Il destino di un uomo - Mario Biondi
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Verso il <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> agosto ci si poteva aspettare l’arrivo delle prime piogge, dopo<br />
<strong>di</strong> che il budello sarebbe tornato <strong>di</strong>fficilmente affrontabile.<br />
Aveva passato l<strong>un</strong>ghi minuti a nuotare guar<strong>di</strong>ngo sotto la cascatella, esaminando<br />
a <strong>un</strong>o a <strong>un</strong>o sp<strong>un</strong>zoni e tacche della roccia, stu<strong>di</strong>ando il modo <strong>di</strong> risalirla.<br />
A poco a poco, a furia <strong>di</strong> graffi, contusioni e ricadute a capofitto nell’acqua,<br />
lo aveva scoperto. Aveva imparato ad andare su e giù con la velocità <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />
gatto.<br />
“Forza, an<strong>di</strong>amo a vedere”, aveva finalmente esortato l’amico.<br />
Donato era incerto. L’oscurità del budello gli faceva paura quasi come<br />
l’abisso dell’acqua. Ma <strong>di</strong> fronte all’amico non lo avrebbe mai ammesso. Era<br />
d<strong>un</strong>que riuscito a tergiversare per <strong>un</strong> po’, ma alla fine aveva dovuto cedere.<br />
Risalita la cascatella, i due ragazzi si erano inoltrati nell’angusto corridoio<br />
<strong>di</strong> roccia, balzando <strong>di</strong> masso in masso e reggendosi alle scabre pareti. Lino aveva<br />
con sé il suo bastone. Se l’era portato <strong>di</strong>etro a nuoto per tutto il laghetto.<br />
Non se ne separava mai. Lo aveva fatto lui stesso, incidendovi con <strong>un</strong> temperino<br />
nella parte superiore <strong>un</strong> pomolo in forma <strong>di</strong> rozza testa coronata. Lo chiamava<br />
il suo ’’scettro’’. Dava la stura a inarrestabili voli <strong>di</strong> fantasia.<br />
I due ragazzi avevano inoltre dovuto portarsi <strong>di</strong>etro anche il cane Tabuj,<br />
che li aveva seguiti nel laghetto e che <strong>di</strong> conseguenza avevano dovuto issare a<br />
braccia fino alla sommità della cascatella. <strong>Il</strong> cielo, sopra <strong>di</strong> loro, era ridotto a<br />
<strong>un</strong>a tortuosa striscia azzurra. Stretta, remota, irraggi<strong>un</strong>gibile. Superati pochi<br />
metri, però, il percorso si faceva meno ripido e più agevole. <strong>Il</strong> cane vi si era avviato<br />
<strong>di</strong> corsa, <strong>di</strong>stanziandoli.<br />
Più in alto ancora, la roccia aveva ceduto alla pressione delle acque, franando<br />
e formando <strong>un</strong>o slargo. Uno stretto c<strong>un</strong>eo <strong>di</strong> ghiaia nera, largo non più<br />
<strong>di</strong> cinque metri e profondo non più <strong>di</strong> tre. Da quel p<strong>un</strong>to il corso del torrente<br />
<strong>di</strong>veniva veramente impercorribile. I due ragazzi si trovavano ai pie<strong>di</strong> della cascata<br />
che scendeva rombando sul versante occidentale del Pas des Sarrazins. <strong>Il</strong><br />
rumore dell’acqua era <strong>di</strong>ventato <strong>un</strong> frastuono. <strong>Il</strong> luogo appariva <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria,<br />
solenne, minacciosa bellezza. Se ne erano sentiti intimi<strong>di</strong>re. Lasciato il greto,<br />
si erano seduti sulla ghiaia nera, a ridosso della roccia. Erano completamente<br />
nu<strong>di</strong>. La pelle delle braccia, delle gambe e del torso appariva escoriata in<br />
più p<strong>un</strong>ti. Molto più <strong>di</strong> quando si issavano fuori dal laghetto.<br />
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