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Messaggi del Pontefice - ACOS

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<br />

Giornate
Mondiali
<strong>del</strong>
Malato
<br />

LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II<br />

AL CARDINALE FIORENZO ANGELINI, PRESIDENTE<br />

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER<br />

GLI OPERATORI SANITARI, PER L'ISTITUZIONE DELLA<br />

GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Al venerato fratello Cardinale Fiorenzo Angelini Presidente <strong>del</strong> Pontificio<br />

Consiglio <strong>del</strong>la Pastorale per gli Operatori Sanitari<br />

1. Accogliendo con favore la richiesta da Lei inoltrata, quale Presidente<br />

<strong>del</strong> Pontificio Consiglio <strong>del</strong>la Pastorale per gli Operatori Sanitari, ed anche<br />

come interprete <strong>del</strong>l'attesa di non poche Conferenze Episcopali e di<br />

Organismi cattolici nazionali e internazionali, desidero comunicarLe che<br />

ho deciso di istituire la «Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato», da celebrarsi l'11<br />

febbraio di ogni anno, memoria liturgica <strong>del</strong>la Beata Maria Vergine di<br />

Lourdes. Considero, infatti, quanto mai opportuno estendere a tutta la<br />

Comunità ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e regioni,<br />

ha dato frutti pastorali veramente preziosi.<br />

2. La Chiesa che, sull'esempio di Cristo, ha sempre avvertito nel corso dei<br />

secoli il dovere <strong>del</strong> servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante<br />

<strong>del</strong>la sua missione (Dolentium Hominum, 1), è consapevole che<br />

«nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se<br />

debole e malata, vive oggi un momento fondamentale <strong>del</strong>la sua missione»<br />

(Christifi<strong>del</strong>es Laici, 38). Essa inoltre non cessa di sottolineare l'indole<br />

salvifica <strong>del</strong>l'offerta <strong>del</strong>la sofferenza, che, vissuta in comunione con Cristo,<br />

appartiene all'essenza stessa <strong>del</strong>la redenzione (cfr. Redemptoris Missio,<br />

78).<br />

La celebrazione annuale <strong>del</strong>la «Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato» ha quindi<br />

lo scopo manifesto di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le<br />

molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla<br />

necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è<br />

ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello<br />

soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le


diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale<br />

sanitaria; a favorire l'impegno sempre più prezioso <strong>del</strong> volontariato; a<br />

richiamare l'importanza <strong>del</strong>la formazione spirituale e morale degli<br />

operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l'importanza<br />

<strong>del</strong>l'assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e<br />

regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre.<br />

3. Come alla data <strong>del</strong>l'11 febbraio pubblicai, nel 1984, la Lettera apostolica<br />

Salvifici doloris sul significato cristiano <strong>del</strong>la sofferenza umana e, l'anno<br />

successivo, ebbi ad istituire codesto Pontificio Consiglio <strong>del</strong>la Pastorale<br />

per gli Operatori Sanitari, così ritengo significativo fissare la medesima<br />

ricorrenza per la celebrazione <strong>del</strong>la «Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato».<br />

Infatti, «insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci<br />

fermiamo accanto a tutte le croci <strong>del</strong>l'uomo di oggi» (Salvifici Doloris,<br />

31). E Lourdes, santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo<br />

e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno <strong>del</strong>l'accettazione e<br />

<strong>del</strong>l'offerta <strong>del</strong>la sofferenza salvifica. La prego, pertanto, di voler portare a<br />

conoscenza dei responsabili <strong>del</strong>la pastorale sanitaria, nell'ambito <strong>del</strong>le<br />

Conferenze Episcopali, nonché degli Organismi nazionali e internazionali<br />

impegnati nel vastissimo campo <strong>del</strong>la sanità, l'istituzione di tale «Giornata<br />

Mondiale <strong>del</strong> Malato», affinché, in armonia con le esigenze e le<br />

circostanze locali, la sua celebrazione sia debitamente curata con l'apporto<br />

<strong>del</strong>l'intero Popolo di Dio: Sacerdoti, Religiosi, Religiose e fe<strong>del</strong>i laici. A<br />

tale scopo, sarà premura di codesto Dicastero attuare opportune iniziative<br />

di promozione e di animazione, affinché la «Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato» sia momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta <strong>del</strong>la<br />

sofferenza per il bene <strong>del</strong>la Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel<br />

volto <strong>del</strong> fratello infermo il Santo Volto di Cristo, che soffrendo, morendo<br />

e risorgendo ha operato la salvezza <strong>del</strong>l'umanità.<br />

4. Mentre auspico la piena collaborazione di tutti per il miglior avvio e<br />

sviluppo di detta «Giornata», ne affido l'efficacia soprannaturale alla<br />

mediazione materna di Maria «Salus Infirmorum» e all'intercessione dei<br />

Santi Giovanni di Dio e Camillo de Lellis, patroni dei luoghi di cura e<br />

degli Operatori sanitari. Vogliano questi Santi estendere sempre più i frutti<br />

di un apostolato <strong>del</strong>la carità di cui il mondo contemporaneo ha grande<br />

bisogno.<br />

Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a


Lei, Signor Cardinale, e a quanti La coadiuvano nella provvida opera a<br />

servizio dei malati.<br />

13 maggio 1992.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI II PER LA I GIORNATA<br />

MONDIALE DEL MALATO<br />

Carissimi fratelli e sorelle!<br />

1. La Comunità cristiana ha sempre rivolto una particolare attenzione agli<br />

ammalati e al mondo <strong>del</strong>la sofferenza nelle sue molteplici manifestazioni.<br />

Nel solco di tale lunga tradizione, la Chiesa universale s'appresta a<br />

celebrare, con rinnovato spirito di servizio, la prima Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato quale peculiare occasione per crescere nell'atteggiamento di<br />

ascolto, di riflessione e di impegno fattivo di fronte al grande mistero <strong>del</strong><br />

dolore e <strong>del</strong>la malattia. Tale Giornata, che dal prossimo febbraio si<br />

celebrerà ogni anno nel giorno in cui si fa memoria <strong>del</strong>la Beata Maria<br />

Vergine di Lourdes, vuol essere per tutti i credenti «un momento forte di<br />

preghiera, di condivisione, di offerta <strong>del</strong>la sofferenza per il bene <strong>del</strong>la<br />

Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto <strong>del</strong> fratello infermo il<br />

Santo Volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la<br />

salvezza <strong>del</strong>l'umanità» (Lettera istitutiva <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato, 13 maggio 1992, n. 3). La Giornata, peraltro, intende chiamare in<br />

causa ogni uomo di buona volontà. Le domande di fondo poste dalla realtà<br />

<strong>del</strong>la sofferenza, infatti, e l'appello a recare sollievo sia dal punto di vista<br />

fisico che spirituale a chi è malato non riguardano soltanto i credenti, ma<br />

interpellano l'umanità intera, segnata dai limiti <strong>del</strong>la condizione mortale.<br />

2. Ci prepariamo purtroppo a celebrare questa prima Giornata Mondiale in<br />

circostanze per taluni versi drammatiche: gli eventi di questi mesi, mentre<br />

sottolineano l'urgenza <strong>del</strong>la preghiera per implorare l'aiuto dall'Alto,<br />

richiamano al dovere di mettere in atto nuove ed urgenti iniziative di aiuto<br />

nei confronti di coloro che soffrono e non possono aspettare. Sono davanti<br />

agli occhi di tutti le tristissime immagini di singoli individui e di interi<br />

popoli che, dilaniati da guerre e conflitti, soccombono sotto il peso di


calamità facilmente evitabili. Come distogliere lo sguardo dai volti<br />

imploranti di tanti esseri umani, soprattutto bambini, ridotti a larve di se<br />

stessi per le traversie di ogni genere in cui, loro malgrado, sono coinvolti a<br />

causa <strong>del</strong>l'egoismo e <strong>del</strong>la violenza? E come dimenticare tutti coloro che<br />

nei luoghi di ricovero e di cura - ospedali, cliniche, lebbrosari, centri per<br />

disabili, case per anziani o nelle proprie abitazioni - conoscono il calvario<br />

di patimenti spesso ignorati, non sempre idoneamente alleviati, e talora<br />

persino aggravati per la carenza di un adeguato sostegno?<br />

3. La malattia, che nell'esperienza quotidiana è percepita come una<br />

frustrazione <strong>del</strong>la naturale forza vitale, diventa per i credenti un appello a<br />

«leggere» la nuova difficile situazione nell'ottica che è propria <strong>del</strong>la fede.<br />

Al di fuori di essa, <strong>del</strong> resto, come scoprire nel momento <strong>del</strong>la prova<br />

l'apporto costruttivo <strong>del</strong> dolore? Come dare significato e valore<br />

all'angoscia, all'inquietudine, ai mali fisici e psichici che accompagnano la<br />

nostra condizione mortale? Quale giustificazione trovare per il declino<br />

<strong>del</strong>la vecchiaia e per il traguardo finale <strong>del</strong>la morte che, malgrado ogni<br />

progresso scientifico e tecnologico, continuano a sussistere<br />

inesorabilmente? Sì, soltanto in Cristo, Verbo incarnato, redentore<br />

<strong>del</strong>l'uomo e vincitore <strong>del</strong>la morte, è possibile trovare la risposta appagante<br />

a tali fondamentali interrogativi. Alla luce <strong>del</strong>la morte e risurrezione di<br />

Cristo la malattia non appare più come evento esclusivamente negativo:<br />

essa è vista piuttosto come una «visita di Dio», come un'occasione «per<br />

sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per<br />

trasformare tutta la civiltà umana nella civiltà <strong>del</strong>l'amore» (Salvifici<br />

Doloris, 30). La storia <strong>del</strong>la Chiesa e <strong>del</strong>la spiritualità cristiana offre di ciò<br />

amplissima testimonianza. Lungo i secoli sono state scritte pagine<br />

splendide di eroismo nella sofferenza accettata ed offerta in unione con<br />

Cristo. E pagine non meno stupende sono state tracciate mediante l'umile<br />

servizio verso i poveri e i malati, nelle cui carni martoriate è stata<br />

riconosciuta la presenza di Cristo povero e crocifisso.<br />

4. La celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato - nella<br />

preparazione, nello svolgimento e negli obiettivi - non intende ridursi ad<br />

una mera manifestazione esteriore incentrata su pur encomiabili iniziative,<br />

ma vuole giungere alle coscienze per renderle consapevoli <strong>del</strong> validissimo<br />

contributo che il servizio umano e cristiano verso chi soffre arreca alla<br />

migliore comprensione tra gli uomini e, conseguentemente, all'edificazione<br />

<strong>del</strong>la vera pace. Questa infatti suppone, come condizione preliminare, che


ai sofferenti e agli ammalati sia riservata particolare attenzione dai<br />

pubblici poteri, dalle organizzazioni nazionali ed internazionali e da ogni<br />

persona di buona volontà. Ciò vale, in primo luogo, per i Paesi in via di<br />

sviluppo - dall'America Latina all'Africa e all'Asia - che sono segnati da<br />

gravi carenze sanitarie. Con la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato, la Chiesa si fa promotrice di un rinnovato impegno verso quelle<br />

popolazioni, nell'intento di cancellare l'ingiustizia oggi esistente mediante<br />

la destinazione di maggiori risorse umane, spirituali e materiali ai loro<br />

bisogni. In questo senso, un particolare appello desidero rivolgere alle<br />

Autorità civili, agli uomini <strong>del</strong>la scienza e a tutti coloro che operano a<br />

diretto contatto con i malati. Mai il loro servizio diventi burocratico e<br />

distaccato! In special modo sia a tutti ben chiaro che la gestione <strong>del</strong><br />

pubblico denaro impone il grave dovere di evitarne lo spreco e l'uso<br />

indebito, affinché le risorse disponibili amministrate con saggezza ed<br />

equità valgano ad assicurare a quanti ne abbisognano la prevenzione <strong>del</strong>la<br />

malattia e l'assistenza nell'infermità. Le attese oggi molto vive di una<br />

umanizzazione <strong>del</strong>la medicina e <strong>del</strong>l'assistenza sanitaria richiedono una più<br />

decisa risposta. Per rendere più umana e più adeguata l'assistenza sanitaria<br />

è tuttavia fondamentale potersi rifare ad una visione trascendente<br />

<strong>del</strong>l'uomo, che metta in luce nell'infermo, immagine e figlio di Dio, il<br />

valore e la sacralità <strong>del</strong>la vita. La malattia e il dolore interessano ogni<br />

essere umano: l'amore verso i sofferenti è segno e misura <strong>del</strong> grado di<br />

civiltà e di progresso di un popolo.<br />

5. A voi, malati carissimi di ogni parte <strong>del</strong> mondo, protagonisti di questa<br />

Giornata Mondiale, tale ricorrenza rechi l'annuncio <strong>del</strong>la presenza viva e<br />

confortatrice <strong>del</strong> Signore. Le vostre sofferenze, accolte e sostenute da<br />

incrollabile fede, unite a quelle di Cristo, acquistano un valore<br />

straordinario per la vita <strong>del</strong>la Chiesa e per il bene <strong>del</strong>l'umanità. Per voi,<br />

operatori sanitari chiamati alla più alta, meritevole ed esemplare<br />

testimonianza di giustizia e di amore, questa Giornata sia di rinnovato<br />

incitamento a proseguire nel vostro <strong>del</strong>icato servizio con generosa apertura<br />

ai valori profondi <strong>del</strong>la persona, al rispetto <strong>del</strong>l'umana dignità e alla difesa<br />

<strong>del</strong>la vita, dallo sbocciare fino al suo naturale tramonto. Per voi, Pastori<br />

<strong>del</strong> popolo cristiano, e per tutte le varie componenti <strong>del</strong>la Comunità<br />

ecclesiale, per i volontari, ed in particolare per quanti sono impegnati nella<br />

pastorale sanitaria, questa prima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato offra<br />

stimolo ed incoraggiamento a proseguire con rinnovato impegno nella


strada <strong>del</strong> servizio all'uomo provato e sofferente.<br />

6. Nella memoria <strong>del</strong>la Beata Maria Vergine di Lourdes, il cui santuario ai<br />

piedi dei Pirenei è diventato come un tempio <strong>del</strong>l'umana sofferenza, ci<br />

accostiamo - come Ella fece sul Calvario ove sorgeva la croce <strong>del</strong> Figlio -<br />

alle croci <strong>del</strong> dolore e <strong>del</strong>la solitudine di tanti fratelli e sorelle per recar<br />

loro conforto, per condividerne la sofferenza e presentarla al Signore <strong>del</strong>la<br />

vita, in comunione spirituale con tutta la Chiesa. La Vergine, «Salute degli<br />

infermi» e «Madre dei viventi», sia il nostro sostegno e la nostra speranza<br />

e, mediante la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata <strong>del</strong> Malato, accresca la nostra<br />

sensibilità e dedizione verso chi è nella prova, insieme con la fiduciosa<br />

attesa <strong>del</strong> giorno luminoso <strong>del</strong>la nostra salvezza, quando sarà asciugata<br />

ogni lacrima per sempre (cfr. Is 25, 8). Di quel giorno ci sia concesso di<br />

godere sin d'ora le primizie in quella gioia sovrabbondante, pur in mezzo a<br />

tutte le tribolazioni (cfr. 2 Cor 7, 4), che, promessa da Cristo, nessuno ci<br />

può togliere (cfr. Gv 16, 22).<br />

21 ottobre 1992.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II PER LA II<br />

GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1. A voi, carissimi fratelli e sorelle, che portate nel corpo e nello spirito i<br />

segni <strong>del</strong>la sofferenza umana, rivolgo con affetto il mio pensiero nella<br />

significativa ricorrenza <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato.<br />

Saluto in particolare voi, malati che avete la grazia <strong>del</strong>la fede in Cristo,<br />

Figlio di Dio vivo, fatto uomo nel grembo <strong>del</strong>la Vergine Maria. In Lui,<br />

solidale con tutti i sofferenti, crocifisso e risorto per la salvezza degli<br />

uomini, voi trovate la forza di vivere la vostra sofferenza come «dolore<br />

salvifico».<br />

Vorrei poter incontrare ciascuno di voi, in ogni luogo <strong>del</strong>la terra, per<br />

benedirvi nel nome <strong>del</strong> Signore Gesù, che passò «facendo <strong>del</strong> bene e<br />

sanando» gli infermi (At 10, 38). Vorrei poter stare accanto a voi per<br />

consolare le pene, sostenere il coraggio, alimentare la speranza, così che


ciascuno sappia fare di sé un dono d'amore a Cristo per il bene <strong>del</strong>la<br />

Chiesa e <strong>del</strong> mondo.<br />

Come Maria ai piedi <strong>del</strong>la Croce (cfr. Gv 19, 25), desidero sostare presso il<br />

calvario di tanti fratelli e sorelle, che in questo momento sono straziati da<br />

guerre fratricide, languono negli ospedali o sono in lutto per i loro cari,<br />

vittime <strong>del</strong>la violenza. La Giornata mondiale ha quest'anno il suo più<br />

solenne momento celebrativo nel santuario mariano di Czestochowa, per<br />

implorare dalla materna intercessione <strong>del</strong>la Beatissima Vergine il dono<br />

divino <strong>del</strong>la pace, insieme col conforto spirituale e corporale <strong>del</strong>le persone<br />

ammalate o sofferenti, che offrono in silenzio alla Regina <strong>del</strong>la pace i loro<br />

sacrifici.<br />

2. In occasione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato desidero richiamare<br />

l'attenzione di voi infermi, degli operatori sanitari, dei cristiani e di tutte le<br />

persone di buona volontà sul tema <strong>del</strong> «dolore salvifico», cioè sul<br />

significato cristiano <strong>del</strong>la sofferenza, argomento sul quale mi sono<br />

soffermato nella Lettera apostolica «Salvifici doloris», pubblicata l'11<br />

febbraio di dieci anni fa.<br />

Come si può parlare di dolore salvifico? La sofferenza non è forse intralcio<br />

alla felicità e motivo di allontanamento da Dio? Senza dubbio esistono<br />

tribolazioni che, dal punto di vista umano, sembrano prive di qualunque<br />

significato.<br />

In realtà, se il Signore Gesù, Verbo incarnato, ha proclamato «Beati gli<br />

afflitti» (Mt 5, 4), è perché esiste un punto di vista più alto, quello di Dio,<br />

che tutti chiama alla vita e, se pur attraverso il dolore e la morte, al suo<br />

Regno eterno di amore e di pace.<br />

Felice la persona che riesce a far risplendere la luce di Dio nella povertà di<br />

una vita sofferta o diminuita!<br />

3. Per attingere questa luce sul dolore, dobbiamo anzitutto ascoltare la<br />

Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura, che può definirsi anche «un<br />

grande libro sulla sofferenza» (Salvifici Doloris, 6). In essa, infatti,<br />

troviamo «un vasto elenco di situazioni variamente dolorose per l'uomo»<br />

(Ivi, 7), la multiforme esperienza <strong>del</strong> male, che suscita inevitabilmente<br />

l'interrogativo: «Perché?» (Ivi, 9).


Tale domanda ha trovato nel Libro di Giobbe la sua espressione più<br />

drammatica ed insieme una prima parziale risposta. La vicenda di<br />

quell'uomo giusto, provato in tutti i modi nonostante la sua innocenza,<br />

mostra che «non è vero che ogni sofferenza sia conseguenza <strong>del</strong>la colpa e<br />

abbia carattere di punizione» (Ivi, 11).<br />

La risposta piena e definitiva a Giobbe è Cristo. «Soltanto nel mistero <strong>del</strong><br />

Verbo incarnato trova vera luce il mistero <strong>del</strong>l'uomo» (Gaudium et Spes,<br />

22). In Cristo anche il dolore è assunto nel mistero <strong>del</strong>la carità infinita, che<br />

si irradia da Dio Trinità e diventa espressione di amore e strumento di<br />

redenzione, diventa cioè dolore salvifico.<br />

E' infatti il Padre che sceglie il dono totale <strong>del</strong> Figlio come via per<br />

restaurare l'alleanza con gli uomini resa inefficace dal peccato: «Dio ha<br />

tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque<br />

crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16).<br />

E' il Figlio che «s'incammina verso la propria sofferenza, consapevole<br />

<strong>del</strong>la sua forza salvifica, va obbediente al Padre, ma prima di tutto è unito<br />

al Padre in questo amore, con il quale egli ha amato il mondo e l'uomo nel<br />

mondo» (Salvifici Doloris, 16).<br />

E' lo Spirito Santo che, per bocca dei Profeti, annuncia le sofferenze che il<br />

Messia volontariamente abbraccia per gli uomini e in qualche modo al<br />

posto degli uomini: «Egli si è caricato <strong>del</strong>le nostre sofferenze, si è<br />

addossato i nostri dolori... Il Signore fece ricadere su di Lui l'iniquità di<br />

noi tutti» (Is 53, 4-6).<br />

4. Ammiriamo, fratelli e sorelle, il disegno <strong>del</strong>la divina Sapienza! Cristo<br />

«si è avvicinato . . . al mondo <strong>del</strong>la sofferenza per il fatto di aver assunto<br />

egli stesso questa sofferenza su di sé» (Salvifici Doloris, 16): si è fatto in<br />

tutto simile a noi, eccetto che nel peccato (cfr. Eb 4,15; 1 Pt 2, 22), ha fatto<br />

propria la nostra condizione umana con tutti i suoi limiti, compresa la<br />

morte (cfr. Fil 2, 7-8), ha offerto la sua vita per noi (cfr. Gv 10, 17; 1 Gv 3,<br />

16) perché noi vivessimo <strong>del</strong>la vita nuova nello Spirito (cfr. Rm 6, 4; 8, 9-<br />

11).<br />

Accade talvolta che sotto il peso di un dolore acuto e insopportabile<br />

qualcuno muova un rimprovero a Dio accusandolo di ingiustizia; ma il


lamento muore sulle labbra di chi contempla il Crocifisso che soffre<br />

«volontariamente» e «innocentemente» (Salvifici Doloris, 18). Non si può<br />

rimproverare un Dio solidale con le sofferenze umane!<br />

5. Perfetta rivelazione <strong>del</strong> valore salvifico <strong>del</strong> dolore è la passione <strong>del</strong><br />

Signore: «Nella croce di Cristo non solo si è compiuta la redenzione<br />

mediante la sofferenza, ma anche la stessa sofferenza è stata redenta» (ivi,<br />

19) «Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo» e l'uomo ritrova in lui le<br />

proprie sofferenze «arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo<br />

significato» (Ivi, 20).<br />

La ragione, che già coglie la distinzione esistente tra il dolore e il male,<br />

illuminata dalla fede comprende che ogni sofferenza può diventare, per<br />

grazia, prolungamento <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>la Redenzione, la quale, pur essendo<br />

completa in Cristo, «rimane costantemente aperta ad ogni amore che si<br />

esprime nell'umana sofferenza» (Ivi, 24).<br />

Tutte le tribolazioni <strong>del</strong>la vita possono divenire segni e premesse <strong>del</strong>la<br />

gloria futura. «Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo -<br />

esorta la prima Lettera di Pietro - rallegratevi perché anche nella<br />

rivelazione <strong>del</strong>la sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt 4, 13).<br />

6. Voi sapete per esperienza, cari malati, che nella vostra situazione più<br />

che di parole c'è bisogno di esempi. Sì, tutti abbiamo bisogno di mo<strong>del</strong>li<br />

che ci spronino a camminare sulla via <strong>del</strong>la santificazione <strong>del</strong> dolore.<br />

Nella Memoria liturgica <strong>del</strong>la Beata Vergine di Lourdes, guardiamo a<br />

Maria come ad icona vivente <strong>del</strong> Vangelo <strong>del</strong>la sofferenza.<br />

Ripercorrete con la mente gli episodi <strong>del</strong>la sua vita. Troverete Maria nella<br />

povertà <strong>del</strong>la casa di Nazareth, nell'umiliazione <strong>del</strong>la stalla di Betlemme,<br />

nelle ristrettezze <strong>del</strong>la fuga in terra d'Egitto, nella fatica <strong>del</strong> lavoro umile e<br />

benedetto con Gesù e con Giuseppe.<br />

Soprattutto dopo la profezia di Simeone, che preannunciava la<br />

partecipazione <strong>del</strong>la Madre alla sofferenza <strong>del</strong> Figlio (Lc 2, 34), Maria<br />

sperimentò a livello profondo un misterioso presagio di dolore. Insieme<br />

col Figlio, anch'essa cominciò ad avviarsi verso la Croce. «Fu sul Calvario<br />

che la sofferenza <strong>del</strong>la Beata Vergine Maria, accanto a quella di Gesù,


aggiunse un vertice già difficilmente immaginabile nella sua altezza dal<br />

punto di vista umano, ma certo misterioso e soprannaturalmente fecondo ai<br />

fini <strong>del</strong>l'universale salvezza» (Salvifici Doloris, 25).<br />

La Madre di Gesù fu preservata dal peccato, ma non dalla sofferenza.<br />

Perciò il popolo cristiano si identifica con la figura <strong>del</strong>la Vergine<br />

Addolorata, scorgendo nel dolore i propri dolori. Contemplandola, ogni<br />

fe<strong>del</strong>e viene introdotto più intimamente nel mistero di Cristo e <strong>del</strong> suo<br />

dolore salvifico.<br />

Cerchiamo di entrare in comunione col Cuore immacolato <strong>del</strong>la Madre di<br />

Gesù, in cui si è ripercosso in modo unico e incomparabile il dolore <strong>del</strong><br />

Figlio per la salvezza <strong>del</strong> mondo. Accogliamo Maria, costituita da Cristo<br />

morente Madre spirituale dei suoi discepoli, e affidiamoci a Lei, per essere<br />

fe<strong>del</strong>i a Dio nell'itinerario dal Battesimo alla gloria.<br />

7. Mi rivolgo ora a voi, operatori sanitari, medici, infermieri e infermiere,<br />

cappellani e sorelle religiose, personale tecnico e amministrativo, assistenti<br />

sociali e volontari.<br />

Come il Buon Samaritano siete accanto e al servizio dei malati e dei<br />

sofferenti, rispettando in loro, anzitutto e sempre, la dignità di persone e,<br />

con gli occhi <strong>del</strong>la fede, riconoscendo la presenza di Gesù sofferente.<br />

Guardatevi dall'indifferenza che può derivare dall'abitudine; rinnovate<br />

quotidianamente l'impegno di essere fratelli e sorelle per tutti, senza<br />

discriminazione alcuna; al contributo insostituibile <strong>del</strong>la vostra<br />

professionalità, unita alla idoneità <strong>del</strong>le strutture, aggiungete il «cuore»,<br />

che solo è in grado di umanizzarle (Salvifici Doloris, 29).<br />

8. Faccio, infine, appello a voi, responsabili <strong>del</strong>le Nazioni, perché<br />

consideriate la sanità quale problema prioritario a livello mondiale.<br />

E' tra le finalità <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato condurre un'opera di<br />

vasta sensibilizzazione sui gravi e inderogabili problemi attinenti alla<br />

sanità e alla salute. Circa due terzi <strong>del</strong>l'umanità mancano ancora<br />

<strong>del</strong>l'essenziale assistenza sanitaria, mentre le risorse impiegate in questo<br />

settore sono troppo spesso insufficienti. Il programma <strong>del</strong>l'Organizzazione<br />

Mondiale <strong>del</strong>la Sanità - «Salute per tutti entro l'anno Duemila» - che<br />

potrebbe sembrare un miraggio, stimoli invece una gara di fattiva


solidarietà. Gli straordinari progressi <strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong>la tecnica e lo<br />

sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa contribuiscono a rendere<br />

sempre più consistente questa speranza.<br />

9. Carissimi malati, sostenuti dalla fede affrontate il male in tutte le sue<br />

forme senza scoraggiarvi e senza cedere al pessimismo. Cogliete la<br />

possibilità aperta da Cristo di trasformare la vostra situazione in<br />

espressione di grazia e di amore. Allora anche il vostro dolore diventerà<br />

salvifico e contribuirà a completare i patimenti di Cristo a favore <strong>del</strong> suo<br />

Corpo che è la Chiesa (cfr. Col 1, 24).<br />

A voi tutti, agli operatori sanitari, a quanti si dedicano al servizio di chi<br />

soffre auguro grazia e pace, salvezza e salute, forza di vita, assiduo<br />

impegno e speranza indefettibile. Insieme con la materna assistenza <strong>del</strong>la<br />

Vergine Santa, Salus infirmorum, vi accompagni e vi conforti sempre la<br />

mia affettuosa Benedizione.<br />

Dal Vaticano, 8 Dicembre 1993.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II PER LA III<br />

GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1.I gesti di salvezza di Gesù verso «tutti coloro che erano prigionieri <strong>del</strong><br />

male» (Mess. Rom., Pref. Com. VII) hanno sempre trovato un significativo<br />

prolungamento nella sollecitudine <strong>del</strong>la Chiesa per i malati. Ai sofferenti<br />

essa manifesta questa sua attenzione in molti modi, tra i quali riveste<br />

grande rilievo, nell' attuale contesto, l' istituzione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong> Malato. Tale iniziativa, che ha incontrato larga accoglienza presso<br />

quanti hanno a cuore la condizione di chi soffre, intende imprimere nuovo<br />

stimolo all' azione pastorale e caritativa <strong>del</strong>la Comunità cristiana così da<br />

assicurarne una presenza sempre più efficace ed incisiva nella società.<br />

E', questa, un' esigenza particolarmente sentita nel nostro tempo, che vede<br />

intere popolazioni provate da enormi disagi in conseguenza di cru<strong>del</strong>i<br />

conflitti, il cui prezzo più alto è spesso pagato dai deboli. Come non<br />

riconoscere che la nostra civiltà «dovrebbe rendersi conto di essere, da


diversi punti di vista, una civiltà malata, che genera profonde alterazioni<br />

nell' uomo» (Giovanni Paolo II, Lettera alle Famiglie, n. 20)?<br />

E' malata per l' imperversante egoismo, per l' utilitarismo individualistico<br />

spesso proposto come mo<strong>del</strong>lo di vita, per la negazione o l' indifferenza<br />

che, non di rado, viene dimostrata nei riguardi <strong>del</strong> destino trascendente<br />

