MORGANTINA : la Pompei sicula - Comune di Aidone

La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
STORIA di AIDONE
di Umberto DIGRAZIA
e mail: umberto.digrazia@alice.it
Capitolo IV
I VESPRI SICILIANI e la vicenda di Fra’ PERRONE di AIDONE
Il potere politico adottato dalla comunità lombarda di Aidone si
basava basato sul Consiglio di Boni viri (saggi) e del Capitano di
Giustizia preposto alla difesa e all’esercito cittadino.
Questa forma di potere repubblicano diede la possibilità ad
alcuni giovani religiosi di emergere in seno al popolo.
I preti e monaci dotati del sapere erano i soggetti politici
principali ai quali venivano affidate tutte le istanze della
popolazione presso la Chiesa di Roma,con la quale c’era un
rapporto diretto con il Vescovo di Catania.
Il frate domenicano Perrone di Aidone da giovane venne
influenzato da quel clima repubblicano che si respirò all’epoca
della ribellione contro Federico II Imperatore e di suo figlio
Manfredi.
Nel nucleo abitato c’era un piccolo Monastero dei PP.
Domenicani (l’attuale Chiesa di S. Domenico ) nel quale si
conservava una preziosa reliquia come la Spina Santa di GESU’
CRISTO ( portata dai Cavalieri Templari?)
I seguaci di Domenico di Guzman costituivano un ordine
religioso in Sicilia che godeva di ottime entrate.
L’ordine domenicano, a differenza dell’Ordine di S.Francesco
d’Assisi, permetteva ai suoi monaci, attraverso ottimi studi di far
carriera in seno alla Chiesa di Roma.
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Ma l’evento importante passato alla storia come i VESPRI
SICILIANI è il teatro principale della vicenda di Fra’ Perrone di
Aidone.
La storia ebbe inizio sin da quando Papa Alessandro IV (1254-
1261) non volle riconoscere Manfredi Re di Sicilia che venne
incoronato a Palermo l’11 agosto 1261 e perciò dunque vennero
scomunicati i Vescovi siciliani partecipanti alla solenne cerimonia.
La Chiesa di Roma voleva che la Sicilia dovesse essere considerata
una Provincia o una sua possessione come al tempo di Papa
Gregorio Magno.
Il successore di Alessandro IV Papa Urbano IV (1261-1264)
confermò questo disegno politico offrendo la corona dell’Isola al
Re di Francia Luigi IX (il santo) ma il monarca francese ritornato
per miracolo dalla sua Crociata era ammalato e propose al Papa
come Difensor Ecclesia suo fratello Carlo d’Angiò,per cui
quest’ultimo armò un esercito e scese in Italia.
Preso da una bramosia di potere , feroce e sanguinario
all’inverosimile Carlo d’Angiò Conte di Provenza divenne il
paladino della Chiesa di Roma, che lo sosteneva con l’appoggio
dichiarato anche del nuovo Papa Clemente IV (1265-1268 al sec .il
francese card. Guy Folques) che lo finanziò anche prelevando parte
dell’oro.
Dopo avere sconfitto il rivale Manfredi nella battaglia di
Benevento (26 feb 1266) in seguito al tradimento di alcuni baroni
svevi Carlo d’Angiò il nuovo Re di Sicilia come primo atto trasferì
la capitale del Regno di Sicilia da Palermo a Napoli.
E per avere uno stretto collegamento con la sua natìa Provenza
decise di spostare il centro economico dalla Puglia alla Campania
utilizzando il porto di Napoli.
In Sicilia la maggior parte dei Comuni riconoscevano ancora loro
legittimo sovrano il giovane Corradino , figlio del defunto
Corrado IV e nipote diretto di Federico II Imperatore.
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Aidone giurò fedeltà a Corradino e per questo motivo la
popolazione inviò un messaggero a Corrado Capece , Vicario
Imperiale ch’ era stato inviato nell’Isola dal giovane Corradino
per organizzare la rivolta anti-angioina.
Carlo d’Angiò era un astuto politicante e con la moneta fornita
dal Papa corruppe tanti nobili ghibellini.
Si sbarazzò del giovane Corradino dopo averlo sconfitto nella
battaglia di Tagliacozzo il 25 ago 1268, facendolo decapitare a
Napoli in Piazza Mercato nell’ottobre ,insieme a tanti altri nobili
ghibellini.
Per cancellare completamente il ricordo del grande Federico
Imperatore e dei suoi pregiati Augustali d’oro, nel 1278 Carlo I
d’Angiò come nuovo Re varò una riforma monetaria con
l’emissione di nuove monete d’oro e d’argento.
Queste monete cosiddette del Saluto raffiguravano l’annuncio
dell’Angelo alla Madonna e Re Carlo li fece coniare per
evidenziare il suo abbraccio con la Chiesa di Roma.
Il regno di Sicilia che comprendeva anche le regioni della
Campania.Puglia,Basilicata e Calabria circolarono il saluto d’oro
del valore di 7,5 tarì d’oro e il carlino d’argento del valore di 12
denari o piccioli.
L’economia siciliana basata prima sull’ augustale federiciano d’oro
del valore di 4 tarì d’oro( ogni tarì d’oro valeva 24 denari)che
aveva avuto una certa credibilità nei mercati del Mediterraneo
dominati dai fiorini e genovini d’oro venne seriamente minacciata
infatti queste nuove monete d’oro e d’argento di Re Carlo I non
venivano accettate facilmente dai commercianti dell’area
mediterranea.
I siciliani malvolentieri dovettero adeguarsi al nuovo sistema
politico- economico angioino.
Molti funzionari che in passato avevano servito la corte sveva
diventarono i nuovi esattori di Re Carlo .
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Fra costoro val la pena ricordare Simone di Aydone, infatti è
stato rilevato dal privilegio datato 14 agosto 1274 di Palermo con
il quale venivano concesse le decime di Polizzi e Caltavolturo al
Vescovo di Cefalù Giovanni Francigena .
La sua firma è stata trascritta su un documento autentico come il
Rollus Rubeus :
Ego Symon de Aydon qui supra iudex subscripsi
insieme al clericus Ilarius e al publicus Panormi Petrus rogatus
Simone d’Aydone lo ritroviamo anche come iudex in una lettera
di Re Carlo I indirizzata al Secreto della Sicilia datata 1278.
La Sicilia era preda degli Angioini e come una mucca da latte
venne spremuta da Carlo d’Angiò.
Re Carlo non ebbe nessun riguardo per la nobiltà siciliana che si
era sottomessa a lui né tantomeno per il popolo siciliano.
L’isola doveva fornire al nuovo Re di Sicilia i mezzi e il denaro per
pagare le sue milizie e soprattutto per pagare i debiti contratti
con la Chiesa e altri creditori(banchieri genovesi).
Venne operata una specie di rapina sia sulle 42 città demaniali
sia in tutte le città assegnate ai vari feudatari e baroni .
I francesi con il loro modo di fare da prepotenti e vanitosi
causarono non pochi malumori alla nobiltà siciliana.
