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© Copyright 2011 Matteo Predaroli<br />
Copertina di Miriam Predaroli
Un libro che parla di pesci non poteva che<br />
essere dedicato a Paolo,<br />
che mi guarda da lassù,<br />
dalle acque cadenti.<br />
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4<br />
UNO<br />
Possiamo cominciare. Qui con me ho un registratore, si tratta di un oggetto<br />
che serve per memorizzare le voci in modo che dopo possa ascoltare con calma<br />
la nostra conversazione e trascriverla.<br />
Non ho capito nulla di quello che ha detto, ma sembra ingegnoso.<br />
Ha ragione, mi scusi. Parole come “registratore” e “trascrivere” non esistono<br />
nella vostra lingua, mi sono permesso di coniare nuovi termini per spiegare<br />
come funziona qui da noi.<br />
Dunque, lei mi ha invitato qui perché vorrebbe essere intervistato, giusto?<br />
Esatto. Un amico mi ha parlato della scrittura. A quanto pare sarebbe<br />
un sistema per conservare le vostre storie. Io ho una storia da<br />
raccontare e voglio che lei la scriva.<br />
Mi perdoni se la interrompo, ma dobbiamo aiutare i lettori della storia che<br />
scriveremo a capire. Faccio una breve introduzione se non le dispiace.<br />
Prego. E diamoci del tu, mi riesce più facile.<br />
Ok.<br />
Buongiorno, mi trovo qui sulla sponda di un fiume, che per motivi di privacy<br />
del mio ospite non sto a nominare, in compagnia del signor...<br />
Pesce rosso.<br />
Come pesce rosso? Non hai un nome?<br />
Non dici il nome del fiume per motivi di privacy e vuoi dire il mio?<br />
In effetti... in compagnia di un pesce rosso che ha chiesto di essere intervistato.<br />
Vi domanderete come sia possibile una cosa del genere. Che ci fa un pesce rosso<br />
in un fiume? Questo non lo so neanch’io. Se invece vi chiedete come faccia io a
parlare con i pesci, posso subito spiegarvelo. Ebbene, è accaduto che, grazie alla<br />
mia passione per lo snorkeling, io sia riuscito a decifrare il linguaggio dei pesci.<br />
Si pensa erroneamente che i pesci non emettano suoni, in realtà basta tanta<br />
pazienza e la capacità di mettersi in ascolto per accorgersi che le loro labbra<br />
non si muovono insensatamente. É stata un’operazione complessa, che mi è<br />
costata ore e ore di mani raggrinzite e alcune incomprensioni con pesci<br />
permalosi quali le spigole, ma ho raggiunto il mio scopo.<br />
So che state continuando a non crederci, siete liberi di farlo e di riciclare questo<br />
libro come regalo di Natale, io vi dico comunque che posso parlare con i pesci,<br />
nella loro lingua: l’ittico.<br />
La voce, se così si può dire, si è sparsa per le acque; il qui presente pesce rosso,<br />
per tramite di un’orata che mi fa lezione di ittico due volte la settimana, ha<br />
chiesto questa intervista ed eccoci qua.<br />
Alcune brevi istruzioni per rendere più facile la lettura: poiché non avevo un<br />
registratore subacqueo, il sig. pesce rosso si è gentilmente offerto di stare con la<br />
testa fuori dall’acqua, col diritto di immergersi a suo piacimento per prendere<br />
fiato.<br />
L’intervista sarà fatta in ittico, provvederò io a tradurla, per quanto possibile.<br />
Trascriverò le parole intraducibili in lingua originale, cercando di spiegarne il<br />
significato. Un po’ come fanno ultimamente i grandi editori: vuoi leggere il<br />
libro di un autore afgano? E allora ti buttano lì una parola in pashto di tanto<br />
in tanto, per fare atmosfera.<br />
Faccio subito un esempio. In ittico non c’è una parola per definire in quale<br />
stagione ci troviamo, i pesci hanno solo il concetto di acqua calda e acqua<br />
fredda, perciò un anno solare si divide fondamentalmente in due stagioni, la<br />
giazza e la bollura. Il giorno di bollura o bollura-El corrisponde bene o male<br />
al nostro solstizio d’estate, i pesci lo riconoscono dalla durata della luce diurna.<br />
Da quel momento in poi si va verso il periodo di giazza che culminerà nel<br />
giazza-El a dicembre. La stessa cosa vale per le diverse ore del giorno. I pesci<br />
definiscono elri un qualsiasi momento in cui ci sia luce e bubza le ore di buio.<br />
Per scandire il tempo usano indifferentemente l’uno o l’altro termine: “ci<br />
vediamo tra cinque elri”, “sono tre bubze che non mangio”.<br />
Vedo che il sig. Pesce rosso è tornato in superficie: per prima cosa potresti<br />
raccontarci come mai hai deciso di fare questa intervista. Ti ricordo che i nostri<br />
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lettori non sanno quasi nulla della società dei pesci, sarà necessario spiegare<br />
loro anche ciò che ritieni scontato.<br />
D’accordo. Posso iniziare?<br />
Prego.<br />
Buongiorno, io sono un pesce rosso di una certa età, ahimè. Quando il<br />
mio amico di cui parlavo prima, che è stato ospite presso di voi per<br />
parecchio tempo, mi ha raccontato della scrittura, ho capito che anch’io<br />
avevo una storia da scrivere.<br />
Quindi possiamo dire che è un’intervista autobiografica?<br />
Certo che no. Non è la mia storia che voglio raccontare, fortunatamente<br />
noi pesci siamo meno narcisisti di voi! È una storia che in qualche<br />
modo mi riguarda, perché inizia nel luogo in cui sono nato: Fontana<br />
Tonda.<br />
Non mi affannerò di certo nel difendere la mia specie, a te la parola.<br />
Nella società dei pesci, purtroppo, gli argomenti di discussione non<br />
sono mai molti. Quelli che vivono in una fontana, poi, non vanno oltre<br />
a quattro chiacchere sul tempo e sulla qualità di ciò che si mangia. Non<br />
stupirti pertanto che i più ritengano superfluo l’uso della parola o di un<br />
qualsivoglia verso.<br />
Saprai inoltre che la memoria dei pesci, di quelli rossi in particolare, è<br />
piuttosto scarsa, rendendo vani i lunghi discorsi, se mai ci fosse il<br />
desiderio di farne.<br />
C’era una leggenda metropolitana che parlava di una memoria brevissima, di<br />
pochi secondi soltanto. Gli ultimi studi dicono invece che i pesci rossi<br />
ricordano fino a qualche mese di distanza.<br />
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Spero non abbiano aperto la testa di qualche mio simile per giungere a<br />
queste conclusioni. A ogni modo è vero. Qualche “mese” come dite voi,<br />
concedetecelo. Tra di noi si usa dire che dalla giazza alla bollura la<br />
memoria si oscura.<br />
In questo desolante quadro sguazzava Cloe, della famiglia dei pesci<br />
rossi comuni, residente in Fontana Tonda.<br />
Cloe si chiedeva spesso, se non altro perché pure spesso se lo<br />
dimenticava, come mai i suoi simili non avessero mai storie da<br />
raccontarsi, aneddoti divertenti o notizie utili per la vita quotidiana.<br />
Ognuno se ne andava a zonzo per la fontana, cercando di accaparrarsi<br />
gli insetti più grossi o i riflessi dell’avaro sole che meglio scaldavano la<br />
superficie dell’acqua. Qualche saluto caudale, qualche bollicina di<br />
assenso o di rimprovero e niente più. Non una parola.<br />
Cloe aveva una grande immaginazione. Giunta all’età di cinque bollure,<br />
che per i pesci rossi significa una discreta maturità, si era convinta che<br />
la cosa migliore da farsi fosse donare un minimo di cultura e voglia di<br />
vivere ai giovani pesci. Cloe aveva ideato una scuola semi clandestina,<br />
dove tutte le bubze, al centro della fontana, sotto la statua bianca<br />
raffigurante una creatura dell’altrolà con un oggetto in mano,<br />
raccontava le sue fiabe.<br />
Aspetta, definisci meglio il concetto di “creatura dell’altrolà”.<br />
L’altrolà è il luogo dove non c’è acqua. Dove state voi. Le creature<br />
dell’altrolà sono tutti gli esseri viventi che stanno fuori dall’acqua. I<br />
pesci non hanno un buon rapporto con le creature dell’altrolà, stili di<br />
vita troppo differenti, se capisci quello che voglio dire.<br />
La statua raffigura una creatura dell’altrolà con un oggetto dal quale<br />
fuoriesce acqua.<br />
Tipo una brocca?<br />
...se lo dici tu...<br />
Parlavamo della scuola di Cloe. I più passavano da quelle parti con la<br />
faccia annoiata e occhiatacce di disprezzo. I piccoli pesci, invece, si<br />
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adunavano in banchi e simmetricamente si muovevano incantati, tanto<br />
che quasi quasi anche a loro veniva voglia di parlare. Ai genitori<br />
scocciava che Cloe mettesse strane fantasticherie in testa ai loro figli,<br />
ma sapevano che, una volta cresciuti, gli stessi pesciolini avrebbero<br />
voltato le spalle alla cantastorie, dimenticando quanto la fantasia li<br />
avesse stregati e trovandosi improvvisamente annoiati da tutte quelle<br />
parole. Così la lasciavano fare e si limitavano a commiserarla.<br />
Cloe parlava di pesci supereroi, capaci di respirare l’aria e poi<br />
insegnava matematica, scienze acquatiche e pinnastica. Amava ripetere<br />
all’infinito che la cultura innalza il pesce più della vescica natatoria.<br />
Prendo una boccata d’acqua e sono subito da te.<br />
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DUE<br />
A questo punto, credo sarebbe interessante conoscere con che pesci aveva a che<br />
fare Cloe.<br />
Benissimo, vediamo nel dettaglio la popolazione ittica di Fontana<br />
Tonda. Per prima cosa c’è da dire che i pesci sono parecchi e di diverse<br />
varietà. I più numerosi sono i pesci rossi comuni, tra i quali appunto la<br />
nostra Cloe. Corporatura media, colore mediamente rosso/arancione,<br />
ceto sociale medio. Non rivestono particolari incarichi istituzionali,<br />
hanno uno sproporzionato vantaggio numerico su tutti gli altri pesci,<br />
ma non sono coesi, mancano di leadership e sono interessati a nulla<br />
tranne che a loro stessi. Il motto di un pesce rosso comune si può<br />
riassumere in: Nuota Sgranocchia Sonnecchia.<br />
Gli shubunkin sono molto simili ai comuni, tranne che per la colorazione<br />
a screziature bianche, arancioni e nere. Forti di un fisico eccellente, gli<br />
appartenenti a questa varietà formano il corpo di polizia fontanile, il<br />
cui compito è mantenere l’ordine e la disciplina. Una delle poche<br />
leggende che sopravvive alla memoria corta dei pesci è quella che<br />
racconta le gesta del grande Gengis-kin, primo poliziotto di Fontana<br />
Tonda, eroe della storica battaglia contro il Demone Miagolante. Tutti<br />
gli shubunkin si vantano di essere suoi discendenti, eppure sono in<br />
larga misura dei cialtroni, capaci solo di abusare del potere conferito<br />
loro dal governo. Si aggirano per la fontana a caccia di pesci sospetti e<br />
rispondono direttamente agli ordini di Ed-skin, comandante in capo<br />
degli shubunkin e membro della Triade dei Pesci che Ne Sanno.<br />
La classe dirigente è formata dai cometa, varietà di pesci rossi nota per<br />
l’agilità e la bellezza. Hanno corpi snelli e una coda lunga quanto il<br />
corpo. I cometa sono pochi, ma possiedono l’80% delle acque di<br />
Fontana Tonda. Come si fa a possedere l’acqua in cui tutti nuotano?<br />
Questo me lo chiedo anch’io, eppure è così. L’unica acqua che non<br />
appartiene ai cometa è quella che cade dalla... come l’hai chiamata?<br />
Brocca?. Però ne acquisiscono la proprietà non appena questa finisce<br />
nella fontana. La famiglia più importante è quella dei Bel-meta e<br />
Granbel-meta è il loro rappresentante nella Triade dei Pesci che Ne<br />
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Sanno. I cometa governano svariati aspetti della vita della fontana:<br />
dall’educazione dei piccoli, agli intrattenimenti, alla comunicazione; o<br />
si farebbe meglio a dire la non comunicazione, parlare troppo è da<br />
pesci incivili. “Il buon pesce rosso è colui svolge i propri compiti senza<br />
troppe parole” è la prima legge che i cometa tengono a far rispettare.<br />
Non essendo né muscolosi, né particolarmente intelligenti, si<br />
avvalgono degli shubunkin per l’uso della forza e degli oranda per<br />
quello dell’intelligenza.<br />
Gli oranda sono i pesci rossi più strani: corpo tondeggiante, solitamente<br />
sono di colore bianco e hanno una grossa escrescenza arancione sulla<br />
testa, che sembra quasi un cervello. Tra i pesci si dice che quello sia per<br />
l’appunto il loro secondo cervello, il che fa di loro dei raffinati<br />
intellettuali. Mnemo-randa, terzo e ultimo membro della Triade, è il più<br />
saggio tra tutti i pesci, o almeno così si vocifera.<br />
In fondo alla scala sociale ci sono i demekin. Lenti, grassottelli, colore<br />
bruno ed enormi occhi a palla, sono solitamente sbeffeggiati dagli altri<br />
pesci. Parlano sempre al momento sbagliato, se mai ci fossero momenti<br />
giusti per parlare, e quando lo fanno, non hanno nulla d’intelligente da<br />
dire. Spesso e volentieri le prendono dagli altri pesci. Non rivestono<br />
alcun ruolo rilevante e nemmeno di media importanza.<br />
Come avrai capito, la fontana è governata dalla Triade dei Pesci che Ne<br />
Sanno, formata da un cometa, uno shubunkin e un oranda. Quando è<br />
troppo vecchio e stanco per governare, ogni membro della Triade<br />
sceglie il proprio successore tra i migliori pesci della propria varietà.<br />
I pesci di Fontana Tonda sono molto legati alla varietà cui<br />
appartengono, tant’è vero che il nome di ciascuno termina con un<br />
suffisso legato appunto alla varietà: gli oranda terminano in –randa, i<br />
cometa in –meta, i demekin in –kin e gli shubunkin, per evitare di<br />
essere confusi con i loro cugini 'sfigati' in –skin o –nkin. I comuni hanno<br />
deciso di comune accordo di chiamarsi un po’ come gli pare e piace.<br />
Dopo queste precisazioni mi bagno un attimo la gola e riprenderei con<br />
la mia storia.<br />
Era un elri di tarda bollura e Cloe stava uscendo dalla tana per andare a<br />
far lezione.<br />
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- Mamma, ci vediamo dopo.<br />
Ah, fai direttamente anche i dialoghi?<br />
Certo, alle piccole creature dell’altrolà tu non le racconti così le storie?<br />
- Non fare tardi che poi mi preoccupo - disse la madre mentre brucava<br />
le pareti della tana - e non parlare troppo.<br />
Accogliendo il consiglio, Cloe non disse altro e uscì. Le ultime luci si<br />
tuffavano nella fontana, innaffiando di rosso e violetto i giochi d’acqua<br />
e le pinne veloci dei giovani pesci che si rincorrevano. Alcune foglie<br />
d’acero galleggiavano sulla superficie, proiettando orme a cinque punte<br />
sul fondale. L’acqua cominciava a farsi fredda. “Sta arrivando la giazza<br />
e il sole diventa bugiardo”, pensava Cloe mentre si avvicinava al centro<br />
della fontana, “ti stuzzica per farti uscire, ma è un sole che raffredda<br />
l’acqua, è luce che non scalda”. Alcuni pesciolini la videro e<br />
cominciarono a seguirla: - Ci racconti una favola, eh eh? Ci racconti una<br />
favola, eh eh?<br />
I piccoli demekin erano fanatici delle favole, mentre gli oranda<br />
preferivano le lezioni di scienze.<br />
- Adesso vediamo - disse Cloe, mentre altri si aggiungevano alla<br />
comitiva. Fecero un paio di giri intorno alla statua, per attirare<br />
l’attenzione, Cloe poté costatare che la composizione della classe era<br />
usuale: parecchi demekin, qualche comune probabilmente capitato lì<br />
per caso, un piccolo gruppo di oranda, che ancor prima dell’inizio della<br />
lezione discutevano di sistemi di riferimento inerziali. Raramente i<br />
cometa partecipavano alle lezioni, qualche volta si presentavano degli<br />
shubunkin, giusto per non far mancare alla scuola di Cloe gli atti di<br />
bullismo.<br />
- Stasera non vi racconterò una favola - disse la maestra, non appena<br />
vide che c’era un numero sufficiente di allievi.<br />
- Noooo! - risposero in coro i piccoli demekin, così forte che parecchi<br />
altri pesci si voltarono a vedere cosa stesse succedendo - che bolle! Noi<br />
vogliamo la favola, non ci interessano le scienze.<br />
- Non farò neanche lezione di scienze - disse Cloe mentre gli oranda già<br />
stavano esultando. Spesso Cloe guidava i suoi piccoli allievi in<br />
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escursioni ai bordi della fontana, dove crescevano alcune qualità di<br />
alghe. Quella era la sera in cui li avrebbe portati a vedere il suo orto.<br />
- Seguitemi, voglio mostrarvi una cosa.<br />
Così dicendo, si lanciò in direzione dell’ultimo raggio di sole che si<br />
spegneva nella fontana. I piccoli pesci, eccitati da quello scatto<br />
improvviso, la seguirono divertiti, facendo a gara per riuscire a<br />
raggiungerla.<br />
- Guardate, ragazzi - disse Cloe con orgoglio, appena arrivati in una<br />
zona defilata ai margini della fontana - ho imparato da sola a coltivare<br />
le alghe. Ci vuole molta costanza: devono essere ripulite dalla sporcizia,<br />
bisogna eliminare quelle morte per dare lo spazio alle altre per crescere.<br />
Se le abbandonassi anche per pochi elri, mi dimenticherei l’intero<br />
procedimento e per loro sarebbe la fine.<br />
I pesciolini guardavano incantati la verde distesa e uno più audace<br />
degli altri provò a mangiucchiarne qualcuna: - sono buonissime!<br />
- Chi ti ha dato il permesso di mangiarle? - disse Cloe - e comunque hai<br />
ragione, sono squisite. Pensate: se tutti sapessimo coltivare, non<br />
dovremmo più dipendere da Manomanna per la brumegna.<br />
Ora è necessaria una piccola deviazione per capire meglio la questione<br />
di Manomanna. Sin dai tempi più antichi, i pesci di Fontana Tonda<br />
erano devoti a questa creatura che di tanto in tanto appariva nel cielo,<br />
per riversare in acqua deliziose briciole di pane, biscotti e altre<br />
leccornie. Una delle poche parole che i pesci amavano pronunciare era<br />
proprio “Manomanna!” gridata a squarciagola, quando la sua ombra<br />
appariva sulla fontana. Nessuno sapeva chi o che cosa fosse<br />
Manomanna. Con una tradizione orale capace di perdersi nel giro di<br />
una bollura, le storie che si diffondevano erano sempre più numerose e<br />
strampalate. C’è chi diceva che fossero più di una, chi giurava di averla<br />
vista immergersi nella fontana e alcuni (immediatamente bollati come<br />
miscredenti) raccontavano che certe notti si fosse portata via dei<br />
malcapitati. Per tutti, Manomanna era colei che dona la vita attraverso<br />
la brumegna, per questo motivo coltivare alghe era una pratica<br />
considerata eretica e fortemente osteggiata dai personaggi più influenti<br />
di Fontana Tonda. Peccato che Manomanna distribuisse la felicità a sua<br />
totale discrezione, regalando periodi di opulenza, nei quali più di un<br />
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pesce ci aveva lasciato le squame per indigestione e stagioni di carestia<br />
in cui gli istinti più bassi di ognuno venivano fuori di fronte alla<br />
minima parvenza di brumegna.<br />
- Papà dice che Manomanna si chiude e non ci dà da mangiare se<br />
parliamo male di lei - replicò una pesciolina.<br />
Cloe strinse a sé i propri allievi: - Manomanna ha le sue regole che<br />
vanno al di là della nostra comprensione. Non sappiamo quando ci<br />
benedirà col suo nutrimento, così come non sappiamo per quanto<br />
tempo si nasconderà ai nostri occhi. Però sappiamo sperperare ciò che<br />
ci regala e sappiamo litigare e maledirci e maledirla quando questi<br />
mancano. Io penso che se imparassimo a coltivare in pace ognuno le<br />
proprie alghe, sapremmo apprezzare ancor di più i doni di<br />
Manomanna e smetteremmo di chiederci se sia buona oppure cattiva.<br />
- Anatema! Mai peggiov suono fu vecepito dal mio appavato sensoviale!<br />
- al margine dell’orto era apparso Guasta-meta, grande pesce anziano,<br />
tanto stolto quanto un vecchio che non ha mai ascoltato consigli per<br />
tutta la sua vita - Lungi da quelle poveve pinne innocenti, il tuo<br />
pvofevive sacvilego è degno di condanna!”<br />
- E il tuo parlare forbito è degno di risata. Puoi impressionare un<br />
ignorante. A me susciti prima ilarità… e poi pena.<br />
- Se pensi di povtare vivoluzioni a Fontana Tonda ti sbagli.<br />
L’immutabile scvosciave dell’acqua cancellevà il tuo passaggio e le tue<br />
idee.<br />
- I pensieri buoni s’incollano alla memoria meglio di quelli cattivi -<br />
ribatté Cloe senza pensarci due volte.<br />
I piccoli pesci cominciavano a dare segni di turbamento per quella<br />
discussione così accesa e presero a sparpagliarsi per l’orto.<br />
- Ecco, guavda come li hai spaventati - ne approfittò Guasta-meta i lovo<br />
genitovi mevitano di sapeve quel che stai combinando.<br />
- Le maldicenze sono le uniche parole che un pesce non si pente mai di<br />
aver sprecato.<br />
Detto questo, Cloe si congedò con un colpo di coda. Aveva capito che<br />
tirava una brutta acqua. Un capannello di pesci, infatti, cominciava a<br />
radunarsi attorno ai contendenti, per capire il motivo di tanto insolito<br />
baccano.<br />
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14<br />
TRE<br />
Scusami se t’interrompo, ci sono alcuni concetti che non mi sono chiari. Prima<br />
hai parlato di “brumegna”, cosa significa esattamente?<br />
Con brumegna intendiamo tutto ciò che è commestibile. Per quanto<br />
riguarda noi pesci rossi, brumegna sono le alghe, gli insetti, le larve di<br />
zanzara e tutte le prelibatezze di Manomanna.<br />
Si può dire che Manomanna sia un essere superiore, una specie di divinità per<br />
voi?<br />
Considerando che Manomanna ti assomiglia parecchio, non la definirei<br />
un essere superiore, senza offesa. È una creatura dell’altrolà che in<br />
qualche modo si occupa dei pesci rossi e per questo gliene siamo grati.<br />
Alcuni però la sfruttano per scopi non proprio leciti, affermando, per<br />
esempio, che se non ci si comporta in un certo modo, o non si sta a certe<br />
regole, Manomanna s’infuria e la brumegna comincia a scarseggiare.<br />
Le uniche vere divinità dei pesci rossi sono Elri e Bubza, che<br />
rappresentano le due facce del mondo in cui viviamo e grazie alla loro<br />
alternanza il tempo scorre, l’acqua si scalda o si raffredda, i piccoli<br />
pesci crescono, la vita, insomma, si muove. Dov’ero rimasto?<br />
Stavi dicendo che Cloe, dopo il litigio con un anziano cometa, se n’era fuggita<br />
via perché le cose cominciavano a mettersi male.<br />
Sì, ecco, Cloe si diresse verso la tana.<br />
Che cosa intendi per tana? Che io sappia nelle fontane non ci sono tane per i<br />
pesci.<br />
Fontana Tonda ha un bordo che sporge verso l’interno. Sotto questo<br />
bordo i pesci vanno a rifugiarsi la notte. Ogni famiglia ha una zona a<br />
disposizione: gli shubunkin e gli oranda vivono in ampi spazi, i comuni
stanno un po’ più stretti e i demekin dormono praticamente ammassati<br />
in un piccolo tratto del bordo.<br />
E i cometa?<br />
I cometa stanno nella Reggia. Un terzo del bordo, nella parte nord,<br />
dove durante la giazza fa più caldo, è completamente dedicato a loro.<br />
All’interno della Reggia hanno scorte di cibo, demekin servitori e ogni<br />
genere di comfort.<br />
Non perdiamoci in chiacchiere immobiliari, stavo dicendo... ehm... ah<br />
sì... Cloe arrivò alla sua tana, ma era troppo nervosa, non se la sentiva<br />
di entrare in quelle condizioni. I suoi genitori avrebbero incominciato a<br />
farle domande cui non aveva voglia di rispondere. Raggiunse un<br />
angolo buio, dove non sguazzava nessuno. “Stupido retrogrado<br />
ammuffito. La fontana è piena di pesci che inquinano l’acqua con le<br />
loro non-idee. Tutto deve andare così. Non bisogna parlare. Non<br />
bisogna pensare. Non bisogna guardare oltre le proprie pinne. Basta!<br />
Perché tutto questo non lo dimentichiamo mai?”<br />
- Tu lo sai che forma ha la fontana?<br />
Cloe era ancora assorta nei suoi pensieri, quando improvvisamente<br />
davanti a lei apparve un pesce che non aveva mai visto prima.<br />
Cloe si schiacciò contro il bordo, terrorizzata.<br />
- Scusami, non volevo spaventarti.<br />
- E tu chi sei?<br />
- Rispondi prima alla mia domanda. Che forma ha la fontana?<br />
Quella domanda era così strana, che lo spavento mutò in curiosità.<br />
- Mh, non lo so. Non ci ho mai pensato.<br />
- Ti capisco, sai.<br />
- Capisci cosa?<br />
Lo osservò. Non era un pesce rosso. Aveva un corpo lungo e affusolato,<br />
una colorazione grigio-azzurra sul dorso e biancastra sul ventre, con<br />
striature nere. Non aveva mai visto prima un pesce così. La cosa non la<br />
tranquillizzava per nulla, ma nel suo parlare quel pesce aveva qualcosa<br />
di familiare, non sembrava minaccioso.<br />
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- Capisco che tu vivi dentro la fontana e quindi è difficile per te riuscire<br />
a immaginarla tutta.<br />
- Io invece non ti capisco.<br />
- Com’è fatto il posto in cui vivi?<br />
- Mah, non saprei, c’è la statua nel mezzo, che genera acqua nuova, ci<br />
sono le nostre tane, delle pareti con le alghe, qualche pietruzza sul<br />
fondo.<br />
- Ok. E che forma ha la fontana?<br />
- Forma? Boh, la fontana non ha una forma, è dappertutto, è tutto<br />
quello che c’è.<br />
- Cloe… dai, sei una pensatrice, fai uno sforzo. Vivi in un posto che si<br />
chiama Fontana Tonda.<br />
- Come sai il mio nome? - Cloe ricominciò a sentirsi inquieta.<br />
- È da un po’ che ti osservo. E beh? Rispondi.<br />
- La fontana è tonda. Così ti va bene? Che ne so, non mi interessa.<br />
- Non t’importa di sapere com’è fatto il tuo mondo? Ma se non fai altro<br />
che studiarlo tutti gli elri, com’è fatto il tuo mondo.<br />
- Io mi occupo dei piccoli pesci.<br />
Quello la sfidò ancora: -e vuoi aiutarli a capire il mondo, senza partire<br />
da com’è fatto? Sai, c’è una domanda ancora più importante che viene<br />
quando uno si accorge che la fontana è tonda, ed è: perché?<br />
- La mia vera domanda in questo momento è chi diavolo sei tu?<br />
- Stiamo parlando del tuo intero mondo e ti preoccupi di chi sono io?<br />
Cloe si spazientì: - senti pesce filosofo, io sono una pesciolina indifesa e<br />
mi trovo in piena bubza con una creatura a me ignota, che mi fa<br />
domande da pazzo.<br />
- E non sei ancora scappata. Forse allora t’interessa capire perché la<br />
fontana è tonda.<br />
- Scappare mi sembra invece una buona idea. Devo andare, ti saluto.<br />
- Vai pure, se nuoti lungo la parete, tra un po’ potresti ritrovarti qua - e<br />
con la coda batté sulla parete dietro di sé.<br />
- Non capisco dove vuoi arrivare, ma so dove voglio arrivare io. A casa<br />
- e così dicendo cominciò a muoversi.<br />
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- La fontana è tonda perché l’infinito è tondo. Così a nessuno verrà mai<br />
in mente di chiedersi cosa c’è al di là, perché ciò che è già infinito non<br />
può avere un al di là.<br />
- A me preoccupa l’aldiquà, dove, in questo momento ci sei tu. Con<br />
permesso...<br />
La pesciolina prese la via verso casa. Senza voltarsi.<br />
- Ci si vede presto, tanto la fontana è tonda. - le urlò in lontananza<br />
quello strano pesce.<br />
Qualche bubza dopo, Cloe era nell’orto ad accudire le sue alghe quando<br />
si avvicinarono due energumeni dalla livrea maculata, che lei<br />
immediatamente riconobbe come membri del corpo di polizia<br />
fontanile. Non era un buon presagio.<br />
- Signora Cloe?<br />
- Signorina.<br />
- Le dobbiamo comunicare un mandato di comparizione.<br />
- Accidenti… lo sapevo che avrei dovuto nascondere meglio i cadaveri.<br />
- Che cosa ha detto?<br />
- Stavo scherzando… a cosa devo tanto onore?<br />
- É stata denunciata da alcuni pesci. Le accuse contro di lei sono:<br />
coltivazione indebita di alghe commestibili, esubero di comunicazioni<br />
verbali e incitamento alla sovversione di valori condivisi.<br />
- Quasi quasi mi conveniva davvero aver ucciso qualcuno.<br />
- La questione è seria, signorina. Per esaminare il suo caso è stato<br />
chiamato il giudice speciale Gran Lumacone. La sua non appartenenza<br />
al regno dei pesci sarà garanzia d’imparzialità nel procedimento.<br />
Cloe sapeva che Gran Lumacone era in realtà un consulente dei cometa,<br />
che grazie alle sue conoscenze nel campo degli immobili si era votato<br />
alla speculazione edilizia, mettendo nelle mani degli amici cometa,<br />
oltre la Reggia, la proprietà di tre quarti delle restanti tane di Fontana<br />
Tonda. Si vociferava che persino la casa che si portava sulla schiena<br />
non fosse sua, ma che l’avesse espropriata a una povera lumaca che<br />
non era riuscita a pagare il mutuo.<br />
- Lei ha diritto a farsi assistere da un avvocato - proseguì lo shubunkin -<br />
e a presentare le prove che ritiene idonee per dimostrare la sua<br />
17
innocenza. Il processo sarà tra sette elri. Per l’occasione è stata emessa<br />
una deroga al silenzio cui noi pesci siamo tenuti.<br />
- Sarebbe più giusto dire il silenzio cui siamo abituati. Beh, sì capisco<br />
questa deroga, altrimenti dovremmo processarci tutti per… com’è quel<br />
reato che vi siete inventati? Esubero di comunicazioni verbali?”<br />
- Non faccia la spiritosa. Le ripeto che è una cosa seria - le disse,<br />
guardandola con disprezzo. A Cloe sembrò che stesse quasi per<br />
aggredirla fisicamente e cambiò tono: - D’accordo. Ho capito il<br />
messaggio.<br />
Gli shubunkin se ne andarono, sollevando con le code un polverone dal<br />
fondale che, per alcuni secondi, rese l’acqua completamente torbida.<br />
Cloe non era in grado di sostenere da sola quella situazione. Era sì<br />
sprezzante, decisa, dotata di un buon eloquio, ma non aveva mai<br />
dovuto affrontare un processo in vita sua.<br />
Ribellarsi è faticoso, non è roba da pesci. Evidentemente i<br />
comportamenti di Cloe stavano preoccupando qualcuno d’importante.<br />
Paura. Cloe provava questo sentimento, ma faticava a riconoscerlo, non<br />
era nella sua indole. Decise di tornare a casa e lungo la strada provò a<br />
convincersi che non era segno di debolezza raccontare tutto ai genitori.<br />
Aveva fiducia in loro, nei momenti importanti si erano sempre<br />
dimostrati attenti a lei.<br />
Mamma aveva un carattere sensibile, introverso e sognatore. Era una<br />
delle migliori pulitrici di tane della fontana, sempre pronta a dare una<br />
