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Suore Dorotee Di Cemmo - Istituto Suore di Santa Dorotea di Cemmo

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febbraio 2010 - PoSte itaLiaNe - SPeD. iN a.P. - D.L. 353/03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCb brescia - tassa pagata/taxe Perçue<br />

57<br />

<strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong> <strong>Di</strong> <strong>Cemmo</strong>


febbraio 2010 - PoSte itaLiaNe - SPeD. iN a.P. - D.L. 353/03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCb brescia - tassa pagata/taxe Perçue<br />

in copertina:<br />

Del Signore è la terra<br />

e quanto contiene - Salmo 23 (24)<br />

57<br />

<strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong> <strong>Di</strong> <strong>Cemmo</strong><br />

anno 20 - n. 57<br />

febbraio 2010<br />

pubblicazione trimestrale<br />

registrata presso il tribunale<br />

<strong>di</strong> brescia n. 15/1989.<br />

21 marzo 1989<br />

reDazioNe:<br />

via S. emiliano, 30<br />

25127 breSCia<br />

tel. 030/3847346<br />

E-mail:<br />

piccoloraggio@dorotee<strong>di</strong>cemmo.it<br />

c/c postale n. 20477253<br />

© <strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong> <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong><br />

www.dorotee<strong>di</strong>cemmo.it<br />

StamPa:<br />

Tipografia Camuna S.p.A.<br />

<strong>Di</strong>rettore reSPoNSabiLe:<br />

Margherita Martinazzoli<br />

mmartinazzoli@tiscali.it<br />

reDazioNe:<br />

Daniela Pasini<br />

geniela2000@yahoo.it<br />

Ester Gan<strong>di</strong>ni<br />

er.gan<strong>di</strong>ni@gmail.com<br />

Francesca Bernacchia<br />

bernacle@hotmail.com<br />

Grazia Paris<br />

mater.ecclesiae@tiscalinet.it<br />

Raffaella Acerbi<br />

raffaellaacerbi@libero.it<br />

<strong>Di</strong>SegNo:<br />

Clau<strong>di</strong>a Ba<br />

foto:<br />

Margherita Martinazzoli<br />

Nicola Zaccaria<br />

SOMMARIO<br />

E<strong>di</strong>toriale - <strong>di</strong> Margherita Martinazzoli pag. 3<br />

Il carisma nella storia - a cura <strong>di</strong> Margherita Martinazzoli<br />

italia<br />

- Giornata Missionaria d’<strong>Istituto</strong> « 04<br />

- XV Assemblea d’<strong>Istituto</strong> « 06<br />

- <strong>Dorotee</strong> “under 60” « 12<br />

- Assemblea <strong>di</strong> verifica del sessennio « 14<br />

- S. Angela Merici: patrona secondaria <strong>di</strong> Brescia « 16<br />

- Festa <strong>di</strong> S. <strong>Dorotea</strong> « 18<br />

- Casa Beata Annunciata « 22<br />

- Premiazioni « 23<br />

- Spazio CLAC « 26<br />

a m e r i c a l a t i n a<br />

- Assemblea annuale della delegazione « 28<br />

Spiritualità - a cura <strong>di</strong> Grazia Paris<br />

- Spiritualità laicale e custo<strong>di</strong>a del creato « 31<br />

L’angolo della bellezza - a cura <strong>di</strong> Margherita Martinazzoli<br />

- Verso le stelle « 35<br />

Collaborazione educativa e Animazione<br />

- a cura <strong>di</strong> Ester Gan<strong>di</strong>ni - Daniela Pasini<br />

s p a z i o v i t a<br />

- Se vuoi coltivare la pace « 39<br />

- Custo<strong>di</strong>a del creato « 40<br />

- Ma chi è il collaboratore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o? « 41<br />

- SOS alla nostra responsabilità « 42<br />

- Il lavoro dell’uomo nel NT « 44<br />

s p a z i o d o n n a<br />

- Passo dopo passo « 45<br />

- Anche i più piccoli ci stanno… « 46<br />

s p a z i o g i o v a n i<br />

- Giovani e lavoro « 49<br />

- Là dove l’estate continua « 50<br />

Mappamondo - a cura <strong>di</strong> Francesca Bernacchia<br />

- Collaboratore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o nella custo<strong>di</strong>a del creato « 51<br />

Nella gioia per sempre<br />

- Hna Magdalena Miranda « 55<br />

- Sr Mariangiola Borghetti « 55<br />

RADICCHIA - <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>a Bà


EDITORIALE<br />

<strong>di</strong> Margherita Martinazzoli<br />

La scoperta delle incisioni rupestri e la loro valorizzazione, lo hanno fatto patrimonio<br />

dell’UNESCO. Ma che fosse un luogo storico <strong>di</strong> tanto rispetto non era così evidente<br />

ai tempi della mia fanciullezza e adolescenza.<br />

Vi sono nata, vi ho vissuto (a parte il periodo degli stu<strong>di</strong> superiori che obbligavano<br />

ad “emigrare” nelle città per poterli fare), almeno un terzo della mia vita senza provare<br />

la sensazione <strong>di</strong> appartenenza e l’emozione contemplativa che mi assalgono,<br />

oggi, ogni volta che vi ritorno.<br />

È un paese della vallata dell’Oglio. Il fiume l’attraversa <strong>di</strong>videndolo in due parti: <strong>di</strong><br />

qua e <strong>di</strong> là del fiume.<br />

Che il sole nascesse da <strong>di</strong>etro il Pizzo Ba<strong>di</strong>le e il contiguo Tredenus e si coricasse<br />

<strong>di</strong>etro il monte anonimo che sovrasta il paese a ovest, era un fatto talmente naturale<br />

che non ci si faceva quasi caso.<br />

Il gruppo montano che lo delimita a sud-ovest era, invece, un richiamo più evidente,<br />

soprattutto in inverno quand’era innevato: a me bambina sembrava come<br />

formato da fette <strong>di</strong> pandoro cosparse <strong>di</strong> zucchero a velo. Sensazione che, qualche<br />

volta, provo ancora adesso. È la Concarena o il monte Concarena, come lo definiva<br />

correttamente un sacerdote, storico locale, che ho avuto modo <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong><br />

apprezzare nell’anno del mio soggiorno all’Eremo <strong>di</strong> Bienno.<br />

A nord del paese si intravede la catena dell’Adamello, soprattutto quando è coperta<br />

<strong>di</strong> neve e si staglia sul cielo azzurro nelle giornate <strong>di</strong> sole.<br />

Capo <strong>di</strong> Ponte (questo il suo nome) non è un paese <strong>di</strong> vera montagna - non raggiunge<br />

i 400 m. sul livello del mare -, ma lo scenario naturale in cui è inserito si unisce<br />

a un patrimonio artistico e storico che ha <strong>di</strong> che renderlo famoso.<br />

La Pieve S. Siro dell’XI secolo domina la parte <strong>di</strong> là dal fiume. Il Monastero cluniacense<br />

<strong>di</strong> San Salvatore, riportato recentemente al suo primitivo splendore, e i<br />

“pitoti” (incisi dai Camuni sulle rocce levigate nei secoli dal ghiacciaio) che lo hanno<br />

fatto conoscere e continuano a farlo conoscere nel mondo, si collocano invece al <strong>di</strong><br />

qua del fiume.<br />

Ricordo l’esclamazione <strong>di</strong> sorpresa e <strong>di</strong> orgoglio uscita dalla bocca degli studenti<br />

camuni che accompagnavo in un viaggio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o a Parigi quando in una sala del<br />

Palais de Chaillot si trovarono <strong>di</strong> fronte ad una mostra dei famosi “pitoti”: “Prof,<br />

siamo proprio famosi!”<br />

Ho visitato alcuni anni fa il Parco <strong>di</strong> Naquane che ha inglobato quelle rocce incise:<br />

le passerelle e i vari steccati in legno che le delimitano nell’intento <strong>di</strong> proteggere<br />

le incisioni (e <strong>di</strong> fatto le proteggono, per carità!) mi sono sembrati anacronistici,<br />

limitativi... Su quelle rocce noi capontini abbiamo scorazzato per decenni, affatto<br />

preoccupati <strong>di</strong> rovinare le impronte dei secoli e dei millenni. Non mi risulta che le<br />

abbiamo volutamente ed espressamente rovinate, ma certamente l’afflusso <strong>di</strong> persone<br />

è ora molto aumentato e ben vengano le “strutture” che le salvaguardano.<br />

Del tutto <strong>di</strong>verso, invece, il <strong>di</strong>scorso riguardante altre località della valle dell’Oglio.<br />

Il passo Para<strong>di</strong>so e il ghiacciaio Presena erano meta estiva annuale per tanti <strong>di</strong> noi.<br />

Si raggiungono dal passo Tonale in cinque minuti per mezzo <strong>di</strong> una funivia. Passare<br />

una giornata lassù voleva <strong>di</strong>re immergere i polmoni nell’aria fresca e ubriacare<br />

gli occhi dello splendore del sole e della neve che arrivava, anche d’estate, fin<br />

quasi alla soglia della cabinovia. Da molti anni, il Passo Para<strong>di</strong>so non mi attira più.<br />

Per rendere più facile il raggiungimento della neve vi si sono costruite seggiovie, e<br />

quant’altro, deturpando, a mio avviso, la sua bellezza naturale. Una certa premura<br />

<strong>di</strong> tenerlo pulito da cartacce, bottiglie, lattine, mi sembra ci fosse anche ai miei<br />

tempi, ma per arrivare a toccare la neve, ora, c’è solo un lungo cammino, a pie<strong>di</strong>,<br />

sassoso e brullo. Degrado ambientale non dovuto tutto all’incuria o all’intervento<br />

prepotente dell’uomo, ma degrado è.<br />

Forse è rimasto solo il nome a ricordarne la bellezza.<br />

PIccOlO RAggIO 3


IL CARISMA NELLA STORIA<br />

4 PIccOlO RAggIO<br />

Giornata missionaria<br />

<strong>di</strong> <strong>Istituto</strong><br />

La giornata missionaria è stata aperta dal saluto<br />

della Madre che, a nome delle missionarie e <strong>di</strong> tutte<br />

le suore del nostro <strong>Istituto</strong>, ha dato il benvenuto<br />

ai partecipanti e ha ringraziato specialmente la <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> Ernesto Olivero che ha risposto all’invito<br />

<strong>di</strong> aiutarci nella riflessione sul tema: “I giovani<br />

costruttori <strong>di</strong> Pace e <strong>di</strong> Giustizia”.<br />

Il programma della giornata ha dato un ampio spazio<br />

all’ascolto attento dell’esperienza carismatica del<br />

Fondatore del SERMIG (servizio missione giovani).<br />

Pensiamo che la testimonianza <strong>di</strong> una partecipante<br />

possa riassumere efficacemente quello che ha provocato<br />

in tutti i presenti l’ascolto <strong>di</strong> Ernesto.<br />

“Domenica 15 novembre ho incontrato un testimone,<br />

ne ho ascoltato la voce “potente”, capace <strong>di</strong> parlare<br />

alla mente e al cuore e <strong>di</strong> scuotere le coscienze.<br />

15 novembre 2009<br />

Ernesto Olivero<br />

Quella <strong>di</strong> Ernesto Olivero è una voce limpida, una<br />

voce evangelica. Il no incon<strong>di</strong>zionato al mondo costruito<br />

secondo le logiche dell’ingiustizia e della violenza<br />

in cui i poveri, i piccoli, gli svantaggiati soffrono<br />

e muoiono non è parola vuota, ma stile <strong>di</strong> vita,<br />

impegno concreto per costruire un mondo nuovo.<br />

La scelta <strong>di</strong> operare la giustizia, la pace, <strong>di</strong> servire<br />

i poveri, <strong>di</strong> rispettare l’uomo, ogni uomo, <strong>di</strong> amarlo<br />

perché fratello non è stata per lui una scelta in<strong>di</strong>viduale,<br />

ma una scelta-proposta ai giovani in particolare.<br />

Il SERMIG coinvolge nell’impegno migliaia <strong>di</strong><br />

persone e raggiunge, con una rete <strong>di</strong> solidarietà che<br />

si allarga a molte nazioni, moltissimi uomini, donne,<br />

bambini nel loro bisogno <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong> amore.<br />

Ernesto Olivero è, ai miei occhi, un dono <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o alla<br />

sua Chiesa e all’umanità <strong>di</strong> oggi, un segno luminoso,<br />

un richiamo a prendere sul serio il Vangelo perché<br />

continui ad essere luce e sale della terra.<br />

Veramente quest’uomo “ci ha riscaldato il cuore”,<br />

ci ha invitato ad essere evangelizzatori là dove ci<br />

troviamo, ad avere sempre l’età del candore che il<br />

Vangelo risveglia in noi, la forza del fascino che Gesù<br />

produce per convincerci che non è “da pazzi voler<br />

cambiare il mondo, ma è da pazzi pensare <strong>di</strong><br />

non cambiarlo”.<br />

Dopo la conferenza <strong>di</strong> Olivero, c’è stata la presentazione<br />

<strong>di</strong> alcune realtà che lavorano per la pace e la<br />

giustizia in <strong>di</strong>verse maniere coinvolgendo i giovani.


