04.06.2013 Views

Versione PDF

Versione PDF

Versione PDF

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

2<br />

© Copyright 2011 Matteo Predaroli<br />

Copertina di Miriam Predaroli


Un libro che parla di pesci non poteva che<br />

essere dedicato a Paolo,<br />

che mi guarda da lassù,<br />

dalle acque cadenti.<br />

3


4<br />

UNO<br />

Possiamo cominciare. Qui con me ho un registratore, si tratta di un oggetto<br />

che serve per memorizzare le voci in modo che dopo possa ascoltare con calma<br />

la nostra conversazione e trascriverla.<br />

Non ho capito nulla di quello che ha detto, ma sembra ingegnoso.<br />

Ha ragione, mi scusi. Parole come “registratore” e “trascrivere” non esistono<br />

nella vostra lingua, mi sono permesso di coniare nuovi termini per spiegare<br />

come funziona qui da noi.<br />

Dunque, lei mi ha invitato qui perché vorrebbe essere intervistato, giusto?<br />

Esatto. Un amico mi ha parlato della scrittura. A quanto pare sarebbe<br />

un sistema per conservare le vostre storie. Io ho una storia da<br />

raccontare e voglio che lei la scriva.<br />

Mi perdoni se la interrompo, ma dobbiamo aiutare i lettori della storia che<br />

scriveremo a capire. Faccio una breve introduzione se non le dispiace.<br />

Prego. E diamoci del tu, mi riesce più facile.<br />

Ok.<br />

Buongiorno, mi trovo qui sulla sponda di un fiume, che per motivi di privacy<br />

del mio ospite non sto a nominare, in compagnia del signor...<br />

Pesce rosso.<br />

Come pesce rosso? Non hai un nome?<br />

Non dici il nome del fiume per motivi di privacy e vuoi dire il mio?<br />

In effetti... in compagnia di un pesce rosso che ha chiesto di essere intervistato.<br />

Vi domanderete come sia possibile una cosa del genere. Che ci fa un pesce rosso<br />

in un fiume? Questo non lo so neanch’io. Se invece vi chiedete come faccia io a


parlare con i pesci, posso subito spiegarvelo. Ebbene, è accaduto che, grazie alla<br />

mia passione per lo snorkeling, io sia riuscito a decifrare il linguaggio dei pesci.<br />

Si pensa erroneamente che i pesci non emettano suoni, in realtà basta tanta<br />

pazienza e la capacità di mettersi in ascolto per accorgersi che le loro labbra<br />

non si muovono insensatamente. É stata un’operazione complessa, che mi è<br />

costata ore e ore di mani raggrinzite e alcune incomprensioni con pesci<br />

permalosi quali le spigole, ma ho raggiunto il mio scopo.<br />

So che state continuando a non crederci, siete liberi di farlo e di riciclare questo<br />

libro come regalo di Natale, io vi dico comunque che posso parlare con i pesci,<br />

nella loro lingua: l’ittico.<br />

La voce, se così si può dire, si è sparsa per le acque; il qui presente pesce rosso,<br />

per tramite di un’orata che mi fa lezione di ittico due volte la settimana, ha<br />

chiesto questa intervista ed eccoci qua.<br />

Alcune brevi istruzioni per rendere più facile la lettura: poiché non avevo un<br />

registratore subacqueo, il sig. pesce rosso si è gentilmente offerto di stare con la<br />

testa fuori dall’acqua, col diritto di immergersi a suo piacimento per prendere<br />

fiato.<br />

L’intervista sarà fatta in ittico, provvederò io a tradurla, per quanto possibile.<br />

Trascriverò le parole intraducibili in lingua originale, cercando di spiegarne il<br />

significato. Un po’ come fanno ultimamente i grandi editori: vuoi leggere il<br />

libro di un autore afgano? E allora ti buttano lì una parola in pashto di tanto<br />

in tanto, per fare atmosfera.<br />

Faccio subito un esempio. In ittico non c’è una parola per definire in quale<br />

stagione ci troviamo, i pesci hanno solo il concetto di acqua calda e acqua<br />

fredda, perciò un anno solare si divide fondamentalmente in due stagioni, la<br />

giazza e la bollura. Il giorno di bollura o bollura-El corrisponde bene o male<br />

al nostro solstizio d’estate, i pesci lo riconoscono dalla durata della luce diurna.<br />

Da quel momento in poi si va verso il periodo di giazza che culminerà nel<br />

giazza-El a dicembre. La stessa cosa vale per le diverse ore del giorno. I pesci<br />

definiscono elri un qualsiasi momento in cui ci sia luce e bubza le ore di buio.<br />

Per scandire il tempo usano indifferentemente l’uno o l’altro termine: “ci<br />

vediamo tra cinque elri”, “sono tre bubze che non mangio”.<br />

Vedo che il sig. Pesce rosso è tornato in superficie: per prima cosa potresti<br />

raccontarci come mai hai deciso di fare questa intervista. Ti ricordo che i nostri<br />

5


lettori non sanno quasi nulla della società dei pesci, sarà necessario spiegare<br />

loro anche ciò che ritieni scontato.<br />

D’accordo. Posso iniziare?<br />

Prego.<br />

Buongiorno, io sono un pesce rosso di una certa età, ahimè. Quando il<br />

mio amico di cui parlavo prima, che è stato ospite presso di voi per<br />

parecchio tempo, mi ha raccontato della scrittura, ho capito che anch’io<br />

avevo una storia da scrivere.<br />

Quindi possiamo dire che è un’intervista autobiografica?<br />

Certo che no. Non è la mia storia che voglio raccontare, fortunatamente<br />

noi pesci siamo meno narcisisti di voi! È una storia che in qualche<br />

modo mi riguarda, perché inizia nel luogo in cui sono nato: Fontana<br />

Tonda.<br />

Non mi affannerò di certo nel difendere la mia specie, a te la parola.<br />

Nella società dei pesci, purtroppo, gli argomenti di discussione non<br />

sono mai molti. Quelli che vivono in una fontana, poi, non vanno oltre<br />

a quattro chiacchere sul tempo e sulla qualità di ciò che si mangia. Non<br />

stupirti pertanto che i più ritengano superfluo l’uso della parola o di un<br />

qualsivoglia verso.<br />

Saprai inoltre che la memoria dei pesci, di quelli rossi in particolare, è<br />

piuttosto scarsa, rendendo vani i lunghi discorsi, se mai ci fosse il<br />

desiderio di farne.<br />

C’era una leggenda metropolitana che parlava di una memoria brevissima, di<br />

pochi secondi soltanto. Gli ultimi studi dicono invece che i pesci rossi<br />

ricordano fino a qualche mese di distanza.<br />

6


Spero non abbiano aperto la testa di qualche mio simile per giungere a<br />

queste conclusioni. A ogni modo è vero. Qualche “mese” come dite voi,<br />

concedetecelo. Tra di noi si usa dire che dalla giazza alla bollura la<br />

memoria si oscura.<br />

In questo desolante quadro sguazzava Cloe, della famiglia dei pesci<br />

rossi comuni, residente in Fontana Tonda.<br />

Cloe si chiedeva spesso, se non altro perché pure spesso se lo<br />

dimenticava, come mai i suoi simili non avessero mai storie da<br />

raccontarsi, aneddoti divertenti o notizie utili per la vita quotidiana.<br />

Ognuno se ne andava a zonzo per la fontana, cercando di accaparrarsi<br />

gli insetti più grossi o i riflessi dell’avaro sole che meglio scaldavano la<br />

superficie dell’acqua. Qualche saluto caudale, qualche bollicina di<br />

assenso o di rimprovero e niente più. Non una parola.<br />

Cloe aveva una grande immaginazione. Giunta all’età di cinque bollure,<br />

che per i pesci rossi significa una discreta maturità, si era convinta che<br />

la cosa migliore da farsi fosse donare un minimo di cultura e voglia di<br />

vivere ai giovani pesci. Cloe aveva ideato una scuola semi clandestina,<br />

dove tutte le bubze, al centro della fontana, sotto la statua bianca<br />

raffigurante una creatura dell’altrolà con un oggetto in mano,<br />

raccontava le sue fiabe.<br />

Aspetta, definisci meglio il concetto di “creatura dell’altrolà”.<br />

L’altrolà è il luogo dove non c’è acqua. Dove state voi. Le creature<br />

dell’altrolà sono tutti gli esseri viventi che stanno fuori dall’acqua. I<br />

pesci non hanno un buon rapporto con le creature dell’altrolà, stili di<br />

vita troppo differenti, se capisci quello che voglio dire.<br />

La statua raffigura una creatura dell’altrolà con un oggetto dal quale<br />

fuoriesce acqua.<br />

Tipo una brocca?<br />

...se lo dici tu...<br />

Parlavamo della scuola di Cloe. I più passavano da quelle parti con la<br />

faccia annoiata e occhiatacce di disprezzo. I piccoli pesci, invece, si<br />

7


adunavano in banchi e simmetricamente si muovevano incantati, tanto<br />

che quasi quasi anche a loro veniva voglia di parlare. Ai genitori<br />

scocciava che Cloe mettesse strane fantasticherie in testa ai loro figli,<br />

ma sapevano che, una volta cresciuti, gli stessi pesciolini avrebbero<br />

voltato le spalle alla cantastorie, dimenticando quanto la fantasia li<br />

avesse stregati e trovandosi improvvisamente annoiati da tutte quelle<br />

parole. Così la lasciavano fare e si limitavano a commiserarla.<br />

Cloe parlava di pesci supereroi, capaci di respirare l’aria e poi<br />

insegnava matematica, scienze acquatiche e pinnastica. Amava ripetere<br />

all’infinito che la cultura innalza il pesce più della vescica natatoria.<br />

Prendo una boccata d’acqua e sono subito da te.<br />

8


DUE<br />

A questo punto, credo sarebbe interessante conoscere con che pesci aveva a che<br />

fare Cloe.<br />

Benissimo, vediamo nel dettaglio la popolazione ittica di Fontana<br />

Tonda. Per prima cosa c’è da dire che i pesci sono parecchi e di diverse<br />

varietà. I più numerosi sono i pesci rossi comuni, tra i quali appunto la<br />

nostra Cloe. Corporatura media, colore mediamente rosso/arancione,<br />

ceto sociale medio. Non rivestono particolari incarichi istituzionali,<br />

hanno uno sproporzionato vantaggio numerico su tutti gli altri pesci,<br />

ma non sono coesi, mancano di leadership e sono interessati a nulla<br />

tranne che a loro stessi. Il motto di un pesce rosso comune si può<br />

riassumere in: Nuota Sgranocchia Sonnecchia.<br />

Gli shubunkin sono molto simili ai comuni, tranne che per la colorazione<br />

a screziature bianche, arancioni e nere. Forti di un fisico eccellente, gli<br />

appartenenti a questa varietà formano il corpo di polizia fontanile, il<br />

cui compito è mantenere l’ordine e la disciplina. Una delle poche<br />

leggende che sopravvive alla memoria corta dei pesci è quella che<br />

racconta le gesta del grande Gengis-kin, primo poliziotto di Fontana<br />

Tonda, eroe della storica battaglia contro il Demone Miagolante. Tutti<br />

gli shubunkin si vantano di essere suoi discendenti, eppure sono in<br />

larga misura dei cialtroni, capaci solo di abusare del potere conferito<br />

loro dal governo. Si aggirano per la fontana a caccia di pesci sospetti e<br />

rispondono direttamente agli ordini di Ed-skin, comandante in capo<br />

degli shubunkin e membro della Triade dei Pesci che Ne Sanno.<br />

La classe dirigente è formata dai cometa, varietà di pesci rossi nota per<br />

l’agilità e la bellezza. Hanno corpi snelli e una coda lunga quanto il<br />

corpo. I cometa sono pochi, ma possiedono l’80% delle acque di<br />

Fontana Tonda. Come si fa a possedere l’acqua in cui tutti nuotano?<br />

Questo me lo chiedo anch’io, eppure è così. L’unica acqua che non<br />

appartiene ai cometa è quella che cade dalla... come l’hai chiamata?<br />

Brocca?. Però ne acquisiscono la proprietà non appena questa finisce<br />

nella fontana. La famiglia più importante è quella dei Bel-meta e<br />

Granbel-meta è il loro rappresentante nella Triade dei Pesci che Ne<br />

9


Sanno. I cometa governano svariati aspetti della vita della fontana:<br />

dall’educazione dei piccoli, agli intrattenimenti, alla comunicazione; o<br />

si farebbe meglio a dire la non comunicazione, parlare troppo è da<br />

pesci incivili. “Il buon pesce rosso è colui svolge i propri compiti senza<br />

troppe parole” è la prima legge che i cometa tengono a far rispettare.<br />

Non essendo né muscolosi, né particolarmente intelligenti, si<br />

avvalgono degli shubunkin per l’uso della forza e degli oranda per<br />

quello dell’intelligenza.<br />

Gli oranda sono i pesci rossi più strani: corpo tondeggiante, solitamente<br />

sono di colore bianco e hanno una grossa escrescenza arancione sulla<br />

testa, che sembra quasi un cervello. Tra i pesci si dice che quello sia per<br />

l’appunto il loro secondo cervello, il che fa di loro dei raffinati<br />

intellettuali. Mnemo-randa, terzo e ultimo membro della Triade, è il più<br />

saggio tra tutti i pesci, o almeno così si vocifera.<br />

In fondo alla scala sociale ci sono i demekin. Lenti, grassottelli, colore<br />

bruno ed enormi occhi a palla, sono solitamente sbeffeggiati dagli altri<br />

pesci. Parlano sempre al momento sbagliato, se mai ci fossero momenti<br />

giusti per parlare, e quando lo fanno, non hanno nulla d’intelligente da<br />

dire. Spesso e volentieri le prendono dagli altri pesci. Non rivestono<br />

alcun ruolo rilevante e nemmeno di media importanza.<br />

Come avrai capito, la fontana è governata dalla Triade dei Pesci che Ne<br />

Sanno, formata da un cometa, uno shubunkin e un oranda. Quando è<br />

troppo vecchio e stanco per governare, ogni membro della Triade<br />

sceglie il proprio successore tra i migliori pesci della propria varietà.<br />

I pesci di Fontana Tonda sono molto legati alla varietà cui<br />

appartengono, tant’è vero che il nome di ciascuno termina con un<br />

suffisso legato appunto alla varietà: gli oranda terminano in –randa, i<br />

cometa in –meta, i demekin in –kin e gli shubunkin, per evitare di<br />

essere confusi con i loro cugini 'sfigati' in –skin o –nkin. I comuni hanno<br />

deciso di comune accordo di chiamarsi un po’ come gli pare e piace.<br />

Dopo queste precisazioni mi bagno un attimo la gola e riprenderei con<br />

la mia storia.<br />

Era un elri di tarda bollura e Cloe stava uscendo dalla tana per andare a<br />

far lezione.<br />

10


- Mamma, ci vediamo dopo.<br />

Ah, fai direttamente anche i dialoghi?<br />

Certo, alle piccole creature dell’altrolà tu non le racconti così le storie?<br />

- Non fare tardi che poi mi preoccupo - disse la madre mentre brucava<br />

le pareti della tana - e non parlare troppo.<br />

Accogliendo il consiglio, Cloe non disse altro e uscì. Le ultime luci si<br />

tuffavano nella fontana, innaffiando di rosso e violetto i giochi d’acqua<br />

e le pinne veloci dei giovani pesci che si rincorrevano. Alcune foglie<br />

d’acero galleggiavano sulla superficie, proiettando orme a cinque punte<br />

sul fondale. L’acqua cominciava a farsi fredda. “Sta arrivando la giazza<br />

e il sole diventa bugiardo”, pensava Cloe mentre si avvicinava al centro<br />

della fontana, “ti stuzzica per farti uscire, ma è un sole che raffredda<br />

l’acqua, è luce che non scalda”. Alcuni pesciolini la videro e<br />

cominciarono a seguirla: - Ci racconti una favola, eh eh? Ci racconti una<br />

favola, eh eh?<br />

I piccoli demekin erano fanatici delle favole, mentre gli oranda<br />

preferivano le lezioni di scienze.<br />

- Adesso vediamo - disse Cloe, mentre altri si aggiungevano alla<br />

comitiva. Fecero un paio di giri intorno alla statua, per attirare<br />

l’attenzione, Cloe poté costatare che la composizione della classe era<br />

usuale: parecchi demekin, qualche comune probabilmente capitato lì<br />

per caso, un piccolo gruppo di oranda, che ancor prima dell’inizio della<br />

lezione discutevano di sistemi di riferimento inerziali. Raramente i<br />

cometa partecipavano alle lezioni, qualche volta si presentavano degli<br />

shubunkin, giusto per non far mancare alla scuola di Cloe gli atti di<br />

bullismo.<br />

- Stasera non vi racconterò una favola - disse la maestra, non appena<br />

vide che c’era un numero sufficiente di allievi.<br />

- Noooo! - risposero in coro i piccoli demekin, così forte che parecchi<br />

altri pesci si voltarono a vedere cosa stesse succedendo - che bolle! Noi<br />

vogliamo la favola, non ci interessano le scienze.<br />

- Non farò neanche lezione di scienze - disse Cloe mentre gli oranda già<br />

stavano esultando. Spesso Cloe guidava i suoi piccoli allievi in<br />

11


escursioni ai bordi della fontana, dove crescevano alcune qualità di<br />

alghe. Quella era la sera in cui li avrebbe portati a vedere il suo orto.<br />

- Seguitemi, voglio mostrarvi una cosa.<br />

Così dicendo, si lanciò in direzione dell’ultimo raggio di sole che si<br />

spegneva nella fontana. I piccoli pesci, eccitati da quello scatto<br />

improvviso, la seguirono divertiti, facendo a gara per riuscire a<br />

raggiungerla.<br />

- Guardate, ragazzi - disse Cloe con orgoglio, appena arrivati in una<br />

zona defilata ai margini della fontana - ho imparato da sola a coltivare<br />

le alghe. Ci vuole molta costanza: devono essere ripulite dalla sporcizia,<br />

bisogna eliminare quelle morte per dare lo spazio alle altre per crescere.<br />

Se le abbandonassi anche per pochi elri, mi dimenticherei l’intero<br />

procedimento e per loro sarebbe la fine.<br />

I pesciolini guardavano incantati la verde distesa e uno più audace<br />

degli altri provò a mangiucchiarne qualcuna: - sono buonissime!<br />

- Chi ti ha dato il permesso di mangiarle? - disse Cloe - e comunque hai<br />

ragione, sono squisite. Pensate: se tutti sapessimo coltivare, non<br />

dovremmo più dipendere da Manomanna per la brumegna.<br />

Ora è necessaria una piccola deviazione per capire meglio la questione<br />

di Manomanna. Sin dai tempi più antichi, i pesci di Fontana Tonda<br />

erano devoti a questa creatura che di tanto in tanto appariva nel cielo,<br />

per riversare in acqua deliziose briciole di pane, biscotti e altre<br />

leccornie. Una delle poche parole che i pesci amavano pronunciare era<br />

proprio “Manomanna!” gridata a squarciagola, quando la sua ombra<br />

appariva sulla fontana. Nessuno sapeva chi o che cosa fosse<br />

Manomanna. Con una tradizione orale capace di perdersi nel giro di<br />

una bollura, le storie che si diffondevano erano sempre più numerose e<br />

strampalate. C’è chi diceva che fossero più di una, chi giurava di averla<br />

vista immergersi nella fontana e alcuni (immediatamente bollati come<br />

miscredenti) raccontavano che certe notti si fosse portata via dei<br />

malcapitati. Per tutti, Manomanna era colei che dona la vita attraverso<br />

la brumegna, per questo motivo coltivare alghe era una pratica<br />

considerata eretica e fortemente osteggiata dai personaggi più influenti<br />

di Fontana Tonda. Peccato che Manomanna distribuisse la felicità a sua<br />

totale discrezione, regalando periodi di opulenza, nei quali più di un<br />

12


pesce ci aveva lasciato le squame per indigestione e stagioni di carestia<br />

in cui gli istinti più bassi di ognuno venivano fuori di fronte alla<br />

minima parvenza di brumegna.<br />

- Papà dice che Manomanna si chiude e non ci dà da mangiare se<br />

parliamo male di lei - replicò una pesciolina.<br />

Cloe strinse a sé i propri allievi: - Manomanna ha le sue regole che<br />

vanno al di là della nostra comprensione. Non sappiamo quando ci<br />

benedirà col suo nutrimento, così come non sappiamo per quanto<br />

tempo si nasconderà ai nostri occhi. Però sappiamo sperperare ciò che<br />

ci regala e sappiamo litigare e maledirci e maledirla quando questi<br />

mancano. Io penso che se imparassimo a coltivare in pace ognuno le<br />

proprie alghe, sapremmo apprezzare ancor di più i doni di<br />

Manomanna e smetteremmo di chiederci se sia buona oppure cattiva.<br />

- Anatema! Mai peggiov suono fu vecepito dal mio appavato sensoviale!<br />

- al margine dell’orto era apparso Guasta-meta, grande pesce anziano,<br />

tanto stolto quanto un vecchio che non ha mai ascoltato consigli per<br />

tutta la sua vita - Lungi da quelle poveve pinne innocenti, il tuo<br />

pvofevive sacvilego è degno di condanna!”<br />

- E il tuo parlare forbito è degno di risata. Puoi impressionare un<br />

ignorante. A me susciti prima ilarità… e poi pena.<br />

- Se pensi di povtare vivoluzioni a Fontana Tonda ti sbagli.<br />

L’immutabile scvosciave dell’acqua cancellevà il tuo passaggio e le tue<br />

idee.<br />

- I pensieri buoni s’incollano alla memoria meglio di quelli cattivi -<br />

ribatté Cloe senza pensarci due volte.<br />

I piccoli pesci cominciavano a dare segni di turbamento per quella<br />

discussione così accesa e presero a sparpagliarsi per l’orto.<br />

- Ecco, guavda come li hai spaventati - ne approfittò Guasta-meta i lovo<br />

genitovi mevitano di sapeve quel che stai combinando.<br />

- Le maldicenze sono le uniche parole che un pesce non si pente mai di<br />

aver sprecato.<br />

Detto questo, Cloe si congedò con un colpo di coda. Aveva capito che<br />

tirava una brutta acqua. Un capannello di pesci, infatti, cominciava a<br />

radunarsi attorno ai contendenti, per capire il motivo di tanto insolito<br />

baccano.<br />

13


14<br />

TRE<br />

Scusami se t’interrompo, ci sono alcuni concetti che non mi sono chiari. Prima<br />

hai parlato di “brumegna”, cosa significa esattamente?<br />

Con brumegna intendiamo tutto ciò che è commestibile. Per quanto<br />

riguarda noi pesci rossi, brumegna sono le alghe, gli insetti, le larve di<br />

zanzara e tutte le prelibatezze di Manomanna.<br />

Si può dire che Manomanna sia un essere superiore, una specie di divinità per<br />

voi?<br />

Considerando che Manomanna ti assomiglia parecchio, non la definirei<br />

un essere superiore, senza offesa. È una creatura dell’altrolà che in<br />

qualche modo si occupa dei pesci rossi e per questo gliene siamo grati.<br />

Alcuni però la sfruttano per scopi non proprio leciti, affermando, per<br />

esempio, che se non ci si comporta in un certo modo, o non si sta a certe<br />

regole, Manomanna s’infuria e la brumegna comincia a scarseggiare.<br />

Le uniche vere divinità dei pesci rossi sono Elri e Bubza, che<br />

rappresentano le due facce del mondo in cui viviamo e grazie alla loro<br />

alternanza il tempo scorre, l’acqua si scalda o si raffredda, i piccoli<br />

pesci crescono, la vita, insomma, si muove. Dov’ero rimasto?<br />

Stavi dicendo che Cloe, dopo il litigio con un anziano cometa, se n’era fuggita<br />

via perché le cose cominciavano a mettersi male.<br />

Sì, ecco, Cloe si diresse verso la tana.<br />

Che cosa intendi per tana? Che io sappia nelle fontane non ci sono tane per i<br />

pesci.<br />

Fontana Tonda ha un bordo che sporge verso l’interno. Sotto questo<br />

bordo i pesci vanno a rifugiarsi la notte. Ogni famiglia ha una zona a<br />

disposizione: gli shubunkin e gli oranda vivono in ampi spazi, i comuni


stanno un po’ più stretti e i demekin dormono praticamente ammassati<br />

in un piccolo tratto del bordo.<br />

E i cometa?<br />

I cometa stanno nella Reggia. Un terzo del bordo, nella parte nord,<br />

dove durante la giazza fa più caldo, è completamente dedicato a loro.<br />

All’interno della Reggia hanno scorte di cibo, demekin servitori e ogni<br />

genere di comfort.<br />

Non perdiamoci in chiacchiere immobiliari, stavo dicendo... ehm... ah<br />

sì... Cloe arrivò alla sua tana, ma era troppo nervosa, non se la sentiva<br />

di entrare in quelle condizioni. I suoi genitori avrebbero incominciato a<br />

farle domande cui non aveva voglia di rispondere. Raggiunse un<br />

angolo buio, dove non sguazzava nessuno. “Stupido retrogrado<br />

ammuffito. La fontana è piena di pesci che inquinano l’acqua con le<br />

loro non-idee. Tutto deve andare così. Non bisogna parlare. Non<br />

bisogna pensare. Non bisogna guardare oltre le proprie pinne. Basta!<br />

Perché tutto questo non lo dimentichiamo mai?”<br />

- Tu lo sai che forma ha la fontana?<br />

Cloe era ancora assorta nei suoi pensieri, quando improvvisamente<br />

davanti a lei apparve un pesce che non aveva mai visto prima.<br />

Cloe si schiacciò contro il bordo, terrorizzata.<br />

- Scusami, non volevo spaventarti.<br />

- E tu chi sei?<br />

- Rispondi prima alla mia domanda. Che forma ha la fontana?<br />

Quella domanda era così strana, che lo spavento mutò in curiosità.<br />

- Mh, non lo so. Non ci ho mai pensato.<br />

- Ti capisco, sai.<br />

- Capisci cosa?<br />

Lo osservò. Non era un pesce rosso. Aveva un corpo lungo e affusolato,<br />

una colorazione grigio-azzurra sul dorso e biancastra sul ventre, con<br />

striature nere. Non aveva mai visto prima un pesce così. La cosa non la<br />

tranquillizzava per nulla, ma nel suo parlare quel pesce aveva qualcosa<br />

di familiare, non sembrava minaccioso.<br />

15


- Capisco che tu vivi dentro la fontana e quindi è difficile per te riuscire<br />

a immaginarla tutta.<br />

- Io invece non ti capisco.<br />

- Com’è fatto il posto in cui vivi?<br />

- Mah, non saprei, c’è la statua nel mezzo, che genera acqua nuova, ci<br />

sono le nostre tane, delle pareti con le alghe, qualche pietruzza sul<br />

fondo.<br />

- Ok. E che forma ha la fontana?<br />

- Forma? Boh, la fontana non ha una forma, è dappertutto, è tutto<br />

quello che c’è.<br />

- Cloe… dai, sei una pensatrice, fai uno sforzo. Vivi in un posto che si<br />

chiama Fontana Tonda.<br />

- Come sai il mio nome? - Cloe ricominciò a sentirsi inquieta.<br />

- È da un po’ che ti osservo. E beh? Rispondi.<br />

- La fontana è tonda. Così ti va bene? Che ne so, non mi interessa.<br />

- Non t’importa di sapere com’è fatto il tuo mondo? Ma se non fai altro<br />

che studiarlo tutti gli elri, com’è fatto il tuo mondo.<br />

- Io mi occupo dei piccoli pesci.<br />

Quello la sfidò ancora: -e vuoi aiutarli a capire il mondo, senza partire<br />

da com’è fatto? Sai, c’è una domanda ancora più importante che viene<br />

quando uno si accorge che la fontana è tonda, ed è: perché?<br />

- La mia vera domanda in questo momento è chi diavolo sei tu?<br />

- Stiamo parlando del tuo intero mondo e ti preoccupi di chi sono io?<br />

Cloe si spazientì: - senti pesce filosofo, io sono una pesciolina indifesa e<br />

mi trovo in piena bubza con una creatura a me ignota, che mi fa<br />

domande da pazzo.<br />

- E non sei ancora scappata. Forse allora t’interessa capire perché la<br />

fontana è tonda.<br />

- Scappare mi sembra invece una buona idea. Devo andare, ti saluto.<br />

- Vai pure, se nuoti lungo la parete, tra un po’ potresti ritrovarti qua - e<br />

con la coda batté sulla parete dietro di sé.<br />

- Non capisco dove vuoi arrivare, ma so dove voglio arrivare io. A casa<br />

- e così dicendo cominciò a muoversi.<br />

16


- La fontana è tonda perché l’infinito è tondo. Così a nessuno verrà mai<br />

in mente di chiedersi cosa c’è al di là, perché ciò che è già infinito non<br />

può avere un al di là.<br />

- A me preoccupa l’aldiquà, dove, in questo momento ci sei tu. Con<br />

permesso...<br />

La pesciolina prese la via verso casa. Senza voltarsi.<br />

- Ci si vede presto, tanto la fontana è tonda. - le urlò in lontananza<br />

quello strano pesce.<br />

Qualche bubza dopo, Cloe era nell’orto ad accudire le sue alghe quando<br />

si avvicinarono due energumeni dalla livrea maculata, che lei<br />

immediatamente riconobbe come membri del corpo di polizia<br />

fontanile. Non era un buon presagio.<br />

- Signora Cloe?<br />

- Signorina.<br />

- Le dobbiamo comunicare un mandato di comparizione.<br />

- Accidenti… lo sapevo che avrei dovuto nascondere meglio i cadaveri.<br />

- Che cosa ha detto?<br />

- Stavo scherzando… a cosa devo tanto onore?<br />

- É stata denunciata da alcuni pesci. Le accuse contro di lei sono:<br />

coltivazione indebita di alghe commestibili, esubero di comunicazioni<br />

verbali e incitamento alla sovversione di valori condivisi.<br />

- Quasi quasi mi conveniva davvero aver ucciso qualcuno.<br />

- La questione è seria, signorina. Per esaminare il suo caso è stato<br />

chiamato il giudice speciale Gran Lumacone. La sua non appartenenza<br />

al regno dei pesci sarà garanzia d’imparzialità nel procedimento.<br />

Cloe sapeva che Gran Lumacone era in realtà un consulente dei cometa,<br />

che grazie alle sue conoscenze nel campo degli immobili si era votato<br />

alla speculazione edilizia, mettendo nelle mani degli amici cometa,<br />

oltre la Reggia, la proprietà di tre quarti delle restanti tane di Fontana<br />

Tonda. Si vociferava che persino la casa che si portava sulla schiena<br />

non fosse sua, ma che l’avesse espropriata a una povera lumaca che<br />

non era riuscita a pagare il mutuo.<br />

- Lei ha diritto a farsi assistere da un avvocato - proseguì lo shubunkin -<br />

e a presentare le prove che ritiene idonee per dimostrare la sua<br />

17


innocenza. Il processo sarà tra sette elri. Per l’occasione è stata emessa<br />

una deroga al silenzio cui noi pesci siamo tenuti.<br />

- Sarebbe più giusto dire il silenzio cui siamo abituati. Beh, sì capisco<br />

questa deroga, altrimenti dovremmo processarci tutti per… com’è quel<br />

reato che vi siete inventati? Esubero di comunicazioni verbali?”<br />

- Non faccia la spiritosa. Le ripeto che è una cosa seria - le disse,<br />

guardandola con disprezzo. A Cloe sembrò che stesse quasi per<br />

aggredirla fisicamente e cambiò tono: - D’accordo. Ho capito il<br />

messaggio.<br />

Gli shubunkin se ne andarono, sollevando con le code un polverone dal<br />

fondale che, per alcuni secondi, rese l’acqua completamente torbida.<br />

Cloe non era in grado di sostenere da sola quella situazione. Era sì<br />

sprezzante, decisa, dotata di un buon eloquio, ma non aveva mai<br />

dovuto affrontare un processo in vita sua.<br />

Ribellarsi è faticoso, non è roba da pesci. Evidentemente i<br />

comportamenti di Cloe stavano preoccupando qualcuno d’importante.<br />

Paura. Cloe provava questo sentimento, ma faticava a riconoscerlo, non<br />

era nella sua indole. Decise di tornare a casa e lungo la strada provò a<br />

convincersi che non era segno di debolezza raccontare tutto ai genitori.<br />

Aveva fiducia in loro, nei momenti importanti si erano sempre<br />

dimostrati attenti a lei.<br />

Mamma aveva un carattere sensibile, introverso e sognatore. Era una<br />

delle migliori pulitrici di tane della fontana, sempre pronta a dare una<br />

pinna agli altri. Andava orgogliosa di sua figlia e allo stesso tempo<br />

l’avrebbe preferita più simile a sé. Ovvero meno sfacciata. Caratteristica<br />

che le era stata donata da Papà, vecchio cantastorie di Fontana Tonda,<br />

sempre in mezzo ai (pochi) discorsi, burlone e di compagnia. Insomma<br />

un pesce rosso particolarmente raro.<br />

Quando Cloe pensava ai suoi, aveva sempre davanti agli occhi<br />

l’immagine di due pesci talmente complementari da sembrare quasi<br />

due parti di uno stesso individuo. L’uno aveva caratteristiche che<br />

mancavano completamente all’altra. L’avevano educata con fermezza<br />

alla libertà. Le avevano insegnato il significato dei limiti senza<br />

imporgliene e lei sarebbe sempre stata grata di ciò ma, mentre tornava<br />

18


alla tana, Cloe pensava a come restituire un po’ di quella libertà, voleva<br />

un rifugio e qualcuno che la proteggesse dal mondo degli adulti.<br />

Finalmente giunta, entrò nella tana rimpicciolendosi, col desiderio<br />

impossibile di ritornare piccola per un attimo e gettarsi tra le pinne dei<br />

suoi. I genitori sgranocchiavano alghe davanti alla bollevisione<br />

(argomento sul quale tornerò al più presto) e percepirono subito la sua<br />

andatura impaurita.<br />

- Ciao Cloe lill, vuoi alghe? - le disse Mamma, vedendola indugiare<br />

sull’uscio.<br />

- No grazie, non ho fame.<br />

- Tutto bene?<br />

- Sì, cioè no, c’è... c’è un problema.<br />

- I pesciolini non ti ascoltano? - intervenne Papà - ah guarda, è sempre<br />

così. Più un pesce ha qualcosa d’interessante da dire, meno avrà degli<br />

interlocutori - diceva sempre tuo nonno.<br />

- Non sono i pesciolini il mio problema - tagliò corto lei - oggi mi hanno<br />

fermato due shubunkin.<br />

Papà s’irrigidì: - spero non ti abbiano fatto niente quelle canaglie, sennò<br />

io li prendo e li...<br />

- No, non mi hanno fatto niente. Stai tranquillo. Sono venuti a dirmi che<br />

ci sarà un processo contro di me.<br />

- Ora sono ancora meno tranquillo<br />

- Un processo contro di te? - Mamma era costernata - E per quale<br />

motivo? Non ci sono mai processi a Fontana Tonda. Caro, ti ricordi di<br />

aver mai visto un processo?<br />

- State calmi! Sono io quella che ha bisogno di aiuto, non voi!<br />

- Scusaci - Mamma prese una boccata d’acqua, cercando di tornare in sé<br />

- aiutaci a capire meglio.<br />

- Gli shubunkin mi hanno detto che sarei stata denunciata da alcuni<br />

pesci perché coltivo alghe, parlo troppo e insegno ai pesciolini a essere<br />

dei ribelli.<br />

- Coltivi alghe?<br />

- Sì mamma, coltivo alghe.<br />

- I pesci non coltivano.<br />

- Cara, lasciala finire, voglio capire questa cosa del processo.<br />

19


- Il processo ci sarà tra sette elri, hanno convocato il giudice Gran<br />

Lumacone.<br />

- Gran maneggione! Quella lumaca è l’essere più corrotto del regno<br />

animale - ora Papà era atterrito - a chi diamine hai pestato i piedi, Cloe?<br />

