Daniele cap. 8: la visione del montone e - Risorse Avventiste
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DANIELE CAP. 8 → LA VISIONE DEL MONTONE E DEL BECCO<br />
(I commenti <strong>del</strong> presente studio sono stati in <strong>la</strong>rga parte tratti dal libro di A. Pellegrini "Il<br />
Popolo di Dio e l'Anticristo attraverso i secoli". I passi biblici citati sono tratti dal<strong>la</strong> Bibbia<br />
versione Nuova Riveduta)<br />
INTRODUZIONE (vv. 1-2)<br />
Due anni dopo <strong>la</strong> <strong>visione</strong> <strong>del</strong> <strong>cap</strong>. 7, <strong>Daniele</strong> riceve da Dio un'altra <strong>visione</strong>. Siamo nel<br />
terzo anno <strong>del</strong> re Belsatsar e <strong>la</strong> gloria di Babilonia è già tramontata; ben presto i Medo-<br />
Persiani <strong>la</strong> conquisteranno. Molto probabilmente per questo motivo <strong>la</strong> nuova <strong>visione</strong> si<br />
apre con <strong>la</strong> figura di un <strong>montone</strong> che rappresenta appunto l'Impero Medo-Persiano;<br />
Babilonia non è più presa in considerazione. La <strong>visione</strong> <strong>del</strong> <strong>cap</strong>. 8 è dapprima paralle<strong>la</strong> a<br />
quel<strong>la</strong> dei quattro animali <strong>del</strong> <strong>cap</strong>. 7, poi introduce importanti novità, come <strong>la</strong> presentazione<br />
<strong>del</strong> più lungo periodo profetico <strong>del</strong><strong>la</strong> Bibbia: i 2300 giorni/anni. Tuttavia, mentre il<br />
<strong>cap</strong>. 7 analizzava <strong>la</strong> crescita <strong>del</strong> "piccolo corno" da un punto di vista politico, il <strong>cap</strong>. 8,<br />
come vedremo, ne mette in risalto l'aspetto storico-religioso. Perché ora vengono<br />
presentati degli animali utilizzati abitualmente per i sacrifici mentre prima si trattava di<br />
animali selvaggi? Era necessario attrarre l'attenzione di <strong>Daniele</strong>, e più tardi dei lettori <strong>del</strong><br />
suo libro, e dimostrare che tutto ciò che viene descritto nel <strong>cap</strong>. 8 è re<strong>la</strong>tivo al santuario.<br />
Dio, il Suo popolo e il Suo santuario hanno un ruolo fondamentale.<br />
IL MONTONE > L'IMPERO MEDO-PERSIANO<br />
vv. 3-4 > "Alzai gli occhi, guardai, ed ecco, ritto davanti al fiume, un <strong>montone</strong> che aveva<br />
due corna; e le due corna erano alte, ma una era più alta <strong>del</strong>l'altra, e <strong>la</strong> più alta veniva<br />
su l'ultima. Vidi il <strong>montone</strong> che cozzava a occidente, a settentrione e a mezzogiorno;<br />
nessuna bestia gli poteva tener fronte, e non c'era nessuno che <strong>la</strong> potesse liberare dal<strong>la</strong><br />
sua potenza; esso faceva quel che voleva, e diventò grande."<br />
v. 20 > "Il <strong>montone</strong> con due corna che hai veduto, rappresenta i re di Media e di Persia."<br />
Il simbolo <strong>del</strong> <strong>montone</strong><br />
Come spiega l'angelo al profeta <strong>Daniele</strong>, il <strong>montone</strong> è il simbolo <strong>del</strong>l'Impero Medo-<br />
Persiano. Nel libro sacro <strong>del</strong> Bundehesch, lo spirito guardiano di questo impero è proprio<br />
rappresentato da un <strong>montone</strong>. I re persiani in guerra portavano ugualmente, al posto <strong>del</strong><br />
diadema, una testa di <strong>montone</strong>.<br />
Un corno più alto <strong>del</strong>l'altro<br />
L'orso <strong>del</strong> <strong>cap</strong>. 7 pendeva da un <strong>la</strong>to, il <strong>montone</strong> presenta <strong>la</strong> stessa analogia tramite le<br />
corna: <strong>la</strong> più alta viene su per ultima. Infatti, <strong>la</strong> storia conferma che <strong>la</strong> dinastia persiana,<br />
dopo essere stata a lungo subordinata a quel<strong>la</strong> meda, acquistò poi <strong>la</strong> preponderanza.<br />
Direzione <strong>del</strong>le conquiste<br />
«Il <strong>montone</strong> dava di corna contro gli stati <strong>del</strong>l'Ovest (Lidia, Asia Minore, Babilonia, le isole<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> Grecia), verso il Nord (Armenia, Colchide, Iberia, paesi <strong>del</strong> Caspio, Battriana, Scizia)<br />
e verso il Sud (Egitto, Etiopia, Libia). Il <strong>montone</strong> non colpiva verso l'Est. Gli voltava il<br />
dorso e guardava verso l'Occidente." (Abate J. Fabre d'Envieu, "Le livre du prophète<br />
Daniel" - t. II, Parigi 1890 - p. 794) "Non colpisce che i tre <strong>la</strong>ti, sia perché le spedizioni<br />
persiane nel<strong>la</strong> parte orientale non hanno avuto nessuna conquista importante e duratura,<br />
sia perché il <strong>montone</strong> è rappresentato come proveniente da Oriente e volto verso<br />
l'Occidente.» (Bible Annotée, "Ancien Testament, Les Prophètes - Daniel", t. II - p. 296)<br />
IL BECCO > L'IMPERO GRECO-MACEDONE<br />
vv. 5-8 > "E com'io stavo considerando questo, ecco venire dall'occidente un <strong>cap</strong>ro, che<br />
percorreva tutta <strong>la</strong> superficie <strong>del</strong><strong>la</strong> terra senza toccare il suolo; e questo <strong>cap</strong>ro aveva un<br />
corno cospicuo fra i suoi occhi. Esso venne fino al <strong>montone</strong> dalle due corna che avevo<br />
visto ritto davanti al fiume, e gli s'avventò contro, nel furore <strong>del</strong><strong>la</strong> sua forza. E lo vidi<br />
- 1
giungere vicino al <strong>montone</strong>, pieno di rabbia contro di lui, investirlo e spezzargli le due<br />
corna; il <strong>montone</strong> non ebbe <strong>la</strong> forza di tenergli fronte, e il <strong>cap</strong>ro lo atterrò e lo calpestò; e<br />
non ci fu nessuno che potesse liberare il <strong>montone</strong> dal<strong>la</strong> potenza d'esso. Il <strong>cap</strong>ro diventò<br />
sommamente grande; ma, quando fu potente, il suo gran corno si spezzò; e, in luogo di<br />
quello, sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti <strong>del</strong> cielo."<br />
vv. 21-22 > "Il becco peloso è il re di Grecia (l'ebraico dice "Javan") e il gran corno fra i<br />
suoi due occhi è il primo re. Quanto al corno spezzato, al cui posto ne son sorti quattro,<br />
