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Dicembre - CMD Brescia

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Bimestrale dell’Ufficio Missionario Diocesano,<br />

via Tosio 1/e - <strong>Brescia</strong><br />

Direttore<br />

don Adriano Bianchi<br />

Direzione e redazione<br />

Via Callegari, 6 – 25121 <strong>Brescia</strong><br />

Tel. 030.3754560<br />

Fax 030.3751497<br />

e-mail redazione: kiremba@cmdbrescia.it<br />

e-mail Ufficio Missionario: info@cmdbrescia.it<br />

web: www.cmdbrescia.it<br />

Kiremba su facebook: Kiremba Magazine<br />

Redazione<br />

don Raffaele Doneschi: donraffaele@cmdbrescia.it<br />

don Carlo Tartari: doncarlo@cmdbrescia.it<br />

Andrea Burato: andrea@cmdbrescia.it<br />

Claudio Treccani: claudio@cmdbrescia.it<br />

Alessandro Piergentili: a.piergentili@libero.it<br />

Massimo Venturelli: venturelli@lavocedelpopolo.it<br />

sr Jeane P. Da Silva paulinajeane@yahoo.it<br />

don Diego Facchetti: dondiegofac@gmail.com<br />

p. Gianni Zampini: libreria@saveriani.bs.it<br />

p. Marcello Storgato: marcello@saveriani.bs.it<br />

Laura Zatti curiositylau@hotmail.it<br />

Elena Tommolini info@bresciamondo.it<br />

Francesca Martinengo frà.martinengo@gmail.com<br />

Grafica e impaginazione<br />

Paolo Pedraccini<br />

Autorizzazione del tribunale di <strong>Brescia</strong><br />

N. 269 del 11.07.1967<br />

Imprimatur Curia vescovile di <strong>Brescia</strong><br />

Stampa Tiber SPA<br />

Editrice Fondazione opera diocesana<br />

san Francesco di Sales, via Callegari, 6 - 25121 <strong>Brescia</strong><br />

ABBONAMENTO<br />

10,00 EURO ANNUALE<br />

50,00 EURO SOSTENITORI<br />

PER LE POSTE ITALIANE<br />

I NUMERI DI C.C.P. SONO I SEGUENTI:<br />

MISSIONE DI KIREMBA: C/C N. 354258<br />

UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO: C/C<br />

N. 12783254.<br />

IL TUO AIUTO PER LE MISSIONI<br />

BANCO DI BRESCIA AGENZIA N. 5<br />

C/C N. 7463 - ABI 3500 CAB 11205<br />

IBAN IT 75 S 03500 11205 0000 0000 7463<br />

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IBAN 2 IT <br />

51 K050 1811 2000 0000 0102 563<br />

INTESTATO A: UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO.<br />

<br />

Mons. Monari<br />

Viaggio in America Latina 4<br />

<br />

Il Sinodo dei Vescovi a Roma: “La nuova evangelizzazione<br />

per la trasmissione della fede cristiana” 8<br />

<br />

Il Vescovo incontra i fidei donum in Uruguay 10<br />

Un incontro speciale in Argentina 12<br />

Nossa Senhora de Nazaré in Brasile 14<br />

Don Salvadori tra gli indios in Venezuela 16<br />

<br />

Assemblea di Missio Giovani a Roma 18<br />

Anselmo Palini presenta il suo libro su Don Murgioni 19<br />

Don Marco Lancini e la zona XIV 20<br />

I “nuovi” partenti 21<br />

<br />

<br />

Dare fiducia nonostante tutto 22<br />

<br />

Il Regno di Dio è Gesù 24<br />

<br />

Appuntamenti e recensioni 27


DON RAFFAELE DONNESCHI<br />

DONRAFFAELE@<strong>CMD</strong>BRESCIA.IT<br />

Con il prossimo 31 dicembre<br />

lascerò a don Carlo l’incarico,<br />

iniziato nel luglio<br />

2002, di Direttore dell’Ufficio<br />

Missionario Diocesano. Il mio,<br />

quindi, vuole essere anzitutto un grazie<br />

sentito, fraterno e sincero per questi<br />

dieci anni di ‘esperienza missionaria in<br />

Italia’. In realtà è proprio così che ho<br />

cercato di vivere questo servizio che il<br />

Vescovo Giulio mi aveva chiesto e nel<br />

quale il Vescovo Luciano mi ha confermato:<br />

sono consapevole, infatti, che il<br />

tempo in cui viviamo ci ha ormai fatto<br />

superare il concetto di una missionarietà<br />

che sia solamente un ‘partire’ o<br />

un ‘andare lontano’. È piuttosto, il nostro,<br />

il tempo di ritenerci continuamente<br />

‘in missione’ lì dove siamo chiamati<br />

a vivere, a impegnarci per il Vangelo<br />

di Gesù Cristo e nella costruzione del<br />

suo Regno tra gli uomini ad ogni latitudine…<br />

È evidente che il grazie va<br />

a tutti i miei collaboratori del Centro<br />

Missionario, ai Religiosi e Religiose<br />

impegnati nell’Animazione Missionaria,<br />

agli Animatori dei Gruppi Missionari<br />

e della Commissioni Zonali, alle<br />

ONG e a tutti coloro che in vario modo<br />

e ad ogni titolo continuano a mantenere<br />

viva la sensibilità missionaria della<br />

nostra Chiesa bresciana. Un grazie a<br />

<br />

parte va ai Missionari e Missionarie,<br />

soprattutto bresciani ma non solo, per<br />

la loro testimonianza, per la loro fede,<br />

per la loro presenza. Ed è a questo<br />

punto che inserisco l’augurio. Siamo<br />

probabilmente a un cambio, tra i tanti<br />

che la situazione attuale ci offre, anche<br />

per ciò che riguarda il futuro della Missione<br />

e dell’Animazione Missionaria.<br />

Auguro a don Carlo e a tutti gli amici<br />

del ‘mondo missionario bresciano’ di<br />

saper cogliere gli spunti di speranza, di<br />

novità, di sfida che senza alcun dubbio<br />

lo Spirito continua a suscitare affinché<br />

l’annuncio e l’attuazione del suo Regno<br />

possano continuare a trasformare<br />

il mondo… partendo dai giovani<br />

che sempre hanno dimostrato di essere<br />

attratti dalla Missione e dalle sue<br />

testimonianze vive e autentiche. Un<br />

augurio grande ai Gruppi Missionari<br />

delle Comunità cristiane e alle varie<br />

Associazioni che appoggiano i missionari<br />

affinché, magari sollecitati dalla<br />

sfida delle Unità Pastorali, si sentano<br />

coraggiosamente impegnati a fare da<br />

ponte tra le Chiese, tra le Culture, tra<br />

le Religioni e il nostro mondo, spesso<br />

irretito da una sorta di complesso di<br />

primogenitura, da non accorgersi che<br />

il processo in atto nelle nostre società<br />

è irreversibile e che dalla presenza del<br />

mondo in casa nostra potrà nascere<br />

anche un nuovo modo di relazionarsi<br />

tra l’umanità. Buona Missione.<br />

3


4 <br />

IL VESCOVO CON I SACERDOTI BRESCIANI<br />

IN TERRA LATINO-AMERICANA<br />

MONS. MONARI<br />

<br />

<br />

<br />

MASSIMO VENTURELLI<br />

VENTURELLI@LAVOCEDELPOPOLO.IT<br />

I l<br />

vescovo Luciano Monari nelle<br />

settimane scorse ha compiuto, in<br />

compagnia di don Carlo Tartari,<br />

vice direttore dell’Ufficio per le<br />

missioni e altri sacerdoti bresciani,<br />

un viaggio in Uruguay per incontrare,<br />

nella località di Paloma, nella<br />

regione di Maldonado a nord della<br />

capitale Montevideo, i sacerdoti fidei<br />

donum bresciani che operano in<br />

America Latina.<br />

All’incontro, una delle tappe del<br />

viaggio che lo sta portando ad incontrare<br />

tutti i missionari presenti<br />

nel continente sudamericano, hanno<br />

partecipato anche i vescovi Carlo<br />

Verzeletti e Lorenzo Voltolini. Mons.<br />

Monari si è posto in ascolto e accoglienza<br />

delle riflessioni e richieste<br />

dei preti bresciani impegnati in queste<br />

terre.<br />

A qualche settimana di distanza “Kiremba”<br />

ha incontrato il Vescovo per<br />

un’intervista su questa nuova esperienza<br />

di incontro con i fidei donum<br />

bresciani che operano nel mondo.<br />

Eccellenza a qualche settimana di<br />

distanza dal suo viaggio in Uruguay<br />

quale bilancio può fare di<br />

questa esperienza?<br />

Il bilancio è sicuramente molto positivo.<br />

Ancora una volta ho avuto la<br />

conferma del definitivo superamento<br />

della dimensione eroica che segnava<br />

l’esperienza missionaria, vissuta in<br />

mezzo a mille difficoltà. I fidei donum<br />

che ho incontrato a Paloma, mi


hanno confermato che la loro presenza<br />

è entrata nel vissuto ordinario<br />

delle Chiese locali, strutture piccole<br />

ma sufficientemente solide per andare<br />

avanti.<br />

Ho incontrato tanti sacerdoti contenti<br />

del ministero che sono stati chiamati<br />

a vivere in terra di missione, coscienti<br />

e consapevoli che non avranno<br />

risultati straordinari e che non riusciranno<br />

a cambiare certo l’America<br />

Latina, ma pienamente soddisfatti<br />

della possibilità che è stata data loro<br />

di servire la gente, contenti dei<br />

rapporti che sono riusciti a stringere<br />

con il territorio, con i vescovi locali.<br />

Ho incontrato sacerdoti animati dal<br />

desiderio che il loro servizio possa<br />

continuare, consapevoli che i tempi<br />

attuali non sono facili in Ameri-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