Gran Lumacone si scomoda solo quando c’è da incastrare qualcuno.<br />

- Adesso sì che mi rassicuri. Beh, qualche elri fa ho litigato con Guastameta.<br />

- Ah bene, ti manca solo di andare a sputare aria in faccia alla Triade e<br />

avrai coinvolto tutti i peggiori elementi della fontana.<br />

- Caro, non prendertela sempre col governo. In fondo è grazie a loro<br />

che va avanti la vita nella fontana.<br />

- La vita a modo loro va avanti. Ora però non è il momento di parlare<br />

di politica. Stai tranquilla, Cloe lill, adesso ci pensa il tuo babbo.<br />

- Cos’hai intenzione di fare? Niente colpi di muso per favore, che hai la<br />

tua età.<br />

- Sarò il tuo avvocato, a Fontana Tonda non c’è nessuno con una<br />

parlantina come la mia. Però tu devi promettermi che la smetterai di<br />

coltivare alghe. E forse è il caso di non fare più lezione. Per un po’.<br />

- Va bene Papà .<br />

Cloe sospirò e si adagiò sul fondo della tana, la mucillagine le<br />

solleticava gentilmente la pancia. Era esausta. Non era per niente<br />

convinta che avrebbe smesso di coltivare le alghe, ma una momentanea<br />

resa era inevitabile, se non voleva passare guai seri. Conclusa la<br />

vicenda avrebbe pensato a come ricominciare le sue attività.<br />

I genitori tornarono alla bollevisione, ma erano agitati, Cloe li sentiva<br />

parlottare tra loro e quel brusio la accompagnò fin dentro i suoi sogni.<br />

20


QUATTRO<br />

Stavo cercando di tradurre la parola “lill” che hai usato più volte, ma non mi<br />

riesce. La lascerò così com’è insieme agli altri termini intraducibili.<br />

Lill è un termine che i pesci usano per mostrare vicinanza a qualcuno, è<br />

un modo di dire affettuoso che si aggiunge dopo il nome del pesce con<br />

cui stai parlando, di solito quando vuoi consolarlo o mostrare di<br />

volergli bene.<br />

Sei stato chiarissimo. Invece, prima hai accennato a una cosa chiamata<br />

“bollevisione...”<br />

La bollevisione è un’invenzione piuttosto recente, sebbene le bollicine<br />

d’aria nell’acqua esistano dall’alba dei tempi. I pesci di Fontana Tonda<br />

non ne ricordano, ovviamente, l’inventore, né da quante generazioni<br />

esista questa usanza, ma la considerano il principale mezzo<br />

d’intrattenimento dei loro elri. Dal fondo della fontana, e più spesso<br />

lungo le pareti, si sprigionano bollicine d’aria che a diverse velocità<br />

risalgono verso la superficie. Il loro numero, la grandezza e la velocità<br />

di risalita cambiano in base alla temperatura dell’acqua, all’ora e alla<br />

stagione, facendo della bollevisione uno strumento dal palinsesto<br />

particolarmente ampio. I pesci amano guardare spettacoli di ogni tipo:<br />

corse, storie d’amore, drammi, documentari sulla natura acquatica. In<br />

realtà le bolle riflettono semplicemente i volti dei pesci imbambolati, le<br />

alghe, le luci che entrano nella fontana, ma ai pesci il dubbio non è mai<br />

sorto. Sin da piccoli sono stati abituati a sentire le storie che i loro<br />

genitori guardavano alla bollevisione e, a loro volta, si sono poi convinti<br />

di vederne sempre nuove.<br />

Il servizio, come credo potrai intuire, è a pagamento. Ogni pesce è<br />

tenuto, nel periodo che intercorre tra una bollura e l’altra, a donare<br />

almeno dieci razioni di brumegna a ciascuno dei tre membri della Triade<br />

dei Pesci che Ne Sanno, i quali poi li distribuiranno a parenti, amici e<br />

portaborse. Capirai quindi che la bollevisione è il primo business dei<br />

pesci che comandano, oltre a essere il motivo di liti furibonde quando,<br />

21


all’arrivo di Manomanna, i pesci devono non solo conquistarsi la<br />

brumegna, ma anche mettere da parte le razioni per pagare il canone.<br />

Vi sono alcune regole che vanno tassativamente osservate:<br />

1) La bollevisione si paga, indipendentemente dal fatto che la si<br />

guardi o meno. Chi non paga riceve visite giornaliere dagli<br />

shubunkin fino a debito saldato.<br />

2) Chi non guarda la bollevisione è probabilmente malato e deve<br />

essere tenuto in quarantena finché non gli ritorna la voglia.<br />

3) La bollevisione è bella e istruttiva. Se a qualche pesce sorgono<br />

dubbi esistenziali, non deve far altro che adagiarsi davanti alla<br />

bollevisione e ogni cosa tornerà a posto.<br />

I pesci di Fontana Tonda passano parecchio tempo ogni elri davanti alla<br />

bollevisione, le bolle mantengono l’ordine e la tranquillità quasi meglio<br />

degli shubunkin.<br />

Mancavano pochi elri al processo e i piccoli pesci, dopo aver atteso<br />

invano, ancora una volta, l’arrivo della loro insegnante, si erano<br />

radunati davanti alla bollevisione. Alcuni dondolavano silenziosi,<br />

incantati dalle bollicine che in quel momento erano particolarmente<br />

veloci nella risalita e ricordavano inseguimenti di antichi pesci a caccia<br />

di insetti, altri bisbigliavano fra loro, ipotizzando i motivi dell’assenza<br />

di Cloe. In particolare un piccolo oranda e uno shubunkin, sembravano<br />

avere un’idea di quel che poteva essere accaduto.<br />

- Secondo me ha mangiato troppe alghe - disse Ciccio-nkin gonfiando le<br />

guance e simulando un pesce che ha un’indigestione.<br />

- È scientificamente dimostrato che la sovra assunzione di alimenti si<br />

risolve nel giro di due barra tre bubze con la guarigione o il decesso.<br />

Non avendo visto cadaveri galleggianti, né captato in acqua particelle<br />

derivanti dalla decomposizione, posso affermare con cognizione di<br />

causa che Ciccio-nkin è in errore. Oltre a essere notoriamente scemo - a<br />

parlare era il piccolo Tecno-randa.<br />

- Ti ammazzo a pinnate, così sarai tu il cadavere galleggiante.<br />

I due pesciolini presero a inseguirsi, sfiorando un gruppo di piccole<br />

cometa.<br />

- Che vozzi - disse una.<br />

- Pesci di basso vango - aggiunse un’altra.<br />

22


- Quasi alla bassezza dei demekin - intervenne una terza, suscitando<br />

risatine.<br />

-Sono sicuva - affermò Luci-meta - che la maestva Cloe ha incontvato il<br />

pesce dei suoi sogni e stavà pev pavtovive tanti Cloini.<br />

- Oohhh - fecero tutte in coro, guardando nella bollevisione i volti di<br />

tante pescioline innamorate.<br />

I due contendenti continuavano intanto la loro corsa - ti prendo e ti<br />

spatascio al suolo! - gridava Ciccio-nkin.<br />

- Mi sto muovendo in nuoto rettilineo uniforme e ancora non sei<br />

riuscito a prendermi - lo scherniva il piccolo oranda.<br />

Nuotarono per un tratto lungo il bordo, Tecno-randa si accorse che<br />

stava per essere raggiunto, in realtà non era così veloce. Si voltò per<br />

vedere se aveva ancora margini di fuga e andò a schiantarsi contro un<br />

pesce che nuotava rasente la parete, facendolo sobbalzare.<br />

- Contatto! - disse quello con occhi spiritati - Contatto con i solidi,<br />

l’acqua è paura e orrore!<br />

I pesciolini lo guardarono stupiti, ma quello proseguì - luogo aperto,<br />

nessuna certezza, parete salvezza - e tornò ad appiccicarsi contro il<br />

bordo - piccoli pesci con sindrome di iperattività, capitolo venticinque,<br />

secondo paragrafo.<br />

Ciccio-nkin guardò l’amico e gli disse: - è un Fuori di Boccia,<br />

scappiamo!<br />

Se la diedero a pinne levate, mentre il pesce continuava a farfugliare<br />

qualcosa tra sé e sé.<br />

Ciccio-nkin raggiunse a tutta velocità la sua tana, seguito da Tecnoranda.<br />

L’antro era caldo e accogliente. Come dicevo prima, i membri<br />

della polizia fontanile hanno tutti tane spaziose, anche se non di lusso<br />

come quelle dei cometa. Al centro della tana, alcuni shubunkin, tra cui<br />

il padre di Ciccio-nkin, stavano parlando di lavoro.<br />

- Sette unità si piazzeranno dietro la folla, per controllare chi entra e chi<br />

esce. È consigliato a tutti i pesci di partecipare, quindi se vedete<br />

qualcuno che si fa i fatti suoi “invitatelo gentilmente” ad assistere al<br />

processo. Ci siamo intesi?<br />

- Signorsì signore.<br />

23


- Papà, Papà! - Ciccio-nkin si fece spazio tra i grossi pesci - Abbiamo<br />

incontrato un Fuori di Boccia!<br />

- È così che ci si rivolge a tuo padre? Avanti, sull’attenti.<br />

- Dai su, lo sai che non mi piacciono queste cose.<br />

- Se vuoi proferire con me devi metterti sull’attenti.<br />

Ciccio-nkin guardò gli altri pesci che si godevano il siparietto - Signor<br />

Ed-skin, signore, chiedo umilmente di parlare.<br />

- Non fare lo spiritoso, chiedo rispetto, solamente rispetto. E ora parla.<br />

- Stavo giocando con Tecno-randa, quando ci siamo imbattuti in un<br />

Fuori di Boccia.<br />

- Vivo?<br />

- Sì, vivo e straparlante.<br />

- E come vi siete comportati?<br />

- Fuga immediata nella tana.<br />

- Ben fatto. Mando un paio di pesci a controllare, ma intanto tra qualche<br />

ora quello sarà già schiattato. Voi tenetevi alla larga.<br />

- Sarà fatto.<br />

- Bene, la riunione è sciolta, ci aggiorniamo la prossima bubza. Voi due,<br />

occupatevi del Fuori di Boccia.<br />

I pesci si accomiatarono, anche Ciccio-nkin fece per andarsene, ma il<br />

padre lo trattenne: - Io sono il capo della polizia fontanile e per<br />

continuare a esserlo i pesci, tutti i pesci, mi devono rispettare e temere.<br />

Non ti azzardare a farmi fare altre figure del genere davanti ai miei<br />

sottoposti.<br />

- Mi dispiace papà, lo sai che odio tutti questi sissignore e l’attenti e…<br />

- E invece dovrai farteli piacere, perché questo è il tuo destino. Non ti<br />

rendi conto della fortuna che hai avuto? Sei uno shubunkin, gli altri<br />

pesci ti guarderanno sempre con timore, farai rispettare le leggi. La<br />

fontana sarebbe un grande caos senza di noi.<br />

- Io non voglio fare il poliziotto.<br />

- Non si tratta di scegliere, ciò che sarai ce l’hai dipinto sulle squame, è<br />

nella forza dei tuoi muscoli. Un elri lo capirai.<br />

- Posso andare adesso?<br />

- Nessuno ti trattiene.<br />

24


Ciccio-nkin uscì dalla tana pieno di rabbia, Tecno-randa gli si affiancò<br />

ma si guardò bene dal dirgli qualcosa.<br />

- Torniamo alla bollevisione.<br />

Nella tana Ed-skin sospirò più volte scuotendo la testa, prima di<br />

rimettersi a studiare i piani di sicurezza del processo alla maestra Cloe.<br />

- Sei… una… farfalla!<br />

Risate a non finire.<br />

- Ma che farfalla, le farfalle non stanno nell’acqua. Sei un lumacone.<br />

- Sbagliato.<br />

Tanti piccoli pesci rossi erano radunati sotto la statua, attorno a uno<br />

strano pesce. Ciccio-nkin e Tecno-randa si avvicinarono per vedere<br />

meglio. La maggior parte dei pesciolini erano avannotti nati da pochi<br />

mesi, i due invece erano già un po’... grandicelli.<br />

Nella nostra lingua li chiamiamo “adolescenti”<br />

I due erano già un po’ adolescenti e spiccavano in mezzo agli altri.<br />

- Non lo vedete che è un pesce? Solo diverso - erano tutti quanti<br />

perplessi.<br />

- Allora? Vi arrendete? Se indovinate chi sono, vi pappate questo bel<br />

moscerino annegato… nessuno lo sa?<br />

Era un pesce dal corpo slanciato e affusolato, con una colorazione<br />

grigio-azzurra sul dorso e biancastra sul ventre, con striature nere. Non<br />

avevano mai visto prima un pesce così.<br />

- Sei un pesce che ha perso il colore - azzardò Ciccio-nkin.<br />

Risate degli avannotti.<br />

- Sbagliato.<br />

A quel punto intervenne Tecno-randa: - indubbiamente sei un pesce:<br />

hai le pinne, le branchie, parli l’ittico. Posso escludere che tu appartenga<br />

a una delle varietà presenti nella fontana, poiché non assomigli a<br />

nessuno di noi nella forma e nel colore. Tecnicamente parlando sei un<br />

pesce alieno.<br />

- Molto bene - disse lo strano pesce. E si mangiò il moscerino in un sol<br />

boccone.<br />

25


- Ma... ho indovinato! Quel moscerino era mio!<br />

- Ho detto molto bene, non che la risposta è quella giusta. Se io avessi<br />

chiesto: cosa sono? La tua risposta sarebbe stata, diciamo, accettabile.<br />

Per la precisione io sono un muggine, o cefalo che dir si voglia, ma non<br />

conoscendo voi nulla di ciò che c’è fuori da questa fontana, posso<br />

acconsentire di essere chiamato alieno. Però io ho chiesto chi sono, non<br />

cosa sono.<br />

- Sei un truffatore.<br />

- I vostri genitori non vi hanno mai raccontato la leggenda del grande<br />

Mugìl?<br />

I pesciolini si guardarono perplessi: - No.<br />

- Non so se questo sia un bene o un male, comunque eccomi qua. Il<br />

grande Mugìl: insegnante, prestigiatore... - e con un rapido gesto tirò<br />

fuori da dietro la coda il moscerino e lo spinse verso Tecno-randa, che<br />

se lo divorò prima che gli altri smettessero di dire - ooooooh! -<br />

- ...cantastorie, guida fluviale, storico e giurista.<br />

I pesciolini erano storditi da tutte quelle parole, qualcuno provò a<br />

obiettare: - Noi abbiamo già un’insegnante, si chiama Cloe.<br />

- Già, già, ho sentito questa storia. Però in questo momento Cloe è<br />

impossibilitata e quindi la sostituisco io.<br />

Mugìl fece con la bocca un paio di bolle coloratissime che mandarono<br />

letteralmente in visibilio i pesci più piccoli. Quindi si produsse in una<br />

tripla piroetta mortale in aria, andando a finire dentro la brocca. Questa<br />

volta anche i pesci adolescenti rimasero a bocca aperta.<br />

- Come ha fatto?<br />

- E adesso chi lo tira fuori di là?<br />

Dopo trenta secondi la sagoma di Mugìl comparve sopra le loro teste.<br />

Con un super tuffo era rientrato nella fontana.<br />

- Fichissimo! - Ciccio-nkin gli andò subito accanto - M’insegni?<br />

- Nella mia scuola ci saranno anche lezioni di salto. Adesso, però,<br />

voglio sapere chi siete voi.<br />

I piccoli pesci cominciarono a parlare tutti assieme. Ognuno cercava di<br />

gridare il proprio nome più forte degli altri.<br />

- Ehi ehi ehi! Non vogliamo farci sgridare dai grandi, vero? Allora<br />

dobbiamo parlare uno per volta e a bassa voce.<br />

26


I pesciolini cominciarono a presentarsi ed erano buffissimi perché<br />

ognuno, al proprio turno, nuotava poco sopra gli altri, diceva il nome e<br />

tornava a posto.<br />

Terminati i piccoli, venne il turno dei più grandi. Questi erano molto<br />

meno numerosi, una decina in tutto.<br />

- Io sono Ciccio-nkin.<br />

- Tecno-randa, della varietà degli oranda, itticamente parlando i pesci<br />

con maggiori facoltà intellettive.<br />

- Luci-meta, visiedo nella veggia di Fontana Tonda e sono quella con la<br />

coda più lunga tva le pescioline della mia età.<br />

- E tu, là in fondo, come ti chiami?<br />

Lontano dagli altri, in un angolo semioscuro, c’era un piccolo pesce dal<br />

colore bruno, con due occhi enormi, anzi uno, perché l’altro era coperto<br />

dalla pinna dorsale che gli cadeva sulla faccia a mo’ di ciuffo. Se ne<br />

stava là con uno sguardo tra l’annoiato e il depresso. Parlò a voce bassa.<br />

E lentamente.<br />

- Emo-kin. Stop. Non c’ho sbatta di parlare.<br />

- È un demekin - disse Luci-meta - gvandi occhi al posto del cevvello.<br />

Mugìl fece finta di non ascoltarla: - vi siete presentati tutti? Ottimo.<br />

Vedo che ognuno di voi sa bene che cos’è, ma non altrettanto chi è.<br />

Tranquilli, non è colpa vostra, ce lo avete scritto nel nome se siete degli<br />

intelligentoni, degli aristocratici o dei guerrieri. Quindi, la prima cosa<br />

che faremo sarà cambiare i vostri nomi.<br />

- Cosa?<br />

- Non cosa. Chi.<br />

- Bravo Ciccio, vedo che hai afferrato. E tu, d’ora in poi, quando starai<br />

con me sarai...Tecno. Tu, la bellissima Luci - e qui la pesciolina divenne<br />

ancora più rossa -e tu: Emo.<br />

- Se lo dici tu, fai come ti pare.<br />

- Iniziamo! I piccoli pesci sono abituati ad ascoltare storie, vero? La<br />

prima storia, però, voglio che me la raccontiate voi.<br />

- La conosci quella del Mostro Pinzuto?<br />

- No Ciccio, non la conosco. Ti ascolto.<br />

27


- Allora, il Mostro Pinzuto è una terribile creatura che appare nel cuore<br />

della bubza se disobbedisci ai genitori e ti porta via, dove nessuno ti può<br />

trovare...<br />

La bubza era passata da un po’ e Cloe era fuori dalla tana. Guardava le<br />

stelle.<br />

Hai mai guardato le stelle da sott’acqua? Beh, non sono proprio come<br />

quelle che vedete voi creature dell’altrolà. L’acqua le trasforma, le più<br />

piccole quasi si sciolgono in un fievole bagliore, quelle grandi<br />

prendono forme irregolari, dondolano col vento, si muovono sulla<br />

superficie. “E sono dieci, cento volte più belle della bollevisione”<br />

pensava Cloe nella fredda notte, col cuore che batteva a intermittenze<br />

rapide, gonfio di un’emozione angosciante. “Sono una brava maestra,<br />

ho insegnato tante cose ai miei piccoli. Certo, man mano che crescono è<br />

sempre più difficile riuscire a interessarli. Si trasformano, cominciano<br />

ad assomigliare ai genitori negli atteggiamenti e allo stesso tempo<br />

odiano essere come i loro padri e le loro madri. Hanno corpi imperfetti<br />

e menti confuse. Che forti sono. Mi fanno sorridere, con la loro<br />

sicurezza ostentata, le grandi idee che cambiano più veloci di loro. E<br />

poi le parole. I pesci a quell’età parlano un sacco, spesso con frasi<br />

sconnesse, il loro ittico non è proprio corretto, ma intanto non faranno<br />

in tempo a padroneggiarlo. Da lì a poco non lo useranno quasi più.<br />

Hanno un linguaggio tutto loro, lo inventano insieme, lo usano per<br />

tenere a distanza i grandi, per fare banco.<br />

Sono forti e fragili. Hanno una forza scomposta, non governata. Hanno<br />

muscoli che crescono prima che loro imparino a dosarli. E una fragilità<br />

allarmante, che ti vien voglia di abbracciarli. Ma guai a te. Sono loro a<br />

dettare le regole del gioco, se ti avvicini senza permesso ti respingono,<br />

se cerchi di metterti al loro livello ti prendono in giro. Non c’è cosa più<br />

divertente per loro di vedere un adulto che prova a fare il giovane. Così<br />

come non c’è più grande nemico dell’autorità imposta. Non<br />

riconoscono le regole urlate. Possono averne paura, ma non arrivano a<br />

comprenderne il significato e alla prima occasione le infrangeranno.<br />

Bisogna parlare con loro, anche quando sembrano non ascoltare. E<br />

spiegare il perché delle cose, anche quando ti guardano con quella<br />

28


faccia che li prenderesti a pinnate. Sono complicati ed essenziali allo<br />

stesso tempo. Non è facile interessarli a qualcosa, la bollevisione riesce a<br />

rapirli più di qualsiasi parola. Bisogna sempre tenerli al centro, se non<br />

sono protagonisti sfuggono, si annoiano. Che lavoro difficile insegnare.<br />

Difficile e bellissimo.”<br />

I pensieri di Cloe fluivano sotto le stelle dondolanti. Le sembrava<br />

incredibile che, per aver tentato di trasmettere ai piccoli pesci qualcosa<br />

che potesse arricchire la loro vita, dovesse subire tutto questo.<br />

L’indomani ci sarebbe stato il processo. Cloe aveva paura, ma anche<br />

una gran voglia di parlare. Nei suoi elri solitari nella tana aveva<br />

coltivato rabbia e desiderio di cantarne quattro ai suoi accusatori.<br />

“Cosa potranno mai farmi? Le parole sono più dannose della<br />

bollevisione? Me lo dimostrino!”<br />

- Cloe, l’acqua è fredda, vieni a casa - Mamma, uscita dal buio come la<br />

più luminosa delle stelle, le strofinò le squame con le sue - adesso<br />

dormiamo, vedrai che andrà tutto bene. Sai, quand’ero piccola ed ero<br />

preoccupata per qualcosa, tua nonna si metteva accanto a me,<br />

appoggiava il suo corpo al mio e mentre dondolavamo insieme mi<br />

diceva: “Siamo tutti dentro l’acqua, pesci buoni e pesci cattivi, pesci<br />

grandi e pesci piccoli. Quelli che si credono padroni dell’acqua sono i<br />

più spaventati di tutti.”<br />

Era un pesce saggio tua nonna. L’acqua non è nostra, noi siamo<br />

dell’acqua. Per quanto un pesce pensi di essere grande, non è diverso<br />

da te. Siamo tutti figli dell’acqua, di Elri che la scalda, di Bubza che la<br />

raffredda. Ci sono forze che non possiamo governare. Alcuni pesci<br />

sono terrorizzati da queste forze e vogliono sostituirsi a loro,<br />

illudendosi che questo basti a vincere la paura. Così sottomettono gli<br />

altri pesci, dicono loro quello che devono fare e pensare, stabiliscono un<br />

ordine del quale sono padroni. Mettono dei confini alle proprie paure,<br />

in modo che non si trasformino in cieca disperazione. Per fare ciò<br />

hanno bisogno degli altri, ci vogliono gli altri a confermare il loro<br />

potere, la loro sovranità. Tu hai aperto un buco, Cloe lill, nello spazio<br />

sicuro della fontana, e questo per alcuni è inaccettabile. É come se da<br />

quel buco uscisse tutta l’acqua e li lasciasse a bocca asciutta a dibattersi,<br />

con le loro paure che li arrostiscono all’aria aperta. Domani tapperanno<br />

29


quel buco. Vedrai, ti faranno una bella ramanzina davanti a tutti e ti<br />

rispediranno a casa. Tu dovrai solo dire che hai capito...<br />

Aspetta, lasciami finire. Lo so che è difficile per te, ma adesso non è il<br />

momento della lotta. Vuoi continuare a insegnare? Dovrai farlo con più<br />

discrezione. L’idea di coltivare le alghe è troppo rivoluzionaria, la<br />

fontana non è pronta per questo. Bisogna avere pazienza, sapere<br />

quando cedere e quando prendere. Ricordati, siamo tutti dell’acqua, i<br />

tuoi pensieri sono liberi di nuotare e possono arrivare ovunque.<br />

Ovunque c’è acqua.<br />

Cloe si strinse alla mamma: - Spero tanto che sia come dici tu. So che<br />

non sarà questo processo a fermarmi e che se avrò pazienza potrò<br />

tornare a insegnare. Il problema è che non ci dimentichiamo mai come<br />

si nuota, si mangia, si respira, ma tutto il resto va coltivato. I cometa<br />

devono sempre far vedere la loro bellezza per mantenere il potere, gli<br />

shubunkin devono sempre mostrare i muscoli. I miei piccoli pesci<br />

dimenticheranno tutto ciò che hanno imparato, torneranno da elri a<br />

bubza davanti alla bollevisione e io dovrò ricominciare da capo.<br />

La mamma l’accompagnò dolcemente verso la tana: - I pesci<br />

dimenticano molto meno di quello che si pensa. Tua nonna è<br />

scomparsa da tante bollure ormai ed io non ho mai dimenticato di<br />

volerle bene.<br />

Sparirono nel buio della tana. Le stelle brillavano maestose e<br />

distribuivano, attraverso l’acqua gelida, briciole di luce a ogni pesce<br />

addormentato.<br />

30


CINQUE<br />

Se vuoi riposarti un attimo, per me non c’è problema. Facciamo una pausa?<br />

No, andiamo pure avanti, ce l’hai della brumegna?<br />

Ho dei crackers.<br />

E che roba è? Fammi assaggiare.<br />

Tieni. Che cosa significa fare banco?<br />

Mh... non male....<br />

Non so se hai mai visto quando i pesci si muovono in banchi, in modo<br />

sincronizzato… se i pesci si conoscono bene, hanno confidenza, si<br />

fidano l’uno dell’altro, allora il banco sembra quasi una creatura a<br />

parte, con un movimento, una vita propria. Fare banco significa<br />

sviluppare affinità con i propri simili e imparare a muoversi non come<br />

singolo individuo, ma come una parte essenziale di qualcosa di più<br />

grande.<br />

Ho afferrato il concetto. Torniamo alla storia, alla fine Cloe fu processata?<br />

Come funziona un processo tra pesci?<br />

Prova a immaginare la scena: Elri. Acqua tendente alla giazza. Leggera<br />

brezza sulla superficie. Cielo coperto. Imponente assembramento di<br />

polizia fontanile nei pressi della Reggia dei cometa.<br />

- Muoversi, circolare! Lasciate spazio qua davanti. Prego arretrare fino<br />

a quella striscia di alghe. No signora, lì non si può stare, si sposti dal<br />

muro, è riservato al giudice Gran Lumacone.<br />

Ed-skin e i suoi avevano un gran da fare. L’eco del processo si era<br />

diffuso velocemente nella fontana. I pesci rossi conducono una vita<br />

piuttosto monotona e ogni evento fuori dell’ordinario è motivo di<br />

grande eccitazione. Quando il loro spasmodico bisogno di gossip trova<br />

un volto e una storia, i pesci impazziscono letteralmente: nessuno<br />

31


avrebbe voluto perdersi il processo a Cloe. I più audaci, dall’alba si<br />

erano assiepati davanti alla Reggia, per accaparrarsi la prima fila.<br />

Avevano fatto tanto baccano che Granbel-meta era stato costretto a<br />

ordinare una carica della polizia per disperderli. Ed-skin, innervosito<br />

dalla sveglia anticipata, non ci era andato tanto per il sottile e l’ordine<br />

silenzioso era tornato in breve tempo.<br />

Cloe uscì dalla tana, accompagnata dai genitori. Un pesce incontrato<br />

per strada ebbe qualcosa da borbottare, Papà lo congedò con un morso.<br />

L’acqua vibrava di nervosismo. Il cuore di Cloe quasi si fermò, nel<br />

vedere la folla che la attendeva.<br />

- Eccola, è lei.-<br />

- Me la ricordavo più grossa.<br />

Gli shubunkin le crearono un corridoio per permetterle di arrivare<br />

davanti alla Reggia. Cloe cercò di non ascoltare le voci intorno a sé.<br />

Alcuni pesci non si risparmiavano in frasi fatte su quanto fosse stupido<br />

parlare oltre il necessario, non accorgendosi di averlo ben superato,<br />

pure loro, il necessario. Altri si chiedevano se valesse la pena mettere<br />

su un evento mediatico di quella portata, solo per una pesciolina<br />

ingenua. Altri ancora s’infilavano, spingevano, cercavano di essere in<br />

tutti i modi al centro della scena, “si sa mai di finire in bollevisione”.<br />

Davanti all’ingresso principale della Reggia si stava sistemando la<br />

Triade dei Pesci che Ne Sanno: Granbel-meta al centro, circondato da<br />

faccendieri e guardie del corpo, faceva gli onori di casa. Alla sua destra,<br />

