america - 1880 Train
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●<strong>america</strong><br />
Lo spirito di<br />
Tatanka<br />
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Grandi vedute accompagnano il viaggiatore che s’inoltra nei parchi del<br />
South Dakota: ampie zone collinari si alternano a erte formazioni rocciose,<br />
che al tramonto si accendono di colori dalle calde tonalità. Nel dettaglio,<br />
un bisonte sonnecchia placidamente nel bel mezzo della prateria.<br />
La modernità delle attrattive culturali<br />
può far sorridere il viaggiatore che giunge<br />
negli Stati Uniti da luoghi ricchi di antica<br />
tradizione. Nel Vecchio West, tuttavia,<br />
camminare sui sentieri un tempo<br />
percorsi dagli Indiani d’America permette<br />
di scoprire luci e ombre della storia<br />
recente e un territorio ricco di eccezionali<br />
risorse naturali, come in questa esperienza<br />
di abitar viaggiando nel South Dakota.<br />
Testo e foto di Mauro Toccaceli<br />
un posto in America dove si può passeggiare C’è<br />
per la strada e incontrare faccia a faccia tutti i<br />
presidenti degli Stati Uniti. Se non ci credete non siete mai<br />
stati a Rapid City, tranquilla cittadina del South Dakota dove,<br />
dislocate in vari angoli downtown, quarantadue statue<br />
di bronzo a grandezza naturale raffigurano tutti gli inquilini<br />
della Casa Bianca da George Washington a George W.<br />
Bush (manca solo l’effigie di Barack Obama, che verrà aggiunta<br />
al termine del suo mandato).<br />
Le origini della città, considerata la porta d’accesso alle<br />
vicine Black Hills, risalgono al 1876 e sono legate alla scoperta<br />
dell’oro avvenuta due anni prima proprio nelle “colline<br />
nere” (Paha Sapa in lingua lakota, dal colore scuro dei<br />
monti coperti di fitte foreste di conifere) che i nativi Sioux<br />
ritenevano sacre e che il trattato di Fort Laramie del 1868<br />
aveva assegnato a loro per sempre. Ma la storia andò diversamente:<br />
coloni, minatori e avventurieri d’ogni risma, attirati<br />
dal miraggio della ricchezza, si riversarono nei territori<br />
dei Sioux con la compiacenza dell’esercito <strong>america</strong>no, innescando<br />
la miccia di quella guerra che avrebbe portato,<br />
dopo la sconfitta di Custer a Little Big Horn, a una vera e<br />
propria caccia all’indiano culminata nel 1890 con il tragico<br />
eccidio di Wounded Knee e la definitiva sconfitta del popolo<br />
rosso.<br />
A Rapid City cultura, storia e tradizioni dei nativi sono<br />
ripercorse nel Sioux Indian Museum, inserito all’interno del<br />
Journey Museum: uno straordinario viaggio nel passato del<br />
South Dakota occidentale e delle Black Hills, comprendente<br />
anche sezioni di geologia e paleontologia, natura, archeologia,<br />
storia dei pionieri e perfino un planetario. La parte<br />
dedicata ai nativi è stata realizzata con la consulenza dei Lakota<br />
Sioux e include una notevole collezione di oggetti, artigianato,<br />
vestiti, monili, immagini e ricostruzioni di ambienti,<br />
il tutto descritto sia in inglese che in lingua lakota.<br />
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Stati Uniti South Dakota<br />
1<br />
A proposito di artigianato indiano, è assolutamente imperdibile<br />
una visita al Prairie Edge, all’angolo fra la 6th e la<br />
Main Street, un enorme emporio e galleria d’arte sioux che<br />
propone manufatti, articoli musicali, dipinti, stampe, libri,<br />
gadget, pezzi da museo e perline di vetro d’ogni forma e<br />