ca Latina come nel resto del mondo<br />

e consapevoli di essere accettati,<br />

desiderati, accolti e inseriti positivamente<br />

dalle comunità a cui sono<br />

stati inviati.<br />

Durante l’incontro con i fidei donum<br />

è emersa qualche richiesta<br />

particolare? Quali le questioni<br />

che hanno sottopposto al Vescovo<br />

della loro Chiesa madre?<br />

Non hanno espresso richieste particolari,<br />

piuttosto hanno proposto<br />

osservazioni che caratterizzano da<br />

sempre questo tipo di incontri.<br />

Hanno chiesto che la Chiesa bresciana<br />

continui a considerarli propri figli,<br />

che il rapporto si mantenga vivace, di<br />

comunione e di attenzione reciproca.<br />

Hanno chiesto che la nostra Chiesa<br />

sia attenta ad accogliere quegli sti-<br />

I precedenti<br />

<br />

<br />

Quello che il vescovo Luciano<br />

Monari ha compiuto lo scorso mese<br />

di novembre in Uruguay è stato il<br />

suo quarto viaggio missionario.<br />

Sin dal suo arrivo a <strong>Brescia</strong>,<br />

nell’ottobre del 2007, ha espresso<br />

il desiderio di incontrare quelle<br />

parti della Chiesa bresciana<br />

inviate nel mondo ad annunciare<br />

il Vangelo. Prima del viaggio in<br />

Uruguay il Vescovo è stato in<br />

Venezuela, Mozambico e Burundi<br />

dove ha avuto modo di toccare<br />

con le proprie mani le opere<br />

che la vocazione bresciana alla<br />

missionarietà ha saputo produrre.<br />

In tutti i viaggi ha avuto parole di<br />

incoraggiamento e di stima per i<br />

bresciani incontrati<br />

moli che arrivano dalla missione. Si<br />

tratta di una richiesta che trova la sua<br />

ragion d’essere nel fatto che per loro<br />

il tema missionario è come l’aria che<br />

respirano, mentre da noi, pur essendo<br />

di fondamentale importanza, è una<br />

delle tante attenzioni pastorali della<br />

nostra Chiesa. Hanno chiesto, ancora,<br />

che anche a <strong>Brescia</strong> prendiamo coscienza<br />

della dimensione importante<br />

che questo aspetto pastorale ha nella<br />

vita della Chiesa. Hanno chiesto di<br />

mantenere l’esperienza missionaria,<br />

così come la disponibilità a inviare in<br />

missione nuovi sacerdoti.<br />

Si tratta comunque di richieste che<br />

rientrano nella dimensione di un dialogo<br />

normale tra un Vescovo e i suoi<br />

sacerdoti, in sostanza nulla di rivoluzionario.<br />

5


IL VESCOVO IN COMPAGNIA DEI FIDEI DONUM<br />

Come Vescovo, invece, ha rivolto<br />

qualche richiesta particolare ai<br />

fidei donum incontrati?<br />

No, ho soltanto chiesto loro che continuino<br />

a vivere il sacerdozio in spirito<br />

di collaborazione con i vescovi<br />

delle Chiese locali. Mi sono invece<br />

premurato di chiedere, di conoscere<br />

i loro desideri.<br />

Ho posto loro anche una domanda<br />

di cui conoscevo già la risposta, ossia<br />

se continuino a sentirsi bresciani<br />

pur a migliaia di chilometri di distanza<br />

da <strong>Brescia</strong>.<br />

Il legame continuano a sentirlo vivo,<br />

come un desiderio grande.<br />

C’è qualche aspetto dell’esperienza<br />

missionaria che i fidei donum<br />

stanno vivendo in America<br />

Latina, e che le è stato presentato<br />

in occasione del suo recente<br />

viaggio, che potrebbe essere utile<br />

alla Chiesa bresciana che recentemente<br />

si è ripensata attraverso<br />

6 <br />

il Sinodo?<br />

Sono molti gli aspetti interessanti<br />

che i fidei donum mi hanno presentato<br />

durante in giorni trascorsi in<br />

Uruguay.<br />

Il primo è stato quello del coinvolgimento<br />

e della responsabilizzazione<br />

dei laici all’interno della Chiesa. La<br />

scarsità dei sacerdoti in terra di missione<br />

chiede ai laici un livello molto<br />

alto di assunzione di responsabilità.<br />

Tocca ai laici, in situazioni in cui il<br />

sacerdote è assente o presente solo<br />

in rare occasioni, farsi carico della<br />

guida della comunità.<br />

Questa assunzione di responsabilità<br />

dei laici è un insegnamento, una prospettiva<br />

e forse anche una provocazione<br />

che dal mondo della missione<br />

arriva alla nostra Chiesa.<br />

C’è, poi, un altro aspetto importante<br />

ed è quello delle piccole comunità<br />

di base molto diffuse in America<br />

Latina ma che da noi sono ancora<br />

<br />

Gmg Rio 2013<br />

<br />

Nel corso del viaggio in Uruguay<br />

il vescovo Luciano Monari ha<br />

avuto modo di confrontarsi con i<br />

fidei donum anche sulla prossima<br />

Giornata mondiale della gioventù,<br />

in programma a Rio de Janeiro<br />

nell’estate del prossimo anno. “I<br />

fidei donum - sono considerazioni<br />

del Vescovo - sanno che sarà un<br />

evento importante per il Brasile, il<br />

Sud America e più in generale per<br />

tutto il continente americano. Si<br />

sono dichiarati disponibili a pensare<br />

qualche esperienza particolare nelle<br />

loro missioni per quei bresciani che<br />

il prossimo anno parteciparanno alla<br />

Gmg”. Si tratta di progetti che sono<br />

ancora in fase di definizione e che si<br />

concretizzeranno nei prossimi mesi.


ealtà sconosciuta che prima o poi<br />

dovremo iniziare a prendere in considerazione.<br />

Soprattutto nelle parrocchie più<br />

grandi, laddove il rapporto interpersonale<br />

tende a sciogliersi in una<br />

specie di anonimato, il fatto di avere<br />

delle piccole comunità dove l’incontro<br />

con l’altro è immediato potrebbe<br />

essere uno strumento importante per<br />

dare risposte a bisogni che cominciamo<br />

a sentire.<br />

Spero poi che l’esperienza dei fidei<br />

donum possa esserci di grande aiuto<br />

anche per mettere a tema un altro<br />

aspetto improtante come quello<br />

della centralità della parola di Dio,<br />

collante essenziale per tante comunità<br />

che non possono contare in modo<br />

continuativo sulla presenza di un<br />

sacerdote.<br />

Molti fidei donum raccontano di<br />

un servizio missionrario reso difficile<br />

dal numero sempre più alto<br />

di persone che si fanno irretire da<br />

forme religiose che non hanno<br />

In studio<br />

<br />

<br />

L’intervista a mons. Monari si è<br />

chiusa con una domanda “semiseria”<br />

che ha lo ha divertito: più faticoso<br />

il viaggio in Uruguay o il Sinodo<br />

diocesano celebrato nelle scorse<br />

settimane al Centro pastorale<br />

Paolo VI? Per nessuna delle due<br />

esperienze il Vescovo ha voluto usare<br />

l’aggettivo faticoso. Meglio parlare<br />

di occasioni impegnative ma anche<br />

estremamente ricche per la Chiesa<br />

bresciana, due pagine della storia<br />

recente della diocesi che il vescovo<br />

Luciano Monari non ha esitato<br />

ad accomunare sotto un unico<br />

aggettivo: belle. Nel giro di poche<br />

settimane ha avuto modo di vivere<br />

due pagine “belle” di una Chiesa che<br />

accetta le sfide del presente.<br />

nulla a che fare con il messaggio<br />

di Cristo. La loro fatica potrebbe<br />

prima o poi tornare anche utile<br />

alla Chiesa bresciana?<br />

Non so se quest’ultimo sia proprio<br />

l’ambito che può tornare utile alla<br />

nostra Chiesa.<br />

Quel fenomeno di dispersione di comunità<br />

varie che nascono, pullulano<br />

e scompaiono in un breve lasso di<br />

tempo che è tipico dell’America Latina<br />

da noi ancora non c’è, per fortuna<br />

e credo che ancora per lungo tempo<br />

non dovrebbe avere grande rilevanza.<br />

Certo esiste, ma è marginale<br />

e interessa solo piccolissimi nuclei<br />

di immigrati, soprattutto di origini<br />

africana, ma è di dimensioni tali da<br />

non potere essere considerato problematico.<br />

Non credo, dunque che<br />

questo aspetto possa diventare problematico<br />

in un futuro prossimo per<br />

la nostra Chiesa, anche se quanto ci<br />

raccontano i fidei donum non deve<br />

essere sottovalutato o considerato di<br />

secondaria importanza.<br />

7


FRANCO FERRARI<br />

FFERRARIPR@GMAIL.COM<br />

Dal Concilio ad oggi la Chiesa<br />

è andata sempre più interrogandosi<br />

sulla “scristianizzazione<br />

di molte persone<br />

che nonostante il battesimo vivono<br />

fuori della vita cristiana” , fino a sentire<br />

la necessità di dedicare l’assemblea del<br />

Sinodo dei vescovi a una questione che<br />

<br />

<br />

<br />

sta diventando cruciale e porta ad interrogarsi<br />

anche sull’efficacia dell’azione<br />

pastorale. Ecco, quindi, il senso del tema<br />

del Sinodo, “La nuova evangelizzazione<br />

per la trasmissione della fede cristiana”.<br />

Il documento di lavoro affidato<br />

ai 262 vescovi, che si sono confrontati<br />

in Vaticano nel mese di ottobre (7-28),<br />

manifesta apertamente la consapevolezza<br />

che la Chiesa “è chiamata oggi<br />

a misurarsi con trasformazioni sociali<br />

e culturali che stanno profondamente<br />

modificando la percezione che l’uomo<br />

ha di sé e del mondo, generando ripercussioni<br />

anche sul suo modo di credere<br />

8 <br />

ROMA<br />

in Dio” (IL, 6). Lo specifico della nuova<br />

evangelizzazione. Compito della nuova<br />

evangelizzazione sarà proprio quello di<br />

favorire un nuovo incontro con il Vangelo.<br />

Benedetto XVI, nell’omelia della<br />

messa di apertura del Sinodo (7 ottobre),<br />

ha distinto la “missione alle genti”, per<br />

coloro che non conoscono Gesù Cristo,<br />

dal compito della nuova evangelizzazione,<br />

che è “orientata principalmente alle<br />

persone che pur essendo battezzate, si<br />

sono allontanate dalla Chiesa e vivono<br />

senza fare riferimento alla prassi cristiana”.<br />

Una rinnovata proposta d’incontro<br />

con il Signore che, secondo il relatore<br />

UN MOMENTO DEL SINODO DEI VESCOVI


Due documenti<br />

<br />

A poco più di un mese dalla chiusura,<br />

il Sinodo dei Vescovi sta già dando conto<br />

dei primi esiti di questo mese di confronto<br />

tra presuli di tutto il mondo. L’intenso<br />

lavoro delle giornate romane è già stato<br />

raccolto in due documenti: le Proposizioni<br />

finali e il Messaggio al popolo di Dio. Si<br />

tratta di due documenti importanti, in cui<br />

trovare alcuni spunti interessanti anche per<br />

l’attività dell’animazione missionaria. Tra le<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

