1 6. LA TRASMISSIONE DELLA SCIENZA ANTICA E LA CULTURA ...
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<strong>6.</strong> <strong>LA</strong> <strong>TRASMISSIONE</strong> DEL<strong>LA</strong> <strong>SCIENZA</strong> <strong>ANTICA</strong> E <strong>LA</strong> <strong>CULTURA</strong><br />
SCIENTIFICA ARABA 1<br />
La tradizione storiografica identifica il Medioevo con il periodo che va dal<br />
476 (caduta dell'Impero Romano d'Occidente) al 1453 (conquista di<br />
Costantinopoli da parte dei Turchi). A tale datazione, del tutto convenzionale, si<br />
collega spesso una visione tradizionale e stereotipata secondo cui, dopo il<br />
‘miracolo’ greco ed ellenistico — l'ellenismo, per la scienza, fu non meno<br />
importante del periodo ellenico, ed anzi, per la matematica, fu più importante —<br />
seguirono dieci secoli di ‘buio’ culturale e scientifico e di barbarie, e quindi, con la<br />
riscoperta dei tesori della cultura greca (dovuta anche alla diffusione dei<br />
manoscritti greci salvati via dall'Oriente e messi in circuito in tutta Europa), si<br />
ebbe l'inizio di un periodo di rinascita (di cui sono espressione l'Umanesimo e il<br />
Rinascimento) che culminò nel pensiero scientifico del Seicento (Galileo,<br />
Descartes, Newton).<br />
L'immagine di una condizione di ‘buio’ e di barbarie ha un fondamento<br />
soltanto per il periodo che va dal VI secolo al IX secolo.<br />
La cultura scientifica dell'Impero Romano d'Occidente fu sempre<br />
modestissima (vedi ad es. W. H. Stahl, La scienza dei Romani, Roma-Bari,<br />
Laterza, 1991): è interessante constatare l'indifferenza quasi totale dei Romani nei<br />
confronti della scienza e della filosofia, per cui della cultura greca essi assimilarono<br />
esclusivamente l'apporto letterario, poetico, artistico. Né Platone, né Aristotele, né<br />
Euclide, né Archimede furono tradotti in latino, almeno in epoca classica e, la<br />
traduzione dell'Organon di Aristotele fu fatta dal cristiano Boezio nel VI° secolo.<br />
Il crollo dell'Impero d'Occidente (476) segnò quindi una decadenza totale, in tutti<br />
i campi, dato il modestissimo livello culturale degli invasori — Germani e Goti in<br />
particolare. Fu peraltro l'Impero stesso a distruggere la cultura scientifica, che pur<br />
non assimilata veramente, si era conservata trasmigrando in Alessandria d'Egitto,<br />
dove la biblioteca contava già alla fine del III° secolo a.C. circa 750.000 volumi.<br />
Già nel 47 a.C. la distruzione della flotta egiziana nel porto di Alessandria, ad<br />
opera di Giulio Cesare, comportò un incendio parziale della biblioteca con<br />
rilevanti danni. Nel periodo che va dal 379 al 395 d.C. regnò l'Imperatore<br />
cristiano Teodosio — che spartì l'impero fra i suoi due figli, Onorio (Italia e<br />
Occidente) e Arcadio (Grecia, Egitto e Medio Oriente). Egli proscrisse la religione<br />
pagana e ordinò la distruzione di tutti i templi greci. Ciò comportò, ad esempio, la<br />
distruzione del tempio di Serapide che si ritiene contenesse circa 300.000<br />
manoscritti di opere greche: parte di questi vennero cancellati per essere<br />
riutilizzati. Nel 529 l'Imperatore d'Oriente Giustiniano chiuse tutte le scuole<br />
filosofiche greche. Il colpo finale alla biblioteca di Alessandria fu dato dalla<br />
1 CORSO MONOGRAFICO DI STORIA DEL<strong>LA</strong> MATEMATICA (A.A. 2005-6; Prof. GIORGIO<br />
ISRAEL). APPUNTI DI STORIA DEL<strong>LA</strong> MECCANICA. Questi appunti costituiscono materiale<br />
didattico riservato strettamente agli studenti del corso per la preparazione dell'esame; essi non<br />
possono essere né citati né diffusi al di fuori di tale ambito.<br />
1
conquista dell'Egitto nel 640 (otto anni dopo la morte di Maometto) da parte<br />
delle tribù arabe unificate. Il califfo Omar diede ordine di bruciare tutta la<br />
biblioteca di Alessandria, e i bagni della città vennero riscaldati per sei mesi<br />
bruciando rotoli di pergamena.<br />
Questo sviluppo segna la sorte dell'Europa nei secoli successivi. Mentre<br />
l'Impero d'Occidente si è ormai disgregato ed è caduto sotto il dominio barbarico,<br />
precipitando in una oscurità intellettuale quasi assoluta, l'Impero d'Oriente, sia pur<br />
ridotto dall'invasione musulmana, resiste con capitale Costantinopoli e raccoglie<br />
molti studiosi in fuga che qui trasportano un patrimonio di conoscenze che, otto<br />
secoli dopo, rientrerà nel circuito di tutta Europa. Ma questo darebbe credito<br />
