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bazzoni viaggiatore in alta valsesia - gabriele federici

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ESPERIENZE DI VIAGGIO IN ALTA VALSESIA<br />

TRA LA FINE DEL XVIII SECOLO E LA META’ DEL XIX<br />

Gabriele Federici<br />

In base alle recenti prospettive di ricerca di questi ultimi decenni, la letteratura di viaggio sta<br />

sempre più ricoprendo un ruolo di primo piano negli <strong>in</strong>teressi della critica, estendendosi anche ad<br />

un pubblico più vasto, costituito da semplici appassionati. Da questo punto di vista, appare<br />

opportuno soffermarsi, non soltanto sulle opere d’autori stranieri, ma allargare l’orizzonte della<br />

ricerca a scrittori italiani. Importante, <strong>in</strong> quest’ottica, è poi <strong>in</strong>dagare il corpus di scritti odeporici<br />

d’Italiani <strong>in</strong> viaggio per l’Italia. Nell’<strong>in</strong>gente mole di materiali che possono essere annoverati <strong>in</strong><br />

questo genere letterario, <strong>in</strong> buona parte ancora da riscoprire e valorizzare, perché spesso considerati,<br />

<strong>in</strong>giustamente, di scarso valore, e perciò dimenticati, appare di sicuro <strong>in</strong>teresse condurre<br />

un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sul modo con cui è stata recepita ed <strong>in</strong>terpretata l’Alta Valsesia <strong>in</strong> un periodo compreso<br />

tra l’ultimo quarto del Settecento e la metà del secolo successivo, <strong>in</strong> quanto spazio privilegiato per<br />

<strong>in</strong>contrare l’alterità.<br />

Del<strong>in</strong>eati i limiti della ricerca, è di grande utilità soffermarsi sul caso esemplare del<br />

resoconto di Giovanni Battista Bazzoni 1 , steso durante un viaggio compiuto nell’ottobre del 1825 2 .<br />

Il diario <strong>in</strong> questione presenta degli <strong>in</strong>dubbi pregi letterari, perché vi traspare, sia pure <strong>in</strong> nuce, tutta<br />

la grandezza dello scrittore come narratore di luoghi e persone, non più imprigionata, e quasi<br />

soffocata, come accade a volte nei suoi romanzi storici d’imitazione scottiana, complesse macch<strong>in</strong>e<br />

narrative, da una l<strong>in</strong>gua stereotipata e libresca. Proprio il tono dimesso della note ha garantito la<br />

bontà del testo, mentre, paradossalmente, la volontà di mantenere il l<strong>in</strong>guaggio della tradizione nelle<br />

opere più impegnative, ha <strong>in</strong>ficiato, <strong>in</strong> un certo qual modo, la riuscita artistica di quest’ultime. Il<br />

racconto di viaggio <strong>bazzoni</strong>ano non è poi solo contraddist<strong>in</strong>to da una l<strong>in</strong>gua viva, ma si snoda anche<br />

con una piacevole spontaneità, che non si irrigidisce <strong>in</strong> una forma codificata a priori, quella della<br />

guida, e si carica del valore di un’esperienza personale.<br />

Assunta questa prosa come significativa pag<strong>in</strong>a nella storia della letteratura di viaggio <strong>in</strong><br />

Alta Valsesia, l’obiettivo del presente lavoro sarà quello d’avvalersi di tale testimonianza come<br />

punto di partenza per del<strong>in</strong>eare una vasta l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>terpretativa che cerchi, comparando il diario di<br />

viaggio del Bazzoni con altre sue prose di viaggio riguardanti quell’area, con testi di altri<br />

1 Giovanni Battista Bazzoni (Novara 1803 – Milano 1850) è noto oggi soprattutto come autore di romanzi storici<br />

d’imitazione scottiana, come il Castello di Trezzo (1827) e il Falco della Rupe (1829). In realtà fu un versatile scrittore, che si mosse<br />

con gran dis<strong>in</strong>voltura tra vari generi letterari, passando dalle dissertazioni storiche, agli articoli giornalistici, dai saggi teorici alle<br />

prose odeporiche.<br />

2 Il testo non è stato pubblicato dall’autore <strong>in</strong> vita, ma è stato edito postumo <strong>in</strong>sieme ai ricordi di un precedente soggiorno<br />

<strong>valsesia</strong>no risalente al 1819 (LUIGI FASSÒ, Un romanziere <strong>in</strong> Valsesia, “Corriere Valsesiano”, 20 gennaio, 27 gennaio, 3 febbraio, 10<br />

febbraio 1906).<br />

1


viaggiatori, e con coeve testimonianze storiche, di tracciare un quadro il più esaustivo possibile.<br />

Entrando nel merito del testo, si rileva un cambiamento di registro, apparentemente<br />

impercettibile, quando il futuro letterato <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia ad <strong>in</strong>oltrarsi nella valle. Più Bazzoni si avvic<strong>in</strong>a<br />

a quelle che saranno le mete f<strong>in</strong>ali del suo viaggio, Alagna e il Monte Rosa, più traspare<br />

un’evidente partecipazione emotiva. Questo sentimento, configurabile nei term<strong>in</strong>i di una tensione<br />

trepidante, è generato dal fatto che il giovane aspirante avvocato 3 , s<strong>in</strong> d’allora, era animato<br />

dall’emozione del nuovo, dello sconosciuto, del s<strong>in</strong>golare, che è poi il tratto che, a ben considerare,<br />

sta alla base stessa del genere della letteratura di viaggio, essendone il presupposto di partenza.<br />

L’Alta Valle, tuttavia, riveste un ruolo centrale, perché non risponde, semplicemente, a<br />

quest’esigenza, ma s’ammanta dell’alone del sublime, del misterioso, che esercita un fasc<strong>in</strong>o<br />

straord<strong>in</strong>ario sull’autore. Infatti, appena giunto con il compagno di viaggio, un certo Pietro Antonio<br />

Meroni, al passaggio della Colma che separa la riviera d’Orta dalla Valsesia, Bazzoni prova una<br />

forte sensazione estetica nel contemplare, ormai all’imbrunire, le montagne della valle, sulle quali si<br />

staglia la reg<strong>in</strong>a di esse, il Monte Rosa. Per cercare di trasferire sul proprio taccu<strong>in</strong>o questa<br />

sensazione di grand’impatto, è emblematico che lo scrittore adoperi l’aggettivo .<br />

Anche se l’espressione compare una sola volta nel testo, è, comunque, <strong>in</strong>dice di una certa<br />

atmosfera culturale, che richiama la figura del leggendario bardo gaelico Ossian cantato da James<br />

Macpherson (1736 – 1796) nei poemi F<strong>in</strong>gal (1762) e Temora (1763) dest<strong>in</strong>ato ad aver una fortuna<br />

europea, anche grazie alla traduzione di Melchiorre Cesarotti. La saga di Ossian era molto sentita<br />

all’<strong>in</strong>izio dell’Ottocento, anche perché durante l’età napoleonica era stata sfruttata a f<strong>in</strong>i<br />

propagandistici. Ossian e il suo mondo dovevano essere molto ben presenti al giovane Bazzoni, non<br />

solo fresco di studi, ma anche appassionato a questo tipo di letteratura. Un’altra conseguenza<br />

implicita della citazione è che, almeno per un istante, nell’immag<strong>in</strong>ario <strong>bazzoni</strong>ano, la Valsesia, o<br />

meglio l’Alta Valsesia, sembra quasi confondersi con la Scozia di Ossian. In realtà le montagne<br />

<strong>valsesia</strong>ne sono poco comparabili con le cime di tipo ossianico, perché queste oltre a non essere<br />

alte, non superando i mille metri, sono <strong>in</strong>serite <strong>in</strong> tutt’altro ambiente, affacciandosi sul mare<br />

d’Irlanda spesso tormentato da tremende tempeste. È lecito, qu<strong>in</strong>di, affermare che <strong>in</strong> questo passo la<br />

realtà, pur rimanendo tale, viene, <strong>in</strong> certo qual modo, filtrata dalla letteratura, per essere connotata<br />

ulteriormente ed, <strong>in</strong> un certo senso, trasformata nelle sue l<strong>in</strong>ee. Un altro dato su cui riflettere, è che<br />

le sensazioni del Bazzoni provate al dischiudersi d<strong>in</strong>anzi ai propri occhi del profilo delle più<br />

importanti vette della Valsesia richiamano da vic<strong>in</strong>o le emozioni provate da Aurelio de’ Giorgi<br />

Bertola nei suoi diari di viaggio <strong>in</strong> Svizzera e <strong>in</strong> Germania del 1787, quando il celebre letterato,<br />

osservando, meravigliato, da Berna il profilo dei ghiacciai <strong>in</strong> lontananza sosteneva di provare un<br />

3 Il Bazzoni si era, <strong>in</strong>fatti, laureato, <strong>in</strong> a Pavia il 2 settembre di quell’anno. Incom<strong>in</strong>cerà il suo periodo di<br />

praticantato presso lo studio dell’avvocato Dell’Acqua nel mese di novembre.<br />

2


. Pur essendo impossibile da parte del Bazzoni la conoscenza di<br />

questo testo, perché pubblicato solo recentemente, è notevole considerare come il giovane scrittore<br />

fosse partecipe di una r<strong>in</strong>novata sensibilità per l’<strong>alta</strong> montagna, tema decl<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> vari modi proprio<br />

a partire dalla seconda metà del Settecento. 4<br />

Dopo questa precisazione sui possibili valori che l’Alta Valle assume dal punto di vista del<br />

Bazzoni, f<strong>in</strong> da subito, analizzando il testo, si notano alcune particolarità. Infatti, emerge una<br />

s<strong>in</strong>golare notazione topografica, quando egli scrive che dopo la località da lui denom<strong>in</strong>ata<br />

Valmuccia 5 <strong>in</strong>izi la Val Grande o la Valsesia. Tale affermazione, di fatto, restr<strong>in</strong>ge di molto i<br />

conf<strong>in</strong>i del bac<strong>in</strong>o idrografico del Sesia, e, anzi, pare che per Bazzoni la Valsesia propriamente detta<br />

comprenda solo i paesi dell’<strong>alta</strong> valle, mentre, come annota l’abate novarese Carlo Racca <strong>in</strong> suo<br />

studio dei primi anni Trenta, 6 . Inoltre, anche identificare la Val Grande con la Valsesia non risponde al vero, perché<br />

la prima entità geografica ne è solo la vallata pr<strong>in</strong>cipale. Questo potrebbe essere un banale errore<br />

commesso da una persona che s’<strong>in</strong>oltra per la prima volta <strong>in</strong> quei luoghi, ma potrebbe essere un<br />

fatto voluto 7 . In tal senso confermerebbe che la Valsesia per Bazzoni è uno spazio <strong>in</strong>teriore, <strong>in</strong> un<br />

certo qual modo da lui costruito.<br />

Lo scrittore, dopo aver rilevato l’aspetto caratteristico della natura <strong>valsesia</strong>na, <strong>in</strong> cui il<br />

paesaggio è caratterizzato dalla presenza di scoscese montagne, ricche di boschi, ha modo d’entrare<br />

per la prima volta <strong>in</strong> contatto con il mondo “altro” delle Alpi, <strong>in</strong>contrando due valligiane. Nel brano<br />

<strong>in</strong> cui tratta quest’episodio, si denota una grand’attenzione all’abbigliamento delle montanare ed ai<br />

loro accessori, <strong>in</strong> quanto segni tangibili della diversità. Tale attenzione è comune ad altri viaggiatori<br />

<strong>in</strong> Valsesia <strong>in</strong> quel periodo, come Davide Bertolotti.<br />

Quest’ultimo, <strong>in</strong>fatti, nelle Peregr<strong>in</strong>azioni 8 riserva la stessa cura nel dip<strong>in</strong>gere il ricco abito<br />

di una sposa di Fobello 9 . Sembra, dunque, che i modi e gli stili di scrittura dei due letterati 10 siano<br />

4<br />

Per aver un quadro più completo del fenomeno si r<strong>in</strong>via a MARCO CERRUTI, Il piacere di pensare, solitud<strong>in</strong>i, rare amicizie,<br />

corrispondenze <strong>in</strong>torno al 1800, Modena, Mucchi, 2000.<br />

5<br />

Si tratta della località di Balmuccia.<br />

6<br />

CARLO RACCA, Notizie statistiche e descrittive della Valsesia, Vigevano, Marzoni e Comp., 1833, p.12.<br />

7<br />

Bazzoni è un autore ricchissimo di sfumature, molto preparato <strong>in</strong> tutti i campi, <strong>in</strong> cui spesso i dettagli giocano un ruolo<br />

rilevante per comprendere il messaggio che vuole trasmettere.<br />

8<br />

DAVIDE BERTOLOTTI, Peregr<strong>in</strong>azioni (vol. I) Scorsa al Lago d’Orta, a Varallo, nelle valli di Fobello e d’Anzasca, ai<br />

Ghiaccai del Monte Rosa. Milano, Dalla società tipografica dei Classici Italiani, 1822.<br />