Perciò ci fù un potente risentimento nei loro confronti che
covava profondamente nell’animo del popolo.
Re Carlo emise delle disposizioni fiscali piuttosto pesanti nei
confronti dei Comuni e Castelli dell’Isola e quindi si alienò ben
presto i favori della nobiltà siciliana, quasi sempre fedele alla
corona.
Le ragioni che provocarono i Vespri Siciliani (31 marzo 1282
martedì di Pasqua presso la Chiesa di S. Spirito a Palermo ) e
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quindi la ribellione contro Carlo d’Angiò fù determinata da varie
motivazioni; senza dubbio fù voluta da tutto il popolo siciliano.
La città di Messina con la sua eroica resistenza divenne il faro della
libertà per la Sicilia.
Il primo motivo fù dunque l’eccessivo potere assoluto degli
Angioini con il fiscalismo oppressivo nei confronti della
popolazione siciliana e le ruberie dei soldati francesi nelle
campagne siciliane
La ribellione agli angioini fù spontanea e come una macchia d’olio
da Palermo si propagò in tutta quanta la Sicilia.
Si costituì la Communitas Siciliae alla stessa maniera che pochi
anni prima si era costituita quella dei Comuni lombardi ( Placia –
Aydona et Castrum Ioannis) contro Manfredi.
Capitano militare dei Comuni lombardi venne nominato Simone
da Calatafimi ,uno dei protagonisti del patto federativo fra la
capitale Palermo e il comune “lombardo “ di Corleone .
Nell’atto del 30/4/1282, trasunto dal Notaio Giovanni Filadelfo
di Corleone il 13/2/1398 , sottoscritto dal Capitano di Palermo
Ruggero di Magistro Angelo e Nicola de Ebdemonia insieme a
tanti altri testimoni come Perrone di Caltagirone c’è la sua firma
:
Ego Symon de Aydone civis panormi interfui et testis sum
La resistenza di Messina contro l’esercito angioino fù l’ episodio
determinante dei Vespri Siciliani.
La popolazione messinese guidata dal capitano Alaimo da Lentini
divenne l’esempio per tutte le altre città siciliane che si
sbarazzarono dei francesi uccidendoli senza pietà .
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L’anno 1282 segnò per la Sicilia un capitolo di storia patria che si
sviluppò con la sequenza temporale di un lungo film dove
l’eroismo e la volontà di alcuni protagonisti come Alaimo da
Lentini,Giovanni da Procida, Gualterio da Caltagirone,
Adenolfo da Mineo, Palmerio Abate da Trapani, Giovanni da
Mazzarino furono determinanti per la totale sconfitta
dell’esercito angioino e conseguentemente per la richiesta del
Parlamento siciliano di Palermo a Re Pietro III d’Aragona marito
della regina Costanza la figlia del defunto Re Manfredi.
I capi siciliani dopo essersi consultati in un luogo segreto avevano
deciso di costituire un esercito utilizzando non solo i soldati e
cavalieri dei Comuni ma anche dei volontari contadini reclutati
nelle campagne.
I nomi di questi tre capi siciliani val la pena trascriverli perché
alcuni di essi saranno in seguito i protagonisti della lotta fra il
partito latino e quello catalano.
a) Il capitano Alaimo da Lentini si assunse il compito del Val
Demone con Messina a sua volta affidò Milazzo a Natale
Anzalone e Bartolomeo Collura ; Castroreale a Bartolomeo
Graffeo ; Patti e Cefalù a Tommaso Crisafi e Cefaldo
Camuglia , Catania e Taormina a Pandolfo Falcone; Agira a
Girolamo Papaleo ,Nicosia a Pietro Saglinpepe e Lorenzo
Baglione e Troina a Iacopino Arduino.
b) Palmerio Abate si riservò la Val di Mazara con Trapani e a
sua volta affidò Trapani ed Erice ai suoi fratelli;Marsala a
Berardo Ferro , Termini a Giovanni Campo; Enna e
Calascibetta ad Arrigo Barresi;Salemi, Polizzi e Corleone a
Guido Filangieri; Licata a Rubeo II Rosso e Berardo
Passaneto ; Agrigento a Giovanni Calvelli; Naro a Niccolò
Lentini e Lucio Putti.
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c) Gualterio da Caltagirone a cui era stata affidata la Val di
Noto ,si riservò di organizzare la rivolta in prima persona a
Caltagirone,Piazza e Aidone mentre invece affidò Mineo a
suo figlio Perotto ; Catania a Pietro Cutelli e Cau Tedeschi
; Lentini a Giovanni Balsamo e Lanfranco Lentini; Siracusa a
Perrello Modica e Pietro Manuele ; Modica ,Ragusa a
Manfredi Mosca ; Vizzini ad Arnaldo Callari e Luigi
Passaneto; Noto a Luigi Landolina e Giorgio Capello
In aprile ci fù la ribellione dei balestrieri messinesi contro Re
Carlo ,che scrisse a suo nipote il Re di Francia Filippo III
(l’ardito) per avere un sostegno militare.
Nel mese di Giugno Re Carlo si organizzò con l’allestimento di
un potente esercito angioino formato da 24 000 cavalieri 90.000
soldati e ben 170 navi presso il porto di Catona in Calabria per
attaccare direttamente Messina.
La resistenza dei messinesi durò strenuamente tre mesi sino al 30
agosto quando l’esercito aragonese guidato da Re Pietro III
d’Aragona , composto non solo da validi capitani catalani
( Alagona, Peralta, Moncada ) ma soprattutto dai terribili
almugaveri sbarcò a Trapani.
A chiamare in causa Re Pietro III d’Aragona come marito della
legittima regina di Sicilia Costanza , fù la decisione presa dal
Parlamento siciliano riunito nella Chiesa di S. Maria
dell’Ammiraglio di Palermo il 15 agosto 1282 alla presenza di due
ambasciatori aragonesi.
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Molti nobili siciliani volevano che la regina Costanza ,erede
dell’antica casa normanna riottenesse il Regno di Sicilia.
Questo progetto politico venne avviato da Giovanni da Procida
e da Alaimo da Lentini.
D’altronde gli altri tentativi erano stati fatti come quello della
città di Messina che inviò un proprio Ambasciatore
all’Imperatore bizantino Michele IX Paleologo per chiedere aiuti,
non ebbe esito positivo.
C’era anche la volontà di mettersi sotto la protezione della Chiesa
di Roma,guidata da Papa Martino IV (al sec. card. Simon De Brion
1281-1285) e venne inviato un ambasciatore ma ottenne una
risposta negativa, perché il Papa era dalla parte di Re Carlo
d’Angiò il Difensor Ecclesia.
Re Pietro III d’Aragona sbarcò a Trapani il 30 agosto ,accolto da
Palmerio Abate, con il suo esercito composto dagli almugaveri
( 8.000) e 600 armigeri (cavalieri armati) e venne acclamato a
Palermo il 7 settembre 1282,successivamente venne incoronato
alla presenza di molti Vescovi dalla propria moglie Costanza in
qualità di titolare effettiva del Regno e quindi assunse il titolo di
Re Pietro I di Sicilia .