all'immagine storica stereotipata di cui abbiamo dato conto all'inizio e che è anzi<br />
caricaturale perché non tiene conto del fatto che, dopo la prima fase di puro<br />
rifiuto e distruzione della cultura greca, gli invasori musulmani se ne lasciarono<br />
sedurre e divennero i protagonisti di un ‘rinascimento’ culturale e scientifico che<br />
costituisce la vera premessa del Rinascimento poi conosciuto dall'Europa<br />
occidentale a partire dal Quattrocento.<br />
Quindi, dopo un periodo di assestamento, inizia una fase di straordinario<br />
sviluppo della cultura e della scienza da parte dei conquistatori arabi, che ha il suo<br />
fulgore nei secoli IX, X, XI e XII, dopo i quali segue la decadenza araba e il<br />
‘testimone’ ripassa all'Occidente. Ma prima di questa fase ‘rinascimentale’ ne<br />
esiste quindi un'altra, per cui la comprensione del costituirsi della scienza moderna<br />
implica il tener conto di due rinascimenti — quello arabo e quello europeooccidentale.<br />
E prima di questa fase il mondo europeo occidentale appare davvero,<br />
al confronto col mondo islamico, immerso in una fase di profonda e buia<br />
decadenza, nella quale sembra che tutto ciò che ha prodotto la cultura e la scienza<br />
greca sia stato dimenticato in mod pressocché totale.<br />
Troviamo contributi isolati come quelli di Boezio (480-524?), autore di<br />
trattati di aritmetica, geometria e astronomia e di Cassiodoro (475-570), modesto<br />
traduttore di opere greche e ricordato soprattutto come ideatore della<br />
classificazione — poi divenuta tradizionale — delle ‘arti liberali’ in artes<br />
(grammatica, retorica e dialettica) o Trivium, e disciplinae (aritmetica, geometria,<br />
musica e astronomia) o Quadrivium, che compongono assieme le sette arti liberali<br />
del Trivium e del Quadrivium. Alcuni risultati della scienza antica furono<br />
conservati negli scritti del vescovo spagnolo Isidoro di Siviglia (560-636), autore<br />
di una ventina di volumi di matematica e di medicina e del Venerabile Beda (674-<br />
735). È fin troppo facile cogliere il carattere elementare e rozzo di questi<br />
contributi e la loro incredibile arretratezza rispetto al livello della scienza greca —<br />
testimonianza di una decadenza drammaticamente tangibile. Si può piuttosto<br />
accordare loro il merito di avere contribuito modestamente a conservare — nel<br />
contesto delle attività di numerosi monasteri — l'interesse per il sapere e la<br />
conoscenza e per la ricostituzione delle eredità culturali perdute dell'antichità.<br />
Ben più significativa è la figura di Gerberto d'Aurillac (papa Silvestro II,<br />
940-933). Anche nel suo caso, i suoi studi matematici appaiono “insignificanti a<br />
meno che non vengano considerati sullo sfondo oscuro degli studi matematici del<br />
X secolo” {Dijksterhuis] in Occidente. Ma egli già vive in un periodo di grande<br />
fioritura della civiltà araba e in Spagna acquisì, frequentandovi le scuole arabe, la<br />
2
conoscenza del nuovo sistema di numerazione indo-arabo che contribuì a far<br />
conoscere in Occidente. Per questo, ovvero per questo ruolo di trasmissione, egli<br />
è più importante degli altri e la sua opera è più feconda, anche se il contatto con<br />
queste nuove forme di conoscenza scientifica gli costò l'accusa di praticare la<br />
magia nera.<br />
L'interesse di Gerberto per la cultura antica, con una forte propensione per<br />
la matematica e la scienza, ebbe come maggiore risultato la creazione di una<br />
scuola annessa alla cattedrale di Chartres che fu portata ad un grande sviluppo dal<br />
suo allievo Fulberto e poi raggiunse il suo culmine nel XII secolo con Bernardo di<br />
Chartres e Teodorico di Chartres. La scuola di Chartres era ispirata soprattutto al<br />
platonismo — ancora l'opera di Aristotele era sconosciuta all'Europa occidentale<br />
— ed ebbe qualche importanza nella storia del pensiero meccanico per la<br />
formulazione di una cosmogonia meccanicista collegata con speculazioni<br />
numerologiche di tipo neopitagorico. L'importanza storica della scuola di<br />
Chartres è determinata dalla sua grande possibilità di accesso alle nuove fonti di<br />
conoscenza che si aprivano attraverso i contatti sempre più stretti con la cultura<br />
araba. I contatti con la cultura bizantina erano praticamente bloccati — non vi<br />
erano canali di comunicazione — ma la scienza araba penetrava attraverso la<br />