ArgENtINA,<br />

“Casa della gioventù”<br />

Elisa Delfitto, studente dell’Università<br />

Cattolica <strong>di</strong> Milano, nel Master<br />

“Relazione <strong>di</strong> Aiuto in contesti<br />

<strong>di</strong> vulnerabilità e povertà”, ha fatto<br />

il suo tirocinio nel mese d’agosto<br />

2009 a Santiago del Estero nella<br />

scuola “E<strong>di</strong>th Broggi”. Ci ha riportato<br />

la sua esperienza positiva<br />

e il suo ringraziamento per questa<br />

possibilità che le è stata offerta. La<br />

sua esperienza è stata accompagnata<br />

dai giovani <strong>di</strong>rigenti del Progetto<br />

della Casa della Gioventù.<br />

Samuele Maccagnola e Marco<br />

Madoglio dell’”Associazione amici<br />

della Casa della Gioventù”, attraverso<br />

un video, ci hanno messo in contatto<br />

con le esperienze reali che vivono<br />

i giovani <strong>di</strong> Santiago del Estero,<br />

ci hanno fatto ascoltare le loro<br />

voci e le loro aspirazioni a costruire<br />

“la giustizia e la Pace” nella propria<br />

realtà. Abbiamo molto ringraziato<br />

Samuele e Marco che ci hanno<br />

offerto l’opportunità <strong>di</strong> conoscere e<br />

ascoltare i ragazzi argentini.<br />

AfrICA<br />

Cristina Pogliaghi, assieme ad altri<br />

tre giovani, ha fatto un’esperienza<br />

<strong>di</strong> volontariato nell’estate scorso<br />

al Centro Giovanile <strong>di</strong> Kamenge (Bujumbura-Burun<strong>di</strong>),<br />

che mira attraverso<br />

lo sport e la cultura a educare<br />

i giovani <strong>di</strong> etnie <strong>di</strong>verse, ad una<br />

convivenza pacifica. Ce l’ha presentata<br />

attraverso un au<strong>di</strong>ovisivo.<br />

ItALIA<br />

Caterina Branca, ci ha presentato<br />

l’Associazione MANDACARU che lavora<br />

per una sensibilizzazione <strong>di</strong> rispetto<br />

del creato. Attraverso il riciclaggio<br />

<strong>di</strong> materiale usato e rivenduto<br />

ricava fon<strong>di</strong> che vanno a beneficio<br />

<strong>di</strong> associazioni umanitarie o <strong>di</strong><br />

vari missionari sparsi nel mondo.<br />

L’Eucarestia, presieduta da un sacerdote<br />

missionario saveriano, Pa-<br />

Amici della "Casa della gioventù"<br />

dre Storgato, ha visto la partecipazione<br />

del coro “Gospel” <strong>di</strong> Piacenza<br />

e <strong>di</strong> adolescenti cingalesi in una<br />

danza offertoriale.<br />

Le nostre missioni dell’Africa e<br />

dell’America Latina sono state rappresentate<br />

attraverso delle schede<br />

apposite dove erano descritte le attività<br />

apostoliche svolte, con foto,<br />

carte geografiche dei singoli continenti<br />

e soprattutto tramite la presenza,<br />

per l’Africa, <strong>di</strong> Suor Iolanda<br />

Fina e suor Monica Svanera.<br />

Tutto questo ci ha aiutato a vivere<br />

una giornata <strong>di</strong> gioia nel con<strong>di</strong>videre<br />

il desiderio profondo <strong>di</strong> comunicare<br />

la luce e la vita piena che viene<br />

dal Vangelo e l’esperienza della<br />

comunione ecclesiale. Ringraziamo<br />

per la partecipazione delle suore,<br />

dei parenti e <strong>di</strong> tutti gli amici che<br />

sostengono in mille mo<strong>di</strong> le nostre<br />

attività missionarie!<br />

Sr Gianlivia e Sr Blanca<br />

PIccOlO RAggIO 5


Sempre cor<strong>di</strong>ale e puntuale il saluto<br />

<strong>di</strong> Madre Lucia ai partecipanti<br />

all’Assemblea 2009, che si è svolta<br />

a Brescia, al MDG, in due turni,<br />

il 6-7 e il 27-28 <strong>di</strong>cembre.<br />

In entrambe le sessioni c’è stata la<br />

presenza <strong>di</strong> Sacerdoti e <strong>di</strong> amici Laici:<br />

volti noti e altri nuovi che siamo<br />

state felici <strong>di</strong> incontrare. Erano presenti<br />

tutte le componenti della famiglia<br />

<strong>di</strong> Annunciata: <strong>Suore</strong>, Laici,<br />

Consacrate della fraternità laicale.<br />

Invitare alla partecipazione all’Assemblea<br />

è stato per noi un gesto <strong>di</strong><br />

amicizia e come gesto <strong>di</strong> amicizia<br />

abbiamo sentito la presenza <strong>di</strong> tutti<br />

quanti hanno risposto all’invito.<br />

Amicizia evangelica che ci ha fatto<br />

incontrare e che continua in una<br />

comune ricerca e in un comune desiderio:<br />

ra<strong>di</strong>care sempre più le nostre<br />

motivazioni <strong>di</strong> vita cristiana e<br />

cercare la via per proporla ad altri,<br />

per testimoniarla, per “osar <strong>di</strong>re” la<br />

nostra speranza.<br />

Il tema proposto quest’anno: “Ricordati<br />

che vivi nello Spirito” voleva<br />

farci riflettere che siamo immersi<br />

nello Spirito, che in Lui “viviamo,<br />

ci moviamo, esistiamo” (Atti<br />

17, 28). Che da Lui viene ogni<br />

dono perfetto. Che è Lui l’ispiratore<br />

<strong>di</strong> ogni pensiero e <strong>di</strong> ogni azione.<br />

Che da Lui viene ogni carisma<br />

donato alla Chiesa.<br />

In forme e misure <strong>di</strong>verse, tutti<br />

noi partecipanti siamo stati toccati<br />

dal carisma <strong>di</strong> Madre Cocchetti.<br />

Quest’Assemblea voleva ravvivare il<br />

fuoco della comune missione, coinvolgendoci<br />

sempre più nella responsabilità<br />

educativa del Vangelo.<br />

Don Marcello Brunini, della <strong>di</strong>ocesi<br />

<strong>di</strong> Lucca, ci ha offerto due riflessioni<br />

sulla presenza <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o Trinità<br />

nella vita <strong>di</strong> ogni credente, anche<br />

nei momenti <strong>di</strong> crisi e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />

del vivere umano: crisi e <strong>di</strong>fficoltà<br />

che vanno viste come opportunità,<br />

come occasioni per cambiamenti <strong>di</strong><br />

vita e iniziative sempre nuove.<br />

C’è stato tempo per riflettere insieme,<br />

per ascoltarci reciproca-<br />

6 PIccOlO RAggIO<br />

XV Assemblea d’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Di</strong>cembre 2009<br />

mente e per con<strong>di</strong>videre ciò che<br />

il Signore opera in chi gli dà la sua<br />

<strong>di</strong>sponibilità.<br />

E in questa XV Assemblea c’è stata<br />

una novità: ci sono state offerte<br />

testimonianze <strong>di</strong> vita da parte<br />

<strong>di</strong> alcuni laici affascinati da un<br />

carisma <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> Madre<br />

Annunciata che ha raggiunto noi,<br />

perché, ascoltando altre esperienze,<br />

possiamo imparare come continuare<br />

il cammino sul quale il Signore<br />

ci ha posti.<br />

Marisa Agapiti, coor<strong>di</strong>natrice scolastica<br />

dell’<strong>Istituto</strong> “<strong>Santa</strong> Maria <strong>di</strong><br />

Nazareth” (Brescia) ci ha parlato <strong>di</strong><br />

come lei vive il carisma <strong>di</strong> Padre<br />

Piamarta.<br />

Nicola Chiarot, professore <strong>di</strong> filosofia<br />

(Venezia) e Eva fabbri e<br />

consorte (Viareggio) <strong>di</strong> come vivono<br />

il carisma <strong>di</strong> don Luca Passi.<br />

giovanni Viviani, me<strong>di</strong>co presso<br />

l’ospedale <strong>di</strong> Manerbio (Bs) e i coniugi<br />

Elena e riccardo Barone <strong>di</strong><br />

Brescia, <strong>di</strong> come vivono la spiritualità<br />

carmelitana.<br />

Clima <strong>di</strong> famiglia, pur nella <strong>di</strong>versità<br />

dei doni: ci siamo sentiti “a<br />

casa”.<br />

<strong>Di</strong>cevamo che per il nostro <strong>Istituto</strong><br />

questo appuntamento è stato il 15°<br />

<strong>di</strong> questo tipo.<br />

Abbiamo voluto ringraziare il Signore<br />

per questi quin<strong>di</strong>ci anni nei<br />

quali abbiamo visto nascere e crescere<br />

cammini personali e cammini<br />

comunitari.<br />

Alcuni Laici hanno assunto da tempo<br />

impegno formale, esplicito, nel<br />

carisma <strong>di</strong> Madre Cocchetti.<br />

L’America Latina e l’Africa avevano<br />

preceduto l’Italia da tempo.<br />

Poi è venuta Roma, e in seguito<br />

anche a Brescia, gli amici laici<br />

si sono costituiti nell’Associazione<br />

CLAC (Compagnia Laicale Annunciata<br />

Cocchetti).<br />

Molti <strong>di</strong> loro erano presenti anche<br />

a quest’Assemblea e hanno collaborato<br />

alla sua preparazione e alla<br />

sua conduzione.<br />

Il loro Presidente, Dr Mauro Salva-<br />

tore, ha coor<strong>di</strong>nato l’incontro, a <strong>di</strong>re,<br />

a ragione e con gioia, che questi<br />

amici fanno parte della Famiglia<br />

<strong>di</strong> Annunciata.<br />

Famiglia che, in questa occasione,<br />

si è accresciuta con la pronuncia<br />

della “promessa” <strong>di</strong> alcuni amici<br />

<strong>di</strong> Lesina (Foggia) nella celebrazione<br />

conclusiva della seconda Assemblea.<br />

Lo Spirito è stato il protagonista <strong>di</strong><br />

questa assemblea non solo perché<br />

ne ispirava il tema, ma perché Egli<br />

è lo Spirito Creatore che raggiunge<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi singolarmente, facendo<br />

crescere i doni personali, ma<br />

anche come Comunità, come Assemblea.<br />

Il desiderio <strong>di</strong> aprirci al suo dono è<br />

già un dono che scava dentro <strong>di</strong> noi<br />

lo spazio dove Egli può riversarsi<br />

come acqua feconda.<br />

E insieme abbiamo pregato “che<br />

così avvenisse”!<br />

La redazione<br />

Qui <strong>di</strong> seguito proponiamo gli schemi<br />

della riflessione in due momenti,<br />

<strong>di</strong> don Marcello e alcune risonanze.


Lo Spirito del Signore<br />

nella vita quoti<strong>di</strong>ana:<br />

questioni inelu<strong>di</strong>bili per l’oggi<br />

Primo intervento<br />

1. Sulla “crisi” della comunità<br />

cristiana: tentativo <strong>di</strong><br />

riflessione<br />

1.1 Momenti “critici” della comunità<br />

cristiana<br />

La nostra Chiesa sta attraversando<br />

un tempo <strong>di</strong> crisi. I “fasti” del passato<br />

– quelli in cui la Chiesa aveva<br />

influenza sulle coscienze e sulle<br />

strutture e appariva “trionfante”<br />

– sembrano lontani; il futuro ci appare<br />

sempre più incerto e insicuro;<br />

il presente è avvolto <strong>di</strong> crisi e<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio. Alcuni semplici dati, come<br />

esempio.<br />

«Religione/spiritualità sì – <strong>Di</strong>o<br />

no». Negli anni Settanta era <strong>di</strong><br />

moda lo slogan: Cristo sì – Chiesa<br />

no. Oggi potremmo citare un<br />

altro slogan: Religione/spiritualità<br />

sì – <strong>Di</strong>o no. Per suffragare questo<br />

è interessante riflettere su alcuni<br />

dati sulla credenza religiosa rilevati<br />

in Francia. Alla domanda: «Cre<strong>di</strong><br />

in <strong>Di</strong>o?», coloro che prima si erano<br />

<strong>di</strong>chiarati cattolici hanno risposto:<br />

26% sì con certezza; 26% probabilmente<br />

sì; 31% non so; 17%<br />

non esiste. Fra coloro che credono<br />

in <strong>Di</strong>o (il 52%): 18% ritiene <strong>di</strong><br />

poter essere in relazione personale<br />

con lui; 26% <strong>di</strong>ce che non c’è<br />

niente dopo la morte; 53% afferma<br />

che se anche qualcosa esiste,<br />

lui lo ignora; 10% afferma la risurrezione<br />

dei morti; 39% crede nelle<br />

verginità <strong>di</strong> Maria; 37% al mistero<br />

della Trinità. Ma c’è un ultimo dato<br />

ancora più interessante. Secondo<br />

questa inchiesta, coloro che credono<br />

in <strong>Di</strong>o sono il 52%, ma il 64%<br />

crede nei miracoli; il 70% desidera<br />

un funerale cattolico.<br />

Calo numerico dei preti. In tutti<br />

i Paesi occidentali si assiste a un<br />

calo numerico dei presbiteri. Dal<br />

1978 al 2006 (durante il pontificato<br />

<strong>di</strong> Giovanni Paolo II) i preti<br />

<strong>di</strong>ocesani in Italia sono passati<br />

da 41.627 a 33.409, cioè il 25%<br />

in meno. Il calo è stato maggiore<br />

tra i sacerdoti religiosi: da 21.500<br />

nel 1978 a circa 13.000 nel 2007, il<br />

40% in meno. L’età me<strong>di</strong>a del clero<br />

italiano nel 2008 si aggira attorno<br />

a 60 anni (nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Lucca è<br />

67 anni). Ad abbassare l’età me<strong>di</strong>a<br />

dei preti italiani contribuisce però<br />

il numero <strong>di</strong> quelli stranieri, più <strong>di</strong><br />

1.500 (il 5% del totale), la cui età<br />

me<strong>di</strong>a è <strong>di</strong> 44 anni. Usando delle<br />

probabilità, si può calcolare che nel<br />

2023 ci sarà circa 30% in meno <strong>di</strong><br />

presbiteri rispetto al 2006.<br />

Riflessione. Le due questioni presentate<br />

vogliono essere solo due<br />

Don Marcello Brunini<br />

esempi delle <strong>di</strong>namiche della crisi<br />

che le nostre comunità stanno attraversando.<br />

C’è, tuttavia, da evitare<br />

un errore <strong>di</strong> fronte alla crisi;<br />

quello <strong>di</strong> percepirla come fosse<br />

esclusivamente “fuori” <strong>di</strong> noi,<br />

all’esterno, e non anche “dentro” <strong>di</strong><br />

noi. La crisi va riconosciuta e accolta<br />

soprattutto all’interno <strong>di</strong> ciascuno<br />

<strong>di</strong> noi; non solo nella struttura<br />

esterna. Per compiere il passaggio<br />

dal “fuori” al “dentro”, è essenziale<br />

il confronto personale e comunitario<br />

tra la parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o e la vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana. Solo così possiamo cogliere<br />