9<br />

Infatti, assistendo a un matrimonio celebratosi a Fobello, non può far a meno di osservare <br />

(Ibidem. p. 78). Nel breve periodo citato emerge dal contesto un aggettivo significativo peregr<strong>in</strong>o, da cui, non è un caso, deriva il<br />

titolo della prosa odeporica del Bertolotti. Il significato del term<strong>in</strong>e si ricollega direttamente ad un’area semantica che esprime, nello<br />

stesso tempo, il concetto di strano, bizzarro, attraente e vago, come si evidenzia nel saggio di FRANCA TONELLA REGIS, Viaggiatori<br />

romantici al Sacro Monte, p.71 <strong>in</strong> AA. VV., Quaderno di studio n. 3, il Sacro Monte di Varallo Sesia, a c. di FRANCESCO CARNAGO,<br />

1986.<br />

10<br />

Un particolare curioso su cui riflettere è che il viaggio del Bertolotti <strong>in</strong> Valsesia, da cui trasse poi le note di viaggio, risale<br />

al 6 ottobre del 1819, come si può <strong>in</strong>ferire dalla registrazione del giorno dell’ascensione al Monte Rosa dal versante di Macugnaga<br />

(op cit., p100), cioè nello stesso periodo <strong>in</strong> cui il sedicenne Bazzoni per la prima volta si recò <strong>in</strong> Valsesia, per far visita, <strong>in</strong>sieme con<br />

la sua famiglia, a dei cug<strong>in</strong>i di Borgosesia.<br />

3


del tutto comparabili. Tuttavia, nella cont<strong>in</strong>uazione della narrazione di viaggio, si verificherà una<br />

sostanziale differenza negli <strong>in</strong>tenti che <strong>in</strong>formano la prosa del Bazzoni.<br />

Il giovane milanese, se dimostra di apprezzare le donne <strong>valsesia</strong>ne, non solo per la bellezza,<br />

ma anche per l’<strong>in</strong>telligenza, giudica per contro, <strong>in</strong> questo primo approccio, i pochi uom<strong>in</strong>i che ha<br />

occasione d’osservare <strong>in</strong>significanti e privi d’<strong>in</strong>teresse. Appare degno di nota il fatto che egli<br />

osservi come la maggior parte di loro fosse <strong>in</strong> quel momento all’estero, per trovare sostentamento<br />

alle loro famiglie. Da questa riflessione si deduce che Bazzoni era perfettamente conscio di trovarsi<br />

<strong>in</strong> una valle d’emigranti 11 , suggestiva dal punto di vista paesaggistico per un <strong>viaggiatore</strong> straniero,<br />

ma economicamente povera e priva di risorse naturali, se si eccettuavano le m<strong>in</strong>iere d’Alagna,<br />

difficili da sfruttare, i cui <strong>in</strong>troiti, per altro, non avevano nessuna <strong>in</strong>cidenza sulla povera economia<br />

locale. In particolare, Enrico Morozzo della Rocca <strong>in</strong> suo saggio pubblicato trentuno anni dopo il<br />

viaggio del Bazzoni, parlando della presenza di filoni auriferi, regista, a mal<strong>in</strong>cuore, che 12<br />

L’it<strong>in</strong>erario del viaggio prosegue toccando Scopa, ove ammira le facciate esterne di qualche<br />

abitazione, pur deplorandone l’aspetto 13 , per poi arrivare a Scopello. Bazzoni,<br />

annotando a questo punto la difficoltà del camm<strong>in</strong>o, riscontra il progressivo aumento dell’altitud<strong>in</strong>e,<br />

e il pericolo latente di smottamenti, circostanza che puntualmente si verificherà a Piode, dove per<br />

poco i due viaggiatori non verranno <strong>in</strong>vestiti da una frana precipitata sul sentiero. Tali annotazioni<br />

rendono appieno l’idea che, <strong>in</strong> quel periodo, viaggiare per l’Alta Valle era un’avventura che<br />

riservava dei rischi a volte notevoli, perché ci si muoveva <strong>in</strong> uno spazio poco o per nulla<br />

antropizzato, dom<strong>in</strong>ato ancora da una natura <strong>in</strong>tatta e selvaggia.<br />

Verso sera, dopo un’estenuante viaggio di sei ore e mezzo da Varallo, Bazzoni e il suo<br />

11 Il Bazzoni potrebbe aver letto il Quadro della Valsesia del Sottile, <strong>in</strong> cui si possono r<strong>in</strong>tracciare frasi che riassumono<br />

molto efficacemente il dramma dell’emigrazione come questa, l’amor della vita ci trasporta altrove (NICOLAO SOTTILE, Quadro della<br />

Valsesia, Terza edizione, Novara, presso Giuseppe Rasario, librajo editore, 1817). Tralasciando la conoscenza dell’opera e della<br />

figura del Sottile, documentata negli anni Trenta ma non <strong>in</strong> questi anni giovanili, bisogna osservare come . Per questo ultimo dato si r<strong>in</strong>via<br />

a FRANCA TONELLA REGIS, Sulle strade della montagna: le sorprese del quotidiano, “de Valle Sicida”, n. 9, 1998, p.285, nota 2. Anche<br />

<strong>in</strong> altre opere dall’<strong>in</strong>tento statistico - descrittivo è affrontato l’argomento, questo è il caso del Racca che, osservando il fenomeno<br />

dell’emigrazione, constata che (RACCA, cit., 26):<br />

[…] Le poche campagne della Valsesia, comecché regolarmente e con <strong>in</strong>cessante cura coltivate non producono la<br />

sufficiente sussistenza agli abitanti per tutto l’anno, e neppure lo possono questi ritrarre dal commercio che è affatto<br />

<strong>in</strong>significante e passivo; epperciò i Valsesiani sono costretti di procacciarsi il mancante colle arti e colla <strong>in</strong>dustria.<br />

Nella propria Prov<strong>in</strong>cia l’<strong>in</strong>dustria non offre al lavoratore mezzi sufficienti per il mantenimento della famiglia, e va<br />

qu<strong>in</strong>di ad esercitarla altrove. A questo f<strong>in</strong>e sei mille e più Valsesiani espatriano per varii mesi dell’anno, e molti per<br />

anni <strong>in</strong>tieri, e si spandono <strong>in</strong> varii luoghi anche di estero stato per ritrarre denaro, ed ogni Comune della Valsesia ha<br />

qualche dist<strong>in</strong>ta Prov<strong>in</strong>cia d’Italia, Francia, Lamagna, ed altra nazione, <strong>in</strong> cui li suoi abitanti ad imitazione dei<br />

maggiori corrono ad esercitare le loro arti.<br />

12<br />

ENRICO MOROZZO DELLA ROCCA, Saggio di statistica della Valsesia: dedicato a S. E. il conte di Cavour, Varallo, Tipografia<br />

di A. Colleoni, 1856, p. 83.<br />

13<br />

Per def<strong>in</strong>ire l’aspetto delle case, Bazzoni ricorre all’aggettivo fiamm<strong>in</strong>go.<br />

4


compagno di viaggio sostano a Campertogno, dove, entrati <strong>in</strong> quello che lo scrittore def<strong>in</strong>isce come<br />

albergo, ma che, con tutta probabilità, nella realtà fattuale, sarà stato una modesta locanda di<br />

paese 14 , consumano un frugale pasto di montagna 15 . F<strong>in</strong>ita la cena, i due viaggiatori compiono un<br />

breve giro per il paese, ed, entrando <strong>in</strong> una stalla, hanno occasione di bere dell’ottimo latte appena<br />

munto 16 . Un particolare rilevante del breve soggiorno a Campertogno è che Bazzoni ha modo di<br />

scherzare con alcune valligiane, le quali dimostrano, però, un carattere aspro, per non dire selvatico,<br />

assimilabile, egli dice, all’<strong>in</strong>dole delle femm<strong>in</strong>e di camoscio che popolavano quelle sperdute<br />

contrade. L’autore rileva attentamente questo tratto di naiveté, molto realistico, essendo molto<br />

lontano dal cliché del buon selvaggio di rousseauiana memoria. Si rivela d’<strong>in</strong>dubbio <strong>in</strong>teresse, a<br />

questo punto, confrontare la trasposizione letteraria della realtà, con opere, quasi contemporanee,<br />

che affrontano lo stesso milieu sotto l’aspetto geografico, storico, statistico. Da questo prima<br />

comparazione tra testi di natura diversa, emerge l’assoluta fedeltà al dato reale, quando Bazzoni<br />

tratteggia, con pochi ma efficaci tocchi, il paese di Campertogno. 17<br />

Il viaggio, il giorno successivo, prosegue, riservando una sorpresa positiva. Ad un’ora di<br />

camm<strong>in</strong>o da Campertogno, Bazzoni e Meroni sono raggiunti da una terza persona, un giovane, che<br />

si rivelerà poi essere un certo Giuseppe Ferraris d’Alagna, che stava tornando a casa, dopo aver<br />

lavorato come 18 a Berna. Lo scrittore, a primo acchito, lo scambia per un<br />

<strong>viaggiatore</strong> <strong>in</strong>glese. Tale annotazione appare <strong>in</strong>teressante, perché offre l’occasione di considerare<br />

come a, quel tempo, l’Alta Valsesia fosse del tutto ignota ai viaggiatori <strong>in</strong>glesi. Infatti, il primo<br />

Inglese a giungere <strong>in</strong> valle fu William Brockedon (1787 – 1854) nel 1824, un anno prima del<br />

viaggio <strong>bazzoni</strong>ano, ma si limitò a visitare solo Varallo e il Sacro Monte. Nel 1840 l’alp<strong>in</strong>ista<br />

scozzese Arthur T. Malk<strong>in</strong> (1803 – 1888), effettuando il tour del Monte Rosa, toccò il Col d’Olen e<br />

il Passo del Turlo, ma non scese ad Alagna 19 . In questo discorso è poi <strong>in</strong>teressante considerare<br />

l’opera The Tour of Mont Blanc and of Monte Rosa di James D. Forbes, edita ad Ed<strong>in</strong>burgo dai<br />

fratelli Adam e Charles Black nel 1854. In questo testo (a p. 279) si accenna ad una breve visita ad<br />

14<br />

Come si può chiaramente dedurre dal fatto che lo scrittore precisa che poi dormirono <strong>in</strong> cattivi letti, <strong>in</strong> camere di legno.<br />

Per suffragare tale affermazione pare opportuno ricordare un’annotazione risalente alla seconda metà dell’Ottocento, nella quale gli<br />

alberghi che s’<strong>in</strong>contravano nelle vallate m<strong>in</strong>ori e nei luoghi meno frequentati della Valsesia venivano descritti ancora come troppo<br />

modesti e mal forniti. Si rimanda a PIETRO CALDERINI, la Valsesia considerata sotto i suoi vari aspetti, a c. di MASSIMO BONOLA Società<br />

d’Incoraggiamento allo Studio del Disegno <strong>in</strong> Valsesia, Varallo, L<strong>in</strong>otipia Magnani, 1996, p. 27 nota 1.<br />

15<br />

><br />

16<br />

Il particolare sembra banale, ma anche questo per un <strong>viaggiatore</strong> proveniente dalla città fa parte delle esperienze<br />

<strong>in</strong>teressanti che devono essere annotate.<br />

17<br />

Infatti, leggendo quanto riporta il Casalis riguardo a Campertogno (GOFFREDO CASALIS, Dizionario geografico storico –<br />

statistico – commerciale degli Stati del Re di Sardegna. La Valsesia. Varallo Sesia, Tipolitografia Castelli, 1999, p. 60) viene<br />

riconfermata l’immag<strong>in</strong>e di un paese circondato da alte montagne.<br />

18<br />

La qualifica assegnata dal Bazzoni è quanto mai ambigua, perché possono rientrare <strong>in</strong> essa sia un’artista di una certa<br />

caratura sia un modesto stuccatore. Leggendo una tavola presente nello studio del Racca (tra la p. 26 e la p. 27), Quadro delle qualità<br />

dell’arti esercitate da’ Valsesiani si apprende che ad Alagna vi erano molti stuccatori e lavoratori di pietre che esercitavano la loro<br />

professione <strong>in</strong> Francia o <strong>in</strong> Svizzera.<br />

19<br />

Per queste <strong>in</strong>formazioni si rimanda a AA. VV., The Queen of the Alps Girovagando a Sud del Monte Rosa. Escursionisti,<br />

alp<strong>in</strong>isti e turisti dell’Ottocento <strong>in</strong> Valsesia e d<strong>in</strong>torni, a c. di RICCARDO CERRI, LUISA OSELLA CREVAROLI, Magenta, Zeisciu, 1998, pp. 84<br />

– 89<br />

5


Alagna. Qu<strong>in</strong>di tenendo l’anno di stampa come ante quem, la data della prime presenze <strong>in</strong>glesi nelle<br />

località dell’Alta Valle è da riferirsi, verosimilmente, con tutti i marg<strong>in</strong>i d’errore, alla f<strong>in</strong>e degli anni<br />

