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hDAb412_Web_Galapagos-1 - Edizioni Rendi srl

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Appunti di viaggio<br />

GALAPAGOS<br />

l’ultimo paradiso terrestre<br />

a cura di Lara Baldini<br />

Foto © Giovanni Pasini<br />

Non esiste un orizzonte tanto lontano che non si possa raggiungere<br />

Beryl Markham, West with the night.<br />

180 Domus Aurea Magazine Domus Aurea Magazine<br />

181


Seduta nella sala d’aspetto dell’aeroporto<br />

di Malpensa guardo il sorgere del sole in<br />

un rosso mattino di novembre. Sono sola,<br />

sono a Milano, non parlo un inglese<br />

corretto, non ho mai fatto una traversata<br />

oceanica in aereo e sono in piedi già<br />

da cinque ore. Importa qualcosa che mi<br />

aspettino altre 18 ore di viaggio, debba<br />

fare uno scalo a Miami per cui non ho<br />

ancora la carta d’imbarco, mi si chiudano<br />

gli occhi dal sonno e non abbia nessuno<br />

per condividere tutto questo? No, non mi<br />

importa, perchè sto per affrontare il viaggio<br />

più bello della mia vita, di quelli che<br />

si sognano, ma che non si pensa di fare<br />

realmente. Penso a Paso (soprannome<br />

di mio marito Giovanni), lo immagino addormentato<br />

e indifeso nella penombra di<br />

un anonimo hotel di Quito. Ricordo il suo<br />

viso deluso quanto il mio, quando meno<br />

di un mese fa mi ha annunciato che un<br />

improvviso impegno lavorativo l’avrebbe<br />

portato una settimana in Ecuador proprio<br />

nel periodo in cui stavamo programmando<br />

il nostro primo vero viaggio insieme, la<br />

destinazione non l’avevamo ancora decisa,<br />

ma eravamo sicuri di voler partire. Ed<br />

è stato così che abbiamo voluto provare<br />

a sfruttare la situazione, facendoci aiutare<br />

dai suoi contatti sul posto, abbiamo provato<br />

a organizzare il nostro viaggio alle<br />

<strong>Galapagos</strong>, in cuor nostro convinti che<br />

non ce l’avremmo mai fatta, troppo bello<br />

per essere vero.<br />

E invece un apparente delusione improvvisamente<br />

si trasforma in un bellissimo e<br />

inaspettato regalo che a volte il destino fa<br />

senza motivo, talmente inatteso da sembrare<br />

irreale. Con sempre più incredulità<br />

questo viaggio ha preso forma giorno<br />

dopo giorno ed è diventato IL viaggio<br />

con l’articolo maiuscolo, perchè questo<br />

non è un viaggio qualunque, è un viaggio<br />

nel tempo oltre che nello spazio, è il<br />

viaggio della vita. Non sono ancora convinta<br />

che lo sto facendo seriamente, non<br />

sono nemmeno sicura che le <strong>Galapagos</strong><br />

esistano realmente e non siano solo frutto<br />

dei miei sogni, però stringo tra le mani un<br />

dizionarietto italiano-inglese e mi appresto<br />

ad imbarcarmi.<br />

Cambio volo a Miami, non senza difficoltà<br />

visto che la coincidenza non risulta<br />

a terminale del check-in automatico, e<br />

all’arrivo a Quito il maltempo fa dirottare<br />

il secondo volo verso l’aeroporto di Guayaquill,<br />

dove abbiamo sostato un paio<br />

d’ore in attesa di miglioramento, cosa<br />

che succede molto frequentemente dato<br />

che la città di Quito è adagiata in un<br />

conca delle Ande che tende a incastrare<br />

le masse nuvolose che portano nebbia e<br />

temporali. Con sei ore di ritardo incrocio<br />

finalmente tra la folla lo sguardo sollevato<br />

e allo stesso tempo provato di Paso.<br />

Mi rilasso, dopo tante difficoltà non sono<br />

più sola, senza fare domande mi lascio<br />

condurre nell’auto di un piccolo ometto<br />

con gli occhi a mandorla che ci accompagna<br />

in hotel per dormire qualche<br />

ora, appena quattro, poi ennesima sala<br />

d’aspetto, ennesimo check-in, ennesimo<br />

decollo, ennesimo scalo, ironia della sorte...<br />

a Guayaquill! Inizio a realizzare dove<br />

sono e cosa sto facendo quando le<br />

hostess spruzzano un insetticida per non<br />

contaminare l’ambiente in cui stiamo per<br />

atterrare... e finalmente si arriva... allora è<br />