le “questioni inelu<strong>di</strong>bili” che<br />

siamo chiamati ad affrontare. Come<br />

in<strong>di</strong>viduare le questioni inelu<strong>di</strong>bili,<br />

nella crisi che stiamo vivendo?<br />

Un confronto con la storia d’Israele<br />

e la Chiesa primitiva possono esserci<br />

<strong>di</strong> aiuto.<br />

1.2 L’esperienza dell’esilio per il<br />

popolo <strong>di</strong> Israele<br />

L’esilio <strong>di</strong> Babilonia è stato il periodo<br />

storico più <strong>di</strong>fficile per la vita <strong>di</strong><br />

Israele. Gli fu tolto tutto quello su<br />

cui si fondava: la Terra, la bene<strong>di</strong>zione,<br />

la <strong>di</strong>scendenza, il Tempio, la<br />

monarchia. Che cosa rimaneva da<br />

fare a Israele? Da una parte confondersi<br />

coi babilonesi: “globalizzarsi”.<br />

Oppure ritrarsi dalla realtà<br />

minacciosa in cui viveva e sviluppare<br />

fortemente la propria interiorità.<br />

In altri termini, se Israele non<br />

aveva più una struttura esterna socio-politico-religiosa<br />

in cui riconoscersi<br />

poteva sempre svilupparne<br />

una simile ma interna.<br />

A. In esilio, Israele, cerca <strong>di</strong> tornare<br />

a <strong>Di</strong>o sviluppando la speculazione<br />

sul monoteismo.<br />

PIccOlO RAggIO 7


B. Durante l’esilio, Israele passò<br />

dal culto esteriore e cerimoniale a<br />

quello interiore e personale. L’esilio<br />

fu la con<strong>di</strong>zione favorevole per<br />

crescere in una religiosità <strong>di</strong> livello<br />

personale basata su valori etici,<br />

intimi, vitali.<br />

C. In esilio, Israele si mette a scrivere<br />

la Bibbia! Fu proprio a Babilonia<br />

e poi nel ritorno a Gerusalemme,<br />

che ebbe la possibilità <strong>di</strong><br />

riflettere sulla propria storia trascorsa<br />

e presente e <strong>di</strong> organizzarla<br />

per scritto in modo compiuto. L’incertezza<br />

del presente e l’apparente<br />

assenza <strong>di</strong> futuro <strong>di</strong>vengono, possibilità<br />

<strong>di</strong> salvezza. E questo continua<br />

a rimanere vero anche nel<br />

Nuovo Testamento. Nel momento<br />

della grande crisi, quando i <strong>di</strong>scepoli<br />

fuggono al sopraggiungere<br />

dell’ora del Maestro, Gesù stesso<br />

dona l’Eucaristia.<br />

Riflessione. Israele nella trage<strong>di</strong>a<br />

ha iniziato a ripensare al suo<br />

passato e, nel ripensarlo, a “riscriverlo”,<br />

a “riappropriarsene” alla luce<br />

delle contingenze del suo oggi.<br />

Secondo me, questo è ciò che è richiesto<br />

a noi. La crisi che stiamo<br />

attraversando pone in primo piano<br />

tre questioni inelu<strong>di</strong>bili che vanno<br />

affrontate non solo dal <strong>di</strong> fuori, ma<br />

dal <strong>di</strong> dentro, in compagnia dello<br />

Spirito del Signore. Le tre questio-<br />

8 PIccOlO RAggIO<br />

ni sono: <strong>Di</strong>o, l’attenzione alla città,<br />

l’amore e la corresponsabilità verso<br />

la Chiesa.<br />

2. Sul <strong>Di</strong>o trinità<br />

La prima “questione inelu<strong>di</strong>bile” che<br />

il cristiano e le nostre comunità, oggi,<br />

sono chiamate a porsi è <strong>Di</strong>o, il<br />

<strong>Di</strong>o Trinità. Proviamo a <strong>di</strong>re qualcosa<br />

<strong>di</strong> lui e mostrare la sua rilevanza<br />

per la nostra vita.<br />

2.1 Il <strong>Di</strong>o Trinità: Padre, Figlio,<br />

Spirito Santo<br />

Gesù è il Figlio che, nello Spirito<br />

eterno, ci rivela il Padre. In Gesù,<br />

scopriamo che il <strong>Di</strong>o cristiano<br />

non è «potenza assoluta» ma<br />

<strong>Di</strong>o Trinità: Padre, Figlio, Spirito,<br />

ossia Agápē, amore, comunione,<br />

<strong>di</strong>alogo ininterrotto e amoroso. Il<br />

<strong>Di</strong>o Trinità è persona e comunione<br />

in maniera perfetta. Padre, Figlio<br />

e Spirito Santo non sono nomi<br />

propri, ma nomi che trattengono<br />

delle relazioni. Non posso <strong>di</strong>re<br />

Padre senza che vi sia un Figlio,<br />

non posso <strong>di</strong>re Figlio senza che vi<br />

sia un Padre, non posso <strong>di</strong>re Spirito<br />

Santo senza intendere il «vincolo»,<br />

dove il Padre e il Figlio si<br />

uniscono nella vicinanza e nell’abbandono.<br />

2.2 Il movimento <strong>di</strong> amore nel <strong>Di</strong>o<br />

Trinità<br />

Il movimento d’amore del Padre,<br />

Figlio, Spirito si esprime in tre movimenti:<br />

attrazione, <strong>di</strong>minuzione<br />

e danza – koinônía, kénosis, perichóresis.<br />

Il <strong>Di</strong>o Trinità è attrazione,<br />

compiacimento <strong>di</strong> ognuno dei<br />

tre verso l’altro; è <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />

ognuno nei confronti dell’altro; è<br />

danza dell’uno nell’altro.<br />

2.3 Trinità e vita del <strong>di</strong>scepolo,<br />

della Chiesa e della società<br />

A. Il <strong>di</strong>scepolo persona-in-comunione.<br />

Il riflesso trinitario, che<br />

l’uomo porta in sé, si esprime nel<br />

fatto che egli è co-essere fin da<br />

principio. L’in<strong>di</strong>viduo è fondato sulla<br />

sua soggettività, sul suo ego. La<br />

persona, al contrario, è sé + Altro/<br />

altro, è persona-in-comunione.<br />

B. La realtà della persona-in-relazione<br />

è fondamento della Chiesa<br />

corpo <strong>di</strong> Cristo (1Cor 12-14).<br />

L’altro, essendo in Cristo per l’azione<br />

dello Spirito Santo, è già presente<br />

nel mio co-essere, prima <strong>di</strong> incontrarlo<br />

faccia a faccia. Anzi, io posso<br />

incontrare il fratello proprio perché il<br />

Cristo già vive in me.<br />

C. La «persona-in-comunione»<br />

ha un risvolto sociale e politico.


«Io non posso ignorare l’altro perché<br />

io sono l’altro, perché io mi sono<br />

straniero. Io posso riconoscere<br />

lo straniero in quanto tale, perché<br />

io lo conosco in me; non potrei pre<strong>di</strong>carlo<br />

fuori <strong>di</strong> me, riconoscerlo fuori<br />

<strong>di</strong> me. Questo rapporto <strong>di</strong> alterità<br />

con un altro fuori <strong>di</strong> me è possibile,<br />

perché l’altro è il mio socio essenziale,<br />

colui dal quale non posso <strong>di</strong>staccarmi<br />

– me stesso» (Cacciari).<br />

D. Il movimento dell’amore trinitario<br />

si esprime nell’esperienza<br />

della bellezza.<br />

2.4 Dal <strong>Di</strong>o Trinità alla preghiera e<br />

all’educazione alla preghiera<br />

La caduta del <strong>Di</strong>o Trinità comporta<br />

la caduta della preghiera. La riscoperta<br />

del <strong>Di</strong>o Trinità significa rinascita<br />

della preghiera come relazione<br />

<strong>di</strong> amicizia con il Padre, il Figlio,<br />

lo Spirito Santo. Nell’amicizia con<br />

Cristo, che nello Spirito conduce al<br />

Padre, il cristiano è strappato dalla<br />

sua identità “egoica”, “idolatrica” e<br />

posto nella sua identità comunionale.<br />

Possiamo domandarci: “Quale<br />

cammino <strong>di</strong> preghiera ci conduce<br />

nell’essere persona-in-relazione?”.<br />

L’apostolo Paolo ci traccia la<br />

via (Rm 8,12-30). La preghiera cristiana<br />

«sta» nella tensione tra presente<br />

e futuro. È preghiera filiale. È<br />

gemito della creazione, del cristiano,<br />

dello Spirito. È intercessione. È<br />

adorazione e silenzio.<br />

Alcuni interrogativi: Che effetto<br />

mi fa sentire parlare del <strong>Di</strong>o Trinità?<br />

Riesco ad “avvertire” la presenza<br />

del <strong>Di</strong>o Trinità: Padre, Figlio,<br />

Spirito Santo dentro <strong>di</strong> me, nella<br />

vita della Chiesa e intorno a me?<br />

Quali <strong>di</strong>fficoltà trovo nel considerare<br />

il <strong>Di</strong>o <strong>di</strong> Gesù come <strong>Di</strong>o Trinità?<br />

Che importanza ha la preghiera<br />

nella mia vita personale e familiare?<br />

Educo alla preghiera?<br />

Secondo intervento<br />

3. Sull’attenzione alla città<br />

Per annunciare la buona notizia della<br />

presenza del <strong>Di</strong>o Agápē: Padre, Figlio,<br />

Spirito Santo è necessario che<br />

le nostre comunità «prendano il lar-<br />

go» (cf. Lc 5,4). Dei “do<strong>di</strong>ci” inviati<br />

da Gesù è detto: «Allora essi uscirono<br />

e giravano <strong>di</strong> villaggio in villaggio»<br />

(Lc 9,6). Provo a raccontare<br />

“qualcosa” <strong>di</strong> quello che vedo nella<br />

città, solo come traccia per mettere<br />

in comune le nostre visioni.<br />

3.1 “Logiche” e “atteggiamenti” “<strong>di</strong><br />

superficie” presenti nella città<br />

A. Cresce la frammentazione<br />

della vita. Oggi nella città tutto è<br />

fatto <strong>di</strong> tempi brevi, <strong>di</strong>sparati, successivi,<br />

<strong>di</strong>visi l’uno dall’altro. Questa<br />

frammentazione è connessa<br />

con la vita caotica che rende faticoso<br />

lo sforzo <strong>di</strong> fare unità nella vita<br />

personale, familiare, professionale,<br />

spirituale.<br />

B. Si afferma la logica <strong>di</strong> potenza<br />

nelle relazioni. Ognuno tenta<br />

<strong>di</strong> affermare se stesso e le proprie<br />

volontà. Per alcuni questa logica è<br />

una conquista: finalmente il merito<br />

è concesso al più forte. Altri la vivono<br />

con rassegnazione.<br />

C. La paura. Paura del futuro percepito<br />

come minaccia. Dall’epoca<br />

della speranza e della solidarietà<br />

siamo passati al tempo della chiusura;<br />

all’epoca delle passioni tristi.<br />

Paura dell’altro, sia dell’estraneo<br />

che del vicino. Si parla ormai<br />

<strong>di</strong> morte del prossimo. La Pentecoste<br />

cristiana (At 2,4) sembra una<br />

favola per bambini.<br />

D. Caduta della memoria. Si allarga<br />

l’arte della <strong>di</strong>menticanza.<br />

Siamo sicuri <strong>di</strong> rimanere gli stessi<br />

uomini e le stesse donne nella<br />

<strong>di</strong>menticanza dei sofferenti e della<br />

sofferenza? Per la Bibbia la razionalità<br />

non è fondata solo sulla<br />

“ragione critica” <strong>di</strong> stampo illuminista<br />

che sfocia nel dominio della<br />

tecnica, ma soprattutto sulla “ragione<br />

capace <strong>di</strong> memoria”. È nel ricordo,<br />

in particolare delle vittime,<br />

che si costruisce il futuro. Maria ci<br />

è <strong>di</strong> esempio.<br />

3.2 La “profon<strong>di</strong>tà” interpellante<br />

della città<br />

Il convegno ecclesiale <strong>di</strong> Verona<br />

ha invitato a privilegiare la persona<br />

sulla struttura. Proviamo allora<br />

a guardare la città, mettendoci dalla<br />

parte delle persone.<br />

A. Nella città vivono i piccoli, i<br />

ragazzi, gli adolescenti. Stando<br />

accanto a loro si sente forte il<br />

desiderio <strong>di</strong> felicità, misto a malinconia.<br />

È fondamentale ascoltare<br />

il loro desiderio <strong>di</strong> felicità melanconica,<br />

anziché fare le nostre<br />

letture catastrofiche sul loro futuro.<br />

È fondamentale fare attenzione<br />

ai linguaggi esistenziali e ai<br />

percorsi innovativi dei ragazzi –<br />

anche se strani – prima <strong>di</strong> proporre<br />

qualsiasi itinerario educativo,<br />

che il più delle volte non li<br />

prevede neppure e spesso intende<br />

correggerli.<br />

B. Nella città, molti lavorano e<br />

“molti” vivono la <strong>di</strong>fficoltà del<br />

lavoro. È necessario che i cristiani<br />

ripensino al significato del lavoro.<br />

Un gran “pezzo <strong>di</strong> futuro” passa<br />

attraverso le “professioni”. Servono<br />

“luoghi” in cui confrontare il vangelo<br />

con il modo con cui ciascuno vive<br />

il proprio lavoro. Si estende poi<br />

la precarietà del lavoro. Non sarebbe<br />

il caso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre <strong>di</strong> più le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> precarietà <strong>di</strong> tanti fratelli<br />