questi sono quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma non con <strong>la</strong> stessa sua<br />
potenza."<br />
Il simbolo <strong>del</strong> becco<br />
«Il <strong>montone</strong> e il becco tra gli animali domestici, presentano lo stesso contrasto <strong>del</strong>l'orso e<br />
il leopardo (<strong>cap</strong>. 7) tra gli animali selvatici. L'uno è pesante e massiccio, l'altro è agile e<br />
focoso.» (Bible Annotée, t. II - p. 296)<br />
Javan è il nome <strong>del</strong> figlio di Japhet (Genesi 10:2), antenato dei Greci, e presso gli Ebrei<br />
indica i Greci e gli Ioni. Gli antichi popoli orientali indicavano con questo nome tutti i<br />
regni e le popo<strong>la</strong>zioni ellenici.<br />
Conquiste velocissime<br />
Il becco correva "senza toccare il suolo" a simboleggiare <strong>la</strong> stupefacente velocità di<br />
conquista di Alessandro Magno. Nel <strong>cap</strong>. 7 di <strong>Daniele</strong> <strong>la</strong> stessa velocità è rappresentata<br />
da quattro ali di uccello sul leopardo. Ecco alcune date:<br />
- 334 a.C. > Attacca l'Impero Persiano e conquista l'Asia Minore.<br />
- 333 a.C. > Attacca <strong>la</strong> Siria e l'esercito persiano viene distrutto.<br />
- 331 a.C. > Insegue lo sfortunato Dario, respinge le offerte di pace, attraversa<br />
l'Eufrate, passa il Tigri, per <strong>la</strong> terza volta stermina l'esercito persiano ad Arbe<strong>la</strong> e<br />
raggiunge <strong>la</strong> Media.<br />
- 330 a.C. > Prende Persepoli, Susa, Ecbatana, si spinge verso le montagne<br />
limitrofe al Mar Caspio, facendo con il suo esercito una media di 60/70 km. al<br />
giorno.<br />
- 328 a.C. > Raggiunge l'Afganistan; costruisce una grande flotta, discende l'Indo,<br />
fino all'Oceano per poi ritornare a Babilonia, dove muore.<br />
Il corno spezzato<br />
Dopo dodici anni di conquiste, a trentadue anni, moriva Alessandro <strong>la</strong>sciando un impero<br />
con problemi all'interno per <strong>la</strong> successione. Nel<strong>la</strong> lotta che seguì <strong>la</strong> sua famiglia fu<br />
massacrata. E così il "gran corno cospicuo", cioè <strong>la</strong> stirpe di Alessandro il Grande, venne<br />
spezzata.<br />
Le quattro corna<br />
Esse corrispondono al simbolo <strong>del</strong>le quattro teste <strong>del</strong> leopardo <strong>del</strong> <strong>cap</strong>. 7. Si tratta <strong>del</strong>le<br />
dinastie iniziate con i quattro generali di Alessandro: Seleuco, Lisimaco, Tolomeo e<br />
Cassandro. Le corna sorgono, dice <strong>Daniele</strong>, "verso i quattro venti <strong>del</strong> cielo".<br />
Commenta l'Abate J. Fabre d'Envieu:<br />
«L'impero di Alessandro o l'impero greco fu continuato sotto <strong>la</strong> forma di quattro regni<br />
greci. Gli Stati <strong>del</strong> conquistatore formarono quattro monarchie situate verso i quattro<br />
punti cardinali:<br />
- all'Est, il regno di Siria con Babilonia e le altre contrade orientali (dinastia<br />
Seleucida);<br />
- al Nord, il regno d'Asia con <strong>la</strong> Tracia (dinastia di Lisimaco);<br />
- al Sud, il regno d'Egitto con <strong>la</strong> Fenicia e <strong>la</strong> Palestina (dinastia Tolomaica);<br />
- all'Ovest, il regno <strong>del</strong><strong>la</strong> Macedonia e <strong>del</strong><strong>la</strong> Grecia (dinastia di Cassandro).»<br />
(o.c., t. II - p. 798)<br />
IL QUINTO CORNO > ROMA<br />
vv. 9-12 > "E dall'una d'esse uscì un piccolo corno, che diventò molto grande verso<br />
mezzogiorno, verso levante, e verso il paese splendido. S'ingrandì, fino a giungere<br />
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all'esercito <strong>del</strong> cielo; fece cadere in terra parte di quell'esercito e <strong>del</strong>le stelle, e le<br />
calpestò. S'elevò anzi fino al <strong>cap</strong>o di quell'esercito, gli tolse il sacrifizio perpetuo e il luogo<br />
<strong>del</strong> Suo santuario fu abbattuto. L'esercito gli fu dato in mano col sacrifizio perpetuo a<br />
motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> ribellione; e il corno gettò a terra <strong>la</strong> verità, e prosperò nelle sue imprese."<br />
vv. 23-26 > "E al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> loro regno, quando i ribelli avranno colmato <strong>la</strong> misura <strong>del</strong>le<br />
loro ribellioni, sorgerà un re dall'aspetto feroce, ed esperto in stratagemmi. La sua<br />
potenza sarà grande, ma non sarà potenza sua; egli farà prodigiose ruine, prospererà<br />
nelle sue imprese, e distruggerà i potenti e il popolo dei santi. A motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> sua astuzia<br />
farà prosperare <strong>la</strong> frode nelle sue mani; s'inorgoglirà in cuor suo, e in piena pace<br />
distruggerà molta gente; insorgerà contro il principe dei principi, ma sarà infranto,<br />
senz'opera di mano."<br />
Il piccolo corno sorge "ALLA FINE <strong>del</strong> loro regno"<br />
Nel 168 a.C. <strong>la</strong> Macedonia venne conquistata dai Romani e nel 146 diventò provincia<br />
romana; nel 145 a.C. fu <strong>la</strong> volta <strong>del</strong><strong>la</strong> Grecia con il nome di Acacia. I Seleucidi<br />
mantennero il loro regno sul<strong>la</strong> Siria fino al 63 a.C. e l'Egitto venne annesso, come<br />
proprietà personale <strong>del</strong>l'imperatore nell'anno 30 a.C., dopo che Ottaviano Augusto vinse<br />
Antonio, amante <strong>del</strong><strong>la</strong> bellissima Cleopatra, nel<strong>la</strong> famosa battaglia di Azio <strong>del</strong> 31 a.C.<br />
Questi regni caddero perché colmarono <strong>la</strong> misura <strong>del</strong><strong>la</strong> loro ribellione, cioè <strong>del</strong> loro<br />
peccato (vers. 23). Come gli imperi precedenti, così i regni ellenici vennero scalzati nel<br />
momento culminante <strong>del</strong><strong>la</strong> loro licenziosità, <strong>del</strong> loro crimine e <strong>del</strong><strong>la</strong> loro corruzione.<br />
Lo storico F. Laurent così riassume gli ultimi anni degli ultimi due regni <strong>del</strong>l'Impero<br />
Greco: «La storia degli ultimi Seleucidi può riassumersi in qualche paro<strong>la</strong>: discordia,<br />
