06.06.2013 Views

AA 2008-2009 Università degli studi di Parma Facoltà di architettura ...

AA 2008-2009 Università degli studi di Parma Facoltà di architettura ...

AA 2008-2009 Università degli studi di Parma Facoltà di architettura ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>AA</strong> <strong>2008</strong>-<strong>2009</strong><br />

<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Parma</strong><br />

<strong>Facoltà</strong> <strong>di</strong> <strong>architettura</strong><br />

Corso <strong>di</strong> Storia della storiografia architettonica e artistica<br />

Modulo <strong>di</strong> Storia dell’<strong>architettura</strong> VI<br />

Prof. Sergio Bettini<br />

Lezione 7 - Illuminismo


Leggi e regole in Architettura: i principi e il ‘giu<strong>di</strong>zio’<br />

«Noi abbiamo <strong>di</strong>versi Trattati <strong>di</strong> Architettura che sviluppano con sufficiente chiarezza le misure e le<br />

proporzioni, che entrano nel particolare dei <strong>di</strong>fferenti Or<strong>di</strong>ni, che forniscono dei modelli per tutti i mo<strong>di</strong><br />

del costruire. Non abbiamo ancora Opere che ne stabiliscano solidamente i principi, che ne rivelino il<br />

vero spirito, che <strong>di</strong>ano delle regole atte a <strong>di</strong>rigere il talento e a fissare il gusto. […] È necessario che un<br />

artista possa render ragione a se stesso <strong>di</strong> tutto ciò che fa. Perciò egli ha bisogno <strong>di</strong> principi fissi che<br />

gui<strong>di</strong>no il suo giu<strong>di</strong>zio e che giustifichino le sue scelte; in modo che egli possa <strong>di</strong>re che una cosa è bene<br />

o male, non soltanto per il semplice istinto, ma per ragionamento e da uomo istruito delle vie del bello.<br />

[…] Finora l’<strong>architettura</strong> è stata lasciata al capriccio <strong>degli</strong> Artisti, che hanno fissato regole a caso. Hanno<br />

fissato le regole sulla sola indagine <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici antichi. Ne hanno copiato i <strong>di</strong>fetti con lo stesso scrupolo<br />

delle bellezze: … servili imitatori, tutto ciò che si è trovato nell’autorità <strong>di</strong> questi esempi è stato<br />

<strong>di</strong>chiarato legittimo. […] Tutti i moderni ad eccezione del Sig. de Cordemoy non fanno che commentare<br />

Vitruvio… mentre questo autore più profondo <strong>degli</strong> altri ha visto la verità che ad essi era nascosta. Il suo<br />

Trattato contiene dei principi eccellenti … Io mi sono convinto: 1°, che ci sono nell’Architettura delle<br />

bellezze essenziali, in<strong>di</strong>pendenti dalle abitu<strong>di</strong>ni, o dalle convenzioni <strong>degli</strong> uomini; 2°, che la<br />

composizione <strong>di</strong> un’opera architettonica, come tutte le opere dello spirito, era suscettibile <strong>di</strong> freddezza e<br />

<strong>di</strong> vivacità, <strong>di</strong> esattezza e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne; 3°, che in Architettura, come nelle altre Arti, ci vuole un talento<br />

che non si acquista, un genio donatoci dalla natura; ma che questo talento, o genio, deve tuttavia<br />

essere assoggettato e avvito dalle regole.»<br />

Marc-Antoine Laugier, Essay sur l’architecture (prima e anonima), Paris 1753 (seconda ed Paris<br />

1755).


L’origine dell’Architettura<br />

«L’uomo volle farsi un alloggio che lo coprisse senza seppellirlo. Alcuni rami tagliati<br />

nel bosco sono materiali adatti al suo <strong>di</strong>segno. Egli ne sceglie quattro dei più forti, e li<br />

rizza perpen<strong>di</strong>colarmente, <strong>di</strong>sponendoli in quadrato. Sopra ne <strong>di</strong>spone altri quattro <strong>di</strong><br />

traverso; e, su questi, altri inclinati a spiovente, che si riuniscono a punta nel mezzo.<br />