e sorelle?<br />

C. Ci sono poi i sofferenti, gli<br />

emarginati. Chi soffre si sente<br />

spesso estraneo. Eppure nella persona<br />

sofferente c’è forte il desiderio<br />

<strong>di</strong> benessere, il bisogno <strong>di</strong> salute,<br />

la necessità <strong>di</strong> salvezza. Chi<br />

soffre non chiede solo un “servizio<br />

<strong>di</strong> assistenza”, domanda che il suo<br />

PIccOlO RAggIO 9


dolore sia accolto come una “parola<br />

stimolante”, come un “oltre evangelico”.<br />

In altri termini, le “vittime”<br />

hanno autorità, hanno un primato;<br />

invitano a guardare il mondo<br />

da una prospettiva rovesciata: non<br />

dall’alto della logica <strong>di</strong> potenza, ma<br />

dal basso della con<strong>di</strong>zione ferita.<br />

D. La città è popolata da stranieri.<br />

Si coglie in loro il desiderio <strong>di</strong><br />

una vita più umana, il bisogno <strong>di</strong><br />

una società più rispettosa e armoniosa.<br />

La stessa comunità cristiana<br />

rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una casa<br />

inospitale proprio nel momento in<br />

cui è chiamata a coniugare unità<br />

e <strong>di</strong>versità, pluralità e comunione.<br />

Dobbiamo tutti lavorare, perché la<br />

“cultura del confronto aperto” prevalga<br />

sulla “cultura dello scontro e<br />

dell’esclusione del <strong>di</strong>verso”.<br />

Qualche interrogativo. Quale<br />

prospettiva scelgo quando mi metto<br />

a leggere la città: le persone o le<br />

strutture? Cosa mi interroga <strong>di</strong> più<br />

della situazione della città? Quale<br />

emozione sento maggiormente <strong>di</strong><br />

fronte al futuro della città? Dove<br />

sono i germi del futuro della città?<br />

4. Amore e corresponsabilità<br />

per la comunità cristiana<br />

4.1 Riproporre cammini <strong>di</strong><br />

appropriazione della fede<br />

Le nostre comunità sono chiamate<br />

ad aiutare a passare da una fede<br />

<strong>di</strong> consuetu<strong>di</strong>ne a una fede scelta<br />

personalmente. Il cristianesimo<br />

non è mai ere<strong>di</strong>tario. L’avvenire del<br />

cristianesimo nelle nostre terre <strong>di</strong>pende<br />

anche dalla fede che riusciamo<br />

a vivere oggi. Dare uno spessore<br />

“personale” alla fede significa<br />

percorrere <strong>di</strong>versi sentieri:<br />

• Nel nostro mondo <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidualismo, è sempre più necessario<br />

prendere consapevolezza<br />

<strong>di</strong> ciò che già <strong>di</strong>ceva Tertulliano<br />

nel sec. II: «Cristiani non si<br />

nasce, si <strong>di</strong>venta». Si <strong>di</strong>viene<br />

con una decisione libera e lo si<br />

resta mantenendo questa decisione<br />

nel tempo. Si <strong>di</strong>viene cercando<br />

<strong>di</strong> vivere la fede sul modello<br />

della comunicazione. Quello<br />

schema scelto dal Vaticano<br />

II per parlare della rivelazione:<br />

quando <strong>Di</strong>o si rivela, si rivolge<br />

10 PIccOlO RAggIO<br />

all’uomo come a un amico e instaura<br />

con lui un <strong>di</strong>alogo.<br />

• Appropriarsi della fede, significa<br />

un confronto serrato e orante<br />

con la parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o. Nella crisi<br />

dell’esilio, Israele non si deprime,<br />

ma si mette a scrivere la<br />

Bibbia. È necessario un ritorno<br />

serio – non formale – alla parola<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o; un ritorno personale e<br />

comunitario.<br />

• Appropriarsi della fede significa<br />

ancora stabilire una coerenza fra<br />

atto liturgico e vita quoti<strong>di</strong>ana: il<br />

rituale liturgico è necessario che<br />

corrisponda sempre più all’esistenziale,<br />

raggiunga, cioè, in un<br />

modo o nell’altro l’esperienza,<br />

anche emotiva, dell’uomo.<br />

• Una fede carica <strong>di</strong> speranza perché<br />

sa che la risurrezione del<br />

Cristo è già all’opera, ma attende<br />

una pienezza trasfigurante.<br />

Una fede che, in questo orizzonte,<br />

si mette a leggere “i segni<br />

dei tempi”.<br />

4.2 Riscoprire la corresponsabilità<br />

ecclesiale<br />

La qualità <strong>di</strong> fede genera a sua volta<br />

un nuovo percorso <strong>di</strong> vita comune.<br />

Le nostre Chiese locali hanno<br />

necessità <strong>di</strong> vivere e favorire la corresponsabilità.<br />

A. Una corresponsabilità a livello<br />

strutturale e organizzativo.<br />

Il crollo del numero dei presbiteri<br />

sta lì a <strong>di</strong>re che dobbiamo ripensare<br />

una nuova organizzazione<br />

più partecipata delle nostre comunità.<br />

Un tipo <strong>di</strong> organizzazione non<br />

più centrata sul presbitero, ma sulla<br />

comunità presa nel suo insieme<br />

presbiteri – laici – religiosi – <strong>di</strong>aconi…<br />

Questo percorso, iniziato un po’<br />

ovunque, va continuamente riscelto<br />

e incrementato.<br />

B. Una corresponsabilità a livello<br />

<strong>di</strong> vita. Le nostre comunità non<br />

devono solo “offrire” itinerari alla<br />

fede, ma donare “una vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

intrisa <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> speranza,<br />

<strong>di</strong> amore”. Una vita comune in cui<br />

esperienza <strong>di</strong> fede e vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

si mescolano e <strong>di</strong>ventano luogo<br />

in cui sia possibile sperimentare<br />

un cristianesimo vissuto con gusto,<br />

con felicità, con apertura al futuro<br />

e grande ospitalità nei confronti del<br />

<strong>Di</strong>o Trinità e degli uomini, dei “sofferenti”<br />

in particolare. Una comunità<br />

cristiana impostata su relazioni<br />

evangeliche che la qualifichino come<br />

«comunità alternativa, cioè una<br />

comunità che, in una società connotata<br />

da relazioni fragili, conflittuali<br />

e <strong>di</strong> tipo consumistico, esprima<br />

la possibilità <strong>di</strong> relazioni gratuite,<br />

forti e durature, cementate dalla<br />

mutua accettazione e dal perdono<br />

reciproco» (Martini).<br />

Interrogativi. Qual è il positivo<br />

che colgo nelle comunità cristiane<br />

che frequento? Quali sono<br />

le problematiche che le comunità<br />

dovrebbero affrontare e invece rimandano?<br />

Quale corresponsabilità<br />

e come viene vissuta nella mia comunità?<br />

È importante per me passare<br />

da una fede <strong>di</strong> consuetu<strong>di</strong>ne a<br />

una fede personale?<br />

5. Una conclusione per continuare<br />

a pregare e riflettere<br />

«Il fenomeno Chiesa <strong>di</strong>venta sempre<br />

più minuscolo nel tutto del cosmo…<br />

Ma non c’è più bisogno <strong>di</strong><br />

sorprendersi per questa sua piccolezza<br />

nel mondo… Per poter essere<br />

la salvezza <strong>di</strong> tutti, non è necessario<br />

che la Chiesa si identifichi anche<br />

esternamente con tutti. La sua<br />

essenza è piuttosto ra<strong>di</strong>cata nella<br />

sequela <strong>di</strong> quell’Uomo unico che<br />

ha preso sulle sue spalle l’umanità<br />

intera; la sua essenza consiste<br />

nell’essere il drappello dei pochi,<br />

tramite i quali <strong>Di</strong>o vuole salvare i<br />

molti. La Chiesa non è tutto, ma<br />

esiste per tutti» (Ratzinger).<br />

«Il nostro essere cristiani si riduce<br />

oggi a due cose: pregare e operare<br />

tra gli uomini secondo giustizia.<br />

Il pensare, il parlare e l’organizzare,<br />

perciò che riguarda le realtà del<br />

cristianesimo, devono rinascere da<br />

questo pregare e da questo operare»<br />

(Bonhoeffer).<br />

Una Chiesa piccola, aperta a <strong>Di</strong>o<br />

nella preghiera e capace <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />

con gli uomini, farà trasparire<br />

il mistero che la attraversa,<br />

quello <strong>di</strong> essere «in Cristo come<br />

un sacramento o segno e strumento<br />

dell’intima unione con <strong>Di</strong>o e<br />

dell’unità <strong>di</strong> tutto il genere umano»<br />

(Lumen gentium 1).


Risonanze<br />

La crisi come opportunità<br />

“Oggi l’acqua dello Spirito (ossia<br />

la Grazia) scende sul nostro tempo<br />

nel modo uguale a tutti i tempi<br />

e a tutti i luoghi del mondo, ma negli<br />

effetti si adatta ai bisogni particolarissimi<br />

<strong>di</strong> questa nostra storia:<br />

una storia segnata da una crisi<br />

dai nomi e dai volti più <strong>di</strong>versi,<br />

ma il cui comune denominatore è<br />

un’innegabile caduta <strong>di</strong> futuro, un<br />

futuro non più visto come promessa,<br />

ma essenzialmente come minaccia.<br />

Questo però è forse anche il momento<br />

– <strong>di</strong>ce don Brunini – <strong>di</strong> guardare<br />

la storia a partire da dentro. È<br />

il momento <strong>di</strong> riscoprire che quello<br />

che sembrava una sventura, nasconde<br />

invece una possibilità.<br />

Proprio come è stato per Israele:<br />

inse<strong>di</strong>ato nella terra promessa, era<br />

convinto che non avrebbe più fatto<br />

esperienze d’esilio. La terra, la bene<strong>di</strong>zione,<br />

la <strong>di</strong>scendenza, il tempio:<br />

la stabilità! E invece questo<br />

<strong>Di</strong>o impreve<strong>di</strong>bile ti spianta dalle<br />

sicurezze consolidate – quasi feticci<br />

rassicuranti – e ti “<strong>di</strong>sperde”, ti<br />

fa il vuoto intorno: terra bruciata!<br />

– perché tu sia costretto a guardare<br />

oltre.<br />

Allora Israele si accorge che quello<br />

che sembrava un desolante deserto<br />

<strong>di</strong>venta un’occasione preziosa<br />

per un viaggio nel cuore delle<br />

cose: riscopre il culto interiore al<br />

posto del ritualismo abitu<strong>di</strong>nario,<br />

rilegge lo scorrere lento dei giorni<br />

come luogo della presenza <strong>di</strong> un<br />

<strong>Di</strong>o che rende sacra la storia.<br />

E la crisi <strong>di</strong>venta opportunità.<br />

Qui nasce spontanea la domanda:<br />

quali i possibili mo<strong>di</strong> anche per noi,<br />

oggi, <strong>di</strong> attraversare la crisi?<br />

Anche noi possiamo imparare da<br />

quel popolo santo a guardare alla<br />

crisi attuale con gli occhi della speranza,<br />

purché lo sguardo sia quello<br />

del cuore, che consente <strong>di</strong> assumere<br />

le cose da dentro e affrontarle<br />

insieme, come “affare <strong>di</strong> famiglia”.<br />

Quello che ve<strong>di</strong>amo con lo sguardo<br />

rinnovato dallo Spirito ha il potere<br />

<strong>di</strong> farci ardere il cuore: un <strong>Di</strong>o Trinità<br />

che ci pensa da sempre persone<br />

in comunione e quin<strong>di</strong> “nessuno<br />

può ignorare l’altro perché io<br />

mi sono straniero, io sono l’altro”<br />

(M. Cacciari).<br />

E la vita <strong>di</strong>venta la danza delle <strong>di</strong>versità<br />

e ti spinge al largo, alla ricerca<br />

<strong>di</strong> una misura alta del vivere,<br />

appunto la misura <strong>di</strong> un <strong>Di</strong>o Trinità,<br />

che fa dell’agape intratrinitaria<br />

l’espressione massima del Dono,<br />

nell’annientamento del Figlio.<br />

Nella Storia. Nella tensione tra il<br />

“già” e il “non-ancora”. Nel silenzio<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, che costringe a leggere gli<br />