colore. Un po’ fuori dal centro, invece, la Mount Rushmore<br />
Black Hills Gold and Diamond Factory è un simbolo della<br />
vocazione originaria della città: qui oro, argento e diamanti<br />
vengono lavorati da abili artigiani – la cui attività si<br />
può osservare da vicino con interessanti visite guidate – che<br />
realizzano gioielli acquistabili nel negozio adiacente.<br />
La terra dei bisonti Da Rapid City ci muoviamo alla<br />
scoperta delle Black Hills, meraviglioso angolo di quel South<br />
Dakota in cui si respira ancora il fascino del Vecchio West<br />
tanto celebrato e mitizzato da letteratura, cinema e fumetti.<br />
Cowboy, indiani, giubbe blu, cacciatori e pistoleri ne hanno<br />
scritto la storia e alimentato la leggenda in un palcoscenico<br />
di maestose montagne, fitte foreste e sconfinate praterie<br />
dove un tempo pascolavano immense mandrie di bisonti,<br />
che i pellerossa chiamavano tatanka. Proprio con il loro<br />
sistematico sterminio, avvenuto per mano dei bianchi, è<br />
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tramontata per sempre anche la cultura dei nativi delle grandi<br />
pianure, legata a doppio filo a questi animali da cui ricavavano<br />
tutto l’occorrente per vivere: cibo, abiti, combustibile,<br />
coperture per le tende, coltelli, tamburi e perfino giocattoli<br />
per i bambini. Memorabile la scena della caccia al bisonte<br />
dei Lakota Sioux in Balla coi lupi, capolavoro di Kevin<br />
Costner girato nel 1989 proprio nella zona delle Black Hills,<br />
che vinse ben sette premi Oscar e sbancò ai botteghini dei<br />
cinema di mezzo mondo.<br />
In meno di cinquant’anni, dal 1860 all’inizio del ‘900, la<br />
popolazione dei bisonti del Nord<strong>america</strong> passò da oltre 30<br />
milioni a circa un migliaio di capi, una vera e propria ecatombe<br />
che portò la specie sull’orlo dell’estinzione. Ogni<br />
giorno centinaia di animali cadevano sotto i colpi degli<br />
Sharps, i fucili dei buffalo hunters, e montagne di pelli venivano<br />
spedite verso i mercati dell’East Coast. Personaggi<br />
come William Frederick Cody, ben più conosciuto come<br />
Buffalo Bill, divennero famosi per la loro abilità in questo<br />
massacro, al quale contribuì anche la costruzione della ferrovia<br />
transcontinentale: era necessario nutrire gli operai, e<br />
la carne di bisonte si prestava perfettamente a questo scopo.<br />
Allo stesso tempo, la caccia ai giganti della prateria di-<br />
1 Il Custer State Park è attraversato dalla Peter Norbeck Scenic<br />
Byway, un anello panoramico che permette di guidare fra gli<br />
scenari più suggestivi dello stato del Midwest. 2-3 A raccontare<br />
la cultura e la storia dei nativi <strong>america</strong>ni nelle Great Plains, il Sioux<br />
Indian Museum di Rapid City è inserito nella struttura del Journey<br />
Museum, che comprende sezioni di geologia, paleontologia e<br />
storia. 4 Nella città ai piedi delle Black Hills non mancano antichi<br />
edifici storici... di fine ‘800, oltre a statue di bronzo che raffigurano<br />
presidenti come John Quincy Adams e famigliole indiane.<br />
venne un’attività per “sportivi” danarosi, che a bordo di treni<br />
speciali abbattevano i loro facili bersagli dai finestrini delle<br />
carrozze lasciando poi che le carcasse imputridissero al<br />
sole. La strage di questi animali fu usata perfino dai soldati<br />
<strong>america</strong>ni come vera e propria tattica di guerra per ridurre<br />
alla fame i nativi: «Ogni bisonte ucciso è un indiano morto!»<br />
ricordava nel 1870 il colonnello Richard Irving Dodge.<br />
