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Lifestyle<br />

APERITIVO DI CLASSE<br />

LA MIA AFRICA<br />

L’IN GIUGNO2011<br />

CONTRO<br />

L’INtervista:<br />

N° 41 ANNO IX<br />

Legge & Psiche<br />

IL TRADIMENTO<br />

GIORGIO<br />

MARCHESI


SOMMARIO<br />

L’IN<br />

CONTRO<br />

GIUGNO 2011 N° 41 ANNO IX<br />

Piazza Boldrini, 1 (2° P.U.) - 20097 S. Donato Mil.se - (MI)<br />

Tel. 02.520.42.713 - Fax 02.520.47.112<br />

e-mail: myriam.de.poli@eni.com<br />

flaviano.<strong>di</strong>franza@saipem.com<br />

Direttore Responsabile<br />

Fabrizio Frigieri-Toni<br />

Caporedattore<br />

Flaviano Di Franza<br />

Segreteria <strong>di</strong> Redazione<br />

Myriam De Poli - Matteo Tavecchio<br />

Art Director<br />

Michele Azzaro<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

ARIANNA MODA – CARLO SANTULLI<br />

CLAUDIA CAPUANO – CLAUDIA COMI<br />

ERICA CICCIARELLA – FABRIZIO FRIGERI TONI<br />

FLAVIO D’ANGELI – LUCILLA MATTEI<br />

JENY MEREGAGLIA – MICHELE AZZARO<br />

SEMIRA BALDI - ALDO LALLI<br />

Chiuso in redazione il 13/06/2011 con tiratura <strong>di</strong> 5.000<br />

copie Stampa : Altragrafica snc. - Via Gorizia 5 20097 San<br />

Donato Milanese MI - Tel. 02 55600732 Fax. 02 51877294 -<br />

E-mail: altragrafica@gmail.com Internet: www.altragrafica.<br />

com - Perio<strong>di</strong>co registrato presso il Tribunale <strong>di</strong> Milano al<br />

n. 5777 in data 20/12/1961 L’opinione espressa dagli Autori<br />

negli articoli pubblicati in questo giornale non è da<br />

considerarsi impegnativa per la Direzione. I collaboratori<br />

si assumno <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> la piena responsabilità dei loro scritti. Il<br />

materiale consegnato per la pubblicazione sarà comunque<br />

vagliato dalla redazione e in ogni caso non verrà restituito<br />

agli autori.<br />

www.enipolosociale.com<br />

PERIODICO DELL’ ENI POLO SOCIALE DI GRUPPO<br />

2<br />

4 10 domande a<br />

Giorgio Marchesi<br />

6 lifestyle<br />

Aperitivo <strong>di</strong> classe<br />

La mia africa<br />

7 narrativa<br />

Giovane scrittore in cerca <strong>di</strong> una pazzia<br />

Meriggio Italiano<br />

I Figli <strong>di</strong> Lea<br />

Il collezionista<br />

10 <strong>di</strong>llo allo psicologo<br />

Il tra<strong>di</strong>mento<br />

11 <strong>di</strong>llo all’avvocato<br />

Il tra<strong>di</strong>mento profili giuri<strong>di</strong>ci<br />

12 poesia<br />

13 convenzioni<br />

16 foto del mese<br />

Il Vittoriano


E ci si spoglia, quasi <strong>di</strong> tutto. Soprattutto<br />

<strong>di</strong> indumenti. Ma le maschere<br />

no! Quelle restano intonse sui nostri<br />

visi.<br />

“Una maschera al giorno leva le paure<br />

<strong>di</strong> torno. ”Fosse vero, questo “riarrangiato”<br />

detto popolare (rubato<br />

alle mele). Ed invece ascoltando le<br />

voci ed i veleni delle persone, la bella<br />

stagione non rappresenta solo il momento<br />

per tornare all’aria aperta riscoprendo<br />

noi stessi. Niente affatto!<br />

Scopre anche molti turbamenti, fra<br />

questi la fiducia in noi stessi e negli<br />

altri.<br />

Ho appena terminato un libro che mi<br />

ha affascinato e che suggerisco per la<br />

sua impressionante capacità <strong>di</strong> immedesimazione<br />

con quelle che sono<br />

le nostre “timor hominis”.<br />

Il titolo, per chi fosse incuriosito, è<br />

(autori Krishnananda<br />

e Amana, ed. Feltrinelli).<br />

Quello che mi ha sconvolto è osservare<br />

come in realtà, spesso, la sfiducia<br />

negli altri sia “appesa” ad un filo<br />

invisibile del nostro passato. Imparare<br />

ad accettare noi stessi per poi, successivamente,<br />

riuscire a migliorare le<br />

nostre relazioni con gli altri.<br />

Mi sono così chiesto se, in un mondo<br />

sempre più “fast”, l’auto analisi possa<br />

essere proficua.<br />

3<br />

FIDUCIA & SFIDUCIA<br />

<strong>di</strong> FLAVIANO DI FRANZA<br />

Ormai l’estate è alle porte. Sarà l’aria che si respira, saranno<br />

le giornate che si allungano, sarà per via del fatto che le umane<br />

debolezze trovano una scusa in più per sfogarsi, con tutto il suo<br />

rombare, attraverso la bella stagione.<br />

Mi sono chiesto se, in un mondo in<br />

cui le relazioni extra coniugali spopolano<br />

soprattutto in ufficio, abbia<br />

un senso ancora sconfiggere le nebbie<br />

che si annidano dentro una coppia.<br />

Quanti rancori, quante amarezze,<br />

in un “lampo”, vengono azzerate<br />

saltando la staccionata. Tutto nuovo!<br />

Tranne le innumerevoli incomprensioni<br />

che, prima o poi, tornano a far<br />

capolino.<br />

Strano soggetto l’essere umano:<br />

Vuole tutto, anche se poi è <strong>di</strong> niente<br />

che ha bisogno. E continuando così,<br />

nemmeno mille amori sapranno sod<strong>di</strong>sfarlo.<br />

Fiducia e sfiducia…le due facce della<br />

stessa medaglia: l’uomo ed il suo Io!<br />

A valle della lettura, ho provato un<br />

senso <strong>di</strong> abbandono (come tutte le<br />

volte che un libro mi entusiasma e<br />

raggiungo l’ultima pagina).<br />

La principale domanda che risuonava<br />

nella mente era semplice quanto<br />

devastante: sono capace <strong>di</strong> perdonare<br />

i miei errori? Sono in grado <strong>di</strong> accettarmi<br />

senza dover <strong>di</strong>struggere ogni<br />

volta qualcosa del mio carattere con<br />

fatica costruito? Con<strong>di</strong>vido le domande<br />

senza presunzione <strong>di</strong> saperne<br />

le risposte, purtroppo.<br />

Guardando il sole che faceva capo-<br />

lino fra una nuvola e l’altra mi sono<br />

detto sorridendo: eppure tu sei sempre<br />

lì, sia nei giorni <strong>di</strong> fiducia che in<br />

quelli <strong>di</strong> sfiducia. Ci sei anche <strong>di</strong> notte,<br />

tramite la Luna e le altre stelle.<br />

Aver fiducia è uno degli elementi più<br />

<strong>di</strong>fficili al mondo…perché spesso<br />

siamo noi stessi sfiduciati dal nostro<br />

essere.<br />

Arriva la pioggia che “tra<strong>di</strong>sce” la<br />

luce, ma lava. E così, ogni pensiero,<br />

<strong>di</strong>venta più morbido.<br />

Buona estate a tutti!<br />

Foto tratta dal film “Gran Torino” <strong>di</strong> Cint Eastwood<br />

EDITORIALE


10 DOMANDE A...<br />

Il suo ultimo film e’ stato Mine Vaganti,<br />

pur non avendo battute il suo<br />

ruolo è stato molto intenso, come è<br />

stata questa esperienza?<br />

La fortuna vera <strong>di</strong> questa esperienza<br />

è stata una cosa inaspettata perché è<br />

nato come un piccolo ruolo e invece<br />

ha iniziato e chiuso il film. È una<br />

storia molto bella, fatta <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong> e<br />

<strong>qui</strong>n<strong>di</strong> la parola non è sempre fondamentale.<br />