<strong>del</strong>l' uomo, per la crisi di valori spirituali e morali, che tanto preoccupa l'<br />

umanità. La «patologia» <strong>del</strong>lo spirito non è meno pericolosa <strong>del</strong>la<br />

«patologia» fisica, ed entrambe si influenzano a vicenda.<br />

2. Nel messaggio per la Giornata <strong>del</strong> Malato <strong>del</strong>lo scorso febbraio ho<br />

voluto ricordare il decimo anniversario <strong>del</strong>la pubblicazione <strong>del</strong>la Lettera<br />

Apostolica Salvifici doloris, che tratta <strong>del</strong> significato cristiano <strong>del</strong>la<br />

sofferenza umana. Nella presente circostanza vorrei attirare l' attenzione<br />

sull' approssimarsi <strong>del</strong> decennale di un altro evento ecclesiale<br />

particolarmente significativo per la pastorale degli infermi. Con il Motu<br />

proprio Dolentium hominum, <strong>del</strong>l' 11 febbraio 1985, istituivo infatti la<br />

Pontificia Commissione, divenuta poi Pontificio Consiglio <strong>del</strong>la Pastorale<br />

per gli Operatori Sanitari, che, attraverso molteplici iniziative, «manifesta<br />

la sollecitudine <strong>del</strong>la Chiesa per gli infermi aiutando coloro che svolgono<br />

il servizio verso i malati e i sofferenti, affinché l' apostolato <strong>del</strong>la<br />

misericordia, a cui attendono, risponda sempre meglio alle nuove<br />

esigenze» (Giovanni Paolo II, Pastor Bonus, art. 152).<br />

L' appuntamento più importante <strong>del</strong>la prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato, che celebreremo l' 11 febbraio 1995, si svolgerà in terra africana,<br />

presso il Santuario di Maria Regina <strong>del</strong>la Pace di Yamoussoukro, in Costa<br />

d' Avorio. Sarà un incontro ecclesiale spiritualmente collegato all'<br />

Assemblea Speciale per l' Africa <strong>del</strong> Sinodo dei Vescovi; sarà, al tempo<br />

stesso, un' occasione per partecipare alla gioia <strong>del</strong>la Chiesa ivoriana, che<br />

ricorda il centenario <strong>del</strong>l' arrivo dei primi missionari.<br />

Ritrovarsi per una così sentita ricorrenza nel Continente africano e, in<br />

particolare, nel Santuario mariano di Yamoussoukro invita ad una<br />

riflessione sul rapporto tra il dolore e la pace. Si tratta di un rapporto molto<br />

profondo: quando non vi è pace, la sofferenza dilaga e la morte allarga il<br />

suo potere tra gli uomini. Nella comunità sociale, come pure in quella<br />

familiare, il venir meno <strong>del</strong>la pacifica intesa si traduce in un proliferare di<br />

attentati alla vita, mentre il servizio alla vita, la sua promozione e la sua


difesa, anche a prezzo <strong>del</strong> sacrificio personale, costituiscono la premessa<br />

indispensabile per un' autentica costruzione <strong>del</strong>la pace individuale e<br />

sociale.<br />

3. Alle soglie <strong>del</strong> terzo Millennio la pace è, purtroppo, ancora lontana, e<br />

non sono pochi i sintomi di un suo possibile ulteriore allontanamento. L'<br />

identificazione <strong>del</strong>le cause e la ricerca dei rimedi appaiono non di rado<br />

faticose. Perfino tra cristiani succede che siano talora consumate<br />

sanguinose lotte fratricide. Ma quanti si pongono con animo aperto in<br />

ascolto <strong>del</strong> Vangelo non possono stancarsi di richiamare a se stessi ed agli<br />

altri l' impegno <strong>del</strong> perdono e <strong>del</strong>la riconciliazione. Sull' altare <strong>del</strong>la<br />

quotidiana, trepida preghiera essi sono chiamati, insieme ai malati di ogni<br />

parte <strong>del</strong> mondo, a presentare l' offerta <strong>del</strong>la sofferenza che Cristo ha<br />

accettato come mezzo per redimere l' umanità e salvarla.<br />

Sorgente <strong>del</strong>la pace è la Croce di Cristo, nella quale tutti siamo stati<br />

salvati. Chiamato all' unione con Cristo (cfr Col 1, 24) e a soffrire come<br />

Cristo (cfr Lc 9, 23; 21, 12-19; Gv 15, 18-21), il cristiano, con l'<br />

accettazione e l' offerta <strong>del</strong>la sofferenza, annuncia la forza costruttiva <strong>del</strong>la<br />

Croce. Infatti, se la guerra e la divisione sono frutto <strong>del</strong>la violenza e <strong>del</strong><br />

peccato, la pace è frutto <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>l' amore, che hanno il loro<br />

vertice nell' offerta generosa <strong>del</strong>la propria sofferenza spinta - se necessario<br />

- fino al dono <strong>del</strong>la propria vita in unione con Cristo. «Quanto più l' uomo<br />

è minacciato dal peccato, quanto più pesanti sono le strutture <strong>del</strong> peccato<br />

che porta in sé il mondo d' oggi, tanto più grande è l' eloquenza che la<br />

sofferenza umana in sé possiede. E tanto più la Chiesa sente il bisogno di<br />

ricorrere al valore <strong>del</strong>le sofferenze umane per la salvezza <strong>del</strong> mondo» (<br />

Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, n. 27).<br />

4. La valorizzazione <strong>del</strong>la sofferenza e la sua offerta per la salvezza <strong>del</strong><br />

mondo sono già di per sé azione e missione di pace, poiché dalla<br />

testimonianza coraggiosa dei deboli, dei malati e dei sofferenti può<br />

scaturire il più alto contributo alla pace. La sofferenza, infatti, sollecita una<br />

più profonda comunione spirituale favorendo, da una parte, il ricupero di<br />

una migliore qualità <strong>del</strong>la vita e promovendo, dall' altra, l' impegno<br />

convinto per la pace tra gli uomini.<br />

Il credente sa che, associandosi alle sofferenze di Cristo, diventa un<br />

autentico operatore di pace. E' questo un mistero insondabile, i cui frutti


sono però rilevabili con evidenza nella storia <strong>del</strong>la Chiesa e, in particolare,<br />

nella vita dei santi. Se esiste una sofferenza che provoca la morte, c' è però<br />

anche, secondo il piano di Dio, una sofferenza che porta alla conversione e<br />

alla trasformazione <strong>del</strong> cuore <strong>del</strong>l' uomo (cfr 2 Cor 7, 10): è la sofferenza<br />

che, in quanto completamento nella propria carne di «ciò che manca» alla<br />

passione di Cristo (cfr Col 1, 24), diventa ragione e fonte di letizia, perché<br />

generatrice di vita e di pace.<br />

5.Carissimi Fratelli e Sorelle che soffrite nel corpo e nello spirito, auguro a<br />

voi tutti di saper riconoscere ed accogliere la chiamata di Dio ad essere<br />

operatori di pace attraverso l' offerta <strong>del</strong> vostro dolore. Non è facile<br />

rispondere ad una chiamata così esigente. Guardate sempre con fiducia a<br />

Gesù «Servo sofferente», chiedendo a Lui la forza di trasformare in dono<br />

la prova che vi affligge. Ascoltate con fede la sua voce che ripete a<br />

ciascuno: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, e io vi<br />

ristorerò» (Mt 11, 28).<br />

La Vergine Maria, Madre Addolorata e Regina <strong>del</strong>la pace, ottenga ad ogni<br />

credente il dono di una fede salda, <strong>del</strong>la quale il mondo ha estremo<br />

bisogno. Grazie ad essa, infatti, le forze <strong>del</strong> male, <strong>del</strong>l' odio e <strong>del</strong>la<br />

discordia saranno disarmate dal sacrificio dei deboli e degli infermi, unito<br />

al mistero pasquale di Cristo Redentore.<br />

6.Mi rivolgo ora a voi, medici, infermieri, membri di associazioni e gruppi<br />

di volontariato, che siete al servizio dei malati. La vostra opera sarà<br />

autentica testimonianza e concreta azione di pace, se sarete disposti ad<br />

offrire vero amore a coloro con i quali venite a contatto e se, come<br />

credenti, saprete onorare in essi la presenza di Cristo stesso. Questo invito<br />

è rivolto in modo <strong>del</strong> tutto speciale ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose<br />

che per carisma <strong>del</strong> loro Istituto o per particolare forma di apostolato sono<br />

direttamente impegnati nella pastorale sanitaria.<br />

Mentre esprimo il mio vivo apprezzamento per quanto fate con<br />

abnegazione e generosa dedizione, auspico che quanti intraprendono le<br />

professioni mediche e paramediche lo facciano con entusiasmo e generosa<br />

disponibilità e prego il Padrone <strong>del</strong>la messe che mandi numerosi e santi<br />

operai a lavorare nel vasto campo <strong>del</strong>la salute, così importante per l'<br />

annuncio e la testimonianza <strong>del</strong> Vangelo.


Maria, Madre dei sofferenti, sia al fianco di quanti sono nella prova e<br />

sostenga lo sforzo di coloro che dedicano la loro esistenza al servizio dei<br />

malati.<br />

Con tali sentimenti imparto di cuore a voi, carissimi ammalati, e a tutti<br />

coloro che in qualsiasi modo vi sono accanto nelle molteplici vostre<br />

necessità materiali e spirituali, una speciale Benedizione Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 21 Novembre <strong>del</strong>l' anno 1994, diciassettesimo di<br />

Pontificato.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II PER LA IV<br />

GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1.«Non preoccuparti di questa malattia né di alcun' altra disgrazia. Non ci<br />

sto io qui che sono la tua Madre? Non ti trovi al riparo <strong>del</strong>la mia ombra?<br />

Non sono io la tua salute?». Queste parole l' umile indigeno Juan Diego di<br />

Cuautilan raccolse dalle labbra <strong>del</strong>la Vergine Santissima, nel dicembre <strong>del</strong><br />

1531, ai piedi <strong>del</strong>la collina di Tepeyac oggi chiamata Guadalupe, dopo<br />

aver implorato la guarigione di un congiunto.<br />

Mentre la Chiesa nell' amata nazione messicana ricorda il primo centenario<br />

<strong>del</strong>la incoronazione <strong>del</strong>la venerata immagine di Nostra Signora di<br />

Guadalupe (1895-1995), è particolarmente significativa la scelta <strong>del</strong><br />

famoso santuario di Città <strong>del</strong> Messico quale luogo per il momento<br />

celebrativo più solenne <strong>del</strong>la prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, l' 11<br />

febbraio 1996.<br />

Tale Giornata si colloca nel cuore di quella fase antepreparatoria (1994-<br />

1996) <strong>del</strong> Terzo Millennio Cristiano che deve «servire a ravvivare nel<br />

popolo cristiano la coscienza <strong>del</strong> valore e <strong>del</strong> significato che il Giubileo <strong>del</strong><br />

2000 riveste nella storia umana» (Tertio Millennio adveniente, 31). La<br />

Chiesa guarda con fiducia agli eventi <strong>del</strong> nostro tempo e tra i «segni di<br />

speranza presenti in questo ultimo scorcio di secolo» essa riconosce il<br />

cammino compiuto «dalla scienza e dalla tecnica, e soprattutto dalla<br />

medicina a servizio <strong>del</strong>la vita umana» (Ibid., 46). E' nel segno di questa


speranza, illuminata dalla presenza di Maria, «Salute degli infermi», che,<br />

in preparazione <strong>del</strong>la IV Giornata <strong>del</strong> Malato, mi rivolgo a chi porta nel<br />

corpo e nello spirito i segni <strong>del</strong>la sofferenza umana, come pure a quanti,<br />

nel servizio fraterno loro prestato, intendono attuare una perfetta sequela<br />

<strong>del</strong> Redentore. Infatti «come Cristo... è stato inviato dal Padre ' a dare la<br />

buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito' (cfr Lc<br />

4, 18), ' a cercare e salvare ciò che era perduto' (cfr Lc 19, 10), così pure la<br />

Chiesa circonda di affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana<br />

debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l' immagine <strong>del</strong> suo<br />

fondatore povero e sofferente» (Lumen gentium, 8).<br />

2.Carissimi fratelli e sorelle, che sperimentate in modo particolare la<br />

sofferenza, voi siete chiamati ad una peculiare missione nell' ambito <strong>del</strong>la<br />

nuova evangelizzazione, ispirandovi a Maria Madre <strong>del</strong>l' amore e <strong>del</strong><br />

dolore umano. Vi sostengono in tale non facile testimonianza gli operatori<br />

sanitari, i familiari, i volontari che vi accompagnano lungo il quotidiano<br />

cammino <strong>del</strong>la prova. Come ho ricordato nella Lettera apostolica Tertio<br />

Millennio adveniente, «la Vergine Santa sarà presente in modo per così<br />

dire trasversale lungo tutta la fase preparatoria» <strong>del</strong> grande Giubileo <strong>del</strong><br />

2000 «come esempio perfetto di amore, sia verso Dio sia verso il<br />

prossimo», così che ne ascoltiamo la voce materna ripetere: «Fate quello<br />

che Cristo vi dirà» (cfr Tertio Millennio adveniente, 43.54).<br />

Raccogliendo questo invito dal cuore <strong>del</strong>la Salus infirmorum, vi sarà<br />

possibile imprimere alla nuova evangelizzazione un singolare carattere di<br />

annuncio <strong>del</strong> Vangelo <strong>del</strong>la vita, misteriosamente mediato dalla<br />

testimonianza <strong>del</strong> Vangelo <strong>del</strong>la sofferenza (cfr Evangelium vitae, 1;<br />

Salvifici doloris, 3). «Una pastorale sanitaria, infatti, veramente organica<br />

fa parte direttamente <strong>del</strong>la evangelizzazione» (Discorso alla IV Riunione<br />

Plenaria <strong>del</strong>la Pontificia Commissione per l' America Latina, 8; 23 giugno<br />

1995).<br />

3.Di questo annuncio efficace, la Madre di Gesù è esempio e guida, poiché<br />

«si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà <strong>del</strong>le loro privazioni,<br />

indigenze e sofferenze. Si pone in mezzo, cioè fa da mediatrice non come<br />

un' estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale<br />

può - anzi ha il diritto - di far presente al Figlio i bisogni degli uomini. La<br />

sua mediazione, dunque ha un carattere di intercessione: Maria intercede<br />

per gli uomini. Non solo: come Madre desidera anche che si manifesti la


potenza messianica <strong>del</strong> Figlio, ossia la sua potenza salvifica volta a<br />

soccorrere la sventura umana, a liberare l' uomo dal male che in diversa<br />

forma e misura grava sulla sua vita» (Redemptoris Mater, 21).<br />

Questa missione rende perennemente presente nella vita <strong>del</strong>la Chiesa, la<br />

Salus infirmorum, che, come agli albori <strong>del</strong>la Chiesa (At 1, 14), continua<br />

ad essere anche oggi «il mo<strong>del</strong>lo di quell' amore materno, <strong>del</strong> quale<br />

devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica <strong>del</strong>la<br />

Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini» (Lumen gentium, 65).<br />

La celebrazione <strong>del</strong> momento più solenne <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe riallaccia idealmente<br />

la prima evangelizzazione <strong>del</strong> Nuovo Mondo alla nuova evangelizzazione.<br />

Tra le popolazioni <strong>del</strong>l' America Latina, infatti, «il Vangelo è stato<br />

annunciato presentando la Vergine come la sua più alta realizzazione . . .<br />

Di questa identità è simbolo luminosissimo il volto meticcio di Maria di<br />

Guadalupe, che si erge all' inizio <strong>del</strong>la evangelizzazione» (Documento di<br />

Puebla, 1979, 282.446). Per questo da cinque secoli, nel nuovo Mondo, la<br />

Vergine Santissima è venerata come «prima evangelizzatrice <strong>del</strong>l' America<br />

Latina», come «stella <strong>del</strong>la evangelizzazione» (Lettera ai religiosi e alle<br />

religiose <strong>del</strong>l' America Latina nel V centenario <strong>del</strong>l' evangelizzazione <strong>del</strong><br />

Nuovo Mondo, 31).<br />

4.Nell' adempimento <strong>del</strong> suo compito missionario la Chiesa, sorretta e<br />

confortata dall' intercessione di Maria Santissima, ha scritto pagine<br />

significative di sollecitudine per gli infermi e i sofferenti in America<br />

Latina. Anche oggi la pastorale sanitaria continua ad occupare un posto<br />

rilevante nell' azione apostolica <strong>del</strong>la Chiesa: essa ha la responsabilità di<br />

numerosi luoghi di soccorso e di cura ed opera tra i più poveri con<br />

apprezzata premura nel campo sanitario, grazie al generoso impegno di<br />

tanti fratelli nell' episcopato, di sacerdoti, religiosi, religiose e di molti<br />

fe<strong>del</strong>i laici, che hanno sviluppato una spiccata sensibilità nei confronti di<br />

quanti si trovano nel dolore.<br />

Se, poi, dall' America Latina lo sguardo s' allarga a spaziare sul mondo,<br />

incontra innumerevoli conferme di questa premura materna <strong>del</strong>la Chiesa<br />

per i malati. Anche oggi, forse soprattutto oggi, si alza dall' umanità il<br />

pianto di folle provate dalla sofferenza. Intere popolazioni sono straziate<br />

dalla cru<strong>del</strong>tà <strong>del</strong>la guerra. Le vittime dei conflitti tuttora in atto sono


soprattutto i più deboli: le madri, i bambini, gli anziani. Quanti esseri<br />

umani, stremati dalla fame e dalle malattie, non possono contare nemmeno<br />

sulle forme più elementari di assistenza. E dove queste fortunatamente<br />

vengono assicurate, quanti sono i malati attanagliati dalla paura e dalla<br />

disperazione, a causa <strong>del</strong>la incapacità di dare un significato costruttivo alla<br />

propria sofferenza nella luce <strong>del</strong>la fede.<br />

I lodevoli ed anche eroici sforzi di tanti operatori sanitari e il crescente<br />

apporto di personale volontario non bastano a coprire le concrete necessità.<br />

Chiedo al Signore di voler suscitare in numero ancor maggiore persone<br />

generose, che sappiano donare a chi soffre il conforto non soltanto <strong>del</strong>l'<br />

assistenza fisica, ma anche <strong>del</strong> sostegno spirituale aprendogli dinanzi le<br />

consolanti prospettive <strong>del</strong>la fede.<br />

5.Carissimi malati e voi, familiari ed operatori sanitari che ne condividete<br />

il difficile cammino, sentitevi protagonisti di evangelico rinnovamento<br />

nell' itinerario spirituale verso il Grande Giubileo <strong>del</strong> 2000. Nell'<br />

inquietante panorama <strong>del</strong>le antiche e nuove forme di aggressione alla vita<br />

che segnano la storia dei nostri giorni, voi siete come la folla che cercava<br />

di toccare il Signore «perché da lui usciva una forza che sanava tutti» (Lc<br />

6, 19). E fu proprio dinanzi a tale moltitudine di gente che Gesù pronunciò<br />

il «discorso <strong>del</strong>la montagna» proclamando beati coloro che piangono (cfr<br />

Lc 6, 21). Soffrire ed essere accanto a chi soffre: chi vive nella fede queste<br />

due situazioni entra in particolare contatto con le sofferenze di Cristo ed è<br />

ammesso a condividere «una specialissima particella <strong>del</strong>l' infinito tesoro<br />

<strong>del</strong>la redenzione <strong>del</strong> mondo» (Salvifici doloris, 27).<br />

6.Carissimi fratelli e sorelle che vi trovate nella prova, offrite<br />

generosamente il vostro dolore in comunione con Cristo sofferente e con<br />

Maria sua dolcissima Madre. E voi che quotidianamente operate accanto a<br />

coloro che soffrono, fate <strong>del</strong> vostro servizio un prezioso contributo alla<br />

evangelizzazione. Sentitevi tutti parte viva <strong>del</strong>la Chiesa, poiché in voi la<br />

comunità cristiana è chiamata a confrontarsi con la croce di Cristo, per<br />

rendere al mondo ragione <strong>del</strong>la speranza evangelica (cfr 1 Pt 3, 15). «A<br />

voi tutti che soffrite, chiediamo di sostenerci. Proprio a voi, che siete<br />

deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'<br />

umanità. Nel terribile combattimento tra le forze <strong>del</strong> bene e <strong>del</strong> male, di<br />

cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra<br />

sofferenza in unione con la Croce di Cristo» (Salvifici doloris, 31).


7.Il mio appello si rivolge anche a voi, Pastori <strong>del</strong>le comunità ecclesiali, a<br />

voi responsabili <strong>del</strong>la pastorale sanitaria, affinché con idonea preparazione<br />

vi accingiate a celebrare la prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato<br />

mediante iniziative atte a sensibilizzare il popolo di Dio e la stessa società<br />

civile ai vasti e complessi problemi <strong>del</strong>la sanità e <strong>del</strong>la salute.<br />

E voi, operatori sanitari, - medici, infermieri, cappellani, religiosi e<br />

religiose, amministratori e volontari -, e particolarmente voi donne,<br />

pioniere <strong>del</strong> servizio sanitario e spirituale agli infermi, fatevi tutti<br />

promotori e promotrici di comunione tra gli ammalati, tra i loro familiari e<br />

nella comunità ecclesiale.<br />

Siate accanto agli infermi e alle loro famiglie facendo sì che quanti si<br />

trovano nella prova non si sentano mai emarginati. L' esperienza <strong>del</strong> dolore<br />

diventerà così per ciascuno scuola di generosa dedizione.<br />

8.Estendo volentieri quest' appello ai responsabili civili ad ogni livello,<br />

affinché colgano nell' attenzione e nell' impegno <strong>del</strong>la Chiesa per il mondo<br />

<strong>del</strong>la sofferenza un' occasione di dialogo, di incontro e di collaborazione<br />

per costruire una civiltà che, muovendo dalla sollecitudine per chi soffre,<br />

si incammini sempre più sulla via <strong>del</strong>la giustizia, <strong>del</strong>la libertà, <strong>del</strong>l' amore<br />

e <strong>del</strong>la pace. Senza giustizia il mondo non conoscerà la pace; senza la pace<br />

la sofferenza non potrà che dilatarsi a dismisura.<br />

Su quanti soffrono e su tutti coloro che si prodigano a loro servizio invoco<br />

il materno sostegno di Maria. La Madre di Gesù, da secoli venerata nell'<br />

insigne santuario di Nostra Signora di Guadalupe, ascolti il grido di tante<br />

sofferenze, asciughi le lacrime di chi è nel dolore, sia accanto a tutti i<br />

malati <strong>del</strong> mondo. Cari ammalati, la Vergine Santa presenti al Figlio l'<br />

offerta <strong>del</strong>le vostre pene, nelle quali si riverbera il volto di Cristo sulla<br />

croce.<br />

Accompagno questo auspicio con l' assicurazione <strong>del</strong>la mia fervente<br />

preghiera, mentre di cuore a tutti imparto l' Apostolica Benedizione.<br />

Dal Vaticano, 11 Ottobre 1995, Memoria <strong>del</strong>la Beata Vergine Maria,<br />

Madre <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

IOANNES PAULUS PP. II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN PREPARAZIONE<br />

ALLA V GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1. La prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato sarà celebrata l'11 febbraio<br />

1997 presso il Santuario di Nostra Signora di Fatima, nella nobile Nazione<br />

portoghese. Il luogo prescelto è particolarmente significativo per me. Là,<br />

infatti, volli recarmi nell'anniversario <strong>del</strong>l'attentato alla mia persona in<br />

Piazza San Pietro per ringraziare la divina Provvidenza, secondo il cui<br />

imperscrutabile disegno il drammatico evento aveva misteriosamente<br />

coinciso con l'anniversario <strong>del</strong>la prima apparizione <strong>del</strong>la Madre di Gesù, il<br />

13 maggio 1917, alla Cova da Iria.<br />

Sono lieto, pertanto, che a Fatima si svolga la celebrazione ufficiale di una<br />

Giornata come quella <strong>del</strong> Malato che mi sta particolarmente a cuore. Essa<br />

offrirà così a ciascuno l'occasione di porsi nuovamente in ascolto <strong>del</strong><br />

messaggio <strong>del</strong>la Vergine, il cui nucleo fondamentale è "la chiamata alla<br />

conversione e alla penitenza, come nel Vangelo. Questa chiamata è stata<br />

pronunciata all'inizio <strong>del</strong> ventesimo secolo e, pertanto, a questo secolo è<br />

stata particolarmente rivolta. La Signora <strong>del</strong> messaggio sembra leggere con<br />

una speciale perspicacia i segni dei tempi, i segni <strong>del</strong> nostro tempo"<br />

(Giovanni Paolo II, Allocuzione a Fatima, 13 maggio 1982, in<br />

Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982], p. 1580).<br />

Ascoltando la Vergine Santissima, sarà possibile riscoprire in maniera viva<br />

e toccante la sua missione nel mistero di Cristo e <strong>del</strong>la Chiesa: missione<br />

che già si trova indicata nel Vangelo, allorché Maria sollecita Gesù a dare<br />

inizio ai miracoli, dicendo ai servi durante il convito nuziale a Cana di<br />

Galilea: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2, 5). A Fatima Ella s'è fatta eco di<br />

una precisa parola pronunciata dal Figlio all'inizio <strong>del</strong>la sua missione<br />

pubblica: "Il tempo è compiuto . . .; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc<br />

1, 15). L'insistente invito di Maria Santissima alla penitenza non è che la<br />

manifestazione <strong>del</strong>la sua sollecitudine materna per le sorti <strong>del</strong>la famiglia<br />

umana, bisognosa di conversione e di perdono.<br />

2. Anche di altre parole <strong>del</strong> Figlio, Maria si fa portavoce a Fatima. In<br />

particolare, risuona nella Cova da Iria l'invito di Cristo: "Venite a me, voi<br />

tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt 11, 28). Le folle di<br />

pellegrini che, da ogni parte <strong>del</strong> mondo, accorrono in quella terra benedetta


non sono forse testimonianza eloquente <strong>del</strong> bisogno di ristoro e di conforto<br />

che innumerevoli persone sperimentano nella propria vita?<br />

Sono soprattutto coloro che soffrono a sentirsi attratti dalla prospettiva <strong>del</strong><br />

"ristoro" che il Medico divino è in grado di offrire a chi si rivolge a Lui<br />

con fiducia. E a Fatima questo ristoro si trova: è a volte ristoro fisico,<br />

quando nella sua provvidenza Dio concede la guarigione dalla malattia; è<br />

più spesso ristoro spirituale, quando l'anima, pervasa dalla luce interiore<br />

<strong>del</strong>la grazia, trova la forza di accettare il peso doloroso <strong>del</strong>l'infermità<br />

trasformandolo, mediante la comunione con Cristo, servo sofferente, in<br />

strumento di redenzione e di salvezza per sé e per i fratelli.<br />

La via da seguire, in questo difficile cammino, ci viene indicata dalla voce<br />

materna di Maria che, sempre, nella storia e nella vita <strong>del</strong>la Chiesa, ma in<br />

modo particolare nel nostro tempo, continua a ripetere le parole: "Fate<br />

quello che vi dirà".<br />

3. La Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato è, dunque, una preziosa occasione per<br />

riascoltare ed accogliere l'esortazione <strong>del</strong>la Madre di Gesù che, ai piedi<br />

<strong>del</strong>la Croce, ebbe in affidamento l'umanità (cfr. Gv 19, 25-27). La Giornata<br />

si colloca nel primo anno <strong>del</strong> "triduo" preparatorio <strong>del</strong> Grande Giubileo <strong>del</strong><br />

Duemila: un anno interamente dedicato alla riflessione su Cristo. Proprio<br />

questa riflessione sulla centralità di Cristo "non può essere disgiunta dal<br />

riconoscimento <strong>del</strong> ruolo svolto dalla sua santissima Madre . . . Maria,<br />

infatti, addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i<br />

credenti come mo<strong>del</strong>lo di fede vissuta" (Giovanni Paolo II, Tertio<br />

millennio adveniente, n.43).<br />

L'esemplarità di Maria trova la sua più alta espressione nell'invito a<br />

guardare al Crocifisso per imparare da Lui che, assumendo totalmente la<br />

condizione umana, ha voluto liberamente caricarsi <strong>del</strong>le nostre sofferenze<br />

e offrirsi al Padre come vittima innocente per noi uomini e per la nostra<br />

salvezza, "con forti grida e lacrime" (Eb 5, 7). Egli ha così redento la<br />

sofferenza, trasformandola in un dono di amore salvifico.<br />

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, che soffrite nello spirito e nel corpo! Non<br />

cedete alla tentazione di considerare il dolore come un'esperienza soltanto<br />

negativa, al punto da dubitare <strong>del</strong>la bontà di Dio. Nel Cristo sofferente<br />

ogni malato trova il significato dei propri patimenti. La sofferenza e la


malattia appartengono alla condizione <strong>del</strong>l'uomo, creatura fragile e<br />

limitata, segnata sin dalla nascita dal peccato originale. In Cristo morto e<br />

risorto, tuttavia, l'umanità scopre una nuova dimensione <strong>del</strong> suo soffrire:<br />

invece che un fallimento, esso le si rivela come l'occasione per offrire una<br />

testimonianza di fede e di amore.<br />

Carissimi ammalati, sappiate trovare nell'amore "il senso salvifico <strong>del</strong><br />

vostro dolore e risposte valide a tutti i vostri interrogativi" (Giovanni Paolo<br />