pinna agli altri. Andava orgogliosa di sua figlia e allo stesso tempo<br />
l’avrebbe preferita più simile a sé. Ovvero meno sfacciata. Caratteristica<br />
che le era stata donata da Papà, vecchio cantastorie di Fontana Tonda,<br />
sempre in mezzo ai (pochi) discorsi, burlone e di compagnia. Insomma<br />
un pesce rosso particolarmente raro.<br />
Quando Cloe pensava ai suoi, aveva sempre davanti agli occhi<br />
l’immagine di due pesci talmente complementari da sembrare quasi<br />
due parti di uno stesso individuo. L’uno aveva caratteristiche che<br />
mancavano completamente all’altra. L’avevano educata con fermezza<br />
alla libertà. Le avevano insegnato il significato dei limiti senza<br />
imporgliene e lei sarebbe sempre stata grata di ciò ma, mentre tornava<br />
18
alla tana, Cloe pensava a come restituire un po’ di quella libertà, voleva<br />
un rifugio e qualcuno che la proteggesse dal mondo degli adulti.<br />
Finalmente giunta, entrò nella tana rimpicciolendosi, col desiderio<br />
impossibile di ritornare piccola per un attimo e gettarsi tra le pinne dei<br />
suoi. I genitori sgranocchiavano alghe davanti alla bollevisione<br />
(argomento sul quale tornerò al più presto) e percepirono subito la sua<br />
andatura impaurita.<br />
- Ciao Cloe lill, vuoi alghe? - le disse Mamma, vedendola indugiare<br />
sull’uscio.<br />
- No grazie, non ho fame.<br />
- Tutto bene?<br />
- Sì, cioè no, c’è... c’è un problema.<br />
- I pesciolini non ti ascoltano? - intervenne Papà - ah guarda, è sempre<br />
così. Più un pesce ha qualcosa d’interessante da dire, meno avrà degli<br />
interlocutori - diceva sempre tuo nonno.<br />
- Non sono i pesciolini il mio problema - tagliò corto lei - oggi mi hanno<br />
fermato due shubunkin.<br />
Papà s’irrigidì: - spero non ti abbiano fatto niente quelle canaglie, sennò<br />
io li prendo e li...<br />
- No, non mi hanno fatto niente. Stai tranquillo. Sono venuti a dirmi che<br />
ci sarà un processo contro di me.<br />
- Ora sono ancora meno tranquillo<br />
- Un processo contro di te? - Mamma era costernata - E per quale<br />
motivo? Non ci sono mai processi a Fontana Tonda. Caro, ti ricordi di<br />
aver mai visto un processo?<br />
- State calmi! Sono io quella che ha bisogno di aiuto, non voi!<br />
- Scusaci - Mamma prese una boccata d’acqua, cercando di tornare in sé<br />
- aiutaci a capire meglio.<br />
- Gli shubunkin mi hanno detto che sarei stata denunciata da alcuni<br />
pesci perché coltivo alghe, parlo troppo e insegno ai pesciolini a essere<br />
dei ribelli.<br />
- Coltivi alghe?<br />
- Sì mamma, coltivo alghe.<br />
- I pesci non coltivano.<br />
- Cara, lasciala finire, voglio capire questa cosa del processo.<br />
19
- Il processo ci sarà tra sette elri, hanno convocato il giudice Gran<br />
Lumacone.<br />
- Gran maneggione! Quella lumaca è l’essere più corrotto del regno<br />
animale - ora Papà era atterrito - a chi diamine hai pestato i piedi, Cloe?<br />
Gran Lumacone si scomoda solo quando c’è da incastrare qualcuno.<br />
- Adesso sì che mi rassicuri. Beh, qualche elri fa ho litigato con Guastameta.<br />
- Ah bene, ti manca solo di andare a sputare aria in faccia alla Triade e<br />
avrai coinvolto tutti i peggiori elementi della fontana.<br />
- Caro, non prendertela sempre col governo. In fondo è grazie a loro<br />
che va avanti la vita nella fontana.<br />
- La vita a modo loro va avanti. Ora però non è il momento di parlare<br />
di politica. Stai tranquilla, Cloe lill, adesso ci pensa il tuo babbo.<br />
- Cos’hai intenzione di fare? Niente colpi di muso per favore, che hai la<br />
tua età.<br />
- Sarò il tuo avvocato, a Fontana Tonda non c’è nessuno con una<br />
parlantina come la mia. Però tu devi promettermi che la smetterai di<br />
coltivare alghe. E forse è il caso di non fare più lezione. Per un po’.<br />
- Va bene Papà .<br />
Cloe sospirò e si adagiò sul fondo della tana, la mucillagine le<br />
solleticava gentilmente la pancia. Era esausta. Non era per niente<br />
convinta che avrebbe smesso di coltivare le alghe, ma una momentanea<br />
resa era inevitabile, se non voleva passare guai seri. Conclusa la<br />
vicenda avrebbe pensato a come ricominciare le sue attività.<br />
I genitori tornarono alla bollevisione, ma erano agitati, Cloe li sentiva<br />
parlottare tra loro e quel brusio la accompagnò fin dentro i suoi sogni.<br />
20
QUATTRO<br />
Stavo cercando di tradurre la parola “lill” che hai usato più volte, ma non mi<br />
riesce. La lascerò così com’è insieme agli altri termini intraducibili.<br />
Lill è un termine che i pesci usano per mostrare vicinanza a qualcuno, è<br />
un modo di dire affettuoso che si aggiunge dopo il nome del pesce con<br />
cui stai parlando, di solito quando vuoi consolarlo o mostrare di<br />
volergli bene.<br />
Sei stato chiarissimo. Invece, prima hai accennato a una cosa chiamata<br />
“bollevisione...”<br />
La bollevisione è un’invenzione piuttosto recente, sebbene le bollicine<br />
d’aria nell’acqua esistano dall’alba dei tempi. I pesci di Fontana Tonda<br />
non ne ricordano, ovviamente, l’inventore, né da quante generazioni<br />
esista questa usanza, ma la considerano il principale mezzo<br />
d’intrattenimento dei loro elri. Dal fondo della fontana, e più spesso<br />
lungo le pareti, si sprigionano bollicine d’aria che a diverse velocità<br />
risalgono verso la superficie. Il loro numero, la grandezza e la velocità<br />
di risalita cambiano in base alla temperatura dell’acqua, all’ora e alla<br />
stagione, facendo della bollevisione uno strumento dal palinsesto<br />
particolarmente ampio. I pesci amano guardare spettacoli di ogni tipo:<br />
corse, storie d’amore, drammi, documentari sulla natura acquatica. In<br />
realtà le bolle riflettono semplicemente i volti dei pesci imbambolati, le<br />
alghe, le luci che entrano nella fontana, ma ai pesci il dubbio non è mai<br />
sorto. Sin da piccoli sono stati abituati a sentire le storie che i loro<br />
genitori guardavano alla bollevisione e, a loro volta, si sono poi convinti<br />
di vederne sempre nuove.<br />
Il servizio, come credo potrai intuire, è a pagamento. Ogni pesce è<br />
tenuto, nel periodo che intercorre tra una bollura e l’altra, a donare<br />
almeno dieci razioni di brumegna a ciascuno dei tre membri della Triade<br />
dei Pesci che Ne Sanno, i quali poi li distribuiranno a parenti, amici e<br />
portaborse. Capirai quindi che la bollevisione è il primo business dei<br />
pesci che comandano, oltre a essere il motivo di liti furibonde quando,<br />
21
all’arrivo di Manomanna, i pesci devono non solo conquistarsi la<br />
brumegna, ma anche mettere da parte le razioni per pagare il canone.<br />
Vi sono alcune regole che vanno tassativamente osservate:<br />
1) La bollevisione si paga, indipendentemente dal fatto che la si<br />
guardi o meno. Chi non paga riceve visite giornaliere dagli<br />
shubunkin fino a debito saldato.<br />
2) Chi non guarda la bollevisione è probabilmente malato e deve<br />
essere tenuto in quarantena finché non gli ritorna la voglia.<br />
3) La bollevisione è bella e istruttiva. Se a qualche pesce sorgono<br />
dubbi esistenziali, non deve far altro che adagiarsi davanti alla<br />
bollevisione e ogni cosa tornerà a posto.<br />
I pesci di Fontana Tonda passano parecchio tempo ogni elri davanti alla<br />
bollevisione, le bolle mantengono l’ordine e la tranquillità quasi meglio<br />
degli shubunkin.<br />
Mancavano pochi elri al processo e i piccoli pesci, dopo aver atteso<br />
invano, ancora una volta, l’arrivo della loro insegnante, si erano<br />
radunati davanti alla bollevisione. Alcuni dondolavano silenziosi,<br />
incantati dalle bollicine che in quel momento erano particolarmente<br />
veloci nella risalita e ricordavano inseguimenti di antichi pesci a caccia<br />
di insetti, altri bisbigliavano fra loro, ipotizzando i motivi dell’assenza<br />
di Cloe. In particolare un piccolo oranda e uno shubunkin, sembravano<br />
avere un’idea di quel che poteva essere accaduto.<br />
- Secondo me ha mangiato troppe alghe - disse Ciccio-nkin gonfiando le<br />
guance e simulando un pesce che ha un’indigestione.<br />
- È scientificamente dimostrato che la sovra assunzione di alimenti si<br />
risolve nel giro di due barra tre bubze con la guarigione o il decesso.<br />
Non avendo visto cadaveri galleggianti, né captato in acqua particelle<br />
derivanti dalla decomposizione, posso affermare con cognizione di<br />
causa che Ciccio-nkin è in errore. Oltre a essere notoriamente scemo - a<br />
parlare era il piccolo Tecno-randa.<br />
- Ti ammazzo a pinnate, così sarai tu il cadavere galleggiante.<br />
I due pesciolini presero a inseguirsi, sfiorando un gruppo di piccole<br />
cometa.<br />
- Che vozzi - disse una.<br />
- Pesci di basso vango - aggiunse un’altra.<br />
22
- Quasi alla bassezza dei demekin - intervenne una terza, suscitando<br />
risatine.<br />
-Sono sicuva - affermò Luci-meta - che la maestva Cloe ha incontvato il<br />
pesce dei suoi sogni e stavà pev pavtovive tanti Cloini.<br />
- Oohhh - fecero tutte in coro, guardando nella bollevisione i volti di<br />
tante pescioline innamorate.<br />
I due contendenti continuavano intanto la loro corsa - ti prendo e ti<br />
spatascio al suolo! - gridava Ciccio-nkin.<br />
- Mi sto muovendo in nuoto rettilineo uniforme e ancora non sei<br />
riuscito a prendermi - lo scherniva il piccolo oranda.<br />
Nuotarono per un tratto lungo il bordo, Tecno-randa si accorse che<br />
stava per essere raggiunto, in realtà non era così veloce. Si voltò per<br />
vedere se aveva ancora margini di fuga e andò a schiantarsi contro un<br />
pesce che nuotava rasente la parete, facendolo sobbalzare.<br />
- Contatto! - disse quello con occhi spiritati - Contatto con i solidi,<br />
l’acqua è paura e orrore!<br />
I pesciolini lo guardarono stupiti, ma quello proseguì - luogo aperto,<br />
nessuna certezza, parete salvezza - e tornò ad appiccicarsi contro il<br />
bordo - piccoli pesci con sindrome di iperattività, capitolo venticinque,<br />
secondo paragrafo.<br />
Ciccio-nkin guardò l’amico e gli disse: - è un Fuori di Boccia,<br />
scappiamo!<br />
Se la diedero a pinne levate, mentre il pesce continuava a farfugliare<br />
qualcosa tra sé e sé.<br />
Ciccio-nkin raggiunse a tutta velocità la sua tana, seguito da Tecnoranda.<br />
L’antro era caldo e accogliente. Come dicevo prima, i membri<br />
della polizia fontanile hanno tutti tane spaziose, anche se non di lusso<br />
come quelle dei cometa. Al centro della tana, alcuni shubunkin, tra cui<br />
il padre di Ciccio-nkin, stavano parlando di lavoro.<br />
- Sette unità si piazzeranno dietro la folla, per controllare chi entra e chi<br />
esce. È consigliato a tutti i pesci di partecipare, quindi se vedete<br />
qualcuno che si fa i fatti suoi “invitatelo gentilmente” ad assistere al<br />
processo. Ci siamo intesi?<br />
- Signorsì signore.<br />
23
- Papà, Papà! - Ciccio-nkin si fece spazio tra i grossi pesci - Abbiamo<br />
incontrato un Fuori di Boccia!<br />
- È così che ci si rivolge a tuo padre? Avanti, sull’attenti.<br />
- Dai su, lo sai che non mi piacciono queste cose.<br />
- Se vuoi proferire con me devi metterti sull’attenti.<br />
Ciccio-nkin guardò gli altri pesci che si godevano il siparietto - Signor<br />
Ed-skin, signore, chiedo umilmente di parlare.<br />
- Non fare lo spiritoso, chiedo rispetto, solamente rispetto. E ora parla.<br />
- Stavo giocando con Tecno-randa, quando ci siamo imbattuti in un<br />
Fuori di Boccia.<br />
- Vivo?<br />
- Sì, vivo e straparlante.<br />
- E come vi siete comportati?<br />
- Fuga immediata nella tana.<br />
- Ben fatto. Mando un paio di pesci a controllare, ma intanto tra qualche<br />
ora quello sarà già schiattato. Voi tenetevi alla larga.<br />
- Sarà fatto.<br />
- Bene, la riunione è sciolta, ci aggiorniamo la prossima bubza. Voi due,<br />
occupatevi del Fuori di Boccia.<br />
I pesci si accomiatarono, anche Ciccio-nkin fece per andarsene, ma il<br />
padre lo trattenne: - Io sono il capo della polizia fontanile e per<br />
continuare a esserlo i pesci, tutti i pesci, mi devono rispettare e temere.<br />
Non ti azzardare a farmi fare altre figure del genere davanti ai miei<br />
sottoposti.<br />
- Mi dispiace papà, lo sai che odio tutti questi sissignore e l’attenti e…<br />
- E invece dovrai farteli piacere, perché questo è il tuo destino. Non ti<br />
rendi conto della fortuna che hai avuto? Sei uno shubunkin, gli altri<br />
pesci ti guarderanno sempre con timore, farai rispettare le leggi. La<br />
fontana sarebbe un grande caos senza di noi.<br />
- Io non voglio fare il poliziotto.<br />
- Non si tratta di scegliere, ciò che sarai ce l’hai dipinto sulle squame, è<br />
nella forza dei tuoi muscoli. Un elri lo capirai.<br />
- Posso andare adesso?<br />
- Nessuno ti trattiene.<br />
24
Ciccio-nkin uscì dalla tana pieno di rabbia, Tecno-randa gli si affiancò<br />
ma si guardò bene dal dirgli qualcosa.<br />
- Torniamo alla bollevisione.<br />
Nella tana Ed-skin sospirò più volte scuotendo la testa, prima di<br />
rimettersi a studiare i piani di sicurezza del processo alla maestra Cloe.<br />
- Sei… una… farfalla!<br />
Risate a non finire.<br />
- Ma che farfalla, le farfalle non stanno nell’acqua. Sei un lumacone.<br />
- Sbagliato.<br />
Tanti piccoli pesci rossi erano radunati sotto la statua, attorno a uno<br />
strano pesce. Ciccio-nkin e Tecno-randa si avvicinarono per vedere<br />
meglio. La maggior parte dei pesciolini erano avannotti nati da pochi<br />
mesi, i due invece erano già un po’... grandicelli.<br />
Nella nostra lingua li chiamiamo “adolescenti”<br />
I due erano già un po’ adolescenti e spiccavano in mezzo agli altri.<br />
- Non lo vedete che è un pesce? Solo diverso - erano tutti quanti<br />
perplessi.<br />
- Allora? Vi arrendete? Se indovinate chi sono, vi pappate questo bel<br />
moscerino annegato… nessuno lo sa?<br />
Era un pesce dal corpo slanciato e affusolato, con una colorazione<br />
grigio-azzurra sul dorso e biancastra sul ventre, con striature nere. Non<br />
avevano mai visto prima un pesce così.<br />
- Sei un pesce che ha perso il colore - azzardò Ciccio-nkin.<br />
Risate degli avannotti.<br />
- Sbagliato.<br />
A quel punto intervenne Tecno-randa: - indubbiamente sei un pesce:<br />
hai le pinne, le branchie, parli l’ittico. Posso escludere che tu appartenga<br />
a una delle varietà presenti nella fontana, poiché non assomigli a<br />
nessuno di noi nella forma e nel colore. Tecnicamente parlando sei un<br />
pesce alieno.<br />
- Molto bene - disse lo strano pesce. E si mangiò il moscerino in un sol<br />
boccone.<br />
25
- Ma... ho indovinato! Quel moscerino era mio!<br />
- Ho detto molto bene, non che la risposta è quella giusta. Se io avessi<br />
chiesto: cosa sono? La tua risposta sarebbe stata, diciamo, accettabile.<br />
Per la precisione io sono un muggine, o cefalo che dir si voglia, ma non<br />
conoscendo voi nulla di ciò che c’è fuori da questa fontana, posso<br />
acconsentire di essere chiamato alieno. Però io ho chiesto chi sono, non<br />
cosa sono.<br />
- Sei un truffatore.<br />
- I vostri genitori non vi hanno mai raccontato la leggenda del grande<br />
Mugìl?<br />
I pesciolini si guardarono perplessi: - No.<br />
- Non so se questo sia un bene o un male, comunque eccomi qua. Il<br />
grande Mugìl: insegnante, prestigiatore... - e con un rapido gesto tirò<br />
fuori da dietro la coda il moscerino e lo spinse verso Tecno-randa, che<br />
se lo divorò prima che gli altri smettessero di dire - ooooooh! -<br />
- ...cantastorie, guida fluviale, storico e giurista.<br />
I pesciolini erano storditi da tutte quelle parole, qualcuno provò a<br />
obiettare: - Noi abbiamo già un’insegnante, si chiama Cloe.<br />
- Già, già, ho sentito questa storia. Però in questo momento Cloe è<br />
impossibilitata e quindi la sostituisco io.<br />
Mugìl fece con la bocca un paio di bolle coloratissime che mandarono<br />
letteralmente in visibilio i pesci più piccoli. Quindi si produsse in una<br />
tripla piroetta mortale in aria, andando a finire dentro la brocca. Questa<br />
volta anche i pesci adolescenti rimasero a bocca aperta.<br />
- Come ha fatto?<br />
- E adesso chi lo tira fuori di là?<br />
Dopo trenta secondi la sagoma di Mugìl comparve sopra le loro teste.<br />
Con un super tuffo era rientrato nella fontana.<br />
- Fichissimo! - Ciccio-nkin gli andò subito accanto - M’insegni?<br />
- Nella mia scuola ci saranno anche lezioni di salto. Adesso, però,<br />
voglio sapere chi siete voi.<br />
I piccoli pesci cominciarono a parlare tutti assieme. Ognuno cercava di<br />
gridare il proprio nome più forte degli altri.<br />
- Ehi ehi ehi! Non vogliamo farci sgridare dai grandi, vero? Allora<br />
dobbiamo parlare uno per volta e a bassa voce.<br />
26
I pesciolini cominciarono a presentarsi ed erano buffissimi perché<br />
ognuno, al proprio turno, nuotava poco sopra gli altri, diceva il nome e<br />
tornava a posto.<br />
Terminati i piccoli, venne il turno dei più grandi. Questi erano molto<br />
meno numerosi, una decina in tutto.<br />
- Io sono Ciccio-nkin.<br />
- Tecno-randa, della varietà degli oranda, itticamente parlando i pesci<br />
con maggiori facoltà intellettive.<br />
- Luci-meta, visiedo nella veggia di Fontana Tonda e sono quella con la<br />
coda più lunga tva le pescioline della mia età.<br />
- E tu, là in fondo, come ti chiami?<br />
Lontano dagli altri, in un angolo semioscuro, c’era un piccolo pesce dal<br />
colore bruno, con due occhi enormi, anzi uno, perché l’altro era coperto<br />
dalla pinna dorsale che gli cadeva sulla faccia a mo’ di ciuffo. Se ne<br />
stava là con uno sguardo tra l’annoiato e il depresso. Parlò a voce bassa.<br />
E lentamente.<br />
- Emo-kin. Stop. Non c’ho sbatta di parlare.<br />
- È un demekin - disse Luci-meta - gvandi occhi al posto del cevvello.<br />
Mugìl fece finta di non ascoltarla: - vi siete presentati tutti? Ottimo.<br />
Vedo che ognuno di voi sa bene che cos’è, ma non altrettanto chi è.<br />
Tranquilli, non è colpa vostra, ce lo avete scritto nel nome se siete degli<br />
intelligentoni, degli aristocratici o dei guerrieri. Quindi, la prima cosa<br />
che faremo sarà cambiare i vostri nomi.<br />
- Cosa?<br />
- Non cosa. Chi.<br />
- Bravo Ciccio, vedo che hai afferrato. E tu, d’ora in poi, quando starai<br />
con me sarai...Tecno. Tu, la bellissima Luci - e qui la pesciolina divenne<br />
ancora più rossa -e tu: Emo.<br />
- Se lo dici tu, fai come ti pare.<br />
- Iniziamo! I piccoli pesci sono abituati ad ascoltare storie, vero? La<br />
prima storia, però, voglio che me la raccontiate voi.<br />
- La conosci quella del Mostro Pinzuto?<br />
- No Ciccio, non la conosco. Ti ascolto.<br />
27
- Allora, il Mostro Pinzuto è una terribile creatura che appare nel cuore<br />
della bubza se disobbedisci ai genitori e ti porta via, dove nessuno ti può<br />
trovare...<br />
La bubza era passata da un po’ e Cloe era fuori dalla tana. Guardava le<br />
stelle.<br />
Hai mai guardato le stelle da sott’acqua? Beh, non sono proprio come<br />
quelle che vedete voi creature dell’altrolà. L’acqua le trasforma, le più<br />
piccole quasi si sciolgono in un fievole bagliore, quelle grandi<br />
prendono forme irregolari, dondolano col vento, si muovono sulla<br />
superficie. “E sono dieci, cento volte più belle della bollevisione”<br />
pensava Cloe nella fredda notte, col cuore che batteva a intermittenze<br />
rapide, gonfio di un’emozione angosciante. “Sono una brava maestra,<br />
ho insegnato tante cose ai miei piccoli. Certo, man mano che crescono è<br />
sempre più difficile riuscire a interessarli. Si trasformano, cominciano<br />
ad assomigliare ai genitori negli atteggiamenti e allo stesso tempo<br />
odiano essere come i loro padri e le loro madri. Hanno corpi imperfetti<br />
e menti confuse. Che forti sono. Mi fanno sorridere, con la loro<br />
sicurezza ostentata, le grandi idee che cambiano più veloci di loro. E<br />
poi le parole. I pesci a quell’età parlano un sacco, spesso con frasi<br />
sconnesse, il loro ittico non è proprio corretto, ma intanto non faranno<br />
in tempo a padroneggiarlo. Da lì a poco non lo useranno quasi più.<br />
Hanno un linguaggio tutto loro, lo inventano insieme, lo usano per<br />
tenere a distanza i grandi, per fare banco.<br />
Sono forti e fragili. Hanno una forza scomposta, non governata. Hanno<br />
muscoli che crescono prima che loro imparino a dosarli. E una fragilità<br />
allarmante, che ti vien voglia di abbracciarli. Ma guai a te. Sono loro a<br />
dettare le regole del gioco, se ti avvicini senza permesso ti respingono,<br />
se cerchi di metterti al loro livello ti prendono in giro. Non c’è cosa più<br />
divertente per loro di vedere un adulto che prova a fare il giovane. Così<br />
come non c’è più grande nemico dell’autorità imposta. Non<br />
riconoscono le regole urlate. Possono averne paura, ma non arrivano a<br />
comprenderne il significato e alla prima occasione le infrangeranno.<br />
Bisogna parlare con loro, anche quando sembrano non ascoltare. E<br />
spiegare il perché delle cose, anche quando ti guardano con quella<br />
28
faccia che li prenderesti a pinnate. Sono complicati ed essenziali allo<br />
stesso tempo. Non è facile interessarli a qualcosa, la bollevisione riesce a<br />
rapirli più di qualsiasi parola. Bisogna sempre tenerli al centro, se non<br />
sono protagonisti sfuggono, si annoiano. Che lavoro difficile insegnare.<br />
Difficile e bellissimo.”<br />
I pensieri di Cloe fluivano sotto le stelle dondolanti. Le sembrava<br />
incredibile che, per aver tentato di trasmettere ai piccoli pesci qualcosa<br />
che potesse arricchire la loro vita, dovesse subire tutto questo.<br />
L’indomani ci sarebbe stato il processo. Cloe aveva paura, ma anche<br />
una gran voglia di parlare. Nei suoi elri solitari nella tana aveva<br />
coltivato rabbia e desiderio di cantarne quattro ai suoi accusatori.<br />
“Cosa potranno mai farmi? Le parole sono più dannose della<br />
bollevisione? Me lo dimostrino!”<br />
- Cloe, l’acqua è fredda, vieni a casa - Mamma, uscita dal buio come la<br />
più luminosa delle stelle, le strofinò le squame con le sue - adesso<br />
dormiamo, vedrai che andrà tutto bene. Sai, quand’ero piccola ed ero<br />
preoccupata per qualcosa, tua nonna si metteva accanto a me,<br />
appoggiava il suo corpo al mio e mentre dondolavamo insieme mi<br />
diceva: “Siamo tutti dentro l’acqua, pesci buoni e pesci cattivi, pesci<br />
grandi e pesci piccoli. Quelli che si credono padroni dell’acqua sono i<br />
più spaventati di tutti.”<br />
Era un pesce saggio tua nonna. L’acqua non è nostra, noi siamo<br />
dell’acqua. Per quanto un pesce pensi di essere grande, non è diverso<br />
da te. Siamo tutti figli dell’acqua, di Elri che la scalda, di Bubza che la<br />
raffredda. Ci sono forze che non possiamo governare. Alcuni pesci<br />
sono terrorizzati da queste forze e vogliono sostituirsi a loro,<br />
illudendosi che questo basti a vincere la paura. Così sottomettono gli<br />
altri pesci, dicono loro quello che devono fare e pensare, stabiliscono un<br />
ordine del quale sono padroni. Mettono dei confini alle proprie paure,<br />
in modo che non si trasformino in cieca disperazione. Per fare ciò<br />
hanno bisogno degli altri, ci vogliono gli altri a confermare il loro<br />
potere, la loro sovranità. Tu hai aperto un buco, Cloe lill, nello spazio<br />
sicuro della fontana, e questo per alcuni è inaccettabile. É come se da<br />
quel buco uscisse tutta l’acqua e li lasciasse a bocca asciutta a dibattersi,<br />
con le loro paure che li arrostiscono all’aria aperta. Domani tapperanno<br />
29
quel buco. Vedrai, ti faranno una bella ramanzina davanti a tutti e ti<br />
rispediranno a casa. Tu dovrai solo dire che hai capito...<br />
Aspetta, lasciami finire. Lo so che è difficile per te, ma adesso non è il<br />
momento della lotta. Vuoi continuare a insegnare? Dovrai farlo con più<br />
discrezione. L’idea di coltivare le alghe è troppo rivoluzionaria, la<br />
fontana non è pronta per questo. Bisogna avere pazienza, sapere<br />
quando cedere e quando prendere. Ricordati, siamo tutti dell’acqua, i<br />
tuoi pensieri sono liberi di nuotare e possono arrivare ovunque.<br />
Ovunque c’è acqua.<br />
Cloe si strinse alla mamma: - Spero tanto che sia come dici tu. So che<br />
non sarà questo processo a fermarmi e che se avrò pazienza potrò<br />
tornare a insegnare. Il problema è che non ci dimentichiamo mai come<br />
si nuota, si mangia, si respira, ma tutto il resto va coltivato. I cometa<br />
devono sempre far vedere la loro bellezza per mantenere il potere, gli<br />
shubunkin devono sempre mostrare i muscoli. I miei piccoli pesci<br />
dimenticheranno tutto ciò che hanno imparato, torneranno da elri a<br />
bubza davanti alla bollevisione e io dovrò ricominciare da capo.<br />
La mamma l’accompagnò dolcemente verso la tana: - I pesci<br />
dimenticano molto meno di quello che si pensa. Tua nonna è<br />
scomparsa da tante bollure ormai ed io non ho mai dimenticato di<br />
volerle bene.<br />
Sparirono nel buio della tana. Le stelle brillavano maestose e<br />
distribuivano, attraverso l’acqua gelida, briciole di luce a ogni pesce<br />
addormentato.<br />
30
CINQUE<br />
Se vuoi riposarti un attimo, per me non c’è problema. Facciamo una pausa?<br />
No, andiamo pure avanti, ce l’hai della brumegna?<br />
Ho dei crackers.<br />
E che roba è? Fammi assaggiare.<br />
Tieni. Che cosa significa fare banco?<br />
Mh... non male....<br />
Non so se hai mai visto quando i pesci si muovono in banchi, in modo<br />
sincronizzato… se i pesci si conoscono bene, hanno confidenza, si<br />
fidano l’uno dell’altro, allora il banco sembra quasi una creatura a<br />
parte, con un movimento, una vita propria. Fare banco significa<br />
sviluppare affinità con i propri simili e imparare a muoversi non come<br />
singolo individuo, ma come una parte essenziale di qualcosa di più<br />
grande.<br />
Ho afferrato il concetto. Torniamo alla storia, alla fine Cloe fu processata?<br />
Come funziona un processo tra pesci?<br />
Prova a immaginare la scena: Elri. Acqua tendente alla giazza. Leggera<br />
brezza sulla superficie. Cielo coperto. Imponente assembramento di<br />
polizia fontanile nei pressi della Reggia dei cometa.<br />
- Muoversi, circolare! Lasciate spazio qua davanti. Prego arretrare fino<br />
a quella striscia di alghe. No signora, lì non si può stare, si sposti dal<br />
muro, è riservato al giudice Gran Lumacone.<br />
Ed-skin e i suoi avevano un gran da fare. L’eco del processo si era<br />
diffuso velocemente nella fontana. I pesci rossi conducono una vita<br />
piuttosto monotona e ogni evento fuori dell’ordinario è motivo di<br />
grande eccitazione. Quando il loro spasmodico bisogno di gossip trova<br />
un volto e una storia, i pesci impazziscono letteralmente: nessuno<br />
31
avrebbe voluto perdersi il processo a Cloe. I più audaci, dall’alba si<br />
erano assiepati davanti alla Reggia, per accaparrarsi la prima fila.<br />
Avevano fatto tanto baccano che Granbel-meta era stato costretto a<br />
ordinare una carica della polizia per disperderli. Ed-skin, innervosito<br />
dalla sveglia anticipata, non ci era andato tanto per il sottile e l’ordine<br />
silenzioso era tornato in breve tempo.<br />
Cloe uscì dalla tana, accompagnata dai genitori. Un pesce incontrato<br />
per strada ebbe qualcosa da borbottare, Papà lo congedò con un morso.<br />
L’acqua vibrava di nervosismo. Il cuore di Cloe quasi si fermò, nel<br />
vedere la folla che la attendeva.<br />
- Eccola, è lei.-<br />
- Me la ricordavo più grossa.<br />
Gli shubunkin le crearono un corridoio per permetterle di arrivare<br />
davanti alla Reggia. Cloe cercò di non ascoltare le voci intorno a sé.<br />
Alcuni pesci non si risparmiavano in frasi fatte su quanto fosse stupido<br />
parlare oltre il necessario, non accorgendosi di averlo ben superato,<br />
pure loro, il necessario. Altri si chiedevano se valesse la pena mettere<br />
su un evento mediatico di quella portata, solo per una pesciolina<br />
ingenua. Altri ancora s’infilavano, spingevano, cercavano di essere in<br />
tutti i modi al centro della scena, “si sa mai di finire in bollevisione”.<br />
Davanti all’ingresso principale della Reggia si stava sistemando la<br />
Triade dei Pesci che Ne Sanno: Granbel-meta al centro, circondato da<br />
faccendieri e guardie del corpo, faceva gli onori di casa. Alla sua destra,<br />
Ed-skin stava finendo di dare le ultime disposizioni. A sinistra,<br />
Mnemo-randa calcolava se un assembramento ittico di quelle<br />
dimensioni era sufficientemente ossigenato in uno spazio così limitato.<br />
Nessuno faceva caso a Cloe, ferma, davanti a loro.<br />
Passò del tempo prima che Granbel-meta si schiarisse la voce: - In<br />
nome dell’ittico popolo di Fontana Tonda, pvoclamo<br />
momentaneamente sospeso il silenzio e dichiavo apevto il pvocesso<br />
contvo Cloe Comune. Accogliamo con un applauso l’onovatissimo<br />
giudice Gvan Lumacone.<br />
L’acqua si scosse in un tremito di pinne mentre, lungo il muro, si<br />
avvicinava strisciando il guscio grigiastro della lumaca d’acqua. Papà<br />
era stizzito: - Cos’è, un processo o uno show?<br />
32
-Bonjour a tout li pesc - l’ittico del lumacone non era dei migliori, ma<br />
negli anni l’aveva affinato grazie agli affari che spesso lo portavano a<br />
contatto con i pesci. Inoltre, se avesse parlato in lumachese, non lo<br />
avrebbe capito nessuno.<br />
- Je suis le giudìce Gros Escargot, da tuti conosiuto come Gran<br />
Lumaconé.<br />
Il giudice scambiò un paio di abbracci bavosi con la Triade, quindi<br />
tornò sulla parete: - Bien. Quest’osgi abiamo il prosceso contre Cloe<br />
Comune. Si facia avant l’acusa e dichiari i capi d’imputation.<br />
Ed-skin discese dalla sua postazione e nuotò lungo il semicerchio che<br />
avevano formato i pesci attorno alla Reggia. La sua nuotata era perfetta.<br />
Le pinne ondeggiavano con grazia, il suo corpo massiccio, dalla livrea<br />
bianca e nera con una piccola macchia rossa sul dorso, si muoveva<br />
rapido e silenzioso. Al suo passaggio gli altri pesci indietreggiavano<br />
accalcandosi. Tutti nella fontana lo temevano e rispettavano. “Tutti<br />
