fra stato e regioni segnali di intesa - CISL Scuola
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Io non voglio mischiare il <strong>di</strong>aletto all’italiano.<br />
Non è una semplice somma,<br />
o un accostamento <strong>di</strong> elementi<br />
<strong>di</strong>fferenti a cercare chissà quale effetto.<br />
L’operazione che ho cercato <strong>di</strong><br />
condurre in Così in terra è <strong>di</strong>versa. Io<br />
penso in palermitano, e anche i miei<br />
personaggi pensano in palermitano.<br />
28 scuola e formazione<br />
Per battezzare il mondo serve il <strong>di</strong>aletto<br />
Nel romanzo che viene indefessamente utilizzato<br />
per martirizzare generazioni <strong>di</strong> liceali,<br />
ad un certo punto Holden Caulfield espone<br />
una specie <strong>di</strong> teoria della critica letteraria,<br />
che grossomodo recita così (vado a memoria,<br />
para<strong>fra</strong>so e esagero): è inutile star qui a infiorettare<br />
<strong>di</strong>scorsi e a giocare a chi la spara più<br />
intelligente. Se un libro è bello, ma bello davvero,<br />
l’unica cosa che conta è che quando si è<br />
finito <strong>di</strong> leggerlo si ha voglia <strong>di</strong> telefonare all’autore.<br />
Chiamarlo, farci due chiacchiere, conoscerlo<br />
un po’.<br />
Su Davide Enia in rete c’è già tutto:<br />
ha un bel sito in cui si possono<br />
trovare tutte le notizie che si vuole,<br />
si può visitare la sua pagina su Wikipe<strong>di</strong>a,<br />
si trovano numerosi riman<strong>di</strong><br />
in altre pagine web. Che è nato nel<br />
1974, che ha fatto ra<strong>di</strong>o e teatro, che<br />
il suo romanzo viene pubblicato in<br />
simultanea in una ventina <strong>di</strong> lingue,<br />
potete vederlo da voi in una trentina<br />
<strong>di</strong> secon<strong>di</strong>. A me interessava qualcosa che<br />
in rete non si riesce a trovare. Mi interessava<br />
sentirlo parlare della sua creazione. Mi interessava<br />
sentire il suo tono <strong>di</strong> voce e le parole<br />
che avrebbe scelto.<br />
E così ci siamo inseguiti un po’ per e-mail<br />
e, infine, in una assolata mattina <strong>di</strong> giugno<br />
ci siamo sentiti. Lui nel profondo della Sardegna<br />
con il segnale del telefono che andava<br />
e veniva, io nell’umido estivo della Pianura<br />
Padana.<br />
La prima cosa che gli ho chiesto riguardava<br />
la lingua <strong>di</strong> Così in terra. Ho trovato così interessante<br />
quella mescolanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletto palermitano<br />
e lingua italiana, ma non saprei <strong>di</strong>re<br />
bene perché mi è piaciuta così tanto. E, soprattutto,<br />
non sono sicuro <strong>di</strong> averne afferrato<br />
il senso.<br />
Colloquio tra A. Gaiani e D. Enia<br />
Per battezzare il mondo serve il <strong>di</strong>aletto,<br />
perché è in quel linguaggio che<br />
si trova quella specie <strong>di</strong> verità emotiva<br />
che dà senso al mondo, che fa avere<br />
alle cose il significato che hanno.<br />
Non in generale, ma per la vita <strong>di</strong> ciascuno.<br />
A me interessava dare una forte<br />
tensione epica al racconto, e l’aderenza<br />
a una verità profonda che abbiamo<br />
dentro e che ci spinge ad agire come<br />
agiamo è essenziale perché tutta<br />
la storia non sia appesa<br />
per aria, un puro esercizio<br />
<strong>di</strong> stile. Il <strong>di</strong>aletto è il<br />
luogo <strong>di</strong> questa verità, è<br />
la lingua in cui in Così in<br />
terra si esprimono le cose<br />
più importanti. Il <strong>di</strong>aletto<br />
poi, in seconda battuta,<br />
indossa l’abito dell’italiano.<br />
Ma non scompare,<br />
rimane sempre<br />
sotto. C’è anche quando non c’è. Proprio<br />
come certe nostre vene che non si<br />
vedono, ma le sentiamo pulsare.<br />
Un altro aspetto che mi è piaciuto molto<br />
riguarda la costruzione della storia: il modo<br />
in cui è raccontata la vicenda, e anche il modo<br />
in cui i personaggi si rivelano, crescono,<br />
cambiano.<br />
Questo è un altro aspetto che mi sta<br />
a cuore. Nel nostro tempo contrasssegnato<br />
dalla velocità si sono affermate<br />
nuove forme narrative, come il<br />
fumetto o il cinema, che hanno cambiato<br />
il modo <strong>di</strong> raccontare. Una delle<br />
idee che continua ad affacciarsi alla<br />
mia mente riguarda l’impossibilità<br />
– o forse, meglio, l’inutilità – <strong>di</strong><br />
raccontare una storia dall’inizio alla<br />
fine, come se fosse un continuum<br />
senza interruzioni, senza salti. Pensare<br />
che si possa o si debba raccontare<br />
una storia in questo modo significa<br />
non tenere conto della multiformità<br />
del reale. Quello che possiamo<br />
fare, invece, è lavorare come se avessimo<br />
tra le mani tasselli <strong>di</strong> un mosai-