II, Salvifici doloris, n. 31). La vostra è una missione di altissimo valore sia<br />

per la Chiesa che per la società. "Voi che portate il peso <strong>del</strong>la sofferenza<br />

siete ai primi posti tra coloro che Dio ama. Come a tutti coloro che Egli ha<br />

incontrato lungo le vie <strong>del</strong>la Palestina, Gesù vi ha rivolto uno sguardo<br />

pieno di tenerezza; il suo amore non verrà mai meno" (Giovanni Paolo II,<br />

Celebrazione <strong>del</strong>la parola con gli ammalati e i sofferenti, Tours, 21<br />

settembre 1996, 2). Di questo amore privilegiato sappiate essere testimoni<br />

generosi attraverso il dono <strong>del</strong> vostro patire, che tanto può per la salvezza<br />

<strong>del</strong> genere umano.<br />

In una società come quella attuale, che cerca di costruire il proprio futuro<br />

sul benessere e sul consumismo e tutto valuta sulla base <strong>del</strong>l'efficienza e<br />

<strong>del</strong> profitto, malattia e sofferenza, non potendo essere negate, o vengono<br />

rimosse o sono svuotate di significato nell'illusione di un loro superamento<br />

attraverso i soli mezzi offerti dal progresso <strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong>la tecnica.<br />

Senza dubbio, la malattia e la sofferenza restano un limite e una prova per<br />

la mente umana. Alla luce <strong>del</strong>la Croce di Cristo, tuttavia, esse diventano<br />

un momento privilegiato di crescita nella fede e uno strumento prezioso<br />

per contribuire, in unione con Gesù Redentore, all'attuazione <strong>del</strong> progetto<br />

divino <strong>del</strong>la salvezza.<br />

5. Nella pagina evangelica relativa al giudizio finale, quando "il Figlio<br />

<strong>del</strong>l'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli" (Mt 25, 31), sono<br />

indicati i criteri in base ai quali sarà pronunciata la sentenza. Com'è noto,<br />

essi sono riassunti nella solenne affermazione conclusiva: "In verità, vi<br />

dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei<br />

fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Tra questi "fratelli più<br />

piccoli" ci sono i malati (cfr. Mt 25, 36), spesso soli ed emarginati dalla<br />

società. Sensibilizzare l'opinione pubblica nei loro confronti è una <strong>del</strong>le<br />

finalità principali <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato:


essere vicino a chi soffre, affinché sappia mettere a frutto la propria<br />

sofferenza anche attraverso l'aiuto di coloro che gli sono accanto per<br />

curarlo ed assisterlo, è questo l'impegno a cui la Giornata richiama.<br />

Sull'esempio di Gesù, occorre accostarsi come "buoni samaritani" all'uomo<br />

che soffre. Occorre imparare a "servire negli uomini il Figlio <strong>del</strong>l'uomo",<br />

come diceva il Beato Luigi Orione (cfr. Beato Luigi Orione, Scritti 57,<br />

104). Bisogna saper vedere con occhi solidali le sofferenze dei propri<br />

fratelli, non "passare oltre", ma farsi "prossimo", sostando accanto a loro,<br />

con gesti di servizio e di amore rivolti alla salute integrale <strong>del</strong>la persona<br />

umana. Una società si qualifica per lo sguardo che rivolge ai sofferenti e<br />

per l'atteggiamento che adotta nei loro confronti.<br />

Troppi essere umani, nel mondo in cui viviamo, restano esclusi dall'amore<br />

<strong>del</strong>la comunità familiare e sociale. Apparendo a Fatima a tre poveri<br />

pastorelli per renderli annunciatori <strong>del</strong> messaggio evangelico, la Vergine<br />

Santissima ha rinnovato il suo liberante Magnificat, facendosi voce di<br />

"coloro che non accettano passivamente le avverse circostanze <strong>del</strong>la vita<br />

personale e sociale né sono vittime <strong>del</strong>l'alienazione' - come oggi si dice -<br />

bensì proclamano con Lei che Dio è vindice degli umili e, se è il caso,<br />

depone i potenti dal trono" (Giovanni Paolo II, Omelia presso il Santuario<br />

di Zapopan, 30 gennaio 1979, 4, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II,<br />

II/1 [1979], p.295).<br />

6. Anche in questa circostanza, pertanto, rinnovo un forte appello ai<br />

responsabili <strong>del</strong>la cosa pubblica, alle organizzazioni sanitarie<br />

internazionali e nazionali, agli operatori sanitari, alle associazioni di<br />

volontariato e a tutti gli uomini di buona volontà, affinché si uniscano<br />

all'impegno <strong>del</strong>la Chiesa, la quale, aderendo all'insegnamento di Cristo,<br />

intende annunciare il Vangelo attraverso la testimonianza <strong>del</strong> servizio a<br />

coloro che soffrono.<br />

La Vergine Santissima, che a Fatima ha asciugato tante lacrime, aiuti tutti<br />

a trasformare questa Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato in un momento<br />

qualificante di "nuova evangelizzazione".<br />

Con tali auspici, mentre invoco sulle iniziative promosse in occasione di<br />

questa Giornata la materna protezione di Maria, Madre <strong>del</strong> Signore e<br />

Madre nostra, imparto volentieri a voi, carissimi ammalati, ai vostri


familiari, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che vi sono<br />

accanto con spirito di solidarietà nelle vostre sofferenze la mia affettuosa<br />

Benedizione.<br />

Dal Vaticano, 18 Ottobre 1996.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN PREPARAZIONE<br />

ALLA VI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Carissimi Fratelli e Sorelle!<br />

1. La celebrazione <strong>del</strong>la prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, l'11<br />

febbraio 1998, si terrà presso il Santuario di Loreto. Il luogo prescelto,<br />

ricordando il momento in cui il Verbo si è fatto carne nel grembo <strong>del</strong>la<br />

Vergine Maria per opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo, invita a fissare lo sguardo sul<br />

mistero <strong>del</strong>l'Incarnazione.<br />

Nei miei ripetuti pellegrinaggi a questo "primo Santuario di portata<br />

internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore<br />

mariano <strong>del</strong>la cristianità" (Giovanni Paolo II, Lettera a Mons. Pasquale<br />

Macchi, Delegato Pontificio per il Santuario di Loreto, 15 agosto 1993:<br />

Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVI, 2 (1993) 526), ho sempre sentito<br />

la particolare vicinanza dei malati, che qui accorrono numerosi e fidenti.<br />

"Dove potrebbero essi, <strong>del</strong> resto, essere accolti meglio, se non nella casa di<br />

Colei che proprio le «litanie lauretane» ci fanno invocare come «salute<br />

degli infermi», e «consolatrice degli afflitti»?" (Ibid.).<br />

La scelta di Loreto, pertanto, ben s'armonizza con la lunga tradizione di<br />

attenzione amorosa <strong>del</strong>la Chiesa verso quanti soffrono nel corpo e nello<br />

spirito. Essa non mancherà di ravvivare la preghiera che i fe<strong>del</strong>i, fidando<br />

nell'intercessione di Maria, innalzano al Signore per gli ammalati.<br />

L'importante appuntamento offre, inoltre, alla Comunità ecclesiale<br />

l'opportunità di sostare in devoto raccoglimento davanti alla Santa Casa,<br />

icona di un evento e di un mistero fondamentale come l'Incarnazione <strong>del</strong><br />

Verbo, per accogliere la luce e la forza <strong>del</strong>lo Spirito che trasforma il cuore<br />

<strong>del</strong>l'uomo in una dimora di speranza.


2. "E il Verbo si è fatto carne" (Gv 1, 14). Nel Santuario di Loreto, più che<br />

altrove, è possibile avvertire il senso profondo di queste parole<br />

<strong>del</strong>l'evangelista Giovanni. Tra le mura <strong>del</strong>la Santa Casa con forza<br />

particolare Gesù Cristo, "il Dio con noi", ci parla <strong>del</strong>l'amore <strong>del</strong> Padre (cfr<br />

Gv 3, 16), che nell'Incarnazione redentiva ha trovato la sua più alta<br />

manifestazione. Dio alla ricerca <strong>del</strong>l'uomo è diventato uomo Egli stesso,<br />

gettando un ponte tra la trascendenza divina e la condizione umana. "Pur<br />

essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua<br />

uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso... facendosi obbediente fino alla<br />

morte e alla morte di croce" (Fil 2, 6-8). Cristo non è venuto per togliere le<br />

nostre pene, ma per condividerle e, assumendole, conferire ad esse valore<br />

salvifico: divenendo partecipe <strong>del</strong>la condizione umana, con i suoi limiti e i<br />

suoi dolori, Egli l'ha redenta. La salvezza da lui compiuta, già prefigurata<br />

nelle guarigioni dei malati, apre orizzonti di speranza a quanti si trovano<br />

nella difficile stagione <strong>del</strong>la sofferenza.<br />

3. "Per opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo". Il mistero <strong>del</strong>l'Incarnazione è opera<br />

<strong>del</strong>lo Spirito, che nella Trinità è "la Persona-amore, il dono increato . . .<br />

fonte eterna di ogni elargizione proveniente da Dio nell'ordine <strong>del</strong>la<br />

creazione, il principio diretto e, in certo senso, il soggetto<br />

<strong>del</strong>l'autocomunicazione di Dio nell'ordine <strong>del</strong>la grazia" (Giovanni Paolo II,<br />

Dominum et vivificantem, 50). A Lui è dedicato il 1998, secondo anno di<br />

preparazione immediata al Giubileo <strong>del</strong> Duemila.<br />

Effuso nei nostri cuori, lo Spirito Santo ci fa avvertire in maniera<br />

ineffabile il "Dio vicino", rivelatoci da Cristo: "E che voi siete figli ne è<br />

prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito <strong>del</strong> suo Figlio,<br />

che grida: Abbà, Padre" (Gal 4, 6). Egli è il vero custode <strong>del</strong>la speranza di<br />

tutte le creature umane e, specialmente, di quelle che "possiedono le<br />

primizie <strong>del</strong>lo Spirito" ed "aspettano la redenzione <strong>del</strong> loro corpo" (cfr Rm<br />

8, 23). Nel cuore <strong>del</strong>l'uomo lo Spirito Santo diventa - come proclama la<br />

Sequenza liturgica <strong>del</strong>la Solennità di Pentecoste - vero "padre dei poveri,<br />

datore dei doni, luce dei cuori"; diventa "dolce ospite <strong>del</strong>l'anima" che porta<br />

"riposo" nella fatica, "riparo" nella "calura" <strong>del</strong> giorno, "conforto" in<br />

mezzo alle inquietudini, alle lotte e ai pericoli di ogni epoca. E' lo Spirito<br />

che dà al cuore umano la forza di affrontare le situazioni difficili e di<br />

superarle.<br />

4. "Nel grembo di Maria Vergine". Contemplando le mura <strong>del</strong>la Santa


Casa, pare di sentir risuonare ancora le parole con le quali la Madre <strong>del</strong><br />

Signore ha dato il suo assenso e la sua cooperazione al progetto salvifico<br />

di Dio: ecce, l'abbandono generoso; fiat, la sottomissione confidente.<br />

Divenuta pura capacità di Dio, Maria ha fatto <strong>del</strong>la propria vita una<br />

costante cooperazione all'opera salvifica compiuta dal suo Figlio Gesù.<br />

In questo secondo anno di preparazione al Giubileo, Maria deve essere<br />

contemplata e imitata "soprattutto come la donna docile alla voce <strong>del</strong>lo<br />

Spirito, donna <strong>del</strong> silenzio e <strong>del</strong>l'ascolto, donna di speranza, che seppe<br />

accogliere come Abramo la volontà di Dio «sperando contro ogni<br />

speranza» (Rm 4, 18)" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente,<br />

48). Dichiarandosi serva <strong>del</strong> Signore, Maria sa di mettersi anche al<br />

servizio <strong>del</strong> suo amore verso gli uomini. Col suo esempio Ella aiuta a<br />

comprendere che l'accettazione incondizionata <strong>del</strong>la sovranità di Dio pone<br />

l'uomo in atteggiamento di completa disponibilità. In tal modo, la Vergine<br />

diventa l'icona <strong>del</strong>l'attenzione vigile e <strong>del</strong>la compassione verso chi soffre.<br />

Significativamente, dopo aver accolto con generosità il messaggio<br />

<strong>del</strong>l'Angelo, Ella si reca in fretta a servire Elisabetta. Più tardi coglierà<br />

nella situazione imbarazzante degli sposi a Cana di Galilea l'appello ad<br />

intervenire in loro aiuto, divenendo così riflesso eloquente <strong>del</strong>l'amore<br />

provvido di Dio. Il servizio <strong>del</strong>la Vergine troverà la manifestazione<br />

massima nella partecipazione alla sofferenza e alla morte <strong>del</strong> Figlio<br />

quando, ai piedi <strong>del</strong>la croce, accoglierà la missione di Madre <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

Guardando a Lei, Salute degli infermi, molti cristiani nel corso dei secoli<br />

hanno imparato a rivestire di tenerezza materna la loro assistenza ai malati.<br />

5. La contemplazione <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>l'Incarnazione, evocato con tanta<br />

immediatezza dalla Casa di Loreto, ravviva la fede nell'opera salvifica di<br />

Dio, che in Cristo ha liberato l'uomo dal peccato e dalla morte e ne ha<br />

aperto il cuore alla speranza dei cieli nuovi e <strong>del</strong>la terra nuova (cfr 2 Pt 3,<br />

13). In un mondo lacerato da sofferenze, contraddizioni, egoismi e<br />

violenze, il credente vive nella consapevolezza che "tutta la creazione<br />

geme e soffre fino ad oggi nelle doglie <strong>del</strong> parto" (Rm 8, 22) e s'assume<br />

l'impegno di essere, con la parola e con la vita, un testimone <strong>del</strong> Cristo<br />

risuscitato.<br />

Per tale motivo, nell'Esortazione Apostolica Tertio millennio adveniente<br />

ho invitato i credenti a valorizzare "i segni di speranza presenti in questo


ultimo scorcio di secolo, nonostante le ombre che spesso li nascondono ai<br />

nostri occhi", e a riservare particolare attenzione ai "progressi realizzati<br />

dalla scienza, dalla tecnica e soprattutto dalla medicina a servizio <strong>del</strong>la vita<br />

umana" (n. 46). Tuttavia, i successi ottenuti nel debellare le malattie ed<br />

alleviare le sofferenze non possono far dimenticare le tante situazioni in<br />

cui sono misconosciute e calpestate la centralità e la dignità <strong>del</strong>la persona<br />

umana, come accade quando la Sanità è considerata in termini di lucro e<br />

non di servizio solidale, quando la famiglia è lasciata sola davanti ai<br />

problemi <strong>del</strong>la salute o quando le fasce più deboli <strong>del</strong>la società sono<br />

costrette a sopportare le conseguenze di ingiuste disattenzioni e<br />

discriminazioni.<br />

In occasione di questa Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato desidero esortare la<br />

Comunità ecclesiale a rinnovare l'impegno volto a trasformare l'umana<br />

società in una "casa di speranza", in collaborazione con tutti i credenti e<br />

gli uomini di buona volontà.<br />

6. Tale impegno richiede che la Comunità ecclesiale viva la comunione:<br />

soltanto dove uomini e donne, attraverso l'ascolto <strong>del</strong>la Parola, la preghiera<br />

e la celebrazione dei sacramenti, diventano "un cuor solo e un'anima sola",<br />

si sviluppano la solidarietà fraterna e la condivisione dei beni e si realizza<br />

quanto ricorda san Paolo ai cristiani di Corinto: "Se un membro soffre,<br />

tutte le membra soffrono insieme" (1 Cor 12, 26).<br />

Mentre si prepara al Grande Giubileo <strong>del</strong> 2000, la Chiesa è chiamata ad<br />

intensificare gli sforzi per tradurre in progetti concreti la comunione<br />

suggerita dalle parole <strong>del</strong>l'Apostolo. Le diocesi, le parrocchie e tutte le<br />

Comunità ecclesiali si impegnino a presentare i temi <strong>del</strong>la salute e <strong>del</strong>la<br />

malattia alla luce <strong>del</strong> Vangelo; incoraggino la promozione e la difesa <strong>del</strong>la<br />

vita e <strong>del</strong>la dignità <strong>del</strong>la persona umana, dal concepimento fino al suo<br />

termine naturale; rendano concreta e visibile l'opzione preferenziale per i<br />

poveri e gli emarginati; tra questi, circondino di amorevole attenzione le<br />

vittime <strong>del</strong>le nuove malattie sociali, i disabili, i malati cronici, i morenti e<br />

quanti dai disordini politici e sociali sono costretti a lasciare la loro terra e<br />

a vivere in condizioni precarie o addirittura disumane.<br />

Comunità che sanno vivere l'autentica diaconia evangelica, vedendo nel<br />

povero e nel malato "il loro Signore e Padrone", costituiscono un annuncio<br />

coraggioso <strong>del</strong>la risurrezione e contribuiscono a rinnovare efficacemente la


speranza "nell'avvento definitivo <strong>del</strong> Regno di Dio".<br />

7. Cari ammalati, nella Comunità ecclesiale è riservato a voi un posto<br />

speciale. La condizione di sofferenza in cui vivete e il desiderio di<br />

ricuperare la salute vi rendono particolarmente sensibili al valore <strong>del</strong>la<br />

speranza. Affido all'intercessione di Maria la vostra aspirazione al<br />

benessere <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong>lo spirito e vi esorto ad illuminarla ed elevarla<br />

con la virtù teologale <strong>del</strong>la speranza, dono di Cristo.<br />

Essa vi aiuterà a dare un significato nuovo al soffrire, trasformandolo in<br />

via di salvezza, in occasione di evangelizzazione e di redenzione. Infatti,<br />

"il soffrire può avere anche un significato positivo per l'uomo e per la<br />

stessa società, chiamato com'è a divenire una forma di partecipazione alla<br />

sofferenza salvifica di Cristo e alla sua gioia di risorto, e pertanto una forza<br />

di santificazione e di edificazione <strong>del</strong>la Chiesa" (Christifi<strong>del</strong>es Laici, 54;<br />

cfr Salvifici doloris, 23). Mo<strong>del</strong>lata su quella di Cristo e abitata dallo<br />

Spirito Santo, la vostra esperienza <strong>del</strong> dolore proclamerà la forza vittoriosa<br />

<strong>del</strong>la Risurrezione.<br />

8. La contemplazione <strong>del</strong>la Santa Casa ci porta naturalmente a soffermarci<br />

sulla Famiglia di Nazareth, dove non sono mancate le prove: in un inno<br />

liturgico essa viene detta "esperta <strong>del</strong> soffrire" (Breviario Romano, Ufficio<br />

<strong>del</strong>le Letture nella solennità <strong>del</strong>la Sacra Famiglia). Tuttavia, quella "santa e<br />

dolce dimora" (Ibid.) era anche allietata dalla più limpida gioia.<br />

Il mio augurio è che da quel focolare giunga ad ogni famiglia umana, ferita<br />

dalla sofferenza, il dono <strong>del</strong>la serenità e <strong>del</strong>la fiducia. Mentre invito la<br />

Comunità ecclesiale e civile a farsi carico <strong>del</strong>le difficili situazioni in cui si<br />

trovano molte famiglie sotto il peso imposto dalla malattia di un<br />

congiunto, ricordo che il comando <strong>del</strong> Signore di visitare gli infermi è<br />

rivolto innanzitutto ai familiari <strong>del</strong>l'ammalato. Compiuta in spirito di<br />

amorosa donazione di sé e sostenuta dalla fede, dalla preghiera e dai<br />

sacramenti, l'assistenza dei congiunti ammalati può trasformarsi in uno<br />

strumento terapeutico insostituibile per l'ammalato e divenire per tutti<br />

occasione <strong>del</strong>la scoperta di preziosi valori umani e spirituali.<br />

9. Rivolgo, in questo contesto, un particolare pensiero agli operatori<br />

sanitari e pastorali, professionisti e volontari, che vivono continuamente<br />

accanto alle necessità degli ammalati. Desidero esortarli ad avere sempre


un alto concetto <strong>del</strong> compito loro affidato, senza lasciarsi mai sopraffare da<br />

difficoltà ed incomprensioni. Impegnarsi nel mondo sanitario non vuol dire<br />

soltanto combattere il male, ma soprattutto promuovere la qualità <strong>del</strong>la vita<br />

umana. Il cristiano, poi, consapevole che "la gloria di Dio è l'uomo<br />

vivente", onora Dio nel corpo umano sia negli aspetti esaltanti <strong>del</strong>la forza,<br />

<strong>del</strong>la vitalità e <strong>del</strong>la bellezza che in quelli <strong>del</strong>la fragilità e <strong>del</strong> disfacimento.<br />

Sempre egli proclama il trascendente valore <strong>del</strong>la persona umana, la cui<br />

dignità rimane intatta pur nell'esperienza <strong>del</strong> dolore, <strong>del</strong>la malattia e<br />

<strong>del</strong>l'invecchiamento. Grazie alla fede nella vittoria di Cristo sulla morte,<br />

egli attende con fiducia il momento in cui il Signore "trasfigurerà il nostro<br />

corpo mortale per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù <strong>del</strong> potere<br />

che ha di sottomettere a sé tutte le cose" (Fil 3, 21).<br />

A differenza di quanti "non hanno speranza" (cfr 1 Ts 4, 13), il credente sa<br />

che la stagione <strong>del</strong> soffrire rappresenta un'occasione di vita nuova, di<br />

grazia e di risurrezione. Egli esprime questa certezza attraverso l'impegno<br />

terapeutico, la capacità di accoglienza e di accompagnamento, la<br />

partecipazione alla vita di Cristo comunicata nella preghiera e nei<br />

sacramenti. Prendersi cura <strong>del</strong> malato e <strong>del</strong> morente, aiutare l'uomo<br />

esteriore che si va disfacendo, perché l'uomo interiore si rinnovi di giorno<br />

in giorno (cfr 2 Cor 4, 16), non è forse cooperare a quel processo di<br />

risurrezione che il Signore ha immesso nella storia degli uomini con il<br />

mistero pasquale e che troverà pieno compimento alla fine dei tempi? Non<br />

è rendere ragione <strong>del</strong>la speranza (cfr 1 Pt 3, 15) che ci è stata donata? In<br />

ogni lacrima asciugata vi è già un annunzio dei tempi ultimi, un anticipo<br />

<strong>del</strong>la pienezza finale (cfr Ap 21, 4 e Is 25, 8).<br />

Consapevole di ciò, la Comunità cristiana si adopera per l'assistenza ai<br />

malati e la promozione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita, collaborando con tutti gli<br />

uomini di buona volontà. Essa realizza questa sua <strong>del</strong>icata missione al<br />

servizio <strong>del</strong>l'uomo sia nel confronto rispettoso e fermo con le forze che<br />

esprimono visioni morali differenti, sia con l'apporto fattivo alla<br />

legislazione sull'ambiente, il sostegno ad un'equa distribuzione <strong>del</strong>le<br />

risorse sanitarie, la promozione di una maggiore solidarietà tra popoli<br />

ricchi e poveri (cfr Tertio millennio adveniente, 46).<br />

10. A Maria, Consolatrice degli afflitti, affido coloro che soffrono nel<br />

corpo e nello spirito, insieme con gli operatori sanitari e quanti si dedicano<br />

generosamente all'assistenza degli infermi.


A Te, Vergine lauretana, fiduciosi volgiamo il nostro sguardo.<br />

A Te, "vita, dolcezza, speranza nostra", chiediamo la grazia di saper<br />

attendere l'alba <strong>del</strong> terzo millennio con gli stessi sentimenti che vibravano<br />

nel tuo cuore, mentre attendevi la nascita <strong>del</strong> tuo Figlio Gesù.<br />

La tua protezione ci liberi dal pessimismo, facendoci intravedere in mezzo<br />

alle ombre <strong>del</strong> nostro tempo le tracce luminose <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong> Signore.<br />

Alla tua tenerezza di madre affidiamo le lacrime, i sospiri e le speranze dei<br />

malati. Sulle loro ferite scenda benefico il balsamo <strong>del</strong>la consolazione e<br />

<strong>del</strong>la speranza. Unito a quello di Gesù, il loro dolore si trasformi in<br />

strumento di redenzione.<br />

Il tuo esempio ci guidi a fare <strong>del</strong>la nostra esistenza una continua lode<br />

all'amore di Dio. Rendici attenti ai bisogni degli altri, solleciti nel portare<br />

aiuto a chi soffre, capaci di accompagnare chi è solo, costruttori di<br />

speranza dove si consumano i drammi <strong>del</strong>l'uomo.<br />

In ogni tappa gioiosa o triste <strong>del</strong> nostro cammino con affetto di madre<br />

mostraci il "tuo Figlio Gesù, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria".<br />

Amen.<br />

Dal Vaticano, 29 giugno 1997, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN PREPARAZIONE<br />

ALLA VII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Carissimi Fratelli e Sorelle!<br />

1. La prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, l'11 febbraio 1999, secondo<br />

una tradizione che va ormai consolidandosi, avrà il suo momento<br />

celebrativo più solenne in un importante santuario mariano.<br />

La scelta <strong>del</strong> santuario di Nostra Signora di Harissa, sulla collina


prospiciente Beirut, viene ad assumere, per le circostanze di tempo e di<br />

luogo, molteplici e profondi significati. La terra che ospita questo<br />

santuario è il Libano che, come ho già avuto occasione di rilevare, "è più<br />

che un Paese; è un messaggio e un mo<strong>del</strong>lo per l'Oriente e per l'Occidente"<br />

(Roma, 7 settembre 1989. In Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XII/2,<br />

p.176).<br />

Dal santuario di Harissa la vigile statua <strong>del</strong>la Beata Vergine Maria guarda<br />

la costa mediterranea, così vicina alla terra sulla quale Gesù passava<br />

"predicando la buona novella <strong>del</strong> Regno e curando ogni sorta di malattie e<br />

di infermità nel popolo" (Mt 4, 23). Non lontana è la regione che<br />

custodisce i corpi dei martiri Cosma e Damiano che, accogliendo il<br />

mandato di Cristo di "annunziare il Regno e di guarire gli infermi" (Lc 9,<br />

2), lo attuarono con tanta generosità da meritare il titolo di santi medici<br />

anargiri: esercitavano infatti la medicina senza retribuzione.<br />

L'anno 1999, nell'ambito <strong>del</strong>la preparazione al grande Giubileo <strong>del</strong> 2000,<br />

sarà dedicato dalla Chiesa universale ad una più attenta riflessione su Dio<br />

Padre. Nella sua prima lettera l'apostolo Giovanni ci ricorda che "Dio è<br />

amore" (4, 8.16). Come potrebbe la riflessione su tale mistero non<br />

ravvivare la virtù teologale <strong>del</strong>la carità, nel suo duplice volto di amore per<br />

Dio e per i fratelli?<br />

2. In questa prospettiva, l'opzione preferenziale <strong>del</strong>la Chiesa per i poveri<br />

ed i sofferenti nel corpo e nello spirito assumerà, alle soglie <strong>del</strong>la scadenza<br />

<strong>del</strong> secondo millennio <strong>del</strong>l'era cristiana, il carattere di un "cammino di<br />

autentica conversione al Vangelo". Ciò non mancherà di suscitare una<br />

crescente ricerca <strong>del</strong>l'unità tra tutti gli uomini per la costruzione <strong>del</strong>la<br />

civiltà <strong>del</strong>l'amore (cfr Tertio millennio adveniente, nn. 50-52), nel segno<br />

<strong>del</strong>la Madre di Gesù, "esempio perfetto di amore sia verso Dio sia verso il<br />

prossimo" (Ibid., n. 54).<br />

Quale luogo <strong>del</strong>la terra, meglio <strong>del</strong> Libano, potrebbe oggi essere simbolo<br />

di unità tra i cristiani e di incontro di tutti gli uomini nella comunione<br />

<strong>del</strong>l'amore? La terra libanese, infatti, oltre che luogo di convivenza tra<br />

comunità cattoliche di diverse tradizioni e tra varie comunità cristiane, è<br />

anche crocevia di molteplici religioni. Come tale, essa può ben fungere da<br />

laboratorio per "costruire insieme un avvenire di convivialità e di<br />

collaborazione, in vista <strong>del</strong>lo sviluppo umano e morale" dei popoli (Una


speranza nuova per il Libano, 93).<br />

La Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, che avrà il suo punto di convergenza<br />

proprio in Libano, chiama la Chiesa universale ad interrogarsi sul suo<br />

servizio nei confronti <strong>del</strong>la condizione che, ponendo in luce più di ogni<br />

altra i limiti e la fragilità <strong>del</strong>le creature umane, ne sollecita anche la<br />

reciproca solidarietà. La Giornata diventa così momento privilegiato di<br />

riferimento al Padre e di doveroso richiamo al comandamento primario<br />

<strong>del</strong>l'amore, <strong>del</strong>la cui osservanza saremo chiamati tutti a rendere conto (cfr<br />

Mt 25, 31-46). Il mo<strong>del</strong>lo a cui ispirarsi è indicato da Gesù stesso nella<br />

figura <strong>del</strong> buon Samaritano, parabola-chiave per la piena comprensione <strong>del</strong><br />

comandamento <strong>del</strong>l'amore <strong>del</strong> prossimo (cfr Lc 10, 25-37).<br />