tranne mio figlio” pensò mentre si avvicinava a Cloe. Passò dietro<br />
l’imputata e si andò a posizionare sotto il giudice.<br />
- Vostro onore, i reati che la pubblica accusa intende contestare sono:<br />
coltivazione indebita di alghe commestibili, esubero di comunicazioni<br />
verbali e incitamento alla sovversione di valori condivisi.<br />
- Parbleu! Si trata di reati très gravi.<br />
- Certo, per questo si è resa necessaria la vostra illustre presenza.<br />
- Lecchino - Papà era sempre più disgustato.<br />
- Si facia avant l’imputatà e dica le proprie sgeneralità.<br />
Cloe si mosse verso il giudice e deglutì: - Cloe Comune, nata a Fontana<br />
Tonda cinque bollure fa, residente in Fontana Tonda, tana 9 interno 7.<br />
- L’imputatà nomìna un avocato?<br />
- Sì, vostro onore, nomino mio padre<br />
Dall’alto intervenne Granbel-meta: - Gvanlu... ehm... vostvo onove, la<br />
legge ittica centosettantanovebis, al tevzo comma dice chiavamente che<br />
i pesci non possono nominave a pvopvia difesa paventi entvo il quavto<br />
gvado.<br />
- Cosa diamine è la legge ittica centosettantanovebis? - Papà era<br />
sconcertato.<br />
33
- Inoltve non è neanche pvepavato dal punto di vista giuvidico.<br />
Pvopongo la nomina di un difensove d’ufficio.<br />
- La votre proposta est inecepible. Nomino difenseur d’office monsieur<br />
Avvo-kin.<br />
Dal mezzo della folla fu trascinato fuori un povero demekin piuttosto<br />
malconcio, piccoletto, con gli occhi ancora più fuori dalle orbite dei<br />
propri simili. Gli shubunkin lo posero accanto a Cloe.<br />
- Questa è una sceneggiata, preparata da chissà quanto! - Papà non<br />
stava più nelle squame - mi oppongo fermamente.<br />
Gli stessi shubunkin trascinarono Papà al posto dove avevano trovato il<br />
demekin. Cloe era impietrita.<br />
- Avant! La première parole spet a l’imputatà. Cloe come si dichiara?<br />
- Io... io... non ho fatto niente.<br />
- Dica seulment colpevole ou inoscente.<br />
- I...i...innocente.<br />
- Avvo-kin, si esprima.<br />
- Boh. Scusate ma ero distratto. Qual è l’accusa?<br />
Fu Ed-skin a rispondere: - Il primo reato è la coltivazione indebita di<br />
alghe commestibili.<br />
- Mh. Alghe dite, eh?<br />
- Sì.<br />
- Quelle verdi.<br />
- Sì.<br />
- Che si mangiano.<br />
- Certamente. Ho detto commestibili.<br />
- E Cloe le avrebbe coltivate?<br />
- Esatto.<br />
-Ah! Ti ho fregato! I pesci non possono coltivare!<br />
Sulla fontana calò il gelo: - È proprio per questo che siamo qui. I pesci<br />
non possono coltivare.<br />
- Ehm... posso scegliere di passare al secondo reato?<br />
Ed-skin lo incalzò: - esubero di comunicazioni verbali.<br />
- Esu...che?<br />
- SCUSATE! Scusate il ritardo. Scusi, scusi anche lei, prego, ma si figuri,<br />
buongiorno, ehi bella giornata vero, signora le sta proprio bene quel<br />
34
completo rosso - in mezzo alla folla stava avanzando uno strano pesce -<br />
scusi, scusi anche lei... oh, eccomi qua! Vostro onore chiedo umilmente<br />
scusa, ma a quanto pare oggi c’era lo sciopero dei mezzi.<br />
Granbel-meta guardò Mnemo-randa e gli sussurrò: - sciopero dei<br />
mezzi?<br />
- Me la sono dovuta fare a pinne fin qua. Spero di non essermi perso<br />
niente.<br />
Lo strano pesce nuotò fino al lumacone e gli porse una pinna: - Dott.<br />
Avv. Mugìl Cephalus di Pantalassa, direttamente dallo studio associato<br />
Mugìl&Mugìl. Difensore nominato da Cloe Comune nella causa Cloe<br />
contro Resto del Tondo.<br />
- Monsieur Comesichiama, Cloe ha sgià un avocato.<br />
-Secondo la legge ittica tremilasessantaquattro comma undici quater, e<br />
qui la cito brevemente: “L’imputato ha diritto a cambiare il proprio<br />
legale sino alla presentazione dei primi testimoni”, poiché l’imputata<br />
mi ha nominato, come risulta peraltro dalla mia prezzolata parcella e i<br />
testimoni non sono ancora stati chiamati a deporre, ritengo legittimo<br />
presenziare in qualità di difensore - e con un colpo di coda rispedì<br />
l’avvocato d’ufficio in mezzo alla folla.<br />
Gran Lumacone guardò Ed-skin che rispose con un’espressione<br />
altrettanto interdetta.<br />
- Mumble... non ricordo bene la lesge che avete scitato... d’acord, siete il<br />
difenseur.<br />
In tutto quel tempo Cloe era stata in silenzio, ma si ricordava del pesce<br />
incontrato qualche tempo prima.<br />
- Molto bene. Grazie vostro onore. Dunque, la difesa, come potete<br />
immaginare, ritiene l’imputata innocente. Da dove posso incominciare?<br />
- Vostro onore adesso spetta all’accusa parlare - Ed-skin era<br />
indispettito. Si aspettava di distruggere in pochi minuti l’avvocato<br />
d’ufficio, tra gli applausi della folla, e invece la situazione si era<br />
improvvisamente complicata.<br />
- Prego collega avvocato, non mi sognerei mai di rubarle la parola in un<br />
processo contro le parole.<br />
35
Ed-skin cercò con lo sguardo la complicità del giudice, che rispose<br />
facendo spallucce ovvero ritraendo la testa nel guscio, come a dire-che<br />
ci posso fare?<br />
La folla seguiva divertita la piega imprevista che stava prendendo la<br />
vicenda.<br />
- L’imputata ha coltivato alghe in un piccolo orto, allo scopo di<br />
cibarsene. Come tutti ben sanno, i pesci non coltivano alcun tipo di<br />
brumegna. Questo va contro la nostra natura e, soprattutto, offende<br />
Manomanna - la folla, a quella parola, abbassò lo sguardo in segno di<br />
rispetto - alla cui volontà spetta il compito di cibarci. Manomanna vede<br />
le nostre azioni, le giudica e ci priva del nutrimento se non siamo<br />
rispettosi. Questo avviene da sempre. Quello che l’imputata ha<br />
compiuto è un grave atto di sfida alla natura stessa dei pesci che<br />
abitano questa fontana. E penso che tutti qui…- voltandosi, puntò una<br />
pinna contro i pesci che assistevano al processo - …e dico tutti,<br />
converranno con me che compiere atti contro natura non può che<br />
portarci alla rovina. Inoltre, il reato che, con l’incarico di pubblica<br />
accusa e quindi di difensore di un interesse della collettività, sto<br />
contestando, è ulteriormente aggravato dalla posizione di insegnante<br />
che l’imputata ha deciso di auto assumere. Decine di piccoli pesci sono<br />
stati sobillati dalle sue farneticazioni e invogliati a seguirla. Per questo<br />
la pubblica accusa ritiene l’imputata colpevole anche del reato di<br />
sovversione di valori condivisi.<br />
Badate bene, non sto mettendo sotto accusa l’insegnamento. Ai piccoli<br />
pesci piace ascoltare gli adulti ed è giusto che siano istruiti su alcune<br />
tematiche fondamentali. Ma i pesci non sono fatti per parlare! Il reato di<br />
esubero di comunicazioni verbali si collega fortemente agli altri due.<br />
L’imputata per mesi ha raccontato favole ai pesciolini, ha tenuto lezioni<br />
di matematica e scienze - Ed-skin metteva grande enfasi su ogni parola,<br />
attendendo ogni volta gli sguardi scandalizzati del pubblico - ha<br />
spiegato i principi della coltivazione e pronunciato parole di disprezzo<br />
nei confronti delle regole che Fontana Tonda si è data per crescere in<br />
armonia. Pensate al costante fiume di parole che ha investito i vostri<br />
figli, non c’è da stupirsi se ultimamente vi sono sembrati rimbecilliti.<br />
Per non parlare di tutti i programmi che si sono persi in bollevisione e<br />
36
che certamente li avrebbero istruiti più delle tante fandonie<br />
dell’imputata.<br />
Cloe, come puoi ben immaginare, era furente. La situazione però<br />
l’aveva inibita. Non era abituata ad aver a che fare con i pesci adulti e<br />
in particolar modo con quelli che ricoprivano ruoli di potere. Si stava<br />
rendendo conto che non passava così inosservata come aveva provato a<br />
convincersi. Le sue idee sulla cultura probabilmente erano state al<br />
centro di numerose discussioni della Triade. Capì che doveva stare<br />
attenta. Ogni tanto lanciava uno sguardo a Mugìl: “Dunque è così che<br />
si chiama quello strano pesce, dice di essere un muggine, mai sentito<br />
prima, mai visto prima un muggine”. Questi per tutta risposta le<br />
scimmiottava Ed-skin imitandolo nella gestualità. La cosa un po’ la<br />
divertiva, anche se la situazione non si prestava molto agli scherzi.<br />
- Avocato mugin... mugiun… prego, è il suo turno, cosa sta fascendo?<br />
- Ah, mi scusi, cercavo solo di sgranchirmi le pinne. Lo sbrodolamento<br />
di ovvietà dell’accusa mi ha fatto venire certi dolori reumatici, che<br />
nemmeno le fredde acque di Pantalassa nel periodo di giazza.<br />
Complimenti per l’arringa comunque. neanche un’aringa avrebbe<br />
saputo fare meglio.<br />
Le incongruenze alle quali potrei appigliarmi sono innumerevoli, ma<br />
inizierò da alcuni vizi di forma per arrivare poi alla sostanza. Parlare di<br />
coltivazione ‘indebita’ di alghe commestibili lascia pensare che, per<br />
contro, ve ne sia una ‘debita’. Da ciò si presume che ci sia un modo<br />
legale di coltivare. Se ho sentito bene, l’accusa ha portato una serie di<br />
motivazioni per le quali i pesci non possono coltivare, escludendo in<br />
toto questa pratica. Bisogna quindi che i legislatori ittici si chiedano se<br />
istituire un nuovo reato che, però, come lei lumacoso giurista mi può<br />
insegnare, non può avere effetti retroattivi sulla mia cliente.<br />
Poiché l’accusa non ha spiegato, e credo non possa spiegare, in che<br />
senso la coltivazione di Cloe sia indebita, posso affermare che il piccolo<br />
orto di cui si parla sia assolutamente lecito in quanto non in contrasto<br />
con la legge. Non voglia questo popolo così rispettoso delle norme<br />
condannare una sua cittadina per un reato non previsto dalla legge.<br />
La maggior parte dei pesci non capiva assolutamente nulla del discorso<br />
di Mugìl, ma erano affascinati da quella parlantina fluida e avvolgente.<br />
37
Granbel-meta era anch’egli parecchio confuso e sapeva che perdere il<br />
controllo della situazione poteva essere pericoloso. Aveva fortemente<br />
voluto il processo, non poteva fare figuracce davanti a tutti i pesci della<br />
fontana. Ed-skin accorse in suo aiuto.<br />
- La coltivazione non è che uno degli argomenti del processo.<br />
L’imputata ha cercato di minare le menti di poveri pesciolini indifesi,<br />
insegnando cose contrarie al buonsenso, per non parlare di quanto ha<br />
parlato.<br />
- Infatti non ho ancora finito. Un secondo paradosso è il fatto di essere<br />
qui a parlare per decidere se sia o meno lecito parlare. Che la<br />
comunicazione verbale non sia tra le caratteristiche fondamentali delle<br />
specie subacquee è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, l’ittico è una lingua<br />
antica che unisce tutti i pesci, dalle triglie agli squali, nata chissà<br />
quando per darci la possibilità di esprimere i nostri sentimenti, di<br />
trasmettere il nostro sapere. Non vedo perché si dovrebbe disprezzare.<br />
Non parlandola va atrofizzandosi e presto o tardi la perderemo<br />
completamente. Quello che ognuno di noi dovrebbe chiedersi è: va<br />
bene così? Cloe ha provato a rispondere a questa domanda e ha detto<br />
No! Con la parola si possono fare grandi cose, si può dare un’istruzione<br />
ai nostri piccoli, si possono raccontare favole… ah, qui avrei bisogno di<br />
una bubza intera per parlare dell’importanza delle favole!<br />
Le favole sono il libretto d’istruzioni della nostra esistenza. Non<br />
possiamo pensare di privarcene. Provate a immaginare: forse un elri<br />
qualcuno parlerà di noi, racconterà il processo, la faccia corrucciata del<br />
signor Granbel-meta. E tutto sarà semplice, cristallino. Dei piccoli pesci<br />
si divertiranno ad ascoltarla. Tutte queste complicazioni non saranno<br />
che un passaggio lungo il filo del racconto. Ecco, se volete rinunciare<br />
alla bellezza di questa e di tante altre favole, non vi resta che<br />
condannare l’imputata.<br />
Gran Lumacone era perplesso, quel Mugìl sapeva il fatto suo. Guardò<br />
in direzione della Reggia: Mnemo-randa sembrava distratto, Granbelmeta<br />
era nervoso, faceva cenno di no con la testa. Ancora una volta Edskin<br />
mostrò di essere il più risoluto:<br />
- Vostro onore, chiedo un rinvio per poter convocare alcuni testimoni.<br />
38
- D’acord, dichiaro l’orto di Cloe soto sequestro e sci asgiorniamo tra<br />
sette elri. Ascolteremo les testimones e emeterò la sentens - disse il<br />
lumacone tirando un sospiro di sollievo.<br />
Dai pesci si levarono mugolii di disapprovazione, erano tutti troppo<br />
curiosi di sapere come sarebbe andata a finire.<br />
Gli shubunkin sciolsero l’assemblea: - Sparpagliarsi, forza. Tornate alle<br />
vostre bollevisioni.<br />
Cloe rimase ferma, mentre l’attenzione attorno a lei scemava. I genitori<br />
la raggiunsero e la strinsero forte tra di loro: - Andiamo a casa Cloe<br />
lill... e tu, giovanotto, sei invitato a pranzo da noi.<br />
Mugìl fece un inchino e lì seguì.<br />
Giunti alla tana, Papà fece gli onori di casa e aiutò l’ospite ad<br />
accomodarsi: - Cara, preparagli due alghe strapazzate di quelle che sai<br />
fare tu, che se le merita tutte.<br />
- Non si disturbi, le prendo anche semplici appena staccate dal muro.<br />
- Ah, guarda le mie sono una specialità - disse mamma - ho messo da<br />
parte qualche briciola e te le faccio impanate.<br />
Cloe si avvicinò a Mugìl e gli girò un po’ intorno: - Finalmente ho<br />
scoperto il tuo nome. Grazie Mugìl, non so perché l’hai fatto, ma grazie<br />
davvero.<br />
- Ti serviva un avvocato e io ero l’unico avvocato presente in quel<br />
momento. Diciamo che ho sentito un obbligo deontologico.<br />
Non ci credette neanche lui alle sue parole, ma Cloe sembrò<br />
accontentarsi. Papà, invece, era estremamente curioso: - Hai un’aria<br />
familiare, dove ci siamo già visti?<br />
- Credo che ci incontriamo oggi per la prima volta. Vede, non sono qui<br />
da molto tempo.<br />
- Non mi dirai che sei un Fuori di Boccia?! Mi sembri un tipo a posto.<br />
- Un che?<br />
- Un Fuori di Boccia. Beh, è una roba lunga da spiegare, sono dei pesci<br />
strani che appaiono ultimamente nella fontana, magari ne parliamo<br />
dopo pranzo. Adesso mi interessa capire come hai fatto ad arrivare<br />
qua, in udienza hai detto che vieni da Panta… panta…?<br />
39
- Anche questa è una storia lunga. Appartengo a una specie nomade, i<br />
muggini. I miei simili sono una delle famiglie più numerose di<br />
Pantalassa, la fontana più grande che ci sia.<br />
- Più grande di Fontana Tonda? - Papà era molto interessato, i suoi<br />
occhi luccicavano come quelli di un avannotto. Anche Cloe ascoltava e<br />
pure Mamma, nonostante fosse molto indaffarata con le alghe.<br />
- Fontana Tonda è nulla a confronto. Pantalassa è così grande che<br />
ovunque guardi non riesci a vederne i bordi, ci vivono milioni di pesci.<br />
Come vi dicevo, siamo una specie nomade: al termine del periodo di<br />
bollura ci spostiamo verso le coste e qualcuno arriva anche all’interno,<br />
lungo i corsi d’acqua dolce.<br />
- Acqua dolce?<br />
- Le coste?<br />
- Scusate, mi rendo conto che sono concetti difficili per chi pensa che<br />
l’intero universo stia dentro una fontana.<br />
- Non fare il sapientone, lo sappiamo che ci sono cose fuori dall’acqua:<br />
le foglie, gli insetti... - Cloe non ci stava a sentirsi dare della provinciale.<br />
- Calma, non volevo mica offenderti. Hai ragione, nell’altrolà c’è tutto<br />
un mondo che a noi pesci non è accessibile, ma ce n’è anche uno, forse<br />
ancora più grande, dentro l’acqua. Io vengo da lì.<br />
- Quindi tu saresti un muggine e arriveresti da una enorme fontana<br />
chiamata Pantalassa - Papà cominciò a scrutarlo con circospezione -<br />
forse ho sbagliato a dire troppo presto che non sei un Fuori di Boccia. E,<br />
sentiamo, come avresti fatto a finire qui?<br />
- Per questa domanda mi avvalgo della facoltà di non rispondere.<br />
Diciamo che sono capitato tra di voi per motivi familiari. E tu, Cloe,<br />
come sei capitata in quel guaio?<br />
- È un pesce dalla lingua lunga, come il suo Papà.<br />
Mamma raggiunse gli altri e offrì loro il suo piatto forte. I pesci<br />
cominciarono a mangiare con occhiate di apprezzamento verso<br />
Mamma, che si godeva il suo momento di celebrità culinaria.<br />
Cloe cominciava a rilassarsi, il processo aveva messo a dura prova i<br />
suoi nervi e anche se tutto era ancora possibile, c’era qualche elri per<br />
organizzare le idee e per capire quale sarebbe stata la strategia di<br />
Mugìl.<br />
40
- Adesso cosa facciamo, signor avvocato? Pensi che io abbia speranze di<br />
essere assolta?<br />
- La Triade non mette su uno spettacolo come quello che ho visto oggi<br />
per assolverti, però i loro piani non prevedevano la mia presenza.<br />
Adesso il problema è loro, che devono uscirne con meno ammaccature<br />
possibili.<br />
- Mi sembri molto convinto dei tuoi mezzi e sembra anche che tu<br />
conosca bene la Triade - Papà buttò giù ancora un paio di alghe e si<br />
grattò la coda contro la parete della tana.<br />
- Mi sto facendo un’idea dell’acqua che tira da queste parti. Quanti<br />
sono i cometa della fontana? Uno ogni venti pesci rossi comuni?<br />
Eppure comandano loro. Sono più forti? Assolutamente no, infatti<br />
usano gli shubunkin per farsi rispettare. Sono più intelligenti?<br />
Figuriamoci! Tutti sanno che l’unico cervello pensante della Triade è<br />
Mnemo-randa. Sono astuti. Ecco qual è il termine giusto per definirli.<br />
Usano le qualità degli altri pesci per allargare la loro influenza nella<br />
fontana. La Triade, in fondo, non è che un'unica espressione dei vari<br />
aspetti del potere. Ciascuno ha bisogno degli altri per poter governare.<br />
Mente, braccia e scaltrezza. E voi, che siete molto più completi e<br />
complessi, non fate altro che ubbidire. Dal punto di vista sociologico<br />
Fontana Tonda è un sistema davvero interessante.<br />
- Più che la sociologia, a me interessa la fine che farò da qui a qualche<br />
elri.<br />
- Cloe, se vogliamo uscirne vincenti da questa storia dobbiamo capire<br />
perché la Triade ti teme. Le accuse contro di te sono grossolane,<br />
formulate male e inconsistenti, però c’è un messaggio che loro non<br />
possono permettersi di non far passare: la comunicazione è un tabù. E<br />
loro la controllano attraverso il silenzio. Con le parole possiamo vincere<br />
e adesso lo sanno bene. Tutti i pesci della fontana aspettano la prossima<br />
udienza, è troppo tardi per zittirci, ma la Triade non può perdere e<br />
forse dobbiamo lavorare perché così sia.<br />
- Temo di non capire.<br />
- Devono avere un contentino, pensare di aver comunque vinto. Basta<br />
solo trovare un modo per dargliela a bere. Ed è necessario che in questi<br />
elri tu rimanga nella tana.<br />
41
- Devo fare lezione ai piccoli, non possono rimanere senza<br />
un’insegnante.<br />
- Non ti preoccupare, i pesciolini sembrano contenti di venire a scuola<br />
da me.<br />
- Cosa? Mi hai sostituito?<br />
- Lo hai appena detto tu che non possono rimanere senza un’insegnante<br />
e per te, in questo momento, è troppo pericoloso.<br />
- Non ci posso credere, mi hanno sequestrato l’orto e tu mi sequestri la<br />
classe.<br />
- Èsolo una misura temporanea. A proposito, si è fatto veramente tardi,<br />
i pesciolini staranno già aspettando.<br />
Con un saluto frettoloso e un inchino di ringraziamento verso Mamma,<br />
il muggine se ne uscì dalla tana, lasciando i tre pesci rossi a bocca<br />
aperta e con grandi interrogativi in testa.<br />
42
SEI<br />
Non hai spiegato cosa ci faceva un muggine nella fontana.<br />
Un pezzo alla volta. Vuoi rovinare ai lettori tutta la suspance?<br />
Insomma, ma come le raccontate le storie dalle vostre parti? Menomale<br />
che mi hai incontrato, altrimenti temo che la tua carriera di scrittore<br />
sarebbe finita presto. Ascolta qua.<br />
Gli elri seguenti piovve. C’è un’espressione ittica che si usa quando un<br />
pesce muore ed è “andare alle acque cadenti” . Noi pesci pensiamo che,<br />
quando un nostro simile muore, il suo spirito lasci il corpo per<br />
raggiungere quell’altra acqua che sta lassù, al di sopra dell’altrolà.<br />
Quando i nostri antenati ci vogliono parlare, muovono le loro code e<br />
fanno cadere l’acqua verso di noi, ecco il significato della pioggia.<br />
Quando piove, i pesci stanno in ascolto per sentire le voci degli antenati<br />
nello scroscio delle acque cadenti.<br />
La tipica perturbazione a raffiche che preannuncia la giazza si abbatteva<br />
sulla fontana, punteggiando la superficie. I pesci guardavano quello<br />
che succedeva oltre, fuori dell’acqua. Nuvole nere si avvicendavano e<br />
impigrivano i pensieri, fino a schiacciarli al suolo. Qualcuno provava a<br />
sfidarle, nuotando verso l’alto alla ricerca di qualche boccone. I più se<br />
ne stavano negli angoli a guardare in bollevisione noiose soap opera.<br />
Mugìl divideva il suo tempo tra la tana di Cloe, dove insieme<br />
studiavano la strategia difensiva, e il ritrovo dei piccoli pesci sotto la<br />
statua. Ciccio e gli altri lo incontravano volentieri: era un pesce che<br />
sapeva un sacco di cose e inventava sempre nuovi giochi di prestigio,<br />
ma ciò che veramente li attirava, di cui ancora non si erano resi conto,<br />
era la possibilità di raccontarsi.<br />
Mugìl li sapeva ascoltare. Le sue non erano vere e proprie lezioni, le<br />
conduceva silenziosamente, sfoderando qualche numero dei suoi di<br />
tanto in tanto; erano i pesciolini a parlare per la maggior parte del<br />
tempo. I piccoli a volte ne uscivano esausti, non capacitandosi di tutte<br />
le cose dette e di tutte quelle che avrebbero voluto ancora dire. Mugìl<br />
calibrava i tempi, sapeva di essere osservato e di non dover rischiare<br />
passi falsi. Incontrava i più piccoli nel primo elri quando gli adulti<br />
43
erano ancora mezzi addormentati e gli adolescenti sul fare della bubza,<br />
con la fontana per lo più impegnata nella ricerca di brumegna lungo i<br />
bordi e verso la superficie. Tutti sapevano di lui, ma era una presenza<br />
discreta. Granbel-meta si era rivolto a Mnemo-randa per chiedergli se<br />
c’erano gli estremi di un’accusa anche nei confronti di Mugìl, ma quello<br />
si era limitato a dirgli: - Lascialo fare, la fontana adesso è tranquilla,<br />
concentriamoci sui testimoni del processo.<br />
Con la pioggia, le parole dei pesci facevano ancora meno rumore.<br />
Mugìl si sentiva libero di parlare: - Tecno, in quanti posti sei stato nella<br />
tua vita?<br />
- Conosco tutti gli angoli della fontana, anche se definirli angoli è un<br />
azzardo matematico, dato che è tonda. Se dovessi quantificarli, direi…<br />
duepigrecoerrealquadrato posti? E una volta sono quasi entrato nella<br />
Reggia.<br />
- Risposta irreprensibile, come il solito. E in quanti posti sei stato fuori<br />
da Fontana Tonda?<br />
- Che domanda sciocca - intervenne Luci - lo sanno tutti che non si può<br />
uscive dalla fontana; chi è uscito è andato alle acque cadenti.<br />
- Però si può entrare. Altrimenti io come farei a essere qui?<br />
- Se si può entrare, vuol dire che si può stare fuori senza morire - disse<br />
Ciccio.<br />
- Oppure si può entrare senza passare da fuori - Mugìl guardò<br />
nuovamente il piccolo oranda - il teorema è quasi completo.<br />
- Dunque, se io vivo nel recipiente A e posso spostarmi senza morire<br />
nel recipiente B, teoricamente posso fare anche il contrario. Perché<br />
questo non avviene? Perché se provo a uscire da Fontana Tonda ci<br />
rimango secco?<br />
- La vita non è altro che un tempo inutile e noioso prima di rimanerci<br />
secchi.<br />
- Grazie Emo per questa massima, lo terremo presente - Mugìl riprese<br />
le fila del discorso - quello che dice Tecno è giusto: se si può entrare in<br />
Fontana Tonda, si può anche uscire da Fontana Tonda, basta conoscere<br />
la strada.<br />
I pesciolini cominciarono a capire dove il muggine voleva portarli: - E<br />
tu ovviamente sai dov’è questa strada.<br />
44
- Forse non dovrei dirvelo ma… sì.<br />
- Faccela vedere allora.<br />
- Per vederla dovete percorrerla.<br />
- Questo discovso comincia a non piacevmi, io non ne voglio sapeve di<br />
mondi sconosciuti dove vivono chissà quali mostvi.<br />
- Per me invece è un’idea super fiera, sai come ci rimangono tutti<br />
quando gli raccontiamo che siamo usciti dalla fontana? - Ciccio<br />
scodinzolava già al pensiero.<br />
- Stai lontano dalle cose sconosciute e le tue giornate saranno ben<br />
vissute -s’intromise Tecno, incontrando l’approvazione di Luci - è il più<br />
antico detto dei pesci rossi.<br />
- Ragazzi state calmi, non vi ho fatto nessuna proposta, ancora. Se<br />
volete però… io tra pochi giorni parto per Pantalassa e non ho proprio<br />
voglia di farmi il viaggio da solo.<br />
- Pantalassa? La mega fontana di cui ci hai parlato?<br />
- Esatto. Subito dopo la giazza è il momento migliore per migrare.<br />
- Ecco, un altvo maestvo che se ne va. Non ve ne fvega pvopvio niente<br />
di noi a voi adulti - Luci aveva le lacrime agli occhi. Non erano<br />
particolarmente visibili dato il contesto acquatico, ma la sua<br />
espressione era rabbiosa - pensate solo a voi stessi, i vostvi alunni vi<br />
sevvono solo pev davvi delle avie.<br />
- Luci lill, capisco questo tuo sfogo, ma devi stare tranquilla. Tra poco<br />
tornerà Cloe a occuparsi di voi. Oppure, anche tu puoi venire a<br />
Pantalassa, se lo vuoi, saresti un’ottima compagna di viaggio.<br />
- A Pantalassa non ci vengo. Pvefevisco stavmene nella Veggia, dove ho<br />
tutti i comfovts.<br />
- Che bolle che sei, tu e i tuoi comfovts, io invece sono pronto a partire -<br />
Ciccio era eccitato e curioso di sapere i dettagli - quanto ci mettiamo ad<br />
arrivare a Pantalassa? Se partiamo di primo elri dici che saremo a casa<br />
per cena?<br />
- Dipende dalla vostra velocità. Vediamo... la mia ultima migrazione è<br />
durata sessantaquattro bubze, più o meno.<br />
- Cosa?! - Tecno fece dei rapidi calcoli mentali - Andata e ritorno sono<br />
centoventotto bubze, questo vuol dire che se partissimo adesso non<br />
torneremmo prima della bollura. E chi li sente i nostri genitori?<br />
45
Anche l’entusiasmo di Ciccio affondò tutto d’un colpo: - Credevo una<br />
cosa più tranquilla, tipo una capatina a vedere questo posto e via.<br />
- Sentite ragazzi, lo so che il viaggio è lungo. Quello che posso dirvi è<br />
che Pantalassa è il luogo più straordinario che possiate immaginare e<br />
varrebbe la pena di andarci, anche se il viaggio durasse una vita intera.<br />
Qui siete tranquilli, avete tutto quello che vi serve, zero pericoli. Presto<br />
sarete grandi, smetterete di parlare, farete quello che fanno tutti i pesci:<br />
nuotare, mangiare, dormire e vi sarete dimenticati di me. Pantalassa<br />
però... ah, un posto come quello non si dimentica, rimane nel cuore di<br />
chiunque c’è stato.<br />
- E tu cosa ci guadagni? Pevché vuoi così tanto che veniamo con te?<br />
- Perché sono il vostro insegnante e il mio primo compito è quello di<br />
aprirvi nuovi orizzonti.<br />
I pesciolini ristettero in silenzio pensierosi, Mugìl vide che non erano<br />
affatto convinti.<br />
Inoltre, si accorse che la fontana non era silenziosa come al solito.<br />
Parecchi pesci parlavano in modo concitato e Mugìl udì chiaramente la<br />
parola ‘Cella Nera’, veloce si stava diffondendo la notizia che Cloe era<br />
stata arrestata.<br />
La Cella Nera è un buco piuttosto profondo che si trova lungo la parete<br />
est della fontana. In fondo a questo tunnel c’è una grata che si narra sia<br />
stata messa lì da Manomanna per impedire ai pesci di cadere<br />
nell’oscurità più totale. Si dice anche che Manomanna vada talvolta<br />
nella Cella Nera a ripulirla delle foglie o di altri residui che si<br />
accumulano sulla grata. Nella Cella Nera vengono rinchiusi, per<br />
periodi più o meno lunghi, i pesci che non rispettano le regole e i<br />
pericolosissimi Fuori di Boccia, quando non schiattano per conto loro.<br />
Mugìl arrivò all’ingresso della cella. Era presidiata da due shubunkin<br />
belli grossi.<br />
- Sono l’avvocato di Cloe, desidero parlare con lei.<br />
- Sappiamo chi sei. Entra, ma sappi che la Triade ti concede di vederla<br />
una volta sola, usa bene il tuo tempo.<br />
46
Mugìl s’intrufolò in un corridoio ampio, ma sempre meno illuminato<br />
via via che lo percorreva. Dopo un breve tratto intravide un movimento<br />
e chiamò Cloe.<br />
- Mugìl! Sono qua. Scusami, io non volevo. Ho dovuto farlo, non avevo<br />
scelta. Scusami.<br />
- Che cosa è successo?<br />
- Sono stata all’orto.<br />
- All’orto? Ma... perché?<br />
- Mi stavo dimenticando come si coltiva.<br />
- Un divieto. Avevi un solo divieto. Cosa ti costava rispettare l’unico<br />
maledetto divieto?<br />
- Mi costava tutto. Io non so quando ho imparato a coltivare le alghe,<br />
non me lo ricordo. So che lo faccio da tanto tempo, che è un dono e che<br />
non posso perderlo. Non lo capisci che stavo già scontando la mia<br />
condanna? Speravo di non essere scoperta, ma Ed-skin e i suoi si sono<br />
accampati nell’orto e non aspettavano altro che questa mia mossa.<br />
- Li avremmo distrutti al processo.<br />
- Non potevo più aspettare, se avessi dimenticato le mie alghe avrei<br />
comunque perso.<br />
- Dobbiamo cambiare strategia, adesso la Triade ha in pugno la<br />
situazione.<br />
- Non ci serve nessuna strategia. Ed-skin mi ha portato da Gran<br />
Lumacone che mi ha condannata a due bollure di reclusione.<br />
- Due bollure? Diventerai cieca e pazza a rimanere qui dentro tutto quel<br />
tempo.<br />
- Hanno detto che è la pena per chi viene colto in flagranza.<br />
- Quindi niente processo?<br />
- La Triade ha ritenuto la condanna sufficiente e ha ritirato l’accusa per<br />
gli altri reati.<br />
- Per forza, è quasi una pena di morte. Dobbiamo inventarci qualcosa.<br />
Ho bisogno di riflettere.<br />
- Ti prego non lasciarmi qua da sola. Sento dei rumori, ho paura di non<br />
essere l’unica qui nella cella.<br />
- Stai tranquilla non c’è nessun altro.<br />
- Come fai a saperlo?<br />
