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Affrontare argomenti ritenuti importanti per le generazioni future è uno degli obiettivi dell’insegnamento<br />

scolastico. Affrontarli in modo ludico e divertente è ciò che <strong>il</strong> brand <strong>Tempo</strong> ha scelto di fare anche<br />

quest’anno: da anni, infatti, si rivolge a insegnanti e alunni con progetti scuola che affrontano tematiche<br />

come, ad esempio, l’ecosostenib<strong>il</strong>ità e l’importanza di una sana e corretta alimentazione, argomenti che sono<br />

stati i “protagonisti” dei progetti scuola degli anni scorsi. E quest’anno chi sarà <strong>il</strong> “protagonista”? Partendo da<br />

molto lontano, nello spazio come nel tempo, <strong>il</strong> protagonista di quest’anno sarà... <strong>il</strong> pia<strong>net</strong>a Terra! Attraverso<br />

<strong>il</strong> progetto scuola “Allacciate le cinture: destinazione pia<strong>net</strong>a Terra” faremo un “viaggio nel tempo” per scoprire,<br />

facendo un salto di m<strong>il</strong>iardi di anni, come si siano formati l’universo e i pia<strong>net</strong>i per poi “concentrare” le<br />

energie e partire per un’altro viaggio alla scoperta del nostro pia<strong>net</strong>a, la Terra. Come è nata? I suoi continenti<br />

sono sempre stati così come li vediamo ora? Perché sarebbe molto diffic<strong>il</strong>e coltivare un ananas al Polo Sud? A<br />

queste e a molte altre domande verranno date delle risposte, naturalmente in modo semplice e divertente<br />

ma non per questo meno scientifico. In questo <strong>sussidiario</strong> verranno inoltre introdotti argomenti come i fattori<br />

climatici e si analizzeranno le produzioni mondiali delle principali fonti dell’alimentazione umana nonché delle<br />

risorse del sottosuolo.Vorranno essere solo un piccolo spunto e strumenti di lavoro che tu, insegnante, potrai<br />

sv<strong>il</strong>uppare e integrare alle materie scolastiche, modulandoli alle differenti età degli alunni. Per coinvolgere ancor<br />

più la tua classe, oltre al <strong>sussidiario</strong> in questo kit troverai un planisfero fisico sul quale, per ogni continente,<br />

disegnare/incollare immagini o quant’altro suggerisca la fantasia delle materie prime trattate nei vari capitoli del<br />

<strong>sussidiario</strong>. E per avere sempre sott’occhio “<strong>il</strong> luogo di nascita” degli alimenti che più frequentemente troviamo<br />

a tavola ci saranno le memocard “Da dove vieni?”. Ma non è tutto: per i tuoi alunni è stato ideato un concorso<br />

che metterà in palio premi per la classe: per partecipare basterà inviare un elaborato artistico inerente ai temi<br />

trattati all’interno del <strong>sussidiario</strong>.<br />

Ti auguriamo buon lavoro e... buon viaggio (nel tempo)!<br />

2<br />

Per gli insegnanti<br />

SOMMARIO<br />

Pag 3 ] Conoscere per capire<br />

Pag 3 ] Il Big Bang:<br />

un’esplosione di energia<br />

Pag 5 ] Pia<strong>net</strong>a Terra: pan per…<br />

thalassa!<br />

Pag 7 ] I continenti visti da vicino<br />

Pag 12 ] Dimmi che clima hai…<br />

Pag 14 ] Una “fabbrica”<br />

che non chiude mai!<br />

Pag 17 ] Non solo agricoltura<br />

Pag 19 ] Che <strong>il</strong> cielo ci aiuti<br />

Pag 19 ] Tutti i colori dell’Italia


CONOSCERE PER CAPIRE<br />

Intraprendere un viaggio nel tempo alla ricerca delle origini dell’universo e del nostro pia<strong>net</strong>a non è solo un<br />

viaggio decisamente affascinante ma può aiutarci a capire come <strong>il</strong> passato, ancora una volta, abbia influenzato presente<br />

e futuro. Come degli esploratori galattici, siamo partiti da molto lontano, dagli spazi infiniti della Via Lattea e,<br />

attraversando tempo e spazio, siamo “atterrati” sulla Terra, che sarà <strong>il</strong> nostro “campo base”. Da qui partiremo per<br />

un viaggio alla scoperta dei continenti, tra montagne, colline, pianure, climi e correnti e cercheremo di capire, ad<br />

esempio, come lo scioglimento dei ghiacci, tra una glaciazione e l’altra, abbia creato grandi e fert<strong>il</strong>i pianure. Pronti?<br />

Allacciamo le cinture e facciamo un salto temporale a ritroso di 14 m<strong>il</strong>iardi anni...<br />

IL BIG BANG: UN’ESPLOSIONE DI ENERGIA!<br />

Immaginate una bollicina migliaia di volte più piccola di una capocchia di sp<strong>il</strong>lo. Immaginatela mooooolto calda e<br />

densa, più densa della... cioccolata che bevete con tanto gusto nelle fredde giornate invernali: è questa, secondo<br />

gli scienziati, l’immagine dell’universo più di 14 m<strong>il</strong>iardi di anni fa! All’improvviso, però, questa bollicina esplose,<br />

<strong>il</strong> famoso Big Bang, scagliando nello spazio circostante i suoi frammenti: nacque così l’universo come oggi<br />

noi lo conosciamo. In una frazione di secondo ecco che spazio, tempo e materia ebbero inizio, e l’universo<br />

cominciò a crescere (e continua tutt’oggi a farlo) ad un ritmo incredib<strong>il</strong>e. L’energia prodotta dall’esplosione si<br />

trasformò in particelle di materia chiamate protoni, elettroni e neutroni che, unendosi, formarono i primi<br />

nuclei di idrogeno ed elio che, aggregandosi nell’arco di m<strong>il</strong>ioni di anni, diedero vita alle prime stelle e dunque alle<br />

prime galassie. Ma le galassie, come la Via Lattea di cui fa parte la Terra, non sono composte solo di stelle: ci<br />

sono gas, polveri, asteroidi e pia<strong>net</strong>i. Per capire l’origine dei pia<strong>net</strong>i dobbiamo fare un passo indietro e tornare<br />

alla nascita della stella: attorno ad una nuova stella si trovano dei... dischi di gas e polveri. Queste polveri, costituite<br />

per lo più di roccia e ghiacci, fondendosi tra loro, danno luogo ai pia<strong>net</strong>i terrestri, di cui la Terra fa parte.<br />

3


4<br />

Si fa presto<br />

a dire pia<strong>net</strong>a…<br />

Il sistema solare è costituito da una<br />

varietà di corpi celesti che vengono<br />

mantenuti in orbita dalla forza di gravità<br />

del Sole. I pia<strong>net</strong>i che fanno parte del<br />

sistema solare fino ad oggi conosciuti<br />

sono otto. Eccoli in ordine di distanza<br />

dal Sole: Mercurio, Venere, Terra, Marte,<br />

Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Ma i<br />

pia<strong>net</strong>i non sono tutti uguali: esistono<br />

pia<strong>net</strong>i “terrestri” e pia<strong>net</strong>i “gassosi”. I<br />

primi, a cui appartiene la Terra insieme<br />

a Mercurio, Venere e Marte, sono per lo<br />

più composti da roccia e metalli e hanno<br />

una struttura molto sim<strong>il</strong>e tra loro:<br />

un “cuore” metallico, un mantello di<br />

s<strong>il</strong>icati e una crosta. Sulla loro superficie<br />

si trovano crateri, montagne, canyon e<br />

vulcani. I pia<strong>net</strong>i gassosi, Giove, Saturno,<br />

Urano e Nettuno, sono chiamati così<br />

perché non hanno una superficie solida<br />

bensì sono costituiti da una combinazione<br />

(liquida e gassosa) di idrogeno,<br />

elio e acqua. Non sarebbe bello avere<br />

in classe un sistema solare in 3D? Ecco<br />

come fare: procuratevi cartoncini di<br />

diversi colori, compasso, f<strong>il</strong>o da pesca,<br />

righello, un bastone, forbici. Disegnate<br />

con <strong>il</strong> compasso e con <strong>il</strong> righello 2 cerchi<br />

dello stesso colore per ogni pia<strong>net</strong>a<br />

con <strong>il</strong> seguente diametro: Mercurio 1<br />

cm, Venere 2,5 cm, Terra 2,6 cm, Marte<br />

1,5 cm, Giove 29,5 cm, Saturno 25 cm,<br />

Urano 10,5 cm, Nettuno 10 cm, Plutone<br />

0,5 cm. Ritagliateli e con le forbici<br />

fate un taglio ad ogni cerchio dal bordo<br />

al centro. Attraverso <strong>il</strong> taglio, “incastrate”<br />

i due cerchi di ogni pia<strong>net</strong>a e fate<br />

un forellino sul bordo superiore annodando<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>o che servirà ad appendere<br />

