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In Mauritania sopravvive la tradizione dell'ingr ... - Roberto Paolo

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attualità<br />

testo e foto di <strong>Roberto</strong> <strong>Paolo</strong><br />

<strong>In</strong> <strong>Mauritania</strong> <strong>sopravvive</strong> <strong>la</strong> <strong>tradizione</strong> dell’ingr<br />

Grasse per<br />

Bouchara ha subito <strong>la</strong> tortura<br />

del gavage dall’età di nove<br />

anni. «Mi costringevano a bere<br />

dieci litri di <strong>la</strong>tte al giorno.<br />

Avevo <strong>la</strong> nausea, ma se mi<br />

rifiutavo venivo picchiata»<br />

4 africa · numero 4 · 2012


assamento forzato delle bambine<br />

forza<br />

Bouchara ha 18 anni e<br />

due figli. Ma a guardar<strong>la</strong><br />

mostra almeno<br />

il doppio del<strong>la</strong> sua vera età.<br />

Si è sposata a dodici anni e<br />

ha avuto <strong>la</strong> prima bambina<br />

a tredici. «Non sapevo<br />

nemmeno cosa significasse<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> matrimonio».<br />

Per lei hanno deciso i genitori,<br />

come accade a quasi<br />

tutte le donne in <strong>Mauritania</strong>.<br />

Vengono “cedute”<br />

al marito sul<strong>la</strong> base di un<br />

contratto scritto e dietro il<br />

pagamento di un cospicuo<br />

corrispettivo in denaro<br />

contante. Bouchara pesa-<br />

Migliaia di giovani sono costrette dai famigliari a<br />

ingozzarsi giorno e notte di <strong>la</strong>tte, cuscus e farmaci<br />

veterinari. Devono gonfiarsi fino quasi a scoppiare.<br />

«Solo così possono ambire a trovare un marito»<br />

va oltre centodieci chili, e<br />

per questo <strong>la</strong> somma che<br />

il marito ha dovuto pagare<br />

ai suoi genitori è stata piuttosto<br />

alta.<br />

Vere torture<br />

Al contrario di quanto<br />

accade in Occidente,<br />

dove è più che mai fiorente<br />

l’industria delle diete e<br />

le adolescenti rischiano<br />

l’anoressia per inseguire<br />

miti da copertina, in<br />

<strong>Mauritania</strong> “grasso è bello”.<br />

Ma non è sempre bel<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> strada per perseguire<br />

questo ideale di avvenenza<br />

femminile fondato sulle<br />

rotondità e <strong>la</strong> pinguedine.<br />

<strong>In</strong> francese si chiama<br />

gavage; in italiano si<br />

potrebbe tradurlo con<br />

“ingrassamento forzato”.<br />

Come quello che in<br />

Francia si fa con le oche<br />

per produrre il fois gras.<br />

Bouchara ha cominciato a<br />

nove anni. La zia era una<br />

professionista del gavage,<br />

a lei si rivolgevano tutte le<br />

famiglie del vil<strong>la</strong>ggio. E<br />

l’ha fatto anche a lei. Per<br />

tre anni. <strong>In</strong>gozzata di <strong>la</strong>tte<br />

di cammel<strong>la</strong> e cuscus.<br />

«Mi costringevano a bere<br />

dieci litri di <strong>la</strong>tte al giorno.<br />

Spesso avevo nausea<br />

L’ultima follia congolese: il dado in supposta<br />

Una pericolosa moda sta di<strong>la</strong>gando tra le donne del<strong>la</strong> Repubblica democratica del Congo.<br />

Per rispecchiare l’ideale di bellezza locale, che le vuole con natiche grandi e rotonde, migliaia<br />

di giovani congolesi usano il popo<strong>la</strong>re dado Maggi (condimento usato in cucina per esaltare i<br />

sapori delle pietanze) a mo’ di supposta. Così facendo le ragazze credono che il concentrato,<br />

a base di carne o verdure, faccia crescere <strong>la</strong> zona interessata a dismisura, soddisfacendo<br />

le richieste degli uomini. Molte di loro, però, si trovano ben presto costrette a recarsi in<br />

ospedale con infiammazioni e bruciori dovute alle spezie contenute nel dado.<br />

Il musicista congolese Shiko Mawatu ironizza su questa incredibile moda nel<strong>la</strong> canzone<br />