47
- Ho nuotato un po’ prima di trovarti. Ora devo andare, ti prometto che<br />
tornerò prestissimo.<br />
Mugìl le accarezzò una pinna e si diresse verso l’uscita. Cloe rimase da<br />
sola nell’oscurità. Le sembrava di percepire dei suoni provenienti da<br />
oltre la grata, si strinse contro il muro. Nella sua mente si<br />
avvicendavano gli ultimi avvenimenti, cercò di pensare all’orto, alle<br />
alghe, ai piccoli pesci. La sua vita le stava sfuggendo di mano, tutto si<br />
era ingigantito al di fuori della sua portata. Si sentì ancora più piccola.<br />
Mugìl raggiunse i giovani pesci che ancora girovagavano con le ultime<br />
luci prima di rientrare nelle tane. Appena lo videro, quelli gli andarono<br />
subito incontro per avere notizie.<br />
Il muggine spiegò loro quello che era accaduto, i piccoli rimasero molto<br />
turbati, sembravano rendersi conto che non avrebbero rivisto Cloe per<br />
molto tempo, e allo stesso tempo si chiedevano che cosa potessero fare<br />
per aiutarla.<br />
- Forse se andiamo tutti insieme a parlare coi grandi, si accorgeranno<br />
che la maestra è un bravo pesce e la libereranno - Tecno cercava di<br />
pensare positivo.<br />
- Io sono una cometa d’alta stivpe, chiedevò udienza a Gvanbel-meta -<br />
aggiunse Luci.<br />
- E io convincerò mio padre. Forse. Spero. - disse Ciccio.<br />
Emo fece uno scatto e si piazzò davanti a loro, attirando l’attenzione<br />
con un gesto così inusuale: - Siamo out, se ancora non l’avete capito. I<br />
grandi hanno deciso di chiuderle la bocca e non torneranno indietro.<br />
Per me la vita è solo un’inutile perdita di tempo, me ne frego della<br />
fontana, di chi la comanda e anche delle stupide idee della maestra<br />
Cloe. Però, dalla Cella Nera la possiamo tirare fuori solo con la forza.<br />
Mugìl si mise accanto a lui: - Mi spiace ammetterlo, ma Emo ha<br />
ragione. Ascoltatemi, ho un piano e ho bisogno dell’aiuto di tutti voi.<br />
Per spiegarvi però devo partire da lontano. Da dove posso cominciare?<br />
È una storia lunga, dunque…<br />
Un tempo viveva a Fontana Tonda un pesce rosso chiamato Carassius,<br />
che aveva imparato a coltivare le alghe, proprio come la vostra maestra.<br />
Carassius era riuscito a convincere gli altri pesci che la coltivazione era<br />
48
un’arte da diffondere. Per lungo tempo quindi la fontana aveva<br />
prodotto e coltivato la propria brumegna, vivendo in pace e armonia. A<br />
un certo punto Carassius si sentì in dovere di usare quella sua dote<br />
anche al di fuori della fontana e così partì per Pantalassa, passando<br />
attraverso la strada che ancora non vi ho mostrato. Purtroppo non<br />
c’erano a Fontana Tonda altri pesci con il carisma di Carassius. I pesci<br />
della Triade di allora ebbero paura di perdere il loro potere e fecero<br />
spargere la voce che Manomanna era irritata dal comportamento dei<br />
pesci e che presto si sarebbe scagliata contro quelli che disprezzavano<br />
la sua brumegna, preferendo le alghe. La coltivazione venne messa al<br />
bando e quindi dimenticata. Inoltre, Carassius non fece mai ritorno dal<br />
suo viaggio e molti credono sia ormai morto da tempo.<br />
Io, però, a Pantalassa l’ho incontrato. È vivo e vegeto ed è la nostra<br />
unica speranza. Dobbiamo convincerlo a tornare e a spiegare che in<br />
passato non solo si coltivavano le alghe, ma che grazie a questo la<br />
fontana aveva conosciuto un periodo di splendore, solo così potremo<br />
dimostrare che Cloe non ha fatto nulla di male.<br />
- Io conosco la storia di Carassius, i miei genitori dicono che fosse il<br />
pesce più intelligente mai esistito e anche il più forte - disse Ciccio.<br />
Tecno, però, non era d’accordo: - A me hanno raccontato che se ne è<br />
andato abbandonando la sua famiglia e poi nessuno ha mai detto che<br />
sapeva coltivare le alghe.<br />
- È vevo, è un pesce mitico ma non coltivava alghe pev quel che mi<br />
visulta.<br />
- Questa parte è stata volutamente cancellata dalle leggende su di lui.<br />
Ogni pesce della fontana lo rispettava, per questo la sua storia non si è<br />
persa, ma qualcuno l’ha tramandata avendo cura di non menzionare le<br />
alghe. Capite, se riuscissimo a riportarlo indietro lui potrebbe salvare<br />
Cloe.<br />
- Centoventotto bubze di viaggio. Maledizione mi perdo le olimpiadi<br />
matematiche di Fontana Tonda.<br />
- E io il ballo della veginetta di inizio bolluva. Posso davmi almeno una<br />
sistemata alla pinna dovsale pvima di pavtive?<br />
49
- Ottimo ragazzi, è così che vi voglio. C’è solo un ultimo piccolo<br />
problema da affrontare. L’unico modo per uscire da Fontana Tonda è<br />
attraverso la grata in fondo alla Cella Nera.<br />
A sentire ciò Emo ebbe un gesto di stizza: - Senti bello, la devi finire di<br />
prenderci in giro. Tu vorresti dirci che sei entrato spostando la grata<br />
messa da Manomanna? Se devo rinunciare alla mia cara apatia per<br />
venirti dietro, chiedo almeno che non mi racconti balle.<br />
- Non l’ho spostata io, ma un amico pronto a intervenire a un mio<br />
segnale. Lo so che può sembrare assurdo, ma dovete fidarvi di me.<br />
Dobbiamo solo trovare un modo per entrare nella Cella Nera.<br />
50
SETTE<br />
Quella notte sulla superficie della fontana si formò un leggero strato di<br />
ghiaccio, l’indomani i pesci avrebbero festeggiato giazza-El. La<br />
circostanza era favorevole al manipolo di giovani pesci che si<br />
preparava all’azione: il ghiaccio impediva alla poca luce notturna di<br />
filtrare e creava strane distorsioni alle ombre, rendendo la visibilità<br />
molto scarsa. Come concordato con Mugìl, i piccoli fecero finta di<br />
andare a dormire, per poi sgattaiolare fuori a notte fonda, ognuno<br />
ovviamente a modo suo: Ciccio si cosparse totalmente di fanghiglia e,<br />
perfettamente mimetizzato con le pareti della tana, raggiunse l’uscita<br />
senza problemi. Per un momento fu colto dal pensiero che suo padre<br />
avrebbe potuto essere orgoglioso di un’azione militare così ben<br />
congegnata, poi cacciò via quella cosa dalla sua mente.<br />
Tecno elencò le potenze del due sino a un milionequarantottomila<br />
cinquecentosettantasei, quindi ripassò i nomi di tutte le costellazioni<br />
visibili dalla fontana e quando ritenne che i genitori fossero nella fase<br />
più profonda del sonno ittico, uscì.<br />
Luci si lustrò sette volte la pinna dorsale e dodici quella caudale,<br />
rinfrescò le squame con sabbietta abbronzante e varcò il bordo della<br />
reggia come se stesse uscendo per andare a un ricevimento.<br />
Emo maledisse silenziosamente i genitori e tutta la sua specie un paio<br />
di volte, si stirò la pinna ciuffo, controllò di non sembrare troppo<br />
allegro e prese la via. Si ritrovarono lungo la parete in prossimità della<br />
Cella Nera.<br />
Il piano era il seguente: Mugìl avrebbe cercato di attirare l’attenzione<br />
delle guardie per qualche secondo, permettendo ai piccoli di entrare;<br />
quindi avrebbe innescato una scazzottata, sperando di non prenderne<br />
troppe prima di essere rinchiuso nella Cella. Non era un’idea<br />
grandiosa, gli shubunkin si sarebbero potuti accorgere dei pesciolini,<br />
oppure massacrarlo ignorando la possibilità di rinchiuderlo nella cella,<br />
ma non gliene erano venute di migliori.<br />
Radunati i piccoli, il muggine si diresse verso l’entrata della Cella.<br />
Stava per chiamare le guardie quando, accanto a lui, sfrecciò un’ombra<br />
51
che andò a schiantarsi contro uno degli shubunkin con un tonfo<br />
terrificante che sollevò nell’acqua milioni di bollicine.<br />
- Ah! Narcolessia, brutta malattia. Nuotavo dormendo o dormivo<br />
nuotando?<br />
Era il Fuori di Boccia che avevano incontrato Ciccio e Tecno. Lo<br />
shubunkin colpito barcollò per un attimo, prima di capire cosa stava<br />
succedendo. L’altro reagì dando un morso al Fuori di Boccia.<br />
- Ma che modi! Questo è un chiaro sintomo di disturbo esplosivo<br />
intermittente, detto anche IED, che si caratterizza per la difficoltà nel<br />
controllare e resistere agli impulsi aggressivi.<br />
Lo shubunkin cercò nuovamente di morderlo, ma quello si ritrasse con<br />
un agile scatto: - Posso consigliarle un bravo specialista!<br />
Le due guardie partirono all’attacco, il Fuori di Boccia si divincolava e<br />
riusciva a sfuggire agli attacchi, sempre farneticando frasi sconnesse.<br />
Preso alla sprovvista, Mugìl rimase per alcuni istanti imbambolato a<br />
osservare la scena, poi capì che poteva sfruttare il momento. Chiamò gli<br />
altri e, appena le guardie furono sufficientemente lontane dall’ingresso<br />
della Cella, tutti insieme si gettarono a massima velocità<br />
nell’imboccatura. Fecero un bel po’ di rumore e, presi dalla foga,<br />
finirono chi contro la grata e chi addosso alla povera Cloe, che lanciò<br />
un urlo di terrore per quella sveglia improvvisa.<br />
- Sssshhh, siamo noi maestra Cloe.<br />
- Che ci fate qui?<br />
- Fate silenzio, non c’è tempo da perdere. Devo chiamare il mio amico.<br />
Mugìl diede tre colpi sulla grata, attese alcuni secondi, poi ne diede<br />
altri tre, dicendo: - Tango Bravo Delta One chiama JeiJei, Mi senti?<br />
Le pareti intorno a loro vibrarono tre volte. Cloe si spaventò ancora di<br />
più: - Cosa sono queste parole: tango,bravo?<br />
- Sinceramente non lo so neanch’io, Jeijei mi ha detto che dovevo dire<br />
così.<br />
- E chi è Jeijei?<br />
La risposta arrivò un attimo dopo. La grata parve sradicarsi dal suolo,<br />
spinta da un enorme mostro dal colore rosso scuro, con un paio di chele<br />
gigantesche.<br />
52
- Tenente colonnello Jake Johnson Junior, Astice Reale dello United<br />
States Marines Corps. C’è qualche fish da destroyere, qui?<br />
I giovani pesci cercarono di darsi alla fuga, davanti avevano<br />
nientepopodimeno che il terribile Mostro Pinzuto. Mùgil provò a<br />
fermarli, spiegando loro che Jeijei era lì per aiutarli e non avrebbe fatto<br />
male a nessuno, ma quelli erano troppo spaventati. Provarono a<br />
raggiungere l’uscita della Cella: la strada era completamente buia e a<br />
un certo punto vennero travolti dal Fuori di Boccia che era appena stato<br />
catturato e rinchiuso dalle guardie. Seguirono alcuni momenti molto<br />
concitati: i piccoli si dibattevano urlando nell’oscurità; allertate dal<br />
rumore, le guardie entrarono nella cella e si trovarono in un groviglio<br />
di pinne. Mugìl provava ad afferrare qualcuno per la coda e a portarlo<br />
verso la grata, ma l’unico che riuscì ad acchiappare fu il Fuori di Boccia<br />
che reagì con una testata. A separare i contendenti ci pensò il Mostro<br />
Pinzuto: - Ho trenta yarde di visione notturna, siete spacciati.<br />
Jeijei attaccò i due shubunkin con le sue potenti chele e intimò ai piccoli<br />
pesci di raggiungere la grata: - Come on! Move le vostre chiappette<br />
pinnute!<br />
Le guardie parvero per un momento in difficoltà, poi reagirono.<br />
I pesciolini raggiunsero la grata e a tastoni trovarono la via d’uscita.<br />
Nel tunnel l’oscurità era totale, Mugìl cercava di sospingerli ad andare<br />
avanti, dicendo loro che presto sarebbero usciti all’aperto e in alcuni<br />
tratti dovette spingerli fisicamente; poco più indietro, Cloe li seguiva<br />
accertandosi che nessuno si attardasse. Fecero parecchia strada, con<br />
l’unica guida delle parole del muggine che cercava di infondere<br />
coraggio e tanta adrenalina in corpo per l’incontro terrificante con il<br />
Mostro Pinzuto. Poi finalmente una fioca luce cominciò a illuminare le<br />
cose intorno a loro. Allo stesso tempo i pesci avvertirono una forza che<br />
li sospingeva in una certa direzione. Era come se l’acqua fosse viva e li<br />
trascinasse via.<br />
Mugìl capì la loro preoccupazione e li aiutò a raggiungere il riparo di<br />
una roccia.<br />
- Si chiama corrente. È una cosa normalissima nei corsi d’acqua, questa<br />
è anche abbastanza debole. Niente paura, vi abituerete presto. Deve<br />
53
essere una sensazione incredibile sentire la corrente per la prima volta,<br />
come vi sembra?<br />
- Io voglio tovnave a casa! - si mise a strillare Luci con tutta l’acqua che<br />
aveva in gola.<br />
Gli altri pesci non erano certamente di umore migliore: - Tu volevi farci<br />
mangiare dal Mostro Pinzuto!<br />
- Come ve lo devo dire che Jeijei sta dalla nostra parte? Non avete visto<br />
che ci ha difeso dalle guardie?<br />
Nessuno sembrò soddisfatto di quella risposta. Cloe, intanto, si<br />
guardava intorno cercando di capire dove fossero finiti. Quel luogo<br />
aveva un non so che di familiare: c’erano parecchie rocce dalle forme<br />
strane, l’acqua sembrava spostarsi tutta insieme verso l’ignoto.<br />
Cominciava ad albeggiare e i contorni delle cose diventavano sempre<br />
più nitidi. Dietro di loro l’imboccatura del tunnel apparve come un<br />
grosso tubo arancione.<br />
- Il posto dove ci troviamo adesso si chiama fiume, lo dovete<br />
immaginare come un lungo percorso d’acqua che porta dritto a<br />
Pantalassa. Il fiume non sta fermo, è sempre in movimento, quindi<br />
dovrete imparare a nuotare in modo diverso da come avete sempre<br />
fatto.<br />
Mugìl cominciò a fornire i primi rudimenti di vita fluviale, mentre<br />
Cloe, che pure aveva molte domande da fargli, andò accanto a Luci, che<br />
era sempre più inconsolabile e strofinò squame con squame.<br />
- Luci lill, non devi aver paura, ci sono qua io.<br />
In quel mentre irruppe Jeijei con tutta la sua stazza, riportando il<br />
panico.<br />
- Mama mia! Vostri soldati sono very very valorous, me hanno<br />
morsicato everywhere, se io non chiudere grata in faccia, loro ancora<br />
attaccati qui - così dicendo estrasse un paio di dentini aguzzi dalla sua<br />
corazza - so, miei piccoli goldfishes, siete pronti per nostro viagio? Oh,<br />
shit! E lei cosa ci fa qui?<br />
Con la chela maggiore indicò Cloe e guardò Mugìl con aria inferocita. Il<br />
muggine lo prese da parte per spiegargli meglio la situazione: - Era<br />
prigioniera nella cella, non potevo lasciarla lì.<br />
- Mio contratto dice: niente adult fish, solo picoli.<br />
54
- Lo so, ma questi non si muovono senza di lei. Dobbiamo portarla con<br />
noi.<br />
- Boss, i don’t like questo imprevisto.<br />
- Ti aumento la paga di un terzo.<br />
- Affare fatto.<br />
- E… senti, devo anche spiegarti cosa sanno i pesciolini di questo<br />
viaggio.<br />
Nel frattempo gli altri pesci si erano riuniti in cerchio. Ciccio aveva<br />
spiegato a Cloe il perché della loro missione e le aveva raccontato la<br />
storia di Carassius. La maestra lo ascoltava attentamente e sentiva con<br />
soddisfazione che il giovane shubunkin aveva acquisito ottime capacità<br />
di linguaggio: - Solo che non ci aveva detto del Mostro Pinzuto, tu cosa<br />
ne pensi maestra, secondo te ci sta imbrogliando?<br />
- Le leggende sul Pinzuto non sono molto rassicuranti, però noi<br />
abbiamo la memoria corta, può darsi che alcune cose siano state<br />
ricostruite in modo sbagliato. E poi non credo ci sia molta scelta in<br />
questo momento, l’unico che ha la forza di spostare la grata è il<br />
Pinzuto. Per ora facciamo come ci dicono e non perdiamoci mai di<br />
vista.<br />
Jeijei si avvicinò con la cautela che può avere un astice dalle enormi<br />
chele e subito i pesciolini si rifugiarono dietro Cloe.<br />
- Okei guys, no paura, io good crostaceo, io insegna voi a difendere da<br />
pericoli di fiume. Per concludere missione victoriously ci vuole una<br />
squadra e io farò di voi squadra temibile. Come marines. Ditemi vostri<br />
nomi, avanti.<br />
Poco distante Mugìl osservava la scena divertito.<br />
- Io sono Ciccio e sono uno shubunkin - cercò di gonfiare i muscoli al<br />
massimo e di mostrare le zanne, ma risultava comunque grande quanto<br />
mezza chela.<br />
- Molto bene Ciciou, tu sarai caporale azzannatore, direttamente ai miei<br />
ordini. Io ti insegnerò tecniche di guerriglia, morso and pinnata rotante.<br />
- Fichissimoo!! Iattà, uà - Ciccio cominciò subito ad allenarsi sul povero<br />
Emo:<br />
- Mollami karatefish, sono già sofferente di mio, non vedi?<br />
55
Jeijei si rivolse quindi a Tecno, il quale gli spiegò la sua attitudine per la<br />
matematica e le scienze.<br />
- Mh...vediamo… tu sarai geniere per supporto logistico e tecnico,<br />
dovrai imparare quali sono tratti di fiume good e quali dangerous,<br />
calcolare temperatura di acua e riconoscere piante commestibili e<br />
piante velenose. And you milady, what’s your name? Ehm quale è tuo<br />
nome? Sorry but mio ittico un po’ annacquato…ahahah capito mia<br />
battuta? Linguaggio di pesci... annacquato... no, eh?<br />
Luci rispose sempre piagnucolando: - Io sono Luci e voglio andave a<br />
casa.<br />
- Right Lucy, tu sarai crocepescerossina di truppe. E tu piccolo pesce<br />
che sembra reduce di guerra mondiale, come ti chiama?<br />
- Emo. E se mi vuoi tagliare in due con le tue pinze non me ne frega<br />
niente, anzi, mi fai un favore.<br />
- Piccolo pesce votato alla morte... vediamo... tu sarai reparto d’assalto<br />
d’elité Squama di Cuoio.<br />
- Andiamo Jeijei, dobbiamo raggiungere la conca prima che sia chiaro -<br />
Mugìl aveva capito che la cosa poteva andare per le lunghe e si avviò<br />
verso l’ignoto.<br />
-Go go go! Muovete pinne di coda lentamente con corrente a favore,<br />
sfruttate corrente, forza!<br />
Il piccolo banco di pesci partì in formazione compatta, presero subito<br />
velocità e dovettero incontrare frontalmente qualche masso prima di<br />
capire che nuotare nella corrente non era affatto facile. Per frenare<br />
dovevano mettersi di traverso rispetto al flusso e imprimere meno<br />
forza alle pinne. Nella fontana erano loro a governare ogni movimento,<br />
ora avevano il fiume che li trasportava e dovevano imparare a domarlo.<br />
La conca era un avvallamento dove le acque si calmavano, Jeijei<br />
avrebbe sfruttato questo spazio per l’addestramento base che<br />
richiedeva circa cinque elri.<br />
Il tempo passava veloce nella conca, Jeijei era un addestratore<br />
inflessibile e perfezionista e svegliava Cloe e i piccoli pesci all’alba al<br />
grido di “semper fidelis!”, il motto dei marines. Dopo una colazione<br />
frugale, passava alla ginnastica con percorso acquatico a ostacoli,<br />
56
tecniche di nuotata furtiva e flessioni della vescica natatoria. Quindi<br />
impartiva lezioni di arti marziali e fuga dai predatori.<br />
Jeijei spiegò che i pesci rossi possono incontrare svariate specie di<br />
nemici in un fiume. Innanzitutto grossi pesci predatori e poi uccelli e<br />
altre creature dell’altrolà. I pesciolini impararono che i nemici più<br />
temibili tuttavia erano i Demoni Pescanti. Queste creature viaggiavano<br />
a bordo di tronchi particolari che in linguaggio ittico sono chiamati<br />
muovilegni e catturavano i pesci attirandoli in trappole e trascinandoli<br />
fuori dall’acqua attraverso oscure e invisibili forze: - Non mangiate<br />
niente senza mio permesso, sopratuto brumegna profumata e vermi che<br />
galleggia in mezzo a fiume. Se Demone Pescante tira voi fuori di acua,<br />
voi spacciati.<br />
Mugìl gironzolava annoiato fino all’ora di bubza, quando Cloe lo<br />
raggiungeva per fare due chiacchiere (e per capire meglio le sue<br />
intenzioni).<br />
- L’addestramento è stancante, lo so. Anch’io avrei preferito partire<br />
subito, ma è necessario che impariate a conoscere questo nuovo<br />
ambiente. Qui non è come nella fontana, ci sono centinaia di creature<br />
diverse e non tutte sono amichevoli. La brumegna, poi, bisogna<br />
sapersela procurare.- entrambi guardarono in direzione dei piccoli, che,<br />
sotto la supervisione di Jeijei, cercavano di catturare gli insetti che<br />
cadevano in acqua.<br />
Fino a quel momento non avevano incontrato nessun altro animale, ma<br />
la conca era solo un piccolo specchio d’acqua stagnante, poco oltre<br />
scorreva un fiume impetuoso. Cloe era preoccupata per quello che<br />
poteva attenderli e per la riuscita della missione.<br />
- Credi davvero che Carassius accetterà di tornare? Se non l’ha fatto<br />
finora, come faremo a convincerlo?<br />
- Troveremo un modo. Carassius è sensibile alle disgrazie dei suoi<br />
simili, vedrai che ti aiuterà.<br />
Mentre pronunciava queste parole, Mugìl avvertì delle vibrazioni<br />
nell’acqua. Guardò Jeijei e questi si mise subito in posizione difensiva,<br />
coprendo i pesciolini. Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando<br />
velocemente. Ci fu un istante di silenzio, in cui Cloe cercò lo sguardo di<br />
57
Mugìl per capire cosa stesse succedendo. Poi nella conca passò a tutta<br />
velocità un gruppo di rane terrorizzate, inseguite dal Fuori di Boccia!<br />
- Allucinazioni visive! Temo di essere più grave di quanto pensassi.<br />
Andate via orribili creature! Aaaaah! E voi? Ah voi già!<br />
Jeijei reagì puntandogli contro le sue enormi chele: - Fermo dove sei e<br />
faccia a terra… ho detto faccia a terra… don’t you understand?<br />
- Eloquio impressionistico, comportamenti teatrali, tentativi di portare<br />
l’attenzione su di sé… ci troviamo davanti a un evidente caso di astice<br />
con disturbo istrionico di personalità.<br />
- What? Che devo fare Boss, lo pinzo?<br />
- Aspetta Jeijei, lascia che provi a parlargli, è pur sempre un pesce<br />
rosso.<br />
Il muggine si avvicinò un poco, mantenendo comunque una distanza di<br />
sicurezza, i piccoli pesci osservavano la scena da dietro l’astice, con<br />
apprensione. Sapevano che i Fuori di Boccia sono pesci da evitare.<br />
- Vengo in pace.<br />
- E chi sono io, un alieno? Ti sembro forse un alieno? Voi, ah! Per colpa<br />
vostra sono finito in questo posto dove non c’è neanche un bordo, un<br />
margine, una sponda, un vetro, un confine, ahhhhhh! Sono perduto - il<br />
Fuori di Boccia si schiacciò contro una grossa pietra - contatto. Non<br />
capite? Ho bisogno di contatto con i solidi, gli spazi aperti sono<br />
terrificanti!<br />
Mugìl si avvicinò nuovamente: - Qui non hai nulla da temere, il tipo<br />
laggiù è un astice da combattimento del corpo dei marines, ti difenderà<br />
lui dai pericoli.<br />
- Dall’immensa inarrestabile sconfinata acqua, mi difenderà? Oh<br />
mamma mia, mi manca il respiro, ho le branchie affannate, lo vedi io<br />
NON posso stare negli spazi aperti… soffoco!<br />
- Cerca di calmarti.<br />
- “Questa è una comunicazione paradossale”, affermerebbe l’eminente<br />
professor Gibaldoni, è come se ti dicessi: ti ordino di non obbedirmi.<br />
- Senti, proviamo a ripartire da capo. Io mi chiamo Mugìl e questi sono<br />
Cloe, Ciccio…<br />
- Lo so chi siete voi! Diciamo che ho origliato i vostri discorsi per un bel<br />
po’ di tempo, ma speravo mi avreste portato in un posto più… ristretto!<br />
58
- Vuoi dire che il tuo scontro con le guardie era intenzionale?<br />
- Certo, avevate un piano molto molto stupido, non potevo non<br />
intervenire e addesso scusatemi ma devo trovare un buco in cui<br />
nascondermi.<br />
- Meglio così - intervenne Jeijei - forza, riprendiamo caccia di insetto.<br />
Mugìl aveva altro per la testa, era grazie al Fuori di Boccia se erano<br />
riusciti a fuggire e non poteva lasciarlo lì, sarebbe finito nelle fauci di<br />
qualche predatore entro breve.<br />
- Aspetta, non ci hai neanche detto il tuo nome.<br />
Il Fuori di Boccia si allontanava in fretta, ma Mugìl gli stava dietro<br />
agevolmente.<br />
- Io non ho un nome.<br />
- Come non hai un nome? Tutti i pesci hanno un nome, facciamo che<br />
allora ti chiameremo… Fuordiboccia.<br />
- Grazie, ora mi sento già integrato nel vostro gruppo.<br />
- Era ironico, vero? Ascolta, qui non ci sono buchi dove ti puoi riparare,<br />
il fiume è un posto pericoloso. Ormai è arrivata la bubza, puoi restare a<br />
dormire da noi.<br />
- Dove dormite?<br />
- Qui nella conca, in una caverna… strettissima.<br />
Poco dopo i pesciolini videro Mugìl tornare con Fuordiboccia, Jeijei<br />
protestò vivacemente, perché aveva già fatto un’eccezione con Cloe e<br />
non aveva nessuna intenzione di portarsi dietro la zavorra di un pesce<br />
pazzo e forse pure pericoloso. Alla fine, comunque, accettò che<br />
Fuordiboccia restasse con loro fino a elri.<br />
In questo modo i pesci ebbero l’occasione di ascoltare la storia del pesce<br />
rosso del professor Gibaldoni.<br />
- Non ricordo dove sono nato, e questo credo sia normale, però ricordo<br />
bene dove abitavo fino a poco tempo fa: nello studio dell’eminente<br />
professor Gibaldoni, psichiatra e psicoterapeuta di fama internazionale.<br />
Cos’è uno psichiatra? È una creatura dall’altrolà, ha un colorito rosa<br />
pallido, si erge sulle pinne posteriori e riceve i suoi simili in una tana<br />
chiamata studio. Qui altre creature simili a lui, che si chiamano<br />
‘pazienti’, vengono ricevute dal professore, gli raccontano i loro<br />
59
problemi e lui li ascolta, dà loro consigli, suggerisce della brumegna<br />
particolare chiamata ‘psicofarmaco’ che pare abbia il potere di guarire<br />
la mente.<br />
In cambio riceve delle specie di foglie colorate, che però non si<br />
mangiano, si usano per scambiarle con vari oggetti che piacciono molto<br />
a queste creature dell’altrolà. Praticamente la loro società si fonda su<br />
queste foglie: più uno ne ha, più le può scambiare e quindi deve poi<br />
ricominciare ad accumularne per poter avere altri oggetti. Sì, avete<br />
ragione, sono proprio strane le creature dell’altrolà. Sono<br />
continuamente in lotta fra loro, un po’ come quando voi vi combattete<br />
la brumegna per pagarvi la bollevisione, solo che loro con quelle foglie<br />
provano a ottenere di tutto: il rispetto degli altri. l’amore (pensate che<br />
stramberia!), il potere.<br />
Vabbé torniamo al professor Gibaldoni, che intanto queste cose sono<br />
troppo assurde per noi pesci.<br />
Come vi dicevo, io stavo nel suo studio, in una piccola boccia con le<br />
pareti solide ma trasparenti come l’acqua, dove c’eravamo solo io e una<br />
pianta di un colore innaturale e per nulla buona da mangiare. Il<br />
professore mi nutriva con delle schifezze colorate che, giunto a questo<br />
punto, immagino potessero essere psicofarmaci, perché da quando non<br />
le mangio più la mia percezione della realtà è decisamente alterata, o<br />
forse è solo la lontananza dalla mia cara e sicura boccia.<br />
Durante la mia vita nello studio ho imparato molte cose interessanti, a<br />
partire dal linguaggio di queste creature dell’altrolà, credetemi non è<br />
poi complicato, potreste impararlo anche voi. Poi ho imparato tutte le<br />
possibili patologie mentali di cui soffrono. Il professor Gibaldoni aveva<br />
un oggetto per lui molto prezioso chiamato DSM, che a suo dire<br />
conteneva tutte le notizie riguardanti le malattie più strane e, tenendolo<br />
tra le pinne anteriori, mi istruiva su questi mali. Avevamo intrecciato<br />
un rapporto molto intenso. Il problema nacque quando il professore<br />
diagnosticò a un paziente un disturbo borderline di personalità, mentre<br />
io ritenevo si trattasse chiaramente di un paziente bipolare. Gli feci<br />
questo appunto nella sua lingua e il professore venne colto da un<br />
malore. Credendo di essere impazzito lui stesso decise di gettarmi via,<br />
lo supplicai di tenermi con sé, ma questo peggiorò solo le cose.<br />
60
Fortunatamente non se la sentì di farmi fuori e quindi mi gettò nella<br />
fontana.<br />
Ah, maledetto l’elri in cui sono arrivato tra voi, in quel luogo enorme,<br />
spazioso, pieno di insidie. Ho presto scoperto che i reietti come me<br />
erano chiamati Fuori di Boccia e che venivano isolati, attaccati e vessati<br />
in ogni modo dagli altri pesci. Inoltre, per via della lontananza dalla<br />
preziosa boccia, le loro condizioni mentali degeneravano velocemente e<br />
la durata media della loro vita nella fontana era di pochi elri. Io invece<br />
me la sono cavata meglio, solo grazie a tutta la psicoterapia che avevo<br />
fatto col professore!<br />
Ancora non sapevo che avrei fatto una fine peggiore dei miei simili.<br />
Qua, nell’immenso fiume, senza ripari. La mia unica speranza è trovare<br />
una boccia in cui tornare a vivere.<br />
E ora che avete saputo la mia storia, scusatemi, ma devo trovare<br />
l’angolo più piccolo di questa caverna per riposarmi.<br />
61
62<br />
OTTO<br />
Un astice, un muggine e sei pesci rossi, di cui uno malato di mente, che<br />
fuggono da una fontana e viaggiano attraverso un fiume per raggiungere un<br />
fantomatico pesce scomparso parecchi anni prima. Questa storia sta<br />
diventando sempre più improbabile.<br />
Stai cercando di dirmi che i tuoi simili non crederanno al mio racconto?<br />
No, figurati, i miei simili credono a cose ben più assurde. Se ci va bene ci<br />
compreranno i diritti e finiremo insieme alla notte degli Oscar a ritirare il<br />
premio per il miglior film d’animazione.<br />
A me basta che questa storia venga ricordata, però se quello che hai<br />
detto è un sinonimo di brumegna extra, tanto meglio.<br />
Tonnellate di hollywoodiana brumegna.<br />
Allora proseguiamo...<br />
L’acqua del fiume si manteneva su temperature rigide, giazza-El era<br />
passato da poco e ancora per parecchio tempo avrebbe fatto freddo. I<br />
pesciolini cercavano di mantenersi in movimento per scaldarsi. La<br />
corrente, però, cominciava a mettere loro una strana allegria: sembrava<br />
quasi di riuscire a respirare meglio che nella fontana, era come se nelle<br />
branchie entrasse continuamente acqua nuova, acqua fresca.<br />
- Si parte! - annunciò Jeijei di buon elri svegliando tutti, dopo aver<br />
fischiettato l’adunata. La caverna aveva appena incominciato a<br />
illuminarsi. Ciccio gli fu subito accanto. Dietro di lui Tecno e Cloe, poi<br />
Emo col broncio per non aver fatto colazione e infine Mugìl che<br />
spronava col muso Luci, ancora intenta a lucidarsi le squame.<br />
- Fuordiboccia, tu non vieni?<br />
- Ve l’ho detto, io non sono uno di voi. Devo trovare la mia boccia.<br />
Finse di andare nella direzione opposta e Mugìl fu sollevato<br />
nell’accorgersi che da lontano continuava a seguirli.