182 Domus Aurea Magazine Domus Aurea Magazine<br />

183


PATRIMONIO<br />

DELL’UMANITA<br />

L’arcipelago si trova nell’Oceano Pacifico<br />

a circa 1000 km dalle coste<br />

dell’Ecuador è composto da una sessantina<br />

di isole e isolotti di origine vulcanica,<br />

una decina le principali di cui<br />

solo cinque abitate dall’uomo. Sono<br />

state scoperte solo nel 1535, perciò<br />

l’uomo non ha avuto il tempo materiale<br />

di plasmarle a suo piacimento,<br />

grazie a ciò Darwin, approdato qui nel<br />

1835, dopo attenti studi delle specie<br />

animali che vi abitano, ha elaborato la<br />

famosa teoria dell’evoluzione.<br />

Ogni isola ha due o tre nomi, uno inglese<br />

dato dai pirati che approdarono<br />

qui nel 17° secolo per intercettare le<br />

navi spagnole dirette in madrepatria<br />

cariche dell’oro sudamericano, uno<br />

spagnolo dato dai navigatori spagnoli<br />

e uno dato dal governo ecudoriano<br />

alla fine del 19° secolo. Nel 1959<br />

il governo dell’Ecuador ha istituito il<br />

Parco Nazionale delle <strong>Galapagos</strong> di<br />

cui fanno parte i volontari che periodicamente<br />

prestano la loro opera per<br />

la pulizia delle isole e la rimozione<br />

delle carcasse degli animali morti,<br />

questo ha puramente uno scopo di<br />

tutela della salute degli animali stessi,<br />

per evitare il proliferarsi di epidemie<br />

che potrebbero comprometterne la<br />

sopravvivenza, però ne se avvistano<br />

uno in difficoltà o morente non sono<br />

assolutamente autorizzati ad intervenire,<br />

la natura deve fare il suo corso.<br />

Nel 1978 le isole sono state dichiarate<br />

Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco,<br />

a cui nel 2001 sono state aggiunte anche<br />

le riserve marine.<br />

Per non alterare gli equilibri naturali<br />

sono stati imposti dei limiti sia come<br />

numero di residenti sia come numero<br />

di turisti. Nessuno può girare liberamente<br />

tra le isole, occorrono permessi<br />

speciali che di norma vengono<br />

concessi solo alle barche locali. I turisti<br />

possono visitare le isole solo se<br />

sorvegliati a vista dalle guide, pronte<br />

ad intervenire per impedire ogni movimento<br />

inopportuno al di fuori dei percorsi<br />

segnalati su ogni isola visitabile.<br />

CACTUs E IgUANE<br />

La teoria dell’evoluzione studiata da<br />

Darwin è facilmente comprensibile<br />

osservando semplicemente un cactus<br />

delle <strong>Galapagos</strong>.<br />

Punto cardine della teoria è che ogni<br />

individuo è diverso dagli altri pur<br />

discendendo da un antenato comune,<br />

il perchè è presto detto: a sopravvivere<br />

sono gli individui che meglio riescono<br />

a cibarsi e a sfuggire ai predatori. Così,<br />

ad esempio, in un luogo in cui per<br />

alimentarsi occorreva rompere semi<br />

molto duri, sono sopravvissuti solo<br />

individui dal becco durissimo, così<br />

si sono evolute le specie eliminando<br />

gli individui deboli e sviluppando<br />

caratteristiche diverse in una stessa<br />

razza di animali. In questo modo<br />

si sono evolute tutte le specie che<br />

millenni or sono, complici anche gli<br />

sconvolgimenti terrestri delle ere<br />

preistoriche, in qualche modo sono<br />

giunte sin qui dalla terraferma.<br />

Così i cactus delle <strong>Galapagos</strong>, essendo<br />

il cibo preferito delle iguane terrestri,<br />

hanno dovuto sviluppare un vero<br />

e proprio tronco per difendersi dai<br />

loro attacchi, a loro volta le iguane<br />

vedendosi scarseggiare sempre più i<br />

nutriti banchetti preistorici si sono spinte<br />

in acqua in cerca di cibo, sviluppando<br />

così un epidermide scura che trattenere<br />

maggiormente il calore e zampe<br />

palmate per nuotare meglio ed è nata<br />

una nuova razza di iguane marine che<br />

nient’altro è che l’evoluzione della razza<br />

di terra.<br />

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vero, le <strong>Galapagos</strong> esistono veramente,<br />

