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I tormenti <strong>di</strong> una pittura “ferita a morte”<br />
Per lunghi anni <strong>Remo</strong> <strong>Valli</strong> (Novellara, 1947) –<br />
impegnato nell’attività, quella <strong>di</strong> grafico pubblicitario,<br />
con cui si è guadagnato da vivere –, ha tenuto<br />
dentro <strong>di</strong> sé, segretamente coltivato e in un qualche<br />
modo <strong>di</strong>ssimulato l’antica passione per la pittura,<br />
finché ciò che era stato invisibile fiume sotterraneo<br />
che premeva e cercava una sua strada verso la luce,<br />
ha potuto finalmente, alcuni anni fa, manifestarsi,<br />
presto assumendo, in un qualche modo, le sembianze<br />
simboliche <strong>di</strong> quell’oscuro, prolungato travaglio<br />
interiore, <strong>di</strong> quella macerata, inesausta tensione a<br />
fuoriuscire. All’inizio <strong>Valli</strong> ha esplorato il rapporto<br />
tra zone <strong>di</strong> colore che sembravano contendersi il<br />
campo, in una sorta <strong>di</strong> scontro tettonico in <strong>di</strong>venire,<br />
teso comunque a conseguire un’armonia ultima:<br />
esperienze proprie della pittura informale che da<br />
subito è parsa la lingua che <strong>Remo</strong> ha sentito <strong>di</strong><br />
dovere adottare per cercare <strong>di</strong> esprimere, e ricomporre,<br />
lacerazioni interiori, per fare emergere<br />
tormenti e ferite mai rimarginate, per dare forma e<br />
espressione a una sua visione del mondo, a un’idea<br />
della pittura in cui alla imme<strong>di</strong>ata materialità del<br />
colore si andava sostituendo la valenza tutta pittorica della<br />
materia, senza alcun belletto <strong>di</strong> un colore sovrapposto.<br />
L’evoluzione nel lavoro <strong>di</strong> <strong>Valli</strong> è stata, dunque, conseguente<br />
al suo avere, in un qualche modo, personalmente<br />
ripercorso quella che era stata l’esperienza storica <strong>di</strong> una<br />
stagione della pittura in cui ciò che contava non era la<br />
rappresentazione del reale, la sua più o meno fedele<br />
riproduzione, ma il tentativo <strong>di</strong> fare venire alla luce ciò che<br />
premeva dentro, <strong>di</strong> dare voce ai sentimenti e alle pulsioni<br />
interiori, anche quelle più nascoste e inconoscibili. <strong>Remo</strong> si<br />
è, dopo le prime prove, buttato a capofitto nell’indagine sui<br />
materiali e sulle possibilità <strong>di</strong> superamento della bi<strong>di</strong>mensionalità<br />
del quadro. Ogni materiale gli è parso degno <strong>di</strong><br />
esprimere le proprie valenze, se veniva da lui posto al<br />
servizio della pittura: ecco le sue combustioni <strong>di</strong> plastiche,<br />
<strong>di</strong> metalli, <strong>di</strong> vetri, inseguendo colori sconosciuti allo<br />
spettro tra<strong>di</strong>zionale e alle stesse combinazioni abitualmente<br />
indagate; ecco le contorte forme ignote che lui è andato<br />
tenacemente cercando, manipolando i materiali, sottoponendoli<br />
a ogni possibile intervento, anche quello che poteva<br />
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