smacchi come linguaggio paradossale<br />

che appella a conversione.<br />

L’annuale appuntamento con l’Assemblea<br />

d’<strong>Istituto</strong> è allora l’occasione<br />

preziosa per farci riscoprire la<br />

Trinità nel vivo della crisi che viviamo:<br />

il che vuol <strong>di</strong>re far esplodere il<br />

nuovo ed abbandonarsi a una preghiera<br />

adorante. È lì che compren<strong>di</strong><br />

il compito primo dell’evangelizzatore:<br />

educare a una preghiera che fa<br />

guardare la storia a partire dall’interiorità,<br />

perché l’ostacolo <strong>di</strong>venti<br />

strada all’incontro con quel <strong>Di</strong>o che<br />

si compromette con l’uomo.<br />

La crisi <strong>di</strong>venta anche maestra <strong>di</strong><br />

umiltà. <strong>Di</strong>ventati più piccoli, alleggeriti<br />

dell’inutile, potremo così entrare<br />

in luoghi prima impensati e<br />

“operare per la città”. Una <strong>di</strong>minuzione<br />

che <strong>di</strong>venta per ciò stesso<br />

profezia: ra<strong>di</strong>cale alternativa alla<br />

logica dei potenti che vivono per<br />

eliminarsi a vicenda (ve<strong>di</strong> la sindrome<br />

del “Grande Fratello”…).<br />

Nei momenti informali e nella pausa-caffè<br />

ci si ritrova tra noi a con<strong>di</strong>videre<br />

desideri e progetti, su tutti<br />

quello <strong>di</strong> una comunità che non offra<br />

solo “servizi” pastorali, ma uno<br />

stile <strong>di</strong> vita profetico, una fede personale<br />

e non un’abitu<strong>di</strong>ne passiva.<br />

Un’Assemblea, questa, che mette<br />

ali al cuore, perché il cuore può<br />

ovunque trovare un messaggio per<br />

l’oltre, soprattutto nel dolore e nella<br />

fatica del camminare.<br />

Ti accorgi che, se sai guardarci<br />

dentro, tutto è intriso <strong>di</strong> speranza.<br />

E il cuore si apre alla LODE”.<br />

Sr Marisa Mariotti<br />

Gli amici <strong>di</strong> Castelnuovo <strong>di</strong> Garfagnana<br />

(Lucca) ci hanno scritto:<br />

“Siamo arrivati da lontano all’incontro<br />

che le suore <strong>Dorotee</strong> <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong><br />

hanno promosso a Brescia. È stata<br />

una pausa nel correre quoti<strong>di</strong>ano,<br />

un fermarsi per riflettere e per<br />

conoscerci, un tempo de<strong>di</strong>cato allo<br />

spirito, allo Spirito del Signore.<br />

Nel momento del <strong>di</strong>sagio, della crisi<br />

che attraversa la Comunità Cristiana,<br />

abbiamo provato a rafforzarci<br />

per fare un passo avanti non<br />

solo all’esterno, verso la “Strada”,<br />

ma anche soprattutto all’interno <strong>di</strong><br />

ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />

Un incontro che ha lasciato un dono<br />

interiore e che ha trovato nell’accoglienza<br />

e nell’amicizia delle suore<br />

un forte legame che è rimasto oltre<br />

quella pausa.<br />

Sr Luciana, sr Laura e sr Jeannette<br />

ci avevano invitato e noi, i prescelti,<br />

siamo stati veramente fortunati".<br />

Pietro Paolo Angelini<br />

PIccOlO RAggIO 11


<strong>Dorotee</strong> “under 60”<br />

Sempre presso il Centro Mater <strong>Di</strong>vinae Gratiae <strong>di</strong> Brescia<br />

si è svolto, dalla sera <strong>di</strong> lunedì 28 a martedì 29 <strong>di</strong>cembre 2009,<br />

l'incontro formativo per la Casa <strong>di</strong> Annunciata.<br />

IL BUON SAMArItANO<br />

Una parabola per la vita consacrata<br />

L’articolo che porta questo titolo<br />

è <strong>di</strong> Padre Fabio Ciar<strong>di</strong>, OMI, pubblicato<br />

sulla rivista Vita consacrata<br />

del maggio 2009: tale articolo<br />

è stato l’occasione per confrontarci<br />

come religiose con quanto oggi tutta<br />

la Vita consacrata sta vivendo.<br />

L’immagine dell’uomo “mezzo<br />

morto” sulla strada da Gerusalemme<br />

a Gerico è il simbolo <strong>di</strong> quanto<br />

anche nella nostra vita consacrata<br />

oggi è senza vita. Il Samaritano<br />

però non guarda solo questa parte<br />

dell’uomo, scommette sulla parte<br />

“mezza viva” <strong>di</strong> quella persona<br />

e lo porta alla locanda e spende del<br />

suo affinché anche la parte “mezza<br />

morta” ritorni a vita.<br />

Il confronto è stato vissuto da un<br />

nutrito gruppo <strong>di</strong> suore <strong>Dorotee</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>, incontratosi per conoscere<br />

l’avanzamento dei lavori della<br />

ristrutturazione della Casa Madre<br />

e per camminare insieme nel<br />

prepararsi a vivere in questa Ca-<br />

Carissima<br />

Madre Annunciata,<br />

pensiamo che anche tu<br />

molte volte<br />

hai ascoltato la pagina <strong>di</strong> Vangelo<br />

del Buon samaritano<br />

e sulla strada che va da Rovato<br />

a Milano<br />

da Milano a <strong>Cemmo</strong><br />

da <strong>Cemmo</strong> a Capo<strong>di</strong>ponte<br />

a Grevo, Losine, Malonno,<br />

Pescarzo, Paspardo<br />

e sulla strada della tua comunità<br />

hai incontrato tanti feriti<br />

feriti nel cuore, nella mente, nel<br />

corpo.<br />

Hai dovuto me<strong>di</strong>care,<br />

usando il vino che purifica<br />

12 PIccOlO RAggIO<br />

sa con criteri e atteggiamenti vicini<br />

al Vangelo e alle esigenze della<br />

famiglia umana <strong>di</strong> oggi, che alla<br />

vita consacrata fa domande molto<br />

<strong>di</strong>verse <strong>di</strong> quelle poste a Madre Annunciata<br />

nel suo tempo.<br />

La preghiera che ha aperto la giornata<br />

è stata una lettera scritta da<br />

una suora <strong>Dorotea</strong> a Madre Annunciata:<br />

ne riportiamo il testo.<br />

P. Ciar<strong>di</strong> termina il suo articolo affermando<br />

che il carisma è lo sguardo<br />

“artistico sulla realtà”. Lo stesso<br />

sguardo che il samaritano ha avuto<br />

nel guardare la parte “mezza viva”<br />

dell’uomo sulla strada. Anche<br />

noi viviamo questa sfida nelle nostre<br />

comunità. Vedere i feriti, purificare<br />

con il vino che toglie tutte<br />

le scorie <strong>di</strong> risentimenti e rivalità,<br />

me<strong>di</strong>care con l’olio della consolazione<br />

e dell’ascolto, scommettere<br />

sulla parte mezza viva <strong>di</strong> ciascuna<br />

<strong>di</strong> noi e portare i nostri feriti nella<br />

locanda del cuore della Trinità pagando<br />

con l’amore quoti<strong>di</strong>ano fatto<br />

<strong>di</strong> piccoli gesti silenziosi e nascosti,<br />

così come il Vangelo insegna.<br />

da scorie inutili entrate nella<br />

ferita,<br />

scorie <strong>di</strong> risentimento<br />

<strong>di</strong> scarsa autostima<br />

<strong>di</strong> povertà umana e spirituale<br />

scorie <strong>di</strong> ignoranza, <strong>di</strong> povertà<br />

materiale<br />

<strong>di</strong> povertà interiore.<br />

Hai usato l’olio dell’ascolto, della<br />

comprensione,<br />

della pazienza,<br />

della me<strong>di</strong>azione,<br />

della magnanimità nel dare<br />

lavoro<br />

pagandolo<br />

non solo giustamente ma<br />

largamente.<br />

Olio che consola e lenisce il dolore.<br />

Hai fasciato con le bende<br />

dell’attesa<br />

della fiducia<br />

della speranza<br />

del desiderio <strong>di</strong> guarigione,<br />

una guarigione affidata<br />

al tempo<br />

alle risorse che la persona aveva;<br />

hai sperato contro ogni speranza<br />

pregando e offrendo<br />

per le ferite più <strong>di</strong>fficili e più<br />

resistenti alla guarigione.<br />

Anche tu a volte sei stata ferita<br />

e su <strong>di</strong> te si è posato come benda<br />

il velo dell’Addolorata,<br />

il cuore del Signore Gesù<br />

ha versato su <strong>di</strong> te vino<br />

purificante


il vino della cella dell’amore<br />

e le sue parole sono scese in te<br />

come olio bene<strong>di</strong>cente<br />

olio che ha brillato su <strong>di</strong> te ed è<br />

<strong>di</strong>venuto<br />

olio profumato olio bello<br />

che ha fatto brillare il tuo volto<br />

<strong>di</strong> beatitu<strong>di</strong>ne amante.<br />

Anche noi siamo ferite sulla<br />

strada del nostro tempo,<br />

passano accanto a noi tanti<br />

in<strong>di</strong>fferenti<br />

come il sacerdote e il levita <strong>di</strong> cui<br />

parla Gesù,<br />

la scoria dell’in<strong>di</strong>fferenza ci ferisce,<br />

il <strong>di</strong>sprezzo ci sfianca,<br />

la critica e i sospetti sulla nostra<br />

vita<br />

ci chiedono energie robuste<br />

«Il futuro non è dei singoli. Siano<br />

benvenute allora tutte le opportunità<br />

<strong>di</strong> confronto, informali o stu<strong>di</strong>ate<br />

appositamente. Ne è convinto<br />

anche il nostro Consiglio Generalizio,<br />

che propone spesso incontri<br />

durante i quali riserva molto spazio<br />

all’ascolto e al <strong>di</strong>alogo. Ci credono<br />

anche le suore <strong>Dorotee</strong> che non<br />

mancano <strong>di</strong> partecipare ad essi.<br />

La fine del 2009 è stata così arricchita<br />

da una ulteriore occasione <strong>di</strong><br />

partecipazione alla vita dell’<strong>Istituto</strong>,<br />

al termine dell’Assemblea Annuale.<br />

L’incontro, coor<strong>di</strong>nato da<br />

suor Cecilia Signorotto, ha visto riunite<br />

quarantatré suore <strong>di</strong> età molto<br />

varia, oltre a madre Lucia Moratti,<br />

che è stata presente a tutti i<br />

momenti proposti. Lo scopo <strong>di</strong> questo<br />

appuntamento, ben organizzato<br />

e partecipato, è stato quello <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>videre ciò che si sta vivendo<br />

riguardo alla ristrutturazione <strong>di</strong> Casa<br />

Madre con uno sguardo al futuro.<br />

Era stata caldeggiata la partecipazione<br />

a chi aveva meno <strong>di</strong> sessant’anni,<br />

ma poteva partecipare<br />

qualsiasi suora che lo avesse desiderato.<br />

E così è stato. Nella serata<br />

del primo giorno, suor Cecilia ha<br />

presentato il percorso del progetto,<br />

a partire dalla pagina del Capitolo<br />

del 2000, che lanciava la proposta,<br />

ad oggi, che vede il cantiere già avviato.<br />

Il secondo giorno è stato riservato<br />

alla lettura <strong>di</strong> un brano <strong>di</strong><br />

e molte volte siamo<br />

come l’uomo sulla strada da<br />

Gerusalemme a Gerico<br />

“mezze morte”.<br />

Ti chie<strong>di</strong>amo: passa vicino a noi<br />

e guardaci<br />

con la tua compassione<br />

che scommette sulla parte<br />

“mezza viva”<br />

che c’è dentro <strong>di</strong> noi<br />

dentro le nostre comunità<br />

in tutta la nostra famiglia<br />

caricaci sull’asino del tuo<br />

coraggio <strong>di</strong> osare<br />

e accompagnaci nella locanda,<br />

con la tua santità paga<br />

il nostro albergare nel cuore della<br />

Trinità.<br />

Fabio Ciar<strong>di</strong>, (o.m.i.) sulla parabola<br />

del buon samaritano e all’ascolto<br />

delle risonanze emerse da tale scritto.<br />

Questo racconto, narrato da Gesù<br />

e riportato nel vangelo <strong>di</strong> Luca al<br />

capitolo 10, offre innumerevoli ispirazioni<br />

alla vita consacrata. Alle partecipanti<br />

sono state proposte alcune<br />

piste <strong>di</strong> riflessione e ogni suora<br />

ne ha seguito una. La con<strong>di</strong>visione<br />

in assemblea ha preso molto tempo<br />

della mattinata e del pomeriggio.<br />

Non sono mancati alcuni interventi<br />

che hanno stimolato ulteriori<br />

riflessioni: qualche suora ha colto<br />

l’occasione per rimarcare alcuni<br />

temi legati alle relazioni nella nostra<br />

Congregazione. Le cose dette<br />

hanno toccato moltissimi aspetti, a<br />

causa della ricchezza del testo, della<br />

piena libertà <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, della multiforme<br />

espressione fra le suore e<br />

del molto tempo de<strong>di</strong>cato all’ascolto.<br />

Non era prevista comunque una<br />

conclusione: sono stati gettati molti<br />

semi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> positività, ma anche<br />

