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La Trillina di Gian Galeazzo Maria Sforza nella Reggenza dello zio ...

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<strong>La</strong> <strong>Trillina</strong> <strong>di</strong> <strong>Gian</strong> <strong>Galeazzo</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Sforza</strong> <strong>nella</strong> <strong>Reggenza</strong><br />

<strong>dello</strong> <strong>zio</strong> Lodovico il Moro<br />

• Descri<strong>zio</strong>ne tecnica.<br />

Autorità emittente: <strong>Gian</strong> <strong>Galeazzo</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Sforza</strong> – <strong>Reggenza</strong> <strong>di</strong> Lodovico <strong>Maria</strong> <strong>Sforza</strong><br />

Intervallo cronologico: 1481-1494<br />

Nominale: <strong>Trillina</strong> o Terlina<br />

Descri<strong>zio</strong>ne:<br />

D/ + IOGZ • M • SF • VI •DVX • MLI • SX • (capitergium con corona sovrapposta)<br />

R/ + LV • PATRVO • GVBNANTE (croce fiorata)<br />

Metallo: MISTURA (lega <strong>di</strong> stagno, rame e argento a titolo 112‰) 1<br />

Peso: 0,90 g.<br />

Diametro: 16,6 mm<br />

Rarità: Non Comune<br />

Conserva<strong>zio</strong>ne: Bellissimo<br />

Bibliografia:<br />

- C.N.I. 79var. pag.195 (non è censita la variante senza il globetto terminale della leggenda del R/)<br />

- Crippa 8, pag. 252<br />

- Gnecchi 18 pag. 90<br />

- Bellini Dissertatio Prima, pag.70, n.7<br />

- Argelati vol. V, pag.21, n.7<br />

- M.I.R. 226<br />

1 GNECCHI 1884


• Inquadramento storico.<br />

Alla morte <strong>di</strong> <strong>Galeazzo</strong> <strong>Maria</strong> Duca <strong>di</strong> Milano, dovuta all’assassinio del 1476, gli succedette il figlio <strong>di</strong> appena<br />

nove anni; l’incorona<strong>zio</strong>ne <strong>di</strong> <strong>Gian</strong> <strong>Galeazzo</strong> <strong>Maria</strong> avvenne con cerimonia solenne il 24 aprile 1478, ed egli<br />

<strong>di</strong>venne il sesto duca <strong>di</strong> Milano.<br />

Data la giovane età dell’ascendente al trono, la gestione del ducato venne affidata alla madre Bona <strong>di</strong><br />

Savoia; ella costituì il consiglio <strong>di</strong> reggenza, formato da uomini che servivano da decenni il ducato e la cui<br />

fedeltà era indubbia.<br />

Bona <strong>di</strong> Savoia permise a Ludovico <strong>Maria</strong> <strong>Sforza</strong> <strong>di</strong> rientrare a Milano dall’esilio a Pisa, nonostante fosse stata<br />

consigliata <strong>di</strong>versamente da molteplici personalità della corte; tra queste, Cicco Simonetta, segretario ducale<br />

da ben due genera<strong>zio</strong>ni, che profetizzò “Signora, io perderò la testa e voi lo stato” 2 , profezia che si avverò<br />

pochi mesi dopo.<br />

Il 3 novembre 1480, Ludovico <strong>Maria</strong> <strong>Sforza</strong> prese il posto <strong>di</strong> Bona <strong>di</strong> Savoia –sua cognata- costringendola a<br />

rinunziare e assumendo il ruolo <strong>di</strong> reggente.<br />

<strong>Gian</strong> <strong>Galeazzo</strong> convolò a nozze nel 1489 con Isabella d’Aragona, figlia <strong>di</strong> Alfonso II; i festeggiamenti<br />

durarono <strong>di</strong>verso tempo e, dopo la cerimonia, i due si stabilirono nel Castello Sforzesco; poi, alla venuta al<br />

mondo dei figli, si trasferirono a Vigevano e, in seguito, a Pavia.<br />

Le incombenze legate alla vita privata del Duca, provocarono un <strong>di</strong>staccamento progressivo dai suoi incarichi<br />

governativi, i quali vennero affidati allo <strong>zio</strong> Ludovico il Moro che lo escluse progressivamente sempre <strong>di</strong> più<br />

dalla politica <strong>di</strong>rigendo il ducato con assoluta in<strong>di</strong>pendenza dal nipote.<br />