Oggi, grazie a validi sistemi di protezione e reintroduzione,<br />
la specie è salva: oltre 400.000 capi fanno parte di allevamenti<br />
privati che ne commercializzano l’ottima carne,<br />
e altri 20.000 si trovano all’interno di aree protette statunitensi<br />
e canadesi. Il South Dakota ospita attualmente la più<br />
grande mandria di bisonti allo stato brado di proprietà statale,<br />
circa 1.500 esemplari, all’interno del magnifico Custer<br />
State Park, 30.000 ettari di boschi, montagne, praterie e laghi<br />
nel territorio delle Black Hills. Il parco, poco a sud di<br />
Rapid City, fu istituito nel 1919 dal governatore Peter Norbeck<br />
(ma era una riserva già nel 1912) con l’intenzione di<br />
preservare una splendida area selvaggia per le generazioni<br />
future. Ogni anno oltre un milione e mezzo di visitatori si<br />
riversa in questo paradiso naturale da scoprire a piedi, a cavallo,<br />
in canoa o in mountain bike, alloggiando nei nume-<br />
2<br />
3<br />
rosi campeggi o in edifici storici come lo State Game Lodge,<br />
nei pressi del Peter Norbeck Visitor Center (dove si trovano<br />
cartine e informazioni su tutte le attività), che risale al<br />
1922 e fu utilizzato come sede estiva della Casa Bianca da<br />
ben due presidenti, Calvin Coolidge nel 1927 e Dwight D.<br />
Eisenhower nel 1953.<br />
Nel parco trova rifugio una ricca fauna, che comprende<br />
molte specie di uccelli, rettili (fra cui il serpente a sonagli) e<br />
mammiferi come cervi, capre di montagna, pecore Bighorn,<br />
cani della prateria (che a dispetto del nome sono graziosi<br />
roditori), antilocapre <strong>america</strong>ne e i simpatici begging burros<br />
o asini mendicanti, equini selvatici il cui nome deriva dal fatto<br />
che si avvicinano ai veicoli dei turisti sperando di ottenere<br />
qualcosa da sgranocchiare. Nella lista dei predatori figurano<br />
volpi, coyote e i rari ed elusivi puma o leoni di montagna,<br />
stimati in circa venticinque esemplari. Ma il signore<br />
indiscusso di questo territorio ed emblema stesso del parco<br />
è lui, sua maestà il bisonte (o buffalo come lo chiamano qui),<br />
oggi presente in gran numero grazie a una reintroduzione<br />
iniziata con trentasei capi nel lontano 1914. Lo si può incontrare,<br />
da solo o in branco, percorrendo le strade del parco<br />
e soprattutto la Wildlife Loop Road, un anello di 29 chilo-<br />
4<br />
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metri che attraversa colline e praterie permettendo di osservare<br />
la fauna selvatica in tutta sicurezza a bordo del proprio<br />
mezzo. A tal proposito è bene ricordare che, nonostante<br />
l’apparenza pacifica, i bisonti possono rivelarsi pericolosi<br />
– arrivano a pesare anche una tonnellata e in corsa superano<br />
i 50 chilometri orari – e perciò è consigliabile rimanere<br />
sempre a debita distanza, soprattutto se si scende dall’auto<br />
o dal camper. Un’esperienza interessante è quella dei Buffalo<br />
Safari Jeep Tour, escursioni guidate di un paio d’ore su<br />
percorsi fuoristrada alla ricerca dei grandi erbivori in compagnia<br />
di un ranger prodigo di informazioni sugli animali<br />
della zona.<br />
Ma chi vuole assistere a qualcosa di veramente eccezionale<br />
deve trovarsi da queste parti alla fine di settembre,<br />
quando tutti i bisonti del parco vengono radunati con uno<br />
spettacolare roundup. L’evento viene accompagnato dall’Arts<br />
Festival, che si svolge nei due giorni precedenti di<br />
fronte al Peter Norbeck Visitor Center e prevede stand di<br />