(facendo in modo che i pia<strong>net</strong>i non si<br />

tocchino) <strong>il</strong> vostro “sistema sColare” al<br />

bastone!<br />

Il bosone di Higgs,<br />

la particella più famosa dell’universo<br />

Sembra <strong>il</strong> nome più adatto per un orsacchiotto ma in realtà è quello<br />

della particella più famosa del momento: è di pochi mesi fa, infatti, la<br />

conferma della sua esistenza da parte dei fisici ricercatori, fra cui ben<br />

600 italiani, del CERN di Ginevra. L’intuizione della sua esistenza, però,<br />

si deve al geniale fisico teorico e professore emerito dell’Università di<br />

Edimburgo Peter Higgs durante, pare, una gita tra le Highlands scozzesi<br />

nel lontano 1964. Fino agli inizi del XIX secolo, si pensava che l’atomo<br />

fosse, con neutroni, protoni ed elettroni, <strong>il</strong> più piccolo, e indivisib<strong>il</strong>e per<br />

definizione, costituente elementare della materia. Si scoprì poi che in<br />

realtà l’atomo era a sua volta costituito da particelle ancora più piccole,<br />

dette particelle subatomiche, che si distinguono in composte ed<br />

elementari.<br />

Le particelle elementari, dunque, sono i costituenti elementari della materia,<br />

sono uniche, indivisib<strong>il</strong>i e non composte da particelle più piccole.<br />

Nasce così la teoria delle particelle elementari, conosciuta anche<br />

come teoria standard. Ma torniano nelle Highlands: <strong>il</strong> prof. Higgs si<br />

rese conto che la teoria standard non spiegava perché mai le particelle<br />

elementari avessero una massa (per esempio, anche <strong>il</strong> nostro gatto<br />

è composto di particelle elementari raggruppate in atomi e decisamente<br />

di massa ne ha!). Ci doveva quindi essere una particella, <strong>il</strong> “bosone di<br />

Higgs” appunto, non ancora identificata, che “assicurasse” la massa a<br />

tutte le particelle subatomiche della materia, quelle da cui tutto deriva e<br />

da cui è nato l’universo. Ci sono voluti cinquant’anni per identificarla,<br />

e migliaia di menti pensanti al lavoro, ma alla fine l’intuizione del prof.<br />

Higgs è stata confermata: nell’acceleratore del CERN si sono scontrati<br />

m<strong>il</strong>iardi di protoni che hanno riprodotto le condizioni dell’universo<br />

pochi secondi dopo la sua nascita.


PIANETA TERRA: PAN PER... THALASSA!<br />

Sapete quanti anni ha la Terra? Non molti, in realtà, visto che ne ha<br />

“solo” 4,57 m<strong>il</strong>iardi. E come si sono formati i suoi continenti? Fu <strong>il</strong><br />

tedesco Wegener ad avere la geniale intuizione: guardando le carte<br />

geografiche notò come i prof<strong>il</strong>i del continente sudamericano e africano<br />

combaciassero. Secondo Wegener nel Paleozoico le terre emerse formavano<br />

un unico “supercontinente”, la Pangea (dal greco antico<br />

pan, tutto, e gea, terra) ed esisteva un unico “superoceano”, la Panthalassa<br />

(dal greco antico pan, tutto, e thalassa, mare) che si insinuava<br />

nella Pangea all’altezza della fascia equatoriale formando un grande golfo,<br />

chiamato mare della Tetide. Al di sopra di questo mare c’era la Laurasia,<br />

che frantumandosi diede origine all’America del Nord, all’Europa<br />

e all’Asia; al di sotto del mare della Tetide, invece, vi era la Terra di<br />

Gondwana, da cui nacquero l’America del Sud, l’Africa, l’India, l’Australia<br />

e l’Antartide. Semplificando la sua teoria, conosciuta come deriva dei<br />

continenti, possiamo dire che le terre emerse si siano spostate galleggiando<br />

come gli iceberg nell’acqua. Osteggiato dalla comunità scientifica,<br />

negli anni Sessanta ottenne la “rivincita”: la sua geniale intuizione<br />

divenne parte integrante della teoria della tettonica a placche.<br />

La Terra è come una CIPOLLA…<br />

Per poter spiegare la teoria della tettonica delle placche o a zolle<br />

(dal greco antico tekton, “costruttore”) dobbiamo capire di quanti “strati”<br />

è fatta la Terra. Possiamo immaginarla come una<br />

grande cipolla: se iniziamo a sbucciarla, lo strato più<br />

esterno è costituito dalla litosfera, formata dalla<br />

crosta e dal mantello superiore, l’astenosfera,<br />

la mesosfera, <strong>il</strong> mantello inferiore, <strong>il</strong> nucleo<br />

esterno e <strong>il</strong> nucleo interno. La litosfera è<br />

suddivisa in una ventina<br />

di frammenti rigidi<br />

e di dimensioni<br />

diverse: le placche<br />

o zolle. Assomi-<br />

Sei vecchio<br />

come una montagna!<br />

Se la Terra ha 4,57 m<strong>il</strong>iardi di anni,<br />

quanti “anni” hanno le catene montuose<br />

più famose del pia<strong>net</strong>a? Cercate di<br />

mettere in ordine cronologico crescente<br />

(dalle più vecchie alle più giovani)<br />

le seguenti catene montuose: <strong>il</strong> Giura,<br />

le Ardenne, i Vosgi, le Alpi, le Mesete, i<br />

Carpazi, i Balcani, le Alpi scandinave, gli<br />

Appennini, <strong>il</strong> Gran Paradiso, l’Adamello,<br />

la S<strong>il</strong>a, la Cordigliera delle Ande, i Pirenei,<br />

la catena himalayana.<br />

Risposte: le Ardenne, i Vosgi, le Mesete,<br />

le Alpi scandinave, <strong>il</strong> Gran Paradiso,<br />

l’Adamello, la S<strong>il</strong>a, la Cordigliera delle<br />

Ande, i Pirenei, la catena himalayana, le<br />

Alpi, gli Appennini, i Carpazi, i Balcani,<br />

<strong>il</strong> Giura.<br />

5


gliano alle tessere di un mosaico ma non sono ferme, e <strong>il</strong> movimento<br />

avviene tra i margini di separazione tra una placca e l’altra spingendosi,<br />

scontrandosi, separandosi, accavallandosi l’una sull’altra. È proprio questo<br />

ultimo “movimento” a scatenare <strong>il</strong> fenomeno dell’ OROGENESI<br />

(o nascita di sistemi montuosi): nello scontro tra 2 croste continentali,<br />

infatti, le due placche si sovrappongono e si accavallano l’una<br />

all’altra, dando così origine a catene montuose interne ai continenti.<br />

Ne sono un esempio le Alpi, la catena dell’Himalaya, i Pirenei e i Balcani.<br />

Se le montagne nascono dalle croste…<br />

... come nascono le colline e le pianure? A differenza delle montagne, che<br />

superano anche gli 8.000 metri, le colline non superano i 600. La loro<br />

origine è varia: possono essersi formate da materiali trasportati dal vento,<br />

da materiali alluvionali, da antichi vulcani ora spenti modellati dal tempo<br />

e dagli agenti atmosferici o, come le colline moreniche, essere costituite<br />

da detriti, ghiaia, sassi e terriccio che gli antichi ghiacciai hanno trascinato<br />

a valle.<br />

Le pianure, a seconda della loro origine, possono dividersi in:<br />

•<br />

6<br />

alluvionali, cioè formate da detriti (o sedimenti) come ciottoli,<br />

ghiaia, arg<strong>il</strong>la e sabbia, erosi e trasportati dai fiumi (fiumi che si<br />

formavano con lo scioglimento dei ghiacciai tra una glaciazione e l’altra)<br />

in bacini occupati dalle acque.<br />

• vulcaniche: che nascono in seguito alla fuoriuscita e al raffreddamento<br />

della lava e della cenere dei vulcani. Meno estese delle alluvionali,<br />

sono molto fert<strong>il</strong>i.<br />

•<br />

da bacini sedimentari o di sollevamento: nell’era mesozoica<br />

c’è stata una progressiva sedimentazione marina che ha dato origine a<br />

pianure sul fondo dei mari che, nelle ere successive, si sono innalzate a<br />

causa delle forti spinte provenienti dall’interno della Terra.<br />

Delta non è solo<br />

una lettera<br />

dell’alfabeto greco<br />

I fiumi che sfociano nel mare o<br />

nell’oceano hanno una foce a delta<br />

quando sfociano creando depositi di<br />

sedimenti “a ventaglio” e hanno una<br />

foce a estuario quando sfociano in un<br />

unico canale o ramo.<br />

Ma i principali fiumi del mondo che<br />

foci hanno? Scopritelo insieme! Ecco<br />

un breve elenco. Mississippi, Po, Congo,<br />

Danubio, Mekong, Gange, Indo, Senna,<br />

Tevere, Lena, Danubio, N<strong>il</strong>o, Rodano,<br />

Tamigi, Yukon, Mackenzie, Paranà, Rio<br />

de la Plata, Niger, Rio delle Amazzoni,<br />

Don, Volga.<br />

Un aiutino: i fiumi con le foci ad<br />

estuario sono 4, due in Europa, uno in<br />

Sudamerica e uno in Africa.<br />

Costruiamo la Terra<br />

Prendendo spunto da “La terra<br />

è come una cipolla” provate a<br />

realizzare un modellino di Terra in<br />

cui siano ben visib<strong>il</strong>i gli strati che la<br />

costituiscono. Per realizzarlo costruite,<br />

con la cartapesta, una sfera da cui<br />

rimuoverete “mezzo spicchio”. I tre<br />

lati interni, su cui verranno evidenziati<br />

i vari strati, dovranno essere colorati<br />

ognuno con un diverso colore. Sarà<br />

così più fac<strong>il</strong>e identificarli. Ecco pronta<br />

la vostra Terra… a cipolla.