Per far valere la propria autorità regale scaturita da quella
investitura e per unire tutti i siciliani contro il nemico angioino Re
Pietro III esautorò di fatto le Communitas Siciliae inviando delle
lettere nel mese di settembre 1282 a tutti i suoi funzionari ,ai
Baiuoli e ai Giudici di tutte le Universitas (Comuni) siciliane.
Re Pietro I comandava alle città di provvedere all’elezione di due
Syndaci scelti fra le persone più importanti del popolo per
rendergli omaggio e prestare il giuramento di fedeltà.
Re Pietro seguendo il saggio consiglio di sua moglie Costanza
nominò Alaimo da Lentini Gran Giustiziere , Giovanni da Procida
Gran Cancelliere del Regno e il fidato Ruggero Lauria Grande
Ammiraglio a allo stesso tempo conferì degli incarichi importanti
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ai suoi fidati amici come Berengario Pietrallada, Corrado Lancia e
Blasco Alagona.
Nelle missive non vengono più citati i Capitani di giustizia dei vari
Comuni come pure i Boni omines (Consiglieri) che erano i soggetti
politici espressione del popolo.
Molte lettere erano le stesse e venivano inviate ai vari Comuni
(Universitas) con la prima frase :
Item et infra nominatis fuit scriptum eodem
modovide licet universis de
Heraclia –Butera –Calatagirone – Favaria –Platea –Aydone Mineo
Bizino –Oddogrillo –Gulfo Ligodia –Iarratana –Buchero –Palatiolo –
Ragusa Modica –Sycla –Notho –Lentino cum casali bus.
Sulle stesse missive Re Pietro III ordinava che tutti i
Cavalieri,fanti,balestrieri,arcieri, scudati si recassero in armi a
Randazzo , la località scelta per il campo militare entro e non
oltre il 22 settembre.(1282)
Ma le lettere più importanti scritte dalla cancelleria del nuovo Re
aragonese ai vari Comuni riguardano la richiesta di fodro
(il vettovagliamento per l’esercito ) .
La prima lettera di Re Pietro indirizzata al Commissario Roberto
de Adernione in qualità di Commissario per il frodo porta la data
del 27 sett 1282(XI indizione) da Randazzo e in questa lettera ci
sono le città lombarde dislocate all’interno della Sicilia :
Trayne – Gallani – Castri iohannis –Boli –Aydone – Adernionis –
Paternionis –Sancta Anastasie –Vallis Currentis – Catanie – Jacii .
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Vi è poi un’altra lettera da Messina che porta la data del 6 ott
1282 con la quale Re Pietro rimprovera gli uomini di Raccuja di
non avere mandato il fodro.
Insiste affinchè ,senza indugio ,si rechino a Messina e vi spediscano
il fodro e conclude per la ricezione delle lettere che mandino
prontamente una risposta .
Una simile lettera(similes fuerunt misse hominibus terrarum et
casalium que sequuuntur scilicet ) viene inviata ad AYDONIS .
Un’altra lettera importante con la stessa data Re Pietro III ordina
al capitano ed agli uomini di Raccuja di procedere all’elezione dei
Giudici ed altri Ufficiali per l’anno corrente della XI indizione e di
mandargli il decreto di elezione per la conferma.
Anche questa missiva viene inviata ad AYDONE
Il 27 ott 1282 Re Pietro III scrive agli uomini di Sutera che avendo
convocato per il 15 Novembre il Parlamento(generale colloquio)
a Catania per trattarvi gli affari della guerra,dello stato dell’isola e
della distruzione dei nemici ,vogliano mandarvi 4(quattro) loro
rappresentanti scelti fra i migliori(cavalieri) i mediocri (borghesi) e
i popolani (artigiani) o se lo desiderano anche più(contadini ?)
non senza aggiungere che non è possibile conseguire detti fini
,senza il danaro dell’Isola tutta.
La stessa lettera viene inviata ad Aidone :
ITEM SIMILIS UNIVERSIS HOMINIBUS AYDONE.
L’adesione politica al nuove Re aragonese veniva accettata e
condivisa soprattutto da borghesi e commercianti e per AIDONE
si possono rilevare i nomi di questa nuova classe sociale.
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Scriptum est baiulo et Iudicibus et universis hominibus aydoni pro
archeriis sive aliis armigeris peditibus viginiti sicut scriptum bajulo
et Iudicibus et universi hominibus terre de notho datum ut supra
Scriptum est bajulo et Iudibus aydoni pro equitibus sicut scriptum
fuit terre de notho nomina vero equitum inferius nominatur
Similis facta fuit IACOBO de Monaco datum ut supra
“ GUALTERIO de Amore
BARTHOLOMEO de Abalico
ROGERIO scorchavillano
LEONARDO ALBERTI Pisani
PERRON0 de Fessima
PETRO Ferrario
PHILIPPO de Machalda
MARCO de Niria
La lettera con la quale è possibile rilevare la ricchezza e la
popolazione di Aidone è stata scritta il 5 nov 1282 da Messina e
indirizzata al Giustiziere della Val di Noto Bonifacio de Camerana
e al Giustiziere di Castrogiovanni la richiesta di fodro è la
seguente :
AYDONUM frumento salme 100 ; ordei(orzo) salme 200 ;
Vaccas 30 ; Castrati 150;
Il 2 0ttobre Re Pietro entrò a Messina ,la città eroica che aveva
reso vano lo sforzo dell’esercito del suo rivale Re Carlo I d’Angiò.
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In monarca angioino preso da una collera indicibile gli inviò dei
messaggeri per avvertirlo che lo avrebbe attaccato e che avrebbe
conquistato il suo Regno d’Aragona mediante una guerra santa
poiché egli era stato scomunicato dal Papa.
In tal modo la Sicilia diventò di fatto un Regno autonomo ma
legato a quello d’Aragona , in nome e per conto dell’erede
legittima la Regina Costanza ovvero la nipote diretta di Federico
II Imperatore che rappresentava ancora la dinastia normannasveva.
La reazione di Papa Martino IV ,dopo la conquista della Sicilia di
Re Pietro III d’Aragona, fù appunto quella di scomunicarlo
anche per il suo Regno d’Aragona e nominò al suo posto il
principe Carlo di Valois figlio del Re Filippo III di Francia.
Papa Martino IV finanziò Carlo d’Angiò con una consistente
somma per approntare un esercito per fargli riprendere il possesso
della Sicilia .
Il potere del Re Pietro III in Sicilia poggiava sull’aiuto militare di
fedelissimi come Alaimo di Lentini (con la pugnace e bella moglie
Macalda Scaletta ) , il Conte Francesco Ventimiglia,
l’ammiraglio Ruggero Lauria, Gualterio e Pietro da Caltagirone.
D’altro canto il popolo siciliano orgogliosamente desiderava
essere libero dal dominio francese e accettò il nuovo Re
aragonese.
Venne lanciato un duello nel mese di Aprile 1283 fra il Re di Sicilia
Pietro III l’aragonese contro il francese Re Carlo d’Angiò e il
tramite fù Fra’ Simone da Lentini.