3. La prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato deve allora iscriversi nel<br />

quadro di una sensibilità particolare per il dovere <strong>del</strong>la carità, che<br />

l'incontro di riflessione, di studio e di preghiera presso il santuario di<br />

Nostra Signora di Harissa - meta di pellegrinaggi di tutte le comunità<br />

libanesi cristiane <strong>del</strong>le varie Chiese ed anche di devoti musulmani - non<br />

mancherà di sottolineare. Ne risulterà acuito il bisogno di unità attraverso<br />

quell'"ecumenismo <strong>del</strong>le opere" che, nell'attenzione ai malati, ai sofferenti,<br />

agli emarginati, ai poveri e privi di tutto, è la più urgente, e insieme la<br />

meno ardua, <strong>del</strong>le vie ecumeniche, come l'esperienza ormai dimostra. Su<br />

questa via sarà possibile non soltanto ricercare la "piena unità" tra quanti<br />

professano il nome cristiano, ma anche aprirsi al dialogo interreligioso in<br />

un luogo come il Libano, dove credenze religiose diverse "hanno in<br />

comune un certo numero di valori umani e spirituali incontestabili", che<br />

possono spingere, anche "al di là <strong>del</strong>le divergenze importanti tra le<br />

religioni", a discernere innanzitutto ciò che unisce (Una nuova speranza<br />

per il Libano, 13-14).<br />

4. Nessuna domanda sale dai cuori umani con implorazione tanto alta<br />

quanto la domanda <strong>del</strong>la sanità e <strong>del</strong>la salute. Non deve, quindi, stupire se<br />

la solidarietà umana, a tutti i livelli, può e deve svilupparsi con urgenza<br />

prioritaria nell'ambito <strong>del</strong>la sanità. E', pertanto, urgente "compiere uno<br />

studio serio e profondo circa l'organizzazione dei servizi sanitari nelle<br />

istituzioni, con la preoccupazione di farne dei luoghi di testimonianza<br />

sempre più grande <strong>del</strong>l'amore verso gli uomini" (Ibid., n. 102).<br />

A sua volta, la risposta attesa da chi soffre deve modularsi in rapporto alle


condizioni <strong>del</strong> destinatario, il quale sopra ogni cosa desidera il dono di una<br />

condivisione partecipe, di un amore solidale, di una dedizione generosa<br />

fino all'eroismo.<br />

La contemplazione <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>la paternità di Dio si trasformi in<br />

ragione di speranza per i malati ed in scuola di premurosa sollecitudine per<br />

quanti ne assumono l'assistenza.<br />

5. Ai malati, di ogni età e condizione, alle vittime di infermità di ogni<br />

genere e di calamità e tragedie, il mio invito ad abbandonarsi nelle braccia<br />

paterne di Dio. Sappiamo che la vita ci è stata data in dono dal Padre quale<br />

altissima espressione <strong>del</strong> suo amore e che essa continua ad essere un suo<br />

dono in ogni circostanza. Tutte le nostre scelte più responsabili, il cui<br />

traguardo a motivo dei nostri limiti può sembrarci a volte oscuro ed<br />

incerto, devono essere guidate da questa convinzione. Poggia su di essa<br />

l'invito <strong>del</strong> Salmista: "Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà<br />

sostegno, mai permetterà che il giusto vacilli" (Sal 54, 23).<br />

Commentando queste parole sant'Agostino scriveva: "Di che cosa ti<br />

preoccuperai? Di che cosa ti affannerai? Chi ti ha fatto si prende cura di te.<br />

Chi ebbe cura di te prima che tu esistessi, non si curerà forse di te quando<br />

ormai sei ciò che egli ha voluto che fossi? Perché ormai sei fe<strong>del</strong>e, già<br />

cammini sulla via <strong>del</strong>la giustizia. Non avrà dunque cura di te colui che fa<br />

sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, e fa piovere sui giusti e sugli<br />

ingiusti? Trascurerà, abbandonerà, lascerà solo te che sei già giusto e vivi<br />

nella fede? Al contrario, egli ti benefica, ti aiuta, ti dà qui ciò che ti è<br />

necessario, ti difende dalle avversità. Facendo doni ti consola perché tu<br />

perseveri, togliendoteli ti corregge affinché tu non perisca; il Signore ha<br />

cura di te, stai tranquillo. Ti sostiene colui che ti ha fatto, non cadere dalla<br />

mano <strong>del</strong> tuo Creatore; se cadrai dalla mano <strong>del</strong> tuo artefice ti spezzerai.<br />

La buona volontà ti aiuta a rimanere nelle mani di colui che ti ha creato . . .<br />

Abbandonati a Lui, non credere che ci sia il vuoto quasi che tu dovessi<br />

precipitare; non ti immaginare una cosa di questo genere. Egli ha detto:<br />

«Io riempio il cielo e la terra». Mai egli ti mancherà; non mancargli tu, non<br />

mancare tu a te stesso" (Enarr. in Psalmos 39, 26, 27: CCL 38, 445).<br />

6. Agli operatori sanitari - medici, farmacisti, infermieri, cappellani,<br />

religiosi e religiose, amministratori e volontari -, chiamati per vocazione e<br />

professione ad essere custodi e servitori <strong>del</strong>la vita umana, addito ancora


una volta l'esempio di Cristo: mandato dal Padre quale prova suprema <strong>del</strong><br />

suo infinito amore (cfr Gv 3, 16), egli ha insegnato all'uomo "a far <strong>del</strong> bene<br />

con la sofferenza e a far <strong>del</strong> bene a chi soffre", svelando fino in fondo, "in<br />

questo duplice aspetto, il senso <strong>del</strong>la sofferenza" (Salvifici doloris, 30).<br />

Alla scuola di chi soffre, sappiate cogliere attraverso la condiscendenza<br />

amorevole le ragioni profonde <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>la sofferenza. Il dolore <strong>del</strong><br />

quale siete testimoni sia la misura <strong>del</strong>la risposta di dedizione che si attende<br />

da voi. E nel rendere questo servizio alla vita, siate aperti alla<br />

collaborazione di tutti, poiché "la questione <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la sua difesa e<br />

promozione non è prerogativa dei soli cristiani . . . Nella vita c'è<br />

sicuramente un valore sacro e religioso, ma in nessun modo esso interpella<br />

solo i cristiani" (Evangelium vitae, 101). E come chi soffre non chiede che<br />

aiuto, così accettate l'aiuto di tutti quando esso vuole tradursi in risposta<br />

d'amore.<br />

7. Alla comunità ecclesiale va il mio pressante invito a fare <strong>del</strong>l'anno <strong>del</strong><br />

Padre l'anno <strong>del</strong>la carità fattiva, <strong>del</strong>la carità <strong>del</strong>le opere, attraverso il pieno<br />

coinvolgimento di tutte le istituzioni ecclesiali. Scrive sant'Ignazio di<br />

Antiochia agli Efesini che la carità è la strada verso Dio. Fede e carità sono<br />

il principio e il traguardo <strong>del</strong>la vita; la fede è il principio, la carità è il fine<br />

(cfr PG V, 651). Tutte le virtù fanno corteo a queste per condurre l'uomo<br />

alla perfezione. Sant'Agostino, per parte sua, insegna: "Se, dunque, non<br />

puoi leggere una ad una tutte le pagine <strong>del</strong>la Scrittura, né puoi srotolare<br />

tutti i volumi che contengono la Parola di Dio, né addentrarti in tutti gli<br />

arcani <strong>del</strong>la Sacra Scrittura, abbi la carità, da cui tutto dipende. Così saprai<br />

non solo ciò che ivi avrai appreso, ma anche ciò che ancora non vi hai<br />

potuto apprendere" (Sermo 350, 2-3: PL 39, 1534).<br />

8. La Vergine Maria, Nostra Signora di Harissa, col suo esempio sublime,<br />

sia in questa Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato accanto a tutti coloro che<br />

soffrono; ispiri quanti rendono testimonianza alla fede cristiana mediante il<br />

servizio ai malati; guidi tutti con mano materna alla Casa <strong>del</strong> Padre di ogni<br />

misericordia. Lei, che ha vegliato sui dolori strazianti <strong>del</strong> popolo libanese,<br />

susciti nel mondo, attraverso la speranza che è tornata a fiorire in quella<br />

terra, una rinnovata fiducia nella forza sanante <strong>del</strong>la carità e, come figli<br />

smarriti, tutti raccolga sotto il suo manto. Possa il nuovo millennio che sta<br />

per aprirsi inaugurare un'era di rinnovata fiducia nell'uomo, creatura<br />

altissima <strong>del</strong>l'amore di Dio, che solo nell'amore potrà ritrovare il senso


<strong>del</strong>la propria vita e <strong>del</strong> proprio destino.<br />

Dal Vaticano, 8 Dicembre 1998.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN PREPARAZIONE<br />

ALLA VIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1. L' VIIIª Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, che avrà luogo a Roma l'11<br />

febbraio <strong>del</strong> 2000, anno <strong>del</strong> Grande Giubileo, vedrà la comunità cristiana<br />

impegnata a rivisitare la realtà <strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong>la sofferenza nella<br />

prospettiva <strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>l'incarnazione <strong>del</strong> Figlio di Dio, per trarre da<br />

tale evento straordinario nuova luce su queste fondamentali esperienze<br />

umane.<br />

Al tramonto <strong>del</strong> secondo millennio <strong>del</strong>l'era cristiana la Chiesa, mentre<br />

guarda con ammirazione al cammino compiuto dall'umanità nella cura<br />

<strong>del</strong>la sofferenza e nella promozione <strong>del</strong>la salute, si pone in ascolto <strong>del</strong>le<br />

domande che affiorano dal mondo <strong>del</strong>la sanità, per meglio definire la sua<br />

presenza in tale contesto e rispondere in modo adeguato alle pressanti sfide<br />

<strong>del</strong> momento.<br />

Nel corso <strong>del</strong>la storia, l'uomo ha messo a frutto le risorse <strong>del</strong>l'intelligenza e<br />

<strong>del</strong> cuore per superare i limiti inerenti alla propria condizione ed ha<br />

realizzato grandi conquiste nella tutela <strong>del</strong>la salute. Basti pensare alla<br />

possibilità di prolungare la vita e migliorarne la qualità, di alleviare le<br />

sofferenze e valorizzare le potenzialità <strong>del</strong>la persona attraverso l'impiego<br />

di farmaci di sicura efficacia e di tecnologie sempre più sofisticate. A tali<br />

conquiste vanno aggiunte quelle di carattere sociale, quali la diffusa<br />

coscienza <strong>del</strong> diritto alle cure e la sua traduzione in termini giuridici nelle<br />

varie "Carte dei diritti <strong>del</strong> malato". Non va dimenticata, inoltre,<br />

l'evoluzione significativa realizzata nel settore <strong>del</strong>l'assistenza grazie al<br />

sorgere di nuove applicazioni sanitarie, di un servizio infermieristico<br />

sempre più qualificato e <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong> volontariato, che ha assunto nei<br />

tempi recenti significativi livelli di competenza.<br />

2. Al tramonto <strong>del</strong> secondo millennio, tuttavia, non si può dire che


l'umanità abbia fatto quanto è necessario per alleviare il peso immenso<br />

<strong>del</strong>la sofferenza che grava sui singoli, sulle famiglie e su intere società.<br />

Anzi sembra che, specialmente in questo ultimo secolo, sia stato ampliato<br />

il fiume <strong>del</strong> dolore umano, già grande per la fragilità <strong>del</strong>la natura umana e<br />

la ferita <strong>del</strong> peccato originale, con l'aggiunta di sofferenze inflitte dalle<br />

cattive scelte dei singoli e degli Stati: penso alle guerre che hanno<br />

insanguinato questo secolo, forse più che ogni altro <strong>del</strong>la pur tormentata<br />

storia <strong>del</strong>l'umanità; penso alle forme di malattia largamente diffuse nella<br />

società come la tossicodipendenza, l'AIDS, le malattie dovute al degrado<br />

<strong>del</strong>le grandi città e <strong>del</strong>l'ambiente; penso all'aggravarsi <strong>del</strong>la piccola e<br />

grande criminalità, ed alle proposte di eutanasia.<br />

Ho davanti al mio sguardo non soltanto i letti degli ospedali ove giacciono<br />

tanti infermi, ma anche le sofferenze dei profughi, dei bambini orfani,<br />

<strong>del</strong>le tante vittime dei mali sociali e <strong>del</strong>la povertà.<br />

Nello stesso tempo, con l'eclissi <strong>del</strong>la fede, specialmente nel mondo<br />

secolarizzato, si aggiunge un'ulteriore e grave causa di sofferenza, quella<br />

di non saper più cogliere il senso salvifico <strong>del</strong> dolore e il conforto <strong>del</strong>la<br />

speranza escatologica.<br />

3. Partecipe <strong>del</strong>le gioie e <strong>del</strong>le speranze, <strong>del</strong>le tristezze e <strong>del</strong>le angosce<br />

degli uomini di ogni tempo, la Chiesa ha costantemente accompagnato e<br />

sorretto l'umanità nella sua lotta contro il dolore e nel suo impegno per la<br />

promozione <strong>del</strong>la salute. Si è nello stesso tempo impegnata a svelare agli<br />

uomini il significato <strong>del</strong>la sofferenza e le ricchezze <strong>del</strong>la Redenzione<br />

operata da Cristo Salvatore. La storia registra grandi figure di uomini e di<br />

donne che, guidate dal desiderio di imitare il Cristo mediante un profondo<br />

amore per i fratelli poveri e sofferenti, hanno dato vita ad innumerevoli<br />

iniziative assistenziali, costellando di bene gli ultimi due millenni.<br />

Accanto ai Padri <strong>del</strong>la Chiesa e ai Fondatori e alle Fondatrici degli Istituti<br />

religiosi, come non pensare con ammirato stupore alle innumerevoli<br />

persone che, nel silenzio e nell'umiltà, hanno consumato la propria vita per<br />

il prossimo infermo, raggiungendo in molti casi le vette <strong>del</strong>l'eroismo? (cfr<br />

Vita consecrata, 83). L'esperienza quotidiana mostra come la Chiesa,<br />

ispirata dal Vangelo <strong>del</strong>la carità, continui a contribuire con molte opere,<br />

ospedali, strutture sanitarie e organizzazioni di volontari, alla cura <strong>del</strong>la


salute e dei malati, con particolare attenzione ai più disagiati, in tutte la<br />

parti <strong>del</strong> mondo qualunque sia o sia stata la causa, volontaria o non <strong>del</strong>la<br />

loro sofferenza.<br />

Si tratta di una presenza che va sostenuta e promossa a vantaggio <strong>del</strong> bene<br />

prezioso <strong>del</strong>la salute umana e con lo sguardo attento a tutte le<br />

disuguaglianze e le contraddizioni che permangono nel mondo <strong>del</strong>la sanità.<br />

4. Nel corso dei secoli infatti, accanto alle luci non sono mancate le ombre,<br />

che hanno oscurato ed oscurano tuttora il quadro per tanti aspetti splendido<br />

<strong>del</strong>la promozione <strong>del</strong>la salute. Penso, in particolare, alle gravi<br />

disuguaglianze sociali nell'accesso alle risorse sanitarie, quali ancora oggi<br />

si riscontrano in vaste aree <strong>del</strong> Pianeta, soprattutto nei Paesi <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong><br />

mondo.<br />

Tale ingiusta sperequazione investe, con crescente drammaticità, il settore<br />

dei diritti fondamentali <strong>del</strong>la persona: intere popolazioni non hanno la<br />

possibilità di usufruire neppure dei medicinali di prima e urgente necessità,<br />

mentre altrove ci si abbandona all'abuso e allo spreco di farmaci anche<br />

costosi. E che dire <strong>del</strong>lo sterminato numero di fratelli e sorelle che,<br />

mancando <strong>del</strong> necessario per sfamarsi, sono vittime di ogni sorta di<br />

malattie? Per non parlare <strong>del</strong>le tante guerre, che insanguinano l'umanità<br />

seminando, oltre alle morti, traumi fisici e psicologici di ogni genere.<br />

5. Di fronte a tali scenari, bisogna riconoscere che, purtroppo, in non pochi<br />

casi il progresso economico, scientifico e tecnico non è stato<br />

accompagnato da un autentico progresso, centrato sulla persona e sulla<br />

inviolabile dignità di ogni essere umano. Le stesse conquiste nel campo<br />

<strong>del</strong>la genetica, fondamentali per la cura <strong>del</strong>la salute e, soprattutto, per la<br />

tutela <strong>del</strong>la vita nascente, diventano occasione di selezioni inammissibili,<br />

di insensate manipolazioni, di interessi antitetici all'autentico sviluppo, con<br />

risultati spesso sconvolgenti.<br />

Si registrano, da una parte, sforzi ingenti per prolungare la vita ed anche<br />

per procrearla in modo artificiale; ma non si permette, dall'altra, di nascere<br />

a chi è già concepito e si accelera la morte di chi non è più ritenuto utile.<br />

Ed ancora: mentre giustamente si valorizza la salute moltiplicando<br />

iniziative per promuoverla, giungendo talora ad una sorte di culto <strong>del</strong><br />

corpo e alla ricerca edonistica <strong>del</strong>l'efficienza fisica, contemporaneamente


ci si riduce a considerare la vita una semplice merce di consumo,<br />

determinando nuove emarginazioni per disabili, anziani, malati terminali.<br />

Tutte queste contraddizioni e situazioni paradossali sono riconducibili alla<br />

mancata armonizzazione tra la logica, da una parte, <strong>del</strong> benessere e <strong>del</strong>la<br />

ricerca <strong>del</strong> progresso tecnologico e la logica, dall'altra, dei valori etici<br />

fondati sulla dignità di ogni essere umano.<br />

6. Alla vigilia <strong>del</strong> nuovo millennio, è auspicabile che anche nel mondo<br />

<strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la salute si promuova "una purificazione <strong>del</strong>la<br />

memoria" che porti a "riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno<br />

portato e portano il nome di cristiani" (Incarnationis mysterium, 11; cfr<br />

anche Tertio millennio adveniente, 33, 37 e 51). La comunità ecclesiale è<br />

chiamata ad accogliere, anche in questo campo, l'invito alla conversione<br />

legato alla celebrazione <strong>del</strong>l'Anno Santo.<br />

Il processo di conversione e di rinnovamento sarà facilitato dal volgere<br />

continuamente lo sguardo a Colui che, "incarnatosi nel grembo di Maria<br />

venti secoli fa, nel sacramento <strong>del</strong>l'Eucaristia continua ad offrirsi<br />

all'umanità come sorgente di vita divina" (Tertio millennio adveniente, 55).<br />

Il mistero <strong>del</strong>l'Incarnazione implica che la vita sia intesa come dono di Dio<br />

da conservare con responsabilità e da spendere per il bene: la salute è<br />

quindi un attributo positivo <strong>del</strong>la vita, da perseguire per il bene <strong>del</strong>la<br />

persona e <strong>del</strong> prossimo. La salute, tuttavia, è un bene "penultimo" nella<br />

gerarchia dei valori, che va coltivato e considerato nell'ottica <strong>del</strong> bene<br />

totale e, quindi, anche spirituale, <strong>del</strong>la persona.<br />

7. E' in particolare al Cristo sofferente e risorto che il nostro sguardo si<br />

volge in questa circostanza. Assumendo la condizione umana, il Figlio di<br />

Dio ha accettato di viverla in tutti i suoi aspetti, compresi il dolore e la<br />

morte, dando compimento nella sua persona alle parole pronunciare<br />

nell'Ultima Cena: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita<br />

per i propri amici" (Gv 15, 13). Celebrando l'Eucaristia, i cristiani<br />

annunciano ed attualizzano il sacrificio di Cristo, "per le cui piaghe siamo<br />

stati guariti"(cfr 1 Pt 2, 25) e, unendosi a Lui, "conservano nelle proprie<br />

sofferenze una specialissima particella <strong>del</strong>l'infinito tesoro <strong>del</strong>la redenzione<br />

<strong>del</strong> mondo, e possono condividere tale tesoro con gli altri" (Salvifici<br />

Doloris, 27).


L'imitazione di Gesù, Servo sofferente, ha condotto grandi santi e semplici<br />

credenti a fare <strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong> dolore una fonte di purificazione e di<br />

salvezza per sé e per gli altri. Quali grandi prospettive di santificazione<br />

personale e di cooperazione alla salvezza <strong>del</strong> mondo apre ai fratelli ed alle<br />

sorelle ammalate il cammino tracciato dal Cristo e da tanti suoi discepoli!<br />

Si tratta di un percorso difficile, perché l'uomo non trova da sé il senso<br />

<strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la morte, ma di un percorso pur sempre possibile con<br />

l'aiuto di Gesù, Maestro e Guida interiore (cfr Salvifici doloris, 26-27).<br />

Come la resurrezione ha trasformato le piaghe di Cristo in fonte di<br />

guarigione e di salvezza, così per ogni malato la luce <strong>del</strong> Cristo risorto è<br />

conferma che la via <strong>del</strong>la fe<strong>del</strong>tà a Dio nel dono di sé fino alla Croce è<br />

vincente, ed è capace di trasformare la stessa malattia in fonte di gioia e di<br />

resurrezione. Non è forse questo l'annuncio che risuona nel cuore di ogni<br />

celebrazione eucaristica quando l'assemblea proclama: "Annunziamo la tua<br />

morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell'attesa <strong>del</strong>la tua<br />

venuta"? I malati, mandati anch'essi come operai nella vigna <strong>del</strong> Signore<br />

(cfr Christifi<strong>del</strong>es laici, 53), con il loro esempio possono offrire un valido<br />

contributo all'evangelizzazione di una cultura che tende a rimuovere<br />

l'esperienza <strong>del</strong>la sofferenza, impedendosi di coglierne il senso profondo<br />

con gli intrinseci stimoli ad una crescita umana e cristiana.<br />

8. Il Giubileo ci invita, altresì, a contemplare il volto di Gesù, divino<br />

Samaritano <strong>del</strong>le anime e dei corpi. Seguendo l'esempio <strong>del</strong> suo divin<br />

Fondatore, la Chiesa "ha riscritto, di secolo in secolo, la parabola<br />

evangelica <strong>del</strong> buon Samaritano, rivelando e comunicando l'amore di<br />

guarigione e di consolazione di Gesù Cristo. Ciò è avvenuto mediante la<br />

testimonianza <strong>del</strong>la vita religiosa consacrata al servizio degli ammalati e<br />

mediante l'infaticabile impegno di tutti gli operatori sanitari"<br />

(Christifi<strong>del</strong>es Laici, 53). Questo impegno non scaturisce da particolari<br />

congiunture sociali, né va inteso come un atto facoltativo o occasionale,<br />

ma costituisce una risposta inderogabile al comando di Cristo: "Chiamati a<br />

sé i discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di<br />

guarire ogni sorta di malattie e d'infermità" (Mt 10, 7-8).<br />

E' dall'Eucaristia che il servizio reso all'uomo sofferente nell'anima e nel<br />

corpo assume il suo senso, trovando in essa non solo la sua fonte, ma<br />

anche la norma. Non a caso Gesù ha collegato strettamente l'Eucarestia al<br />

servizio (Gv 13, 2-16), chiedendo ai discepoli di perpetuare in sua


memoria non solo la "fractio panis", ma anche il servizio <strong>del</strong>la "lavanda<br />

dei piedi".<br />

9. L'esempio di Cristo, buon Samaritano, deve ispirare l'atteggiamento <strong>del</strong><br />

credente inducendolo a farsi "prossimo" ai fratelli e alle sorelle che<br />

soffrono mediante il rispetto, la comprensione, l'accettazione, la tenerezza,<br />

la compassione, la gratuità. Si tratta di lottare contro l'indifferenza che<br />

porta gli individui e i gruppi a chiudersi egoisticamente in se stessi. A<br />

questo scopo, "la famiglia, la scuola, le altre istituzioni educative, anche<br />

per soli motivi umanitari, devono lavorare con perseveranza per il<br />

risveglio e l'affinamento di una profonda sensibilità verso il prossimo e la<br />

sua sofferenza" (Salvifici doloris, 29). In chi crede, tale sensibilità umana è<br />

assunta nell'agape, cioè nell'amore soprannaturale, che porta ad amare il<br />

prossimo per amore di Dio. La Chiesa, infatti, guidata dalla fede, nel<br />

circondare di affettuosa cura quanti sono afflitti dall'umana sofferenza,<br />

riconosce in essi l'immagine <strong>del</strong> suo Fondatore povero e sofferente, e si<br />

premura di sollevarne l'indigenza, memore <strong>del</strong>le sue parole: "Ero infermo e<br />

mi avete visitato" (Mt 25, 36).<br />

L'esempio di Gesù, buon Samaritano, non spinge soltanto ad assistere il<br />

malato, ma anche a fare il possibile per reinserirlo nella società. Per il<br />

Cristo, infatti, guarire è nello stesso tempo reintegrare: come la malattia<br />

esclude dalla comunità, così la guarigione deve portare l'uomo a ritrovare<br />

il suo posto nella famiglia, nella Chiesa e nella società.<br />

A quanti sono impegnati, professionalmente o per scelta volontaria, nel<br />

mondo <strong>del</strong>la salute, rivolgo un caldo invito a fissare lo sguardo sul divino<br />

Samaritano, perché il loro servizio possa diventare prefigurazione <strong>del</strong>la<br />

salvezza definitiva e annuncio dei nuovi cieli e <strong>del</strong>la nuova terra "nei quali<br />

avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt 3, 13).<br />

10. Gesù non ha solo curato e guarito i malati, ma è anche stato un<br />

instancabile promotore <strong>del</strong>la salute attraverso la sua presenza salvifica,<br />

l'insegnamento, l'azione. Il suo amore per l'uomo si traduceva in rapporti<br />

pieni di umanità, che lo conducevano a comprendere, a mostrare<br />

compassione, a recare conforto unendo armonicamente tenerezza e forza.<br />

Egli si commuoveva di fronte alla bellezza <strong>del</strong>la natura, era sensibile alla<br />

sofferenza degli uomini, combatteva il male e l'ingiustizia. Affrontava gli<br />

aspetti negativi <strong>del</strong>l'esperienza con coraggio e senza ignorarne il peso,


comunicava la certezza di un mondo nuovo. In Lui, la condizione umana<br />

mostrava il volto redento e le aspirazioni umane più profonde trovavano<br />

realizzazione.<br />

Questa pienezza armoniosa di vita egli vuole comunicare agli uomini di<br />

oggi. La sua azione salvifica mira non solo a colmare l'indigenza<br />

<strong>del</strong>l'uomo, vittima dei propri limiti ed errori, ma a sostenerne la tensione<br />

verso la completa realizzazione di sé. Egli apre davanti all'uomo la<br />

prospettiva <strong>del</strong>la stessa vita divina: "Sono venuto perché abbiano la vita e<br />

l'abbiano in abbondanza" (Gv 10, 10).<br />

Chiamata a continuare la missione di Gesù, la Chiesa deve farsi promotrice<br />

di vita ordinata e piena per tutti.<br />

11. Nell'ambito <strong>del</strong>la promozione <strong>del</strong>la salute e di una qualità <strong>del</strong>la vita<br />

rettamente intesa, due doveri meritano da parte <strong>del</strong> cristiano una<br />

particolare attenzione.<br />

Anzitutto la difesa <strong>del</strong>la vita. Nel mondo contemporaneo molti uomini e<br />

donne si battono per una migliore qualità <strong>del</strong>la vita nel rispetto <strong>del</strong>la vita<br />

stessa e riflettono sull'etica <strong>del</strong>la vita per dissipare la confusione dei valori,<br />

presente talora nella cultura odierna. Come ricordavo nell'Enciclica<br />

Evangelium vitae, "significativo è il risveglio di una riflessione etica<br />

intorno alla vita: con la nascita e lo sviluppo sempre più diffuso <strong>del</strong>la<br />

bioetica vengono favoriti la riflessione e il dialogo - tra credenti e non<br />

credenti, come pure tra credenti di diverse religioni - su problemi etici,<br />

anche fondamentali, che interessano la vita <strong>del</strong>l'uomo" (n. 27). Tuttavia,<br />

accanto a costoro non mancano quelli che, purtroppo, cooperano alla<br />

formazione di una preoccupante cultura di morte con la diffusione di una<br />

mentalità intrisa di egoismo e di materialismo edonista e con l'appoggio<br />

sociale e legale alla soppressione <strong>del</strong>la vita.<br />

All'origine di questa cultura sta spesso un atteggiamento prometeico<br />

<strong>del</strong>l'uomo, che si illude di "potersi impadronire <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la morte<br />

perché decide di esse, mentre in realtà viene sconfitto e schiacciato da una<br />

morte irrimediabilmente chiusa ad ogni prospettiva di senso e ad ogni<br />

speranza" (Evangelium vitae, 15). Quando la scienza e l'arte medica<br />

rischiano di smarrire la loro nativa dimensione etica, gli stessi<br />

professionisti <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>la salute "possono essere talvolta fortemente


tentati di trasformarsi in artefici di manipolazioni <strong>del</strong>la vita o addirittura in<br />

operatori di morte" (ibid., 89).<br />

12. In questo contesto, i credenti sono chiamati a sviluppare uno sguardo<br />

di fede sul valore sublime e misterioso <strong>del</strong>la vita, anche quando essa si<br />

presenta fragile e vulnerabile. "Questo sguardo non si arrende sfiduciato di<br />

fronte a chi è nella malattia, nella sofferenza, nella marginalità e alle soglie<br />

<strong>del</strong>la morte; ma da tutte queste situazioni si lascia interpellare per andare<br />

alla ricerca di un senso, e proprio in queste circostanze, si apre a ritrovare<br />

nel volto di ogni persona un appello al confronto, al dialogo, alla<br />

solidarietà" (Ibid., 83).<br />

E' un compito, questo, che investe particolarmente gli operatori sanitari:<br />

medici, farmacisti, infermieri, cappellani, religiosi e religiose,<br />

amministratori e volontari che, in virtù <strong>del</strong>la loro professione, a titolo<br />

speciale sono chiamati a essere custodi <strong>del</strong>la vita umana. Ma è compito<br />

che chiama in causa anche ogni altro essere umano, a cominciare dai<br />

familiari <strong>del</strong>la persona malata. Essi sanno che "la domanda che sgorga dal<br />

cuore <strong>del</strong>l'uomo nel confronto supremo con la sofferenza e la morte,<br />

specialmente quando è tentato di ripiegarsi nella disperazione e quasi di<br />

annientarsi in essa, è soprattutto domanda di compagnia, di solidarietà, di<br />

sostegno nella prova. E' richiesta di aiuto per continuare a sperare, quando<br />

tutte le speranze umane vengono meno" (Ibid., 67).<br />

13. Il secondo dovere, al quale i cristiani non possono sottrarsi, concerne,<br />

la promozione di una salute degna <strong>del</strong>l'uomo. Nella nostra società vi è il<br />

rischio di fare <strong>del</strong>la salute un idolo a cui viene asservito ogni altro valore.<br />

La visione cristiana <strong>del</strong>l'uomo contrasta con una nozione di salute ridotta a<br />

pura vitalità esuberante, soddisfatta <strong>del</strong>la propria efficienza fisica ed<br />

assolutamente preclusa ad ogni considerazione positiva <strong>del</strong>la sofferenza.<br />

Tale visione, trascurando le dimensioni spirituali e sociali <strong>del</strong>la persona,<br />

finisce per pregiudicarne il vero bene. Proprio perché la salute non si<br />

limita alla perfezione biologica, anche la vita vissuta nella sofferenza offre<br />

spazi di crescita e di autorealizzazione ed apre la strada verso la scoperta<br />

di nuovi valori.<br />

Questa visione <strong>del</strong>la salute, fondata in una antropologia rispettosa <strong>del</strong>la<br />

persona nella sua integralità, lungi dall'identificarsi con la semplice<br />

assenza di malattie, si pone come tensione verso una più piena armonia ed


un sano equilibrio a livello fisico, psichico, spirituale e sociale. In questa<br />

prospettiva, la persona stessa è chiamata a mobilitare tutte le energie<br />

disponibili per realizzare la propria vocazione e il bene altrui.<br />

14. Questo mo<strong>del</strong>lo di salute impegna la Chiesa e la società a creare<br />

un'ecologia degna <strong>del</strong>l'uomo. L'ambiente, infatti, ha una relazione con la<br />

salute <strong>del</strong>l'uomo e <strong>del</strong>le popolazioni: esso costituisce "la casa" <strong>del</strong>l'essere<br />

umano e l'insieme <strong>del</strong>le risorse affidate alla sua custodia e al suo governo,<br />

"il giardino da custodire e il campo da coltivare". All'ecologia esterna alla<br />

persona, però, deve congiungersi un'ecologia interiore e morale, la sola<br />

adeguata ad un retto concetto di salute.<br />

Considerata nella sua integralità, la salute <strong>del</strong>l'uomo diventa, così, attributo<br />

<strong>del</strong>la vita, risorsa per il servizio al prossimo ed apertura all'accoglienza<br />

<strong>del</strong>la salvezza.<br />

15. Nell'anno di grazia <strong>del</strong> Giubileo - "anno di remissione dei peccati e<br />

<strong>del</strong>le pene per i peccati, anno <strong>del</strong>la riconciliazione tra contendenti, anno di<br />

molteplici conversioni e di penitenza sacramentale ed extrasacramentale"<br />

(Tertio Millennio adveniente, 14) - invito pastori, sacerdoti, religiosi e<br />

religiose, fe<strong>del</strong>i e uomini di buona volontà ad affrontare con coraggio le<br />

sfide che si presentano nel mondo <strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la salute.<br />

Il Congresso Eucaristico Internazionale, che sarà celebrato a Roma nel<br />

2000, diventi il centro ideale dal quale si irradino preghiere ed iniziative<br />

atte a rendere viva ed operante la presenza <strong>del</strong> divino Samaritano nel<br />

mondo <strong>del</strong>la salute.<br />

Auspico di cuore che, grazie al contributo dei fratelli e <strong>del</strong>le sorelle di tutte<br />

le Chiese cristiane, la celebrazione <strong>del</strong> Giubileo <strong>del</strong> 2000 possa segnare lo<br />

sviluppo di una collaborazione ecumenica nel servizio amorevole ai<br />

malati, così da testimoniare in modo comprensibile a tutti la ricerca<br />

<strong>del</strong>l'unità sulle vie concrete <strong>del</strong>la carità.<br />

Rivolgo un appello specifico agli Organismi Internazionali politici, sociali<br />

e sanitari, perché in ogni parte <strong>del</strong> mondo si facciano convinti promotori di<br />

progetti concreti per la lotta contro quanto attenta alla dignità e alla salute<br />

<strong>del</strong>la persona.


