Prof. Corrado Bogliolo - sipr
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La famiglia è un luogo denso di mitologia e di mitopoiesi. Creare un mito<br />
familiare significa tradurre una serie di eventi e di comportamenti reali in<br />
un racconto condiviso da tutti, in cui ciascuno possa ritrovare un<br />
significato delle proprie esperienze quotidiane, del senso della vita,<br />
sentendosi contemporaneamente parte integrante del gruppo. In pratica<br />
è la griglia dei significati attraverso cui ogni individuo e ogni famiglia vede<br />
e affronta la realtà. Il mito familiare enfatizza molteplici temi, come ad<br />
esempio quello della felicità, oppure quello dell’infelicità: queste sono due<br />
evidenti distorsioni della realtà, e per questo, miti. 1<br />
I miti familiari comprendono molte regole nascoste della relazione, regole<br />
che sono tenute celate, sepolte nelle abitudini e nei cliché familiari. Il mito<br />
è integrato nella vita quotidiana e diviene parte del contesto percettivo dei<br />
membri della famiglia. Quindi, come tutto quello che avviene nella<br />
famiglia, i miti non sono proprietà dell'individuo, ma diventano una totalità<br />
del gruppo. E’ scontato che, una volta formatosi il mito familiare, questo<br />
tenda a mantenersi inalterato con la complicità più o meno cosciente di<br />
ciascuno. Nello stesso tempo il mito funge da sostegno dell'identità<br />
familiare.<br />
I miti sono rinvenibili in ogni gruppo familiare e sembra verosimile che un<br />
certo numero di miti sia necessario per un facile svolgimento delle<br />
relazioni anche nelle famiglie più sane. Sappiamo come in molte famiglie<br />
disfunzionali è stato più volte descritto il mito della "felicità familiare":<br />
1 Ferreira, nel suo lontano lavoro del 1963, dice che "la lotta per la conservazione del<br />
mito fa parte della lotta per il mantenimento della relazione, vissuta come essenziale, e<br />
nei confronti della quale, a quanto pare, il bambino spesso non ha possibilità di scelta,<br />
mentre i genitori si sentono anch'essi privi di scelta, ma solo dentro il loro sistema<br />
fantastico. " E' una visione "omeostatica" del mito, ma quanto mai efficace. Byng-Hall<br />
(1973) definisce il mito come "l'insieme delle immagini di ruolo in cui tutti i membri della<br />
famiglia accettano di riconoscersi". Per Anderson e Bagarozzi (1983) il terreno di sviluppo<br />
dei miti sembra collocarsi nei "problemi non risolti di perdita, separazione, abbandono,<br />
individuazione, nutrimento e deprivazione", e ancora: "Il mito familiare descrive i ruoli e<br />
gli attributi dei membri della famiglia in termini che per quanto falsi o incongrui, sono<br />
accettati da ciascuno di loro come veri e indiscutibili". Infine secondo Stierlin (1973) i<br />
miti familiari assolvono a due funzioni tra loro connesse: la prima è quella di meccanismi<br />
di difesa contro una realtà sgradevole; in tal senso proteggono i membri della famiglia da<br />
penosi confronti con tutto ciò che essi temono potrebbe scatenare angosce,<br />
disintegrazione o caos. In secondo luogo servono a nascondere o a negare la realtà<br />
dolorosa e complessa di ciò che i membri della famiglia hanno fatto o ancora fanno l'uno<br />
all'altro, e di ciò che essi pensano veramente l'uno dell'altro.<br />
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