Ed-skin stava finendo di dare le ultime disposizioni. A sinistra,<br />

Mnemo-randa calcolava se un assembramento ittico di quelle<br />

dimensioni era sufficientemente ossigenato in uno spazio così limitato.<br />

Nessuno faceva caso a Cloe, ferma, davanti a loro.<br />

Passò del tempo prima che Granbel-meta si schiarisse la voce: - In<br />

nome dell’ittico popolo di Fontana Tonda, pvoclamo<br />

momentaneamente sospeso il silenzio e dichiavo apevto il pvocesso<br />

contvo Cloe Comune. Accogliamo con un applauso l’onovatissimo<br />

giudice Gvan Lumacone.<br />

L’acqua si scosse in un tremito di pinne mentre, lungo il muro, si<br />

avvicinava strisciando il guscio grigiastro della lumaca d’acqua. Papà<br />

era stizzito: - Cos’è, un processo o uno show?<br />

32


-Bonjour a tout li pesc - l’ittico del lumacone non era dei migliori, ma<br />

negli anni l’aveva affinato grazie agli affari che spesso lo portavano a<br />

contatto con i pesci. Inoltre, se avesse parlato in lumachese, non lo<br />

avrebbe capito nessuno.<br />

- Je suis le giudìce Gros Escargot, da tuti conosiuto come Gran<br />

Lumaconé.<br />

Il giudice scambiò un paio di abbracci bavosi con la Triade, quindi<br />

tornò sulla parete: - Bien. Quest’osgi abiamo il prosceso contre Cloe<br />

Comune. Si facia avant l’acusa e dichiari i capi d’imputation.<br />

Ed-skin discese dalla sua postazione e nuotò lungo il semicerchio che<br />

avevano formato i pesci attorno alla Reggia. La sua nuotata era perfetta.<br />

Le pinne ondeggiavano con grazia, il suo corpo massiccio, dalla livrea<br />

bianca e nera con una piccola macchia rossa sul dorso, si muoveva<br />

rapido e silenzioso. Al suo passaggio gli altri pesci indietreggiavano<br />

accalcandosi. Tutti nella fontana lo temevano e rispettavano. “Tutti<br />

tranne mio figlio” pensò mentre si avvicinava a Cloe. Passò dietro<br />

l’imputata e si andò a posizionare sotto il giudice.<br />

- Vostro onore, i reati che la pubblica accusa intende contestare sono:<br />

coltivazione indebita di alghe commestibili, esubero di comunicazioni<br />

verbali e incitamento alla sovversione di valori condivisi.<br />

- Parbleu! Si trata di reati très gravi.<br />

- Certo, per questo si è resa necessaria la vostra illustre presenza.<br />

- Lecchino - Papà era sempre più disgustato.<br />

- Si facia avant l’imputatà e dica le proprie sgeneralità.<br />

Cloe si mosse verso il giudice e deglutì: - Cloe Comune, nata a Fontana<br />

Tonda cinque bollure fa, residente in Fontana Tonda, tana 9 interno 7.<br />

- L’imputatà nomìna un avocato?<br />

- Sì, vostro onore, nomino mio padre<br />

Dall’alto intervenne Granbel-meta: - Gvanlu... ehm... vostvo onove, la<br />

legge ittica centosettantanovebis, al tevzo comma dice chiavamente che<br />

i pesci non possono nominave a pvopvia difesa paventi entvo il quavto<br />

gvado.<br />

- Cosa diamine è la legge ittica centosettantanovebis? - Papà era<br />

sconcertato.<br />

33


- Inoltve non è neanche pvepavato dal punto di vista giuvidico.<br />

Pvopongo la nomina di un difensove d’ufficio.<br />

- La votre proposta est inecepible. Nomino difenseur d’office monsieur<br />

Avvo-kin.<br />

Dal mezzo della folla fu trascinato fuori un povero demekin piuttosto<br />

malconcio, piccoletto, con gli occhi ancora più fuori dalle orbite dei<br />

propri simili. Gli shubunkin lo posero accanto a Cloe.<br />

- Questa è una sceneggiata, preparata da chissà quanto! - Papà non<br />

stava più nelle squame - mi oppongo fermamente.<br />

Gli stessi shubunkin trascinarono Papà al posto dove avevano trovato il<br />

demekin. Cloe era impietrita.<br />

- Avant! La première parole spet a l’imputatà. Cloe come si dichiara?<br />

- Io... io... non ho fatto niente.<br />

- Dica seulment colpevole ou inoscente.<br />

- I...i...innocente.<br />

- Avvo-kin, si esprima.<br />

- Boh. Scusate ma ero distratto. Qual è l’accusa?<br />

Fu Ed-skin a rispondere: - Il primo reato è la coltivazione indebita di<br />

alghe commestibili.<br />

- Mh. Alghe dite, eh?<br />

- Sì.<br />

- Quelle verdi.<br />

- Sì.<br />

- Che si mangiano.<br />

- Certamente. Ho detto commestibili.<br />

- E Cloe le avrebbe coltivate?<br />

- Esatto.<br />

-Ah! Ti ho fregato! I pesci non possono coltivare!<br />

Sulla fontana calò il gelo: - È proprio per questo che siamo qui. I pesci<br />

non possono coltivare.<br />

- Ehm... posso scegliere di passare al secondo reato?<br />

Ed-skin lo incalzò: - esubero di comunicazioni verbali.<br />

- Esu...che?<br />

- SCUSATE! Scusate il ritardo. Scusi, scusi anche lei, prego, ma si figuri,<br />

buongiorno, ehi bella giornata vero, signora le sta proprio bene quel<br />

34


completo rosso - in mezzo alla folla stava avanzando uno strano pesce -<br />

scusi, scusi anche lei... oh, eccomi qua! Vostro onore chiedo umilmente<br />

scusa, ma a quanto pare oggi c’era lo sciopero dei mezzi.<br />

Granbel-meta guardò Mnemo-randa e gli sussurrò: - sciopero dei<br />

mezzi?<br />

- Me la sono dovuta fare a pinne fin qua. Spero di non essermi perso<br />

niente.<br />

Lo strano pesce nuotò fino al lumacone e gli porse una pinna: - Dott.<br />

Avv. Mugìl Cephalus di Pantalassa, direttamente dallo studio associato<br />

Mugìl&Mugìl. Difensore nominato da Cloe Comune nella causa Cloe<br />

contro Resto del Tondo.<br />

- Monsieur Comesichiama, Cloe ha sgià un avocato.<br />

-Secondo la legge ittica tremilasessantaquattro comma undici quater, e<br />

qui la cito brevemente: “L’imputato ha diritto a cambiare il proprio<br />

legale sino alla presentazione dei primi testimoni”, poiché l’imputata<br />

mi ha nominato, come risulta peraltro dalla mia prezzolata parcella e i<br />

testimoni non sono ancora stati chiamati a deporre, ritengo legittimo<br />

presenziare in qualità di difensore - e con un colpo di coda rispedì<br />

l’avvocato d’ufficio in mezzo alla folla.<br />

Gran Lumacone guardò Ed-skin che rispose con un’espressione<br />

altrettanto interdetta.<br />

- Mumble... non ricordo bene la lesge che avete scitato... d’acord, siete il<br />

difenseur.<br />

In tutto quel tempo Cloe era stata in silenzio, ma si ricordava del pesce<br />

incontrato qualche tempo prima.<br />

- Molto bene. Grazie vostro onore. Dunque, la difesa, come potete<br />

immaginare, ritiene l’imputata innocente. Da dove posso incominciare?<br />

- Vostro onore adesso spetta all’accusa parlare - Ed-skin era<br />

indispettito. Si aspettava di distruggere in pochi minuti l’avvocato<br />

d’ufficio, tra gli applausi della folla, e invece la situazione si era<br />

improvvisamente complicata.<br />

- Prego collega avvocato, non mi sognerei mai di rubarle la parola in un<br />

processo contro le parole.<br />

35


Ed-skin cercò con lo sguardo la complicità del giudice, che rispose<br />

facendo spallucce ovvero ritraendo la testa nel guscio, come a dire-che<br />

ci posso fare?<br />

La folla seguiva divertita la piega imprevista che stava prendendo la<br />

vicenda.<br />

- L’imputata ha coltivato alghe in un piccolo orto, allo scopo di<br />

cibarsene. Come tutti ben sanno, i pesci non coltivano alcun tipo di<br />

brumegna. Questo va contro la nostra natura e, soprattutto, offende<br />

Manomanna - la folla, a quella parola, abbassò lo sguardo in segno di<br />

rispetto - alla cui volontà spetta il compito di cibarci. Manomanna vede<br />

le nostre azioni, le giudica e ci priva del nutrimento se non siamo<br />

rispettosi. Questo avviene da sempre. Quello che l’imputata ha<br />

compiuto è un grave atto di sfida alla natura stessa dei pesci che<br />

abitano questa fontana. E penso che tutti qui…- voltandosi, puntò una<br />

pinna contro i pesci che assistevano al processo - …e dico tutti,<br />

converranno con me che compiere atti contro natura non può che<br />

portarci alla rovina. Inoltre, il reato che, con l’incarico di pubblica<br />

accusa e quindi di difensore di un interesse della collettività, sto<br />

contestando, è ulteriormente aggravato dalla posizione di insegnante<br />

che l’imputata ha deciso di auto assumere. Decine di piccoli pesci sono<br />

stati sobillati dalle sue farneticazioni e invogliati a seguirla. Per questo<br />

la pubblica accusa ritiene l’imputata colpevole anche del reato di<br />

sovversione di valori condivisi.<br />

Badate bene, non sto mettendo sotto accusa l’insegnamento. Ai piccoli<br />

pesci piace ascoltare gli adulti ed è giusto che siano istruiti su alcune<br />

tematiche fondamentali. Ma i pesci non sono fatti per parlare! Il reato di<br />

esubero di comunicazioni verbali si collega fortemente agli altri due.<br />

L’imputata per mesi ha raccontato favole ai pesciolini, ha tenuto lezioni<br />

di matematica e scienze - Ed-skin metteva grande enfasi su ogni parola,<br />

attendendo ogni volta gli sguardi scandalizzati del pubblico - ha<br />

spiegato i principi della coltivazione e pronunciato parole di disprezzo<br />

nei confronti delle regole che Fontana Tonda si è data per crescere in<br />

armonia. Pensate al costante fiume di parole che ha investito i vostri<br />

figli, non c’è da stupirsi se ultimamente vi sono sembrati rimbecilliti.<br />

Per non parlare di tutti i programmi che si sono persi in bollevisione e<br />

36


che certamente li avrebbero istruiti più delle tante fandonie<br />

dell’imputata.<br />

Cloe, come puoi ben immaginare, era furente. La situazione però<br />

l’aveva inibita. Non era abituata ad aver a che fare con i pesci adulti e<br />

in particolar modo con quelli che ricoprivano ruoli di potere. Si stava<br />

rendendo conto che non passava così inosservata come aveva provato a<br />

convincersi. Le sue idee sulla cultura probabilmente erano state al<br />

centro di numerose discussioni della Triade. Capì che doveva stare<br />

attenta. Ogni tanto lanciava uno sguardo a Mugìl: “Dunque è così che<br />

si chiama quello strano pesce, dice di essere un muggine, mai sentito<br />

prima, mai visto prima un muggine”. Questi per tutta risposta le<br />

scimmiottava Ed-skin imitandolo nella gestualità. La cosa un po’ la<br />

divertiva, anche se la situazione non si prestava molto agli scherzi.<br />

- Avocato mugin... mugiun… prego, è il suo turno, cosa sta fascendo?<br />

- Ah, mi scusi, cercavo solo di sgranchirmi le pinne. Lo sbrodolamento<br />

di ovvietà dell’accusa mi ha fatto venire certi dolori reumatici, che<br />

nemmeno le fredde acque di Pantalassa nel periodo di giazza.<br />

Complimenti per l’arringa comunque. neanche un’aringa avrebbe<br />

saputo fare meglio.<br />

Le incongruenze alle quali potrei appigliarmi sono innumerevoli, ma<br />

inizierò da alcuni vizi di forma per arrivare poi alla sostanza. Parlare di<br />

coltivazione ‘indebita’ di alghe commestibili lascia pensare che, per<br />

contro, ve ne sia una ‘debita’. Da ciò si presume che ci sia un modo<br />

legale di coltivare. Se ho sentito bene, l’accusa ha portato una serie di<br />

motivazioni per le quali i pesci non possono coltivare, escludendo in<br />

toto questa pratica. Bisogna quindi che i legislatori ittici si chiedano se<br />

istituire un nuovo reato che, però, come lei lumacoso giurista mi può<br />

insegnare, non può avere effetti retroattivi sulla mia cliente.<br />

Poiché l’accusa non ha spiegato, e credo non possa spiegare, in che<br />

senso la coltivazione di Cloe sia indebita, posso affermare che il piccolo<br />

orto di cui si parla sia assolutamente lecito in quanto non in contrasto<br />

con la legge. Non voglia questo popolo così rispettoso delle norme<br />

condannare una sua cittadina per un reato non previsto dalla legge.<br />

La maggior parte dei pesci non capiva assolutamente nulla del discorso<br />

di Mugìl, ma erano affascinati da quella parlantina fluida e avvolgente.<br />

37


Granbel-meta era anch’egli parecchio confuso e sapeva che perdere il<br />

controllo della situazione poteva essere pericoloso. Aveva fortemente<br />

voluto il processo, non poteva fare figuracce davanti a tutti i pesci della<br />

fontana. Ed-skin accorse in suo aiuto.<br />

- La coltivazione non è che uno degli argomenti del processo.<br />

L’imputata ha cercato di minare le menti di poveri pesciolini indifesi,<br />

insegnando cose contrarie al buonsenso, per non parlare di quanto ha<br />

parlato.<br />

- Infatti non ho ancora finito. Un secondo paradosso è il fatto di essere<br />

qui a parlare per decidere se sia o meno lecito parlare. Che la<br />

comunicazione verbale non sia tra le caratteristiche fondamentali delle<br />

specie subacquee è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, l’ittico è una lingua<br />

antica che unisce tutti i pesci, dalle triglie agli squali, nata chissà<br />

quando per darci la possibilità di esprimere i nostri sentimenti, di<br />

trasmettere il nostro sapere. Non vedo perché si dovrebbe disprezzare.<br />

Non parlandola va atrofizzandosi e presto o tardi la perderemo<br />

completamente. Quello che ognuno di noi dovrebbe chiedersi è: va<br />

bene così? Cloe ha provato a rispondere a questa domanda e ha detto<br />

No! Con la parola si possono fare grandi cose, si può dare un’istruzione<br />

ai nostri piccoli, si possono raccontare favole… ah, qui avrei bisogno di<br />

una bubza intera per parlare dell’importanza delle favole!<br />

Le favole sono il libretto d’istruzioni della nostra esistenza. Non<br />

possiamo pensare di privarcene. Provate a immaginare: forse un elri<br />

qualcuno parlerà di noi, racconterà il processo, la faccia corrucciata del<br />

signor Granbel-meta. E tutto sarà semplice, cristallino. Dei piccoli pesci<br />

si divertiranno ad ascoltarla. Tutte queste complicazioni non saranno<br />

che un passaggio lungo il filo del racconto. Ecco, se volete rinunciare<br />

alla bellezza di questa e di tante altre favole, non vi resta che<br />

condannare l’imputata.<br />

Gran Lumacone era perplesso, quel Mugìl sapeva il fatto suo. Guardò<br />

in direzione della Reggia: Mnemo-randa sembrava distratto, Granbelmeta<br />

era nervoso, faceva cenno di no con la testa. Ancora una volta Edskin<br />

mostrò di essere il più risoluto:<br />

- Vostro onore, chiedo un rinvio per poter convocare alcuni testimoni.<br />

38


- D’acord, dichiaro l’orto di Cloe soto sequestro e sci asgiorniamo tra<br />

sette elri. Ascolteremo les testimones e emeterò la sentens - disse il<br />

lumacone tirando un sospiro di sollievo.<br />

Dai pesci si levarono mugolii di disapprovazione, erano tutti troppo<br />

curiosi di sapere come sarebbe andata a finire.<br />

Gli shubunkin sciolsero l’assemblea: - Sparpagliarsi, forza. Tornate alle<br />

vostre bollevisioni.<br />

Cloe rimase ferma, mentre l’attenzione attorno a lei scemava. I genitori<br />

la raggiunsero e la strinsero forte tra di loro: - Andiamo a casa Cloe<br />

lill... e tu, giovanotto, sei invitato a pranzo da noi.<br />

Mugìl fece un inchino e lì seguì.<br />

Giunti alla tana, Papà fece gli onori di casa e aiutò l’ospite ad<br />

accomodarsi: - Cara, preparagli due alghe strapazzate di quelle che sai<br />

fare tu, che se le merita tutte.<br />

- Non si disturbi, le prendo anche semplici appena staccate dal muro.<br />

- Ah, guarda le mie sono una specialità - disse mamma - ho messo da<br />

parte qualche briciola e te le faccio impanate.<br />

Cloe si avvicinò a Mugìl e gli girò un po’ intorno: - Finalmente ho<br />

scoperto il tuo nome. Grazie Mugìl, non so perché l’hai fatto, ma grazie<br />

davvero.<br />

- Ti serviva un avvocato e io ero l’unico avvocato presente in quel<br />

momento. Diciamo che ho sentito un obbligo deontologico.<br />

Non ci credette neanche lui alle sue parole, ma Cloe sembrò<br />

accontentarsi. Papà, invece, era estremamente curioso: - Hai un’aria<br />

familiare, dove ci siamo già visti?<br />

- Credo che ci incontriamo oggi per la prima volta. Vede, non sono qui<br />

da molto tempo.<br />

- Non mi dirai che sei un Fuori di Boccia?! Mi sembri un tipo a posto.<br />

- Un che?<br />

- Un Fuori di Boccia. Beh, è una roba lunga da spiegare, sono dei pesci<br />

strani che appaiono ultimamente nella fontana, magari ne parliamo<br />

dopo pranzo. Adesso mi interessa capire come hai fatto ad arrivare<br />

qua, in udienza hai detto che vieni da Panta… panta…?<br />

39


- Anche questa è una storia lunga. Appartengo a una specie nomade, i<br />

muggini. I miei simili sono una delle famiglie più numerose di<br />

Pantalassa, la fontana più grande che ci sia.<br />

- Più grande di Fontana Tonda? - Papà era molto interessato, i suoi<br />

occhi luccicavano come quelli di un avannotto. Anche Cloe ascoltava e<br />

pure Mamma, nonostante fosse molto indaffarata con le alghe.<br />

- Fontana Tonda è nulla a confronto. Pantalassa è così grande che<br />

ovunque guardi non riesci a vederne i bordi, ci vivono milioni di pesci.<br />

Come vi dicevo, siamo una specie nomade: al termine del periodo di<br />

bollura ci spostiamo verso le coste e qualcuno arriva anche all’interno,<br />

lungo i corsi d’acqua dolce.<br />

- Acqua dolce?<br />

- Le coste?<br />

- Scusate, mi rendo conto che sono concetti difficili per chi pensa che<br />

l’intero universo stia dentro una fontana.<br />

- Non fare il sapientone, lo sappiamo che ci sono cose fuori dall’acqua:<br />

le foglie, gli insetti... - Cloe non ci stava a sentirsi dare della provinciale.<br />

- Calma, non volevo mica offenderti. Hai ragione, nell’altrolà c’è tutto<br />

un mondo che a noi pesci non è accessibile, ma ce n’è anche uno, forse<br />

ancora più grande, dentro l’acqua. Io vengo da lì.<br />

- Quindi tu saresti un muggine e arriveresti da una enorme fontana<br />

chiamata Pantalassa - Papà cominciò a scrutarlo con circospezione -<br />

forse ho sbagliato a dire troppo presto che non sei un Fuori di Boccia. E,<br />

sentiamo, come avresti fatto a finire qui?<br />

- Per questa domanda mi avvalgo della facoltà di non rispondere.<br />

Diciamo che sono capitato tra di voi per motivi familiari. E tu, Cloe,<br />

come sei capitata in quel guaio?<br />

- È un pesce dalla lingua lunga, come il suo Papà.<br />

Mamma raggiunse gli altri e offrì loro il suo piatto forte. I pesci<br />

cominciarono a mangiare con occhiate di apprezzamento verso<br />

Mamma, che si godeva il suo momento di celebrità culinaria.<br />

Cloe cominciava a rilassarsi, il processo aveva messo a dura prova i<br />

suoi nervi e anche se tutto era ancora possibile, c’era qualche elri per<br />

organizzare le idee e per capire quale sarebbe stata la strategia di<br />

Mugìl.<br />

40


- Adesso cosa facciamo, signor avvocato? Pensi che io abbia speranze di<br />

essere assolta?<br />

- La Triade non mette su uno spettacolo come quello che ho visto oggi<br />

per assolverti, però i loro piani non prevedevano la mia presenza.<br />

Adesso il problema è loro, che devono uscirne con meno ammaccature<br />

possibili.<br />

- Mi sembri molto convinto dei tuoi mezzi e sembra anche che tu<br />

conosca bene la Triade - Papà buttò giù ancora un paio di alghe e si<br />

grattò la coda contro la parete della tana.<br />

- Mi sto facendo un’idea dell’acqua che tira da queste parti. Quanti<br />

sono i cometa della fontana? Uno ogni venti pesci rossi comuni?<br />

Eppure comandano loro. Sono più forti? Assolutamente no, infatti<br />

usano gli shubunkin per farsi rispettare. Sono più intelligenti?<br />

Figuriamoci! Tutti sanno che l’unico cervello pensante della Triade è<br />

Mnemo-randa. Sono astuti. Ecco qual è il termine giusto per definirli.<br />

Usano le qualità degli altri pesci per allargare la loro influenza nella<br />

fontana. La Triade, in fondo, non è che un'unica espressione dei vari<br />

aspetti del potere. Ciascuno ha bisogno degli altri per poter governare.<br />

Mente, braccia e scaltrezza. E voi, che siete molto più completi e<br />

complessi, non fate altro che ubbidire. Dal punto di vista sociologico<br />

Fontana Tonda è un sistema davvero interessante.<br />

- Più che la sociologia, a me interessa la fine che farò da qui a qualche<br />

elri.<br />

- Cloe, se vogliamo uscirne vincenti da questa storia dobbiamo capire<br />

perché la Triade ti teme. Le accuse contro di te sono grossolane,<br />

formulate male e inconsistenti, però c’è un messaggio che loro non<br />

possono permettersi di non far passare: la comunicazione è un tabù. E<br />

loro la controllano attraverso il silenzio. Con le parole possiamo vincere<br />

e adesso lo sanno bene. Tutti i pesci della fontana aspettano la prossima<br />

udienza, è troppo tardi per zittirci, ma la Triade non può perdere e<br />

forse dobbiamo lavorare perché così sia.<br />

- Temo di non capire.<br />

- Devono avere un contentino, pensare di aver comunque vinto. Basta<br />

solo trovare un modo per dargliela a bere. Ed è necessario che in questi<br />

elri tu rimanga nella tana.<br />

41


- Devo fare lezione ai piccoli, non possono rimanere senza<br />

un’insegnante.<br />

- Non ti preoccupare, i pesciolini sembrano contenti di venire a scuola<br />

da me.<br />

- Cosa? Mi hai sostituito?<br />

- Lo hai appena detto tu che non possono rimanere senza un’insegnante<br />

e per te, in questo momento, è troppo pericoloso.<br />

- Non ci posso credere, mi hanno sequestrato l’orto e tu mi sequestri la<br />

classe.<br />

- Èsolo una misura temporanea. A proposito, si è fatto veramente tardi,<br />

i pesciolini staranno già aspettando.<br />

Con un saluto frettoloso e un inchino di ringraziamento verso Mamma,<br />

il muggine se ne uscì dalla tana, lasciando i tre pesci rossi a bocca<br />

aperta e con grandi interrogativi in testa.<br />

42


SEI<br />

Non hai spiegato cosa ci faceva un muggine nella fontana.<br />

Un pezzo alla volta. Vuoi rovinare ai lettori tutta la suspance?<br />

Insomma, ma come le raccontate le storie dalle vostre parti? Menomale<br />

che mi hai incontrato, altrimenti temo che la tua carriera di scrittore<br />

sarebbe finita presto. Ascolta qua.<br />

Gli elri seguenti piovve. C’è un’espressione ittica che si usa quando un<br />

pesce muore ed è “andare alle acque cadenti” . Noi pesci pensiamo che,<br />

quando un nostro simile muore, il suo spirito lasci il corpo per<br />

raggiungere quell’altra acqua che sta lassù, al di sopra dell’altrolà.<br />

Quando i nostri antenati ci vogliono parlare, muovono le loro code e<br />

fanno cadere l’acqua verso di noi, ecco il significato della pioggia.<br />

Quando piove, i pesci stanno in ascolto per sentire le voci degli antenati<br />

nello scroscio delle acque cadenti.<br />

La tipica perturbazione a raffiche che preannuncia la giazza si abbatteva<br />

sulla fontana, punteggiando la superficie. I pesci guardavano quello<br />

che succedeva oltre, fuori dell’acqua. Nuvole nere si avvicendavano e<br />

impigrivano i pensieri, fino a schiacciarli al suolo. Qualcuno provava a<br />

sfidarle, nuotando verso l’alto alla ricerca di qualche boccone. I più se<br />

ne stavano negli angoli a guardare in bollevisione noiose soap opera.<br />

Mugìl divideva il suo tempo tra la tana di Cloe, dove insieme<br />

studiavano la strategia difensiva, e il ritrovo dei piccoli pesci sotto la<br />

statua. Ciccio e gli altri lo incontravano volentieri: era un pesce che<br />

sapeva un sacco di cose e inventava sempre nuovi giochi di prestigio,<br />

ma ciò che veramente li attirava, di cui ancora non si erano resi conto,<br />

era la possibilità di raccontarsi.<br />

Mugìl li sapeva ascoltare. Le sue non erano vere e proprie lezioni, le<br />

conduceva silenziosamente, sfoderando qualche numero dei suoi di<br />

tanto in tanto; erano i pesciolini a parlare per la maggior parte del<br />

tempo. I piccoli a volte ne uscivano esausti, non capacitandosi di tutte<br />

le cose dette e di tutte quelle che avrebbero voluto ancora dire. Mugìl<br />

calibrava i tempi, sapeva di essere osservato e di non dover rischiare<br />

passi falsi. Incontrava i più piccoli nel primo elri quando gli adulti<br />

43


erano ancora mezzi addormentati e gli adolescenti sul fare della bubza,<br />

con la fontana per lo più impegnata nella ricerca di brumegna lungo i<br />

bordi e verso la superficie. Tutti sapevano di lui, ma era una presenza<br />

discreta. Granbel-meta si era rivolto a Mnemo-randa per chiedergli se<br />

c’erano gli estremi di un’accusa anche nei confronti di Mugìl, ma quello<br />

si era limitato a dirgli: - Lascialo fare, la fontana adesso è tranquilla,<br />

concentriamoci sui testimoni del processo.<br />

Con la pioggia, le parole dei pesci facevano ancora meno rumore.<br />

Mugìl si sentiva libero di parlare: - Tecno, in quanti posti sei stato nella<br />

tua vita?<br />

- Conosco tutti gli angoli della fontana, anche se definirli angoli è un<br />

azzardo matematico, dato che è tonda. Se dovessi quantificarli, direi…<br />

duepigrecoerrealquadrato posti? E una volta sono quasi entrato nella<br />

Reggia.<br />

- Risposta irreprensibile, come il solito. E in quanti posti sei stato fuori<br />

da Fontana Tonda?<br />

- Che domanda sciocca - intervenne Luci - lo sanno tutti che non si può<br />

uscive dalla fontana; chi è uscito è andato alle acque cadenti.<br />

- Però si può entrare. Altrimenti io come farei a essere qui?<br />

- Se si può entrare, vuol dire che si può stare fuori senza morire - disse<br />

Ciccio.<br />

- Oppure si può entrare senza passare da fuori - Mugìl guardò<br />

nuovamente il piccolo oranda - il teorema è quasi completo.<br />

- Dunque, se io vivo nel recipiente A e posso spostarmi senza morire<br />

nel recipiente B, teoricamente posso fare anche il contrario. Perché<br />

questo non avviene? Perché se provo a uscire da Fontana Tonda ci<br />

rimango secco?<br />

- La vita non è altro che un tempo inutile e noioso prima di rimanerci<br />

secchi.<br />

- Grazie Emo per questa massima, lo terremo presente - Mugìl riprese<br />

le fila del discorso - quello che dice Tecno è giusto: se si può entrare in<br />

Fontana Tonda, si può anche uscire da Fontana Tonda, basta conoscere<br />

la strada.<br />

I pesciolini cominciarono a capire dove il muggine voleva portarli: - E<br />

tu ovviamente sai dov’è questa strada.<br />

44


- Forse non dovrei dirvelo ma… sì.<br />

- Faccela vedere allora.<br />

- Per vederla dovete percorrerla.<br />

- Questo discovso comincia a non piacevmi, io non ne voglio sapeve di<br />

mondi sconosciuti dove vivono chissà quali mostvi.<br />

- Per me invece è un’idea super fiera, sai come ci rimangono tutti<br />

quando gli raccontiamo che siamo usciti dalla fontana? - Ciccio<br />

scodinzolava già al pensiero.<br />

- Stai lontano dalle cose sconosciute e le tue giornate saranno ben<br />

vissute -s’intromise Tecno, incontrando l’approvazione di Luci - è il più<br />

antico detto dei pesci rossi.<br />

- Ragazzi state calmi, non vi ho fatto nessuna proposta, ancora. Se<br />

volete però… io tra pochi giorni parto per Pantalassa e non ho proprio<br />

voglia di farmi il viaggio da solo.<br />

- Pantalassa? La mega fontana di cui ci hai parlato?<br />

- Esatto. Subito dopo la giazza è il momento migliore per migrare.<br />

- Ecco, un altvo maestvo che se ne va. Non ve ne fvega pvopvio niente<br />

di noi a voi adulti - Luci aveva le lacrime agli occhi. Non erano<br />

particolarmente visibili dato il contesto acquatico, ma la sua<br />

espressione era rabbiosa - pensate solo a voi stessi, i vostvi alunni vi<br />

sevvono solo pev davvi delle avie.<br />

- Luci lill, capisco questo tuo sfogo, ma devi stare tranquilla. Tra poco<br />

tornerà Cloe a occuparsi di voi. Oppure, anche tu puoi venire a<br />

Pantalassa, se lo vuoi, saresti un’ottima compagna di viaggio.<br />

- A Pantalassa non ci vengo. Pvefevisco stavmene nella Veggia, dove ho<br />

tutti i comfovts.<br />

- Che bolle che sei, tu e i tuoi comfovts, io invece sono pronto a partire -<br />

Ciccio era eccitato e curioso di sapere i dettagli - quanto ci mettiamo ad<br />

arrivare a Pantalassa? Se partiamo di primo elri dici che saremo a casa<br />

per cena?<br />

- Dipende dalla vostra velocità. Vediamo... la mia ultima migrazione è<br />

durata sessantaquattro bubze, più o meno.<br />

- Cosa?! - Tecno fece dei rapidi calcoli mentali - Andata e ritorno sono<br />

centoventotto bubze, questo vuol dire che se partissimo adesso non<br />

torneremmo prima della bollura. E chi li sente i nostri genitori?<br />

45


Anche l’entusiasmo di Ciccio affondò tutto d’un colpo: - Credevo una<br />

cosa più tranquilla, tipo una capatina a vedere questo posto e via.<br />

- Sentite ragazzi, lo so che il viaggio è lungo. Quello che posso dirvi è<br />

che Pantalassa è il luogo più straordinario che possiate immaginare e<br />

varrebbe la pena di andarci, anche se il viaggio durasse una vita intera.<br />

Qui siete tranquilli, avete tutto quello che vi serve, zero pericoli. Presto<br />

sarete grandi, smetterete di parlare, farete quello che fanno tutti i pesci:<br />

nuotare, mangiare, dormire e vi sarete dimenticati di me. Pantalassa<br />

però... ah, un posto come quello non si dimentica, rimane nel cuore di<br />

chiunque c’è stato.<br />

- E tu cosa ci guadagni? Pevché vuoi così tanto che veniamo con te?<br />

- Perché sono il vostro insegnante e il mio primo compito è quello di<br />

aprirvi nuovi orizzonti.<br />

I pesciolini ristettero in silenzio pensierosi, Mugìl vide che non erano<br />

affatto convinti.<br />

Inoltre, si accorse che la fontana non era silenziosa come al solito.<br />

Parecchi pesci parlavano in modo concitato e Mugìl udì chiaramente la<br />

parola ‘Cella Nera’, veloce si stava diffondendo la notizia che Cloe era<br />

stata arrestata.<br />

La Cella Nera è un buco piuttosto profondo che si trova lungo la parete<br />

est della fontana. In fondo a questo tunnel c’è una grata che si narra sia<br />

stata messa lì da Manomanna per impedire ai pesci di cadere<br />

nell’oscurità più totale. Si dice anche che Manomanna vada talvolta<br />

nella Cella Nera a ripulirla delle foglie o di altri residui che si<br />

accumulano sulla grata. Nella Cella Nera vengono rinchiusi, per<br />

periodi più o meno lunghi, i pesci che non rispettano le regole e i<br />

pericolosissimi Fuori di Boccia, quando non schiattano per conto loro.<br />

Mugìl arrivò all’ingresso della cella. Era presidiata da due shubunkin<br />

belli grossi.<br />

- Sono l’avvocato di Cloe, desidero parlare con lei.<br />

- Sappiamo chi sei. Entra, ma sappi che la Triade ti concede di vederla<br />

una volta sola, usa bene il tuo tempo.<br />

46


Mugìl s’intrufolò in un corridoio ampio, ma sempre meno illuminato<br />

via via che lo percorreva. Dopo un breve tratto intravide un movimento<br />

e chiamò Cloe.<br />

- Mugìl! Sono qua. Scusami, io non volevo. Ho dovuto farlo, non avevo<br />

scelta. Scusami.<br />

- Che cosa è successo?<br />

- Sono stata all’orto.<br />

- All’orto? Ma... perché?<br />

- Mi stavo dimenticando come si coltiva.<br />

- Un divieto. Avevi un solo divieto. Cosa ti costava rispettare l’unico<br />

maledetto divieto?<br />

- Mi costava tutto. Io non so quando ho imparato a coltivare le alghe,<br />

non me lo ricordo. So che lo faccio da tanto tempo, che è un dono e che<br />

non posso perderlo. Non lo capisci che stavo già scontando la mia<br />

condanna? Speravo di non essere scoperta, ma Ed-skin e i suoi si sono<br />

accampati nell’orto e non aspettavano altro che questa mia mossa.<br />

- Li avremmo distrutti al processo.<br />

- Non potevo più aspettare, se avessi dimenticato le mie alghe avrei<br />

comunque perso.<br />

- Dobbiamo cambiare strategia, adesso la Triade ha in pugno la<br />

situazione.<br />

- Non ci serve nessuna strategia. Ed-skin mi ha portato da Gran<br />

Lumacone che mi ha condannata a due bollure di reclusione.<br />

- Due bollure? Diventerai cieca e pazza a rimanere qui dentro tutto quel<br />

tempo.<br />

- Hanno detto che è la pena per chi viene colto in flagranza.<br />

- Quindi niente processo?<br />

- La Triade ha ritenuto la condanna sufficiente e ha ritirato l’accusa per<br />

gli altri reati.<br />

- Per forza, è quasi una pena di morte. Dobbiamo inventarci qualcosa.<br />

Ho bisogno di riflettere.<br />

- Ti prego non lasciarmi qua da sola. Sento dei rumori, ho paura di non<br />

essere l’unica qui nella cella.<br />

- Stai tranquilla non c’è nessun altro.<br />

- Come fai a saperlo?<br />

47


- Ho nuotato un po’ prima di trovarti. Ora devo andare, ti prometto che<br />

tornerò prestissimo.<br />

Mugìl le accarezzò una pinna e si diresse verso l’uscita. Cloe rimase da<br />

sola nell’oscurità. Le sembrava di percepire dei suoni provenienti da<br />

oltre la grata, si strinse contro il muro. Nella sua mente si<br />

avvicendavano gli ultimi avvenimenti, cercò di pensare all’orto, alle<br />

alghe, ai piccoli pesci. La sua vita le stava sfuggendo di mano, tutto si<br />

era ingigantito al di fuori della sua portata. Si sentì ancora più piccola.<br />

Mugìl raggiunse i giovani pesci che ancora girovagavano con le ultime<br />

luci prima di rientrare nelle tane. Appena lo videro, quelli gli andarono<br />

subito incontro per avere notizie.<br />

Il muggine spiegò loro quello che era accaduto, i piccoli rimasero molto<br />

turbati, sembravano rendersi conto che non avrebbero rivisto Cloe per<br />

molto tempo, e allo stesso tempo si chiedevano che cosa potessero fare<br />

per aiutarla.<br />

- Forse se andiamo tutti insieme a parlare coi grandi, si accorgeranno<br />

che la maestra è un bravo pesce e la libereranno - Tecno cercava di<br />

pensare positivo.<br />

- Io sono una cometa d’alta stivpe, chiedevò udienza a Gvanbel-meta -<br />

aggiunse Luci.<br />

- E io convincerò mio padre. Forse. Spero. - disse Ciccio.<br />

Emo fece uno scatto e si piazzò davanti a loro, attirando l’attenzione<br />

con un gesto così inusuale: - Siamo out, se ancora non l’avete capito. I<br />

grandi hanno deciso di chiuderle la bocca e non torneranno indietro.<br />

Per me la vita è solo un’inutile perdita di tempo, me ne frego della<br />

fontana, di chi la comanda e anche delle stupide idee della maestra<br />

Cloe. Però, dalla Cella Nera la possiamo tirare fuori solo con la forza.<br />

Mugìl si mise accanto a lui: - Mi spiace ammetterlo, ma Emo ha<br />

ragione. Ascoltatemi, ho un piano e ho bisogno dell’aiuto di tutti voi.<br />

Per spiegarvi però devo partire da lontano. Da dove posso cominciare?<br />

È una storia lunga, dunque…<br />

Un tempo viveva a Fontana Tonda un pesce rosso chiamato Carassius,<br />

che aveva imparato a coltivare le alghe, proprio come la vostra maestra.<br />

Carassius era riuscito a convincere gli altri pesci che la coltivazione era<br />