<strong>Gian</strong> <strong>Galeazzo</strong> morì durante l’invasione <strong>di</strong> Carlo VIII <strong>di</strong> Francia a causa dei problemi <strong>di</strong> salute causati dal suo<br />

stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato. Lo <strong>zio</strong> Ludovico regnò su Milano con l’appoggio dell’Imperatore, il quale attendeva da<br />

tempo la morte annunciata <strong>di</strong> <strong>Gian</strong> <strong>Galeazzo</strong>.<br />

<strong>La</strong> personalità <strong>di</strong> Ludovico il Moro è tutt’oggi <strong>di</strong>battuta; la visione del suo carattere è mutata grazie agli ultimi<br />

stu<strong>di</strong> che lo percepiscono come un attento reggente legato al futuro del ducato che si trova a fronteggiare<br />

l’incoscienza <strong>di</strong> un nipote troppo <strong>di</strong>ssoluto in grado <strong>di</strong> mettere a repentaglio le sorti del popolo; in passato gli<br />

storici erano stati meno gentili con lui, attribuendogli l’ambi<strong>zio</strong>nismo e le mire <strong>di</strong> potere che lo avrebbero<br />

condotto –secondo un’asser<strong>zio</strong>ne poi sconfessata da nuovi stu<strong>di</strong> 3 - all’avvelenamento del nipote.<br />

• Il tipo monetale.<br />

<strong>La</strong> terlina, che si riscontra nei documenti d’epoca<br />

anche come trillina, trijna 4 o trelina 5 è una moneta<br />

milanese in mistura che ebbe corso a partire dal 1452 6 ,<br />

fino al regno <strong>di</strong> Filippo IV. Il nome <strong>di</strong> questo nominale<br />

deriva dal suo valore: tre denari, appunto. <strong>La</strong> si legge<br />

per la prima volta in una grida datata 1 marzo 1452<br />

che annuncia:.<br />

Nel 1465, sotto il dominio degli <strong>Sforza</strong> si legge<br />

; nonostante questa pesante svaluta<strong>zio</strong>ne nell’intrinseco,<br />

possiamo verificare, grazie ad un documento presente nell’archivio <strong>di</strong> Cremona dell’anno 1474, che le terline<br />

milanesi venivano ancora scambiate per tre denari: “Terlinae factae Me<strong>di</strong>ol. Pro denariis tribus – L. _ _._ _.<br />

3 ” 7 . Questo rese la conia<strong>zio</strong>ne della terlina <strong>di</strong> particolare importanza per la vita della zecca a partire dalla<br />

2 CRIPPA 1986, pag.243<br />

3 MALAGUZZI VALERI 1970<br />

4 CIPOLLA 1990<br />

5 BIONDELLI 1869; pag.76<br />

6 I testi, riferendosi agli stu<strong>di</strong> del Gnecchi, affermano che questa tipologia monetale troverebbe le sue origini già nel<br />

regno <strong>di</strong> Giovanni <strong>Maria</strong> Visconti, in realtà, nuovi stu<strong>di</strong> hanno accertato che non esistono documenti citanti la terlina<br />

antecedenti al 1452 come, per altro, aveva già riferito Bernar<strong>di</strong>no Biondelli nell’introdu<strong>zio</strong>ne all’opera stessa dei f.lli<br />

Gnecchi in cui, a pagina LVIII, affermava <strong>di</strong> non aver mai trovato riscontri archivistici antecedenti al periodo sforzesco. È<br />

probabile che le emissioni del periodo visconteo identificate con il termine “trillina” o “terlina” siano, in realtà, imperiali<br />

da 2 denari del valore <strong>di</strong> 3 bissoli.<br />

7 ARGELATI 1759; vol. V, pag.206


seconda metà del XV sec.; infatti il legislatore valutava la trillina due (e successivamente tre) volte tanto il<br />

valore dell’argento effettivamente presente; su questa specula<strong>zio</strong>ne l’autorità emittente lucrava in un modo<br />