generale del sinodo cardinale Wuerl, dovrebbe<br />

passare per tre fasi che s’intrecciano:<br />

approfondimento intellettuale e<br />

affettivo della fede, fiducia nella verità<br />

della nostra fede e volontà di condivisione<br />

con gli altri. Un nuovo contesto per<br />

la missione e i missionari a rimescolare<br />

le carte delle modalità dell’evangelizzazione,<br />

oltre allo tsunami del secolarismo<br />

evocato dal cardinale Wuerl nella sua<br />

relazione di apertura, sembrano essere<br />

i movimenti migratori. E se nella Proposizione<br />

finale 7 si propone, riprendendo<br />

l’indicazione fornita dall’Instrumentum<br />

laboris (76-79), un’ordinata distinzione<br />

di tre momenti dell’evangelizzazione:<br />

ad gentes, la cura pastorale e la nuova<br />

Proposizioni: la 21 dedicata ai migranti e<br />

al piano pastorale; la 26 sulla parrocchia, la<br />

41 su missione e Chiesa particolare. Mentre<br />

il Messaggio ha dedicato un punto (il 13)<br />

alle Chiese dei vari continenti, prendendo<br />

atto che i problemi e le situazioni sono<br />

diversificate e che, pur nello sguardo<br />

unitario della cattolicità, non si possono<br />

non considerare le diversità che deve avere<br />

l’evangelizzazione .<br />

evangelizzazione; il Prefetto del dicastero<br />

per l’evangelizzazione dei popoli,<br />

cardinale Filoni, nel suo intervento, ha<br />

affermato “la necessità di un coordinamento<br />

dell’opera di evangelizzazione,<br />

intesa come primo e nuovo annuncio,<br />

perché si tratta ormai di una missio globale<br />

a tutto tondo, anche in considerazione<br />

del fenomeno migratorio dei<br />

popoli che fa sì che i soggetti tradizionali<br />

della missio ad gentes si incontrino<br />

ormai ovunque, creando dappertutto<br />

società sempre più plurali”. Sul punto<br />

è ritornato nel suo intervento anche il<br />

presidente del pontificio consiglio per<br />

i migranti, il cardinale Vegliò: “il fenomeno<br />

migratorio e tutto l’ambito della<br />

mobilità umana” offrono “alla Chiesa<br />

nuove occasioni per l’evangelizzazione.<br />

In riferimento a quanti non conoscono<br />

Cristo e si stabiliscono in Paesi di<br />

tradizione cristiana, s’impone la sfida di<br />

proporre loro il kerigma (annuncio della<br />

buona notizia). D’altra parte, quanti sono<br />

stati evangelizzati nel Paese di origine<br />

hanno bisogno di un accompagnamento<br />

pastorale che li aiuti a mantenersi saldi<br />

nella fede, mentre possono diventare a<br />

loro volta evangelizzatori”.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

9


10 <br />

IL GRUPPO DI SACERDOTI<br />

ED IL VESCOVO NELLA LOCALITA’ DI PALOMA<br />

DON CARLO TARTARI<br />

DONCARLO@<strong>CMD</strong>BRESCIA.IT<br />

URUGUAY<br />

<br />

<br />

Incontro forte e vibrante quello tra<br />

i Fidei Donum dell’America Latina<br />

e il vescovo Luciano Monari. Erano<br />

presenti anche i vescovi mons.<br />

Carlo Verzelletti (Vescovo di Castnhal<br />

in Brasile) e mons. Lorenzo Voltolini<br />

(Vescovo di Portoviejo in Ecuador). La<br />

riunione di questa mattina giunge al<br />

culmine di questa esperienza di incontro<br />

e segue intensi giorni di confronto<br />

durante i quali il Vescovo Luciano si<br />

è posto in ascolto e accoglienza delle<br />

riflessioni e delle richieste dei preti<br />

bresciani impegnati in queste terre.<br />

Gli auguri di don Antonio Zatti<br />

<br />

Riceviamo e pubblichiamo con gioia<br />

l’augurio di don Antonio Zatti, fidei donum in<br />

Uruguay insieme a don Santo Baccherassi.<br />

“Carissimi, di nuovo siamo chiamati a vivere<br />

la nascita di Gesù, nostro Signore e Salvatore.<br />

Il momento storico ci suggerisce che la<br />

viviamo in una duplice direzione, quella<br />

della essenzialità e quella della solidarietà.<br />

L’essere discepoli di Gesù, povero e privo<br />

del necessario, ci obbliga ad utilizzare i<br />

L’ascolto e il dialogo sono nati e si sono<br />

rafforzati non solo durante le sedute<br />

e le sessioni previste dal programma,<br />

ma anche nei momenti informali<br />

di fraternità e convivialità vissuti con<br />

particolare intensità e gioia. “La presenza<br />

dei preti Fidei Donum fa parte<br />

della nostra identità di chiesa bresciana<br />

e voi questa identità la tenete viva<br />

e la rigenerate per questo vi ringrazio”<br />

sono le parole che il nostro Vescovo<br />

premette al suo discorso. “Dentro alla<br />

missione dei preti Fidei Donum vi sono<br />

dei valori grandi, vi ho ascoltato volentieri<br />

e con attenzione, ed è evidente<br />

come nella vostra vita al primo posto<br />

vi sia la decisività dell’annuncio del<br />

beni di questo mondo, solo nella linea della<br />

essenzialità e non del consumo e dello<br />

spreco inutile. Sarebbe buona cosa se, in<br />

questo Natale, facessimo un po’ di pulizia<br />

nella nostra casa interiore come in quella<br />

esteriore. Perché non buttar fuori dal cuore,<br />

desideri, aspirazioni e pensieri di avere<br />

sempre di più, i quali ci tolgono lo spazio per<br />

una vera serenità, allegria ed entusiasmo<br />

del vivere? Perché non “privarci” di cose<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Vangelo. Una vita donata per il Vangelo<br />

comporta anche fatiche, disagi,<br />

sacrifici perché è nella logica del dono<br />

della vita”. Mons. Monari ha sottolineato<br />

quanto sia “prezioso il dono e lo


scambio reciproco tra chiese sorelle; è<br />

parte integrante della nostra identità<br />

trovare i modi affinché lo scambio e<br />

il dono reciproco continuino”. Nelle<br />

parole del Vescovo Luciano troviamo<br />

l’eco attuale e contestualizzato di ciò<br />

che nel 1957 Pio XII scrisse nell’enciclica<br />

Fidei Donum: “vorremmo che la<br />

presente Lettera apportasse non solo<br />

la testimonianza della Nostra paterna<br />

sollecitudine, ma anche l’assicurazione<br />

che tutta la comunità cristiana, messa<br />

di nuovo sull’avviso circa l’ampiezza<br />

e le difficoltà del vostro compito, vi è<br />

più che mai vicina per sostenervi con<br />

le sue preghiere, i suoi aiuti e l’opera<br />

dei migliori tra i suoi figli. Che cosa<br />

che occupano, anche fisicamente, lo spazio<br />

della nostra casa dove ci muoviamo, al punto<br />

che siamo noi che serviamo le cose e non<br />

queste al nostro servizio? L’altra direzione per<br />

celebrare il Natale è quella della solidarietà.<br />

Gesù, sappiamo bene, è venuto tra noi per<br />

condividere la nostra condizione di peccato.<br />

Gesù che nasce ci ricorda che Dio non percorre<br />

la strada della condanna (ognuno paghi per<br />

le sue colpe), ma del farsi carico della nostra<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