48


un’arte da diffondere. Per lungo tempo quindi la fontana aveva<br />

prodotto e coltivato la propria brumegna, vivendo in pace e armonia. A<br />

un certo punto Carassius si sentì in dovere di usare quella sua dote<br />

anche al di fuori della fontana e così partì per Pantalassa, passando<br />

attraverso la strada che ancora non vi ho mostrato. Purtroppo non<br />

c’erano a Fontana Tonda altri pesci con il carisma di Carassius. I pesci<br />

della Triade di allora ebbero paura di perdere il loro potere e fecero<br />

spargere la voce che Manomanna era irritata dal comportamento dei<br />

pesci e che presto si sarebbe scagliata contro quelli che disprezzavano<br />

la sua brumegna, preferendo le alghe. La coltivazione venne messa al<br />

bando e quindi dimenticata. Inoltre, Carassius non fece mai ritorno dal<br />

suo viaggio e molti credono sia ormai morto da tempo.<br />

Io, però, a Pantalassa l’ho incontrato. È vivo e vegeto ed è la nostra<br />

unica speranza. Dobbiamo convincerlo a tornare e a spiegare che in<br />

passato non solo si coltivavano le alghe, ma che grazie a questo la<br />

fontana aveva conosciuto un periodo di splendore, solo così potremo<br />

dimostrare che Cloe non ha fatto nulla di male.<br />

- Io conosco la storia di Carassius, i miei genitori dicono che fosse il<br />

pesce più intelligente mai esistito e anche il più forte - disse Ciccio.<br />

Tecno, però, non era d’accordo: - A me hanno raccontato che se ne è<br />

andato abbandonando la sua famiglia e poi nessuno ha mai detto che<br />

sapeva coltivare le alghe.<br />

- È vevo, è un pesce mitico ma non coltivava alghe pev quel che mi<br />

visulta.<br />

- Questa parte è stata volutamente cancellata dalle leggende su di lui.<br />

Ogni pesce della fontana lo rispettava, per questo la sua storia non si è<br />

persa, ma qualcuno l’ha tramandata avendo cura di non menzionare le<br />

alghe. Capite, se riuscissimo a riportarlo indietro lui potrebbe salvare<br />

Cloe.<br />

- Centoventotto bubze di viaggio. Maledizione mi perdo le olimpiadi<br />

matematiche di Fontana Tonda.<br />

- E io il ballo della veginetta di inizio bolluva. Posso davmi almeno una<br />

sistemata alla pinna dovsale pvima di pavtive?<br />

49


- Ottimo ragazzi, è così che vi voglio. C’è solo un ultimo piccolo<br />

problema da affrontare. L’unico modo per uscire da Fontana Tonda è<br />

attraverso la grata in fondo alla Cella Nera.<br />

A sentire ciò Emo ebbe un gesto di stizza: - Senti bello, la devi finire di<br />

prenderci in giro. Tu vorresti dirci che sei entrato spostando la grata<br />

messa da Manomanna? Se devo rinunciare alla mia cara apatia per<br />

venirti dietro, chiedo almeno che non mi racconti balle.<br />

- Non l’ho spostata io, ma un amico pronto a intervenire a un mio<br />

segnale. Lo so che può sembrare assurdo, ma dovete fidarvi di me.<br />

Dobbiamo solo trovare un modo per entrare nella Cella Nera.<br />

50


SETTE<br />

Quella notte sulla superficie della fontana si formò un leggero strato di<br />

ghiaccio, l’indomani i pesci avrebbero festeggiato giazza-El. La<br />

circostanza era favorevole al manipolo di giovani pesci che si<br />

preparava all’azione: il ghiaccio impediva alla poca luce notturna di<br />

filtrare e creava strane distorsioni alle ombre, rendendo la visibilità<br />

molto scarsa. Come concordato con Mugìl, i piccoli fecero finta di<br />

andare a dormire, per poi sgattaiolare fuori a notte fonda, ognuno<br />

ovviamente a modo suo: Ciccio si cosparse totalmente di fanghiglia e,<br />

perfettamente mimetizzato con le pareti della tana, raggiunse l’uscita<br />

senza problemi. Per un momento fu colto dal pensiero che suo padre<br />

avrebbe potuto essere orgoglioso di un’azione militare così ben<br />

congegnata, poi cacciò via quella cosa dalla sua mente.<br />

Tecno elencò le potenze del due sino a un milionequarantottomila<br />

cinquecentosettantasei, quindi ripassò i nomi di tutte le costellazioni<br />

visibili dalla fontana e quando ritenne che i genitori fossero nella fase<br />

più profonda del sonno ittico, uscì.<br />

Luci si lustrò sette volte la pinna dorsale e dodici quella caudale,<br />

rinfrescò le squame con sabbietta abbronzante e varcò il bordo della<br />

reggia come se stesse uscendo per andare a un ricevimento.<br />

Emo maledisse silenziosamente i genitori e tutta la sua specie un paio<br />

di volte, si stirò la pinna ciuffo, controllò di non sembrare troppo<br />

allegro e prese la via. Si ritrovarono lungo la parete in prossimità della<br />

Cella Nera.<br />

Il piano era il seguente: Mugìl avrebbe cercato di attirare l’attenzione<br />

delle guardie per qualche secondo, permettendo ai piccoli di entrare;<br />

quindi avrebbe innescato una scazzottata, sperando di non prenderne<br />

troppe prima di essere rinchiuso nella Cella. Non era un’idea<br />

grandiosa, gli shubunkin si sarebbero potuti accorgere dei pesciolini,<br />

oppure massacrarlo ignorando la possibilità di rinchiuderlo nella cella,<br />

ma non gliene erano venute di migliori.<br />

Radunati i piccoli, il muggine si diresse verso l’entrata della Cella.<br />

Stava per chiamare le guardie quando, accanto a lui, sfrecciò un’ombra<br />

51


che andò a schiantarsi contro uno degli shubunkin con un tonfo<br />

terrificante che sollevò nell’acqua milioni di bollicine.<br />

- Ah! Narcolessia, brutta malattia. Nuotavo dormendo o dormivo<br />

nuotando?<br />

Era il Fuori di Boccia che avevano incontrato Ciccio e Tecno. Lo<br />

shubunkin colpito barcollò per un attimo, prima di capire cosa stava<br />

succedendo. L’altro reagì dando un morso al Fuori di Boccia.<br />

- Ma che modi! Questo è un chiaro sintomo di disturbo esplosivo<br />

intermittente, detto anche IED, che si caratterizza per la difficoltà nel<br />

controllare e resistere agli impulsi aggressivi.<br />

Lo shubunkin cercò nuovamente di morderlo, ma quello si ritrasse con<br />

un agile scatto: - Posso consigliarle un bravo specialista!<br />

Le due guardie partirono all’attacco, il Fuori di Boccia si divincolava e<br />

riusciva a sfuggire agli attacchi, sempre farneticando frasi sconnesse.<br />

Preso alla sprovvista, Mugìl rimase per alcuni istanti imbambolato a<br />

osservare la scena, poi capì che poteva sfruttare il momento. Chiamò gli<br />

altri e, appena le guardie furono sufficientemente lontane dall’ingresso<br />

della Cella, tutti insieme si gettarono a massima velocità<br />

nell’imboccatura. Fecero un bel po’ di rumore e, presi dalla foga,<br />

finirono chi contro la grata e chi addosso alla povera Cloe, che lanciò<br />

un urlo di terrore per quella sveglia improvvisa.<br />

- Sssshhh, siamo noi maestra Cloe.<br />

- Che ci fate qui?<br />

- Fate silenzio, non c’è tempo da perdere. Devo chiamare il mio amico.<br />

Mugìl diede tre colpi sulla grata, attese alcuni secondi, poi ne diede<br />

altri tre, dicendo: - Tango Bravo Delta One chiama JeiJei, Mi senti?<br />

Le pareti intorno a loro vibrarono tre volte. Cloe si spaventò ancora di<br />

più: - Cosa sono queste parole: tango,bravo?<br />

- Sinceramente non lo so neanch’io, Jeijei mi ha detto che dovevo dire<br />

così.<br />

- E chi è Jeijei?<br />

La risposta arrivò un attimo dopo. La grata parve sradicarsi dal suolo,<br />

spinta da un enorme mostro dal colore rosso scuro, con un paio di chele<br />

gigantesche.<br />

52


- Tenente colonnello Jake Johnson Junior, Astice Reale dello United<br />

States Marines Corps. C’è qualche fish da destroyere, qui?<br />

I giovani pesci cercarono di darsi alla fuga, davanti avevano<br />

nientepopodimeno che il terribile Mostro Pinzuto. Mùgil provò a<br />

fermarli, spiegando loro che Jeijei era lì per aiutarli e non avrebbe fatto<br />

male a nessuno, ma quelli erano troppo spaventati. Provarono a<br />

raggiungere l’uscita della Cella: la strada era completamente buia e a<br />

un certo punto vennero travolti dal Fuori di Boccia che era appena stato<br />

catturato e rinchiuso dalle guardie. Seguirono alcuni momenti molto<br />

concitati: i piccoli si dibattevano urlando nell’oscurità; allertate dal<br />

rumore, le guardie entrarono nella cella e si trovarono in un groviglio<br />

di pinne. Mugìl provava ad afferrare qualcuno per la coda e a portarlo<br />

verso la grata, ma l’unico che riuscì ad acchiappare fu il Fuori di Boccia<br />

che reagì con una testata. A separare i contendenti ci pensò il Mostro<br />

Pinzuto: - Ho trenta yarde di visione notturna, siete spacciati.<br />

Jeijei attaccò i due shubunkin con le sue potenti chele e intimò ai piccoli<br />

pesci di raggiungere la grata: - Come on! Move le vostre chiappette<br />

pinnute!<br />

Le guardie parvero per un momento in difficoltà, poi reagirono.<br />

I pesciolini raggiunsero la grata e a tastoni trovarono la via d’uscita.<br />

Nel tunnel l’oscurità era totale, Mugìl cercava di sospingerli ad andare<br />

avanti, dicendo loro che presto sarebbero usciti all’aperto e in alcuni<br />

tratti dovette spingerli fisicamente; poco più indietro, Cloe li seguiva<br />

accertandosi che nessuno si attardasse. Fecero parecchia strada, con<br />

l’unica guida delle parole del muggine che cercava di infondere<br />

coraggio e tanta adrenalina in corpo per l’incontro terrificante con il<br />

Mostro Pinzuto. Poi finalmente una fioca luce cominciò a illuminare le<br />

cose intorno a loro. Allo stesso tempo i pesci avvertirono una forza che<br />

li sospingeva in una certa direzione. Era come se l’acqua fosse viva e li<br />

trascinasse via.<br />

Mugìl capì la loro preoccupazione e li aiutò a raggiungere il riparo di<br />

una roccia.<br />

- Si chiama corrente. È una cosa normalissima nei corsi d’acqua, questa<br />

è anche abbastanza debole. Niente paura, vi abituerete presto. Deve<br />

53


essere una sensazione incredibile sentire la corrente per la prima volta,<br />

come vi sembra?<br />

- Io voglio tovnave a casa! - si mise a strillare Luci con tutta l’acqua che<br />

aveva in gola.<br />

Gli altri pesci non erano certamente di umore migliore: - Tu volevi farci<br />

mangiare dal Mostro Pinzuto!<br />

- Come ve lo devo dire che Jeijei sta dalla nostra parte? Non avete visto<br />

che ci ha difeso dalle guardie?<br />

Nessuno sembrò soddisfatto di quella risposta. Cloe, intanto, si<br />

guardava intorno cercando di capire dove fossero finiti. Quel luogo<br />

aveva un non so che di familiare: c’erano parecchie rocce dalle forme<br />

strane, l’acqua sembrava spostarsi tutta insieme verso l’ignoto.<br />

Cominciava ad albeggiare e i contorni delle cose diventavano sempre<br />

più nitidi. Dietro di loro l’imboccatura del tunnel apparve come un<br />

grosso tubo arancione.<br />

- Il posto dove ci troviamo adesso si chiama fiume, lo dovete<br />

immaginare come un lungo percorso d’acqua che porta dritto a<br />

Pantalassa. Il fiume non sta fermo, è sempre in movimento, quindi<br />

dovrete imparare a nuotare in modo diverso da come avete sempre<br />

fatto.<br />

Mugìl cominciò a fornire i primi rudimenti di vita fluviale, mentre<br />

Cloe, che pure aveva molte domande da fargli, andò accanto a Luci, che<br />

era sempre più inconsolabile e strofinò squame con squame.<br />

- Luci lill, non devi aver paura, ci sono qua io.<br />

In quel mentre irruppe Jeijei con tutta la sua stazza, riportando il<br />

panico.<br />

- Mama mia! Vostri soldati sono very very valorous, me hanno<br />

morsicato everywhere, se io non chiudere grata in faccia, loro ancora<br />

attaccati qui - così dicendo estrasse un paio di dentini aguzzi dalla sua<br />

corazza - so, miei piccoli goldfishes, siete pronti per nostro viagio? Oh,<br />

shit! E lei cosa ci fa qui?<br />

Con la chela maggiore indicò Cloe e guardò Mugìl con aria inferocita. Il<br />

muggine lo prese da parte per spiegargli meglio la situazione: - Era<br />

prigioniera nella cella, non potevo lasciarla lì.<br />

- Mio contratto dice: niente adult fish, solo picoli.<br />

54


- Lo so, ma questi non si muovono senza di lei. Dobbiamo portarla con<br />

noi.<br />

- Boss, i don’t like questo imprevisto.<br />

- Ti aumento la paga di un terzo.<br />

- Affare fatto.<br />

- E… senti, devo anche spiegarti cosa sanno i pesciolini di questo<br />

viaggio.<br />

Nel frattempo gli altri pesci si erano riuniti in cerchio. Ciccio aveva<br />

spiegato a Cloe il perché della loro missione e le aveva raccontato la<br />

storia di Carassius. La maestra lo ascoltava attentamente e sentiva con<br />

soddisfazione che il giovane shubunkin aveva acquisito ottime capacità<br />

di linguaggio: - Solo che non ci aveva detto del Mostro Pinzuto, tu cosa<br />

ne pensi maestra, secondo te ci sta imbrogliando?<br />

- Le leggende sul Pinzuto non sono molto rassicuranti, però noi<br />

abbiamo la memoria corta, può darsi che alcune cose siano state<br />

ricostruite in modo sbagliato. E poi non credo ci sia molta scelta in<br />

questo momento, l’unico che ha la forza di spostare la grata è il<br />

Pinzuto. Per ora facciamo come ci dicono e non perdiamoci mai di<br />

vista.<br />

Jeijei si avvicinò con la cautela che può avere un astice dalle enormi<br />

chele e subito i pesciolini si rifugiarono dietro Cloe.<br />

- Okei guys, no paura, io good crostaceo, io insegna voi a difendere da<br />

pericoli di fiume. Per concludere missione victoriously ci vuole una<br />

squadra e io farò di voi squadra temibile. Come marines. Ditemi vostri<br />

nomi, avanti.<br />

Poco distante Mugìl osservava la scena divertito.<br />

- Io sono Ciccio e sono uno shubunkin - cercò di gonfiare i muscoli al<br />

massimo e di mostrare le zanne, ma risultava comunque grande quanto<br />

mezza chela.<br />

- Molto bene Ciciou, tu sarai caporale azzannatore, direttamente ai miei<br />

ordini. Io ti insegnerò tecniche di guerriglia, morso and pinnata rotante.<br />

- Fichissimoo!! Iattà, uà - Ciccio cominciò subito ad allenarsi sul povero<br />

Emo:<br />

- Mollami karatefish, sono già sofferente di mio, non vedi?<br />

55


Jeijei si rivolse quindi a Tecno, il quale gli spiegò la sua attitudine per la<br />

matematica e le scienze.<br />

- Mh...vediamo… tu sarai geniere per supporto logistico e tecnico,<br />

dovrai imparare quali sono tratti di fiume good e quali dangerous,<br />

calcolare temperatura di acua e riconoscere piante commestibili e<br />

piante velenose. And you milady, what’s your name? Ehm quale è tuo<br />

nome? Sorry but mio ittico un po’ annacquato…ahahah capito mia<br />

battuta? Linguaggio di pesci... annacquato... no, eh?<br />

Luci rispose sempre piagnucolando: - Io sono Luci e voglio andave a<br />

casa.<br />

- Right Lucy, tu sarai crocepescerossina di truppe. E tu piccolo pesce<br />

che sembra reduce di guerra mondiale, come ti chiama?<br />

- Emo. E se mi vuoi tagliare in due con le tue pinze non me ne frega<br />

niente, anzi, mi fai un favore.<br />

- Piccolo pesce votato alla morte... vediamo... tu sarai reparto d’assalto<br />

d’elité Squama di Cuoio.<br />

- Andiamo Jeijei, dobbiamo raggiungere la conca prima che sia chiaro -<br />

Mugìl aveva capito che la cosa poteva andare per le lunghe e si avviò<br />

verso l’ignoto.<br />

-Go go go! Muovete pinne di coda lentamente con corrente a favore,<br />

sfruttate corrente, forza!<br />

Il piccolo banco di pesci partì in formazione compatta, presero subito<br />

velocità e dovettero incontrare frontalmente qualche masso prima di<br />

capire che nuotare nella corrente non era affatto facile. Per frenare<br />

dovevano mettersi di traverso rispetto al flusso e imprimere meno<br />

forza alle pinne. Nella fontana erano loro a governare ogni movimento,<br />

ora avevano il fiume che li trasportava e dovevano imparare a domarlo.<br />

La conca era un avvallamento dove le acque si calmavano, Jeijei<br />

avrebbe sfruttato questo spazio per l’addestramento base che<br />

richiedeva circa cinque elri.<br />

Il tempo passava veloce nella conca, Jeijei era un addestratore<br />

inflessibile e perfezionista e svegliava Cloe e i piccoli pesci all’alba al<br />

grido di “semper fidelis!”, il motto dei marines. Dopo una colazione<br />

frugale, passava alla ginnastica con percorso acquatico a ostacoli,<br />

56


tecniche di nuotata furtiva e flessioni della vescica natatoria. Quindi<br />

impartiva lezioni di arti marziali e fuga dai predatori.<br />

Jeijei spiegò che i pesci rossi possono incontrare svariate specie di<br />

nemici in un fiume. Innanzitutto grossi pesci predatori e poi uccelli e<br />

altre creature dell’altrolà. I pesciolini impararono che i nemici più<br />

temibili tuttavia erano i Demoni Pescanti. Queste creature viaggiavano<br />

a bordo di tronchi particolari che in linguaggio ittico sono chiamati<br />

muovilegni e catturavano i pesci attirandoli in trappole e trascinandoli<br />

fuori dall’acqua attraverso oscure e invisibili forze: - Non mangiate<br />

niente senza mio permesso, sopratuto brumegna profumata e vermi che<br />

galleggia in mezzo a fiume. Se Demone Pescante tira voi fuori di acua,<br />

voi spacciati.<br />

Mugìl gironzolava annoiato fino all’ora di bubza, quando Cloe lo<br />

raggiungeva per fare due chiacchiere (e per capire meglio le sue<br />

intenzioni).<br />

- L’addestramento è stancante, lo so. Anch’io avrei preferito partire<br />

subito, ma è necessario che impariate a conoscere questo nuovo<br />

ambiente. Qui non è come nella fontana, ci sono centinaia di creature<br />

diverse e non tutte sono amichevoli. La brumegna, poi, bisogna<br />

sapersela procurare.- entrambi guardarono in direzione dei piccoli, che,<br />

sotto la supervisione di Jeijei, cercavano di catturare gli insetti che<br />

cadevano in acqua.<br />

Fino a quel momento non avevano incontrato nessun altro animale, ma<br />

la conca era solo un piccolo specchio d’acqua stagnante, poco oltre<br />

scorreva un fiume impetuoso. Cloe era preoccupata per quello che<br />

poteva attenderli e per la riuscita della missione.<br />

- Credi davvero che Carassius accetterà di tornare? Se non l’ha fatto<br />

finora, come faremo a convincerlo?<br />

- Troveremo un modo. Carassius è sensibile alle disgrazie dei suoi<br />

simili, vedrai che ti aiuterà.<br />

Mentre pronunciava queste parole, Mugìl avvertì delle vibrazioni<br />

nell’acqua. Guardò Jeijei e questi si mise subito in posizione difensiva,<br />

coprendo i pesciolini. Qualcuno o qualcosa si stava avvicinando<br />

velocemente. Ci fu un istante di silenzio, in cui Cloe cercò lo sguardo di<br />

57


Mugìl per capire cosa stesse succedendo. Poi nella conca passò a tutta<br />

velocità un gruppo di rane terrorizzate, inseguite dal Fuori di Boccia!<br />

- Allucinazioni visive! Temo di essere più grave di quanto pensassi.<br />

Andate via orribili creature! Aaaaah! E voi? Ah voi già!<br />

Jeijei reagì puntandogli contro le sue enormi chele: - Fermo dove sei e<br />

faccia a terra… ho detto faccia a terra… don’t you understand?<br />

- Eloquio impressionistico, comportamenti teatrali, tentativi di portare<br />

l’attenzione su di sé… ci troviamo davanti a un evidente caso di astice<br />

con disturbo istrionico di personalità.<br />

- What? Che devo fare Boss, lo pinzo?<br />

- Aspetta Jeijei, lascia che provi a parlargli, è pur sempre un pesce<br />

rosso.<br />

Il muggine si avvicinò un poco, mantenendo comunque una distanza di<br />

sicurezza, i piccoli pesci osservavano la scena da dietro l’astice, con<br />

apprensione. Sapevano che i Fuori di Boccia sono pesci da evitare.<br />

- Vengo in pace.<br />

- E chi sono io, un alieno? Ti sembro forse un alieno? Voi, ah! Per colpa<br />

vostra sono finito in questo posto dove non c’è neanche un bordo, un<br />

margine, una sponda, un vetro, un confine, ahhhhhh! Sono perduto - il<br />

Fuori di Boccia si schiacciò contro una grossa pietra - contatto. Non<br />

capite? Ho bisogno di contatto con i solidi, gli spazi aperti sono<br />

terrificanti!<br />

Mugìl si avvicinò nuovamente: - Qui non hai nulla da temere, il tipo<br />

laggiù è un astice da combattimento del corpo dei marines, ti difenderà<br />

lui dai pericoli.<br />

- Dall’immensa inarrestabile sconfinata acqua, mi difenderà? Oh<br />

mamma mia, mi manca il respiro, ho le branchie affannate, lo vedi io<br />

NON posso stare negli spazi aperti… soffoco!<br />

- Cerca di calmarti.<br />

- “Questa è una comunicazione paradossale”, affermerebbe l’eminente<br />

professor Gibaldoni, è come se ti dicessi: ti ordino di non obbedirmi.<br />

- Senti, proviamo a ripartire da capo. Io mi chiamo Mugìl e questi sono<br />

Cloe, Ciccio…<br />

- Lo so chi siete voi! Diciamo che ho origliato i vostri discorsi per un bel<br />

po’ di tempo, ma speravo mi avreste portato in un posto più… ristretto!<br />

58


- Vuoi dire che il tuo scontro con le guardie era intenzionale?<br />

- Certo, avevate un piano molto molto stupido, non potevo non<br />

intervenire e addesso scusatemi ma devo trovare un buco in cui<br />

nascondermi.<br />

- Meglio così - intervenne Jeijei - forza, riprendiamo caccia di insetto.<br />

Mugìl aveva altro per la testa, era grazie al Fuori di Boccia se erano<br />

riusciti a fuggire e non poteva lasciarlo lì, sarebbe finito nelle fauci di<br />

qualche predatore entro breve.<br />

- Aspetta, non ci hai neanche detto il tuo nome.<br />

Il Fuori di Boccia si allontanava in fretta, ma Mugìl gli stava dietro<br />

agevolmente.<br />

- Io non ho un nome.<br />

- Come non hai un nome? Tutti i pesci hanno un nome, facciamo che<br />

allora ti chiameremo… Fuordiboccia.<br />

- Grazie, ora mi sento già integrato nel vostro gruppo.<br />

- Era ironico, vero? Ascolta, qui non ci sono buchi dove ti puoi riparare,<br />

il fiume è un posto pericoloso. Ormai è arrivata la bubza, puoi restare a<br />

dormire da noi.<br />

- Dove dormite?<br />

- Qui nella conca, in una caverna… strettissima.<br />

Poco dopo i pesciolini videro Mugìl tornare con Fuordiboccia, Jeijei<br />

protestò vivacemente, perché aveva già fatto un’eccezione con Cloe e<br />

non aveva nessuna intenzione di portarsi dietro la zavorra di un pesce<br />

pazzo e forse pure pericoloso. Alla fine, comunque, accettò che<br />

Fuordiboccia restasse con loro fino a elri.<br />

In questo modo i pesci ebbero l’occasione di ascoltare la storia del pesce<br />

rosso del professor Gibaldoni.<br />

- Non ricordo dove sono nato, e questo credo sia normale, però ricordo<br />

bene dove abitavo fino a poco tempo fa: nello studio dell’eminente<br />

professor Gibaldoni, psichiatra e psicoterapeuta di fama internazionale.<br />

Cos’è uno psichiatra? È una creatura dall’altrolà, ha un colorito rosa<br />

pallido, si erge sulle pinne posteriori e riceve i suoi simili in una tana<br />

chiamata studio. Qui altre creature simili a lui, che si chiamano<br />

‘pazienti’, vengono ricevute dal professore, gli raccontano i loro<br />

59


problemi e lui li ascolta, dà loro consigli, suggerisce della brumegna<br />

particolare chiamata ‘psicofarmaco’ che pare abbia il potere di guarire<br />

la mente.<br />

In cambio riceve delle specie di foglie colorate, che però non si<br />

mangiano, si usano per scambiarle con vari oggetti che piacciono molto<br />

a queste creature dell’altrolà. Praticamente la loro società si fonda su<br />

queste foglie: più uno ne ha, più le può scambiare e quindi deve poi<br />

ricominciare ad accumularne per poter avere altri oggetti. Sì, avete<br />

ragione, sono proprio strane le creature dell’altrolà. Sono<br />

continuamente in lotta fra loro, un po’ come quando voi vi combattete<br />

la brumegna per pagarvi la bollevisione, solo che loro con quelle foglie<br />

provano a ottenere di tutto: il rispetto degli altri. l’amore (pensate che<br />

stramberia!), il potere.<br />

Vabbé torniamo al professor Gibaldoni, che intanto queste cose sono<br />

troppo assurde per noi pesci.<br />

Come vi dicevo, io stavo nel suo studio, in una piccola boccia con le<br />

pareti solide ma trasparenti come l’acqua, dove c’eravamo solo io e una<br />

pianta di un colore innaturale e per nulla buona da mangiare. Il<br />

professore mi nutriva con delle schifezze colorate che, giunto a questo<br />

punto, immagino potessero essere psicofarmaci, perché da quando non<br />

le mangio più la mia percezione della realtà è decisamente alterata, o<br />

forse è solo la lontananza dalla mia cara e sicura boccia.<br />

Durante la mia vita nello studio ho imparato molte cose interessanti, a<br />

partire dal linguaggio di queste creature dell’altrolà, credetemi non è<br />

poi complicato, potreste impararlo anche voi. Poi ho imparato tutte le<br />

possibili patologie mentali di cui soffrono. Il professor Gibaldoni aveva<br />

un oggetto per lui molto prezioso chiamato DSM, che a suo dire<br />

conteneva tutte le notizie riguardanti le malattie più strane e, tenendolo<br />

tra le pinne anteriori, mi istruiva su questi mali. Avevamo intrecciato<br />

un rapporto molto intenso. Il problema nacque quando il professore<br />

diagnosticò a un paziente un disturbo borderline di personalità, mentre<br />

io ritenevo si trattasse chiaramente di un paziente bipolare. Gli feci<br />

questo appunto nella sua lingua e il professore venne colto da un<br />

malore. Credendo di essere impazzito lui stesso decise di gettarmi via,<br />

lo supplicai di tenermi con sé, ma questo peggiorò solo le cose.<br />

60


Fortunatamente non se la sentì di farmi fuori e quindi mi gettò nella<br />

fontana.<br />

Ah, maledetto l’elri in cui sono arrivato tra voi, in quel luogo enorme,<br />

spazioso, pieno di insidie. Ho presto scoperto che i reietti come me<br />

erano chiamati Fuori di Boccia e che venivano isolati, attaccati e vessati<br />

in ogni modo dagli altri pesci. Inoltre, per via della lontananza dalla<br />

preziosa boccia, le loro condizioni mentali degeneravano velocemente e<br />

la durata media della loro vita nella fontana era di pochi elri. Io invece<br />

me la sono cavata meglio, solo grazie a tutta la psicoterapia che avevo<br />

fatto col professore!<br />

Ancora non sapevo che avrei fatto una fine peggiore dei miei simili.<br />

Qua, nell’immenso fiume, senza ripari. La mia unica speranza è trovare<br />

una boccia in cui tornare a vivere.<br />

E ora che avete saputo la mia storia, scusatemi, ma devo trovare<br />

l’angolo più piccolo di questa caverna per riposarmi.<br />

61


62<br />

OTTO<br />

Un astice, un muggine e sei pesci rossi, di cui uno malato di mente, che<br />

fuggono da una fontana e viaggiano attraverso un fiume per raggiungere un<br />

fantomatico pesce scomparso parecchi anni prima. Questa storia sta<br />

diventando sempre più improbabile.<br />

Stai cercando di dirmi che i tuoi simili non crederanno al mio racconto?<br />

No, figurati, i miei simili credono a cose ben più assurde. Se ci va bene ci<br />

compreranno i diritti e finiremo insieme alla notte degli Oscar a ritirare il<br />

premio per il miglior film d’animazione.<br />

A me basta che questa storia venga ricordata, però se quello che hai<br />

detto è un sinonimo di brumegna extra, tanto meglio.<br />

Tonnellate di hollywoodiana brumegna.<br />

Allora proseguiamo...<br />

L’acqua del fiume si manteneva su temperature rigide, giazza-El era<br />

passato da poco e ancora per parecchio tempo avrebbe fatto freddo. I<br />

pesciolini cercavano di mantenersi in movimento per scaldarsi. La<br />

corrente, però, cominciava a mettere loro una strana allegria: sembrava<br />

quasi di riuscire a respirare meglio che nella fontana, era come se nelle<br />

branchie entrasse continuamente acqua nuova, acqua fresca.<br />

- Si parte! - annunciò Jeijei di buon elri svegliando tutti, dopo aver<br />

fischiettato l’adunata. La caverna aveva appena incominciato a<br />

illuminarsi. Ciccio gli fu subito accanto. Dietro di lui Tecno e Cloe, poi<br />

Emo col broncio per non aver fatto colazione e infine Mugìl che<br />

spronava col muso Luci, ancora intenta a lucidarsi le squame.<br />

- Fuordiboccia, tu non vieni?<br />

- Ve l’ho detto, io non sono uno di voi. Devo trovare la mia boccia.<br />

Finse di andare nella direzione opposta e Mugìl fu sollevato<br />

nell’accorgersi che da lontano continuava a seguirli.