Tale duello doveva svolgersi a Bordeaux ch’era una zona franca
sotto l’influenza inglese, e gli sfidanti dovevano avere dalla loro
parte 100 cavalieri.
Ma in Sicilia i malumori di alcuni capi siciliani sfociarono in una
aperta ribellione.
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Promotore divenne Gualterio da Caltagirone coadiuvato da
Giovanni Mazzarino e Adenolfo da Mineo i nipoti del Gran
Giustiziere Alaimo da Lentini.
La ribellione scaturì nel momento in cui Re Pietro III partendo
per il duello di Bordeaux , dava l’incarico di regnare al figlio
Giacomo II come Vicario per la Sicilia mentre il regno d’Aragona
venne affidato al figlio maggiore Alfonso III.
Quel duello non era altri che un’ordalia che poteva finire con la
sua morte oppure quella del suo avversario e quindi la
designazione degli eredi per la successione al regno era un atto
dovuto.(ndr. un testamento con diversi testimoni).
Da Catania, città nella quale Re Pietro soggiornava quasi sempre,
il suo viaggio doveva svolgersi in direzione di Trapani per fare
vela verso la Provenza destinazione Bordeaux .
Re Pietro III prima di partire per il suo duello pensò di convincere
il riottoso Gualterio di Caltagirone.
Ecco spiegato perché Re Pietro con il suo contingente di cavalieri
ed armigeri arrivò in Aidone da Mineo e diede l’ordine di
sistemare il campo militare del suo esercito.
( ndr. la contrada è denominata ancora oggi Campo Pietro al confine
con il territorio di Mineo e Caltagirone.
In tale circostanza ci fù un delatore (Graziano da Nicosia ?) che
espose a Re Pietro III presso il campo la congiura e le trame
oscure di Gualterio di Caltagirone , accusandolo di alto
tradimento in combutta con gli Angioini.
Nel campo militare c’erano Giacomo II e il Gran Giustiziere
Alaimo e siccome Re Pietro aveva deciso di battere quanto prima
l’avversario(Carlo d’Angiò) a duello ed anche per evitare pericoli
al suo Regno d’Aragona poichè suo fratello Giacomo II di
Maiorca , aveva stretto un’alleanza con i francesi,decise di
incaricare suo figlio in qualità di Vicario.
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Re Pietro III il grande riteneva che le ribellioni in Sicilia non ci
sarebbero più state perché aveva intenzione di governare l’Isola
nominando Re il figlio minore Giacomo II con l’obbligo di
renderla autonoma e indipendente dal Regno d’Aragona , ma
legata per la difesa con un comune esercito siculo-aragonese.
Lasciato il compito di domare Gualterio al Gran Giustiziere
Alaimo e suo figlio Giacomo II , Re Pietro III partì subito.
Frattanto però Gualterio fuggì da Caltagirone e si rifugiò presso il
castello di Butera .
Poi ci fù un’altra ribellione popolare a Noto, per cui il Gran
Giustiziere Alaimo con l’infante Giacomo II insieme all’esercito si
recarono in quella città.
Alaimo senza perdere tempo prese i ribelli Tano Tusco,
Bongiovanni, Bajamonte d’Eraclia e i suoi nipoti Adenolfo da
Mineo e Giovanni Mazzarino e li fece trasferire in carcere a
Caltagirone.
Mentre l’infante Giacomo II con il grosso dell’esercito si accampò
su un monte vicino (Grassuliato?) il saggio Alaimo da Lentini
cercò di convincere Gualterio a prestare giuramento al nuovo
Vicario di Sicilia e lo trovò insieme ai suoi 70 armati toscanacci
( soldati mercenari ) nel Castello di Mazzarino a consumare un
pasto.
Il vecchio Alaimo , a cui lo stesso Gualterio da Caltagirone era
legato da vera amicizia , lo convinse a desistere dalla ribellione
e quindi ritornò dal reggente Giacomo II per informarlo della
tregua.
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Ma alcuni consiglieri di Re Giacomo II lo misero in guardia per un
presunto patto segreto fra Alaimo da lentini e Gualterio da
Caltagirone e per la parentela dei suoi nipoti Adenolfo e Giovanni
Mazzarino.
Il Gran Giustiziere Alaimo era un vero uomo da parola tant’è che
durante l’assedio di Messina non aveva ceduto alle lusinghe degli
Angioini.
La sua giovane e focosa moglie Macalda ch’era una vera guerriera
in quella circostanza soggiornava nel castello di Aidone ( per una
tresca amorosa con qualche cavaliere ? ) era particolarmente
invisa dalla Regina Costanza per una sua profferta amorosa a Re
Pietro III.
Il Gran Giustiziere Alaimo era malvisto dalla corte a causa del
comportamento orgoglioso di sua moglie Macalda ,anche se
dobbiamo rilevare che lo stesso Re Pietro gli aveva affidato le
sue armi per proteggere la sua famiglia.
Quando il valoroso Alaimo ritornò a Messina il suo Ufficio di
Gran Giustiziere gli pervenne la notizia di una nuova sommossa
popolare ordita sempre da Gualterio da Caltagirone.
Gualterio questo impavido guelfo siciliano aveva nottetempo
liberato i suoi amici a Caltagirone.
La caccia si riprese e questa volta il gran vecchio Alaimo non
poteva fare nulla per salvare i ribelli.
Con l’esercito siculo-aragonese il Gran giustiziere Alaimo su
ordine di Re Giacomo II piombò su Caltagirone e fece arrestare i
rivoltosi e dopo atroci torture li condannò a morte.
Gualterio insieme a Francesco da Todi (capo dei mercenari) e
Manfredi de Monti furono giustiziati nel campo S. Giuliano di
Caltagirone .
Adenolfo da Mineo e Giovanni Mazzarino erano fuggiti via,
avvisati in tempo da amici .
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Val la pena di ricordare che prima di morire Gualterio da
Caltagirone orgogliosamente gridò : Bonu statu e Libirtà.
Bongiovanni da Butera venne giustiziato nella piazza di Mineo ,in
tale circostanza era presente Frà Perrone d’Aidone.
Dopo il mancato duello a Bordeaux per colpa del suo avversario
Carlo , Re Pietro III ritornò in Sicilia per un breve periodo ma
dovette ritornare in Aragona per difenderla da una invasione
francese guidata dal Re di Francia Filippo III l’ardito.
Il suo avversario Re Carlo I d’Angiò che aveva una flotta navale
in Provenza diede l’ordine al figlio Carlo II (lo zoppo) di
attenderlo a Napoli, per costituire una grossa armata navale per
invadere la Sicilia.
Ma l’incursione improvvisa a Napoli della flotta siculo-aragonese
comandata dall’abile Ammiraglio Ruggero Lauria provocò
l’intempestiva mossa azzardata di Carlo II d’Angiò che venne
sconfitto e venne preso prigioniero.
Alaimo da Lentini al Parlamento siciliano di Palermo prese la
parola in favore dell’infante angioino Carlo II evitandogli una
sicura condanna a morte e tutto ciò lo mise in cattiva luce.