patricidi e dissolutezze... I Tolomei, tanto quanto i Seleucidi, si distinsero per <strong>la</strong> loro<br />
condotta, <strong>la</strong> loro vigliaccheria, <strong>la</strong> loro imbecillità, i loro terribili piaceri... Gli omicidi e<br />
l'incesto erano <strong>la</strong> vita comune <strong>del</strong><strong>la</strong> famiglia reale.» ("Histoire du droit des gens et des<br />
re<strong>la</strong>tions internationales", t. III, II Ediz., Bruxelles 1862 - pp. 153,156)<br />
Il quinto corno<br />
Questo quinto corno sarebbe dovuto quindi sorgere dopo il 31 a.C. (che segna <strong>la</strong> caduta<br />
<strong>del</strong>l'Egitto, ultimo regno <strong>del</strong>le quattro monarchie elleniche), diventando "molto grande<br />
verso mezzogiorno, verso levante, e verso il paese splendido", che nel<strong>la</strong> Bibbia indica <strong>la</strong><br />
Palestina.<br />
Questo corno rappresenta un re (una dinastia) politico e religioso, <strong>la</strong> cui azione si svolge<br />
prettamente sul terreno religioso, come specifica <strong>Daniele</strong>. Lo stesso Abate Fabre d'Envieu<br />
riconosce che «questo re è descritto sotto i tratti analoghi di quelli <strong>del</strong>l'Anticristo <strong>del</strong> <strong>cap</strong>.<br />
VII.» (o.c., t. II - p. 774).<br />
Quello che il corno NON è<br />
L'interpretazione di questo testo presenta alcune difficoltà. Infatti, il testo biblico<br />
stabilisce il sorgere di questo quinto corno so<strong>la</strong>mente dopo <strong>la</strong> caduta dei quattro antichi<br />
regni ellenici. Ma Roma, come potenza imperiale, sorge molto tempo prima.<br />
Inoltre, questo corno non può essere so<strong>la</strong>mente l'Impero Romano pagano, perché<br />
l'arcangelo Gabriele spiega a <strong>Daniele</strong> che <strong>la</strong> <strong>visione</strong> concerne "il tempo <strong>del</strong><strong>la</strong> fine... un<br />
tempo lontano" (vv. 17,26).<br />
Non può essere neppure so<strong>la</strong>mente Roma Papale, come hanno spiegato diversi esegeti,<br />
per il fatto che questa sorge, per contro, diversi secoli dopo <strong>la</strong> caduta <strong>del</strong>l'Impero Greco-<br />
Macedone, e per lo stesso motivo non può essere neppure l'Is<strong>la</strong>m, come sostengono<br />
alcuni.<br />
Tanto meno il corno può essere applicato al solito Antioco Epifane, re Seleucida vissuto<br />
prima di Cristo, come hanno fatto in moltissimi, per le seguenti ragioni:<br />
1. La <strong>visione</strong> "concerne il tempo <strong>del</strong><strong>la</strong> fine", si estende dunque fino al giudizio finale.<br />
2. Antioco non sorge "al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> loro regno", ma ne fa parte.<br />
3. Antioco appartiene a una <strong>del</strong>le quattro corna: non lo si può considerare come un<br />
quinto corno che sorge da una <strong>del</strong>le quattro.<br />
4. Un corno non rappresenta mai un re solo, ma sempre una dinastia.<br />
- 3
- 4<br />
5. Antioco Epifane non s'ingrandì per nul<strong>la</strong> verso <strong>la</strong> Palestina. In effetti, <strong>la</strong><br />
possedeva già dal momento <strong>del</strong><strong>la</strong> sua incoronazione e, ben lontano dall'affermarvi<br />
<strong>la</strong> sua autorità, ridusse i Giudei al<strong>la</strong> necessità di prendere le armi contro di lui e<br />
Giuda Maccabeo riportò sulle sue truppe <strong>del</strong>le gloriose vittorie.<br />
6. La versione di Mons. S. Garofalo, commentata da P.G. Rinaldi, traduce: "Il<br />
<strong>montone</strong> divenne grande", in seguito il becco divenne "assai grande" e il piccolo<br />
corno "s'ingrandì enormemente". Ora, Antioco era un re il cui regno, assieme a<br />
quello dei Diadochi formava il territorio geografico <strong>del</strong>l'"assai grande" Impero<br />
Greco-Macedone. In questa potenza che s'ingrandì in modo enorme si è costretti<br />
a vedere un altro potere.<br />
7. Antioco Epifane non abbatté per nul<strong>la</strong> il santuario, come riporta il vers. 11.<br />
Quello che il corno è, secondo le esigenze <strong>del</strong> testo<br />
L'unica interpretazione che soddisfi il testo e <strong>la</strong> forte analogia di questo piccolo corno con<br />
quello nato fra le dieci corna <strong>del</strong> mostro romano è <strong>la</strong> seguente:<br />
Questo corno rappresenta <strong>la</strong> potenza di Roma pagana continuata da quel<strong>la</strong> cristiana,<br />
sotto il suo aspetto prettamente religioso, ecco perché viene descritta dall'emblema <strong>del</strong><br />
corno e non da un animale, come al <strong>cap</strong>itolo precedente.<br />
Il <strong>cap</strong>. 8 di <strong>Daniele</strong> amplia e precisa meglio l'origine <strong>del</strong> piccolo corno <strong>del</strong> <strong>cap</strong>. 7 e <strong>del</strong><br />
perché esso è per natura diverso dalle altre dieci corna.<br />
Questo corno rappresenta <strong>la</strong> figura <strong>del</strong>l'imperatore romano divinizzato che giunge fino al<br />
nostro tempo, culto che sorge non sul territorio dei Latini, ma su quello <strong>del</strong>l'Impero<br />
Greco, da una <strong>del</strong><strong>la</strong> quattro corna <strong>del</strong> becco.<br />
Conquiste territoriali <strong>del</strong> corno romano<br />
Nel<strong>la</strong> sua crescita in origine, questo corno si annette il Mezzogiorno, cioè l'Egitto, dove<br />
Ottaviano Augusto (il primo imperatore romano divinizzato), di ritorno dal<strong>la</strong> Siria, entra<br />
con il suo esercito nel 30 a.C.<br />
Dopo il Mezzogiorno, s'ingrandisce verso Levante, e <strong>la</strong> storia ci dice che «al principio<br />
<strong>del</strong>l'anno 21 a.C. Augusto... cominciò un'ispezione generale verso l'Oriente. In Asia<br />
esercitò contro i Parti una tale pressione militare e diplomatica che obbligò il re Fraates a<br />
restituire a Tiberio le insegne di Crasso; <strong>la</strong> propaganda presenta questo successo come <strong>la</strong><br />
realizzazione <strong>del</strong>l'impero universale.» (G. Charles Picard, "Auguste et Néron, le secret de<br />
