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Archeastronomia - Associazione Astrofili Paolo Maffei

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Ancora non sappiamo, come gli Etruschi effettuassero di fatto le loro<br />

osservazioni del cielo. La lettura di alcuni testi latini, perlopiù traduzioni di<br />

fonti etrusche fatte da studiosi romani, ci fa capire tra le righe che tutte le<br />

conoscenze astronomiche di questo misterioso popolo dipendevano dal<br />

tempio, solitamente costruito rispettando un allineamento rigoroso con i punti<br />

cardinali.<br />

Un antico ricercatore latino Nigidio Figulo ci ha lasciato la traduzione di un<br />

testo sacrale etrusco del V secolo a.C., dove si parla della loro complicata<br />

cosmogonia.<br />

Il loro universo vedeva al vertice Giove, con il senato degli dei, il firmamento<br />

era sostenuto da dodici esseri divini che governavano i segni dello Zodiaco, e da<br />

sette divinità corrispondenti ai pianeti del sistema solare. All’ultimo posto si<br />

collocavano gli dei destinati alle sedici zone del cielo. Com’è possibile leggere in<br />

quest’antico scritto, queste zone del cielo avevano il primo quarto<br />

comprendente il nord e il punto di levata del sole equinoziale. Il secondo<br />

quarto, invece comprendeva il punto sud ( mezzodì), il terzo il punto di calata<br />

o tramonto equinoziale del Sole, il quarto,era collocato tra il punto<br />

dell’orizzonte compreso tra il punto ovest e il punto nord

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