È più <strong>di</strong>fficile non parlare<br />

e comunque far arrivare delle cose.<br />

Tante persone che hanno visto il film,<br />

mi hanno fatto molti complimenti.<br />

Però ripeto la fortuna è della storia<br />

che era scritta in maniera commovente<br />

fin dall’inizio, <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> mi ha dato<br />

moltissima sod<strong>di</strong>sfazioni e mi ha portato<br />

fortuna anche nel lavoro. Tutto è<br />

nato così…qualcosa <strong>di</strong> piccolo che è<br />

<strong>di</strong>ventata più grande.<br />

Com’é nata la passione per la recitazione?<br />

Un po’ per caso. Facendo un corso <strong>di</strong><br />

teatro, ho compreso che mi piaceva<br />

molto recitare e poi perché, <strong>di</strong> base,<br />

mi piaceva molto essere “gli altri”.<br />

Si sente fortunato a fare questo lavoro?<br />

In questo momento sì, è un lavoro<br />

molto <strong>di</strong>fficile, ha moltissimi lati<br />

negativi che la gente non conosce,<br />

il rapporto con se stessi per esempio<br />

proprio perché si trascorre <strong>di</strong>verso<br />

tempo ad essere “altre persone”. Non<br />

c’è uno strumento, una tela o una fotografia<br />

che “separa”. Se arriva una<br />

critica, la fanno <strong>di</strong>rettamente a te e<br />

alla tua interpretazione. Difficile dunque<br />

mantenere l’e<strong>qui</strong>librio soprattutto<br />

quando non si lavora. Sì, credo in<br />

questo momento <strong>di</strong> essere fortunato,<br />

soprattutto visto come vanno le cose<br />

in Italia. Riuscire a lavorare e a mantenersi<br />

non soltanto economicamente,<br />

è una fortuna.<br />

Quali sono suoi progetti futuri?<br />

E’ appena uscito su RaiUno ‘Un me<strong>di</strong>co<br />

in famiglia 7’ <strong>di</strong> cui interpreto<br />

un nuovo protagonista Marco Levi,<br />

un giornalista d’inchiesta, che farà<br />

una corte serratissima a Maria. Sto<br />

lavorando a Milano a teatro (“Sweet<br />

Horovitz”) e poi altri progetti non ancora<br />

firmati.<br />

A quale forma <strong>di</strong> spettacolo si sente<br />

più affine?<br />

La sod<strong>di</strong>sfazione più grande è il te-<br />

4<br />

atro, perché ti da il responso imme<strong>di</strong>ato<br />

del pubblico, <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> una risata<br />

che arriva dal pubblico sincera vera,<br />

un applauso sincero, sono tra le sod<strong>di</strong>sfazioni<br />

più gran<strong>di</strong>, ed anche molto<br />

<strong>di</strong>vertente. Anche il cinema ad alti livelli<br />

è intenso.<br />

Parteciperebbe ad un reality?<br />

No, e tra l’altro non li seguo neanche.<br />

Ho <strong>di</strong>fficoltà a fare anche le promozioni<br />

perché non mi piace particolarmente<br />

mostrare me stesso, preferisco<br />

mostrare un personaggio, per cui un<br />

reality è proprio l’opposto <strong>di</strong> quello<br />

che vorrei.<br />

Ha mai fatto altri lavori?<br />

Sì, molti. Prima <strong>di</strong> fare l’attore (e anche<br />

durante) ho fatto <strong>di</strong> tutto: ho lavorato<br />

all’ippodromo, venduto le scarpe,<br />

sono stato segretario in ufficio.<br />

Molte persone pensano che il lavoro<br />

sia sacrificio e non un piacere; cosa<br />

le ha trasmesso la sua famiglia a<br />

proposito <strong>di</strong> questo argomento?<br />

Sono bergamasco <strong>di</strong> origine. I miei<br />

genitori mi hanno trasmesso l’etica<br />

“dell’obbligo al lavoro”: su questo io<br />

mi sento <strong>di</strong>verso, anche se, certe scelte<br />

le ho intraprese relativamente tar<strong>di</strong><br />

(24 anni). Ammetto che anche per me<br />

il lavoro è uno sforzo. Fai una cosa<br />

che non ti piace però tocca farlo! Non<br />

credo che tutti i fabbri costruiscano<br />

cancelli che gli piacciono. Se <strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

sì a un progetto e poi non ti piace,<br />

magari ne soffri un po’. Però, in queste<br />

circostanze, rimane fondamentale<br />

vincere la sfida e comunque rispettare<br />

il pubblico.<br />

Oggi ha interpretato ” il Profeta”<br />

<strong>di</strong> Khalil Gibran e i ”I silenzi<br />

dell’anima” <strong>di</strong> Osho, come nasce<br />

questo evento?<br />

Il libro <strong>di</strong> Gibran lo avevo letto in<br />

giovane età. Anche Osho circolava<br />

in casa. Non conoscevo in profon<strong>di</strong>tà<br />

le loro opere ma questo è il bello del<br />

mio lavoro. Ti offre l’opportunità <strong>di</strong><br />

ampliare l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> personaggi<br />

che non hai avuto la possibilità<br />

<strong>di</strong> conoscere. Questo evento è nato<br />

un po’ per scherzo, facendo seguito<br />

ad una richiesta <strong>di</strong> una persona a<br />

cui sono riconoscente. A <strong>di</strong>re il vero<br />

ero molto preoccupato! Alla fine mi<br />

sembra che la gente abbia apprezzato<br />

e questa è la cosa più importante sia<br />

per rispetto nei confronti del pubblico<br />

che della persona che mi ha chiamato<br />

e, infine, nei confronti degli autori<br />

Gibran e Osho.<br />

Come ci si sente a recitare in uno<br />

spazio dove gli altri me<strong>di</strong>tano?<br />

All’inizio della performance <strong>qui</strong><br />

all’Osho Tao mi sono sentito un po’<br />

spiazzato vedere il pubblico con gli<br />

occhi chiusi mi preoccupava. Temevo<br />

<strong>di</strong> non esserci con i ritmi, poi li cambiavo<br />

e vedevo che qualcuno li apriva<br />

e questa cosa mi spiazzava, perché<br />

non volevo rompere quello che stava<br />

vivendo.<br />

Il finale dello spettacolo grazie anche<br />

alle musiche <strong>di</strong> Anando si è trasformato<br />

in una celebration, è stato<br />

inusuale per lei?<br />

Io non sapevo delle canzoni nel finale.<br />

Sembrava un rave party, ho visto<br />

la gente chiudere gli occhi e “partire”.<br />

Anche Horovitz, il regista con cui sto<br />

lavorando, ad esempio usa molto la<br />

risata all’inizio, usa tutte comme<strong>di</strong>e<br />

e poi ad un certo punto tutto <strong>di</strong>venta<br />

più drammatico, ma in quel caso<br />

hai il pubblico tutto con te, persino i<br />

personaggi negativi sono simpatici al<br />

pubblico, che in questo modo viene<br />

spiazzato.<br />

Aveva già collaborato con Anando?<br />

In realtà ci siamo conosciuti qualche<br />

ora prima dell’esibizione. Mi ha detto<br />

che lui è con Osho da trent’anni, dal<br />

1981. Mi ha dato molti consigli su<br />

come interpretare al meglio le letture.<br />

Ci siamo <strong>di</strong>vertiti. È molto simpatico.<br />

Abbiamo entrambe due figli, per cui<br />

la parte riguardante i figli, ci ha accomunato<br />

molto.<br />

Qual è la sua esperienza con la me<strong>di</strong>tazione<br />

e la spiritualità?<br />

Grazie al mio lavoro, ho effettuato<br />

corsi per apprendere tecniche <strong>di</strong> rilassamento,<br />

che credo siano molto vicino<br />

alla me<strong>di</strong>tazione. Sto imparando<br />

ad abbandonarmi e a rilassarmi. Sicuramente<br />

oggi, sono rimasto molto<br />

incuriosito da Osho.<br />

Per lei la vita è un “perché” oppure<br />

un “perché no”?<br />

Non può che essere un perché no!<br />

Why not?<br />

<strong>di</strong> MICHELE AZZARO<br />

G I<br />

O R<br />

G I<br />

O<br />

M ARCHESI


5<br />

MEDITARE A MILANO<br />

O.TAO<br />

Via Col <strong>di</strong> Lana, 12<br />

Tel. +39 02 89.42.26.09<br />

<strong>di</strong> CLAUDIA CAPUANO e ARIANNA MODA<br />

APERITIVO DI CLASSE<br />

Lontano dal chiasso e dalla ressa delle zone calde dell’aperitivo…<br />

le classiche Porta Ticinese, i Navigli, Brera, Corso<br />

Como e Sempione, dove si possono bere cocktail con mo<strong>di</strong>che<br />

cifre che ti aprono la strada verso il buffet, in cui tornerai e ritornerai<br />

con il tuo piatto in mano fino a sentirti completamente<br />

sazio… lungi da tutto ciò esistono prestigiosi locali che sono<br />

stati protagonisti della storia d’Italia un po’ per i personaggi<br />

che li hanno frequentati, un po’ per gli avvenimenti <strong>di</strong> cui sono<br />

stati sede.<br />

Cova, non ha bisogno <strong>di</strong> presentazioni… è una dei più antichi<br />

bar/pasticceria <strong>di</strong> Milano, fondato nel 1817 e protagonista<br />

delle Cinque Giornate <strong>di</strong> Milano: <strong>qui</strong> infatti si radunavano i<br />

patrioti che davano la caccia agli Austriaci. Al barman <strong>di</strong> turno<br />

potete chiedere qualsiasi tipo <strong>di</strong> cocktail, compreso l’Harvey<br />

