150°_Cartella-stampa.pdf - Comune di Busto Arsizio
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UN ANNO <strong>di</strong> eventi PER<br />
ITALIA 150<br />
Da mercoledì 16 febbraio a sabato 17 marzo ‘12<br />
<strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), Teatro Sociale<br />
Conferenza <strong>stampa</strong>: sabato 12 marzo 2011, ore 11.00<br />
Ridotto «Luigi Pirandello»
ITALIA, ITALIA, UNA UNA STORIA STORIA LUNGA LUNGA LUNGA 1150<br />
1 50 ANNI<br />
ANNI<br />
rassegna promossa dalla società «Il teatro Sociale» Srl, con l’associazione culturale «Educarte»<br />
Teatro, musica lirica, cinema, danza e arte: è un percorso tra vari generi scenici quello che propone il teatro<br />
Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> in occasione dei festeggiamenti per i centocinquanta anni dell'Italia unita. Dieci gli<br />
appuntamenti in cartellone, tesi a raccontare gli sno<strong>di</strong> storici che hanno visto gli italiani unirsi in un<br />
sentimento <strong>di</strong> comune appartenenza. Tra le iniziative da segnarsi in agenda: due spettacoli sulla cosiddetta<br />
«questione meri<strong>di</strong>onale», rivisitata attraverso le parole <strong>di</strong> Luigi Pirandello e Giovanni Verga, un concerto<br />
per i 120 anni dalla fondazione del teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, la Notte tricolore del 16 marzo 2011 e<br />
la riduzione scenica del libro «Cuore» <strong>di</strong> Edmondo De Amicis.<br />
martedì 8 marzo 2011 - ore 21.00<br />
L’ L’ALTRO L’ ALTRO FIGLIO<br />
FIGLIO<br />
atto unico <strong>di</strong> Luigi Pirandello<br />
regia <strong>di</strong> Delia Cajelli<br />
con gli attori del teatro Sociale<br />
produzione: associazione «Educarte» – teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
spettacolo <strong>di</strong> prosa<br />
Un dramma <strong>di</strong> identità negata e <strong>di</strong> problematicità dei rapporti familiari, sullo sfondo del doloroso<br />
fenomeno dell’emigrazione dei primi del Novecento, in uno scenario <strong>di</strong> miseria e <strong>di</strong> ferocia. E' un<br />
Pirandello siciliano e sociale, critico nei confronti dell’epopea risorgimentale, quello che emerge dall’atto<br />
unico «L’altro figlio», prodotto dal teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, su commissione del Centro nazionale<br />
stu<strong>di</strong> pirandelliani <strong>di</strong> Agrigento, per il simposio «Pirandello e l’identità europea» (Austria, Graz, 18-20<br />
ottobre 2007) e per il 44° Convegno internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> pirandelliani, dal tema «Quando una novella<br />
<strong>di</strong>venta dramma film musica fumetto» (Agrigento, Palacongressi, <strong>di</strong>cembre 2007).<br />
La comme<strong>di</strong>a, tratta dall’omonima novella del 1902, fu scritta con ogni probabilità nel 1923 e, nel<br />
novembre dello stesso anno, venne rappresentata per la prima volta al teatro Nazionale <strong>di</strong> Roma, ad opera<br />
della compagnia Raffaello e Garibalda Niccòli; la versione cinematografica, realizzata dai fratelli Taviani<br />
all’interno del film «Kaos», risale al 1984.<br />
Al centro del racconto, tra i meno rappresentati dell’universo drammaturgico pirandelliano, vi sono due<br />
storie parallele: il tormento <strong>di</strong> una donna che rifiuta la propria maternità, non per scelta, ma per la<br />
devastante e incoercibile necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare l’orrore e la violenza sessuale subita da un brigante (lo<br />
stesso uomo che le uccise il marito), e l’in<strong>di</strong>cibile sofferenza <strong>di</strong> un figlio, onesto e laborioso, che, pur esente<br />
da colpe, si vede respinto e sconfitto nel proprio amore filiale, preferito ai fratellastri che sono partiti per<br />
l’America, abbandonando la madre a una vita <strong>di</strong> stenti.<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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Lo spettacolo dell’associazione culturale «Educarte» – teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, al quale fanno da<br />
colonna sonora canzoni popolari del tempo cantate dal vivo, pone l’attenzione sul tema della maternità<br />
(un tema caro a Luigi Pirandello), ma affronta anche tematiche storiche legate all’Unità d’Italia come il<br />
fenomeno del ban<strong>di</strong>tismo siciliano, del quale si incolpa l’azione liberatrice <strong>di</strong> Giuseppe Garibal<strong>di</strong> e delle<br />
sue «camice rosse» («Canebardo <strong>di</strong>ede or<strong>di</strong>ne, quando venne, che fossero aperte tutte le carceri <strong>di</strong> tutti i<br />
paesi. Ora, si figuri vossignoria che ira <strong>di</strong> Dio si scatenò allora per le nostre campagne! I peggiori ladri, i<br />
peggiori assassini, bestie selvagge, sanguinarie, arrabbiate da tanti anni <strong>di</strong> catena»), e la grande<br />
emigrazione meri<strong>di</strong>onale dei primi del Novecento.<br />
Ingresso: posto unico € 10,00<br />
giovedì 10 marzo 2011 – ore 21.00<br />
RIGOLETTO<br />
RIGOLETTO<br />
melodramma in tre atti da «Le Roi s'amuse» <strong>di</strong> Victor Hugo<br />
musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong> / libretto <strong>di</strong> Francesco Maria Piave<br />
con il Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Milano, con l’Orchestra filarmonica <strong>di</strong> Milano (<strong>di</strong>rettore: Francesco Attar<strong>di</strong>) e con la Corale<br />
lirica ambrosiana (<strong>di</strong>rettore: Roberto Ar<strong>di</strong>gò)<br />
regia <strong>di</strong> Mario Riccardo Migliara<br />
scenografia, costumi e attrezzeria: Arti <strong>di</strong> Scena<br />
produzione: Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Milano<br />
opera lirica<br />
«E’ il più gran soggetto e forse il più gran dramma dei tempi moderni. [...] E’ creazione degna <strong>di</strong><br />
Shakespeare!! [...]». Così Giuseppe Ver<strong>di</strong>, in una lettera del 25 aprile 1850 in<strong>di</strong>rizzata al librettista Francesco<br />
Maria Piave, descriveva «Le Roi s’amuse» («Il re si <strong>di</strong>verte») del drammaturgo e poeta Victor Hugo. L’opera,<br />
convincente affresco delle <strong>di</strong>ssolutezze che animavano la corte francese e del libertinaggio <strong>di</strong> Francesco I,<br />
fece da motivo ispirato al melodramma «Rigoletto», andato in scena per la prima volta l’11 marzo 1851 al<br />
teatro La Fenice <strong>di</strong> Venezia.<br />
Prima del debutto, il capolavoro del compositore emiliano -avvincente storia dell’eterna <strong>di</strong>atriba tra fato e<br />
volontà- fu oggetto d’attenzione da parte della censura dell'Imperial Regio Governo asburgico, che non<br />
accettava l’attribuzione <strong>di</strong> un ruolo negativo a un sovrano e che riteneva il soggetto <strong>di</strong> «ributtante<br />
immoralità ed oscena trivialità». Giuseppe Ver<strong>di</strong> optò per qualche compromesso, spostando<br />
l’ambientazione dalle rive della Senna a quelle del Mincio, trasformando il re <strong>di</strong> Francia nel duca <strong>di</strong> Mantova<br />
(con un richiamo, forse intenzionale, alla figura dello spregiu<strong>di</strong>cato Vincenzo Gonzaga) e cambiando<br />
l’originale titolo del componimento, «La male<strong>di</strong>zione», in «Rigoletto».<br />
Passione, tra<strong>di</strong>mento, amore filiale e vendetta sono i temi che innervano quest’opera, accolta con calore<br />
dal pubblico sin dalla sua prima rappresentazione. La trama è nota: Rigoletto, deforme e pungente buffone<br />
alla corte rinascimentale <strong>di</strong> Mantova, ha una figlia «segreta», Gilda, che tiene lontana dal mondo corrotto<br />
<strong>di</strong> Palazzo ducale. Duro e cattivo con tutti, sempre pronto a scherzi e vendette crudeli, l'uomo si <strong>di</strong>mostra,<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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invece, con la ragazza un padre tenero e premuroso. Per uno scherzo del destino, la giovane <strong>di</strong>venta<br />
oggetto delle attenzioni del duca <strong>di</strong> Mantova, libertino impenitente. Nel frattempo, le reazioni dei cortigiani<br />
alle malefatte del buffone daranno il via a una serie <strong>di</strong> delitti: Gilda sarà rapita e violata dal nobiluomo;<br />
Rigoletto, per ven<strong>di</strong>care l'offesa, pagherà Sparafucile, un ban<strong>di</strong>to, perché uccida il suo padrone, ma a<br />
morire, per mano del sicario sarà l'amata figlia. Musicalmente, il dramma ver<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>mostra una perfetta<br />