artigianato indiano e western, musica country e danze dei<br />
nativi, nonché ottime colazioni con i tradizionali pancake.<br />
Poi arriva il giorno tanto atteso: abilissimi cowboy (e cowgirl)<br />
si destreggiano in sella ai loro cavalli, fra grida e nu-<br />
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1<br />
2<br />
1 Uno dei momenti più duri nella vita del cowboy è il roundup<br />
dei bisonti, quando i grossi bovini vengono spinti nei recinti<br />
per il controllo e la marchiatura. 2 Il Sylvan Lake, un laghetto<br />
artificiale a quasi 1.900 metri di quota, è circondato da imponenti<br />
formazioni di granito. 3 Scavato nella montagna, il Crazy Horse<br />
Memorial è un monumento in corso d’opera: il progetto risale<br />
al 1948 e prevede che raffiguri il grande capo Cavallo Pazzo<br />
(il cui volto misura 26 metri d’altezza) in sella al suo destriero.<br />
goli di polvere, spingendo la grande mandria di bisonti a<br />
galoppare verso i corral, i recinti dove gli animali saranno<br />
controllati, vaccinati, marchiati e, in piccola parte, selezionati<br />
per la consueta vendita all’asta di novembre. L’importante<br />
raduno, patrocinato dal governatore del South Dakota,<br />
richiama ogni anno circa 15.000 persone che si godono<br />
lo spettacolo dall’alto delle colline.<br />
Per gli amanti del trekking, invece, il parco offre una vasta<br />
scelta di sentieri più o meno lunghi e impegnativi che<br />
si snodano in un paesaggio idilliaco. Il Lover’s Leap Trail,<br />
per esempio, è un bell’itinerario di quasi 5 chilometri – adatto<br />
anche ai bambini – che dai pressi dello State Game Lodge,<br />
a 1.275 metri di quota, sale tra querce e pini gialli fino<br />
a 1.435 metri, dove uno sperone roccioso regala una grandiosa<br />
veduta su monti e foreste circostanti. All’orizzonte<br />
svetta l’Harney Peak, che con i suoi 2.173 metri è il massiccio<br />
più alto del South Dakota e degli Stati Uniti a est delle<br />
Montagne Rocciose. Raggiungerne la cima non è difficile,<br />
basta seguire un percorso di una decina di chilometri fra<br />
andata e ritorno che parte dal Sylvan Lake, delizioso laghetto<br />
nella zona nord-occidentale del parco, ricco di trote e circondato<br />
da imponenti formazioni di granito. Ci si arriva con<br />
3<br />
la Needles Highway, una panoramica di circa 20 chilometri<br />
che è parte della Peter Norbeck Scenic Byway, panoramicissimo<br />
itinerario stradale tra boschi di conifere, picchi<br />
montuosi e tunnel scavati nella roccia (talvolta troppo bassi<br />
e stretti per i camper più ingombranti).<br />
Il sentiero più lungo del parco, ben 35 chilometri da coprire<br />
a piedi, a cavallo o in mountain bike, è un tratto del<br />
Centennial Trail, un itinerario di quasi 180 chilometri aperto<br />
nel 1989 per celebrare il centenario dell’annessione del<br />
South Dakota agli stati dell’Unione. Il bellissimo percorso,<br />
che attraversa per intero l’enorme Black Hills National Forest,<br />
inizia a nord nel piccolo Bear Butte State Park e termina<br />
a sud nel Wind Cave National Park, dove boschi e praterie<br />
celano un dedalo di grotte risalenti a circa 60 milioni<br />
di anni fa. Le cavità sotterranee che formano il Jewel Cave<br />
National Monument, sulla Route 16 verso ovest, sono fra<br />
le più lunghe del mondo (oltre 250 chilometri) e devono il<br />
nome alla presenza di cristalli scintillanti come gioielli.<br />
La terra degli uomini Poco a nord di Custer City, il Crazy<br />
Horse Memorial è una delle maggiori attrazioni locali<br />
