12. Incontro n. 9 - La felicità per Boezio.pdf - sangioacchino
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Parrocchia di San Gioacchino – Roma<br />
Anno Pastorale 2011-12<br />
<strong>La</strong> <strong>felicità</strong> <strong>per</strong><br />
BOEZIO ( parte 1 )<br />
- <strong>La</strong> questione etica della <strong>felicità</strong> -<br />
- <strong>Incontro</strong> n. 7 -
Indice degli argomenti<br />
1) Riepilogo degli incontri precedenti<br />
1) San Tommaso d’Aquino<br />
2) Sintesi sulla <strong>felicità</strong><br />
2) <strong>Boezio</strong><br />
1) Biografia e inquadramento storico<br />
2) <strong>La</strong> Consolazione della Filosofia<br />
Pastorale Vocazionale Redentorista <strong>per</strong> Giovani Adulti – 22 marzo 2012 - 7° <strong>Incontro</strong> filosofico<br />
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1.Riepilogo degli incontri precedenti<br />
1.1 San Tommaso d’Aquino<br />
San Tommaso d’Aquino (1225-1274), Dottore della<br />
Chiesa Cattolica. Allievo di Sant’Alberto Magno.<br />
Profondo conoscitore della logica aristotelica,<br />
stoica e degli scritti metafisici aristotelici.<br />
Tra le sue principali speculazioni filosofiche si<br />
possono qui ricordare: le 5 vie (dimostrazioni a<br />
posteriori dell’esistenza di Dio), la teoria dei<br />
trascendentali, l’atto d’essere, la dottrina<br />
dell’immortalità dell’anima, della resurrezione dei<br />
corpi.<br />
Natura dell’agire umano: l’uomo agisce sempre in<br />
vista di un fine.<br />
Tutti gli esseri animati agiscono <strong>per</strong> un fine. Tale<br />
fine può essere puramente istintivo (conservazione<br />
dell’individuo, conservazione della specie) o può<br />
essere ordinato dalla ragione.<br />
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1.Riepilogo degli incontri precedenti<br />
1.1 San Tommaso d’Aquino<br />
<strong>La</strong> vita umana ha necessariamente un fine ultimo; tale<br />
fine è unico ed è la <strong>felicità</strong>. Materialmente <strong>per</strong>ò<br />
ciascun uomo individua la <strong>felicità</strong> in modi<br />
differenti.<br />
Natura della <strong>felicità</strong><br />
Non potrà essere il possesso/godimento di beni<br />
esteriori quali ricchezza, onore, gloria, potenza.<br />
Non possono essere neanche i beni interiori quali<br />
salute, forza, piacere, virtù, sapienza. Neppure<br />
questi sono fini ultimi!<br />
Natura della <strong>felicità</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>felicità</strong>, in quanto fine ultimo dell’azione<br />
dell’uomo, consta di due aspetti essenziali:<br />
fine oggettivo (finis cuius);<br />
fine soggettivo (finis quo).<br />
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1.Riepilogo degli incontri precedenti<br />
1.1 San Tommaso d’Aquino<br />
Il fine oggettivo, ossia ciò a cui ogni azione umana<br />
tende, è Dio.<br />
Il fine soggettivo, ossia l’attività che rende felice<br />
il soggetto consiste nella contemplazione di Dio.<br />
<strong>La</strong> <strong>felicità</strong> consiste dunque, da una parte, in un<br />
oggetto che è totalmente fuori dalla portata<br />
dell’uomo e, dall’altra, in una azione umana che<br />
mette l’uomo stesso in relazione con tale oggetto.<br />
Dialettica grazia-merito (in contrapposizione<br />
all’etica protestante-kantiana): nell’azione del<br />
cristiano o<strong>per</strong>ano sia l’uomo, sia Dio: meritoria<br />
infatti non è l’azione umana in quanto tale, bensì<br />
l’azione umana in quanto mossa dalla grazia divina.<br />
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1.Riepilogo degli incontri precedenti<br />
1.2 Sintesi sulla <strong>felicità</strong><br />
1. In tutti i suoi atti l’uomo<br />
cerca la <strong>felicità</strong>.<br />
2. <strong>La</strong> <strong>felicità</strong> consiste nella<br />
piena soddisfazione dei<br />
desideri profondi del suo<br />
cuore.<br />
3. L’uomo <strong>per</strong>ò non è capace di<br />
soddisfare pienamente i<br />
desideri del suo cuore<br />
mediante i suo atti.<br />
Aristotele: li propone,<br />
la <strong>felicità</strong> è impossibile!<br />
Kant e Lutero: la <strong>felicità</strong><br />
non c’entra con l’etica.<br />
Epicuro: pretendere meno e<br />
