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Il Manierismo

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120114 Tinti Benedetta 4°I/A, <strong>Manierismo</strong>, Pagina 1 di 4<br />

<strong>Il</strong> <strong>Manierismo</strong><br />

Nel secondo decennio del ‘500, si sviluppa in Italia il periodo artistico e culturale del<br />

<strong>Manierismo</strong> o Età della Maniera, che in Italia si diffuse soprattutto dopo il Sacco di<br />

Roma del 1527, che obbligò molti artisti a fuggire dalla città.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Manierismo</strong> costituisce il riflesso della crisi dei primi anni del 1500, dovuta a:<br />

guerre, carestie, pestilenze, la Riforma luterana, il crollo degli ideali umanisti.<br />

<strong>Il</strong> termine <strong>Manierismo</strong>, deriva dalla parola “maniera”, termine già usato per indicare<br />

uno stile di un artista, coniato da Giorgio Vasari (critico d’arte), che però intendeva<br />

“maniera”come sinonimo di “stile”, cioè indicando un periodo artistico ben preciso.<br />

Lo stesso Vasari, riteneva che non fosse sufficiente imitare la natura servendosi<br />

soltanto dei propri mezzi, che potevano essere limitati, occorreva, quindi, prendere a<br />

modello le opere di coloro che nell’imitazione della natura erano stati riconosciuti<br />

perfetti. Questo tipo di operazione comportava l’apprendimento dello stile, della<br />

maniera di un grande.<br />

Attualmente, indicante uno stile ben preciso, giudicato positivo se rappresentante la<br />

realtà idealizzata, dai connotati negativi, se rappresentante l’esasperazione della<br />

realtà.<br />

Quindi “<strong>Manierismo</strong>” = corrente di artisti che realizzarono le proprie opere operando<br />

alla maniera dei tre grandi maestri: Leonardo, Raffaello e Michelangelo, da cui<br />

copiavano modelli figurativi, fondendoli insieme con la fantasia, unendo la regola<br />

alla licenza.<br />

Pertanto un’opera manierista ricerca: la grazia, la licenza della regola, il virtuosismo,<br />

la difficoltà, l’inusuale e anche la bizzarria, l’eccentrico, il capriccio.<br />

Per “grazia”, il Vasari intendeva l’eleganza, la dolcezza e la facilità dell’esecuzione,<br />

che consente ti terminare il lavoro con celerità. Quest’ultima dipende dall’esercizio<br />

del disegno, dall’aver copiato a lungo e dall’essere capaci di disegnare a memoria<br />

qualunque soggetto. L’eleganza e la dolcezza sono raggiunte ricorrendo a una<br />

composizione sinuosa, avvitata e alla rappresentazione di corpi allungati. La licenza<br />

della regola, invece, consisteva nell’allontanarsi dalle regole, conseguenza del gusto<br />

dell’artista,<br />

In quest’epoca, è possibile affermare, che vengono a mancare quei presupposti di<br />

ordine, equilibrio e razionalità che avevano costituito l’essenza stessa del primo<br />

Rinascimento.


120114 Tinti Benedetta 4°I/A, <strong>Manierismo</strong>, Pagina 2 di 4<br />

… un breve confronto:<br />

MANIERISMO vs RINASCIMENTO<br />

Rosso Fiorentino,<br />

“Deposizione”.<br />

Pontormo,<br />

“Deposizione”.<br />

vs<br />

Raffaello,<br />

“Trasporto del Cristo morto”.<br />

Parmigianino,<br />

“Madonna con il collo<br />

lungo”.<br />

Analizzando le opere di Rosso Fiorentino e di Pontorno sono caratterizzate da uno sfondo<br />

irrazionale, elemento inconcepibile nell’arte rinascimentale; i corpi sono a interpretazione<br />

dell’artista, non rispettano le regole dell’anatomia.<br />

Durante l’età manierista: si perdono le certezze, e l’angoscia e la crisi si esprimono attraverso<br />

l’arte, la pittura.<br />

Nell’opera “Madonna con il collo lungo”, il bambino sembra cadere, manca la certezza della<br />

presa della madre; la madonna, invece, sembra perdere l’equilibrio.<br />

Nella “Deposizione” di Pontormo, si notino gli sguardi persi, quasi tutti i personaggi sono in<br />

punta di piedi.<br />

Nelle opera manieriste è rilevante la mancanza della prospettiva.<br />

Per quanto riguarda Rosso Fiorentino, rende l’instabilità dell’epoca, attraverso le scale,<br />

appoggiate instabilmente alla croce, utilizzate per deporre il corpo di Cristo.