Lungo il fiume non trovarono un granché da mangiare, solo qualche<br />

piccola alga che tenacemente sopravviveva al freddo. Tecno indicava<br />

quelle commestibili secondo il compito che gli era stato assegnato,<br />

azzeccandole spesso. Solo un paio di volte Jeijei e Mugìl dovettero<br />

intervenire per evitare noiosi mal di pancia.<br />

Lentamente si abituavano all’ambiente e prendevano confidenza con la<br />

corrente, si rincorrevano, giocavano nei vortici.<br />

Raggiunsero un punto dove l’acqua era più profonda, il fiume si<br />

ingrandiva mano a mano che scendevano verso valle. Jeijei, che fino ad<br />

allora li aveva guidati tra le rocce, si accorse che erano troppo allo<br />

scoperto: - Boss, acua profonda, no good, no copertura, enemies<br />

vedono noi.<br />

- Hai ragione Jeijei, dobbiamo spostarci verso la riva. Ragazzi aspettate!<br />

Dobbiamo fare una deviazione.<br />

I pesciolini erano attratti da quelle profondità che non avevano mai<br />

visto e andavano su e giù senza troppo ascoltare. Era incredibile poter<br />

nuotare in uno spazio così vasto. Scendendo verso il fondo sentivano la<br />

pressione dell’acqua sopra di loro ed era una sensazione del tutto<br />

nuova: nella fontana questo non poteva accadere. Anche Cloe cercò di<br />

attirare la loro attenzione, senza successo.<br />

- Fishes don’t move! State facendo vibrare acua, acua che vibra no<br />

good.<br />

Mugìl cominciò a preoccuparsi: - Jeijei, andiamo a prenderli.<br />

L’astice cominciò a muoversi verso di loro e in quel momento le sue<br />

antenne captarono un’altra vibrazione: - Questa no è di pesciolini. Boss.<br />

Lucci in avvicinamento da sud ovest!-<br />

Mugìl si lanciò verso i piccoli: - Lucci, al riparo!<br />

Luci si girò imbronciata: - Cosa vuoi? Mi sto solo divertendo.<br />

- Non ho detto Luci, ho detto lucci!<br />

La spinse verso il fondo mentre due enormi pesci passavano sopra di<br />

loro.<br />

Erano due creature spaventose, dal corpo grigio verde affusolato e il<br />

muso oblungo che lasciava intravedere zanne acuminate. Solo la coda<br />

era grande quanto un pesce rosso adulto. Avevano già individuato una<br />

preda. Si diressero rapidamente verso Ciccio, questi li vide tardi, ma<br />

63


fece in tempo a dare due colpi di coda e a saltare sulla superficie. Era<br />

una tattica che gli aveva insegnato Jeijei per scomparire qualche istante<br />

dalla vista del predatore e confonderlo.<br />

Tecno cercò Jeijei con lo sguardo e nuotò più veloce che poteva per<br />

raggiungerlo. Emo rimase pietrificato dalla paura ma, prima che i lucci<br />

lo avvistassero, venne trascinato via da Fuordiboccia che lo nascose<br />

dietro un sasso. L’ultima preda rimasta allo scoperto era Cloe.<br />

I lucci la individuarono e da due direzioni diverse le tagliarono ogni<br />

via di fuga. Mugìl gridò: - No!<br />

Ormai era troppo tardi. Uno dei lucci la prese tra le fauci, lei provò a<br />

dibattersi e sentì un dolore lancinante all’addome. Le sembrò per un<br />

istante che il tempo rallentasse, le luci del fiume si confusero, vide gli<br />

occhi di Mugìl che imploravano, vide quelli del luccio. La vita fuggì,<br />

sentì che il suo corpo perdeva consistenza, smise di provare dolore e si<br />

chiese se quella era la morte…<br />

Poi, davanti ai suoi occhi comparve una chela, bruna e accuminata. Con<br />

un rapido movimento andò a sfregiare il muso del luccio. Questi non<br />

potè fare altro che mollare la presa e lasciare che la pesciolina andasse<br />

ad adagiarsi sul fondo sabbioso del fiume.<br />

- Maledetta bestiaccia, sarai tu il mio pranzo - il luccio ferito era<br />

accecato dalla rabbia e attaccò. Jeijei scansò di lato e lo colpì sulla testa<br />

con l’altra chela. Quella più grossa. Il secondo luccio lo prese alle spalle,<br />

mordendolo sulla corazza. Allora l’astice fece una capriola, si ritrovò in<br />

groppa al grosso pesce e cominciò a sforbiciarlo.<br />

- Io combattuto in Iraq, voi lucci siete poppanti di corpo a corpo.<br />

Fischiettando la carica, continuò ad assestare colpi e pinzate, finché i<br />

lucci, sanguinanti e pesti furono costretti alla ritirata.<br />

Cloe giaceva sul fondo con una vistosa ferita all’addome.<br />

Jeijei e Mugìl la raggiunsero subito, i pesciolini, invece, ci misero un po’<br />

a riprendersi dallo spavento e stettero in prossimità del fondo,<br />

cercando di riprendere le forze.<br />

- Stai tranquilla, è solo un morso - un filo di sangue usciva dalla ferita e<br />

si scioglieva nell’acqua.<br />

- Boss, sangue è problem, attira altri enemies.<br />

64


- Io premo sulla ferita. Raduna gli altri, dobbiamo portarla al lago dei<br />

gatti.<br />

- Gatti ancora lontani boss, arriveremo a bubza.<br />

- Dobbiamo farcela prima che sia buio.<br />

Cloe era ancora stordita, faticava a capire quello che era successo. Ora,<br />

però, il dolore ricominciava a farsi sentire: - Sto per morire.<br />

- No, non morirai. Ho visto pesci sopravvivere con la coda mozzata - le<br />

rispose Mugìl mentre guardava con preoccupazione la ferita e cercava<br />

di tamponarla col suo corpo.<br />

Il gruppo si radunò intorno a Cloe. Jeijei la caricò sulla sua schiena e<br />

sopra di lei i pesciolini si alternavano per impedire alla ferita di<br />

continuare a sanguinare. Erano ammutoliti, eseguivano gli ordini senza<br />

dire nulla, Emo tremava, Luci piangeva sommessamente: - Scusa<br />

maestra, io non sapevo.<br />

- Adesso non ti preoccupare. Fa quello che ti dice Mugìl, mi<br />

raccomando. Ti devi fidare di lui, hai capito? - Cloe parlava con fatica.<br />

Fuordiboccia guidava la carovana lungo il fiume, cercando di<br />

individuare eventuali pericoli. Un paio di volte dovettero nascondersi,<br />

mentre le ombre di grossi pesci sconosciuti li sovrastavano. Mugìl cercò<br />

di forzare l’andatura, dovevano arrivare al lago prima che il buio li<br />

cogliesse.<br />

Dopo parecchie ore, senza cibo e senza riposo, giunsero in un tratto<br />

dove il fiume si restringeva, diventando più veloce e impetuoso. Jeijei<br />

dovette faticare parecchio per mantenere l’equilibrio con Cloe sul<br />

dorso. Ciccio lo guardava con gli occhi spalancati mentre si esibiva in<br />

esercizi di forza acquatica davvero impressionanti, puntando le chele<br />

tra le rocce per non ribaltarsi.<br />

Superate le rapide, videro in lontananza alcuni grossi massi, oltre i<br />

quali si apriva un grande specchio d’acqua. Era l’ora di bubza.<br />

In prossimità dei massi stavano alcuni pesci di colore nero, con la testa<br />

schiacciata, sul muso due baffi lunghi e due corti e quattro barbigli<br />

sotto la bocca. Non erano abbastanza grossi per poterli divorare, ma i<br />

pesciolini si irrigidirono e aspettarono che Jeijei dicesse loro cosa fare.<br />

- Quello è ufficio immigrazione di gatti, noi andiamo parlare. Voi<br />

sorvegliare maestra Cloe.<br />

65


Jeijei e Mugìl raggiunsero i massi e cominciarono una trattativa con i<br />

pesci baffuti. I pesciolini li guardavano gesticolare e si capiva che<br />

c’erano parecchie cose di cui discutere.<br />

Dopo un po’ Mugìl tornò indietro: - Allora, adesso vi spiegherò alcune<br />

cose. Stiamo per entrare nel lago dei pesci gatto, più amichevolmente<br />

detti ‘gatti’. Ci hanno concesso un visto di quindici elri in cambio di<br />

alcuni lavoretti che dovremo fare per loro. Non sono pesci pericolosi,<br />

però hanno regole molto rigide sugli stranieri che entrano nel loro lago,<br />

quindi dovrete attenervi scrupolosamente a tutto quello che vi diranno<br />

di fare, non prendere iniziative personali e soprattutto non fare troppe<br />

domande. I gatti si occuperanno di Cloe, la ferita è profonda e ha<br />

bisogno delle cure migliori. Noi da soli non possiamo salvarla.<br />

I pesciolini capirono la gravità della situazione e annuirono senza fare<br />

domande.<br />

Alcuni gatti raccolsero Cloe, che nel frattempo si era addormentata, e la<br />

portarono via. Un altro gatto si avvicinò al gruppo dei pesciolini: -<br />

Seguitemi per la pinnosegnalazione. Ora vi trovate nel lago dei gatti e<br />

siete tenuti al rispetto delle leggi vigenti:<br />

- i gatti sono tutti uguali, tutti coloro che non sono uguali ai gatti<br />

sono stranieri;<br />

- gli stranieri hanno diritto a soggiornare nel lago per il periodo<br />

stabilito dai gatti;<br />

- il lago dei gatti si fonda sul lavoro. I gatti decidono e guidano il<br />

lavoro. Gli stranieri lavorano. Niente lavoro, niente brumegna;<br />

e ora, uno per volta, appoggiate un pinna su questo muro di fango.<br />

Di fronte a loro c’era una grande parete, sulla quale erano impresse le<br />

forme di diverse pinne.<br />

- Tutti gli stranieri devono lasciare qui l’impronta della pinna, che verrà<br />

cancellata solo al momento dell’uscita dal lago, in questo modo<br />

sappiamo chi siete e quanti siete.<br />

I pesciolini lasciarono le loro impronte e vennero visitati per verificare<br />

che non fossero portatori di malattie. Nel frattempo il gatto che li aveva<br />

condotti lì parlottava con un suo aiutante: - Dunque, abbiamo due<br />

permessi per lavoro temporaneo a un astice e un muggine, quattro<br />

permessi per minore età a pesci rossi di diverse varietà, un permesso<br />

66


per cure mediche e… non vorrete farmi credere che quello là sia in<br />

grado di lavorare, mi spiace ma lui non può entrare.<br />

Mugìl fece una faccia talmente carica di costernazione, che il gatto<br />

quasi si vergognò delle parole appena pronunciate, pur senza capirne il<br />

perché.<br />

- Lei mi sta dicendo che davvero non sa chi è quel pesce? Lo guardi<br />

bene, prima di continuare con questa figuraccia. Non ha mai sentito<br />

parlare del dottor professor Fuordiboccia Gibaldoni, medico psichiatra<br />

di fama internazionale?<br />

Fuordiboccia prese la palla al balzo: - Titolare, peraltro, della cattedra<br />

di psicopatologia dei pesci lacustri all’università di Bolsena, nonché<br />

fondatore della scuola subacquea kleiniana. La prima seduta è gratis,<br />

dalla seconda l’onorario è di quattro moscerini e due alghe.<br />

I due gatti non sapevano cosa dire: - mi scusi se non l’ho riconosciuta,<br />

ora...ora che ci penso credo di averla vista a qualche convegno. Le<br />

rilasciamo un permesso per ricerca scientifica e speriamo che possa<br />

godere di un buon soggiorno qui da noi.<br />

I pesci rimasero in attesa parecchi minuti, mentre le ombre si<br />

allungavano sul lago. Infine, un gruppo di gatti della sicurezza (così<br />

dicevano di chiamarsi) venne a prelevarli e li accompagnò verso la tana<br />

che era stata loro assegnata. Attraversarono buona parte del lago, in<br />

giro c’erano parecchi gatti: alcuni erano intenti nella manutenzione<br />

delle loro tane di fango, altri trasportavano del cibo sconosciuto, forse<br />

uova di qualche insetto. Non sembrava esserci traccia di altri pesci. Un<br />

piccolo gatto sbucato da una tana salutò i pesciolini, ma venne subito<br />

redarguito dalla madre e invitato a rientrare.<br />

Le tane erano scavate nel fango e accessibili attraverso piccole feritoie, i<br />

pesciolini vennero condotti in una di queste dai gatti della sicurezza,<br />

che per tutto il tragitto non avevano detto una parola. All’interno vi era<br />

uno spazio piuttosto ampio, era ormai quasi buio e si distinguevano a<br />

malapena i contorni di due pesci. Una era Cloe, adagiata su un tappeto<br />

di alghe, l’altra una grossa gatta.<br />

67


- Mugìl, di nuovo da queste parti! Non è l’ora di finirla con le<br />

migrazioni? Questa volta l’hai combinata grossa, la tua amica è conciata<br />

piuttosto male.<br />

- Lo so Gigatta, dovevamo stare più attenti, i lucci ci hanno preso alla<br />

sprovvista.<br />

I pesciolini erano sollevati nel sapere che Mugìl e quel grosso pesce<br />

gatto si conoscessero, Gigatta aveva un aspetto poco rassicurante.<br />

- Questi fanghi dovrebbero aiutare la ferita a cicatrizzarsi, però ha<br />

perso molto sangue, ci vuole riposo assoluto per almeno dieci elri.<br />

- Grazie Gigatta.<br />

- Sapete le regole del lago. Se eseguite i vostri compiti non avrete<br />

problemi.<br />

- Saremo efficienti e silenziosi. Promesso.<br />

- Mùgil, ascoltami bene. Io li conosco i tipi come te, tuo padre aveva la<br />

tua stessa faccia tosta. Non esistono pesci nomadi silenziosi. Quindi<br />

piantala di fare promesse che non puoi mantenere. A me basta che non<br />

mi scombussoli il lago. Al primo segnale di disordine vi butto fuori a<br />

morsi e pinnate. Intesi?<br />

- Intesi.<br />

Gigatta uscì e i pesci si radunarono attorno a Cloe. Questa aprì gli occhi<br />

e accennò un sorriso: - Ho sognato questo posto, non ricordo quando,<br />

era tanto tempo fa, c’era quel pesce, Gigatta, e anche tutti gli altri. Io<br />

giocavo nel lago e poi… poi non ricordo.<br />

- Adesso tu riposa e anche little fishes riposa. Io portato qualche insetto<br />

for dinner, voi mangiare e poi tutti a letto.<br />

Jeijei distribuì la brumegna, sembrava anche meno rude del solito, ma<br />

non permise ai pesciolini di ringraziarlo per la gentilezza. Se ne uscì<br />

fuori della tana e si appostò di guardia sul tetto.<br />

Dopo aver mangiato, i piccoli diedero la buonanotte alla loro maestra e<br />

si spostarono sul lato opposto della tana. Si adagiarono sul fondo, uno<br />

accanto all’altro per scaldarsi. Non riuscivano a prendere sonno, troppe<br />

erano state le emozioni vissute.<br />

- Io voglio andave a casa.<br />

- Come sei monotona Luci, dobbiamo prima arrivare a Pantalassa e<br />

trovare Carassius, poi torneremo a casa.<br />

68


- Non stavo pavlando con te. E poi è inutile che fai il figo, Tecno,<br />

abbiamo visto tutti come sei scappato dietvo la covazza di Jeijei oggi. Ci<br />

difendevai tu da tutti i mostvi che incontvevemo ancova?<br />

- Quei lucci erano spietati assassini, avrei dovuto affrontarli secondo te?<br />

- Sei solo un fifone, ma d’altva pavte, qualcuno di voi ha mai visto un<br />

ovanda combatteve? Siete tutti uguali: cevvelloni fifoni.<br />

- Almeno noi un cervello ce l’abbiamo. Voi cometa neanche quello.<br />

Emo sbadigliò: - Sentite un po’, sto cercando di dormire, che è la cosa<br />

che mi riesce meglio in questa patetica vita. Potete stare ZITTI! Siete<br />

pesci, TACETE! E che diamine.<br />

Mugìl s’intromise nella discussione: - Ragazzi, è stato un elri difficile, lo<br />

so. Voi non avevate mai visto un predatore e noi non abbiamo fatto<br />

abbastanza attenzione. Spero abbiate imparato che il fiume non è la<br />

vostra fontana. Dovete fidarvi di me e di Jeijei e arriveremo sani e salvi<br />

a Pantalassa. Questa esperienza potrà anche essere pericolosa, ma è un<br />

occasione unica di vedere il mondo, di conoscere altre creature, di<br />

portarvi a casa un bagaglio di esperienze che gli altri pesci rossi non<br />

possono nemmeno immaginare.<br />

- Se mai ci torneremo a casa - Ciccio, che era stato zitto tutta la bubza, si<br />

sentiva stanco, impaurito e arrabbiato - non ci avevi parlato di pesci che<br />

mangiano altri pesci, prima di partire.<br />

Detto questo uscì dalla tana, per non far vedere agli altri che stava per<br />

mettersi a piangere.<br />

- Tu imparato tecnica di fuga very quickly, io visto te - Jeijei aveva<br />

ascoltato tutto, scese dal tetto e si avvicinò al piccolo shubunkin - tu<br />

bravo soldato, tu può sopravvivere in vita di fiume.<br />

- Lo credi davvero? Grazie Jeijei.<br />

- Si dice “la ringrazio, signore”. Tu ora pesce rosso sergente di marines.<br />

- Scusi signor tenente colonnello, signore - rispose Ciccio tutto<br />

orgoglioso dell’onorificenza, dimenticando d’un tratto il motivo per cui<br />

era arrabbiato. Mugìl e gli altri, tranne Emo, li raggiunsero.<br />

- Bene signor tenente colonnello, vedo che i nostri amici qui faticano ad<br />

addormentarsi. Perché non ci racconta la sua storia, mi sembra che i<br />

piccoli ancora non la sappiano - detto questo Mugìl rientrò e si ritirò nel<br />

suo angolo. Quella storia, lui, l’aveva già sentita tante volte.<br />

69


Jejei si lisciò le lunghe antenne e cominciò: - Io nato in acue territoriali<br />

statunitensi di costa atlantica. Mio padre era valoroso astice Jake<br />

Johnson, mia madre reginetta di high school degli astici. Loro avuto<br />

dodici figli: Jill, Jane, Jade, James, John, Juliet, Jamie, Jeff, Jo, Jerome,<br />

Jimmy and me: Jake Johnson Junior. Detto Jeijei.<br />

Una bubza di tanto tempo fa, io che era piccolo astice molto curioso,<br />

entrato in trappola e catturato da peschereccio.<br />

- Cos’è un peschereccio? - chiese Ciccio.<br />

- Volete parlare più piano! - protestò Emo da dentro la tana.<br />

- Peschereccio è grosso muovilegno di creature dell’altrolà. Peschereccio<br />

me venduto a corpo di marines e imbarcato me su portaerei USS<br />

George Washington in partenza per guerra di Iraq. Lì io iniziato mia<br />

carriera militare.<br />

OK, vostre facce dire che voi no capito niente. Allora io spiega<br />

significato di parole. Marines sono creature dell’altrolà specializzate in<br />

combattimento, portaerei è altro muovilegno, come peschereccio ma più<br />

grande, Iraq è posto very, very lontano.<br />

-E guerra? - chiese Tecno.<br />

- Guerra è cosa difficile da spiegare a pesci. Creature dell’altrolà divise<br />

in tanti groups, quando un group volere una cosa che ha altro group,<br />

loro attaccare. Loro non avere denti aguzzi o chele, ma oggetti,<br />

tantissimi oggetti, come pietre e legni ma più pericolosi, costruiti per<br />

uccidere altre creature dell’altrolà.<br />

- Uccideve? Ma non possono semplicemente davsi quattvo movsicate<br />

come facciamo noi quando ci contendiamo la bvumegna?<br />

- No, loro uccidere tutti, anche loro avvannotti, per prendere quello che<br />

vuole. Chi più ha oggetti per distruggere più comanda. Guerra è cosa<br />

molto stupida, ma very important per creature dell’altrolà, loro<br />

costruire continuamente nuovi oggetti per fare guerra. E quando non<br />

c’è motivo di fare guerra loro inventa scuse ancora più stupide di<br />

guerra, ma tutti credere. Loro no valorosi come astici, che usano solo<br />

queste - e diede un paio di sforbiciate nel vuoto, mostrando le pesanti<br />

chele - e combattono con lealtà rispettando avversario. Comunque,<br />

esperienza su portaerei è stata very important for me, io imparato<br />

disciplina di marines, io appreso tattiche militari. Poi arrivato in Iraq e<br />

70


cuoco di marines pensato di cucinare me per sollevare morale di<br />

generale depresso da sconfitte sul campo. Era calda sera, io ricorda<br />

ancora: cuoco legato mie chele per non farsi pinzare, preparato acua<br />

bollente, poi distratto da soffritto che brucia. Io scappato, in mie<br />

orecchie ancora sento incoraggiamento di altri astici prigionieri che<br />

gridava: go Jeijei, go! Fagli vedere chi sei!<br />

Jeijei rimase un attimo in silenzio, commosso: - Io scappato da finestra,<br />

cuoco inseguito me, io salito sopra ruota di grosso muovilegno volante<br />

in partenza per missione notturna. Io caduto in acua. Grande tonfo. Io<br />

svenuto.<br />

Passato tanto tempo. Io vagato per molte acue diverse. Una volta<br />

attaccato da squalo, il più grande predatore, lui messo me dentro sua<br />

bocca, ma io pinzato suo palato. Zac! Io conosciuto balene, creature più<br />

grandi di tutta Pantalassa, loro molto buone, grande cuore. Io compiuto<br />

missioni per servizi segreti di gamberi, io stato guardia del corpo di re<br />

Merluzzo IV. Poi conosciuto padre di Mùgil, bravo pesce! Lui assoldato<br />

me per missioni fluviali, da allora io viaggia e quando arriva a<br />

Pantalassa muggini riserva me brumegna, pulisce mie chele, offre<br />

grande tana full optional.<br />

- I nostvi genitovi ci hanno sempve raccontato che tu vapisci i piccoli<br />

pesci disobbedienti.<br />

- Vostri genitori purtroppo no ricorda tante cose, ma questa è altra<br />

storia. Ora tardi, piccoli marines sveglia presto domani.<br />

I piccoli, ancora eccitati dalla storia, si congedarono a fatica,<br />

raggiunsero Emo (che fingeva di russare, ma aveva ascoltato la storia<br />

senza perdere una parola) e finalmente si addormentarono.<br />

Per Fuordiboccia era stata preparata in fretta e furia una tana a parte,<br />

con vista sul lago e cameriere personale. Era stato accolto con tutti gli<br />

onori dal comitato scientifico dei gatti, presentato alle autorità e<br />

invitato a una cena di gala. Gatti da tutto il lago erano accorsi per<br />

accreditarsi al ciclo di conferenze che sarebbe stato organizzato negli<br />

elri seguenti. Fuordiboccia si era rifiutato categoricamente di fare i suoi<br />

interventi nella grande sala di rappresentanza (spazi enormi! Niente<br />

contatto coi solidi!), aveva invece richiesto di poter parlare da dentro<br />

71


un buco che lui stesso si sarebbe scavato nel fango, mentre il pubblico<br />

sarebbe rimasto all’aperto. I gatti accolsero queste stranezze come segni<br />

della genialità dell’insigne professore e lo accontentarono.<br />

Il primo elri al lago dei gatti Fuordiboccia venne accompagnato da<br />

Gigatta e altri rappresentanti del governo a un giro turistico, gli<br />

mostrarono le tane in costruzione, fu presentato come l’ospite d’onore<br />

per l’inaugurazione di un nuovo magazzino in cui i gatti ammassavano<br />

la brumegna (centinaia di uova di non si sa quale insetto), quindi fu<br />

portato a vedere i cantieri dove sarebbero sorte nuove tane, in una zona<br />

in cui crescevano giunchi e altre piante acquatiche.<br />

Qui incontrò Jeijei, intento a tagliare i giunchi con le chele.<br />

- Ecco, quel grosso astice che vedete al lavoro è un mio paziente da<br />

parecchio tempo. Eh già, non mi occupo solo di pesci, le mie<br />

conoscenze mi permettono di lavorare con altre creature psichicamente<br />

instabili. Quello è un caso molto difficile, devo ammetterlo, però lo sto<br />

aiutando a tirare fuori dalla dura corazza le sue fragilità.<br />

- Stupido pesce testa bacata, io taglia tua lingua.<br />

Fuordiboccia gli si avvicinò e gli disse a mezza bocca: - Reggimi il<br />

gioco, dai. Mi hanno promesso il pranzo in una minuscola bettola<br />

scavata sottoterra. Se rimango ancora un po’ all’aperto mi prendono le<br />

convulsioni.<br />

- Io dopo fa assaggiare te mia chela, altro che pranzo.<br />

- Quindi dice che le piace lavorare qui, beh sì, credo possa avere una<br />

valenza terapeutica. Mi dica, come mai sta tagliando queste piante?<br />

- Gatti crescono di numero, loro espande territorio.<br />

- Ah ecco. Non le rubo altro tempo, ci vediamo domani in seduta.<br />

Jeijei non ebbe modo di aggiungere altro, che Fuordiboccia e i gatti si<br />

erano già allontanati.<br />

Nel frattempo Mugìl e i pesciolini avevano raggiunto la loro zona di<br />

lavoro, dopo essersi svegliati di buon elri e aver lasciato la tana in<br />

silenzio per non svegliare Cloe. Il compito assegnato era quello di<br />

raccogliere le uova che i gatti consegnavano loro in prossimità di un<br />

piccolo ruscello immissario del lago e di portarle al magazzino. Sulla<br />

superficie batteva una leggera pioggia, la temperatura dell’acqua era<br />

ancora molto fredda. La foce del torrentello era tutta un brulicare di<br />

72


gatti che andavano avanti e indietro; c’erano poi altri pesci, tutti di<br />

piccole dimensioni, che davano una mano a trasportare le uova. I<br />

pesciolini dovevano attendere che arrivasse una missione, così era<br />

chiamato un gruppo di tre gatti con un carico di uova nelle larghe<br />

bocche, ricevere la brumegna e trasportarla sino al magazzino. Era<br />

severamente vietato anche solo assaggiare una di quelle uova.<br />

Mugìl spiegò la presenza degli altri pesci: - Sono tutti stranieri come noi<br />

che si pagano il soggiorno lavorando per i gatti. Quei piccoletti lì sono<br />

alborelle, quegli altri dallo sguardo poco intelligente sono cavedani e il<br />

tipo tutto colorato è un persico sole.<br />

La missione era appena arrivata, i pesciolini si riempirono le bocche di<br />

uova e si avviarono verso il magazzino. Lungo il tragitto non potevano<br />

parlare, per non schiacciare inavvertitamente le uova, e si accorsero di<br />

due cose: la prima era che da quando avevano lasciato la fontana si<br />

erano abituati lentamente a parlare con Mugìl, con Jeijei, tra di loro, e<br />

comunicavano molto di più di quanto non avessero mai fatto. La<br />

seconda era che nel lago regnava un grande silenzio, più che a Fontana<br />

Tonda.<br />

Giunti al magazzino consegnarono le uova ad altri gatti e ripartirono.<br />

- Mugìl, come mai il lago è pieno di gatti ed è così silenzioso?<br />

- Bella domanda caro Ciccio. Mi piace che tu abbia notato questo e che<br />

lo ritieni insolito. Vi racconterò qualcosa sui gatti. Vedete, la società dei<br />

pesci gatto è molto complessa. Sono laboriosi e piuttosto intelligenti.<br />

Un tempo il lago era abitato da tantissime specie, poi i gatti presero il<br />

sopravvento grazie alla loro organizzazione meticolosa. Ogni gatto<br />

appartiene a una famiglia e ogni famiglia appartiene a un clan. I gatti a<br />

capo dei clan vengono eletti tra i personaggi più influenti delle varie<br />

famiglie. Più clan formano una zona e anche le zone hanno dei<br />

rappresentanti eletti fra tutti i gatti che abitano la zona. Infine vi è il<br />

consiglio dei gatti, eletto fra tutti i gatti del lago ogni bollura-El.<br />

- Insomma, passano la vita a eleggersi l’un l’altro.<br />

- Più o meno è così, Tecno. La loro organizzazione si chiama gattocrazia.<br />

Mi direte: e questo cosa c’entra col silenzio? Dovete sapere che i gatti<br />

delle varie famiglie non possono parlare tra di loro in pubblico, se<br />

hanno qualcosa da dire ne parlano nella tana e solo il capofamiglia è<br />

73


autorizzato a riferire ai rappresentanti del clan, all’interno di riunioni<br />

prestabilite. Se le questioni riguardano più clan, allora se ne parla alle<br />

riunioni di zona e se più zone sono coinvolte in un argomento, questo<br />

viene discusso alle riunioni del consiglio.<br />

Tecno fece una smorfia: - Questa cosa mi sembra poco logica. Quindi se<br />

mi prude una pinna, non lo posso comunicare a Ciccio, ma devo dirlo<br />

al mio rappresentante che se valuterà la cosa di competenza del clan lo<br />

dirà al rappresentante di Ciccio in una apposita riunione?<br />

- Esatto. Tieni presente, però, che gli argomenti ritenuti importanti sono<br />

veramente pochi, perciò solitamente i gatti se ne stanno zitti. Insomma,<br />

anche qui i pesci sono silenziosi, come a Fontana Tonda. La differenza è<br />

che a casa vostra il silenzio è una consuetudine e chiunque, da un<br />

momento all’altro, può mettersi a parlare…<br />

- Come la maestra Cloe.<br />

- …mentre qui il silenzio è regolato dal complicato sistema della<br />

gattocrazia. Ricordate quello che vi ha detto il gatto dell’ufficio<br />

immigrazione? I gatti sono tutti uguali. Per mantenere l’uguaglianza<br />

bisogna attenersi al sistema, quindi se un gatto deve dire qualcosa lo fa<br />

tramite il suo rappresentante di famiglia o il rappresentante di clan o<br />

quello di zona, dipende dall’argomento, beh, insomma è così<br />

complicato che la voglia di parlare scapperebbe anche a me.<br />

- Però i gatti non sono tutti uguali, i rappresentanti contano di più degli<br />

altri.<br />

- Tecno, vedo che sei portato per le scienze politiche. Attento a quello<br />

che dici, questa è una cosa che fa irritare i gatti. I rappresentanti si<br />

chiamano così perché rappresentano i loro simili (o meglio, i loro<br />

uguali) ma sono eletti, non sono dei capi come la Triade, comandano in<br />

nome del popolo. Questo in teoria, nella pratica fanno i loro interessi e<br />

più sono potenti meno si ricordano del motivo per cui stanno lassù. Le<br />

azioni dei capofamiglia sono direttamente controllate dagli altri<br />

membri, non possono permettersi troppi lussi, ma quelli del consiglio<br />

vivono nell’ozio e passano le giornate a discutere scambi di favori col<br />

tale rappresentante di zona o col talaltro nipote del cugino che vuole un<br />

posto alle prossime elezioni. Come avrete capito non mi piace molto<br />

74


questo posto. Però può esservi utile per farvi un’idea di come si vive in<br />

luoghi che non siano una fontana.<br />

- Dobbiamo lavovave molto qui? A me fa già male la mascella.<br />

- Cinque elri di lavoro, due di riposo.<br />

- Che palle non c’è neanche il tempo per deprimersi.<br />

- Potrebbe non essere così male, Emo lill.<br />

Davanti a loro passò un nutrito gruppo di piccoli gatti, nessuno si voltò<br />

a salutarli.<br />

- Non ci guardano perché non possono parlare o perché siamo<br />

stranieri?<br />

- Entrambe le cose. Gli stranieri possono entrare nel lago a determinate<br />

condizioni e devono lavorare per i gatti. Non siamo visti molto bene,<br />

perché i gatti hanno faticosamente conquistato la loro supremazia e<br />

temono di perderla nuovamente; allo stesso tempo, però, siamo<br />

necessari ai gatti, perché grazie a noi evitano di svolgere tutti i lavori<br />

più pesanti. Non possono essere apertamente ostili, la voce si<br />

diffonderebbe e tutti gli altri pesci se ne starebbero alla larga dal lago.<br />

Si limitano a tenere una posizione di superiorità e di indifferenza,<br />

evitando di entrare troppo in contatto con noi. Ecco che è arrivata<br />

un’altra missione. Forza, diamoci da fare.<br />

75


76<br />

NOVE<br />

Facciamo una pausa? Devo sgranchirmi le gambe.<br />

Sì, io ho la gola asciutta da quanto ho parlato, per di più fuori<br />

dall’acqua.<br />

Bene, possiamo riprendere. La giornata oggi è perfetta per stare all’aria aperta,<br />

non trovi?<br />

Preferisco l’acqua aperta, comunque è vero ci stiamo avvicinando alla<br />

bollura ormai.<br />

Mi stavi parlando della gattocrazia e del lavoro che era stato assegnato ai<br />

pesciolini. Sono curioso di sapere come stava Cloe nel frattempo.<br />

Per Cloe gli elri passavano molto lentamente. Si svegliava che la tana<br />

era vuota, assaggiava svogliatamente qualche alga, si girava su un<br />

fianco, poi sull’altro. La ferita le doleva molto, però aveva cominciato a<br />

dare segni di miglioramento. Ogni tanto passava Gigatta a controllarla.<br />

Non era particolarmente amichevole quel pesce, ma dal punto di vista<br />

medico ci sapeva fare, non c’era dubbio.<br />

I pesciolini non rientravano mai prima dell’ora di bubza. C’era tanto<br />

tempo per pensare. Troppo. Cloe rifletteva soprattutto sul fatto che<br />

l’ultimo periodo della sua vita non era stato particolarmente fortunato:<br />

prima il processo, poi la carcerazione, infine l’aggressione dei lucci. Gli<br />

eventi si erano concatenati con risvolti imprevedibili. Come sarebbe<br />

proseguito il viaggio? Era spaventata, certo, ma la sensazione<br />

prevalente in lei era un’altra. Un misto di eccitazione e allegria. Aveva<br />

voglia di esplorare, di mettersi in sesto per riprendere il fiume.<br />

Ripensando alla vita nella fontana le sembrava così monotona, le cose<br />

andavano sempre allo stesso modo. Solo nel ricordare quando aveva<br />

messo su la scuola per i pesciolini le affioravano le stesse sensazioni che<br />

ora provava, la stessa voglia di affrontare l’ignoto.


I piccoli stavano rispondendo bene alle sollecitazioni di quel mondo<br />

tutto nuovo. Avevano voglia di imparare e si fidavano di Mugìl. Non<br />

mancavano le lamentele, soprattutto da parte di Luci. Era normale<br />

d’altra parte, non avevano mai lavorato prima e la loro vita era sempre<br />

stata circoscritta nello spazio limitato della fontana.<br />

Al calare della bubza i pesciolini si stringevano attorno a Cloe e le<br />

raccontavano la loro giornata. Mugìl aveva ottenuto di farli staccare un<br />

po’ prima dal lavoro per permettere ai piccoli di svagarsi e andare in<br />

giro per il lago. In cambio doveva fermarsi lui a lavorare fino a tardi.<br />

Cloe ascoltava i pesciolini e raccontava loro delle favole, come ai tempi<br />

della scuola.<br />

Una sera Tecno si fermò più a lungo con lei, era ansioso di raccontarle<br />

una cosa, ma non voleva che gli altri ascoltassero.<br />

- Sai maestra, ho fatto amicizia con un gatto della mia età. É una cosa<br />

vietata, vietatissima. Io però ho usato uno stratagemma: c’era questo<br />

gatto che mi seguiva da lontano e quando mi voltavo faceva finta di<br />

andare in un’altra direzione. Allora io mi sono avvicinato e gli ho detto:<br />

so che non mi puoi parlare, parlo io per te, tu fai solo cenno di sì o no<br />

con la testa e tieniti a distanza di sicurezza. Così ci siamo conosciuti. Si<br />

chiama Ratto. Mi ha portato in una tana in disuso e lì ha cominciato a<br />

parlare, non la smetteva più. Ratto fa parte di un gruppo segreto<br />

chiamato Movimento Antigattocratico Globale o MAG. Loro non<br />

accettano la gattocrazia, dicono che è un astuto sistema per privare i<br />

pesci della libertà, facendo credere loro che è l’unico modo possibile di<br />

essere liberi. Si riuniscono in tane abbandonate, Ratto mi ha portato a<br />

una loro riunione e tutti erano felici di vedermi. Dicono che gli stranieri<br />

arricchiscono le loro idee. Sono veramente forti, sai maestra. Compiono<br />

azioni di sabotaggio, fanno entrare stranieri senza permesso, rubano le<br />

uova dal magazzino. Cioè, non so cosa c’entri rubare le uova con la<br />

lotta alla gattocrazia, però è divertente. Ieri volevano sapere quanto<br />

tempo ci vuole per spostare alcuni grossi sassi in un certo posto e mi<br />

hanno chiesto di fare i calcoli per loro, dicono che sono un ingegnere<br />

rivoluzionario. Tu cosa ne pensi?<br />

77


- Penso che i tuoi nuovi amici sembrano simpatici, però devi stare<br />

attento a non entrare dentro faccende più grandi di te. Non sappiamo<br />

come si comportano i gatti con chi viola le loro leggi. Tecno lill, tu sei<br />

abbastanza intelligente per capire quando rischi di cacciarti in un guaio<br />

serio e penso anche che tu sappia se ne vale la pena o meno.<br />

- Io credo che sia giusto combattere contro la gattocrazia. I pesci hanno<br />

diritto di parlare quando e come vogliono. Ce lo hai insegnato tu<br />

questo, no? Il MAG lotta per un nobile ideale e se posso fare qualcosa<br />

per loro, perché non aiutarli?<br />

- Perché siamo qui da pochi elri e non sappiamo come stanno<br />

veramente le cose. Tra poco io sarò guarita e potremo partire.<br />

- Maestra, davvero non capisci? Per gli altri pesci rossi io sono solo un<br />

secchione che ha paura della sua ombra. Non piaccio alle pescioline,<br />

sono goffo, non so nuotare veloce. Fino a poco tempo fa pensavo di<br />

essere bravo solo nelle gare di matematica. Per il MAG sono un<br />

ingegnere rivoluzionario! Loro hanno bisogno di me!<br />

Tecno non aspettò alcuna risposta. Si allontanò sbattendo la coda e uscì<br />

dalla tana. Cloe fece un cenno a Mugìl e gli confidò le sue<br />

preoccupazioni. Il muggine cercò di rassicurarla, dicendole che avrebbe<br />

tenuto d’occhio Tecno.<br />

Ormai mancava poco alla sua completa guarigione, Cloe aveva già<br />

cominciato a muoversi per la tana e presto sarebbe riuscità a nuotare a<br />

una velocità ritenuta sufficiente per sfuggire ai pericoli. Quella bubza<br />

però Tecno tornò alla tana molto tardi e così le bubze seguenti,<br />

noncurante dei richiami degli adulti.<br />

Erano quasi pronti alla partenza. Jeijei stimava ancora un paio di elri<br />

per essere sicuri che Cloe stesse bene. Gigatta aveva fatto un ottimo<br />

lavoro, curando una ferita che altrove sarebbe risultata mortale. Luci<br />

era stravolta e cominciava ad avere crisi di pianto quando doveva<br />

alzarsi. Ciccio era annoiato perché il tempo libero lo passava con<br />

quell’isterica di Luci, mentre il suo amico Tecno andava chissà dove.<br />

Fuordiboccia era stato acclamato, insignito di una laurea honoris causa<br />

in psicogattologia e invitato nelle sedi di ogni clan dei gatti per le sue<br />

conferenze. Spesso Emo andava ad ascoltarlo: per qualche oscuro<br />

78


motivo il piccolo demekin si sentiva tranquillo e quasi ‘felice’ nel<br />

dondolare in mezzo a decine di gatti, mentre il professore li ammaliava<br />

con discorsi sulla psicologia ittica. Gli piaceva quando Fuordiboccia lo<br />

invitava accanto a sé, nel cunicolo dal quale parlava, e lo presentava<br />

alla platea come esempio di depressione giovanile. Non avevano un<br />

grosso dialogo fra loro, ma Emo si sentiva in sintonia con Fuordiboccia<br />

e percepiva che anche per il professore era così.<br />

Poi un elri si sparse la voce che nel lago era arrivata una trota campione<br />

mondiale di nuoto e le lezioni di Fuordiboccia vennero annullate in<br />

favore di conferenze stampa e dell’organizzazione di locali olimpiadi<br />

sotto il patrocinio della trota fenomenale. Quando una bubza i pesciolini<br />

rientrarono dal lavoro, trovarono Fuordiboccia che discuteva<br />

animatamente con Mugìl e Cloe: - Vi rendete conto? Hanno cacciato<br />

me, intellettuale plurilaureato, per fare spazio a una trota tutta muscoli<br />

e niente cervello!<br />

Sul tetto della tana, Jeijei se la rideva: - È mondo di show-businness.<br />

Oggi sei star, domani sei acua sporca. E poi tu non sei professore, sei<br />

solo imbroglione sciroccato.<br />

- Rimangiati quello che hai detto, crostaceo. Se vuoi conferire con me<br />

sono quattro porzioni di brumegna a seduta.<br />

I pesciolini si accomodarono a godersi lo spettacolo di un pesce rosso<br />

che prendeva a testate il carapace di un astice.<br />

Calata definitivamente la bubza, il clima divenne sempre meno<br />

divertente. Tecno non aveva fatto rientro e nell’acqua si avvertivano<br />

forti vibrazioni provenire da lontano. Jeijei sintonizzò le antenne: -<br />

Sento big sassi che cadono e grida di pesci, tanti gatti lontano, verso<br />

ruscello, pesci che lotta. Questo è problem, boss.<br />

- Dobbiamo andare a cercare Tecno. Voi restate qui con Cloe.<br />

Torneremo presto.<br />

Uscirono rapidamente dalla tana e si diressero verso il ruscello. Il lago<br />

sembrava disabitato. Passando accanto al magazzino, videro che una<br />

parete era crollata e molte uova erano sparpagliate sul fondale.<br />

In lontananza l’acqua si intorbidiva. La cosa, unita al buio di una notte<br />

senza luna, rendeva la visuale molto scarsa. Era in corso una vera e<br />

propria battaglia. Mugìl cominciò a preoccuparsi seriamente, Jeijei<br />

79


invece avanzava spavaldo. Si trovarono in mezzo alla confusione e<br />

cercarono di capire quel che stava succedendo: davanti alla foce del<br />

ruscello erano stati spostati alcuni sassi che rendevano molto difficile il<br />

passaggio. In quello spazio ristretto un nutrito gruppo di gatti lottava<br />

furiosamente contro una decina di cavedani e due grosse carpe.<br />

- Questa è simile a guerra, Boss. Attento! - due gatti furono addosso a<br />

Mugìl e cercarono di immobilizzarlo al suolo, Jeijei chiuse le chele per<br />

evitare di affettarli e sferrò due ganci, mandando i gatti pinne all’acqua.<br />