combinazione <strong>di</strong> ricchezza melo<strong>di</strong>ca e potenza drammatica, come ben documentano le due arie più celebri:<br />
«La donna è mobile» e «Cortigiani, vil razza dannata», con la quale viene sancita la nascita <strong>di</strong> una nuova<br />
voce per il melodramma italiano, quella “spinta” del baritono ver<strong>di</strong>ano, dal potente declamato.<br />
L’allestimento del Teatro dell’Opera <strong>di</strong> Milano s’ispira agli stu<strong>di</strong> sulla magia degli Arcani e dei Tarocchi, con<br />
tutte le loro raffigurazioni e simbologie provenienti dal passato. «Rigoletto –spiega il regista Mario Riccardo<br />
Migliara- s’incarna nella carta numero 0, simbolo dell’inconscio e della follia e, come «Il Matto» dei<br />
Tarocchi, cammina con un fardello leggero e non utilizza l’esperienza. Il principe è «Il Diavolo», la carta<br />
numero 15, con tutta la sua capacità <strong>di</strong> sedurre e <strong>di</strong> trasformare la materia a suo favore. Gilda è<br />
rappresentata dalla carta numero 6, quella de «Gli innamorati», dove la passione e il sentimento<br />
predominano su tutto».<br />
«Gli arcani maggiori –racconta ancora il regista- non solo sono dentro inconsapevolmente ai personaggi<br />
dell’opera, ma sono anche fatale scenografia delle azioni sceniche, spada <strong>di</strong> Damocle pendente sulla testa<br />
dei personaggi e del pubblico che, con mistero, guarda il finale, dove il Trionfo della morte è illuminato<br />
insieme a Rigoletto, pazzo <strong>di</strong> dolore».<br />
Ingresso: posto unico € 32,00; ridotto (riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, Cral,<br />
biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo <strong>di</strong>eci persone) € 22,00; note: l’evento fa parte dalla<br />
stagione citta<strong>di</strong>na «BA Teatro 2010/2011».<br />
mercoledì 16 marzo 2011 – dalle ore 21.30<br />
buon buon compleanno, compleanno, italia!<br />
italia!<br />
Notte tricolore per i 150 anni dell’Italia unita - Serata <strong>di</strong> danza, musica, teatro ed arte<br />
con gli «Amici del canto Giuseppe Ver<strong>di</strong>» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, l’associazione culturale «Allegra Brigata - Sinetema» <strong>di</strong><br />
<strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> con il vignettista Tiziano Riverso, il coro ANA «Monterosa» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, la «Dance Club Stu<strong>di</strong>o» <strong>di</strong><br />
<strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, l’Istituto comprensivo <strong>di</strong> Vergiate – scuola secondaria <strong>di</strong> primo grado «Don Lorenzo Milani» (classi I, II, e<br />
III B), con i professori Corrado Macchi e Luisa Colombo; il liceo artistico «Paolo Can<strong>di</strong>ani» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, con il<br />
professor Graziano Cattini; i laboratori «Officina della creatività» <strong>di</strong> «Educarte» e la «Star Dance» <strong>di</strong> Turbigo con il<br />
pianista Michele Formenti<br />
rassegna <strong>di</strong> arte varia<br />
Una grande festa delle arti e delle realtà associative che operano nel territorio dell’Alto Milanese e del<br />
Varesotto: si presenta così «Buon compleanno, Italia», la rassegna promossa dalla società «Il teatro<br />
Sociale» Srl, in collaborazione con l’associazione culturale «Educarte», per la serata <strong>di</strong> mercoledì 16 marzo<br />
2011. La sala <strong>di</strong> piazza Plebiscito festeggia, dunque, la Notte tricolore per i 150 anni dell’Italia unita, con<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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una rassegna <strong>di</strong> danza, musica, teatro e arte, alla quale prenderanno parte otto realtà associative,<br />
culturali e scolastiche, che operano a <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> e nei paesi limitrofi.<br />
LO SPETTACOLO<br />
L’«Allegra Brigata-Sinetema» presenterà «Di segni d’Italia (Alla ricerca del senso comune dell’Unità)»,<br />
una carrellata simbolica <strong>di</strong> detti e aforismi del nostro Paese, illustrati dalla matita <strong>di</strong> Tiziano Riverso e<br />
recitati da Elis Ferracini e dai suoi burattini, sulle note <strong>di</strong> «Viva l'Italia» <strong>di</strong> Francesco De Gregori e <strong>di</strong> alcune<br />
canzoni regionali.<br />
Gli «Amici del canto Giuseppe Ver<strong>di</strong>» faranno, invece, salire sul palco il tenore Gianni Callegari e il maestro<br />
accompagnatore Svetlana Sajad; i due artisti proporranno tre tra le più celebri arie e romanze del<br />
repertorio lirico: «Nessun dorma» dal terzo atto della «Turandot» <strong>di</strong> Giacomo Puccini, «Celeste Aida» dal<br />
primo atto dell’«Aida» <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong> e «La mia letizia infondere» da «I Lombar<strong>di</strong> alla prima crociata»,<br />
sempre <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong>.<br />
Al maestro <strong>di</strong> Busseto, simbolo del Risorgimento musicale, sarà de<strong>di</strong>cata anche la coreografia <strong>di</strong> Anna Fana,<br />
«Va, pensiero», che vedrà in scena la scuola <strong>di</strong> danza «Dance Club Stu<strong>di</strong>o» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>; mentre la<br />
«Star Dance» <strong>di</strong> Turbigo danzerà sulle note del pianista Michele Formenti, sul palco con due sue<br />
composizioni: una rivisitazione in chiave romantica dell’«Inno <strong>di</strong> Mameli» e il brano «Notte tricolore».<br />
Gli allievi dei laboratori teatrali «Officina <strong>di</strong> della creatività» <strong>di</strong> «Educarte» si cimenteranno, poi, nella<br />
lettura drammatizzata <strong>di</strong> alcune poesie ottocentesche, da «Marzo 1821» <strong>di</strong> Alessandro Manzoni a «La<br />
spigolatrice <strong>di</strong> Sapri» <strong>di</strong> Luigi Mercantini; mentre gli alunni della classe I B della scuola secondaria <strong>di</strong> primo<br />
grado «Don Lorenzo Milani» <strong>di</strong> Vergiate proporranno, sotto la supervisione dei professori Corrado Macchi<br />
e Luisa Colombo, la performance «Grande Fratello d’Italia…Anno 1861», un simpatico provino per il<br />
reclutamento degli uomini e delle donne che hanno fatto l’Italia unita, da Giuseppe <strong>di</strong> Nizza ad Anita dal<br />
Sudamerica, da Camillo <strong>di</strong> Torino a Goffredo <strong>di</strong> Genova. Il breve momento <strong>di</strong> spettacolo offrirà anche<br />
l’occasione per ricordare i sei caduti garibal<strong>di</strong>ni bustesi: Pietro Cerina Pozzi, Leonardo Sordelli, Battista<br />
Brazzelli, Angelo Brustin Crespi, Giovanni Giandalin Tosi e Pietro Cordafina Crespi.<br />
A chiusura della serata, il Coro A.N.A. «Monterosa» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> proporrà cinque canzoni simbolo del<br />
nostro Risorgimento: Ad<strong>di</strong>o, mia bella, ad<strong>di</strong>o», «La bella Gigogin», «Va' pensiero», «La ban<strong>di</strong>era dei tre<br />
colori» e l’«Inno <strong>di</strong> Mameli».<br />
LE MOSTRE<br />
In contemporanea, verrà inaugurata, negli spazi del ridotto «Luigi Pirandello», la mostra «Italia, una storia<br />
lunga 150 anni», realizzata dagli allievi della classe IVG2 del liceo artistico «Paolo Can<strong>di</strong>ani» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong><br />
<strong>Arsizio</strong>, sotto la supervisione del professor Graziano Cattini. L'esposizione, che sarà corredata da note<br />
storiche, presenta ventiquattro tele <strong>di</strong> ventitré giovani "artisti", che hanno riflettuto su una frase <strong>di</strong> Indro<br />
Montanelli, giornalista del quale nel 2011 ricorre il decennale della morte: «A fare l'Italia alcuni pochi<br />
italiani ci sono, senza e contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in centocinquant'anni, non c'è riuscita;<br />
anzi non ci s'è nemmeno provata». La mostra rimarrà esposta fino al 17 marzo 2012, con i seguenti orari:<br />
dal lunedì al venerdì, dalle 16.00 alle 18.00 e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00.<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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Nel foyer del teatro si terrà, invece, l’esposizione «Nulla si crea, nulla si <strong>di</strong>strugge, tutto si trasforma…in<br />
tricolore», con una selezione <strong>di</strong> lavori sulla nostra ban<strong>di</strong>era, realizzati con materiali alternativi e <strong>di</strong> scarto<br />
dagli studenti delle classi I, II e III B della scuola secondaria <strong>di</strong> primo grado «Don Lorenzo Milani» <strong>di</strong><br />