ora ne ho le prove!<br />

Sbrighiamo elettrizzati tutte le formalità in<br />

un aeroporto fatto di pali di legno e tetto<br />

di paglia, le file divise da corde, facciamo<br />

timbrare i passaporti con il vento<br />

nei capelli, recuperiamo le valigie da un<br />

mucchio scaricato a terra e con molta<br />

semplicità troviamo il nostro accompagnatore.<br />

Siamo sull’isola di Santa Cruz,<br />

raggiungiamo il pacifico centro abitato di<br />

Puerto Ayora dove subito visitiamo la stazione<br />

scientifica Darwin per documentarci<br />

su quello che vedremo nei prossimi giorni<br />

e già lungo la strada ci danno il benvenuto,<br />

in totale libertà, pellicani, iguane e<br />

una simpatica razza di granchi rossi senza<br />

chele. Si fa l’ora di raggiungere la barca<br />

che sarà la nostra casa per i prossimi<br />

quattro giorni, a bordo prendiamo confidenza<br />

con i compagni di viaggio e l’equipaggio.<br />

Ci congediamo dalla civiltà, inizia<br />

la prima notte di navigazione.<br />

Il giorno dopo ci svegliamo all’alba, non<br />

conteniamo più l’emozione e usciamo velocemente<br />

dalla cabina, tutt’intorno mare,<br />

nubi e freddo. Ma non siamo all’equatore?<br />

Ci volteggiano intorno sule e gabbiani<br />

quasi volessero indicarci la strada<br />

e rapidamente ci avviciniamo all’isola di<br />

Genovesa. La barca si ancora a poche<br />

centinaia di metri dalla spiaggia, e con il<br />

gommone ci portano dritti dritti in paradiso:<br />

sulla meravigliosa spiaggia di sabbia<br />

bianca, rocce laviche e mangrovie, ci siamo<br />

solo noi e una cospicua fauna di leoni<br />

marini che, completamente indifferenti<br />

alle nostre bocche aperte, continuano<br />

tranquilli le loro intime attività quotidiane,<br />

grattarsi, allattare, giocare e dormire. A<br />

fare da sfondo orde di volatili dai gridi primordiali<br />

squarciano il silenzio assordante<br />

della natura. Dopo le raccomandazioni<br />

di rito - non camminate fuori dal sentiero,<br />

non toccate gli animali, non buttate via<br />

niente e non prendete su niente - partiamo<br />

per un’incredibile passeggiata in mezzo<br />

ad una natura a noi sconosciuta: a pochi<br />

passi, per nulla impaurite, ci sono sule<br />

dalle zampe rosse, gabbiani della lava, albatros,<br />

miriadi di nidi, uova, piccoli dal pelo<br />

batuffoloso e nessuno di questi animali<br />

mostra preoccupazione per la nostra presenza.<br />

Ci guardano quasi sorridenti, allungano<br />

il becco come per invitarci a fare<br />

una carezza, ma non possiamo, anche se<br />

vorremmo tanto affondare le mani in quel-<br />

LE TARTARUghE<br />

E DARwIN<br />

La stazione scientifica internazionale<br />

dedicata a Charles Darwin si trova<br />

sull’isola di Santa Cruz nella cittadina di<br />

Puerto Ayora e ha come scopo principale<br />

lo studio e la ricerca sulle tartarughe<br />

al fine del ripopolamento delle isole<br />

dalle specie in via di estinzione. Qui le<br />

tartarughe sono catalogate e suddivise<br />

per razza, vivono in un ambiente simile<br />

al loro habitat naturale, seppur chiuso,<br />

vengono fatte accoppiare e i piccoli<br />

liberati in natura. Passeggiando per il<br />

sentiero didattico del centro si incontra<br />

anche il gigante George, un giovanotto<br />

di 90 anni dalla mole imponente,<br />

ultimo della sua specie, che condivide<br />

un’accogliente alcova con due aitanti<br />

femmine di una razza simile alla sua nel<br />

tentativo di farlo riprodurre, cosa che<br />

sembra non interessarlo un gran chè.<br />

Lodevole è l’iniziativa della stazione<br />

scientifica, anche se personalmente<br />

gli animali in gabbia mi fanno sempre<br />

stringere il cuore. Il povero George, così<br />

come tanti dei suoi simili, quasi non<br />

cammina più e rimane vittima incontrastata<br />

dei fotografi.<br />

Ora, capisco che per noi vedere una<br />

tartaruga gigante a così pochi passi sia<br />

un evento unico e capisco anche quanto<br />

sia difficile resistere alla tentazione di<br />

tornare a casa con una foto che ci immortala<br />

accanto a loro....non c’è nulla di<br />

male, ma per favore, quando vi capita,<br />

almeno non usate il flash. E’ stato uno<br />

strazio vedere George strizzare gli occhi<br />

accecato facendo fatica a muoversi<br />

per ripararsi.<br />

Non siate turisti che pensano solo a<br />

portare a casa la foto ad effetto, ma<br />

diventate viaggiatori che prima si chiedono<br />

se quello che stanno facendo<br />

possa infastidire l’animale a cui lo fate<br />

e nel caso rinunciate alla foto ad effetto,<br />

ma rispettate la dignità dell’animale che<br />

avete davanti, che vale più di una foto.<br />

Fatelo per George, ma anche per tutti<br />

gli animali costretti a passare la loro vita<br />

in gabbia per il piacere di noi turisti.<br />

Che così non ci sentiremo più semplici<br />

turisti, ma veri e propri viaggiatori.<br />

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le candide piume, il rispetto per quest’ambiente<br />