Wallbanger, un drink a base <strong>di</strong> liquore Galliano in voga negli<br />

anni’50. Se provate a nominarlo in un normalissimo locale<br />

frequentato da un pubblico giovane vi guarderanno storto! Il<br />

bancone è piuttosto stretto e per poter arrivare agli stuzzichini<br />

bisogna sgomitare un po’ ma la qualità eccellente del cibo vi<br />

farà <strong>di</strong>menticare velocemente questa seccatura.<br />

A pochissima <strong>di</strong>stanza da Cova si trova un altrettanto celeberrimo<br />

locale meneghino: Sant’Ambroeus. Gli aperitivi,<br />

eseguiti a regola d’arte, sono accompagnati da ricchi e sfiziosi<br />

appetizers a base <strong>di</strong> salmone affumicato, fois gras, formaggi e<br />

tartine <strong>di</strong> ogni genere. Da non perdere assolutamente l’appuntamento<br />

del giovedì sera con tanto <strong>di</strong> DJ alla consolle.<br />

Rimanendo sempre nel centro storico vi suggeriamo <strong>di</strong> fare<br />

una capatina da Taveggia, completamente rinnovato negli arre<strong>di</strong><br />

in stile decò e frequentato da svariati personaggi del mondo<br />

dello spettacolo come Maria Callas e Carla Fracci; da Biffi<br />

per assaggiare i meravigliosi panini al latte col prosciutto cotto<br />

e il panettone gastronomico oltre ad un inimitabile Campari<br />

Shakerato; da Cucchi dove si respira l’atmosfera <strong>di</strong> un caffè<br />

degli anni’50. E poi non si può tralasciare Bastianello con la<br />

sua bella veranda sotto i portici <strong>di</strong> Via Borgogna; Marchesi,<br />

che si trova in un palazzo del 1700 con soffitti a cassettoni decorati<br />

e con un’adorabile vecchietta alla cassa, e il Gin Rosa<br />

<strong>di</strong> p.zza S. Babila dove trovare un vasto assortimento <strong>di</strong> “bollicine”<br />

e vini pregiati, e bere chiaramente l’omonimo aperitivo<br />

a base <strong>di</strong> gin, angostura e scorza d’arancia. Di <strong>qui</strong> sono passati<br />

i più importanti nomi della Scapigliatura e persone del mondo<br />

dello spettacolo e della politica.<br />

Un po’ più decentrato rimane il Bar Basso, dove negli anni<br />

Settanta è stato inventato il Negroni Sbagliato preparato con<br />

lo spumante al posto del gin e servito in un bicchiere enorme.<br />

I camerieri non sono simpaticissimi, sorridono solo agli habituè<br />

<strong>di</strong> sempre e sul bancone <strong>di</strong> marmo ci sono solo ciotoline<br />

con cipolline, olive, patatine e salatini. Noi vi consigliamo <strong>di</strong><br />

farci un salto… ma correte al ristorante non appena aumenta<br />

l’appetito!<br />

LIFESTYLE


LIFESTYLE<br />

LA MIA AFRICA<br />

6<br />

Erica, ventisettenne laureata in Scienze Internazionali ed Istituzioni Europee,<br />

ad agosto ha partecipato al campo <strong>di</strong> conoscenza organizzato da CeLIM in<br />

Mozambico.<br />

In molti mi hanno fatto questa domanda ed io stessa me la<br />

sono posta prima <strong>di</strong> partire.<br />

Sarà un’esperienza <strong>di</strong> vita, mi <strong>di</strong>cevano. E così è stato:<br />

un’esperienza travolgente, intensa, forte, <strong>di</strong> crescita personale.<br />

Prima <strong>di</strong> partire avevo paura <strong>di</strong> tornare delusa dal viaggio<br />

essendo per me l’Africa sempre stata un sogno, che quest’anno<br />

ho deciso finalmente <strong>di</strong> realizzare. Con tutti i dubbi e i timori del<br />

caso sono partita in compagnia <strong>di</strong> sette sconosciuti, <strong>di</strong>ventati in<br />

pochi giorni i miei fedeli compagni <strong>di</strong> viaggio con cui ho con<strong>di</strong>viso<br />

momenti importanti, <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> scambio, ma anche<br />

<strong>di</strong> puro <strong>di</strong>vertimento! L’impatto con il Mozambico è stato forte:<br />

prima tappa Maputo, la capitale. Una città caotica e imponente.<br />

I suoi palazzoni con grate ai balconi e alle finestre, i gran<strong>di</strong> viali<br />

<strong>di</strong> negozi e ristoranti, autora<strong>di</strong>o nelle macchine a tutto volume e<br />

gente poco cor<strong>di</strong>ale mi hanno lasciata perplessa.<br />

Pensavo: ma dov’è l’Africa che mi aspettavo? Quella <strong>di</strong> “gente<br />

simpatica e sorridente nonostante tutto”?<br />

Partiamo alla volta <strong>di</strong> Maxixe. Ecco le campagne, le immense<br />

<strong>di</strong>stese <strong>di</strong> verde, <strong>di</strong> palme, <strong>di</strong> strade <strong>di</strong>ssestate <strong>di</strong> terra rossa che<br />

incontrano il cielo pieno <strong>di</strong> nuvoloni che corrono veloci. Riesco<br />

ancora a sentire l’odore della pioggia <strong>di</strong> quei giorni: quella che<br />

dura <strong>di</strong>eci minuti, quella che profuma <strong>di</strong> natura, <strong>di</strong> libertà. È<br />

così che mi sentivo: libera, serena, in pace. Una strana sensazione<br />

<strong>di</strong> <strong>qui</strong>ete nello stomaco che mi accompagnava un po’ durante<br />

tutti quei giorni. Abbiamo trascorso circa due settimane a<br />

Maxixe nel corso delle quali abbiamo avuto modo <strong>di</strong> vedere da<br />

vicino la realtà del paese. Abbiamo ballato, cantato, abbracciato<br />

i piccoli bambini delle escholinas; abbiamo <strong>di</strong>segnato, giocato,<br />

creato pupazzetti con i ragazzini del centro ricreativo pomeri<strong>di</strong>ano<br />

della Sagrada Familia. I bambini, centinaia <strong>di</strong> bambini.<br />

Di tutte le età, che non hanno matite per colorare, non hanno<br />

quaderni su cui scrivere, non hanno libri da stu<strong>di</strong>are.<br />

Perché quando ti <strong>di</strong>cono che in Africa non hanno niente, è assolutamente<br />

vero!<br />

Bambini che non piangono, che vanno a casa da soli nel buio,<br />

camminando sul ciglio della strada, che accu<strong>di</strong>scono i fratelli<br />

<strong>di</strong> pochi mesi, che crescono troppo in fretta. Bambini che non<br />

avranno molto dalla vita, o meglio, nei loro quarant’anni <strong>di</strong> vita.<br />

Perché è questa l’aspettativa me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vita in Mozambico. E<br />

allora ti chie<strong>di</strong>: che cosa si può fare? Molto.<br />

Si può investire nell’educazione, nella formazione dei docenti,<br />

in un’economia più giusta basata sulle ricchezze della loro terra<br />

e non sulla costosa importazione <strong>di</strong> prodotti dal Sudafrica. Deve<br />

cambiare la politica <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinteresse del governo nei confronti<br />

della propria gente.<br />

Si deve fare affidamento sulle donne, spina dorsale <strong>di</strong> un Paese<br />

allo sbando. Madri nell’adolescenza che lavorano i campi o<br />

al mercato, che accu<strong>di</strong>scono i figli, sono protagoniste del cambiamento:<br />

come le donne del progetto “Un futuro per Madri e<br />

Bambini”, <strong>di</strong> CeLIM a Maxixe. Sono loro, le donne, che fanno<br />

la <strong>di</strong>fferenza, capaci <strong>di</strong> trasmettere nozioni importanti alle altre<br />

donne in materia <strong>di</strong> alimentazione e igiene, che effettuano test<br />

gratuiti dell’HIV nel centro <strong>di</strong> salute e che sorridono contente<br />

quando ti <strong>di</strong>cono che nel mese <strong>di</strong> agosto hanno avuto solo 14<br />