e richiama ogni anno oltre un milione di turisti. Quest’ope-<br />
Stati Uniti South Dakota<br />
ra mastodontica, omaggio al grande condottiero sioux, fu<br />
iniziata nel 1948 dall’artista <strong>america</strong>no di origine polacca<br />
Korczak Ziolkowski ed è una delle sculture più grandi del<br />
mondo. O meglio, lo sarà una volta terminata, cosa che non<br />
accadrà in tempi brevi: per ora, infatti, del colossale progetto<br />
commissionato dal capo lakota Standing Bear più di sessant’anni<br />
fa è stato realizzato solo il volto di Cavallo Pazzo,<br />
che per la cronaca misura più di 26 metri d’altezza. Tutto il<br />
resto – il busto con il braccio teso verso l’orizzonte e il cavallo<br />
del capo indiano – deve ancora prendere forma dal<br />
gigantesco blocco di granito. Ziolkowski, un sognatore che<br />
s’imbarcò in quest’avventura già quarantenne e con appena<br />
174 dollari in tasca, era fermamente convinto che l’opera<br />
dovesse rimanere no-profit e libera da condizionamenti<br />
d’ogni tipo, perciò rifiutò più volte le offerte molto allettanti<br />
di milioni di dollari di sponsorizzazione da parte del governo<br />
federale. Lo scultore morì nel 1982 e da allora sua<br />
moglie Ruth e sette dei loro dieci figli portano avanti quest’impresa<br />
faraonica, finanziata unicamente con i proventi<br />
del turismo. Il memoriale dista circa un chilometro e mezzo<br />
dalla montagna scolpita e comprende un centro di orientamento<br />
con sala cinema, una struttura per le conferenze,<br />
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Stati Uniti South Dakota<br />
1<br />
un bellissimo museo indiano, un negozio, un ristorante self<br />
service e la casa-studio dello scultore.<br />
Una quindicina di chilometri a nord, Hill City offre l’opportunità<br />
di un breve ma emozionante viaggio d’altri tempi:<br />
la vecchia locomotiva a vapore del <strong>1880</strong> <strong>Train</strong> sferraglia<br />
ancora tra i boschi e le colline della Black Hills National<br />
Forest fino a Keystone, lungo 16 chilometri di ferrovia costruita<br />
nel XIX secolo per collegare le miniere della zona.<br />
Siamo a due passi da una delle cartoline più famose degli<br />
States, icona del South Dakota e meta di tre milioni di<br />
visitatori all’anno: il Mount Rushmore National Memorial.<br />
E’ qui che si ammirano i volti giganteschi, alti 18 metri<br />
e scolpiti nella roccia, dei quattro presidenti simbolo della<br />
democrazia a stelle e strisce: George Washington, Thomas<br />
Jefferson, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt. Se<br />
questo è uno dei luoghi più fotografati d’America lo si deve<br />
a Gutzon Borglum, lo scultore che dedicò quattordici anni<br />
della sua vita alla realizzazione del monumento. I lavori<br />
iniziarono nel 1927 e terminarono nel 1941, pochi mesi dopo<br />
la morte dell’artista, e costarono quasi un milione di dollari<br />
dell’epoca: tutta la storia è raccontata in un interessante<br />
video di 15 minuti e ripercorsa nel bel museo annesso<br />
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alla struttura (con entrata libera ma con parcheggio a pagamento)<br />
che include anche un centro informazioni, una libreria,<br />
uno shop e un ristoro con vista sulla montagna scolpita.<br />
Dalla Grand View Terrace, il piazzale panoramico affacciato<br />
sul sottostante anfiteatro, parte il Presidential Trail,<br />
un sentiero di 800 metri accessibile anche ai disabili che<br />
porta alla base della montagna per un tête-à-tête con i volti<br />