In quel momento, dietro di loro irruppe un altro gruppo di pesci.<br />

C’erano persici, cavedani, alborelle e pure qualche gatto, alla guida del<br />

drappello c’era… Tecno!<br />

Al grido di: - MAG è liberta! - affrontarono i gatti in un vortice di code<br />

e pinne. Mugìl rimase allibito per il coraggio e la foga con cui Tecno<br />

combatteva. Lo vide sferrare una testata a un gatto e un colpo di coda a<br />

un altro. La stazza di Tecno, però, era troppo inferiore agli altri e dopo<br />

poco il pesciolino cominciò a prenderle di santa ragione. Jeijei<br />

intervenne in suo soccorso e i ribelli del MAG inneggiarono all’arrivo<br />

della cavalleria pesante. Afferrò il piccolo oranda con una chela e lo<br />

trascinò fuori della mischia.<br />

Trovarono rifugio in una tana, dove una gatta e tre piccoli erano<br />

rannicchiati in un angolo.<br />

- Tecno, si può sapere che sta succedendo?<br />

- È la bubza della rivoluzione. Il Movimento Antigattocratico Globale<br />

guida la rivolta degli stranieri. È arrivato il tempo di conquistarci la<br />

libertà.<br />

- Tu nuotato in acua inquinata? Cosa dici… tu ha libertà.<br />

- Io sì e proprio per questo devo aiutare gli altri fratelli stranieri a<br />

conquistare il lago e a non essere costretti a lavorare per i gatti. Lo<br />

sapete da dove vengono le uova? I gatti le rubano dalle tane degli altri<br />

pesci lungo il ruscello, così hanno fatto anche nel lago decimando le<br />

altre creature. E i pesci rimasti sono costretti a lavorare per loro. Gli<br />

erbivori ricevono in cambio qualche pianticella striminzita e gli<br />

onnivori come noi? Uova. Le uova dei nostri fratelli stranieri. Così<br />

siamo complici del terribile sistema gattocratico.<br />

80


- Tecno, può darsi che tu abbia ragione, però adesso che facciamo? Cloe<br />

e gli altri non sanno ancora nulla e mi sembra di capire che i gatti<br />

adesso attaccheranno ogni pesce diverso da loro.<br />

- Ho già previsto un piano per la vostra sicurezza, seguitemi.<br />

Tecno uscì spavaldamente dalla tana, sembrava che le botte appena<br />

prese non avessero avuto alcun effetto su di lui. Si mosse con decisione<br />

nell’oscurità, incontrò un gatto e si bisbigliarono qualcosa.<br />

- Questo è Ratto, ci guiderà nei tunnel del MAG.<br />

- Piacere di conoscervi, fratelli - disse Ratto.<br />

Sotto la scorta di Jeijei attraversarono il lago e raggiunsero la tana dove<br />

tre gatti avevano costretto i pesciolini in un angolo e stavano cercando<br />

di immobilizzare Fuordiboccia.<br />

Tecno si parò davanti ai gatti e gridò: - Fuori di qui o vi mangio i baffi -<br />

i gatti sorrisero e stavano già per saltargli addosso, quando dietro di lui<br />

apparve Jeijei, sfregandosi le chele. I gatti sgranarono gli occhi, quindi<br />

fecero un buco nel soffitto fangoso della tana e fuggirono via. Tecno<br />

guardò i suoi amici come a dire: - Visto quanta paura faccio?<br />

Ratto spiegò velocemente quello che stava succedendo, Mugìl era<br />

preoccupato per la salute di Cloe, ma questa disse senza esitazione di<br />

essere in grado di nuotare. Non avevano molte alternative se non<br />

quella di seguire Ratto prima che gli altri gatti li individuassero.<br />

Il MAG aveva costruito una serie di tunnel che passavano sotto la<br />

frontiera e sbucavano direttamente nel fiume emissario. Ogni tanto i<br />

gatti ne scovavano uno e lo facevano crollare, ma sempre nuovi ne<br />

venivano scavati per far entrare e uscire pesci clandestini.<br />

All’imboccatura del tunnel si presentò un nuovo problema: Jeijei era<br />

troppo grosso, le gallerie non erano state previste per creature delle sue<br />

dimensioni.<br />

- Pesci clandestini tutti piccoletti?<br />

- Stavamo pensando a un tunnel per le carpe, ma è un’opera ancora in<br />

fase di progettazione.<br />

- No problem, io passo da frontiera - e così dicendo si avviò verso il<br />

limite del lago, dove questo si restringeva per trasformarsi nuovamente<br />

in fiume.<br />

I pesciolini erano preoccupati per la sorte di Jeijei, Mugìl li rassicurò:<br />

81


- È sopravvissuto in Iraq, sa il fatto suo.<br />

Entrarono nel tunnel. Ratto e Tecno li guidavano nell’oscurità. Tutti<br />

erano stupiti di quanto fosse diventato coraggioso il piccolo oranda,<br />

soprattutto Luci che lo aveva sempre ritenuto un pappamolla. Sopra di<br />

loro si udivano rumori ovattati, forse anche lassù infuriava la battaglia.<br />

Uscirono dal tunnel con circospezione, la frontiera era pochi metri<br />

dietro di loro. Si sparpagliarono in mezzo ai sassi, alle loro spalle Jeijei<br />

stava ingaggiando un numeroso gruppo di gatti. Dopo averne<br />

ammaccati tre o quattro, si sentì tirare per la coda e ne vide altri che<br />

tentavano di circondarlo. Le sue chele si muovevano veloci, ma il<br />

numero degli avversari continuava ad aumentare. I pesciolini capirono<br />

che non aveva più speranze, quando sul posto arrivarono alcuni grossi<br />

gatti della sicurezza. Luci si voltò per non guardare la scena,<br />

Fuordiboccia scuoteva la testa, Ciccio cercò di respirare e di farsi<br />

coraggio: non poteva abbandonare il suo tenente colonnello. Mugìl si<br />

accorse che il piccolo shubunkin stava per partire alla carica e lo fermò:<br />

- Sei un buon soldato Ciccio, questo Jeijei lo sa e non vuole che ti<br />

sacrifichi per lui.<br />

- Ma io...<br />

- I crostacei hanno risorse che noi pesci non possiamo nemmeno<br />

immaginare.<br />

Nel frattempo i gatti avevano completamente circondato Jeijei e si<br />

preparavano a sferrare l’attacco finale. Qualcuno provava a morsicarlo,<br />

altri lo schernivano. L’astice smise di mulinare le chele e sembrò quasi<br />

arrendersi. Si voltò, si arrampicò su un sasso e... uscì dall’acqua!<br />

I pesciolini rimasero a bocca aperta. Emo chiese: - Si è suicidato?<br />

Dopo qualche minuto avvertirono un tonfo nel fiume, parecchi metri<br />

davanti a loro.<br />

- Andiamo - disse Mugìl. Svoltarono dietro un’ansa e trovarono Jeijei<br />

che si lisciava le chele: - Piaciuta tecnica di guerriglia hide and seek?<br />

Ai pesciolini venne spiegata la capacità di Jeijei di camminare sulla<br />

terraferma:<br />

- Altrolà non è bel posto, nemmeno per crostacei. But se serve a salvare<br />

corazza, qualche passo all’aria aperta posso fare.<br />

82


Era arrivato il momento di congedarsi da Ratto. Tutti i pesci lo<br />

salutarono affettuosamente, ringraziandolo per l’aiuto. Soltanto Tecno<br />

sembrava indeciso:<br />

- La rivoluzione ha bisogno di me, non me ne posso andare adesso.<br />

Fu proprio Ratto a rispondergli: - Sono certo che ci saresti molto utile<br />

qui, magari più come mente che come guerriero. Però credo che i tuoi<br />

amici abbiano bisogno di te per affrontare il fiume. Forse un elri ci<br />

rivedremo e potrai festeggiare con noi la liberazione del lago. Ricordati:<br />

una volta entrati nel MAG non se ne può più uscire e compito di un<br />

buon antigattocratico è quello di portare il messaggio del MAG in ogni<br />

luogo, in ogni acqua.<br />

- Lo farò Ratto, stanne certo.<br />

Mugìl aveva capito che senza l’intervento di Ratto non sarebbe stato<br />

facile convincere Tecno a proseguire il viaggio. Così salutò il gatto con<br />

grande riconoscenza e gli augurò buona fortuna per la sua rivoluzione.<br />

Il gruppo riprese il fiume, in direzione Pantalassa.<br />

83


84<br />

DIECI<br />

Certo che quei poveri pesci rossi ne hanno passato di tutti i colori, in poco<br />

tempo hanno vissuto più avventure di tutto ciò che avrebbe potuto accadergli<br />

in una vita a Fontana Tonda.<br />

Sì, non deve essere stato facile per loro affrontare un tale concentrato di<br />

emozioni, altro che bollevisione. E Pantalassa era ancora distante.<br />

Il sistema della gattocrazia mi ha ricordato comportamenti che pensavo<br />

appartenessero tipicamente a noi.<br />

È vero, succede talvolta che i pesci assumano atteggiamenti contro la<br />

loro stessa natura, se lo analizziamo attentamente anche il sistema della<br />

Triade non è un buon esempio di convivenza ittica. C’è un termine<br />

particolarmente adatto a ciò di cui stiamo parlando. Si usa dire che un<br />

comportamento è anti-ittico, quando uno o più pesci assumono<br />

atteggiamenti contrari al comune senso di appartenenza alle specie<br />

acquatiche. Poi spesso questo termine è interpretato a proprio<br />

piacimento dai pesci che potrebbero vedersi accusati di essere antiittici.<br />

Beh, se dovessi farti l’elenco dei comportamenti ‘anti-umani’, potremmo<br />

scrivere un altro libro, in questo non credo possiate batterci.<br />

Andiamo avanti, che la storia comincia a farsi interessante.<br />

D’accordo.<br />

Gli elri si allungavano e mano a mano che i pesci scendevano a valle<br />

l’acqua era sempre più calda. I piccoli imparavano molte cose del<br />

mondo che li circondava. Ora conoscevano il fiume, sapevano avvertire<br />

i pericoli e nascondersi ai predatori. Luci aveva quasi smesso del tutto<br />

di piagnucolare e di chiedere di tornare a casa. Il tabellino di marcia<br />

stabilito da Jeijei era sempre piuttosto rigido, anche se non mancavano i<br />

momenti di divertimento. Fuordiboccia nuotava sempre in disparte, ma<br />

a una distanza di sicurezza inferiore a prima. Spesso nuotava con Emo


e intrattenevano lunghe chiacchierate sul senso della vita e sulla<br />

bellezza degli ambienti limitati da solide pareti. Cloe aveva finalmente<br />

trovato il tempo per ringraziare Jeijei per averle salvato la vita. L’astice<br />

era rimasto in silenzio svariati secondi prima di vincere l’imbarazzo<br />

con un semplice: - Non c’è di che. È stato mio dovere.<br />

All’ora di bubza andavano a caccia di insetti e poi si riunivano tutti<br />

insieme in una grotta o sotto qualche sasso.<br />

- Mugìl adesso è il tuo turno. Devi raccontarci la tua storia - disse Ciccio<br />

mentre sgranocchiava una larva.<br />

- La mia storia è noiosa. Che ne dite invece se vi raccontassi la vera<br />

storia di Gengis-kin e del Demone Miagolante?<br />

- Sììì! - risposero in coro i pesciolini. Cloe guardò il muggine e scosse la<br />

testa, pensando che, come tante altre volte, Mugìl aveva trovato un<br />

modo per non parlare di sé.<br />

- Tanto tempo fa, nel luogo dove adesso c’è Fontana Tonda, vivevano<br />

diverse creature dell’altrolà, tra le quali Manomanna. Erano molto tristi<br />

e annoiate perché erano state costrette ad abbandonare le loro tane<br />

sulle rive di Pantalassa, per andare in cerca di brumegna. Per riportare<br />

l’allegria tra i suoi simili, Manomanna decise di costruire una versione<br />

ridotta di Pantalassa e così fece Fontana Tonda. Quindi la riempì di<br />

pesci rossi comuni.<br />

Per un po’ le creature dall’altrolà tornarono a essere felici; si riunivano<br />

intorno alla fontana e osservavano i pesci. Manomanna li curava<br />

amorevolmente e portava loro la brumegna. La fontana però era piccola<br />

e i comuni tutti monotonamente rossi, privi di iniziative divertenti,<br />

dediti sempre alle solite attività: sgranocchiare, mangiare, dormire.<br />

‘I pesci sono noiosi e tutti uguali. Ne voglio degli altri’ disse uno dei<br />

figli di Manomanna. La madre, per accontentare il suo cucciolo, diede<br />

ad alcuni pesci una brumegna speciale. Su qualcuno questa ebbe l’effetto<br />

di ingrandire i loro cervelli e aumentare la loro intelligenza, ad altri<br />

crebbero pinne fluenti e luminose. Manomanna aveva creato gli oranda<br />

e i cometa. Le creature dell’altrolà erano affascinate da tutte quelle<br />

varietà di pesci e la fontana era tornata a suscitare interesse. I pesci<br />

rossi però erano diventati molto litigiosi. Gli oranda sostenevano che la<br />

qualità più importante fosse l’intelligenza, i cometa ritenevano<br />

85


fondamentale la bellezza, mentre i comuni ce l’avevano con gli altri<br />

perché non erano abbastanza comuni. Manomanna capì che doveva<br />

intervenire con la sua brumegna speciale e decise di creare i kin: pesci<br />

guerrieri che si occupassero di mantenere l’ordine. L’esperimento riuscì<br />

parzialmente: alcuni pesci robusti e spavaldi si trasformarono<br />

effettivamente in grandi combattenti, quelli che invece avevano un<br />

carattere più debole divennero deboli anche fisicamente. Per<br />

differenziarli Manomanna li chiamò shubunkin e demekin. A ogni<br />

modo la fontana sembrava aver raggiunto un equilibrio. Almeno vista<br />

da fuori.<br />

I pesci più numerosi rimanevano i comuni ma, incredibilmente, i<br />

cometa, gli oranda e gli shubunkin presero il potere grazie a<br />

un’alleanza tra intelligenza, bellezza e forza che da allora si sarebbe<br />

chiamata Triade dei Pesci che Ne Sanno.<br />

Le prime Triadi erano spietate. I demekin e i comuni erano schiavi<br />

degli altri pesci, non c’era libertà, le varietà vivevano vite<br />

rigorosamente separate e regolate da leggi ferree. Se un pesce osava<br />

ribellarsi alla Triade veniva immediatamente spinto fuori della fontana,<br />

dove sarebbe stata Manomanna a decidere della sua vita. Potete<br />

immaginare però che Manomanna non fosse sempre lì pronta a<br />

occuparsi delle dispute dei pesci. L’espulsione, nella maggior parte dei<br />

casi, significava morte.<br />

Questo comportamento anti-ittico attirò l’attenzione del terribile<br />

Demone Miagolante: una spaventosa creatura dell’altrolà divoratrice di<br />

pesci, dotata di artigli micidiali e famelici occhi gialli. Inizialmente il<br />

Demone Miagolante dovette affrontare le ire di Manomanna, che non<br />

gradiva la sua presenza sul bordo della fontana. Poi si fece più astuto:<br />

attendeva la distribuzione della brumegna all’ora di bubza e non appena<br />

Manomanna si allontanava, eccolo comparire per ghermire i pesci che<br />

tentavano di cibarsi.<br />

Molti pesci fecero una brutta fine in quel periodo. Addirittura lo<br />

shubunkin della Triade di allora finì preda del Demone, tentò di<br />

ribellarsi in tutti i modi (era un pesce straordinariamente forzuto) ma<br />

non ci fu nulla da fare, il Demone lo portò via con sé.<br />

86


La fontana era scossa dal terrore, i pesci non riuscivano più a mangiare,<br />

il potere di ciò che rimaneva della Triade vacillava vistosamente. Fu<br />

allora che entrò in scena il nostro Gengis-kin.<br />

Gengis era un pesce piccoletto e piuttosto brutto... -<br />

- Come!? - protestò Ciccio - I miei genitori mi hanno sempre detto che<br />

era un pesce grande il doppio degli altri e forte il triplo.<br />

-Niente affatto, Gengis lavorava alle dipendenze di una nota famiglia<br />

di cometa ed era un pesce timido e taciturno. Una bubza stava<br />

accompagnando due piccoli cometa alla brumegna. Doveva verificare<br />

che non ci fosse il Demone nei paraggi e permettere ai piccoli di<br />

mangiare in pace. Mentre nuotavano, uno dei due si accorse di un<br />

insetto appena caduto in acqua e non resistette alla tentazione di salire<br />

in superficie per assaggiarlo. Il Demone attendeva in agguato poco<br />

oltre il bordo della fontana, allungò gli artigli e catturò il pesciolino.<br />

Immediatamente scattò l’allarme: in caso di attacco i pesci avevano<br />

l’ordine di cominciare a guizzare in ogni direzione per confondere il<br />

Demone Miagolante. Questi però aveva già catturato la sua preda e non<br />

si smosse, il suo obiettivo era cercare di immobilizzare il pesciolino.<br />

Gengis decise di intervenire. Sapeva di rischiare la vita, ma il pesciolino<br />

era sotto la sua custodia e non lo avrebbe lasciato morire così. Raccolse<br />

tutte le sue forze e spiccò un salto fuori dalla fontana, dritto sul muso<br />

del Demone. Si dice che nessun pesce né prima né dopo di allora abbia<br />

mai fatto un salto simile.<br />

Il Demone Miagolante fu preso alla sprovvista: Gengis andò a morderlo<br />

dritto sul naso e vi rimase attaccato. Il pesciolino cadde dagli artigli del<br />

Demone sul bordo della fontana e dibattendosi riuscì a rientrare in<br />

acqua, dove fu subito soccorso dai parenti.<br />

Gengis lottava come un luccio. Il Demone scuoteva la testa emettendo<br />

un terribile verso e con gli artigli cercava di staccarsi il pesce di dosso,<br />

ma quello non mollava. Barcollarono per un po’ sul bordo della<br />

fontana, da dentro i pesci cominciarono a incitare il loro eroe: Gengis!<br />

Gengis!<br />

Caddero entrambi in acqua, i pesci immediatamente si rifugiarono<br />

nelle tane. Ora Gengis era nel suo ambiente naturale, mollò la presa,<br />

guizzò sotto il suo avversario e andò a mordergli la coda. Dovete<br />

87


sapere che il Demone Miagolante odia l’acqua, non può starvi immerso<br />

più di qualche secondo e così, con un pesce inferocito attaccato alla<br />

coda, cominciò ad annaspare e faticosamente raggiunse il bordo della<br />

fontana. Solo allora Gengis mollò la presa. Il Demone uscì scrollandosi<br />

l’acqua di dosso, balzò giù dalla fontana e scomparve per sempre.<br />

Gengis aveva parecchi graffi, che presto si trasformarono in gloriose<br />

cicatrici. La fontana lo acclamò come un eroe e non vi fu alcuna<br />

obiezione sullo scegliere Gengis-kin come nuovo membro della Triade<br />

dei Pesci che Ne Sanno.<br />

Ciccio era perplesso: - Tu continui a chiamarlo Gengis, ma il nome<br />

giusto sarebbe Gengi. Gengi-skin.<br />

- Non mi sto sbagliando. Vi ho detto che Gengis era piccoletto e che era<br />

il servo di una famiglia di cometa.<br />

- Impossibile. Gli shubunkin non sono servi di nessuno.<br />

- Infatti Gengis-kin era un demekin.<br />

Scoppiò un pandemonio, Ciccio non poteva accettare che l’eroe, il<br />

miglior guerriero della storia di Fontana Tonda non fosse uno<br />

shubunkin. Emo invece, per la prima volta, pareva interessato alla<br />

storia.<br />

Mugìl cercò di fornire qualche spiegazione in più: - In breve tempo la<br />

società dei pesci di Fontana Tonda fece importanti passi avanti.<br />

Succede che, lungo il filo della Storia, un singolo pesce porti più<br />

cambiamenti di tante rivoluzioni. I pesci rossi trovarono l’unità sotto la<br />

guida di Gengis e cominciarono a vivere insieme. Molte leggi sulla<br />

separazione delle varietà vennero abolite e i piccoli cometa potevano<br />

finalmente giocare con i piccoli oranda o i piccoli demekin. Come voi<br />

fate ancora oggi.<br />

La libertà, però, va gestita con saggezza, altrimenti si deteriora<br />

velocemente e si trasforma in caos. Gengis era un pesce saggio, giunto<br />

alla vecchiaia si accorse che la siutazione stava precipitando: ogni pesce<br />

pensava di essere il padrone della fontana, nessuno rispettava più le<br />

regole della civile convivenza. Così Gengis restituì i propri poteri agli<br />

shubunkin, i quali riportarono l’ordine... -<br />

Ciccio cominciò a sentirsi meno offeso.<br />

88


- ...pur senza ritornare indietro al vecchio sistema. I pesci ormai erano<br />

consapevoli dell’importanza di ogni singolo individuo, non vi erano<br />

più servi e padroni. Il resto della storia lo conoscete.<br />

Emo uscì dal suo angolo: - Quindi Gengis era uno di noi, forte! Però<br />

non è vero che siamo liberi. Comanda sempre la Triade e continuano a<br />

raccontarci che il grande eroe era uno shubunkin.<br />

A quel punto intervenne Tecno: - In realtà nessuno ha mai detto che era<br />

uno shubunkin, lo si dà per scontato. Come si può pensare che un<br />

demekin abbia sconfitto il Demone Miagolante?<br />

- Infatti - aggiunse Ciccio - come facciamo a sapere che ha ragione<br />

Mugìl?<br />

- Io vi ho solo raccontato una leggenda, così come l’avevano raccontata<br />

a me. Nessuno sa quale sia la verità. L’importante è che sappiate che la<br />

vostra storia, la storia della vostra specie, non si limita a ciò che potete<br />

ricordare e che ci sono stati pesci che hanno messo in gioco la loro vita<br />

per permettervi di essere ciò che siete.<br />

- Io continuo a dire che non siamo liberi. La Triade è libera. I demekin<br />

sono considerati inferiori agli altri.<br />

- Non posso darti torto, Emo lill. Ci sono pesci che hanno dei privilegi,<br />

un tempo li ottenevano con la paura e la sopraffazione. Oggi se li<br />

comprano con la bollevisione a pagamento. Un tempo le varietà<br />

vivevano vite separate, oggi possono stare insieme, ma non ci sono<br />

ancora famiglie miste. Pensate: se un pesciolino nascesse da un oranda<br />

e un cometa come lo si chiamerebbe? -andameta? -metanda? La Storia<br />

ha bisogno di tempo per i grandi cambiamenti, ma ci si arriverà.<br />

Il fatto che tutti voi, insieme, facciate parte della scuola di Cloe è un<br />

nuovo passo avanti. Voi siete la Storia.<br />

Mugìl si voltò verso Cloe, che dal suo angolo di caverna aveva ascoltato<br />

tutta la discussione, e incontrò uno sguardo riconoscente. Nel<br />

frattempo i pesciolini continuavano a parlare tra di loro: - Famiglie<br />

miste. Voba da matti. Come si può pensave che un cometa possa<br />

vovinavsi la veputazione con un pesce di un’altva vavietà.<br />

- Sono d’accordo. Pensa un cometa incrociato con un demekin.<br />

Piccoletto... e pure scemo - Luci cominciò a inseguire Ciccio per la tana:<br />

- se ti pvendo ti faccio vedeve io chi è scemo.<br />

89


Tecno si unì all’inseguimento, mentre Emo faceva capriole in acqua,<br />

gridando:<br />

- Gengis! Gengis!<br />

Fuordiboccia studiava il gruppo, prendendo mentalmente appunti per<br />

una conferenza sul disagio giovanile. Jeijei russava rumorosamente.<br />

Mugìl raggiunse Cloe e insieme osservavano divertiti quel particolare<br />

siparietto, godendosi l’atmosfera familiare e serena della caverna.<br />

Negli elri seguenti percorsero un altro tratto tortuoso del fiume. Il letto<br />

era ampio e profondo, dovevano nuotare velocemente per superare i<br />

punti troppo scoperti. Giunsero infine in una zona paludosa. Jeijei vide<br />

che i pesciolini erano stanchi e propose a Mugìl un breve deviazione: -<br />

Boss, perché non andiamo in palude di rane? Kids riposano, giocano<br />

con rane e poi ripartiamo.<br />

- Vecchio mio, stai diventando un nonnetto premuroso. Un tempo ci<br />

avresti fatto nuotare senza sosta fino a Pantalassa. D’accordo, facciamo<br />

sosta dalle rane, ma tieni le antenne in funzione, sappiamo come sono<br />

fatti gli anfibi.<br />

Mugìl aggiornò il resto del gruppo sulle loro intenzioni. Si sarebbero<br />

fermati un paio di bubze nella palude delle rane, prima di affrontare<br />

l’ultimo tratto di fiume che li avrebbe portati a Pantalassa. Furono<br />

brevemente istruiti sul comportamento da tenere con le rane: - Sono<br />

creature socievoli, che amano il divertimento. Per loro ogni occasione è<br />

buona per fare festa. Siate cordiali, ma non date loro troppa confidenza,<br />

sono anfibi e hanno costumi strani. Stanno a metà tra il nostro mondo e<br />

l’altrolà, se in certi comportamenti vi sembreranno ambigue sappiate<br />

che è la loro natura.<br />

La palude delle rane si estendeva lungo la sponda sinistra del fiume,<br />

l’acqua era stagnante e aveva un odore particolare che i pesciolini non<br />

conoscevano. Vi era parecchia vegetazione: giunchi, ninfee e altre<br />

piante acquatiche crescevano in abbondanza.<br />

I piccoli cominciarono a rincorrersi e scomparvero in mezzo alle piante.<br />

Cloe cercò di non perderli di vista, ma era impossibile. A ogni modo<br />

Mugìl la rassicurò: - Ci pensano le rane.<br />

90


Furono avvistati dalla rana sentinella e al primo gracidare ne seguirono<br />

altri sempre più numerosi. In breve tempo decine di anfibi comparvero<br />

da ogni dove. Ciccio se ne trovò tre davanti: - Ciao frè, cm stai?<br />

- Ehi frè, battimi la pinna, cm ti kiami?<br />

- Oh, qui c’è un frè! Venite!<br />

Il piccolo shubunkin era intimorito: - Buon… buongiorno.<br />

- Oh frè, stacci dietro ke t presentiamo gli altri.<br />

Le rane saltavano fuori e dentro l’acqua, Ciccio cercò di seguirle, ne<br />

perdeva una ed ecco comparirne un’altra. Arrivò in una zona della<br />

palude che sembrava il quartier generale delle rane e vide che anche gli<br />

altri erano stati condotti lì. Fuordiboccia stava avendo un attacco di<br />

panico: - Ancora queste maledette allucinazioni! Andate via!<br />

Jeijei provava senza successo a spiegargli che le rane erano reali.<br />

Una più grossa delle altre si fece avanti: - Mugìl! Jeijei! Ke bll vedervi.<br />