Quaranta. Comunque, dopo questa data, il flusso di turisti aumentò <strong>in</strong> modo esponenziale. Il<br />

parroco di Alagna, Don Gnifetti, divenuto celebre per le sue imprese alp<strong>in</strong>istiche, dal 1856<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciò ad annotare di anno <strong>in</strong> anno le presenze di stranieri, e, particolarmente d’Inglesi. Grazie<br />

a questa fonte, di grande importanza, si viene a conoscenza che nel 1864 avevano visitato il paese<br />

406 Inglesi 20 . Dopo questa digressione utile a def<strong>in</strong>ire ancora meglio l’eccezionalità, per certi versi,<br />

dell’esperienza di viaggio <strong>bazzoni</strong>ana, lontana dei percorsi “turistici” dell’epoca, occorre riflettere<br />

meglio sull’importanza dell’<strong>in</strong>contro con il Ferraris: esso non solo smentisce l’orig<strong>in</strong>aria op<strong>in</strong>ione<br />

dell’autore sugli uom<strong>in</strong>i della valle, che giudicava non <strong>in</strong>teressanti, ma anche riveste un particolare<br />

significato, perché il giovane pittore walser può <strong>in</strong>carnare il prototipo del <strong>valsesia</strong>no.<br />

La Valsesia, <strong>in</strong>fatti, dal Quattrocento ai primi anni del Novecento, non è stata solo una terra<br />

che ha dato i natali a sommi maestri di fama <strong>in</strong>ternazionale come Gaudenzio Ferrari o Tanzio da<br />

Varallo, ma anche la patria d’eccellenti artisti che hanno avuto un peso non <strong>in</strong>differente nello<br />

sviluppo artistico del Piemonte e di altre regioni europee. In tal senso è opportuno ricordare<br />

l’op<strong>in</strong>ione dell'Abate Den<strong>in</strong>a, nella quale si rileva come i maggiori artisti piemontesi fossero<br />

orig<strong>in</strong>ari della Valsesia, terra tradizionalmente vocata alle arti meccaniche 21 . In modo particolare,<br />

come osserva il Casalis 22 , Alagna Valsesia era il luogo natio di molti di questi.<br />

Bazzoni, nel colloquio con il Ferraris, deve affrontare un problema che ancora oggi nelle<br />

relazioni di viaggio, sia pure <strong>in</strong> altre modalità, rappresenta una difficoltà cont<strong>in</strong>gente, l’idioma.<br />

Infatti, il pittore apparteneva ad un’isola culturale alloglotta, i Walser 23 appunto, ove si parlava un<br />

dialetto tedesco aff<strong>in</strong>e a quello del Vallese 24 , essendo, perciò, poco pratico dell’Italiano. Allora, per<br />

20<br />

AA.VV. Alagna Valsesia, Una comunità Walser, a c. del Comitato organizzatore dell’ottavo Walsertreffen, Valsesia<br />

Editrice, 1983, p. 295.<br />

21<br />

. CARLO DENINA, Quadro istorico, statistico e morale dell’Alta Italia e delle Alpi che la circondano,<br />

Milano, Presso Pirotta e Maspero Stampatori, Librai <strong>in</strong> Santa Margherita, 1806, pp. 9 s.<br />

22<br />

Parlando degli Alagnesi, così scrive: <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ano grandemente alla scultura e pittura, e fanno onore alla patria negli esteri<br />

stati (CASALIS, cit., p.19)<br />

23<br />

La denom<strong>in</strong>azione Walser, già medievale, deriva dalla contrazione di , ossia genti del Vallese.<br />

24<br />

L’oggettiva differenza della parlata dei Walser rappresentava, <strong>in</strong> effetti, un grosso problema anche per l’amm<strong>in</strong>istrazione<br />

sabauda, come si può dedurre da un rapporto del 1844, qu<strong>in</strong>di cronologicamente abbastanza sfasato rispetto al viaggio del Bazzoni,<br />

ma comunque <strong>in</strong>teressante al f<strong>in</strong>e di del<strong>in</strong>eare l’ambiente visitato dallo scrittore: Inchiesta sui luoghi della Valsesia <strong>in</strong> cui si parla il<br />

dialetto tedesco, ai f<strong>in</strong>i della redazione dei contratti notarili (Archivio di Stato di Vercelli, sezione di Varallo, Ufficio del registro di<br />

Varallo 1803 – 1962, m1, Notai):<br />

Novara, li 4 dicembre 1844<br />

Luoghi della Valle di Sesia <strong>in</strong> cui parlasi un corrotto dialetto tedesco<br />

[…] <strong>in</strong> alcuni luoghi della Valle Sesia, e precisamente nel distretto di codesta mappa parlasi un corrotto l<strong>in</strong>guaggio<br />

tedesco, e siccome pei luoghi dell’Ossola, <strong>in</strong> mi si fa uso di un consimile dialetto, la superiorità sta ora determ<strong>in</strong>ando<br />

le cautele di serbagli per la stipulazione degli atti.<br />

[…] Si creano delle difficoltà di comunicazione, segnatamente per le donne e più di frequente <strong>in</strong> Alagna e Rima<br />

[…] bisogno dell’opera d’un <strong>in</strong>terprete, lo che sono obbligati a fare anche coloro che quantunque non affatto ignari<br />

6


cont<strong>in</strong>uare il discorso, si ricorre ad una l<strong>in</strong>gua di mediazione, il Francese, che già nel Settecento era<br />

divenuta la pr<strong>in</strong>cipale l<strong>in</strong>gua di cultura <strong>in</strong> Europa, ed era ampiamente nota alle persone dotate di una<br />

media cultura. Analizzando attentamente l’episodio presentatoci, emerge l’importanza<br />

dell’accaduto: s<strong>in</strong>ora il giovane milanese aveva <strong>in</strong>contrato “l’altro da sé” <strong>in</strong> personaggi non<br />

comparabili a lui per status sociale, come le montanare, mentre ora ha occasione di confrontarsi con<br />

un valligiano di ceto borghese, che gli farà da guida d’eccezione, illustrandogli il microcosmo di<br />

Alagna. L’<strong>in</strong>contro con il Ferraris contribuirà ad un cambiamento della prospettiva con la quale<br />

Bazzoni stesso si confronterà con il mondo dell’Alta Valle, s<strong>in</strong>o alla metà dell’Ottocento, uno<br />

spazio “esotico” poco o per nulla esplorato da stranieri, a differenza, per esempio, di Varallo, che<br />

per il suo celebre Sacro Monte, è sempre stata meta frequentata.<br />

Fatta questa puntualizzazione, cont<strong>in</strong>uando nell’analisi testuale, si nota come la penna dello<br />

scrittore sia sempre straord<strong>in</strong>ariamente sensibile a scorci paesaggistici, di forti suggestioni<br />

romantiche, che conferiscono sempre più alla zona visitata il carattere di luogo estremo, ultimo:<br />

.<br />

Dopo aver dedicato spazio all’orribile grandezza della natura, il <strong>viaggiatore</strong>, da acuto<br />

osservatore qual era, si sofferma a considerare l’attività dell’uomo, che ha deviato quelle acque,<br />

apparentemente <strong>in</strong>domabili, per muovere i mul<strong>in</strong>i. L’operosità delle genti <strong>valsesia</strong>ne, è un tema che<br />

sarà trattato anche nel passo successivo, ove, transitando per una frazione di Riva Valdobbia,<br />

Boccorio, da lui chiamata Bocu, ammira il fatto che <strong>in</strong> quel luogo si fabbricassero strumenti<br />

musicali esportati <strong>in</strong> tutto il mondo. Il rilievo del <strong>viaggiatore</strong> rispecchia fedelmente la realtà anche<br />

questa volta 25 , ed è confermato dal confronto con il Casalis:<br />

del nostro volgare, non sono però capaci di conoscere la forza di certe clausole, ed obbligazioni, se loro non vengono<br />

tradotte <strong>in</strong> tedesco. [ tale stato di cose] equivale ad una punizione e questa diventa un <strong>in</strong>giustizia.<br />

Lasciando dunque ad altri lo spiegare questo fenomeno etnografico della famiglia italiana, e le suggerisce i mezzi di<br />

farlo scomparire […] Nei tre paesi [si allude a Rimella, Alagna, Rima] dovrà spiegarsi sempre cara e come una<br />

preziosa proprietà tenacemente si conservi la s<strong>in</strong>golarità di quelle favelle […] ebbe sempre cura di allevargli giovani<br />

<strong>in</strong>digeni […] troviamo sempre nel procacciargli tra suoi quelli dest<strong>in</strong>ati a ricevere e dar loro forma ai loro atti e<br />

contratti […] Si sarebbe trovato il modo di soddisfare ai bisogni di quelle tre popolazioni, senza pregiudicare alle<br />

ragioni d’anzianità<br />

È <strong>in</strong>teressante poi che ai marg<strong>in</strong>i del primo foglio del manoscritto sia registrata la consistenza numerica degli abitanti di<br />

Rimella, Alagna, Rima, che ammontava, rispettivamente, a 1300, 700, 335. Da questi dati si ricava che, complessivamente, i Walser<br />

<strong>valsesia</strong>ni raggiungevano le 2335 unità. Considerando che il Lana stimava l’<strong>in</strong>tera popolazione della valle nel 1837 sulle 35145 unità,<br />

questa m<strong>in</strong>oranza etnica <strong>in</strong>cideva all’<strong>in</strong>circa per il 7% sul totale. Comunque, per soddisfare le esigenze di questa comunità, da<br />

Novara, il 17 dicembre 1844, <strong>in</strong> risposta alla nota presentata, viene emanato il seguente dispositivo:<br />

[…] nella Prov<strong>in</strong>cia di Vallesesia, nelle comunità di Alagna, Rima, e Rimella ove parlasi un dialetto tedesco, quando<br />

non vi fia un notaio esercente conoscitore del rispettivo dialetto, quello fra gli aspiranti al Notariato che fia nativo d’<br />

uno de’ detti luoghi, e che ne conosca il dialetto, potrà term<strong>in</strong>are la pratica, munito di tutti i requisiti.<br />

25 In generale, è abbastanza noto che la scarsa aderenza delle relazioni di viaggio rispetto alla realtà delle “cose viste” è un<br />

tema ricorrente nei giudizi sulla letteratura odeporica. Si confronti <strong>in</strong> tal senso la voce dell’Encyclopédie “Voyageur (Histoire<br />

particulaire des pays)” di L. de Jaucourt, che ritiene di poter applicare alla maggioranza degli autori di relazioni di viaggio (BIANCA DANNA, Dal<br />

taccu<strong>in</strong>o alla lanterna magica. De Amicis reporter di viaggi, Firenze, Leo S. Olschki, 2000, p. 6, nota 3)<br />

7


[…] Un oggetto di locale <strong>in</strong>dustria per un certo numero di questi terrazzani è la fabbricazione delle<br />

zampogne, dette volgarmente ribebe: si fanno esse <strong>in</strong> dieci fuc<strong>in</strong>e esistenti nell’anzidetta frazione di<br />

Bocorio. Tale è la buona riuscita di siffatti strumenti fabbricati <strong>in</strong> Bocorio, che non se ne fabbricano<br />

altrove di una tempera uguale 26 .<br />

Anche il Racca, fatto <strong>in</strong>teressante, segnala la presenza di quest’attività d’eccellenza, i cui<br />

manufatti erano apprezzati ed esportati <strong>in</strong> tutto il mondo:<br />

[…] Varie fabbriche di zampogne di ferro sono stabilite <strong>in</strong> diversi locali posti sulla via che da<br />

Campertogno conduce ad Alagna; alla qualità dell’acqua che scorre <strong>in</strong> quel distretto, da alcuni si<br />

attribuisce la sonora costruzione di questo piccolo istrumento. Nessuna nazione può vantarlo migliore, e<br />

l’Inghilterra stessa le deriva della Valsesia. Si smerciano non solo <strong>in</strong> Italia, Francia e Lamagna; ma per la<br />

via di Genova anche nelle Spagne, e servono agli Isolani delle Azzorre e delle Antille, ed agli abitatori<br />

de’paesi più lontani dell’Africa e dell’America per accompagnare col suono flebile, che cavano da questo<br />

piccolo ferro, le cantilene dei loro amori e per sollevarsi dalla noja della schiavitù. Lo smercio attuale, è<br />

di circa 128000 dozz<strong>in</strong>e. 27<br />

Ammirata la floridezza di quest’<strong>in</strong>dustria artigianale, tradizione che cont<strong>in</strong>uerà s<strong>in</strong>o agli<br />

<strong>in</strong>izi del Novecento 28 , una volta oltrepassata Riva, Bazzoni sostiene di aver osservato , il che appare quanto mai s<strong>in</strong>golare, <strong>in</strong> quanto, da<br />

quella posizione, non si poteva scorgere il colle. Tale rilievo può essere semplicemente il frutto di<br />

una mancata conoscenza da parte del Bazzoni della posizione geografica di alcuni luoghi dell’Alta<br />