Sicilia e i monasteri dell'Italia meridionale e attraverso la Spagna.<br />
Ecco perché siamo ricondotti, per il periodo che va dal VII secolo all'XII<br />
secolo al ruolo centrale dell'Islam.<br />
Questo ruolo è stato ben descritto, almeno in termini generali, da Koyré:<br />
«È con ardore sorprendente che, dopo aver completato la conquista politica,<br />
il mondo arabo-islamico si lancia alla conquista della civiltà, della scienza e della<br />
filosofia greche. Tutte le opere scientifiche, tutte le opere filosofiche saranno sia<br />
tradotte, sia — è il caso di Platone — esposte e parafrasate.<br />
Il mondo arabo si sente, e si dice, erede e continuatore del mondo<br />
ellenistico. E in ciò ha ben ragione. Perchè la brillante e ricca civiltà del Medio<br />
evo arabo — che non è un Medio Evo ma piuttosto un Rinascimento — è, in<br />
tutta verità, continuatrice ed erede della civiltà ellenistica. Ed è per questo che<br />
essa ha potuto giocare, a fronte della barbarie latina, il ruolo eminente di<br />
educatrice che è stato il suo.<br />
Indubbiamente, questa fioritura della civiltà arabo-islamica è stata di corta<br />
durata. Il mondo arabo, dopo aver trasmesso all'Occidente latino l'eredità classica<br />
che aveva raccolta, la ha lui stesso persa e persino ripudiata.<br />
Ma, per spiegare questo fatto non c'è bisogno di invocare, come fanno<br />
molto spesso gli autori tedeschi — e anche francesi — una ripugnanza congenita<br />
dell'Arabo per la filosofia; una opposizione irriducibile fra lo spirito greco e lo<br />
spirito semitico; una impenetrabilità spirituale dell'Oriente per l'Occidente — si<br />
dicono molte sciocchezze sul tema Oriente-Occidente… Si può spiegare la cosa<br />
molto più semplicemente con l'influsso di una reazione violenta dell'ortodossia<br />
islamica che, non senza ragione, rimproverava alla filosofia la sua attitudine<br />
antireligiosa, e soprattutto, con l'effetto devastatore delle ondate di invasione<br />
barbare, turche, mongole (berbere in Spagna) che hanno distrutto la civiltà araba<br />
e hanno trasformato l'Islam in una religione fanatica e ferocemente ostile alla<br />
filosofia.<br />
3
È probabile che senza quest'ultima ‘influenza’ la filosofia araba avrebbe<br />
proseguito uno sviluppo analogo a quello della scolastica latina; che i pensatori<br />
arabi avrebbero saputo trovare delle risposte alle critiche di Al Gazal (Ghazzali),<br />
avrebbero saputo ‘islamizzare’ Aristotele… Non ne hanno avuto il tempo. I<br />
turchi e i berberi hanno brutalmente arrestato il movimento e fu all'Occidente<br />
latino che spettò il compito di raccogliere l'eredità araba, assieme all'eredità greca<br />
che gli Arabi avevano trasmesso.» (A. Koyré, Études d'histoire de la pensée<br />
scientifique, Paris, Gallimard, 1973).<br />
L'espansione araba fu rapida e vastissima, subendo due battute d'arresto<br />
decisive a Costantinopoli dove nel 717-8 la flotta araba fu sconfitta dai bizantini e<br />
a Poitiers, dove Carlo Martello vinse una battaglia che segnò l'arresto<br />
dell'avanzata araba verso l'Occidente e l'inizio della riconquista cristiana della<br />
Spagna, che impiegò tuttavia più di sette secoli per vedere il suo totale<br />
completamento. L'immenso impero musulmano ebbe prima come capitale<br />
Damasco e poi si scisse (nell'VIII secolo) in due imperi, l'uno con capitale Bagdad<br />
e l'altro con capitale Cordova. Nel 1236 Cordova cadde sotto l'assedio cristiano<br />
mentre era re Ferdinando III di Castiglia, anche se un enclave musulmana con<br />
capitale Granada resistette fino al 1492, mentre nel 1258 Bagdad fu conquistata<br />
dai Mongoli. La Sicilia cadde sotto il dominio musulmano nell'831 e poi fu<br />
conquistata dai Normanni nel 1060; di particolare importanza, dal punto di vista<br />
culturale, fu il dominio di Federico II di Svevia nel Duecento, mentre nel<br />
Trecento la Sicilia cadde sotto la dominazione spagnola. Il 1492 segna una data<br />
storica, in quanto in quell'anno si ebbe la riunificazione del regno di Castiglia e di<br />
Aragona, con la formazione di un regno cattolico unificato di Spagna, la definitiva<br />
espulsione degli arabi dalla Spagna, l'espulsione degli Ebrei dalla Spagna (che<br />
costituivano una comunità fiorente, la terza numericamente), e la scoperta<br />
dell'America. Si tratta quindi, simbolicamente e non soltanto, di una data di<br />
svolta.<br />