impone di non farlo. Non capiamo<br />

se siamo più incuriositi noi di loro o loro di<br />

noi, ci sentiamo ospiti su queste terre incontaminate<br />

che gli appartengono, qui gli<br />

animali non hanno paura dell’uomo perchè<br />

l’uomo non è mai venuto qui a far loro<br />

del male. La parola natura assume immediatamente<br />

un nuovo e immenso significato<br />

e mi sento solo un misero, spregevole<br />

e invadente essere umano, che trova<br />

soddisfazione nel dominare malamente la<br />

natura, senza aver finora compreso che la<br />

natura è perfettamente in grado di gestirsi<br />

da sola e con dei risultati assai migliori. Mi<br />

trovo a riflettere che noi uomini, con la nostra<br />

cattiveria, siamo la causa della paura<br />

degli animali, tant’è che l’istinto animale<br />

non la conosce nei nostri confronti, ma chi<br />

siamo noi per aver deciso di sottomettere<br />

la natura se così caro è il prezzo? Abbiamo<br />

distrutto tutto questo, è forse meglio<br />

quello che abbiamo costruito nel resto del<br />

mondo, rispetto ad una natura così ricca<br />

e pura?<br />

Con questa nuova consapevolezza termino<br />

la mia prima escursione nella preistoria<br />

con un bagno nelle gelide acque oceaniche<br />

di tutte gradazioni dal verde blu e<br />

nei fondali marini scopro un altro mondo:<br />

stelle marine, razze, squali, pesci, iguane<br />

e leoni marini che per quanto goffi sono<br />

sulla terra, tanto sono svelti nell’acqua.<br />

Le giornate successive trascorrono lente<br />

navigando tra le isole durante la notte e<br />

camminando a piedi o nuotando durante<br />

il giorno, inutile fare un cronostoria dettagliata<br />

delle tappe, Bartolomè, Santa Fè,<br />

Seymore Nord non sono nient’altro che<br />

nomi, l’essenza di questo viaggio è in<br />

quello che lascia dentro, ogni escursione<br />

è una nuova scoperta di meraviglie.<br />

Scopro che l’acqua è fredda sempre, tutto<br />

l’anno, a causa della corrente di Humboldt<br />

e grazie a lei le <strong>Galapagos</strong> ospitano<br />

anche una razza di pinguini, eterni cuccioli<br />

alti appena 35 cm che nuotano con<br />

noi e ci invitano a giocare. Scopro anche<br />

che sempre per la teoria che gli uomini<br />

non hanno mai fatto del male agli animali,<br />

qua nemmeno gli squali sono pericolosi e<br />

si può tranquillamente fare il bagno in loro<br />

presenza. Vero, testato involontariamente,<br />

ma è proprio così.<br />

Incontro sule dalle zampe azzurre che<br />

non vivono negli stessi luoghi di quelle<br />

dalle zampe rosse e fregate nere dal collo<br />

rosso che gonfiano per attirare le femmine.<br />