Lungo il fiume non trovarono un granché da mangiare, solo qualche<br />
piccola alga che tenacemente sopravviveva al freddo. Tecno indicava<br />
quelle commestibili secondo il compito che gli era stato assegnato,<br />
azzeccandole spesso. Solo un paio di volte Jeijei e Mugìl dovettero<br />
intervenire per evitare noiosi mal di pancia.<br />
Lentamente si abituavano all’ambiente e prendevano confidenza con la<br />
corrente, si rincorrevano, giocavano nei vortici.<br />
Raggiunsero un punto dove l’acqua era più profonda, il fiume si<br />
ingrandiva mano a mano che scendevano verso valle. Jeijei, che fino ad<br />
allora li aveva guidati tra le rocce, si accorse che erano troppo allo<br />
scoperto: - Boss, acua profonda, no good, no copertura, enemies<br />
vedono noi.<br />
- Hai ragione Jeijei, dobbiamo spostarci verso la riva. Ragazzi aspettate!<br />
Dobbiamo fare una deviazione.<br />
I pesciolini erano attratti da quelle profondità che non avevano mai<br />
visto e andavano su e giù senza troppo ascoltare. Era incredibile poter<br />
nuotare in uno spazio così vasto. Scendendo verso il fondo sentivano la<br />
pressione dell’acqua sopra di loro ed era una sensazione del tutto<br />
nuova: nella fontana questo non poteva accadere. Anche Cloe cercò di<br />
attirare la loro attenzione, senza successo.<br />
- Fishes don’t move! State facendo vibrare acua, acua che vibra no<br />
good.<br />
Mugìl cominciò a preoccuparsi: - Jeijei, andiamo a prenderli.<br />
L’astice cominciò a muoversi verso di loro e in quel momento le sue<br />
antenne captarono un’altra vibrazione: - Questa no è di pesciolini. Boss.<br />
Lucci in avvicinamento da sud ovest!-<br />
Mugìl si lanciò verso i piccoli: - Lucci, al riparo!<br />
Luci si girò imbronciata: - Cosa vuoi? Mi sto solo divertendo.<br />
- Non ho detto Luci, ho detto lucci!<br />
La spinse verso il fondo mentre due enormi pesci passavano sopra di<br />
loro.<br />
Erano due creature spaventose, dal corpo grigio verde affusolato e il<br />
muso oblungo che lasciava intravedere zanne acuminate. Solo la coda<br />
era grande quanto un pesce rosso adulto. Avevano già individuato una<br />
preda. Si diressero rapidamente verso Ciccio, questi li vide tardi, ma<br />
63
fece in tempo a dare due colpi di coda e a saltare sulla superficie. Era<br />
una tattica che gli aveva insegnato Jeijei per scomparire qualche istante<br />
dalla vista del predatore e confonderlo.<br />
Tecno cercò Jeijei con lo sguardo e nuotò più veloce che poteva per<br />
raggiungerlo. Emo rimase pietrificato dalla paura ma, prima che i lucci<br />
lo avvistassero, venne trascinato via da Fuordiboccia che lo nascose<br />
dietro un sasso. L’ultima preda rimasta allo scoperto era Cloe.<br />
I lucci la individuarono e da due direzioni diverse le tagliarono ogni<br />
via di fuga. Mugìl gridò: - No!<br />
Ormai era troppo tardi. Uno dei lucci la prese tra le fauci, lei provò a<br />
dibattersi e sentì un dolore lancinante all’addome. Le sembrò per un<br />
istante che il tempo rallentasse, le luci del fiume si confusero, vide gli<br />
occhi di Mugìl che imploravano, vide quelli del luccio. La vita fuggì,<br />
sentì che il suo corpo perdeva consistenza, smise di provare dolore e si<br />
chiese se quella era la morte…<br />
Poi, davanti ai suoi occhi comparve una chela, bruna e accuminata. Con<br />
un rapido movimento andò a sfregiare il muso del luccio. Questi non<br />
potè fare altro che mollare la presa e lasciare che la pesciolina andasse<br />
ad adagiarsi sul fondo sabbioso del fiume.<br />
- Maledetta bestiaccia, sarai tu il mio pranzo - il luccio ferito era<br />
accecato dalla rabbia e attaccò. Jeijei scansò di lato e lo colpì sulla testa<br />
con l’altra chela. Quella più grossa. Il secondo luccio lo prese alle spalle,<br />
mordendolo sulla corazza. Allora l’astice fece una capriola, si ritrovò in<br />
groppa al grosso pesce e cominciò a sforbiciarlo.<br />
- Io combattuto in Iraq, voi lucci siete poppanti di corpo a corpo.<br />
Fischiettando la carica, continuò ad assestare colpi e pinzate, finché i<br />
lucci, sanguinanti e pesti furono costretti alla ritirata.<br />
Cloe giaceva sul fondo con una vistosa ferita all’addome.<br />
Jeijei e Mugìl la raggiunsero subito, i pesciolini, invece, ci misero un po’<br />
a riprendersi dallo spavento e stettero in prossimità del fondo,<br />
cercando di riprendere le forze.<br />
- Stai tranquilla, è solo un morso - un filo di sangue usciva dalla ferita e<br />
si scioglieva nell’acqua.<br />
- Boss, sangue è problem, attira altri enemies.<br />
64
- Io premo sulla ferita. Raduna gli altri, dobbiamo portarla al lago dei<br />
gatti.<br />
- Gatti ancora lontani boss, arriveremo a bubza.<br />
- Dobbiamo farcela prima che sia buio.<br />
Cloe era ancora stordita, faticava a capire quello che era successo. Ora,<br />
però, il dolore ricominciava a farsi sentire: - Sto per morire.<br />
- No, non morirai. Ho visto pesci sopravvivere con la coda mozzata - le<br />
rispose Mugìl mentre guardava con preoccupazione la ferita e cercava<br />
di tamponarla col suo corpo.<br />
Il gruppo si radunò intorno a Cloe. Jeijei la caricò sulla sua schiena e<br />
sopra di lei i pesciolini si alternavano per impedire alla ferita di<br />
continuare a sanguinare. Erano ammutoliti, eseguivano gli ordini senza<br />
dire nulla, Emo tremava, Luci piangeva sommessamente: - Scusa<br />
maestra, io non sapevo.<br />
- Adesso non ti preoccupare. Fa quello che ti dice Mugìl, mi<br />
raccomando. Ti devi fidare di lui, hai capito? - Cloe parlava con fatica.<br />
Fuordiboccia guidava la carovana lungo il fiume, cercando di<br />
individuare eventuali pericoli. Un paio di volte dovettero nascondersi,<br />
mentre le ombre di grossi pesci sconosciuti li sovrastavano. Mugìl cercò<br />
di forzare l’andatura, dovevano arrivare al lago prima che il buio li<br />
cogliesse.<br />
Dopo parecchie ore, senza cibo e senza riposo, giunsero in un tratto<br />
dove il fiume si restringeva, diventando più veloce e impetuoso. Jeijei<br />
dovette faticare parecchio per mantenere l’equilibrio con Cloe sul<br />
dorso. Ciccio lo guardava con gli occhi spalancati mentre si esibiva in<br />
esercizi di forza acquatica davvero impressionanti, puntando le chele<br />
tra le rocce per non ribaltarsi.<br />
Superate le rapide, videro in lontananza alcuni grossi massi, oltre i<br />
quali si apriva un grande specchio d’acqua. Era l’ora di bubza.<br />
In prossimità dei massi stavano alcuni pesci di colore nero, con la testa<br />
schiacciata, sul muso due baffi lunghi e due corti e quattro barbigli<br />
sotto la bocca. Non erano abbastanza grossi per poterli divorare, ma i<br />
pesciolini si irrigidirono e aspettarono che Jeijei dicesse loro cosa fare.<br />
- Quello è ufficio immigrazione di gatti, noi andiamo parlare. Voi<br />
sorvegliare maestra Cloe.<br />
65
Jeijei e Mugìl raggiunsero i massi e cominciarono una trattativa con i<br />
pesci baffuti. I pesciolini li guardavano gesticolare e si capiva che<br />
c’erano parecchie cose di cui discutere.<br />
Dopo un po’ Mugìl tornò indietro: - Allora, adesso vi spiegherò alcune<br />
cose. Stiamo per entrare nel lago dei pesci gatto, più amichevolmente<br />
detti ‘gatti’. Ci hanno concesso un visto di quindici elri in cambio di<br />
alcuni lavoretti che dovremo fare per loro. Non sono pesci pericolosi,<br />
però hanno regole molto rigide sugli stranieri che entrano nel loro lago,<br />
quindi dovrete attenervi scrupolosamente a tutto quello che vi diranno<br />
di fare, non prendere iniziative personali e soprattutto non fare troppe<br />
domande. I gatti si occuperanno di Cloe, la ferita è profonda e ha<br />
bisogno delle cure migliori. Noi da soli non possiamo salvarla.<br />
I pesciolini capirono la gravità della situazione e annuirono senza fare<br />
domande.<br />
Alcuni gatti raccolsero Cloe, che nel frattempo si era addormentata, e la<br />
portarono via. Un altro gatto si avvicinò al gruppo dei pesciolini: -<br />
Seguitemi per la pinnosegnalazione. Ora vi trovate nel lago dei gatti e<br />
siete tenuti al rispetto delle leggi vigenti:<br />
- i gatti sono tutti uguali, tutti coloro che non sono uguali ai gatti<br />
sono stranieri;<br />
- gli stranieri hanno diritto a soggiornare nel lago per il periodo<br />
stabilito dai gatti;<br />
- il lago dei gatti si fonda sul lavoro. I gatti decidono e guidano il<br />
lavoro. Gli stranieri lavorano. Niente lavoro, niente brumegna;<br />
e ora, uno per volta, appoggiate un pinna su questo muro di fango.<br />
Di fronte a loro c’era una grande parete, sulla quale erano impresse le<br />
forme di diverse pinne.<br />
- Tutti gli stranieri devono lasciare qui l’impronta della pinna, che verrà<br />
cancellata solo al momento dell’uscita dal lago, in questo modo<br />
sappiamo chi siete e quanti siete.<br />
I pesciolini lasciarono le loro impronte e vennero visitati per verificare<br />
che non fossero portatori di malattie. Nel frattempo il gatto che li aveva<br />
condotti lì parlottava con un suo aiutante: - Dunque, abbiamo due<br />
permessi per lavoro temporaneo a un astice e un muggine, quattro<br />
permessi per minore età a pesci rossi di diverse varietà, un permesso<br />
66
per cure mediche e… non vorrete farmi credere che quello là sia in<br />
grado di lavorare, mi spiace ma lui non può entrare.<br />
Mugìl fece una faccia talmente carica di costernazione, che il gatto<br />
quasi si vergognò delle parole appena pronunciate, pur senza capirne il<br />
perché.<br />
- Lei mi sta dicendo che davvero non sa chi è quel pesce? Lo guardi<br />
bene, prima di continuare con questa figuraccia. Non ha mai sentito<br />
parlare del dottor professor Fuordiboccia Gibaldoni, medico psichiatra<br />
di fama internazionale?<br />
Fuordiboccia prese la palla al balzo: - Titolare, peraltro, della cattedra<br />
di psicopatologia dei pesci lacustri all’università di Bolsena, nonché<br />
fondatore della scuola subacquea kleiniana. La prima seduta è gratis,<br />
dalla seconda l’onorario è di quattro moscerini e due alghe.<br />
I due gatti non sapevano cosa dire: - mi scusi se non l’ho riconosciuta,<br />
ora...ora che ci penso credo di averla vista a qualche convegno. Le<br />
rilasciamo un permesso per ricerca scientifica e speriamo che possa<br />
godere di un buon soggiorno qui da noi.<br />
I pesci rimasero in attesa parecchi minuti, mentre le ombre si<br />
allungavano sul lago. Infine, un gruppo di gatti della sicurezza (così<br />
dicevano di chiamarsi) venne a prelevarli e li accompagnò verso la tana<br />
che era stata loro assegnata. Attraversarono buona parte del lago, in<br />
giro c’erano parecchi gatti: alcuni erano intenti nella manutenzione<br />
delle loro tane di fango, altri trasportavano del cibo sconosciuto, forse<br />
uova di qualche insetto. Non sembrava esserci traccia di altri pesci. Un<br />
piccolo gatto sbucato da una tana salutò i pesciolini, ma venne subito<br />
redarguito dalla madre e invitato a rientrare.<br />
Le tane erano scavate nel fango e accessibili attraverso piccole feritoie, i<br />
pesciolini vennero condotti in una di queste dai gatti della sicurezza,<br />
che per tutto il tragitto non avevano detto una parola. All’interno vi era<br />
uno spazio piuttosto ampio, era ormai quasi buio e si distinguevano a<br />
malapena i contorni di due pesci. Una era Cloe, adagiata su un tappeto<br />
di alghe, l’altra una grossa gatta.<br />
67
- Mugìl, di nuovo da queste parti! Non è l’ora di finirla con le<br />
migrazioni? Questa volta l’hai combinata grossa, la tua amica è conciata<br />
piuttosto male.<br />
- Lo so Gigatta, dovevamo stare più attenti, i lucci ci hanno preso alla<br />
sprovvista.<br />
I pesciolini erano sollevati nel sapere che Mugìl e quel grosso pesce<br />
gatto si conoscessero, Gigatta aveva un aspetto poco rassicurante.<br />
- Questi fanghi dovrebbero aiutare la ferita a cicatrizzarsi, però ha<br />
perso molto sangue, ci vuole riposo assoluto per almeno dieci elri.<br />
- Grazie Gigatta.<br />
- Sapete le regole del lago. Se eseguite i vostri compiti non avrete<br />
problemi.<br />
- Saremo efficienti e silenziosi. Promesso.<br />
- Mùgil, ascoltami bene. Io li conosco i tipi come te, tuo padre aveva la<br />
tua stessa faccia tosta. Non esistono pesci nomadi silenziosi. Quindi<br />
piantala di fare promesse che non puoi mantenere. A me basta che non<br />
mi scombussoli il lago. Al primo segnale di disordine vi butto fuori a<br />
morsi e pinnate. Intesi?<br />
- Intesi.<br />
Gigatta uscì e i pesci si radunarono attorno a Cloe. Questa aprì gli occhi<br />
e accennò un sorriso: - Ho sognato questo posto, non ricordo quando,<br />
era tanto tempo fa, c’era quel pesce, Gigatta, e anche tutti gli altri. Io<br />
giocavo nel lago e poi… poi non ricordo.<br />
- Adesso tu riposa e anche little fishes riposa. Io portato qualche insetto<br />
for dinner, voi mangiare e poi tutti a letto.<br />
Jeijei distribuì la brumegna, sembrava anche meno rude del solito, ma<br />
non permise ai pesciolini di ringraziarlo per la gentilezza. Se ne uscì<br />
fuori della tana e si appostò di guardia sul tetto.<br />
Dopo aver mangiato, i piccoli diedero la buonanotte alla loro maestra e<br />
si spostarono sul lato opposto della tana. Si adagiarono sul fondo, uno<br />
accanto all’altro per scaldarsi. Non riuscivano a prendere sonno, troppe<br />
erano state le emozioni vissute.<br />
- Io voglio andave a casa.<br />
- Come sei monotona Luci, dobbiamo prima arrivare a Pantalassa e<br />
trovare Carassius, poi torneremo a casa.<br />
68
- Non stavo pavlando con te. E poi è inutile che fai il figo, Tecno,<br />
abbiamo visto tutti come sei scappato dietvo la covazza di Jeijei oggi. Ci<br />
difendevai tu da tutti i mostvi che incontvevemo ancova?<br />
- Quei lucci erano spietati assassini, avrei dovuto affrontarli secondo te?<br />
- Sei solo un fifone, ma d’altva pavte, qualcuno di voi ha mai visto un<br />
ovanda combatteve? Siete tutti uguali: cevvelloni fifoni.<br />
- Almeno noi un cervello ce l’abbiamo. Voi cometa neanche quello.<br />
Emo sbadigliò: - Sentite un po’, sto cercando di dormire, che è la cosa<br />
che mi riesce meglio in questa patetica vita. Potete stare ZITTI! Siete<br />
pesci, TACETE! E che diamine.<br />
Mugìl s’intromise nella discussione: - Ragazzi, è stato un elri difficile, lo<br />
so. Voi non avevate mai visto un predatore e noi non abbiamo fatto<br />
abbastanza attenzione. Spero abbiate imparato che il fiume non è la<br />
vostra fontana. Dovete fidarvi di me e di Jeijei e arriveremo sani e salvi<br />
a Pantalassa. Questa esperienza potrà anche essere pericolosa, ma è un<br />
occasione unica di vedere il mondo, di conoscere altre creature, di<br />
portarvi a casa un bagaglio di esperienze che gli altri pesci rossi non<br />
possono nemmeno immaginare.<br />
- Se mai ci torneremo a casa - Ciccio, che era stato zitto tutta la bubza, si<br />
sentiva stanco, impaurito e arrabbiato - non ci avevi parlato di pesci che<br />
mangiano altri pesci, prima di partire.<br />
Detto questo uscì dalla tana, per non far vedere agli altri che stava per<br />
mettersi a piangere.<br />
- Tu imparato tecnica di fuga very quickly, io visto te - Jeijei aveva<br />
ascoltato tutto, scese dal tetto e si avvicinò al piccolo shubunkin - tu<br />
bravo soldato, tu può sopravvivere in vita di fiume.<br />
- Lo credi davvero? Grazie Jeijei.<br />
- Si dice “la ringrazio, signore”. Tu ora pesce rosso sergente di marines.<br />
- Scusi signor tenente colonnello, signore - rispose Ciccio tutto<br />
orgoglioso dell’onorificenza, dimenticando d’un tratto il motivo per cui<br />
era arrabbiato. Mugìl e gli altri, tranne Emo, li raggiunsero.<br />
- Bene signor tenente colonnello, vedo che i nostri amici qui faticano ad<br />
addormentarsi. Perché non ci racconta la sua storia, mi sembra che i<br />
piccoli ancora non la sappiano - detto questo Mugìl rientrò e si ritirò nel<br />
suo angolo. Quella storia, lui, l’aveva già sentita tante volte.<br />
69
Jejei si lisciò le lunghe antenne e cominciò: - Io nato in acue territoriali<br />
statunitensi di costa atlantica. Mio padre era valoroso astice Jake<br />
Johnson, mia madre reginetta di high school degli astici. Loro avuto<br />
dodici figli: Jill, Jane, Jade, James, John, Juliet, Jamie, Jeff, Jo, Jerome,<br />
Jimmy and me: Jake Johnson Junior. Detto Jeijei.<br />
Una bubza di tanto tempo fa, io che era piccolo astice molto curioso,<br />
entrato in trappola e catturato da peschereccio.<br />
- Cos’è un peschereccio? - chiese Ciccio.<br />
- Volete parlare più piano! - protestò Emo da dentro la tana.<br />
- Peschereccio è grosso muovilegno di creature dell’altrolà. Peschereccio<br />
me venduto a corpo di marines e imbarcato me su portaerei USS<br />
George Washington in partenza per guerra di Iraq. Lì io iniziato mia<br />
carriera militare.<br />
OK, vostre facce dire che voi no capito niente. Allora io spiega<br />
significato di parole. Marines sono creature dell’altrolà specializzate in<br />
combattimento, portaerei è altro muovilegno, come peschereccio ma più<br />
grande, Iraq è posto very, very lontano.<br />
-E guerra? - chiese Tecno.<br />
- Guerra è cosa difficile da spiegare a pesci. Creature dell’altrolà divise<br />
in tanti groups, quando un group volere una cosa che ha altro group,<br />
loro attaccare. Loro non avere denti aguzzi o chele, ma oggetti,<br />
tantissimi oggetti, come pietre e legni ma più pericolosi, costruiti per<br />
uccidere altre creature dell’altrolà.<br />
- Uccideve? Ma non possono semplicemente davsi quattvo movsicate<br />
come facciamo noi quando ci contendiamo la bvumegna?<br />
- No, loro uccidere tutti, anche loro avvannotti, per prendere quello che<br />
vuole. Chi più ha oggetti per distruggere più comanda. Guerra è cosa<br />
molto stupida, ma very important per creature dell’altrolà, loro<br />
costruire continuamente nuovi oggetti per fare guerra. E quando non<br />
c’è motivo di fare guerra loro inventa scuse ancora più stupide di<br />
guerra, ma tutti credere. Loro no valorosi come astici, che usano solo<br />
queste - e diede un paio di sforbiciate nel vuoto, mostrando le pesanti<br />
chele - e combattono con lealtà rispettando avversario. Comunque,<br />
esperienza su portaerei è stata very important for me, io imparato<br />
disciplina di marines, io appreso tattiche militari. Poi arrivato in Iraq e<br />
70
cuoco di marines pensato di cucinare me per sollevare morale di<br />
generale depresso da sconfitte sul campo. Era calda sera, io ricorda<br />
ancora: cuoco legato mie chele per non farsi pinzare, preparato acua<br />
bollente, poi distratto da soffritto che brucia. Io scappato, in mie<br />
orecchie ancora sento incoraggiamento di altri astici prigionieri che<br />
gridava: go Jeijei, go! Fagli vedere chi sei!<br />
Jeijei rimase un attimo in silenzio, commosso: - Io scappato da finestra,<br />
cuoco inseguito me, io salito sopra ruota di grosso muovilegno volante<br />
in partenza per missione notturna. Io caduto in acua. Grande tonfo. Io<br />
svenuto.<br />
Passato tanto tempo. Io vagato per molte acue diverse. Una volta<br />
attaccato da squalo, il più grande predatore, lui messo me dentro sua<br />
bocca, ma io pinzato suo palato. Zac! Io conosciuto balene, creature più<br />
grandi di tutta Pantalassa, loro molto buone, grande cuore. Io compiuto<br />
missioni per servizi segreti di gamberi, io stato guardia del corpo di re<br />
Merluzzo IV. Poi conosciuto padre di Mùgil, bravo pesce! Lui assoldato<br />
me per missioni fluviali, da allora io viaggia e quando arriva a<br />
Pantalassa muggini riserva me brumegna, pulisce mie chele, offre<br />
grande tana full optional.<br />
- I nostvi genitovi ci hanno sempve raccontato che tu vapisci i piccoli<br />
pesci disobbedienti.<br />
- Vostri genitori purtroppo no ricorda tante cose, ma questa è altra<br />
storia. Ora tardi, piccoli marines sveglia presto domani.<br />
I piccoli, ancora eccitati dalla storia, si congedarono a fatica,<br />
raggiunsero Emo (che fingeva di russare, ma aveva ascoltato la storia<br />
senza perdere una parola) e finalmente si addormentarono.<br />
Per Fuordiboccia era stata preparata in fretta e furia una tana a parte,<br />
con vista sul lago e cameriere personale. Era stato accolto con tutti gli<br />
onori dal comitato scientifico dei gatti, presentato alle autorità e<br />
invitato a una cena di gala. Gatti da tutto il lago erano accorsi per<br />
accreditarsi al ciclo di conferenze che sarebbe stato organizzato negli<br />
elri seguenti. Fuordiboccia si era rifiutato categoricamente di fare i suoi<br />
interventi nella grande sala di rappresentanza (spazi enormi! Niente<br />
contatto coi solidi!), aveva invece richiesto di poter parlare da dentro<br />
71
un buco che lui stesso si sarebbe scavato nel fango, mentre il pubblico<br />
sarebbe rimasto all’aperto. I gatti accolsero queste stranezze come segni<br />
della genialità dell’insigne professore e lo accontentarono.<br />
Il primo elri al lago dei gatti Fuordiboccia venne accompagnato da<br />
Gigatta e altri rappresentanti del governo a un giro turistico, gli<br />
mostrarono le tane in costruzione, fu presentato come l’ospite d’onore<br />
per l’inaugurazione di un nuovo magazzino in cui i gatti ammassavano<br />
la brumegna (centinaia di uova di non si sa quale insetto), quindi fu<br />
portato a vedere i cantieri dove sarebbero sorte nuove tane, in una zona<br />
in cui crescevano giunchi e altre piante acquatiche.<br />
Qui incontrò Jeijei, intento a tagliare i giunchi con le chele.<br />
- Ecco, quel grosso astice che vedete al lavoro è un mio paziente da<br />
parecchio tempo. Eh già, non mi occupo solo di pesci, le mie<br />
conoscenze mi permettono di lavorare con altre creature psichicamente<br />
instabili. Quello è un caso molto difficile, devo ammetterlo, però lo sto<br />
aiutando a tirare fuori dalla dura corazza le sue fragilità.<br />
- Stupido pesce testa bacata, io taglia tua lingua.<br />
Fuordiboccia gli si avvicinò e gli disse a mezza bocca: - Reggimi il<br />
gioco, dai. Mi hanno promesso il pranzo in una minuscola bettola<br />
scavata sottoterra. Se rimango ancora un po’ all’aperto mi prendono le<br />
convulsioni.<br />
- Io dopo fa assaggiare te mia chela, altro che pranzo.<br />
- Quindi dice che le piace lavorare qui, beh sì, credo possa avere una<br />
valenza terapeutica. Mi dica, come mai sta tagliando queste piante?<br />
- Gatti crescono di numero, loro espande territorio.<br />
- Ah ecco. Non le rubo altro tempo, ci vediamo domani in seduta.<br />
Jeijei non ebbe modo di aggiungere altro, che Fuordiboccia e i gatti si<br />
erano già allontanati.<br />
Nel frattempo Mugìl e i pesciolini avevano raggiunto la loro zona di<br />
lavoro, dopo essersi svegliati di buon elri e aver lasciato la tana in<br />
silenzio per non svegliare Cloe. Il compito assegnato era quello di<br />
raccogliere le uova che i gatti consegnavano loro in prossimità di un<br />
piccolo ruscello immissario del lago e di portarle al magazzino. Sulla<br />
superficie batteva una leggera pioggia, la temperatura dell’acqua era<br />
ancora molto fredda. La foce del torrentello era tutta un brulicare di<br />
72
gatti che andavano avanti e indietro; c’erano poi altri pesci, tutti di<br />
piccole dimensioni, che davano una mano a trasportare le uova. I<br />
pesciolini dovevano attendere che arrivasse una missione, così era<br />
chiamato un gruppo di tre gatti con un carico di uova nelle larghe<br />
bocche, ricevere la brumegna e trasportarla sino al magazzino. Era<br />
severamente vietato anche solo assaggiare una di quelle uova.<br />
Mugìl spiegò la presenza degli altri pesci: - Sono tutti stranieri come noi<br />
che si pagano il soggiorno lavorando per i gatti. Quei piccoletti lì sono<br />
alborelle, quegli altri dallo sguardo poco intelligente sono cavedani e il<br />
tipo tutto colorato è un persico sole.<br />
La missione era appena arrivata, i pesciolini si riempirono le bocche di<br />
uova e si avviarono verso il magazzino. Lungo il tragitto non potevano<br />
parlare, per non schiacciare inavvertitamente le uova, e si accorsero di<br />
due cose: la prima era che da quando avevano lasciato la fontana si<br />
erano abituati lentamente a parlare con Mugìl, con Jeijei, tra di loro, e<br />
comunicavano molto di più di quanto non avessero mai fatto. La<br />
seconda era che nel lago regnava un grande silenzio, più che a Fontana<br />
Tonda.<br />
Giunti al magazzino consegnarono le uova ad altri gatti e ripartirono.<br />
- Mugìl, come mai il lago è pieno di gatti ed è così silenzioso?<br />
- Bella domanda caro Ciccio. Mi piace che tu abbia notato questo e che<br />
lo ritieni insolito. Vi racconterò qualcosa sui gatti. Vedete, la società dei<br />
pesci gatto è molto complessa. Sono laboriosi e piuttosto intelligenti.<br />
Un tempo il lago era abitato da tantissime specie, poi i gatti presero il<br />
sopravvento grazie alla loro organizzazione meticolosa. Ogni gatto<br />
appartiene a una famiglia e ogni famiglia appartiene a un clan. I gatti a<br />
capo dei clan vengono eletti tra i personaggi più influenti delle varie<br />
famiglie. Più clan formano una zona e anche le zone hanno dei<br />
rappresentanti eletti fra tutti i gatti che abitano la zona. Infine vi è il<br />
consiglio dei gatti, eletto fra tutti i gatti del lago ogni bollura-El.<br />
- Insomma, passano la vita a eleggersi l’un l’altro.<br />
- Più o meno è così, Tecno. La loro organizzazione si chiama gattocrazia.<br />
Mi direte: e questo cosa c’entra col silenzio? Dovete sapere che i gatti<br />
delle varie famiglie non possono parlare tra di loro in pubblico, se<br />
hanno qualcosa da dire ne parlano nella tana e solo il capofamiglia è<br />
73
autorizzato a riferire ai rappresentanti del clan, all’interno di riunioni<br />
prestabilite. Se le questioni riguardano più clan, allora se ne parla alle<br />
riunioni di zona e se più zone sono coinvolte in un argomento, questo<br />
viene discusso alle riunioni del consiglio.<br />
Tecno fece una smorfia: - Questa cosa mi sembra poco logica. Quindi se<br />
mi prude una pinna, non lo posso comunicare a Ciccio, ma devo dirlo<br />
al mio rappresentante che se valuterà la cosa di competenza del clan lo<br />
dirà al rappresentante di Ciccio in una apposita riunione?<br />
- Esatto. Tieni presente, però, che gli argomenti ritenuti importanti sono<br />
veramente pochi, perciò solitamente i gatti se ne stanno zitti. Insomma,<br />
anche qui i pesci sono silenziosi, come a Fontana Tonda. La differenza è<br />
che a casa vostra il silenzio è una consuetudine e chiunque, da un<br />
momento all’altro, può mettersi a parlare…<br />
- Come la maestra Cloe.<br />
- …mentre qui il silenzio è regolato dal complicato sistema della<br />
gattocrazia. Ricordate quello che vi ha detto il gatto dell’ufficio<br />
immigrazione? I gatti sono tutti uguali. Per mantenere l’uguaglianza<br />
bisogna attenersi al sistema, quindi se un gatto deve dire qualcosa lo fa<br />
tramite il suo rappresentante di famiglia o il rappresentante di clan o<br />
quello di zona, dipende dall’argomento, beh, insomma è così<br />
complicato che la voglia di parlare scapperebbe anche a me.<br />
- Però i gatti non sono tutti uguali, i rappresentanti contano di più degli<br />
altri.<br />
- Tecno, vedo che sei portato per le scienze politiche. Attento a quello<br />
che dici, questa è una cosa che fa irritare i gatti. I rappresentanti si<br />
chiamano così perché rappresentano i loro simili (o meglio, i loro<br />
uguali) ma sono eletti, non sono dei capi come la Triade, comandano in<br />
nome del popolo. Questo in teoria, nella pratica fanno i loro interessi e<br />
più sono potenti meno si ricordano del motivo per cui stanno lassù. Le<br />
azioni dei capofamiglia sono direttamente controllate dagli altri<br />
membri, non possono permettersi troppi lussi, ma quelli del consiglio<br />
vivono nell’ozio e passano le giornate a discutere scambi di favori col<br />
tale rappresentante di zona o col talaltro nipote del cugino che vuole un<br />
posto alle prossime elezioni. Come avrete capito non mi piace molto<br />
74
questo posto. Però può esservi utile per farvi un’idea di come si vive in<br />
luoghi che non siano una fontana.<br />
- Dobbiamo lavovave molto qui? A me fa già male la mascella.<br />
- Cinque elri di lavoro, due di riposo.<br />
- Che palle non c’è neanche il tempo per deprimersi.<br />
- Potrebbe non essere così male, Emo lill.<br />
Davanti a loro passò un nutrito gruppo di piccoli gatti, nessuno si voltò<br />
a salutarli.<br />
- Non ci guardano perché non possono parlare o perché siamo<br />
stranieri?<br />
- Entrambe le cose. Gli stranieri possono entrare nel lago a determinate<br />
condizioni e devono lavorare per i gatti. Non siamo visti molto bene,<br />
perché i gatti hanno faticosamente conquistato la loro supremazia e<br />
temono di perderla nuovamente; allo stesso tempo, però, siamo<br />
necessari ai gatti, perché grazie a noi evitano di svolgere tutti i lavori<br />
più pesanti. Non possono essere apertamente ostili, la voce si<br />
diffonderebbe e tutti gli altri pesci se ne starebbero alla larga dal lago.<br />
Si limitano a tenere una posizione di superiorità e di indifferenza,<br />
evitando di entrare troppo in contatto con noi. Ecco che è arrivata<br />
un’altra missione. Forza, diamoci da fare.<br />
75
76<br />
NOVE<br />
Facciamo una pausa? Devo sgranchirmi le gambe.<br />
Sì, io ho la gola asciutta da quanto ho parlato, per di più fuori<br />
dall’acqua.<br />
Bene, possiamo riprendere. La giornata oggi è perfetta per stare all’aria aperta,<br />
non trovi?<br />
Preferisco l’acqua aperta, comunque è vero ci stiamo avvicinando alla<br />
bollura ormai.<br />
Mi stavi parlando della gattocrazia e del lavoro che era stato assegnato ai<br />
pesciolini. Sono curioso di sapere come stava Cloe nel frattempo.<br />
Per Cloe gli elri passavano molto lentamente. Si svegliava che la tana<br />
era vuota, assaggiava svogliatamente qualche alga, si girava su un<br />
fianco, poi sull’altro. La ferita le doleva molto, però aveva cominciato a<br />
dare segni di miglioramento. Ogni tanto passava Gigatta a controllarla.<br />
Non era particolarmente amichevole quel pesce, ma dal punto di vista<br />
medico ci sapeva fare, non c’era dubbio.<br />
I pesciolini non rientravano mai prima dell’ora di bubza. C’era tanto<br />
tempo per pensare. Troppo. Cloe rifletteva soprattutto sul fatto che<br />
l’ultimo periodo della sua vita non era stato particolarmente fortunato:<br />
prima il processo, poi la carcerazione, infine l’aggressione dei lucci. Gli<br />
eventi si erano concatenati con risvolti imprevedibili. Come sarebbe<br />
proseguito il viaggio? Era spaventata, certo, ma la sensazione<br />
prevalente in lei era un’altra. Un misto di eccitazione e allegria. Aveva<br />
voglia di esplorare, di mettersi in sesto per riprendere il fiume.<br />
Ripensando alla vita nella fontana le sembrava così monotona, le cose<br />
andavano sempre allo stesso modo. Solo nel ricordare quando aveva<br />
messo su la scuola per i pesciolini le affioravano le stesse sensazioni che<br />
ora provava, la stessa voglia di affrontare l’ignoto.