dei presidenti. Di sera il monumento assume un fascino<br />
particolare grazie a una suggestiva illuminazione, che nel<br />
periodo estivo è accompagnata da una toccante cerimonia<br />
con tanto di inno nazionale. Un’occasione per comprendere<br />
l’importanza del patriottismo in questo paese: trovarsi in<br />
mezzo a tanta gente di ogni razza, religione ed estrazione<br />
sociale, che canta con la mano sul cuore, è emozionante<br />
anche per chi statunitense non è.<br />
Da Hill City la Route 385 taglia verso nord alla volta di<br />
Lead, cittadina dove ha sede la più grande e longeva miniera<br />
d’oro degli Stati Uniti, operativa dal 1876 al 2002. Se<br />
ne può ancora vedere la grande area scavata nella roccia<br />
e l’Homestake Gold Mine Visitor Center ne ripercorre la<br />
storia con un video, foto d’epoca, oggetti, attrezzi originali<br />
e visite guidate.<br />
1 L’area mineraria di Lead è la più vasta degli Stati Uniti ed è<br />
stata operativa dal 1876 al 2002. 2 Le facce dei presidenti scolpite<br />
sul Mount Rushmore sono fra le immagini più note degli States:<br />
da sinistra George Washington, Thomas Jefferson, Theodore<br />
Roosevelt e Abraham Lincoln. 3 Ancora oggi l’<strong>1880</strong> <strong>Train</strong> sferraglia<br />
tra Hill City e Keystone. 4 Immerso nell’High Plain da cui mutua<br />
il nome, il Western Heritage Center di Spearfish racconta la storia,<br />
gli usi e i costumi dell’epoca dei pionieri. 5 Dick Termes nella<br />
galleria in cui espone le sue curiose creazioni artistiche.<br />
Proseguendo a sud-ovest lungo la Route 85 s’incontra<br />
lo storico caffè di Cheyenne Crossing giusto al bivio con<br />
la Route 14A, una scenic route che s’inoltra per 30 chilometri<br />
nel selvaggio Spearfish Canyon seguendo il corso del<br />
torrente omonimo fra pareti rocciose, boschi e cascate. All’incrocio<br />
con la strada forestale 222, presso il Latchstring<br />
Inn, comincia un percorso ad anello di poco più di un chilometro<br />
che porta alle Little Spearfish Falls. Nei pressi del<br />
vicino Spearfish Canyon Lodge, invece, un facile sentiero<br />
accessibile anche ai disabili risale per poco più di un chilometro<br />
e mezzo il corso del torrente fino alle belle Roughlock<br />
Falls, raggiungibili anche con il veicolo percorrendo<br />
la sterrata 222 (a disposizione parcheggio, tavoli da picnic<br />
e toilette). Poco oltre, lungo la stessa strada, una tabella<br />
ricorda che qui sono state girate le scene del campo<br />
indiano invernale in Balla coi lupi, mentre ancora più avanti<br />
s’incrocia un’altra sterrata, la 134, che sale sulla destra verso<br />
l’Iron Creek Lake, un delizioso laghetto di montagna<br />
con un campeggio in mezzo al bosco.<br />
Da qui conviene rientrare sulla Route 14A per proseguire<br />
fino alla cittadina di Spearfish: il nome si riferisce<br />
alla pesca con la fiocina, metodo usato dai nativi nei cor-<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
si d’acqua della zona. Un paio d’ore assai piacevoli si trascorrono<br />
nel D.C. Booth Historic National Fish Hatchery,<br />
un vivaio di trote nato nel 1896 per ripopolare la fauna ittica<br />
delle Black Hills: oggi attira 150.000 turisti all’anno ricostruendo<br />
la storia di questa attività con un itinerario tra<br />
edifici d’epoca, un museo e l’immancabile negozietto. Per<br />
sapere tutto sul vecchio West, invece, è d’obbligo una visita<br />
all’High Plain Western Heritage Center, un museo privato<br />
no-profit che racconta la storia dei primi insediamenti<br />