Valle, oppure può essere scaturita da una reverie, <strong>in</strong>nescata dall’acceso desiderio di poter ammirare<br />

un sito, che come si vedrà <strong>in</strong> un’altra sua memoria di viaggio, rivestirà un ruolo di primo piano.<br />

Non è del tutto da escludere che già <strong>in</strong> quegli anni, l’autore conoscesse il Colle per la s<strong>in</strong>istra fama<br />

che lo circondava, e attratto da esso, l’occhio della mente lo portasse a vedere quello che non si<br />

poteva percepire con i sensi.<br />

Alla f<strong>in</strong>e, Bazzoni raggiunge le mete più ambite del viaggio, Alagna e il Monte Rosa.<br />

L’<strong>in</strong>sediamento pr<strong>in</strong>cipale dei Walzer <strong>valsesia</strong>ni è presentato con poche, ma puntuali, parole:<br />

Lagna é un paese sparso <strong>in</strong> vari corpi di fabbricato pel piano della valle, che qui é anche vasta, affatto<br />

diverso dagli altri; é l'ultimo della valle, ha un’aria svizzera e appunto dagli Svizzeri del Vallese fu<br />

fondato. Il l<strong>in</strong>guaggio degli abitanti che arrivano quasi al migliaio é il tedesco; gli uom<strong>in</strong>i conoscono però<br />

anche l'italiano e il francese.<br />

Ancora una volta appare utile mettere <strong>in</strong> relazione questa descrizione con quella del Casalis,<br />

che, a parte la maggiore precisione nell’<strong>in</strong>dicare la posizione geografica d’Alagna 29 , come era<br />

prevedibile aspettarsi, considerata la natura del suo lavoro, conferma, <strong>in</strong> parte, le impressioni del<br />

26 CASALIS, cit., p.144<br />

27 RACCA, cit., p. 35.<br />

28 Pare che l’ultimo costruttore di questi strumenti musicali sia stato un certo Agost<strong>in</strong>o Carmell<strong>in</strong>o, morto attorno al 1907.Si<br />

confronti EUGENIO MANNI, I Campanili della Valsesia, fascicolo VII, Varallo Sesia, Capelli, 1979, p.17.<br />

29 (CASALIS, cit., p.18)<br />

8


Bazzoni: 30 .<br />

Tuttavia, nella descrizione della comunità alagnese, Bazzoni precisa un aspetto non presente<br />

nell’opera del Casalis, e assolutamente non ovvio, ossia l’orig<strong>in</strong>e svizzera di quelle popolazioni. Il<br />

tema era particolarmente delicato, talmente complicato che pers<strong>in</strong>o una figura di grande spessore<br />

nel Primo Ottocento <strong>valsesia</strong>no, come Nicolao Sottile (1750 – 1834), formulò delle osservazioni, a<br />

dir poco <strong>in</strong>fondate, sulla presunta discendenza celtica dei Walser. Da questo appare chiaro che,<br />

anche per gli stessi abitanti della valle, la comunità Walser era avvertita come una presenza<br />

enigmatica, le cui vicende apparivano oscure e smarrite nelle nebbie di una storia che diventava<br />

mito. In questo discorso, è <strong>in</strong>teressante ricollegarsi al rapporto <strong>in</strong>viato nel 1810 al prefetto del<br />

Dipartimento dell’Agogna da Don Pietro Ferrari, allora parroco di Rima, ma orig<strong>in</strong>ario di Alagna, il<br />

quale, parlando delle diverse op<strong>in</strong>ioni sulla provenienza della comunità, ritiene la più plausibile,<br />

quella che sosteneva la tesi di una migrazione di coloni tedeschi a Sud del Monte Rosa. 31 È da<br />

rimarcare, perciò, come la prospettiva del Bazzoni fosse particolarmente aggiornata, fatto di per sé<br />

non così sorprendente, perché, tra le varie passioni che coltivava, vi era anche la storia. Lo scrittore<br />

appare sempre un attento osservatore, e questo si vede nel fatto che sottol<strong>in</strong>ea come gli uom<strong>in</strong>i<br />

fossero poliglotti, parlando, oltre alla loro caratteristica l<strong>in</strong>gua, l’Italiano e il Francese. Tale<br />

annotazione, assente <strong>in</strong> altri scritti del periodo sulla comunità alagnese, serve a comprendere meglio<br />

l’effettiva realtà di quel piccolo, ma nello stesso tempo grande, mondo alp<strong>in</strong>o. Alagna non si<br />

presenta affatto come uno sperduto, isolato, villaggio ai piedi delle Alpi Penn<strong>in</strong>e, ma un punto<br />

d’<strong>in</strong>contro, di scambio, di convergenza tra genti e popoli diversi, tra la Val d’Aosta e la Svizzera<br />

tedesca. La Valsesia era, tendenzialmente, come già ricordato, una vallata periferica, marg<strong>in</strong>ale,<br />

povera. Tuttavia, ciò non impediva che vi fossero sacche di ricchezza, anche <strong>in</strong> Alta Valle, dove<br />

molti emigranti, dopo aver fatto fortuna all’estero, erano ritornati nella loro amata terra.<br />

Bazzoni riscontra la ricchezza, <strong>in</strong>fatti, di certi abitanti di Alagna, i quali disponevano di un<br />

patrimonio considerevole 32 , come aveva osservato un illustre visitatore prima di lui, H. B. de<br />

Saussure nel 1789, che aveva ravvisato nel paese un’aria di prosperità 33 . Le riflessioni di natura<br />

socio – economica sono presenti, dunque, sia nel giovane milanese sia nel celebre scienziato del<br />

Settecento, ma non sono per nulla comuni <strong>in</strong> altri, come il vice<strong>in</strong>tendente 34 Luigi Noè, un<br />

30<br />

Ibidem, p.19.<br />

31<br />

ELISA FARINETTI, PIER PAOLO VIAZZO, G. Gnifetti e la conquista della Signalkuppe. Alagna nell’800. Alp<strong>in</strong>ismo, cultura e<br />

società.. Magenta, Edizioni Zeisciu, 1992, p.21.<br />

32<br />

[ad Alagna].<br />

33<br />

, HORACE. BENEDICT DE SAUSSURE, Viaggi nelle Alpi, Passo del Gries e Monte Rosa. Fondazione Enrico Monti, Anzola<br />

d’Ossola, Novate milanese, Arti grafiche Colorback, 2000, p.174, nota 52.<br />

34<br />

Nel 1819 fu costituita la prov<strong>in</strong>cia di Valsesia, divisa nei tre mandamenti di Varallo, Borgosesia e Scopa. A Varallo<br />

venne <strong>in</strong>viato un vice<strong>in</strong>tendente per occuparsi dell’amm<strong>in</strong>istrazione della nuovo organismo territoriale. Si r<strong>in</strong>via a MARIA GRAZIA.<br />

CAGNA, Cenni di storia <strong>valsesia</strong>na dal passaggio sotto il Ducato di Milano all’unità d’Italia <strong>in</strong> AA.VV., Alagna e le sue m<strong>in</strong>iere,<br />

Tipolitografia di Borgosesia, 1990, p. 54.<br />

9


funzionario sabaudo, autore di un testo rilevante ai f<strong>in</strong>i della nostra ricerca, il Rapporto statistico<br />

per l’anno 1828 della prov<strong>in</strong>cia di Valsesia 35 . In questa sorta di quadro, Noè, trattando di Alagna,<br />

trascura questi particolari, soffermandosi sulla posizione dell’abitato, come del resto il Casalis,<br />

rilevandone poi l’aspetto triste e melanconico, riscattato solo nei mesi estivi. 36<br />

Da ciò emerge la grande capacità di osservazione da parte del Bazzoni, che si esplica nel<br />

fatto che, rilevata la ricchezza di alcuni degli abitanti di Alagna, egli noti il comportamento<br />

assolutamente dimesso, quando quest’ultimi trascorrono qualche tempo nel paese natio 37 . La<br />

comunità Walser di Alagna era una società di uguali, presupposto pr<strong>in</strong>cipale per la sua<br />

sopravvivenza. In questa prospettiva anche coloro che avevano raggiunto un alto tenore di vita, non<br />

ostentavano la loro fortuna. Dal punto di vista antropologico, Bazzoni, ed è attento nel cogliere<br />

questo, si trovava di fronte ad una società “fredda”, senza squilibri, scandita, al suo <strong>in</strong>terno, da<br />

rigidi ritmi di vita, codificati e immutati da secoli. Per mantenere <strong>in</strong>tatta la coesione, il <strong>viaggiatore</strong><br />

nota <strong>in</strong>oltre che gli uom<strong>in</strong>i di Alagna costr<strong>in</strong>gevano le proprie mogli e figlie a rimanere nel paese,<br />

impedendo loro d’imparare l’italiano e che i matrimoni erano rigorosamente celebrati tra famiglie<br />

del posto, aspetto rimarcato anche dal Casalis 38 . Queste misure coercitive, per non dire draconiane,<br />

erano messe <strong>in</strong> atto per preservare la cultura stessa dei Walser, che fu, <strong>in</strong>fatti, mantenuta pressoché<br />

<strong>in</strong>tegra, s<strong>in</strong>o agli ultimi decenni del XIX secolo, quando Alagna fu collegata a Varallo nel 1887 da<br />

una strada, e non più da impervi sentieri, cessando di essere una società chiusa.<br />

Bazzoni, è da notare, non giudica quest’attaccamento ai valori tramandati da generazioni,<br />

come Bertolotti fa a proposito di altre genti dell’Alta Valsesia. L’autore delle Peregr<strong>in</strong>azioni,<br />

commentando il comportamento dei Fobellesi, <strong>in</strong>fatti, annota che:<br />

[…] l’amor del luogo natio ha posto nel loro petto così profonde radici, che queste balze, queste selve e<br />

queste acque cadenti sono ad essi più care che non le splendenti città, tra’ cui agi sospirano la<br />

capannuccia che li videa nascere, non meno ardentemente di quel che l’Africano, trasportato tra le<br />

odorose piantagioni delle Antille, desideri le torride arene della Gu<strong>in</strong>ea, ed anteponga il ruggito de’leoni<br />

ai concerti degli orgogliosi Europei. 39<br />

Queste espressioni sono s<strong>in</strong>tomatiche di un certo atteggiamento di distacco verso la<br />

popolazione “<strong>in</strong>digena”, bollata perché dimostrava un attaccamento eccessivo per la propria povera<br />

35 Luigi Noè ebbe la nom<strong>in</strong>a a vice<strong>in</strong>tendente della prov<strong>in</strong>cia di Valsesia il 26 luglio 1827. Un anno dopo compilò questo<br />

rapporto, redigendo un’analisi statistica molto volum<strong>in</strong>osa rispetto ai lavori precedenti, ricca d’<strong>in</strong>formazioni, di dettagli, a volte, però,<br />

privi d’<strong>in</strong>teresse. L’atteggiamento di Noè, funzionario portavoce degli ideali centralizzanti della monarchia, è sostanzialmente ostile<br />

alle tradizionali autonomie <strong>valsesia</strong>ne, retaggio dell’Antico Regime, anche se propone di riprist<strong>in</strong>are alcune al solo scopo di cercare<br />

d’arg<strong>in</strong>are il fenomeno dell’emigrazione. Per queste <strong>in</strong>formazioni si r<strong>in</strong>via a DEBORA GANDELLI, Gli studi sulla Valsesia medievale<br />

dall’erudizione del Seicento alla storiografia del Novecento, tesi di laurea <strong>in</strong> Storia medievale, relatore il Prof.Barbero correlatore la<br />

Prof.ssa Germana Gand<strong>in</strong>o, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”,<br />

anno accademico 2002 – 2003, p. 55 s.<br />

36 Rapporto statistico per l’anno 1828 della prov<strong>in</strong>cia di Valsesia del vice<strong>in</strong>tendente Luigi Noè <strong>in</strong> LUIGI PECO, Dopo la<br />

bufera napoleonica. Restaurazione e prov<strong>in</strong>cia di Valsesia, Zeisciu, 1993, p.149.<br />

37 Bazzoni, <strong>in</strong>fatti, osserva che .<br />

38 CASALIS, cit., p. 185.<br />

39 BERTOLOTTI, cit., p 75 s.<br />

10


terra, mai dimenticata, anche se, per ventura, si trovavano a vivere <strong>in</strong> luoghi migliori. Tale<br />

atteggiamento agli occhi di un letterato di città può apparire, come, di fatto, sembra a Bertolotti,<br />

assurdo e negativo. Infatti, Bertolotti accosta il comportamento dei Fobellesi a quello dei nativi<br />

Africani che rimpiangono, sempre e dovunque, la loro terra natia, e qu<strong>in</strong>di, implicitamente, li<br />

considera dei selvaggi, privi del senso di progresso civile. Per il letterato d’orig<strong>in</strong>e tor<strong>in</strong>ese, l’unica<br />

cultura veramente tale è solo la propria, mentre nel Bazzoni sembra che ci sia, seppur tra le righe e<br />

mai esplicitata, la presa di coscienza che si trovi d<strong>in</strong>anzi ad un’altra cultura, non ontologicamente<br />