I cunei di penetrazione della cultura araba in Europa sono quindi, in primo<br />
luogo, la Spagna e poi la Sicilia e l'Italia meridionale. La presenza di più culture a<br />
contatto (in particolare, araba, ebraica, cristiana) crea un contesto di scambi<br />
fertilissimo ed è qui che viene avviata l'attività di traduzione dei testi classici,<br />
punto di partenza per la loro successiva diffusione e assimilazione in tutto<br />
l'Occidente. Tipico è anche il caso della Scuola Salernitana di Medicina (vero<br />
punto di partenza della medicina moderna), sviluppatasi a partire dall'XI secolo, in<br />
cui le lezioni venivano date in quattro lingue: arabo, ebraico, latino, greco.<br />
Prima di tornare sul tema fondamentale delle traduzioni, accenniamo<br />
rapidamente al contributo arabo alla scienza, visto in sé, e non soltanto in termini<br />
di ‘trasmissione’. Saremo succinti su questo tema, anche perché esso è ancora<br />
storiograficamente meno sviluppato di altri, il che testimonia come, ancor oggi, vi<br />
sia la tendenza a considerare l'apporto arabo più, per l'appunto, in termini di<br />
‘trasmissione’ che in quanto tale. Il che è certamente del tutto insoddisfacente.<br />
In una prima fase, l'Islam ebbe un atteggiamento puramente ricettivo nei<br />
confronti della scienza greca e anche di quella indiana, sia attraverso il recupero di<br />
quanto ne era rimasto, dopo le distruzioni della prima fase, sia attraverso un<br />
primo lavoro di traduzione in arabo. La setta cristiana siriaca dei Nestoriani aveva<br />
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avuto un ruolo importante fin dal 300 nella conservazione del patrimonio della<br />
cultura greca, ed aveva fatto numerose traduzioni dei testi antichi in siriaco. In<br />
una prima fase fu proprio il siriaco l'anello di collegamento fra greco e arabo.<br />
Importante fu il ruolo dell'istituto per traduzioni di Bagdad diretto da Hunain ibn<br />
Ishaq che promosse poi anche traduzioni dirette dal greco. A questo sforzo<br />
contribuirono oltre ai Siriaci, numerosi eruditi greci emigrati in Persia, studiosi<br />
ebrei e di molte altre nazionalità. Si può ben dire che questa attività ebbe un ruolo<br />
nel plasmare la stessa lingua araba che divenne man mano la lingua colta<br />
dell'epoca.<br />
A partire dall'VIII secolo la cultura e la scienza, in particolare, acquista un<br />
ruolo centrale nella citta musulmana, dove si istituiscono accademie, centri di<br />
cultura, osservatori astronomici. Lo scienziato arabo non è tale nel nostro senso<br />
del termine: esso è spesso, al contempo, un filosofo, un matematico, un<br />
astronomo, un fisico, un medico e anche uno storico, un geografo o un poeta.<br />
Tale è il caso di Al-Kindi (prima metà del IX secolo), il ‘filosofo’ degli Arabi, Al-<br />
Farabi, Ibn Sina (Avicenna, 980-1037), Al-Biruni (973-1050, storico, astronomo,<br />
matematico, filosofo, geografo, fisico).<br />
Forse l'apporto più originale e decisivo per gli sviluppi successivi della<br />
filosofia araba fu il recupero e la rivalutazione del pensiero di Aristotele. Non c'è<br />
dubbio che la grande fortuna che poi conobbe Aristotele nel pensiero scolastico<br />
medioevale ha la sua matrice in questo apporto. Fu Al-Kindi ad introdurre<br />
un'interpretazione neo-platonistica di Aristotele, e non diverso fu l'approccio del<br />
grande Avicenna (autore anche di un Canone di Medicina che ambiva a<br />
riconciliare il pensiero medico di Galeno con quello di Aristotele). Ma il massimo<br />
esponente dell'aristotelismo arabo fu il grande filosofo Averroé (Ibn Rushd),<br />
considerato in tutto il Medioevo come il Commentatore di Aristotele e che ebbe<br />
un'immensa influenza sulla formazione del pensiero scolastico. Va notato che<br />
anche nell'ambito della cultura ebraica — profondamente legata nel suo sviluppo<br />
a quella araba e che si basò su una rilevantissima presenza di ebrei in Spagna e in<br />
Sicilia, per cui la Spagna medioevale fu anche detta la “Spagna delle tre<br />
religioni” — si sviluppò una corrente tendente a rivalutare l'aristotelismo.<br />
Esponente massimo di tale corrente fu il medico e filosofo Maimonide (nato a<br />
Cordova). Per cui, si può ben dire che la filosofia medioevale è caratterizzata dalla<br />
presenza di tre grandi esponenti nelle tre religioni — Averroé, Maimonide e<br />
Tommaso d'Aquino — che hanno evidenti punti di contatto.<br />
Anche la struttura della scienza araba è influenzata in modo decisivo da<br />