Vergiate, sotto la supervisione del professor Corrado Macchi. La mostra sarà visibile fino a domenica 20<br />
marzo 2011, prima dell’inizio degli spettacoli e delle proiezioni cinematografiche.<br />
Negli stessi giorni, al ridotto «Luigi Pirandello», saranno esposti materiali risalenti al 1848, all’epoca delle<br />
Cinque giornate <strong>di</strong> Milano: una giubba della guarda civile, una ban<strong>di</strong>era tricolore e un coccarda/mazzolino<br />
<strong>di</strong> fiori, appartenuti a Giosuè Orsenigo. Questi documenti sono stati messi a <strong>di</strong>sposizione del teatro Sociale<br />
<strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> dalla famiglia Orsenigo.<br />
PARTECIPANTI ALLA RASSEGNA «BUON COMPLEANNO, ITALIA!»:<br />
- Sezione spettacolo<br />
* «AMICI DEL CANTO GIUSEPPE VERDI» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
con il maestro GIANNI CALLEGARI e il maestro concertore SVETLANA SAJAD<br />
* Associazione culturale «ALLEGRA BRIGATA-SINETEMA» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
con il burattinaio ELIS FERRACINI e il vignettista TIZIANO RIVERSO<br />
titolo esibizione: «DI SEGNI D'ITALIA (Alla ricerca del senso comune dell’Unità)»<br />
* CORO A.N.A. «MONTEROSA» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
*«DANCE CLUB STUDIO» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
con la coreografa ANNA FANA<br />
* Istituto comprensivo <strong>di</strong> Vergiate - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO «DON LORENZO MILANI»<br />
con la classe I B, coor<strong>di</strong>nata dal professor CORRADO MACCHI e LUISA COLOMBO<br />
titolo esibizione: «GRANDE FRATELLO D'ITALIA... ANNI 1861 (Provino per il reclutamento dei protagonisti<br />
del Risorgimento, allo scopo <strong>di</strong> unire l'Italia. Partecipano: Giuseppe da Nizza, Camillo da Torino, Anita dal<br />
Sudamerica, Goffredo da Genova. Sono <strong>di</strong>sponibili 1000 posti)»<br />
*«OFFICINA DELLA CREATIVITA'» <strong>di</strong> «EDUCARTE»<br />
* «STAR DANCE» <strong>di</strong> Turbigo con il pianista MICHELE FORMENTI<br />
e con la coreografa ELISA VAI<br />
titolo esibizione: «NOTTE TRICOLORE»<br />
- Sezione espositiva<br />
* Istituto comprensivo <strong>di</strong> Vergiate - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO «DON LORENZO MILANI»<br />
con le classi I, II e III B, coor<strong>di</strong>nata dal professor CORRADO MACCHI<br />
titolo mostra: «NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA…IN TRICOLORE»<br />
* LICEO ARTISTICO «PAOLO CANDIANI» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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con la classe IVG2, sotto la supervisione del professor GRAZIANO CATTINI<br />
titolo mostra: «ITALIA, UNA STORIA LUNGA 150 ANNI («A fare l'Italia alcuni pochi italiani ci sono, senza e<br />
contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in centocinquant'anni, non c'è riuscita; anzi non ci s'è<br />
nemmeno provata» - Indro Montanelli, 19 giugno 1997)»<br />
GALLERIA FOTOGRAFICA SU: www.facebook.com/album.php?aid=46225&id=120959544605486<br />
* Tutti le realtà associative, culturali e scolastiche che parteciperanno alla rassegna «Buon compleanno,<br />
Italia» riceveranno una targa, gentilmente messa a <strong>di</strong>sposizione dalla «PIERRE SPORT» Srl <strong>di</strong> BUSTO<br />
ARSIZIO.<br />
Ingresso: libero e gratuito<br />
mercoledì 16 marzo 2011 – ore 10.15 / giovedì 17 marzo 2011 – ore 20.30 / venerdì 18 marzo 2011 – ore<br />
10.15<br />
CUORE<br />
CUORE<br />
(Uno spettacolo per 150 anni dall’Unità d’Italia)<br />
dall’omonimo racconto <strong>di</strong> Edmondo De Amicis<br />
con gli allievi <strong>di</strong> «Officina della creatività» - corso Attori in erba e gli attori del teatro Sociale<br />
cast attori: Gerry Franceschini (maestro Perboni), Ada Garufi (la <strong>di</strong>rettrice della scuola), Elisa Vai (la maestrina dalla penna rossa) e<br />
Mario Piciollo e Clau<strong>di</strong>o Tettamanti<br />
riduzione scenica e regia <strong>di</strong> Delia Cajelli<br />
produzione: associazione «Educarte» – teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
spettacolo <strong>di</strong> prosa<br />
L'amore per la patria, il rispetto per l’autorità, il valore della cultura, lo spirito <strong>di</strong> sacrificio, l'eroismo e la<br />
pietà verso i più deboli: sono questi i sentimenti che animano il libro «Cuore», scritto da Edmondo De<br />
Amicis nel 1886, a pochi anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dall’Unità d’Italia, con l’intento <strong>di</strong> insegnare ai nuovi citta<strong>di</strong>ni del<br />
Regno virtù civili utili per la formazione <strong>di</strong> una comune coscienza nazionale.<br />
Lo spettacolo, che ha per protagonisti gli allievi delle scuole primarie e secondarie <strong>di</strong> primo grado iscritti al<br />
progetto «Officina della creatività – Attori in erba» (una cinquantina <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong> età compresa tra i 6 e i<br />
12 anni, che stanno frequentando un corso triennale <strong>di</strong> educazione alla teatralità), ripercorre le pagine<br />
più significative del romanzo deamicisiano, <strong>di</strong>ario immaginario <strong>di</strong> un alunno torinese della terza classe,<br />
Enrico Bottini, nel quale vengono raccontati gli episo<strong>di</strong> lieti e tristi, le curiosità <strong>di</strong> un intero anno scolastico e<br />
dove sono riuniti nove racconti dettati, mensilmente, dal maestro Perboni ad e<strong>di</strong>ficazione della giovane<br />
scolaresca.<br />
La trama narra, dunque, le in<strong>di</strong>menticabili avventure del buon Garrone, del monellaccio Franti, dello<br />
stu<strong>di</strong>oso Derossi, della maestrina dalla penna rossa, ma anche <strong>di</strong> tanti giovani «eroi» considerati modelli da<br />
imitare per le loro azioni <strong>di</strong> eccezionale abnegazione. Basti pensare alla piccola vedetta lombarda, che<br />
consuma il proprio sacrificio per spiare le mosse del nemico, allo scrivano fiorentino, che lavora <strong>di</strong> notte<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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per aiutare i genitori, o ancora al tamburino sardo, che partecipa ad un’azione militare dell’esercito<br />
piemontese e che, per questo, perde una gamba.<br />
In occasione dell’anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861 a Torino, il<br />
teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> porta in scena un testo emblematico dell’Italia post-risorgimentale, un testo<br />
che per lungo tempo è stato considerato, con il «Pinocchio» <strong>di</strong> Collo<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>spensabile «per fare gli italiani».<br />
SCUOLE A TEATRO<br />
Alla repliche mattutine prenderanno parte più <strong>di</strong> 1200 allievi <strong>di</strong> scuole primarie, provenienti da Arconate<br />
(scuola primaria «Maestri d'Arconate»), <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (scuole primarie «Giovanni Bertacchi», «Edmondo<br />
De Amicis», «Ada Negri» e istituto comprensivo «Niccolò Tommaseo»), <strong>Busto</strong> Garolfo (scuola primaria<br />
«Don Mario Mentasti»), Daverio (scuola primaria «Enrico Fermi»), Cassano Magnago (scuola primaria<br />
«Enrico Fermi»), Casorate Sempione (scuola primaria «Milite ignoto»), Ferno (Istituto comprensivo<br />
«Benedetto Croce» – scuola primaria «Carlo Cozzi» <strong>di</strong> San Macario), Legnano (scuola primaria «Gianni<br />
Rodari»), Lonate Pozzolo (Istituto comprensivo statale «Carminati») e Rescal<strong>di</strong>na (scuola primaria «Dante<br />
Alighieri»).<br />
L’ABC DELLA SCENA SPIEGATO AI PIÙ PICCOLI<br />
Il corso «Attori in erba», inserito nel progetto «Officina della creatività» <strong>di</strong> «Educarte» è previsto dalla<br />
convenzione triennale stipulata, nella primavera del 2009, tra la società «Il teatro Sociale» srl e<br />
l’amministrazione comunale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>.<br />
Il corso permette ad allievi <strong>di</strong> età compresa tra i 6 e i 13 anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are i primi ru<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> recitazione,<br />
canto, uso della voce ed espressività corporea, sotto la supervisione <strong>di</strong> un team <strong>di</strong> insegnanti composto<br />
dalla regista Delia Cajelli, dalla ballerina e coreografa Elisa Vai e dall’attrice e cantante Anita Romano.<br />
Dopo «Tutti allegramente insieme a Pinocchio» e «Cuore», il viaggio dei più piccoli alla scoperta dell’Abc del<br />
mondo della scena proseguirà con lo stu<strong>di</strong>o e la rappresentazione del libro «Il piccolo principe» <strong>di</strong> Antoine<br />
