strong>zione<br />
contemporanea manifesta un nemico occulto, apparentemente<br />
inesistente, ma ancora più <strong>di</strong>fficile da<br />
sconfiggere.<br />
Il grande anonimato, l'assenza d'informazione generata<br />
dall'entropia informativa, l'omologazione, l'apparente<br />
innocuità <strong>degli</strong> eventi che avvengono sempre lontani<br />
da noi, la totale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> significato della parola sommersa<br />
da parole, rappresentano il gigante dei nemici e<br />
la Scuola deve farsi carico <strong>di</strong> tale guerra.<br />
- E. Bonfanti, Autonomia dell'architettura, in "Controspazio", n. 1, 1969, da "Scritti <strong>di</strong> architettura", Milano 1981, pp. 103/117<br />
- L. Caminiti, Settantasette, in "Settantasette. La rivoluzione che viene", Roma 1997, pp. 35/53<br />
- G. Campos Venuti, Ancora sui piani della terza generazione, in Casabella, n. 518, 1985, pp. 22/23<br />
- F. Purini, Che la guerra cominci ...., da J. P. Jungman, H. Tonka, Livre da Pierres, Rome, Champ Vallon, 1986; ...... E sogno <strong>di</strong> nuove città, da<br />
Rinascita, n. 9, marzo 1988; Rapporto tra Didattica e Ricerca, da Bollettino della Biblioteca del Dipartimento <strong>di</strong> Architettura e Analisi della Città,<br />
n. 0, aprile 1991; Un' "Educazione sentimentale" all'architettura: la scuola romana dai primi anni sessanta agli anni ottanta, da "Lezioni e <strong>di</strong>battiti<br />
al Corso <strong>di</strong> Dottorato <strong>di</strong> Ricerca AA. 1983-84", n. 8, Venezia, 1985; Moschea e centro culturale islamico a Roma, da "Domus", n. 720, 1990: in F.<br />
Moschini, G. Neri, (a cura <strong>di</strong>), "Dal progetto. Scritti teorici <strong>di</strong> Franco Purini 1966-1991", Roma 1992<br />
- F. Purini, Gruppo Altrio Testaccio, Il mestiere dell'architetto , da Nuova generazione, n. 2 aprile 1968, in F. Moschini, G. Neri, op. cit.<br />
- F. Purini, L. Thermes, Una generazione ritrovata, da "Controspazio", n. 5-6, settembre-<strong>di</strong>cembre 1978, in F. Moschini, G. Neri, op. cit. - Tre vie,<br />
settembre 1997<br />
- L. Quaroni, La torre <strong>di</strong> Babele, Padova 1982<br />
- E. N. Rogers, Professionisti o mestieranti nelle nostre Scuole <strong>di</strong> architettura?, in "Casabella", n. 234, 1959, da "E<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> architettura", Torino<br />
1968, pp. 245/250<br />
- G. Samonà, Lo stu<strong>di</strong>o dell'architettura, da "Metron", n. 15, 1947, in "L'unità architettura urbanistica", Milano 1975, pp. 215/226<br />
- B. Secchi, Piani della terza generazione, in Casabella, n. 516, 1985, pp. 14/15<br />
- M. Tafuri, Gli anni della ricostruzione, Nuove crisi, nuove strategie; Trasformazioni strutturali e nuove esperienze <strong>di</strong> piano; Venezia 1985:<br />
Biennale: in "Storia dell'architettura italiana", Torino 1986 - Il concorso per i nuovi uffici della camera dei Deputati, Roma 1968<br />
33
Consulenza Parcelle<br />
Il Consigliere Mariella Giordano, responsabile della<br />
Commissione Parcelle, è <strong>di</strong>sponibile previo<br />
appuntamento telefonico presso la segreteria.<br />
Consulenza INARCASSA<br />
L’architetto Giuseppe Ma<strong>di</strong>a, delegato INARCASSA da Giugno 2000, è <strong>di</strong>sponibile previo appuntamento<br />
telefonico presso la segreteria.<br />
*I colleghi sono pregati <strong>di</strong> comunicare alla segreteria dell'Or<strong>di</strong>ne tempestivamente le eventuali <strong>di</strong>sdette <strong>degli</strong> appuntamenti.<br />
Liquidazione Parcelle<br />
Il Professionista che richiede il parere sulla liquidazione deve presentare domanda secondo il Fac- simile<br />
pre<strong>di</strong>sposto dal Consiglio che si può richiedere presso la segreteria.<br />
I <strong>di</strong>ritti sono fissati in ragione del 1.5% dell'importo totale delle competenze e spese IVA esclusa e le<br />
quote fisse ammontano a £ 150.000 per liquidazioni arbitrali, £ 60.000 per liquidazioni, £ 30.000 per<br />
pareri preventivi.<br />
Rilascio Certificati<br />
I Certificati <strong>di</strong> iscrizione, previa domanda in carta semplice, vengono rilasciati entro cinque giorni con<br />
<strong>di</strong>ritto fisso <strong>di</strong> £ 5.000; per i certificati urgenti (rilascio a vista) i <strong>di</strong>ritti ammontano a £ 10.000.<br />
Commissioni e<strong>di</strong>lizie*<br />
Si ricorda agli iscritti che per essere inclusi nelle terne formulate dall'or<strong>di</strong>ne per le Commissioni E<strong>di</strong>lizie,<br />