persone positive al test. Sono le donne il successo dei progetti<br />

<strong>di</strong> microcre<strong>di</strong>to a Panda, sono loro la culla in cui evoluzione e<br />

tra<strong>di</strong>zione si intersecano con successo.<br />

Da Maxixe ci spostiamo per pochi giorni a Tofu, rinomata località<br />

turistica sull’oceano in<strong>di</strong>ano. Mi sembra <strong>di</strong> essere in un’altra<br />

realtà. Il mare, le <strong>di</strong>scoteche, i turisti… la mia mente si svuota<br />

completamente per un giorno godendo della tran<strong>qui</strong>llità della<br />

spiaggia, del rumore dell’oceano e della compagnia dei ragazzi<br />

dello staff CeLIM che incontriamo. Maxixe manca a tutti noi.<br />

Si fa ritorno, ma dopo pochi giorni si riparte alla volta <strong>di</strong> Villanculos<br />

e poi <strong>di</strong> Inhassoro, altre rinomate località costiere del<br />

Paese, che ci catapultano nella fase prettamente “vacanziera”<br />

del nostro viaggio. Ma, nonostante ciò, gli animi del gruppo<br />

sono a terra. Ci ren<strong>di</strong>amo conto che qualcosa manca: il contatto<br />

quoti<strong>di</strong>ano con la popolazione <strong>di</strong> Maxixe, la vita tra gli asili e<br />

il centro ricreativo, ad esempio. A Inhassoro viviamo da vicino<br />

un altro progetto <strong>di</strong> CeLIM: la scuola <strong>di</strong> Hoteleria. I ragazzi<br />

ci accolgono e preparano per noi una cena in piena regola! È<br />

l’esempio concreto della realizzazione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> formazione,<br />

in questo caso, specifico per le attività alberghiere. Quello<br />

intrapreso è anche un viaggio <strong>di</strong> incontri. Sono tanti i ragazzi,<br />

italiani e non, che lavorano nel mondo della cooperazione; sono<br />

tante le vite, le idee, i progetti, le opinioni, le esperienze messe a<br />

confronto e con<strong>di</strong>vise. Tanti sono i rapporti umani nati in questo<br />

viaggio, rapporti profon<strong>di</strong> e sempre più rafforzati dalla con<strong>di</strong>visione<br />

<strong>di</strong> emozioni intense con altre persone. Tutto contribuisce<br />

a lasciare un segno e a cambiare il proprio modo d’essere!<br />

Lasciamo Inhassoro per tornare nella capitale. Da Maputo ci<br />

organizziamo per passare un paio <strong>di</strong> giorni al Kruger Park, in<br />

Sudafrica. Meraviglioso. Ma è ora <strong>di</strong> tornare a casa. L’Africa<br />

che ho dentro al cuore non è quella che mi aspettavo, è molto<br />

meglio. E la “gente simpatica e sorridente nonostante tutto”<br />

non è il tipo <strong>di</strong> gente che ho incontrato io: ho conosciuto donne<br />

forti, dallo sguardo severo, schive ma capaci <strong>di</strong> sciogliersi in<br />

un sorriso, se riesci a stabilire con loro un contatto umano in<br />

punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>; ho incontrato bambini e ragazzini che mi hanno<br />

insegnato ad amare ogni giorno come se fosse l’ultimo, perché<br />

oggi ci sei, domani…chissà. Nulla <strong>di</strong> quello che mi aspettavo<br />

si è realizzato. Perché in Mozambico è così: mai nulla come<br />

inizia, finisce. In mezzo passa <strong>di</strong> tutto: emozioni contrastanti,<br />

sensazioni forti, che a volte ti viene da urlare al meraviglioso<br />

cielo stellato che hai sopra la tua testa. Ma non ce la fai… la sua<br />

bellezza ti zittisce. Ti ammutolisce il pensiero che tu sei solo <strong>di</strong><br />

passaggio e non puoi risolvere i problemi che ha questo Paese,<br />

puoi solo guardare. Anzi, ammirare. E raccogliere dentro <strong>di</strong> te<br />

quello che ti può dare.<br />

<strong>di</strong> ERICA CICCIARELLA


7<br />

GIOVANE SCRITTORE<br />

IN CERCA DI UNA PAZZIA<br />

Terrore, sgomento, panorami catastrofici, tanta sorpresa,<br />

ruderi monumentali ancora in pie<strong>di</strong>, mondezza<br />

e<strong>di</strong>lizia moderna rasa al suolo, Roma 11<br />

Maggio 2011…la fine <strong>di</strong> un impero?<br />

Nel corridoio spazioso e luminoso della villa, i suoi passi erano<br />

vellutati e silenziosi. Entrato nella stanza dove lo aspettavano,<br />

notò subito la splen<strong>di</strong>da finestra che si affacciava sul giar<strong>di</strong>no<br />

interno. Lui era vestito <strong>di</strong> tutto punto, impeccabile, con un<br />

cashcoll, metafora della coda <strong>di</strong> pavone. Aveva subito messo le<br />

cose in chiaro: avrebbe risposto al massimo a 3 domande.<br />

Le <strong>di</strong>co subito guar<strong>di</strong>; sicuramente non andrò a Roma per l’11<br />

maggio anzi consiglio a tutti i Romani <strong>di</strong> far come i patrizi,<br />

d’andarsene verso i castelli, magari sul Tuscolo e guardare da<br />

lì cosa accadrà. Preparatevi a qualcosa <strong>di</strong> mostruoso, qualcosa<br />

<strong>di</strong> mai visto.<br />

Ci faccia capire meglio cosa accadrà l’11maggio 2011<br />

Con prontezza aveva tirato fuori il registratore, teso in mano,<br />

imprimeva sul nastro ogni parola.<br />

Ti regalo un nome Raffaele Bendan<strong>di</strong>.<br />

Uno scienziato non scienziato, o meglio un luminare fai da te.<br />

Da sempre voi non lo avete ascoltato ma ora si riprenderà la sua<br />

rivincita. Lo sa chi è lei Bendan<strong>di</strong>? Aveva predetto e indovinato<br />

i terremoti <strong>di</strong> Marsica nel 1915, quello <strong>di</strong> Faenza nel 1924, quello<br />

del Friuli nel 1976, nessuno lo ascoltò. Aveva profetizzato<br />

anche il terremoto <strong>di</strong> Haiti.<br />

E su cosa si baserebbero le teorie del sig. Bendan<strong>di</strong>?<br />

Bendan<strong>di</strong> non è un pazzo o un mago, è uno scienziato a tutti<br />

gli effetti!!<br />

Sono i pianeti e la luna ad influenzare la nostra crosta terreste.<br />

Per Bendan<strong>di</strong> risultava facile capire come avvenissero i terre-<br />

Meriggio Italiano<br />

Papà, <strong>di</strong> Perani non mi aveva mai parlato: eppure quella partita<br />

con la Corea era un suo <strong>di</strong>scorso e <strong>di</strong>sagio ricorrente. Quando<br />

iniziai a raccogliere le figurine, nel ‘68, eravamo in piena rimozione<br />

ed io ovviamente sapevo che Marino Perani era l’ala<br />

destra del Bologna, però non sospettavo, così acquattato tra le<br />

centinaia <strong>di</strong> giocatori <strong>di</strong> seconda fila della serie A, avesse avuto<br />

una qualche parte nella storia recente. Quattro presenze in<br />

nazionale, l’ultima quel giorno. Nei primi <strong>di</strong>eci minuti Perani<br />

sbagliò tre conclusioni facili, ma certo non si sapeva ancora il<br />

seguito. Papà ricordava pali e traverse (che non ci furono) e<br />

<strong>di</strong> CARLO SANTULLI<br />

<strong>di</strong> FLAVIO D’ANGELI<br />

moti infatti lo spiegò anche in <strong>di</strong>retta RAI nel 1969 e nel 1979.<br />

Il problema fu che era scomodo, non aveva una laurea <strong>qui</strong>n<strong>di</strong><br />

non poteva parlare e perciò sciagure evitabili <strong>di</strong>vennero certezze<br />

sconcertanti.<br />

Mi pare <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> <strong>di</strong> capire che a Roma vivremo un terremoto?<br />

Non un semplice terremoto, ma il più devastante terremoto che<br />

può immaginare. Rimarranno in pie<strong>di</strong> solamente i monumenti<br />

dell’antica città eterna…chissà magari ci sarà una nuova era…<br />

Sicuramente si cambierà modo <strong>di</strong> pensare, milioni <strong>di</strong> persone si<br />

troveranno allo sbaraglio non ci sarà acqua per giorni.<br />

Sarà spaventoso. Andate via il prima possibile, scappate ve lo<br />

consiglio. Sai perché ti ho dato la possibilità <strong>di</strong> intervistarmi?<br />