importa la distanza materiale che vi<br />

separa dal Centro della cristianità?<br />

Nella Chiesa, i più valorosi ed i più<br />

esposti tra i suoi figli, non sono forse<br />

i più vicini al suo cuore? A voi ancora,<br />

missionari, sacerdoti del clero locale,<br />

religiosi e religiose, seminaristi,<br />

catechisti, militanti laici, a voi tutti,<br />

apostoli di Gesù Cristo, in qualsiasi<br />

posto lontano e ignorato voi siate,<br />

Noi rinnoviamo l’espressione della<br />

Nostra gratitudine e della Nostra speranza”.<br />

Nel suo incedere, lo sguardo<br />

del Vescovo si orienta alla reciprocità<br />

del dono che si esprime nel vissuto<br />

dei preti in missione: “Siete il segno<br />

della generosità della chiesa brescia-<br />

miseria per renderci possibile un futuro de<br />

vita e felicità. Perché noi credenti in Lui, non<br />

possiamo abbandonare la cultura del lamento<br />

(la colpa è sempre degli altri) per assumere<br />

l’impegno di riparare gli sbagli nostri ed altrui,<br />

con un rinnovato sforzo di maggior generosità<br />

e solidarietà? Perché non collaborare, con le<br />

nostre rinunce volontarie ed i sacrifici accettati,<br />

a la possibilità che in futuro, ci sia più vita e più<br />

felicità?”.<br />

na che nel corso del tempo ha donato<br />

preti per il servizio ad altre diocesi più<br />

bisognose. Tutto ciò rende la nostra<br />

chiesa bresciana più bella. Vi ho trovato<br />

motivati e contenti pur in mezzo<br />

alle fatiche alle difficoltà e a qualche<br />

delusione”. L’ attenzione del Vescovo<br />

si è poi rivolta alle oggettive difficoltà<br />

che oggi viviamo in relazione a nuove<br />

partenze per un servizio ad altre chiese,<br />

partenze un tempo numerose, ma<br />

oggi assai più rare. “Le difficoltà attuali<br />

rispetto all’invio in missione sono<br />

di due tipi: la diminuzione del clero<br />

e poi soprattutto il fatto che la missione<br />

richiede una spiritualità forte e<br />

matura”. Il Vescovo Luciano ha esortato<br />

i preti Fd a saper essere di esempio<br />

nel comunicare ciò che vivono, le<br />

idee, le proposte, i progetti: “Il futuro<br />

ha bisogno di relazioni. Dovremo imparare<br />

a dire, raccontare esprimere la<br />

nostra fede personale, su questo noi<br />

tutti facciamo ancora fatica”. Le difficoltà,<br />

le prospettive, le speranze, la<br />

sollecitudine per la missione affidata<br />

a tutta la chiesa avvicinano le comunità<br />

e le diocesi: anche a <strong>Brescia</strong> abbiamo<br />

bisogno certamente di crescere<br />

e maturare nella direzione indicata<br />

dal nostro pastore. Le parole del Vescovo<br />

ci invitano ad aprire il cuore e<br />

la mente alla speranza: “È un tempo<br />

di grande cambiamento e quindi di<br />

grande fecondità: la forza rinnovatrice<br />

del Vangelo ha un valore eterno.<br />

Dovremo accogliere l’invito del profeta<br />

Isaia “Dimenticate le cose passate.<br />

Ecco faccio una cosa nuova, aprirò<br />

una strada nel deserto”.<br />

11


DON CARLO TARTARI<br />

DONCARLO@<strong>CMD</strong>BRESCIA.IT<br />

L’incontro con don Dario Guerra<br />

è motivo di grande gioia;<br />

condividiamo la comune origine<br />

gavardese, oggi mi accoglie<br />

nella sua parrocchia, nella sua<br />

Argentina.<br />

Sono appena sbarcato dall’aliscafo<br />

che da Montevideo ha raggiunto<br />

la grande città di Buenos Aires. Ho<br />

ancora negli occhi l’immensità e la<br />

vastità del Rio de la Plata e avverto<br />

l’emozione di trovarmi a 11.000 km<br />

da casa. Incontro don Dario e insieme<br />

ci addentriamo nel cuore della<br />

grande capitale, è una bellissima<br />

giornata primaverile: i colori della<br />

città sembrano essere più vividi e<br />

splendenti.<br />

Camminare tra la gente che affolla il<br />

centro della città aiuta a cogliere alcuni<br />

aspetti della vita sociale ed economica:<br />

tanti mi chiedono di poter<br />

12 <br />

UNA VISTA DI BUENOS AIRES<br />

E, NELL’ALTRA PAGINA,<br />

DON DARIO GUERRA<br />

NELLA CHIESA DELLA SUA PARROCCHIA<br />

ARGENTINA<br />

<br />

<br />

<br />

cambiare il denaro, segno evidentissimo<br />

della grave crisi monetaria in<br />

cui versa ancora la nazione argentina.<br />

Don Dario mi conferma la situazione<br />

sempre molto precaria e fragile<br />

dell’economia nazionale. Esiste una<br />

finanza ufficiale, ma anche un “sommerso”<br />

molto forte e diffuso.<br />

In breve raggiungiamo la parrocchia<br />

intitolata a San Jorge: una chiesa in<br />

stile moderno, molto curata e in ordine<br />

incastonata tra le case di un popoloso<br />

quartiere a Lanus. Oramai la<br />

grande Buenos Aires ha inglobato<br />

tutto e ciò che a me pare indistinto<br />

nasconde in realtà antichi nuclei<br />

cittadini.<br />

La vita della parrocchia non ruota<br />

solo attorno alla chiesa, ma anche<br />

agli ambienti per la formazione e la<br />

catechesi e ad un grande salone utilizzato<br />

per i momenti di festa della<br />

comunità.<br />

La parrocchia si prende cura anche<br />

dei ragazzi bisognosi di un aiuto e<br />

<br />

Riflessioni<br />

<br />

<br />

L’amicizia nata attorno alla Gmg<br />

di Roma rifiorisce nonostante la<br />

grande distanza di luogo e di tempo.<br />

Lo conferma, in questa pagina, il<br />

racconto di don Carlo Tartari, con il<br />

ricordo della commovente veglia<br />

di Tor Vergata nella quale Giovanni<br />

Paolo II disse “È Gesù che suscita in<br />

voi il desiderio di fare della vostra<br />

vita qualcosa di grande, la volontà<br />

di seguire un ideale, il rifiuto di<br />

lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il<br />

coraggio di impegnarvi con umiltà e<br />

perseveranza per migliorare voi stessi<br />

e la società, rendendola più umana e<br />

fraterna”. Questo impegno, quest’ansia<br />

di ricerca non hanno confini nè età:<br />

forse non siamo ancora riusciti a vivere<br />

il mandato del Papa in pienezza, ma il<br />

suo invito è ancora attuale.