I CONTINENTI VISTI DA VICINO<br />

Impariamo ora a conoscere i continenti, prima dal punto di vista generale poi dal<br />

punto di vista “cromatico”. Voi direte: perché? Osservate <strong>il</strong> planisfero fisico e vedrete<br />

che le zone di colori diversi dell’emisfero nord della Terra formano delle “fasce” di<br />

colore uniforme e parallele fra fra loro che nella parte sud dell’emisfero sono le stesse<br />

ma viste riflesse... come in uno specchio! Per semplicità, con <strong>il</strong> verde indichiamo le<br />

pianure, col beige i deserti e le zone aride, col marrone le catene montuose e con <strong>il</strong><br />

bianco i ghiacciai e e le zone polari.<br />

Il più grande!<br />

L’ Asia è <strong>il</strong> più grande fra i continenti.<br />

Guardandola, è sim<strong>il</strong>e ad un<br />

grande quadrato in cui <strong>il</strong> colore<br />

dominante è <strong>il</strong> verde delle pianure:<br />

siberiana a nord, cinese a est,<br />

indocinese, del Gange, dell’Indo e<br />

della Mesopotamia a sud mentre in<br />

centro troviamo la pianura dell’Uzbekistan.<br />

L’Asia si estende, in senso<br />

orario, dal Mar Glaciale Artico a<br />

nord all’oceano Pacifico a est, dove<br />

troviamo l’arcipelago del Giappone<br />

e delle F<strong>il</strong>ippine, dal Tropico del Cancro<br />

a sud con l’arcipelago dell’Indonesia<br />

e penisole come l’ indocinese,<br />

l’indiana e l’arabica e la catena degli<br />

Urali a ovest. In Asia tutto è<br />

“grande”: lo sono gli altipiani del<br />

Tibet e del Pamir così come le catene<br />

montuose dell’Himalaya<br />

(con <strong>il</strong> monte più alto del mondo,<br />

l’Everest, di 8.848 metri), del Karakorum e del Tian Shan.<br />

E i fiumi? Con altipiani e catene montuose così importanti non possono nascere che al centro del continente:<br />

lo Jenisej, l’Ob, l’Amur, lo Huang He, <strong>il</strong> Chang Jiang, <strong>il</strong> Mekong, l’Indo e <strong>il</strong> Gange. Ultimi ma non per questo<br />

meno importanti, in Asia ci sono quasi 200 vulcani, di cui 50 ancora attivi. In un continente che si estende dal<br />

Circolo Polare Artico all’equatore non può mancare una grande varietà di climi. Partendo dall’estremo nord:<br />

continentale freddo con tundra e taiga, arido e semiarido con deserti di sabbia e roccia, temperato ma con<br />

inverno ed estate secchi, monsonico, caratterizzato da sei mesi di intense piogge e sei mesi “asciutti”, ed equatoriale.<br />

Quasi la metà della popolazione mondiale si concentra in Asia; i gruppi principali sono tre: gli asiatici dalla<br />

pelle gialla, come cinesi e giapponesi, quelli di pelle bianca, a ovest e a sud e di pelle scura, come f<strong>il</strong>ippini<br />

e indiani. Nonostante i gruppi siano tre, però, per molti di noi gli asiatici sono associati agli “gli occhi a mandorla”.<br />

Vi siete mai chiesti perché? Ecco la spiegazione che ne danno gli scienziati: pare che durante l’ultima glaciazione,<br />

35.000 anni fa circa, in Siberia vivessero gli “antenati” delle odierne popolazioni asiatiche. Per prevenire i danni<br />

causati dal vento e dal freddo pungente tipici della tundra siberiana e delle steppe centro-asiatiche, nonché dal<br />

bagliore accecante delle distese di neve e ghiaccio, queste popolazioni sv<strong>il</strong>upparono nella loro evoluzione una<br />

“protezione” dell’occhio. Come? Aumentando lo strato adiposo (cioè di grasso) della palpebra superiore che fa<br />

sembrare l’occhio più stretto e allungato. Questa peculiarità si diffuse quando, 25.000 anni fa, questi antenati cominciarono<br />

delle migrazioni che li portarono in tutta l’Asia centrale e orientale.<br />

7


Africa, la culla dell’umanità<br />

È così che viene chiamata visto che i più antichi reperti umani sono stati trovati nella zona al di sotto del deserto<br />

del Sahara. Secondo continente per estensione, l’Africa può essere “divisa” in tre parti. La zona<br />

settentrionale, di colore beige: è quindi un deserto, <strong>il</strong> più grande al mondo, quello del Sahara,”interrotto”<br />

nel nel suo suo centro dai dai massicci montuosi dell’Hoggar e del Tibesti, mentre a nord troviamo la catena dell’Atlante. dell’Atlante.<br />

Il suo fiume principale è <strong>il</strong> N<strong>il</strong>o, che sfocia nel nostro mar Mediterraneo. Proprio al di sotto del Sahara c’è la<br />

zona centrale, di colore verde e quindi pianeggiante, che si estende dal golfo di Guinea fino al bacino<br />

del Congo e agli Altipiani Orientali: è in questi altipiani che troviamo le due montagne più alte dell’Africa, <strong>il</strong> K<strong>il</strong>imangiaro<br />

(5.895 metri) e <strong>il</strong> monte Kenya (5.200 metri). Due fiumi la attraversano: <strong>il</strong> fiume Niger, che sfocia nel<br />

golfo di Guinea, e <strong>il</strong> fiume Congo, che sfocia nell’oceano Atlantico. Al di sotto troviamo la zona meridionale,<br />

beige al centro e verde sul lato est, con l’Altopiano Meridionale, <strong>il</strong> deserto del Kalahari, la pianura del<br />

Mozambico e i Monti dei Draghi. Il fiume principale è lo Zambesi che sfocia di fronte al Madagascar. Quattro<br />

i suoi ambienti naturali, che nascono dai suoi 4 climi: mediterraneo, localizzato in piccole zone a<br />

nord e a sud; arido, vicino ai due tropici, dove non piove mai, è <strong>il</strong> regno del deserto; equatoriale, dove piove<br />

molto e fa sempre caldo, essendo l’Africa “tagliata a metà” dall’equatore e delle savane, con due sole stagioni,<br />

una arida e secca e una delle piogge. L’Africa, a causa del suo clima, non è densamente abitata. La popolazione<br />

si distingue in due gruppi principali. Nella parte settentrionale, chiamata anche Africa bianca, vivono popoli a<br />

pelle chiara, come gli arabi, mentre nella parte centrale e meridionale, chiamata anche Africa nera, a pelle<br />

scura. Quest’ultima presenta diversi gruppi etnici, che vengono suddivisi in n<strong>il</strong>otidi, occupanti <strong>il</strong> bacino del<br />

N<strong>il</strong>o, congolidi, in Guinea e in Congo, sudanidi, nel Sudan centrale e occidentale, e cafridi, abitanti <strong>il</strong> sud del<br />

continente. Inoltre, non possiamo dimenticare due gruppi etnici come i boscimani, abitanti del deserto del<br />