l'Empire", Paris 1962 - pp. 18,22). Nel 6 d.C. Augusto affidò <strong>la</strong> Giudea, "il paese<br />
splendido" a un procuratore.<br />
IL CULTO AL "PONTIFEX MAXIMUS"<br />
Per comprendere bene dobbiamo risalire molto nel tempo e vedere come l'imperatore-dio<br />
fosse un agente di Satana. Infatti questo culto <strong>del</strong><strong>la</strong> creatura trova <strong>la</strong> sua origine in<br />
Satana che volle essere "simile all'Altissimo" (Isaia 14:12-14), trasmettendo questo<br />
sentimento nell'uomo, quando disse a Eva: "Sarete come Dio" (Genesi 3:5).<br />
<strong>Daniele</strong> nel suo libro presenta questo sentimento concretizzato nel re di Babilonia,<br />
Nabucodonosor. Egli cercò di farsi adorare sotto l'emblema di una statua d'oro, davanti<br />
al<strong>la</strong> quale i figli di Dio, gli amici di <strong>Daniele</strong>, non s'inginocchiarono, e furono salvati da<br />
Cristo stesso nel<strong>la</strong> fornace ardente (<strong>cap</strong>. 3). Probabilmente non si era accontentato di<br />
essere so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> testa d'oro <strong>del</strong><strong>la</strong> statua <strong>del</strong> sogno: egli voleva che il suo impero<br />
durasse fino al<strong>la</strong> fine dei tempi (i piedi <strong>del</strong><strong>la</strong> statua) ed il suo orgoglio lo portò addirittura<br />
a sostituirsi a Dio, facendosi adorare.<br />
Questo sentimento continuò in quel<strong>la</strong> corte e fu <strong>la</strong> causa, secondo il profeta Isaia, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
sua caduta (Isaia 14:12-14> questo testo fa parte di un oracolo contro Babilonia, ma è<br />
preso a simbolo anche <strong>del</strong> tipico peccato di Satana. Uguale applicazione si fa all'oracolo<br />
contro il re di Tiro, in Ezechiele <strong>cap</strong>. 28, che per i suoi termini trascende <strong>la</strong> figura <strong>del</strong> re<br />
stesso, impersonando Satana).<br />
Dario, re dei Medi e dei Persiani, dopo <strong>la</strong> conquista di Babilonia, emanò un decreto, dietro<br />
suggerimento dei suoi consiglieri, con il quale faceva conoscere che nessun altro dio<br />
all'infuori di lui doveva ricevere qualsivoglia richiesta, cioè essere adorato per lo spazio di
un mese.<br />
L'abate Beurlier scriveva: «Alessandro non poteva essere inferiore nei confronti di coloro<br />
che aveva vinto e che voleva sostituire. Così si fece proc<strong>la</strong>mare figlio di Zeus dall'oracolo<br />
di Ammon, e adorare dagli abitanti <strong>del</strong>l'Asia. La sua ambizione non fu completamente<br />
soddisfatta che nel giorno in cui i suoi compatrioti e le città <strong>del</strong><strong>la</strong> Grecia riconobbero <strong>la</strong><br />
sua divinità. Essi lo fecero di ma<strong>la</strong>voglia, ma infine cedettero, e dei decreti solenni<br />
salutarono in Alessandro l'uguale dei più grandi dèi. La divinità di Alessandro restò<br />
popo<strong>la</strong>re dopo <strong>la</strong> sua morte, e il suo culto rimase ancora per molto tempo dopo <strong>la</strong><br />
conquista dei rimasugli <strong>del</strong> suo impero dal<strong>la</strong> potenza romana... I Tolomei ereditarono dei<br />
titoli dai Faraoni. Essi furono, come loro, figli di Ra e, nei templi <strong>del</strong><strong>la</strong> religione egiziana,<br />
furono associati agli dèi <strong>del</strong> paese... Con dei mezzi un po' diversi i Seleucidi arrivarono<br />
agli stessi risultati. Essi portarono secondo i loro desideri il titolo di Salvatore e quello di<br />
Dio... Ecco ciò che i Romani trovarono stabilito quando si appropriarono di queste<br />
regioni... Era dunque naturale che il giorno in cui al<strong>la</strong> repubblica fosse succeduta una<br />
monarchia, il principe avrebbe trovato, da parte dei popoli greci, <strong>la</strong> stessa premura all'<br />
adorazione.» ("Le culte rendu aux empereurs romains", Paris 1890 - p. 1)<br />
Il culto all'imperatore Ottaviano Augusto<br />
Lisimaco, generale di Alessandro, aveva eretto l'Acropoli di Pergamo e vi aveva deposto<br />
9000 talenti <strong>la</strong> cui custodia aveva affidato a Filotero (283-263 a.C.). Al<strong>la</strong> morte <strong>del</strong><br />
generale, questi si appropriò <strong>del</strong> tesoro e fondò una dinastia indipendente. A questo<br />
regno aderirono <strong>la</strong> Misia, <strong>la</strong> Lidia, <strong>la</strong> Caira, <strong>la</strong> Panfilia e <strong>la</strong> Frigia. I Romani lo ereditarono<br />
nel 133 a.C. convertendolo in provincia romana nel 129 a.C. con il nome di Asia Propria<br />
mantenendo come <strong>cap</strong>itale Pergamo.<br />
Il re di questo regno era considerato una divinità. La devozione a questi re continuò nel<br />
culto dei Cesari romani quando eressero sopra l'Acropoli il primo tempio <strong>del</strong><strong>la</strong> storia al<strong>la</strong><br />
dea Roma e al dio Augusto, siamo nel 29 a.C. (si ricordi che <strong>la</strong> profezia specificava che il<br />
V corno sarebbe dovuto sorgere dopo il 31 a.C., dopo cioè <strong>la</strong> caduta <strong>del</strong>l'ultimo dei regni<br />
dei diadochi, "al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> loro regno").<br />
Sebbene Ottaviano Augusto si presentasse a Roma «e ai Romani nel<strong>la</strong> toga repubblicana,<br />
il mondo, e soprattutto l'Oriente, lo vedeva rivestito <strong>del</strong> manto di porpora di Alessandro.»<br />
(H. Lietzmann, "Histoire de l'église ancienne", Paris 1950 - p. 176)<br />
Era riservato in Roma e adorato nelle province, ma <strong>la</strong> monarchia di tipo ellenico doveva<br />
conquistare con il tempo <strong>la</strong> <strong>cap</strong>itale stessa.<br />
Nell'anno 27 a.C. il Senato attribuisce ad Ottaviano l'appel<strong>la</strong>tivo di Augustus (dal <strong>la</strong>tino<br />
"augere" - far crescere, accrescere), conferendo al<strong>la</strong> sua persona un carattere sacro. Nel<br />
26 a.C. <strong>la</strong> propaganda al culto <strong>del</strong>l'imperatore esce da Pergamo e crea in Spagna, a<br />
Tarragona, un nuovo centro di adorazione.<br />
«Nell'anno 12 a.C. - ultima <strong>del</strong>le grandi tappe - al<strong>la</strong> morte di Lepido, Augusto si fa<br />