di presenze educative nello svolgimento<br />

dei compiti scolastici. Non<br />

potrò fermarmi molto, ma la breve<br />

permanenza in Argentina mi riserva<br />

una graditissima sorpresa. In serata,<br />

infatti, don Dario mi accompagna<br />

presso una famiglia della sua parrocchia<br />

ove si sono riuniti i giovani che<br />

nel 2000 parteciparono alla Giornata<br />

mondila della gioventù a Roma e,<br />

in quella circostanza, furono ospitati<br />

per un breve periodo nella parrocchia<br />

di Gavardo.<br />

Rivedersi a distanza di più di un decennio<br />

è davvero motivo di grande<br />

gioia e sorpresa. Siamo cambiati tutti:<br />

ora i giovani di allora sono quasi<br />

tutti sposati, hanno in braccio i loro<br />

bambini, sono impegnati nel lavoro.<br />

Abbiamo tanto da raccontare e condividere<br />

e nemmeno la lingua diversa<br />

riesce ad ostacolare la voglia di<br />

comunicare.<br />

Viviamo questo tempo come dono<br />

viaggiando sul filo dei ricordi<br />

di un’esperienza passata, ma ancora<br />

molto viva nella memoria: non<br />

mancano momenti di grande ilarità<br />

di fronte alle foto un po’ sbiadite e<br />

alla rievocazione di quei formidabili<br />

giorni.<br />

C’è anche la commozione e la nostalgia,<br />

ma in tutti vi è la percezione<br />

che un evento ecclesiale importante<br />

sta producendo ancora i suoi frutti.<br />

L’appartenenza alla Chiesa, la professione<br />

della stessa fede ci hanno<br />

unito e stabiliscono un legame forte,<br />

vero, fraterno.<br />

La comunione e la fraternità non<br />

sembrano, attorno a questa tavola,<br />

concetti teorici, valori astratti, ma<br />

anzi si esprimono con grande profondità<br />

e coinvolgimento. Riparto<br />

dalla terra argentina verso il Brasile<br />

sentendomi meno straniero e con la<br />

percezione che la comunione nella<br />

fede non invecchia mai, mantiene la<br />

nostra vita perennemente giovane<br />

ed entusiasta.<br />

13


DON CARLO TARTARI<br />

DONCARLO@<strong>CMD</strong>BRESCIA.IT<br />

Esperienza unica e inimmaginabile.<br />

Un concentrato di devozione<br />

popolare, fede, folklore, sudore,<br />

passione, tradizione, festa, colori,<br />

suoni...Sono dentro a tutto ciò in<br />

modo assolutamente non previsto, non<br />

so bene cosa mi attenda. Celebriamo<br />

l’Eucaristia nella chiesa principale della<br />

<br />

<br />

parrocchia di Paragominas, sono le 19 è<br />

già buio. Al termine della celebrazione<br />

don Pedro avanza nel centro della chiesa<br />

reggendo una piccola statua di Maria<br />

Santissima (venerata sotto il titolo di<br />

Nossa Senhora de Nazarè), la gente si<br />

accalca per poter sfiorare il manto della<br />

Vergine. All’esterno è stato allestito un<br />

carro decorato di fiori sul quale viene<br />

collocata l’effige della Madonna. Inizia<br />

la processione verso la chiesa succursale.<br />

Davanti a noi un grande furgone con<br />

potentissime casse acustiche amplifica<br />

i canti e le preghiere che accompagneranno<br />

la folla lungo tutto il cammino.<br />

Dopo circa due ore giungiamo nella<br />

chiesa succursale ove la statua riposerà<br />

fino all’indomani. La domenica mattina<br />

a Paragominas, davanti alla chiesa c’è<br />

già molta folla e a fatica riesco ad avvicinarmi<br />

al carro di fronte alla chiesa. Al<br />

termine della celebrazione eucaristica<br />

la statua di Nossa Senhora de Nazarè<br />

riprende il suo percorso verso il cuore<br />

di Paragominas. Gradualmente la folla<br />

aumenta in modo impressionante, lungo<br />

il cammino mi volto a guardare il popo-<br />

14 <br />

BRASILE<br />

lo in cammino dietro al Cirio. La gente<br />

prega, molti sono scalzi in segno di penitenza,<br />

il caldo e la fatica e la sete aumentano<br />

man mano. Ma questo popolo<br />

non si ferma: avanza con fierezza, gioia,<br />

ardore seguendo Maria. La preghiera del<br />

Rosario si alterna a canti devozionali e a<br />

brevi riflessioni bibliche. Non c’è angolo<br />

della città ove non risuoni il passaggio<br />

di Nossa Senhora. Di tanto in tanto<br />

riesco a scambiare qualche battuta con<br />

dom Pedro già parroco di Paragominas<br />

prima di diventare Vescovo di Macapà.<br />

Mi spiega il senso di tutto ciò, i segni di<br />

richiesta, i voti espressi a Maria; “ogni<br />

anno è così, si affidano a Maria le attese<br />

per la propria vita, per la casa, il lavoro,<br />

la salute, tutto è affidato a Maria perché<br />

interceda per noi”. La fatica e il cammino<br />

diventano simbolo, parabola della vita<br />

stessa, ma non siamo soli, siamo un popolo<br />

in cammino con Maria verso Gesù<br />

suo Figlio. Maria appare autenticamente<br />

in tutta la sua bellezza, quella bellezza<br />

che nasce dall’aver detto “si” alla volontà<br />

di Dio. Forse i puristi della liturgia storcerebbero<br />

il naso, forse non tutto è dog-<br />

LA PROCESSIONE DEL CIRIO VISSUTA CON PARTECIPAZIONE E DEVO


ZIONE<br />

Due parole con mons. Pietro Conti<br />

<br />

Nel corso del suo viaggio in Brasile<br />

don Carlo Tartari ha incontrato mons.<br />

Pietro Conti, vescovo di Macapà. È stata<br />

l’opportunità per conoscere più da vicino<br />

la realtà della Chiesa brasiliana. “È una<br />

Chiesa viva - racconta il Vescovo -. Te ne<br />

accorgi camminando con questo popolo,<br />

imparando a conosce il modo e l’agire<br />

della chiesa qui, in un contesto di grande e<br />

profonda trasformazione, segnato da grandi<br />

maticamente esatto, ma tutto è superato<br />

dall’ardore e dalla passione di questo<br />

popolo capace di soffrire e gioire insieme.<br />

Dopo 8 km giungiamo finalmente<br />

nella piazza principale di Paragominas,<br />

il caldo è davvero ai limiti della sopportazione.<br />

Celebriamo l’eucaristia di fronte<br />

a migliaia di persone in attesa sotto il<br />

sole cocente. Ma c’è ancora la forza di<br />

cantare, celebrare, pregare, lodare. Viva<br />

Nossa Senhora de Nazarè!! È il grido che<br />

ti rimane nelle orecchie e nella mente:<br />

un grido che sconvolge la mia razionalità,<br />

i miei canoni molto europei, la mia<br />

freddezza, le mie abitudini. Un brivido<br />

mi percorre quando il parroco di Parago-<br />

potenzialità, contraddizioni, opportunità”.<br />

Mons. Conti racconta che la città di<br />

Paragominas è cambiata enormemente<br />

negli ultimi 20 anni, ed è lo specchio del<br />

Brasile che cresce economicamente a grandi<br />

passi. Come vive la Chiesa la sua missione<br />

in questo contesto di sfida permanente?<br />

“La Chiesa - è la risposta del Vescovo - per<br />

mantenersi viva e fedele alla missione<br />

ricevuta deve esserci!”<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

minas mi invita a benedire il popolo con<br />

la statua di Maria. È un’emozione grande<br />

e intima, una autentica piccola grazia<br />

immeritata. La potenza delle parole<br />

non riuscirà a trasmettere la pienezza<br />

dell’esperienza vissuta, ma il ricordo di<br />

questo cammino di fede condiviso con<br />

il popolo brasiliano senz’altro rimarrà<br />

come provocazione a mantenere viva<br />

e desta l’attenzione alla fede dei piccoli,<br />

dei semplici e ai gesti che la esprimono.<br />

Mi accorgo che è stato davvero molto<br />

immediato anche per me cercare ed<br />

esprimere spontaneamente intenzioni di<br />

preghiera, attese e speranze camminando<br />

accanto a Nossa Senhora.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

15


16 <br />

SCORCI DI MISSIONE<br />

VENEZUELA<br />

<br />

<br />

<br />

DI DON CARLO TARTARI<br />

DONCARLO@<strong>CMD</strong>BRESCIA.IT<br />

Don Adriano Salvadori da 25<br />

anni vive tra gli indio Pemon<br />

nel sud del Venezuela.<br />

La sua casa in legno si<br />

trova a San Miguel de Betania lungo<br />

la strada che dal Brasile porta a Tumeremo.<br />

Una lunga storia ci lega a queste<br />

terre, a questa diocesi: poco distante<br />

le cascate sul fiume Aponwao, ove<br />

don Riccardo Benedetti (originario di<br />

Marone) perse la vita con alcuni suoi<br />

parrocchiani, a nord El Callao ove vive<br />

don Giannino Prandelli nostro missionario<br />

fidei donum, poco prima Las<br />

Claritas ove svolgono il loro servizio<br />

Emanuele e Valentina: volontari dello<br />

Svi di <strong>Brescia</strong> . I legami affondano le ra-<br />

dici nella storia condivisa, nel recente<br />

passato, ma chiedono di essere rinnovati<br />

e rafforzati: colgo questo desiderio<br />

nelle parole del vescovo di Ciudad<br />

Guayana mons. Mariano Josè Parar il<br />

quale guarda a <strong>Brescia</strong> con la speranza<br />

che nel cammino di discernimento di<br />

qualche confratello si affacci il desiderio<br />

di affiancarsi al cammino di questa<br />

grande diocesi nella quale svolgono il<br />

proprio ministero 38 sacerdoti a fronte<br />

di 800mila battezzati disseminati<br />

su una superficie di circa 55mila kmq<br />

(più del doppio della superficie della<br />

Lombardia). Gli orizzonti attraversati<br />

sono indimenticabili, credo che la gran<br />

Sabana sia tra gli ambienti più affascinanti<br />

e intatti che io abbia mai visto.<br />

La ricchezza di questo luogo non si lega<br />

solo agli scenari meravigliosi, o al-


le risorse minerarie del sottosuolo, ma<br />

soprattutto alla cultura del popolo Pemon.<br />

Don Adriano accompagna le comunità<br />

Indio, le conosce, le incontra<br />

lungo le strade e i corsi d’acqua della<br />

sua sterminata parrocchia, vive con<br />

loro, condivide le preoccupazioni e le<br />

speranze di un popolo assediato dalla<br />

cosiddetta modernità e dai rischi che<br />

l’identità culturale venga perduta, annacquata,<br />

dimenticata. Purtroppo non<br />

ho molto tempo da poter trascorrere<br />

qui tra la foresta e le distese di praterie<br />

sterminate tagliate da fiumi impetuosi e<br />

punteggiate da villaggi ma un pensiero<br />

mi accompagna e mi provoca nei lunghi<br />

tratti che percorriamo in auto verso<br />

Eldorado: “quanto è diversa e lontana la<br />

culla del cristianesimo! Eppure il Vangelo<br />

anche qui trova radici, produce frutti,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

apre orizzonti di speranza. La chiesa,<br />

quando è capace di radicarsi in modo<br />

autentico e liberante, trova linguaggi,<br />

modi, riti, celebrazioni intelligibili e impreziosite<br />

dall’originalità di ogni cultura<br />

ad ogni latitudine”. Il vangelo risuona in<br />

lingua indio, la celebrazione vive con i<br />

ritmi di canti, preghiere, offerte e segni<br />

che esprimono l’umanità e la peculiarità<br />

dei Pemon. A Eldorado celebriamo<br />

l’Eucaristia con la piccola ma vivace comunità<br />

cristiana; immediatamente dopo<br />

la Messa, nei locali della parrocchia<br />

ho la possibilità di incontrare la gente:<br />

la festa semplice è parte integrante del<br />

modo in cui vivere il giorno del Signore.<br />

Sono molto accoglienti e gentili, hanno<br />

nel cuore il desiderio che presto possa<br />

arrivare anche qui un prete: un appello,<br />

un invito, una necessità che - spe-<br />

Di Roè Volciano<br />

<br />

<br />

Don Adriano Salvadori è nato<br />

nel 1954 nella parrocchia di Roè<br />

Volciano. La sua ordinazione<br />

sacerdotale risale al 1979.<br />

Il suo primo incarico è stato nella<br />

parrocchia di Maderno (1979-80),<br />

come curato. È è poi stato parroco<br />

a Turano, piccolo paese in Valle<br />

Sabbia, dove è rimasto per un paio<br />

di anni. Nel 1981 è stato nominato<br />

parroco di Ferrandina, località in<br />

provincia di Matera, dove è rimasto<br />

fino al 1986. L’anno successivo è<br />

stato nominato Fidei Donum e<br />

inviato in Venezuela dove ancora<br />

opera all’interno della Diocesi di<br />

Ciudad Guayana. E’ qui che l’ha<br />

incontrato don Carlo Tartari.<br />

ro - possa davvero bussare alla porta<br />

della nostra grande diocesi di <strong>Brescia</strong>.<br />

È oramai buio, mentre torniamo verso<br />

San Miguel, ma il pensiero rimane un<br />

poco a Eldorado, alla sua gente, ai suoi<br />

problemi, ai suoi desideri. Intuisco, dai<br />

racconti e dal confronto con don Adriano,<br />

che la vita non è facile qui: ci sono<br />

problemi sociali acuti, esiste lo sfruttamento<br />

dissennato delle risorse naturali,<br />

la ricerca esasperata della ricchezza<br />

produce fenomeni di delinquenza e violenza,<br />

anche per questo l’annuncio e la<br />

testimonianza del Vangelo sono più che<br />

mai urgenti e necessari. La bellezza del<br />

creato, il desiderio di pace e autentico<br />

progresso contrastano in modo stridente<br />

con l’ingiustizia e i soprusi che l’avidità<br />

e la smania di possesso creano nel<br />

cuore dell’uomo.<br />

17


MISSIO GIOVANI<br />

18 <br />

<br />

<br />

ELENA TOMMOLINI<br />

ELENA.TOMMOLINI@LIBERO.IT<br />

Anche quest’anno si è svolta<br />

a Roma l’assemblea nazionale<br />

di Missio Giovani,<br />

occasione di confronto su<br />

tematiche relative all’ambiente missionario,<br />

simulando problematiche<br />

comuni per quanto riguarda il servizio<br />

dei gruppi missionari o l’acquisizione<br />

e invio di nuovi volontari nei<br />

paesi poveri.<br />

Tra i momenti sicuramente più costruttivi<br />

del week end sicuramente<br />

sono da citare i due interventi da<br />

parte di Ernesto Oliviero ed Emma<br />

Gremmo, esponente del centro operativo<br />

missionario di Piombino.<br />

Entrambi gli interventi hanno fatto<br />

luce, seppure in modo diverso ma<br />

sempre valido, sul tema della povertà<br />

della Chiesa e sul vero spirito<br />

missionario e, tramite la narrazione<br />

di diverse vicende, si è sottolineata<br />

l’importanza di tenere viva e al centro<br />

dell’intera opera missionaria la<br />

L’INCONTRO SI E’ SVOLTO IN UN CLIMA DI AMICIZIA<br />

Iniziative<br />

<br />

A Roma è stata presentata “Missio Edu”,<br />

che si terrà in Puglia dal 30 luglio al 4<br />

agosto: una scuola di formazione missionaria<br />

sui temi dell’accoglienza, delle<br />

dipendenze e dell’impegno politico.<br />

Presentata anche la proposta dei dodici<br />

giorni in Cambogia, dal 24 aprile<br />

al 5 maggio, un’esperienza di spiritualità<br />

e di riflessione sul tema del martirio.<br />

fede. Il week end è stato anche luogo<br />

di decisioni importanti, con la riconferma<br />

del segretario nazionale di<br />

Missio Giovani Alessandro Zappalà<br />

per i prossimi tre anni. Sempre di primaria<br />

importanza è stata la condivisione<br />

della Fede, importantissima per<br />

i vari rappresentanti delle Diocesi.<br />

I momenti di preghiera sono stati<br />

numerosi, tanto quanto lo sono state<br />

le occasioni di riflessione sulla figura<br />

dei missionari e sul fatto che la<br />

È stata presentata anche la proposta del<br />

viaggio a Rio de Janeiro dal 15 luglio al<br />

1° agosto in occasione della Gmg 2013.<br />

Infine, i molti momenti di pausa e svago come<br />

ad esempio la visita della mostra “Spezziamo<br />

le catene”, sono stati importanti occasioni<br />

di scambio di idee e di confronto reciproco.<br />

C’è stata infatti la possibilità di spiegare il<br />

modo di lavorare dei vari centri missionari.<br />

missione non è solo nei Paesi lontani<br />

ma parte proprio da noi, dai nostri vicini<br />

e dal nostro vissuto quotidiano.<br />

L’assemblea di Roma ha permesso di<br />

presentare varie iniziative organizzate<br />

da Missio giovani per la prossima<br />

primavera ed estate: una di queste<br />

è Missio raga, ovvero un campo itinerante<br />

sulle orme di S. Paolo che si<br />

svolgerà dal 2 al 7 Luglio tra Lazio e<br />

Campania, rivolto ai ragazzi dai 15<br />

ai 18 anni.