Kalahari, e i pigmei, diffusi in gran parte dell’Africa equatoriale. Il loro nome, all’apparenza buffo, deriva dal greco<br />

pygmaios (“alto un cubito”), nome dato dai greci ad un leggendario popolo di nani: mai nome fu più calzante<br />

in quanto i pigmei hanno un’altezza di molto inferiore ai 150 centimetri. centimetri. Queste ridotte dimensioni, però, sono<br />

ottimali se si vive come loro (o come gli indios dell’Amazzo-<br />

nia) in regioni molto umide come la foresta tropicale:<br />

avere un corpo piccolo richiede un minor dispen-<br />

dio di energia per muoversi, muoversi, che implica anche<br />

una minore produzione produzione di calore interno.<br />

Inoltre, essere piccoli vuol dire avere avere più<br />

superficie e meno volume, consentendo<br />

quindi una migliore<br />

evaporazione del sudore<br />

(che avviene in superficie) e<br />

consente al corpo di raffred-<br />

darsi. Una piccola curiosità:<br />

vi siete mai chiesti perché<br />

quasi sempre i capelli delle<br />

popolazioni africane sono<br />

crespi? Con le temperature<br />

torride africane è fac<strong>il</strong>e che<br />

si possa incorrere in un pericoloso<br />

“colpo di calore”: i<br />

capelli crespi mantengono<br />

meglio l’umidità della testa,<br />

consentendo così che <strong>il</strong> calore<br />

evapori lentamente,<br />

evitando così che la testa si<br />

“surriscaldi”!<br />

8


Chi fa da sé fa per tre:<br />

le Americhe.<br />

Considerata un unico continente, l’America<br />

in realtà viene suddivisa in tre parti:<br />

l’America l’America settentrionale, dal Mar Glaciale<br />

Artico Artico al al Golfo del Messico; l’America cen-<br />

trale, dal Golfo del Messico ai Caraibi e l’America<br />

meridionale, dal mar dei Caraibi<br />

alla punta estrema della Terra del Fuoco. Guardandole<br />

sul planisfero, <strong>il</strong> colore dominante è <strong>il</strong> verde, e quindi le<br />

pianure, tutte create da grandi fiumi: a nord <strong>il</strong> Mississippi-Missouri<br />

con le Grandi Pianure mentre a sud <strong>il</strong> Paranà e <strong>il</strong> Rio delle<br />

Amazzoni con l’Amazzonia. Queste immense distese pianeggian-<br />

ti sono “arginate” a ovest per tutta la latitudine (da (da nord nord a sud)<br />

nel Nordamerica dalla fascia di colore marrone di alte e “giovani”<br />

Montagne Rocciose mentre nel Sudamerica dalla cordigliera del<br />

le Ande (con cime come l’Aconcagua di 6.962 6.962 metri). Sul lato<br />

ovest una fascia di di montagne più “vecchie”, con la catena degli<br />

Appalachi a nord e l’altopiano del Mato Grosso Grosso e del Bras<strong>il</strong>e<br />

a sud. Se per <strong>il</strong> continente africano “bastano” 4 climi, la grande<br />

estensione in latitudine di quello americano ne necessita di<br />

molti di più. All’estremo nord, c’è <strong>il</strong> clima polare; nelle<br />

regioni pianeggianti del centro degli Stati Uniti <strong>il</strong> clima<br />

è temperato mentre nella parte meridionale è desertico.<br />

Nel Golfo del Messico <strong>il</strong> clima è tropicale secco<br />

grazie alla Corrente del Golfo. Nella zona nord dell’America<br />

meridionale, vicino al Rio delle Amazzoni, <strong>il</strong> clima è tropicale<br />

umido mentre al di sotto del Tropico del Capricorno <strong>il</strong> clima è<br />

temperato. All’estremo sud, la Terra del Fuoco, nonostante <strong>il</strong> nome,<br />

ha un clima freddo con estesi ghiacciai. Anche se può sembrare<br />

strano, la popolazione di “tutte” e tre le Americhe supera di poco quella euro-<br />

pea. Questa bassa densità è determinata dal clima: clima: è diffic<strong>il</strong>e vivere in alcune zone<br />

dalle temperature estreme.Tre sono le principali etnie: gli europei, cioè francesi,<br />

inglesi, spagnoli e portoghesi discendenti dei conquistatori arrivati dopo<br />

la scoperta dell’America, gli afroamericani, discendenti degli schiavi africani<br />

portati in America con la tratta degli schiavi dagli europei e gli amerindi, cioè i<br />

discendenti delle popolazioni autoctone delle Americhe. Vengono chiamati indiani<br />

quelli dell’America settentrionale e indios quelli dell’America centrale, del Messico e<br />

meridionale.<br />

Europa, penultima in classifica<br />

Penultima per dimensioni fra i continenti (la “batte” solo l’Oceania), l’Europa si trova interamente nell’emisfero<br />

boreale. Le sue terre più “antiche” si trovano nella zona settentrionale, con vaste pianure e r<strong>il</strong>ievi “arrotondati”<br />

dalle erosioni di centinaia di m<strong>il</strong>ioni di anni. È quasi tutta di un bel colore verde br<strong>il</strong>lante, e<br />

sono quindi le vaste pianure le vere protagoniste. Queste pianure hanno due diverse origini, alluvionali e<br />

sedimentarie: nel nord si può vedere un’unica e “lunghissima” fascia pianeggiante che parte dalla Francia per<br />

proseguire, interrotta solo dagli Urali, fino all’oceano Pacifico. Il sud è invece caratterizzato dal colore<br />

marrone delle catene montuose “giovani” (formatesi “solo” qualche decina di m<strong>il</strong>ioni di anni fa!) come le<br />

montagne del sistema alpino-himalayano che “parte” dalla Sierra Nevada e i Pirenei in Spagna, prosegue con<br />

9


le Alpi e gli Appennini in Italia, avanza verso<br />

est con i Balcani, i Carpazi e poi, tra <strong>il</strong><br />

Mar Nero e <strong>il</strong> Mar Caspio, <strong>il</strong> Caucaso.<br />

L’Europa è ricca di fiumi: a nord<br />

quelli che sfociano nell’Atlantico, nel<br />

Mar Baltico e nel Mar Glaciale Artico<br />

sono ricchi d’acqua, con foci ad<br />

estuario e spesso navigab<strong>il</strong>i, nella<br />

regione mediterranea i corsi d’acqua<br />

hanno meno portata, un corso<br />

breve e la foce a delta, nella<br />

regione del Mar Nero e del Mar<br />

Caspio i fiumi sono ricchi d’acqua,<br />

lunghi e con la foce a delta. E i<br />

laghi? Non dimentichiamo<br />

che l’Europa ne ha quasi<br />

80.000, soprattutto di origine<br />

glaciale.<br />

Grande la varietà di climi del continente europeo<br />

che vengono non solo influenzati dalla latitudine<br />

ma anche dalla vicinanza degli oceani. Possiamo<br />

distinguere:<br />

- un clima oceanico, dove grande è l’influsso della Corrente del Golfo; gli inverni sono miti, le estati fresche,<br />

le precipitazioni sono abbondanti tutto l’anno<br />

- un clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti e piovosi<br />

- un clima continentale temperato nell’area centrale, con inverni freddi, estati calde e abbondanti precipitazioni;<br />

un clima continentale arido, in prossimità del Mar Nero e del Mar Caspio, con scarse piogge ed<br />

escursione termica stagionale più marcata; un clima continentale freddo, nelle zone più a nord, con scarse<br />

precipitazioni, lunghi e gelidi inverni, estati fresche.<br />

Una terra d’acqua!<br />

Isole circondate da oceani: è così che si presenta l’Oceania, <strong>il</strong> più piccolo dei continenti. Macroscopicamente,<br />

possiamo suddividere l’Oceania in tre zone: l’Australia, che è la sua isola più grande, con la Nuova<br />

Guinea e la Nuova Zelanda, sempre isole ma più piccole; tre gruppi di isolette che formano l’arcipelago della<br />

Micronesia, Melanesia e Polinesia; due grandi oceani, l’Indiano e <strong>il</strong> Pacifico. I fiumi più importanti sono <strong>il</strong><br />

Murray e <strong>il</strong> Darling che, per ragioni di “lunghezza” non possono che essere in Australia, l’isola con la maggior<br />

superficie. Tre i climi dell’Oceania: tropicale umido vicino all’equatore e nel nord dell’Australia, tropicale<br />

arido vicino al Tropico del Capricorno e nell’Australia centrale, caratterizzato da deserto (di un bel colore beige<br />

sul planisfero!) e temperato in Nuova Zelanda e nel sud dell’Australia. Anche se l’Australia è un’isola veramente<br />

grande, l’Oceania ha solo trenta m<strong>il</strong>ioni di abitanti in quanto in molte sue zone fa troppo caldo (e c’è pochissima<br />