Questa specie <strong>di</strong> tetto è coperto <strong>di</strong> foglie così fitte che né sole né pioggia possano<br />

entrare; ed ecco l’uomo sistemato. È vero che il freddo e il caldo gli faranno sentire i<br />

loro eccessi; ma allora egli riempirà <strong>di</strong> pali lo spazio tra i pilastri, e così sarà al<br />

riparo… La piccola capanna rustica che così ho descritto è il modello dal quale sono<br />

state immaginate tutte le magnificenze dell’Architettura. È avvicinandosi,<br />

nell’esecuzione, alla semplicità <strong>di</strong> questo primo modello, che si evitano i gravi <strong>di</strong>fetti,<br />

che si colgono e vere perfezioni […]<br />

Mai principio fu più fecondo <strong>di</strong> conseguenze. È facile ormai <strong>di</strong>stinguere gli elementi<br />

che hanno parte essenziale nella composizione … da quelli che vi vengono introdotti<br />

per necessità, o che vi sono stati aggiunti soltanto per capriccio […]<br />

Restiamo fedeli al semplice e al naturale; sono la unica strada del bello … con un<br />

minimo <strong>di</strong> conoscenze geometriche (l’architetto) troverà il segreto <strong>di</strong> variare all’infinito<br />

le piante che <strong>di</strong>segna …»<br />

Marc-Antoine Laugier, Essay sur l’architecture (prima e anonima), Paris 1753<br />

(seconda ed Paris 1755).<br />

Frontespizio seconda ed.


«Lo spirito filosofico che in questa nostra età ha fatto <strong>di</strong> così gran progressi, ed ha penetrato in ogni<br />

parte del sapere, è <strong>di</strong>venuto in certa maniera censore delle belle arti, e segnatamente dell’<strong>architettura</strong>.<br />

E come è della natura sua ricercare addentro le ragioni prime, e investigare i principi delle cose, ha<br />

preso a sottilmente esaminare i fondamenti dell’arte del fabbricare, e finalmente ha proposto questioni<br />

che non tendono a nulla meno che ad iscalzargli, e a mostrare ch’ella posa in falso. Autore <strong>di</strong> tal<br />

novità è un filosofo (in nota: Il padre fra Carlo Lodoli dell’Or<strong>di</strong>ne de’ Francescani), da cui tanto più ha<br />

da temere la dottrina <strong>di</strong> Vitruvio, quanto che feconda d’immagini ha la fantasia. Ha un certo suo modo<br />

<strong>di</strong> ragionare robusto insieme e accomodato alla moltitu<strong>di</strong>ne, sa maneggiare con gran destrezza le<br />

armi socratiche. Assai volte mi è avvenuto <strong>di</strong> u<strong>di</strong>rlo <strong>di</strong>sputare sopra tale materia con non picciolo mio<br />

piacere e profitto: e tal volta ancora ho fatto, quanto era in me, <strong>di</strong> sciogliere i suoi dubbj (critica), per<br />

tenere in pie<strong>di</strong> un’arte, a cui niente farà <strong>di</strong>nanzi a’ pensatori l’approvazione e l’autorità <strong>di</strong> tanti secoli,<br />

se fiancheggiata non si trova a <strong>di</strong>fesa dalla ragione.» (pp. 3-4).<br />

Materia e forma<br />

«Perché ragione la pietra non rappresenta ella la pietra, il legno il legno, ogni materia se medesima, e<br />

non altra?» (p. 14).<br />

Francesco Algarotti, Saggio sopra l’<strong>architettura</strong>, Venezia 1756.


L’uso <strong>degli</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

«…non poche sono le pratiche più comuni da riprovarsi seguite così da’ moderni come dagli<br />

antichi: il fare tra le altre la facciata <strong>di</strong> un tempio, che dentro sia <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne solo, compartita in<br />

due or<strong>di</strong>ni; mentre la cornice dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sotto mostra ed accusa un compartimento, che dentro<br />

realmente si trovasse; e viene con ciò ad accusare se medesima <strong>di</strong> falsità. Con molto più <strong>di</strong><br />

ragione è da riprovarsi la cornice nello interiore delle fabbriche, o sia ne’ luoghi coperti; proprio<br />

ufizio della cornice essendo il gettar lontane dalla fabbrica le acque, <strong>di</strong>fenderne i muri, e le<br />

sottoposte colonne. I fastigi medesimamente delle porte, e delle finestre dovranno da somiglianti<br />