desideri e richieste. Servirà ora<br />

del tempo per ripensare a quanto è<br />

stato vissuto, dare voce alla domanda<br />

profonda che è emersa ed in<strong>di</strong>viduare<br />

il referente a cui rivolgerla.<br />

Le cose che sono state dette saranno<br />

molto ricche e belle se assunte in<br />

prima persona, se l’impegno a portarle<br />

avanti inizia da ciascuna».<br />

Sr Clau<strong>di</strong>a Bà<br />

E quando tornerai a riprenderci<br />

guarite<br />

l’oste, lo Spirito, ci riconsegni a te<br />

per condurci nelle nostre case,<br />

tra le nostre sorelle e la nostra<br />

gente<br />

e tutti possano <strong>di</strong>re un giorno,<br />

non sappiamo né quando, né<br />

dove, né come, né chi:<br />

“Ecco come è bello che i fratelli<br />

vivano insieme”.<br />

Sarà il giorno nel quale non<br />

saremo<br />

né mezze morte, né mezze vive<br />

ma Viventi<br />

in Cristo Gesù.<br />

una suora dorotea<br />

PIccOlO RAggIO 13


“La modalità con cui la Madre ci<br />

ha introdotto a riflettere sulla vita<br />

dell’<strong>Istituto</strong> nella verifica <strong>di</strong> metà<br />

sessennio è risultata fortemente<br />

narrativa, evocativa e coinvolgente.<br />

Ci ha aiutato ad assumere comunitariamente<br />

la realtà interna ed<br />

apostolica dell’<strong>Istituto</strong>; a guardare<br />

al mondo culturale e sociale dentro<br />

il quale le nostre comunità vivono<br />

e nello stesso tempo a guardare al<br />

nostro “essere” dalle origini.<br />

Userei due termini per definire<br />

questa Assemblea: ra<strong>di</strong>ci e orizzonti<br />

aperti.<br />

C’è stata, nel cammino dell'<strong>Istituto</strong><br />

in questi tre anni, fedeltà alla consegna<br />

del Capitolo 2006.<br />

Il Consiglio Generalizio e i Consigli<br />

<strong>di</strong> Delegazione hanno accompagnato<br />

e illuminato, rinnovando<br />

la memoria del nostro essere<br />

ed operare nei “ricordati…” che favoriscono<br />

l’identità e la <strong>di</strong>mensione<br />

apostolica e hanno impegnato<br />

le singole suore e le comunità alla<br />

realizzazione delle tre prospettive:<br />

coesione comunitaria, rapporto<br />

con i laici, sussi<strong>di</strong>arietà e corresponsabilità.<br />

Ho gioito nell’ascoltare non solo le<br />

14 PIccOlO RAggIO<br />

Assemblea <strong>di</strong> Verifica<br />

<strong>di</strong> metà sessennio<br />

relazioni fatte con oggettività ed in<br />

un contesto istituzionale, ma anche<br />

nel vedere l’impegno a superare<br />

visioni parziali e a costruire valori<br />

comuni attraverso il <strong>di</strong>alogo e<br />

il confronto. Ho visto sorelle ra<strong>di</strong>cate<br />

nello Spirito, nella missione e<br />

nello stesso tempo capaci <strong>di</strong> captare<br />

le sfide dell’oggi, nel desiderio <strong>di</strong><br />

dare risposte alle nuove emergenze<br />

educative.<br />

Ho apprezzato anche la presenza <strong>di</strong><br />

Mons. Canobbio per la celebrazione<br />

dell’Eucaristia, per la Parola illuminata<br />

delle omelie e per i suoi interventi<br />

che volevano aiutarci a cogliere<br />

i segni dei tempi, a vivificare<br />

l’identità nei nuovi contesti culturali,<br />

a trovare equilibrio nel rapporto<br />

tra tra<strong>di</strong>zione e rinnovamento,<br />

a cercare la verità e a prendere<br />

coscienza delle responsabilità per il<br />

futuro. Ho accolto con gioia anche<br />

l’intervento della CLAC e ho sentito<br />

tutto l’apprezzamento per il cammino<br />

“della Comunidad laicale Casa<br />

della gioventù”.<br />

Credo che la fraternità vissuta, la<br />

partecipazione attiva e creativa<br />

e la speranza, ra<strong>di</strong>cata nella fede<br />

in Gesù vivo tra noi ci sosterran-<br />

no nell’impegno scaturito da questa<br />

Assemblea <strong>di</strong> revisione e ci<br />

aiuteranno a guardare con fiducia<br />

alla Famiglia Beata Annunciata<br />

Cocchetti nel rispetto dei processi<br />

aperti alla novità dello Spirito della<br />

vita.<br />

In conclusione: l’ascolto attento,<br />

la riflessione personale e il <strong>di</strong>alogo<br />

nei gruppi ed in assemblea, il lavoro<br />

svolto in clima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento<br />

arricchito dalle <strong>di</strong>fferenti realtà ed<br />

esperienze e avvolto da un clima<br />

<strong>di</strong> spiritualità saranno la piattaforma<br />

per continuare il cammino della<br />

fedeltà al progetto <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o nei prossimi<br />

anni".<br />

Sr Saveria Menni<br />

della Delegazione latino-americana<br />

“Nella revisione del cammino fatto<br />

dal nostro <strong>Istituto</strong> in questi ultimi<br />

tre anni, abbiamo focalizzato<br />

gli elementi emersi nelle risposte<br />

delle comunità. Sono, prima <strong>di</strong><br />

tutto, gli elementi che siamo chiamate<br />

a “ricordare”, perchè sono<br />

da custo<strong>di</strong>re, per dare risposte<br />

nuove alle sfide dell’oggi proprio<br />

lì dove siamo! Una revisione<br />

non può limitarsi a un<br />

solo aspetto, <strong>di</strong>menticando<br />

o tenendo per sottinteso<br />

le altre <strong>di</strong>mensioni<br />

della vita<br />

<strong>di</strong> noi suore <strong>Dorotee</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>, ma deve<br />

guardare alla totalità<br />

del carisma. La<br />

nostra verifica ha<br />

preso in considerazione<br />

quello<br />

che è valido e che<br />

ci identifica tanto a<br />

Frias come a Malonno,<br />

a Brescia come a<br />

Bukavu.<br />

Le superiore riuni-


Mons. giacomo Canobbio<br />

te a gennaio hanno avuto la possibilità<br />

d’avere davanti agli occhi<br />

il panorama ampio della vita della<br />

nostra Congregazione specialmente<br />

nella relazione della Madre che rispecchiava<br />

le risposte alle domande<br />

poste a tutte le comunità.<br />

Così nel momento <strong>di</strong> fare emergere<br />

i punti sui quali ancora dobbiamo<br />

camminare, esse hanno sottolineato<br />

l’essenza delle tre <strong>di</strong>mensioni<br />

della nostra vita consacrata.<br />

• <strong>Di</strong>mensione della spiritualità:<br />

le superiore hanno posto<br />

l’attenzione sulla qualità <strong>di</strong><br />

quello che nutre la nostra vocazione.<br />

L’essere, come Madre<br />

Cocchetti, “tutta nerbo <strong>di</strong> fede<br />

viva”, si acquista nella <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> tempo e nella scelta<br />

delle con<strong>di</strong>zioni che permettono<br />

<strong>di</strong> vivere esperienze profonde<br />

<strong>di</strong> preghiera per alimentare<br />

il nostro essere e il nostro<br />

agire. Questa esperienza <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o<br />

si arricchisce nella con<strong>di</strong>visione<br />

fraterna.<br />

• <strong>Di</strong>mensione apostolica: le superiore<br />

non hanno parlato d’un<br />

ambito o dei destinatari specifici.<br />

Hanno sentito il bisogno <strong>di</strong><br />

capire quale risposta ci chiede<br />

questo tempo che viviamo.<br />

È in questo tempo, con le caratteristiche<br />

che tutte conosciamo,<br />

che ci sentiamo chiamate a cogliere,<br />

dentro la sua complessità,<br />

“i segni dei tempi” per il nostro<br />

<strong>Istituto</strong>.<br />

Il Capitolo del 2006 ha cercato<br />

<strong>di</strong> continuare l’itinerario <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

della Pia Ope-<br />

ra perché la riconosciamo ispiratrice<br />

dello stile apostolico <strong>di</strong><br />

Madre Cocchetti. Lei l’ha fatta<br />

sua e il nostro essere e il nostro<br />

agire non può prescindere<br />

da questo spirito. Come tante<br />

altre volte, abbiamo riconosciuto<br />

che non l’abbiamo mai<br />

perso, ma che dovrebbe essere<br />

vissuto con più convinzione,<br />

gioia e consapevolezza del suo<br />

valore oggi. Assumere la Pia<br />

Opera è accompagnare, avvicinare,<br />

coinvolgere i laici che<br />

incontriamo là dove ogni giorno<br />

ci muoviamo! Assumere la<br />

Pia Opera è fondamentalmente<br />

“entrare in relazione” per<br />

comunicare il dono che si porta<br />

dentro, è capire il mistero<br />

d’oro e argilla che è ogni essere<br />

umano.<br />

• <strong>Di</strong>mensione della vita frater-<br />

na: una <strong>di</strong>mensione che consideriamo<br />

aspetto prezioso per<br />

tutte, ma non privo <strong>di</strong> fatiche;<br />

sentiamo che non mancano gli<br />

sforzi per costruire la comunione<br />

desiderata. Non ci è stato<br />

<strong>di</strong>fficile riconoscere che l’influsso<br />

del nostro contesto culturale<br />

e sociale ci coinvolge e che anche<br />

noi possiamo perdere <strong>di</strong> vista<br />

quel co<strong>di</strong>ce che ci dà identità<br />

e ci accomuna per ritrovare<br />

sempre le ra<strong>di</strong>ci dell’appartenere<br />

alla famiglia religiosa<br />

delle suore <strong>Dorotee</strong> <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>.<br />

Ritornare alle ra<strong>di</strong>ci, avere memoria<br />

viva <strong>di</strong> chi siamo, ci aiuta<br />

a crescere e a trovare i mo<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> consegnare come sorelle il<br />

dono che siamo!<br />

Abbiamo sentito la gioia<br />

dell’espandersi del carisma in<br />

terra <strong>di</strong> missione e abbiamo assunto<br />

anche la sfida dell’interculturalità<br />

che ci chiede <strong>di</strong> crescere<br />

in identità e accogliere il<br />

<strong>di</strong>verso! In questo camminare<br />

da sorelle la Regola <strong>di</strong> Vita è il<br />

nesso comune che ci porta lo<br />

spirito e che ci identifica e ci<br />

permette <strong>di</strong> parlare un linguaggio<br />

che sentiamo familiare.<br />

La verifica ci ha animato a reinventare<br />

ancora la nostra vita<br />

consacrata, la nostra missione…<br />

e questo è corresponsabilità”.<br />

Hna Blanca Carnero<br />

Consigliera generale<br />

PIccOlO RAggIO 15


16 PIccOlO RAggIO<br />

Proclamazione <strong>di</strong> Sant’Angela Merici<br />

a patrona secondaria <strong>di</strong> Brescia<br />

È un dono grande per la nostra<br />

Chiesa la proclamazione <strong>di</strong> sant’Angela<br />

Merici a patrona secondaria<br />

presso <strong>Di</strong>o della città e della <strong>di</strong>ocesi<br />

<strong>di</strong> Brescia; un dono del quale ren<strong>di</strong>amo<br />

grazie al Signore e del quale<br />

vorremmo sentire con gioia tutta<br />

la responsabilità. Un grazie particolare<br />

va detto a mons. Olmi che<br />

ha voluto questa proclamazione<br />

con tutta la determinazione; senza<br />

il suo impegno appassionato<br />

non saremmo giunti a questo<br />

traguardo. Grazie anche alle<br />

figlie <strong>di</strong> sant’Angela che possono<br />

sentire questa festa come<br />

particolarmente loro; esse attraverso<br />

i secoli hanno tenuto vivo il<br />

carisma eccezionale <strong>di</strong> questa santa<br />

e ancor oggi ne sono le custo<strong>di</strong><br />

e le testimoni più significative. È<br />

festa della madre e quin<strong>di</strong> festa<br />

delle numerose figlie. Nella visione<br />

cattolica della religione<br />

il rapporto con <strong>Di</strong>o è me<strong>di</strong>ato<br />

dalla Chiesa in tutta la varietà<br />

dei suoi carismi, nella ricchezza<br />

della sua storia. I santi sono<br />

espressione <strong>di</strong> questa solidarietà<br />

che ci unisce in un unico corpo.<br />

Sant’Angela è nostra patrona<br />

presso <strong>Di</strong>o; quando ci presentiamo<br />

a <strong>Di</strong>o ci facciamo forti anche della<br />

presenza <strong>di</strong> sant’Angela con noi e<br />

per noi. Non nel senso che l’amore<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o abbia bisogno <strong>di</strong> sant’Angela<br />

per aprirsi alla misericor<strong>di</strong>a e alla<br />

generosità verso <strong>di</strong> noi. Al contrario<br />

Sant’Angela, come tutti i santi,<br />

è opera dell’amore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o; è <strong>Di</strong>o<br />

che l’ha fatta con la sua grazia, l’ha<br />

plasmata con la sua parola e animata<br />

con il suo Spirito; guardare<br />

a lei significa riprendere coscienza<br />

<strong>di</strong> quello che <strong>Di</strong>o sta facendo nella<br />

Chiesa e che desidera fare anche in<br />

noi, nella nostra vita.<br />

La Chiesa, ci ha ricordato la seconda<br />

lettura (1 Cor 12-30), è il cor-<br />

Mons Luciano Monari<br />

24 gennaio 2010<br />

po <strong>di</strong> Cristo. Non si tratta solo <strong>di</strong><br />

una immagine suggestiva, ma <strong>di</strong><br />

una descrizione precisa dell’identità<br />

della Chiesa. Con la sua risurrezione<br />

e ascensione Cristo non si è<br />

allontanato da noi ma continua a<br />

essere presente e a operare nella<br />

nostra storia attraverso la sua Parola<br />

e il suo Spirito. In ogni tempo<br />

e in ogni luogo la Parola <strong>di</strong> Gesù<br />

è proclamata da persone mandate<br />

da Lui, in obbe<strong>di</strong>enza al suo comando.<br />

Quando questo avviene,<br />

e quando la parola annunciata<br />

trova negli ascoltatori la <strong>di</strong>sponibilità<br />

della fede,<br />

allora la Paro-<br />

la viva del Risorto<br />

agisce nel cuore delle persone,<br />

suscita in loro sentimenti e desideri<br />

nuovi, genera speranze nuove, secondo<br />

la volontà <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, secondo lo<br />