Così tutto potranno sapere chi è Bendan<strong>di</strong>, ho vissuto con lui,<br />

ho stu<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> lui, ho assaporato la sua aria. Scrivi tutto e avverti<br />

tutti.<br />

Quin<strong>di</strong> lei è certo che non avremmo scampo, che il terremoto<br />

si manifesterà?<br />

Mi vuole insultare per caso? Certo che ci sarà, sennò perché<br />

avrei deciso <strong>di</strong> parlarvene. Gliel’ho ripetuto, sicuro come l’oro<br />

l’11 maggio Roma tremerà, solo quando tutto sarà <strong>di</strong>strutto mi<br />

darete ragione, ma che parlo a fare. Via via! Basta così solo<br />

fiato sprecato.<br />

Nell’immenso giar<strong>di</strong>no della villa si accese una sigaretta mentre<br />

si avviava all’uscita. Con gesto istintivo si aggiusta il colletto<br />

della camicia pensando: “E una altra storia l’abbiamo portata a<br />

casa”, un senso <strong>di</strong> compiacimento si faceva largo dentro <strong>di</strong> sé.<br />

Non c’era nessun luogo migliore <strong>di</strong> quello, per godere <strong>di</strong> una<br />

sconvolgente intervista. Ma le fonti rimangono sempre segrete.<br />

Con ormai il prato inglese alle spalle si poteva scorgere nettamente<br />

la scritta all’entrata della villa: “Ospedale psichiatrico<br />

santa Maria della Pietà”.<br />

tante occasioni, ma forse le uniche azioni pulite e chiare, prima<br />

che il capitano uscisse per un inutile fallo a centrocampo,<br />

erano state quelle. Ed anzi verso la fine rischiammo il secondo<br />

gol. Papà <strong>di</strong>ceva: “Se fossero in buona fede, quella partita la<br />

farebbero rivedere”. Ma c’era Brera, aggiungeva, a cui il gioco<br />

del Bologna non piaceva proprio (per Brera, <strong>di</strong>ceva papà, “Il<br />

risultato ideale è lo zero a zero”). A volte penso che ora papà<br />

stia parlando con Dall’Ara, che ripete senza sosta che “Così si<br />

gioca solo in para<strong>di</strong>so” (e credo che ora ne sappiano qualcosa<br />

entrambi). Se non ci fosse quel Brera che scuote la testa...<br />

NARRATIVA


NARRATIVA<br />

Mi chiamo Lea almeno credo, perché<br />

così si rivolgono a me gli<br />

umani quando mi guardano.<br />

Credo <strong>di</strong> essere una leonessa perché così<br />

c’è scritto sulla targhetta esposta nella gabbia<br />

dove sono rinchiusa.<br />

I miei primi ricor<strong>di</strong> risalgono a qualche<br />

anno fa quando, ancora cucciola, mi portarono<br />

su per delle scale in un posto piccolo<br />

e buio. Fuori pioveva e in quella piccola<br />

gabbia mi accolsero due umani.<br />

Uno grande e l’altro più piccolo, un cucciolo<br />

come me <strong>di</strong> nome Fabrizio.<br />

Mi mise un collare e mi guidò giù per delle<br />

scale ripide e strette. Io avevo tanta forza e<br />

tiravo senza saperlo; lui mi gridava “Piano<br />

Lea, piano Lea”. Chissà cosa voleva <strong>di</strong>re?<br />

Arrivammo fuori da quella grande gabbia.<br />

Un cartello in<strong>di</strong>cava: “Comune <strong>di</strong> Modena”.<br />

Ci raggiunse anche l’umano più grande<br />

che chiamavano Franco. Salimmo su una<br />

strana gabbietta con delle ruote e delle cose<br />

trasparenti che permettevano <strong>di</strong> vedere attraverso.<br />

Faceva freddo anche se ho una belle pelliccia<br />

e quando la gabbia si mise in movimento<br />

subito le cose trasparenti non furono<br />

più trasparenti. Mi avvicinai e con la lingua<br />

cominciai a leccare: era acqua fresca.<br />

Fabrizio <strong>di</strong>sse a Franco: “È proprio bella e<br />

docile. Adesso dove la portiamo?” Franco<br />

rispose: ”An<strong>di</strong>amo al giar<strong>di</strong>no pubblico<br />

dove c’è il leone e la mettiamo nella seconda<br />

gabbia che per fortuna abbiamo costruito.”<br />

Io non so cosa vuol <strong>di</strong>re vivere libera, ma la<br />

gabbia era grande e confortevole. In effetti,<br />

erano due gabbie: una interna coperta dove<br />

passavo la notte ed una esterna più grande<br />

dove potevo uscire durante il giorno.<br />

Il giorno, molti cuccioli umani venivano a<br />

trovarmi e mi chiamavano in coro:<br />

. Quando<br />

pigramente mi muovevo ed uscivo nella<br />

gabbia esterna era tutto un vociare e gridare:<br />

<br />

La cosa più bella era quando Franco mi veniva<br />

a trovare e molte volte mi portava lui<br />

stesso una bella testa <strong>di</strong> cavallo o un bel<br />

pezzo <strong>di</strong> coscia <strong>di</strong> bue.<br />

8<br />

I FIGLI DI LEA <strong>di</strong> FABRIZIO FRIGIERI-TONI<br />

Franco era il grande amore <strong>di</strong> mia mamma Lea: un amore impossibile essendo la mia mamma una<br />

leonessa e Franco un umano. La mia mamma morì assieme a me ed a due miei fratellini gemelli a<br />

seguito del parto. Anche Fabrizio, il figlio <strong>di</strong> Franco ha avuto una storia simile alla mia. La sua<br />

mamma Iole, morì anche lei per metterlo alla luce.<br />

Poi apriva la porta della gabbia interna e<br />

io mi sedevo con le zampe incrociate e<br />

lui cominciava a grattarmi sulla fronte, in<br />

mezzo agli occhi. Io, la leonessa, li chiudevo<br />

e, lentamente, quasi mi addormentavo.<br />

Franco con la sua bella voce suadente<br />

mi <strong>di</strong>ceva tante cose e mi vedeva crescere,<br />

<strong>di</strong>ventare una leonessa grande che prima o<br />

poi avrebbe dovuto incontrare Leo, il leone<br />

maschio che viveva nella grande gabbia <strong>di</strong><br />

fianco alla mia.<br />

Franco aveva gli occhi buoni ed io per <strong>di</strong>-<br />

mostragli il mio affetto gli mettevo le zampe<br />

sulle spalle e strusciavo la sua guancia<br />

con la mia.<br />

Un brutto giorno, il guar<strong>di</strong>ano mi portò da<br />

mangiare e mi buttò dentro la gabbia un<br />

pezzo <strong>di</strong> costato pieno <strong>di</strong> ossa. Come sempre<br />