negli stati di Sud e Nord Dakota, Montana, Wyoming e<br />
Nebraska. Il centro, aperto tutto l’anno, raccoglie un’incredibile<br />
quantità di materiale, oggetti, attrezzi, immagini e<br />
documenti riguardanti la cultura dei nativi, l’arrivo dei pionieri,<br />
l’allevamento del bestiame, i cavalli, la fauna selvatica,<br />
l’attività mineraria e i trasporti, con una sezione dedicata<br />
alle vecchie diligenze.<br />
A pochi minuti di strada, seminascosta in mezzo al verde,<br />
la Termesphere Gallery è un’esposizione permanente<br />
di opere realizzate dall’artista Dick Termes. Le sue sfere<br />
dipinte e appese al soffitto, che i visitatori ammirano stupiti,<br />
sono create giocando su prospettive particolari; alcune<br />
opere sono realistiche, altre geometriche, altre ancora sur-<br />
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eali, come decisamente originali sono le quattro costruzioni<br />
di legno a forma di cupola dove l’artista vive e lavora assieme<br />
alla moglie Markie.<br />
Wild Wild West A questo punto si può imboccare la<br />
Interstate 90, l’autostrada che attraversa la parte settentrionale<br />
degli Stati Uniti collegando lo stato di Washington al<br />
Massachusetts e tagliando anche il South Dakota; usciamo<br />
dopo pochi chilometri imboccando la Route 85 per Deadwood,<br />
altra cittadina sorta ai tempi della corsa all’oro nelle<br />
Black Hills e registrata come National Historic Landmark.<br />
Lungo la Main Street, che scorre tra edifici d’epoca e moderni<br />
casinò, l’Old Style Saloon Number 10 è una vera e<br />
propria icona del Vecchio West. Nel famoso locale, oggi un<br />
po’ bar e un po’ museo, sono passati fuorilegge, pistoleri,<br />
giocatori d’azzardo e avventurieri d’ogni tipo, tra cui personaggi<br />
leggendari ma realmente esistiti come Calamity Jane<br />
e Wild Bill Hickok, ucciso proprio qui nel 1876 da tale Jack<br />
McCall, che gli sparò alla schiena. In quel momento Hickok,<br />
che stava giocando a poker, aveva in mano una coppia<br />
di otto e una di assi, entrambe a fiori e picche, da allora<br />
conosciuta come “la mano del morto”. Sia lui che Cala-<br />
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1<br />
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4<br />
1-2 Cartoline di un’America d’altri tempi: la Historic Main Street<br />
di Deadwood e il Cactus Cafe di Wall, dove la western hospitality<br />
è annunciata a caratteri cubitali sull’insegna. 3 Le statue che<br />
raffigurano la caccia al bisonte all’esterno del Tatanka Center,<br />
l’interessante museo aperto nel 2003 da Kevin Costner.<br />
4-5 Il selvaggio Badlands National Park è un’enorme area<br />
protetta popolata da numerose specie animali – tra cui<br />
il temibile serpente a sonagli – e ricca di giacimenti fossili.<br />
mity Jane (al secolo Martha Canary) sono sepolti nel vicino<br />
Mount Moriah Cemetery, assieme ad altri protagonisti della<br />
storia locale come lo sceriffo Seth Bullock e Potato Creek<br />
Johnny, un cercatore d’oro che pare avesse trovato la<br />
più grossa pepita delle Black Hills.<br />
Poco fuori città, sulla Route 85, il Tatanka Center è un<br />
imperdibile museo dedicato alla storia del bisonte e alla cultura<br />
dei Lakota. Aperto nel 2003 da Kevin Costner, comprende<br />
oggetti, fotografie, manufatti e postazioni interattive<br />
e, all’esterno, alcuni tepee e una serie di grandi sculture<br />
di bronzo raffiguranti quattordici bisonti e tre indiani a cavallo,<br />
rappresentazione di una scena di caccia in cui gli animali<br />