de Saint-Exupéry, il cui allestimento si terrà nella primavera 2012. Le lezioni riprenderanno nel mese <strong>di</strong><br />
maggio 2011, sempre fedeli al motto «Il teatro? Un gioco importante per crescere».<br />
Ingresso: matinèe (fascia d’età consigliata: scuole primarie e scuole secondarie <strong>di</strong> primo grado) e serale<br />
posto unico € 5,00; note: la replica serale fa parte dalla stagione citta<strong>di</strong>na «BA Teatro 2010/2011».<br />
Venerdì 1° aprile 2011-ore 21.00<br />
NOI NOI CREDE CREDEVAMO<br />
CREDE VAMO<br />
regia <strong>di</strong> Mario Martone<br />
sceneggiatura <strong>di</strong> Anna Banti, Mario Martone, Giancarlo De Cataldo<br />
con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Toni Servillo, Francesca Inau<strong>di</strong>, Andrea Bosca, Luca Zingaretti, Guido Caprino, Renato<br />
Carpentieri, Ivan Franek, Stefano Cassetti, Michele Rion<strong>di</strong>no, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Andrea Renzi, Franco Ravera, Roberto De<br />
Francesco, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Alfonso Santagata<br />
fotografia: Renato Berta<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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musiche: Hubert Westkemper<br />
produzione: Eskimosa, Rai Cinema<br />
genere: drammatico, storico<br />
proiezione cinematografica<br />
Rigore morale e pulsione omicida, spirito <strong>di</strong> sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e<br />
<strong>di</strong>sillusioni politiche: i sentimenti <strong>di</strong> tre giovani del sud Italia negli anni in cui si compivano i primi passi del<br />
processo risorgimentale per l'Unità, quando i tempi non erano maturi e le voci <strong>di</strong> chi lottava per l'ideale <strong>di</strong><br />
un'Italia repubblicana erano voci nel deserto.<br />
Davanti alle teste mozzate dei leggendari ban<strong>di</strong>ti Capozzoli, promotori <strong>di</strong> una rivolta repressa nel sangue<br />
dall’esercito borbonico, Domenico, Salvatore e Angelo, poco più che adolescenti, giurano <strong>di</strong> consacrare la<br />
propria vita alla causa della libertà e dell’in<strong>di</strong>pendenza dell’Italia. Qualche anno più tar<strong>di</strong>, abbandonato<br />
l’aspro natìo Cilento, i tre giovani amici si affiliano alla Giovine Italia <strong>di</strong> Giuseppe Mazzini, raggiungono<br />
Parigi, dove hanno modo <strong>di</strong> conoscere l’affascinante principessa Cristina <strong>di</strong> Belgiojoso, fervente patriota,<br />
ma anche pala<strong>di</strong>na dei <strong>di</strong>ritti delle donne e dell’istruzione del popolo, e infine partecipano al tentativo <strong>di</strong><br />
assassinare Re Carlo Alberto e ai moti savoiar<strong>di</strong> del 1834. Il fallimento <strong>di</strong> entrambe le missioni marca una<br />
profonda crisi nei tre giovani patrioti, acuendo le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> classe che già in partenza rendevano <strong>di</strong>versi<br />
Angelo e Domenico, <strong>di</strong> ceto nobiliare, da Salvatore, umile figlio del popolo. Il film «Noi credevamo» verrà<br />
proposto anche nel pomeriggio, in una proiezione a ingresso libero riservata alle scuole secondarie <strong>di</strong><br />
secondo grado.<br />
Questo appuntamento è inserito nella rassegna «Per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia: il cinema<br />
racconta», un progetto Miur e Agis Scuola che prevede anche la riproduzione delle pellicole «Le Cinque<br />
giornate» <strong>di</strong> Dario Argento (16 febbraio 2011, ore 14.30), «Correva l’anno <strong>di</strong> grazia 1870» <strong>di</strong> Alfredo<br />
Giannetti (1° marzo 2011, ore 14.30) e «Uomini contro» <strong>di</strong> Francesco Rosi (21 marzo 2011, ore 14.30).<br />
L’iniziativa, realizzata in ventitré città italiane, è promossa a <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>, grazie alla collaborazione tra<br />
società «Il teatro Sociale» Srl, l’ITC «Enrico Tosi» e l’Amministrazione comunale.<br />
Ingresso: posto unico € 5,00<br />
martedì 27 settembre 2011 – ore 21.00<br />
VERDE, VERDE, BIANCO BIANCO E E ROSSO ROSSO: ROSSO NOTE NOTE PER PER L’ITALIA<br />
L’ITALIA<br />
concerto<br />
E' il 27 settembre 1891 quando il sipario del teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> si alza per la sua prima volta.<br />
Sul palco salgono la soprano Bianca Montesini, il baritono Sante Athos, il mezzosoprano Elvira Ercoli, sotto<br />
la <strong>di</strong>rezione del maestro Giulio Buzenac. Nella platea e tra i palchetti, ormai ricordo <strong>di</strong> un antico passato, si<br />
<strong>di</strong>ffondono le note del melodramma «La forza del destino», su musica <strong>di</strong> Giuseppe Ver<strong>di</strong> e con libretto <strong>di</strong><br />
Francesco Maria Piave.<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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Ha inizio così la lunga storia dell'opera lirica nella sala che l’architetto milanese Achille Sfondrini, già autore<br />
del Carcano <strong>di</strong> Milano e del Costanzi <strong>di</strong> Roma, progetta su modello <strong>di</strong> uno dei templi internazionali della<br />
musica: il teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano. Una storia, questa, che vede salire sul palco gran<strong>di</strong> interpreti del<br />
tempo, come Emma Carelli, caposcuola dei soprani veristi e compagna <strong>di</strong> palcoscenico dei tenori Francesco<br />
Tamagno e Enrico Caruso, il baritono Carlo Tagliabue, grande specialista del teatro ver<strong>di</strong>ano, la soprano Toti<br />
Dal Monte, celebrata per la sua bravura persino da una poesia <strong>di</strong> Andrea Zanzotto, il fagnanese Renzo Pigni<br />
e un’esor<strong>di</strong>ente Lucy Kelston.<br />
Dall’apertura del sipario del teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> sono passati 120 anni. Per ricordare questo<br />
compleanno e in occasione dei 150 anni dall'Unità d'Italia, verrà proposto un concerto con inni, marce,<br />
canzoni risorgimentali e musiche <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> compositori italiani, tra i quali Giuseppe Ver<strong>di</strong>, simbolo stesso<br />
del Risorgimento italiano.<br />
E’ in via <strong>di</strong> definizione la scelta dell’orchestra o del musicista, alla quale affidare l’organizzazione pratica <strong>di</strong><br />
questo appuntamento.<br />
Ingresso: in via <strong>di</strong> definizione<br />
giovedì 17 novembre 2011 – ore 10.15 e ore 21.00<br />
LIBERTÀ<br />
LIBERTÀ<br />
dall’opera <strong>di</strong> Giovanni Verga<br />
riduzione scenica e regia <strong>di</strong> Delia Cajelli<br />
con gli attori del teatro Sociale<br />
produzione: associazione «Educarte» – teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
spettacolo <strong>di</strong> prosa<br />
Il recital rilegge la storia dell’Unità d’Italia attraverso una selezione <strong>di</strong> pagine tratte dalle principali opere<br />
che lo scrittore catanese Giovanni Verga de<strong>di</strong>cò alla questione meri<strong>di</strong>onale e al «problema Sicilia».<br />
Nello specifico l’appuntamento teatrale focalizza l’attenzione su alcune pagine dei romanzi «I Malavoglia»<br />
e «Mastro Don Gesualdo» e sulle novelle «Libertà», «Amante <strong>di</strong> Gramigna» e «Nedda».<br />
Ingresso: matinèe (fascia d’età consigliata: scuole secondarie <strong>di</strong> primo e secondo grado) € 6,00; spettacolo<br />
serale € 10,00<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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PER PER I I 150 150 ANNI ANNI ANNI DELL'UNITÀ DELL'UNITÀ DELL'UNITÀ D'ITALIA:<br />
D'ITALIA:<br />
IL IL IL CINEMA CINEMA RACCONTA<br />
RACCONTA<br />
rassegna promossa da Miur e Agiscuola<br />
Ci sono pagine del Risorgimento che vengono talvolta meno approfon<strong>di</strong>te nell'aula scolastica, forse perché i<br />
momenti storici gloriosi, dolorosi ed eroici delle tre guerre <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza, della spe<strong>di</strong>zione dei Mille e<br />
della vittoria nella I guerra mon<strong>di</strong>ale sovrastano le altre. Per questo motivo, Miur e Agiscuola propongono<br />
agli studenti delle scuole secondarie <strong>di</strong> secondo grado una rassegna cinematografica sui 150 anni<br />
dell'unità d'Italia, che si propone <strong>di</strong> focalizzare l'attenzione su alcuni acca<strong>di</strong>menti del nostra storia<br />
risorgimentale, avvenuti prima e dopo la proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861).<br />
Le pellicole scelte sono quattro:<br />