stile <strong>di</strong> Gesù. Per questo san Paolo<br />

scriveva ai Galati: “Figlioli miei,<br />

che io partorisco <strong>di</strong> nuovo finché<br />

non sia formato in voi Cristo!” E<br />

voleva <strong>di</strong>re: m’interessa che la vostra<br />

vita assuma la forma della vi-<br />

ta <strong>di</strong> Gesù; per questo vi annuncio<br />

sempre <strong>di</strong> nuovo il vangelo, perché<br />

questa parola vi renda conformi a<br />

Gesù, sempre più somiglianti a Lui.<br />

Una forma nuova <strong>di</strong> vita che viene<br />

immessa nella vostra esistenza<br />

mondana; siete davvero generati<br />

<strong>di</strong> nuovo. In concreto: l’ascolto<br />

<strong>di</strong> fede della parola fa <strong>di</strong> voi delle<br />

persone miti come è mite Gesù;<br />

fa <strong>di</strong> voi delle persone umili come<br />

è umile Gesù, fa <strong>di</strong> voi delle persone<br />

obbe<strong>di</strong>enti a <strong>Di</strong>o, ricche <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a<br />

verso i deboli e i peccatori,<br />

generose nel dono <strong>di</strong> sé senza<br />

misura, come è Gesù. Una piccola<br />

parte del mondo – la vostra vita –<br />

assume i lineamenti spirituali concreti<br />

della vita <strong>di</strong> Gesù. Questo è<br />

l’evento che Paolo chiama: ‘il corpo<br />

<strong>di</strong> Cristo’. Durante la sua vita terrena<br />

Gesù era presente al mondo con<br />

il suo corpo <strong>di</strong> carne – occhi, mani,<br />

orecchi; ora Gesù è presente<br />

al mondo con il suo corpo<br />

mistico: la Chiesa con i<br />

suoi ministeri, carismi, relazioni;<br />

in una parola con<br />

le molteplici forme della<br />

sua carità. L’espressione<br />

‘corpo <strong>di</strong> Cristo’ non<br />

è quin<strong>di</strong> una formula generica,<br />

approssimativa;<br />

è la definizione precisa<br />

<strong>di</strong> una parte <strong>di</strong> umanità<br />

che incarna concretamente<br />

il vangelo e rende<br />

quin<strong>di</strong> presente la forma<br />

<strong>di</strong> Gesù nel mondo.<br />

Paolo aggiunge una considerazione<br />

sul fatto che nessuno <strong>di</strong> noi, per<br />

quanto sia intelligente, abile, ricco<br />

<strong>di</strong> capacità o ad<strong>di</strong>rittura santo, può<br />

presumere <strong>di</strong> esprimere da sé solo<br />

la forma integra <strong>di</strong> Gesù. Un corpo,<br />

<strong>di</strong>ce l’apostolo, è fatto <strong>di</strong> molte<br />

membra e solo la comunione e collaborazione<br />

delle <strong>di</strong>verse membra<br />

riesce a renderlo attivo ed efficien-


te. Nello stesso modo solo la comunione<br />

e collaborazione dei molteplici<br />

carismi e ministeri riesce a<br />

esprimere qualcosa del mistero <strong>di</strong><br />

Gesù. La Chiesa sorge dalla comunione<br />

<strong>di</strong> molti, dal raccordo delle<br />

<strong>di</strong>verse esperienze, delle <strong>di</strong>verse<br />

capacità, delle <strong>di</strong>verse realizzazioni.<br />

Tutti insieme, arricchiti anche<br />

dal patrimonio che le generazioni<br />

passate ci hanno trasmesso,<br />

esprimiamo qualcosa del mistero <strong>di</strong><br />

Cristo, formiamo il suo corpo. Dobbiamo<br />

imparare a non tirarci in<strong>di</strong>etro<br />

(pensando, con falsa umiltà che<br />

non ci sia bisogno <strong>di</strong> noi); e nello<br />

stesso tempo dobbiamo imparare<br />

a non fare da soli (come se non<br />

avessimo bisogno degli altri). Solo<br />

con l’impegno e la corresponsabilità<br />

<strong>di</strong> tutti <strong>di</strong>venta possibile essere<br />

e<strong>di</strong>ficati come corpo <strong>di</strong> Cristo.<br />

La memoria che facciamo oggi <strong>di</strong><br />

sant’Angela Merici, il suo patrocinio<br />

al quale ci affi<strong>di</strong>amo con fiducia,<br />

può aiutarci a entrare in questa<br />

visione stupenda <strong>di</strong> Paolo. Soprattutto<br />

se ci permette <strong>di</strong> comprendere<br />

e valorizzare la presenza delle<br />

donne nella Chiesa. Quattrocento<br />

anni fa sant’Angela ha immaginato<br />

e promosso una sorprendente forma<br />

<strong>di</strong> consacrazione al Signore per<br />

donne che vivevano nelle or<strong>di</strong>narie<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita. Mi sembra che<br />

il suo messaggio abbia qualcosa <strong>di</strong><br />

moderno e ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> provocatorio.<br />

In questi ultimi anni il vissuto<br />

concreto delle donne in occidente<br />

è cambiato con una rapi<strong>di</strong>tà e<br />

una profon<strong>di</strong>tà impensabili: basta<br />

pensare alla presenza delle donne<br />

nella vita economica, politica e culturale;<br />

e, ancora <strong>di</strong> più, al mutamento<br />

ra<strong>di</strong>cale nel modo <strong>di</strong> pensare<br />

e <strong>di</strong> vivere la propria identità e<br />

il rapporto con l’universo maschile.<br />

Questa trasformazione sta avendo<br />

dei riflessi profon<strong>di</strong> nella vita della<br />

Chiesa perché le donne, che sono<br />

sempre state le colonne portanti<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio ecclesiale, la me<strong>di</strong>azione<br />

or<strong>di</strong>naria nella trasmissione<br />

della fede, sembrano oggi attirate<br />

da altri messaggi e da altri stili <strong>di</strong><br />

vita. La crisi <strong>di</strong>ffusa delle vocazioni<br />

femminili <strong>di</strong> consacrazione ne è<br />

un segno eloquente. Vuol <strong>di</strong>re che<br />

per la maggior parte delle ragazze<br />

la proposta della vita religiosa co-<br />

sì come si è configurata per secoli,<br />

non è più attraente. Se i parroci lamentano<br />

l’assenza dei bambini alla<br />

Messa domenicale, una delle motivazioni<br />

più importanti è l’assenza<br />

delle madri.<br />

Tutto questo ci obbliga a riflettere<br />

e a cercare vie nuove. Il vangelo è<br />

essenzialmente un messaggio <strong>di</strong> liberazione<br />

per ogni persona umana;<br />

l’amore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o per noi è una forza<br />

immensa <strong>di</strong> coraggio, <strong>di</strong> creatività,<br />

<strong>di</strong> speranza. Non c’è dubbio che il<br />

vangelo sia capace <strong>di</strong> intercettare<br />

e arricchire il vissuto delle donne.<br />

<strong>Di</strong> fatto, la trasformazione in<br />

atto non è portatrice univoca <strong>di</strong> liberazione.<br />

Le donne si trovano oggi<br />

a dover portare pesi psicologici<br />

ed economici enormi; pagano a<br />

caro prezzo la crescita <strong>di</strong> possibilità<br />

e <strong>di</strong> libertà che cercano con ansia.<br />

Sarebbe naturalmente illusorio<br />

e sbagliato immaginare un ritorno<br />

al passato. Dobbiamo invece<br />

riuscire a mostrare come il vangelo<br />

possa accompagnare positivamente<br />

la donna in questo cammino<br />

<strong>di</strong> rivoluzione nel suo modo<br />

<strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> agire. Ma questo<br />

compito può essere realizzato solo<br />

da donne che siano nello stesso<br />

tempo moderne – nel senso che<br />

il loro vissuto è quello della donna<br />

d’oggi – e credenti – nel senso che<br />

hanno assimilato davvero il vangelo<br />

e interpretano le loro esperienze<br />

alla luce del messaggio dell’amore<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o per noi. Donne che non<br />

hanno paura <strong>di</strong> confrontarsi<br />

con i problemi attuali – penso<br />

a quella che viene chiamata<br />

‘identità <strong>di</strong> genere’, al<br />

senso del corpo, all’autonomia<br />

<strong>di</strong> vita, ai problemi delle convivenze,<br />

al nodo decisivo della procreazione<br />

e così via; donne che<br />

non si lasciano dominare dagli<br />

stili correnti ma che sanno<br />

ricondurre ogni cosa alla<br />

libertà e alla responsabilità<br />

della coscienza. C’è un<br />

lavoro infinito da compiere<br />

per illuminare il vissuto<br />

femminile alla luce <strong>di</strong> un’autentica<br />

crescita umana nella<br />

conoscenza, nella responsabilità<br />

e nell’amore.<br />

Come <strong>di</strong>cevo: chi potrà fare<br />

questo lavoro necessario<br />

se non le donne? Ebbene, io spero<br />

con tutto il cuore che la presentazione<br />

<strong>di</strong> sant’Angela come modello<br />

<strong>di</strong> santità e la proclamazione del<br />

suo patrocinio susciti nella chiesa<br />

bresciana, nelle donne credenti<br />

bresciane, consapevoli del loro<br />

posto nella Chiesa e della loro responsabilità,<br />

il desiderio <strong>di</strong> esplorare<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensiero e sperimentare<br />

stili <strong>di</strong> vita che siano ricchi <strong>di</strong> valori<br />

cristiani. Sant’Angela, proprio per<br />

la sua visione femminile delle cose<br />

e per la profonda libertà con cui<br />

si è mossa nel suo tempo può essere<br />

un modello e uno stimolo prezioso.<br />

S’intende: all’interno della<br />

Chiesa, nel confronto e nella collaborazione<br />

con l’intero corpo ecclesiale.<br />

Vivere correttamente la <strong>di</strong>fferenza<br />

sessuale significa imparare<br />

a vivere correttamente tutte le forme<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza che rendono così<br />

varia e complessa la famiglia umana.<br />

È necessario che le <strong>di</strong>fferenze<br />

tra le persone e i gruppi sociali<br />

non vengano cancellate da una<br />

sterile omogeneità; e non <strong>di</strong>ventino,<br />

d’altra parte, motivo <strong>di</strong> conflitto<br />

aspro che si placa solo nell’umiliazione<br />

dell’altro. Piuttosto il Signore<br />

ha voluto la <strong>di</strong>fferenza perché nessuno<br />

possa <strong>di</strong>rsi autosufficiente e<br />

tutti cerchino nel confronto, <strong>di</strong>alogo,<br />

collaborazione con l’altro la via<br />

della propria crescita.<br />

Ci ottenga sant’Angela il coraggio<br />

e la creatività <strong>di</strong> cui abbiamo bisogno.<br />

PIccOlO RAggIO 17


Festa <strong>di</strong> S. <strong>Dorotea</strong><br />

La Vallecamonica è stata invitata a celebrare la Festa <strong>di</strong> S. <strong>Dorotea</strong>, non in Casa Madre<br />

a <strong>Cemmo</strong>, ma all’Eremo <strong>di</strong> Biennio, perché don Roberto Domenighini ha voluto cogliere<br />

questa occasione per esprimere un grazie alle <strong>Suore</strong> che vi lavorano.<br />

Ci fa dono della sua riflessione.<br />

<strong>Dorotea</strong>: un nome per tutti<br />

<strong>Dorotea</strong> è un nome arcano e colmo<br />

<strong>di</strong> significato.<br />

Un nome che potremmo e dovremmo<br />

aggiungere al nostro nome,<br />

in due significati. All’in<strong>di</strong>cativo:<br />

“Io sono un dono <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o”. Ma<br />

anche all’imperativo per esprimere<br />

una volontà, una vocazione: “Io<br />

devo essere – voglio essere un dono<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o”.<br />

La festa <strong>di</strong> santa <strong>Dorotea</strong> esprime<br />

– nel ricordo devoto della giovane<br />

martire che porta questo nome –<br />

un aspetto capitale dell’esperienza<br />

cristiana: la comprensione della<br />

vita, della vocazione (ossia<br />

dello stato <strong>di</strong> vita) e<br />

delle con<strong>di</strong>zioni,<br />

Celebrazione <strong>di</strong> santa <strong>Dorotea</strong> all’Eremo <strong>di</strong> Bienno,<br />

con bene<strong>di</strong>zione delle Mele<br />

provvidenziali, <strong>di</strong> vita come dono<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o.<br />

Il carisma educativo e <strong>di</strong> servizio<br />

delle <strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong> da <strong>Cemmo</strong> trovano<br />

la loro intelligenza più piena<br />

nell’ottica del dono. Dono dall’Alto,<br />

in quanto carisma ricevuto dalla<br />

Trinità. Dono per la Chiesa, in<br />

quanto dono germogliato nel cuore<br />

santo della Fondatrice per essere<br />

con<strong>di</strong>viso.<br />

Per questi motivi l’Eremo ha voluto<br />

celebrare con solennità la festa<br />

<strong>di</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Dorotea</strong>. L’Eremo <strong>di</strong> Vallecamonica<br />

ringrazia per la presenza<br />

qui – fin dalle origini <strong>di</strong> questa casa<br />

<strong>di</strong> spiritualità della <strong>di</strong>ocesi – delle<br />

<strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong> da <strong>Cemmo</strong>.<br />