<strong>in</strong>feriore, ma semplicemente estranea, per certi versi “misteriosa”, affasc<strong>in</strong>ante e degna d’<strong>in</strong>teresse.<br />

Affermazione quest’ultima che pare trovare conferme nella cont<strong>in</strong>uazione della descrizione di<br />

Alagna, nella quale dedica grande spazio alle case Walser, che sono descritte usando quest’accenti:<br />

[…] ogni casa é come un bastimento; vi si può vivere un anno senza uscire. Le case sono come gabbie;<br />

non vi é che il fusto <strong>in</strong>terno <strong>in</strong> muratura, il resto è di legno. L'esterno presenta tanti piani a terrazze di<br />

legno, alcune con griglie e l'ultimo piano più sporgente degli altri. Su questi piani distendono i grani, i<br />

fieni, le provvigioni che così prendono aria stando difese dalle nevi e dalle pioggie. Le camere sono<br />

piccole, tutte di legno <strong>in</strong>tonacato e v'é distribuito con ord<strong>in</strong>e meraviglioso tutto ciò che può abbisognare.<br />

Così quando le nevi li r<strong>in</strong>chiude per più mesi così se ne stanno tranquilli passando le serate nelle stalle<br />

ove il fiato delle capre e delle pecore li tien sani e caldi.<br />

Come si può facilmente notare è una meticolosa descrizione di queste s<strong>in</strong>golari abitazioni,<br />

pensate per essere accoglienti e per resistere ai rigori di una stagione <strong>in</strong>vernale che si protraeva per<br />

buona parte dell’anno 40 . La forma e i materiali di queste costruzioni poi si sposavano<br />

magnificamente, <strong>in</strong> virtù dei materiali con cui erano edificate (legno e pietra), con l’ambiente<br />

circostante, fondendosi, <strong>in</strong> un certo qual modo con esso, creando un unicum davvero suggestivo. Il<br />

futuro autore del Castello di Trezzo loda l’autosufficienza di queste unità abitative, apprezzandone<br />

la funzionalità e l’ord<strong>in</strong>e. Tali riflessioni costituiscono <strong>in</strong>dubbiamente una pag<strong>in</strong>a importante,<br />

poiché nessun altro <strong>viaggiatore</strong> <strong>in</strong> Valsesia <strong>in</strong> quel periodo si sofferma così attentamente su questo<br />

dato che fa parte della civiltà materiale. In particolare, traspare nettamente l’ammirazione del<br />

Bazzoni per queste costruzioni, che vengono solo segnalate, ma non così apprezzate, dal Lana nella<br />

sua famosa Guida ad una gita entro la Valsesia 41 . Quest’attenzione alla civiltà materiale si<br />

riscontra, pur nella sostanziale differente temperie culturale, nel già ricordato diario di viaggio di<br />

Saussure. Lo scienziato, <strong>in</strong>fatti, acquistando ad Alagna dei prodotti artigianali <strong>in</strong> pietra ollare, ne<br />

40 Non bisogna dimenticare che allora ci si trovava ancora <strong>in</strong> quella che i climatologi hanno def<strong>in</strong>ito come Piccola Età<br />

Glaciale, che si era protratta circa del 1650 al 1850 e che, qu<strong>in</strong>di, Alagna, essendo una località d’<strong>alta</strong> montagna, era particolarmente<br />

colpita da condizioni meteorologiche che dovevano essere molto più avverse di quelle di oggi. L’avanzamento delle masse glaciali<br />

provocò addirittura la distruzione d’<strong>in</strong>teri villaggi, tanto faticosamente costruiti, costr<strong>in</strong>gendo le popolazioni alp<strong>in</strong>e a sp<strong>in</strong>gersi a<br />

fondo valle. Per questo tema, qui brevemente accennato, si rimanda a MAGDA FERRO, Una comunità di Antico Regime di fronte alle<br />

catastrofi naturali. La Valsesia dal 1600 al 1850, tesi di laurea <strong>in</strong> Storia moderna, relatore Prof. E. Tortarolo, Facoltà di Lettere e<br />

Filosofia dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, p.28<br />

41 (GIROLAMO LANA, Guida ad una gita entro la Vallesesia, Novara, Tipografia Merati e Comp. 1840, ristampa<br />

anastica a cura della Libreria Alp<strong>in</strong>a Degli Esposti, p. 183). Anche Casalis riserva poco spazio alle s<strong>in</strong>golari case di Pietre Gemelle,<br />

scrivendo che sono tutte coperte a piode: alcune di esse si veggono costrutte con travi di larice (CASALIS, cit., p.144).<br />

11


apprezza la resistenza. Entrambi, perciò, non guardano solo al dato estetico, ma osservano,<br />

compiaciuti, la resistenza degli oggetti 42 , anche se, ovviamente, lo sguardo dello scienziato presta<br />

molta più attenzione alle sfumature tecnico – scientifiche.<br />

Ferraris, a questo punto, riveste un ruolo rilevante nell’economia della prosa odeporica,<br />

perché ospita Bazzoni nella sua casa d’Alagna per la colazione. L’occasione è molto favorevole,<br />

perché <strong>in</strong> tal modo l’attento <strong>viaggiatore</strong> romantico può vedere all’<strong>in</strong>terno della dimensione<br />

domestica la vita dei Walser.<br />

Il letterato è abile nel dare alcuni rapidi accenni utili a del<strong>in</strong>eare questo bozzetto di vita<br />

alagnese, <strong>in</strong> cui ritrae plasticamente la scena delle donne della famiglia <strong>in</strong>tente a portare il bestiame<br />

al pascolo. Il piccolo quadretto rappreso <strong>in</strong> poche battute è <strong>in</strong>teressante, perché lo straniero, per la<br />

prima volta, da soggetto osservante diventa oggetto osservato. Infatti la moglie e la cognata del<br />

Ferraris, allo stesso modo <strong>in</strong> cui il Bazzoni è stupito nel vedere l’ “altro”, provano meraviglia<br />

vedendo un <strong>viaggiatore</strong> estraneo al loro microcosmo 43 .<br />

Bazzoni, prima d’avviarsi sul sentiero che portava ai primi gioghi del Monte Rosa,<br />

l’esperienza emotivamente più <strong>in</strong>tensa del viaggio, passa vic<strong>in</strong>o al Livello di S. Spirito, da lui<br />

impropriamente def<strong>in</strong>ito “galleria”, ossia la m<strong>in</strong>iera d’oro, attorno alla quale nota i fabbricati dove<br />

alloggiavano i corpi di guardia. Il particolare è <strong>in</strong>teressante, perché mette <strong>in</strong> luce la differenza con<br />

un testo di viaggio settecentesco che trattava, sia pure marg<strong>in</strong>almente, dell’Alta Valsesia, il Viaggio<br />

da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne’ monti che li circondano 44 di Carlo<br />

Amoretti, autore senz’altro conosciuto dal futuro romanziere 45 . Infatti, il giovane milanese, tranne<br />

quest’accenno, tralascia totalmente i temi di natura scientifica, centrali, <strong>in</strong>vece, nell’Amoretti, che<br />

considera la gita <strong>in</strong> Valsesia di qualche <strong>in</strong>teresse solo perché è 46 .<br />

L’Alta Valsesia per l’uomo dei Lumi è solo un arido luogo di studio come tutti gli altri, mentre per<br />

il romantico riveste un profondo significato <strong>in</strong>timo, <strong>in</strong> quanto spazio del sublime e del diverso,<br />

dell’emozione del sentimento. L’osservazione dell’Amoretti appare distaccata, fredda, rispetto alla<br />

realtà descritta, e non si avverte <strong>in</strong> alcun modo l’entusiasmo di fronte al nuovo presente nella prosa<br />

42 Uscendo dalla m<strong>in</strong>iera ci recammo al villaggio di Alagna, che si trova mezza lega più a nord. Qui vedemmo un<br />

magazz<strong>in</strong>o di “lavezzi” cioè marmitte ed altri oggetti <strong>in</strong> pietra ollare. La cava e la fabbrica sono ancora più a nord. Comperammo, per<br />

un luigi, un assortimento di marmitte cerchiate <strong>in</strong> ferro: erano sette e entravano l’una nell’altra; la più grande aveva tredici pollici e<br />

un quarto di diametro per sette di altezza, la più piccola quattro per tre. La pietra parrebbe essere una steatite mista a mica;<br />

spaccandosi rivela un verde bottiglia, molto scuro, terroso e grossolano, a striature grigio-verdastro chiaro. Essa è molto tenera, ma le<br />

pentole possono avere una buona durata se maneggiate con cura. Si r<strong>in</strong>via a DE SAUSSURE, cit., p.174.<br />

43 Il ruolo del Ferraris è rilevante nell’episodio, perché corregge la negativa impressione sulla povertà degli abiti della<br />

donne, precisando che quello era solo l’abito da lavoro, mentre i costumi, che s’<strong>in</strong>dossavano nei giorni di festa, erano ricchissimi.<br />

44 La prima edizione dell’opera fu edita da Galeazzi a Milano nel 1794. In questa sede ci s’avvale della qu<strong>in</strong>ta edizione,<br />

corretta ed accresciuta, stampata a Milano, presso Giovanni Silvestri nel 1817.<br />

45 Infatti, nel secondo romanzo del Bazzoni si accenna all’opera: […] (GIOVANNI BATTISTA BAZZONI, Falco della Rupe o la Guerra di Musso, terza edizione, Milano, presso A. F. Stella e<br />

Figli, 1831, p. 20)<br />

46 AMORETTI, cit. p. 56.<br />

12


di viaggio del Bazzoni, che, come tale, rispecchia un’altra epoca, ed altri <strong>in</strong>teressi. Da ciò, tuttavia,<br />

non è opportuno stabilire una gerarchia qualitativa tra i due resoconti di viaggio, proprio perché<br />

rispondono a due modelli diversi. Semmai è notevole rilevare come tra le tournant de Lumiéres e il<br />

Romanticismo sia profondamente mutato il paradigma del viaggio. L’autore del Viaggio ai tre laghi<br />

è esterno all’oggetto descritto, <strong>in</strong> questo caso l’Alta Valsesia, e non gli <strong>in</strong>teressa tratteggiare<br />

l’universo storico e umano dei suoi abitanti. L’unico scopo che si prefigge è la m<strong>in</strong>uta descrizione<br />

delle m<strong>in</strong>iere <strong>valsesia</strong>ne, <strong>in</strong> particolar modo di quelle d’Alagna, annotando dati tecnici che<br />

puntualmente illustravano la quantità di metallo estratto (soprattutto rame, poi argento e oro) 47 .<br />

Invece, Bazzoni, da acceso sostenitore delle istanze propugnate dal movimento romantico, era<br />

proprio attratto dalla irriducibilità delle differenze ambientali, storiche, artistiche, etniche e culturali<br />

dei luoghi visitati 48 . In quest’ottica l’Alta Valsesia dei primi decenni dell’Ottocento rappresentava<br />

uno scenario ideale per poter ammirare, nello stesso tempo, tutti questi fattori.<br />

Il viaggio del Bazzoni, dopo aver toccato gli ultimi <strong>in</strong>sediamenti umani, prosegue entrando<br />

nel vivo dell’escursione:<br />

1995, p. 53.<br />

Eravamo giunti al livello dei larici e ne attraversammo alcuni boschi ; tutte le altre piante erano<br />

scomparse. Il sentiero cessò; su per i passi salimmo una rupe s<strong>in</strong>o ad un piccolo piano erboso e di là si<br />

vede il Rosa. Alcune tese al di sopra del ghiacciaio tutto era coperto dalle nebbie, ma al di sotto del<br />

ghiacciaio era nevicato quasi per mezz'ora di viaggio. Alla destra avevamo la punta del monte Tagliaferro<br />

scoscesa, dimora di molte camoscie e un po' più <strong>in</strong> basso il passaggio del Turlo che mena <strong>in</strong> Val<br />