quella greca e, in particolare, dall'opera di Euclide, Tolomeo, Galeno, Archimede,<br />
Apollonio, Erone e Diofanto, che vengono tradotti, studiati, reinterpretati e<br />
rielaborati. Anche gli apporti indiani vengono assimilati e rielaborati dagli Arabi e,<br />
in particolare, il sistema numerico di notazione posizionale decimale; che viene<br />
diffuso e sistematizzato nei trattati di Al-Khwarizmi (Abu Abdullah Ibn Musa,<br />
800?-850?), che sviluppa inoltre la teoria delle equazioni quadratiche.<br />
Il contributo degli arabi è assolutamente decisivo nel campo dell'algebra che<br />
essi concepiscono come una scienza autonoma, teorica e algoritmica assieme. Fra<br />
i massimi esponenti dell'algebra araba citiamo Al-Karagi (fine X secolo - 1020?)<br />
— autore di trattati sull'aritmetica e l'algebra —, Al-Khayyam (Omar Khayyam,<br />
1048?-1131?) — matematico, astronomo, filosofo e poeta, che sviluppò la teoria<br />
5
geometrica delle equazioni cubiche —, Al-Mahani (860?-880?, equazioni di terzo<br />
grado), Abu Kamil (850?-930?, sviluppo dell'algebra nel senso di Al-Khwarizmi),<br />
Al-Khazin (m. 965?, equazioni cubiche, analisi diofantea).<br />
Ma vanno citate anche altre figure di primaria importanza. L'astronomo Al-<br />
Farghani (Alfragano) scrisse un trattato Elementi di astronomia che sviluppava la<br />
dottrina tolemaica ed esercitò un grande influsso sull'astronomia europea fino al<br />
Quattrocento. L'astronomo Al-Battani fece un gran numero di accurate<br />
osservazioni che permisero di calcolare l'inclinazione dell'eclittica e la costante di<br />
precessione, e di scoprire il movimento della linea degli absidi dell'orbita solare. Il<br />
più celebre fisico arabo fu Ibn-Al-Haytham (Alhazen, 965-1039) che scrisse un<br />
trattato sul crepuscolo ed uno sull'altezza dell'atmosfera, ma soprattutto un<br />
grande volume di ottica, che costituiva un grandissimo passo in avanti rispetto<br />
alle conoscenze dei greci. Studiò la teoria degli specchi sferici e parabolici (che<br />
conduceva all'analisi di un'equazione biquadratica) e la struttura dell'occhio.<br />
All'astronomo Al-Bitrugi (Alpetragio) si deve una teoria del moto dei pianeti<br />
diversa da quella di Eudosso e di Tolomeo, mentre l'astronomo Ibn Bajja sviluppò<br />
una critica del sistema tolemaico secondo il punto di vista aristotelico.<br />
È ben vero che la scienza araba era fortemente influenzata da quella greca e<br />
spesso plasmata su di essa. Ma la critica storica ha insistitito troppo<br />
esclusivamente su questa funzione ‘conservativa’ (o di ‘trasmissione’) pur<br />
ammettendo che in essa la scienza araba “superò Bisanzio e costituì il ponte<br />
principale attraverso cui la scienza greca poté raggiungere l'Europa occidentale”<br />
(Dijksterhuis). Ma se pur si ammette anche che in certi campi come la matematica<br />
e l'ottica la scienza araba “apportò qualcosa di completamente nuovo,<br />
eguagliando e persino superando i Greci nelle loro conquiste specificamente<br />
geometriche” (Dijksterhuis), si tende troppo spesso a sottovalutare l'originalità<br />
dell'apporto arabo, soprattutto per quanto attiene l'astronomia e l'uso sempre più<br />
diffuso del metodo sperimentale — un fatto davvero nuovo rispetto all'approccio<br />
dei Greci — che condusse alla fabbricazione di strumenti come gli astrolabi e i<br />
quadranti. L'interesse per l'osservazione — e quindi per il confronto diretto fra<br />
speculazioni teoriche e realtà naturale — si manifesta anche nella botanica, nella<br />
zoologia, nella geografia ma soprattutto nella medicina, un campo nel quale<br />
l'apporto arabo, assieme a quello ebraico, rappresenta un progresso assolutamente<br />
originale e di grande portata. La medicina fornisce un esempio dell'atteggiamento<br />
più aperto nei confronti delle pratiche ‘manipolative’ della natura — fondamento<br />
della formazione della mentalità sperimentale. Difatti, nell'ambiente arabo ed<br />
ebraico la medicina conosce grandi sviluppi perché la religione non fa divieto —<br />
come è invece il caso del cristianesimo medioevale — di eseguire la dissezione dei<br />
cadaveri.<br />
Neppure va trascurato tuttavia un campo che ha un enorme sviluppo nel<br />
Medioevo, e soprattutto fra gli Arabi e gli Ebrei: e cioè l'alchimia e l'astrologia.<br />
La visione positivistica moderna contrapponendo queste discipline a quelle<br />
moderne della chimica e dell'astronomia, e vedendo questa contrapposizione<br />