Nel cammino di attiva partecipazione alle esperienze dei fratelli e <strong>del</strong>le<br />

sorelle ammalati, ci accompagni la Vergine Madre che, sotto la croce (cfr<br />

Gv 19, 25), ha condiviso le sofferenze <strong>del</strong> Figlio e, divenuta esperta <strong>del</strong><br />

soffrire, esercita la sua costante ed amorevole protezione verso quanti<br />

vivono nel corpo e nello spirito i limiti e le ferite <strong>del</strong>la condizione umana.<br />

A Lei, Salute degli infermi e Regina <strong>del</strong>la pace, affido i malati e quanti<br />

sono loro vicini, perché con materna intercessione li aiuti ad essere<br />

propagatori <strong>del</strong>la civiltà <strong>del</strong>l'amore.<br />

Con tali auspici, imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.<br />

Da Castel Gandolfo, 6 agosto 1999, Trasfigurazione <strong>del</strong> Signore.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN PREPARAZIONE<br />

ALLA IX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1. Arricchita dalla grazia <strong>del</strong> Grande Giubileo e dalla contemplazione <strong>del</strong><br />

mistero <strong>del</strong> Verbo incarnato, nel quale il dolore umano trova "il suo<br />

supremo e più sicuro punto di riferimento" (Salvifici doloris, 31), la<br />

Comunità cristiana si appresta a vivere, l'11 febbraio 2001, la IX Giornata<br />

Mondiale <strong>del</strong> Malato. E' la Cattedrale di Sydney, in Australia, il luogo<br />

designato per celebrare così significativa ricorrenza. La scelta <strong>del</strong><br />

continente australiano con la sua ricchezza culturale ed etnica pone in luce<br />

lo stretto vincolo <strong>del</strong>la comunione ecclesiale: essa supera le distanze,<br />

favorendo l'incontro tra identità culturali diverse, fecondate dall'unico<br />

annuncio liberante <strong>del</strong>la salvezza.<br />

La Cattedrale di Sydney è dedicata alla Vergine Maria, Madre <strong>del</strong>la<br />

Chiesa. Questo sottolinea la dimensione mariana <strong>del</strong>la Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong> Malato, che da nove anni ormai si rinnova nel giorno <strong>del</strong>la memoria<br />

<strong>del</strong>la Madonna di Lourdes. Maria, come Madre amorosa, farà sentire,<br />

ancora una volta, la sua protezione non soltanto verso i malati <strong>del</strong><br />

continente australiano, ma anche verso quelli di tutto il mondo, come pure<br />

verso quanti mettono al loro servizio la propria competenza professionale e<br />

spesso l'intera esistenza.


La Giornata sarà inoltre, come in passato, un'occasione di preghiera e di<br />

sostegno per le innumerevoli Istituzioni dedite alla cura dei sofferenti. Sarà<br />

motivo d'incoraggiamento per tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici<br />

credenti, che a nome <strong>del</strong>la Chiesa cercano di rispondere alle attese <strong>del</strong>le<br />

persone ammalate, privilegiando i più deboli e lottando perché venga<br />

sconfitta la cultura <strong>del</strong>la morte e trionfi ovunque la cultura <strong>del</strong>la vita (cfr<br />

Evangelium vitae, 100). Avendo condiviso anch'io, in questi anni, a più<br />

riprese l'esperienza <strong>del</strong>la malattia, ho compreso sempre più chiaramente il<br />

suo valore per il mio ministero petrino e per la vita stessa <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

Nell'esprimere affettuosa solidarietà a coloro che soffrono, li invito a<br />

contemplare con fede il mistero di Cristo, crocifisso e risorto, per arrivare<br />

a scoprire nelle proprie vicende dolorose l'amorevole disegno di Dio. Solo<br />

guardando a Gesù "Uomo dei dolori, che ben conosce il patire" (Is 53, 3), è<br />

possibile trovare serenità e fiducia.<br />

2. In questa Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, che ha per tema La nuova<br />

evangelizzazione e la dignità <strong>del</strong>l'uomo sofferente, la Chiesa intende porre<br />

l'accento sulla necessità di evangelizzare in modo rinnovato questa sfera<br />

<strong>del</strong>l'esperienza umana, per favorirne l'orientamento al benessere integrale<br />

<strong>del</strong>la persona e al progresso di tutte le persone in ogni parte <strong>del</strong> mondo.<br />

L'efficace trattamento <strong>del</strong>le varie patologie, l'impegno per l'ulteriore<br />

ricerca e l'investimento di risorse adeguate costituiscono obiettivi<br />

lusinghieri perseguiti con successo in vaste aree <strong>del</strong> Pianeta. Pur<br />

plaudendo agli sforzi compiuti, non si può tuttavia ignorare che non tutti<br />

gli uomini godono <strong>del</strong>le stesse opportunità. Rivolgo, pertanto, un pressante<br />

appello perché ci si adoperi per favorire il necessario sviluppo dei servizi<br />

sanitari nei Paesi, ancora numerosi, che si trovano nell'impossibilità di<br />

offrire ai loro abitanti decorose condizioni di vita e un'idonea tutela <strong>del</strong>la<br />

salute. Auspico, inoltre, che le innumerevoli potenzialità <strong>del</strong>la moderna<br />

medicina vengano poste al servizio effettivo <strong>del</strong>l'uomo ed applicate nel<br />

pieno rispetto <strong>del</strong>la sua dignità.<br />

Nel corso di questi duemila anni di storia, la Chiesa ha sempre cercato di<br />

sostenere il progresso terapeutico in vista di un sempre più qualificato<br />

aiuto ai malati. Nelle diverse situazioni essa è intervenuta con ogni mezzo<br />

a sua disposizione perché fossero rispettati i diritti <strong>del</strong>la persona e fosse<br />

perseguito sempre l'autentico benessere <strong>del</strong>l'uomo (cfr Populorum<br />

progressio, 34). Anche oggi, il Magistero, fe<strong>del</strong>e ai principi <strong>del</strong> Vangelo,


non cessa di proporre i criteri morali che possono orientare gli uomini<br />

<strong>del</strong>la medicina nell'approfondimento degli aspetti <strong>del</strong>la ricerca non ancora<br />

sufficientemente chiariti, senza violare le esigenze che scaturiscono da un<br />

autentico umanesimo.<br />

3. Ogni giorno mi reco idealmente in pellegrinaggio negli ospedali e nei<br />

luoghi di cura, dove vivono persone di ogni età e di ogni ceto sociale.<br />

Vorrei soprattutto sostare al fianco dei degenti, dei familiari e <strong>del</strong><br />

personale sanitario. Sono luoghi che costituiscono come dei santuari, nei<br />

quali le persone partecipano al mistero pasquale di Cristo. Anche il più<br />

distratto è lì portato a porsi domande sulla propria esistenza e sul suo<br />

significato, sul perché <strong>del</strong> male, <strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la morte (cfr<br />

Gaudium et spes, 10). Ecco perché è importante che mai manchi in tali<br />

strutture una presenza qualificata e significativa dei credenti.<br />

Come non rivolgere allora un pressante appello ai professionisti <strong>del</strong>la<br />

medicina e <strong>del</strong>l'assistenza, affinché imparino da Cristo, medico <strong>del</strong>le<br />

anime e dei corpi, ad essere per i fratelli autentici "buoni Samaritani"? In<br />

particolare, come non auspicare che quanti si dedicano alla ricerca operino<br />

senza sosta per individuare i mezzi idonei a promuovere la salute integrale<br />

<strong>del</strong>l'essere umano ed a combattere le conseguenze dei mali? Come non<br />

augurare, inoltre, a coloro che si dedicano direttamente alla cura dei malati<br />

di essere sempre attenti alle necessità di chi soffre, coniugando<br />

nell'esercizio <strong>del</strong>la loro professione competenza e umanità?<br />

Gli ospedali, i centri per ammalati o per anziani, ed ogni casa dove sono<br />

accolte persone sofferenti, costituiscono ambiti privilegiati <strong>del</strong>la nuova<br />

evangelizzazione, che deve impegnarsi per far sì che proprio lì risuoni il<br />

messaggio <strong>del</strong> Vangelo, apportatore di speranza. Solo Gesù, il divino<br />

Samaritano, è per ogni essere umano in cerca di pace e di salvezza la<br />

risposta pienamente appagante alle attese più profonde. E' Cristo il<br />

Salvatore di ogni uomo e di tutto l'uomo. Per questo la Chiesa non si<br />

stanca di annunciarLo, perché il mondo <strong>del</strong>la malattia e la ricerca <strong>del</strong>la<br />

salute siano vivificati dalla sua luce.<br />

E' dunque importante che all'inizio <strong>del</strong> terzo millennio cristiano sia dato<br />

rinnovato impulso all'evangelizzazione <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>la sanità come luogo<br />

particolarmente indicato per diventare un prezioso laboratorio <strong>del</strong>la civiltà<br />

<strong>del</strong>l'amore.


4. In questi anni, è andato crescendo l'interesse per la ricerca scientifica in<br />

campo medico e per la modernizzazione <strong>del</strong>le strutture sanitarie. Non si<br />

può che guardare con favore a tale tendenza, ma va ribadita al tempo<br />

stesso la necessità che essa sia sempre guidata dalla preoccupazione di<br />

recare un effettivo servizio al malato, sostenendolo efficacemente nella<br />

lotta contro la malattia. In questa prospettiva, si parla sempre più di<br />

assistenza "olistica", cioè attenta alle necessità biologiche, psicologiche,<br />

sociali e spirituali <strong>del</strong> malato e di quanti lo circondano. Segnatamente, in<br />

materia di farmaci, terapie e interventi chirurgici, è necessario che la<br />

sperimentazione clinica avvenga nell'assoluto rispetto <strong>del</strong>la persona e nella<br />

chiara consapevolezza dei rischi, e conseguentemente dei limiti, che essa<br />

comporta. In questo campo i professionisti cristiani sono chiamati a<br />

testimoniare le loro convinzioni etiche, lasciandosi costantemente<br />

illuminare dalla fede.<br />

La Chiesa apprezza lo sforzo di chi, impegnandosi con dedizione e<br />

professionalità nella ricerca e nell'assistenza, contribuisce ad elevare la<br />

qualità <strong>del</strong> servizio stesso che viene offerto agli ammalati.<br />

5. L'equa distribuzione dei beni, voluta dal Creatore, costituisce un<br />

imperativo urgente anche nel settore <strong>del</strong>la salute: deve finalmente cessare<br />

la perdurante ingiustizia che, soprattutto nei Paesi poveri, priva gran parte<br />

<strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>le cure indispensabili alla salute. E' questo un grave<br />

scandalo, di fronte al quale i Responsabili <strong>del</strong>le Nazioni non possono non<br />

sentirsi impegnati a porre in essere ogni sforzo, perché a quanti hanno<br />

penuria di mezzi materiali sia data la possibilità di accedere almeno alle<br />

cure sanitarie di base. Promuovere la "salute per tutti" è un dovere<br />

primario per ogni membro <strong>del</strong>la Comunità internazionale; per i cristiani,<br />

poi, è un impegno intimamente connesso con la testimonianza <strong>del</strong>la loro<br />

fede. Essi sanno di dover proclamare in maniera concreta il Vangelo <strong>del</strong>la<br />

vita, promuovendone il rispetto e rifiutando ogni forma di attentato contro<br />

di essa, dall'aborto all'eutanasia. In questo contesto, si situa pure la<br />

riflessione sull'uso <strong>del</strong>le risorse disponibili: la loro limitatezza esige la<br />

fissazione di chiari criteri morali atti ad illuminare le decisioni dei pazienti<br />

o dei loro tutori dinanzi a trattamenti straordinari, costosi e rischiosi. In<br />

ogni caso si dovrà evitare di indulgere a forme di accanimento terapeutico<br />

(cfr Evangelium vitae, 65).<br />

Vorrei qui rendere merito a quanti, individui e strutture e, specialmente


Istituzioni religiose, svolgono un generoso servizio in questo settore,<br />

rispondendo con coraggio alle necessità urgenti di persone e popolazioni in<br />

Regioni o Paesi di grande povertà. La Chiesa esprime loro un rinnovato<br />

apprezzamento per l'apporto che continuano ad offrire in questo vasto e<br />

<strong>del</strong>icato campo apostolico. Vorrei esortare, in particolare, i membri <strong>del</strong>le<br />

Famiglie religiose impegnate nella pastorale <strong>del</strong>la salute, affinché sappiano<br />

rispondere con audacia alle sfide <strong>del</strong> terzo millennio, seguendo le orme dei<br />

loro Fondatori. Di fronte ai nuovi drammi ed alle malattie che hanno<br />

sostituito le pestilenze <strong>del</strong> passato, è urgente l'opera di "buoni Samaritani"<br />

capaci di prestare ai malati le cure necessarie, non facendo mancare loro,<br />

al tempo stesso, il sostegno spirituale per vivere nella fede la loro difficile<br />

situazione.<br />

6. Un particolare affettuoso pensiero va alla grande schiera di Religiosi e<br />

Religiose, che in ospedali ed in centri sanitari "di frontiera", insieme ad un<br />

numero sempre crescente di laici e di laiche, stanno scrivendo pagine<br />

stupende di carità evangelica. Spesso lavorano fra impressionanti conflitti<br />

bellici e rischiano ogni giorno la vita per salvare quella dei fratelli. Non<br />

pochi sono purtroppo coloro che muoiono a causa <strong>del</strong> loro servizio al<br />

Vangelo <strong>del</strong>la Vita.<br />

Desidero altresì ricordare le numerose Organizzazioni non Governative,<br />

sorte in questi ultimi tempi per venire in soccorso dei meno favoriti nel<br />

campo <strong>del</strong>la salute. Esse possono contare sull'apporto di volontari "sul<br />

campo", come pure sulla generosità di una larga fascia di persone che<br />

sostengono economicamente la loro azione. Tutti incoraggio a proseguire<br />

in questa benemerita opera, che in molte nazioni sta producendo una<br />

significativa sensibilizzazione <strong>del</strong>le coscienze.<br />

Mi rivolgo infine a voi, cari malati e generosi professionisti <strong>del</strong>la salute.<br />

Questa Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato si svolge a pochi giorni dalla<br />

conclusione <strong>del</strong>l'Anno Giubilare. Essa costituisce, pertanto, un rinnovato<br />

invito a contemplare il volto di Cristo, fattosi Uomo duemila anni or sono<br />

per redimere l'uomo. Cari Fratelli e Sorelle, proclamate e testimoniate con<br />

generosa disponibilità il Vangelo <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la speranza. Annunciate<br />

che Cristo è conforto di quanti vivono nelle angustie e nelle difficoltà; è<br />

forza per chi attraversa momenti di stanchezza e di vulnerabilità; è<br />

sostegno per chi opera appassionatamente al fine di assicurare a tutti<br />

migliori condizioni di vita e di salute.


Vi affido a Maria, Madre <strong>del</strong>la Chiesa, a cui, come all'inizio ricordavo, è<br />

dedicata la Cattedrale di Sydney, centro ideale <strong>del</strong>la IX Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong> Malato. La Vergine <strong>del</strong>la Consolazione faccia sentire la sua materna<br />

protezione a tutti i suoi figli nella prova; aiuti voi a testimoniare al mondo<br />

la tenerezza di Dio e vi renda icone viventi <strong>del</strong> Figlio suo.<br />

Con questi auspici, imparto a voi ed a quanti vi stanno a cuore una speciale<br />

Benedizione Apostolica.<br />

Da Castel Gandolfo, 22 Agosto 2000.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN PREPARAZIONE<br />

ALLA X GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

1. Da alcuni anni, l'11 febbraio, giorno in cui la Chiesa commemora<br />

l'apparizione di Nostra Signora a Lourdes, è stato opportunamente<br />

associato a un evento importante: la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong> Malato. L'anno 2002 ne segna la decima celebrazione, che avrà luogo<br />

presso il noto centro di pellegrinaggio mariano <strong>del</strong>l'India meridionale, il<br />

Santuario <strong>del</strong>la “Madonna <strong>del</strong>la Salute” a Vailankanny, noto come “la<br />

Lourdes <strong>del</strong>l'Oriente” (Angelus, 31 luglio 1988). Certe <strong>del</strong>l'immancabile<br />

aiuto <strong>del</strong>la Madre di Dio per le loro necessità, con devozione e fiducia<br />

profonde, milioni di persone raggiungono il santuario situato sulle coste<br />

<strong>del</strong> Golfo <strong>del</strong> Bengala in un ambiente tranquillo, ricco di palmizi.<br />

Vailankanny non attrae solo pellegrini cristiani, ma anche molti seguaci di<br />

altre religioni, in particolare indù che vedono nella Madonna <strong>del</strong>la Salute<br />

la Madre premurosa e compassionevole <strong>del</strong>l'umanità sofferente. In una<br />

terra dall'antica e profonda religiosità come l'India, questo santuario<br />

dedicato alla Madre di Dio è veramente un punto di incontro per membri<br />

di diverse religioni e un esempio eccezionale di armonia e scambio<br />

interreligiosi.<br />

La Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato comincerà con un momento di intensa<br />

preghiera per quanti soffrono e sono infermi. In tal modo esprimeremo a<br />

quanti soffrono la nostra solidarietà che nasce dalla consapevolezza <strong>del</strong>la<br />

natura misteriosa <strong>del</strong> dolore e <strong>del</strong> suo ruolo nel progetto di amore di Dio<br />

per ogni individuo. La Giornata continuerà con una riflessione e uno studio


seri sulla risposta cristiana al mondo <strong>del</strong>la sofferenza umana che sembra<br />

aumentare di giorno in giorno, non da ultimo per calamità causate<br />

dall'uomo e per scelte insane operate da individui e da società. Nel<br />

riesaminare il ruolo e il compito <strong>del</strong>le strutture sanitarie e degli ospedali<br />

cristiani e <strong>del</strong> loro personale, questa riflessione sottolineerà e riaffermerà<br />

gli autentici valori cristiani che dovrebbero ispirarli. Seguire le orme di<br />

Gesù, il Divino Taumaturgo, che è venuto “perché abbiano la vita e<br />

l'abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10) - tema <strong>del</strong>la riflessione <strong>del</strong>la<br />

Giornata - implica una presa di posizione chiara a favore <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong>la<br />

vita e un impegno totale per la difesa <strong>del</strong>la vita dal concepimento fino alla<br />

morte naturale.<br />

2. Cercare nuovi ed efficaci modi per alleviare la sofferenza è giusto, ma la<br />

sofferenza rimane un fatto fondamentale <strong>del</strong>la vita umana. In un certo<br />

senso essa è profonda quanto l'uomo stesso e tocca la sua stessa essenza<br />

(cfr Salvifici doloris, n. 3). La ricerca e le cure mediche non spiegano<br />

totalmente né vincono completamente la sofferenza. Nella sua profondità e<br />

nelle sue molte forme, essa va considerata da un punto di vista che<br />

trascende l'aspetto meramente fisico. Le varie religioni <strong>del</strong>l'umanità hanno<br />

sempre cercato di rispondere alla questione <strong>del</strong> significato <strong>del</strong> dolore e<br />

riconoscono la necessità di mostrare a quanti soffrono compassione e<br />

bontà. Per tale motivo le convinzioni religiose hanno dato origine a<br />

pratiche mediche volte a curare e guarire dalla malattia, e la storia <strong>del</strong>le<br />

varie religioni narra di forme organizzate di assistenza sanitaria esistenti<br />

già in tempi molto antichi.<br />

Sebbene la Chiesa ritenga che nelle interpretazioni non cristiane <strong>del</strong>la<br />

sofferenza siano presenti molti elementi validi e nobili, la sua<br />

comprensione <strong>del</strong> grande mistero umano è unica. Per scoprire il significato<br />

fondamentale e definitivo <strong>del</strong>la sofferenza “dobbiamo volgere il nostro<br />

sguardo verso la rivelazione <strong>del</strong>l'amore divino, fonte ultima <strong>del</strong> senso di<br />

tutto ciò che esiste” (Ibidem, n. 13). La risposta alla domanda sul<br />

significato <strong>del</strong>la sofferenza è stata “data da Dio all'uomo nella croce di<br />

Gesù Cristo” (Ibidem). La sofferenza, conseguenza <strong>del</strong> peccato originale,<br />

assume un nuovo significato: diviene partecipazione all'opera salvifica di<br />

Gesù Cristo (cfr Catechismo <strong>del</strong>la Chiesa Cattolica, n. 1521). Attraverso<br />

la sofferenza sulla Croce, Cristo ha prevalso sul male e permette anche a<br />

noi di vincerlo. Le nostre sofferenze acquistano significato e valore se


unite alle sue. In quanto Dio e uomo, Cristo ha assunto su di sé le<br />

sofferenze <strong>del</strong>l'umanità e in Lui la sofferenza umana stessa assume un<br />

significato di redenzione. In questa unione fra l'umano e il divino, la<br />

sofferenza manifesta il bene e supera il male. Nell'esprimere la mia<br />

profonda solidarietà a quanti sono nel dolore, elevo fervide preghiere<br />

affinché la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato sia per loro<br />

un momento provvidenziale in grado di aprire un nuovo orizzonte di<br />

significato nella loro vita.<br />

La fede ci insegna a ricercare il significato ultimo <strong>del</strong>la sofferenza nella<br />

Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. La risposta cristiana al dolore e<br />

alla sofferenza non è mai caratterizzata da passività. Spinta dalla carità<br />

cristiana, che trova la sua suprema espressione nella vita e nelle opere di<br />

Gesù, che “passò beneficando” (At 10, 38), la Chiesa viene incontro ai<br />

malati e ai sofferenti, offrendo loro conforto e speranza. Non si tratta di un<br />

mero esercizio di benevolenza, ma è motivata dalla compassione e dalla<br />

sollecitudine che portano a un premuroso e generoso servizio. Ciò implica,<br />

in ultima analisi, il dono generoso di sé agli altri, in particolare a coloro<br />

che soffrono (cfr Salvifici doloris, n. 29). La parabola evangelica <strong>del</strong> Buon<br />

Samaritano spiega molto bene i sentimenti più nobili e la reazione di una<br />

persona di fronte a un altro essere umano sofferente e bisognoso. Buon<br />

Samaritano è colui che si ferma per prendersi cura di quanti soffrono.<br />

3. Penso qui agli innumerevoli uomini e donne in tutto il mondo che<br />

operano nel campo <strong>del</strong>l'assistenza sanitaria, quali direttori di centri<br />

sanitari, cappellani, medici, ricercatori, infermiere, farmacisti, personale<br />

paramedico e volontari. Come ho ricordato nella mia Esortazione postsinodale<br />

Ecclesia in Asia, durante le mie visite alla Chiesa in diverse parti<br />

<strong>del</strong> mondo sono rimasto in numerose occasioni profondamente commosso<br />

dalla straordinaria testimonianza cristiana di vari gruppi di operatori<br />

sanitari, in particolare nel campo dei disabili e dei malati terminali, così<br />

come di quanti lottano contro la diffusione di nuove malattie quali l'AIDS<br />

(cfr n. 36). Con la celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato la<br />

Chiesa esprime la sua gratitudine e il suo apprezzamento per il servizio<br />

disinteressato di molti sacerdoti, religiosi e laici impegnati nell'assistenza<br />

sanitaria, che si occupano generosamente dei malati, dei sofferenti e dei<br />

morenti, traendo forza e ispirazione dalla fede nel Signore Gesù e<br />

dall'immagine evangelica <strong>del</strong> Buon Samaritano. Il comando <strong>del</strong> Signore


durante l'Ultima Cena: “Fate questo in memoria di me”, oltre a riferirsi alla<br />

frazione <strong>del</strong> pane, allude anche al corpo offerto e al sangue versato da<br />

Cristo per noi (cfr Lc 22, 19-20), in altre parole, al dono di sé agli altri.<br />

Un'espressione particolarmente significativa di questo dono di sé è il<br />

servizio ai malati e ai sofferenti. Perciò chi si dedica ad esso troverà<br />

sempre nell'Eucaristia una fonte inesauribile di forza e uno stimolo a una<br />

generosità sempre nuova.<br />

4. Nell' approccio ai malati e ai sofferenti, la Chiesa è guidata da una<br />

visione precisa e completa <strong>del</strong>la persona umana “creata a immagine di Dio<br />

e dotata di dignità e diritti umani inalienabili” (Ecclesia in Asia, n. 33). Di<br />

conseguenza, la Chiesa insiste sul principio che non tutto ciò che è<br />

tecnicamente fattibile è moralmente ammissibile. I recenti ed enormi<br />

progressi e le capacità <strong>del</strong>la scienza medica danno a noi tutti una grande<br />

responsabilità riguardo al dono <strong>del</strong>la vita che Dio ci offre e che resta<br />

sempre tale in tutte le sue fasi e in tutte le sue condizioni. Dobbiamo<br />

vigilare contro qualsiasi violazione e soppressione <strong>del</strong>la vita. “Siamo... i<br />

custodi <strong>del</strong>la vita, non i proprietari... Dal momento <strong>del</strong> concepimento, la<br />

vita umana coinvolge l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in un<br />

legame speciale con il Creatore sorgente <strong>del</strong>la vita, e suo unico termine”<br />

(Ecclesia in Asia, n. 35).<br />

Saldamente radicate nella carità, le istituzioni sanitarie cristiane<br />

continuano la missione di Gesù di assistenza ai deboli e ai malati. Sono<br />

certo che, in quanto luoghi nei quali si afferma e si assicura la cultura <strong>del</strong>la<br />

vita, essi continueranno a soddisfare le aspettative che ogni membro<br />

sofferente <strong>del</strong>l'umanità ripone in essi. Prego affinché Maria, Salute dei<br />