la <strong>felicità</strong> è possibile!<br />
Utopisti: la <strong>felicità</strong> è<br />
frutto di una<br />
organizzazione sociale!<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
Anicio Manlio Torquato Severino <strong>Boezio</strong> nacque a Roma<br />
probabilmente tra gli anni 475-477 da famiglia<br />
patrizia; il padre, Flavio Narsete Manlio <strong>Boezio</strong> fu<br />
due volte prefetto di Roma e console nel 487. Anche<br />
la madre era di nobile estrazione, appartenente<br />
all’antica e famosa gens Anicia.<br />
<strong>Boezio</strong>, rimasto prematuramente orfano, venne accolto<br />
paternamente dal ricco e potente patrizio romano<br />
Quinto Aurelio Memmio Simmaco, che si preoccupò di<br />
impartirgli un’accurata istruzione.<br />
<strong>Boezio</strong> poi approfondì le sue conoscenze filosofiche<br />
direttamente ad Atene, dove ebbe possibilità – raro<br />
<strong>per</strong> i latini dell’epoca – di imparare il greco.<br />
Nel 495 circa, sposò Rusticana, figlia di Simmaco, da<br />
cui ebbe due figli.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
Il <strong>per</strong>iodo storico in cui <strong>Boezio</strong> visse la sua<br />
infanzia fu scosso dalle vicende politiche relative<br />
alla definitiva caduta dell’Im<strong>per</strong>o Romano d’Occidente<br />
(476), avvenuta in ultimo con la detronizzazione<br />
dell’im<strong>per</strong>atore Romolo Augusto da parte del generale<br />
barbaro Odoacre, che si proclamò re delle genti<br />
germaniche d’Italia.<br />
Ma re Odoacre non ebbe vita facile: già nel 488<br />
Teodorico, re degli Ostrogoti, cominciò la sua<br />
discesa nella penisola italiana <strong>per</strong> conquistarla;<br />
Teodorico sconfisse in più battaglie l’esercito di<br />
Odoacre, uccidendolo poi a tradimento nel 493,<br />
durante un banchetto in cui si sarebbero dovute<br />
pacificamente concordare le condizioni di resa.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
Teodorico regnò con saggezza e consiglio, procurando<br />
ai sudditi italici un tempo di pace e di serenità<br />
(pax teodoriciana), stem<strong>per</strong>ando le tensioni tra i<br />
latini e i germanici, e conciliando mediante una<br />
doppia legislazione il diritto romano con quello<br />
ostrogoto.<br />
Per l’amministrazione giuridica del suo regno, re<br />
Teodorico si avvalse sapientemente anche della<br />
nobiltà romana, e tra questi anche di <strong>Boezio</strong>. Ma,<br />
quasi come un fulmine a ciel sereno, attorno al 522<br />
la pax teodoriciana si interruppe con drammatiche<br />
conseguenze <strong>per</strong> gli italici…<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
Nel 502 <strong>Boezio</strong> iniziò la sua produzione letteraria,<br />
componendo 4 trattati, uno <strong>per</strong> ciascuna arte del<br />
quadrivio (aritmetica, geometria, musica e<br />
astronomia), e traducendo dal greco le Isagoge di<br />
Porfirio. Attorno al 510 <strong>Boezio</strong> stilò il suo<br />
ambiziosissimo programma filosofico: tradurre dal<br />
greco al latino gli scritti platonici e aristotelici,<br />
commentarli, e mostrarne l’accordanza di pensiero,<br />
seguendo – sotto certi aspetti – il lavoro svolto da<br />
alcuni neoplatonici come Plotino, ma meglio<br />
integrando la speculazione teoretica con degli<br />
elementi di logica aristotelica.<br />
<strong>Boezio</strong> trasmise alla cultura medievale che lo<br />
succedette una notevole quantità di termini propri<br />
del pensiero aristotelico, quali; atto, potenza,<br />
universale, e contingente; si ricorda inoltre la sua<br />
celebre definizione di <strong>per</strong>sona come sostanza<br />
individuale di natura razionale.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
Ciò gli procurò una notevole fama, tanto che nel 510<br />
fu nominato dalla corte di Costantinopoli – e<br />
confermato poi da Teodorico – consul sine collega,<br />
massima carica del senato romano. Teodorico affidò a<br />
<strong>Boezio</strong> alcuni importanti incarichi, quali:<br />
1) smascherare un re goto che in Sicilia batteva<br />
moneta mischiando argento all’oro (similmente a<br />
come accadde, sempre in Sicilia, al tempo di<br />