Macugnaga e qu<strong>in</strong>di nel Vallese ; altre punte sassose di monti erano coperte di neve fresca ; avevamo<br />

cascate alla destra e alla s<strong>in</strong>istra. I fianchi dei monti non erano che macigno nudo, la Val Grande s'era<br />

chiusa e un piano elevato da cui si precipita il Sesia formava il primo grad<strong>in</strong>o del Monte Rosa. Prima di<br />

cacciarci nella piaggia diserta entrammo <strong>in</strong> un buco della rupe dove s'era tentato di trovare dell'oro e<br />

quivi bevemmo ancora; poscia sovra scogli attraversammo la Sesia e, s<strong>alta</strong>ndo da un macigno all'altro,<br />

risalimmo qualche poco questo torrente. I larici divennero radi e disparvero alf<strong>in</strong>e e non c' era più che un<br />

arbusto detto nel paese ratt. Tra questi arbusti c'era qualche stilla di neve fresca: sparirono anch'essi e ci<br />

trovammo sui nudi passi.<br />

Qui fu impossibile tener aperti gli ombrelli, li demmo alla guida, e appoggiati al bastone s<strong>alta</strong>vamo da un<br />

sasso all'altro, risalendo una valanga di pietre che partiva quasi dal piede del ghiacciaio. L'aria era vibrata<br />

e f<strong>in</strong>issima; la guida si meravigliava come noi resistessimo e diceva: ces bougres de Milanais, qu' ils sont<br />

courageux .<br />

Si giunse così quasi al piede del ciglione enorme su cui stava il ghiacciaio e il camm<strong>in</strong>o si faceva sempre<br />

più- erto; com<strong>in</strong>ciò a nevicare e la neve già caduta era <strong>alta</strong> più di un piede; vedemmo due aquile che<br />

volteggiavano nella nubi sopra le nostre teste. F<strong>in</strong>almente la rupe divenne così ripida e i sassi così grossi e<br />

sdrucciolevoli che solo con gran stento potevamo avanzare.<br />

Meroni era più avanti di me e la guida , più avanti ancora, saliva il ciglione <strong>in</strong> guisa da parer camoscio. Il<br />

ghiacciaio era lontano ancora ed io, disperato di potervi salire e vedendo il pericolo della discesa, gridava<br />

che ritornassero. Ma la guida mi diceva: courage, avocat, avancez ! avancez ! ' e non voleva ritornare. Io<br />

mi sedetti sulla neve e stabilii di fermarmi. Ma le mani e i piedi pel freddo mi si irrigidiscono ed ero<br />

costretto a muovermi.<br />

Mi diedi perduto e avanzai; giunsi al ciglione ove il macigno aveva qualche sporgenza e aiutandomi colle<br />

mani e coi piedi mi arrampicava. Non era mai posata che la metà del piede e la mano era sempre immersa<br />

nella neve, se ad uno di noi fosse per un istante mancata un piede o il coraggio eravamo tutti perduti.<br />

Arrivammo f<strong>in</strong>almente ad un luogo da cui si scorgeva un risalto coperto di neve che pareva una rupe ed<br />

era il ghiacciaio; più lontano se ne vedeva un altro a guglie di varia forma. Il più vic<strong>in</strong>o era a trenta passi<br />

47 Ibidem, pp. 65 ss.<br />

48 Si confronti ATTILIO BRILLI, Quando viaggiare era un’arte. Il romanzo del Grand Tour. Bologna, Il Mul<strong>in</strong>o,<br />

13


da noi; Meroni vi andò e la guida mi recò un pezzo di ghiaccio. Ve n'era un blocco sospeso, una punta del<br />

quale da pochi giorni era caduta uccidendo varie pecore. La neve aumentava e soffiava un vento assai<br />

freddo e si temette che fosse la tormenta.<br />

Là uniti bevemmo un po' di v<strong>in</strong>o: tre uom<strong>in</strong>i così isolati fra quei dirupi, a quella altezza, con un tempo<br />

tanto cattivo, dovevano essere per chi ne avesse guardati dal basso uno spettacolo assi spaventoso. La<br />

guida rideva e cantava per farci animo; io gridava a Meroni che ritornasse ed egli scendeva lentamente.<br />

Da un sasso all'altro, con somma difficoltà, si discese il ciglione, si riprese la via della valanga dei<br />

macigni e si ripassò la Sesia; vidi una cascata della Sesia nel seno di una rupe maestosissima, del genere<br />

orrido.<br />

Lo scrittore descrive <strong>in</strong> questi passi l’<strong>in</strong>contro con la dimensione del sublime. Term<strong>in</strong>ato,<br />

<strong>in</strong>fatti, il sentiero, si entra nel mondo misterioso, ostile, ma nello stesso tempo affasc<strong>in</strong>ante, del<br />

ghiacciaio. Tre sono gli elementi che caratterizzano il paesaggio <strong>in</strong> cui si trova ora il <strong>viaggiatore</strong>: le<br />

rocce, la nebbia, la neve. Questi elementi, comb<strong>in</strong>ati assieme, creano uno scenario <strong>in</strong>comparabile,<br />

degno d’essere effigiato <strong>in</strong> una tela di Turner 49 . Bazzoni, oltre a concedere spazio alle suggestioni<br />

paesaggistiche, dimostra d’essere scrupoloso nel precisare la propria posizione, citando come punti<br />

di riferimento il Tagliaferro e il passaggio del Turlo, cime quanto mai impervie. È utile, a questo<br />

punto, ricordare come li presenta Noè nel già ricordato Rapporto statistico, […] 50 . Da queste parole si<br />

del<strong>in</strong>ea l’oggettiva difficoltà dell’impresa che il giovane s’acc<strong>in</strong>geva a compiere. Occorre<br />

considerare anche la s<strong>in</strong>golarità dell’it<strong>in</strong>erario seguito dal Bazzoni. L’ascesa al gruppo del Rosa dal<br />

versante <strong>valsesia</strong>no era stata quasi esclusivamente, s<strong>in</strong>o ad allora, ad appannaggio di alcuni notabili<br />

locali, come il medico alagnese Pietro Giordani che ventiquattro anni prima raggiunse la punta che<br />

oggi porta il suo nome. L’esperienza di viaggio <strong>bazzoni</strong>ana si carica, perciò, di un’assoluta<br />

eccezionalità, per la volontà programmatica di compiere tale percorso, ignorato da altri viaggiatori.<br />

Gli altri scienziati e <strong>in</strong>tellettuali che <strong>in</strong> quel periodo furono protagonisti delle prime escursioni sul<br />

Monte Rosa, preferirono affrontare il ghiacciaio dal versante di Macugnaga, trascurando del tutto<br />

quello alagnese, probabilmente troppo impegnativo e geograficamente periferico. Questo è il caso,<br />

nel 1787, di Carlo Morozzo della Rocca che compie delle misurazioni altimetriche, visitando la<br />

parete Est del Monte Rosa 51 , di Carlo Amoretti 52 e dello stesso Bertolotti 53 . Confrontando le<br />

memorie di viaggio di questi autori, si ev<strong>in</strong>ce la pericolosità di raggiungere quelle vette, o di<br />

approssimarsi ad esse 54 .<br />

Il massiccio del Rosa era e, <strong>in</strong> buona misura lo è ancora oggi, terreno solo per alp<strong>in</strong>isti<br />

49<br />

Joseph Mallord William Turner (Londra 1775, ivi 1851) fu un pittore particolarmente attento alla lirica <strong>in</strong>terpretazione<br />

degli aspetti “sublimi” della natura, come si può riscontrare osservando, per esempio, una sua famosa opera del 1842, Tempesta di<br />

Neve, conservata alla Tate Gallery di Londra.<br />

50<br />

PECO, cit., p. 142.<br />

51<br />

MARCO FERRAZZA, Il Grand Tour alla rovescia. Illum<strong>in</strong>isti italiani alla scoperta delle Alpi. Tor<strong>in</strong>o, CDA e Vivalda Editori,<br />

2003, p. 149.<br />

52<br />

AMORETTI, cit., pp. 79 - 82.<br />

53<br />

BERTOLOTTI, cit., pp. 99 - 102.<br />

54<br />

Per esempio, Bertolotti, occorsagli una contusione al braccio s<strong>in</strong>istro, fu costretto a porre term<strong>in</strong>e al suo tentativo di<br />

scalata, considerata (Ibidem, p.100).<br />

14


esperti. Bazzoni, è da notare, non poteva certo essere annoverato tra quest’ultimi, non avendo<br />

nessuna conoscenza della materia, trovandosi per la prima volta a simili altitud<strong>in</strong>i. A<br />

quest’<strong>in</strong>esperienza, potenzialmente letale, lo scrittore cercò di sopperire con un coraggio, talora<br />

sconsiderato, riconosciutogli anche dalla guida che aveva assoldato ad Alagna, Giovanni Viotti.<br />

Tuttavia, tale <strong>in</strong>domita volontà si deve scontrare, <strong>in</strong>esorabilmente, con la realtà dei fatti. Infatti, ad<br />

un certo punto, Bazzoni si trova solo <strong>in</strong> mezzo ai dirupi, privo delle forze necessarie per proseguire,<br />

ma, nello stesso tempo, impossibilitato a retrocedere sui propri passi. Si raggiunge così il climax del<br />

terrore, ed è appezzabile come il giovane letterato sappia rendere sulla pag<strong>in</strong>a la situazione<br />

d’estremo pericolo vissuta. Egli, <strong>in</strong> questo frangente, non tende a dare di sé un’immag<strong>in</strong>e ideale,<br />

anche perché la prosa non era dest<strong>in</strong>ata alla pubblicazione 55 . Perciò, non tende a presentarsi <strong>in</strong><br />

atteggiamenti eroici, ma comunica le ansie e i timori che qualunque uomo ha di fronte all’angoscia<br />

dell’ignoto e della morte.<br />

Il brano rappresenta altresì un buon esempio di letteratura alp<strong>in</strong>istica, <strong>in</strong> cui la descrizione<br />

dei luoghi, così lontani dal normale vissuto di un borghese, e della variegata gamma di sensazioni<br />

provate nel percorrerli, sono aderenti al dato concreto. Queste poche righe appaiono caratterizzate<br />

da un vasto registro di sentimenti, tradotti <strong>in</strong> parole. Si passa velocemente così dalla meraviglia per<br />

il luogo, alla paura, a considerazioni di varia natura sulla situazione, estrema, sperimentata. Per<br />

quest’ultimo aspetto è significativo il fatto che Bazzoni nello stendere queste memorie esca dalla<br />

propria prospettiva, pensando alla possibile reazione di un ipotetico spettatore che contemplasse, dal<br />

basso, l’<strong>in</strong>usuale spettacolo di tre uom<strong>in</strong>i abbarbicati su quegli scoscesi massi, episodio che pone<br />

term<strong>in</strong>e al tentativo, a dir il vero velleitario, di scalata. Da ciò si può notare già la f<strong>in</strong>ezza e la<br />

maturità raggiunte dal giovane Bazzoni come estensore di scritti di viaggio, perché alla descrizione<br />

dei fatti si associano non solo le riflessioni su di essi, ma anche una prospettiva di straniamento che<br />

conferisce al dettato una particolare atmosfera.<br />

Raggiunto parzialmente l’obiettivo prefissato, <strong>in</strong>izia, con somma difficoltà, il camm<strong>in</strong>o del<br />

ritorno. Anche questo viaggio riserva qualche <strong>in</strong>teresse, perché il <strong>viaggiatore</strong> registra come<br />

meritevole di essere ricordata una suggestiva cascata del Sesia, scavata <strong>in</strong> un orrido. Tale sensibilità<br />

per i loci terribiles riscontrata da Elena Sala di Felice nelle opere narrative 56 si rivela anche nei diari<br />

di viaggio, evidenziando un chiaro trait d’union tra i viaggi compiuti dal Bazzoni e le<br />

55 Il fatto che il viaggio <strong>in</strong> Valsesia sia un ricordo privato ha <strong>in</strong>dubbiamente impedito una rielaborazione artistica di questo<br />

materiale. In altri casi, nel Bazzoni, si assiste ad un sostanziale mutamento tra diario di viaggio e libro, come si può dedurre<br />

confrontando le pag<strong>in</strong>e relative alla giornata trascorsa a Napoli (15 dicembre 1839) e il libro di viaggio che ne derivò (Da Napoli a<br />

Procida, Milano – Venezia, Paolo Ripamonti – Carpano, 1844) <strong>in</strong> cui si riscontra una certa costruzione da parte del Bazzoni scrittore<br />

di sé nelle vesti di personaggio.<br />

56 ELENA SALA DI FELICE, Paesaggi lombardi tra storia e <strong>in</strong>tatta natura <strong>in</strong> AA.VV, Il filo della ragione. Studi e<br />

testimonianze per Sergio Romagnoli, a c. di ENRICO GHIDETTI e ROBERTA TURCHI , Venezia, Marsilio 1999, p. 335.<br />

15


ambientazioni paesaggistiche presenti nei suoi romanzi o racconti 57 .<br />

La descrizione dell’ascesa al gruppo del Rosa è presente anche nell’opera del Racca, il quale<br />

illustra al possibile <strong>viaggiatore</strong> le sensazioni che si possono provare <strong>in</strong> una simile esperienza. Pur<br />

non essendo l’opera dell’abate un testo di viaggio tout court, sembra che questa parte derivi da un<br />

viaggio compiuto su quelle cime, circostanza probabile, dato che visse a Varallo per due anni,<br />

avendo la possibilità di compiere varie escursioni nel territorio <strong>valsesia</strong>no. Il brano<br />

dell’ecclesiastico non è un resoconto conciso come quello del Bazzoni, che restituisce delle<br />

emozioni immediate, ma è letterariamente costruito con una prosa, a volte magniloquente, che<br />

tende a rendere l’aspetto aulico e solenne delle montagne dell’Alta Valsesia:<br />