10<br />

Ma perché l’Europa si chiama Europa?<br />

Molte ipotesi si fanno sull’origine del suo nome: una delle più “romantiche” si rifà alla mitologia<br />

greca che ci racconta come Europa fosse la bella figlia del re di Tiro, antica città fenicia del Medi-<br />

terraneo, Agenore. La sua bellezza fece innamorare Zeus che che decise di rapirla: trasformatosi trasformatosi in uno<br />

splendido splendido toro bianco, avvicina Europa mentre mentre lei è intenta a raccogliere fiori. Spaventata in un pri<br />

mo momento dall’animale, la fanciulla si tranqu<strong>il</strong>lizza tranqu<strong>il</strong>lizza quando questi questi si fa accarezzare e sale sale sulla sua<br />

groppa: Zeus si getta in mare e la conduce a Creta, dove riprende le sembianze sembianze umane e le rivela <strong>il</strong><br />

suo amore. Insieme ebbero tre figli: Sarpedonte, Sarpedonte, Radamanto Radamanto e Minosse, che divenne re di Creta e<br />

diede <strong>il</strong> la alla civ<strong>il</strong>tà civ<strong>il</strong>tà cretese, culla della civ<strong>il</strong>tà civ<strong>il</strong>tà europea. Da Da allora le terre terre a a nord del del mar Mediterra- Mediterra<br />

neo presero <strong>il</strong> nome di Europa.


acqua) per viverci. Le popolazioni<br />

principali si possono suddividere<br />

in tre gruppi: i “bianchi”,<br />

discendenti dei primi europei sbarcati<br />

sulle isole (sono circa <strong>il</strong> 95%),<br />

i maori, antichi abitanti della<br />

Nuova Zelanda e gli aborigeni,<br />

antichi abitanti dell’Australia.<br />

Un continente…<br />

da brivido<br />

Molto spesso quando parliamo<br />

di Artide ed Antartide facciamo l’errore<br />

di pensarli praticamente uguali<br />

per territorio, clima, vegetazione e diversi solo per<br />

le popolazioni e la fauna che vi abitano. In realtà solo<br />

l’Antartide è un continente: l’Artide, infatti, è formata dal<br />

Mar Glaciale Artico e dalle “porzioni” settentrionali di Russia, Alaska, Canada, Groenlandia,<br />

Islanda, Finlandia, Svezia, Norvegia nonché dalle isole che le fronteggiano. Il suo oceano costituisce una<br />

fonte di calore per i continenti circostanti che sono ricoperti da foreste di conifere e dalla tundra. Nell’Artide l’estate<br />

è breve e fresca mentre l’inverno è lungo e freddo: dal 22 dicembre al 21 giugno ha infatti sei mesi di buio.<br />

Nonostante le temperature estreme, anche l’Artide è abitato: ci sono gli Inuit, da sempre abitanti delle regioni<br />

costiere artiche dell’America settentrionale e della Siberia, e gli Yupik, una popolazione dell’Alaska. Gli Inuit, che<br />

si alimentano cacciando foche, balene, trichechi e renne, riescono a sopravvivere alle temperature e condizioni<br />

estreme delle terre in cui abitano grazie a degli stratagemmi frutto dell’evoluzione: hanno una corporatura tozza,<br />

arti inferiori corti e la faccia “piatta” (per avere una superficie inferiore da cui possa essere disperso <strong>il</strong> prezioso<br />

calore corporeo), labbra e naso piccoli (quest’ultimo ha narici larghe e sott<strong>il</strong>i per far sì che l’aria si riscaldi e umidifichi<br />

prima di arrivare ai polmoni) e occhi lunghi e stretti con palpebre “appesantite” da uno spesso cusci<strong>net</strong>to di<br />

grasso che protegge dai rigori del freddo l’occhio. L’Antartide è un vero e proprio continente: è coperto<br />

da una spessa calotta di ghiaccio, profonda in media più di 2 k<strong>il</strong>ometri, con montagne come <strong>il</strong> monte Vinson alto<br />

4.897 metri. Viene considerato <strong>il</strong> luogo più freddo del pia<strong>net</strong>a (la sua media annua è di - 50° mentre in gennaio,<br />

che è <strong>il</strong> suo mese più “caldo” è di - 29°), con <strong>il</strong> periodo di buio<br />

invernale che va dal 21 giugno al 22 dicembre, e quello con<br />

le maggiori riserve di acqua dolce. L’Antartide non<br />

ha una “sua” popolazione ma è popolato dai cir<br />

ca 4.000 ricercatori di varie nazionalità delle<br />

sue 80 basi scientifiche. Sul nostro personale<br />

planisfero <strong>il</strong> colore di Artide e<br />

Antartide sarà bianco.<br />

Cinque o sei?<br />

Abbiamo “visto nascere” la Terra e abbiamo scoperto<br />

come dalla Pangea si sia arrivati ai continenti di oggi. Ma<br />

sono cinque o sei? Se contiamo i cerchi olimpici, che considerano<br />

continenti solo le terre abitate dall’uomo, diciamo<br />

cinque, e cioè Africa, America, Europa, Asia, Oceania, ma<br />

se ci basiamo sulle grandi estensioni di terre emerse che<br />

hanno un proprio nome (al singolare), allora diciamo sei,<br />

e cioè Africa, America, Antartide, Asia, Europa e Oceania.<br />

11


12<br />

DIMMI CHE CLIMA HAI…<br />

Facciamo ora un piccolo riassunto di quanta “strada” abbiamo percorso fino a questo momento: abbiamo<br />

visto “esplodere” una calda bollicina che ha dato <strong>il</strong> via al nostro universo, abbiamo assistito alla “nascita”<br />

della Terra, l’abbiamo vista “dividersi” per dare vita ai continenti che abbiamo imparato a conoscere. Ma i<br />

“colori” del nostro planisfero sono influenzati da un importantissimo fattore: <strong>il</strong> clima. Cos’è <strong>il</strong> clima?<br />

È l’osservazione delle condizioni atmosferiche di un certo luogo per un lungo periodo di<br />

tempo, in media per trent’anni. Molti sono i fattori che possono influenzarlo: i venti, le variazioni di<br />

temperatura e pressione, l’umidità dell’aria e le precipitazioni. Insieme formano gli elementi climatici che, a<br />

loro volta, sono strettamente legati ai fattori climatici. In una determinata regione, infatti, sono importanti la<br />

latitudine, l’altitudine, la circolazione atmosferica e la localizzazione di masse d’acqua. La latitudine influenza<br />

molto l’incidenza dei raggi solari sulla superficie terrestre: possiamo quindi individuare, in base alla latitudine:<br />

• una fascia tropicale, che va dal Tropico del Cancro al Tropico del Capricorno, con clima caldo tutto<br />

l’anno in quanto i raggi solari la colpiscono quasi perpendicolarmente


• due fasce temperate al di sopra del Tropico del Cancro e al di sotto del Tropico del<br />

Capricorno, dove i raggi solari hanno una maggiore inclinazione. Questo determina estati mediamente<br />

calde e inverni mediamente freddi<br />

• due fasce polari, dove l’inclinazione dei raggi solari è massima e determina basse temperature anche<br />

in estate.<br />

L’altitudine sul livello del mare determina un abbassamento della temperatura dell’aria di 6,5° ogni 1.000<br />

metri. La circolazione atmosferica, cioè i venti, spostano grandi masse d’aria, ridistribuendo calore e<br />

umidità per tutto <strong>il</strong> pia<strong>net</strong>a. La localizzazione di mari, laghi e oceani influisce sulla temperatura<br />

di un territorio; la temperatura dell’acqua, infatti, influenza quella dell’aria: ciò è dovuto in molti casi<br />

alla presenza di correnti oceaniche che lambiscono i vari continenti; possono essere calde (che<br />

interessano <strong>il</strong> lato ovest dei continenti) o fredde (che interessano <strong>il</strong> lato est dei continenti) e le principali<br />

sono: la Corrente del Golfo (calda) che, nascendo nel golfo del Messico mitiga <strong>il</strong> clima dei paesi europei<br />

che si affacciano sull’oceano Atlantico: Portogallo, Spagna, Francia, Irlanda, Gran Bretagna e Scandinavia, la<br />

corrente del Bras<strong>il</strong>e (calda) che lambisce le coste dell’America meridionale, la corrente di Agulhas<br />

(calda) che “circola” nell’oceano Indiano e lungo le le coste dell’Africa, la corrente del Labrador<br />

o o dell’Alaska (fredda), che dal sud del Mar Glaciale Glaciale Artico costeggia <strong>il</strong> Labrador, Terranova e<br />