luoghi sban<strong>di</strong>rsi, come del tutto inutili. Sono fatti anch’essi per <strong>di</strong>fender gli abitanti, e quelli<br />

ch’entrano in casa dalle piogge, e dalle nevi; e il fargli in luogo coperto è lo stesso, che porti sotto<br />

l’ombrella standoti all’ombra.»<br />

Palla<strong>di</strong>o<br />

«… Il Palla<strong>di</strong>o non ha mai posto nelle facciate dei tempj due or<strong>di</strong>ni uno sopra l’altro, ma tali ha<br />

sempre usato <strong>di</strong> farle da potersi quasi leggere nella fronte dello e<strong>di</strong>fizio come è sia costruito al <strong>di</strong><br />

dentro.» (pp. 9-10).<br />

Francesco Algarotti, Saggio sopra l’<strong>architettura</strong>, Venezia 1756.


Chiesa del Redentore (1577), Venezia


Apologo Lodoliano<br />

Che lo Espositore in<strong>di</strong>rizza non ai professori ed amanti dell’<strong>architettura</strong>, ma ai soli ribelli della buona<br />

logica che a dritto ed a rovescio sentenziano sulle cose o sui nuovi libri, prima <strong>di</strong> averne una chiara e<br />

<strong>di</strong>stinta idea.<br />

«In separata stanza d’un grande ospitale stavansi non pochi monchi seduti l’un <strong>di</strong>etro l’altro con le<br />

salviette pur al collo attaccate, affamati attendendo che il cibo lor si portasse. Tardando a comparire, l’un<br />

d’essi nel riflettere ch’era giornata <strong>di</strong> sabato, e che la minestra pel cattivo uso introdottosi in luogo<br />

d’esser <strong>di</strong> riso, <strong>di</strong> paste o d’orzo, sarebbe il solito pan bollito che non gli dava a genio, cominciò a <strong>di</strong>re,<br />

che quando questa vivanda non fosse con ottimo pane formata e con poco <strong>di</strong> cannella con<strong>di</strong>ta era<br />

assolutamente cattiva.<br />

Stavagli appresso un altro monco, che il butiro avea in o<strong>di</strong>o, il quale supponendo che dovesse esser<br />

composto con questo, aggiunse esclamando, che indubitabilmente ranci<strong>di</strong>ssimo sarebbe, mentre i<br />

signori provve<strong>di</strong>tori solevano sempre sopra i registri loro ben notare il prezzo come se fosse fresco e<br />

grasso; ma che in sostanza era il men costoso e perciò il più cattivo, ritenendo per essi la <strong>di</strong>fferenza del<br />

prezzo, onde approfittarne a spalle dei miseri.<br />

Un terzo monco, cui veramente l’olio riscaldar solea la gola, temendo dal canto suo che si sarebbe fatto<br />

uso <strong>di</strong> questo, insorse lagnandosi, e presso a poco le stesse riflessioni del compagno facendo, pre<strong>di</strong>sse<br />

che messo in opra senz’alcuna carità quel che sol consumar si soleva per gli stoppini, cioè<br />

l’insopportabile, avrebbe a tutti recato non lieve incomodo.<br />

Nata <strong>di</strong>fferenza tra questi due, si <strong>di</strong>visero gli altri chi sostenendo che sarebbesi adoprato l’olio, e chi il<br />

butiro; sicchè riscaldatesi le parti, e levandosi dalla panca per battersi co’ pie<strong>di</strong>, tanto strepito in<strong>di</strong> ne<br />

venne, che genti accorsero per sapere da qual causa provenisse. Entrando allora lo imbocconatore, e<br />

u<strong>di</strong>to il soggetto della gran lite, non potè trattenersi dal gridar loro: Attendete canaglia b… che vi metta in<br />

bocca quel che preparossi già per voi e che ho qui pronto, e quando ne abbiate sentito il sapore, sia il<br />

palato vostro buono o cattivo, ne <strong>di</strong>rete poi tutto quel che maggior male che più sia per piacervi; chè<br />

almeno non più sopra incertissimi supposti, ma sopra positivi dati proferirete il giu<strong>di</strong>zio vostro, o per<br />

meglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong>chiarerete il vostro gusto.»<br />

Andrea Memmo, Elementi <strong>di</strong> <strong>architettura</strong> lodoliana ossia l’arte del fabbricare con soli<strong>di</strong>tà scientifica e<br />

con eleganza non capricciosa (1786), ed. cons. Zara 1834.