è in<strong>di</strong>spensabile compilare la scheda <strong>di</strong>sponibile presso la segreteria.<br />
Collau<strong>di</strong>*<br />
Per quanto riguarda l'elenco <strong>di</strong> professionisti per il collaudo <strong>di</strong> struttura in c.a., per il quale è necessario<br />
un periodo <strong>di</strong> iscrizione all'Albo <strong>di</strong> almeno <strong>di</strong>eci anni, gli interessati sono pregati <strong>di</strong> voler comunicare la<br />
propria <strong>di</strong>sponibilità all'or<strong>di</strong>ne compilando il modulo <strong>di</strong>sponibile in segreteria.<br />
*Si precisa che per essere inseriti negli elenchi Commissioni o Collau<strong>di</strong> occorre essere in regola con la quota <strong>di</strong><br />
iscrizione all'anno in corso.<br />
Servizio Informatel<br />
E' <strong>di</strong>sponibile, nelle ore <strong>di</strong> segreteria, la consultazione <strong>di</strong>retta dell'elenco dei concorsi e ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> gara<br />
nazionali aggiornati in tempo reale. L'eventuale stampa del bando completo prescelto comporta un <strong>di</strong>ritto<br />
fisso <strong>di</strong> £ 2.000 o <strong>di</strong> £ 4000 per l'invio<br />
Per una maggiore tempestività <strong>di</strong> una consultazione delle notizie riguardanti i concorsi e ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> gara,<br />
per gli iscritti è <strong>di</strong>sponibile presso l'or<strong>di</strong>ne il Servizio <strong>di</strong> Informatel.<br />
Orario <strong>di</strong> Segreteria<br />
La segreteria è aperta agli iscritti dal Lunedì al Venerdì dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle<br />
15.00 alle 17.00.<br />
Sito Web<br />
www.cz.archiworld.it; e-mail: <strong>architetti</strong><strong>catanzaro</strong>@archiworld.it.<br />
La casella <strong>di</strong> posta elettronica è a <strong>di</strong>sposizione <strong>degli</strong> iscritti per quesiti e informazioni.<br />
34<br />
Servizi
Agenda<br />
Gli iscritti dell’anno 2000 sono:<br />
Francesco Raffaele, Adele Toraldo, Ettorina Mancuso, Ennio Goteri, Salvatore Ursini, Eugenio<br />
Mellace, Mariateresa Varano, Marco Frangipane, Massimiliano Cozza D’Onofrio, Emilio Barletta,<br />
Vincenzo Sgrò, Francesco Biamonte, Francesco Criniti, Rosamaria Arena, Carlo Monda,<br />
Stefano Gau<strong>di</strong>o, Carmen Mormile, Antonio Locanto, Antonio Viapiana, Raffaele Alj, Cristiano<br />
Masciari, Domenico Men<strong>di</strong>cino, Oreste Sergi, Pasquale Sposato, Cristian Tedesco, Giovanni<br />
Scalfaro, Ivana Galli, Vittorio Valente, Brunella Sinopoli, Rosa Piacente, Miriam Gualtieri, Maria<br />
Ma<strong>di</strong>a, Paolo Maida, Michelangela Vescio, Vincenzo Lucia.<br />
Collaborazione al Bollettino dell'Or<strong>di</strong>ne<br />
La Collaborazione al Bollettino è aperta a tutti gli iscritti all'Or<strong>di</strong>ne, ai colleghi <strong>di</strong> altre professioni<br />
tecniche e a stu<strong>di</strong>osi che si interessano delle tematiche legate alla professione dell'architetto.<br />
Chi fosse interessato a contribuire con idee e materiale utile al "work in progress" <strong>di</strong> questa pubblicazione<br />
può farlo contattando la redazione tramite la segreteria oppure inviare una e-mail<br />
alla casella elettronica della redazione: <strong>architetti</strong><strong>catanzaro</strong>@archiworld.it<br />
La pubblicazione <strong>degli</strong> articoli è subor<strong>di</strong>nata al contenuto del programma e<strong>di</strong>toriale.<br />
Pubblicazioni Tesi <strong>di</strong> Laurea<br />
Si ricorda agli iscritti <strong>di</strong> quest'anno che è in corso <strong>di</strong> svolgimento la raccolta del materiale inerente<br />
le tesi <strong>di</strong> laurea <strong>degli</strong> ultimi due anni per la loro pubblicazione sul bollettino. Chi non fosse stato<br />
ancora contattato è pregato <strong>di</strong> consegnare alla segreteria una scheda contenente i prori dati, titolo<br />
della tesi e una breve relazione sui contenuti.<br />
35
Costruzioni ecologiche in legno, gazebi, case in legno, mansarde e tetti, tettoie,<br />
arre<strong>di</strong> per giar<strong>di</strong>ni “linea modul-legno”, sezioni a richiesta fino a m.14 <strong>di</strong><br />
lunghezza, travi segate a spigolo, legname per carpenteria, imballaggi e pallets<br />
Azienda Agricola LA FORESTA S.p.A.<br />
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