Nuova Scozia, le correnti di Kuroshio (calda) e Oyashio (fredda), che costeggiano <strong>il</strong> Giappo<br />

ne e unendosi formano la corrente delle Aleutine.<br />

Che genio quel Köppen!<br />

Se volete fare <strong>il</strong> giro del mondo, non dimenticate<br />

di mettere in valigia capi di abbigliamento adeguati<br />

ai molteplici climi che caratterizzano la Terra.<br />

L’idea di formularne una catalogazione venne a<br />

metà dell’Ottocento ad un climatologo tedesco,<br />

Vladimir Köppen, che li classificò non solo in base<br />

a temperatura e precipitazioni ma anche per associazioni<br />

vegetali, ovvero in base a gruppi di piante<br />

che hanno esigenze sim<strong>il</strong>i di temperatura, umidità<br />

e irraggiamento solare. Secondo Köppen, cinque<br />

sono i gruppi climatici principali, elencati dall’equatore<br />

ai poli:<br />

- climi tropicali umidi, con temperatura media maggiore<br />

di 18°, abbondanti precipitazioni e stagione<br />

invernale assente. Possono essere equatoriali,<br />

monsonici e tropicali con inverno secco, che ha<br />

piogge concentrate in una breve stagione e una<br />

maggiore escursione termica<br />

- climi aridi, con temperatura media maggiore<br />

di 15°, precipitazioni quasi assenti e frequente<br />

carenza d’acqua. Si dividono in desertici caldi, con<br />

escursioni termiche estreme (dai 50° diurni si<br />

passa agli 0° notturni), e desertici freddi con una<br />

importante escursione termica annuale<br />

- climi temperati caldi, con temperatura media del mese più freddo inferiore a 18° ma superiore a -3°, precipitazioni annue medie.<br />

Possono suddividersi in subtropicali umidi, con estati calde e inverni miti, temperati freschi umidi (o oceanici), tipici delle aree lungo le<br />

coste e climi mediterranei, con inverni dalle abbondanti piogge ed estati con temperature elevate<br />

- climi temperati freddi, che alternano inverni rigidi a estati con temperature elevate. Il clima temperato freddo-umido è tipico dell’America<br />

del Nord e dell’Eurasia, quello temperato freddo secco ha corte estati calde e asciutte e inverni dove la temperatura scende<br />

spesso sottozero<br />

- climi nivali, con assenza della stagione estiva e temperatura del mese più caldo inferiore a 10°. Sono tipici delle estreme latitudini<br />

nord e sud, dove le giornate estive sono lunghe mentre in inverno sono le notti ad essere perpetue. Si dividono in subpolare e polare,<br />

caratteristico della Groenlandia e dell’Antartide, dove in nessun mese dell’anno la temperatura risale sopra lo zero!<br />

13


14<br />

UNA “FABBRICA” CHE NON CHIUDE MAI!<br />

Capiti i climi e i colori del planisfero è arrivato <strong>il</strong> momento di “unirli”: non basta infatti un’ immensa pianura per<br />

poter coltivare ciò che si vuole! Partiamo quindi alla scoperta delle risorse del nostro pia<strong>net</strong>a: grazie a quanto<br />

abbiamo imparato finora, sarà più fac<strong>il</strong>e capire perché, ad esempio, sarebbe diffic<strong>il</strong>e coltivare ampie distese di<br />

grano in Groenlandia o ananas in Gran Bretagna!<br />

Le grandi pianure e <strong>il</strong> clima temperato…<br />

... amano i cereali: m<strong>il</strong>ioni di persone ogni giorno li ut<strong>il</strong>izzano: sotto forma di pane, focacce, pasta e riso<br />

costituiscono la base dell’alimentazione umana. Frumento, granturco, soia, miglio, orzo, sorgo, avena e segale<br />

sono infatti ricchissimi di sostanze preziose per la dieta: carboidrati, proteine, sali minerali, grassi e vitamine.<br />

Fin dalla preistoria, l’uomo ha iniziato a coltivare cereali dopo aver “assaggiato” casualmente alcuni chicchi di<br />

piante selvatiche e aver intuito che, interrandoli, avrebbero dato vita a nuove piantine, dando così <strong>il</strong> via ai primi<br />

passi dell’agricoltura. Queste preziose piante si dividono in cereali della stagione fredda (frumento,<br />

segale, avena, orzo e farro) che preferiscono climi temperati e, seminati in autunno, dopo <strong>il</strong> “letargo” invernale<br />

maturano all’inizio dell’estate, e cereali della stagione calda, che crescono nelle zone temperate in primavera<br />

e tutto l’anno nelle pianure tropicali: ne è un esempio la soia che ut<strong>il</strong>izzata nell’alimentazione umana<br />

e animale, può essere coltivata sia nei climi temperati che subtropicali.<br />

Ne sono maggiori produttori Stati Uniti, Bras<strong>il</strong>e, Argentina, Cina, India e<br />

Russia. Un caso particolare è <strong>il</strong> sorgo, che tollerando bene la siccità<br />

viene coltivata soprattutto in Africa. In Europa, dunque, i cereali “regnano”<br />

in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Italia e Federazione russa,<br />

mentre oltreoceano lo fanno nelle Grandi Pianure dell’America del Nord<br />

(dove esiste una corn bell, una cintura del granturco, che comprende gli<br />

Stati dell’Indiana, Illinois, Iowa e Nebraska) del Canada, dell’Australia e<br />

Chicchi di bontà<br />

dell’Argentina.<br />

e salute<br />

Il riso non è tutto uguale: può essere<br />

tondo, semifino, fino, superfino, bianco,<br />

nero e avere nomi particolari come<br />

Vialone nano, Bal<strong>il</strong>la, Venere o Baldo.<br />

Provate a dare un’occhiata nel supermercato<br />

sotto casa a quante tipologie<br />

di riso ci sono. A scuola poi, toccate<br />

con mano i chicchi, guardateli controluce,<br />

confrontatene le forme e scoprite<br />

le peculiarità e gli impieghi in cucina di<br />

ciascun tipo.


Cacao prezioso<br />

Gli Aztechi e i Maya apprezzavano talmente<br />

<strong>il</strong> cacao da ut<strong>il</strong>izzarne i suoi semi<br />

come mo<strong>net</strong>a di scambio. Una leggenda<br />

azteca narra che <strong>il</strong> dio Quetzalcoatl<br />

donò <strong>il</strong> cacao agli uomini per poterne<br />

realizzare una bevanda che alleviasse le<br />

loro fatiche: veniva chiamata xocoatl e<br />

si preparava schiacciando semi di cacao<br />

con semi di altre piante. I Maya, invece,<br />

riservavano la “cioccolata” ai guerrieri,<br />

avendo consacrato <strong>il</strong> cacao a Ek Chuah,<br />

un dio munito di lancia e quindi bellicoso,<br />

protettore dei coltivatori di cacao.<br />

Le grandi pianure e <strong>il</strong> clima caldo umido…<br />

... amano <strong>il</strong> riso, che è <strong>il</strong> loro “incontrastato re”. Coltivato da tempi antichissimi, è <strong>il</strong> principale alimento di più<br />

della metà della popolazione mondiale. È un cereale a cui piace “stare a mollo”: <strong>il</strong> suo regno infatti<br />

sono le zone umide dell’Asia sud-orientale (Cina, India, Indonesia, Tha<strong>il</strong>andia e Vietnam), a clima<br />

monsonico, dove l’acqua è abbondante, ma è coltivato anche negli Stati Uniti, in Bras<strong>il</strong>e e, prima in Europa<br />

per produzione, in Italia. Ma cambiamo... chicchi! Vi siete mai chiesti quanta strada fanno tè, caffè o cioccolata<br />

prima di arrivare nelle nostre tazze? Il tè, per esempio: le sue delicate foglioline crescono “coccolate” nelle<br />

regioni dal clima tropicale e subtropicale del sudest asiatico (la temperatura ideale è tra i 10° e i 30°) dove le<br />

precipitazioni sono abbondantissime ma anche nelle pianure assolate del Kenya, che è <strong>il</strong> maggior produttore<br />

mondiale di tè nero. Corto, forte e dall’aroma squisito, è così che noi italiani vogliamo <strong>il</strong> caffè: la bontà racchiusa<br />

in un chicco che arriva da zone lontanissime con un clima caldo umido, tipico della fascia equatoriale di<br />

Africa, Asia e America. Necessita infatti di una temperatura tra i 15° e i 25° e deve essere riparato dal vento.<br />

In Bras<strong>il</strong>e, Colombia, Costa d’Avorio, Costa Rica è coltivato tra i 200 e i 1.900 metri di altitudine, mentre in<br />

Ecuador e Giamaica viene coltivato anche a 2.400 metri. Ultimo ma non meno gustoso <strong>il</strong> cacao, che in realtà<br />

è <strong>il</strong> seme contenuto all’interno del frutto dell’albero del cacao: anche lui è “ospite” della fascia tropicale, dove<br />

le regioni hanno clima caldo umido: Costa d’Avorio, Bras<strong>il</strong>e, Ghana e Messico sono i maggiori produttori. Necessita<br />

di una temperatura costante e piogge non eccessive: pur “amando” <strong>il</strong> caldo, teme però i raggi diretti del<br />

sole ed è per questo che viene fatto crescere all’ombra di alberi più alti come banani e palme.<br />