[…] Più lungi ecco le vette del Rosa c<strong>in</strong>te di eterno ghiaccio. Per sorpresa si <strong>in</strong>arca l’occhio del<br />

<strong>viaggiatore</strong>, quando la prima volta si affaccia a quei candidi macigni, che le nevi conservano ancora delle<br />

più rimote età. Meditando quei ghiacciai e levando la fronte all’alte canute cime, l’osservatore quasi<br />

smarrisce nella loro contemplazione. Gli sguardi suoi vacillanti ed abbagliati dal chiarore che la<br />

bianchezza delle nevi tramanda ai raggi del sole, ei rivolge da ogni parte, ed una moltitud<strong>in</strong>e di fenomeni<br />

cangiatasi a seconda della luce sembra che si appalesi alla sua vista. Penetrato di ammirazione e di<br />

stupore abbasso lo sguardo da quello spettacolo sorprendente, apre estatico le labbra a lodare l’eterno per<br />

le mirabili sue opere, e nello allontanarsi da quelle fredde solitud<strong>in</strong>i, non senza soddisfazione e contento il<br />

giuro pronunzia di ritornarvi altra volta.<br />

Il <strong>viaggiatore</strong> che mosse il piede da lontane terre per ammirare queste meraviglie non tralasci di<br />

addirizzare adagio ed a basta lena il suo camm<strong>in</strong>o s<strong>in</strong> sulla sommità dell’alto monte, Olen chiamato, chè<br />

giunto <strong>in</strong> su l’eccelso colmo, come <strong>in</strong> ampio teatro allo <strong>in</strong>nalzarsi del sipario <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, e quasi magiche<br />

vedute si apriranno al suo sguardo. Da quell’<strong>alta</strong> punta di 1300 tese al di sopra del livello del mare,<br />

l’occhio, sebbene non armato di lente britanna, può spaziare su mille differenti oggetti; sulle ricche<br />

pianure del Novarese e della Lombardia; sui piani che bagnano il Tanaro, il Po e la Sesia, e quasi tutto<br />

scorrere della bella Italia l’onorato cielo. 58<br />

Dopo aver stabilito un confronto tra due modi di rappresentare per scritto<br />

l’<strong>in</strong>commensurabile magnificenza delle Alpi Penn<strong>in</strong>e, come appare presentata nel Bazzoni e nel<br />

Racca, ritornando a parlare del viaggio del primo, si dimostra <strong>in</strong>teressante analizzarne anche<br />

l’explicit. Infatti, una volta tornato ad Alagna, il giovane ventiduenne scrive di getto, la matt<strong>in</strong>a,<br />

prima di far ritorno a Varallo, le proprie impressioni di viaggio. Quello che abbiamo analizzato<br />

f<strong>in</strong>ora, a rigore, deve essere, perciò, def<strong>in</strong>ito, come un avantesto, una scrittura periodica “a caldo” 59 ,<br />

differenziandosi dal modus scribendi del Bertolotti. Oltre a quello già evidenziato <strong>in</strong> precedenza, le<br />

pag<strong>in</strong>e di quest’ultimo, <strong>in</strong>fatti, appaiono scritte a tavol<strong>in</strong>o, prive di slanci e di carica vitale;<br />

trasudano <strong>in</strong>oltre, a volte, di un’erudizione f<strong>in</strong>e a se stessa. Appare evidente, talora, che il viaggio è<br />

condotto su materiali consultati e non su impressioni personali, spesso divenendo, <strong>in</strong> qualche passo,<br />

57 Per quanto riguarda la Valsesia, è <strong>in</strong>teressante considerare come alcuni Racconti storici del 1832, <strong>in</strong> fattispecie, Nozze al<br />

castello. Scene feudali e Adelberta Boniprandi, derivano, almeno <strong>in</strong> parte, rispettivamente dai ricordi del viaggio a Borgosesia del<br />

1819 e di quello ad Alagna del 1825. A tal proposito, trattando della struttura fortificata presente ad Alagna, il Lana nella citata<br />

Guida (Ivi, p. 184) ricorda che […] . 58 RACCA,.cit., p. 51s<br />

59 Per queste def<strong>in</strong>izioni si r<strong>in</strong>via a ENRICO KANCEFF, I differenti aspetti del “diario di viaggio” <strong>in</strong> Poliopticon italiano,<br />

Genève, Slatk<strong>in</strong>e, “collana del CIRVI”, I, 1992, pp. 52- 66.<br />

16


una mera guida. Il diario di viaggio del Bazzoni, <strong>in</strong>vece, seppur formalmente meno elaborato, ha la<br />

forza di un’esperienza esistenziale <strong>in</strong>teriormente vissuta, allontanandosi dallo stilema del freddo<br />

reportage.<br />

Avviandosi all’epilogo del viaggio, Bazzoni ripercorre a ritroso il camm<strong>in</strong>o, abbandonando<br />

un piccolo universo dai ritmi di vita ancora arcaici, e per questo stimolante. Questa società primitiva<br />

lascia impresse nella mente del giovane, quasi come ultimo saluto, alcune figure – simbolo, come la<br />

bella montanara dell’alpe Ferro, la “metamorfosi” del Ferraris <strong>in</strong> uomo di montagna 60 , ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

l’abate <strong>in</strong>contrato a Scopello sul sentiero del ritorno. È giusto soffermarsi su quest’ultimo<br />

personaggio: nel tratteggiare l’<strong>in</strong>dole del giovane ecclesiastico 61 , probabilmente s<strong>in</strong>e cura<br />

animarum, traspare l’ironia dello scrittore, che si presenta, <strong>in</strong> questo caso, sotto la forma di una<br />

divertita facezia sulla presunta attitud<strong>in</strong>e dell’occasionale compagno di viaggio d’andare a caccia<br />

non solo di bestie selvatiche, ma anche d’avvenenti montan<strong>in</strong>e.<br />

Mentre l’<strong>in</strong>teresse per l’Alta Valsesia negli altri viaggiatori del periodo fu solo sporadico,<br />

esaurendosi, nella migliore delle ipotesi, <strong>in</strong> una fugace visita, <strong>in</strong> Bazzoni si può affermare che sia<br />

stato costante, protraendosi, non solo nei primi anni Venti, ma cont<strong>in</strong>uando s<strong>in</strong>o ad oltre la metà<br />

degli anni Trenta. In particolare, è da segnalare un suo rapido passaggio nell’area oggetto<br />

d’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e, ritornando da un viaggio a G<strong>in</strong>evra. Infatti, il 29 settembre 1828 annota sul suo<br />

taccu<strong>in</strong>o:<br />

Quadro magnifico dell’aurora dalla sommità del Monte. La Montà. Riva. Monte Rosa. Campertogno.<br />

Scopello. Trovo la montanara che mi <strong>in</strong>vita ad andare a casa sua. Mangio <strong>in</strong> un casolare apprestato,<br />

polenta, latte, castagne. Mi fanno molte cortesie. Dormo nel letto della madre. 62<br />

Tale breve ricordo sarà la base su cui poi Bazzoni redigerà un’importante racconto<br />

autobiografico, Avventure <strong>in</strong> un viaggio per la Valdoppia 63 , la cui seconda parte, relativa ad un<br />

viaggio sulle Alpi, deriva proprio dall’ampliamento e dalla rielaborazione delle note del 1828.<br />

L’evento che darà il titolo dell’opera riguarda proprio l’attraversamento del Colle di Valdobbia 64 .<br />

60 Bazzoni, una volta tornato dal suo tentativo di escursione, facendo la visita di commiato al suo ospite, lo trova vestito <strong>in</strong><br />

abiti da montanaro, tutto proteso nell’uccidere pecore per poi metterle sotto sale, <strong>in</strong> vista dell’imm<strong>in</strong>ente <strong>in</strong>verno.<br />

61 Si sa che Bazzoni nutrì sempre un grand’<strong>in</strong>teresse per la fisiognomica, prima avendo compulsato con molta passione vari<br />

trattati sull’argomento, poi aff<strong>in</strong>ando la propria capacità d’osservazione e d’<strong>in</strong>tuito per comprendere <strong>in</strong> poco tempo il carattere delle<br />

persone. Si r<strong>in</strong>via a Scritti vari ed <strong>in</strong>editi di G. B. Bazzoni preceduti da alcuni cenni <strong>in</strong>torno alle opere ed alla vita dell’autore, a c. di<br />

GIUSEPPE REINA, Milano, Giuseppe Re<strong>in</strong>a, 1852, Asmodeo, p.6.<br />

62 G. B. BAZZONI, Viaggio a G<strong>in</strong>evra, Biblioteca Nazionale Braidense, Sala Manoscritti, Carte Bazzoni, AG. 3/5, 1- 2- 3. Il<br />

manoscritto è molto lacunoso, e tratta i ricordi di questo viaggio compiuto dal 7 settembre 1828 al 30 dello stesso mese; consiste <strong>in</strong><br />

brevi appunti che, trascritti, raggiungono solo quattro cartelle.<br />

63 Interessante la forma Valdoppia <strong>in</strong> luogo della consueta, già ottocentesca, di Valdobbia, che sembra voler render l’idea<br />

della conformazione del luogo. Secondo il Racca (RACCA, cit. p. 55) l’etimo deriva dall’espressione lat<strong>in</strong>a, obviam ire [periculis],<br />

ossia affrontare i pericoli, alludendo all’impervia conformazione del posto.<br />

64 Il fatto poi che Bazzoni rilevi il contrasto tra la sera trascorsa <strong>in</strong> quel luogo fuori dal mondo con le nottate passate nei<br />

salotti bene della Milano della Restaurazione richiama da vic<strong>in</strong>o le pag<strong>in</strong>e del Romitorio di Sant’Ida di Ludovico di Breme, <strong>in</strong> cui l’io<br />

narrante si ritrova solo, di notte, su (LUDOVICO DI BREME, Il Romitorio di Sant’Ida, <strong>in</strong>edito a cura di Piero<br />

Camporesi, con appendice di scritti biografici, scelta di curiosità letterarie <strong>in</strong>edite o rare, dispensa CCLVII, Bologna, Commissione<br />

17


Nelle note diaristiche, come si è notato, v’è solo l’asciutta registrazione delle località<br />

attraversate con l’aggiunta di qualche dato ulteriore, mentre nel testo a stampa edito nel 1839, le<br />

Avventure appunto, il ricordo viene dilatato <strong>in</strong> una prospettiva dal deciso sapore gotico, dom<strong>in</strong>ata<br />

dallo scatenarsi della furia degli elementi.<br />

[…] com<strong>in</strong>ciarono i soffj del vento, e il tuono echeggiare arrotolandosi fra quelle teste di montagne […]<br />

Sperava, ad ogni passo che m’<strong>in</strong>oltrava, di trovarmi nel desiderato paese di La Montà 65 , e di scorgere<br />

almeno qualche lumic<strong>in</strong>o che annunziasse una capanna […] ma non vedeva niente altro che la corona<br />

delle rupi che circondavano quel piano, che si mostravano più nere ancora del nerissimo cielo. Un<br />

romore, uno scroscio grandissimo accompagnato da un sibilo spaventoso di vento, veniva avanzadosi<br />

precipitoso, e vedeva al chiarore dei lampi le chiome degli alberi flettersi 66 […]<br />

Il passo di Valdobbia, oltre agli accenti estremi che un letterato sensibile al gothic tale, qual<br />

era Bazzoni, potesse conferire ad esso 67 , per la posizione, presentava particolari difficoltà se<br />

affrontato con condizioni meteorologiche avverse, come la neve, o <strong>in</strong> questo frangente, la pioggia.<br />

Anche se il Saussure, che vi transita l’8 agosto 1789, lo classifica come un valico privo di<br />

difficoltà 68 , è da ritenere che la sua testimonianza non sia attendibile, perché vi passò <strong>in</strong> condizioni<br />

favorevoli. In particolare, <strong>in</strong> quella circostanza, lo scienziato si dichiarò positivamente stupito nel<br />

vedere che sulla sommità del colle, due anni prima, Gian Giuseppe Liscoz di Gressoney ed il<br />

capitano Giovanni Giuseppe Gianoli di Riva avevano eretto una stalla ed una cappella, per dar<br />

ricovero ai viandanti.. Con il tempo, però, questa soluzione si rilevò non sufficiente, per il numero<br />

crescente dei passaggi, sempre a rischio a causa della mancanza di un sentiero adeguatamente<br />

tracciato. A tal proposito il chirurgo e botanico, nonché <strong>in</strong>signe notabile locale, Giacomo Antonio<br />

Carestia 69 (1769 – 1833) scrisse nel 1819 al vice<strong>in</strong>tendente per sostenere la causa della costruzione<br />

di una nuova strada per collegare la Valsesia con la Val d’Aosta, che sarebbe dovuta partire dal<br />

ponte di Riva per raggiungere la sommità del Colle di Valdobbia. L’<strong>in</strong>tellettuale addusse, <strong>in</strong>oltre, la<br />

considerazione che il passo era frequentato tutto l’anno, sottol<strong>in</strong>eando che, dalla parte valdostana, la<br />

per i testi di l<strong>in</strong>gua, 1961, p. 66). Anche nel frammento dibremiano, <strong>in</strong>fatti, l’alter ego dello scrittore rileva il contrasto tra il lugubre<br />

notturno <strong>valsesia</strong>no, che lo stava terrorizzando, e le sfavillanti luci della capitale del Regno d’Italia, Milano, cui era abituato. È da<br />

ritenere, tuttavia, che quest’assomiglianza sia frutto di una pura co<strong>in</strong>cidenza.<br />