Archimede e del tiranno Gerone II);<br />
2) costruire un orologio idraulico che lo stesso re<br />
Teodorico donò al re dei franchi.<br />
Ma improvvisamente scoppiò la tragedia. Teodorico<br />
sospettò di un intrigo tra senato e im<strong>per</strong>atore<br />
(d’Oriente) <strong>per</strong> togliergli il Regno. In occasione<br />
dell’elezione del nuovo papa Giovanni I, il senatore<br />
Albino inviò alcune lettere a Costantinopoli,<br />
intercettate dalle autorità gote, che sembravano<br />
avvallare l’ipotesi di tradimento.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
L’accusa fu avanzata nel 523 a Verona dal magistrato<br />
Cipriano, il quale comunque sarebbe stato<br />
sostanzialmente mosso dal desiderio di impossessarsi<br />
dei beni di Albino. <strong>Boezio</strong> intervenne nella<br />
questione, prendendo le difese di Albino, e<br />
sostenendo che se Albino fosse stato colpevole di<br />
qualche cosa, lo sarebbero stati allora sia lui, sia<br />
l’intero senato di Roma.<br />
Ciò non fece desistere Cipriano dall’intento di<br />
intraprendere la questione <strong>per</strong> vie legali, che si<br />
avvalse di false testimonianze <strong>per</strong> <strong>per</strong>orare la<br />
propria posizione, e accusando direttamente lo stesso<br />
<strong>Boezio</strong>, sceso in difesa <strong>per</strong> l’amico. Al fine di<br />
screditare <strong>Boezio</strong>, Cipriano gli mosse contro anche<br />
l’accusa di praticare la magia. A causa di queste<br />
calunnie <strong>Boezio</strong> venne spogliato della sua dignità di<br />
senatore e messo agli arresti presso Pavia, in attesa<br />
del giudizio del re.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.1 Biografia e inquadramento storico<br />
Proprio in questo stato di cattività – che durò<br />
all’incirca un anno – <strong>Boezio</strong> scrisse il suo<br />
capolavoro: <strong>La</strong> consolazione della filosofia.<br />
Nel 525 arriva a Pavia il giudizio del processo –<br />
formulato senza ascoltare la versione dei fatti dello<br />
stesso imputato – che contiene <strong>per</strong> <strong>Boezio</strong> una<br />
condanna severissima: la pena capitale; l’esecuzione<br />
di tale condanna a morte sarà poi attuata nell’estate<br />
dello stesso anno.<br />
Nel 1883 Leone XIII elevò <strong>Boezio</strong> agli onori degli<br />
altari, proclamandolo santo e martire della Chiesa<br />
Cattolica, e festeggiandone la ricorrenza il 23<br />
ottobre.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
In <strong>La</strong> consolazione della filosofia è presentato un<br />
dialogo tra <strong>Boezio</strong> e Filosofia – sapienza<br />
<strong>per</strong>sonificata sotto le specie di una donna – dalla<br />
quale egli cerca e trova la consolazione <strong>per</strong> la<br />
tristezza della sua sventura <strong>per</strong>sonale.<br />
Filosofia impartisce all’afflitto <strong>Boezio</strong> delle cure<br />
spirituali, mostrandogli come le sciagure e le<br />
ingiustizie che lo hanno coinvolto non richiedano in<br />
realtà troppa commiserazione, e come la tristezza che<br />
lo attanaglia sia in realtà frutto un suo modo<br />
erroneo di porsi davanti alla vita, avendo affidato<br />
la propria <strong>felicità</strong> a beni materiali e caduchi, come<br />
la ricchezza e il potere. Filosofia mostra a <strong>Boezio</strong><br />
quali siano i veri beni, cosa sia la vera <strong>felicità</strong> e<br />
come questa possa essere trovata dall’uomo giusto,<br />
dall’uomo che aderisce con convinzione alla divina<br />
Provvidenza, che tutto vede e tutto regge <strong>per</strong> il<br />
meglio di ciascuno e di tutti.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
<strong>La</strong> struttura dell’o<strong>per</strong>a è articolata in 5 libri e lo<br />
stile è quello del prosimetro, ossia una composizione<br />
letteraria in cui la prosa è alternata al<br />
componimento poetico.<br />
<strong>La</strong> consolazione della filosofia è un’o<strong>per</strong>a che ha<br />
avuto un successo strepitoso in epoca medievale; è<br />
stata molto commentata, ed è documentata<br />
l’ispirazione che essa ha suscitato <strong>per</strong>sino tra i più<br />