Questo atteggiamento benevolo nei confronti di Carlo II d’Angiò
di Alaimo da Lentini venne interpretato dalla corte di
Re Giacomo II come un accordo sottobanco con il nemico .
Giacomo II inviò il gran Giustiziere alla corte del padre Pietro in
Aragona ,per il giudizio a cui doveva essere sottoposto.
Nel frattempo furono presi prigionieri i suoi nipoti Adenolfo e
Giovanni e spediti anch’essi a Barcellona in attesa del loro
destino.
L’anno 1285 erano morti i tre protagonisti della guerra fra
angioini e siculo-aragonesi : Re Pietro III d’Aragona e di Sicilia ,
Re Carlo d’ Angiò e il Papa Martino IV .
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
La regina Costanza si oppose con fermezza al disegno politico del
nuovo Papa Onorio IV (al secolo card. Giacomo Savelli 1285-
1287) ) di riassegnare la Sicilia alla casata d’Angiò e fece nominare
dal Parlamento siciliano il figlio Giacomo II Vicario del Re di
Sicilia mentre il suo primogenito Alfonso III succedeva al padre sul
trono d’Aragona,Catalogna e Valencia .
Costanza di Svevia era una degna Regina che tutelò sempre la sua
amata Sicilia .
Infatti si fece nominare da Re Alfonso III e dallo Vicario del Re
Giacomo II come tutrice dei suoi figli minori Federico e Violante.
Re Carlo I d’Angiò prima di morire aveva lasciato i suoi titoli e
il Regno di Sicilia (Campania,Puglia,Calabria e Basilicata) al figlio
Carlo II , ma poiché questi era ancora prigioniero in Aragona,
per avere la validazione da parte della Chiesa di Roma aveva
nominato reggente suo nipote il Conte Roberto II d’Artois.
Papa Onorio IV affiancò al reggente Roberto II d’artois come
legato pontificio il cardinale Gherardo da Cremona. che
conosceva bene le vicende siciliane.
Re Pietro III aveva lasciato il figlio Giacomo II come Vicario di
Sicilia e sappiamo che Giacomo aveva spedito in Catalogna il
Gran Giustiziere Alaimo da Lentini alla fine del 1284.
L’azione repressiva di Re Giacomo II nei confronti dei ribelli fù
alquanto spietata poichè fece decapitare a Messina il capitano dei
Comuni lombardi Simone da Calatafimi.
Simone deluso dalla politica aragonese aveva ripreso dei contatti
con gli angioini ed era sostenuto dal partito guelfo(papista)
siciliano.
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Poi venne torturato ed ucciso il fratello di Macalda , Matteo
Scaletta nel gennaio 1285 e perciò Adenolfo da Mineo e Giovanni
Mazzarino chiamati entrambi in causa dal morente come
congiurati fecero uccidere il notaio Graziano da Nicosia colui che
aveva scritto le lettere alla corte angioina .
Adenolfo da MIneo e Giovanni Mazzarino per ordine di Re
Giacomo II furono arrestati e spediti in Catalogna per sostenere
l’accusa contro il loro parente Alaimo da Lentini.
La pugnace Macalda venne arrestata con i suoi figli e spodestata
di ogni bene (feudo di Ficarra) , ma coraggiosamente rispose al
rapace Ruggero Lauria dicendogli che senza l’impegno dei patrioti
siciliani Re Pietro III non avrebbe mai potuto conquistare la
Sicilia.
Alfonso III come Regnante dell’Aragona-Catalogna-Valencia-
Sicilia non si oppose alla richiesta del fratello Giacomo II Vicario
dell’Isola di riavere Alaimo e i suoi nipoti fidandosi della sua
parola.
Venne dato da Re Giacomo II l’ordine segreto all’Ammiraglio
Bertrando de Cannelis ch’era quello di buttare a mare i tre prima
di approdare in Sicilia.
Così l’esecuzione a morte venne eseguita in prossimità dell’isola di
Marettimo.
La dignità e il coraggio di Alaimo da Lentini e dei suoi nipoti
Adenolfo e Giovanni dimostrati in punto di morte sono stati
evidenziati con la testimonianza diretta di un testimone come
Bartolomeo di Neocastro.
Re Giacomo II sollecitato da Ruggero Lauria e Giovanni da
Procida non ebbe tanti scrupoli per la condanna a morte di questi
patrioti siciliani che avevano aiutato la casa d’Aragona .
Ci fù un risentimento di molti siciliani per l’ingiusta morte del
coraggioso Alaimo da Lentini e dei suoi nipoti.
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Papa Onorio IV (al sec. card. Giacomo SAVELLI )raccogliendo l’eredità
del suo predecessore Martino IV ch’era stato abbastanza duro
con la Sicilia cercò di rimediare ai mali degli Angioni nei confronti
dei siciliani con una sua bolla :
Constitutio super ordinazione regni SICILIAE del 17 sett 1285 “
Papa Onorio IV si mostrò duro contro i figli di Re Pietro III
d’Aragona scomunicandoli entrambi.
Rifiutò le suppliche inviate da Re Giacomo II tramite i suoi
Ambasciatori Gilberto di Castellet e il messinese Bartolomeo di
Neocastro .
Ed ecco che entra in punta di piedi nella storia la vicenda di
Fra’ Perrone d’Aidone.
Papa Onorio IV promulgò le sue leggi(Bolla) per la Sicilia
improntate sulla giustizia, pace e sulla difesa del popolo contro i
governanti , ma al contempo perseguì un disegno politico
inviando nell’Isola due domenicani.
Fra’ Perrone di Aidone e Fra’ Antonio del Monte Gargano
(pugliese) con le loro lettere firmate da Papa Onorio IV e i sigilli
della Chiesa si avviarono per la missione politica al fine di indurre
il popolo siciliano alla rivolta contro gli aragonesi, definiti
usurpatori del Regno e scomunicati.
Fra’ Perrone e Antonio arrivarono a Randazzo e si recarono
presso l’Abate Guglielmo di Maniace mostrandogli le lettere del
Papa e la Bolla.
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
I due comunicarono all’Abate che il Santo Padre dava indulgenze
a chiunque si ribellasse contro l’illegittimo sovrano aragonese e la
sua corte straniera ma soprattutto giurava fedeltà alla Chiesa di
Roma.
L’abate Guglielmo di Maniace da fervente guelfo siciliano cercò
di organizzare un nucleo di ribelli con i suoi nipoti Niccolò e
Francesco di Messina e poi un certo Bonamico Bardi , Giovanni
Calamida da Troina e tanti altri di Randazzo.
Fra’ Perrone e frà Antonio si portarono a Messina per
nascondersi presso il Monastero delle suore di S. Maria delle Scale
e cercavano di contattare altri ribelli siciliani.
Le spie a quel tempo non mancavano di certo ; Matteo da
Termini il Maestro razionale del Regno di Sicilia (Primo Ministro)
venne incaricato da Re Giacomo II di scoprire chi tramava contro.