Qui c vuole una festa.<br />

- Sballo!! - gracidarono in coro tutte le rane.<br />

I pesciolini si erano radunati intorno a Cloe: - Maestva ma come<br />

pavlano queste?<br />

- Mugìl mi ha spiegato che si chiama ranesco, è una variante dell’ittico.<br />

Parlano molto veloce e contraggono le parole, non è facile capirle.<br />

Quello che ho capito è che chiamano ‘frè’ tutti quelli che non sono rane.<br />

- Maestva, le vane sono pesci?<br />

- No Luci, le rane sono anfibi, i loro cuccioli si chiamano girini e sono<br />

simili a noi pesci, poi gli crescono le zampe, gli cade la coda e si<br />

trasformano in rane. Quelli che stanno venendo verso di noi sono girini<br />

nella fase di metamorfosi, vedete alcuni hanno già le zampe e…<br />

Vennero travolti da una nuvola di girini eccitati.<br />

- Ciao frè.<br />

- Bella frè.<br />

- Cm butta frè?<br />

- Butta bene girino. Batti ‘sta zampa! - Emo sembrava a suo agio.<br />

- Noi andiamo a pigliare algabumma x la festa. Venite?<br />

Emo e Ciccio seguirono i girini senza indugi, Tecno e Luci si voltarono<br />

verso Cloe per chiedere il permesso e questa fece cenno di sì col capo.<br />

91


Ci volle parecchio tempo per calmare Fuordiboccia. Mugìl ebbe l’idea<br />

di portarlo in un groviglio di piante dove a fatica si riusciva a nuotare e<br />

in quello spazio ristretto Fuordiboccia ricominciò a respirare<br />

regolarmente.<br />

- Come ti senti?<br />

- Meglio. Apprezzo questa messa in scena in cui fate finta di parlare<br />

con le rane, che tutti sanno essere creature immaginarie, per non farmi<br />

sentire troppo pazzo, ma sono perfettamente in grado di affrontare<br />

questo stato di allucinosi dovuto ad un iperfunzionamento<br />

dopaminergico delle vie mesolimbiche. Quindi smettetela!<br />

- Forse ti conviene rimanere qui per un po’, vado a cercarti da<br />

mangiare.<br />

Uscito dalla giungla subacquea Mugìl ritrovò Jeijei e Cloe in compagnia<br />

di parecchie rane, davanti a un tronco d’albero imbandito con ogni ben<br />

di Elri. Gli anfibi guizzavano avanti e indietro offrendo insetti, bacche,<br />

verdura. Il gruppo musicale più famoso della palude era stato chiamato<br />

d’urgenza e stavano provando a gracidare le prime canzoni in onore<br />

degli ospiti.<br />

- Dove sono i ragazzi? - chiese Mugìl.<br />

- Sono andati coi girini a prendere una certa algabumma.<br />

- Dobbiamo vigilare che non ne mangino troppa, non è molto salutare.<br />

- Ah, quindi è una pianta?<br />

- Pianta very strange, miss Cloe. Very very strange.<br />

Cominciava a fare buio quando finalmente i pesciolini tornarono,<br />

accompagnati dalla solita nuvola di girini.<br />

- Maestra! Hai mai visto un alga così?<br />

- È molto saporita!<br />

- E anche colovata!<br />

Cloe studiò quella strana pianta dalle larghe foglie multicolore.<br />

- Assaggia frè! L’algabumma ti fa uscire pazza!<br />

- Non esagerate ragazzi - intervenne Mugìl - una foglia a testa è più che<br />

sufficiente. Guardate quanta brumegna ci hanno portato le rane.<br />

I girini furono distratti da un suono e anche i pesciolini si voltarono<br />

nella stessa direzione.<br />

- Qst sn i Ranones, il mio gruppo preferito!<br />

92


- Li lovvo troppo.<br />

- Andiamo!<br />

La nuvola, in preda a una eccitazione collettiva, si mosse verso lo<br />

spazio dedicato al concerto e i pesciolini si accodarono. Cloe e Mugìl li<br />

osservavano a distanza, sembravano divertirsi molto in mezzo ai girini.<br />

Emo, in particolare aveva abbandonato la sua solita faccia malinconica,<br />

per scatenarsi nelle danze ranesche, dimostrando una capacità di<br />

adattamento che nessuno avrebbe mai immaginato. Anche Ciccio si<br />

sentiva a suo agio: rane e girini avevano una grande considerazione di<br />

lui e lo stavano ad ascoltare con i grandi occhi sgranati, mentre<br />

raccontava delle tecniche di combattimento apprese da Jeijei e del<br />

modo in cui aveva eluso l’attacco dei lucci. Il tutto accompagnato da<br />

dimostrazioni pratiche in cui rane e pesce rosso schizzavano fuori<br />

dall’acqua, per ritornarvi con tuffi carpiati. Tecno e Luci ascoltavano il<br />

concerto cercando di starsene in disparte, anche se non era facile. Il<br />

primo ancora pensava agli amici gatti del MAG, al cui confronto le rane<br />

sembravano creature frivole e poco intelligenti, Luci invece si sentiva<br />

intimorita dai modi diretti e poco ‘signorili’ delle rane. La compagnia di<br />

Tecno non le dispiaceva, da quando li aveva portati in salvo dal lago<br />

dei Gatti, l’oranda non le sembrava più così pappamolla, anzi, aveva un<br />

non so che di affascinante quando raccontava le sue avventure da pesce<br />

rivoluzionario.<br />

La festa andò avanti tutta la bubza. A Fuordiboccia fu portato da<br />

mangiare nel sua tana improvvisata. Jeijei salì sul palco a cantare coi<br />

Ranones. Alcuni girini fecero indigestione di algabumma e<br />

cominciarono a comportarsi in modo strano. Anche Ciccio doveva aver<br />

esagerato perché iniziò a barcollare, non distingueva più il sopra e il<br />

sotto e nuotava a testa in giù tra le risate delle rane. Cloe lo<br />

accompagnò verso la tana.<br />

- Io voglio restare ancora! La festa non è finita - disse Ciccio biascicando<br />

le parole - c’è la musica, maestra. La musica, capisci? Da noi non esiste<br />

la musica.<br />

- Domani tornerai a sentirla, ora è tardi e tu ti devi riposare.<br />

Ciccio la seguì, convinto più dalla stanchezza che improvvisamente lo<br />

stava prendendo, che dalle parole di Cloe.<br />

93


Era quasi chiaro, quando finalmente tutti furono a dormire. Anche<br />

Cloe, esausta, si mise a riposare.<br />

I pesciolini non si risvegliarono che nel tardo elri. Decine di girini<br />

nuotavano già intorno a loro e in lontananza qualche rana aveva<br />

ripreso a cantare.<br />

- Sveglia frè, su le pinne!<br />

- Dai frè, ke c s spakka.<br />

- Guarda frè, m son kresciute le zampe.<br />

Ciccio era ancora stordito, Emo invece era già sveglio e baldanzoso.<br />

- Oh ma ke bello è il tuo ciuffo? Lo voglio anch’io frè.<br />

Cloe si svegliò e lo vide circondato dai girini.<br />

- Sn della razza dei pesci fiki, ke c posso fare?<br />

La maestra diede loro il permesso di andare, con la promessa che non<br />

avrebbero mangiato algabumma, quindi raggiunse Mugìl e Jeijei che<br />

stavano pianificando la parte finale del viaggio. Secondo i loro calcoli,<br />

Pantalassa distava ormai pochi elri. Usciti dalla palude delle rane<br />

avrebbero raggiunto in breve tempo la foce del fiume, dove le acque si<br />

distendevano su una pianura, formando diversi laghetti. Da lì<br />

avrebbero finalmente visto la meta del loro viaggio.<br />

Le rane sembravano ancora più eccitate della bubza precedente.<br />

Saltavano avanti e indietro, si riunivano in gruppetti per gracidare<br />

canzoni insieme. Un’altra cena abbondante era stata preparata. Jeijei<br />

non se lo fece dire due volte: - Frogs, amiche mie! Voi volete fare<br />

diventare me soldato palladilardo.<br />

I pesciolini giocavano e rincorrevano i girini per la palude. Poi<br />

improvvisamente scomparvero.<br />

Cloe preoccupata chiese alle rane.<br />

- Stai tranki - fu la risposta - sn andati al puzzotubo, tra poko tornano.<br />

Cloe si convinse che non era il caso di essere così ansiosa, ma il tempo<br />

passava e i pesciolini non tornavano. Quando disse a Mugìl del<br />

puzzotubo, questi fece un’espressione poco rassicurante. A quanto<br />

pareva il puzzotubo era una specie di caverna dalla quale uscivano<br />

acque maleodoranti. Jeijei riteneva che fosse per colpa delle creature<br />

94


dell’altrolà: - Loro no capisce importanza di acua. Loro inquina e poi<br />

muore perché bevuto acua sporca. Loro very stupid.<br />

Le rane continuavano a rassicurarli e a dir loro di non preoccuparsi,<br />

Cloe chiese indicazioni per raggiungere il puzzotubo. Mugìl e Jeijei<br />

(con la bocca ancora piena di brumegna) la seguirono.<br />

Il puzzotubo si trovava all’estremità meridionale della palude, in una<br />

zona in cui l’acqua ricominciava a scorrere e prendeva la sua via<br />

naturale verso Pantalassa. Aveva una grossa imboccatura visibile da<br />

lontano, già a parecchi metri di distanza l’acqua aveva un gusto<br />

rancido. Cloe faceva fatica ad avanzare. Per primo videro Ciccio.<br />

Giaceva riverso in mezzo a strane rocce colorate.<br />

- Bottiglie di plastica - disse Jeijei.<br />

Cloe smise di preoccuparsi per il gusto dell’acqua e accorse a<br />

rianimarlo: - Ciccio, che cosa è successo?<br />

Il pesciolino aveva gli occhi assenti: - I girini ci hanno portato qui -<br />

riuscì a dire - c’è l’acqua che ti sballa.<br />

In quel momento Luci e un girino si avvicinarono nuotando in modo<br />

disordinato e sbattendo contro quelle rocce colorate.<br />

- Sto in botta frè. E la vostra frè sta più in botta di me.<br />

- Maestva la mia coda è blu! E tu sei vevde! - riuscì a dire Luci prima di<br />

mettersi a vomitare.<br />

Bisognava portare via i pesciolini dal puzzotubo al più presto. Poco più<br />

avanti Mugìl riuscì a trovare anche Emo e Tecno: stavano giocando<br />

insieme ai girini con altri pezzi di plastica e facevano a gara a chi<br />

riusciva a spingerli più lontano a colpi di coda. Non fu facile riuscire a<br />

radunarli. I girini protestavano. Alcune rane lì presenti non<br />

sembravano preoccupate per la salute dei loro piccoli.<br />

Erano finalmente pronti a partire quando all’improvviso un’enorme<br />

zampa sbarrò loro la strada.<br />

- Aironi! - gracidarono in coro le rane. Era un segnale d’allarme!<br />

Improvvisamente dei gialli becchi acuminati cominciarono a fendere<br />

l’acqua e ad abbattersi su tutto ciò che si muoveva. I girini erano<br />

intorpiditi dall’acqua inquinata e divennero facile preda. Un airone<br />

vide i pesciolini e si scagliò su di loro.<br />

95


Jeijei intervenne prontamente: pinzò il becco dell’uccello, questi emise<br />

un grido e richiamò i suoi simili. Scoppiò un furioso combattimento.<br />

Gli aironi beccavano nell’acqua a caso e Jeijei rispondeva agli attacchi<br />

senza paura. Qualche colpo degli aironi andò a segno scalfendo la sua<br />

dura corazza.<br />

I pesciolini furono trascinati al riparo di alcune ninfee.<br />

A un certo punto Jeijei riuscì a pinzare la zampa di un airone, questi<br />

cercò di fuggire alzandosi in volo e si portò dietro l’astice per un breve<br />

tratto. Caduto in acqua di schiena, Jeijei si trovò zampe all’aria e non<br />

riusciva a raddrizzarsi. Gli aironi capirono che potevano colpirlo sul<br />

ventre, dove la corazza era più molle.<br />

- Colpite vigliacchi! Io marines, non ho paura di morire!<br />

- Certo che ne hai, guarda come ti tremano le zampe - Fuordiboccia era<br />

accanto a lui, o almeno così sembrava a Jeijei, dato che forse era<br />

davvero la paura a dargli quella visione.<br />

- Facciamo che morirai con onore un’altra volta?<br />

Fuordiboccia prese la rincorsa e colpì l’astice con una testata<br />

terrificante, ribaltandolo. Ora era il pesce rosso il più vulnerabile, ma<br />

Jeijei non perse tempo e tornò ad attaccare gli aironi con tutte le sue<br />

forze.<br />

Gli uccelli indietreggiarono a suon di pinzate e furono spinti fuori della<br />

palude. Jeijei uscì dall’acqua roteando le chele- Acua Vs Aria uno a<br />

zero. Non si scherza con lo US Marines Corps!<br />

I pesci tornarono al quartier generale delle rane. I piccoli erano ancora<br />

storditi dall’acqua inquinata e impressionati dalla scena a cui avevano<br />

assistito. Molti girini, infatti, non erano scampati ai becchi accuminati<br />

degli aironi. Jeijei caricò Fuordiboccia dolorante sulla sua schiena.<br />

Avrebbe voluto ringraziarlo, ma le parole non gli venivano fuori, riuscì<br />

solo a dire: - Salvato da pesce psicopatico, puah! Tu grande testa dura.<br />

Grande grande testa dura.<br />

Appena arrivati, Cloe nuotò incontro alla rana più grossa: - Come<br />

potete lasciare che i vostri piccoli vadano a stordirsi con quelle acque!<br />

Che genitori siete? Ridotti in quello stato, anche il più stupido dei<br />

predatori riuscirebbe a cibarsene.<br />

96


- Oh stai tranki frè, noi c’abbiamo da kantare. Ogni rana è libera e fa qll<br />

ke vuole.<br />

- Come sarebbe che avete da cantare!? Dei girini sono morti perché si<br />

sono intossicati con le acque del puzzotubo e non sono riusciti a<br />

scappare agli aironi. La vita non vale nulla per voi? A cosa serve<br />

cantare e festeggiare tutte le bubze, se poi non provate nemmeno pena<br />

per quei poveri girini?<br />

- Bella, le kose stanno kosì. Se è per qst son morte anke delle rane<br />

adulte, mangiate da altre kreature della palude. È il prezzo dello sballo!<br />

Se t vuoi divertire devi accettare tutti i riski.<br />

- Mi stai dicendo che per lo sballo siete pronti a rimetterci la vita?<br />

- Sbagliato frè. Io c tengo alla mia vita. Diko sl ke può succedere, spero<br />

nn a me!<br />

Mugìl si avvicinò a Cloe e la convinse a rientrare nella tana, c’era poco<br />

da discutere con le rane. Le disse che se ne sarebbero andati al più<br />

presto.<br />

- Tu lo sapevi. Sapevi che avresti messo in pericolo i piccoli.<br />

- Io sapevo che le rane sono creature strane, come ti dicevo. Non avrei<br />

mai messo in pericolo i piccoli, se avessi saputo prima del puzzotubo.<br />

Sono stato qui altre volte e le rane se ne sono sempre tenute alla larga.<br />

Ci si divertiva, si cantava, al massimo si rischiava di esagerare un po’<br />

con l’algabumma, ma una bella dormita sistemava tutto. Si vede che ora<br />

non si accontentano più. Le rane amano il rischio, il divertimento a ogni<br />

costo. Hanno trovato questo nuovo modo di stordirsi e non saremo<br />

certo noi a fargli cambiare idea. L’importante è che i nostri piccoli<br />

stiano bene.<br />

- Non è la prima volta che rischiamo la vita da quando siamo partiti.<br />

- Siamo in un fiume Cloe, non nella fontana. Qui tutti rischiano la vita,<br />

tutti gli elri e ogni elri ciascuno di noi diventa un po’ più astuto, un po’<br />

più svelto. Questo significa crescere: affrontare le insidie della vita,<br />

imparando dalle esperienze. Nella fontana non avreste mai corso alcun<br />

rischio... e non avreste mai potuto vedere Pantalassa.<br />

- Se è per questo, Pantalassa non l’abbiamo ancora vista.<br />

- Ti prometto che ci arriveremo. Tutti insieme.<br />

97


Luci si intromise goffamente tra di loro, ancora mezza stordita, e<br />

smorzò la tensione, riuscendo a suscitare un’improvvisa tenerezza: -<br />

Maestva, Mugìl, gvazie pev avevci salvato. Quei givini sono movti<br />

vevo?<br />

- Come ci ha insegnato Jeijei molte creature sono pericolose,<br />

specialmente quelle dell’altrolà. I piccoli di qualunque specie devono<br />

sempre stare molto attenti, lo so che non è facile e per quei girini lo era<br />

ancora meno, perché non avevano nessuno a proteggerli.<br />

- Noi abbiamo te e Mugìl<br />

- E Jeijei - disse Ciccio.<br />

- E Fuordiboccia - aggiunse Emo.<br />

- Siete dei pesciolini fortunati - Mugìl li accompagnò a dormire -<br />

domani partiremo e presto anche voi potrete ammirare la fontana più<br />

grande del mondo: Pantalassa.<br />

- Ci vacconti ancova di Pantalassa?<br />

- Certo. Provate a immaginare l’infinito...<br />

Fuori calò il silenzio, solo qualche gracidio isolato si spandeva per la<br />

palude. L’indomani le rane sarebbero tornate ai divertimenti più<br />

sfrenati, ma quella bubza tanti mancavano alle proprie tane. Sebbene le<br />

rane cercassero di tenersi allegre, le canzoni, con qualche dubbio e,<br />

forse, pure qualche rimorso, rimasero strozzate nella gola.<br />

Partirono presto. Il tempo era buono per viaggiare, secondo il parere di<br />

Jeijei. Rane e girini dormivano ancora; ai piccoli dispiacque non poter<br />

salutare nessuno. Uscirono dalla palude col sole che fendeva le ninfee e<br />

proiettava le loro ombre sul fondale. Emo si voltò indietro, per vedere<br />

se qualche girino si fosse svegliato in tempo per un ultimo saluto.<br />

Fuordiboccia gli nuotò accanto e lo coinvolse in una discussione sulle<br />

sostanze psicotrope, ovvero su tutto ciò che avevano mangiato e<br />

respirato negli ultimi elri.<br />

Era chiaro come i pesciolini fossero ancora turbati da quanto accaduto<br />

alla palude. Jeijei cercava di distrarli, insegnando qualche gioco che, a<br />

suo dire, si usava fare nelle caserme dei marines.<br />

- Vacci piano - gli intimò Mugìl.<br />

98


Ripresero il fiume, che ora era calmo e molto più ampio di come lo<br />

avevano lasciato. Passarono parecchie ore serenamente, nuotando<br />

senza troppa fretta. Tecno annotava i pesci che mano a mano<br />

incontravano: - Due carpe, sedici alborelle, un nuovo pesce: la tinca.<br />

Di ciascuno voleva sapere abitudini, storia e tenore di vita.<br />

S’imbatterono anche in una creatura dell’altrolà simile ai terribili aironi.<br />

- Quello è gabbiano - spiegò Jeijei - anche lui dangerous, quando voi<br />

vede, voi nuota in acua profonda.<br />

Allontanandosi nel tempo e nello spazio dalla brutta esperienza<br />

vissuta, i pesciolini riprendevano il loro colorito e la loro naturale<br />

voglia di vivere. Anche Cloe riuscì a rilassarsi. Era ancora arrabbiata<br />

con Mugìl, o almeno immaginava di esserlo. C’erano tante sensazioni<br />

poco catalogabili dentro di lei. Sapeva di non potersi fidare pienamente<br />

del muggine. Era sempre così misterioso, sembrava nascondere miriadi<br />

di segreti inconfessabili. Dove li avrebbe portati? Potevano davvero<br />

fidarsi di lui? D’altro canto sembrava sincero nel preoccuparsi per il<br />

benessere dei piccoli e coinvolto nel trasmettere loro i saperi del fiume.<br />

99


100<br />

UNDICI<br />

Fossi stato in Cloe, come dite voi, l’avrei preso a pinnate Mugìl. Ha coinvolto i<br />

pesciolini in un viaggio pericoloso, mantiene intorno a sé un fastidioso alone di<br />

mistero, continua a parlare di questa fantomatica Pantalassa che nessuno ha<br />

mai visto... se non basta tutto questo per mandarlo a quel paese! Secondo me<br />

Cloe si era presa una cotta... a proposito, i pesci si innamorano?<br />

Non so cosa intendiate voi per innamorarsi. Per quanto ne so non credo<br />

esistano animali che conducono una vita totalmente solitaria, o se<br />

esistevano si sono estinti, perciò ogni creatura esistente si relaziona in<br />

qualche modo coi suoi simili, ha delle preferenze, fa delle scelte.<br />

Conoscendo un po’ come vi comportate voi, immagino che innamorarsi<br />

sia una cosa complessa, infarcita di mille significati filosofici e di regole<br />

sociali. I pesci si innamorano, ma non è che si mettano lì a fare<br />

elucubrazioni sui sentimenti e sul cosmo. Credo che il racconto<br />

dell’ultima bubza prima dell’arrivo a Pantalassa possa chiarire a te e ai<br />

lettori questi concetti.<br />

Sono tutto orecchie.<br />

Era una bubza insolita, finalmente tiepida, e le acque del fiume si<br />

contendevano le ultime folate di luce, tra i sapori salmastri che<br />

annunciavano, poco lontana ormai, Pantalassa.<br />

I piccoli si erano addormentati esausti nel tronco marcio di un albero<br />

caduto, Jeijei li vegliava raccontando a Fuordiboccia virili aneddoti<br />

militareschi.<br />

Da una roccia davanti alla foce del fiume, Mugìl guardava lontano,<br />

verso la sua acqua natale. Cloe lo raggiunse, silenziosamente come solo<br />

un pesce sa, e stettero così, per un tempo che a qualsiasi altra creatura<br />

sarebbe potuto sembrare un’eternità.<br />

L’orizzonte si allargava verso l’immensa distesa in uno spettacolo da<br />

lasciare senz’acqua delle branchie.<br />

Infine Cloe parlò: - Pensavi a questo quando mi interrogavi<br />

sull’infinito?


- Pensavo che avresti meritato di vederlo.<br />

- Perché sei venuto a Fontana Tonda? Non voglio sembrarti<br />

egocentrica, ma io ho come la sensazione che tu fossi lì per me.<br />

- Presto potrò dirtelo. Presto saremo a Pantalassa.<br />

Non era una risposta, Cloe si accontentò ancora una volta e proseguì: -<br />

Sei misterioso e irritante. Anzi, più irritante che misterioso. Però è stato<br />

bello viaggiare con te. Qualunque cosa succeda adesso.<br />

Mugìl si avvicinò un poco a lei: - Sai, io sono un pesce migratore, mi<br />

sposto da un luogo all’altro per tutta la vita, ma non tutti i viaggi sono<br />

uguali. Ci sono quelli ordinari, dove la direzione è prestabilita, la strada<br />

conosciuta, poche le sorprese. Ci sono quelli all’avventura, lungo fiumi<br />

sconosciuti, pieni di pericoli, con mille vicissitudini, da raccontare una<br />

volta al sicuro. Ciò che cambia veramente un viaggio, però, sono i pesci<br />

che ti accompagnano lungo le acque, perché è solo attraverso gli altri<br />

che impariamo a nuotare anche dentro di noi.<br />

Le emozioni inaspettate sono quelle più belle. Sono partito sapendo<br />

quello che dovevo fare e credendo di sapere come sarebbe andata.<br />

Eppure questa bubza adesso mi sembra diversa, è piena di colori che da<br />

solo non sono mai riuscito a vedere.<br />

Cloe distolse lo sguardo, poi riprese coraggio: - Fino a poco tempo fa il<br />

mio unico orizzonte era il bordo della fontana, pensa quanto mi sento<br />

strana io adesso... -sorrissero insieme- ...quando raccontavo le mie<br />

favole ai pesciolini pensavo a questo, era qui che volevo portarli. Non<br />

in questo luogo, ma in questa emozione. Quanti pesci vivono la loro<br />

vita dietro un muro? Quanti non avranno mai la fortuna di essere qui,<br />

come noi, ora?<br />

- Non ci sono muri invalicabili, Cloe lill, credo di avervelo dimostrato.<br />

Sei tu che hai scelto di arrivare qui, molto prima che ti rinchiudessero<br />

nella Cella Nera. La nostra vita è così: a un certo punto arriva per tutti<br />

la possibilità di raggiungere il fiume e prendere la corrente, c’è chi non<br />

lascia la propria fontana tonda, chi parte ma non sa nuotare, pensa di<br />

poter comandare il fiume e il fiume lo travolge e chi prende la corrente<br />

insieme, come noi, per raggiungere questo istante. Poteva andare<br />

diversamente, potevi essere uccisa dai lucci o io catturato dai pesci<br />

101


gatto, ma il fiume ha scelto di portarci qui, perché glielo abbiamo<br />

chiesto noi di poter vedere l’infinito.<br />

Ora, credo che nemmeno il pesce più abile con le parole possa<br />

descrivere il resto di quello che accadde. I pesci non conoscono alcune<br />

usanze di contatto corporeo tipicamente umane, ma perché tu possa<br />

capire, credo che l’unico modo sia quello di farti immaginare il silenzio<br />

ovattato dell’acqua di un grande fiume al termine del suo viaggio, il<br />

sole che si appoggia nel buio e un bacio.<br />

102


DODICI<br />

Arrivarono alla foce del grande fiume con l’entusiasmo che solo un<br />

gruppo di pellegrini può avere nel raggiungere la meta di un lungo<br />

viaggio. Non si vedevano più sponde, intorno a loro soltanto<br />

l’immensità di acque senza confini. Il sole sembrava esplodere sulla<br />

superficie, i piccoli osservarono stupefatti... le onde. A una visione così<br />

straordinaria si accompagnò un gusto strano nella bocca. I pesciolini<br />

cominciarono a fare facce buffe. Anche Cloe sentiva qualcosa di strano,<br />

un sapore particolare che aveva già sperimentato da qualche parte, un<br />

qualche elri.<br />

Fuordiboccia cominciò a lamentarsi di non respirare bene. Jeijei e Mugìl<br />

scoppiarono in una risata: - È incredibile pensare che per la prima volta<br />

stiate respirando acqua salata.<br />

Mugìl spiegò agli altri che l’acqua di Pantalassa era diversa da quella<br />

della fontana o dei fiumi. Alcuni pesci, come lui, respiravano senza<br />

problemi sia l’acqua salata che quella dolce. Altri potevano vivere solo<br />

nell’una o nell’altra. I pesci rossi scoprirono di essere pesci d’acqua<br />

dolce. Se si fossero inoltrati dentro Pantalassa, sarebbero morti in breve<br />

tempo.<br />

- Quindi come fa Carassius a sopravvivere? - chiese Tecno.<br />

- Carassius abita poco lontano da qui. Alla foce del fiume l’acqua non è<br />

ancora sufficientemente salata da crearvi dei problemi. È solo un po’,<br />

come dire, salata.<br />

I pesciolini erano delusi: avevano immaginato di arrivare fino al centro<br />

di Pantalassa. Mugìl se ne accorse: - Una cosa infinita non ha un centro,<br />

o ne ha infiniti. Anche qui potremmo trovarci al centro. Ci sono leggi<br />

della natura che tutti debbono rispettare, anche i più avventurosi,<br />

anche i più ribelli. Voi siete stati creati per stare nell’acqua dolce,<br />

questo comunque non ci impedirà qualche breve gita nelle profondità,<br />

se ve la sentite.<br />

- Sììì!<br />

- Benissimo, ora avrei qualche migliaio di pesci da presentarvi.<br />

Mettiamoci in formazione compatta come ci ha insegnato Jeijei, anche<br />

103


qui ci sono predatori. Cloe, Tecno, Ciccio, Luci, Fuordiboccia... dov’è<br />

Emo?<br />

Si guardarono attorno, non c’era traccia di altri pesci. Jeijei mise<br />

immediatamante in funzione le antenne e lo localizzò sopra di loro.<br />

Intravide la sua ombra vicina alla superficie, ma non vedeva bene, il<br />

sole lo abbagliava: - Go down, Emo.<br />

Cloe tirò un sospiro di sollievo: - Quante volte dobbiamo ripetere di<br />

non allontanarvi per conto vostro?<br />

Emo non l’ascoltava. Davanti a lui aveva un enorme, succoso,<br />

irresistibile lombrico. Gli diede un morso. Sentì subito un dolore<br />

lancinante al labbro superiore e cercò si sputare il lombrico, ma quello<br />

gli restò attaccato al labbro.<br />

- Demoni Pescanti! - gridò Mugìl - Non ti muovere!<br />

Era troppo tardi. Il pesciolino, preso dall’agitazione, provò a sputare<br />

nuovamente il lombrico senza successo e cominciò a dibattersi. A quel<br />

punto una forza misteriosa lo strattonò da un lato. Per qualche secondo<br />

il tempo parve fermarsi. Mugìl nuotava a tutta velocità verso Emo; il<br />

pesciolino fu nuovamente strattonato, quindi si sentì come portare via<br />

per il labbro. Provava a opporre resistenza muovendo le pinne in<br />

direzione contraria e dibattendosi il più possibile. La forza che lo<br />

trascinava era qualcosa di inarrestabile, Mugìl gli arrivò vicino, fino<br />

quasi a toccarlo...<br />

Emo fu estratto dall’acqua, Mugìl si accorse solo allora del grosso<br />

oggetto che galleggiava in superficie: - Un muovilegno.<br />

Non c’era più modo di aiutare il pesciolino, una volta portato<br />

nell’altrolà nessuno poteva raggiungerlo. Jeijei provò ad arrampicarsi e<br />

a colpire più volte il muovilegno con le chele. Quello si allontanò come<br />

se niente fosse.<br />

Mugìl non riusciva a crederci. Dopo tutto il lungo, pericoloso viaggio<br />

era bastato un attimo: - Non ne avevo mai perso uno. Mai uno.<br />

- Boss non è colpa tua. Io distratto.<br />

Fuordiboccia ebbe una crisi: cominciò a sbattere la testa contro le rocce<br />

e a urlare, attirando l’attenzione di vari pesci che sbucarono qua e là,<br />

attorno a loro.<br />

104


Cloe prese in mano la situazione: - Jeijei, maledizione, ferma<br />

Fuordiboccia, sta facendo troppo rumore! Mugìl prendi i pesciolini con<br />

te e portali al sicuro. Solo tu conosci questo posto.<br />

I piccoli erano atterriti, ancora non capivano quel che era successo.<br />

Erano stati addestrati a non mangiare niente senza aver valutato prima<br />

la cosa con gli adulti, ma non immaginavano che avrebbero mai potuto<br />

imbattersi in un Demone Pescante. Jeijei era stato chiaro: - Se tira voi<br />

fuori da acua, voi spacciati.<br />

Jeijei afferrò Fuordiboccia con una chela e cominciò a scuoterlo finché il<br />

pesce, stordito, la smise di urlare. Mugìl li guidò verso delle rocce dove<br />

nuotavano altri pesci simili a lui. Si accuattarono in una fenditura e<br />

restarono lì in silenzio per un bel pezzo. Mugìl sarebbe rimasto in<br />

quella posizione fino a morire di stenti.<br />

- Mai, mai ne ho perso uno - continuava a ripetersi. Conosceva bene la<br />

vita negli spazi aperti, c’era sempre la possibilità di finire preda di altri<br />

pesci o delle creature dell’altrolà, era il prezzo della libertà. Quello che<br />

non poteva accettare era la morte di un pesce del quale lui era<br />

responsabile. Cloe vide il dolore sul volto del muggine. Nessuna parola<br />

in quel momento sarebbe servita.<br />

Altri muggini si avvicinarono a loro: - Mugìl, fratello! Bentornato! Cosa<br />

sono queste facce?<br />

- Già, sembrate più depressi di me - aggiunse Emo.<br />

-Emo!?<br />

Il pesciolino nuotava tranquillamente in mezzo ai muggini.<br />

- Ma come hai... e quello cos’è? - sul labbro superiore era conficcato una<br />

specie di artiglio luccicante.<br />

-Se mi promettete di non ridere, vi racconto quello che è successo: i<br />

Demoni Pescanti mi hanno portato fuori dall’acqua, è una sensazione<br />

bruttissima, sapete? È come se improvvisamente vi si chiudessero le<br />

branchie. L’aria era calda, quasi insopportabile. Un Demone Pescante<br />

mi ha preso. Beh, non immaginerete mai a chi assomigliava... a<br />

Manomanna!<br />

Il Demone mi ha guardato con una faccia disgustata. Avrei voluto<br />

dirgli: che ci posso fare se sono brutto? E poi sarai bello tu! Però,<br />

insomma, ai Demoni Pescanti bisogna portare rispetto. Quello ha<br />

105


cominciato a trafficare con il lombrico che mi si era conficcato nel<br />

labbro. Poi a un certo punto sembrava essersi stufato. E per fortuna! Mi<br />

faceva un male! Così mi ha ributtato in acqua. Questa sì che è una<br />

super storia da raccontare!<br />

Mugìl si sentì quasi male dal sollievo, gli altri pesciolini nuotarono<br />

incontro a Emo, Fuordiboccia si mise a piangere. Cloe guardava con<br />

preoccupazione quell’oggetto conficcato nel labbro di Emo: - Dobbiamo<br />

trovare il modo di toglierlo.<br />

-Vuoi scherzare? È la prova che ho conosciuto il Demone Pescante. Ce<br />

ne aveva uno anche Lui! E poi mi sta bene.<br />

Fuordiboccia riuscì a dire tra le lacrime: - Alcuni pazienti del professor<br />

Gibaldoni ce l’avevano. Lo chiamavano piercing.<br />

- Visto?<br />

A Pantalassa c’erano infinite specie di pesci. Tecno faceva fatica a<br />

catalogarle tutte. I predatori non mancavano: Jeijei tenne una lezione<br />

speciale sulle creature pericolose e sui comportamenti corretti per<br />

evitarle, rivolgendosi in particolar modo a Emo. I muggini li accolsero<br />

arrivando in banchi numerosi, con coreografie spettacolari. Ben presto i<br />

pesciolini si accorsero che i pesci di Pantalassa erano dei veri<br />

professionisti del nuoto sincronizzato.<br />

- Questo si che è fare banco! - gridò Ciccio in preda all’eccitazione.<br />

I fratelli di Mugìl li accompagnarono alle loro tane, a quanto pareva<br />

Carassius si trovava in un’altra zona a insegnare la coltivazione delle<br />

alghe e sarebbe tornato dopo quattro o cinque elri. C’era tutto il tempo<br />

per rilassarsi e per organizzare qualche gita.<br />

Il primo elri conobbero le occhiate: i pesci più fifoni che ci siano, peggio<br />

di Tecno prima che conoscesse il MAG. Le occhiate stanno sempre in<br />

banco e scappano al minimo segno di pericolo. Perfino Luci riuscì a<br />

spaventarne alcune, semplicemente muovendo la coda. Conobbero poi<br />

la grande cernia, che si fregia del titolo di regina di Pantalassa, pur non<br />

avendo sudditi disposti ad ascoltarla.<br />

Sul fondo incontrarono le sogliole. Pesci di una stupidità<br />

impareggiabile: sono fanatiche del gossip e conoscono strane abitudini<br />

e segreti di chiunque. Passano la loro vita a sparlare dell’uno o<br />

106


dell’altro. Insieme a loro vivevano gli scorfani: brutti, pigri e quasi<br />

sempre arrabbiati. Jeijei suggerì di non avvicinarsi troppo per non<br />

indurli nella tentazione di assaggiare i pesciolini.<br />

Al calare della bubza furono invitati nella tana delle donzelle: pesci dai<br />

colori sgargianti, sempre di buon umore e con un innato senso<br />

dell’ospitalità. Lungo il percorso incontrarono un cavalluccio marino,<br />

tutto indaffarato nel prendersi cura dei suoi piccoli. Mugìl spiegò che<br />

nei cavallucci marini la femmina depone le uova in una sacca situata<br />

nel ventre del maschio, il quale porta avanti la gravidanza. Il<br />

cavalluccio non aveva molta voglia di parlare e li salutò<br />

frettolosamente. Fuordiboccia gli diagnosticò una depressione post<br />

partum.<br />

Negli elri seguenti i piccoli ebbero modo di frequentare la scuola<br />

pubblica, dove un’orata tenne interessanti lezioni sulla società<br />

multispecie di Pantalassa. Assisterono poi ai campionati internazionali<br />

di scherma, vinti da un pesce spada in una emozionante finale contro<br />

un pesce sega.<br />

Uno dei momenti più spassosi fu la consegna della paga a Jeijei, per il<br />

servizio di bodyguard offerto. Mugìl chiese che venisse aumentata di<br />

un terzo, come aveva promesso. Il crostaceo disse che non era<br />

necessario, in fondo Cloe e Fuordiboccia non si era rivelati un peso,<br />

anzi, il secondo gli aveva pure salvato la vita!<br />

La tana di Jeijei fu riempita di ogni prelibatezza e i muggini<br />

prepararono una grande festa. Ecco però sul più bello comparire una<br />

quarantina di astici grandi e piccoli.<br />

- Miei fratelli di U.S.A.! Jill, Jane, Jade, James, John... con tutti loro figli.<br />

