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assegna stampa<br />

28<br />

dalus. Con una certa irriverenza, però, potremmo<br />

glossare che, almeno per noi, “lasciar<br />

le donne” è molto più spiacevole che<br />

liberarci dai dogmi di questa o quella religione.<br />

Ma potrebbe essere una conclusione<br />

troppo drastica. Un filosofo attento<br />

alle conquiste della biologia contemporanea<br />

come Daniel Dennett sta proprio ora<br />

cercando di comprendere in chiave evolutiva<br />

come emerga il sentimento religioso<br />

e perché, a contatto con “l’ambiente”, esso<br />

tenda a differenziarsi. E quando Magris<br />

insiste che ci ripugna considerare la Shoah<br />

sullo stesso piano dell’ estinzione di una<br />

qualsiasi popolazione, o addirittura di una<br />

specie, coglie il nesso tra il problema del<br />

male e l’origine del sentimento morale per<br />

cui ci appaiono imperdonabili quei nostri<br />

“simili” che si fanno tiranni e massacratori<br />

di altri esseri umani. Sono d’accordo con<br />

<strong>rassegna</strong> stampa<br />

attualità<br />

Un giorno qualcuno spalanca la<br />

loro porta di casa, li strappa<br />

dalle braccia delle madri e prima<br />

di mettergli tra le braccia un fucile, gli<br />

spara un po’ di droga in corpo. Poi li spedisce<br />

in guerra. Nel mondo sono più di<br />

250 mila i bambini-soldato. E la piaga non<br />

colpisce solo l’Africa; anzi, negli ultimi<br />

tempi è l’Asia il continente più colpito, in<br />

particolare Afghanistan, Filippine, Indonesia,<br />

Nepal e Birmania. Per non parlare della<br />

Colombia, dove i bambini soldato sarebbero<br />

10 mila.<br />

Di questo sta discutendo (5-6 febbraio<br />

2007), a Parigi, la conferenza internazionale<br />

“Liberiamo i bambini dalla guerra” voluta<br />

dall’Unicef, dal Fondo delle Nazioni Unite<br />

per l’Infanzia e dal governo francese. Tra<br />

i 300 delegati di 60 paesi, molti sono arrivati<br />

dagli Stati direttamente interessati:<br />

GIULIO GIORELLO<br />

Milanese, insegna Filosofia della Scienza<br />

all’Università Statale di Milano e collabora con il<br />

Corriere della Sera. E’ studioso di problemi dei<br />

mutamenti concettuali nella scienza e dei suoi<br />

riflessi nella vita associata. Ha indagato<br />

nell’ambito filosofico che va da Karl Raimund<br />

Popper a Imre Lakatos, da René Thorm a Paul<br />

Feyerabend e si è occupato anche di storia delle<br />

matematiche.<br />

chi, come Magris o Ge<strong>org</strong>e Coyne (astrofisico<br />

e gesuita), dichiara che tutto ciò relega<br />

il cosiddetto Disegno Intelligente tra<br />

i ferrivecchi intellettuali: si tratta, infatti,<br />

di un pensiero già “debole” all’ epoca di<br />

Darwin e che si è rivelato incapace di evol-<br />

Convegno a Parigi per combattere la piaga mondiale<br />

Guerra ai bambini soldato<br />

Sierra Leone, Repubblica Democratica del<br />

Congo, ma anche Haiti, Colombia e Sri<br />

Lanka. Tutti con l’obiettivo di sottoscrivere<br />

la carta dei “Principi di Parigi”, documento<br />

privo di validità giuridica, ma che offre soluzioni<br />

pratiche per evitare l’arruolamento<br />

e favorire il reinserimento dei bambini.<br />

vere. Dobbiamo comunque capire le preoccupazioni<br />

di tutti gli Stephen Dedalus, anche<br />

se non ci convince la loro filosofica<br />

“via di uscita”. Davvero una spiegazione<br />

naturalistica, ovvero tecnico-scientifica,<br />

della diversità culturale umana (per esempio,<br />

una versione evoluzionistica della genealogia<br />

delle religioni, come propone<br />

Dennett) comporta necessariamente l’abbassamento<br />

di fede e morale a puri espedienti<br />

per la sopravvivenza? Non ne sono<br />

troppo convinto. Come riconoscevano i migliori<br />

darwiniani, l’essere umano sembra<br />

capace non solo di evoluzione biologica,<br />

ma anche di evoluzione culturale; ed è in<br />

questa duplicità che si innesta lo sviluppo<br />

della libertà. La critica “darwiniana” - a cominciare<br />

dalla lotta di Charles contro qualsiasi<br />

forma di schiavismo - colpisce senza<br />

pietà quell’insieme di incrostazioni intellettuali<br />

e ritualistiche che le varie burocrazie<br />

dello spirito hanno costruito intorno<br />

al problema del dolore e del male. Ma<br />

questo non significa spegnere la fede, che<br />

resta esperienza del dubbio nella speranza<br />

della grazia, pur senza certezza di salvezza.<br />

E pure questa è una manifestazione<br />

di libertà - e lo è per tutti, anche per<br />

le figure “gibbose e deformi” che turbavano<br />

il senso estetico di Stephen e di Leopold.<br />

Giulio Giorello<br />

6 febbraio 2007<br />

“È ora di proteggere questi piccoli - ha<br />

esordito il ministro degli Esteri francese<br />

Douste-Blazy aprendo i lavori - e di mettere<br />

fine a questo crimine contro l’umanità:<br />

un bambino soldato è un bambino perso<br />

per la pace”.<br />

Giulia Viola<br />

numero 3-4 / 2007

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