«Amò molto la topiaria, ossia l’<strong>architettura</strong> de’ giar<strong>di</strong>ni, preferendo come osservai in qualche <strong>di</strong>segno che<br />

fece, quella che a’ tempi suoi fu particolarmente introdotta dagl’Inglesi, e che con arte nascosta imita più la<br />

bella natura. Pretendeva che si avesse da osservar la ragione, e non solo il capriccio anche in quell’altro<br />

genere <strong>di</strong> <strong>architettura</strong>, ch’egli con termine suo originario chiamava organica, e ch’è relativa ad ogni sorta <strong>di</strong><br />

arre<strong>di</strong>.<br />

Diceva che spettava alle spalle <strong>di</strong> dar la forma alle spalliere delle se<strong>di</strong>e, ed al deretano la forma del sedere<br />

nelle medesime. Perciò fece fare una sacoma (‘sagoma’) nuova d’una se<strong>di</strong>a d’appoggio presa presso a<br />

poco da un’antica romana, che non si universalizzò allora; ma <strong>di</strong> cui subito si vide una poco <strong>di</strong>ssimile<br />

portata da Parigi dal mio amico Baly Giuseppe Tommaso Farsetti veneto patrizio. Quella del Lodoli però<br />

oltre aver concavo lo schienale come la francese, era alquanto concava ancora nella parte sulla quale si<br />

sedeva, il che cominciassi poi ad usar dagl’Inglesi.<br />

Collocò un giorno quella sua se<strong>di</strong>a da lui inventata presso uno <strong>di</strong> que’ gran seggioloni foderati <strong>di</strong> bulgaro,<br />

quadrati, pesanti, carichi <strong>di</strong> bollettoni <strong>di</strong> metallo e d’intagli, appunto nei poggi ove non si potevano più<br />

mettere i gomiti senza sentirsi offendere, e sopra i quali volendo sedersi conveniva scagliarsi per<br />

sdrucciolare poi giù, attesa l’altezza inconveniente, ed il rialzo quasi acuminato e duro del sedere: allora un<br />

signore che possedeva uno de’ più stimati palazzi <strong>di</strong> Venezia, cioè il signor Girolamo Grimani da S. Luca,<br />

<strong>di</strong>sse, mostrando il seggiolone “Eccovi il vostro palazzo magnifico, <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso, ma non opportuno all’uso<br />

vostro. I Sammicheli, i Palla<strong>di</strong>i imitando gli antichi, come quelli che facevano questi gran<strong>di</strong> se<strong>di</strong>li senza<br />

consultar mai quel che la nuda ragione semplicemente esigeva, obbligarono tutti a star male. E non si<br />

potrebbe far delle case, come delle se<strong>di</strong>e ragionate? Intagliate pure, inverniciate, indorate quanto volete<br />

per servire al necessario vostro lusso; ma senza scordarvi del comodo, <strong>di</strong>ceva, e della resistenza<br />

opportuna. Sedete sull’uno, sedete sull’altra, e proverete se sia più comodo seguir l’autorità <strong>degli</strong> antichi, o<br />

lasciarla per tener <strong>di</strong>etro alla ragione.»<br />

Andrea Memmo, Elementi <strong>di</strong> <strong>architettura</strong> lodoliana ossia l’arte del fabbricare con soli<strong>di</strong>tà scientifica e con<br />

eleganza non capricciosa (1786), ed. cons. Zara 1834, I, pp. 84-85.


Anonimo [Andrea Memmo, 1729-1793], Riflessioni sopra alcuni equivoci sensi ed espressi dall'ornatissimo autore della<br />

Orazione recitata in Venezia nell'Accademia <strong>di</strong> pittura, scoltura, <strong>architettura</strong> nel giorno 28. Settembre 1787 intorno<br />

all'<strong>architettura</strong> in <strong>di</strong>fesa del fu F. Carlo Lodoli.Padova, Giovambattista e figli Penada, 1788.


