Adotta una Fabbrica - Setificio
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4. La Rosasco e il rapporto con le banche.<br />
Le banche finanziavano l’azienda , che avevano come garanzia le fabbriche<br />
e i terreni su cui<br />
esse sorgevano. La fabbrica di Como sorgeva su un terreno di 10.000 metri, lo<br />
stabilimento di<br />
Appiano su un terreno di 24.000 mila metri e inoltre c’era la torcitura di Domaso.<br />
Nel 1968 muore mio suocero Mario Rosasco, lo stabilimento di Como aveva<br />
già nel1964 cessato la produzione. La Rosasco si era trasformata in “converter”<br />
(ordina e rivende) trasferendo la parte amministrativa nella villa dello zio<br />
Eugenio sul Lungo lago.<br />
5. L’acquisizione da parte del comune di Como dell’area Rosasco di Via Dottesio.<br />
Dopo il trasferimento, il comune di Como si fece avanti perché interessato, per<br />
utilità pubblica, al terreno di Via Dottesio su cui sorgeva la fabbrica (sull’area<br />
sarà costruita la<br />
Scuola elementare di Via Fiume) e praticamente “ce lo portarono via” per<br />
310 milioni rispetto a un valore commerciale di un miliardo, come esposto in<br />
bilancio.<br />
Successivamente le banche bloccarono i finanziamenti e richiesero il rimborso<br />
dei crediti.<br />
La stessa cosa successe per la Villa di Via Prudenziana di proprietà di Mario<br />
Rosasco, che, dopo che il Comune ebbe vincolato il parco a zona verde, ci fu<br />
permesso di venderne solamente <strong>una</strong> piccola parte.<br />
6. Il marchio della fabbrica.<br />
Il marchio ”Rosasco” è ancora vivo poiché la Rosasco andò in Concordato e<br />
non in fallimento.<br />
7. La produzione.<br />
La Rosasco produceva di tutto: cravatteria, (jacquard), arredamento, raso,<br />
seta, cotone, damasco. Negli anni Cinquanta nella rivista “Officiel” c’era sempre<br />
<strong>una</strong> pagina di alta moda in cui compariva la citazione “Seterie Rosasco”.<br />
8. La guerra del 1940/ 1945<br />
Anche la Rosasco in tempo di guerra doveva fare tessuti per i paracadute<br />
tedeschi.<br />
A Como non abbiamo sofferto la guerra, perché è zona di confine e se ne<br />
guardavano bene di lanciare bombe che avrebbero potuto colpire la Svizzera<br />
.Io ero <strong>una</strong> bambina di 12 anni, era più il tempo che passavamo a casa che<br />
a scuola; avevamo <strong>una</strong> scuola disastrata non c’era la legna per riscaldare la<br />
stufa, e spesso suonava l’allarme. Abbiamo sempre avuto da mangiare, grazie<br />
alle provvigioni che arrivavano dal lago (carne, salame, farina, uova…),<br />
è stata <strong>una</strong> guerra “tranquilla”. In Via Crispi c’era <strong>una</strong> grande galleria che<br />
faceva da rifugio per le persone quando suonava l’allarme; da lì si vedeva<br />
tutto il rosso che facevano le bombe sganciate su Milano. Finita la guerra sono<br />
arrivati gli Americani, tutti ben puliti e rasati, e per noi che eravamo abituati a<br />
vedere i nostri soldati malmessi, fu <strong>una</strong> grande festa. La sera in tutte le piazze di<br />
Como si suonava musica americana… era bellissimo .<br />
9. Lo stabilimento di Appiano<br />
Quei telai producevano solamente foderame che veniva accantonato in magazzino.<br />
Si è andati avanti finché si è potuto, per poi chiudere definitivamente<br />
(1978).<br />
10 . La torcitura di Domaso.<br />
La torcitura di Domaso (piccolo stabilimento di circa 80 maestranze) era stata<br />
consociata con <strong>una</strong> stamperia successivamente fu venduta<br />
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