grandi letterati che hanno succeduto <strong>Boezio</strong>, quali<br />
Dante Alighieri e William Shakespeare.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Dante si formò filosoficamente sul testo boeziano;<br />
egli ricorre a citazioni di <strong>Boezio</strong> in De Monarchia e<br />
nel Convivio. Nella Divina Commedia Dante pone <strong>Boezio</strong><br />
nel Paradiso (X canto) nel cielo del Sole, tra gli<br />
spiriti sapienti.<br />
Il cantico del Paradiso si conclude col celebre verso<br />
“l’amor che move il sole e le altre stelle”, il quale<br />
è in qualche modo una citazione boeziana tratta<br />
proprio da <strong>La</strong> consolazione della filosofia (Libro II,<br />
Carme 8).<br />
Nella tragedia Romeo e Giulietta (Atto III, Scena<br />
III) Shakespeare mette in bocca di Romeo la frase<br />
“Adversity’s sweet milk, philosophy”, di chiaro<br />
stampo boeziano.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro I. L’o<strong>per</strong>a inizia con il lamento di <strong>Boezio</strong> che,<br />
incarcerato a Pavia, soffre <strong>per</strong> l’ingiustizia subita.<br />
Gli appare dunque Filosofia <strong>per</strong>sonificata che si<br />
offre di dargli delle cure spirituali <strong>per</strong> risanarlo<br />
dall’afflizione. Essa è co<strong>per</strong>ta da una splendida<br />
tunica senza cuciture, simbolo dell’unità del vero<br />
sa<strong>per</strong>e filosofico. Nell’orlo su<strong>per</strong>iore della tunica è<br />
ricamata la lettera greca θ (theta, iniziale di<br />
theoria), mentre nell’orlo inferiore è ricamata una π<br />
(pi, iniziale di pratica), simboleggiando la totalità<br />
del sa<strong>per</strong>e di Filosofia, quello teorico e quello<br />
pratico. Filosofia fa notare a <strong>Boezio</strong> che quanto gli<br />
sia toccato in sorte non è di nulla dissimile a<br />
quanto tante volte nella storia è toccato a lei<br />
stessa, o ad altri filosofi (Socrate, Anassagora,<br />
Seneca), i quali sono stati innocentemente<br />
<strong>per</strong>seguitati dai malvagi, proprio <strong>per</strong> aver cercato di<br />
indicare una verità.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro I. Ma Filosofia mostra a <strong>Boezio</strong> che <strong>per</strong> quanto<br />
i <strong>per</strong>secutori dei filosofi possano essere violenti, i<br />
filosofi possono lasciarsi aggredire senza grosso<br />
patimento, in quanto le violenze esterne non possono<br />
togliere i beni interiori, che sono quanto di più<br />
prezioso l’uomo possa avere.<br />
Filosofia fa prendere coscienza a <strong>Boezio</strong> come i suoi<br />
dolori siano in realtà sintomo di una errata<br />
conoscenza del senso profondo dell’esistenza umana.<br />
<strong>Boezio</strong> accetta questa prima e lieve medicina, ma è<br />
ancora turbato della sua beffarda fortuna.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro II. Filosofia ammaestra <strong>Boezio</strong> sulla fortuna –<br />
anche Fortuna, <strong>per</strong>sonificata in una donna, prenderà<br />
la parola nel dialogo – facendogli notare come egli<br />
conoscesse bene le sue regole. <strong>La</strong> fortuna infatti è<br />
una ruota che gira: un giorno mette all’uomo la<br />
corona in testa, un giorno gliela toglie e gli<br />
avvolge un cappio al collo; la fortuna non è dunque<br />
una porta affidabile <strong>per</strong> la <strong>felicità</strong>. Filosofia<br />
mostra a <strong>Boezio</strong> come sia stato erroneo da parte sua<br />
fidarsi della mutevolezza della fortuna. Assodato<br />
questo, Filosofia si propone di curare <strong>Boezio</strong> con dei<br />
rimedi più energici, mostrandogli come tutte le cose<br />
che gli uomini reputino un bene, come la ricchezza,<br />
la gloria, in realtà non lo sono se non in parte.<br />
Filosofia mostra inoltre come il potere della fortuna<br />
è indiscutibilmente vinto da quella forza che<br />
realmente domina l’universo: l’amore di Dio, ossia<br />
quell’amor che muove il sole e l’altre stelle.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro III. A questo punto, Filosofia, dopo aver<br />
distrutto le false convinzioni di <strong>Boezio</strong> circa cosa<br />