15


Le grandi<br />

pianure<br />

e <strong>il</strong> clima<br />

tropicale…<br />

... vedono protagonisti<br />

ananas, banane<br />

canna da zucchero e<br />

barbabietola. Gustosi e<br />

profumati, ananas e banane<br />

sono ormai degli “ospiti fissi”<br />

delle nostre tavole. Originario<br />

dell’America Latina, l’ananas<br />

preferisce climi tropicali<br />

e subtropicali: la sua temperatura<br />

“ideale” è tra i 22° e i 30°, ama la luce. Grandi piantagioni sono localizzate<br />

alle Hawaii, in America Latina, a Cuba e in Florida. La banana<br />

è <strong>il</strong> frutto della pianta del banano. Il banano viene coltivato e fruttifica nei<br />

Paesi con clima tropicale del Centroamerica, Sud-Est asiatico e Africa<br />

tropicale. È <strong>il</strong> frutto più consumato al mondo e con <strong>il</strong> termine “banana<br />

republic” si identificano spesso Costa Rica, Honduras e Panama, i tre<br />

Stati la cui economia è guidata dal commercio di questi gustosi frutti. Ma<br />

l’America centrale e meridionale, nonché l’Asia, con <strong>il</strong> loro clima caldoumido,<br />

sono <strong>il</strong> luogo ideale anche per la canna da zucchero da cui si<br />

ricava, come indica <strong>il</strong> nome, lo zucchero di canna.<br />

16<br />

Mosaici curiosi<br />

Tutti sanno che l’ananas<br />

venne portato in Europa<br />

dalla lontana America del Sud<br />

dopo i viaggi di Cristoforo<br />

Colombo. Cosa ci fa allora un<br />

ananas in un cesto di frutta<br />

“ritratto” in un mosaico di<br />

epoca romana del I secolo<br />

d.C. conservato al Museo<br />

Nazionale Romano?<br />

È un bel mistero, visto che<br />

la sua riproduzione non può<br />

dare adito a dubbi o errori:<br />

uguali sono <strong>il</strong> colore, la<br />

caratteristica infiorescenza<br />

(<strong>il</strong> famoso ciuffo) e anche le<br />

scaglie.<br />

Un ananas in classe<br />

Non siamo in America Latina o in<br />

Oriente ma non per questo non<br />

possiamo “coltivare” un ananas (o un<br />

avocado) in classe! Basta pochissimo<br />

materiale: un ciuffo d’ananas, un seme di<br />

avocado (grosso e nero, che troviamo<br />

proprio al centro del frutto), un vasetto<br />

in vetro, vasi in coccio e un po’ di terra.<br />

Per l’ananas: fate asciugare ben bene<br />

la base del ciuffo d’ananas (almeno<br />

per 5/6 giorni) e poi appoggiatelo<br />

(non interratelo) sul terriccio umido<br />

con cui avrete riempito <strong>il</strong> vaso.<br />

Po<strong>net</strong>elo in luogo luminoso e con una<br />

temperatura di 20/23°: in breve tempo<br />

appariranno le radici e nascerà una<br />

nuova piantina. Per l’avocado: lavate <strong>il</strong><br />

grosso seme e appoggiatelo a punta<br />

in su nell’acqua. Dopo pochi giorni<br />

spunteranno le prime radici: a questo<br />

punto è pronto per essere trapiantato<br />

in un vaso con del terriccio che dovrà<br />

essere mantenuto sempre umido. Ben<br />

presto dal seme spunterà un giovane<br />

germoglio che diventerà una piantina<br />

dalle foglie lanceolate e di un bel verde<br />

br<strong>il</strong>lante!


NON SOLO AGRICOLTURA<br />

Allevare è…<br />

… avere a disposizione grandi spazi, ottimo foraggio, granaglie e acqua. Due delle principali fonti di proteine<br />

dell’alimentazione umana sono la carne (di origine bovina, ovina, caprina e suina) e <strong>il</strong> latte con i formaggi,<br />

suoi derivati. Avendo un’unica “origine” (solo i maiali non fanno un latte ut<strong>il</strong>izzato per l’alimentazione umana),<br />

le due cose, si capisce, vanno spesso di pari passo. Per quanto riguarda gli animali da carne e da latte, le grandi<br />

pianure dal clima temperato sono <strong>il</strong> posto ideale per allevarli all’aperto, con grande beneficio in primo luogo<br />

per gli animali, che non sono costretti in spazi angusti e di conseguenza hanno minor rischio di ammalarsi, ma<br />

anche per la qualità della carne e del latte, decisamente migliore. Grandi pascoli forniscono erba sempre fresca<br />

e gli animali possono muoversi come facevano una volta i loro “antenati”. Troveremo quindi grandi allevamenti<br />

negli Stati Uniti in Texas e a ridosso delle catene occidentali, dove le praterie sono sconfinate e a nord-est, a<br />

ridosso dei monti Appalachi e della regione dei Grandi Laghi ma anche nella pampa, cioè quella vasta pianura<br />

che si estende tra Argentina, Uruguay e la parte sud del Bras<strong>il</strong>e. L’Australia e la Nuova Zelanda sono invece<br />

famose in tutto <strong>il</strong> mondo per i loro allevamenti di pecore (pare che siano più di 100 m<strong>il</strong>ioni di capi!) che forniscono<br />

una delle lane più pregiate al mondo, la merino.<br />

Un mare di risorse<br />

Fresco, congelato o inscatolato, <strong>il</strong> pesce sulle nostre tavole sta vivendo<br />

una “seconda giovinezza” grazie alla sua bontà e alla ricchezza di sostanze<br />

benefiche come gli omega 3. Ma quali sono le zone più pescose del<br />

pia<strong>net</strong>a? È qui che entrano in gioco le correnti oceaniche che abbiamo<br />

già imparato a conoscere: la pesca è più abbondante in prossimità dei<br />

mari freddi o dove scorrono correnti superficiali fredde. Il perché è presto<br />

Tutti i numeri<br />

del pesce<br />

Quasi sempre recandoci in pescheria<br />

o al supermercato non facciamo caso<br />

a quanto riportato sui cartellini o sulle<br />

etichette delle confezioni di pesce. Ma<br />

se ci soffermassimo, noteremmo che<br />

non ci sono solo la sua denominazione<br />

commerciale, se pescato o allevato, <strong>il</strong><br />

prezzo, l’indicazione se fresco o decongelato:<br />

abitualmente ci sono dei numeri<br />

che indicano la zona di pesca e quindi di<br />

provenienza. È stata la FAO (acronimo<br />

di Food and Agriculture Organization of<br />

the United Nations, cioè Organizzazione<br />

delle Nazioni Unite per l’Alimentazione<br />

e l’Agricoltura) che... ha dato i numeri!<br />

Ha infatti suddiviso i grandi mari<br />

e oceani del mondo in diverse zone di<br />

“cattura”, attribuendo a ciascuna un<br />

numero identificativo in base al quale<br />

è possib<strong>il</strong>e rintracciare l’esatta area di<br />

provenienza del pesce. Ad esempio, l’oceano<br />

Indiano è identificato con i numeri<br />

51 e 57 mentre l’Oceano Pacifico con<br />

61, 67, 71, 77, 81 e 87. Portate in classe<br />

le etichette/cartellini applicati sulle vaschette<br />

di pesce e provate a “leggerli”<br />

insieme: sicuramente diventerà un interessante<br />

“giro del mondo in 80... pesci”!<br />

17


18<br />

A caccia di miniere<br />

Piccole o grandi, le miniere sono da<br />

sempre ricche di fascino fascino specialmente<br />

specialmente<br />

per chi, come noi, ... non ci deve<br />

lavorare in condizione estreme e<br />

proibitive.<br />

Nel buio della miniera e nelle<br />

profondità della Terra si può trovare<br />

di tutto, dai pipistrelli al... f<strong>il</strong>one d’oro.<br />

La miniera più famosa al mondo è<br />

sicuramente quella di Chuquicamata,<br />

in C<strong>il</strong>e: a cielo aperto e dalla forma<br />

ellittica, è profonda 1.000 metri e la sua<br />

estensione è di 4,5 km x 2,5 km!<br />

Anche in Italia ci sono delle miniere<br />

ancora in in attività: provate insieme a<br />

scoprire in quali regioni siano e cosa vi<br />

viene estratto. Un piccolo aiuto: le<br />

regioni più ricche di miniere<br />

sono la Sic<strong>il</strong>ia e la Sardegna, Sardegna,<br />

ma ci sono attività estrattive<br />

anche in in Piemonte, Piemonte, Lombardia, Lombardia,<br />

Toscana e e Val d’Aosta.<br />

E sotto in nostri piedi cosa si nasconde?<br />

Le ricchezze del sottosuolo si sono formate nell’arco di m<strong>il</strong>ioni di anni:<br />

sedimenti, detriti, eruzioni, hanno “costruito” i materiali che oggi l’uomo<br />

ricerca, estrae e commercia. Il “primato” di ricchezza del sottosuolo va sicuramente<br />

all’Africa, forse per “b<strong>il</strong>anciare” la povertà delle risorse della sua<br />