Malati, continui a concedere la sua protezione amorevole a chi è ferito nel<br />

corpo e nello spirito e interceda per quanti se ne prendono cura. Ella ci<br />

aiuti a unire le nostre sofferenze a quelle di Suo Figlio mentre siamo in<br />

cammino con gioiosa speranza verso la salvezza <strong>del</strong>la Casa <strong>del</strong> Padre.<br />

Da Castel Gandolfo, 6 agosto 2001.<br />

IOANNES PAULUS PP. II


MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II PER<br />

LA XI GIORNATA MONDIALE DEL<br />

MALATO (WASHINGTON D.C., U.S.A., 11 FEBBRAIO 2003)<br />

1. "Noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo<br />

Figlio come Salvatore <strong>del</strong> mondo . . . Noi abbiamo riconosciuto e creduto<br />

all'amore che Dio ha per noi" (1 Gv 4, 14.16).<br />

Queste parole <strong>del</strong>l'apostolo Giovanni ben sintetizzano anche le finalità<br />

<strong>del</strong>la Pastorale <strong>del</strong>la Salute, attraverso cui la Chiesa, riconoscendo la<br />

presenza <strong>del</strong> Signore nei fratelli che sono nel dolore, si impegna a recare<br />

loro il lieto annuncio <strong>del</strong> Vangelo e ad offrire a ciascuno segni credibili di<br />

amore.<br />

In tale contesto si inserisce l'XI Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, che si terrà<br />

l'11 febbraio 2003 a Washington D.C., negli Stati Uniti, presso la basilica<br />

<strong>del</strong>l'Immacolata Concezione, santuario nazionale. Il luogo e il giorno<br />

prescelti invitano i credenti a volgere lo sguardo verso la Madre <strong>del</strong><br />

Signore. Affidandosi a Lei, la Chiesa si sente spinta ad una rinnovata<br />

testimonianza di carità, per essere icona vivente di Cristo, Buon<br />

Samaritano, nelle tante situazioni di sofferenza fisica e morale <strong>del</strong> mondo<br />

d'oggi.<br />

Domande urgenti sul dolore e sulla morte, drammaticamente presenti nel<br />

cuore di ogni uomo nonostante i continui tentativi di rimuoverle o di<br />

ignorarle messi in atto da una mentalità secolarizzata, attendono risposte<br />

valide. Specialmente quando si è in presenza di tragiche esperienze umane,<br />

il cristiano è chiamato a testimoniare la consolante verità <strong>del</strong> Cristo risorto,<br />

che assume le piaghe e i mali <strong>del</strong>l'umanità, compresa la morte, e li<br />

converte in occasioni di grazia e di vita. Quest'annuncio e questa<br />

testimonianza vanno comunicati a tutti, in ogni angolo <strong>del</strong> mondo.<br />

2. Grazie alla celebrazione <strong>del</strong>la prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato,<br />

possa il Vangelo <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>l'amore risuonare con vigore specialmente<br />

in America, dove vive più <strong>del</strong>la metà dei cattolici. Nel Continente<br />

americano, come in altre parti <strong>del</strong> mondo, "sembra oggi profilarsi un<br />

mo<strong>del</strong>lo di società in cui dominano i potenti, emarginando e persino<br />

eliminando i deboli: penso qui ai bambini non nati, vittime indifese


<strong>del</strong>l'aborto; agli anziani ed ai malati incurabili, talora oggetto di eutanasia;<br />

ed ai tanti altri esseri umani messi ai margini dal consumismo e dal<br />

materialismo. Né posso dimenticare il non necessario ricorso alla pena di<br />

morte . . . Un simile mo<strong>del</strong>lo di società è improntato alla cultura <strong>del</strong>la<br />

morte ed è perciò in contrasto col messaggio evangelico" (Ecclesia in<br />

America, 63). Di fronte a tale preoccupante realtà, come non porre tra le<br />

priorità pastorali la difesa <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong>la vita? E' urgente compito dei<br />

cattolici, che operano nel campo medico-sanitario, fare il possibile per<br />

difendere la vita quando maggiormente è in pericolo, agendo con una<br />

coscienza rettamente formata secondo la dottrina <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

A tale nobile fine già concorrono in modo confortante i numerosi Centri<br />

<strong>del</strong>la Salute, attraverso i quali la Chiesa cattolica offre un'autentica<br />

testimonianza di fede, di carità e di speranza. Finora essi hanno potuto<br />

contare su di un numero significativo di religiosi e religiose a garanzia di<br />

un qualificato servizio professionale e pastorale. Auspico che una<br />

rinnovata fioritura vocazionale possa consentire agli Istituti religiosi di<br />

proseguire in questa loro benemerita opera ed anzi di intensificarla con<br />

l'apporto di tanti volontari laici, per il bene <strong>del</strong>l'umanità sofferente nel<br />

Continente americano.<br />

3. Questo privilegiato campo di apostolato riguarda tutte le Chiese<br />

particolari. Occorre, quindi, che ogni Conferenza Episcopale si impegni,<br />

anche attraverso organismi appropriati, a promuovere, orientare e<br />

coordinare la Pastorale <strong>del</strong>la Salute, per suscitare nell'intero Popolo di Dio<br />

attenzione e disponibilità verso il variegato mondo <strong>del</strong> dolore.<br />

Perché questa testimonianza di amore sia sempre più credibile, gli<br />

operatori <strong>del</strong>la Pastorale <strong>del</strong>la Salute devono agire in piena comunione tra<br />

loro e con i loro Pastori. Ciò è particolarmente urgente negli ospedali<br />

cattolici, chiamati a riflettere sempre meglio nella loro organizzazione,<br />

rispondente alle necessità moderne, i valori evangelici, come<br />

insistentemente ricordano le direttive sociali e morali <strong>del</strong> Magistero. Ciò<br />

esige un movimento unitario tra gli ospedali cattolici, che interessi tutti i<br />

settori, non escluso quello economico-organizzativo.<br />

Gli ospedali cattolici siano centri di vita e di speranza, dove si<br />

incrementino, insieme alle cappellanie, i comitati etici, la formazione <strong>del</strong><br />

personale sanitario laicale, l'umanizzazione <strong>del</strong>le cure ai malati,


l'attenzione alle loro famiglie ed una particolare sensibilità verso i poveri e<br />

gli emarginati. Il lavoro professionale si concretizzi in autentica<br />

testimonianza di carità, tenendo presente che la vita è dono di Dio, <strong>del</strong><br />

quale l'uomo è soltanto amministratore e garante.<br />

4. Questa verità va continuamente ribadita di fronte al progresso <strong>del</strong>le<br />

scienze e <strong>del</strong>le tecniche mediche, finalizzate alla cura ed alla migliore<br />

qualità <strong>del</strong>l'umana esistenza. Postulato fondamentale resta infatti che la<br />

vita va protetta e difesa dal suo concepimento fino al suo naturale<br />

tramonto.<br />

Come ho ricordato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte: "Il<br />

servizio all'uomo ci impone di gridare, opportunamente e importunamente,<br />

che quanti s'avvalgono <strong>del</strong>le nuove potenzialità <strong>del</strong>la scienza, specie sul<br />

terreno <strong>del</strong>le biotecnologie, non possono mai disattendere le esigenze<br />

fondamentali <strong>del</strong>l'etica, appellandosi magari ad una discutibile solidarietà,<br />

che finisce per discriminare tra vita e vita, in spregio <strong>del</strong>la dignità propria<br />

di ogni essere umano" (n. 51).<br />

La Chiesa, aperta all'autentico progresso scientifico e tecnologico,<br />

apprezza lo sforzo e il sacrificio di chi, con dedizione e professionalità,<br />

contribuisce ad elevare la qualità <strong>del</strong> servizio stesso offerto agli ammalati,<br />

nel rispetto <strong>del</strong>la loro inviolabile dignità. Ogni azione terapeutica, ogni<br />

sperimentazione, ogni trapianto deve tener conto di questa fondamentale<br />

verità. Pertanto, mai è lecito uccidere un essere umano per guarirne un<br />

altro. E se nella tappa finale <strong>del</strong>la vita possono essere incoraggiate le cure<br />

palliative, evitando l'accanimento terapeutico, non sarà mai lecita alcuna<br />

azione o omissione che di sua natura e nelle intenzioni <strong>del</strong>l'agente sia volta<br />

a procurare la morte.<br />

5. Il mio vivo auspicio è che l'XI Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato susciti<br />

nelle Diocesi e nelle comunità parrocchiali un rinnovato impegno per la<br />

Pastorale <strong>del</strong>la Salute. Adeguata attenzione sia prestata ai malati che<br />

restano nelle proprie case, dato che la degenza ospedaliera si va sempre<br />

più riducendo e spesso i malati si trovano affidati ai loro familiari. Nei<br />

Paesi dove mancano appositi centri di cura, anche i malati terminali<br />

vengono lasciati nelle loro abitazioni. I parroci e tutti gli operatori pastorali<br />

siano attenti e mai facciano venir meno agli infermi la consolante presenza<br />

<strong>del</strong> Signore attraverso la Parola di Dio e i Sacramenti.


Adeguato spazio sia riservato alla Pastorale <strong>del</strong>la Salute nel programma di<br />

formazione dei sacerdoti, dei religiosi e <strong>del</strong>le religiose, perché nella cura<br />

dei malati, più che altrove, si rende credibile l'amore e si offre una<br />

testimonianza di speranza nella risurrezione.<br />

6. Carissimi cappellani, religiosi e religiose, medici, infermieri e<br />

infermiere, farmacisti, personale tecnico e amministrativo, assistenti<br />

sociali e volontari, la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato vi offre l'occasione<br />

propizia per impegnarvi ad essere sempre più generosi discepoli di Cristo<br />

Buon Samaritano. Consapevoli <strong>del</strong>la vostra identità, scorgete nei sofferenti<br />

il Volto <strong>del</strong> Signore dolente e glorioso. Siate pronti a recare assistenza e<br />

speranza soprattutto alle persone colpite dalle malattie emergenti, quali<br />

l'AIDS, o tuttora presenti quali la tubercolosi, la malaria, la lebbra.<br />

A voi, carissimi Fratelli e Sorelle che soffrite nel corpo o nello spirito,<br />

auguro di vero cuore di saper riconoscere ed accogliere il Signore che vi<br />

chiama ad essere testimoni <strong>del</strong> Vangelo <strong>del</strong>la sofferenza, guardando con<br />

fiducia ed amore al Volto di Cristo crocifisso (cfr Novo millennio ineunte,<br />

16), e unendo le vostre alle sue sofferenze.<br />

Vi affido tutti alla Vergine Immacolata, Madonna di Guadalupe, Patrona<br />

d'America e Salute degli Infermi. Ella ascolti l'invocazione che sale dal<br />

mondo <strong>del</strong>la sofferenza, asciughi le lacrime di chi è nel dolore, sia accanto<br />

a quanti vivono in solitudine la malattia e, con la sua materna<br />

intercessione, aiuti i credenti che operano nell'ambito <strong>del</strong>la salute a<br />

rendersi testimoni credibili <strong>del</strong>l'amore di Cristo.<br />

A ciascuno la mia affettuosa Benedizione!<br />

Dal Vaticano, 2 Febbraio 2003.<br />

IOANNES PAULUS PP. II


MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II PER<br />

LA XII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO (LOURDES -<br />

FRANCIA, 11 FEBBRAIO 2004)<br />

Al Venerato Fratello JAVIER Card. LOZANO BARRAGÁN Presidente <strong>del</strong><br />

Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari<br />

1. La Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, ricorrenza che annualmente si svolge<br />

in un Continente diverso, assume questa volta un singolare significato.<br />

Essa, infatti, avrà luogo a Lourdes, in Francia, località dove la Vergine<br />

apparve l’11 febbraio <strong>del</strong> 1858, e che da allora è diventata meta di tanti<br />

pellegrinaggi. La Madonna ha voluto, in quella regione montagnosa,<br />

manifestare il suo amore materno specialmente verso i sofferenti e gli<br />

ammalati. Da allora continua a farsi presente con costante sollecitudine.<br />

E’ stato scelto tale Santuario, perché nel 2004 cade il 150° anniversario<br />

<strong>del</strong>la proclamazione <strong>del</strong> dogma <strong>del</strong>l'Immacolata Concezione. Era, infatti,<br />

l’8 dicembre 1854, quando il mio Predecessore di felice memoria, il Beato<br />

Pio IX, con la Bolla dogmatica Ineffabilis Deus affermò essere “rivelata da<br />

Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata,<br />

per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei<br />

meriti di Gesù Cristo, salvatore <strong>del</strong> genere umano, immune da ogni<br />

macchia di peccato originale fin dal primo istante <strong>del</strong> suo concepimento”<br />

(DS 2803). A Lourdes Maria, parlando nel dialetto <strong>del</strong> posto, disse: "Que<br />

soy era Immaculada Councepciou".<br />

2. Con queste parole non voleva forse la Vergine esprimere anche il<br />

legame che la unisce alla salute e alla vita? Se per la colpa originale è<br />

entrata nel mondo la morte, per i meriti di Gesù Cristo, Dio ha preservato<br />

Maria da ogni macchia di peccato, ed è venuta a noi la salvezza e la vita<br />

(cfr Rm 5, 12-21).<br />

Il dogma <strong>del</strong>l'Immacolata Concezione ci introduce nel cuore <strong>del</strong> mistero<br />

<strong>del</strong>la Creazione e <strong>del</strong>la Redenzione (cfr Ef 1, 4-12; 3, 9-11). Dio ha voluto<br />

donare all’umana creatura la vita in abbondanza (cfr Gv 10, 10),<br />

condizionando, tuttavia, questa sua iniziativa ad una risposta libera ed<br />

amorevole. Rifiutando questo dono con la disobbedienza che portò al<br />

peccato, l’uomo ha tragicamente interrotto il dialogo vitale con il Creatore.


Al “sì” di Dio, fonte <strong>del</strong>la pienezza <strong>del</strong>la vita, si è opposto il “no”<br />

<strong>del</strong>l'uomo, motivato da orgogliosa autosufficienza, foriera di morte (cfr Rm<br />

5, 19).<br />

L’intera umanità fu pesantemente coinvolta in questa chiusura verso Dio.<br />

Solo Maria di Nazaret, in previsione dei meriti di Cristo, fu concepita<br />

immune dalla colpa originale e totalmente aperta al disegno divino, così<br />

che il Padre celeste poté realizzare in lei il progetto che aveva per gli<br />

uomini.<br />

L’Immacolata Concezione prelude all’intreccio armonioso tra il “sì” di<br />

Dio e il “sì” che Maria pronuncerà con totale abbandono, quando l’angelo<br />

le recherà l’annuncio celeste (cfr Lc 1, 38). Questo suo “sì”, a nome<br />

<strong>del</strong>l’umanità, riapre al mondo le porte <strong>del</strong> Paradiso, grazie all’incarnazione<br />

<strong>del</strong> Verbo di Dio nel suo seno ad opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo (cfr Lc 1, 35).<br />

L’originario progetto <strong>del</strong>la creazione viene così restaurato e potenziato in<br />

Cristo, e in tale progetto trova posto anche lei, la Vergine Madre.<br />

3. Sta qui la chiave di volta <strong>del</strong>la storia: con l'Immacolata Concezione di<br />

Maria ha avuto inizio la grande opera <strong>del</strong>la Redenzione, che si è attuata nel<br />

sangue prezioso di Cristo. In Lui ogni persona è chiamata a realizzarsi in<br />

pienezza fino alla perfezione <strong>del</strong>la santità (cfr Col 1, 28).<br />

L’Immacolata Concezione è, pertanto, l’alba promettente <strong>del</strong> giorno<br />

radioso di Cristo, il quale con la sua morte e risurrezione ristabilirà la<br />

piena armonia fra Dio e l’umanità. Se Gesù è la sorgente <strong>del</strong>la vita che<br />

vince la morte, Maria è la madre premurosa che viene incontro alle attese<br />

dei suoi figli, ottenendo per essi la salute <strong>del</strong>l’anima e <strong>del</strong> corpo. E’ questo<br />

il messaggio che il Santuario di Lourdes costantemente ripropone a devoti<br />

e pellegrini. Questo è anche il significato <strong>del</strong>le guarigioni corporali e<br />

spirituali che si registrano alla grotta di Massabielle.<br />

Dal giorno <strong>del</strong>l’apparizione a Bernadetta Soubirous, Maria in quel luogo<br />

ha “curato” dolori e malattie, restituendo a tanti suoi figli anche la salute<br />

<strong>del</strong> corpo. Prodigi, però, ben più sorprendenti ha operato nell’animo dei<br />

credenti, aprendo il loro animo all’incontro con il suo figlio Gesù, risposta<br />

vera alle attese più profonde <strong>del</strong> cuore umano. Lo Spirito Santo, che la<br />

coprì con la sua ombra al momento <strong>del</strong>l'Incarnazione <strong>del</strong> Verbo, trasforma<br />

l’animo di innumerevoli malati che a Lei ricorrono. Anche quando non


ottengono il dono <strong>del</strong>la salute corporale, possono sempre riceverne un altro<br />

ben più importante: la conversione <strong>del</strong> cuore, fonte di pace e di gioia<br />

interiore. Questo dono trasforma la loro esistenza e li rende apostoli <strong>del</strong>la<br />

croce di Cristo, vessillo di speranza, pur fra le prove più dure e difficili.<br />

4. Nella Lettera apostolica Salvifici doloris osservavo che la sofferenza<br />

appartiene alla vicenda storica <strong>del</strong>l’uomo, il quale deve imparare ad<br />

accettarla e superarla (cfr n. 2: AAS 576 [1984], 202). Ma come lo potrà, se<br />

non grazie alla croce di Cristo?<br />

Nella morte e risurrezione <strong>del</strong> Redentore la sofferenza umana trova il suo<br />

significato più profondo e il suo valore salvifico. Tutto il peso di<br />

tribolazioni e dolori <strong>del</strong>l’umanità è condensato nel mistero di un Dio che,<br />

assumendo la nostra natura umana, si è annientato sino a farsi “peccato in<br />

nostro favore” (2 Cor 5,21). Sul Golgota Egli si è caricato <strong>del</strong>le colpe<br />

d’ogni umana creatura e, nella solitudine <strong>del</strong>l’abbandono, ha gridato al<br />

Padre: “Perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46).<br />

Dal paradosso <strong>del</strong>la Croce scaturisce la risposta ai nostri più inquietanti<br />

interrogativi. Cristo soffre per noi: Egli prende su di sé la sofferenza di<br />

tutti e la redime. Cristo soffre con noi, dandoci la possibilità di condividere<br />

con Lui i nostri patimenti. Unita a quella di Cristo, l’umana sofferenza<br />

diventa mezzo di salvezza. Ecco perché il credente può dire con san Paolo:<br />

“Perciò sono lieto <strong>del</strong>le sofferenze che sopporto per voi e completo quello<br />

che manca nella mia carne ai patimenti di Cristo, a favore <strong>del</strong> suo corpo<br />

che è la Chiesa” (Col 1, 24). Il dolore, accolto con fede, diventa la porta<br />

per entrare nel mistero <strong>del</strong>la sofferenza redentrice <strong>del</strong> Signore. Una<br />

sofferenza che non toglie più la pace e la felicità, perché è illuminata dal<br />

fulgore <strong>del</strong>la risurrezione.<br />

5. Ai piedi <strong>del</strong>la Croce soffre in silenzio Maria, partecipe in modo<br />

specialissimo dei patimenti <strong>del</strong> Figlio, costituita madre <strong>del</strong>l’umanità,<br />

pronta ad intercedere perché ogni persona possa ottenere la salvezza (cfr<br />

Giovanni Paolo II, Salvifici doloris [11 febbraio 1984], 25: AAS 76 [1984],<br />

235-238).<br />

A Lourdes non è difficile comprendere questa singolare partecipazione<br />

<strong>del</strong>la Madonna al ruolo salvifico di Cristo. Il prodigio <strong>del</strong>l’Immacolata<br />

Concezione ricorda ai credenti una verità fondamentale: è possibile


conseguire la salvezza solo partecipando docilmente al progetto <strong>del</strong> Padre,<br />

che ha voluto redimere il mondo attraverso la morte e la risurrezione <strong>del</strong><br />

suo unigenito Figlio. Con il Battesimo il credente viene inserito in questo<br />

disegno salvifico ed è liberato dalla colpa originale. La malattia e la morte,<br />

pur restando presenti nell’esistenza terrena, perdono tuttavia il loro senso<br />

negativo. Alla luce <strong>del</strong>la fede, la morte <strong>del</strong> corpo, vinta da quella di Cristo<br />

(cfr Rm 6, 4), diventa il passaggio obbligato alla pienezza <strong>del</strong>la vita<br />

immortale.<br />

6. Il nostro tempo ha fatto grandi passi nella conoscenza scientifica <strong>del</strong>la<br />

vita, fondamentale dono di Dio <strong>del</strong> quale noi siamo gli amministratori. La<br />

vita va accolta, rispettata e difesa dal suo inizio fino al suo naturale<br />

tramonto. Con essa va tutelata la famiglia, culla di ogni vita nascente.<br />

Si parla ormai correntemente di “ingegneria genetica” alludendo alle<br />

straordinarie possibilità che la scienza oggi offre di intervenire sulle fonti<br />

stesse <strong>del</strong>la vita. Ogni autentico progresso in questo campo non può che<br />

essere incoraggiato, purché rispetti sempre i diritti e la dignità <strong>del</strong>la<br />

persona fin dal suo concepimento. Nessuno, infatti, può arrogarsi la facoltà<br />

di distruggere o di manipolare indiscriminatamente la vita <strong>del</strong>l’essere<br />

umano. Compito specifico degli operatori nel campo <strong>del</strong>la Pastorale <strong>del</strong>la<br />

Salute è di sensibilizzare quanti lavorano in questo <strong>del</strong>icato settore, perché<br />

si sentano impegnati a porsi sempre al servizio <strong>del</strong>la vita.<br />

In occasione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato desidero ringraziare tutti<br />

gli agenti <strong>del</strong>la Pastorale <strong>del</strong>la Salute, specialmente i Vescovi che nelle<br />

diverse Conferenze episcopali curano questo settore, i Cappellani, i Parroci<br />

e gli altri sacerdoti impegnati in quest’ambito, gli Ordini e le<br />

Congregazioni religiose, i volontari e quanti non si stancano di offrire una<br />

testimonianza coerente <strong>del</strong>la morte e risurrezione <strong>del</strong> Signore di fronte alle<br />

sofferenze, al dolore ed alla morte.<br />

Vorrei estendere la mia riconoscenza agli operatori sanitari, al personale<br />

medico e paramedico, ai ricercatori, specialmente a quelli che si dedicano<br />

alla messa a punto di nuovi farmaci, e a coloro che curano la produzione di<br />

medicine accessibili anche ai meno abbienti.<br />

Affido tutti alla Santissima Vergine, venerata nel Santuario di Lourdes<br />

nella sua Immacolata Concezione. Sia Lei ad aiutare ogni cristiano a


testimoniare che l’unica risposta autentica al dolore, alla sofferenza ed alla<br />

morte è Cristo, nostro Signore, morto e risorto per noi.<br />

Con questi sentimenti, volentieri invio a Lei, venerato Fratello, ed a quanti<br />

partecipano alla celebrazione <strong>del</strong>la Giornata <strong>del</strong> Malato, una speciale<br />

Benedizione Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 1° Dicembre 2003.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II PER<br />

LA XIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cristo, speranza per l’Africa<br />

1. Nel 2005, a dieci anni di distanza, sarà nuovamente l’Africa ad ospitare<br />

le celebrazioni principali <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, che si<br />

terranno presso il Santuario di Maria Regina degli Apostoli, a Yaoundé, in<br />

Camerun. Questa scelta offrirà l’opportunità di manifestare concreta<br />

solidarietà alle popolazioni di quel Continente, provate da gravi carenze<br />

sanitarie. Sarà così fatto un ulteriore passo nell’attuazione <strong>del</strong>l’impegno<br />

che i cristiani d’Africa, dieci anni or sono, assunsero nel corso <strong>del</strong>la terza<br />

Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, di farsi cioè “buoni samaritani” dei fratelli<br />

e <strong>del</strong>le sorelle in difficoltà.<br />

Nell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Africa, infatti, riprendendo le<br />

osservazioni di molti Padri sinodali, ho scritto che “l’Africa di oggi può<br />

essere paragonata a quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico;<br />

egli cadde nelle mani dei briganti che lo spogliarono, lo percossero e se ne<br />

andarono lasciandolo mezzo morto (cfr Lc 10, 30-37)”. Ed aggiungevo che<br />

“l’Africa è un continente in cui innumerevoli esseri umani - uomini e<br />

donne, bambini e giovani - sono distesi, in qualche modo, sul bordo <strong>del</strong>la<br />

strada, malati, feriti, impotenti, emarginati e abbandonati. Essi hanno un<br />

bisogno estremo di buoni Samaritani che vengano loro in aiuto” (n. 41:<br />

AAS 88 [1996], 27).<br />

2. La Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato ha anche, come scopo, di stimolare la


iflessione sulla nozione di salute, che nella sua accezione più completa<br />

allude anche ad una situazione di armonia <strong>del</strong>l’essere umano con se stesso<br />

e col mondo che lo circonda. Ora è proprio questa visione che l’Africa<br />

esprime in modo assai ricco nella sua tradizione culturale, come<br />

testimoniano le tante manifestazioni artistiche, sia civili che religiose,<br />

piene di senso gioioso, di ritmo e di musicalità.<br />

Purtroppo, però, quest’armonia è oggi fortemente turbata. Tante malattie<br />

devastano il Continente, e fra tutte in particolare il flagello <strong>del</strong>l’AIDS,<br />

“che semina dolore e morte in numerose zone <strong>del</strong>l’Africa” (Ivi, n. 116: l.c.,<br />

69). I conflitti e le guerre, che travagliano non poche regioni africane,<br />

rendono più difficili gli interventi volti a prevenire e curare queste<br />

malattie. Nei campi dei profughi e dei rifugiati giacciono spesso persone<br />

prive persino dei viveri indispensabili per la sopravvivenza.<br />

Esorto coloro che ne hanno la possibilità a non cessare di impegnarsi a<br />

fondo per porre fine a simili tragedie (cfr Ivi, n. 117: l.c., 69-70). Ricordo<br />

poi ai responsabili <strong>del</strong> commercio di armi quanto ho scritto in quel<br />

documento: “Coloro che alimentano le guerre in Africa mediante il traffico<br />

di armi sono complici di odiosi crimini contro l’umanità” (Ivi, n. 118: l.c.,<br />

70).<br />

3. Quanto al dramma <strong>del</strong>l’AIDS, ho già avuto modo di sottolineare in altre<br />

circostanze che esso si presenta anche come una “patologia <strong>del</strong>lo spirito”.<br />

Per combatterla in modo responsabile, occorre accrescerne la prevenzione<br />

mediante l’educazione al rispetto <strong>del</strong> valore sacro <strong>del</strong>la vita e la<br />

formazione alla pratica corretta <strong>del</strong>la sessualità. In effetti, se molte sono le<br />

infezioni da contagio attraverso il sangue specialmente nel corso <strong>del</strong>la<br />

gestazione - infezioni che vanno combattute con ogni impegno - ben più<br />

numerose sono quelle che avvengono per via sessuale, e che possono<br />

essere evitate soprattutto mediante una condotta responsabile e<br />

l’osservanza <strong>del</strong>la virtù <strong>del</strong>la castità.<br />

I Vescovi partecipanti al menzionato Sinodo per l’Africa <strong>del</strong> 1994,<br />

riferendosi all’incidenza che nella diffusione <strong>del</strong>la malattia hanno<br />

comportamenti sessuali irresponsabili, formularono una raccomandazione<br />

che qui vorrei riproporre: “L’affetto, la gioia, la felicità e la pace procurati<br />

dal matrimonio cristiano e dalla fe<strong>del</strong>tà, così come la sicurezza data dalla<br />

castità, devono essere continuamente presentati ai fe<strong>del</strong>i, soprattutto ai


giovani” (Ecclesia in Africa, 116: AAS 88 [1996] 69).<br />

4. Nella lotta contro l’AIDS tutti devono sentirsi coinvolti. Tocca ai<br />

governanti e alle autorità civili fornire, sempre su quest’argomento, chiare<br />

e corrette informazioni al servizio dei cittadini, come pure dedicare risorse<br />

sufficienti all’educazione dei giovani ed alla cura <strong>del</strong>la salute. Incoraggio<br />

gli Organismi internazionali a promuovere, in questo campo, iniziative<br />

ispirate a saggezza e solidarietà, mirando sempre a difendere la dignità<br />

umana e a tutelare il diritto inviolabile alla vita.<br />

Un plauso convinto va alle industrie farmaceutiche che si impegnano a<br />

tenere bassi i costi dei medicinali utili nella cura <strong>del</strong>l’AIDS. Certo,<br />

occorrono risorse economiche per la ricerca scientifica nel campo sanitario<br />

ed altre risorse ancora sono necessarie per rendere commerciabili i<br />

medicinali scoperti, ma di fronte a emergenze come l’AIDS, la<br />

salvaguardia <strong>del</strong>la vita umana deve venire prima di qualsiasi altra<br />

valutazione.<br />

Agli operatori pastorali domando “di portare ai fratelli e alle sorelle colpiti<br />

dall’AIDS tutto il conforto possibile sia materiale che morale e spirituale.<br />