come un'opposizione fra superstizione e razionalità ha troppo sottovalutato il<br />
ruolo che esse ebbero nella formazione della scienza sperimentale moderna. Per<br />
quanto riguarda l'alchimia, osserva acutamente Dijksterhuis:<br />
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«L'antica storia dei figli che, dopo la scomparsa del padre che sul letto di<br />
morte aveva accennato a un tesoro nascosto, si misero a vangare la loro vigna e<br />
che, se non trovarono quanto si aspettavano ne guadagnarono indirettamente,<br />
poiché col loro lavoro avevano accresciuta la fertilità del terreno, trova una<br />
perfetta analogia nella storia della chimica. L'illusione degli alchimisti di poter<br />
imparare a produrre l'oro spinse ricercatori a sottoporre per molti secoli la<br />
materia trovata in natura a ogni sorta di trattamenti fisici e chimici, e l'esperienza<br />
così acquisita alla fine ebbe come risultato qualcosa di più prezioso dell'oro: la<br />
chimica moderna.»<br />
Per quanto riguarda l'aspetto della ‘trasmissione’ il processo più importante<br />
che si manifesta nel mondo scientifico e filosofico arabo è quello della sistematica<br />
traduzione e diffusione delle opere dell'antichità classica. Come abbiamo detto, la<br />
Sicilia, l'Italia meridionale ma soprattutto la Spagna furono i luoghi in cui si<br />
sviluppò la raccolta e la traduzione di manoscritti in latino (la lingua colta<br />
dell'Occidente cristiano), che poi si diffusero in Occidente attraverso viaggi e la<br />
funzione di conservazione e diffusione praticata dalle biblioteche dei monasteri<br />
benedettini. Nacque così la figura del ‘traduttore’ e quindi si formarono veri e<br />
propri centri di traduzione. Uno dei primi traduttori fu Adelardo di Bath (1075-<br />
1160) originario dell'Inghilterra che viaggiò in Sicilia, a Gerusalemme, Damasco e<br />
Bagdad e tradusse in latino alcune opere di Al-Khwarizmi, gli Elementi di<br />
Euclide, e l'Almagesto di Tolomeo. Di primaria importanza fu però la Spagna e<br />
soprattutto la città di Toledo che, pur conquistata dai cristiani nel 1085, vedeva la<br />
presenza di una consistente comunità araba ed ebraica. Sotto l'impulso<br />
dell'arcivescovo Raimondo si costituì qui una scuola di traduttori che ebbe<br />
un'importanza assolutamente straordinaria nella formazione della cultura<br />
scientifica dell'Occidente. Le traduzioni non si facevano mediante dizionari, bensì<br />
attraverso la collaborazione di diversi personaggi: l'uno che conosceva l'arabo e il<br />
castigliano (per lo più si trattava di un ebreo) e l'altro che conosceva il castigliano<br />
e il latino (quasi sempre un cristiano). Gli ebrei avevano spesso la duplice funzione<br />
di traduttore e di autore in lingua araba o ebraica. Fra i traduttori ricordiamo<br />
Domenico Gundisalvi che collaborava con l'ebreo cristianizzato Giovanni di<br />
Siviglia (Johannes Hispalensis), oppure Platone Tiburtino che collaborava con<br />
l'ebreo Savasorda (Abraham bar Hiyya di Barcellona) che fu anche autore di<br />
un'opera in ebraico volta a diffondere la scienza araba nella comunità ebraica e<br />
del Liber Embadorum (tradotto in latino da Platone Tiburtino) che è il primo<br />
libro in latino che tratta delle equazioni di secondo grado e sul quale si formò<br />
Leonardo Pisano. Ricordiamo inoltre Roberto di Chester (traduttore di Al-<br />
Khwarizmi), Ermanno di Carinzia, Rodolfo di Bruges. Ma di certo il traduttore<br />
più produttivo, che ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della scienza<br />
medioevale è Gherardo di Cremona (Cremona, 1114 - Toledo, 1187), che<br />
tradusse 92 opere in latino, assieme ai suoi collaboratori toledani, fra cui gli<br />
Elementi di Euclide, e opere di Archimede, Apollonio, Tolomeo, Ippocrate,<br />
Galeno, Aristotele, Al-Kindi, Al-Farabi, Avicenna, etc.<br />
Testimonianza preziosa delle forme di trasmissione della scienza antica e<br />
araba, ben prima dell'apporto bizantino, è la vicenda di Leonardo Pisano<br />
(Fibonacci, 1170?-1250?). Nato a Pisa, Leonardo parte col padre mercante per<br />
7
l'Algeria dove apprende l'arabo e l'aritmetica e poi si sposta in Egitto, Siria,<br />
Grecia e Sicilia. Al suo ritorno, egli ha raccolto una gran quantità di nozioni della<br />
scienza araba (e greca nelle forme trasmesse dagli arabi) e compone, nel 1202 il<br />
celebre Liber Abaci, vera enciclopedia che assieme alla Practica geometriae del<br />