nominare Sommo Pontefice. Questo atto risuscita, a profitto <strong>del</strong>l'imperatore, l'antica<br />
unione <strong>del</strong> trono con l'altare, rotta con <strong>la</strong> caduta dei re, e lo costituisce, sotto una forma<br />
visibile <strong>cap</strong>o ufficiale <strong>del</strong><strong>la</strong> religione romana.» (Léon Homo, "De <strong>la</strong> Rome païenne à <strong>la</strong><br />
Rome chrétienne", Paris 1950 - p.41)<br />
L'istituzione vera di un culto imperiale per Roma e per l'Italia data <strong>del</strong>l'anno 8 a.C.<br />
Quando Augusto morì nel 14 d.C., <strong>la</strong> sua opera era definitivamente stabilita.<br />
«Se durante il primo secolo <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra era il culto all'imperatore morto suscitò qualche<br />
reticenza e qualche sarcasmo... con gli Antoniani (nome dato agli imperatori: Nerva,<br />
Traiano, Adriano, Antonio, Marco Aurelio, Verus e Commodio, dal 96 al 192 d.C.), l'uno e<br />
l'altro furono accettati da tutti... D'ora in avanti il culto imperiale fu parte integrante <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
religione... Tale è l'apporto di Augusto e <strong>del</strong><strong>la</strong> sua opera al<strong>la</strong> religione romana.» (M.<br />
Gorge e R. Mortier, "Histoire générale des Religions", Paris 1948 - p. 374)<br />
Par<strong>la</strong>ndo <strong>del</strong><strong>la</strong> fe<strong>del</strong>tà <strong>del</strong><strong>la</strong> chiesa di Pergamo, al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> I sec., Giovanni nell'<br />
Apocalisse scrive: "Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana..." (Apoc.<br />
2:13). Con questo, lo Spirito Santo indica appunto l'abominazione che consiste nell'<br />
elevare una creatura al posto di Dio. Pergamo era <strong>la</strong> sede degli dèi più importante <strong>del</strong><br />
paganesimo dopo <strong>la</strong> distruzione <strong>del</strong> centro religioso babilonese (nel 482 a.C.). Pergamo<br />
- 5
era il centro artistico, letterario e religioso <strong>del</strong> Medio Oriente durante il periodo che va dal<br />
250 al 133 a.C. (anno <strong>del</strong><strong>la</strong> conquista, senza combattere, da parte dei Romani). Il culto<br />
di Mitra che era molto diffuso nel I secolo a.C. era un miscuglio dei culti astrologici di<br />
Babilonia e degli elementi religiosi greci. La religione cattolica romana ha attinto molti<br />
elementi da questo culto.<br />
Oscar Cullmann fa notare: «Il culto <strong>del</strong>l'imperatore era il punto in cui lo Stato romano<br />
superava i suoi limiti, in cui si ergeva per così dire ad istituzione divina, alfine di<br />
dominare anche sulle coscienze, sulle anime dei suoi sudditi... Rifiutare di offrire i sacrifici<br />
all'immagine <strong>del</strong>l'imperatore e di pronunciare Kyrios Kaiser (Signore Cesare) comportava<br />
d'ufficio <strong>la</strong> condanna a morte.» ("Dieu et César", Neuchâtel 1936 - pp. 83-84)<br />
Era quel<strong>la</strong> <strong>la</strong> ragione per cui i cristiani venivano perseguitati, infatti rifiutavano tale gesto<br />
che comportava non solo omaggio, ma vera e propria adorazione.<br />
«La religione so<strong>la</strong>re rinforzava il carattere divino <strong>del</strong>l'autorità imperiale... Le religioni<br />
so<strong>la</strong>ri e le teorie astrologiche orientali tendevano a fare <strong>del</strong> sovrano l'emanazione e il<br />
rappresentante sul<strong>la</strong> Terra <strong>del</strong> Sole... Il sincretismo religioso ha il suo centro nel<strong>la</strong><br />
<strong>cap</strong>itale.» (Léon Homo, o.c. - pp. 153,154,157)<br />
IL CULTO AL PONTIFEX MAXIMUS ENTRA NELLA CRISTIANITÀ<br />
Quando il cristianesimo con Costantino diventa <strong>la</strong> religione di Stato, l'imperatore non<br />
rinuncia al titolo di Sommo Pontefice.<br />
«Esattamente come il Pontefice Massimo <strong>del</strong> passato, egli si sente chiamato, nel<strong>la</strong> sua<br />
qualità di imperatore divino, a essere sul<strong>la</strong> Terra l'organo visibile <strong>del</strong><strong>la</strong> divinità.» (Hugo<br />
Rahner, "L'Eglise et l'Etat dans le christianisme primitif", Paris 1964 - p. 71)<br />
«La conversione di Costantino avrebbe dovuto comportare l'abolizione <strong>del</strong> culto<br />
imperiale» ma, «non so<strong>la</strong>mente Costantino non ha abolito il culto <strong>del</strong>l'imperatore, ma lo<br />
ha messo in onore con il cristianesimo ed è riuscito a farlo accettare dal<strong>la</strong> Chiesa...<br />
Costantino ha mantenuto, sembra, quasi tutte le pratiche e gli usi <strong>del</strong>l'antico culto<br />
imperiale.» (J. Lebreton, "Les origines du dogme de <strong>la</strong> Trinité", 1919, p. 13)<br />
È LUI IL PRIMO SOMMO PONTEFICE DELLA CHIESA!<br />
«Gli imperatori cristiani... hanno in realtà posseduto un carattere sacro ben più<br />
importante di quello degli imperatori pagani candidati al<strong>la</strong> divinità, dopo <strong>la</strong> morte. La<br />
miglior prova è fornita dal<strong>la</strong> persistenza, nell'impero cristiano, <strong>del</strong> culto imperiale.<br />
Durante più di un secolo, l'adorazione resta <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> assoluta, che consiste nel prostrarsi<br />
davanti al<strong>la</strong> Maestà Imperiale, baciare il panno <strong>del</strong><strong>la</strong> sua porpora, 'vestia regis', <strong>la</strong> stoffa<br />
sacra, inginocchiarsi davanti al trono.» (Michel Meslin, "Le christianisme dans l'empire<br />
romain", Paris 1970 - p. 111)<br />
«A Costantino morto si rende l'omaggio piegando il ginocchio... è il rito di adorazione che<br />
era d'etichetta al<strong>la</strong> corte imperiale dal tempo di Diocleziano.» (L. Brehier e P. Batiffol, "Le<br />
survivance du culte impérial romain" - p. 40)<br />
«Così per i pagani, l'imperatore dopo <strong>la</strong> morte diviene "divus" (divino), per i cristiani è<br />
ammesso fra i beati.» (J. Lebreton, o.c. - p. 17).<br />
In Oriente Costantino è elevato al rango dei santi (pur non essendosi mai convertito<br />
