Nella Luce d'Imelda oggi - Anno XII - n° 29 - Suore Domenicane ...
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Come è bello e confortante questo<br />
pensiero di P. Vais, già professore all’Università<br />
di Friburgo: «Ogni essere – egli dice<br />
– anche il più misero e debole, se aiutato secondo<br />
le esigenze della sua natura, produce<br />
effetti meravigliosi».<br />
Ebbene, a questi esseri deboli e miseri<br />
che siamo noi, diamo un sostegno: l’albero<br />
della vita che nel giardino della Chiesa giganteggia<br />
e ripara tutte le rovine di quello<br />
dell’Eden. Il demonio, come avvicinò i nostri<br />
progenitori all’albero dell’Eden, così<br />
cerca di allontanare noi dall’albero eucaristico;<br />
noi, o sacerdoti, quali angeli del Signore,<br />
mettiamo in fuga l’angelo delle tenebre<br />
scoprendone le insidie e mandando a<br />
vuoto i suoi assalti feroci; noi, angeli del Signore,<br />
come già quello apparso ai pastori di<br />
Betlem, invitiamo i fedeli alla mistica Grotta<br />
dove nasce sacramentalmente Gesù, vi<br />
muore misticamente e si dona alle anime.<br />
Sì, carissimi fratelli e sorelle, le nostre<br />
comunità cristiane devono diventare autentiche<br />
“scuole” di preghiera, dove l’incontro con<br />
Cristo non s’esprima soltanto in implorazione<br />
di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode,<br />
adorazione, contemplazione, ascolto, ardore<br />
di affetti, fino ad un vero “invaghimento”<br />
del cuore. Una preghiera intensa, dunque, che<br />
tuttavia non distoglie dall’impegno nella storia:<br />
aprendo il cuore all’amore di Dio, lo apre<br />
anche all’amore dei fratelli, e rende capaci di<br />
costruire la storia secondo il disegno di Dio<br />
(NMI 33).<br />
È Venerabile!<br />
19<br />
Non dobbiamo arrenderci, carissimi fratelli<br />
nel sacerdozio, di fronte a crisi temporanee!<br />
I doni del Signore – e i Sacramenti sono<br />
tra i più preziosi – vengono da Colui che ben<br />
conosce il cuore dell’uomo ed è il Signore della<br />
storia (NMI 37).<br />
L’Eucaristia fonte di Comunione<br />
L’Eucaristia è sacramento d’amore: l’ha<br />
detto Gesù (Gv 13,1) e lo ripete San Tommaso<br />
d’Aquino: «Questo sacramento è il segno<br />
della massima carità» (p. II q. 75 a I). È<br />
il più grande segno dell’amore di Gesù per<br />
noi e deve essere anche il più grande segno<br />
del nostro amore per Lui. In quale maniera?<br />
L’amore desidera la presenza della persona<br />
che si ama e Gesù, alla vigilia di salire il<br />
Calvario e prima di ascendere al cielo, nell’Eucaristia<br />
trovò il modo di rimanere in<br />
mezzo a noi: moltiplica la sua reale presenza<br />
in tutti i punti della terra. «È proprio degli<br />
amici – osserva San Tommaso – volere il godimento<br />
scambievole della loro presenza». E<br />
noi su questo insistiamo presso i fedeli.<br />
L’amore dice anche sacrificio; quando<br />
non si alimenta di esso, anzi lo fugge, è amore<br />
menzognero: è il dolore che provano i veri<br />
amici. Se essi ci circondano nell’ora della<br />
fortuna e ci abbandonano in quella della<br />
sventura, noi li ripudiamo né sappiamo che<br />
farcene. Quanti potrebbero ripetere i famosi<br />
versi di Ovidio: «Finché sarai felice avrai<br />
molti amici, se i tempi diventeranno nuvolosi<br />
resterai solo». Gesù non è così.<br />
Maggio/Dicembre 2008