I piccoli stavano rispondendo bene alle sollecitazioni di quel mondo<br />
tutto nuovo. Avevano voglia di imparare e si fidavano di Mugìl. Non<br />
mancavano le lamentele, soprattutto da parte di Luci. Era normale<br />
d’altra parte, non avevano mai lavorato prima e la loro vita era sempre<br />
stata circoscritta nello spazio limitato della fontana.<br />
Al calare della bubza i pesciolini si stringevano attorno a Cloe e le<br />
raccontavano la loro giornata. Mugìl aveva ottenuto di farli staccare un<br />
po’ prima dal lavoro per permettere ai piccoli di svagarsi e andare in<br />
giro per il lago. In cambio doveva fermarsi lui a lavorare fino a tardi.<br />
Cloe ascoltava i pesciolini e raccontava loro delle favole, come ai tempi<br />
della scuola.<br />
Una sera Tecno si fermò più a lungo con lei, era ansioso di raccontarle<br />
una cosa, ma non voleva che gli altri ascoltassero.<br />
- Sai maestra, ho fatto amicizia con un gatto della mia età. É una cosa<br />
vietata, vietatissima. Io però ho usato uno stratagemma: c’era questo<br />
gatto che mi seguiva da lontano e quando mi voltavo faceva finta di<br />
andare in un’altra direzione. Allora io mi sono avvicinato e gli ho detto:<br />
so che non mi puoi parlare, parlo io per te, tu fai solo cenno di sì o no<br />
con la testa e tieniti a distanza di sicurezza. Così ci siamo conosciuti. Si<br />
chiama Ratto. Mi ha portato in una tana in disuso e lì ha cominciato a<br />
parlare, non la smetteva più. Ratto fa parte di un gruppo segreto<br />
chiamato Movimento Antigattocratico Globale o MAG. Loro non<br />
accettano la gattocrazia, dicono che è un astuto sistema per privare i<br />
pesci della libertà, facendo credere loro che è l’unico modo possibile di<br />
essere liberi. Si riuniscono in tane abbandonate, Ratto mi ha portato a<br />
una loro riunione e tutti erano felici di vedermi. Dicono che gli stranieri<br />
arricchiscono le loro idee. Sono veramente forti, sai maestra. Compiono<br />
azioni di sabotaggio, fanno entrare stranieri senza permesso, rubano le<br />
uova dal magazzino. Cioè, non so cosa c’entri rubare le uova con la<br />
lotta alla gattocrazia, però è divertente. Ieri volevano sapere quanto<br />
tempo ci vuole per spostare alcuni grossi sassi in un certo posto e mi<br />
hanno chiesto di fare i calcoli per loro, dicono che sono un ingegnere<br />
rivoluzionario. Tu cosa ne pensi?<br />
77
- Penso che i tuoi nuovi amici sembrano simpatici, però devi stare<br />
attento a non entrare dentro faccende più grandi di te. Non sappiamo<br />
come si comportano i gatti con chi viola le loro leggi. Tecno lill, tu sei<br />
abbastanza intelligente per capire quando rischi di cacciarti in un guaio<br />
serio e penso anche che tu sappia se ne vale la pena o meno.<br />
- Io credo che sia giusto combattere contro la gattocrazia. I pesci hanno<br />
diritto di parlare quando e come vogliono. Ce lo hai insegnato tu<br />
questo, no? Il MAG lotta per un nobile ideale e se posso fare qualcosa<br />
per loro, perché non aiutarli?<br />
- Perché siamo qui da pochi elri e non sappiamo come stanno<br />
veramente le cose. Tra poco io sarò guarita e potremo partire.<br />
- Maestra, davvero non capisci? Per gli altri pesci rossi io sono solo un<br />
secchione che ha paura della sua ombra. Non piaccio alle pescioline,<br />
sono goffo, non so nuotare veloce. Fino a poco tempo fa pensavo di<br />
essere bravo solo nelle gare di matematica. Per il MAG sono un<br />
ingegnere rivoluzionario! Loro hanno bisogno di me!<br />
Tecno non aspettò alcuna risposta. Si allontanò sbattendo la coda e uscì<br />
dalla tana. Cloe fece un cenno a Mugìl e gli confidò le sue<br />
preoccupazioni. Il muggine cercò di rassicurarla, dicendole che avrebbe<br />
tenuto d’occhio Tecno.<br />
Ormai mancava poco alla sua completa guarigione, Cloe aveva già<br />
cominciato a muoversi per la tana e presto sarebbe riuscità a nuotare a<br />
una velocità ritenuta sufficiente per sfuggire ai pericoli. Quella bubza<br />
però Tecno tornò alla tana molto tardi e così le bubze seguenti,<br />
noncurante dei richiami degli adulti.<br />
Erano quasi pronti alla partenza. Jeijei stimava ancora un paio di elri<br />
per essere sicuri che Cloe stesse bene. Gigatta aveva fatto un ottimo<br />
lavoro, curando una ferita che altrove sarebbe risultata mortale. Luci<br />
era stravolta e cominciava ad avere crisi di pianto quando doveva<br />
alzarsi. Ciccio era annoiato perché il tempo libero lo passava con<br />
quell’isterica di Luci, mentre il suo amico Tecno andava chissà dove.<br />
Fuordiboccia era stato acclamato, insignito di una laurea honoris causa<br />
in psicogattologia e invitato nelle sedi di ogni clan dei gatti per le sue<br />
conferenze. Spesso Emo andava ad ascoltarlo: per qualche oscuro<br />
78
motivo il piccolo demekin si sentiva tranquillo e quasi ‘felice’ nel<br />
dondolare in mezzo a decine di gatti, mentre il professore li ammaliava<br />
con discorsi sulla psicologia ittica. Gli piaceva quando Fuordiboccia lo<br />
invitava accanto a sé, nel cunicolo dal quale parlava, e lo presentava<br />
alla platea come esempio di depressione giovanile. Non avevano un<br />
grosso dialogo fra loro, ma Emo si sentiva in sintonia con Fuordiboccia<br />
e percepiva che anche per il professore era così.<br />
Poi un elri si sparse la voce che nel lago era arrivata una trota campione<br />
mondiale di nuoto e le lezioni di Fuordiboccia vennero annullate in<br />
favore di conferenze stampa e dell’organizzazione di locali olimpiadi<br />
sotto il patrocinio della trota fenomenale. Quando una bubza i pesciolini<br />
rientrarono dal lavoro, trovarono Fuordiboccia che discuteva<br />
animatamente con Mugìl e Cloe: - Vi rendete conto? Hanno cacciato<br />
me, intellettuale plurilaureato, per fare spazio a una trota tutta muscoli<br />
e niente cervello!<br />
Sul tetto della tana, Jeijei se la rideva: - È mondo di show-businness.<br />
Oggi sei star, domani sei acua sporca. E poi tu non sei professore, sei<br />
solo imbroglione sciroccato.<br />
- Rimangiati quello che hai detto, crostaceo. Se vuoi conferire con me<br />
sono quattro porzioni di brumegna a seduta.<br />
I pesciolini si accomodarono a godersi lo spettacolo di un pesce rosso<br />
che prendeva a testate il carapace di un astice.<br />
Calata definitivamente la bubza, il clima divenne sempre meno<br />
divertente. Tecno non aveva fatto rientro e nell’acqua si avvertivano<br />
forti vibrazioni provenire da lontano. Jeijei sintonizzò le antenne: -<br />
Sento big sassi che cadono e grida di pesci, tanti gatti lontano, verso<br />
ruscello, pesci che lotta. Questo è problem, boss.<br />
- Dobbiamo andare a cercare Tecno. Voi restate qui con Cloe.<br />
Torneremo presto.<br />
Uscirono rapidamente dalla tana e si diressero verso il ruscello. Il lago<br />
sembrava disabitato. Passando accanto al magazzino, videro che una<br />
parete era crollata e molte uova erano sparpagliate sul fondale.<br />
In lontananza l’acqua si intorbidiva. La cosa, unita al buio di una notte<br />
senza luna, rendeva la visuale molto scarsa. Era in corso una vera e<br />
propria battaglia. Mugìl cominciò a preoccuparsi seriamente, Jeijei<br />
79
invece avanzava spavaldo. Si trovarono in mezzo alla confusione e<br />
cercarono di capire quel che stava succedendo: davanti alla foce del<br />
ruscello erano stati spostati alcuni sassi che rendevano molto difficile il<br />
passaggio. In quello spazio ristretto un nutrito gruppo di gatti lottava<br />
furiosamente contro una decina di cavedani e due grosse carpe.<br />
- Questa è simile a guerra, Boss. Attento! - due gatti furono addosso a<br />
Mugìl e cercarono di immobilizzarlo al suolo, Jeijei chiuse le chele per<br />
evitare di affettarli e sferrò due ganci, mandando i gatti pinne all’acqua.<br />
In quel momento, dietro di loro irruppe un altro gruppo di pesci.<br />
C’erano persici, cavedani, alborelle e pure qualche gatto, alla guida del<br />
drappello c’era… Tecno!<br />
Al grido di: - MAG è liberta! - affrontarono i gatti in un vortice di code<br />
e pinne. Mugìl rimase allibito per il coraggio e la foga con cui Tecno<br />
combatteva. Lo vide sferrare una testata a un gatto e un colpo di coda a<br />
un altro. La stazza di Tecno, però, era troppo inferiore agli altri e dopo<br />
poco il pesciolino cominciò a prenderle di santa ragione. Jeijei<br />
intervenne in suo soccorso e i ribelli del MAG inneggiarono all’arrivo<br />
della cavalleria pesante. Afferrò il piccolo oranda con una chela e lo<br />
trascinò fuori della mischia.<br />
Trovarono rifugio in una tana, dove una gatta e tre piccoli erano<br />
rannicchiati in un angolo.<br />
- Tecno, si può sapere che sta succedendo?<br />
- È la bubza della rivoluzione. Il Movimento Antigattocratico Globale<br />
guida la rivolta degli stranieri. È arrivato il tempo di conquistarci la<br />
libertà.<br />
- Tu nuotato in acua inquinata? Cosa dici… tu ha libertà.<br />
- Io sì e proprio per questo devo aiutare gli altri fratelli stranieri a<br />
conquistare il lago e a non essere costretti a lavorare per i gatti. Lo<br />
sapete da dove vengono le uova? I gatti le rubano dalle tane degli altri<br />
pesci lungo il ruscello, così hanno fatto anche nel lago decimando le<br />
altre creature. E i pesci rimasti sono costretti a lavorare per loro. Gli<br />
erbivori ricevono in cambio qualche pianticella striminzita e gli<br />
onnivori come noi? Uova. Le uova dei nostri fratelli stranieri. Così<br />
siamo complici del terribile sistema gattocratico.<br />
80
- Tecno, può darsi che tu abbia ragione, però adesso che facciamo? Cloe<br />
e gli altri non sanno ancora nulla e mi sembra di capire che i gatti<br />
adesso attaccheranno ogni pesce diverso da loro.<br />
- Ho già previsto un piano per la vostra sicurezza, seguitemi.<br />
Tecno uscì spavaldamente dalla tana, sembrava che le botte appena<br />
prese non avessero avuto alcun effetto su di lui. Si mosse con decisione<br />
nell’oscurità, incontrò un gatto e si bisbigliarono qualcosa.<br />
- Questo è Ratto, ci guiderà nei tunnel del MAG.<br />
- Piacere di conoscervi, fratelli - disse Ratto.<br />
Sotto la scorta di Jeijei attraversarono il lago e raggiunsero la tana dove<br />
tre gatti avevano costretto i pesciolini in un angolo e stavano cercando<br />
di immobilizzare Fuordiboccia.<br />
Tecno si parò davanti ai gatti e gridò: - Fuori di qui o vi mangio i baffi -<br />
i gatti sorrisero e stavano già per saltargli addosso, quando dietro di lui<br />
apparve Jeijei, sfregandosi le chele. I gatti sgranarono gli occhi, quindi<br />
fecero un buco nel soffitto fangoso della tana e fuggirono via. Tecno<br />
guardò i suoi amici come a dire: - Visto quanta paura faccio?<br />
Ratto spiegò velocemente quello che stava succedendo, Mugìl era<br />
preoccupato per la salute di Cloe, ma questa disse senza esitazione di<br />
essere in grado di nuotare. Non avevano molte alternative se non<br />
quella di seguire Ratto prima che gli altri gatti li individuassero.<br />
Il MAG aveva costruito una serie di tunnel che passavano sotto la<br />
frontiera e sbucavano direttamente nel fiume emissario. Ogni tanto i<br />
gatti ne scovavano uno e lo facevano crollare, ma sempre nuovi ne<br />
venivano scavati per far entrare e uscire pesci clandestini.<br />
All’imboccatura del tunnel si presentò un nuovo problema: Jeijei era<br />
troppo grosso, le gallerie non erano state previste per creature delle sue<br />
dimensioni.<br />
- Pesci clandestini tutti piccoletti?<br />
- Stavamo pensando a un tunnel per le carpe, ma è un’opera ancora in<br />
fase di progettazione.<br />
- No problem, io passo da frontiera - e così dicendo si avviò verso il<br />
limite del lago, dove questo si restringeva per trasformarsi nuovamente<br />
in fiume.<br />
I pesciolini erano preoccupati per la sorte di Jeijei, Mugìl li rassicurò:<br />
81
- È sopravvissuto in Iraq, sa il fatto suo.<br />
Entrarono nel tunnel. Ratto e Tecno li guidavano nell’oscurità. Tutti<br />
erano stupiti di quanto fosse diventato coraggioso il piccolo oranda,<br />
soprattutto Luci che lo aveva sempre ritenuto un pappamolla. Sopra di<br />
loro si udivano rumori ovattati, forse anche lassù infuriava la battaglia.<br />
Uscirono dal tunnel con circospezione, la frontiera era pochi metri<br />
dietro di loro. Si sparpagliarono in mezzo ai sassi, alle loro spalle Jeijei<br />
stava ingaggiando un numeroso gruppo di gatti. Dopo averne<br />
ammaccati tre o quattro, si sentì tirare per la coda e ne vide altri che<br />
tentavano di circondarlo. Le sue chele si muovevano veloci, ma il<br />
numero degli avversari continuava ad aumentare. I pesciolini capirono<br />
che non aveva più speranze, quando sul posto arrivarono alcuni grossi<br />
gatti della sicurezza. Luci si voltò per non guardare la scena,<br />
Fuordiboccia scuoteva la testa, Ciccio cercò di respirare e di farsi<br />
coraggio: non poteva abbandonare il suo tenente colonnello. Mugìl si<br />
accorse che il piccolo shubunkin stava per partire alla carica e lo fermò:<br />
- Sei un buon soldato Ciccio, questo Jeijei lo sa e non vuole che ti<br />
sacrifichi per lui.<br />
- Ma io...<br />
- I crostacei hanno risorse che noi pesci non possiamo nemmeno<br />
immaginare.<br />
Nel frattempo i gatti avevano completamente circondato Jeijei e si<br />
preparavano a sferrare l’attacco finale. Qualcuno provava a morsicarlo,<br />
altri lo schernivano. L’astice smise di mulinare le chele e sembrò quasi<br />
arrendersi. Si voltò, si arrampicò su un sasso e... uscì dall’acqua!<br />
I pesciolini rimasero a bocca aperta. Emo chiese: - Si è suicidato?<br />
Dopo qualche minuto avvertirono un tonfo nel fiume, parecchi metri<br />
davanti a loro.<br />
- Andiamo - disse Mugìl. Svoltarono dietro un’ansa e trovarono Jeijei<br />
che si lisciava le chele: - Piaciuta tecnica di guerriglia hide and seek?<br />
Ai pesciolini venne spiegata la capacità di Jeijei di camminare sulla<br />
terraferma:<br />
- Altrolà non è bel posto, nemmeno per crostacei. But se serve a salvare<br />
corazza, qualche passo all’aria aperta posso fare.<br />
82
Era arrivato il momento di congedarsi da Ratto. Tutti i pesci lo<br />
salutarono affettuosamente, ringraziandolo per l’aiuto. Soltanto Tecno<br />
sembrava indeciso:<br />
- La rivoluzione ha bisogno di me, non me ne posso andare adesso.<br />
Fu proprio Ratto a rispondergli: - Sono certo che ci saresti molto utile<br />
qui, magari più come mente che come guerriero. Però credo che i tuoi<br />
amici abbiano bisogno di te per affrontare il fiume. Forse un elri ci<br />
rivedremo e potrai festeggiare con noi la liberazione del lago. Ricordati:<br />
una volta entrati nel MAG non se ne può più uscire e compito di un<br />
buon antigattocratico è quello di portare il messaggio del MAG in ogni<br />
luogo, in ogni acqua.<br />
- Lo farò Ratto, stanne certo.<br />
Mugìl aveva capito che senza l’intervento di Ratto non sarebbe stato<br />
facile convincere Tecno a proseguire il viaggio. Così salutò il gatto con<br />
grande riconoscenza e gli augurò buona fortuna per la sua rivoluzione.<br />
Il gruppo riprese il fiume, in direzione Pantalassa.<br />
83
84<br />
DIECI<br />
Certo che quei poveri pesci rossi ne hanno passato di tutti i colori, in poco<br />
tempo hanno vissuto più avventure di tutto ciò che avrebbe potuto accadergli<br />
in una vita a Fontana Tonda.<br />
Sì, non deve essere stato facile per loro affrontare un tale concentrato di<br />
emozioni, altro che bollevisione. E Pantalassa era ancora distante.<br />
Il sistema della gattocrazia mi ha ricordato comportamenti che pensavo<br />
appartenessero tipicamente a noi.<br />
È vero, succede talvolta che i pesci assumano atteggiamenti contro la<br />
loro stessa natura, se lo analizziamo attentamente anche il sistema della<br />
Triade non è un buon esempio di convivenza ittica. C’è un termine<br />
particolarmente adatto a ciò di cui stiamo parlando. Si usa dire che un<br />
comportamento è anti-ittico, quando uno o più pesci assumono<br />
atteggiamenti contrari al comune senso di appartenenza alle specie<br />
acquatiche. Poi spesso questo termine è interpretato a proprio<br />
piacimento dai pesci che potrebbero vedersi accusati di essere antiittici.<br />
Beh, se dovessi farti l’elenco dei comportamenti ‘anti-umani’, potremmo<br />
scrivere un altro libro, in questo non credo possiate batterci.<br />
Andiamo avanti, che la storia comincia a farsi interessante.<br />
D’accordo.<br />
Gli elri si allungavano e mano a mano che i pesci scendevano a valle<br />
l’acqua era sempre più calda. I piccoli imparavano molte cose del<br />
mondo che li circondava. Ora conoscevano il fiume, sapevano avvertire<br />
i pericoli e nascondersi ai predatori. Luci aveva quasi smesso del tutto<br />
di piagnucolare e di chiedere di tornare a casa. Il tabellino di marcia<br />
stabilito da Jeijei era sempre piuttosto rigido, anche se non mancavano i<br />
momenti di divertimento. Fuordiboccia nuotava sempre in disparte, ma<br />
a una distanza di sicurezza inferiore a prima. Spesso nuotava con Emo
e intrattenevano lunghe chiacchierate sul senso della vita e sulla<br />
bellezza degli ambienti limitati da solide pareti. Cloe aveva finalmente<br />
trovato il tempo per ringraziare Jeijei per averle salvato la vita. L’astice<br />
era rimasto in silenzio svariati secondi prima di vincere l’imbarazzo<br />
con un semplice: - Non c’è di che. È stato mio dovere.<br />
All’ora di bubza andavano a caccia di insetti e poi si riunivano tutti<br />
insieme in una grotta o sotto qualche sasso.<br />
- Mugìl adesso è il tuo turno. Devi raccontarci la tua storia - disse Ciccio<br />
mentre sgranocchiava una larva.<br />
- La mia storia è noiosa. Che ne dite invece se vi raccontassi la vera<br />
storia di Gengis-kin e del Demone Miagolante?<br />
- Sììì! - risposero in coro i pesciolini. Cloe guardò il muggine e scosse la<br />
testa, pensando che, come tante altre volte, Mugìl aveva trovato un<br />
modo per non parlare di sé.<br />
- Tanto tempo fa, nel luogo dove adesso c’è Fontana Tonda, vivevano<br />
diverse creature dell’altrolà, tra le quali Manomanna. Erano molto tristi<br />
e annoiate perché erano state costrette ad abbandonare le loro tane<br />
sulle rive di Pantalassa, per andare in cerca di brumegna. Per riportare<br />
l’allegria tra i suoi simili, Manomanna decise di costruire una versione<br />
ridotta di Pantalassa e così fece Fontana Tonda. Quindi la riempì di<br />
pesci rossi comuni.<br />
Per un po’ le creature dall’altrolà tornarono a essere felici; si riunivano<br />
intorno alla fontana e osservavano i pesci. Manomanna li curava<br />
amorevolmente e portava loro la brumegna. La fontana però era piccola<br />
e i comuni tutti monotonamente rossi, privi di iniziative divertenti,<br />
dediti sempre alle solite attività: sgranocchiare, mangiare, dormire.<br />
‘I pesci sono noiosi e tutti uguali. Ne voglio degli altri’ disse uno dei<br />
figli di Manomanna. La madre, per accontentare il suo cucciolo, diede<br />
ad alcuni pesci una brumegna speciale. Su qualcuno questa ebbe l’effetto<br />
di ingrandire i loro cervelli e aumentare la loro intelligenza, ad altri<br />
crebbero pinne fluenti e luminose. Manomanna aveva creato gli oranda<br />
e i cometa. Le creature dell’altrolà erano affascinate da tutte quelle<br />
varietà di pesci e la fontana era tornata a suscitare interesse. I pesci<br />
rossi però erano diventati molto litigiosi. Gli oranda sostenevano che la<br />
qualità più importante fosse l’intelligenza, i cometa ritenevano<br />
85
fondamentale la bellezza, mentre i comuni ce l’avevano con gli altri<br />
perché non erano abbastanza comuni. Manomanna capì che doveva<br />
intervenire con la sua brumegna speciale e decise di creare i kin: pesci<br />
guerrieri che si occupassero di mantenere l’ordine. L’esperimento riuscì<br />
parzialmente: alcuni pesci robusti e spavaldi si trasformarono<br />
effettivamente in grandi combattenti, quelli che invece avevano un<br />
carattere più debole divennero deboli anche fisicamente. Per<br />
differenziarli Manomanna li chiamò shubunkin e demekin. A ogni<br />
modo la fontana sembrava aver raggiunto un equilibrio. Almeno vista<br />
da fuori.<br />
I pesci più numerosi rimanevano i comuni ma, incredibilmente, i<br />
cometa, gli oranda e gli shubunkin presero il potere grazie a<br />
un’alleanza tra intelligenza, bellezza e forza che da allora si sarebbe<br />
chiamata Triade dei Pesci che Ne Sanno.<br />
Le prime Triadi erano spietate. I demekin e i comuni erano schiavi<br />
degli altri pesci, non c’era libertà, le varietà vivevano vite<br />
rigorosamente separate e regolate da leggi ferree. Se un pesce osava<br />
ribellarsi alla Triade veniva immediatamente spinto fuori della fontana,<br />
dove sarebbe stata Manomanna a decidere della sua vita. Potete<br />
immaginare però che Manomanna non fosse sempre lì pronta a<br />
occuparsi delle dispute dei pesci. L’espulsione, nella maggior parte dei<br />
casi, significava morte.<br />
Questo comportamento anti-ittico attirò l’attenzione del terribile<br />
Demone Miagolante: una spaventosa creatura dell’altrolà divoratrice di<br />
pesci, dotata di artigli micidiali e famelici occhi gialli. Inizialmente il<br />
Demone Miagolante dovette affrontare le ire di Manomanna, che non<br />
gradiva la sua presenza sul bordo della fontana. Poi si fece più astuto:<br />
attendeva la distribuzione della brumegna all’ora di bubza e non appena<br />
Manomanna si allontanava, eccolo comparire per ghermire i pesci che<br />
tentavano di cibarsi.<br />
Molti pesci fecero una brutta fine in quel periodo. Addirittura lo<br />
shubunkin della Triade di allora finì preda del Demone, tentò di<br />
ribellarsi in tutti i modi (era un pesce straordinariamente forzuto) ma<br />
non ci fu nulla da fare, il Demone lo portò via con sé.<br />
86
La fontana era scossa dal terrore, i pesci non riuscivano più a mangiare,<br />
il potere di ciò che rimaneva della Triade vacillava vistosamente. Fu<br />
allora che entrò in scena il nostro Gengis-kin.<br />
Gengis era un pesce piccoletto e piuttosto brutto... -<br />
- Come!? - protestò Ciccio - I miei genitori mi hanno sempre detto che<br />
era un pesce grande il doppio degli altri e forte il triplo.<br />
-Niente affatto, Gengis lavorava alle dipendenze di una nota famiglia<br />
di cometa ed era un pesce timido e taciturno. Una bubza stava<br />
accompagnando due piccoli cometa alla brumegna. Doveva verificare<br />
che non ci fosse il Demone nei paraggi e permettere ai piccoli di<br />
mangiare in pace. Mentre nuotavano, uno dei due si accorse di un<br />
insetto appena caduto in acqua e non resistette alla tentazione di salire<br />
in superficie per assaggiarlo. Il Demone attendeva in agguato poco<br />
oltre il bordo della fontana, allungò gli artigli e catturò il pesciolino.<br />
Immediatamente scattò l’allarme: in caso di attacco i pesci avevano<br />
l’ordine di cominciare a guizzare in ogni direzione per confondere il<br />
Demone Miagolante. Questi però aveva già catturato la sua preda e non<br />
si smosse, il suo obiettivo era cercare di immobilizzare il pesciolino.<br />
Gengis decise di intervenire. Sapeva di rischiare la vita, ma il pesciolino<br />
era sotto la sua custodia e non lo avrebbe lasciato morire così. Raccolse<br />
tutte le sue forze e spiccò un salto fuori dalla fontana, dritto sul muso<br />
del Demone. Si dice che nessun pesce né prima né dopo di allora abbia<br />
mai fatto un salto simile.<br />
Il Demone Miagolante fu preso alla sprovvista: Gengis andò a morderlo<br />
dritto sul naso e vi rimase attaccato. Il pesciolino cadde dagli artigli del<br />
Demone sul bordo della fontana e dibattendosi riuscì a rientrare in<br />
acqua, dove fu subito soccorso dai parenti.<br />
Gengis lottava come un luccio. Il Demone scuoteva la testa emettendo<br />
un terribile verso e con gli artigli cercava di staccarsi il pesce di dosso,<br />
ma quello non mollava. Barcollarono per un po’ sul bordo della<br />
fontana, da dentro i pesci cominciarono a incitare il loro eroe: Gengis!<br />
Gengis!<br />
Caddero entrambi in acqua, i pesci immediatamente si rifugiarono<br />
nelle tane. Ora Gengis era nel suo ambiente naturale, mollò la presa,<br />
guizzò sotto il suo avversario e andò a mordergli la coda. Dovete<br />
87
sapere che il Demone Miagolante odia l’acqua, non può starvi immerso<br />
più di qualche secondo e così, con un pesce inferocito attaccato alla<br />
coda, cominciò ad annaspare e faticosamente raggiunse il bordo della<br />
fontana. Solo allora Gengis mollò la presa. Il Demone uscì scrollandosi<br />
l’acqua di dosso, balzò giù dalla fontana e scomparve per sempre.<br />
Gengis aveva parecchi graffi, che presto si trasformarono in gloriose<br />
cicatrici. La fontana lo acclamò come un eroe e non vi fu alcuna<br />
obiezione sullo scegliere Gengis-kin come nuovo membro della Triade<br />
dei Pesci che Ne Sanno.<br />
Ciccio era perplesso: - Tu continui a chiamarlo Gengis, ma il nome<br />
giusto sarebbe Gengi. Gengi-skin.<br />
- Non mi sto sbagliando. Vi ho detto che Gengis era piccoletto e che era<br />
il servo di una famiglia di cometa.<br />
- Impossibile. Gli shubunkin non sono servi di nessuno.<br />
- Infatti Gengis-kin era un demekin.<br />
Scoppiò un pandemonio, Ciccio non poteva accettare che l’eroe, il<br />
miglior guerriero della storia di Fontana Tonda non fosse uno<br />
shubunkin. Emo invece, per la prima volta, pareva interessato alla<br />
storia.<br />
Mugìl cercò di fornire qualche spiegazione in più: - In breve tempo la<br />
società dei pesci di Fontana Tonda fece importanti passi avanti.<br />
Succede che, lungo il filo della Storia, un singolo pesce porti più<br />
cambiamenti di tante rivoluzioni. I pesci rossi trovarono l’unità sotto la<br />
guida di Gengis e cominciarono a vivere insieme. Molte leggi sulla<br />
separazione delle varietà vennero abolite e i piccoli cometa potevano<br />
finalmente giocare con i piccoli oranda o i piccoli demekin. Come voi<br />
fate ancora oggi.<br />
La libertà, però, va gestita con saggezza, altrimenti si deteriora<br />
velocemente e si trasforma in caos. Gengis era un pesce saggio, giunto<br />
alla vecchiaia si accorse che la siutazione stava precipitando: ogni pesce<br />
pensava di essere il padrone della fontana, nessuno rispettava più le<br />
regole della civile convivenza. Così Gengis restituì i propri poteri agli<br />
shubunkin, i quali riportarono l’ordine... -<br />
Ciccio cominciò a sentirsi meno offeso.<br />
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- ...pur senza ritornare indietro al vecchio sistema. I pesci ormai erano<br />
consapevoli dell’importanza di ogni singolo individuo, non vi erano<br />
più servi e padroni. Il resto della storia lo conoscete.<br />
Emo uscì dal suo angolo: - Quindi Gengis era uno di noi, forte! Però<br />
non è vero che siamo liberi. Comanda sempre la Triade e continuano a<br />
raccontarci che il grande eroe era uno shubunkin.<br />
A quel punto intervenne Tecno: - In realtà nessuno ha mai detto che era<br />
uno shubunkin, lo si dà per scontato. Come si può pensare che un<br />
demekin abbia sconfitto il Demone Miagolante?<br />
- Infatti - aggiunse Ciccio - come facciamo a sapere che ha ragione<br />
Mugìl?<br />
- Io vi ho solo raccontato una leggenda, così come l’avevano raccontata<br />
a me. Nessuno sa quale sia la verità. L’importante è che sappiate che la<br />
vostra storia, la storia della vostra specie, non si limita a ciò che potete<br />
ricordare e che ci sono stati pesci che hanno messo in gioco la loro vita<br />
per permettervi di essere ciò che siete.<br />
- Io continuo a dire che non siamo liberi. La Triade è libera. I demekin<br />
sono considerati inferiori agli altri.<br />
- Non posso darti torto, Emo lill. Ci sono pesci che hanno dei privilegi,<br />
un tempo li ottenevano con la paura e la sopraffazione. Oggi se li<br />
comprano con la bollevisione a pagamento. Un tempo le varietà<br />
vivevano vite separate, oggi possono stare insieme, ma non ci sono<br />
ancora famiglie miste. Pensate: se un pesciolino nascesse da un oranda<br />
e un cometa come lo si chiamerebbe? -andameta? -metanda? La Storia<br />
ha bisogno di tempo per i grandi cambiamenti, ma ci si arriverà.<br />
Il fatto che tutti voi, insieme, facciate parte della scuola di Cloe è un<br />
nuovo passo avanti. Voi siete la Storia.<br />
Mugìl si voltò verso Cloe, che dal suo angolo di caverna aveva ascoltato<br />
tutta la discussione, e incontrò uno sguardo riconoscente. Nel<br />
frattempo i pesciolini continuavano a parlare tra di loro: - Famiglie<br />
miste. Voba da matti. Come si può pensave che un cometa possa<br />
vovinavsi la veputazione con un pesce di un’altva vavietà.<br />
- Sono d’accordo. Pensa un cometa incrociato con un demekin.<br />
Piccoletto... e pure scemo - Luci cominciò a inseguire Ciccio per la tana:<br />
- se ti pvendo ti faccio vedeve io chi è scemo.<br />
89
Tecno si unì all’inseguimento, mentre Emo faceva capriole in acqua,<br />
gridando:<br />
- Gengis! Gengis!<br />
Fuordiboccia studiava il gruppo, prendendo mentalmente appunti per<br />
una conferenza sul disagio giovanile. Jeijei russava rumorosamente.<br />
Mugìl raggiunse Cloe e insieme osservavano divertiti quel particolare<br />
siparietto, godendosi l’atmosfera familiare e serena della caverna.<br />
Negli elri seguenti percorsero un altro tratto tortuoso del fiume. Il letto<br />
era ampio e profondo, dovevano nuotare velocemente per superare i<br />
punti troppo scoperti. Giunsero infine in una zona paludosa. Jeijei vide<br />
che i pesciolini erano stanchi e propose a Mugìl un breve deviazione: -<br />
Boss, perché non andiamo in palude di rane? Kids riposano, giocano<br />
con rane e poi ripartiamo.<br />
- Vecchio mio, stai diventando un nonnetto premuroso. Un tempo ci<br />
avresti fatto nuotare senza sosta fino a Pantalassa. D’accordo, facciamo<br />
sosta dalle rane, ma tieni le antenne in funzione, sappiamo come sono<br />
fatti gli anfibi.<br />
Mugìl aggiornò il resto del gruppo sulle loro intenzioni. Si sarebbero<br />
fermati un paio di bubze nella palude delle rane, prima di affrontare<br />
l’ultimo tratto di fiume che li avrebbe portati a Pantalassa. Furono<br />
brevemente istruiti sul comportamento da tenere con le rane: - Sono<br />
creature socievoli, che amano il divertimento. Per loro ogni occasione è<br />
buona per fare festa. Siate cordiali, ma non date loro troppa confidenza,<br />
sono anfibi e hanno costumi strani. Stanno a metà tra il nostro mondo e<br />
l’altrolà, se in certi comportamenti vi sembreranno ambigue sappiate<br />
che è la loro natura.<br />
La palude delle rane si estendeva lungo la sponda sinistra del fiume,<br />
l’acqua era stagnante e aveva un odore particolare che i pesciolini non<br />
conoscevano. Vi era parecchia vegetazione: giunchi, ninfee e altre<br />
piante acquatiche crescevano in abbondanza.<br />
I piccoli cominciarono a rincorrersi e scomparvero in mezzo alle piante.<br />
Cloe cercò di non perderli di vista, ma era impossibile. A ogni modo<br />
Mugìl la rassicurò: - Ci pensano le rane.<br />
90
Furono avvistati dalla rana sentinella e al primo gracidare ne seguirono<br />
altri sempre più numerosi. In breve tempo decine di anfibi comparvero<br />
da ogni dove. Ciccio se ne trovò tre davanti: - Ciao frè, cm stai?<br />
- Ehi frè, battimi la pinna, cm ti kiami?<br />
- Oh, qui c’è un frè! Venite!<br />
Il piccolo shubunkin era intimorito: - Buon… buongiorno.<br />
- Oh frè, stacci dietro ke t presentiamo gli altri.<br />
Le rane saltavano fuori e dentro l’acqua, Ciccio cercò di seguirle, ne<br />
perdeva una ed ecco comparirne un’altra. Arrivò in una zona della<br />
palude che sembrava il quartier generale delle rane e vide che anche gli<br />
altri erano stati condotti lì. Fuordiboccia stava avendo un attacco di<br />
panico: - Ancora queste maledette allucinazioni! Andate via!<br />
Jeijei provava senza successo a spiegargli che le rane erano reali.<br />
Una più grossa delle altre si fece avanti: - Mugìl! Jeijei! Ke bll vedervi.<br />
Qui c vuole una festa.<br />
- Sballo!! - gracidarono in coro tutte le rane.<br />
I pesciolini si erano radunati intorno a Cloe: - Maestva ma come<br />
pavlano queste?<br />
- Mugìl mi ha spiegato che si chiama ranesco, è una variante dell’ittico.<br />
Parlano molto veloce e contraggono le parole, non è facile capirle.<br />
Quello che ho capito è che chiamano ‘frè’ tutti quelli che non sono rane.<br />
- Maestva, le vane sono pesci?<br />
- No Luci, le rane sono anfibi, i loro cuccioli si chiamano girini e sono<br />
simili a noi pesci, poi gli crescono le zampe, gli cade la coda e si<br />
trasformano in rane. Quelli che stanno venendo verso di noi sono girini<br />
nella fase di metamorfosi, vedete alcuni hanno già le zampe e…<br />