L’abile Matteo con la collaborazione di due frati minori Simone
da Ragusa e Raimondo (il catalano) tese una trappola ai due
emissari papali con l’aiuto di una giovane mendicante.
Fra’ Perrone d’Aidone e Antonio di Monte Gargano furono
condotti direttamente dal Vicario Giacomo II , il quale leggendo
le lettere e la bolla papale di Onorio IV e consigliato da sua
madre la Regina Costanza , per evitare ancora scomuniche pensò
di rinviarli dotandoli di vestiti,denaro con una barca a Napoli.
Giacomo II lo fece anche per riallacciare in qualche modo i
rapporti politici con la Chiesa di Roma , sollecitato da sua madre
Costanza ed anche dallo stesso fratello il Re Alfonso III che
aveva avviato una politica per una pacificazione con la Chiesa e la
Francia.
Nel frattempo l’Abate Guglielmo di Maniace ch’era fuggito a
Palermo venne preso prigioniero e condotto a Malta.
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Successivamente venne trasferito a Messina ed infine venne
rimandato a Roma dal Papa Onorio IV in segno di amicizia e per
perorare la causa in favore del Vicario Giacomo II.
In quel periodo i religiosi avevano una marcia in più rispetto ai
ribelli comuni in quanto la potenza della Chiesa di Roma era
temuta da tutti.
Tutti gli altri congiurati furono presi e decapitati, all’infuori di
Bonamico de Bardi che con il suo contingente armato fuggì nei
boschi dell’Etna trovando rifugio presso altri amici .
Ma il furbo maestro razionale Matteo da Termini riuscì a
convincerlo a desistere e a giurare fedeltà alla casa d’Aragona, e
successivamente divenne uno dei fedelissimi di Re Giacomo II.
D’altronde lo stesso Re Giacomo II alla morte del padre avvenuta
l’11/11/1285 diventato Vicario della Sicilia , era suo obbligo
rispettare la volontà Re Pietro III.
Il testamento di Re Pietro III era quello di mantenere il Regno di
Sicilia autonomo dall’Aragona, ch’era sotto il fratello maggiore
Re Alfonso III , in quantochè l’Isola apparteneva per diritto
dinastico alla Regina madre Costanza.
La partita o meglio guerra fra gli Angioini e gli Aragonesi in Sicilia
era ancora aperta , come del resto in tutta quanta l’Italia
persisteva la lotta fra guelfi e ghibellini di dantesca memoria.
Papa Onorio IV aveva scomunicato i Vescovi siciliani che avevano
preso parte alla cerimonia del 2 febbraio 1285 a Palermo per
l’insediamento del Vicario o Vicerè della Sicilia Giacomo II.
Per il Papa il legittimo Re di Sicilia designato dalla Chiesa era
Carlo II d’Angio (lo zoppo) ma questi era ancora prigioniero.
Frattanto il Re d’Aragona e di Sicilia Alfonso III cercò di avviare
dei negoziati tramite il Re d’Inghliterra Edoardo I al quale era
legato da vincoli di parentela , per stipulare una pace evitando
conflitti con Papa Onorio IV e soprattutto con la Francia e il Re
Filippo IV il bello(figlio del defunto Re Filippo III l’ardito).
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Nel febbraio del 1287 stanco della sua prigionia Re Carlo II
d’Angiò firmò un patto in favore di Re Giacomo II rinunciando
alla Sicilia , ma Papa Onorio IV dichiarò nullo quel patto in
quanto doveva essere approvato e controfirmato dalla Chiesa di
Roma.
Il pugnace Fra’ Perrone con il suo fido Antonio si fecero avanti
e cercarono di convincere Papa Onorio IV per armare una nuova
flotta per attaccare la Sicilia da due punti.
Il primo attacco doveva svolgersi presso la costa orientale nella
zona “calda” di Catania Lentini ed Augusta dove era possibile che
il popolo siciliano si sollevasse per la nota vicenda di Alaimo da
Lentini e dei suoi nipoti .
L’altro attacco con la flotta doveva avvenire presso la costa
occidentale a Marsala o Trapani.
Papa Onorio IV non volle dare il suo assenso a questa audace
impresa poiché la considerava alquanto rischiosa , anche se si era
dimostrato duro con la casa d’Aragona con la scomunica di
Re Giacomo II.
Fra’ Perrone d’Aidone a cui certamente non mancava l’eloquio
riuscì a convincere i due reggenti del Regno angioino il Conte
Roberto II d’Artois e il legato pontificio Cardinale Gherardo di
Parma nel momento in cui morto Papa Onorio IV nella Chiesa
c’era ancora un vuoto di potere.
In breve tempo con l’aiuto di molte città che contribuirono con
monete,collette e doni si costituirono delle milizie francesi e
italiane.
Frà Perrone insieme ai reggenti il conte Roberto d’artois e card.
Gherardo da Parma promotori della guerra riuscirono ad allestire
a Brindisi una flotta composta da 40 galee,sotto il comando
dell’Ammiraglio Arrighino de’Mari e un esercito di 500 cavalieri e
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
5000 fanti sotto il comando di Rinaldo d’Avella capitano
generale a cui si aggiunse il Vescovo di Martorano ( come
delegato apostolico) e il capitano Riccardo Morrone con la
bandiera e la croce della Chiesa di Roma per imprimere a
quell’impresa l’alone di una guerra santa.
La strategia militare dell’Ammiraglio Arrighino prevedeva un
doppio attacco all’Isola per cui venne allestita un’altra flotta di
46 galee ed un altro esercito presso la città di Sorrento con la
partecipazione di tanti feudatari del Regno angioino.
La flotta con l’esercito angioino guidato dal capitano generale
Rinaldo d’Avella con i capi religiosi Frà Perrone e Fra’ Antonio
partì il 15 aprile 1287 da Brindisi e si portò direttamente a Malta
per evitare la sorveglianza della flotta aragonese, allocata sulla
costa nord-orientale della Sicilia e a Messina.
Il primo maggio su consiglio dell’esperto Fra’ Perrone d’Aidone
l’esercito sbarcò ad Augusta , il frate ben sapeva che la
popolazione era in parte assente per la partecipazione alla fiera
nella vicina città di Lentini.
Dal Castello di Augusta gli abitanti rimasti non vollero aprire la
porta poiché era ancora vivo il ricordo di una strage perpetuata
dai soldati francesi avvenuta anni prima durante il dominio
angioino.
Fra’ Perrone cercò di convincerli dicendo loro che il Santo Padre
voleva la liberazione della Sicilia dalla tirannide della Casa
d’Aragona e che Re Giacomo II era uno scomunicato e quindi un
Re illegittimo.
Ci fù la protesta di un vecchio un certo Paccio testimone della
crudeltà angioina che gli rispose sarcasticamente:
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Tenghiam noi madre la Chiesa e nemico chi adesso la regge
poiché manda un’armata a conquistare la nostra patria!!! e poi
rivolgendosi a tutti gli altri disse loro : chiedete voi stessi al
cardinale Gherardo di Parma :
se Dio avesse mai comandato di spargere sangue dei cristiani
per asservire altri cristiani !!!
se egli vi risponde di sì mente spudoratamente perché la fede
cristiana della Chiesa è munita di sole tre cose : la croce,l’umiltà
e la soave parola!!!