1220 sarà il punto di partenza degli studi algebrici nell'Italia rinascimentale. Il<br />
Liber Abaci parte dal sistema di numerazione arabo-indiano e introduce per la<br />
prima volta lo zero, poi tratta di applicazioni finanziarie e commerciali, della<br />
risoluzione delle equazioni di secondo grado, di equazioni indeterminate, dei<br />
calcoli dei radicali, etc. Il suo livello è talmente elevato per le conoscenze diffuse<br />
in Occidente da restare per parecchio tempo incomprenso e inutilizzato nelle<br />
scuole.<br />
Concludiamo offrendo un quadro delle principali traduzioni compiute nella<br />
fase di ‘trasmissione’ del rinascimento arabo, il quale fornisce un'idea della<br />
estrema importanza di questa fase nella formazione della cultura scientifica<br />
occidentale (le tabelle sono tratte da A. Crombie, Da S. Agostino a Galileo,<br />
Milano, Feltrinelli, 1970; e sono comunque da ritenersi soltanto una prima<br />
informazione sommaria rispetto ai risultati conseguiti dalle ricerche più recenti (v.<br />
ad es. J. S. Gil, La Escuela de Traductores de Toledo y sus colaboradores judios,<br />
Toledo, 1985).<br />
Fonti principali della scienza antica nell'Occidente cristiano (500-1300) —<br />
Fonti latine e greche<br />
Autore Titolo Traduttore in<br />
latino<br />
8<br />
Luogo e data di<br />
traduzione<br />
Platone Timeo (primi 53 cap.) Calcidio dal greco IV sec.<br />
Aristotele Opere di logica Boezio dal greco Italia, VI sec.<br />
Dioscoride Materia medica dal greco VI sec.<br />
Anonimo Physiologus,<br />
Compositiones<br />
Lucrezio De rerum natura<br />
Vitruvio De Architectura<br />
Seneca Naturales questiones<br />
Plinio Naturalis historia<br />
Macrobio In somnium Scipionis<br />
Marziano Capella Satyricon etc.<br />
Boezio Opere matematiche, etc.<br />
Cassiodoro Arti liberali<br />
Isidoro di Siviglia Etymologiarum sive<br />
Originorum, De Natura<br />
rerum<br />
Beda De natura rerum, De<br />
temporum ratione<br />
Fonti principali della scienza antica nell'Occidente cristiano — Fonti<br />
arabe dopo il 1000
Autore Titolo Traduttore in<br />
latino<br />
9<br />
Luogo e data di<br />
traduzione<br />
Giabir Ibn Hayyan (IX-X<br />
sec.)<br />
Opere di chimica dall'arabo XII, XIII sec.<br />
Al-Khwarizmi Liber Ysagogarum Adelardo di Bath dall'arabo inizio XII sec.<br />
Al-Khwarizmi<br />
Alchorismi<br />
Tavole astronomiche Adelardo di Bath dall'arabo 1126<br />
Al-Khwarizmi Algebra Roberto<br />
dall'arabo<br />
di Chester Segovia, 1145<br />
Al-Kindi De aspectibus,<br />
Gherardo di Cremona Toledo, 1145<br />
De umbris et de dall'arabo<br />
Thabit Ibn Qurrah<br />
diversitate aspectuum<br />
Liber Charastonis Gherardo di Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Ar-Rhazi De aluminibus et salibus Gherardo di Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Ar-Rhazi Liber continens Mosé Farachi dall'arabo Sicilia, 1279<br />
Ar-Rhazi Liber Almansoris Gherardo di Cremona,<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Al-Farabi Distinctio super Librum Gherardo di Cremona, Toledo, XII sec.<br />
Aristotelis de naturali<br />
uditu<br />
dall'arabo<br />
Ali Inb Al-Abbas Liber regalis Costantino l'Africano e<br />
Giovanni il Saraceno<br />
dall'arabo<br />
Italia meridionale, XI sec.<br />
Ali Inb Al-Abbas Liber regalis Stefano di Antiochia<br />
dall'arabo<br />
1127<br />
Pseudo-Aristotele De proprietatibus Gherardo di Cremona Toledo, XII sec.<br />
elementorum<br />
dall'arabo<br />
Alhazen Opticae Thesaurus dall'arabo XII sec.<br />
Avicenna Kitab al-Shifa (fisica e Domenico Gundisalvi e Toledo, XII sec.<br />
filosofia)<br />
Giovanni di Siviglia<br />
dall'arabo<br />
Avicenna Commento ad Aristotele Domenico Gundisalvi e<br />
Giovanni di Siviglia<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Avicenna De mineralibus Alfredo<br />
dall'arabo<br />
di Sareshel Spagna, XIII sec.<br />
Avicenna Canone Gherardo di Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Alpetragio Liber astronomiae Michele Scoto dall'arabo Toledo, 1217<br />
Averroé Commentari alle opere di<br />
Aristotele<br />
Michele Scoto dall'arabo inizi XIII sec.<br />
Leonardo Pisano Liber Abaci 1202<br />
Fonti principali della scienza antica nell'Occidente cristiano — Fonti<br />
greche dal 1100<br />
Autore Titolo Traduttore in<br />
latino<br />
Ippocrate e scuola Aforismi Burgundio da Pisa dal<br />
greco<br />
Luogo e data di<br />
traduzione<br />
XII sec.