che possiamo definire illecito: appare ovvio il danno che il citta<strong>di</strong>no riceveva nello scambiare una moneta a<br />

titolo effettivo con queste monete sopravvalutate. 8<br />

Questa incoerenza tra valore intrinseco e valore nominale, però,<br />

portò al proliferare <strong>di</strong> falsi che venivano prodotti all’esterno del<br />

ducato tra la fine del XVI sec e i primissimi anni del Seicento ed<br />

immessi nel milanese dai truffatori con i larghi profitti che si<br />

possono immaginare. 9<br />

Il tentativo fallito da parte dell’autorità <strong>di</strong> arrestare questo tipo<br />

d’attività fraudolenta costrinse la zecca a cessare la sovrastima<br />

delle trilline e a produrne in rame puro.<br />

L’emissione della trillina era, da sempre, <strong>di</strong>retta all’utilizzo del basso<br />

ceto nelle compraven<strong>di</strong>te più modeste; verosimilmente questo nominale veniva speso solo all’interno del<br />

ducato <strong>di</strong> Milano, vista anche l’assenza <strong>di</strong> tipologie analoghe ed equivalenti al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> esso.<br />

• Annota<strong>zio</strong>ni.<br />

L’esemplare proposto ha avuto corso legale tra il 1481 ed il 1494, sotto il dominio <strong>di</strong> Giovanni <strong>Galeazzo</strong> <strong>Maria</strong><br />

<strong>Sforza</strong> con la reggenza <strong>di</strong> Ludovico il Moro, il primo a proporre questa attribu<strong>zio</strong>ne è Filippo Argelati nel suo<br />

“De monetis Italiane” 10 . I dati ponderali non presentano anomalie rispetto alle misure descritte nelle ultime<br />

pubblica<strong>zio</strong>ni 11 , le quali vedono un peso variabile tra gli 0,57 e gli 1,13 grammi; anche il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 16,6<br />

mm risulta conforme.<br />

<strong>La</strong> leggenda presenta una anomalia, seppur poco significativa, al Rovescio: il CNI 12 , infatti, che è l’opera più<br />

minu<strong>zio</strong>sa in fatto <strong>di</strong> varianti, non prevede l’assenza del globetto finale in questa leggenda.<br />

Ritenendo l’esemplare descritto al CNI 79 il più simile a quello qui <strong>di</strong>squisito, si è catalogata la moneta in<br />

oggetto come variante del CNI 79.<br />

Sciolte le abbrevia<strong>zio</strong>ni, le leggende si presentano come <strong>di</strong> seguito:<br />

D/ + IO(hannes) G(alea)Z(ius) • M(aria) • SF(ortia) • VI(cecomes) •DVX • M(e<strong>di</strong>o)L(an)I • S(e)X(tus) •<br />

R/ + LV(dovicus) • PATRVO • GVB(er)NANTE<br />

Per quanto riguarda l’iconografia, in fine, come si può ben vedere la rappresenta<strong>zio</strong>ne al dritto è particolare;<br />

il capitergium cum gassa, generalmente citato come “fascia annodata” in numismatica, è un nodo <strong>di</strong> stoffa<br />

che rimane gonfio e sollevato 13 utilizzato unicamente su questa tipologia monetale, simbolo del potere<br />

sovrano e dell’universalità <strong>di</strong> questo stesso potere che veniva adoperato nelle nomine sacre e civili, ma<br />

anche durante le nozze <strong>di</strong> personaggi <strong>di</strong> spicco.<br />

Il termine capitergium deriva, probabilmente, da “caput tergere”, dunque un panno per proteggere la fronte<br />

dal sudore. L’utilizzo del capitergium è presente <strong>nella</strong> simbologia milanese dal maggio 1395, quando<br />

l’imperatore Vinceslao concedette tale simbolo collegato al titolo ducale 14 ; venne adottato in seguito dagli<br />

<strong>Sforza</strong>. 15<br />

<strong>La</strong> presenza della fascia annodata, simbolo dell’autorità ducale, insieme alla leggenda riferita al sovrano,<br />

determina l’attribu<strong>zio</strong>ne della <strong>di</strong>citura “dritto” a questa faccia del ton<strong>dello</strong>.<br />