Che surprise!<br />

Nel giro di pochi minuti la brumegna era già finita e i muggini dovettero<br />

andare a cercarne dell’altra. Per tutta la bubza si andò avanti a gare di<br />

chela di ferro. Ciccio fu eletto Strongest Goldfish Ever, senza capire<br />

bene cosa volesse dire. Era comunque contento perché gli pareva fosse<br />

qualcosa che c’entrava con la forza.<br />

Passò qualche altro elri e finalmente arrivò il momento che Cloe<br />

aspettava con impazienza: una sogliola le bisbigliò che una triglia<br />

107


aveva parlato con un sarago, il quale le aveva detto di aver incontrato<br />

Carassius di ritorno dal suo viaggio.<br />

Cloe raggiunse Mugìl che pascolava tra le rocce echiaccherava coi suoi<br />

fratelli.<br />

- È arrivato Carassius! - Mugìl fece una faccia tra il sorpreso e il<br />

preoccupato - Mi accompagni da lui? Dobbiamo convincerlo a venire a<br />

Fontana Tonda, ricordi? Io ho paura di non essere molto brava con le<br />

parole, tu invece... beh, sei il mio avvocato, no?<br />

Mugìl rispose soltanto: - Andiamo - e prese a nuotare in direzione della<br />

foce del fiume. Superarono alcuni banchi di acciughe e arrivarono in<br />

una zona dove l’acqua era quasi dolce, il fondale totalmente ricoperto<br />

di alghe che si muovevano al ritmo delle onde. Questa visione fece<br />

dimenticare a Cloe lo strano comportamento del muggine: - Wow! Sono<br />

tutte alghe coltivate, vero? Devo aver già visto in sogno questo posto!<br />

Entrarono in una feritoia tra le rocce. Poteva sembrare una grotta, ma in<br />

realtà la luce filtrava abbondantemente, illuminando pietre di diversi<br />

colori.<br />

- Carassius... Carassius, sono Mugìl.<br />

Nella grotta risuonò una voce che riecheggiava sulle pareti e non si<br />

capiva quindi da dove provenisse: - Il mio buon amico Mugìl! Come è<br />

andato questo viaggio? Che pesciolini hai portato con te, sono svegli?<br />

Intelligenti?<br />

Quella frase suonò strana a Cloe, che cominciò a sentirsi ansiosa come<br />

all’inizio del viaggio, quando non sapeva se fidarsi o meno del<br />

muggine. Tra le rocce sbucò un grosso pesce rosso. Si vedeva che era<br />

piuttosto anziano e il suo colore era sbiadito, forse per via dell’acqua<br />

salata. A prima vista sembrava della varietà dei comune, ma nuotando<br />

verso di loro, mostrò una coda fluente e lunga come quella dei cometa.<br />

- Cloe? Che sorpresa, cosa ci fai qui?<br />

- Ci... ci conosciamo?<br />

Carassius guardò Mugìl con aria di rimprovero, il suo volto sembrava<br />

chiedere spiegazioni. Il muggine deglutì: - I pesciolini sono a scuola.<br />

Sono intelligenti e hanno affrontato il viaggio con interesse e spirito<br />

d’avventura. Però, vedi, le cose a Fontanta Tonda sono ulteriormente<br />

peggiorate dall’ultima giazza: la Triade ha imposto la bollevisione a<br />

108


pagamento...- a Cloe sembrava di ricordare che la bollevisione a<br />

pagamento ci fosse sempre stata, ma ora non ne era più tanto sicura -...<br />

le iniziative culturali sono osteggiate, i pesciolini sono privi di interessi,<br />

parlano sempre meno, il silenzio sta appiattendo le loro menti.<br />

Carassius ascoltava e scuoteva la testa: - Vedo la preoccupazione sul<br />

tuo volto, Mugìl lill. Sei tale e quale a tuo padre. I pesci meno pensano,<br />

meno ricordano e più è facile convincerli che le cose stanno in un certo<br />

modo da sempre, che non ci sono alternative al sistema in cui vivono.<br />

In questo modo gli interessi di pochi continuano ad avere il<br />

sopravvento sul bene della collettività.<br />

Cloe cercava di sforzarsi per capire il significato di quella<br />

conversazione. Era chiaro che Mugìl e Carassius conoscevano bene<br />

Fontana Tonda e che il muggine ci era stato più volte, anche se lei non<br />

ricordava di averlo mai incontrato, prima.<br />

Carassius riprese: - Però, sai una cosa? Anche i pesci prepotenti hanno<br />

la memoria corta, la storia di Fontana Tonda è una storia di rivoluzioni,<br />

di grandi cambiamenti, certamente anche di sconfitte, di periodi bui. É<br />

una storia in continuo movimento. Tuo padre lo sapeva bene, per<br />

questo non si è mai arreso di fronte a nessuna difficoltà e tu non mi<br />

sembri da meno.<br />

- Mio padre era un gran pesce, io non so se sono alla sua altezza. È stata<br />

dura convincere i pesciolini a partire. Come dire… ho dovuto usare<br />

uno stratagemma. Però c’è un buon potenziale in loro, lo sento. Erano<br />

come assopiti, Jeijei ha dovuto lavorare sodo per renderli indipendenti<br />

e nonostante questo abbiamo corso qualche rischio di troppo. Si erano<br />

abituati a una vita priva di stimoli, l’unico pesce a Fontana Tonda che li<br />

ha aiutati a non crescere nell’apatia più totale è stata la loro maestra - e<br />

con il capo fece cenno in direzione di Cloe.<br />

- Quindi sei diventata una maestra - Carassius si avvicinò un poco a lei.<br />

- Non solo, ha pure iniziato a coltivare alghe.<br />

- Questa sì che è bella - Carassius sembrava divertito - immagino che tu<br />

abbia passato dei guai per questo. Stai guardando la mia coda? È una<br />

storia lunga e te ne parlerò dopo che tu mi avrai raccontato per filo e<br />

per segno tutto ciò che ricordi di questo viaggio e dei motivi per i quali<br />

109


sei qui. Mugìl sa bene di non dover portare con sé pesci adulti, se lo ha<br />

fatto ci deve essere dietro una storia molto interessante.<br />

Cloe incominciò a raccontare la sua storia, i ricordi si annebbiavano<br />

quando pensava a quel che era avvenuto prima del processo, Mugìl di<br />

tanto in tanto interveniva e Carassius li ascoltava gustadosi quel<br />

racconto con una faccia che ricordava molto quelle dei pesicolini<br />

quando venivano loro raccontate delle fiabe.<br />

- ...e alla fine siamo arrivati qua. Tu hai coltivato le alghe a Fontana<br />

Tonda molto prima di me, se tornerai indietro insieme a noi potrai<br />

scagionarmi dalle accuse. Tra i pesci rossi sei una leggenda, nessuno<br />

avrà il coraggio di mettersi contro di te.<br />

Il vecchio pesce rosso fece una strana smorfia e li accompagnò fuori<br />

della tana. Davanti a loro c’era un immensa distesa di alghe che si<br />

perdeva all’orizzonte. Alcuni pesci di diverse specie vi girovagavano in<br />

mezzo e a prima vista sembrava che le mangiassero. In realtà<br />

strappavano quelle marce per permettere alle altre di crescere meglio:<br />

stavano coltivando. Carassius spiegò che il pascolo era consentito solo<br />

al calare della bubza, in questo modo durante l’elri le alghe potevano<br />

essere accudite e si moltiplicavano fornendo il nutrimento a centinaia<br />

di pesci, che non dovevano più lottare per la brumegna.<br />

- Coltivare alghe a Fontana Tonda è molto più difficile, io e il padre di<br />

Mugìl ne sappiammo qualcosa. Ci saranno sempre pesci contrari,<br />

specie quelli che fondano il loro potere sul controllo della brumegna e la<br />

soggezione a Manomanna. Tu non ti arrendere, continua a coltivare le<br />

alghe, continua a insegnare: più pesci raccoglieranno i tuoi pensieri e<br />

meno possibilità ci saranno che questi si perdano, continueranno a<br />

vivere al di là della tua memoria e al di là della tua vita nell’acqua.<br />

- Io voglio continuare a insegnare, ma se vengo imprigionata non potrò<br />

farlo. Per questo ho bisogno che tu torni con noi a Fontana Tonda.<br />

- Mi dispiace, Cloe lill. Ho lasciato Fontana Tonda tanto tempo fa e non<br />

è più la mia casa. Qui ci sono tanti pesci che hanno bisogno di imparare<br />

a coltivare le alghe e io non avrò ancora molto tempo per<br />

insegnarglielo.<br />

110


- Ma... come.... - Cloe guardò verso Mugìl cercando il suo aiuto. Il<br />

muggine abbassò lo sguardo - Mugìl ci ha detto che ci avresti aiutato, i<br />

pesciolini hanno affrontato mille pericoli per arrivare fin qua!<br />

- Io credo che Mugìl abbia tante cose da dirti a questo punto e a me<br />

farebbe piacere incontrare i pesciolini che avete portato con voi. Andate<br />

a chiamarli, lungo la nuotata sono sicuro che Mugìl potrà renderti<br />

chiara ogni cosa.<br />

Cloe non si arrese facilmente: - Non capisci? Se io torno a Fontana<br />

Tonda senza di te, passerò il resto dei miei elri nella Cella Nera.<br />

Il vecchio pesce si intenerì e decise di fugare almeno questo dubbio: -<br />

Qual’è l’ultima cosa che ricordi se pensi al tuo passato?<br />

- Cosa c’entra questo? Non lo so, ho qualche ricordo di quando ero<br />

piccola, mia madre che mi teneva accanto a sé quando faceva freddo. E<br />

poi ricordo a malapena il processo... ah, mi ricordo quando ho<br />

conosciuto Mugìl.<br />

Il muggine la guardò con dolcezza. Carassius riprese: - Tu ricordi a<br />

malapena il processo... quando sarai tornata a Fontana Tonda cosa<br />

credi che ricorderà di te la Triade? Nulla. Tu e i pesciolini tornerete<br />

come per magia e tutti festeggeranno il fatto che il Mostro Pinzuto ha<br />

risparmiato le vostre vite. Non c’è mai stato nessun processo, Cloe lill...<br />

Cloe ricordò le parole dei suoi genitori “non ci sono mai stati processi a<br />

Fontana Tonda”.<br />

- ...voi avete continuato a parlare e a ricordare questi avvenimenti, ma<br />

ti garantisco che a Fontana Tonda tutto si sarà perduto nel giro di<br />

qualche bubza passata davanti alla bollevisione. Quando tornerai, potrai<br />

ricominciare da zero, col vantaggio di questa esperienza, che spero ti<br />

abbia insegnato tante cose.<br />

Cloe era costernata. Carassius aveva ragione. L’idea di poter ritornare a<br />

casa e ricominciare tutto da capo, come se nulla fosse accaduto, la<br />

rinfrancò. Non avrebbe più commesso gli stessi errori e forse sarebbe<br />

riuscita a convincere altri pesci a coltivare le alghe, avrebbe<br />

ricominciato a tenere lezioni e a raccontare favole ai pesciolini. Mentre<br />

si perdeva in questi pensieri Carassius si congedò da lei: - Ci vediamo<br />

più tardi.<br />

- Aspetta, non mi hai detto della tua coda.<br />

111


- Mi sembra che Mugìl abbia una gran voglia di raccontartelo.<br />

La storia si fa sempre più complicata. Ora non ci capisco più niente.<br />

É esattamente così che si sentiva Cloe in quel momento, ma da lì a poco<br />

tutto sarebbe diventato più limpido.<br />

I due pesci si avviarono. Per un breve tratto nuotarono in silenzio. Cloe<br />

era impaziente di capire chi era veramente il pesce con cui stava<br />

nuotando e Mugìl se ne accorse: - Per prima cosa volevo chiederti<br />

scusa, finora ti ho rivelato solo una minima parte di quello che avresti<br />

dovuto sapere, ma non avevo scelta. Dovevo portare a termine il<br />

viaggio e i pesciolini avevano bisogno di una meta. Trovare Carassius<br />

per salvare la loro maestra è stato lo scopo che li ha aiutati ad arrivare<br />

fin qui, superando tutte le difficoltà. Ed è stato pure il tuo. Perché tu<br />

possa capire devo partire da lontano.<br />

- Ti ascolto.<br />

- Mio padre si chiamava Mullòl. Come tutti i muggini era un pesce<br />

migratore: prima dell’arrivo della giazza si spostava con il suo banco<br />

lungo il fiume, per poi tornare nelle profondità di Pantalassa per la<br />

stagione della bollura. Era ancora un piccolo muggine alla sua prima<br />

migrazione, quando rimase impigliato in una trappola di Demoni<br />

Pescanti. Fu catturato e portato nella loro tana.<br />

Mio padre non ha mai avuto il coraggio di raccontarci cosa accadesse in<br />

quel posto, ma deve essere stato orribile, per tutta la vita rimase<br />

segnato da quell’esperienza. La sua fortuna fu quella di essere ancora<br />

troppo piccolo. Un Demone chiamato Pescivendolo (che alcuni dicono<br />

sia il peggiore di tutti i demoni) voleva gettarlo via, ma il cucciolo del<br />

Pescivendolo si accorse che respirava ancora e chiese al padre di<br />

poterlo tenere con sé. Il cucciolo portò mio padre a Fontana Tonda e lo<br />

mise in acqua. Mullòl era in fin di vita per essere rimasto troppo a<br />

lungo nell’altrolà. Fu Carassius a trovarlo adagiato sul fondale e a<br />

portarlo nella propria tana.<br />

Carassius rappresentava un’eccezione unica nella storia di Fontana<br />

Tonda, perché non era un pesce rosso comune, nel vero senso della<br />

parola. Sua madre era infatti una cometa che si era invaghita di un<br />

112


comune e aveva infranto le regole della separazione delle varietà.<br />

Carassius era stato a lungo un reietto, mal visto sia dai cometa che dai<br />

comune. Aveva però delle doti che nessun altro pesce rosso possedeva:<br />

innanzitutto una memoria eccezionale, che gli permetteva di ricordare<br />

avvenimenti molto lontani nel passato. In ogni occasione sapeva<br />

dispensare consigli per aiutare gli altri pesci a non commettere più<br />

volte gli stessi errori. Era particolarmente intelligente, tanto che aveva<br />

imparato da solo a coltivare le alghe, un’invenzione che aveva portato<br />

grandi cambiamenti a Fontana Tonda. Infine, era un ottimo oratore e<br />

amava passare i suoi elri insieme ai pesciolini a raccontare loro delle<br />

favole.<br />

Scusami sto divagando troppo, ritorniamo a mio padre. Carassius<br />

decise di prendersi cura di lui, lo accolse nella sua tana e riuscì a<br />

salvarlo da una morte che sembrava quasi certa. Il piccolo muggine<br />

crebbe imparando innumerevoli cose dal suo padre adottivo. Allo<br />

stesso tempo cresceva in lui la nostalgia di Pantalassa. Carassius era<br />

affascinato dai racconti di Mullòl, immaginava di poter andare a<br />

Pantalassa e insegnare la coltivazione delle alghe anche là, voleva<br />

condividere con tutti una scoperta così importante.<br />

Una bubza mio padre scoprì che sul fondo della Cella Nera vi era una<br />

grata. I pesci migratori sanno che tutte le acque portano a Pantalassa e<br />

provò a convincere gli altri pesci ad aiutarlo. Cinque o sei shubunkin<br />

particolarmente forzuti avrebbero potuto spostare la grata, ma c’erano<br />

leggende di mostri sconosciuti che vivevano nascosti nel buio oltre la<br />

Cella Nera (forse inventate appositamente per impedire ad altri pesci di<br />

andarsene) e molti avevano paura. Ancora una volta Carassius riuscì a<br />

convincerli, grazie al suo carisma, e con enormi sforzi spostarono la<br />

grata. Così iniziò il primo grande viaggio.<br />

I pesci rossi erano piuttosto diffidenti, perciò Carassius e Mullòl<br />

partirono da soli. Attraversarono il fiume e giunsero a Pantalassa. Per<br />

Carassius fu l’esperienza più incredibile della sua vita. Mullòl proseguì<br />

quindi per la sua migrazione verso le profondità, mentre Carassius<br />

tornò a Fontana Tonda. Prima di lasciarsi, mio padre promise a<br />

Carassius che ogni giazza sarebbe tornato a Fontana Tonda e insieme<br />

avrebbero guidato un gruppo di pesciolini alla scoperta del mondo. E<br />

113


così fu. Ogni anno, passata la festa di giazza-El un gruppuscolo di<br />

piccoli pesci rossi attraversava la Cella Nera e, insieme a Carassius e<br />

Mullòl, partiva per la grande avventura.<br />

- Quanti viaggi ha fatto tuo padre?<br />

- Non saprei dirlo. So che a Pantalassa sono venuti molti pesci rossi.<br />

Quand’ero piccolo ricordo che con la mia famiglia migravamo sino<br />

all’imboccatura del tunnel, mio padre scompariva là dentro e lo<br />

vedevamo tornare all’arrivo del caldo a Pantalassa, con la sua comitiva.<br />

Devo ammettere che allora ero geloso perché il tempo che passava coi<br />

piccoli pesci rossi lo sottraeva a me. Per lui era diventata una missione.<br />

Diceva che il viaggio li fortificava: “l’incontro con nuove specie e nuovi<br />

mondi apre le loro menti e prepara le nuove generazioni a rendere<br />

Fontana Tonda un luogo migliore”.<br />

Le cose andarono bene finché tra i pesci rossi si parlava di Pantalassa. I<br />

genitori raccontavano ai figli la bellezza del viaggio e partivano grandi<br />

gruppi, per poi tornare con idee sempre nuove. Anche gli attuali<br />

membri della Triade fecero il loro viaggio: Mnemo-randa era il<br />

prediletto di Carassius, a Pantalassa tutti ricordano le loro disquisizioni<br />

scientifico-filosofiche. Ed-skin imparò a combattere da Jeijei, che nel<br />

frattempo era stato assoldato da mio padre per via dei predatori,<br />

attirati dal gran numero di pesciolini che si metteva in viaggio. Anche<br />

Granbel-meta partecipò a una migrazione ed ebbe, grazie a questa<br />

esperienza, un’intuizione che purtroppo cambiò le cose in peggio: capì<br />

che la cultura poteva smantellare il sistema della Triade.<br />

Salito al potere vietò i viaggi, con la scusa che erano troppo pericolosi.<br />

Vietò di parlarne, così che in breve tempo di Pantalassa non rimase che<br />

una leggenda annacquata, trasformò la Cella Nera in una prigione e<br />

sparse in giro la voce che il Mostro Pinzuto divorava i piccoli pesci.<br />

Oltre la grata tornò a esserci l’oscurità e la paura.<br />

Carassius fu processato per coltivazione indebita di alghe, ma prima di<br />

ascoltare la sentenza, decise di abbandonare Fontana Tonda per<br />

dedicarsi a tempo pieno alle popolazioni ittiche di Pantalassa.<br />

Mio padre e Jeijei non si arresero, continuarono le loro migrazioni<br />

clandestinamente, portando con sé i piccoli che riuscivano a<br />

convincere. La vostra breve memoria in questo senso fu d’aiuto. Ad<br />

114


ogni giazza mio padre si aggirava liberamente per Fontana Tonda, tra<br />

gli sguardi perplessi dei pesci rossi che si chiedevano da dove fosse<br />

sbucato quello strano pesce e provava a convincere i piccoli a seguirlo.<br />

- Non capisco una cosa: se una volta tornati a Fontana Tonda i pesci<br />

dimenticavano il loro viaggio, che senso aveva continuare, rischiando<br />

la vita propria e dei piccoli?<br />

- Mio padre pensava che qualcosa del viaggio rimanesse in fondo al<br />

cuore dei pesciolini, un qualcosa che inconsciamente li spingeva a<br />

migliorare, a comunicare, a voler vivere pienamente ogni elri anche una<br />

volta diventati adulti.<br />

Quando si accorse di essere malato, mio padre decise di portarmi con<br />

sé, forse si sentiva in colpa per avermi trascurato, forse voleva<br />

semplicemente mostrarmi che si era battuto per una causa giusta. Mio<br />

padre raggiunse i nostri antenati alle acque cadenti e io sentii che dovevo<br />

continuare il suo lavoro. Non potei fare a meno di tornare a Fontana<br />

Tonda. Per sette giazze, compresa l’ultima. Ogni volta però ci sono<br />

nuove difficoltà: la Triade ci prova in tutti i modi a ostacolare il<br />

progresso dei pesci rossi. La bollevisione è solo l’ultima delle invenzioni<br />

per mantenere l’ordine, i giovani pesci sono demotivati, sciatti, questo<br />

lo sai meglio di me.<br />

- Eppure tu credi ancora in loro, altrimenti non saresti più tornato.<br />

- Anche tu ci credi, altrimenti non saresti qui.<br />

- A questo punto capisco perché volevano processarmi, stavo mettendo<br />

a dura prova le basi su cui poggia la Triade.<br />

- Penso che siano stati clementi a volerti processare, io ti avrei sbattuto<br />

nella Cella Nera a vita, senza contraddittorio.<br />

I due pesci risero insieme, mentre le ombre delle nuvole si allungavano<br />

su Pantalassa.<br />

- Sono un po’ confusa - disse poi Cloe - tutta questa storia è quasi<br />

incredibile. Quindi questo viaggio era per i pesciolini.<br />

- I piccoli sono viaggiatori ideali: aperti al cambiamento, hanno la<br />

mente ancora sgombera dei tanti pesi dell’età adulta. Tu e Fuordiboccia<br />

siete stati un imprevisto. Un piacevole imprevisto.<br />

- Ti sei salvato con l’ultima frase - gli disse, mentre lo mordicchiava<br />

scherzosamente sulla coda.<br />

115


Erano quasi arrivati alla scuola, in lontananza si vedeva l’orata e un<br />

banco di pesciolini di varie specie che nuotavano tutti insieme. Cloe si<br />

stupì di quanto i piccoli pesci rossi riuscissero a essere sincronizzati con<br />

gli altri dopo così poco tempo. Dentro di sè, però, un altro pensiero le<br />

ingombrava la mente. Era una sensazione che la metteva in ansia.<br />

Mentre Mugìl parlava era cresciuta in lei e tremava al pensiero di<br />

quello che il muggine avrebbe potuto risponderle. Se lei avesse fatto<br />

quella domanda.<br />

- Mugìl.<br />

- Dimmi.<br />

- Tu sei arrivato poco prima della giazza a Fontana Tonda.<br />

- Sì, come ogni volta.<br />

- Però non hai portato indietro nessun pesciolino...<br />

- Non ti sfugge niente, eh? Sei sicura di essere un pesce rosso? Ricordi<br />

troppe cose. Beh, come posso dire...<br />

- Dillo come riesci.<br />

- ...tu sai che io sono un pesce migratore. Nel periodo più freddo noi<br />

muggini ci rifugiamo lungo il fiume, per poi tornare verso le profondità<br />

di Pantalassa. A bollura-El ci ritroviamo tutti in un luogo molto lontano<br />

da qui, dove c’è soltanto acqua, così profonda che non si vede il<br />

fondale.<br />

- Tu non ci riporterai a casa, vero?<br />

- Carassius ha escogitato un sistema per far tornare indietro i piccoli<br />

pesci. Ci sono grossi muovilegni piatti, che risalgono il fiume. Sono<br />

molto vecchi e davanti hanno fessure dove due o tre pesci rossi<br />

possono infilarsi. Nel giro di pochi elri arrivano all’imboccatura del<br />

tunnel. Così rientrano a casa prima di dimenticarsi da dove<br />

provengono e prima che il caldo riempia il fiume di creature dell’altrolà<br />

e predatori vari.<br />

- Anche noi faremo così?<br />

- Sì. Carassius farà un pezzo di strada con voi e vi racconterà delle<br />

favole bellissime.<br />

- E tu te ne andrai verso le profondità di Pantalassa.<br />

- È la mia natura, non posso fare diversamente.<br />

- Neanche questa volta?<br />

116


- Questa volta sarà dura, quasi insopportabile direi. Tu non ti devi<br />

preoccupare, presto mi avrai dimenticato.<br />

- Lo dici così? Come se la cosa non ti riguardasse?<br />

Il muggine fece un sorriso triste: - La cosa, in realtà, riguarda più me<br />

che te. Io non ti dimenticherò.<br />

- Nemmeno io.<br />

- È impossibile, i pesci rossi hanno la memoria corta.<br />

- Io ti penserò ogni elri. E parlerò di te.<br />

Mugìl guardò altrove e Cloe d’un tratto comprese i suoi pensieri.<br />

- Ci siamo già incontrati...<br />

- Ogni giazza.<br />

117


118<br />

TREDICI<br />

I pesciolini conobbero Carassius, passarono con lui alcune divertenti<br />

bubze a giocare e a raccontargli le avventure vissute lungo il viaggio e<br />

fu loro spiegato come sarebbero ritornati a casa. Non si scomposero più<br />

di tanto per la bugia che aveva raccontato loro Mugìl riguardo a<br />

Carassius, se era servita per vivere tutte quelle avventure, allora era<br />

stata una bugia buona. Da un lato erano contenti perché sarebbero<br />

arrivati prima della festa di bollura-El, dall’altro provavano una certa<br />

malinconia nel lasciare Jeijei e Mugìl.<br />

L’astice venne a salutarli, accompagnato da un codazzo di nipotini.<br />

- Mia sorella Jane partorito ieri, vi presento Karl, Ken, Kelly. E poi Kurt,<br />

Kimberly, Kevin, Keanu... me fatto molto piacere conoscere voi. Voi<br />

bravi goldfish.<br />

Ciccio si commosse e andò a strofinarsi contro il carapace di Jeijei: -<br />

Grazie di tutto signor tenente colonnello.<br />

- In marines noi no prevede gesti affettuosi. Questa carezza con mia<br />

chela tu deve pensare come incoraggiamento. Tu ottimo soldato. Io ti<br />

nomina sergente maggiore di marines.<br />

Mugìl li salutò uno ad uno, raccomandandogli di prendersi cura della<br />

loro maestra.<br />

- Spero che questo viaggio rimanga per sempre in fondo ai vostri cuori .<br />

Sapeva che era un addio: al suo ritorno nel periodo di giazza i pesciolini<br />

ormai adulti si sarebbero chiesti chi fosse quello strano pesce.<br />

In lontananza videro arrivare l’ombra di un grande muovilegno. Era<br />

tempo di partire.<br />

Emo chiese: - Dov’è Fuordiboccia?<br />

Tecno gli indicò un puntino rosso in lontananza, in mezzo alle onde: -<br />

Da quando siamo arrivati se ne sta là a fare non si sa bene cosa.<br />

Emo nuotò incontro a Fuordiboccia per dirgli di sbrigarsi, ma quello<br />

aveva altre idee per la testa: - Piccolo Emo tu sei un grande pesce. Sono<br />

sicuro che un elri diventerai come Gengis-kin. Ho imparato molto da te<br />

in questo viaggio.<br />

- Non è vero. Sei stato tu a insegnarmi tante cose. Ora andiamo.


- Non posso tornare. Non vedi? Qui sono guarito! Devo stare in mezzo<br />

all’immensità, in questa boccia senza confini. Gli spazi stretti mi<br />

farebbero tornare pazzo!<br />

- Non puoi mollarmi così, mi era appena tornata la voglia di vivere.<br />

- Quella non te l’ho fatta tornare io, sei tu che l’hai trovata. Pensa a<br />

quanto sei fortunato: tu hai un piercing che ti ricorderà per sempre<br />

questa avventura. Non dimenticherai mai chi sei. O meglio, chi sei<br />

diventato.<br />

Emo capì che non c’era niente da fare.<br />

- Come direbbero le rane... mi mancherai, frè.<br />

- Anche tu. Stai tranquillo, me la passerò bene, ho già un certo numero<br />

di pazienti: stelle marine lunatiche, ricci di mare chiusi in se stessi,<br />

tonni con una bassa autostima, c’era proprio bisogno di uno<br />

strizzacervelli a Pantalassa.<br />

Quando il muovilegno fu davanti a loro, Carassius indicò alcune fessure<br />

dove avrebbero potuto infilarsi. Cloe guardò Mugil: - Ci vediamo<br />

all’arrivo della giazza.<br />

- Ci vedremo sicuramente.<br />

- Questa volta non ti dimenticherò.<br />

- Prenditi cura dei pesciolini.<br />

Il muggine si voltò per non dover reggere quello sguardo e si allontanò<br />

in fretta, scomparendo nelle azzurre immensità di Pantalassa.<br />

Lungo il viaggio del ritorno Carassius tenne banco con le sue favole,<br />

anche se Cloe non era molto in vena e poi le sembrava di averle già<br />

sentite da qualche parte.<br />

Passarono accanto alla palude delle rane. Alcune di loro nuotarono<br />

davanti al muovilegno per salutare i pesciolini, che le riconobbero: erano<br />

i loro amici girini che avevano completato la metamorfosi. Le rane<br />

raccontarono del puzzotubo:<br />

- Roba vekkia frè, ormai è passato d moda.<br />

Adesso usava mangiucchiare dei giunchi che producevano effetti<br />

allucinogeni:<br />

- Un vero sballo, frè.<br />

119


Arrivarono poi al lago dei gatti. Qui intravidero Ratto che stava<br />

tenendo un comizio. Secondo quando diceva, i pesci ribelli del MAG<br />

erano riusciti a impadronirsi della zona est del lago, dichiarandola<br />

territorio indipendente, mentre nelle restanti zone vigeva ancora la<br />

gattocrazia. La lotta sembrava lunga, insomma.<br />

Al calare della bubza i piccoli si addormentavano e Cloe poteva<br />

chiaccherare liberamente con Carassius: - Mugìl mi ha detto che i<br />

pesciolini conservano dentro di loro qualcosa del viaggio, tu ci credi?<br />

- Più che crederci, preferisco affermare di saperlo.<br />

- Davvero? Ne hai le prove?<br />

- Diciamo di sì. Se così non fosse avremmo smesso da tanto tempo.<br />

Invece siamo sicuri che sia così, specialmente adesso.<br />

- Però non è uguale per tutti.<br />

- Non devi immaginarlo come un vero e proprio ricordo, è più un<br />

modo di crescere. C’è chi porta con sé idee di cambiamento, idee<br />

rivoluzionarie, chi capisce finalmente qual’è la sua strada, nel bene e<br />

nel male e chi scopre sentimenti nuovi - Carassius guardò Luci e Tecno<br />

addormentati, decisamente troppo vicini l’uno all’altra.<br />

- Io però vorrei ricordare. Se dimentico Mugìl, quando tornerà non<br />

potrò riconoscerlo e so che lo farò soffrire.<br />

- I pesciolini crescono perché imparano quali sono le cose che amano<br />

fare, quali sono le strade che amano percorrere. Non è pensare<br />

costantemente a qualcosa o a qualcuno che ti permetterà di ricordarlo,<br />

perché i pensieri si confondono, si sovrappongono, la vita affolla la<br />

testa di tanti e diversi stimoli. Aver amato è l’unica cosa che non si può<br />

dimenticare, perché l’amore si conserva in qualche posto dentro di noi<br />

che non è il nostro misero cervello. Forse prima eri troppo piccola, ma<br />

se oggi il tuo amore è maturo, dormi serena, non lo dimenticherai.<br />

120


QUATTORDICI<br />

L’elri seguente fu il momento per Carassius di congedarsi dai suoi<br />

compagni di viaggio: - Sono arrivato, ho un appuntamento da queste<br />

parti.<br />

I pesciolini lo salutarono affettuosamente: - Sei sicuro di non voler<br />

venire a Fontana Tonda? Ti accoglierebbero come una leggenda.<br />

- Devo andare a raccontare la vostra storia. E poi non sono coraggioso<br />

come voi. Preferisco restare una leggenda - Carassius si commosse<br />

mentre abbandonava il muovilegno - siete stati degli ottimi viaggiatori,<br />

salutatemi Fontana Tonda e trasformatela in un bel luogo in cui vivere.<br />

Cloe, abbi cura di loro.<br />

Così sei arrivato qua. Mentre camminavo verso il fiume ho visto la chiatta,<br />

ehm, il muovilegno che si allontanava.<br />

Già.<br />

Carassius, posso chiamarti così ora?<br />

Perché no.<br />

Carassius, adesso però abbiamo un problema serio. L’intervista è ottima,<br />

magari ci vinciamo il premio Pulitzer, la storia è originale, avvincente... ci<br />

manca il finale! Come facciamo? Le creature dell’altrolà hanno bisogno di un<br />

finale.<br />

Non va bene così?<br />

No! I nostri lettori devono sapere com’è andata a finire, cosa è successo a Cloe,<br />

ai pesciolini.<br />

Inventatelo.<br />

Non posso! Sarebbe come raccontare una cosa... non vera.<br />

121


Sei una creatura dell’altrolà seduta sulla riva di un fiume, che ascolta da<br />

un pesce rosso le avventure di pesci insegnanti, astici militarizzati e<br />

rane drogate e ti preoccupi che qualche lettore possa pensare che ti sei<br />

inventato il finale?<br />

Finora ho raccontato tutto io, ora devi guadagnarti il tuo nome sulla<br />

copertina.<br />

Non hai tutti i torti. E va bene. Farò una cosa tipo nei titoli di coda dei film,<br />

quando scrivono che cosa è accaduto ai vari personaggi.<br />

Senti... quindi noi ci salutiamo.<br />

La prossima, come hai detto che si chiama...’chiatta?’ passa tra poco.<br />

Devo tornare alle mie alghe. Mi ha fatto piacere averti conosciuto, per<br />

essere una creatura dell’altrolà sei meno peggio di quel che si può<br />

pensare. Vedi di fare un buon lavoro, ci tengo molto. Ora abbiamo una<br />

memoria comune, è un bene prezioso.<br />

Credo di averlo imparato, allora buon viaggio, Carassius lill.<br />

122


QUINDICI<br />

Entrarono nel tunnel e si mossero contro corrente con agilità, ormai<br />

erano degli esperti. Nuotando nel buio, Cloe ripensò alle parole di<br />

Carassius; ripensò al lago dei gatti, che doveva aver già visto prima, in<br />

sogno; ripensò all’odore della palude delle rane, così familiare; ripensò<br />

al gusto dell’acqua salata, che aveva già sperimento un qualche elri, da<br />

qualche parte.<br />

Arrivati alla grata i pesciolini cominciarono a battervi contro, per<br />

attirare l’attenzione. Un nutrito gruppo di shubunkin accorse in loro<br />

aiuto:<br />

- Ciccio-nkin, figlio mio! Dove eravate finiti? - disse Ed-skin in preda<br />

all’emozione.<br />

- Papà! Siamo sfuggiti al terribile Mostro Pinzuto.<br />

La grata fu aperta. I pesciolini raggiunsero le loro famiglie. Cloe rimase<br />

a nuotare lentamente nel buio. Non ricordava l’elri in cui aveva<br />

imparato a coltivare le alghe, ma ora poteva immaginarlo, tra le fresche<br />

onde di Pantalassa. Non ricordava quando si era messa in testa di<br />

insegnare, ma sapeva che qualcuno le aveva trasmesso questa passione<br />

tanto tempo fa, dopo un lungo bellissimo viaggio e che l’avrebbe<br />

conservata dentro di sé in qualche posto inattaccabile.<br />

Sorrise e continuò a nuotare verso l’uscita della Cella Nera. Verso la<br />

luce.<br />

123


Ciccio è entrato all’accademia di polizia fontanile. Non perché fosse<br />

destino, ma per sua scelta. Il giorno della sua laurea Ed-skin ha pianto<br />

ma, fortunatamente, essendo un pesce, nessuno se n’è accorto.<br />

Tecno si è conquistato un posto nella Triade con un programma<br />

politico innovativo. È attualmente al centro di un sexy-scandalo: pare<br />

infatti che la nobile Luci-meta abbia partorito quattro piccoli con<br />

lunghe code ed enormi cervelli.<br />

Emo continua a fare sfoggio del suo piercing, ha inaugurato il primo<br />

Festival canoro di Fontana Tonda e ha aperto uno studio per curare i<br />

demekin depressi.<br />

Cloe, un giorno di giazza ha incontrato uno strano pesce dagli occhi<br />

tristi che le ha chiesto: - Tu lo sai che forma ha la fontana?<br />

- Non lo so, non ci ho mai pensato - stava per rispondergli. Invece,<br />

come se le parole le venissero suggerite da un luogo che non era la sua<br />

mente, gli ha detto:<br />

- È tonda. Come l’infinito.<br />

124


Se ti è piaciuto il libro, scopri il blog dell’autore:<br />

http://matteopredaroli.wordpress.com<br />

troverai articoli, informazioni e il primo romanzo di Matteo Predaroli<br />

“Barchedicarta” ad un prezzo speciale.<br />

Attenzione: su Amazon esiste anche il libro “Fishbook: una storia a due<br />

mani e due pinne”, ma è lo stesso testo che hai appena letto, il titolo è<br />

quello con cui è uscito in edizione cartacea e non il sequel di questo.<br />

125

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!