Vennero travolti da una nuvola di girini eccitati.<br />
- Ciao frè.<br />
- Bella frè.<br />
- Cm butta frè?<br />
- Butta bene girino. Batti ‘sta zampa! - Emo sembrava a suo agio.<br />
- Noi andiamo a pigliare algabumma x la festa. Venite?<br />
Emo e Ciccio seguirono i girini senza indugi, Tecno e Luci si voltarono<br />
verso Cloe per chiedere il permesso e questa fece cenno di sì col capo.<br />
91
Ci volle parecchio tempo per calmare Fuordiboccia. Mugìl ebbe l’idea<br />
di portarlo in un groviglio di piante dove a fatica si riusciva a nuotare e<br />
in quello spazio ristretto Fuordiboccia ricominciò a respirare<br />
regolarmente.<br />
- Come ti senti?<br />
- Meglio. Apprezzo questa messa in scena in cui fate finta di parlare<br />
con le rane, che tutti sanno essere creature immaginarie, per non farmi<br />
sentire troppo pazzo, ma sono perfettamente in grado di affrontare<br />
questo stato di allucinosi dovuto ad un iperfunzionamento<br />
dopaminergico delle vie mesolimbiche. Quindi smettetela!<br />
- Forse ti conviene rimanere qui per un po’, vado a cercarti da<br />
mangiare.<br />
Uscito dalla giungla subacquea Mugìl ritrovò Jeijei e Cloe in compagnia<br />
di parecchie rane, davanti a un tronco d’albero imbandito con ogni ben<br />
di Elri. Gli anfibi guizzavano avanti e indietro offrendo insetti, bacche,<br />
verdura. Il gruppo musicale più famoso della palude era stato chiamato<br />
d’urgenza e stavano provando a gracidare le prime canzoni in onore<br />
degli ospiti.<br />
- Dove sono i ragazzi? - chiese Mugìl.<br />
- Sono andati coi girini a prendere una certa algabumma.<br />
- Dobbiamo vigilare che non ne mangino troppa, non è molto salutare.<br />
- Ah, quindi è una pianta?<br />
- Pianta very strange, miss Cloe. Very very strange.<br />
Cominciava a fare buio quando finalmente i pesciolini tornarono,<br />
accompagnati dalla solita nuvola di girini.<br />
- Maestra! Hai mai visto un alga così?<br />
- È molto saporita!<br />
- E anche colovata!<br />
Cloe studiò quella strana pianta dalle larghe foglie multicolore.<br />
- Assaggia frè! L’algabumma ti fa uscire pazza!<br />
- Non esagerate ragazzi - intervenne Mugìl - una foglia a testa è più che<br />
sufficiente. Guardate quanta brumegna ci hanno portato le rane.<br />
I girini furono distratti da un suono e anche i pesciolini si voltarono<br />
nella stessa direzione.<br />
- Qst sn i Ranones, il mio gruppo preferito!<br />
92
- Li lovvo troppo.<br />
- Andiamo!<br />
La nuvola, in preda a una eccitazione collettiva, si mosse verso lo<br />
spazio dedicato al concerto e i pesciolini si accodarono. Cloe e Mugìl li<br />
osservavano a distanza, sembravano divertirsi molto in mezzo ai girini.<br />
Emo, in particolare aveva abbandonato la sua solita faccia malinconica,<br />
per scatenarsi nelle danze ranesche, dimostrando una capacità di<br />
adattamento che nessuno avrebbe mai immaginato. Anche Ciccio si<br />
sentiva a suo agio: rane e girini avevano una grande considerazione di<br />
lui e lo stavano ad ascoltare con i grandi occhi sgranati, mentre<br />
raccontava delle tecniche di combattimento apprese da Jeijei e del<br />
modo in cui aveva eluso l’attacco dei lucci. Il tutto accompagnato da<br />
dimostrazioni pratiche in cui rane e pesce rosso schizzavano fuori<br />
dall’acqua, per ritornarvi con tuffi carpiati. Tecno e Luci ascoltavano il<br />
concerto cercando di starsene in disparte, anche se non era facile. Il<br />
primo ancora pensava agli amici gatti del MAG, al cui confronto le rane<br />
sembravano creature frivole e poco intelligenti, Luci invece si sentiva<br />
intimorita dai modi diretti e poco ‘signorili’ delle rane. La compagnia di<br />
Tecno non le dispiaceva, da quando li aveva portati in salvo dal lago<br />
dei Gatti, l’oranda non le sembrava più così pappamolla, anzi, aveva un<br />
non so che di affascinante quando raccontava le sue avventure da pesce<br />
rivoluzionario.<br />
La festa andò avanti tutta la bubza. A Fuordiboccia fu portato da<br />
mangiare nel sua tana improvvisata. Jeijei salì sul palco a cantare coi<br />
Ranones. Alcuni girini fecero indigestione di algabumma e<br />
cominciarono a comportarsi in modo strano. Anche Ciccio doveva aver<br />
esagerato perché iniziò a barcollare, non distingueva più il sopra e il<br />
sotto e nuotava a testa in giù tra le risate delle rane. Cloe lo<br />
accompagnò verso la tana.<br />
- Io voglio restare ancora! La festa non è finita - disse Ciccio biascicando<br />
le parole - c’è la musica, maestra. La musica, capisci? Da noi non esiste<br />
la musica.<br />
- Domani tornerai a sentirla, ora è tardi e tu ti devi riposare.<br />
Ciccio la seguì, convinto più dalla stanchezza che improvvisamente lo<br />
stava prendendo, che dalle parole di Cloe.<br />
93
Era quasi chiaro, quando finalmente tutti furono a dormire. Anche<br />
Cloe, esausta, si mise a riposare.<br />
I pesciolini non si risvegliarono che nel tardo elri. Decine di girini<br />
nuotavano già intorno a loro e in lontananza qualche rana aveva<br />
ripreso a cantare.<br />
- Sveglia frè, su le pinne!<br />
- Dai frè, ke c s spakka.<br />
- Guarda frè, m son kresciute le zampe.<br />
Ciccio era ancora stordito, Emo invece era già sveglio e baldanzoso.<br />
- Oh ma ke bello è il tuo ciuffo? Lo voglio anch’io frè.<br />
Cloe si svegliò e lo vide circondato dai girini.<br />
- Sn della razza dei pesci fiki, ke c posso fare?<br />
La maestra diede loro il permesso di andare, con la promessa che non<br />
avrebbero mangiato algabumma, quindi raggiunse Mugìl e Jeijei che<br />
stavano pianificando la parte finale del viaggio. Secondo i loro calcoli,<br />
Pantalassa distava ormai pochi elri. Usciti dalla palude delle rane<br />
avrebbero raggiunto in breve tempo la foce del fiume, dove le acque si<br />
distendevano su una pianura, formando diversi laghetti. Da lì<br />
avrebbero finalmente visto la meta del loro viaggio.<br />
Le rane sembravano ancora più eccitate della bubza precedente.<br />
Saltavano avanti e indietro, si riunivano in gruppetti per gracidare<br />
canzoni insieme. Un’altra cena abbondante era stata preparata. Jeijei<br />
non se lo fece dire due volte: - Frogs, amiche mie! Voi volete fare<br />
diventare me soldato palladilardo.<br />
I pesciolini giocavano e rincorrevano i girini per la palude. Poi<br />
improvvisamente scomparvero.<br />
Cloe preoccupata chiese alle rane.<br />
- Stai tranki - fu la risposta - sn andati al puzzotubo, tra poko tornano.<br />
Cloe si convinse che non era il caso di essere così ansiosa, ma il tempo<br />
passava e i pesciolini non tornavano. Quando disse a Mugìl del<br />
puzzotubo, questi fece un’espressione poco rassicurante. A quanto<br />
pareva il puzzotubo era una specie di caverna dalla quale uscivano<br />
acque maleodoranti. Jeijei riteneva che fosse per colpa delle creature<br />
94
dell’altrolà: - Loro no capisce importanza di acua. Loro inquina e poi<br />
muore perché bevuto acua sporca. Loro very stupid.<br />
Le rane continuavano a rassicurarli e a dir loro di non preoccuparsi,<br />
Cloe chiese indicazioni per raggiungere il puzzotubo. Mugìl e Jeijei<br />
(con la bocca ancora piena di brumegna) la seguirono.<br />
Il puzzotubo si trovava all’estremità meridionale della palude, in una<br />
zona in cui l’acqua ricominciava a scorrere e prendeva la sua via<br />
naturale verso Pantalassa. Aveva una grossa imboccatura visibile da<br />
lontano, già a parecchi metri di distanza l’acqua aveva un gusto<br />
rancido. Cloe faceva fatica ad avanzare. Per primo videro Ciccio.<br />
Giaceva riverso in mezzo a strane rocce colorate.<br />
- Bottiglie di plastica - disse Jeijei.<br />
Cloe smise di preoccuparsi per il gusto dell’acqua e accorse a<br />
rianimarlo: - Ciccio, che cosa è successo?<br />
Il pesciolino aveva gli occhi assenti: - I girini ci hanno portato qui -<br />
riuscì a dire - c’è l’acqua che ti sballa.<br />
In quel momento Luci e un girino si avvicinarono nuotando in modo<br />
disordinato e sbattendo contro quelle rocce colorate.<br />
- Sto in botta frè. E la vostra frè sta più in botta di me.<br />
- Maestva la mia coda è blu! E tu sei vevde! - riuscì a dire Luci prima di<br />
mettersi a vomitare.<br />
Bisognava portare via i pesciolini dal puzzotubo al più presto. Poco più<br />
avanti Mugìl riuscì a trovare anche Emo e Tecno: stavano giocando<br />
insieme ai girini con altri pezzi di plastica e facevano a gara a chi<br />
riusciva a spingerli più lontano a colpi di coda. Non fu facile riuscire a<br />
radunarli. I girini protestavano. Alcune rane lì presenti non<br />
sembravano preoccupate per la salute dei loro piccoli.<br />
Erano finalmente pronti a partire quando all’improvviso un’enorme<br />
zampa sbarrò loro la strada.<br />
- Aironi! - gracidarono in coro le rane. Era un segnale d’allarme!<br />
Improvvisamente dei gialli becchi acuminati cominciarono a fendere<br />
l’acqua e ad abbattersi su tutto ciò che si muoveva. I girini erano<br />
intorpiditi dall’acqua inquinata e divennero facile preda. Un airone<br />
vide i pesciolini e si scagliò su di loro.<br />
95
Jeijei intervenne prontamente: pinzò il becco dell’uccello, questi emise<br />
un grido e richiamò i suoi simili. Scoppiò un furioso combattimento.<br />
Gli aironi beccavano nell’acqua a caso e Jeijei rispondeva agli attacchi<br />
senza paura. Qualche colpo degli aironi andò a segno scalfendo la sua<br />
dura corazza.<br />
I pesciolini furono trascinati al riparo di alcune ninfee.<br />
A un certo punto Jeijei riuscì a pinzare la zampa di un airone, questi<br />
cercò di fuggire alzandosi in volo e si portò dietro l’astice per un breve<br />
tratto. Caduto in acqua di schiena, Jeijei si trovò zampe all’aria e non<br />
riusciva a raddrizzarsi. Gli aironi capirono che potevano colpirlo sul<br />
ventre, dove la corazza era più molle.<br />
- Colpite vigliacchi! Io marines, non ho paura di morire!<br />
- Certo che ne hai, guarda come ti tremano le zampe - Fuordiboccia era<br />
accanto a lui, o almeno così sembrava a Jeijei, dato che forse era<br />
davvero la paura a dargli quella visione.<br />
- Facciamo che morirai con onore un’altra volta?<br />
Fuordiboccia prese la rincorsa e colpì l’astice con una testata<br />
terrificante, ribaltandolo. Ora era il pesce rosso il più vulnerabile, ma<br />
Jeijei non perse tempo e tornò ad attaccare gli aironi con tutte le sue<br />
forze.<br />
Gli uccelli indietreggiarono a suon di pinzate e furono spinti fuori della<br />
palude. Jeijei uscì dall’acqua roteando le chele- Acua Vs Aria uno a<br />
zero. Non si scherza con lo US Marines Corps!<br />
I pesci tornarono al quartier generale delle rane. I piccoli erano ancora<br />
storditi dall’acqua inquinata e impressionati dalla scena a cui avevano<br />
assistito. Molti girini, infatti, non erano scampati ai becchi accuminati<br />
degli aironi. Jeijei caricò Fuordiboccia dolorante sulla sua schiena.<br />
Avrebbe voluto ringraziarlo, ma le parole non gli venivano fuori, riuscì<br />
solo a dire: - Salvato da pesce psicopatico, puah! Tu grande testa dura.<br />
Grande grande testa dura.<br />
Appena arrivati, Cloe nuotò incontro alla rana più grossa: - Come<br />
potete lasciare che i vostri piccoli vadano a stordirsi con quelle acque!<br />
Che genitori siete? Ridotti in quello stato, anche il più stupido dei<br />
predatori riuscirebbe a cibarsene.<br />
96
- Oh stai tranki frè, noi c’abbiamo da kantare. Ogni rana è libera e fa qll<br />
ke vuole.<br />
- Come sarebbe che avete da cantare!? Dei girini sono morti perché si<br />
sono intossicati con le acque del puzzotubo e non sono riusciti a<br />
scappare agli aironi. La vita non vale nulla per voi? A cosa serve<br />
cantare e festeggiare tutte le bubze, se poi non provate nemmeno pena<br />
per quei poveri girini?<br />
- Bella, le kose stanno kosì. Se è per qst son morte anke delle rane<br />
adulte, mangiate da altre kreature della palude. È il prezzo dello sballo!<br />
Se t vuoi divertire devi accettare tutti i riski.<br />
- Mi stai dicendo che per lo sballo siete pronti a rimetterci la vita?<br />
- Sbagliato frè. Io c tengo alla mia vita. Diko sl ke può succedere, spero<br />
nn a me!<br />
Mugìl si avvicinò a Cloe e la convinse a rientrare nella tana, c’era poco<br />
da discutere con le rane. Le disse che se ne sarebbero andati al più<br />
presto.<br />
- Tu lo sapevi. Sapevi che avresti messo in pericolo i piccoli.<br />
- Io sapevo che le rane sono creature strane, come ti dicevo. Non avrei<br />
mai messo in pericolo i piccoli, se avessi saputo prima del puzzotubo.<br />
Sono stato qui altre volte e le rane se ne sono sempre tenute alla larga.<br />
Ci si divertiva, si cantava, al massimo si rischiava di esagerare un po’<br />
con l’algabumma, ma una bella dormita sistemava tutto. Si vede che ora<br />
non si accontentano più. Le rane amano il rischio, il divertimento a ogni<br />
costo. Hanno trovato questo nuovo modo di stordirsi e non saremo<br />
certo noi a fargli cambiare idea. L’importante è che i nostri piccoli<br />
stiano bene.<br />
- Non è la prima volta che rischiamo la vita da quando siamo partiti.<br />
- Siamo in un fiume Cloe, non nella fontana. Qui tutti rischiano la vita,<br />
tutti gli elri e ogni elri ciascuno di noi diventa un po’ più astuto, un po’<br />
più svelto. Questo significa crescere: affrontare le insidie della vita,<br />
imparando dalle esperienze. Nella fontana non avreste mai corso alcun<br />
rischio... e non avreste mai potuto vedere Pantalassa.<br />
- Se è per questo, Pantalassa non l’abbiamo ancora vista.<br />
- Ti prometto che ci arriveremo. Tutti insieme.<br />
97
Luci si intromise goffamente tra di loro, ancora mezza stordita, e<br />
smorzò la tensione, riuscendo a suscitare un’improvvisa tenerezza: -<br />
Maestva, Mugìl, gvazie pev avevci salvato. Quei givini sono movti<br />
vevo?<br />
- Come ci ha insegnato Jeijei molte creature sono pericolose,<br />
specialmente quelle dell’altrolà. I piccoli di qualunque specie devono<br />
sempre stare molto attenti, lo so che non è facile e per quei girini lo era<br />
ancora meno, perché non avevano nessuno a proteggerli.<br />
- Noi abbiamo te e Mugìl<br />
- E Jeijei - disse Ciccio.<br />
- E Fuordiboccia - aggiunse Emo.<br />
- Siete dei pesciolini fortunati - Mugìl li accompagnò a dormire -<br />
domani partiremo e presto anche voi potrete ammirare la fontana più<br />
grande del mondo: Pantalassa.<br />
- Ci vacconti ancova di Pantalassa?<br />
- Certo. Provate a immaginare l’infinito...<br />
Fuori calò il silenzio, solo qualche gracidio isolato si spandeva per la<br />
palude. L’indomani le rane sarebbero tornate ai divertimenti più<br />
sfrenati, ma quella bubza tanti mancavano alle proprie tane. Sebbene le<br />
rane cercassero di tenersi allegre, le canzoni, con qualche dubbio e,<br />
forse, pure qualche rimorso, rimasero strozzate nella gola.<br />
Partirono presto. Il tempo era buono per viaggiare, secondo il parere di<br />
Jeijei. Rane e girini dormivano ancora; ai piccoli dispiacque non poter<br />
salutare nessuno. Uscirono dalla palude col sole che fendeva le ninfee e<br />
proiettava le loro ombre sul fondale. Emo si voltò indietro, per vedere<br />
se qualche girino si fosse svegliato in tempo per un ultimo saluto.<br />
Fuordiboccia gli nuotò accanto e lo coinvolse in una discussione sulle<br />
sostanze psicotrope, ovvero su tutto ciò che avevano mangiato e<br />
respirato negli ultimi elri.<br />
Era chiaro come i pesciolini fossero ancora turbati da quanto accaduto<br />
alla palude. Jeijei cercava di distrarli, insegnando qualche gioco che, a<br />
suo dire, si usava fare nelle caserme dei marines.<br />
- Vacci piano - gli intimò Mugìl.<br />
98
Ripresero il fiume, che ora era calmo e molto più ampio di come lo<br />
avevano lasciato. Passarono parecchie ore serenamente, nuotando<br />
senza troppa fretta. Tecno annotava i pesci che mano a mano<br />
incontravano: - Due carpe, sedici alborelle, un nuovo pesce: la tinca.<br />
Di ciascuno voleva sapere abitudini, storia e tenore di vita.<br />
S’imbatterono anche in una creatura dell’altrolà simile ai terribili aironi.<br />
- Quello è gabbiano - spiegò Jeijei - anche lui dangerous, quando voi<br />
vede, voi nuota in acua profonda.<br />
Allontanandosi nel tempo e nello spazio dalla brutta esperienza<br />
vissuta, i pesciolini riprendevano il loro colorito e la loro naturale<br />
voglia di vivere. Anche Cloe riuscì a rilassarsi. Era ancora arrabbiata<br />
con Mugìl, o almeno immaginava di esserlo. C’erano tante sensazioni<br />
poco catalogabili dentro di lei. Sapeva di non potersi fidare pienamente<br />
del muggine. Era sempre così misterioso, sembrava nascondere miriadi<br />
di segreti inconfessabili. Dove li avrebbe portati? Potevano davvero<br />
fidarsi di lui? D’altro canto sembrava sincero nel preoccuparsi per il<br />
benessere dei piccoli e coinvolto nel trasmettere loro i saperi del fiume.<br />
99
100<br />
UNDICI<br />
Fossi stato in Cloe, come dite voi, l’avrei preso a pinnate Mugìl. Ha coinvolto i<br />
pesciolini in un viaggio pericoloso, mantiene intorno a sé un fastidioso alone di<br />
mistero, continua a parlare di questa fantomatica Pantalassa che nessuno ha<br />
mai visto... se non basta tutto questo per mandarlo a quel paese! Secondo me<br />
Cloe si era presa una cotta... a proposito, i pesci si innamorano?<br />
Non so cosa intendiate voi per innamorarsi. Per quanto ne so non credo<br />
esistano animali che conducono una vita totalmente solitaria, o se<br />
esistevano si sono estinti, perciò ogni creatura esistente si relaziona in<br />
qualche modo coi suoi simili, ha delle preferenze, fa delle scelte.<br />
Conoscendo un po’ come vi comportate voi, immagino che innamorarsi<br />
sia una cosa complessa, infarcita di mille significati filosofici e di regole<br />
sociali. I pesci si innamorano, ma non è che si mettano lì a fare<br />
elucubrazioni sui sentimenti e sul cosmo. Credo che il racconto<br />
dell’ultima bubza prima dell’arrivo a Pantalassa possa chiarire a te e ai<br />
lettori questi concetti.<br />
Sono tutto orecchie.<br />
Era una bubza insolita, finalmente tiepida, e le acque del fiume si<br />
contendevano le ultime folate di luce, tra i sapori salmastri che<br />
annunciavano, poco lontana ormai, Pantalassa.<br />
I piccoli si erano addormentati esausti nel tronco marcio di un albero<br />
caduto, Jeijei li vegliava raccontando a Fuordiboccia virili aneddoti<br />
militareschi.<br />
Da una roccia davanti alla foce del fiume, Mugìl guardava lontano,<br />
verso la sua acqua natale. Cloe lo raggiunse, silenziosamente come solo<br />
un pesce sa, e stettero così, per un tempo che a qualsiasi altra creatura<br />
sarebbe potuto sembrare un’eternità.<br />
L’orizzonte si allargava verso l’immensa distesa in uno spettacolo da<br />
lasciare senz’acqua delle branchie.<br />
Infine Cloe parlò: - Pensavi a questo quando mi interrogavi<br />
sull’infinito?
- Pensavo che avresti meritato di vederlo.<br />
- Perché sei venuto a Fontana Tonda? Non voglio sembrarti<br />
egocentrica, ma io ho come la sensazione che tu fossi lì per me.<br />
- Presto potrò dirtelo. Presto saremo a Pantalassa.<br />
Non era una risposta, Cloe si accontentò ancora una volta e proseguì: -<br />
Sei misterioso e irritante. Anzi, più irritante che misterioso. Però è stato<br />
bello viaggiare con te. Qualunque cosa succeda adesso.<br />
Mugìl si avvicinò un poco a lei: - Sai, io sono un pesce migratore, mi<br />
sposto da un luogo all’altro per tutta la vita, ma non tutti i viaggi sono<br />
uguali. Ci sono quelli ordinari, dove la direzione è prestabilita, la strada<br />
conosciuta, poche le sorprese. Ci sono quelli all’avventura, lungo fiumi<br />
sconosciuti, pieni di pericoli, con mille vicissitudini, da raccontare una<br />
volta al sicuro. Ciò che cambia veramente un viaggio, però, sono i pesci<br />
che ti accompagnano lungo le acque, perché è solo attraverso gli altri<br />
che impariamo a nuotare anche dentro di noi.<br />
Le emozioni inaspettate sono quelle più belle. Sono partito sapendo<br />
quello che dovevo fare e credendo di sapere come sarebbe andata.<br />
Eppure questa bubza adesso mi sembra diversa, è piena di colori che da<br />
solo non sono mai riuscito a vedere.<br />
Cloe distolse lo sguardo, poi riprese coraggio: - Fino a poco tempo fa il<br />
mio unico orizzonte era il bordo della fontana, pensa quanto mi sento<br />
strana io adesso... -sorrissero insieme- ...quando raccontavo le mie<br />
favole ai pesciolini pensavo a questo, era qui che volevo portarli. Non<br />
in questo luogo, ma in questa emozione. Quanti pesci vivono la loro<br />
vita dietro un muro? Quanti non avranno mai la fortuna di essere qui,<br />
come noi, ora?<br />
- Non ci sono muri invalicabili, Cloe lill, credo di avervelo dimostrato.<br />
Sei tu che hai scelto di arrivare qui, molto prima che ti rinchiudessero<br />
nella Cella Nera. La nostra vita è così: a un certo punto arriva per tutti<br />
la possibilità di raggiungere il fiume e prendere la corrente, c’è chi non<br />
lascia la propria fontana tonda, chi parte ma non sa nuotare, pensa di<br />
poter comandare il fiume e il fiume lo travolge e chi prende la corrente<br />
insieme, come noi, per raggiungere questo istante. Poteva andare<br />
diversamente, potevi essere uccisa dai lucci o io catturato dai pesci<br />
101
gatto, ma il fiume ha scelto di portarci qui, perché glielo abbiamo<br />
chiesto noi di poter vedere l’infinito.<br />
Ora, credo che nemmeno il pesce più abile con le parole possa<br />
descrivere il resto di quello che accadde. I pesci non conoscono alcune<br />
usanze di contatto corporeo tipicamente umane, ma perché tu possa<br />
capire, credo che l’unico modo sia quello di farti immaginare il silenzio<br />
ovattato dell’acqua di un grande fiume al termine del suo viaggio, il<br />
sole che si appoggia nel buio e un bacio.<br />
102
DODICI<br />
Arrivarono alla foce del grande fiume con l’entusiasmo che solo un<br />
gruppo di pellegrini può avere nel raggiungere la meta di un lungo<br />
viaggio. Non si vedevano più sponde, intorno a loro soltanto<br />
l’immensità di acque senza confini. Il sole sembrava esplodere sulla<br />
superficie, i piccoli osservarono stupefatti... le onde. A una visione così<br />
straordinaria si accompagnò un gusto strano nella bocca. I pesciolini<br />
cominciarono a fare facce buffe. Anche Cloe sentiva qualcosa di strano,<br />
un sapore particolare che aveva già sperimentato da qualche parte, un<br />
qualche elri.<br />
Fuordiboccia cominciò a lamentarsi di non respirare bene. Jeijei e Mugìl<br />
scoppiarono in una risata: - È incredibile pensare che per la prima volta<br />
stiate respirando acqua salata.<br />
Mugìl spiegò agli altri che l’acqua di Pantalassa era diversa da quella<br />
della fontana o dei fiumi. Alcuni pesci, come lui, respiravano senza<br />
problemi sia l’acqua salata che quella dolce. Altri potevano vivere solo<br />
nell’una o nell’altra. I pesci rossi scoprirono di essere pesci d’acqua<br />
dolce. Se si fossero inoltrati dentro Pantalassa, sarebbero morti in breve<br />
tempo.<br />
- Quindi come fa Carassius a sopravvivere? - chiese Tecno.<br />
- Carassius abita poco lontano da qui. Alla foce del fiume l’acqua non è<br />
ancora sufficientemente salata da crearvi dei problemi. È solo un po’,<br />
come dire, salata.<br />
I pesciolini erano delusi: avevano immaginato di arrivare fino al centro<br />
di Pantalassa. Mugìl se ne accorse: - Una cosa infinita non ha un centro,<br />
o ne ha infiniti. Anche qui potremmo trovarci al centro. Ci sono leggi<br />
della natura che tutti debbono rispettare, anche i più avventurosi,<br />
anche i più ribelli. Voi siete stati creati per stare nell’acqua dolce,<br />
questo comunque non ci impedirà qualche breve gita nelle profondità,<br />
se ve la sentite.<br />
- Sììì!<br />
- Benissimo, ora avrei qualche migliaio di pesci da presentarvi.<br />
Mettiamoci in formazione compatta come ci ha insegnato Jeijei, anche<br />
103
qui ci sono predatori. Cloe, Tecno, Ciccio, Luci, Fuordiboccia... dov’è<br />
Emo?<br />
Si guardarono attorno, non c’era traccia di altri pesci. Jeijei mise<br />
immediatamante in funzione le antenne e lo localizzò sopra di loro.<br />
Intravide la sua ombra vicina alla superficie, ma non vedeva bene, il<br />
sole lo abbagliava: - Go down, Emo.<br />
Cloe tirò un sospiro di sollievo: - Quante volte dobbiamo ripetere di<br />
non allontanarvi per conto vostro?<br />
Emo non l’ascoltava. Davanti a lui aveva un enorme, succoso,<br />
irresistibile lombrico. Gli diede un morso. Sentì subito un dolore<br />
lancinante al labbro superiore e cercò si sputare il lombrico, ma quello<br />
gli restò attaccato al labbro.<br />
- Demoni Pescanti! - gridò Mugìl - Non ti muovere!<br />
Era troppo tardi. Il pesciolino, preso dall’agitazione, provò a sputare<br />
nuovamente il lombrico senza successo e cominciò a dibattersi. A quel<br />
punto una forza misteriosa lo strattonò da un lato. Per qualche secondo<br />
il tempo parve fermarsi. Mugìl nuotava a tutta velocità verso Emo; il<br />
pesciolino fu nuovamente strattonato, quindi si sentì come portare via<br />
per il labbro. Provava a opporre resistenza muovendo le pinne in<br />
direzione contraria e dibattendosi il più possibile. La forza che lo<br />
trascinava era qualcosa di inarrestabile, Mugìl gli arrivò vicino, fino<br />
quasi a toccarlo...<br />
Emo fu estratto dall’acqua, Mugìl si accorse solo allora del grosso<br />
oggetto che galleggiava in superficie: - Un muovilegno.<br />
Non c’era più modo di aiutare il pesciolino, una volta portato<br />
nell’altrolà nessuno poteva raggiungerlo. Jeijei provò ad arrampicarsi e<br />
a colpire più volte il muovilegno con le chele. Quello si allontanò come<br />
se niente fosse.<br />
Mugìl non riusciva a crederci. Dopo tutto il lungo, pericoloso viaggio<br />
era bastato un attimo: - Non ne avevo mai perso uno. Mai uno.<br />
- Boss non è colpa tua. Io distratto.<br />
Fuordiboccia ebbe una crisi: cominciò a sbattere la testa contro le rocce<br />
e a urlare, attirando l’attenzione di vari pesci che sbucarono qua e là,<br />
attorno a loro.<br />
104
Cloe prese in mano la situazione: - Jeijei, maledizione, ferma<br />
Fuordiboccia, sta facendo troppo rumore! Mugìl prendi i pesciolini con<br />
te e portali al sicuro. Solo tu conosci questo posto.<br />
I piccoli erano atterriti, ancora non capivano quel che era successo.<br />
Erano stati addestrati a non mangiare niente senza aver valutato prima<br />
la cosa con gli adulti, ma non immaginavano che avrebbero mai potuto<br />
imbattersi in un Demone Pescante. Jeijei era stato chiaro: - Se tira voi<br />
fuori da acua, voi spacciati.<br />
Jeijei afferrò Fuordiboccia con una chela e cominciò a scuoterlo finché il<br />
pesce, stordito, la smise di urlare. Mugìl li guidò verso delle rocce dove<br />
nuotavano altri pesci simili a lui. Si accuattarono in una fenditura e<br />
restarono lì in silenzio per un bel pezzo. Mugìl sarebbe rimasto in<br />
quella posizione fino a morire di stenti.<br />
- Mai, mai ne ho perso uno - continuava a ripetersi. Conosceva bene la<br />
vita negli spazi aperti, c’era sempre la possibilità di finire preda di altri<br />
pesci o delle creature dell’altrolà, era il prezzo della libertà. Quello che<br />
non poteva accettare era la morte di un pesce del quale lui era<br />
responsabile. Cloe vide il dolore sul volto del muggine. Nessuna parola<br />
in quel momento sarebbe servita.<br />
Altri muggini si avvicinarono a loro: - Mugìl, fratello! Bentornato! Cosa<br />
sono queste facce?<br />
- Già, sembrate più depressi di me - aggiunse Emo.<br />
-Emo!?<br />
Il pesciolino nuotava tranquillamente in mezzo ai muggini.<br />
- Ma come hai... e quello cos’è? - sul labbro superiore era conficcato una<br />
specie di artiglio luccicante.<br />
-Se mi promettete di non ridere, vi racconto quello che è successo: i<br />
Demoni Pescanti mi hanno portato fuori dall’acqua, è una sensazione<br />
bruttissima, sapete? È come se improvvisamente vi si chiudessero le<br />
branchie. L’aria era calda, quasi insopportabile. Un Demone Pescante<br />
mi ha preso. Beh, non immaginerete mai a chi assomigliava... a<br />
Manomanna!<br />
Il Demone mi ha guardato con una faccia disgustata. Avrei voluto<br />
dirgli: che ci posso fare se sono brutto? E poi sarai bello tu! Però,<br />
insomma, ai Demoni Pescanti bisogna portare rispetto. Quello ha<br />
105
cominciato a trafficare con il lombrico che mi si era conficcato nel<br />
labbro. Poi a un certo punto sembrava essersi stufato. E per fortuna! Mi<br />
faceva un male! Così mi ha ributtato in acqua. Questa sì che è una<br />
super storia da raccontare!<br />
Mugìl si sentì quasi male dal sollievo, gli altri pesciolini nuotarono<br />
incontro a Emo, Fuordiboccia si mise a piangere. Cloe guardava con<br />
preoccupazione quell’oggetto conficcato nel labbro di Emo: - Dobbiamo<br />
trovare il modo di toglierlo.<br />
-Vuoi scherzare? È la prova che ho conosciuto il Demone Pescante. Ce<br />
ne aveva uno anche Lui! E poi mi sta bene.<br />
Fuordiboccia riuscì a dire tra le lacrime: - Alcuni pazienti del professor<br />
Gibaldoni ce l’avevano. Lo chiamavano piercing.<br />
- Visto?<br />
A Pantalassa c’erano infinite specie di pesci. Tecno faceva fatica a<br />
catalogarle tutte. I predatori non mancavano: Jeijei tenne una lezione<br />
speciale sulle creature pericolose e sui comportamenti corretti per<br />
evitarle, rivolgendosi in particolar modo a Emo. I muggini li accolsero<br />
arrivando in banchi numerosi, con coreografie spettacolari. Ben presto i<br />
pesciolini si accorsero che i pesci di Pantalassa erano dei veri<br />
professionisti del nuoto sincronizzato.<br />
- Questo si che è fare banco! - gridò Ciccio in preda all’eccitazione.<br />
I fratelli di Mugìl li accompagnarono alle loro tane, a quanto pareva<br />
Carassius si trovava in un’altra zona a insegnare la coltivazione delle<br />
alghe e sarebbe tornato dopo quattro o cinque elri. C’era tutto il tempo<br />
per rilassarsi e per organizzare qualche gita.<br />
Il primo elri conobbero le occhiate: i pesci più fifoni che ci siano, peggio<br />
di Tecno prima che conoscesse il MAG. Le occhiate stanno sempre in<br />
banco e scappano al minimo segno di pericolo. Perfino Luci riuscì a<br />
spaventarne alcune, semplicemente muovendo la coda. Conobbero poi<br />
la grande cernia, che si fregia del titolo di regina di Pantalassa, pur non<br />
avendo sudditi disposti ad ascoltarla.<br />
Sul fondo incontrarono le sogliole. Pesci di una stupidità<br />
impareggiabile: sono fanatiche del gossip e conoscono strane abitudini<br />
e segreti di chiunque. Passano la loro vita a sparlare dell’uno o<br />
106
dell’altro. Insieme a loro vivevano gli scorfani: brutti, pigri e quasi<br />
sempre arrabbiati. Jeijei suggerì di non avvicinarsi troppo per non<br />
indurli nella tentazione di assaggiare i pesciolini.<br />
Al calare della bubza furono invitati nella tana delle donzelle: pesci dai<br />
colori sgargianti, sempre di buon umore e con un innato senso<br />
dell’ospitalità. Lungo il percorso incontrarono un cavalluccio marino,<br />
tutto indaffarato nel prendersi cura dei suoi piccoli. Mugìl spiegò che<br />
nei cavallucci marini la femmina depone le uova in una sacca situata<br />
nel ventre del maschio, il quale porta avanti la gravidanza. Il<br />
cavalluccio non aveva molta voglia di parlare e li salutò<br />
frettolosamente. Fuordiboccia gli diagnosticò una depressione post<br />
partum.<br />
Negli elri seguenti i piccoli ebbero modo di frequentare la scuola<br />
pubblica, dove un’orata tenne interessanti lezioni sulla società<br />
multispecie di Pantalassa. Assisterono poi ai campionati internazionali<br />
di scherma, vinti da un pesce spada in una emozionante finale contro<br />
un pesce sega.<br />
Uno dei momenti più spassosi fu la consegna della paga a Jeijei, per il<br />
servizio di bodyguard offerto. Mugìl chiese che venisse aumentata di<br />
un terzo, come aveva promesso. Il crostaceo disse che non era<br />
necessario, in fondo Cloe e Fuordiboccia non si era rivelati un peso,<br />
anzi, il secondo gli aveva pure salvato la vita!<br />
La tana di Jeijei fu riempita di ogni prelibatezza e i muggini<br />
prepararono una grande festa. Ecco però sul più bello comparire una<br />
quarantina di astici grandi e piccoli.<br />
- Miei fratelli di U.S.A.! Jill, Jane, Jade, James, John... con tutti loro figli.<br />
Che surprise!<br />
Nel giro di pochi minuti la brumegna era già finita e i muggini dovettero<br />
andare a cercarne dell’altra. Per tutta la bubza si andò avanti a gare di<br />
chela di ferro. Ciccio fu eletto Strongest Goldfish Ever, senza capire<br />
bene cosa volesse dire. Era comunque contento perché gli pareva fosse<br />
qualcosa che c’entrava con la forza.<br />