Principi <strong>di</strong> Architettura (1781)<br />

«Pare dunque evidente che la capanna sia il modello dell’<strong>architettura</strong>, e, che avendo questa documentato<br />

un legittimo titolo d’imitazione, debba per giustizia essere ammessa tra le belle arti. Dunque al pari <strong>di</strong> tutte<br />

le altre ella è soggetta alle seguenti tre leggi fondamentali: I. Alla simmetria, la quale è un grato rapporto<br />

delle parti tra loro e col tutto, e fa… il complesso delle proporzioni. II All’euritmia. Ch’è l’uniforme<br />

corrispondenza delle parti simili, le quali siano tali e tante da un lato come dall’altro, e similmente <strong>di</strong>sposte,<br />

affinché tutto renda una apparenza facile e bella. Alla euritmia e alla simmetria si riferiscono l’unità, la<br />

varietà, l’or<strong>di</strong>ne, la semplicità, i contrasti, la progressione dal più semplice al più ornato. III. Quanto è in<br />

rappresentazione dev’essere in funzione. IV. Non si ha mai da far cosa <strong>di</strong> cui non si possono rendere<br />

buone ragioni. V. Ragioni evidenti, perché l’evidenza è il principal ingre<strong>di</strong>ente del bello. E l’<strong>architettura</strong> non<br />

può avere altra bellezza che quella che nasce dal necessario: il necessario è facile ed evidente, né mostra<br />

mai artifizio, né voglia stentata d’ornare. A questi principi certi, costanti, generali, inflessibili, provenienti<br />

tutti dalla ragione e dall’essenza dell’<strong>architettura</strong>, ha da rimontar sempre chi vuol saper vedere le<br />

fabbriche»<br />

Francesco Milizia, Dell’arte <strong>di</strong> vedere nelle belle arti del <strong>di</strong>segno, Venezia 1781.


Giovan Battista Piranesi<br />

Pianta <strong>di</strong> Roma e del Campo Marzo, c. 1774.


Giovan Battista Piranesi<br />

Le Carceri d'Invenzione, Rome, 1745.


Giovan Battista Piranesi<br />

«… scegliete… che cosa volete abbattere? Le pareti, o i pilastri? Non rispondete? E io <strong>di</strong>struggerò<br />

tutto. Mettete da parte, “E<strong>di</strong>fizij senza pareti, senza colonne, senza pilastri, senza fregj, senza cornici,<br />

senza volte, senza tetti;” piazza, campagna rasa. Direte che mi son figurato le fabbriche a modo mio;<br />

ma figuratevene un po’ voi a modo vostro; mostratemi de’ <strong>di</strong>segni fatti da qualsivoglia rigorista, … e se<br />

non sarà più sciocco costui <strong>di</strong> chi opera da libero… toglietemi la libertà <strong>di</strong> variare ognuno a suo talento<br />

negli ornamenti, vedrete aperto in pochi dì il santuario dell’Architettura; l’Architettura, conosciuta da<br />

tutti, da tutti sarà <strong>di</strong>sprezzata; gli e<strong>di</strong>fizi col tempo si faranno alla peggio; si perderanno quelle maniere<br />

così ragionevoli, come voi le stimate, per quella medesima via per cui vorreste sostenerle … Per<br />

riparare adunque al <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, vi prego a stimar sì quelle vostre pretese ragionevolezze, ma a rispettar<br />

ezian<strong>di</strong>o la libertà d’operare, ch’è quella che le sostiene. Non cre<strong>di</strong>ate però, che col <strong>di</strong>fendere questa<br />

libertà io intenda, che gli e<strong>di</strong>fizi, in qualunque maniera siano adornati, e <strong>di</strong>sposti, si abbiano a ritenere<br />

per belli e buoni… (Parere sull’<strong>architettura</strong>, Roma 1765)<br />

Con le mie “Diverse maniere d’adornare» pretendo <strong>di</strong> mostrare qual uso far possa un avveduto<br />

architetto <strong>degli</strong> antichi monumenti alla presente nostra maniera, e a’ nostri costumi acconciamente<br />

adattandoli… A certi genj dunque, che la povertà delle loro idee, rende (più del dovere) amanti della<br />

semplicità, sembrerà forse che <strong>di</strong> troppi ornamenti va<strong>di</strong>no carichi questi miei <strong>di</strong>segni … ma torno a<br />