spolpai tutto, ma nessuno venne a pulire<br />

la gabbia. Mi addormentai aspettando<br />

la voce <strong>di</strong> Franco. Quando mi svegliai, non<br />

mi accorsi delle ossa e così ne pestai una.<br />

Emisi un ruggito acuto! Era la prima volta<br />

che sentivo il dolore. Un piccolo osso acuminato<br />

si era conficcato nella zampa anteriore<br />

sinistra. Giravo nervosa e zoppicante<br />

per la gabbia emettendo il mio richiamo.<br />

Tutti i tentativi <strong>di</strong> togliermi quella spina<br />

erano vani ed il dolore non cessava.<br />

Verso sera il guar<strong>di</strong>ano preoccupato per il<br />

mio nervosismo chiamò Franco che arrivò<br />

e cominciò a parlarmi: <br />

Aprì la porta ed io mi avvicinai con un<br />

guaito. Mi sedetti e girai la zampa all’insù.<br />

<br />

Franco prese una pinza ed un li<strong>qui</strong>do fresco.<br />

Con la pinza prese l’ossicino e via…<br />

Il dolore era passato ! Il mio amico Franco<br />

mia aveva guarita!<br />

Passavano i giorni, i mesi ed io ero oramai<br />

una leonessa adulta. Leo mi cercava e mi<br />

lanciava i richiami d’amore. Il giorno predestinato<br />

dell’amore, feci la conoscenza <strong>di</strong><br />

Leo.<br />

Era proprio un bel maschio; una folta criniera<br />

ed una lunga coda che agitava in continuazione.<br />

In poco tempo rimasi incinta.<br />

Passavano i giorni, ma io non mi sentivo<br />

in gran forma. Avevo bisogno <strong>di</strong> muovermi,<br />

<strong>di</strong> saltare. Quando uscivo nella gabbia<br />

esterna ero nervosa e mi arrampicavo sulle<br />

barre per fare un balzo più lungo. Il dolore<br />

alla pancia non mi passava, anche se sentivo<br />

la vita che si agitava dentro. Franco non<br />

mi abbandonava mai e quando aprivano lo<br />

sportello della gabbia, mi grattava la fronte<br />

e mi <strong>di</strong>ceva tante parole dolci.<br />

I centoventi giorni della gestazione passarono<br />

in fretta, ma io capivo che la vita non<br />

si muoveva più nella mia pancia.<br />

Chiamarono Franco ed il dottore degli animali.<br />

Solo con Franco vicino mi facevo<br />

avvicinare e così lui mi strinse la testa e mi<br />

fecero una puntura. Cominciai a sognare e<br />

sapevo che sarebbe stato l’ultimo, sì proprio<br />

l’ultimo sogno.<br />

Vagheggiai, Franco che mi accarezzava e<br />

piangeva, mentre teneva in braccio i miei<br />

tre cuccioli. Sognai ancora Franco che mi<br />

baciava la fronte e mi <strong>di</strong>ceva “Ciao Lea,<br />

mai più, mai più …”<br />

Poi le porte della gabbia si apersero ed il<br />

giar<strong>di</strong>no fu tutto per me. Saltavo e correvo<br />

felice.<br />

Ero libera come la natura mi aveva fatto!<br />

De<strong>di</strong>cato a Iole, donna con lo stesso spirito<br />

<strong>di</strong> Lea


IL COLLEZIONISTA<br />

Era appena l’alba, la sua<br />

luminescenza lattiginosa<br />

era scesa da poco ad<br />

imbiancare le mura delle<br />

case e le strade, l’uomo<br />

si strinse la sciarpa intorno<br />

al collo e si tirò su il bavero, dell’aria<br />

rarefatta si manifesto davanti al suo viso<br />

sod<strong>di</strong>sfatto. Camminava a passi lenti e<br />

misurati, aveva appena lasciato nel letto<br />

caldo ed umido ancora, lei: la lei <strong>di</strong> quella<br />

notte <strong>di</strong> cui ora non ricordava nemmeno<br />

il nome ed il suo odore, che ancora aleggiava<br />

sulla pelle, anche quello a breve<br />

sarebbe svanito, scivolando via dal suo<br />

corpo insieme all’acqua della doccia.<br />

Due beep beep, quattro luci si accendono<br />

e spengono, l’uomo sale in auto e si guarda<br />

intorno come per tema che qualcuno<br />

lo noti, mette in moto e una macchia nera<br />

buca il bianco <strong>di</strong> quell’alba verso altre<br />

avventure.<br />

Già, la sua filosofia era una donna sola …<br />

una alla volta …una per notte, una lei <strong>di</strong>versa<br />

ogni notte in modo da riaccendere<br />

ogni volta la passione, con la sua scarica<br />

<strong>di</strong> adrenalina e dopamina, quella passione<br />

che in passato lo aveva tante volte tra<strong>di</strong>to<br />

e che aveva confuso con l’amore …<br />

ne aveva messo <strong>di</strong> tempo per capire, per<br />

capire come mai nonostante tutta quella<br />

passione e quell’amore - perché <strong>di</strong> certo<br />

lui le sue donne le aveva amate tutte - le<br />

cose non avessero mai funzionato, con<br />

tutto il dolore che ne era poi derivato dal<br />

rifiuto e dall’abbandono che faceva riemergere<br />

dal passato un dolore ancora più<br />

antico e lontano e che mai più voleva ancora<br />

provare. Aveva passato tanto tempo<br />

a domandarselo con lo sguardo perso nel<br />

vuoto e nel tempo e ancora adesso non<br />

aveva trovato la risposta, quella giusta,<br />

per cui aveva smesso <strong>di</strong> domandarselo ed<br />

inoltre ormai aveva risolto….una donna<br />

per volta, una per notte, una lei <strong>di</strong>versa<br />

ogni volta… così la passione rimaneva<br />

intatta sempre e lui evitava <strong>di</strong> far coinvolgere<br />

il cuore ma senza dovere rinunciare<br />

a loro, alle Donne, <strong>di</strong> cui non poteva fare<br />

a meno… forse a causa <strong>di</strong> quell’antico<br />

dolore.<br />

9<br />

Alla fine <strong>di</strong> quelle notti lui offriva sem-<br />

NARRATIVA<br />

Il suo territorio <strong>di</strong> caccia erano le balere<br />

romagnole tra una mazurka, una polka ed<br />

un fox-trot, la pia<strong>di</strong>na con squacquerone,<br />

rucola e Sangiovese.<br />

Per capire fin dal primo incontro cosa sarebbe<br />

potuto accadere alla fine delle danze,<br />

gli bastava stringere loro la mano…<br />

in cui si celava la promessa del dopo… e<br />

poi il sedurle, condurle a se, … era così<br />

semplice… da qualche parte aveva letto<br />

questa frase “Ehi ragazzi, un reattore nucleare<br />

è come le donne... basta leggere il<br />

manuale e premere il tasto giusto”, per cui<br />

lui aveva imparto a leggere quel manuale<br />

ed a trovare il tasto giusto, il punto debole<br />

della lei <strong>di</strong> turno per innescare la loro<br />

reazione emotiva e vi faceva leva piano,<br />

su e giù, senza forzare e senza fretta. Dalla<br />

sua voce calda e sommessa fiorivano<br />

le lusinghe che agli uomini non costano<br />

nulla e le donne invece ci cascano sempre<br />

tutte, ma proprio tutte…o quasi ed <strong>di</strong>veniva<br />

poi così facile ottenerne l’attenzione<br />

accompagnando le parole, usate a costruir<br />

le frasi come un orafo usava il cesello,<br />

al quel suo sguardo speciale, che sapeva<br />

<strong>di</strong> far sentire speciali anche loro…ma a<br />

nessuna era dato modo <strong>di</strong> poterlo vedere<br />

senza quel suo sguardo fascinoso e sorridente,<br />

se solo avessero potuto, avrebbero<br />

visto uno sguardo ben <strong>di</strong>verso, perso in<br />

un mare <strong>di</strong> tristezza infinita. Ecco, la musica<br />

adesso era finita e la lei <strong>di</strong> turno era<br />

pronta per quella sua nuova avventura e<br />

così uscivano insieme nella notte ed era<br />

sempre lui che andava da loro, mai portarle<br />

in casa per evitare <strong>di</strong> alimentare in<br />

loro inutili speranze perché….nel cuore<br />

<strong>di</strong> ogni lei, anche se lui le cose le metteva<br />

in chiaro fin da subito, c’era sempre la<br />

speranza inconfessata ed inconfessabile<br />

che <strong>di</strong> notti ce ne potessero essere anche<br />

altre: le donne offrono subito il sesso<br />

sperando <strong>di</strong> ottenere in cambio l’amore e<br />

gli uomini questo lo sanno e loro quello<br />

che vogliono prendono e loro vogliono il<br />

sesso e quello si prendono…chi subito e<br />

chi almeno ci mette <strong>di</strong> mezzo il brivido<br />

della con<strong>qui</strong>sta… che rende più lenta ed<br />

avventurosa la caccia e più gustoso soprattutto<br />

il godersi la preda.<br />

<strong>di</strong> LUCILLA MATTEI<br />

Arriverà un giorno in cui gli uomini capiranno il momento, l’alba impiumata <strong>di</strong> fresco, da <strong>di</strong>etro<br />

contorni sfocati, barrati <strong>di</strong> gelo.Arriverà il giorno in cui gli uomini capiranno il momento ed una<br />

notte stellata non nasconderà più il suo mistero.<br />

pre ad ognuna la possibilità <strong>di</strong> restare in<br />

contatto, ma non più per il ripetersi della<br />

magia <strong>di</strong> una notte <strong>di</strong> passione e ovviamene<br />

nessuna restava ed il gioco… finiva<br />

ed il vuoto che ne derivava occorreva subito<br />

colmarlo, cosicché lui doveva continuamente<br />

rinnovare le sue conoscenze,<br />

ampliare i suoi giri e raggiri per cui era<br />

<strong>di</strong>ventato un collezionista, il collezionista<br />

<strong>di</strong> donne o <strong>di</strong> amiche come amava<br />

definirle lui, quelle donne <strong>di</strong> cui non poteva<br />

fare a meno e delle quali voleva il<br />

più assoluto e necessario controllo…la<br />

sua gratificazione, da cui l’esigenza <strong>di</strong> altri<br />

territori da esplorare e fortunatamente<br />

anche dove lavorava era il posto ideale.<br />

Lavorava nel campo della moda e tra una<br />

stoffa, un figurino, una prova sartoriale<br />

e… la macchinetta del caffè il modo per<br />

sedurre lo trovava sempre…ma non le<br />

modelle che considerava solo merce preziosa.<br />

Solo una non era riuscita a piegare<br />

al suo fascino… comunque.<br />

Era la vetrinista del negozio del prêt à<br />

porter. Incominciarono a salutarsi attraverso<br />

il vetro mentre lei allestiva le vetrine<br />

e così saluto dopo saluto decisero<br />

<strong>di</strong> passare del tempo insieme al <strong>di</strong> là <strong>di</strong><br />