Passò qualche altro elri e finalmente arrivò il momento che Cloe<br />
aspettava con impazienza: una sogliola le bisbigliò che una triglia<br />
107
aveva parlato con un sarago, il quale le aveva detto di aver incontrato<br />
Carassius di ritorno dal suo viaggio.<br />
Cloe raggiunse Mugìl che pascolava tra le rocce echiaccherava coi suoi<br />
fratelli.<br />
- È arrivato Carassius! - Mugìl fece una faccia tra il sorpreso e il<br />
preoccupato - Mi accompagni da lui? Dobbiamo convincerlo a venire a<br />
Fontana Tonda, ricordi? Io ho paura di non essere molto brava con le<br />
parole, tu invece... beh, sei il mio avvocato, no?<br />
Mugìl rispose soltanto: - Andiamo - e prese a nuotare in direzione della<br />
foce del fiume. Superarono alcuni banchi di acciughe e arrivarono in<br />
una zona dove l’acqua era quasi dolce, il fondale totalmente ricoperto<br />
di alghe che si muovevano al ritmo delle onde. Questa visione fece<br />
dimenticare a Cloe lo strano comportamento del muggine: - Wow! Sono<br />
tutte alghe coltivate, vero? Devo aver già visto in sogno questo posto!<br />
Entrarono in una feritoia tra le rocce. Poteva sembrare una grotta, ma in<br />
realtà la luce filtrava abbondantemente, illuminando pietre di diversi<br />
colori.<br />
- Carassius... Carassius, sono Mugìl.<br />
Nella grotta risuonò una voce che riecheggiava sulle pareti e non si<br />
capiva quindi da dove provenisse: - Il mio buon amico Mugìl! Come è<br />
andato questo viaggio? Che pesciolini hai portato con te, sono svegli?<br />
Intelligenti?<br />
Quella frase suonò strana a Cloe, che cominciò a sentirsi ansiosa come<br />
all’inizio del viaggio, quando non sapeva se fidarsi o meno del<br />
muggine. Tra le rocce sbucò un grosso pesce rosso. Si vedeva che era<br />
piuttosto anziano e il suo colore era sbiadito, forse per via dell’acqua<br />
salata. A prima vista sembrava della varietà dei comune, ma nuotando<br />
verso di loro, mostrò una coda fluente e lunga come quella dei cometa.<br />
- Cloe? Che sorpresa, cosa ci fai qui?<br />
- Ci... ci conosciamo?<br />
Carassius guardò Mugìl con aria di rimprovero, il suo volto sembrava<br />
chiedere spiegazioni. Il muggine deglutì: - I pesciolini sono a scuola.<br />
Sono intelligenti e hanno affrontato il viaggio con interesse e spirito<br />
d’avventura. Però, vedi, le cose a Fontanta Tonda sono ulteriormente<br />
peggiorate dall’ultima giazza: la Triade ha imposto la bollevisione a<br />
108
pagamento...- a Cloe sembrava di ricordare che la bollevisione a<br />
pagamento ci fosse sempre stata, ma ora non ne era più tanto sicura -...<br />
le iniziative culturali sono osteggiate, i pesciolini sono privi di interessi,<br />
parlano sempre meno, il silenzio sta appiattendo le loro menti.<br />
Carassius ascoltava e scuoteva la testa: - Vedo la preoccupazione sul<br />
tuo volto, Mugìl lill. Sei tale e quale a tuo padre. I pesci meno pensano,<br />
meno ricordano e più è facile convincerli che le cose stanno in un certo<br />
modo da sempre, che non ci sono alternative al sistema in cui vivono.<br />
In questo modo gli interessi di pochi continuano ad avere il<br />
sopravvento sul bene della collettività.<br />
Cloe cercava di sforzarsi per capire il significato di quella<br />
conversazione. Era chiaro che Mugìl e Carassius conoscevano bene<br />
Fontana Tonda e che il muggine ci era stato più volte, anche se lei non<br />
ricordava di averlo mai incontrato, prima.<br />
Carassius riprese: - Però, sai una cosa? Anche i pesci prepotenti hanno<br />
la memoria corta, la storia di Fontana Tonda è una storia di rivoluzioni,<br />
di grandi cambiamenti, certamente anche di sconfitte, di periodi bui. É<br />
una storia in continuo movimento. Tuo padre lo sapeva bene, per<br />
questo non si è mai arreso di fronte a nessuna difficoltà e tu non mi<br />
sembri da meno.<br />
- Mio padre era un gran pesce, io non so se sono alla sua altezza. È stata<br />
dura convincere i pesciolini a partire. Come dire… ho dovuto usare<br />
uno stratagemma. Però c’è un buon potenziale in loro, lo sento. Erano<br />
come assopiti, Jeijei ha dovuto lavorare sodo per renderli indipendenti<br />
e nonostante questo abbiamo corso qualche rischio di troppo. Si erano<br />
abituati a una vita priva di stimoli, l’unico pesce a Fontana Tonda che li<br />
ha aiutati a non crescere nell’apatia più totale è stata la loro maestra - e<br />
con il capo fece cenno in direzione di Cloe.<br />
- Quindi sei diventata una maestra - Carassius si avvicinò un poco a lei.<br />
- Non solo, ha pure iniziato a coltivare alghe.<br />
- Questa sì che è bella - Carassius sembrava divertito - immagino che tu<br />
abbia passato dei guai per questo. Stai guardando la mia coda? È una<br />
storia lunga e te ne parlerò dopo che tu mi avrai raccontato per filo e<br />
per segno tutto ciò che ricordi di questo viaggio e dei motivi per i quali<br />
109
sei qui. Mugìl sa bene di non dover portare con sé pesci adulti, se lo ha<br />
fatto ci deve essere dietro una storia molto interessante.<br />
Cloe incominciò a raccontare la sua storia, i ricordi si annebbiavano<br />
quando pensava a quel che era avvenuto prima del processo, Mugìl di<br />
tanto in tanto interveniva e Carassius li ascoltava gustadosi quel<br />
racconto con una faccia che ricordava molto quelle dei pesicolini<br />
quando venivano loro raccontate delle fiabe.<br />
- ...e alla fine siamo arrivati qua. Tu hai coltivato le alghe a Fontana<br />
Tonda molto prima di me, se tornerai indietro insieme a noi potrai<br />
scagionarmi dalle accuse. Tra i pesci rossi sei una leggenda, nessuno<br />
avrà il coraggio di mettersi contro di te.<br />
Il vecchio pesce rosso fece una strana smorfia e li accompagnò fuori<br />
della tana. Davanti a loro c’era un immensa distesa di alghe che si<br />
perdeva all’orizzonte. Alcuni pesci di diverse specie vi girovagavano in<br />
mezzo e a prima vista sembrava che le mangiassero. In realtà<br />
strappavano quelle marce per permettere alle altre di crescere meglio:<br />
stavano coltivando. Carassius spiegò che il pascolo era consentito solo<br />
al calare della bubza, in questo modo durante l’elri le alghe potevano<br />
essere accudite e si moltiplicavano fornendo il nutrimento a centinaia<br />
di pesci, che non dovevano più lottare per la brumegna.<br />
- Coltivare alghe a Fontana Tonda è molto più difficile, io e il padre di<br />
Mugìl ne sappiammo qualcosa. Ci saranno sempre pesci contrari,<br />
specie quelli che fondano il loro potere sul controllo della brumegna e la<br />
soggezione a Manomanna. Tu non ti arrendere, continua a coltivare le<br />
alghe, continua a insegnare: più pesci raccoglieranno i tuoi pensieri e<br />
meno possibilità ci saranno che questi si perdano, continueranno a<br />
vivere al di là della tua memoria e al di là della tua vita nell’acqua.<br />
- Io voglio continuare a insegnare, ma se vengo imprigionata non potrò<br />
farlo. Per questo ho bisogno che tu torni con noi a Fontana Tonda.<br />
- Mi dispiace, Cloe lill. Ho lasciato Fontana Tonda tanto tempo fa e non<br />
è più la mia casa. Qui ci sono tanti pesci che hanno bisogno di imparare<br />
a coltivare le alghe e io non avrò ancora molto tempo per<br />
insegnarglielo.<br />
110
- Ma... come.... - Cloe guardò verso Mugìl cercando il suo aiuto. Il<br />
muggine abbassò lo sguardo - Mugìl ci ha detto che ci avresti aiutato, i<br />
pesciolini hanno affrontato mille pericoli per arrivare fin qua!<br />
- Io credo che Mugìl abbia tante cose da dirti a questo punto e a me<br />
farebbe piacere incontrare i pesciolini che avete portato con voi. Andate<br />
a chiamarli, lungo la nuotata sono sicuro che Mugìl potrà renderti<br />
chiara ogni cosa.<br />
Cloe non si arrese facilmente: - Non capisci? Se io torno a Fontana<br />
Tonda senza di te, passerò il resto dei miei elri nella Cella Nera.<br />
Il vecchio pesce si intenerì e decise di fugare almeno questo dubbio: -<br />
Qual’è l’ultima cosa che ricordi se pensi al tuo passato?<br />
- Cosa c’entra questo? Non lo so, ho qualche ricordo di quando ero<br />
piccola, mia madre che mi teneva accanto a sé quando faceva freddo. E<br />
poi ricordo a malapena il processo... ah, mi ricordo quando ho<br />
conosciuto Mugìl.<br />
Il muggine la guardò con dolcezza. Carassius riprese: - Tu ricordi a<br />
malapena il processo... quando sarai tornata a Fontana Tonda cosa<br />
credi che ricorderà di te la Triade? Nulla. Tu e i pesciolini tornerete<br />
come per magia e tutti festeggeranno il fatto che il Mostro Pinzuto ha<br />
risparmiato le vostre vite. Non c’è mai stato nessun processo, Cloe lill...<br />
Cloe ricordò le parole dei suoi genitori “non ci sono mai stati processi a<br />
Fontana Tonda”.<br />
- ...voi avete continuato a parlare e a ricordare questi avvenimenti, ma<br />
ti garantisco che a Fontana Tonda tutto si sarà perduto nel giro di<br />
qualche bubza passata davanti alla bollevisione. Quando tornerai, potrai<br />
ricominciare da zero, col vantaggio di questa esperienza, che spero ti<br />
abbia insegnato tante cose.<br />
Cloe era costernata. Carassius aveva ragione. L’idea di poter ritornare a<br />
casa e ricominciare tutto da capo, come se nulla fosse accaduto, la<br />
rinfrancò. Non avrebbe più commesso gli stessi errori e forse sarebbe<br />
riuscita a convincere altri pesci a coltivare le alghe, avrebbe<br />
ricominciato a tenere lezioni e a raccontare favole ai pesciolini. Mentre<br />
si perdeva in questi pensieri Carassius si congedò da lei: - Ci vediamo<br />
più tardi.<br />
- Aspetta, non mi hai detto della tua coda.<br />
111
- Mi sembra che Mugìl abbia una gran voglia di raccontartelo.<br />
La storia si fa sempre più complicata. Ora non ci capisco più niente.<br />
É esattamente così che si sentiva Cloe in quel momento, ma da lì a poco<br />
tutto sarebbe diventato più limpido.<br />
I due pesci si avviarono. Per un breve tratto nuotarono in silenzio. Cloe<br />
era impaziente di capire chi era veramente il pesce con cui stava<br />
nuotando e Mugìl se ne accorse: - Per prima cosa volevo chiederti<br />
scusa, finora ti ho rivelato solo una minima parte di quello che avresti<br />
dovuto sapere, ma non avevo scelta. Dovevo portare a termine il<br />
viaggio e i pesciolini avevano bisogno di una meta. Trovare Carassius<br />
per salvare la loro maestra è stato lo scopo che li ha aiutati ad arrivare<br />
fin qui, superando tutte le difficoltà. Ed è stato pure il tuo. Perché tu<br />
possa capire devo partire da lontano.<br />
- Ti ascolto.<br />
- Mio padre si chiamava Mullòl. Come tutti i muggini era un pesce<br />
migratore: prima dell’arrivo della giazza si spostava con il suo banco<br />
lungo il fiume, per poi tornare nelle profondità di Pantalassa per la<br />
stagione della bollura. Era ancora un piccolo muggine alla sua prima<br />
migrazione, quando rimase impigliato in una trappola di Demoni<br />
Pescanti. Fu catturato e portato nella loro tana.<br />
Mio padre non ha mai avuto il coraggio di raccontarci cosa accadesse in<br />
quel posto, ma deve essere stato orribile, per tutta la vita rimase<br />
segnato da quell’esperienza. La sua fortuna fu quella di essere ancora<br />
troppo piccolo. Un Demone chiamato Pescivendolo (che alcuni dicono<br />
sia il peggiore di tutti i demoni) voleva gettarlo via, ma il cucciolo del<br />
Pescivendolo si accorse che respirava ancora e chiese al padre di<br />
poterlo tenere con sé. Il cucciolo portò mio padre a Fontana Tonda e lo<br />
mise in acqua. Mullòl era in fin di vita per essere rimasto troppo a<br />
lungo nell’altrolà. Fu Carassius a trovarlo adagiato sul fondale e a<br />
portarlo nella propria tana.<br />
Carassius rappresentava un’eccezione unica nella storia di Fontana<br />
Tonda, perché non era un pesce rosso comune, nel vero senso della<br />
parola. Sua madre era infatti una cometa che si era invaghita di un<br />
112
comune e aveva infranto le regole della separazione delle varietà.<br />
Carassius era stato a lungo un reietto, mal visto sia dai cometa che dai<br />
comune. Aveva però delle doti che nessun altro pesce rosso possedeva:<br />
innanzitutto una memoria eccezionale, che gli permetteva di ricordare<br />
avvenimenti molto lontani nel passato. In ogni occasione sapeva<br />
dispensare consigli per aiutare gli altri pesci a non commettere più<br />
volte gli stessi errori. Era particolarmente intelligente, tanto che aveva<br />
imparato da solo a coltivare le alghe, un’invenzione che aveva portato<br />
grandi cambiamenti a Fontana Tonda. Infine, era un ottimo oratore e<br />
amava passare i suoi elri insieme ai pesciolini a raccontare loro delle<br />
favole.<br />
Scusami sto divagando troppo, ritorniamo a mio padre. Carassius<br />
decise di prendersi cura di lui, lo accolse nella sua tana e riuscì a<br />
salvarlo da una morte che sembrava quasi certa. Il piccolo muggine<br />
crebbe imparando innumerevoli cose dal suo padre adottivo. Allo<br />
stesso tempo cresceva in lui la nostalgia di Pantalassa. Carassius era<br />
affascinato dai racconti di Mullòl, immaginava di poter andare a<br />
Pantalassa e insegnare la coltivazione delle alghe anche là, voleva<br />
condividere con tutti una scoperta così importante.<br />
Una bubza mio padre scoprì che sul fondo della Cella Nera vi era una<br />
grata. I pesci migratori sanno che tutte le acque portano a Pantalassa e<br />
provò a convincere gli altri pesci ad aiutarlo. Cinque o sei shubunkin<br />
particolarmente forzuti avrebbero potuto spostare la grata, ma c’erano<br />
leggende di mostri sconosciuti che vivevano nascosti nel buio oltre la<br />
Cella Nera (forse inventate appositamente per impedire ad altri pesci di<br />
andarsene) e molti avevano paura. Ancora una volta Carassius riuscì a<br />
convincerli, grazie al suo carisma, e con enormi sforzi spostarono la<br />
grata. Così iniziò il primo grande viaggio.<br />
I pesci rossi erano piuttosto diffidenti, perciò Carassius e Mullòl<br />
partirono da soli. Attraversarono il fiume e giunsero a Pantalassa. Per<br />
Carassius fu l’esperienza più incredibile della sua vita. Mullòl proseguì<br />
quindi per la sua migrazione verso le profondità, mentre Carassius<br />
tornò a Fontana Tonda. Prima di lasciarsi, mio padre promise a<br />
Carassius che ogni giazza sarebbe tornato a Fontana Tonda e insieme<br />
avrebbero guidato un gruppo di pesciolini alla scoperta del mondo. E<br />
113
così fu. Ogni anno, passata la festa di giazza-El un gruppuscolo di<br />
piccoli pesci rossi attraversava la Cella Nera e, insieme a Carassius e<br />
Mullòl, partiva per la grande avventura.<br />
- Quanti viaggi ha fatto tuo padre?<br />
- Non saprei dirlo. So che a Pantalassa sono venuti molti pesci rossi.<br />
Quand’ero piccolo ricordo che con la mia famiglia migravamo sino<br />
all’imboccatura del tunnel, mio padre scompariva là dentro e lo<br />
vedevamo tornare all’arrivo del caldo a Pantalassa, con la sua comitiva.<br />
Devo ammettere che allora ero geloso perché il tempo che passava coi<br />
piccoli pesci rossi lo sottraeva a me. Per lui era diventata una missione.<br />
Diceva che il viaggio li fortificava: “l’incontro con nuove specie e nuovi<br />
mondi apre le loro menti e prepara le nuove generazioni a rendere<br />
Fontana Tonda un luogo migliore”.<br />
Le cose andarono bene finché tra i pesci rossi si parlava di Pantalassa. I<br />
genitori raccontavano ai figli la bellezza del viaggio e partivano grandi<br />
gruppi, per poi tornare con idee sempre nuove. Anche gli attuali<br />
membri della Triade fecero il loro viaggio: Mnemo-randa era il<br />
prediletto di Carassius, a Pantalassa tutti ricordano le loro disquisizioni<br />
scientifico-filosofiche. Ed-skin imparò a combattere da Jeijei, che nel<br />
frattempo era stato assoldato da mio padre per via dei predatori,<br />
attirati dal gran numero di pesciolini che si metteva in viaggio. Anche<br />
Granbel-meta partecipò a una migrazione ed ebbe, grazie a questa<br />
esperienza, un’intuizione che purtroppo cambiò le cose in peggio: capì<br />
che la cultura poteva smantellare il sistema della Triade.<br />
Salito al potere vietò i viaggi, con la scusa che erano troppo pericolosi.<br />
Vietò di parlarne, così che in breve tempo di Pantalassa non rimase che<br />
una leggenda annacquata, trasformò la Cella Nera in una prigione e<br />
sparse in giro la voce che il Mostro Pinzuto divorava i piccoli pesci.<br />
Oltre la grata tornò a esserci l’oscurità e la paura.<br />
Carassius fu processato per coltivazione indebita di alghe, ma prima di<br />
ascoltare la sentenza, decise di abbandonare Fontana Tonda per<br />
dedicarsi a tempo pieno alle popolazioni ittiche di Pantalassa.<br />
Mio padre e Jeijei non si arresero, continuarono le loro migrazioni<br />
clandestinamente, portando con sé i piccoli che riuscivano a<br />
convincere. La vostra breve memoria in questo senso fu d’aiuto. Ad<br />
114
ogni giazza mio padre si aggirava liberamente per Fontana Tonda, tra<br />
gli sguardi perplessi dei pesci rossi che si chiedevano da dove fosse<br />
sbucato quello strano pesce e provava a convincere i piccoli a seguirlo.<br />
- Non capisco una cosa: se una volta tornati a Fontana Tonda i pesci<br />
dimenticavano il loro viaggio, che senso aveva continuare, rischiando<br />
la vita propria e dei piccoli?<br />
- Mio padre pensava che qualcosa del viaggio rimanesse in fondo al<br />
cuore dei pesciolini, un qualcosa che inconsciamente li spingeva a<br />
migliorare, a comunicare, a voler vivere pienamente ogni elri anche una<br />
volta diventati adulti.<br />
Quando si accorse di essere malato, mio padre decise di portarmi con<br />
sé, forse si sentiva in colpa per avermi trascurato, forse voleva<br />
semplicemente mostrarmi che si era battuto per una causa giusta. Mio<br />
padre raggiunse i nostri antenati alle acque cadenti e io sentii che dovevo<br />
continuare il suo lavoro. Non potei fare a meno di tornare a Fontana<br />
Tonda. Per sette giazze, compresa l’ultima. Ogni volta però ci sono<br />
nuove difficoltà: la Triade ci prova in tutti i modi a ostacolare il<br />
progresso dei pesci rossi. La bollevisione è solo l’ultima delle invenzioni<br />
per mantenere l’ordine, i giovani pesci sono demotivati, sciatti, questo<br />
lo sai meglio di me.<br />
- Eppure tu credi ancora in loro, altrimenti non saresti più tornato.<br />
- Anche tu ci credi, altrimenti non saresti qui.<br />
- A questo punto capisco perché volevano processarmi, stavo mettendo<br />
a dura prova le basi su cui poggia la Triade.<br />
- Penso che siano stati clementi a volerti processare, io ti avrei sbattuto<br />
nella Cella Nera a vita, senza contraddittorio.<br />
I due pesci risero insieme, mentre le ombre delle nuvole si allungavano<br />
su Pantalassa.<br />
- Sono un po’ confusa - disse poi Cloe - tutta questa storia è quasi<br />
incredibile. Quindi questo viaggio era per i pesciolini.<br />
- I piccoli sono viaggiatori ideali: aperti al cambiamento, hanno la<br />
mente ancora sgombera dei tanti pesi dell’età adulta. Tu e Fuordiboccia<br />
siete stati un imprevisto. Un piacevole imprevisto.<br />
- Ti sei salvato con l’ultima frase - gli disse, mentre lo mordicchiava<br />
scherzosamente sulla coda.<br />
115
Erano quasi arrivati alla scuola, in lontananza si vedeva l’orata e un<br />
banco di pesciolini di varie specie che nuotavano tutti insieme. Cloe si<br />
stupì di quanto i piccoli pesci rossi riuscissero a essere sincronizzati con<br />
gli altri dopo così poco tempo. Dentro di sè, però, un altro pensiero le<br />
ingombrava la mente. Era una sensazione che la metteva in ansia.<br />
Mentre Mugìl parlava era cresciuta in lei e tremava al pensiero di<br />
quello che il muggine avrebbe potuto risponderle. Se lei avesse fatto<br />
quella domanda.<br />
- Mugìl.<br />
- Dimmi.<br />
- Tu sei arrivato poco prima della giazza a Fontana Tonda.<br />
- Sì, come ogni volta.<br />
- Però non hai portato indietro nessun pesciolino...<br />
- Non ti sfugge niente, eh? Sei sicura di essere un pesce rosso? Ricordi<br />
troppe cose. Beh, come posso dire...<br />
- Dillo come riesci.<br />
- ...tu sai che io sono un pesce migratore. Nel periodo più freddo noi<br />
muggini ci rifugiamo lungo il fiume, per poi tornare verso le profondità<br />
di Pantalassa. A bollura-El ci ritroviamo tutti in un luogo molto lontano<br />
da qui, dove c’è soltanto acqua, così profonda che non si vede il<br />
fondale.<br />
- Tu non ci riporterai a casa, vero?<br />
- Carassius ha escogitato un sistema per far tornare indietro i piccoli<br />
pesci. Ci sono grossi muovilegni piatti, che risalgono il fiume. Sono<br />
molto vecchi e davanti hanno fessure dove due o tre pesci rossi<br />
possono infilarsi. Nel giro di pochi elri arrivano all’imboccatura del<br />
tunnel. Così rientrano a casa prima di dimenticarsi da dove<br />
provengono e prima che il caldo riempia il fiume di creature dell’altrolà<br />
e predatori vari.<br />
- Anche noi faremo così?<br />
- Sì. Carassius farà un pezzo di strada con voi e vi racconterà delle<br />
favole bellissime.<br />
- E tu te ne andrai verso le profondità di Pantalassa.<br />
- È la mia natura, non posso fare diversamente.<br />
- Neanche questa volta?<br />
116
- Questa volta sarà dura, quasi insopportabile direi. Tu non ti devi<br />
preoccupare, presto mi avrai dimenticato.<br />
- Lo dici così? Come se la cosa non ti riguardasse?<br />
Il muggine fece un sorriso triste: - La cosa, in realtà, riguarda più me<br />
che te. Io non ti dimenticherò.<br />
- Nemmeno io.<br />
- È impossibile, i pesci rossi hanno la memoria corta.<br />
- Io ti penserò ogni elri. E parlerò di te.<br />
Mugìl guardò altrove e Cloe d’un tratto comprese i suoi pensieri.<br />
- Ci siamo già incontrati...<br />
- Ogni giazza.<br />
117
118<br />
TREDICI<br />
I pesciolini conobbero Carassius, passarono con lui alcune divertenti<br />
bubze a giocare e a raccontargli le avventure vissute lungo il viaggio e<br />
fu loro spiegato come sarebbero ritornati a casa. Non si scomposero più<br />
di tanto per la bugia che aveva raccontato loro Mugìl riguardo a<br />
Carassius, se era servita per vivere tutte quelle avventure, allora era<br />
stata una bugia buona. Da un lato erano contenti perché sarebbero<br />
arrivati prima della festa di bollura-El, dall’altro provavano una certa<br />
malinconia nel lasciare Jeijei e Mugìl.<br />
L’astice venne a salutarli, accompagnato da un codazzo di nipotini.<br />
- Mia sorella Jane partorito ieri, vi presento Karl, Ken, Kelly. E poi Kurt,<br />
Kimberly, Kevin, Keanu... me fatto molto piacere conoscere voi. Voi<br />
bravi goldfish.<br />
Ciccio si commosse e andò a strofinarsi contro il carapace di Jeijei: -<br />
Grazie di tutto signor tenente colonnello.<br />
- In marines noi no prevede gesti affettuosi. Questa carezza con mia<br />
chela tu deve pensare come incoraggiamento. Tu ottimo soldato. Io ti<br />
nomina sergente maggiore di marines.<br />
Mugìl li salutò uno ad uno, raccomandandogli di prendersi cura della<br />
loro maestra.<br />
- Spero che questo viaggio rimanga per sempre in fondo ai vostri cuori .<br />
Sapeva che era un addio: al suo ritorno nel periodo di giazza i pesciolini<br />
ormai adulti si sarebbero chiesti chi fosse quello strano pesce.<br />
In lontananza videro arrivare l’ombra di un grande muovilegno. Era<br />
tempo di partire.<br />
Emo chiese: - Dov’è Fuordiboccia?<br />
Tecno gli indicò un puntino rosso in lontananza, in mezzo alle onde: -<br />
Da quando siamo arrivati se ne sta là a fare non si sa bene cosa.<br />
Emo nuotò incontro a Fuordiboccia per dirgli di sbrigarsi, ma quello<br />
aveva altre idee per la testa: - Piccolo Emo tu sei un grande pesce. Sono<br />
sicuro che un elri diventerai come Gengis-kin. Ho imparato molto da te<br />
in questo viaggio.<br />
- Non è vero. Sei stato tu a insegnarmi tante cose. Ora andiamo.
- Non posso tornare. Non vedi? Qui sono guarito! Devo stare in mezzo<br />
all’immensità, in questa boccia senza confini. Gli spazi stretti mi<br />
farebbero tornare pazzo!<br />
- Non puoi mollarmi così, mi era appena tornata la voglia di vivere.<br />
- Quella non te l’ho fatta tornare io, sei tu che l’hai trovata. Pensa a<br />
quanto sei fortunato: tu hai un piercing che ti ricorderà per sempre<br />
questa avventura. Non dimenticherai mai chi sei. O meglio, chi sei<br />
diventato.<br />
Emo capì che non c’era niente da fare.<br />
- Come direbbero le rane... mi mancherai, frè.<br />
- Anche tu. Stai tranquillo, me la passerò bene, ho già un certo numero<br />
di pazienti: stelle marine lunatiche, ricci di mare chiusi in se stessi,<br />
tonni con una bassa autostima, c’era proprio bisogno di uno<br />
strizzacervelli a Pantalassa.<br />
Quando il muovilegno fu davanti a loro, Carassius indicò alcune fessure<br />
dove avrebbero potuto infilarsi. Cloe guardò Mugil: - Ci vediamo<br />
all’arrivo della giazza.<br />
- Ci vedremo sicuramente.<br />
- Questa volta non ti dimenticherò.<br />
- Prenditi cura dei pesciolini.<br />
Il muggine si voltò per non dover reggere quello sguardo e si allontanò<br />
in fretta, scomparendo nelle azzurre immensità di Pantalassa.<br />
Lungo il viaggio del ritorno Carassius tenne banco con le sue favole,<br />
anche se Cloe non era molto in vena e poi le sembrava di averle già<br />
sentite da qualche parte.<br />
Passarono accanto alla palude delle rane. Alcune di loro nuotarono<br />
davanti al muovilegno per salutare i pesciolini, che le riconobbero: erano<br />
i loro amici girini che avevano completato la metamorfosi. Le rane<br />
raccontarono del puzzotubo:<br />
- Roba vekkia frè, ormai è passato d moda.<br />
Adesso usava mangiucchiare dei giunchi che producevano effetti<br />
allucinogeni:<br />
- Un vero sballo, frè.<br />
119
Arrivarono poi al lago dei gatti. Qui intravidero Ratto che stava<br />
tenendo un comizio. Secondo quando diceva, i pesci ribelli del MAG<br />
erano riusciti a impadronirsi della zona est del lago, dichiarandola<br />
territorio indipendente, mentre nelle restanti zone vigeva ancora la<br />
gattocrazia. La lotta sembrava lunga, insomma.<br />
Al calare della bubza i piccoli si addormentavano e Cloe poteva<br />
chiaccherare liberamente con Carassius: - Mugìl mi ha detto che i<br />
pesciolini conservano dentro di loro qualcosa del viaggio, tu ci credi?<br />
- Più che crederci, preferisco affermare di saperlo.<br />
- Davvero? Ne hai le prove?<br />
- Diciamo di sì. Se così non fosse avremmo smesso da tanto tempo.<br />
Invece siamo sicuri che sia così, specialmente adesso.<br />
- Però non è uguale per tutti.<br />
- Non devi immaginarlo come un vero e proprio ricordo, è più un<br />
modo di crescere. C’è chi porta con sé idee di cambiamento, idee<br />
rivoluzionarie, chi capisce finalmente qual’è la sua strada, nel bene e<br />
nel male e chi scopre sentimenti nuovi - Carassius guardò Luci e Tecno<br />
addormentati, decisamente troppo vicini l’uno all’altra.<br />
- Io però vorrei ricordare. Se dimentico Mugìl, quando tornerà non<br />
potrò riconoscerlo e so che lo farò soffrire.<br />
- I pesciolini crescono perché imparano quali sono le cose che amano<br />
fare, quali sono le strade che amano percorrere. Non è pensare<br />
costantemente a qualcosa o a qualcuno che ti permetterà di ricordarlo,<br />
perché i pensieri si confondono, si sovrappongono, la vita affolla la<br />
testa di tanti e diversi stimoli. Aver amato è l’unica cosa che non si può<br />
dimenticare, perché l’amore si conserva in qualche posto dentro di noi<br />
che non è il nostro misero cervello. Forse prima eri troppo piccola, ma<br />
se oggi il tuo amore è maturo, dormi serena, non lo dimenticherai.<br />
120
QUATTORDICI<br />
L’elri seguente fu il momento per Carassius di congedarsi dai suoi<br />
compagni di viaggio: - Sono arrivato, ho un appuntamento da queste<br />
parti.<br />
I pesciolini lo salutarono affettuosamente: - Sei sicuro di non voler<br />
venire a Fontana Tonda? Ti accoglierebbero come una leggenda.<br />
- Devo andare a raccontare la vostra storia. E poi non sono coraggioso<br />
come voi. Preferisco restare una leggenda - Carassius si commosse<br />
mentre abbandonava il muovilegno - siete stati degli ottimi viaggiatori,<br />
salutatemi Fontana Tonda e trasformatela in un bel luogo in cui vivere.<br />
Cloe, abbi cura di loro.<br />
Così sei arrivato qua. Mentre camminavo verso il fiume ho visto la chiatta,<br />
ehm, il muovilegno che si allontanava.<br />
Già.<br />
Carassius, posso chiamarti così ora?<br />
Perché no.<br />
Carassius, adesso però abbiamo un problema serio. L’intervista è ottima,<br />
magari ci vinciamo il premio Pulitzer, la storia è originale, avvincente... ci<br />
manca il finale! Come facciamo? Le creature dell’altrolà hanno bisogno di un<br />
finale.<br />
Non va bene così?<br />
No! I nostri lettori devono sapere com’è andata a finire, cosa è successo a Cloe,<br />
ai pesciolini.<br />
Inventatelo.<br />
Non posso! Sarebbe come raccontare una cosa... non vera.<br />
121
Sei una creatura dell’altrolà seduta sulla riva di un fiume, che ascolta da<br />
un pesce rosso le avventure di pesci insegnanti, astici militarizzati e<br />
rane drogate e ti preoccupi che qualche lettore possa pensare che ti sei<br />
inventato il finale?<br />
Finora ho raccontato tutto io, ora devi guadagnarti il tuo nome sulla<br />
copertina.<br />
Non hai tutti i torti. E va bene. Farò una cosa tipo nei titoli di coda dei film,<br />
quando scrivono che cosa è accaduto ai vari personaggi.<br />
Senti... quindi noi ci salutiamo.<br />
La prossima, come hai detto che si chiama...’chiatta?’ passa tra poco.<br />
Devo tornare alle mie alghe. Mi ha fatto piacere averti conosciuto, per<br />
essere una creatura dell’altrolà sei meno peggio di quel che si può<br />
pensare. Vedi di fare un buon lavoro, ci tengo molto. Ora abbiamo una<br />
memoria comune, è un bene prezioso.<br />
Credo di averlo imparato, allora buon viaggio, Carassius lill.<br />
122
QUINDICI<br />
Entrarono nel tunnel e si mossero contro corrente con agilità, ormai<br />
erano degli esperti. Nuotando nel buio, Cloe ripensò alle parole di<br />
Carassius; ripensò al lago dei gatti, che doveva aver già visto prima, in<br />
sogno; ripensò all’odore della palude delle rane, così familiare; ripensò<br />
al gusto dell’acqua salata, che aveva già sperimento un qualche elri, da<br />
qualche parte.<br />
Arrivati alla grata i pesciolini cominciarono a battervi contro, per<br />
attirare l’attenzione. Un nutrito gruppo di shubunkin accorse in loro<br />
aiuto:<br />
- Ciccio-nkin, figlio mio! Dove eravate finiti? - disse Ed-skin in preda<br />
all’emozione.<br />
- Papà! Siamo sfuggiti al terribile Mostro Pinzuto.<br />
La grata fu aperta. I pesciolini raggiunsero le loro famiglie. Cloe rimase<br />
a nuotare lentamente nel buio. Non ricordava l’elri in cui aveva<br />
imparato a coltivare le alghe, ma ora poteva immaginarlo, tra le fresche<br />
onde di Pantalassa. Non ricordava quando si era messa in testa di<br />
insegnare, ma sapeva che qualcuno le aveva trasmesso questa passione<br />
tanto tempo fa, dopo un lungo bellissimo viaggio e che l’avrebbe<br />
conservata dentro di sé in qualche posto inattaccabile.<br />
Sorrise e continuò a nuotare verso l’uscita della Cella Nera. Verso la<br />
luce.<br />
123
Ciccio è entrato all’accademia di polizia fontanile. Non perché fosse<br />
destino, ma per sua scelta. Il giorno della sua laurea Ed-skin ha pianto<br />
ma, fortunatamente, essendo un pesce, nessuno se n’è accorto.<br />
Tecno si è conquistato un posto nella Triade con un programma<br />
politico innovativo. È attualmente al centro di un sexy-scandalo: pare<br />
infatti che la nobile Luci-meta abbia partorito quattro piccoli con<br />
lunghe code ed enormi cervelli.<br />
Emo continua a fare sfoggio del suo piercing, ha inaugurato il primo<br />
Festival canoro di Fontana Tonda e ha aperto uno studio per curare i<br />
demekin depressi.<br />
Cloe, un giorno di giazza ha incontrato uno strano pesce dagli occhi<br />
tristi che le ha chiesto: - Tu lo sai che forma ha la fontana?<br />
- Non lo so, non ci ho mai pensato - stava per rispondergli. Invece,<br />
come se le parole le venissero suggerite da un luogo che non era la sua<br />
mente, gli ha detto:<br />
- È tonda. Come l’infinito.<br />
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Se ti è piaciuto il libro, scopri il blog dell’autore:<br />
http://matteopredaroli.wordpress.com<br />
troverai articoli, informazioni e il primo romanzo di Matteo Predaroli<br />
“Barchedicarta” ad un prezzo speciale.<br />
Attenzione: su Amazon esiste anche il libro “Fishbook: una storia a due<br />
mani e due pinne”, ma è lo stesso testo che hai appena letto, il titolo è<br />
quello con cui è uscito in edizione cartacea e non il sequel di questo.<br />
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