Agli uomini di scienza e ai responsabili politici di tutto il mondo chiedo<br />

con viva insistenza che, mossi dall’amore e dal rispetto dovuti ad ogni<br />

persona umana, non facciano economia quanto ai mezzi capaci di mettere<br />

fine a questo flagello” (Ecclesia in Africa, 116: l.c.).<br />

Vorrei, in particolare, ricordare qui con ammirazione i tanti operatori<br />

sanitari, gli assistenti religiosi e i volontari che, da buoni Samaritani,<br />

spendono la vita accanto alle vittime <strong>del</strong>l’AIDS e si prendono cura dei loro<br />

familiari. È prezioso, a questo proposito, il servizio che prestano migliaia<br />

di istituzioni sanitarie cattoliche soccorrendo, talora in modo eroico, quanti<br />

in Africa sono colpiti da ogni sorta di infermità, specialmente dall’AIDS,<br />

dalla malaria e dalla tubercolosi.<br />

Nel corso degli ultimi anni, ho potuto costatare che i miei appelli in favore<br />

<strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong>l’AIDS non sono stati vani. Ho visto con compiacimento<br />

che diversi Paesi e istituzioni hanno sostenuto, coordinando gli sforzi,<br />

concrete campagne di prevenzione e di cura dei malati.<br />

5. Mi rivolgo ora, in maniera speciale, a voi, cari fratelli Vescovi <strong>del</strong>le


Conferenze Episcopali degli altri Continenti, perché vi uniate<br />

generosamente ai Pastori <strong>del</strong>l’Africa per far fronte efficacemente a questa<br />

e ad altre emergenze. Il Pontificio Consiglio per la Pastorale <strong>del</strong>la Salute<br />

non mancherà di offrire, come ha fatto nel passato, il proprio contributo<br />

per coordinare e promuovere tale cooperazione, sollecitando l’apporto<br />

fattivo di ogni Conferenza Episcopale.<br />

L’attenzione <strong>del</strong>la Chiesa ai problemi <strong>del</strong>l’Africa non è motivata solo da<br />

ragioni di compassione filantropica verso l’uomo nel bisogno, ma è<br />

stimolata anche dall’adesione a Cristo Redentore, il cui volto essa<br />

riconosce nelle fattezze di ogni persona che soffre. È dunque la fede che la<br />

spinge ad impegnarsi a fondo nel curare i malati, come sempre ha fatto nel<br />

corso <strong>del</strong>la storia. È la speranza che la rende capace di perseverare in<br />

questa missione, nonostante gli ostacoli d’ogni tipo che incontra. È infine<br />

la carità che le suggerisce il giusto approccio alle diverse situazioni,<br />

consentendole di percepire le peculiarità di ciascuna e di corrispondervi.<br />

Con questo atteggiamento di profonda condivisione, la Chiesa va incontro<br />

ai feriti <strong>del</strong>la vita, per offrire loro l’amore di Cristo mediante le tante forme<br />

di aiuto che la “fantasia <strong>del</strong>la carità” (Novo millennio ineunte, 50) le<br />

suggerisce per soccorrerli. A ciascuno essa ripete: Coraggio, Iddio non ti<br />

ha dimenticato. Cristo soffre con te. E tu, offrendo le tue sofferenze, puoi<br />

collaborare con Lui alla redenzione <strong>del</strong> mondo.<br />

6. L’annuale celebrazione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato offre a tutti<br />

la possibilità di comprendere meglio l’importanza <strong>del</strong>la pastorale <strong>del</strong>la<br />

salute. Nella nostra epoca, segnata da una cultura imbevuta di secolarismo,<br />

si è talora tentati di non valorizzare appieno tale ambito pastorale. Si pensa<br />

che altri siano i campi in cui si gioca il destino <strong>del</strong>l’uomo. Invece, è<br />

proprio nel momento <strong>del</strong>la malattia che si pone con più urgenza il bisogno<br />

di trovare risposte adeguate alle questioni ultime riguardanti la vita<br />

<strong>del</strong>l’uomo: le questioni sul senso <strong>del</strong> dolore, <strong>del</strong>la sofferenza e <strong>del</strong>la stessa<br />

morte, considerata non soltanto come un enigma con cui faticosamente<br />

confrontarsi, ma come mistero in cui Cristo incorpora a Sé la nostra<br />

esistenza, aprendola ad una nuova e definitiva nascita per la vita che mai<br />

più finirà.<br />

In Cristo sta la speranza <strong>del</strong>la vera e piena salute, la salvezza che Egli<br />

porta è la vera risposta agli interrogativi ultimi <strong>del</strong>l’uomo. Non c’è


contraddizione fra salute terrena e salute eterna, dal momento che il<br />

Signore è morto per la salute integrale <strong>del</strong>l’uomo e di tutti gli uomini (cfr 1<br />

Pt 1, 2-5; Liturgia <strong>del</strong> Venerdì Santo, Adorazione <strong>del</strong>la Croce). La<br />

salvezza costituisce il contenuto finale <strong>del</strong>la Nuova Alleanza.<br />

Nella prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato vogliamo pertanto<br />

proclamare la speranza <strong>del</strong>la piena salute per l’Africa e per l’intera<br />

umanità, impegnandoci a lavorare con una maggior determinazione a<br />

servizio di questa grande causa.<br />

7. Nella pagina evangelica <strong>del</strong>le Beatitudini, il Signore proclama: “Beati<br />

gli afflitti, perché saranno consolati” (Mt 5, 4). L’antinomia che sembra<br />

esserci fra la sofferenza e la gioia viene superata grazie all’azione<br />

consolatrice <strong>del</strong>lo Spirito Santo. Configurandoci al mistero di Cristo<br />

crocifisso e risorto, lo Spirito ci apre fin d’ora alla gioia che raggiungerà la<br />

sua pienezza nell’incontro beatificante col Redentore. In realtà, l’essere<br />

umano non aspira ad un benessere solo fisico o spirituale, ma ad una<br />

“salute” che s’esprima in un’armonia totale con Dio, con se stesso e con<br />

l’umanità. A questo traguardo si giunge soltanto attraverso il mistero <strong>del</strong>la<br />

passione, morte e risurrezione di Cristo.<br />

Di questa realtà escatologica ci offre un’anticipazione eloquente Maria<br />

Santissima, specialmente attraverso i misteri <strong>del</strong>la sua Immacolata<br />

Concezione e <strong>del</strong>la sua Assunzione al Cielo. In Lei, concepita senza<br />

alcun’ombra di peccato, totale è la disponibilità sia alla volontà divina che<br />

al servizio degli uomini, e piena è, in conseguenza, quell’armonia<br />

profonda da cui scaturisce la gioia.<br />

A giusto titolo pertanto a Lei ci rivolgiamo invocandola come “Causa<br />

<strong>del</strong>la nostra gioia”. Quella che la Vergine ci dona è una gioia che permane<br />

anche in mezzo alle prove. Tuttavia pensando all’Africa dotata di immense<br />

risorse umane, culturali e religiose, ma afflitta anche da indicibili<br />

sofferenze, fiorisce spontanea sulle labbra un accorata preghiera:<br />

Maria, Vergine Immacolata,Donna <strong>del</strong> dolore e <strong>del</strong>la speranza,sii benigna<br />

verso ogni persona che soffre e ottieni a ciascuno pienezza di vita.<br />

Volgi il tuo sguardo maternospecialmente su coloro che in Africa sono<br />

nell’estremo bisogno, perché colpiti dall’AIDS o da altra malattia


mortale.<br />

Guarda le mamme che piangono i loro figli;guarda i nonni privi di risorse<br />

sufficienti per sostenere i nipoti rimasti orfani.<br />

Stringi tutti al tuo cuore di Madre.<br />

Regina <strong>del</strong>l’Africa e <strong>del</strong> mondo intero,Vergine Santissima, prega per<br />

noi!<br />

Dal Vaticano, 8 settembre 2004.<br />

IOANNES PAULUS PP. II<br />


<br />

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA<br />

XIV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cari fratelli e sorelle,<br />

l’11 febbraio 2006, memoria liturgica <strong>del</strong>la Beata Vergine di Lourdes, si<br />

terrà la 14ª Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato. Lo scorso anno la Giornata si è<br />

svolta nel Santuario mariano di Mvolyé a Yaoundé, e in quell’occasione i<br />

fe<strong>del</strong>i ed i loro Pastori, a nome <strong>del</strong>l’intero Continente africano, hanno<br />

riaffermato il loro impegno pastorale per gli ammalati. La prossima sarà ad<br />

A<strong>del</strong>aide, in Australia, e le manifestazioni culmineranno con la<br />

Celebrazione eucaristica nella Cattedrale dedicata a San Francesco<br />

Saverio, infaticabile missionario <strong>del</strong>le popolazioni <strong>del</strong>l’Oriente. In tale<br />

circostanza, la Chiesa intende chinarsi con particolare sollecitudine sui<br />

sofferenti, richiamando l’attenzione <strong>del</strong>la pubblica opinione sui problemi<br />

connessi col disagio mentale, che colpisce ormai un quinto <strong>del</strong>l’umanità e<br />

costituisce una vera e propria emergenza socio-sanitaria. Ricordando<br />

l’attenzione che il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II riservava a<br />

questa annuale ricorrenza, anch’io, cari fratelli e sorelle, vorrei rendermi<br />

spiritualmente presente alla Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, per<br />

soffermarmi a riflettere in sintonia con i partecipanti sulla situazione dei<br />

malati di mente nel mondo e per sollecitare l’impegno <strong>del</strong>le Comunità<br />

ecclesiali a testimoniare loro la tenera misericordia <strong>del</strong> Signore.<br />

In molti Paesi non esiste ancora una legislazione in materia ed in altri


manca una politica definita per la salute mentale. C’è poi da notare che il<br />

prolungarsi di conflitti armati in diverse regioni <strong>del</strong>la terra, il succedersi di<br />

immani catastrofi naturali, il dilagare <strong>del</strong> terrorismo, oltre a causare un<br />

numero impressionante di morti, hanno generato in non pochi superstiti<br />

traumi psichici, talora difficilmente recuperabili. Nei Paesi ad alto<br />

sviluppo economico, poi, all’origine di nuove forme di malessere mentale<br />

gli esperti riconoscono anche l’incidenza negativa <strong>del</strong>la crisi dei valori<br />

morali. Ciò accresce il senso di solitudine, minando e persino sfaldando le<br />

tradizionali forme di coesione sociale, ad iniziare dall’istituto <strong>del</strong>la<br />

famiglia, ed emarginando i malati, particolarmente quelli mentali,<br />

considerati sovente come un peso per la famiglia e per la comunità. Vorrei<br />

qui rendere merito a quanti, in modi e a livelli diversi, operano perché non<br />

venga meno lo spirito di solidarietà, ma si perseveri nel prendersi cura di<br />

questi nostri fratelli e sorelle, ispirandosi a ideali e principi umani ed<br />

evangelici.<br />

Incoraggio pertanto gli sforzi di chiunque si adoperi perché a tutti i malati<br />

di mente sia dato accesso alle cure necessarie. Purtroppo, in molte parti <strong>del</strong><br />

mondo i servizi per questi malati risultano carenti, insufficienti o in stato<br />

di disfacimento. Il contesto sociale non sempre accetta i malati di mente<br />

con le loro limitazioni, e anche per questo si registrano difficoltà nel<br />

reperire le risorse umane e finanziarie di cui c’è bisogno. Si avverte la<br />

necessità di meglio integrare il binomio terapia appropriata e sensibilità<br />

nuova di fronte al disagio, così da permettere agli operatori <strong>del</strong> settore di<br />

andare incontro più efficacemente a quei malati ed alle famiglie, le quali<br />

da sole non sarebbero in grado di seguire adeguatamente i congiunti in<br />

difficoltà. La prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato è un’opportuna<br />

circostanza per esprimere solidarietà alle famiglie che hanno a carico<br />

persone malate di mente.<br />

Desidero ora rivolgermi a voi, cari fratelli e sorelle provati dalla malattia,<br />

per invitarvi ad offrire insieme con Cristo la vostra condizione di<br />

sofferenza al Padre, sicuri che ogni prova accolta con rassegnazione è<br />

meritoria ed attira la benevolenza divina sull’intera umanità. Esprimo<br />

apprezzamento a quanti vi assistono nei centri residenziali, nei Day<br />

Hospitals, nei Reparti di diagnosi e cura, e li esorto a prodigarsi perché<br />

mai venga a mancare a chi è nel bisogno un’assistenza medica, sociale e<br />

pastorale rispettosa <strong>del</strong>la dignità che è propria di ogni essere umano. La


Chiesa, specialmente mediante l’opera dei cappellani, non mancherà di<br />

offrirvi il proprio aiuto, essendo ben consapevole di essere chiamata a<br />

manifestare l’amore e la sollecitudine di Cristo verso quanti soffrono e<br />

verso coloro che se ne prendono cura. Agli operatori pastorali, alle<br />

associazioni ed organizzazioni <strong>del</strong> volontariato raccomando di sostenere,<br />

con forme ed iniziative concrete, le famiglie che hanno a carico malati di<br />

mente, verso i quali auspico che cresca e si diffonda la cultura<br />

<strong>del</strong>l’accoglienza e <strong>del</strong>la condivisione, grazie pure a leggi adeguate ed a<br />

piani sanitari che prevedano sufficienti risorse per la loro concreta<br />

applicazione. Quanto mai urgente è la formazione e l’aggiornamento <strong>del</strong><br />

personale che opera in un settore così <strong>del</strong>icato <strong>del</strong>la società. Ogni cristiano,<br />

secondo il proprio compito e la propria responsabilità, è chiamato a dare il<br />

suo apporto affinché venga riconosciuta, rispettata e promossa la dignità di<br />

questi nostri fratelli e sorelle.<br />

Duc in altum! Questo invito di Cristo a Pietro ed agli Apostoli lo rivolgo<br />

alle Comunità ecclesiali sparse nel mondo e, in modo speciale, a quanti<br />

sono al servizio dei malati, perché, con l’aiuto di Maria Salus infirmorum,<br />

testimonino la bontà e la paterna sollecitudine di Dio. La Vergine Santa<br />

conforti quanti sono segnati dalla malattia e sostenga coloro che, come il<br />

buon Samaritano, ne leniscono le piaghe corporali e spirituali. A ciascuno<br />

assicuro un ricordo nella preghiera, mentre volentieri imparto a tutti la mia<br />

Benedizione.<br />

Dal Vaticano, 8 Dicembre 2005<br />

BENEDICTUS PP. XVI<br />

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA<br />

XV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cari fratelli e care sorelle,<br />

l'11 febbraio 2007, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di<br />

Nostra Signora di Lourdes, si svolgerà a Seoul, in Corea, la Quindicesima<br />

Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato. Un certo numero di incontri, conferenze,<br />

raduni pastorali e celebrazioni liturgiche avrà luogo con i rappresentanti<br />

<strong>del</strong>la Chiesa in Corea, con il personale sanitario, i malati e le loro famiglie.<br />

Ancora una volta, la Chiesa guarda a quanti soffrono e richiama


l'attenzione sui malati incurabili, molti dei quali stanno morendo a causa di<br />

malattie in fase terminale. Essi sono presenti in ogni continente, in<br />

particolare in luoghi in cui la povertà e le difficoltà causano miseria e<br />

dolore immensi. Conscio di tali sofferenze, sarò spiritualmente presente<br />

alla Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, unito a quanti si incontreranno per<br />

discutere <strong>del</strong>la piaga <strong>del</strong>le malattie incurabili nel nostro mondo e<br />

incoraggeranno gli sforzi <strong>del</strong>le comunità cristiane nella loro testimonianza<br />

<strong>del</strong>la tenerezza e <strong>del</strong>la misericordia <strong>del</strong> Signore.<br />

L'essere malati porta inevitabilmente con sé un momento di crisi e un serio<br />

confronto con la propria situazione personale. I progressi nelle scienze<br />

mediche spesso offrono gli strumenti necessari ad affrontare questa sfida,<br />

almeno relativamente ai suoi aspetti fisici. La vita umana, comunque, ha i<br />

suoi limiti intrinseci, e, prima o poi, termina con la morte. Questa è<br />

un'esperienza alla quale è chiamato ogni essere umano e alla quale deve<br />

essere preparato. Nonostante i progressi <strong>del</strong>la scienza, non si può trovare<br />

una cura per ogni malattia, e, quindi, negli ospedali, negli ospizi e nelle<br />

case in tutto il mondo ci imbattiamo nella sofferenza di numerosi nostri<br />

fratelli e numerose nostre sorelle incurabili e spesso in fase terminale.<br />

Inoltre, molti milioni di persone nel mondo vivono ancora in condizioni<br />

insalubri e non hanno accesso a risorse mediche molto necessarie, spesso<br />

<strong>del</strong> tipo più basilare, con il risultato che il numero di esseri umani<br />

considerato "incurabile" è grandemente aumentato.<br />

La Chiesa desidera sostenere i malati incurabili e quelli in fase terminale<br />

esortando a politiche sociali eque che possano contribuire a eliminare le<br />

cause di molte malattie e chiedendo con urgenza migliore assistenza per<br />

quanti stanno morendo e per quanti non possono contare su alcuna cura<br />

medica. È necessario promuovere politiche in grado di creare condizioni in<br />

cui gli esseri umani possano sopportare anche malattie incurabili ed<br />

affrontare la morte in una maniera degna. A questo proposito, è necessario<br />

sottolineare ancora una volta la necessità di più centri per le cure palliative<br />

che offrano un'assistenza integrale, fornendo ai malati l'aiuto umano e<br />

l'accompagnamento spirituale di cui hanno bisogno.<br />

Questo è un diritto che appartiene a ogni essere umano e che tutti<br />

dobbiamo impegnarci a difendere.<br />

Desidero incoraggiare gli sforzi di quanti operano quotidianamente per


garantire che i malati incurabili e quelli che si trovano nella fase terminale,<br />

insieme alle proprie famiglie, ricevano un'assistenza adeguata e amorevole.<br />

La Chiesa, seguendo l'esempio <strong>del</strong> Buon Samaritano, ha sempre mostrato<br />

particolare sollecitudine per gli infermi. Mediante i suoi singoli membri e<br />

le sue istituzioni, continua a stare accanto ai sofferenti e ai morenti,<br />

cercando di preservare la loro dignità in questi momenti significativi<br />

<strong>del</strong>l'esistenza umana. Molti di questi individui, personale sanitario, agenti<br />

pastorali e volontari, e istituzioni in tutto il mondo, servono<br />

instancabilmente i malati, negli ospedali e nelle unità per le cure palliative,<br />

nelle strade cittadine, nell'ambito dei progetti di assistenza domiciliare e<br />

nelle parrocchie.<br />

Ora, mi rivolgo a voi, cari fratelli e care sorelle che soffrite di malattie<br />

incurabili e che siete nella fase terminale. Vi incoraggio a contemplare le<br />

sofferenze di Cristo crocifisso e, in unione con Lui, a rivolgervi al Padre<br />

con totale fiducia nel fatto che tutta la vita, e la vostra in particolare, è<br />

nelle sue mani. Sappiate che le vostre sofferenze, unite a quelle di Cristo,<br />

si dimostreranno feconde per le necessità <strong>del</strong>la Chiesa e <strong>del</strong> mondo.<br />

Chiedo al Signore di rafforzare la vostra fede nel Suo amore, in particolare<br />

durante queste prove che state affrontando. Spero che, ovunque voi siate,<br />

troviate sempre l'incoraggiamento e la forza spirituali necessari a nutrire la<br />

vostra fede e a condurvi più vicini al Padre <strong>del</strong>la vita. Attraverso i suoi<br />

sacerdoti e i suoi collaboratori pastorali, la Chiesa desidera assistervi e<br />

stare al vostro fianco, aiutandovi nell'ora <strong>del</strong> bisogno, e quindi, rendendo<br />

presente l'amorevole misericordia di Cristo verso chi soffre.<br />

Infine, chiedo alle comunità ecclesiali in tutto il mondo, e in particolare a<br />

quante si dedicano al servizio degli infermi, a continuare, con l'ausilio di<br />

Maria, Salus Infirmorum, a rendere un'efficace testimonianza <strong>del</strong>la<br />

sollecitudine amorevole di Dio, nostro Padre. Che la Beata Vergine, nostra<br />

Madre, conforti quanti sono malati e sostenga quanti hanno dedicato la<br />

propria vita, come Buoni Samaritani, a curare le ferite fisiche e spirituali<br />

dei sofferenti. Unito a voi nel pensiero e nella preghiera, imparto di cuore<br />

la mia Benedizione Apostolica quale pegno di forza e di pace nel Signore.<br />

Dal Vaticano, 8 dicembre 2006<br />

BENEDICTUS PP. XVI


MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA<br />

XVI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cari fratelli e sorelle!<br />

1. L’11 febbraio, memoria <strong>del</strong>la Beata Maria Vergine di Lourdes, si<br />

celebra la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, occasione propizia per riflettere<br />

sul senso <strong>del</strong> dolore e sul dovere cristiano di farsene carico in qualunque<br />

situazione esso si presenti. Quest’anno tale significativa ricorrenza si<br />

collega a due eventi importanti per la vita <strong>del</strong>la Chiesa, come si comprende<br />

già dal tema scelto “L’Eucaristia, Lourdes e la cura pastorale dei malati”:<br />

il 150° anniversario <strong>del</strong>le apparizioni <strong>del</strong>l’Immacolata a Lourdes, e la<br />

celebrazione <strong>del</strong> Congresso Eucaristico Internazionale a Québec, in<br />

Canada. In tal modo viene offerta una singolare opportunità per<br />

considerare la stretta connessione che esiste tra il Mistero eucaristico, il<br />

ruolo di Maria nel progetto salvifico e la realtà <strong>del</strong> dolore e <strong>del</strong>la<br />

sofferenza <strong>del</strong>l’uomo.<br />

I 150 anni dalle apparizioni di Lourdes ci invitano a volgere lo sguardo<br />

verso la Vergine Santa, la cui Immacolata Concezione costituisce il dono<br />

sublime e gratuito di Dio ad una donna, perché potesse aderire pienamente<br />

ai disegni divini con fede ferma e incrollabile, nonostante le prove e le<br />

sofferenze che avrebbe dovuto affrontare. Per questo Maria è mo<strong>del</strong>lo di<br />

totale abbandono alla volontà di Dio: ha accolto nel cuore il Verbo eterno<br />

e lo ha concepito nel suo grembo verginale; si è fidata di Dio e, con<br />

l’anima trafitta dalla spada <strong>del</strong> dolore (cfr Lc 2,35), non ha esitato a<br />

condividere la passione <strong>del</strong> suo Figlio rinnovando sul Calvario ai piedi<br />

<strong>del</strong>la Croce il “sì” <strong>del</strong>l’Annunciazione. Meditare sull’Immacolata<br />

Concezione di Maria è pertanto lasciarsi attrarre dal «sì» che l’ha<br />

congiunta mirabilmente alla missione di Cristo, redentore <strong>del</strong>l’umanità; è<br />

lasciarsi prendere e guidare per mano da Lei, per pronunciare a propria<br />

volta il “fiat” alla volontà di Dio con tutta l’esistenza intessuta di gioie e<br />

tristezze, di speranze e <strong>del</strong>usioni, nella consapevolezza che le prove, il<br />

dolore e la sofferenza rendono ricco di senso il nostro pellegrinaggio sulla<br />

terra.<br />

2. Non si può contemplare Maria senza essere attratti da Cristo e non si


può guardare a Cristo senza avvertire subito la presenza di Maria. Esiste<br />

un legame inscindibile tra la Madre e il Figlio generato nel suo seno per<br />

opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo, e questo legame lo avvertiamo, in maniera<br />

misteriosa, nel Sacramento <strong>del</strong>l’Eucaristia, come sin dai primi secoli i<br />

Padri <strong>del</strong>la Chiesa e i teologi hanno messo in luce. “La carne nata da<br />

Maria, venendo dallo Spirito Santo, è il pane disceso dal cielo”, afferma<br />

sant’Ilario di Poitiers, mentre nel Sacramentario Bergomense, <strong>del</strong> sec. IX,<br />

leggiamo: “Il suo grembo ha fatto fiorire un frutto, un pane che ci ha<br />

riempito di angelico dono. Maria ha restituito alla salvezza ciò che Eva<br />

aveva distrutto con la sua colpa”. Osserva poi san Pier Damiani: “Quel<br />

corpo che la beatissima Vergine ha generato, ha nutrito nel suo grembo<br />

con cura materna, quel corpo dico, senza dubbio e non un altro, ora lo<br />

riceviamo dal sacro altare, e ne beviamo il sangue come sacramento <strong>del</strong>la<br />

nostra redenzione. Questo ritiene la fede cattolica, questo fe<strong>del</strong>mente<br />

insegna la santa Chiesa”. Il legame <strong>del</strong>la Vergine Santa con il Figlio,<br />

Agnello immolato che toglie i peccati <strong>del</strong> mondo, si estende alla Chiesa<br />

Corpo mistico di Cristo. Maria - nota il Servo di Dio Giovanni Paolo II - è<br />

“donna eucaristica” con l’intera sua vita per cui la Chiesa, guardando a Lei<br />

come a suo mo<strong>del</strong>lo, “è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto con<br />

questo Mistero santissimo” (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 53). In questa<br />

ottica si comprende ancor più perché a Lourdes al culto <strong>del</strong>la Beata<br />

Vergine Maria si unisce un forte e costante richiamo all’Eucaristia con<br />

quotidiane Celebrazioni eucaristiche, con l’adorazione <strong>del</strong> Santissimo<br />

Sacramento e la benedizione dei malati, che costituisce uno dei momenti<br />

più forti <strong>del</strong>la sosta dei pellegrini presso la grotta di Massabielles.<br />

La presenza a Lourdes di molti pellegrini ammalati e di volontari che li<br />

accompagnano aiuta a riflettere sulla materna e tenera premura che la<br />

Vergine manifesta verso il dolore e le sofferenza <strong>del</strong>l’uomo. Associata al<br />

Sacrificio di Cristo, Maria, Mater Dolorosa, che ai piedi <strong>del</strong>la Croce soffre<br />

con il suo divin Figlio, viene sentita particolarmente vicina dalla comunità<br />

cristiana che si raccoglie attorno ai suoi membri sofferenti, i quali recano i<br />

segni <strong>del</strong>la passione <strong>del</strong> Signore. Maria soffre con coloro che sono nella<br />

prova, con essi spera ed è loro conforto sostenendoli con il suo materno<br />

aiuto. E non è forse vero che l’esperienza spirituale di tanti ammalati<br />

spinge a comprendere sempre più che “il divin Redentore vuole penetrare<br />

nell’animo di ogni sofferente attraverso il cuore <strong>del</strong>la sua Madre<br />

santissima, primizia e vertice di tutti i redenti”? (Giovanni Paolo II, Lett.


ap. Salvifici doloris, 26).<br />

3. Se Lourdes ci conduce a meditare sull’amore materno <strong>del</strong>la Vergine<br />

Immacolata per i suoi figli malati e sofferenti, il prossimo Congresso<br />

Eucaristico Internazionale sarà occasione per adorare Gesù Cristo presente<br />

nel Sacramento <strong>del</strong>l’altare, a Lui affidarci come a Speranza che non<br />

<strong>del</strong>ude, Lui accogliere quale farmaco <strong>del</strong>l’immortalità che sana il fisico e<br />

lo spirito. Gesù Cristo ha redento il mondo con la sua sofferenza, con la<br />

sua morte e risurrezione e ha voluto restare con noi quale “pane <strong>del</strong>la vita”<br />

nel nostro pellegrinaggio terreno. “L’Eucaristia dono di Dio per la vita <strong>del</strong><br />

mondo”: questo è il tema <strong>del</strong> Congresso Eucaristico che sottolinea come<br />

l’Eucaristia sia il dono che il Padre fa al mondo <strong>del</strong> proprio unico Figlio,<br />

incarnato e crocifisso. E’ Lui che ci raduna intorno alla mensa eucaristica,<br />

suscitando nei suoi discepoli un’attenzione amorevole per i sofferenti e gli<br />

ammalati, nei quali la comunità cristiana riconosce il volto <strong>del</strong> suo<br />

Signore. Come ho rilevato nell’Esortazione apostolica post-sinodale<br />

Sacramentum caritatis, “le nostre comunità, quando celebrano l’Eucaristia,<br />

devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti<br />

e pertanto l’Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi ‘pane spezzato’<br />

per gli altri” (n. 88). Siamo così incoraggiati ad impegnarci in prima<br />

persona a servire i fratelli, specialmente quelli in difficoltà, poiché la<br />

vocazione di ogni cristiano è veramente quella di essere, insieme a Gesù,<br />

pane spezzato per la vita <strong>del</strong> mondo.<br />

4. Appare pertanto chiaro che proprio dall’Eucaristia la pastorale <strong>del</strong>la<br />

salute deve attingere la forza spirituale necessaria a soccorrere<br />

efficacemente l’uomo e ad aiutarlo a comprendere il valore salvifico <strong>del</strong>la<br />

propria sofferenza. Come ebbe a scrivere il Servo di Dio Giovanni Paolo II<br />

nella già citata Lettera apostolica Salvifici doloris, la Chiesa vede nei<br />

fratelli e nelle sorelle sofferenti quasi molteplici soggetti <strong>del</strong>la forza<br />

soprannaturale di Cristo (cfr n. 27). Unito misteriosamente a Cristo,<br />

l’uomo che soffre con amore e docile abbandono alla volontà divina<br />

diventa offerta vivente per la salvezza <strong>del</strong> mondo. L’amato mio<br />

Predecessore affermava ancora che “quanto più l’uomo è minacciato dal<br />

peccato, quanto più pesanti sono le strutture <strong>del</strong> peccato che porta in sé il<br />

mondo d’oggi, tanto più grande è l’eloquenza che la sofferenza umana in<br />

sé possiede. E tanto più la Chiesa sente il bisogno di ricorrere al valore<br />

<strong>del</strong>le sofferenze umane per la salvezza <strong>del</strong> mondo” (ibid.). Se pertanto a