vengono spinti verso un precipizio. Lasciata Deadwood,<br />
una ventina di chilometri di strada panoramica portano<br />
a Sturgis, piccolo centro che tutti gli anni in agosto si riempie<br />
di migliaia di Harley Davidson in occasione dello Sturgis<br />
Motorcycle Rally & Race, uno dei più grandi raduni motociclistici<br />
d’America.<br />
Dopo aver percorso circa 130 chilometri in direzione est<br />
sulla Interstate 90 si giunge a Wall, villaggio di 800 abitanti<br />
famoso per il suo grande drugstore degli anni ’30, dove<br />
si può trovare di tutto, dall’abbigliamento western ai fossi-<br />
5<br />
li, dai gioielli agli articoli da campeggio. Il vicino Badlands<br />
National Park è l’ennesima meraviglia della grande natura<br />
<strong>america</strong>na, ma ai nativi e ai trapper franco-canadesi queste<br />
aride lande, prive d’acqua e infestate da rettili, non dovevano<br />
sembrare così accoglienti: i primi le battezzarono<br />
mako sica e gli altri mauvaises terres, espressioni che significano<br />
“terre cattive”. Il nome non è cambiato ma i visitatori<br />
di oggi rimangono affascinati da un paesaggio spettacolare,<br />
un miracolo geologico creato da milioni di anni d’erosione,<br />
fatto di calanchi e formazioni rocciose stratificate nel<br />
bel mezzo della prateria. Quest’area selvaggia, che in un<br />
tempo remoto era sommersa dal mare, è ricca di giacimenti<br />
fossili che la rendono uno dei siti più importanti del mondo<br />
per i paleontologi. Anche qui la fauna comprende mammiferi<br />
come il coyote, il cervo mulo, la pecora Bighorn, l’antilocapra,<br />
il bisonte, il cane della prateria e il raro black-footed<br />
ferret, furetto dai piedi neri, giunto anni fa sull’orlo<br />
dell’estinzione e oggi in leggera ripresa grazie al lavoro degli<br />
scienziati. Sono presenti anche numerose specie di uccelli,<br />
fra cui il rondone gola bianca e l’aquila reale, mentre<br />
fra i rettili il più noto e temibile è il serpente a sonagli, come<br />
rammentano le tabelle dislocate un po’ ovunque.<br />
Stati Uniti South Dakota<br />
Istituito nel 1978 ed esteso su quasi 1.000 chilometri quadrati,<br />
il parco comprende due centri visita, la panoramica<br />
Badlands Loop Road, che ne attraversa la parte settentrionale,<br />
e una piccola rete di sentieri di varia lunghezza concentrati<br />
perlopiù nei dintorni del Cedar Pass Lodge. La gestione<br />
dell’area, che attira ogni anno circa un milione di turisti<br />
provenienti da tutto il mondo, è condivisa fra il National<br />
Park Service e la Oglala Lakota Tribe, a cui va la metà<br />
dei proventi. La zona meno accessibile e attrezzata è quella<br />
meridionale inclusa nella Pine Ridge Indian Reservation,<br />
una grande riserva che si estende sino al confine con<br />
il Nebraska, dove vivono i discendenti di Nuvola Rossa e<br />
dove il sito del Wounded Knee Massacre ricorda una delle<br />
pagine più buie della storia nord<strong>america</strong>na. Uno sparo<br />
partito per sbaglio, pare, scatenò l’inferno in un freddo giorno<br />
di dicembre del 1890: più di duecentocinquanta Lakota<br />
inermi furono uccisi dai soldati e i cadaveri rimasero a congelare<br />
sulla neve. Fu l’atto conclusivo di un processo inesorabile<br />
che segnò la fine di una cultura e di un’epoca, per<br />
noi oggi lontana anni luce, in cui uomini fieri in groppa ai<br />
loro mustang cacciavano e veneravano il possente Tatanka,<br />
simbolo immortale di queste sconfinate praterie. ●<br />
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