Indimenticabili.<br />

Assisto spettatrice silenziosa alla danza<br />

d’amore delle sule mascherate inconsapevoli<br />

dello spettacolo che stanno offrendo<br />

ai miei occhi si strofinano i becchi, si<br />

mordono, girano l’uno attorno all’altra, si<br />

accarezzano i colli, si mordicchiano tra le<br />

piume emettendo dei gridi, un gracchiare<br />

rauco lei, un fischio quasi umano lui. Poi<br />

il maschio appoggia un rametto ai piedi<br />

della femmina ed è il segnale della conquista,<br />

da qui passano all’accoppiamento<br />

vero e proprio. E tutto questo continua<br />

anche in seguito, lui continua a donare<br />

rametti alla sua femmina anche durante la<br />

cova delle uova.<br />

Guardo iguane terrestri dai mille colori<br />

gustarsi soddisfatte le foglie di cactus<br />

faticosamente conquistate, le razze spiccare<br />

salti nell’acqua accanto alla barca<br />

per farsi vedere, delfini seguire da lontano<br />

la nostra scia, tartarughe d’acqua<br />

emergere dall’acqua e scomparire subito,<br />

uccelli tuffarsi come missili per catturare<br />

pesci, lucertole e insetti, panorami<br />

strepitosi e incontaminati.<br />

Vivo una vita che non sembra nemmeno<br />

la mia, ma a cui mi sono abituata subito<br />

e istintivamente, mi sveglio quando sorge<br />

il sole e mi addormento quando cala<br />

la notte senza pormi il problema dell’orario,<br />

l’orologio non so dove è dimenticato,<br />

potrebbe anche non essere mai esistito, è<br />

solo una misera invenzione umana destinata<br />

a scandire tempi di cui in realtà sento<br />

non avere bisogno, perchè quando devo<br />

mangiare me lo dice la fame, quando devo<br />

dormire me lo dice il sonno e quando<br />

mi devo svegliare me lo dice la luce, come<br />

una memoria ancestrale che mi porto<br />

dentro impressa nel DNA. Mi rendo conto<br />

di come sia facile seguire i ritmi della<br />

natura e del sole, non mi pesa svegliarmi<br />

presto, non è impossibile dormire al tramonto,<br />

mi sento null’altro che una specie<br />

animale anch’io e sento che questa è la<br />

mia vera natura.<br />

Perdo il conto dei giorni, tutto è sempre<br />

uguale, non esiste lunedì, sabato o domenica,<br />

è come se il tempo non trascorresse,<br />

la nostra vita sociale è composta<br />

solo da contatti con gli animali e la natura,<br />

dimentico l’esistenza di altri uomini oltre ai<br />

miei compagni di viaggio che mi sembra<br />

abbiamo scoperto il loro lato animale almeno<br />

quanto me.<br />

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Non ho l’esigenza di fare una doccia calda,<br />