veramente a Cristo: lo dimostrano <strong>la</strong> sua vita e il culto stesso reso al<strong>la</strong> sua persona, cosa<br />
che avrebbe dovuto rifiutare con orrore). La Chiesa greca, il 21 maggio, celebra <strong>la</strong> festa<br />
<strong>del</strong> "glorioso sovrano, coronato da Dio...".<br />
IL TITOLO DI SOMMO PONTEFICE PASSA AI PAPI<br />
Nel 378, l'imperatore Graziano rinuncia al titolo di Pontefice Massimo. Nello stesso<br />
tempo, mentre in Oriente lo Stato cerca di assorbire in sé <strong>la</strong> chiesa, in Occidente, Roma<br />
dal 382 afferma il primato <strong>del</strong><strong>la</strong> sua sede, mettendo le basi <strong>del</strong><strong>la</strong> teocrazia pontificia.<br />
«Nell'anno 440 il titolo di pontifex maximus fu trasferito al papa Leone I.» (Nino Lo Bello,<br />
"The Vatican Empire", New-York 1968 - p. 75)<br />
Nel 533 l'imperatore Giustiniano, per motivi politici, riconosce al vescovo di Roma il posto<br />
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di Primo Pontefice <strong>del</strong><strong>la</strong> cristianità e al vescovo di Costantinopoli, Nuova Roma, quello di<br />
secondo.<br />
Lo storico Ferdinando Lot, scrive: «Il papa - Pontefice Massimo - è succeduto a Cesare, il<br />
papa é l'imperatore.» ("La fin du monde antique et le début du Moyen Age", Paris 1927 -<br />
p. 60)<br />
«Una forma di governo ispirata all'assolutismo più brutale mai esistito s'impose ad<br />
un'istituzione che aveva avuto per privilegio e per scopo <strong>la</strong> libertà e <strong>la</strong> denominazione<br />
pagana restò attaccata come un'ironia al frontespizio <strong>del</strong>l'edificio cristiano: Pontifex<br />
Maximus.» (P. Lanfrey, "Histoire politique des papes", Paris 1860 - p. 16)<br />
Sul Montecitorio c'è l'obelisco di granito rosso, di 25 mt. circa d'altezza che il grande<br />
Sesostri, <strong>del</strong> tempo di Abramo, si fece costruire per <strong>la</strong> sua Ierapoli. Dopo sedici secoli,<br />
Augusto lo fece trasportare a Roma e su un <strong>la</strong>to vi fece scolpire: "Il divino Augusto,<br />
Pontefice Massimo, l'anno XIV <strong>del</strong> suo regno"; sull'altro <strong>la</strong>to Benedetto XIV, successore<br />
<strong>del</strong> I Pontefice romano, vi ha fatto scrivere: "Benedetto XIV, Pontefice Massimo, l'anno<br />
XVIII <strong>del</strong> suo regno". Più tardi Pio VI vi scolpiva: "Pio VI Pontefice Massimo". La stessa<br />
cosa è per l'obelisco di Piazza <strong>del</strong> Popolo.<br />
Nel Campidoglio sul<strong>la</strong> statua di Antonio è scritto: Antonio, Dio, Figlio di Dio, Pontefice<br />
Massimo" e sopra, a conferma <strong>del</strong><strong>la</strong> continuazione <strong>del</strong> potere: "Paolo III Pontefice<br />
Massimo".<br />
Nel Foro romano, sull'arco di trionfo <strong>del</strong> cru<strong>del</strong>e imperatore Settimio Severo, lo stesso vi<br />
faceva scrivere il suo nome seguito dal<strong>la</strong> dicitura: "Pontefice Massimo", più tardi Pio VII<br />
vi pose il proprio nome con lo stesso titolo.<br />
L'OPERA SVOLTA DAL PONTIFEX MAXIMUS<br />
Contro l'esercito <strong>del</strong> cielo (<strong>Daniele</strong> 8:10,24,25)<br />
"S'ingrandì fino a giungere all'esercito <strong>del</strong> cielo; fece cadere in terra parte di<br />
quell'esercito e <strong>del</strong>le stelle e le calpestò... distruggerà il popolo dei santi... e in piena<br />
pace distruggerà molta gente."<br />
L'esercito <strong>del</strong> cielo, come commenta l'angelo, è <strong>la</strong> gente, il popolo di Dio che, non<br />
riconoscendo il Sommo Pontefice come Signore, viene soppresso. Le stelle sono i suoi<br />
<strong>cap</strong>i, i suoi principali esponenti. Come sempre, <strong>la</strong> Bibbia è interprete di se stessa; in<br />
questo caso <strong>la</strong> chiave di lettura <strong>la</strong> fornisce l'Apocalisse dove Giovanni è invitato a scrivere<br />
sette messaggi di Dio a sette diverse chiese. Queste chiese sono rappresentate da<br />
altrettanti cande<strong>la</strong>bri, mentre le sette stelle viste dal profeta nel<strong>la</strong> mano destra di Gesù<br />
sono così identificate:<br />
Apocalisse 1:20b > "Le sette stelle sono gli angeli <strong>del</strong>le sette chiese e i sette cande<strong>la</strong>bri<br />
sono le sette chiese."<br />
Ogni lettera che segue, poi, si apre con le parole: "E all'angelo <strong>del</strong><strong>la</strong> chiesa di... scrivi...".<br />
I commentatori in generale riconoscono che si tratta dei responsabili di queste chiese. In<br />
<strong>Daniele</strong>, l'esercito <strong>del</strong> cielo è un esercito speciale, di santi, raffigurati con <strong>del</strong>le stelle che<br />
bril<strong>la</strong>no in un mondo cristiano solo di nome, pagano di fatto. La guerra <strong>del</strong> Sommo<br />
Pontefice nei confronti di questo esercito è svolta "in piena pace", non è quindi una<br />
guerra tradizionale, ma una persecuzione religiosa. Di conoscenza universale sono le<br />
persecuzioni che <strong>la</strong> Chiesa cristiana ha subito nei primi secoli per non aver accettato il<br />
culto stabilito dall'imperatore. Quando il Pontefice Massimo cambia religione, da pagano<br />
diventa cristiano, esercita <strong>la</strong> stessa intolleranza nei confronti di coloro che non si<br />
uniformano al<strong>la</strong> religione costituita e che non accettano in lui il rappresentante visibile<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> Divinità sul<strong>la</strong> Terra.<br />
Contro il Capo <strong>del</strong>l'esercito (<strong>Daniele</strong> 8:11,25)<br />
"Si elevò fino al Capo di quell'esercito... insorgerà contro il Principe dei principi."<br />
Il Capo di quest'esercito di santi non può essere né un sacerdote, né un principe, né<br />
qualsiasi essere terreno. Il Capo <strong>del</strong>l'esercito è il "Dio degli eserciti". L'espressione che<br />
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segue: "il Suo santuario" fa ancora pensare a Dio stesso. <strong>Daniele</strong> chiama questo Capo <strong>del</strong><br />
popolo "Micael" (Dan. 12:1), che vuol dire "Chi è simile a Dio?", sicuramente identificato<br />
in Cristo Gesù stesso (citato con lo stesso nome nell'episto<strong>la</strong> di Giuda vers. 9, nell'atto di<br />