Il simbolo al rovescio, invece, è la croce fiorata: soggetto in tipico stile XV sec. milanese, largamente<br />

utilizzato per le monete in mistura del periodo.<br />

8<br />

ARSLAN 1987<br />

9<br />

Troviamo un esempio <strong>di</strong> queste falsifica<strong>zio</strong>ni nel caso del ripostiglio <strong>di</strong> via <strong>La</strong>rga, in cui sono stati ritrovati 25.000<br />

esemplari <strong>di</strong> falsi <strong>di</strong> trillina, probabilmente appartenuti ad un contrabban<strong>di</strong>ere che se ne è <strong>di</strong>sfatto gettandole nel pozzo<br />

in occasione <strong>di</strong> un controllo.<br />

10<br />

ARGELATI 1759, vol. V, pag.21<br />

11<br />

MIR 2013, cat.226<br />

12<br />

CNI; vol. 5, pag.195<br />

13<br />

Ferrario Giulio; il costume antico e moderno <strong>di</strong> tutti i popoli, vol III . Milano MDCCCXXXIV<br />

14<br />

L’11 maggio 1395, per intercessione <strong>di</strong> Stefano II <strong>di</strong> Baviera, ottiene il riconoscimento dall’imperatore Venceslao.<br />

15 CAMBIN 1988 pp. 220-225 e MASPOLI 2000 pp. 32-33.


• Bibliografia essenziale.<br />

ARGELATI 1759 : Argelati Filippo; De monetis Italiane variorum illustrium virorum <strong>di</strong>ssertationes.<br />

Milano 1759<br />

ARSLAN 1987 : Arslan Ermanno; Le trilline in fondo al pozzo, in “Colle<strong>zio</strong>ni dell’area Milanese”. Milano<br />

1987<br />

BIONDELLI 1869 : Biondelli Bernar<strong>di</strong>no; <strong>La</strong> Zecca e le monete <strong>di</strong> Milano. Milano 1869<br />

CAMBIN 1988 : Cambin Gastone; Le rotelle milanesi: bottino della battaglia <strong>di</strong> Giornico 1478; stemmi,<br />

imprese, insegne. Milano 1988<br />

CIPOLLA 1990 : Cipolla Carlo <strong>Maria</strong> ; Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI.<br />

Bologna 1990<br />

CNI : A.A. V.V.; Corpus Nummorum Italicorum, vol. V: Lombar<strong>di</strong>a, Milano<br />

CRIPPA 1986 : Crippa Carlo e Silvana; Le Monete <strong>di</strong> Milano dai Visconti agli <strong>Sforza</strong> dal 1329 al 1535,<br />

vol. II. Milano 1986<br />

GNECCHI 1884 : Gnecchi Francesco ed Ercole; Le monete <strong>di</strong> Milano da Carlo Magno a Vittorio<br />

Emanuele II. Milano 1884<br />

MALAGUZZI VALERI 1970 : Malaguzzi Valeri Francesco; <strong>La</strong> corte <strong>di</strong> Lodovico il Moro: le arti<br />

industriali, la letteratura, la musica. Milano 1970<br />

MARTINI 2002 : Martini Rodolfo; <strong>La</strong> moneta<strong>zio</strong>ne <strong>di</strong> Giovanni <strong>Galeazzo</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Sforza</strong> e Ludovico <strong>Maria</strong><br />

<strong>Sforza</strong> "Il Moro" della zecca <strong>di</strong> Milano nelle Civiche Raccolte Numismatiche <strong>di</strong> Milano (1476-1499) .<br />

Milano 2002<br />

MASPOLI 2000 : Maspoli Carlo; Stemmario trivulziano. Milano 2000<br />

MIR 2013 : Toffanin Alessandro; Monete Italiane Regionali : Milano. Pavia 2013<br />

MULAZZANI 1888 : Mulazzani Giovanni; Di<strong>zio</strong>nario delle monete milanesi, in “R.I.N. 1888”. Milano<br />

1888<br />

ZANETTI 1775-1789 : Zanetti Guido Antonio; Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia. Bologna<br />

1775-1789

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