Ntaba Ya Bandundu: «Hanno già consumato otto dei dieci dadi che c’erano in cucina, <strong>la</strong>sciate<br />

gli altri due per insaporire i fagioli».<br />

africa · numero 4 · 2012 5


attualità<br />

Lei<strong>la</strong>, 23 anni, vittima del<br />

gavage dall’età di sette.<br />

Ha trovato il coraggio di<br />

confessare le violenze<br />

subite da bambina<br />

Ke<strong>la</strong>ié, 29 anni,<br />

è un’altra vittima<br />

dell’ingrassamento<br />

forzato. «Mi vergogno<br />

a incontrare le mie<br />

amiche d’infanzia<br />

che non sono state<br />

sottoposte al gavage»,<br />

confessa. «Loro sono<br />

giovani e belle.<br />

Io sembro <strong>la</strong> loro<br />

madre»<br />

6 africa · numero 4 · 2012<br />

e vomito, ma dovevo bere<br />

ancora». Se si rifiutava veniva<br />

picchiata. Al<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong><br />

maggiore, più ribelle, andava<br />

peggio. «Le stringevano<br />

il collo del piede tra due tavolette<br />

di legno che poi venivano<br />

pressate. Non <strong>la</strong>scia<br />

segni ma fa molto male. A<br />

quel punto bevi e mangi<br />

qualsiasi cosa». Una tortura<br />

medievale. Ma lei sopportava.<br />

«Mi dicevano che era<br />

per me che lo facevano, che<br />

così sarei diventata molto<br />

bel<strong>la</strong> e che agli uomini sarei<br />

piaciuta». Lei ci credeva.<br />

Ma <strong>la</strong> sofferenza era tanta,<br />

alle volte stava così male<br />

che non riusciva nemmeno<br />

ad andare a scuo<strong>la</strong>. Ora <strong>la</strong><br />

sua salute è compromessa.<br />

<strong>In</strong>cubi notturni<br />

Lei<strong>la</strong>, 23 anni, ha cominciato<br />

il gavage molto prima, a sette<br />

anni, e anche lei si è sposata<br />

a dodici con un uomo<br />

che non conosceva, di molto<br />

più grande di lei. Oggi soffre<br />

di reumatismi e non riesce a<br />

stare in piedi a lungo. Da due<br />

mesi ha cominciato una dieta<br />

ferrea. «È stata mia nonna a<br />

praticarmi il gavage. Quando<br />

mi rifiutavo di mangiare<br />

mi storceva le dita delle mani<br />

fin quasi a spezzarmele o mi<br />

dava dei pizzicotti tremendi».<br />

Le bambine vengono ipernutrite<br />

soprattutto di notte,<br />

perché il metabolismo è più<br />

lento e si ingrassa di più.<br />

«Mi svegliavano di continuo<br />

per farmi bere <strong>la</strong>tte di<br />

cammel<strong>la</strong>, non dormivo<br />

quasi mai». Al<strong>la</strong> fine Lei<strong>la</strong><br />

ha abbandonato <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>,<br />

non ce <strong>la</strong> faceva. Anche nel<br />

suo caso, alle violenze fisiche<br />

si univa l’opera di persuasione:<br />

«Le donne che<br />

non fanno il gavage non<br />

sono vere donne, sono come


uomini, mi dicevano. E nel<br />

vil<strong>la</strong>ggio per una famiglia<br />

era una vergogna avere una<br />

figlia che non ingrassava<br />

abbastanza». La pinguedine<br />

delle ragazze è un segno<br />

di prosperità familiare.<br />

Dolore e vergogna<br />

Attorno a queste pratiche il<br />

consenso sociale è ancora<br />

molto diffuso. <strong>In</strong>contriamo<br />

queste vittime dell’ingrassamento<br />

forzato in segreto,<br />

in casa di amiche, in una<br />

stanza in penombra, a patto<br />

che non vengano fatte<br />

riprese televisive. Fanno da<br />

intermediarie le volontarie<br />

dell’associazione “Donne<br />

capofamiglia”, che nei<br />

quartieri al<strong>la</strong> periferia di<br />

Nouakchott svolge una<br />

campagna di informazione<br />

e sensibilizzazione per<br />

aiutare le donne vittime di<br />

gavage e, soprattutto, limitare<br />

<strong>la</strong> diffusione di questa<br />

orrenda pratica.<br />

Ognuna delle giovani sovrappeso<br />

ha <strong>la</strong> sua storia terribile.<br />

Tre litri di <strong>la</strong>tte di cammel<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> mattina, due il pomeriggio,<br />