A questo punto l’esercito angioino riuscì con la forza a
conquistare il castello di Augusta ; intanto scattò l’allarme
generale nella città e gli abitanti cercarono di rifugiarsi in posti
sicuri.
Re Giacomo II venne avvisato a Messina e si meravigliò perché ai
suoi informatori era sfuggito questo improvviso sbarco del
nemico.
Giacomo chiamò a raccolta i suoi feudatari e le milizie da ogni
città siciliana disponibile,mandando messaggeri a cavallo
ovunque.
Frattanto era arrivato a Messina l’Ammiraglio Ruggero Lauria
ch’ era andato a Saragozza per l’investitura di Re Alfonso III e si
diede da fare per allestire al più presto una potente flotta ed un
valido esercito.
Giacomo II come Vicario era adulato dalla sua corte e fù preso
dalla bramosia di comandare la flotta navale e l’esercito.
Ma l’orgoglioso Ruggero Lauria lo riportò alla realtà
ricordandogli che le sue vittorie navali presso il porto di
Barcellona non solo avevano permesso a suo padre Re Pietro III
di vincere i francesi ma anche gli angioini .
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Dopo avere dato il comando assoluto all’Ammiraglio Ruggero
Lauria , Re Giacomo II mise al sicuro sua madre la Regina
Costanza nella fortezza di Matagrifone di Messina e con un
contingente armato si portò a Taormina.
Successivamente si recò ad Aci ed infine a Catania dove organizzò
un esercito con 1000 cavalieri e migliaia di fanti .
Nella cittadina etnea Giacomo aveva trovato molti aderenti .in
seguito ai fatti precedentemente accaduti.
Giorni prima l’audace Fra’ Perrone con il fido Antonio avevano
cercato di conquistare Catania conducendo un grosso contingente
armato da Augusta e introducendo alcuni cavalieri francesi
all’interno della città presso alcuni giovani loro amici , lo fecero
con l’appoggio della flotta angioina che si era portata a due
miglia dal porto etneo.
La popolazione catanese si dimostrò fedele a Re Giacomo II tanto
che un catalano Martino Lopez e un certo Forte Tedeschi con soli
10 cavalieri e 50 balestrieri attaccarono il contingente angioino
guidato da Fra’ Perrone d’Aidone (profondo conoscitore dei
luoghi) mentre cercava di passare il fiume Simeto e riuscirono a
decimarlo pesantemente.
Poi arrivò l’Ammiraglio Ruggero Lauria con la sua flotta
composta da 20 galee più 13 navi veloci e con l’ esercito
siculo-aragonese composto da un reparto di terribili almugaveri.
Per questa ulteriore guerra contro il nemico angioino Re
Giacomo II aveva convocato a Catania il Parlamento siciliano per
chiedere i mezzi (la moneta e il fodro ) contro il nemico , secondo
la legge della corona catalana già istituita da suo padre Re Pietro
III ed accettata da lui rispettoso delle consuetudini.
Alla causa di Re Giacomo II aderirono parecchi esponenti della
nobiltà siciliana come Riccardo Passeneto di Lentini,
Riccardo di S. Sofia, Raimondo Alamanno , Corrado Lancia
Matteo da Termini, Antonio Papè di Piazza e tanti altri.
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Frattanto la flotta siculo-aragonese sotto il comando di Ruggero
Lauria si portò il 13 maggio ad Augusta e attaccò subito quella
angioina ,ridotta di numero poiché alcune navi , erano già
partite in direzione di Marsala.
Nella cittadina di Augusta s’ingaggiò una lotta fra l’esercito
angioino guidato da Rinaldo d’Avella e quello
siculo-aragonese comandato dal Maresciallo degli almugaveri
Raimondo Alaman.
In poco tempo Fra’ Perrone e i suoi si rifugiarono nel munito
Castello di Augusta .
L’ultimo suo tentativo di convincere molti soldati siciliani per la
giusta causa della Chiesa gli era andato male.
L’Ammiraglio Ruggero Lauria attraverso la confessione di due
prigionieri riuscì a conoscere il piano militare dei nemici e seppe
che la flotta angioina da Sorrento guidata da Arrighino de Mari
doveva sbarcare a Marsala per congiungersi con l’altra già
sbarcata ad Augusta .
L’esercito di Re Giacomo II pose l’assedio al castello di Augusta
da tutti i lati sia per mare che per terra .
L’ esercito siculo-aragonese controllava il nemico ingabbiato in
quella fortezza , edificata al tempo dell’Imperatore Federico II ed
era considerata una delle più sicure della Sicilia.
Re Giacomo II consigliato dall’Ammiraglio Lauria diede
disposizione ai suoi messaggeri di andare a Marsala per
comandare a Berardo di Ferro di difenderla dall’attacco della
flotta angioina.
Nel contempo furono inviati dei messaggeri a Bonifazio e Oberto
di Camerana che operavano a Corleone per rinforzare le difese
con altri soldati e cavalieri tutta la costa occidentale sino a
Palermo.
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L’assedio di Augusta poneva in una condizione estremamente
difficile l’esercito angioino per la scarsità dell’acqua e del cibo.
Re Giacomo II intimò la resa al capitano Rinaldo d’Avella
attraverso la mediazione di Corrado Lancia, ma ottenne
una risposta negativa poiché era Fra’ Perrone d’Aidone
prendeva le decisioni per tutti.
Vennero costruite alcune ingegnose armi come torri mobili con
delle ruote e delle macchine manovrate da mangani che
scagliavano massi all’interno del Castello.
L’’esercito regio di Giacomo II era organizzato dal Maresciallo
degli almugaveri Raimondo Alaman de Cervellon ch’era uno dei
migliori capitani catalani che Re Pietro III s’era portato in Sicilia.
Ma gli assediati malgrado gli attacchi delle macchine resistevano,
e addirittura riuscirono a prendere prigioniero il cavaliere
Ruggero Spatafora, e a bruciare alcune torri d’assalto e Il
cosiddetto gatto l’ ariete utilizzato per sbriciolare le mura.
Dopo 34 giorni la situazione si fece alquanto tragica; non
pioveva e in mezzo al fetore di tanti cadaveri per la mancanza
d’acqua gli assediati furono costretti a cibarsi della carne dei loro
cavalli e bere il sangue per dissetarsi.
Un cavaliere napoletano un certo Giovanni Boccacarsula con il
suo contingente di soldati pugliesi , insofferente , si era ribellato
cercando la resa , ma venne fatto decapitare senza tanti
complimenti da Fra’ Perrone ostinato nei suoi propositi di
resistere ad ogni costo.
La popolazione all’interno del Castello era prigioniera fra gli
Angioni (gli assediati) e l’esercito siculo-aragonese (gli assedianti)
totalmente stremata per la fame e la sete , chiese perdono Re
Giacomo II.
Re Giacomo II , d’indole riflessiva (per questo motivo venne poi
chiamato il giusto) evitò qualsiasi condanna a morte e concesse
il perdono alla popolazione.