«Noi credevamo» (2010) <strong>di</strong> Mario Martone, ovvero quando i tempi non erano maturi e le voci <strong>di</strong><br />
chi lottava per l'ideale <strong>di</strong> un'Italia repubblicana erano voci nel deserto;<br />
«Le cinque giornate» (1973) <strong>di</strong> Dario Argento, ovvero quando l'insurrezione dei popoli che, nel<br />
1848, sconvolse l'Europa <strong>di</strong>ede, a coloro che «comprendevano», la consapevolezza che, dopo<br />
quell'anno, nulla sarebbe stato uguale al passato;<br />
«Correva l'anno <strong>di</strong> grazia 1870» (1971) <strong>di</strong> Alfredo Giannetti, ovvero quando il popolo si ribellò allo<br />
Stato pontificio chiedendo la libertà per i carbonari imprigionati a Castel Sant'Angelo: era il 20<br />
settembre 1870;<br />
«Uomini contro» (1970) <strong>di</strong> Francesco Rosi, ovvero quanto, nel silenzio delle trincee, dolore,<br />
sofferenza e morte portarono alla vittoria nella guerra del '15 –'18;<br />
Con queste opere filmiche, delle quali una recentissima e presentata con grande successo alla 67° Mostra<br />
d'arte cinematografica <strong>di</strong> Venezia e le altre rarissime e tutte <strong>di</strong> alto livello non solo <strong>di</strong>dattico e culturale<br />
ma anche realizzativo, ci si propone <strong>di</strong> presentare un valido spaccato <strong>di</strong> quanto sia costato «fare l'Italia» e<br />
<strong>di</strong> quanto sia stato e sia <strong>di</strong>fficile, ancora oggi, costruire, con gli italiani, una nazione.<br />
Nello specifico, si vuole aiutare i giovani a trovare una risposta a queste domande:<br />
Quanto hanno fatto le società segrete, Carboneria e Giovane Italia, per coinvolgere il popolo nella<br />
lotta per l'Unità?<br />
Quanto il 1848, anno nel quale in più parti d'Europa ci furono sollevazioni per il <strong>di</strong>ritto ad avere una<br />
costituzione, si trasformò, nel nostro Paese, in una lotta per l'in<strong>di</strong>pendenza dal potere straniero?<br />
Quanto la Chiesa, fino al 1870, si oppose all'Unità essendo il pontefice monarca assoluto <strong>di</strong> un<br />
regno?<br />
Quanto l'interventismo <strong>di</strong> tanti giovani, che parteciparono entusiasti alla prima guerra mon<strong>di</strong>ale, si<br />
stemperò nella melma, nel dolore e nel sangue delle trincee sul Carso, sul Podgora e sull'Adamello?<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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mercoledì 16 febbraio 2011 – ore 14.30<br />
LE LE CINQUE CINQUE GIORNATE<br />
GIORNATE<br />
regia <strong>di</strong> Dario Argento / soggetto <strong>di</strong> Dario Argento, Luigi Cozzi ed Enzo Ungari / sceneggiatura <strong>di</strong> Dario Argento e Nanni Ballestrini<br />
con Adriano Celentano (Cainazzo), Enzo Cerusico (Romolo Marcelli), Marilù Tolo (la contessa), Sergio Graziani (Barone Tranzunto),<br />
Luisa De Santis (donna che partorisce), Glauco Onorato (Zampino), Carla Tatò, Germano Altomanni, Salvatore Baccaro, Loredana<br />
Martínez, Fulvio Mingozzi, Cristina Moranzoni<br />
fotografia: Luigi Kuveiller<br />
montaggio: Franco Fraticelli<br />
scenografia: Giuseppe Bassan<br />
musica: Giorgio Gaslini (su brani <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, Rossini, Bach)<br />
costumi: Elena Mannini<br />
produttore: Salvatore Argento / produzione: Italia, 1973<br />
genere: comme<strong>di</strong>a, storico<br />
proiezione cinematografica<br />
Durante l'insurrezione <strong>di</strong> Milano gli austriaci (18-22 marzo 1848), Caivazza, un ladruncolo e Romolo un<br />
fornaio romano, vengono coinvolti negli scontri, aiutano ad erigere barricate, assistono alla violenza dei<br />
patrioti e alle durissime rappresaglie degli austriaci fino a che Romolo viene messo al muro e fucilato per<br />
aver, involontariamente, ucciso un uomo che violentava una ragazza. Caivazza rimane solo con il proprio<br />
dolore e il proprio sdegno mentre su Milano ricala il possente giogo austriaco. Ancora 11 anni e, nel 1959,<br />
la Lombar<strong>di</strong>a verrà annessa al Piemonte. Il Regno d'Italia stava nascendo.<br />
martedì 1° marzo 2011 – ore 14.30<br />
CORREVA CORREVA L’ANNO L’ANNO DI DI GRAZIA GRAZIA 1870<br />
1870<br />
un film <strong>di</strong> Alfredo Giannetti<br />
con Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Mario Carotenuto, Osvaldo Ruggeri, Franco Balducci,Gina Mascetti, Silla Bettini, Dino<br />
Mele, Massimo Sarchielli, Duilio Cruciani, Luciano Bonanni<br />
fotografia: Leonida Barboni<br />
montaggio: Renato Cinquini<br />
musiche: Ennio Morricone<br />
scenografia: Francesco Bronzi<br />
produzione: Italia, 1971<br />
genere: drammatico, storico<br />
proiezione cinematografica<br />
Nella Roma ancora soggetta al governo pontificio, ma alla vigilia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare capitale d'Italia, numerosi<br />
prigionieri politici, colpevoli d'auspicare la fine del potere temporale, languono nelle carceri: alcuni, dopo<br />
qualche tempo, cedono e rivolgono al Papa domanda <strong>di</strong> grazia; altri, più fermi nelle loro idee, la rifiutano<br />
decisamente.<br />
Tra costoro c'è un popolano, Augusto Parenti, che, pur essendo gravemente ammalato, si ostina a resistere.<br />
Di idee liberali come lui, sua moglie Teresa, una donna energica e coraggiosa, cerca come può <strong>di</strong> tirare<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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avanti, per sé e per il figlioletto Mario, finché, spinta dal bisogno, accetta il consiglio <strong>di</strong> un sacerdote amico,<br />
Don Aldo, e manda il bambino in seminario.<br />
Approssimandosi il giorno della liberazione <strong>di</strong> Roma, un patriota, amico <strong>di</strong> Augusto, penetra<br />
clandestinamente in città con un carico d'armi, e si rivolge a Teresa perché chiami a raccolta i compagni. La<br />
maggior parte <strong>di</strong> costoro si tira in<strong>di</strong>etro.<br />
Finalmente, quasi senza colpo ferire, ma anche tra lo scarso entusiasmo della popolazione, i Piemontesi<br />
entrano in Roma. Penetrata nelle carceri, alla testa <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> fiere popolane, Teresa libera il marito, il<br />
quale, stremato dalla malattia, le muore tra le braccia: prima <strong>di</strong> vederlo spirare, però, Teresa gli descriverà<br />
in tono trionfale la liberazione <strong>di</strong> Roma, così com'egli l'aveva sempre sognata.<br />
«Correva l'anno <strong>di</strong> grazia 1870» è uno dei film scritti e <strong>di</strong>retti da Giannetti appositamente per Anna<br />
Magnani.<br />
lunedì 21 marzo 2011 – ore 14.30<br />
UOMINI UOMINI UOMINI CONTRO<br />
CONTRO<br />
CONTRO<br />
regia <strong>di</strong> Francesco Rosi / soggetto <strong>di</strong> Emilio Lussu / sceneggiatura <strong>di</strong> Tonino Guerra, Francesco Rosi, Raffaele La Capria<br />
con Mark Frechette, Alain Cuny, Gian Maria Volontè, Franco Graziosi, Giampiero Albertini, Pier Paolo Capponi, Mario Feliciani, Daria<br />
Nicolo<strong>di</strong><br />
fotografia: Pasqualino De Santis<br />
montaggio: Ruggiero Mastroianni<br />
effetti speciali: Zdravko Smojver<br />
musiche: Piero Piccioni<br />
scenografia: Andrea Crisanti<br />
costumi: Franco Carretti Gabriella Pescucci<br />
trucco: Massimo De Rossi<br />
produttore: Francesco Rosi, Luciano Perugia, Marina Cicogna / produzione: Italia/Jugoslavia, 1970<br />
genere: guerra, drammatico<br />
proiezione cinematografica<br />
Sull'altopiano <strong>di</strong> Asiago, tra il 1916 e il 1917, un giovane ufficiale italiano, interventista, scopre la follia della<br />
guerra: battaglie ed eroi sono molto <strong>di</strong>versi da come li immaginava.<br />
Dal bel libro Un anno sull'altipiano (1938) <strong>di</strong> Emilio Lussu (1890-1975) – sceneggiato da Tonino Guerra e<br />
Raffaele La Capria, «Uomini contro» è un film che, in nome della pace e del rispetto dell'uomo verso<br />
l'uomo, si oppone ad ogni conflitto pur nella consapevolezza che l'umanità potrà <strong>di</strong>fficilmente superare gli<br />
scontri tra le nazioni senza adoperare le armi. Non per niente, da Tocqueville affermava che «la guerra è<br />
l'ultimo e definitivo atto della politica».<br />
«Uomini contro» è un vibrante manifesto antimilitarista che, nel clima <strong>di</strong> polemica rivisitazione critica della<br />
storia nazionale a ridosso dell'ondata <strong>di</strong> contestazione del Sessantotto, denuncia la natura <strong>di</strong> crudele e<br />
inutile massacro del primo conflitto mon<strong>di</strong>ale e la mistificazione <strong>di</strong> una retorica bellicista che l'ha sempre<br />