quel vetro. Ed anche con lei aveva iniziato<br />

ad intonare la stessa musica e a ballare<br />

la stessa danza lenta… ed una sera fuori<br />

della balera sotto una luna fatata e fatale,<br />

le rubò un bacio, che la lasciò senza<br />

<strong>di</strong>mensione tanto si era sentita fluttuare<br />

nell’aria …ma nonostante tutto, quando<br />

lui le chiese “An<strong>di</strong>amo?” lei, dolce e<br />

succosa come una pesca matura, sussurrò<br />

”Io sono per tutte le notti”… e lui “Solo<br />

per questa, ma sarà la più bella …” e lei<br />

ancora “Io sono per tutte le notti”. Da allora<br />

ripresero a salutarsi solo attraverso<br />

il vetro, lei <strong>di</strong> qua, lui <strong>di</strong> là e quel vetro<br />

nel mezzo.<br />

Era appena l’alba, l’uomo si strinse la<br />

sciarpa intorno al collo e si tirò su il bavero,<br />

quattro frecce si accesero e si spensero,<br />

si guardò intorno, un motore si accese<br />

e una macchia nera bucò l’alba <strong>di</strong> quel<br />

nuovo giorno.


DILLO ALLO PSICOLOGO<br />

l’interno <strong>di</strong> ogni gruppo sociale, scolastico, lavorativo è<br />

lo spettro oscuro per 7 coppie su 10, terrorizza trasversalmente<br />

sia Lui che Lei, può presentarsi ad ogni età portando<br />

con se immancabile dolore e rabbia.<br />

Stiamo parlando del tra<strong>di</strong>mento. Sino a pochi ventenni<br />

fa si riteneva fosse prerogativa prevalentemente maschile; ad<br />

oggi invece, numerose ricerche mostrano come a tra<strong>di</strong>re siano<br />

entrambi.<br />

In realtà, esistono 4 tipi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento: quello virtuale che può<br />

scaturire per bisogno <strong>di</strong> pura trasgressione fisica e appagamento<br />

del proprio esibizionismo o come <strong>di</strong>retta conseguenza della nascita<br />

<strong>di</strong> un sentimento in chat o sui social network.<br />

Un secondo alimentato, come il precedente, da un puro sod<strong>di</strong>sfacimento<br />

sessuale e/o <strong>di</strong> trasgressione ma consumato poi nella<br />

realtà; un terzo che nasce dal bisogno <strong>di</strong> riscoprirsi cacciatori o<br />

corteggiatori: è quello che più spesso emerge dai 40 anni in poi<br />

dopo essere <strong>di</strong>ventati genitori o quando si <strong>di</strong>venta più consapevoli<br />

dei propri bisogni e della propria sensualità.<br />

Se è vero che anche la donna sta riscoprendo la propria istintività<br />

affacciandosi sempre più spesso al mondo del tra<strong>di</strong>mento<br />

virtuale, nella maggior parte dei casi tra<strong>di</strong>sce però per bisogno<br />

d’amore, per sentirsi “viva”, non solo “fidanzata”, moglie o madre<br />

ma donna, per bisogno <strong>di</strong> attenzioni o quando queste vengono<br />

meno da parte del partner con il passare del tempo.<br />

La donna tra<strong>di</strong>sce <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> più per sentimento, tant’è che spesso<br />

dal tra<strong>di</strong>mento prende il via un nuovo percorso <strong>di</strong> vita. L’uomo<br />

invece tra<strong>di</strong>sce spesso più per trasgressione fisica, per esibizionismo<br />

o per bisogno <strong>di</strong> sentirsi ancora cacciatore: le chat e i<br />

social network sono i suoi strumenti privilegiati specie dai 35<br />

anni in su ed è proprio in rete che riesce a esprimere aspetti <strong>di</strong><br />

sé che, paradossalmente, <strong>di</strong> persona non riesce a far emergere:<br />

romanticismo,attenzione ai dettagli in un mix <strong>di</strong> erotismo e dolcezza<br />

che attrae sempre più donne o mogli nella tentazione del<br />

tra<strong>di</strong>mento. L’uomo però <strong>di</strong>fficilmente tra<strong>di</strong>sce per cercare un<br />

nuovo amore.<br />

Se <strong>di</strong>fferenti sono le motivazioni al tra<strong>di</strong>mento uguali sono invece<br />

le reazioni: dolore, rabbia, confusione, sconforto, in taluni<br />

casi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> depressione che destabilizzano e mettono in crisi<br />

la coppia.<br />

Come poterlo prevenire? Attraverso un <strong>di</strong>alogo attento e profondo,<br />

con un ascolto sincero e con la voglia <strong>di</strong> capirsi e farsi<br />

del bene, il che implica anche negoziare, reinventarsi, ri-innamorarsi<br />

quoti<strong>di</strong>anamente l’uno dell’altro anche dopo anni <strong>di</strong><br />

vita insieme, senza <strong>di</strong>menticare mai <strong>di</strong> alimentare la passione e<br />

la sensualità nella coppia. E’ capitato spesso in terapia <strong>di</strong> avere<br />

coppie in crisi dopo un tra<strong>di</strong>mento in cui i partner riven<strong>di</strong>cavano<br />

entrambi il bisogno <strong>di</strong> attenzioni nuove e <strong>di</strong> sentirsi attraente per<br />

l’altro, bisogno che sod<strong>di</strong>sfacevano solo con estranei facendosi<br />

10<br />

IL TRADIMENTO<br />

<strong>di</strong> JENY MEREGAGLIA<br />

Dott.ssa Psicologa Jeny Meregaglia - www.counselingpsicologico.it<br />

del male perché in realtà avrebbero potuto farlo con il partner.<br />

Quando poi la fragilità prende il sopravvento e il tra<strong>di</strong>mento fa<br />

capolino chiedersi sempre , prima <strong>di</strong> lasciarsi andare: “ che cosa<br />

voglio ottenere da quello che sto facendo?” “Saprei affrontare<br />

le conseguenze del mio gesto?” “Quanto male potrei fare al<br />

mio partner?”<br />

Perdonare è possibile, solitamente gli uomini sono più bravi in<br />

questo, forse anche per il significato <strong>di</strong>fferente che spesso danno<br />

al tra<strong>di</strong>mento come gesto prevalentemente <strong>di</strong> natura fisica,<br />

mentre per la donna perdonare è spesso più <strong>di</strong>fficoltoso proprio<br />

perché tra<strong>di</strong>re implica anche perdere la fiducia, e ferire un sentimento.<br />

Tuttavia, è possibile continuare ad amare, perdonare e tornare<br />

nuovamente a costruire un futuro insieme al partner ma, per<br />

fare ciò, occorre: onestà, comprensione, umiltà e la capacità <strong>di</strong><br />

mettersi in <strong>di</strong>scussione da parte <strong>di</strong> entrambi perché nella coppia<br />

si è sempre in due ad alimentare o <strong>di</strong>struggere un amore.<br />

“Quanto male<br />

potrei fare<br />

al mio<br />

partner?”


a cura dell’Avv. CLAUDIA COMI<br />

11<br />

IL TRADIMENTO<br />

PROFILI GIURIDICI<br />

Prima della riforma del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> famiglia del 1975,<br />

la separazione dei coniugi era ammessa soltanto<br />

“per colpa”: separazione e colpa costituivano<br />

dunque un binomio in<strong>di</strong>ssolubile. Con la riforma<br />

del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> famiglia la separazione è invece stata<br />

svincolata dal concetto <strong>di</strong> colpa, ed è stato delineato<br />

il nuovo istituto dell’addebito, che presuppone il comportamento<br />

<strong>di</strong> uno dei coniugi contrario ai doveri che derivano dal<br />

matrimonio. L’addebito, a<strong>di</strong>fferenza della “colpa” non costituisce<br />

però più con<strong>di</strong>ctio sine qua non per l’ottenimento della separazione;<br />

in parole povere, non è necessario che la separazione<br />

venga addebitata ad uno dei coniugi per ottenerla, essendo invece<br />

sufficiente che sia <strong>di</strong>venuta intollerabile la convivenza anche<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla volontà dei coniugi stessi.<br />