superficie penalizzate dalle condizioni climatiche estreme. In tutte le sue<br />

regioni si trovano materiali ferrosi mentre tre quarti dell’oro mondiale<br />

proviene dal Sudafrica, come diamanti, cromo, amianto, carbone. Il<br />

20% delle riserve mondiali di rame sono concentrate in Zambia mentre<br />

in Congo troviamo cobalto, piombo e zinco. L’Africa, inoltre, è ricchissima<br />

di idrocarburi (petrolio e metano): in tempi antichissimi i fondali<br />

che costituivano antichi mari o laghi ricevevano un continuo apporto di<br />

detriti e di sostanza organica da parte dei fiumi: queste sostanze, in assenza<br />

di ossigeno (e con un tempo a disposizione che va da 10 a 100 m<strong>il</strong>ioni<br />

di anni) “maturano” trasformandosi in idrocarburi; li troviamo quindi nei<br />

bacini centroafricani del delta del Niger e del Congo. Ma è nelle aree in cui<br />

due placche continentali si “scontrano”, formando catene montuose, che<br />

troviamo i giacimenti più grandi: nel Medioriente, nel Nordafrica, in Sudan,<br />

in Venezuela e nel grande bacino della Siberia occidentale.<br />

detto: l’ossigeno, a temperature più basse, aumenta, favorendo la vita negli<br />

oceani. Le zone più pescose del mondo sono localizzate quindi:<br />

- nell’oceano Pacifico vicino alle coste del Giappone e della Siberia<br />

orientale, di Canada ed Alaska, e lungo le coste del C<strong>il</strong>e e del Perú. Il Giappone,<br />

primo produttore di pesce al mondo, deve la pescosità delle sue acque<br />

“all’incontro” nella baia di Tokyo tra la calda corrente di Kuroshio e la<br />

fredda Oyashio: la combinazione di acqua calda e fredda, ricca di ossigeno,<br />

favorisce lo sv<strong>il</strong>uppo del plancton, principale alimento di moltissime varietà<br />

di pesce. Lungo le coste dell’Alaska, tra le più pulite al mondo, troviamo la<br />

corrente fredda delle Aleutine, che crea l’habitat ideale per i pesci selvaggi<br />

come salmoni e pollock mentre le coste occidentali di C<strong>il</strong>e e Perú, lambite<br />

dalla fredda corrente di Humboldt, sono <strong>il</strong> regno della famosa anchoveta,<br />

la sardina.<br />

- nell’oceano Atlantico lungo le coste canadesi tra i bassi fondali dei<br />

Grandi Banchi di Terranova e <strong>il</strong> Labrador, dove l’incrocio tra la calda corrente<br />

del Golfo e la fredda corrente del Labrador solleva dal fondale<br />

sostanze nutrienti che attirano enormi banchi di pesce. Ultima ma non<br />

meno importante la Norvegia, la cui pescosità è data dall’essere lambita<br />

dalla calda calda corrente del Golfo che, da gennaio a marzo, dà <strong>il</strong> via alla alla grande<br />

stagione di pesca del merluzzo, fam<strong>il</strong>iarmente definito “manzo di mare”.<br />

Antiche miniere<br />

La più antica miniera conosciuta si<br />

chiama “Grotta del Leone”, è nel Regno<br />

dello Swaz<strong>il</strong>and, una piccola nazione<br />

dell’Africa del Sud e 43.000 anni fa<br />

gli uomini del Paleolitico vi estraevano<br />

l’ematite, un minerale ferroso che,<br />

macinato, veniva ut<strong>il</strong>izzato per realizzarne<br />

un pigmento rosso. Ben più a<br />

Nord, nella penisola del Sinai e nella<br />

miniera di Wady Maghareh, gli antichi<br />

egizi estraevano <strong>il</strong> turchese, che veniva<br />

anche “scavato” nella miniere preistoriche<br />

di Mount Chalchihuitl vicino a<br />

Cerr<strong>il</strong>los nel New Mexico e di Hachita<br />

ed Orogrande nel sud del New Mexico<br />

e ut<strong>il</strong>izzato per realizzare manufatti<br />

preziosi dalle popolazioni di nativi<br />

americani Pueblo e Navajo.


CHE IL CIELO CI AIUTI<br />

Se alziamo gi occhi al cielo non li vediamo ma sopra le nostre teste<br />

orbitano decine di satelliti. I loro ut<strong>il</strong>izzi sono molteplici: dalle<br />

telecomincazioni alla sicurezza mondiale, dalle osservazioni della<br />

tettonica al monitoraggio delle attività vulcaniche, questi strumenti<br />

tecnologici sono sempre più preziosi. Negli ultimi anni, però, sono<br />

diventati anche dei validi e preziosi alleati per quei popoli la cui principale<br />

risorsa è <strong>il</strong> riso. Avere informazioni aggiornate sulla crescita<br />

delle piantine permette loro di piantare le varietà più adatte nel<br />

corso della stagione, ut<strong>il</strong>izzando la terra in modo più “intelligente”.<br />

Le immagini radar, infatti, possono mostrare con precisione le diverse<br />

fasi di crescita del riso. Ma come “funziona”? È presto detto: <strong>il</strong><br />

radar del satellite emette un segnale che, “rimbalzando” contro una<br />

superficie (nel nostro caso la risaia), viene riflesso. Il satellite capta<br />

l’eco di questo raggio riflesso, eco che cambia con <strong>il</strong> mutare degli<br />

ostacoli che incontra. La registrazione delle variazioni di segnale<br />

permette al radar di ricostruire un’immagine delle superficie presa<br />

in esame: semplificando, misura “dall’alto” le piantine!<br />

TUTTI I COLORI DELL’ITALIA<br />

Famosa in tutto <strong>il</strong> mondo per le sue bellezze naturali, artistiche e per la varietà della sua dieta mediterranea,<br />

l’Italia è in una “situazione priv<strong>il</strong>egiata” per quanto riguarda le caratteristiche fisiche del suo territorio e <strong>il</strong> clima.<br />

“Incoronata” dal marrone scuro delle Alpi e attraversata per tutta la sua “lunghezza” dagli Appennini, è<br />

un’apoteosi di “verdi” pianure dove abbondano cereali, ortaggi e frutta. Se per tutte queste “verdi pianure”<br />

dobbiamo “ringraziare” glaciazioni e fiumi, è solo all’ab<strong>il</strong>ità e alla genialità degli italiani, nonché al favorevole clima<br />

mediterraneo, che dobbiamo la varietà e e la ricchezza delle delle nostre risorse. L’agricoltura, per esempio: tutti gli<br />

ortaggi, nessuno escluso, possono essere e sono coltivati nel nostro Paese. Peperoni, cavolfiori, patate, zucchine,<br />

spinaci, legumi crescono grazie ai caldi raggi del “nostro” sole, quello quello stesso sole che fa<br />

maturare le succose pesche in Romagna, le dolci arance arance in Sic<strong>il</strong>ia e, perché no, gli esotici<br />

kiwi tra tra le colline moreniche moreniche del lago di Garda. E che dire delle immense distese distese di<br />

spighe punteggiate dalle rosse corolle dei papaveri (che hanno valso, per esempio, alla<br />

provincia di Foggia <strong>il</strong> <strong>il</strong> soprannome di “granaio d’Italia”) da cui si ricava la la farina di grano<br />

duro ut<strong>il</strong>izzata per fare pane e pasta, da “condire” magari con l’olio fragrante delle “terraz<br />

ze” liguri o col dolce dolce pomodoro di Pachino? Se l’agricoltura ci dà grandi grandi soddisfazioni,<br />

compresa quella di coltivare al Nord, senza “essere “essere agevolati” dal clima monsonico,<br />

anche risi risi pregiati, la pesca pesca non è da meno: meno: le calde acque acque del Mediterraneo<br />

che che lambiscono i 7.500 k<strong>il</strong>ometri delle nostre coste coste sono l’habitat ideale di<br />

pesci, pesci, crostacei e molluschi che, pescati da paranze e piccoli pescherec<br />

ci, arrivano freschi ogni giorno sulle nostre tavole. E per per finire, largo<br />

a carni e formaggi: la Pianura Pianura Padana è <strong>il</strong> “regno” degli allevamenti<br />

suini e bovini bovini da cui, con maestria, tradizione e tanta tanta passione si<br />

ricavano gustosi salumi e l’inimitab<strong>il</strong>e Parmigiano, che contende lo<br />

scettro di “più buono d’Italia” d’Italia” alla dolce mozzarella. Non basterebbe<br />

un’enciclopedia per descrivere le risorse (e bontà) della nostra bella bella<br />

Italia. A voi <strong>il</strong> compito di scoprirle e di saperle saperle apprezzare... apprezzare... con <strong>il</strong> <strong>il</strong> cuore.


Ideazione e realizzazione grafica del progetto: © 2012 Camelot S.r.l.

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