ripetere che sono … quant’altri nemico <strong>degli</strong> enimmi e della confusione e che <strong>di</strong>sapprovo al par <strong>di</strong><br />

chicchessia la molteplicità <strong>degli</strong> ornamenti. Ma quale molteplicità? Quella senza varietà <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>, e<br />

preminenza <strong>di</strong> più o meno degno; ornamenti che fanno la figura <strong>di</strong> principali, ed altri che servono <strong>di</strong><br />

accompagnamento. … E’ per vero <strong>di</strong>re una legge ingiusta quella, che alcuni ci vorrebbero imporre, <strong>di</strong><br />

non far nulla, che Greco non sia … Eh, scuotiamo una volta si indegno servaggio, e se gli Egizi, se gli<br />

Etruschi, ne’ loro monumenti ci presentano vaghezza, leggiadria, eleganza, delle loro ricchezz<br />

facciamo pur uso. Non già copiando servilmente l’altrui, … ma tali opere <strong>stu<strong>di</strong></strong>ando, mostrar si dee il<br />

genio inventore e quasi <strong>di</strong>ssi creatore; e il Greco, e l’Etrusco e l’Egiziano con saviezza combinando<br />

insieme, aprire si dee l’a<strong>di</strong>to al ritrovamento <strong>di</strong> nuovi ornamenti, e <strong>di</strong> nuovi mo<strong>di</strong>» (Diverse maniere<br />

d’adornare i cammini, Roma 1769).


Lezione 7 - Testi citati e <strong>di</strong> riferimento<br />

Fonti<br />

Marc-Antoine Laugier, Essai sur l’architecture, Paris 1753.<br />

Marc-Antoine Laugier, Essai sur l'architecture, Nouvelle e<strong>di</strong>tion, revue, corrigee, et augmentee, avec un <strong>di</strong>ctionnaire des termes, et des<br />

planches qui en facilitent l'explication, Paris, Duchesne, 1755.<br />

Marc-Antoine Laugier, Saggio sull'<strong>architettura</strong>, a cura <strong>di</strong> Vittorio Ugo, Palermo, Aesthetica, 1987.<br />

Bernardo Vittone, Istruzioni elementari per in<strong>di</strong>rizzo de’ giovani allo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o dell’Architettura civile (Lugano 1760), a cura <strong>di</strong> Edoardo<br />

Piccoli, Roma, Dedalo, <strong>2008</strong>.<br />

Francesco Algarotti, Saggio sopra l’<strong>architettura</strong>, Venezia 1756.<br />

Giambattista Piranesi, Della magnificenza ed <strong>architettura</strong> de' romani (1761), introduzione <strong>di</strong> Antonio Giuliano, Milano, Il polifilo, 1993.<br />

Giovan Battista Piranesi, Scritti <strong>di</strong> storia e teoria dell'arte; a cura <strong>di</strong> Pierluigi Panza, Carnago, Sugarco, 1993.<br />

Andrea Memmo, Elementi <strong>di</strong> <strong>architettura</strong> lodoliana ossia l’arte del fabbricare con soli<strong>di</strong>tà scientifica e con eleganza non capricciosa<br />

(Roma 1786), Zara 1834, 2. Voll.<br />

Francesco Milizia, Memorie <strong>degli</strong> Architetti antichi e moderni, Bassano 1768.<br />

Francesco Milizia, Principj <strong>di</strong> <strong>architettura</strong> civile, Finale 1781.<br />

Francesco Milizia, Dizionario delle belle arti del <strong>di</strong>segno estratto in gran parte dalla enciclope<strong>di</strong>a meto<strong>di</strong>ca, Bassano, 1787.<br />

Francesco Milizia, Dell'arte <strong>di</strong> vedere nelle belle arti del <strong>di</strong>segno secondo i principii <strong>di</strong> Sulzer e <strong>di</strong> Mengs opera consacrata a S.E. il<br />

signor Federigo Foscari Senatore amplissimo, Venezia, Giambatista Pasquali, 1781.


Lezione 7 - Testi citati e <strong>di</strong> riferimento<br />

Critica<br />

Susanna Pasquali, Scrivere <strong>di</strong> <strong>architettura</strong> intorno al 1780: Andrea Memmo e Francesco Milizia tra il Veneto e<br />

Roma, in «Zeitenblicke», 2 (2003). Scaricabile:

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!