risuscitare Mosè, ivi identificato con il titolo di "arcangelo" che vuol dire "Capo degli<br />
angeli").<br />
In questo elevarsi contro il Principe dei principi, <strong>Daniele</strong> riassume tutta l'azione che IL<br />
SOMMO PONTEFICE, PAGANO PRIMA, CRISTIANO POI, MA SEMPRE ROMANO, ha avuto<br />
nei confronti di Cristo e <strong>del</strong><strong>la</strong> Sua opera, usurpandogli addirittura l'adorazione che Gli è<br />
dovuta.<br />
Al Capo di tale esercito toglie il "perpetuo" (<strong>Daniele</strong> 8:11)<br />
"Gli tolse il sacrificio perpetuo"<br />
Nel testo ebraico non c'è il termine "sacrificio", ma so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> "perpetuo" o,<br />
come altri traducono, "continuo, quotidiano, perenne" ed è <strong>la</strong> traduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />
ebraica "tamid", che è impiegata come aggettivo nelle espressioni come "pane<br />
quotidiano" o "<strong>la</strong>mpada continua" o "olocausto".<br />
Impiegata come sostantivo nel nostro testo, il "continuo" indica evidentemente il servizio<br />
divino sotto l'Antica Alleanza, in cui il sacrificio era <strong>la</strong> parte fondamentale, e che era<br />
offerto nel tempio di Gerusalemme rego<strong>la</strong>rmente mattina e sera. Era il culto di<br />
adorazione al Signore, che non doveva mai essere interrotto, e veniva offerto<br />
"continuamente", indipendentemente dai vari sacrifici per i peccati, di ringraziamento,<br />
ecc.<br />
Ora è comprensibile che, nel Nuovo Patto, il "continuo" rappresenti tutto ciò che si<br />
riferisce al vero culto celebrato in "spirito e verità" (Giov. 4:24). Questo culto ha in Cristo<br />
Gesù l'unico mediatore il quale svolge <strong>la</strong> Sua opera nel Santuario Celeste, opera che era<br />
stata simbolicamente anticipata dal servizio svolto nel tempio <strong>del</strong>l'Antica Alleanza.<br />
Il corno ha tolto al Principe dei principi, cioè a Gesù, il "continuo", nel senso che<br />
«l'impero anti-cristiano ha ... distrutto il vero servizio di Dio, e i sacrifici <strong>del</strong>le preghiere<br />
pure, mischiandole con il culto <strong>del</strong>le creature, l'invocazione dei santi e <strong>del</strong>le sante,<br />
l'adorazione <strong>del</strong>le immagini e <strong>del</strong>le reliquie, e stabilendovi un nuovo sacrificio continuo, al<br />
posto <strong>del</strong> vero sacrificio.» (P. Jurieu, "Accomplissement des Prophéties", Rotterdam 1686<br />
- p. 233)<br />
L'abolizione di questo "continuo" è praticamente <strong>la</strong> soppressione <strong>del</strong><strong>la</strong> verità <strong>del</strong> Vangelo<br />
e <strong>del</strong><strong>la</strong> fede in Gesù. L'Anticristo, prendendo il posto di Gesù morto e risuscitato, si è<br />
arrogato il diritto di offrire sacrifici per i vivi e per i morti e così con <strong>la</strong> celebrazione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
Messa (che è un nuovo "sacrificio perpetuo" di sua invenzione) toglie a Cristo l'unico<br />
grande e irripetibile sacrificio di salvezza compiuto al Golgota (vedi studio a parte).<br />
Abbatte il Santuario (<strong>Daniele</strong> 8:11)<br />
"Il luogo <strong>del</strong> Suo santuario fu abbattuto."<br />
Il santuario israelitico era tipo di quello celeste. La vera realtà <strong>del</strong> Santuario è quindi in<br />
cielo (lo insegna S. Paolo in tutta l'episto<strong>la</strong> agli Ebrei: Ebr. 8:1,2,5,6 ecc.). Con <strong>la</strong> morte<br />
di Gesù, <strong>la</strong> Sua resurrezione e ascensione, tutto ciò che tipologicamente veniva effettuato<br />
nel tempio di Gerusalemme ha trovato il suo compimento.<br />
L'agnello immo<strong>la</strong>to sull'altare ha trovato il suo anti-tipo nell'Agnello di Dio "che toglie i<br />
peccati dal mondo" sull'altare <strong>del</strong> Golgota.<br />
L'opera <strong>del</strong> sacerdote israelitico, che raffigurava il ministero di Mediatore di Cristo Gesù,<br />
cessa <strong>la</strong> sua funzione simbolica e profetica all'ascensione di Cristo, che va ad inaugurare<br />
il Suo ministero celeste.<br />
Il santuario abbattuto <strong>del</strong><strong>la</strong> profezia di <strong>Daniele</strong> non può dunque riferirsi al<strong>la</strong> distruzione<br />
storica <strong>del</strong> tempio di Gerusalemme avvenuta ad opera dei Romani nel 70 d.C. Tito, che<br />
peraltro aveva tentato tutto il possibile per salvare il magnifico tempio, è causa<br />
<strong>del</strong>l'abolizione di un cerimoniale che da circa quarant'anni aveva ormai già cessato di<br />
aver valore agli occhi di Dio. Infatti, al<strong>la</strong> morte di Cristo <strong>la</strong> cortina di separazione fra<br />
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Luogo Santo e Luogo Santissimo si <strong>la</strong>cera senza opera di mano, stando ad indicare che<br />
tutti i riti connessi al santuario non dovevano più essere continuati.<br />
Quando l'angelo, al <strong>cap</strong>. 9, riprenderà <strong>la</strong> spiegazione <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>visione</strong> rimasta in sospeso per<br />
lo svenimento di <strong>Daniele</strong> (le 2300 sere e mattine), dirà che il Messia, dopo aver messo<br />
fine al peccato ed espiato l'iniquità, avrebbe unto un Luogo Santissimo (anche il<br />
santuario mosaico era stato unto al<strong>la</strong> sua inaugurazione: l'unzione è simbolo di<br />
consacrazione), riferendosi appunto indubbiamente all'inaugurazione <strong>del</strong>l'opera<br />
sacerdotale di Cristo nel Santuario Celeste, dal momento <strong>del</strong><strong>la</strong> Sua ascensione.<br />
Il Tempio menzionato in <strong>Daniele</strong> <strong>cap</strong>. 8, che dev'essere abbattuto dal quinto corno, è<br />
dunque piuttosto il Santuario Celeste, quello vero, di cui il Papato ha abolito il luogo.<br />
Questo non può essere inteso in senso fisico, visto che si trova in cielo, fuori <strong>del</strong><strong>la</strong> sua<br />
portata, ma in senso simbolico. Il santuario terreno era il fulcro <strong>del</strong>l'adorazione a Dio e<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione <strong>del</strong><strong>la</strong> Sua Verità eterna, <strong>del</strong> piano <strong>del</strong><strong>la</strong> salvezza. Di conseguenza,<br />