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Dopo questo episodio il 23 giugno 1287 al quarantesimo giorno
il Capitano Rinaldo d’Avella avuta la parola dal Re Giacomo II ,
e in accordo con il Conte Riccardo Murrone e il legato papale
Vescovo di Martorano consegnò il suo esercito e le sue armi
In tal modo tutti i soldati assediati si salvarono da una sicura
condanna a morte , evitando la vendetta da parte degli aragonesi
in odio a Re Carlo I d’Angiò che anni prima non aveva avuto
nessuna pietà per i suoi prigionieri siciliani facendogli uccidere
tutti.
Il combattivo Fra’ Perrone d’Aidone non si arrese, bensì ,
battendo forte il suo capo alla parete , si uccise per evitare la
vergogna della sconfitta o forse si pentì per quella sua audace
impresa che aveva provocato tante vittime innocenti.
In ogni caso il ricordo di questo combattivo Fra’ PERRONE
d’Aydone rimase sempre vivo nella memoria storica della
popolazione aidonese , tant’è che venne intitolata a lui la
Piazza antistante S. Domenico (attuale Piazza Dante).
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
S.DOMENICO GUZMAN
STEMMA dei PP.Domenicani
stemma della Casa d’Angiò con
l’acquisizione del Regno di GERUSALEMME
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
CARLO d’angiò viene incoronato dal Papa CLEMENTE IV RE di SICILIA
Carlino d’oro emesso con l’effigie di RE CARLO
e sullo scudo i gigli della Francia
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Saluto d’oro emesso da CARLO I d’ANGIO’
per il Regno di Napoli e della Sicilia
la simbologia dello scudo della Casata d’Angiò
l’Angelo che saluta S.MARIA
saluto d’argento denominato carlino
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
CARLO II d’Angiò lo zoppo
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
quadro di Francesco Hayez nel quale sono stati raffigurati
i VESPRI SICILIANI con l’uccisione del francese Droetto
Chiesa S. SPIRITO di PALERMO
Luogo dei VESPRI SICILIANI
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Cronaca della Casa d’Aragona di RE PIETRO III il grande
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
arrivo della flotta aragonese in Sicilia (sbarco a Trapani )
con la corona c’è il RE PIETRO d’Aragona marito di COSTANZA figlia di RE
MANFREDI
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RE PIETRO III d’Aragona e Primo di SICILIA
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
reparto di ALMUGAVERI catalani fanteria armata di RE PIETRO III
d’Aragona
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PAPA MARTINO IV
al sec. card. Simon de Brion ( 1281-1285)
il sommo poeta DANTE lo cita nella sua COMMEDIA (divina)
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
RE PIETRO III d’Aragona accoglie i delegati di PAPA MARTINO IV
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
stemma dell’ARAGONA
RE PIETRO III d’Aragona e I di SICILIA raffigurato come FEDERICO II Imperatore
lo stemma del REGNO di SICILIA con le aquile di RE MANFREDI
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stemma della SICILIA con le aquile aragonesi
La battaglia di RE PIETRO III d’Aragona e Sicilia contro il Re di Francia FILIPPO III
l’ardito
(Cronaca di Giovanni VILLANI)
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Fossa de Mar località della costa di BARCELLONA nella quale avvenne una
battaglia navale fra RE PIETRO III e RE FILIPPO III l’ardito
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Cattedrale di GIRONA città difesa da RE PIETRO III
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RE PIETRO III con il suo esercito presso Las Panizas
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libro di RE PIETRO III
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VILLAFRANCA DE PENEDES
RE PIETRO III d’Aragona muore in questa località
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Tomba di RE PIETRO III ( il grande)
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Monastero di SANTA CREUS
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BARCELLONA Cattedrale
Tomba della Regina di Sicilia COSTANZA accanto a quella del figlio RE ALFONSO III
COSTANZA la regina siciliana la figlia di RE MANFREDI che sposò RE PIETRO III d’Aragona e
fù madre di tre Monarchi catalani :
RE ALFONSO III ,GIACOMO II e FEDERICO III e della Regina del Portogallo ISABELLA ( la Santa )
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
BARCELLONA –
statua di RE ALFONSO III primogenito e successore di RE PIETRO III
nel regno d’Aragona
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Tomba di RE CARLO d’Angiò antagonista di RE PIETRO III
Stemma della famiglia di ALAIMO da LENTINI
Gran Giustiziere del Regno di SICILIA sotto RE PIETRO III d’Aragona
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
PAPA ONORIO IV ( al sec. card. Giacomo SAVELLI )
durante il suo Pontificato dal 1285 al 1287 frà PERRONE di AIDONE
tentò l’impresa di riconquista della SICILIA
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
GIACOMO II d’Aragona – Vicario nel Regno di Sicilia
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monete di RE PIETRO III d’Aragona e Sicilia
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Pierrale d’argento di RE PIETRO III e la regina COSTANZA
coniato nella zecca di MESSINA
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Pierrale d’argento di RE GIACOMO II
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
RE GIACOMO II Re d’ARAGONA e di SICILIA con la sua corte a
BARCELLONA ascolta con interesse il filosofo religioso
RAIMONDO LULLO
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
PAPA ONORIO IV con la sua Bolla per la SICILIA
dietro due consiglieri (Fra’ PERRONE d’AIDONE e Fra’ANTONINO di
Monte Gargano?)
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stemma papale di PAPA ONORIO IV
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Ruggero LAURIA –
Ammiraglio del Regno d’Aragona e di Sicilia – statua a
BARCELLONA
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
PAPA NICCOLO’ IV dal 1288 al 1292( al sec. card. Girolamo Masci )
il successore di ONORIO IV cercò un accordo con
RE GIACOMO II d’Aragona e RE CARLO II d’Angiò
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
ROBERTO d’Angiò figlio di CARLO II nipote di CARLO I di Provenza
Duca di Calabria e successivamente RE di NAPOLI
conquistò AIDONE nel 1299 con il tradimento di GIOVENCO degli
UBERTI
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Tombe di RE GIACOMO II e della moglie BIANCA d’Angiò
Monastero di SANTA CREUS
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
castello di SCALETTA ZANCLEA dimora di MACALDA moglie di ALAIMO da
Lentini
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Reparto di cavalieri
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
I GIGANTES di Villapenedes (CATALOGNA)
RE PIETRO III d’Aragona con la Regina di Sicilia COSTANZA
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Castello di AUGUSTA
il 23 giugno 1287 Fra’ PERRONE d’AIDONE si uccise battendo la testa al muro
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
interno del Castello di AUGUSTA
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
Simbolo della Casa d’Aragona di RE PIETRO III il grande
e dei figli RE ALFONSO III e GIACOMO II
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La storia di AIDONE a cura di Umberto DIGRAZIA
ISABELLA Regina del PORTOGALLO
figlia di RE PIETRO III il grande e di COSTANZA
venne proclamata Santa come Terziaria
affresco nella Chiesa di S.FRANCESCO (PP.CAPPUCCINI)
di Aidone l’attuale Museo archeologico
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