qui l’acqua del mare è talmente pura che,<br />

dopo un bagno, i capelli e la pelle rimangono<br />

morbidi come dopo un balsamo.<br />

Ho la mente talmente vuota che rimarrei<br />

ore stesa ad osservare le tre fregate che<br />

volano sopra la nostra barca e ci accompagnano<br />

in tutti i nostri spostamenti solo<br />

per assaporare il profilo delle loro sagome<br />

nere che cambia ad ogni battito d’ali nel<br />

contrasto del cielo blu.<br />

Si avvicina la fine del viaggio, con la<br />

mente lontana anni luce dal mondo civile<br />

sbarchiamo sull’isola di San Cristobal su<br />

cui riprendiamo cautamente contatto con<br />

i nostri simili bipedi. L’isola è pulita nello<br />

spazio e nell’animo, niente edilizia selvaggia,<br />

niente grandi negozi, niente orde di<br />

turisti, il piccolo paese si limita ad offrire<br />

l’essenziale per le più strette esigenze<br />

umane. Giro un po’ spaesata per le strade<br />

spoglie, c’è un gran rispetto per la natura,<br />

leoni marini e pellicani sonnecchiano in<br />

spiaggia accanto a bambini che giocano<br />

a pallone, sono padroni delle panchine<br />

sul lungomare e dei marciapiedi e nessuno<br />

li disturba o li infastidisce, nemmeno<br />

noi che in questi giorni abbiamo imparato<br />

a vivere con loro e non per loro.<br />

Sembra un sogno che ci sia un luogo dove<br />

uomini e animali convivono così in armonia,<br />

dove l’uomo non ha il sopravvento<br />

sulla natura ma la vive senza modificarla,<br />

con dolcezza e rispetto.<br />

è stato molto difficile riprendere la vita di<br />

tutti i giorni dopo aver conosciuto questo<br />

modo di vivere così libero, così naturale.<br />

Si torna a casa in mezzo a uomini, smog,<br />

chiusi in grigi uffici mentre qui resterà tutto<br />

così com’è ora, colorato, semplice, perfetto,<br />

anche senza di noi.<br />

Nel cuore tanta gioia per la bella vacanza,<br />

tanta gratitudine per aver avuto questa<br />

possibilità e un velo di tristezza per<br />

le meraviglie che ci lasciamo alle spalle<br />

che non ritroveremo mai in nessun altro<br />

posto e un augurio, che le autorità del parco<br />

delle <strong>Galapagos</strong> continuino a preservare<br />

questo ambiente così come stanno<br />

facendo ora, senza far prevalere l’avidità,<br />

ma diano sempre la precedenza al benessere<br />

della natura.<br />

Un altro viaggio è passato, un’altra valigia<br />

di esperienze è stata caricata nel nostro<br />

bagaglio personale e lì rimarrà per sempre.<br />

Lara & Giovanni<br />

Lara Baldini, geometra classe 1980, originaria di Bagnacavallo (RA) e Giovanni Pasini,<br />

perito elettrotecnico classe 1976, meldolese da sempre, si sono conosciuti nel<br />

1997, ma hanno impiegato 8 anni a capire di essere fatti per stare insieme e così si<br />

sono fidanzati solo nel 2005. Hanno passato i successivi tre anni a decidere chi dei<br />

due doveva cambiare lavoro, casa e amici per seguire l’altro, finchè il destino non ha<br />

deciso per loro nel 2008. Nel 2009 si sono sposati dopo alcuni mesi di convivenza,<br />

stabilendosi defintivamente a Meldola (FC).<br />

Impiegata pubblica e amante dei gatti lei, presta volontariato per un’associazione<br />

che si occupa di rendere la vita di questi felini randagi un po’ meno dura.<br />

Giovane aspirante imprenditore lui, sta sgomitando per ricavarsi un posto nel mondo<br />

del lavoro, tra mille difficoltà nella società di oggi ormai satura di tutto e di più. In<br />

questo periodo rocambolesco della sua vita non riesce a dedicarsi ad altro che al<br />

lavoro, ed è in attesa di capire cos’altro gli piacerebbe fare, adesso che sta cercando<br />

di trasformare in un lavoro quello fino ad oggi è stato solo un hobby, la fotografia....E<br />

forse ci sta riuscendo...ma anche grazie a lei che nei ritagli di tempo gli corre dietro<br />

in ogni dove per condividere con lui questa importante ma difficile esperienza. Si sa<br />

che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.<br />

Tra le tante cose che condividono, una è la passione per i viaggi, durante i quali lei<br />

scrive e lui fotografa. A volte succede anche il contrario, ma il risultati lasciano un<br />

po’ a desiderare...<br />

Persone di gran senso pratico, conducono una vita normale, fatta di casa e lavoro,<br />

e forse non hanno nessuna spiccata particolarità o impresa memorabile, degna di<br />

essere menzionata in un curriculum. O forse è proprio questa la loro specialità: riuscire<br />

a essere tremendamente normali in un mondo di pazzi. E noi di Domus Aurea<br />

Magazine li amiamo per questo!<br />

190 Domus Aurea Magazine Domus Aurea Magazine<br />

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