celebrata come evento glorioso, fondativo della coscienza e dell'unità nazionale.<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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venerdì 1° aprile 2011 - ore 14.30<br />
NOI NOI CREDEVAMO<br />
CREDEVAMO<br />
CREDEVAMO<br />
regia <strong>di</strong> Mario Martone<br />
sceneggiatura <strong>di</strong> Anna Banti, Mario Martone, Giancarlo De Cataldo<br />
con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Toni Servillo, Francesca Inau<strong>di</strong>, Andrea Bosca, Luca Zingaretti, Guido Caprino, Renato<br />
Carpentieri, Ivan Franek, Stefano Cassetti, Michele Rion<strong>di</strong>no, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Andrea Renzi, Franco Ravera, Roberto De<br />
Francesco, Luca Barbareschi, Fiona Shaw, Alfonso Santagata<br />
fotografia: Renato Berta<br />
musiche: Hubert Westkemper<br />
produzione: Eskimosa, Rai Cinema<br />
genere: drammatico, storico<br />
proiezione cinematografica<br />
Rigore morale e pulsione omicida, spirito <strong>di</strong> sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e<br />
<strong>di</strong>sillusioni politiche: i sentimenti <strong>di</strong> tre giovani del sud Italia negli anni in cui si compivano i primi passi del<br />
processo risorgimentale per l'Unità, quando i tempi non erano maturi e le voci <strong>di</strong> chi lottava per l'ideale <strong>di</strong><br />
un'Italia repubblicana erano voci nel deserto.<br />
Davanti alle teste mozzate dei leggendari ban<strong>di</strong>ti Capozzoli, promotori <strong>di</strong> una rivolta repressa nel sangue<br />
dall’esercito borbonico, Domenico, Salvatore e Angelo, poco più che adolescenti, giurano <strong>di</strong> consacrare la<br />
propria vita alla causa della libertà e dell’in<strong>di</strong>pendenza dell’Italia. Qualche anno più tar<strong>di</strong>, abbandonato<br />
l’aspro natìo Cilento, i tre giovani amici si affiliano alla Giovine Italia <strong>di</strong> Giuseppe Mazzini, raggiungono<br />
Parigi, dove hanno modo <strong>di</strong> conoscere l’affascinante principessa Cristina <strong>di</strong> Belgiojoso, fervente patriota,<br />
ma anche pala<strong>di</strong>na dei <strong>di</strong>ritti delle donne e dell’istruzione del popolo, e infine partecipano al tentativo <strong>di</strong><br />
assassinare Re Carlo Alberto e ai moti savoiar<strong>di</strong> del 1834. Il fallimento <strong>di</strong> entrambe le missioni marca una<br />
profonda crisi nei tre giovani patrioti, acuendo le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> classe che già in partenza rendevano <strong>di</strong>versi<br />
Angelo e Domenico, <strong>di</strong> ceto nobiliare, da Salvatore, umile figlio del popolo.<br />
Ingresso: libero<br />
Note: La rassegna, che toccherà ventitré città italiane, è stata realizzata a <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> grazie alla<br />
collaborazione tra la società «Il teatro Sociale» Srl, l’ITC «Enrico Tosi» (che ha stipulato una convenzione<br />
con l'Agiscuola, nell’ambito del progetto nazionale «Carta Io Stu<strong>di</strong>o») e l’amministrazione comunale <strong>di</strong><br />
<strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (che ha fornito alle scuole gli autobus per raggiungere piazza Plebiscito).<br />
Alla rassegna prenderanno parte quattro scuole secondarie <strong>di</strong> secondo grado della città <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>:<br />
l’Ipc «Pietro Verri», l’Itc «Enrico Tosi», l’Itis «Cipriano Facchinetti» e il liceo scientifico «Arturo Tosi». La<br />
presentazione dei film è a cura <strong>di</strong> Delia Cajelli, <strong>di</strong>rettore artistico del teatro Sociale <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>.<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
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ITALIA, ITALIA, UNA UNA STORIA STORIA LUNGA LUNGA LUNGA 150 150 ANNI<br />
ANNI<br />
mostra <strong>di</strong> pittura a cura della classe IVG2 del liceo artistico «Paolo Can<strong>di</strong>ani» <strong>di</strong> <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong><br />
con il coor<strong>di</strong>namento del professor Graziano Cattini<br />
«A fare l'Italia alcuni pochi italiani ci sono, senza e contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in<br />
centocinquant'anni, non c'è riuscita; anzi non ci s'è nemmeno provata» («Corriere della Sera», 19 giugno<br />
1997). A questa frase <strong>di</strong> Indro Montanelli, giornalista del quale nel 2011 ricorre il decennale della morte,<br />
guarda la rassegna <strong>di</strong> pittura, realizzata dagli allievi della classe IVG2 del liceo artistico «Paolo Can<strong>di</strong>ani» <strong>di</strong><br />
<strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong>. In mostra ventiquattro tele.<br />
Gli autori: Sabrina Banfi, Silvia Battilana, Mattia Bonucci, Federica Carraro, Ilaria Carlini, Daniele Chiarello,<br />
Stefano Colombo, Stefania De Angelis, Selene Donati, Simone Guazzi, Vania Lamperti, Federico Lancetta,<br />
Alessia Losi, Erica Macchi, Mirko Massarente, Alice Meletti, Laura Paglialonga, Hilary Paparella, Davide<br />
Parenti, Ludovica Pogliana, Alessandro Ragazzoni, Manuela Selmo, Erika Virano.<br />
I I CUORI CUORI ITALIANI<br />
ITALIANI<br />
ITALIANI<br />
«Attraverso una figura astratta, riferita alla Pop art, ho rappresentato con cuori sovrapposti la mia<br />
immagine. Ho “alterato” il colore rosso dei cuori con i tre della ban<strong>di</strong>era italiana, simbolo della nostra unità:<br />
verde, bianco e rosso. La composizione è formata non solo da cuori sovrapposti, ma dall’intersecazione con<br />
il numero centocinquanta, gli anni dell’anniversario <strong>di</strong> unificazione della nostra patria. Con tutto questo<br />
ho voluto rappresentare l’unione delle <strong>di</strong>verse regioni e l’amore verso il nostro Paese. Tecnicamente, la tela<br />
è stata realizzata con acrilici».<br />
LA LA MORTE MORTE CREO CREO’ CREO ’ L’UNITà<br />
L’UNITà<br />
Manuela Selmo<br />
«Come si può notare a primo impatto, il soggetto predominante della mia tela è il teschio. Ho scelto questa<br />
rappresentazione per far risaltare non solo gli aspetti positivi che hanno portato all’unità d’Italia, ma anche<br />
la morte <strong>di</strong> molte le persone che hanno perso al nostro Risorgimento».<br />
L’UOMO L’UOMO UNITO<br />
UNITO<br />
Federico Lancetta<br />
«Nel mio quadro ho voluto rappresentare un uomo, <strong>di</strong>pinto con i colori della ban<strong>di</strong>era italiana. Quest’uomo<br />
rappresenta gli italiani e i vari paesi. La figura è <strong>di</strong>visa in più parti, unite tra loro da elastici, i quali in<strong>di</strong>cano<br />
l’unità d’Italia. Tecnicamente l’opera è stata realizzata con acrilici su tela e, infine, è stata ricoperta con uno<br />
strato <strong>di</strong> colla Vinavil».<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
info@teatrosociale.it. Sito web: www.teatrosociale.it. P.IVA 02230520120, C.F. 10805250155.<br />
Erica Macchi<br />
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ITALIA ITALIA ITALIA A A A MURALES<br />
MURALES<br />
«Ho realizzato quest’opera ispirandomi alla Street art, ovvero a una tecnica innovativa, moderna, giovane,<br />
solitamente utilizzata in strada sui muri delle città. Ho scelto questo “linguaggio” perché esprime una parte<br />
<strong>di</strong> cultura che mi appartiene e che, in un certo senso, mi rispecchia.<br />
Il quadro è stato <strong>di</strong>segnato prima a matita, successivamente <strong>di</strong>pinto con colori acrilici. Sono stati, poi,<br />
evidenziati i contorni con un nero deciso per meglio definire il lavoro, ossia la rappresentazione grafica dei<br />
centocinquanta anni dell’unità d’Italia. Una serie <strong>di</strong> linee curve sono state unite a una scritta verticale,<br />
colorata con i classici colori della ban<strong>di</strong>era italiana».<br />
LO LO STORMO<br />
STORMO<br />
Mirko Massarente<br />
«Per il mio lavoro mi sono ispirato alle pennellate <strong>di</strong> Umberto Boccioni, uno dei maggiori esponenti del<br />
Futurismo italiano, che con la sua forte capacità <strong>di</strong> trasmettere la sensazione <strong>di</strong> movimento è riuscito a<br />
infondere in me un’essenza <strong>di</strong> libertà. Riflettendo sul miglior soggetto che avrebbe potuto rappresentare<br />
questa tecnica, mi sono soffermato sulle ron<strong>di</strong>ni, volatili che ritornano all’arrivare del miglior tempo. I due<br />
stormi che si incontrano in questo spazio, creato con materia colore cenere, incarnano il caos in cui siamo<br />
immersi. Questo momento rappresenta il tricolore <strong>di</strong> un’unità d’Italia già esistente, che sta per raggiungere<br />