Un libro di Anselmo Palini<br />

<br />

Anselmo Palini, docente di Materie<br />

letterarie nella Scuola superiore e saggista<br />

ha approfondito soprattutto i temi<br />

della pace, dell’obiezione di coscienza,<br />

dei diritti umani, della nonviolenza.<br />

Più recentemente ha preso in esame le<br />

problematiche connesse con i totalitarismi<br />

e le dittature del XX secolo, ricercando<br />

in particolare le testimonianze di chi si è<br />

opposto a tali sistemi. La sua ultima fatica<br />

letteraria l’ha dedicata alla figura di don<br />

Pierluigi Murgioni, il sacerdote fidei donum<br />

arrestato e sottoposto a inaudite torture,<br />

rinchiuso in carcere per oltre cinque anni<br />

per la sola colpa di avere proposto con<br />

la parola e con l’esempio il messaggio<br />

evangelico di pace e di giustizia. Il tutto<br />

in un Paese, come l’Uruguay, retto da<br />

una dittatura militare, dove predicare il<br />

Vangelo significava essere considerato<br />

un pericoloso sovversivo. Per un certo<br />

periodo nel carcere di Punta Carretas è<br />

stato detenuto nello stesso piano in cui<br />

era rinchiuso anche l’attuale presidente,<br />

José Mujica (che si fece oltre tredici anni<br />

di prigione). Don Pierluigi venne poi<br />

rilasciato ed espulso dal Paese grazie<br />

all’interessamento della Santa Sede e del<br />

Pontefice in persona, Paolo VI (che l’aveva<br />

ordinato sacerdote il 3 luglio 1966 nella<br />

basilica di S. Pietro), del Governo Italiano e<br />

della Chiesa bresciana. Nonostante i terribili<br />

anni trascorsi in prigionia, don Murgioni<br />

La Chiesa bresciana è stata direttamente<br />

coinvolta nella vicenda di don Pierluigi<br />

Murgioni: da mons. Renato Monolo a don<br />

Giambattista Targhetti, da mons. Gianni<br />

Capra al vescovo Luigi Morstabilini, che lo<br />

visitarono in carcere e sempre lo sostennero<br />

e gli furono vicini; dai compagni di<br />

missione di don Murgioni, come don Saverio<br />

Mori, don Renato Soregaroli e don<br />

Claudio Delpero ai suoi compagni di classe<br />

in seminario e ai tanti altri sacerdoti e<br />

laici bresciani che non fecero mancare il<br />

loro sostegno a don Pierluigi durante i terribili<br />

e lunghi anni di prigionia.<br />

tornò in Italia ancora più convinto del fatto<br />

che quella del Vangelo e della nonviolenza<br />

fosse l’unica strada da percorrere.<br />

Rientrato in diocesi di <strong>Brescia</strong>, fu curato a<br />

San Faustino, in città, poi a Ghedi, e infine<br />

parroco di Gaino e Cecina, due piccoli<br />

paesi vicini a Toscolano Maderno. Don<br />

Pierluigi Murgioni morì a soli cinquantun<br />

anni il 2 novembre 1993 a Gaino, dove è<br />

sepolto. Il libro “Pierluigi Murgioni. Dalla<br />

mia cella posso vedere il mare” rende<br />

giustizia a un dono che Dio ha fatto<br />

all’umanità, alla Chiesa, alla sua famiglia,<br />

ai suoi parrocchiani al di qua e al di là<br />

dell’oceano. Gli scritti raccolti da Palini<br />

aiutano anche chi ha avuto modo di<br />

conoscere don Murgioni negli anni della<br />

scuola, del seminario, spettatori impauriti<br />

e sofferti delle sue vicende, compagni<br />

di discussioni e di riflessioni. Il lavoro di<br />

Anselmo Palini porta anche a scoprire<br />

i sinceri e profondi rapporti di amicizia<br />

che sono nati tra don Murgioni e altri<br />

detenuti politici ai tempi della prigionia<br />

in Uruguay, ad esempio con Juan Baladán<br />

Gadea, ora bresciano d’adozione, rinchiuso<br />

nelle carceri uruguayane per oltre tredici<br />

anni per la propria attività di opposizione<br />

al regime. Emerge anche tutta una fitta<br />

rete di rapporti di amicizia e di solidarietà<br />

che si svilupparono attorno al sacerdote<br />

bresciano: protagonisti sono i numerosi<br />

preti e laici bresciani, bergamaschi,<br />

novaresi e veronesi presenti in Uruguay.<br />

19


20 <br />

DON MARCO LANCINI<br />

ZONA XIV<br />

<br />

<br />

MASSIMO VENTURELLI<br />

VENTURELLII@LAVOCEDELPOPOLO.IT<br />

Un po’ come in tutta la diocesi,<br />

anche nella zona XIV della<br />

Bassa orientale del Chiese,<br />

l’azione della commissione<br />

missionaria zonale è pensata a sostegno<br />

dei gruppi e delle realtà missionarie<br />

presenti sul territorio”. Così don<br />

Marco Lancini, parroco di Acquafredda<br />

presenta l’attività della commissione<br />

zonale di cui è coordinatore. Quello<br />

che la commissione mette in atto, però,<br />

è un accompagnamento che punta soprattutto<br />

sulla formazione, su un nuovo<br />

modo di intendere la missionarietà.<br />

Quello realizzato nella zona dedicata<br />

a San Pacrazio è un tipo di accompagnamento<br />

che non punta solo sull’aiuto<br />

materiale o sull’accompagnamento<br />

nella preghiera di chi, sacerdote, religioso,<br />

religiosa o laico, ha scelto l’impegno<br />

in terra di missione.Quello che la<br />

commissione coordinata dal parroco di<br />

Acquafredda cerca, non senza fatica, di<br />

perseguire è un nuovo modo di intendere<br />

l’animazione missionaria, capace<br />

di tenere nella dovuta considerazione<br />

e ragioni della nuova evangelizzazione.<br />

“Una prospettiva - ricoda don Marco<br />

Lancini - che è stata al centro del recente<br />

sinodo dei Vescovi celebrato a<br />

Roma ed è emersa anche più volte nel<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Sinodo diocesano delle scorse settimane,<br />

nei cui lavori è risuonata più volte<br />

la voce dell’impegno missionario e del<br />

nuovo annuncio, e della corresponsabilità<br />

che questo comprota, anche nella<br />

Chiesa bresciana”. Don Marco non<br />

si lascia scoraggiare dalle fatiche che<br />

questa nuova impostaziona comporta.<br />

“Sappiamo - conferma - che si tratta<br />

di una impostazione che si discosta da<br />

un modo tradizionale di intendere un<br />

impegno missionario fondato sull’invio<br />

di aiuti al sacerdote o al religioso<br />

<br />

Per il futuro<br />

<br />

Nel mese di gennaio la commissione<br />

zonale inviterà il direttore dell’Ufficio per<br />

le missioni a un incontro per raccogliere<br />

le indicazioni del Sinodo e aprirsi al<br />

rinnovamento dell’animazione missionaria,<br />

con un occhio di riguardo ad alcune<br />

difficoltà. Prima fra tutte le difficoltà del<br />

coinvolgimento dei più giovani in questo<br />

settore della pastorale. “Dobbiamo<br />

legato alla comunità da vincoli personali”.Una<br />

diversa prospettiva che non<br />

scoraggia. “Non ci perdiamo d’animo –<br />

afferma ancora don Marco Lancini – e<br />

proseguiamo nel lavoro di contatto per<br />

il coinvolgimento in questa prospettiva<br />

di tutte le realtà presenti sul territorio”.<br />

Un aiuto importante in questa prospettiva<br />

è giunto dal cammino di preparazione<br />

al Sinodo diocesano che ha invitato<br />

a una riflessione sul nuovo modo<br />

di intendere, nell’ottica delle future unità<br />

pastorali, l’animaziona missionaria.<br />

lavorare - afferma don Marco Lancini<br />

- per creare compattezza tra le diverse<br />

realtà missionaria proprio in un tempo<br />

in cui l’attenzione all’altro sia nelle terre<br />

di missione, che fuori dalla porta di casa<br />

non trova grandi consensi”. Altro impegno<br />

della commissione zonale sarà quello di<br />

stimolare in tutte le parrocchie della zona<br />

la nascita di gruppi o di realtà missionarie.