<strong>cap</strong>iamo che quest'opera empia si deve riferire all'abolizione <strong>del</strong> suo insegnamento,<br />
privando <strong>la</strong> Chiesa di un grandissimo bene.<br />
Agisce a causa <strong>del</strong><strong>la</strong> ribellione (<strong>Daniele</strong> 8:12a)<br />
"L'esercito gli fu dato in mano col sacrifizio perpetuo a motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> ribellione."<br />
L'esercito che gli viene dato in mano è il popolo di Dio di cui si par<strong>la</strong>va più sopra; il<br />
popolo di Dio viene quindi soggiogato dal corno che ha anche modificato il "continuo":<br />
questo versetto dunque sarebbe un riepilogo di quanto detto in quelli precedenti.<br />
Il corno però agisce grazie al<strong>la</strong> ribellione <strong>del</strong> popolo di Dio o, detto meglio, a causa<br />
<strong>del</strong>l'apostasia <strong>del</strong><strong>la</strong> Chiesa. É l'abbandono <strong>del</strong> puro evangelo che ha esposto il popolo al<strong>la</strong><br />
sofferenza. Se <strong>la</strong> Chiesa dei primi secoli fosse rimasta fe<strong>del</strong>e al<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>ta avrebbe<br />
potuto emarginare l'azione <strong>del</strong> Pontefice Massimo impedendogli di spadroneggiare fino a<br />
porsi a sedere nel tempio di Dio "e dicendo che egli è Dio".<br />
Invece, come abbiamo visto, Costantino riuscì a farsi adorare dai cristiani; sembrò poi<br />
naturale continuare a farlo con i suoi successori.<br />
Getta a terra <strong>la</strong> verità (<strong>Daniele</strong> 8:12b,25)<br />
"E il corno gettò a terra <strong>la</strong> verità e prosperò nelle sue imprese... A motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> sua<br />
astuzia farà prosperare <strong>la</strong> frode nelle sue mani..."<br />
Due autori cattolici così commentano:<br />
"La verità "emet", cioè <strong>la</strong> vera religione, il culto al vero Dio, <strong>la</strong> legge mosaica; <strong>la</strong> religione<br />
rive<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> Legge e nei Profeti sarà abbassata, gettata a terra, umiliata." (Abate J.<br />
Fabre d'Envieu)<br />
"La verità, <strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> vera religione; queste cose appena credibili, il corno riuscirà a<br />
fare." (Abate Crampon)<br />
Le parole <strong>del</strong>l'angelo, che spiegano <strong>la</strong> <strong>visione</strong> (vers. 25) corrispondono a quelle<br />
<strong>del</strong>l'apostolo Paolo quando descrive <strong>la</strong> sua azione:<br />
II Tessalonicesi 2:9-10 > "La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di<br />
Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi; e con ogni sorta<br />
d'inganno d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore<br />
all'amor <strong>del</strong><strong>la</strong> verità per esser salvati."<br />
Nel XVI secolo scoppia <strong>la</strong> Riforma protestante e alcune importanti verità bibliche vengono<br />
riscoperte dando nuovo splendore all'Evangelo; purtroppo l'opera dei grandi riformatori<br />
non fu completa. Nel 1519 il dottor Eck, cattolico, faceva notare a Lutero: «La Chiesa<br />
senza un solo passo <strong>del</strong><strong>la</strong> Scrittura e senza nessun dubbio guidata dallo Spirito Santo, ha<br />
di sua propria potenza trasferito il giorno di riposo dal sabato al<strong>la</strong> domenica... Se voi<br />
<strong>la</strong>sciate <strong>la</strong> Chiesa (romana) per <strong>la</strong> so<strong>la</strong> Scrittura, siete forzato d'osservare con i Giudei il<br />
sabato solennizzato dal principio <strong>del</strong> mondo.» Gli faceva così rilevare che era infondata <strong>la</strong><br />
sua pretesa di basarsi sulle sole Scritture... Ma purtroppo Lutero, che pure aveva<br />
riscoperto tante preziose verità, come <strong>la</strong> salvezza per grazia senza meriti da parte<br />
<strong>del</strong>l'uomo, non <strong>cap</strong>ì quest'aspetto.<br />
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CONCLUSIONE<br />
Concludendo, potremmo dire che il <strong>cap</strong>. 8 di <strong>Daniele</strong> presenta <strong>la</strong> vera ragione per cui il<br />
Papato, in quanto istituzione, è biblicamente inammissibile. Esso infatti affonda tutte le<br />
sue radici nel paganesimo e nell'abominazione <strong>del</strong> culto alle creature. Come abbiamo<br />
visto, il Pontefice romano è il diretto successore dei Pontefici pagani e non di Pietro.<br />
Il primato di un cristiano su altri cristiani, <strong>la</strong> sua funzione di padre spirituale terreno, è<br />
inoltre teologicamente infondato, completamente al di fuori <strong>del</strong> pensiero biblico (vedi<br />
studio "Tu sei Pietro...").<br />
Cristo, che è nostro Creatore, conosce fin troppo bene <strong>la</strong> natura umana decaduta, pronta<br />
all'orgoglio e al<strong>la</strong> prevaricazione sui fratelli; per questo ogni innalzamento <strong>del</strong><strong>la</strong> creatura<br />
sulle coscienze degli altri non può avere, come risultato, che l'allontanamento dal<strong>la</strong> verità<br />
e l'aberrazione <strong>del</strong> culto <strong>del</strong><strong>la</strong> creatura stessa.<br />
Nessuna creatura umana, essendo guidata da Dio, può quindi ritenersi al di sopra <strong>del</strong><strong>la</strong><br />
Legge divina: è Satana che spinge a tutto questo. Gesù non si sarebbe così<br />
grosso<strong>la</strong>namente contraddetto!!<br />
Questo non esclude naturalmente che, nel gregge, vi siano dei responsabili, degli<br />
amministratori, ecc., ognuno secondo il dono e le <strong>cap</strong>acità ricevute dal cielo. Anche <strong>la</strong><br />
Chiesa ha bisogno di organizzazione se vuole essere efficace nel<strong>la</strong> sua azione, ma senza<br />
che qualcuno rec<strong>la</strong>mi un PRIMATO SPIRITUALE, UN DIRITTO SULLE COSCIENZE, UNA<br />
ESCLUSIVA DELL' INSEGNAMENTO E DELL'INTERPRETAZIONE DELLE SS. SCRITTURE.<br />
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