il suo massimo livello con la festa nazionale».<br />
BACI BACI ALL’ITALIANA<br />
ALL’ITALIANA<br />
Stefano Colombo<br />
«La storia ci racconta <strong>di</strong> guerre, battaglie ma soprattutto <strong>di</strong> vittime per giungere all’unione <strong>di</strong> questa nostra<br />
piccola, grande Italia. Qui sorge una domanda. Che cosa univa e spingeva gli animi dei patrioti morti per il<br />
nostro Paese? La risposta è semplice: il desiderio <strong>di</strong> una nazione unita, in<strong>di</strong>pendente e, quin<strong>di</strong>, felice. Per<br />
questo motivo ho ritenuto che la felicità dovesse essere la protagonista in<strong>di</strong>scussa della mia opera.<br />
Ispirandomi al movimento della Pop art, ho voluto esprimere questo concetto attraverso dei grossi baci<br />
rossi. Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico ho steso un fondo <strong>di</strong> color acrilico bianco e un’abbondante sgocciolatura<br />
verde, ispirata alle opere dell’artista Jackson Pollock. I gran<strong>di</strong> baci dominano la scena e sono realizzati<br />
tramite la tecnica dello stencil, la quale meglio si avvicina allo stile serigrafico caratterizzante la Pop art».<br />
IL IL CERCHIO<br />
CERCHIO<br />
Stefania De Angelis<br />
«La mia idea è nata dall’osservazione <strong>di</strong> un quadro astratto <strong>di</strong> Vittorio Nobile. L’opera presenta una forma<br />
circolare attraversata da strisce <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi colori. Ho ripreso questo cerchio per il mio lavoro, colorando le<br />
strisce con le tonalità della ban<strong>di</strong>era italiana.<br />
La circonferenza è la forma geometrica che rappresenta meglio l’unione, per questo motivo l’ho usata per<br />
celebrare i centocinquanta anni dell’Italia.<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
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Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico, il lavoro è stato realizzato con colori acrilici, mentre per lo sfondo ho usato dei<br />
frammenti <strong>di</strong> giornali, incollandoli sulla tela in modo che si creasse una texture. Con acrilici molto <strong>di</strong>luiti ho,<br />
poi, creato delle macchie bianche, rosse e ver<strong>di</strong>, sulle quali ho incollato il mio cerchio».<br />
IMPRONTA<br />
IMPRONTA<br />
Vania Lamperti<br />
«Per il quadro del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia ho deciso <strong>di</strong> non utilizzare pennelli,<br />
ma la mia mano come strumento pittorico, creando delle impronte che rappresentassero ogni singolo<br />
citta<strong>di</strong>no. I colori sono quelli della ban<strong>di</strong>era su uno sfondo neutro, sul quale ho <strong>di</strong>segnano, con un tratto<br />
nero, l’immagine della nostra nazione».<br />
CATENE<br />
CATENE<br />
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Sabrina Banfi<br />
«Per la realizzazione della mia tela, sono partita analizzando il concetto <strong>di</strong> unione. Ho, poi, trovato spunto<br />
nel simbolo delle catene. L’unione in<strong>di</strong>ssolubile del ferro è stata, dunque, usata come paragone per<br />
l’unione del popolo italiano. Lo sfondo completamente nero mette in evidenza la fascia centrale <strong>di</strong> catene,<br />
realizzate in modo geometrico attraverso i colori della ban<strong>di</strong>era italiana. Queste tinte sono state utilizzate<br />
in modo alternato. I contorni sono netti per evidenziarne la profon<strong>di</strong>tà, così da sottolineare la fatica<br />
impiegata per poter raggiungere questo importante anniversario».<br />
IL IL DONO DONO<br />
DONO<br />
Ilaria Carlini<br />
«In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, ho realizzato una tela che ha come<br />
sfondo un collage <strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ani, emblema della lunga storia della nostra nazione. Alla destra del quadro, ho<br />
posto un aereo, dal quale escono tre strisce tricolori (verde, bianco e rosso), rimando al tragico periodo<br />
delle guerre subite dagli italiani. I colori della nostra ban<strong>di</strong>era sono posti in posizione centrale e risaltano<br />
all’occhio dell’osservatore <strong>di</strong>venendo i protagonisti del quadro. Sulla tela è posta anche la foto spezzata <strong>di</strong><br />
una famiglia. Con questa immagine ho voluto ricordare come le guerre servite a creare l’Italia abbiano<br />
provocato anche gran<strong>di</strong> sofferenze e la morte <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> persone innocenti. In occasione del<br />
centocinquantesimo anniversario del nostro Paese non dobbiamo <strong>di</strong>menticarci <strong>di</strong> questo grande dono<br />
fattoci da tanti patrioti. E’ un dovere ricordare chi, prima <strong>di</strong> noi, ha offerto la vita per la nostra patria».<br />
DOV’è DOV’è LA LA VITTORIA?<br />
VITTORIA?<br />
Federica Carraro<br />
«I tre colori della nostra ban<strong>di</strong>era sono alla base del lavoro che ho realizzato per il centocinquantesimo<br />
dell’unità d’Italia. Al centro del quadro ho raffigurato un occhio, caratterizzato da <strong>di</strong>verse anomalie: le<br />
ciglia, simili a dei rovi, avvolgono l’iride rossa, che simboleggia, attraverso il suo caldo colore, l’amore, la<br />
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passione, la violenza con cui è nato il nostro Paese. Un Paese costruito anche grazie alla forza e alla grinta,<br />
con la quale gli uomini del nostro vicino passato ci hanno voluto donare un futuro migliore. I rovi vogliono<br />
essere la concretizzazione dell’unità d’Italia; mentre l’occhio, un oggetto <strong>di</strong> provocazione per l’osservatore,<br />
poiché intende trasmettere un significato che pochi tengono in considerazione: ognuno <strong>di</strong> noi deve<br />
guardare verso il futuro. Solo ricordandoci del passato possiamo, però, renderci conto degli errori<br />
commessi e migliorare ciò che siamo. Infine, la semplicità presente nella tela ha una chiave <strong>di</strong> lettura: solo<br />
partendo dalle cose più semplici si possono creare cose gran<strong>di</strong>ose».<br />
UNITà UNITà, UNITà UNITà,<br />
, UNA STORIA DI VITA<br />
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Alice Meletti<br />
«In questa tela ho rappresentato una tempesta <strong>di</strong> colore violaceo, che prova a sopprimere la libertà. Sono<br />
presenti anche gocce <strong>di</strong> colore rosso, che vogliono simboleggiare il sangue sparso nella storia italiana, a<br />
partire dal 1861. Una manifestazione <strong>di</strong> uomini e donne <strong>di</strong> ogni classe sociale e lavoro sovrasta questa<br />
tempesta negativa, simbolo <strong>di</strong> morte e <strong>di</strong>struzione. Nella parte più alta vi è la ban<strong>di</strong>era italiana, che ricopre<br />
tutto e tutti».<br />
ITALIA ITALIA ITALIA : : : MADRI, MADRI, PADRI, PADRI, E E FIGLI<br />
FIGLI<br />
Alessandro Ragazzoni<br />
«Nel ricordo del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia abbiamo voluto evidenziare il vincolo<br />
generazionale che lega ogni nuova leva ai principi e ai pensieri ispiratori delle persone che hanno dato la<br />
propria vita per la nostra nazione. In una sagoma tripartita e campita con i colori della ban<strong>di</strong>era italiana si<br />
possono notare i profili <strong>di</strong> due soggetti: un bambino e un anziano, uomo o donna. L’adulto culla il piccolo<br />
con una sorta <strong>di</strong> protezione nei suoi confronti, che si trasforma in un legame inscin<strong>di</strong>bile. Un legame,<br />
questo, che è simbolo <strong>di</strong> quello che unisce il popolo italiano ai suoi ideali, alla sua terra, alla sua storia. Un<br />
legame secolare che, da sempre, fonde generazioni passate e future».<br />
CALENDULA<br />
CALENDULA<br />
Davide Parenti e Laura Paglialonga<br />
«Per il mio lavoro mi sono ispirata alle tre Grazie <strong>di</strong> Botticelli, occupate in un’armoniosa danza, nella quale<br />
muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le <strong>di</strong>ta. Queste figure simboleggiano allegoricamente la<br />
prosperità, la gioia e lo splendore. Personificano l’unione e la bellezza dell’Italia, attraverso il loro<br />
movimento leggiadro. Il colore delle loro vesti richiama alla mente quello della ban<strong>di</strong>era italiana; il loro<br />
abbraccio trasmette grazia e serenità».<br />
è TEMPO TEMPO TEMPO D’ITALIA<br />
D’ITALIA<br />
Erika Virano<br />
«Per la realizzazione del mio lavoro sono partita dall’idea d’unità e ho pensato ai prodotti tipici e ai<br />
monumenti artistici che la nostra penisola ci offre. Per lo sfondo ho utilizzato i colori della ban<strong>di</strong>era<br />