altri quattro <strong>la</strong> notte. Per Ke<strong>la</strong>ié<br />

<strong>la</strong> vita è stata questo ogni<br />

giorno, da quando aveva otto<br />

anni fino ai tredici. Oggi, che<br />

di anni ne ha 29, è ma<strong>la</strong>ta di<br />

cuore, ha <strong>la</strong> pressione alta e<br />

non riesce a camminare a<br />

lungo o a sbrigare le normali<br />

faccende di casa: «Mi vergogno<br />

a incontrare le mie amiche<br />

d’infanzia che non sono<br />

Aminetou Mint Moctar,<br />

attivista per i diritti delle<br />

donne e coraggiosa<br />

fondatrice dell’associazione<br />

Donne capofamiglia<br />

che combatte <strong>la</strong> pratica<br />

del gavage. «Il governo<br />

dovrebbe vietar<strong>la</strong>!», accusa<br />

«Mi dicevano<br />

che ingrassando<br />

sarei diventata<br />

molto bel<strong>la</strong> e che<br />

agli uomini sarei<br />

piaciuta… Oggi<br />

mi vergogno a<br />

uscire di casa»<br />

state sottoposte al gavage.<br />

Sono giovani e belle. Io sembro<br />

<strong>la</strong> loro madre». Il fratello<br />

più grande <strong>la</strong> picchiava se rifiutava<br />

il cibo. E quando vomitava<br />

doveva ricominciare.<br />

Aveva cominciato <strong>la</strong> madre,<br />

poi lei è morta e hanno continuato<br />

l’opera le altre donne<br />

del<strong>la</strong> famiglia. La zia del<strong>la</strong><br />

madre le strito<strong>la</strong>va le dita dei<br />

piedi. «Io piangevo e bevevo.<br />

Anche quando non ne<br />

puoi più, continui a bere».<br />

La nonna <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>va: «Se<br />

ingrassi sarai molto bel<strong>la</strong> e<br />

in tanti verranno a chiederti<br />

in sposa». E lei, in fondo, un<br />

po’ ci credeva. Ora non più,<br />

e se le si chiede cosa pensa<br />

di fare con le sue figlie femmine,<br />

<strong>la</strong> risposta è decisa:<br />

«Il gavage, mai! Loro non<br />

soffriranno quello che ho<br />

sofferto io».<br />

Farmaci per animali<br />

Ma Bouchara, Lei<strong>la</strong> e Ke<strong>la</strong>ié<br />

non sono le più sfortunate.<br />

«Oggi il <strong>la</strong>tte di<br />

cammel<strong>la</strong> scarseggia, il<br />

cuscus è caro, e specie in<br />

città le bambine vengono<br />

imbottite di medicine: cortisonici<br />

per l’asma e ormoni<br />

di quelli usati per ingrassare<br />

i polli». Aminetou Mint<br />

Moctar ha creato l’associazione<br />

Donne capofamiglia<br />

anche per combattere il<br />

gavage, ancora di più quel-<br />

lo “moderno”, a base di farmaci<br />

veterinari. «Doveva<br />

chiamarsi “Associazione<br />

per i diritti delle donne”,<br />

ma il governo non mi diede<br />

il permesso: i diritti delle<br />

donne, dicono qui, sono<br />

già ben tute<strong>la</strong>ti dall’is<strong>la</strong>m e<br />

dallo Stato. Così ho aggirato<br />

l’ostacolo inventandomi<br />

questa delle “donne capofamiglia”».<br />

Aminetou è un personaggio<br />

fuori del comune in <strong>Mauritania</strong>.<br />

A tredici anni studiava<br />

con i fratelli maschi e<br />

dopo <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> faceva vo<strong>la</strong>ntinaggio<br />

c<strong>la</strong>ndestino per il<br />

partito maoista mauritano;<br />

erano gli anni del<strong>la</strong> guerra in<br />

Vietnam. Oggi ti stringe <strong>la</strong><br />

mano anche se sei uomo («<strong>In</strong><br />

<strong>Mauritania</strong> non si fa, ma io<br />

sono una donna moderna»,<br />

dice con un sorriso di sfida)<br />

e si toglie i sandali per guidare<br />

<strong>la</strong> sua auto a piedi scalzi.<br />

Quando par<strong>la</strong> del gavage<br />

si infiamma: «Questi medicinali<br />

veterinari vengono<br />

venduti senza ricetta medica<br />

sulle bancarelle al mercato,<br />

anche a temperature di<br />

40 gradi. Bisognerebbe vietarlo.<br />

Ma il governo non fa<br />

niente per arrestare questo<br />

traffico che avviene al<strong>la</strong> luce<br />

del sole. Le ragazzine hanno<br />

danni al fegato, alle ossa,<br />

al cuore, vanno incontro a<br />

diabete, reumatismi, aborti,<br />

crisi nervose. Si gonfiano<br />

in qualche caso fino a farsi<br />

scoppiare le arterie e morire.<br />

O diventano folli».<br />

Se le si chiede una stima<br />

sulle vittime del gavage in<br />

<strong>Mauritania</strong>, Aminetou risponde<br />

sicura: «Almeno il<br />

30% delle bambine, qui a<br />

Nouakchott». La capitale<br />

conta un milione di abitanti,<br />

in massima parte giovanissimi,<br />

il conto è presto fatto. •<br />

africa · numero 4 · 2012 7

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