La giurisprudenza più datata in materia era pressochè orientata<br />

nell’addebitare in ogni caso la fine del matrimonio al coniuge<br />

che aveva tra<strong>di</strong>to. Nell’arco degli anni si è invece formata<br />

copiosa e <strong>di</strong>sparata giurisprudenza in tema <strong>di</strong> “addebito della<br />

separazione” a causa del venire meno del dovere <strong>di</strong> fedeltà coniugale.<br />

Recentemente si è consolidato il principio secondo il quale “non<br />

vi può essere addebito della separazione se l’incidenza del tra<strong>di</strong>mento<br />

sulla relazione coniugale non abbia spiegato effetti negativi<br />

sull’unità familiare e <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> alla rottura dell’unione abbiano<br />

concorso altri motivi” (Cass. Civ. 19.03.2009). L’infedeltà dunque,<br />

al giorno d’oggi, non costituisce più, a <strong>di</strong>fferenza che negli<br />

anni ’70, presupposto sufficiente per ottenere l’addebito della<br />

separazione.<br />

In tal senso, una fra tante, si annovera la sentenza della Suprema<br />

Corte <strong>di</strong> Cassazione, n.10273 del 26.05.2004, che recita testualmente<br />

che “il giu<strong>di</strong>ce del merito non ha ritenuto <strong>di</strong> addebitare la<br />

separazione al marito sul solo dato costituito dall’accertato tra<strong>di</strong>mento”<br />

e ciò alla luce del fatto che “la sola relazione adulterina,<br />

nota e sopportata dall’altro coniuge, non è necessariamente<br />

causa <strong>di</strong> addebito qualora, una volta cessata, sia stata superata<br />

dalle parti”. La stessa sentenza ha altresì avuto modo <strong>di</strong> affermare<br />

che, <strong>di</strong> contro, lo stesso non può <strong>di</strong>rsi per l’ipotesi <strong>di</strong> una<br />

relazione extraconiugale che duri cinque o sei anni e che, se anche<br />

inizialmente sopportata, può essere causa del fallimento del<br />

matrimonio proprio a causa del suo protrarsi, posto che nessun<br />

coniuge è tenuto a sopportare per un tempo indefinito una situazione<br />

che necessariamente incide sul rapporto <strong>di</strong> fiducia che<br />

deve sussistere all’interno della coppia.<br />

Dunque, l’incidenza del venir meno al dovere <strong>di</strong> fedeltà sulla<br />

crisi del matrimonio, deve essere valutata caso per caso, non<br />

potendo venire addebitata la separazione al coniuge che tra<strong>di</strong>sce<br />

allorquando il tra<strong>di</strong>mento interviene in un menage familiare già<br />

compromesso (Cass. n.25618/2007 – Cass. n.25560/2010).<br />

Si arriva poi agli estremi opposti con la sentenza n.8052, <strong>di</strong> aprile<br />

2011, con la quale la Corte Suprema ha sposato una inconsueta<br />

linea dura sul ruolo del tra<strong>di</strong>mento nella causa <strong>di</strong> separazione<br />

<strong>di</strong> una coppia dove, <strong>di</strong> fatto, la crisi era già iniziata, talchè i due<br />

coniugi vivievano da “separati in casa”.<br />

La più recente giurisprudenza si è infine “sbizzarita” nell’emettere<br />

sentenze in tema <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento. Ad esempio, nel caso delle<br />

coppie cosidette “aperte”, nelle quali i rapporti sessuali fuori<br />

dalla coppia costituiscono un tacito accordo, a nessuno dei coniugi<br />

può essere addebitata la separazione, trascinandosi ormai<br />

il matrimonio in un contesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregazione della comunione<br />

materiale e spirituale (Cass. Civ. n.9074 del 20.04.2011).<br />

E ancora, la giurisprudenza sembra tollerare i rapporti adulterini<br />

in caso <strong>di</strong> presenza fasti<strong>di</strong>osa ed intollerabile della suocera in<br />

casa, come pure nel caso in cui uno dei due coniugi abbia nascosto<br />

all’altro la propria sterilità!<br />

Ad colorandum, si annovera infine una recente sentenza del Tribunale<br />

<strong>di</strong> Treviso del 2009 che ha comunque ritenuto <strong>di</strong> addebitare<br />

la separazione ad un marito nonostante l’infedeltà fosse<br />

solo “virtuale”. Nella motivazione <strong>di</strong> detta sentenza si legge infatti<br />

che “l’obbligo <strong>di</strong> fedeltà è da intendersi non soltanto come<br />

astensione da relazioni sessuali extraconiugali, ma come impegno<br />

<strong>di</strong> ogni coniuge <strong>di</strong> non tra<strong>di</strong>re la fiducia reciproca, avvicinandosi<br />

la nozione <strong>di</strong> fedeltà coniugale a quella <strong>di</strong> lealtà, che<br />

impone <strong>di</strong> sacrificare gli interessi e le scelte <strong>di</strong> ciascun coniuge<br />

che si rivelino in conflitto con gli impegni e le prospettive <strong>di</strong><br />

vita in comune”. Secondo il Tribunale <strong>di</strong> Treviso, dunque, nella<br />

fattispecie, la moglie aveva tutto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sentirsi tra<strong>di</strong>ta per<br />

il fatto che il marito frequentasse segretamente un’altra donna,<br />

anche se solo per “amicizia” e ciò in quanto, a detta del collegio,<br />

anche se la circostanza “non si sostanzi in un adulterio,<br />

l’infedeltà virtuale comporta comunque un’offesa alla <strong>di</strong>gnità e<br />

all’onore dell’altro coniuge”!!!<br />

E’ dunque piuttosto <strong>di</strong>fficile tirare le somme sulla reale posizione<br />

della giurisprudenza in fatto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento e separazione,<br />

stante una casistica piuttosto varia. E ciò accade in quanto le<br />

norme sul <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> famiglia sono molto poche, oltre che generiche<br />

al punto da dare spazio alle più colorite interpretazioni.<br />

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Caimi S.p.a. Azienda leader da oltre 50 anni nel settore Pavimentazioni,<br />

Rivestimenti e Arredobagno.<br />

Ai soci dell’<strong>Eni</strong> <strong>Polo</strong> <strong>Sociale</strong>, sconti fino al 50% su tutti i nostri prodotti<br />

e ogni mese Offerte Promozionali.<br />

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con un vasto assortimento sempre aggiornato <strong>di</strong> Parquet, Ceramiche, Graniti,<br />

Marmi, Moquettes, Mosaici, Arredobagno, Sanitari, Rubinetterie, Box Doccia,<br />

Vasche Idromassaggio, Saune, Stufe, Cucine in Muratura etc.<br />

Per informazioni contattaci al numero: 02 39292079<br />

e-mail: convenzione@caimispa.it.<br />

Caimi Spa Via Adamello 37, 20824 Lazzate (MB)<br />

tel. + 39 0296720500 – fax. + 39 0296729881<br />

e-mail: info@caimispa.it .Visita il nostro sito: www.caimispa.it.<br />

INIZIATIVE<br />

TURISMO<br />

dal 2 al 9 luglio “TOUR SICILIA” € 1095,00 a persona in camera doppia.<br />

€ 175,00 supplemento singola.<br />

Volo Alitalia da Linate + servizio pullman per l’intera settimana.<br />

Sistemazione in hotel 4 stelle in camere dotate <strong>di</strong> ogni comfort, servizi privati,<br />

aria con<strong>di</strong>zionata e telefono. Pensione completa dal pranzo del primo giorno<br />

all’ottavo giorno; bevande incluse.Tasse aeroportuali. Trasferimento aeroporto<br />

– hotel A/R. Accompagnatore, nostra assistenza, guide locali ove previste<br />

ed assicurazione me<strong>di</strong>co-bagaglio e annullamento. 1°giorno Palermo/Monreale,<br />

2°giorno Segesta/Erice/Selinunte, 3°giorno Agrigento/Piazza Armerina,<br />

4° giorno Etna/Taormina, 5°giorno Siracusa/Noto, 6°giorno Riviera dei Ciclopi/<br />

Catania, 7°giorno Messina/Cefalù, 8°giorno Palermo.Disponibile in segreteria<br />

programma dettagliato.<br />

MIRABILANDIA - Tariffa Speciale: € 22,50 (anzichè € 33,00)<br />

Biglietto valido per tutta la stagione 2011 per 2 giorni consecutivi.<br />

I bambini al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 1 metro <strong>di</strong> altezza entrano gratis.<br />

La vali<strong>di</strong>tà dei biglietti sarà dal 2 aprile all’1 novembre 2011.<br />

I biglietti si ac<strong>qui</strong>stano in segreteria.<br />

CONVENZIONI


Il Vittoriano (Roma)<br />

ALDO LALLI<br />

lalli.52@tiscali.it

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