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italiana: una stesura piatta per il rosso e il verde in contrapposizione al bianco in rilievo, realizzato con la<br />
tecnica della sgocciolatura.<br />
Il Paese è stato raffigurato con immagini caratteristiche in bianco e nero, al fine <strong>di</strong> comunicare l’idea del<br />
passato. Questa immagine è stata incollata su un cartoncino rigido sostenuto da molle, in modo che l’Italia<br />
risultasse in rilievo e staccata dalla superficie. Questo per sottolineare che l’unità della nostra penisola<br />
emerge e prevale su tutti i problemi che essa si trova ad affrontare.<br />
A conclusione ho incollato tre nastri con i colori della nostra ban<strong>di</strong>era. Questi nastri uniscono i vari elementi<br />
della composizione».<br />
ITALIA ITALIA ITALIA AL AL AL ROVESCIO<br />
ROVESCIO<br />
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Alessia Losi<br />
«Per la realizzazione del pannello ho preso spunto dall’opera <strong>di</strong> Luciano Fabro, pittore Pop art italiano.<br />
L’Italia al contrario sta a simboleggiare il fatto che non importa chi stia al nord e chi al sud, bisogna sentirsi<br />
tutti parte <strong>di</strong> questo nostro Paese. Un Paese che non è l’insieme <strong>di</strong> più pezzi, ma un unico corpo che, unito<br />
dal tricolore, deve collaborare per formare un vero Stato e non solo un insieme <strong>di</strong> persone. La tela è stata<br />
realizzata con i colori acrilici della nostra ban<strong>di</strong>era per lo sfondo.<br />
L’Italia è fatta <strong>di</strong> legno e risulta in rilievo, attaccata con delle corde all’estremità della tela, a simboleggiare<br />
la precaria stabilità del nostro Stato».<br />
UNA UNA TRISTE TRISTE REALTà<br />
REALTà<br />
Simone Guazzi<br />
«Forse nessuno centocinquanta anni fa, avrebbe mai pensato che il nostro Paese si sarebbe trovato ad<br />
affrontare numerosi e gravi problemi come la corruzione, l’incessante voglia <strong>di</strong> potere, la pedofilia, la<br />
prostituzione, l’equilibrio precario della nostra Costituzione e tante altre <strong>di</strong>fficoltà, che spesso vengono<br />
trascurate e oscurate da chi dovrebbe proteggere il popolo italiano. C’è chi però, purtroppo, non riesce o<br />
non vuole vedere ciò che oggi è veramente l’Italia».<br />
WHIRLWIND<br />
WHIRLWIND<br />
WHIRLWIND<br />
Mattia Bonucci<br />
«Per rappresentare su una semplice tela la storia dei centocinquanta anni dell’unita d’Italia, ho prima<br />
abbozzato <strong>di</strong>segni che dessero la sensazione <strong>di</strong> movimento e che potessero donare per chi guarda emozioni<br />
<strong>di</strong> unione e complicità. Per far ciò ho preso spunto da quadri futuristi e ho utilizzato la tecnica ad acrilico.<br />
L’idea che ne è scaturita è stata quella della ban<strong>di</strong>era italiana che si avvolge su se stessa, simile a un<br />
vortice. Ho applicato sull’angolo sinistro della tela una lastra <strong>di</strong> legno a forma <strong>di</strong> trapezio color verde, dalla<br />
quale partono linee curve morbide, incastonate l’una con l’altra, rosse e bianche, contornate <strong>di</strong> nero. Nasce<br />
così un <strong>di</strong>segno sobrio semplice e <strong>di</strong> impatto».<br />
Ludovica Pogliana<br />
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ONDE<br />
ONDE<br />
«Per realizzare questo lavoro ho <strong>di</strong>pinto due elementi curvi, uno verde e uno rosso che si incontrano in un<br />
unico punto. Su queste due fasce ho posto, in modo casuale, il colore acrilico, molto <strong>di</strong>luito, creando schizzi<br />
e zone acquerellate. Il bianco, invece, è stato steso in grande quantità, senza essere <strong>di</strong>luito, con una spatola<br />
in modo che si creassero delle piccole crepe. Queste crepe rappresentano gli ostacoli e gli eventi negativi<br />
accaduti in centocinquanta anni della nostra storia».<br />
UNITà UNITà<br />
UNITà<br />
Laura Paglialonga<br />
«Per questo quadro, realizzato in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, mi sono<br />
ispirata al movimento dell’astrattismo. Ho riprodotto la ban<strong>di</strong>era italiana, per me simbolo delle molteplici<br />
ferite subite dai nostri soldati per arrivare a unificare il Paese. Ispirandomi a Keith Haring, ho anche<br />
<strong>di</strong>segnato dei piccoli uomini, uniti mano nella mano. Queste figure vogliono essere metafora del popolo<br />
italiano che celebra la festa nazionale, metafora della nostra felicità per il centocinquantesimo<br />
anniversario dell’Italia».<br />
AVVOLTI AVVOLTI NEL NEL TRICOLORE<br />
TRICOLORE<br />
Hilary Paparella<br />
«In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia ho voluto realizzare un’opera<br />
composta da elementi materici e concepita a livello tri<strong>di</strong>mensionale. Quest’ultima caratteristica è resa<br />
possibile dalla presenza <strong>di</strong> corde, i cui colori sono quelli della ban<strong>di</strong>era italiana. Queste corde <strong>di</strong>ventano un<br />
richiamo all’unità attraverso gli intrecci e i no<strong>di</strong> che le legano. Esse risultano, inoltre, consumate, sporche e<br />
rovinate, simbolo della fatica e delle numerose avversità incontrate nel creare un’Italia finalmente unita. Lo<br />
sfondo scuro presenta sfaccettature e crepe che lasciano intravedere il colore nocciola della tela, creando<br />
un contrasto tra le due tonalità, con le quali ha voluto ricordare il terreno calpestato da migliaia <strong>di</strong> patrioti<br />
italiani, <strong>di</strong>sposti a sacrificare la propria vita per costruire un futuro migliore».<br />
IL IL RIFLESSO RIFLESSO DELL’ITALIA<br />
DELL’ITALIA<br />
Silvia Battilana<br />
«L’opera è stata eseguita con colori acrilici su tela e materiale plastico a specchio. Con questa<br />
rappresentazione si voleva evidenziare l’unità nazionale, nel tempo, dalla nascita fino ai giorni nostri. Sul<br />
primo livello troviamo un paragrafo che fa riferimento ai primi articoli della Costituzione italiana, scritta<br />
con colore chiaro, tenue, il quale serve a richiamare gli anni memori e gloriosi. Su un livello secondario,<br />
sovrapposto al precedente, è stata posta una sagoma a specchio, squadrata e irregolare. Su questa<br />
superficie ognuno <strong>di</strong> noi si può appunto specchiare, osservando e riconoscendo i cambiamenti, notando la<br />
realtà in continuo mutamento <strong>di</strong> quella che è l’Italia oggi. Un’Italia <strong>di</strong>versa ma, in molti aspetti simile, a<br />
quella <strong>di</strong> centocinquanta anni fa».<br />
Davide Parenti<br />
Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 8 – 21052 <strong>Busto</strong> <strong>Arsizio</strong> (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289,<br />
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IL IL TAGLIO TAGLIO DELL’UNITà DELL’UNITà D’ITALIA<br />
D’ITALIA<br />
«Su questa tela ho voluto rappresentare tre tagli, prendendo spunto dall’opera <strong>di</strong> Lucio Fontana. Dietro al<br />
pannello ho incollato ritagli <strong>di</strong> fogli colorati con le tinte della ban<strong>di</strong>era italiana, rappresentando così l’unità<br />
<strong>di</strong> un Paese che ha compiuto centocinquanta anni, spinto dalle proprie forze e speranze. Forze e speranze<br />
che per me sono rappresentate dai tre tagli, perché <strong>di</strong>etro ad ognuno <strong>di</strong> essi si trova una parte d’Italia, con i<br />
suoi sogni».<br />
UN UN ANTICO ANTICO PILASTRO<br />
PILASTRO<br />
Daniele Chiarello<br />
«La Costituzione è stata ed è l’antico pilastro portante della Repubblica italiana. Questo documento<br />
riconosce non soltanto i <strong>di</strong>ritti sociali e economici, ma anche quelli politici e civili. Per più <strong>di</strong> sessant’anni,<br />
questo cartaceo, <strong>di</strong> immensa importanza, ha elevato i valori della nostra patria, unita sotto un’unica<br />
ban<strong>di</strong>era. Ora la domanda che mi pongo è: per quanto tempo ancora la nostra Costituzione riuscirà a<br />
tenere congiunto il Paese? Un Paese che, con il passare degli anni, si sta lentamente spezzando in <strong>di</strong>fferenti<br />
frammenti, che indeboliscono anche la nostra Carta, il nostro «pilastro». Vorrei porre una domanda al<br />
popolo italiano: siamo veramente certi che le scelte che pren<strong>di</strong>amo ogni giorno siano la strada giusta per un<br />
Paese unito e che queste stesse scelte facciano elevare il volere della Costituzione?<br />
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Selene Donati<br />
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