Québec si contempla il mistero <strong>del</strong>l’Eucaristia dono di Dio per la vita <strong>del</strong><br />

mondo, nella Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, in un ideale parallelismo<br />

spirituale, non solo si celebra l’effettiva partecipazione <strong>del</strong>la sofferenza<br />

umana all’opera salvifica di Dio, ma se ne possono godere, in certo senso,<br />

i preziosi frutti promessi a coloro che credono. Così il dolore, accolto con<br />

fede, diventa la porta per entrare nel mistero <strong>del</strong>la sofferenza redentrice di<br />

Gesù e per giungere con Lui alla pace e alla felicità <strong>del</strong>la sua Risurrezione.<br />

5. Mentre rivolgo il mio saluto cordiale a tutti gli ammalati e a quanti se ne<br />

prendono cura in diversi modi, invito le comunità diocesane e parrocchiali<br />

a celebrare la prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato valorizzando<br />

appieno la felice coincidenza tra il 150° anniversario <strong>del</strong>le apparizioni di<br />

Nostra Signora a Lourdes e il Congresso Eucaristico Internazionale. Sia<br />

occasione per sottolineare l’importanza <strong>del</strong>la Santa Messa,<br />

<strong>del</strong>l’Adorazione eucaristica e <strong>del</strong> culto <strong>del</strong>l’Eucaristia, facendo in modo<br />

che le Cappelle nei Centri sanitari diventino il cuore pulsante in cui Gesù<br />

si offre incessantemente al Padre per la vita <strong>del</strong>l’umanità. Anche la<br />

distribuzione ai malati <strong>del</strong>l’Eucaristia, fatta con decoro e spirito di<br />

preghiera, è vero conforto per chi soffre afflitto da ogni forma di infermità.<br />

La prossima Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato sia inoltre propizia circostanza<br />

per invocare, in modo speciale, la materna protezione di Maria su quanti<br />

sono provati dalla malattia, sugli agenti sanitari e sugli operatori <strong>del</strong>la<br />

pastorale sanitaria. Penso, in particolare, ai sacerdoti impegnati in questo<br />

campo, alle religiose e ai religiosi, ai volontari e a chiunque con fattiva<br />

dedizione si occupa di servire, nel corpo e nell’anima, gli ammalati e i<br />

bisognosi. Affido tutti a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, Immacolata<br />

Concezione. Sia Lei ad aiutare ciascuno nel testimoniare che l’unica valida<br />

risposta al dolore e alla sofferenza umana è Cristo, il quale risorgendo ha<br />

vinto la morte e ci ha donato la vita che non conosce fine. Con questi<br />

sentimenti, di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 11 gennaio 2008<br />

BENEDICTUS PP. XVI


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER<br />

LA XVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cari fratelli e sorelle!<br />

la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato, che ricorre il prossimo 11 febbraio,<br />

memoria liturgica <strong>del</strong>la Beata Maria Vergine di Lourdes, vedrà le<br />

Comunità diocesane riunirsi con i propri Vescovi in momenti di preghiera,<br />

per riflettere e decidere iniziative di sensibilizzazione circa la realtà <strong>del</strong>la<br />

sofferenza. L’Anno Paolino, che stiamo celebrando, offre l’occasione<br />

propizia per soffermarsi a meditare con l’apostolo Paolo sul fatto che,<br />

"come abbondano le sofferenze <strong>del</strong> Cristo in noi, così per mezzo di Cristo<br />

abbonda anche la nostra consolazione" (2 Cor 1,5). Il collegamento<br />

spirituale con Lourdes richiama inoltre alla mente la materna sollecitudine<br />

<strong>del</strong>la Madre di Gesù per i fratelli <strong>del</strong> suo Figlio "ancora peregrinanti e<br />

posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella<br />

patria beata" (Lumen gentium, 62).<br />

Quest’anno la nostra attenzione si volge particolarmente ai bambini, le<br />

creature più deboli e indifese e, tra questi, ai bambini malati e sofferenti.<br />

Ci sono piccoli esseri umani che portano nel corpo le conseguenze di<br />

malattie invalidanti, ed altri che lottano con mali oggi ancora inguaribili<br />

nonostante il progresso <strong>del</strong>la medicina e l’assistenza di validi ricercatori e<br />

professionisti <strong>del</strong>la salute. Ci sono bambini feriti nel corpo e nell’anima a<br />

seguito di conflitti e guerre, ed altri vittime innocenti <strong>del</strong>l’odio di insensate<br />

persone adulte. Ci sono ragazzi "di strada", privati <strong>del</strong> calore di una<br />

famiglia ed abbandonati a se stessi, e minori profanati da gente abietta che<br />

ne viola l’innocenza, provocando in loro una piaga psicologica che li<br />

segnerà per il resto <strong>del</strong>la vita. Non possiamo poi dimenticare<br />

l’incalcolabile numero dei minori che muoiono a causa <strong>del</strong>la sete, <strong>del</strong>la<br />

fame, <strong>del</strong>la carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e<br />

profughi dalla propria terra con i loro genitori alla ricerca di migliori<br />

condizioni di vita. Da tutti questi bambini si leva un silenzioso grido di<br />

dolore che interpella la nostra coscienza di uomini e di credenti.<br />

La comunità cristiana, che non può restare indifferente dinanzi a così<br />

drammatiche situazioni, avverte l’impellente dovere di intervenire. La<br />

Chiesa, infatti, come ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est, "è la


famiglia di Dio nel mondo. In questa famiglia non deve esserci nessuno<br />

che soffra per mancanza <strong>del</strong> necessario" (25, b). Auspico, pertanto, che<br />

anche la Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato offra l’opportunità alle comunità<br />

parrocchiali e diocesane di prendere sempre più coscienza di essere<br />

"famiglia di Dio", e le incoraggi a rendere percepibile nei villaggi, nei<br />

quartieri e nelle città l’amore <strong>del</strong> Signore, il quale chiede "che nella Chiesa<br />

stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché nel bisogno"<br />

(ibid.). La testimonianza <strong>del</strong>la carità fa parte <strong>del</strong>la vita stessa di ogni<br />

comunità cristiana. E fin dall’inizio la Chiesa ha tradotto in gesti concreti i<br />

principi evangelici, come leggiamo negli Atti degli Apostoli. Oggi, date le<br />

mutate condizioni <strong>del</strong>l’assistenza sanitaria, si avverte il bisogno di una più<br />

stretta collaborazione tra i professionisti <strong>del</strong>la salute operanti nelle diverse<br />

istituzioni sanitarie e le comunità ecclesiali presenti sul territorio. In questa<br />

prospettiva, si conferma in tutto il suo valore un’istituzione collegata con<br />

la Santa Sede qual è l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che celebra<br />

quest’anno i suoi 140 anni di vita.<br />

Ma c’è di più. Poiché il bambino malato appartiene ad una famiglia che ne<br />

condivide la sofferenza spesso con gravi disagi e difficoltà, le comunità<br />

cristiane non possono non farsi carico anche di aiutare i nuclei familiari<br />

colpiti dalla malattia di un figlio o di una figlia. Sull’esempio <strong>del</strong> "Buon<br />

Samaritano" occorre che ci si chini sulle persone così duramente provate e<br />

si offra loro il sostegno di una concreta solidarietà. In tal modo,<br />

l’accettazione e la condivisione <strong>del</strong>la sofferenza si traduce in un utile<br />

supporto alle famiglie dei bambini malati, creando al loro interno un clima<br />

di serenità e di speranza, e facendo sentire attorno a loro una più vasta<br />

famiglia di fratelli e sorelle in Cristo. La compassione di Gesù per il pianto<br />

<strong>del</strong>la vedova di Nain (cfr Lc 7,12-17) e per l’implorante preghiera di<br />

Giairo (cfr Lc 8,41-56) costituiscono, tra gli altri, alcuni utili punti di<br />

riferimento per imparare a condividere i momenti di pena fisica e morale<br />

di tante famiglie provate. Tutto ciò presuppone un amore disinteressato e<br />

generoso, riflesso e segno <strong>del</strong>l’amore misericordioso di Dio, che mai<br />

abbandona i suoi figli nella prova, ma sempre li rifornisce di mirabili<br />

risorse di cuore e di intelligenza per essere in grado di fronteggiare<br />

adeguatamente le difficoltà <strong>del</strong>la vita.<br />

La dedizione quotidiana e l’impegno senza sosta al servizio dei bambini<br />

malati costituiscono un’eloquente testimonianza di amore per la vita


umana, in particolare per la vita di chi è debole e in tutto e per tutto<br />

dipendente dagli altri. Occorre affermare infatti con vigore l’assoluta e<br />

suprema dignità di ogni vita umana. Non muta, con il trascorrere dei<br />

tempi, l’insegnamento che la Chiesa incessantemente proclama: la vita<br />

umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta<br />

dal mistero <strong>del</strong>la sofferenza. E’ a Gesù crocifisso che dobbiamo volgere il<br />

nostro sguardo: morendo in croce Egli ha voluto condividere il dolore di<br />

tutta l’umanità. Nel suo soffrire per amore intravediamo una suprema<br />

compartecipazione alle pene dei piccoli malati e dei loro genitori. Il mio<br />

venerato Predecessore Giovanni Paolo II, che <strong>del</strong>l’accettazione paziente<br />

<strong>del</strong>la sofferenza ha offerto un esempio luminoso specialmente al tramonto<br />

<strong>del</strong>la sua vita, ha scritto: "Sulla croce sta il «Redentore <strong>del</strong>l'uomo», l'Uomo<br />

dei dolori, che in sé ha assunto le sofferenze fisiche e morali degli uomini<br />

di tutti i tempi, affinché nell'amore possano trovare il senso salvifico <strong>del</strong><br />

loro dolore e risposte valide a tutti i loro interrogativi" (Salvifici doloris,<br />

31).<br />

Desidero qui esprimere il mio apprezzamento ed incoraggiamento alle<br />

Organizzazioni internazionali e nazionali che si prendono cura dei bambini<br />

malati, particolarmente nei Paesi poveri, e con generosità e abnegazione<br />

offrono il loro contributo per assicurare ad essi cure adeguate e amorevoli.<br />

Rivolgo al tempo stesso un accorato appello ai responsabili <strong>del</strong>le Nazioni<br />

perché vengano potenziate le leggi e i provvedimenti in favore dei bambini<br />

malati e <strong>del</strong>le loro famiglie. Sempre, ma ancor più quando è in gioco la<br />

vita dei bambini, la Chiesa, per parte sua, si rende disponibile ad offrire la<br />

sua cordiale collaborazione nell’intento di trasformare tutta la civiltà<br />

umana in «civiltà <strong>del</strong>l’amore» (cfr Salvifici doloris, 30).<br />

Concludendo, vorrei esprimere la mia vicinanza spirituale a tutti voi, cari<br />

fratelli e sorelle, che soffrite di qualche malattia. Rivolgo un affettuoso<br />

saluto a quanti vi assistono: ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone<br />

consacrate, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si<br />

dedicano con amore a curare e alleviare le sofferenze di chi è alle prese<br />

con la malattia. Un saluto tutto speciale è per voi, cari bambini malati e<br />

sofferenti: il Papa vi abbraccia con affetto paterno insieme con i vostri<br />

genitori e familiari, e vi assicura uno speciale ricordo nella preghiera,<br />

invitandovi a confidare nel materno aiuto <strong>del</strong>l’Immacolata Vergine Maria,<br />

che nel passato Natale abbiamo ancora una volta contemplato mentre


stringe con gioia tra le braccia il Figlio di Dio fatto bambino.<br />

Nell’invocare su di voi e su ogni malato la materna protezione <strong>del</strong>la<br />

Vergine Santa, Salute degli Infermi, a tutti imparto di cuore una speciale<br />

Benedizione Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 2 Febbraio 2009<br />

BENEDICTUS PP. XVI<br />

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER<br />

LA XVIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cari fratelli e sorelle!<br />

Il prossimo 11 febbraio, memoria liturgica <strong>del</strong>la Beata Vergine Maria di<br />

Lourdes, si celebrerà nella Basilica Vaticana la XVIII Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong> Malato. La felice coincidenza con il 25° anniversario <strong>del</strong>l’istituzione<br />

<strong>del</strong> Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari costituisce un motivo<br />

ulteriore per ringraziare Dio <strong>del</strong> cammino sinora percorso nel settore <strong>del</strong>la<br />

pastorale <strong>del</strong>la salute. Auspico di cuore che tale ricorrenza sia occasione<br />

per un più generoso slancio apostolico al servizio dei malati e di quanti se<br />

ne prendono cura.<br />

Con l’annuale Giornata Mondiale <strong>del</strong> Malato la Chiesa intende, in effetti,<br />

sensibilizzare capillarmente la comunità ecclesiale circa l’importanza <strong>del</strong><br />

servizio pastorale nel vasto mondo <strong>del</strong>la salute, servizio che fa parte<br />

integrante <strong>del</strong>la sua missione, poiché si inscrive nel solco <strong>del</strong>la stessa<br />

missione salvifica di Cristo. Egli, Medico divino, “passò beneficando e<br />

risanando tutti coloro che stavano sotto il potere <strong>del</strong> diavolo” (At 10,38).<br />

Nel mistero <strong>del</strong>la sua passione, morte e risurrezione, l’umana sofferenza<br />

attinge senso e pienezza di luce. Nella Lettera apostolica Salvifici doloris,<br />

il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha parole illuminanti in proposito.<br />

“L’umana sofferenza – egli ha scritto - ha raggiunto il suo culmine nella<br />

passione di Cristo. E contemporaneamente essa è entrata in una<br />

dimensione completamente nuova e in un nuovo ordine: è stata legata<br />

all’amore…, a quell’amore che crea il bene ricavandolo anche dal male,<br />

ricavandolo per mezzo <strong>del</strong>la sofferenza, così come il bene supremo <strong>del</strong>la


edenzione <strong>del</strong> mondo è stato tratto dalla Croce di Cristo, e costantemente<br />

prende da essa il suo avvio. La Croce di Cristo è diventata una sorgente,<br />

dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva” (n. 18).<br />

Il Signore Gesù nell’Ultima Cena, prima di ritornare al Padre, si è chinato<br />

a lavare i piedi agli Apostoli, anticipando il supremo atto di amore <strong>del</strong>la<br />

Croce. Con tale gesto ha invitato i suoi discepoli ad entrare nella sua<br />

medesima logica <strong>del</strong>l’amore che si dona specialmente ai più piccoli e ai<br />

bisognosi (cfr Gv 13,12-17). Seguendo il suo esempio, ogni cristiano è<br />

chiamato a rivivere, in contesti diversi e sempre nuovi, la parabola <strong>del</strong><br />

buon Samaritano, il quale, passando accanto a un uomo lasciato mezzo<br />

morto dai briganti sul ciglio <strong>del</strong>la strada, “vide e ne ebbe compassione. Gli<br />

si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla<br />

sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno<br />

seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi<br />

cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno»” (Lc 10,<br />

33-35).<br />

A conclusione <strong>del</strong>la parabola, Gesù dice: “Va’ e anche tu fa’ così” (Lc<br />

10,37). Con queste parole si rivolge anche a noi. Ci esorta a chinarci sulle<br />

ferite <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong>lo spirito di tanti nostri fratelli e sorelle che<br />

incontriamo sulle strade <strong>del</strong> mondo; ci aiuta a comprendere che, con la<br />

grazia di Dio accolta e vissuta nella vita di ogni giorno, l’esperienza <strong>del</strong>la<br />

malattia e <strong>del</strong>la sofferenza può diventare scuola di speranza. In verità,<br />

come ho affermato nell’Enciclica Spe salvi, “non è lo scansare la<br />

sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l'uomo, ma la capacità di<br />

accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante<br />

l'unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore” (n. 37).<br />

Già il Concilio Ecumenico Vaticano II richiamava l’importante compito<br />

<strong>del</strong>la Chiesa di prendersi cura <strong>del</strong>l’umana sofferenza. Nella Costituzione<br />

dogmatica Lumen gentium leggiamo che “come Cristo... è stato inviato dal<br />

Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che<br />

hanno il cuore contrito» (Lc 4,18), «a cercare e salvare ciò che era<br />

perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda di affettuosa cura quanti<br />

sono afflitti dall’umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei<br />

sofferenti l’immagine <strong>del</strong> suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura<br />

di sollevarne l’indigenza e in loro cerca di servire il Cristo” (n. 8). Questa<br />

azione umanitaria e spirituale <strong>del</strong>la Comunità ecclesiale verso gli ammalati


e i sofferenti nel corso dei secoli si è espressa in molteplici forme e<br />

strutture sanitarie anche di carattere istituzionale. Vorrei qui ricordare<br />

quelle direttamente gestite dalle diocesi e quelle nate dalla generosità di<br />

vari Istituti religiosi. Si tratta di un prezioso “patrimonio” rispondente al<br />

fatto che “l’amore ha bisogno anche di organizzazione quale presupposto<br />

per un servizio comunitario ordinato” (Enc. Deus caritas est, 20). La<br />

creazione <strong>del</strong> Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, venticinque<br />

anni or sono, rientra in tale sollecitudine ecclesiale per il mondo <strong>del</strong>la<br />

salute. E mi preme aggiungere che, nell’attuale momento storico-culturale,<br />

si avverte anche più l’esigenza di una presenza ecclesiale attenta e<br />

capillare accanto ai malati, come pure di una presenza nella società capace<br />

di trasmettere in maniera efficace i valori evangelici a tutela <strong>del</strong>la vita<br />

umana in tutte le fasi, dal suo concepimento alla sua fine naturale.<br />

Vorrei qui riprendere il <strong>Messaggi</strong>o ai poveri, ai malati e a tutti coloro che<br />

soffrono, che i Padri conciliari rivolsero al mondo, al termine <strong>del</strong> Concilio<br />

Ecumenico Vaticano II: “Voi tutti che sentite più gravemente il peso <strong>del</strong>la<br />

croce – essi dissero - … voi che piangete… voi sconosciuti <strong>del</strong> dolore,<br />

riprendete coraggio: voi siete i preferiti <strong>del</strong> regno di Dio, il regno <strong>del</strong>la<br />

speranza, <strong>del</strong>la felicità e <strong>del</strong>la vita; siete i fratelli <strong>del</strong> Cristo sofferente; e<br />

con lui, se lo volete, voi salvate il mondo!” (Ench. Vat., I, n. 523*, [p.<br />

313]). Ringrazio di cuore le persone che, ogni giorno, “svolgono il servizio<br />

verso i malati e i sofferenti”, facendo in modo che “l'apostolato <strong>del</strong>la<br />

misericordia di Dio, a cui attendono, risponda sempre meglio alle nuove<br />

esigenze” (Giovanni Paolo II, Cost. ap. Pastor Bonus, art. 152).<br />

In quest’Anno Sacerdotale, il mio pensiero si dirige particolarmente a voi,<br />

cari sacerdoti, “ministri degli infermi”, segno e strumento <strong>del</strong>la<br />

compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla<br />

sofferenza. Vi invito, cari presbiteri, a non risparmiarvi nel dare loro cura e<br />

conforto. Il tempo trascorso accanto a chi è nella prova si rivela fecondo di<br />

grazia per tutte le altre dimensioni <strong>del</strong>la pastorale. Mi rivolgo infine a voi,<br />

cari malati, e vi domando di pregare e di offrire le vostre sofferenze per i<br />

sacerdoti, perché possano mantenersi fe<strong>del</strong>i alla loro vocazione e il loro<br />

ministero sia ricco di frutti spirituali, a beneficio di tutta la Chiesa.<br />

Con tali sentimenti, imploro sugli ammalati, come pure su quanti li<br />

assistono, la materna protezione di Maria Salus Infirmorum, e a tutti<br />

imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


Dal Vaticano, 22 Novembre 2009, Solennità di N.S. Gesù Cristo, Re<br />

<strong>del</strong>l’Universo.<br />

BENEDICTUS PP. XVI<br />

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER<br />

LA XIX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO<br />

Cari fratelli e sorelle!<br />

“Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,24)<br />

Ogni anno, nella ricorrenza <strong>del</strong>la memoria <strong>del</strong>la Beata Vergine di Lourdes,<br />

che si celebra l’11 febbraio, la Chiesa propone la Giornata Mondiale <strong>del</strong><br />

Malato. Tale circostanza, come ha voluto il venerabile Giovanni Paolo II,<br />

diventa occasione propizia per riflettere sul mistero <strong>del</strong>la sofferenza e,<br />

soprattutto, per rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile<br />

verso i fratelli e le sorelle malati. Se ogni uomo è nostro fratello, tanto più<br />

il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro <strong>del</strong>la<br />

nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o<br />

emarginato; infatti “la misura <strong>del</strong>l'umanità si determina essenzialmente nel<br />

rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come<br />

per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è<br />

capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza<br />

venga condivisa e portata anche interiormente è una società cru<strong>del</strong>e e<br />

disumana” (Lett. enc. Spe salvi, 38). Le iniziative che saranno promosse<br />

nelle singole Diocesi in occasione di questa Giornata, siano di stimolo a<br />

rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti, nella prospettiva<br />

anche <strong>del</strong>la celebrazione in modo solenne, che avrà luogo, nel 2013, al<br />

Santuario mariano di Altötting, in Germania.<br />

1. Ho ancora nel cuore il momento in cui, nel corso <strong>del</strong>la visita pastorale a<br />

Torino, ho potuto sostare in riflessione e preghiera davanti alla Sacra<br />

Sindone, davanti a quel volto sofferente, che ci invita a meditare su Colui<br />

che ha portato su di sé la passione <strong>del</strong>l'uomo di ogni tempo e di ogni<br />

luogo, anche le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati.<br />

Quanti fe<strong>del</strong>i, nel corso <strong>del</strong>la storia, sono passati davanti a quel telo


sepolcrale, che ha avvolto il corpo di un uomo crocifisso, che in tutto<br />

corrisponde a ciò che i Vangeli ci trasmettono sulla passione e morte di<br />

Gesù! Contemplarlo è un invito a riflettere su quanto scrive san Pietro:<br />

“dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,24). Il Figlio di Dio ha sofferto,<br />

è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle piaghe diventano il segno<br />

<strong>del</strong>la nostra redenzione, <strong>del</strong> perdono e <strong>del</strong>la riconciliazione con il Padre;<br />

diventano, però, anche un banco di prova per la fede dei discepoli e per la<br />

nostra fede: ogni volta che il Signore parla <strong>del</strong>la sua passione e morte, essi<br />

non comprendono, rifiutano, si oppongono. Per loro, come per noi, la<br />

sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da<br />

portare. I due discepoli di Emmaus camminano tristi per gli avvenimenti<br />

accaduti in quei giorni a Gerusalemme, e solo quando il Risorto percorre la<br />

strada con loro, si aprono ad una visione nuova (cfr Lc 24,13-31). Anche<br />

l’apostolo Tommaso mostra la fatica di credere alla via <strong>del</strong>la passione<br />

redentrice: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il<br />

mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io<br />

non credo” (Gv 20,25). Ma di fronte a Cristo che mostra le sue piaghe, la<br />

sua risposta si trasforma in una commovente professione di fede: “Mio<br />

Signore e mio Dio!” (Gv 20,28). Ciò che prima era un ostacolo<br />

insormontabile, perché segno <strong>del</strong>l'apparente fallimento di Gesù, diventa,<br />

nell'incontro con il Risorto, la prova di un amore vittorioso: “Solo un Dio<br />

che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore,<br />

soprattutto quello innocente, è degno di fede” (<strong>Messaggi</strong>o Urbi et Orbi,<br />

Pasqua 2007).<br />

2. Cari ammalati e sofferenti, è proprio attraverso le piaghe <strong>del</strong> Cristo che<br />

noi possiamo vedere, con occhi di speranza, tutti i mali che affliggono<br />

l'umanità. Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal<br />

mondo, ma li ha vinti alla radice. Alla prepotenza <strong>del</strong> Male ha opposto<br />

l'onnipotenza <strong>del</strong> suo Amore. Ci ha indicato, allora, che la via <strong>del</strong>la pace e<br />

<strong>del</strong>la gioia è l'Amore: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli<br />

uni gli altri" (Gv 13,34). Cristo, vincitore <strong>del</strong>la morte, è vivo in mezzo a<br />

noi. E mentre con san Tommaso diciamo anche noi: “Mio Signore e mio<br />

Dio!”, seguiamo il nostro Maestro nella disponibilità a spendere la vita per<br />

i nostri fratelli (cfr 1 Gv 3,16), diventando messaggeri di una gioia che non<br />

teme il dolore, la gioia <strong>del</strong>la Risurrezione.<br />

San Bernardo afferma: “Dio non può patire, ma può compatire”. Dio, la


Verità e l'Amore in persona, ha voluto soffrire per noi e con noi; si è fatto<br />

uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo reale, in carne e sangue.<br />

In ogni sofferenza umana, allora, è entrato Uno che condivide la<br />

sofferenza e la sopportazione; in ogni sofferenza si diffonde la con-solatio,<br />

la consolazione <strong>del</strong>l'amore partecipe di Dio per far sorgere la stella <strong>del</strong>la<br />

speranza (cfr Lett. enc. Spe salvi, 39).<br />

A voi, cari fratelli e sorelle, ripeto questo messaggio, perché ne siate<br />

testimoni attraverso la vostra sofferenza, la vostra vita e la vostra fede.<br />

3. Guardando all’appuntamento di Madrid, nel prossimo agosto 2011, per<br />

la Giornata Mondiale <strong>del</strong>la Gioventù, vorrei rivolgere anche un particolare<br />

pensiero ai giovani, specialmente a coloro che vivono l’esperienza <strong>del</strong>la<br />

malattia. Spesso la Passione, la Croce di Gesù fanno paura, perché<br />

sembrano essere la negazione <strong>del</strong>la vita. In realtà, è esattamente il<br />

contrario! La Croce è il “sì” di Dio all'uomo, l’espressione più alta e più<br />

intensa <strong>del</strong> suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Dal cuore<br />

trafitto di Gesù è sgorgata questa vita divina. Solo Lui è capace di liberare<br />

il mondo dal male e di far crescere il suo Regno di giustizia, di pace e di<br />

amore al quale tutti aspiriamo (cfr <strong>Messaggi</strong>o per la Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong>la Gioventù 2011, 3). Cari giovani, imparate a “vedere” e a “incontrare”<br />

Gesù nell'Eucaristia, dove è presente in modo reale per noi, fino a farsi<br />

cibo per il cammino, ma sappiatelo riconoscere e servire anche nei poveri,<br />

nei malati, nei fratelli sofferenti e in difficoltà, che hanno bisogno <strong>del</strong><br />

vostro aiuto (cfr ibid., 4). A tutti voi giovani, malati e sani, ripeto l'invito a<br />

creare ponti di amore e solidarietà, perché nessuno si senta solo, ma vicino<br />

a Dio e parte <strong>del</strong>la grande famiglia dei suoi figli (cfr Udienza generale, 15<br />

novembre 2006).<br />

4. Contemplando le piaghe di Gesù il nostro sguardo si rivolge al suo<br />

Cuore sacratissimo, in cui si manifesta in sommo grado l'amore di Dio. Il<br />

Sacro Cuore è Cristo crocifisso, con il costato aperto dalla lancia dal quale<br />

scaturiscono sangue ed acqua (cfr Gv 19,34), “simbolo dei sacramenti<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore <strong>del</strong> Salvatore,<br />

attingano con gioia alla fonte perenne <strong>del</strong>la salvezza" (Messale Romano,<br />

Prefazio <strong>del</strong>la Solennità <strong>del</strong> Sacratissimo Cuore di Gesù). Specialmente<br />

voi, cari malati, sentite la vicinanza di questo Cuore carico di amore e<br />

attingete con fede e con gioia a tale fonte, pregando: “Acqua <strong>del</strong> costato di<br />

Cristo, lavami. Passione di Cristo, fortificami. Oh buon Gesù, esaudiscimi.


Nelle tue piaghe, nascondimi” (Preghiera di S. Ignazio di Loyola).<br />

5. Al termine di questo mio <strong>Messaggi</strong>o per la prossima Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong> Malato, desidero esprimere il mio affetto a tutti e a ciascuno,<br />

sentendomi partecipe <strong>del</strong>le sofferenze e <strong>del</strong>le speranze che vivete<br />

quotidianamente in unione a Cristo crocifisso e risorto, perché vi doni la<br />

pace e la guarigione <strong>del</strong> cuore. Insieme a Lui vegli accanto a voi la<br />

Vergine Maria, che invochiamo con fiducia Salute degli infermi e<br />

Consolatrice dei sofferenti. Ai piedi <strong>del</strong>la Croce si realizza per lei la<br />

profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr Lc 2,35).<br />

Dall'abisso <strong>del</strong> suo dolore, partecipazione a quello <strong>del</strong> Figlio, Maria è resa<br />

capace di accogliere la nuova missione: diventare la Madre di Cristo nelle<br />

sue membra. Nell’ora <strong>del</strong>la Croce, Gesù le presenta ciascuno dei suoi<br />

discepoli dicendole: “Ecco tuo figlio” (cfr Gv 19,26-27). La compassione<br />

materna verso il Figlio, diventa compassione materna verso ciascuno di<br />

noi nelle nostre quotidiane sofferenze (cfr Omelia a Lourdes, 15 settembre<br />

2008).<br />

Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Mondiale <strong>del</strong> malato, invito anche<br />

le Autorità affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che<br />

siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti, soprattutto i più poveri e<br />

bisognosi, e, rivolgendo il mio pensiero a tutte le Diocesi, invio un<br />

affettuoso saluto ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai<br />

seminaristi, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si<br />

dedicano con amore a curare e alleviare le piaghe di ogni fratello o sorella<br />

ammalati, negli ospedali o Case di Cura, nelle famiglie: nei volti dei malati<br />

sappiate vedere sempre il Volto dei volti: quello di Cristo.<br />

A tutti assicuro il mio ricordo nella preghiera, mentre imparto a ciascuno<br />

una speciale Benedizione Apostolica.<br />

Dal Vaticano, 21 Novembre 2010, Festa di Cristo Re <strong>del</strong>l'Universo.<br />

BENEDICTUS PP. XVI


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