Veglia missionaria: chi ha ricevuto il crocifisso<br />

<br />

P. Alessandro Zanta, missionario nella<br />

comunità Missionaria di Villaregia,<br />

p. Raffaele Peroni della Congregazione<br />

dei Pavoniani, suor Maria Giovanna<br />

Bona, comboniana e due missionarie<br />

mariste: suor Gianpaola Fausti e suor<br />

Giordana Feroldi.<br />

Sono questi i missionari che il 20 ottobre<br />

scorso, durante della veglia missionaria<br />

celebrata in Cattedrale, hanno ricevuto<br />

dalle mani del provicario generale,<br />

mons. Cesare Polvara il crocifisso<br />

che ogni anno viene dato a quanti si<br />

apprestano a partire per la missione.<br />

P. Alessandro Zanta, secondo di sette<br />

fratelli, è un missionario della comunità<br />

di Villaregia nativo della provincia di<br />

Venezia. All’età di 20 anni, inquieto e<br />

con una vita senza un senso, accoglie la<br />

sfida che gli viene lanciata: “Hai davanti<br />

50 anni di vita. Fermati e prenditi un<br />

tempo per capire cosa vuoi da te stesso.<br />

Vuoi vivere contento e far felice anche il<br />

Signore?”. Si tratta di una provocazione<br />

che lo spinge a partecipare a un campo<br />

di lavoro missionario per giovani.<br />

Capisce che Dio lo chiama. Inizia così un<br />

cammino che lo conduce al sacerdozio<br />

nella comunità Missionaria di Villaregia.<br />

Nel 1986 parte per il Perù, dove trascorre<br />

8 anni in mezzo ai baraccati della<br />

periferia della capitale Lima. La sua<br />

nuova destinazione è il Brasile, nella<br />

<br />

<br />

Suor Gianpaola Fausti, originaria di Marcheno,<br />

sorella di Suor Maria Ignazia, ben<br />

conosciuta per il tempo trascorso al Centro<br />

Paolo VI, anche lei tutt’ora in Nuova Caledonia,<br />

Oceania. Da 48 anni è missionaria<br />

nell’arcipelago idi Vanuatu formato da<br />

un’ottantina di isole di cui solo alcune abitate.<br />

Grande parte del suo apostolato l’ha<br />

svolto al servizio delle giovani nelle scuole<br />

tecniche, nei convitti per studenti e lavoratrici<br />

venute dalle isole verso il centro. Più<br />

tardi ha dedicato il suo servizio con gruppi<br />

di donne e ragazze per l’educazione di base<br />

come igiene, puericoltura, cucina, cucito e<br />

per tutto quanto poteva essere prezioso per<br />

la donna nell’ambito della famiglia.<br />

periferia sud di San Paolo.<br />

P. Raffaele Peroni fa parte della<br />

Congregazione dei Pavoniani, ha<br />

ricevuto il crocifisso perché il suo<br />

Superiore generale gli ha chiesto la<br />

disponibilità di 3-4 anni per dare una<br />

mano alla comunità di Antipolo, nelle<br />

Filippine. L’8 dicembre ha preso servizio<br />

nella sua nuova parrocchia nei pressi<br />

di Manila, una comunità di 100mila<br />

abitanti, che sarà intitolata al bresciano<br />

‘beato Lodovico Pavoni’.<br />

Dopo un momento di meraviglia e<br />

stupore per la richiesta, dettato anche<br />

dai 65 anni età, ha detto di sì. P. Raffaele<br />

ha già alle spalle una precedente<br />

esperienza missionaria di cinque<br />

anni all’Asmara in Eritrea. “spero che<br />

l’esperienza del passato e una maturata<br />

disponibilità interiore - ha affermato<br />

prima della partenza - mi siano di aiuto,<br />

oltre alla forza che viene dal Signore,<br />

per vivere nella Comunità e tra la gente<br />

del posto”.<br />

P. Raffaele Peroni ha lasciato parrocchia<br />

della Pavoniana in <strong>Brescia</strong> presso la<br />

quale ha prestato servizio negli ultimi<br />

anni, consapevole dell’amicizia e del<br />

bene ricevuto. “Certamente - sono<br />

ancora sue considerazioni -il ricordo sarà<br />

un valido aiuto per me ed uno stimolo a<br />

mettermi a disposizione degli abitanti di<br />

Antipolo per dire il Vangelo e creare una<br />

comunità umana e cristiana”.<br />

Anche quello di suor Gianpaola Fausti<br />

è un ritorno in terra di missione.<br />

Dopo aver ricevuto il crocifisso nella<br />

Veglia missionaria, ha fatto ritorno alla<br />

missione, sull’isola di Vate in Vanuatu,<br />

Oceania.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

21


ALESSANDRO PIERGENTILI<br />

A.PIERGENTILI@LIBERO.IT<br />

Ho letto sul quotidiano “Il Messaggero”<br />

di Roma il resoconto<br />

della guerriglia urbana nel<br />

centro della capitale. A Roma,<br />

dove i disordini sono stati più gravi,<br />

mentre le forze dell’ordine hanno fatto il<br />

loro dovere cercando di impedire ai dimostranti<br />

l’accesso tumultuoso ai luoghi<br />

del potere, una mamma, forte del suo<br />

esserlo, incurante dei pericoli, smarrita<br />

in tanto tremendo caos, ma non arresa,<br />

si è infilata dritta tra i disordini e i contendenti<br />

in “battaglia”, gridando a gran<br />

voce: “Giovanni, dove sei?”, ne ha ripetuto<br />

il nome, tra le lacrime. Sì, oggi, nel<br />

presente, in questo nostro tempo fragile,<br />

Giovanni, dove sei? E con te milioni di<br />

giovani in Italia e nel mondo, nostri figli,<br />

o parenti, o senza nessuno. Dove siete<br />

realmente? È la stessa domanda che risuona<br />

dai tempi della Genesi e che Dio<br />

ha rivolto a Caino. Cosa ne abbiamo<br />

22 <br />

RIFLESSIONI<br />

<br />

<br />

<br />

fatto dei nostri fratelli? Che ne è realmente<br />

di voi? Davanti ai giovani oggi<br />

c’è infatti un deserto senz’anima, in cui<br />

vagare senza meta, frutto di un mondo<br />

falso e vuoto, pieno di idoli griffati e finta<br />

bellezza, senza reale valore e persino internamente<br />

putrida, perché sa di morte.<br />

Giovani vite cui abbiamo negato da subito<br />

la speranza e che, se non abortite al<br />

loro concepimento sull’altare del proprio<br />

egoismo reso padrone, sono comunque<br />

immolate dall’avidità senza scrupoli di<br />

un mondo secolarizzato, arido e senza<br />

Dio, piegati alle leggi di un’economia<br />

consumista e di un mercato senza freni,<br />

macchiati del sangue di troppe ingiustizie<br />

e diffuse sofferenze. Dobbiamo ridare,<br />

qui ed ora, aria e respiro ai giorni,<br />

fiducia ai figli, prospettiva al domani e fiducia<br />

nel futuro, che può essere migliore,<br />

basta volerlo, col concorso onesto e consapevole<br />

di ciascuno di noi. In una parola<br />

dobbiamo avere tutti più fiducia. Ciò<br />

significa avere necessariamente anche<br />

più “fede” e ciò oggi è non solo possibile,<br />

<br />

Roma<br />

<br />

<br />

Roma è stata teatro, nelle scorse<br />

settimane, di diverse manifestazioni<br />

entrate nel mirino della contestazione.<br />

Cortei di protesta contro le misure<br />

di rigore imposte dal governo Monti<br />

per consentire al Paese di rimanere<br />

nei parametri di Maastricht si sono<br />

snodati per le vie dalla capitale quasi in<br />

concomitanza con la riunione annuale<br />

del club Bilderberg, potente loggia di<br />

governo mondiale, che molti autorevoli<br />

osservatori giudicano almeno con<br />

sospetto: per chi ne fa parte, per ciò di<br />

cui si occupa, per la coltre di nebbia che<br />

la circonda ed in cui opera, alla quale<br />

partecipano personalità influenti in<br />

campo bancario, economico e politico.<br />

Davanti a scenari e fatti inquietanti<br />

assumono forza domande alle quali<br />

oggi è urgente dare risposta.