65<br />

La Montata (1638 m sul livello del mare) era il primo nucleo abitato <strong>valsesia</strong>no, che il <strong>viaggiatore</strong> <strong>in</strong>contrava dopo aver<br />

valicato il Colle di Valdobbia.<br />

66<br />

GIOVANNI. BATTISTA BAZZONI, Avventure <strong>in</strong> un viaggio per la Valdoppia <strong>in</strong> FRANCA TONELLA REGIS, Romantici <strong>in</strong> Valsesia.<br />

Ludovico di Breme. Gian Battista Bazzoni, Davide Bertolotti. Note critiche. Società Valsesiana di Cultura. Tipolitografia di<br />

Borgosesia. 1985, p.190.<br />

67<br />

In tal senso si consideri l’<strong>in</strong>quietante <strong>in</strong>venzione macabra presente f<strong>in</strong>ale, <strong>in</strong> cui, trovato rifugio <strong>in</strong> una piccola capanna, il<br />

letterato sostiene d’essersi addormentato vic<strong>in</strong>o allo scheletro di un soldato di Saluzzo, che, da disertore, si era rifugiato lì, morendo<br />

di stenti.<br />

68<br />

DE SAUSSURE ,cit., p.165.<br />

69<br />

Sulla figura del Carestia si rimanda a M. BONOLA, Introduzione, <strong>in</strong> Antonio Carestia. Scritti diversi. Alp<strong>in</strong>ismo, scienza e<br />

poesia di un abate <strong>valsesia</strong>no, a c. di MASSIMO. BONOLA, Borgosesia, Idea editrice, 1998 e a FRANCA. TONELLA REGIS, la Valsesia vissuta<br />

e descritta da Nicolao Sottile, “un amico <strong>valsesia</strong>no di Nicolao Sottile. Il medico chirurgo Giacomo Antonio Carestia” <strong>in</strong> AA. VV.,<br />

Nicolao Sottile (1751 – 1832). Il sacerdote, l’<strong>in</strong>tellettuale, il benefattore. Atti del Convegno svoltosi il 24 agosto 2002 a Rossa, a c. di<br />

FRANCA TONELLA REGIS, Tipolitografia di Borgosesia, 2004, da pp. 30 - 38.<br />

18


strada era già stata apprestata 70 . Lo stesso Carestia, <strong>in</strong>sieme con il Sottile, e il parroco di Mollia,<br />

Don Giuseppe Gianoli, nel 1820, anno <strong>in</strong> cui si verificò sul colle un grave evento luttuoso,<br />

pensarono di costruire un ospizio per i viandanti, e ne <strong>in</strong>dividuarono il sito. Tuttavia l’opera ebbe<br />

una lunga gestazione: term<strong>in</strong>ata due anni più tardi, entrò <strong>in</strong> funzione nel 1828, anche se<br />

l’<strong>in</strong>augurazione ufficiale verrà procrast<strong>in</strong>ata s<strong>in</strong>o al 1833, quando Carlo Alberto doterà l’ente di<br />

adeguati mezzi economici, provvedimento che Carlo Felice non aveva mai adottato, <strong>in</strong> quanto la<br />

posizione del Sottile era molto compromessa a corte. 71 Il Racca nella sua opera uscita, si badi, lo<br />

stesso anno dell’<strong>in</strong>augurazione dell’Ospizio Sottile, rileva la presenza della costruzione posta<br />

72 per salvare il maggior numero di vite possibili, perché come precisa:<br />

Un anno non volgeva mai <strong>in</strong>tiero senza che alcuni de’Valsesiani, migrando nella primavera, o<br />

rimpatriando nell’<strong>in</strong>verno, trovassero fra quei romiti luoghi la morte, dal freddo <strong>in</strong>tirizziti od avvolti dai<br />

venti impetuosi, oppure sepolti nelle valanghe di neve. 73<br />

Analizzando, perciò, queste testimonianze si ev<strong>in</strong>ce che il Colle di Valdobbia <strong>in</strong>terpretato<br />

dal Bazzoni, pur, come già ricordato con qualche licenza poetica, non era poi così distante dalla<br />

cronaca storica di quei tempi. Il letterato è stato abile nel mescolare il viaggio reale con la fantasia,<br />

<strong>in</strong>nescata, a dir il vero, dallo stesso spirito del luogo, che non appare snaturato. Il sito rientrava nella<br />

categoria dei luoghi amati dallo scrittore, perché ancora immuni dai flussi turistici, racchiusi <strong>in</strong> un<br />

grandiosa, e nello stesso tempo spaventosa, solitud<strong>in</strong>e; spazio d’elezione ben lontano da deludenti<br />

montagne, perché ormai divenute à la page, come il Sempione e il S. Gottardo 74 .<br />

Il romantico Bazzoni si recò un’altra volta <strong>in</strong> Valsesia nel 1837 per partecipare ad una<br />

sentita festa locale, la terza assegnazione del Premio della Virtù, benemerita istituzione nata per<br />

volontà del Canonico Sottile. Da quest’esperienza, egli ricavò un articolo che, dedicato allo scrittore<br />

pavese Defendente Sacchi, poi pubblicò sulla “Gazzetta privilegiata di Milano” il 21 luglio di<br />

quell’anno. 75<br />

Nello scritto, per prima cosa, l’autore del<strong>in</strong>ea, nel presentare l’Alta Valsesia al conf<strong>in</strong>e con<br />

la Val d’Aosta, all’<strong>in</strong>terlocutore diretto, l’amico, e di riflesso, a quello <strong>in</strong>diretto, il pubblico<br />

70<br />

Archivio di Stato di Vercelli, sezione di Varallo, Museo di Scienze naturali “Don Pietro Calder<strong>in</strong>i”, b. 10, Carteggio<br />

Giacomo Antonio Carestia.<br />

71<br />

MASSIMO BONOLA , … coll’uso di sufficienti lumi. Nicolao Sottile nell’<strong>in</strong>terpretazione della società <strong>valsesia</strong>na<br />

dell’Ottocento <strong>in</strong> AA. VV., Nicolao Sottile (1751 – 1832). Il sacerdote, l’<strong>in</strong>tellettuale, il benefattore. Atti del Convegno svoltosi il 24<br />

agosto 2002 a Rossa, a c. di FRANCA TONELLA REGIS, Tipolitografia di Borgosesia, 2004, p. 277.<br />

72<br />

CARLO. RACCA, op.cit., p. 54.<br />

73<br />

Si confronti la nota precedente.<br />

74<br />

Si rimanda a GIOVANNI BATTISTA BAZZONI, Venendo da Lucerna <strong>in</strong> appendice a GIOVANNI BATTISTA BAZZONI, Da Napoli a<br />

Procida, II ed., Milano, Guglielm<strong>in</strong>i, 1845, pp. 140 – 160, opera nella quale si racconta il viaggio attraverso le montagne svizzere,<br />

ormai assiduamente frequentate, e prive, perciò, del fasc<strong>in</strong>o dell’avventura.<br />

75<br />

GIOVANNI BATTISTA BAZZONI, A Defendente Sacchi (una festa <strong>in</strong> Valsesia), “Gazzetta privilegiata di Milano”, 21 luglio<br />

1837.<br />

19


costituito dai lettori del giornale, l’immag<strong>in</strong>e, emotivamente partecipata, di un luogo “ultimo”, uno<br />

spazio poeticamente, ma anche, tragicamente, dom<strong>in</strong>ato dalle nevi perenni. In questo contesto<br />

ricorda l’opera del Sottile che, fautore della costruzione del già menzionato ospizio, si spese per il<br />

progresso dell’<strong>in</strong>tera comunità <strong>valsesia</strong>na, cercando d’aprirla verso nuove prospettive, date dalla<br />

possibilità d’<strong>in</strong>crementare gli scambi con la Val d’Aosta e la Francia. Dopo questo preambolo,<br />

Bazzoni entra nel merito descrivendo la Festa 76 cui aveva avuto modo d’assistere, che premiava,<br />

ogni anno, la giovane <strong>valsesia</strong>na che si fosse dist<strong>in</strong>ta per un particolare atto umanitario. Il caso che<br />

<strong>in</strong> quell’anno fosse stata premiata una maestra, Maria R<strong>in</strong>oldi di Rimella, perché si era<br />

generosamente prodigata nell’<strong>in</strong>segnamento alle povere fanciulle del paese, offre poi occasione per<br />

tessere un elogio dello sviluppo dell’istruzione, , tema molto sentito dal letterato 77 . Nello specifico, nota come <strong>in</strong><br />

quelle zone ci si accostava all’apprendimento con molto slancio, e non come <strong>in</strong> città, dove studiare<br />

si riduceva all’obbligo di ripetere nozioni.<br />

L’Alta Valsesia, pur essendo, secondo Bazzoni, un Eden lontano dai turbamenti della vita<br />

moderna, era, perciò, <strong>in</strong> grado di confrontarsi con importanti tematiche sociali e di rispondere a<br />

queste sollecitazioni.<br />

La visita dell’estate del 1837 è anche l’ultima per Bazzoni, che non percorrerà più i sentieri<br />

e le contrade di una valle da lui tanto amata, cui penserà sempre con nostalgia, quando guarderà la<br />

scheggia aurifera del Monte Rosa, posta sullo scrittoio della sua camera. 78 Il tema del souvenir per<br />

ricordare le emozioni provate del passato dimostra, implicitamente, che quello spazio riservato a<br />

pochi, che era l’Alta Valsesia nei primi decenni dell’Ottocento, cont<strong>in</strong>uava a vivere solo nelle<br />

sbiadite pieghe della memoria.<br />

Se tra la f<strong>in</strong>e del Settecento e il primo Ottocento l’Alta Valsesia era stata la meta dei viaggi<br />

di pochi scienziati (Saussure, Amoretti), di giornalisti <strong>in</strong> cerca di materiali per ricavare resoconti<br />

accattivanti per il pubblico (Bertolotti), di romantici <strong>in</strong> cerca d’avventure (il Bazzoni degli anni<br />

Venti), all’altezza degli anni Quaranta la situazione com<strong>in</strong>cia a mutare. Il momento eroico della<br />

scoperta delle Alpi Penn<strong>in</strong>e è dest<strong>in</strong>ato a concludersi, e i primi segni premonitori si registrano<br />

proprio a partire da questo periodo, sotto la pressione di un turismo, ancora d’élite, ma<br />

numericamente già consistente, alimentato soprattutto dagli Inglesi. Anche nell’area oggetto di<br />

studio, sia pure <strong>in</strong> modo m<strong>in</strong>ore rispetto ad altre zone, si riscontrava, <strong>in</strong>fatti, la proliferazione<br />

76 Per la storia dell’istituzione si <strong>in</strong>via a MARIA GRAZIA CAGNA, Il “Premio della Virtù” <strong>in</strong> AA.VV, Nicolao Sottile (1751 –<br />

1832). Il sacerdote, l’<strong>in</strong>tellettuale, il benefattore. Atti del Convegno svoltosi il 24 agosto 2002 a Rossa, a c. di FRANCA. TONELLA REGIS<br />

Tipolitografia di Borgosesia, 2004, da p. 259 a p. 274.<br />

77 Bazzoni, <strong>in</strong>fatti, aveva ottenuto l’abilitazione ad <strong>in</strong>segnare nelle prime tre classi delle elementari il 1 giugno 1826<br />

(Biblioteca Nazionale Braidense, Sala manoscritti, Carte Bazzoni, AG. XV. 3/3, 4), e pur non avendo mai ricoperto il ruolo di<br />

maestro, rimase sempre sensibile al problema d’<strong>in</strong>crementare l’istruzione dei più giovani.<br />

78 Quest’aneddoto è raccontato dallo stesso scrittore a p. 24 del più complesso libro di viaggio pubblicato da lui <strong>in</strong> vita, Da<br />

Napoli a Procida.<br />

20


<strong>in</strong>differenziata, livellata e livellante, della presenza di viaggiatori, spesso improvvisati 79 , circostanza<br />

che segnava non solo la f<strong>in</strong>e di un’epoca, ma anche il cambiamento dei modi, delle aspettative,<br />

dello stesso archetipo, del viaggio, <strong>in</strong> un’ ottica dal sapore già consumistico.<br />

79 Per questo fenomeno si rimanda a ATTILIO BRILLI, Il <strong>viaggiatore</strong> immag<strong>in</strong>ario. L’Italia degli it<strong>in</strong>erari perduti.<br />

Bologna, Il Mul<strong>in</strong>o, 1997, p.9.<br />

.<br />

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