Ippocrate e scuola Trattati vari Gherardo da Cremona ed<br />
altri dall'arabo, Guglielmo<br />
di Moerbeke dal greco<br />
Toledo, XII sec.<br />
Aristotele Analitici posteriori dal greco XII sec.<br />
Aristotele Analitici posteriori dall'arabo Toledo, XII sec.<br />
Aristotele Meteorologica Enrico Aristippo dal greco Sicilia, 1156<br />
Aristotele Fisica, De generatione et dal greco XII sec.<br />
corruptione, Parva<br />
Aristotele<br />
naturalia, Metafisica, De<br />
anima<br />
Metereologica, Fisica, Da Gherardo da Cremona Toledo, XII sec.<br />
caelo et mundo, De dall'arabo<br />
generatione<br />
corruptione,<br />
et<br />
Aristotele De animalibus Michele Scoto dall'arabo Spagna, 1217-1220<br />
Aristotele Opere quasi complete Guglielmo di Moerbeke<br />
dal greco<br />
1260-1271<br />
Euclide Elementi Adelardo di Bath dall'arabo inizi XII sec.<br />
Euclide Elementi Ermanno di Carinzia<br />
dall'arabo<br />
XII sec.<br />
Euclide Elementi Gherardo di Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Euclide Elementi revisioni della versione di<br />
Adelardo di Bath da parte<br />
di Giovanni Campano di<br />
Novara<br />
1254<br />
Apollonio Pergeo Optica e Catoptrica dal greco probabilm. Sicilia<br />
Apollonio Pergeo Optica, Data, Coniche dall'arabo la prima, dal<br />
greco la seconda; forse<br />
Gherardo da Cremona<br />
XII sec.<br />
Archimede De mensura circuli Gherardo da Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Archimede Opere complete (tranne Guglielmo di Moerbeke 1269<br />
Arenario,<br />
Metodo)<br />
Lemmata,<br />
Diocle De speculis Gherardo da Cremona Toledo, XII sec.<br />
comburentibus<br />
dall'arabo<br />
Erone di Alessandria Pneumatica dal greco Sicilia, XII sec.<br />
Erone di Alessandria Catottrica Guglielmo di Moerbeke<br />
dal greco<br />
dopo il 1260<br />
Pseudo-Aristotele Mechanica problemata dal greco inizi del XIII sec.<br />
Pseudo-Aristotele Mechanica problemata Bartolomeo da Messina<br />
dal greco<br />
Sicilia, c. 1260<br />
Pseudo-Aristotele De plantis o De Alfredo di Sareshel Spagna, probabilm. prima<br />
vegetalibus<br />
dall'arabo<br />
del 1200<br />
Pseudo-Euclide Liber Euclidis de dall'arabo XII sec.<br />
Galeno<br />
ponderoso et levi<br />
Trattati vari Burgundio da Pisa dal<br />
greco<br />
c. 1185<br />
Galeno Trattati vari Gherardo da Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
Galeno Trattati vari Guglielmo di Moerbeke<br />
dal greco<br />
1277<br />
Galeno Trattati di anatomia dal greco XIV sec.<br />
Tolomeo Almagesto dal greco Sicilia, c. 1160<br />
Tolomeo Almagesto Gherardo da Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo, XII sec.<br />
10
Tolomeo Ottica Eugenio da Palermo<br />
dall'arabo<br />
c. 1154<br />
Alessandro di Afrodisia Commentario al Guglielmo di Moerbeke XIII sec.<br />
Metereologica<br />
dal greco<br />
Alessandro di Afrodisia De motu et tempore Gherardo da Cremona<br />
dall'arabo<br />
Toledo XII sec.<br />
Simplicio Commentario al De caelo Roberto Grossatesta dal XIII sec.<br />
et de mundo<br />
greco<br />
Simplicio Commentario alla Fisica dal greco XIII sec.<br />
Simplicio Commentario al De caelo Guglielmo di Moerbeke 1271<br />
et de mundo<br />
dal greco<br />
Proclo Physica elementa dal greco Sicilia, XII sec.<br />
APPENDICE<br />
Il Liber Charastonis è la versione latina di un trattato arabo dovuto al<br />
matematico e astronomo Thabit Ibn Qurrah (836-901), nel quale troviamo una<br />
trattazione della teoria della ‘bilancia romana’.<br />
b u d g a<br />
Si considera una sbarra cilindrica omogenea ab, i cui bracci ag e bg sono<br />
diseguali e mantenuti in posizione orizzontale mediante un peso e appeso alla<br />
estremità del braccio più corto ag. Se bd è la lunghezza per cui il braccio più<br />
lungo supera quello più corto, eu è il centro di bd, il peso e sta a bd come gu sta<br />
a ga. Se p è il peso totale della sbarra, si ha<br />
e = p db<br />
2ga .<br />
11<br />
e