ma, di più, è realmente necessario.E ciò<br />

nonostante i “falsi profeti” o gli scienziati<br />

del nulla, come Margherita Hack, nota<br />

astrofisica, che è stata ospitata in passato<br />

anche in alcune scuole bresciane e che<br />

si accredita come atea, facendosi forte<br />

di certezze assolutizzate della scienza,<br />

i cui modelli sono invece provvisori, appartenendo<br />

alle finitezze umane, oltre<br />

che costitutivamente fragili e strutturalmente<br />

deboli, perché in costante divenire<br />

per approssimazioni successive<br />

e mai quindi definitivi né tantomeno<br />

risolutivi. Di altro spessore, anche intellettuale,<br />

il pensiero di uno scienziato<br />

e di una mente del calibro di Albert<br />

Einstein, il quale esprimendo in molti<br />

modi e contesti la propria fede in Dio,<br />

ha detto tra l’altro: “chiunque sia veramente<br />

impegnato nel lavoro scientifico<br />

si convince che le leggi della natura<br />

manifestano l’esistenza di uno Spirito<br />

immensamente superiore a quello<br />

dell’uomo, e di fronte al quale noi, con<br />

le nostre modeste facoltà, dobbiamo<br />

essere umili”. Anche nel tempo del<br />

pensiero debole quale è quello attuale<br />

e dell’epicureismo reso moda e modello,<br />

non si può pertanto liquidare superficialmente<br />

la questione di Dio, che è<br />

ineludibile e ci tocca tutti nell’intimo.<br />

Noi cristiani, inoltre, crediamo nel Dio<br />

di Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio,<br />

Luce del mondo, Via, Verità e Vita,<br />

presenza storica reale, vissuto tra noi<br />

e, per la nostra Salvezza, morto e poi<br />

risorto. E se crediamo in ciò la nostra<br />

vita ne è trasfigurata e nulla più ci preoccupa<br />

o spaventa, ma affrontiamo il<br />

cammino di ogni giorno pronti a dare<br />

ragione della speranza che abita in noi<br />

e che guida i nostri passi, testimoniando<br />

coerentemente la nostra fede, senza<br />

infingimenti o doppiezze. Soprattutto<br />

senza paura, come la preghiera trovata<br />

tra gli scritti di Santa Teresa d’Avila<br />

ed a lei attribuita, che forma il testo<br />

dell’inno di Taizé, ci insegna a fare:<br />

Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto<br />

passa, Dio non cambia.<br />

23


24 <br />

<br />

Benedetto XVI<br />

<br />

Vieni, Spirito creatore,<br />

rinnova la faccia della terra;<br />

fa’ nuovi il cielo<br />

e la terra che aspettiamo e di cui<br />

abbiamo bisogno.<br />

Vieni, Spirito rinnovatore, e instaura la<br />

giustizia su questo mondo.<br />

Vieni, Spirito di speranza, facci credere<br />

che il bene supererà il male e che<br />

semineremo il seme della bontà.<br />

FORMAZIONE<br />

<br />

<br />

<br />

A CURA DI SR JEANE P. DA SILVA<br />

PAULINAJEANE@YAHOO.IT<br />

Nella prima scheda abbiamo<br />

sottolineato la missione<br />

come parte della nostra<br />

identità cristiana che ha<br />

le sue origine nel battesimo.<br />

Parola della Chiesa<br />

Ora, non è questo il Regno di Dio,<br />

quale conosciamo dalla rivelazione;<br />

esso non può essere disgiunto né da<br />

Cristo né dalla chiesa. Come si è detto,<br />

Cristo non soltanto ha annunziato<br />

il Regno, ma in lui il Regno stesso<br />

si è fatto presente e si è compiuto. E<br />

non solo mediante le sue parole e le<br />

sue opere: «Innanzi tutto, il Regno<br />

si manifesta nella stessa persona di<br />

Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo,<br />

il quale è venuto “a servire e a<br />

dare la sua vita in riscatto per molti”<br />

(Mc 10,45);» Il Regno di Dio non è un<br />

concetto, una dottrina, un programma<br />

soggetto a libera elaborazione,<br />

ma è innanzi tutto una persona che<br />

ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth,<br />

immagine del Dio invisibile.<br />

Se si distacca il Regno da Gesù, non<br />

si ha più il Regno di Dio da lui rive-<br />

Vieni, Forza di Dio,<br />

affinché possiamo testimoniare che<br />

è possibile vivere il Vangelo nelle<br />

strutture economiche, politiche e<br />

sociali. Vieni, Spirito che soffi come<br />

vuoi, e dacci l’ immaginazione per<br />

fondare la civiltà dell’ amore e creare<br />

giuste strutture che siano segno<br />

del Regno definitivo<br />

che aspettiamo.<br />

lato e si finisce per distorcere sia il<br />

senso del Regno, che rischia di trasformarsi<br />

in un obiettivo puramente<br />

umano o ideologico, sia l’identità di<br />

Cristo, che non appare più il Signore,<br />

a cui tutto deve esser sottomesso.<br />

(1Cor 15,27) Parimenti, non si può<br />

disgiungere il Regno dalla chiesa.<br />

Certo, questa non è fine a se stessa,<br />

essendo ordinata al Regno di Dio, di<br />

cui è germe, segno e strumento. Ma,<br />

mentre si distingue dal Cristo e dal<br />

Regno, la chiesa è indissolubilmente<br />

unita a entrambi. Cristo ha dotato la<br />

chiesa, suo corpo, della pienezza dei<br />

beni e dei mezzi di salvezza; lo Spirito<br />

santo dimora in essa, la vivifica


con i suoi doni e carismi, la santifica<br />

guida e rinnova continuamente. Ne<br />

deriva una relazione singolare e unica,<br />

ché pur non escludendo l’opera di<br />

Cristo e dello Spirito fuori dei confini<br />

visibili della chiesa, conferisce a<br />

essa un ruolo specifico e necessario.<br />

Di qui anche lo speciale legame della<br />

chiesa col Regno di Dio e di Cristo,<br />

che essa ha «la missione di annunziare<br />

e di instaurare in tutte le genti».<br />

(Redemptoris missio, 18)<br />

Parola di Dio<br />

Pietro allora prese la parola e disse:<br />

“In verità sto rendendomi conto che<br />

Dio non fa preferenza di persone, ma<br />

accoglie chi lo teme e pratica la giustizia,<br />

a qualunque nazione appartenga.<br />

Questa è la Parola che egli ha<br />

inviato ai figli d’Israele, annunciando<br />

la pace per mezzo di Gesù Cristo:<br />

questi è il Signore di tutti. Voi sapete<br />

ciò che è accaduto in tutta la Giudea,<br />

cominciando dalla Galilea, dopo<br />

il battesimo predicato da Giovanni;<br />

cioè come Dio consacrò in Spirito<br />

Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il<br />

quale passò beneficando e risanando<br />

tutti coloro che stavano sotto il potere<br />

del diavolo, perché Dio era con<br />

lui. E noi siamo testimoni di tutte le<br />

cose da lui compiute nella regione<br />

dei Giudei e in Gerusalemme. Essi<br />

lo uccisero appendendolo a una croce,<br />

ma Dio lo ha risuscitato al terzo<br />

giorno e volle che si manifestasse,<br />

non a tutto il popolo, ma a testimoni<br />

prescelti da Dio, a noi che abbia-<br />

mo mangiato e bevuto con lui dopo<br />

la sua risurrezione dai morti. E ci ha<br />

ordinato di annunciare al popolo e di<br />

testimoniare che egli è il giudice dei<br />

vivi e dei morti, costituito da Dio. A<br />

lui tutti i profeti danno questa testimonianza:<br />

chiunque crede in lui riceve<br />

il perdono dei peccati per mezzo<br />

del suo nome”. (At 10, 34-43)<br />

Per riflettere<br />

Pietro è alla casa di Cornelio. Un<br />

ebreo che ha varcato la soglia della<br />

casa di un pagano. Anche se per il<br />

periodo storico sembra una cosa impossibile,<br />

nelle parole di Pietro, poche,<br />

ma scelte, scopriamo subito il<br />

perché questo avviene: “Gesù Cristo:<br />

egli è il Signore di tutti gli uomini”.<br />

Con questo riusciamo a capire quello<br />

che ci porta la parola della chiesa<br />

(Redemptoris missio, 18) “Il Regno<br />

di Dio non è un concetto, una dottrina,<br />

un programma soggetto a libera<br />

elaborazione, ma è innanzi tutto<br />

una persona che ha il volto e il nome<br />

di Gesù di Nazareth, immagine del<br />

Dio invisibile.”<br />

Per noi cristiani è bene, anzi, è imprescindibile<br />

tenere in mente e al cuore<br />

questa realtà, soprattutto quando la<br />

nostra giornata (lavoro, scuola, etc.)<br />

è vissuta accanto a persone di diverse<br />

culture e nazione. Partendo dalla<br />

testimonianza di Pietro, possiamo<br />

accogliere queste occasioni come<br />

buone per annunciare Gesù, una volta<br />

che gli elementi della nostra fede<br />

non possono ferire la sensibilità di<br />

<br />

Tutto il mondo è un’immensa messe.<br />

Tutta l’umanità soffre e geme o per mancanza di Dio<br />

o per smarrimento e scontento che toccano gli individui,<br />

famiglie e popoli nei bisogni più essenziali.<br />

Che ognuno si faccia operaio dove è.<br />

Che ognuno si chini sul cuore e sul corpo<br />

del proprio fratello di quanti Dio gli affida.<br />

Che ognuno sia pronto a correre dove Dio lo manda.<br />

(Don Andrea Santoro)<br />

nessun popolo, anzi, nella persona<br />

di Gesù, nel suo Regno, non c’è posto<br />

per gli esclusi.<br />

Chiediamo al Signore la grazia di ricordare<br />

che per annunciarlo sarebbe<br />

bene mantenersi uniti a Lui attraverso<br />

la preghiera.<br />

Per condividere<br />

1) Forse non è così scontato riconoscere,<br />

nelle persone che ci vivono accanto,<br />

questa immagine del “Dio invisibile”,<br />

soprattutto quando appartengono<br />

a culture e nazioni diverse<br />

della nostra. Quali sforzi ancora ci<br />

attendono per riconoscere il volto<br />

di Dio in ogni persona che incontriamo<br />

partendo dal povero ma anche<br />

nel ricco, nell’ammalato e nel sano,<br />

nell’oppresso e nell’oppressore …?<br />

2) Per arrivare alla casa di Cornelio,<br />

Pietro ha percorso una lunga strada,<br />

ma per accoglierlo ha avuto bisogno<br />

di lasciare fuori alcuni pregiudizi.<br />

Quali pregiudizi mi impediscono di<br />

vedere nell’altro un fratello/sorella?<br />

3) La chiesa ha senso di esistere perché<br />

è a servizio e in funzione del Regno<br />

di Dio. La medesima relazione<br />

la vediamo tra il gruppo missionario<br />

che è a servizio e in funzione della<br />

comunità cristiana. Il nostro impegno,<br />

come gruppo missionario, rispecchia<br />

questa profonda identità?<br />

Invia le risposte del tuo gruppo a:<br />

info@cmdbrescia.it oppure spediscile<br />

al Centro Missionario Via Tosio 1/e<br />

25121 <strong>Brescia</strong><br />

25


26 <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

A volte alcuni chiedono che senso ha pregare per gli altri. Forse perché ci si sente così<br />

deboli e bisognosi? Forse perché si ha paura si tratti di una preghiera “interessata”?<br />

Forse perché non si ha fede? O sufficiente amore? O speranza?<br />

La Parola di Dio è invece alquanto incoraggiante in questo senso: Abramo, Mosè,<br />

Davide pregano per altri; soprattutto Gesù prega e intercede. Maria, i Santi, i Defunti<br />

sulla via della purificazione pregano...<br />

Perché non anche noi?<br />

Notava il card. Martini: «So bene che la mia preghiera è molto povera, pigra, spesso<br />

piena di distrazioni. Ma non di meno la considero come un piccolo rigagnolo, che<br />

fluisce dentro il grande fiume che è l’intercessione della Chiesa e delle persone buone<br />

di tutta l’umanità. Questo grande fiume di intercessione fluisce e si immerge nel<br />

grande oceano dell’intercessione di Cristo. Così la mia piccola intercessione è parte<br />

di un grande oceano di preghiera in cui il mondo viene immerso e purificato».<br />

Nel “grande fiume” dell’intercessione della Chiesa, nel “grande oceano” dell’intercessione<br />

di Cristo possiamo collocare le intenzioni missionarie che il Papa affida all’Apostolato<br />

della Preghiera.<br />

In gennaio l’invito è a pregare Perché le comunità cristiane del Medio Oriente, spesso<br />

discriminate, ricevano dallo Spirito Santo la forza della fedeltà e della perseveranza.<br />

Il Medio Oriente è stata la culla del Vangelo. Ancor oggi diverse comunità cristiane<br />

- seppur divise spesso tra loro e in continua diminuzione - lo abitano. La loro non è<br />

una vita facile, a confronto frequente con nazionalismi, intolleranza, fanatismo... Per<br />

molti cristiani l’unica scelta pare quella di emigrare... Vogliamo sostenere i cristiani<br />

con la nostra intercessione e - se possibile - aumentando la nostra conoscenza verso<br />

di loro e il nostro aiuto concreto. Il pellegrinaggio di giugno dell’AdP - se avverrà,<br />

al Cielo piacendo - potrà costituire una buona occasione per muovere qualche<br />

passo in questa direzione.<br />

Per il mese di febbraio il Papa suggerisce di pregare Perché le popolazioni che sperimentano<br />

guerre e conflitti possano essere protagoniste della costruzione di un<br />

avvenire di pace.<br />

Notava già il Concilio Vaticano II che “la guerra non è purtroppo estirpata dalla umana<br />

condizione”: si richiede perciò una costante opera perché la pace si realizzi per<br />

ogni popolo e nazione. Sempre il Concilio ricordava come “la pace terrena, che nasce<br />

dall’amore del prossimo, è immagine ed effetto della pace di Cristo che promana dal<br />

Padre”. Ben venga la preghiera e l’impegno perché si superi la logica della violenza e<br />

tutti - persone e popoli, anche e soprattutto coloro che sono ancora vittime di guerre<br />

e conflitti - possano godere di quella “tranquillità dell’ordine” (secondo le parole<br />

di sant’Agostino) per una vita dignitosa e serena.<br />

Per approfondire:<br />

http:// www.diocesi.brescia.it/diocesi/uffici_servizi_di_curia/u_vocazioni/apostolato_della_preghiera/apostolato_della_preghiera.php


Giovedì 13 dicembre 2012 ore 20,30<br />

“Per ridare dignità a chi si trova al di la delle<br />

sbarre” con Luciano Eusebi<br />

Giovedì 10 gennaio 2013 ore 20,30<br />

“Impegnandoci per una cultura di pace e<br />

disarmo” con Giorgio Beretta<br />

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Mercoledì 12 dicembre 2012 ore 20,30<br />

Testimonianza di Giovan in missione<br />

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Come tradizione ormai decennale, i ragazzi<br />

dell’Operazione Mato Grosso e l’associazione<br />

“Don Bosco 3A”, con il patrocinio del<br />

Comune di Fero, organizzano “Arte e carità”,<br />

un’esposizione di mobili e arredi andini<br />

costruiti dagli studenti che si sono diplomato<br />

nelle scuola di intaglio e falegnameria create<br />

dall’Operazione Mato Grosso in America<br />

Latina. Queste opere rappresentano il lavoro<br />

svolto dal 1979 da padre UGO DE CENSI e<br />

dai giovani dell’Operazione Mato Grosso in<br />

Perù, dove per dare una risposta concreta ai<br />

bisogni della povera gente nasce la scuola<br />

d’arte “Taller Don Bosco”. Alcuni giovani hanno<br />

deciso di condividere l’insegnamento di padre<br />

Ugo di non pensare solo a se stessi, ma di aiutare<br />

la gente più povera, sostenendo i bisogni<br />

dei loro “caserios” (villaggi).


Domenica 6 gennaio

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