sia il bene <strong>per</strong> l’uomo, ritiene idoneo il suo<br />
discepolo <strong>per</strong> una cura più pesante: ragionare su cosa<br />
sia il fine ultimo dell’uomo, individuato il quale<br />
risulterà poi semplice capire come giungere alla vera<br />
<strong>felicità</strong>, su<strong>per</strong>ando dunque ogni forma di afflizione.<br />
Filosofia mostra come tutti i beni finiti e limitati,<br />
non siano in realtà dei veri beni, in quanto<br />
contengono seppure in parte del male o del dolore.<br />
L’unico sommo bene che consente di <strong>per</strong>seguire la vera<br />
<strong>felicità</strong> è Dio. Dio è il sommo bene, Dio è il vero<br />
scopo della vita umana; Dio è la <strong>felicità</strong> stessa, Dio<br />
è l’unico bene al quale deve essere volto realmente<br />
lo sguardo dell’uomo. A partire dall’esistenza di Dio<br />
come unico principio e come datore dell’esistenza a<br />
tutte le cose, Filosofia deduce che tutto ciò che è<br />
malvagio in realtà – in termini ontologici – non<br />
esiste.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro IV. <strong>Boezio</strong> accetta che il male sia un nonessere<br />
ontologico, <strong>per</strong>ò ribatte evidenziando come il<br />
male morale abbia un’esistenza piuttosto reale!<br />
Filosofia spiega a <strong>Boezio</strong> che chi commette il male<br />
sia un debole, un infelice, ed eminentemente da<br />
commiserare. Gli uomini infatti tendono tutti<br />
naturalmente al bene; ma il malvagio che non riesce a<br />
compiere ciò che aspira <strong>per</strong> natura (il bene) è da<br />
considerarsi di certo più debole rispetto a colui che<br />
riesce a compierlo, dunque il malvagio è più debole<br />
del giusto. Il giusto inoltre, in un certo qual modo<br />
è destinato a diventare come Dio, grazie alla<br />
presenza in lui del Bene, che in ultima analisi è Dio<br />
stesso.<br />
I malvagi sono infelici, i giusti felici.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro IV. Raggiunto questo elevato traguardo etico,<br />
<strong>Boezio</strong> ritorna <strong>per</strong>ò al punto di partenza; vista la<br />
bontà provvidente di Dio, come è possibile che esista<br />
il male morale e la malvagità? Filosofia gli parla<br />
allora di provvidenza e di fato. <strong>La</strong> provvidenza è<br />
l’ordine delle cose ordinate e comprese da Dio<br />
stesso; il fato è lo stesso ordine divino – e<br />
afferisce alla stessa realtà ordinata della<br />
provvidenza – ma è considerato dal punto di vista del<br />
mondo. Pertanto ogni destino è sostanzialmente buono,<br />
anche se gli uomini non lo considerano tale, in<br />
quanto essi non sono in grado di vederne l’intrinseco<br />
legame provvidenziale. Per essere realmente felici –<br />
anche nelle sciagure – occorre imparare a vedere le<br />
cose con gli occhi di Dio e a riconoscerne, al di là<br />
della nostra comprensione razionale, la sua vicinanza<br />
provvidenziale.<br />
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2.<strong>Boezio</strong><br />
2.2 <strong>La</strong> consolazione della Filosofia<br />
Libro V. Nell’ultimo libro <strong>Boezio</strong> accoglie la teoria<br />
della provvidenza e del fato, ma chiede a Filosofia<br />
quale sia <strong>per</strong>ò il legame tra provvidenza e libero<br />
arbitrio: se tutto è retto provvidenzialmente da Dio,<br />
allora l’agire umano sarebbe necessitato, i meriti e<br />
le responsabilità cesserebbero d’esistere (è Dio che<br />
provvede a tutto), e lo stesso pregare sarebbe<br />
inutile! Filosofia mostra a <strong>Boezio</strong> come il fatto che<br />
la provvidenza divina conosca in anticipo gli<br />
avvenimenti prodotti dal libero arbitrio dell’uomo,<br />
non implica che essa li determini, <strong>per</strong> il fatto che<br />
il nostro futuro è in realtà agli occhi di Dio un<br />
eterno presente fuori dalle categorie temporali.<br />
L’o<strong>per</strong>a si conclude con l’esortazione di Filosofia a<br />
vivere e praticare le virtù, considerando che<br />
nell’agire l’uomo deve sempre sentirsi al cospetto di<br />
Dio.<br />
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The end<br />
To be continued…<br />
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