120114 Tinti Benedetta 4°I/A, <strong>Manierismo</strong>, Pagina 3 di 4<br />

“Deposizione”,<br />

Rosso Fiorentino<br />

1521<br />

Olio su tavola, 337x196 cm.<br />

Volterra, Pinacoteca.<br />

Giovan Battista di Jacopo, detto Rosso<br />

Fiorentino (Firenze 1495-Fontainebleau 1540),<br />

fu allievo di Andrea del Sarto.<br />

Soggiornò a Roma nel 1521, poi eseguì a<br />

Volterra la “Deposizione”, che lo portò ad<br />

aderire al <strong>Manierismo</strong>.<br />

Divenne uno dei principali esportatori del nuovo<br />

stile in Francia.<br />

L’opera, costituisce una pala d’altare e fu<br />

realizzata per la cappella della Croce, nella<br />

chiesa di San Francesco a Volterra.<br />

La composizione è dominata dall’enorme croce<br />

che divide tutta la superficie (sembra far fatica a<br />

stare dentro al quadro). Attorno alla croce sono<br />

disposti una serie di personaggi, che sembrano<br />

dei mimi di una sacra rappresentazione, bloccati<br />

nei loro gesti.<br />

<strong>Il</strong> paesaggio, il cielo, sono astratti, lo scenario<br />

sembra fittizio.<br />

I colori sono brillanti. La composizione non<br />

rispetta alcun criterio di simmetria.<br />

Nella parte superiore, Cristo viene staccato dalla<br />

croce da quattro uomini che si muovono<br />

concitatamente (movimento in contrasto con<br />

l’abbandono del corpo di Gesù, corpo lungo e<br />

sinuoso) e il volto è sorridente.<br />

Alla croce sono appoggiate tre scale in<br />

equilibrio precario e le figure assumono<br />

atteggiamenti ed espressioni poco adatte alla<br />

situazione (uno indica il corpo di Cristo urlando,<br />

come se avvertisse il compagno che a fatica lo<br />

sostiene).<br />

Per contrasto nella parte inferiore sono<br />

rappresentate figure immobili e dolenti: la<br />

Maddalena abbraccia la Madonna che sta<br />

svenendo; San Giovanni piangente si ripiega su<br />

di se. <strong>Il</strong> giovane che regge una delle scale è<br />

muto, cioè non manifesta alcun sentimento, è un<br />

osservatore dentro la scena; la donna a sinistra<br />

guarda il fedele per invitarlo a prendere parte al<br />

dolore.<br />

I contorni appena accennati delle colline scure e<br />

la stesura omogenea di un cielo che va<br />

scurendosi verso l’alto, valgono a nulla. La<br />

composizione appare oppressiva.


120114 Tinti Benedetta 4°I/A, <strong>Manierismo</strong>, Pagina 4 di 4<br />

“Deposizione”,<br />

Pontormo<br />

1526-1528<br />

Olio su tavola, 313x192 cm.<br />

Firenze, Chiesa di Santa Felicita.<br />

Jacopo Carucci, detto il Pontormo dal luogo<br />

natio (Pontorme d’Empoli 1494-Firenze 1557).<br />

La sua arte sin da subito si dimostrò di grande<br />

qualità e tentò di conciliare la ricerca<br />

volumetrica michelangiolesca con l’effetto<br />

luministico * dello sfumato leonardiono.<br />

L’opera la “Deposizione” la dipinse per la<br />

Cappella Barbadori nella chiesa di Santa<br />

Felicita.<br />

L’opera fu realizzata per il committente<br />

Ludovico Ficino Capponi, banchiere fiorentino,<br />

che fece decorare a Pontormo la propria cappella<br />

annessa alla chiesa di Santa Felicita a Firenze.<br />

È una pala d’altare, che fu posta sopra alla<br />

tomba del committente.<br />

È chiamata, erroneamente, “Deposizione”, ma<br />

poiché manca la croce, sarebbe più opportuno<br />

chiamare l’opera “il trasporto di Cristo al<br />

Sepolcro”.<br />

A livello simbolico il corpo di Gesù, viene<br />

deposto nella tomba del committente, per<br />

rimarcare il valore salvifico del sacrificio<br />

eucaristico, evidente richiamo all’opera di<br />

Raffaello. Pontormo riprende, quindi, la stessa<br />

disposizione dei personaggi. Un taglio diagonale<br />

separa il gruppo dei portatori del Cristo, da<br />

quello della Madonna.<br />

La pala d’altare è anticlassica per quanto<br />

riguarda: la composizione, i colori, i volumi, gli<br />

atteggiamenti delle figure.<br />

La composizione appare un’astratta visione<br />

luminosa.<br />

L’artista si concentra sulle figure stipate; il<br />

corpo di Gesù viene portato al sapolcro e sembra<br />

venire verso lo spettatore.<br />

Le bocche sono piccole, gli occhi rotondi e<br />

sbigottiti, che mettono in risalto un espressione<br />

di dolore misto stupore.<br />

L’ambiente è innaturale e la disposizione dei<br />

personaggi rimanda a una tragica composizione<br />

teatrale.<br />

effetto luministico * : per luminismo si intende<br />

la realizzazione di un effetto di luce tramite il<br />

contrasto tra la luce e l’ombra. Nel caso<br />

particolare di Leonardo, non tanto il<br />

contrasto quanto il passaggio graduale dalla<br />

luce all’ombra.

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