Ringrazia non perché le suore se<br />

ne stanno per andare! Restano!<br />

Le teniamo care!<br />

Ringrazia perché, negli anni,<br />

sono state l’anima materna<br />

<strong>di</strong> questa istituzio-<br />

ne che va verso i 50… che vive nel<br />

cuore dei camuni, i quali non mancano<br />

<strong>di</strong> sostenerla con amore!<br />

Ringrazia perché le suore sono dorotee<br />

– dono <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o – per l’Eremo…<br />

Vorrei sperare che anche l’Eremo<br />

sia un dono: dono per le suore che<br />

qui hanno vissuto e vivono, dono<br />

per l’istituto <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>, dono per la<br />

Valle e la Chiesa bresciana.<br />

L’Eremo è un grande dono. Non<br />

semplicemente la struttura. Anche<br />

se i muri stessi sono dono,<br />

partendo dal lascito <strong>di</strong> Monsignor<br />

Moran<strong>di</strong>ni e dalle numerose persone<br />

e Istituzioni che l’hanno e<strong>di</strong>ficato,<br />

mantenuto e rinnovato. Ma<br />

è – sempre <strong>di</strong> nuovo – dono<br />

la “gente” dell’Eremo, le<br />

iniziative dell’eremo, le<br />

suore…<br />

18 PIccOlO RAggIO L'Eremo dei SS. Pietro e Paolo - Bienno (BS)


La logica cristiana del dono<br />

Viviamo in mezzo a doni. Il dono<br />

è una delle cifre capitali per comprendere<br />

il Vangelo e il cristianesimo.<br />

Celebrare la festa <strong>di</strong> santa <strong>Dorotea</strong><br />

all’Eremo significa approfon<strong>di</strong>re la<br />

logica cristiana del dono.<br />

Quando parliamo <strong>di</strong> dono in termini<br />

cristiani ci allontaniamo dalla<br />

prospettiva mercenaria dello scambio<br />

<strong>di</strong> cose. Il dono cristiano implica<br />

sempre la relazione tra persone:<br />

non si dà o riceve qualcosa e<br />

basta.<br />

Ci si pone in intimità con l’altro. È<br />

uno scambio <strong>di</strong> vite, <strong>di</strong> anime prima<br />

che <strong>di</strong> cose.<br />

Donare è donarsi.<br />

La cosa, l’oggetto del dono vale<br />

non economicamente ma in quanto<br />

simbolo dell’incontro tra persone.<br />

Incontro che non può essere<br />

che gratuito.<br />

È il nostro vescovo Luciano che ci<br />

parla <strong>di</strong> dono nella sua lettera pastorale<br />

(n. 7), parlando dell’Eucaristia<br />

<strong>di</strong>ce:<br />

“Accogliamo dunque questo dono<br />

con stupore e gioia, con riconoscenza<br />

e lode. Solo in questo modo il dono<br />

viene veramente accolto; e solo<br />

se viene liberamente accolto e se<br />

entra a fare parte della nostra vita<br />

produce l’effetto voluto: la comunione<br />

con <strong>Di</strong>o e tra <strong>di</strong> noi. Se qualcuno<br />

mi offre un regalo e io semplicemente<br />

lo intasco senza un sorriso, senza<br />

un sentimento <strong>di</strong> riconoscenza,<br />

senza una parola <strong>di</strong> ringraziamento,<br />

non si verifica nessun evento <strong>di</strong> dono.<br />

Certo, tengo in tasca l’oggetto<br />

che mi è stato regalato; ma in realtà<br />

ho preso solo l’oggetto, non il dono;<br />

non ho accolto l’amicizia che accompagnava<br />

l’oggetto e lo trasformava<br />

in dono; s’è incrementato il mio patrimonio<br />

economico, ma io sono rimasto<br />

solo, privo dell’amicizia che<br />

mi veniva offerta. È così anche per i<br />

doni <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o; solo quando l’uomo ringrazia<br />

<strong>Di</strong>o per le sue gran<strong>di</strong> opere,<br />

quelle gran<strong>di</strong> opere <strong>di</strong>ventano realmente<br />

opere ‘per lui’, capaci <strong>di</strong> salvare<br />

la sua vita perché lo pongono<br />

in comunione con <strong>Di</strong>o, autore e origine<br />

del dono”.<br />

Compren<strong>di</strong>amo allora che il dono <strong>di</strong><br />

<strong>Di</strong>o non è una “cosa” ma è una relazione.<br />

<strong>Santa</strong> <strong>Dorotea</strong> ci insegna il Vangelo<br />

del dono<br />

Le mele e i fiori apparsi a <strong>Santa</strong><br />

<strong>Dorotea</strong> (la vicenda è nota!) sono<br />

segno <strong>di</strong> una relazione profon<strong>di</strong>ssima<br />

fra la <strong>Santa</strong> e Cristo, il Cristo<br />

risorto, perché in quel cesto non<br />

ci sono semplicemente elementi<br />

botanici, ma uno scambio <strong>di</strong> vita.<br />

Frutto della vita <strong>di</strong> <strong>Dorotea</strong> è il<br />

dono della sua stessa vita a Cristo<br />

nel martirio. E proprio mentre<br />

muore la martire riceve il dono<br />

della vita <strong>di</strong> Cristo, vita eterna,<br />

vita risorta.<br />

“Sposa <strong>di</strong> Cristo, mandami delle<br />

mele e delle rose dal giar<strong>di</strong>no del<br />

tuo sposo”. Sono uno scherno rivolto<br />

a santa <strong>Dorotea</strong> queste parole…<br />

ma i frutti e i fiori arrivano e<br />

chi la scherniva si convertirà…<br />

È prudente non definire, in senso<br />

negativo, una “leggenda” questa<br />

verità proclamata con nome <strong>di</strong> <strong>Dorotea</strong>…<br />

potrebbe far comodo incallirsi<br />

su puntigli storicistici per sostituire<br />

alla logica del dono quella del<br />

possesso e alla prospettiva della<br />

relazione quella dell’in<strong>di</strong>vidualismo<br />

che parte dal rifiuto del soprannaturale<br />

per rifiutare <strong>Di</strong>o e costruire<br />

l’ennesimo monumento all’egoismo<br />

dell’uomo. Invece, quante dorotee<br />

nel martirologio cristiano!<br />

L’insegnamento è perenne: nelle<br />

nostre suore dorotee è <strong>di</strong>ventato<br />

vita.<br />

Anche oggi il mondo – lontano da<br />

<strong>Di</strong>o, ma amato da <strong>Di</strong>o – si aspetta<br />

da noi i doni <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o… i frutti e i fiori<br />

dello Spirito.<br />

Nella Chiesa – anche a <strong>Cemmo</strong>,<br />

all’Eremo, nelle Parrocchie – si ripete<br />

il miracolo <strong>di</strong> <strong>Dorotea</strong>: suore,<br />

laici e sacerdoti offrono i frutti e i<br />

fiori della fede.<br />

Apriamo gli occhi del cuore per vedere<br />

quanti sono i doni che <strong>Di</strong>o<br />

elargisce… le visioni cupe forzatamente<br />

e ideologicamente negative<br />

non sono secondo <strong>Di</strong>o: il cristiano<br />

da un lato – ma sempre con carità<br />

– chiama il male con il suo nome,<br />

dall’altro riconosce, approva, amplifica<br />

il bene. Il cristiano gioisce<br />

del bene, anche dei frutti e dei fiori<br />

degli altri.<br />

Il Concilio, dono <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o alla Chiesa,<br />

ci illumina: “l’uomo, il quale in terra<br />

è la sola creatura che Id<strong>di</strong>o ab-<br />

bia voluto per se stesso, non può<br />

ritrovarsi pienamente se non attraverso<br />

un dono sincero <strong>di</strong> sé”<br />

(GS 24).<br />

Doni cristiani dal Vangelo<br />

Abbiamo celebrato la festa <strong>di</strong> <strong>Santa</strong><br />

<strong>Dorotea</strong> nella quinta domenica<br />

per annum e il brano <strong>di</strong> Vangelo,<br />

ascoltato nella liturgia, declina<br />

i doni che <strong>Di</strong>o offre costantemente<br />

all’uomo.<br />

Lc 5, 1-11 1 Mentre egli stava in<br />

pie<strong>di</strong> sulla riva del lago <strong>di</strong> Gennesaret<br />

e la folla si stringeva intorno<br />

a lui per u<strong>di</strong>re la parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, 2<br />

Gesù vide due barche ferme a riva:<br />

da esse i pescatori erano smontati<br />

e lavavano le reti. 3 Montato su<br />

una <strong>di</strong> quelle barche, che era <strong>di</strong> Simone,<br />

lo pregò <strong>di</strong> scostarsi un poco<br />

da terra; poi, sedutosi sulla barca,<br />

insegnava alla folla.<br />

4 Com’ebbe terminato <strong>di</strong> parlare,<br />

<strong>di</strong>sse a Simone: «Pren<strong>di</strong> il largo, e<br />

gettate le reti per pescare». 5 Simone<br />

gli rispose: «Maestro, tutta<br />

la notte ci siamo affaticati, e non<br />

abbiamo preso nulla; però, secondo<br />

la tua parola, getterò le reti». 6<br />

E, fatto così, presero una tal quantità<br />

<strong>di</strong> pesci, che le reti si rompevano.<br />

7 Allora fecero segno ai loro<br />

compagni dell’altra barca, <strong>di</strong> venire<br />

ad aiutarli. Quelli vennero e<br />

riempirono tutt’e due le barche,<br />

tanto che affondavano. 8 Simon<br />

Pietro, veduto ciò, si gettò ai pie<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Gesù, <strong>di</strong>cendo: «Signore, allontànati<br />

da me, perché sono un peccatore».<br />

9 Perché spavento aveva<br />

colto lui, e tutti quelli che erano<br />

con lui, per la quantità <strong>di</strong> pesci che<br />

avevano presi, 10 e così pure Giacomo<br />

e Giovanni, figli <strong>di</strong> Zebedeo,<br />

che erano soci <strong>di</strong> Simone. Allora<br />

Gesù <strong>di</strong>sse a Simone: «Non temere;<br />

d’ora in poi sarai pescatore <strong>di</strong><br />

uomini». 11 Ed essi, tratte le barche<br />

a terra, lasciarono ogni cosa e<br />

lo seguirono.<br />

La Parola: La Parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o è un<br />

dono, <strong>Di</strong>o che parla all’uomo, è relazione.<br />

Senza comunicazione non<br />

c’è relazione! Siamo anche noi come<br />

la folla che fa ressa attorno a<br />

Gesù per ascoltare la sua Parola.<br />

L’Eremo è luogo <strong>di</strong> ascolto… anche<br />

qui talvolta si fa ressa. E in questa<br />

ressa le tre suorine – come formi-<br />

PIccOlO RAggIO 19


L'altare preparato<br />

per l'Eucarestia<br />

chine attive (o iperattive) – si danno<br />

da fare … per garantire l’ascolto.<br />

gesù che sta in pie<strong>di</strong>: Questa immagine<br />

<strong>di</strong> Gesù in pie<strong>di</strong> ci in<strong>di</strong>ca il<br />

Signore, il Dominus: “non avrai altro<br />

<strong>Di</strong>o all’infuori <strong>di</strong> me”. Cristo Risorto<br />

che sta in pie<strong>di</strong> nella mia vita.<br />

Avere <strong>Di</strong>o come Signore è il Suo<br />

dono più grande.<br />

gesù seduto che insegna: Anche<br />

Gesù seduto è un dono: “Sedette e<br />

insegnava”… Se Gesù educa il nostro<br />

cuore ci fa un dono capitale!<br />

Egli interpella la nostra responsabilità:<br />

“vuoi che io ti doni il mio insegnamento?<br />

O vuoi essere senza<br />

maestro, come una barca senza timone?<br />

O vuoi seguire altri maestri,<br />

maestri <strong>di</strong> certo fallimento?”. Gesù<br />

non insegna semplicemente delle<br />

cose, dei concetti: nel suo insegnamento<br />

c’è il dono <strong>di</strong> se stesso.<br />

Comunica non una dottrina ma la<br />

Sua Persona. Naturalmente Egli ha<br />

un’identità dogmaticamente e ontologicamente<br />

definita. Ma non comunica<br />

solo quella: l’insegnamento<br />

<strong>di</strong> Gesù invita alla relazione con lui.<br />

Non è solo oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ma <strong>di</strong><br />

comunione <strong>di</strong> vita.<br />

La pesca miracolosa, un dono:<br />

mele o pesci, poco importa… è <strong>Di</strong>o<br />

che fa abbondare e portare frutto.<br />

I frutti apostolici della Chiesa:<br />

dell’Eremo o dell’<strong>Istituto</strong>, della Parrocchia<br />

o dell’Oratorio valgono nel-<br />

20 PIccOlO RAggIO<br />

la misura in cui <strong>di</strong>pendono da <strong>Di</strong>o,<br />

in cui provengono da <strong>Di</strong>o. Eventuali<br />

frutti ottenuti con meto<strong>di</strong> non<br />

evangelici, pubblicitari, psicologici<br />

è meglio che non vengano e se<br />

vengono dovremmo <strong>di</strong>re – in ogni<br />

caso – con san Pietro: Maestro,<br />

tutta la notte ci siamo affaticati,<br />

e non abbiamo preso nulla. Questo<br />

non ci esime dall’impegno: sulla<br />

Parola <strong>di</strong> Gesù gli apostoli hanno<br />

faticato. Ecco il binomio perché<br />

ogni nostra azione sia dorotea, dono<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o: la Parola <strong>di</strong> Gesù e la<br />

nostra fatica. Non <strong>di</strong>mentichiamo<br />

che la Parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o è parola efficace<br />

e alla fine la Sua Parola conta<br />

molto più delle nostre fatiche. (Comunque,<br />

l’Eremo ringrazia le <strong>Suore</strong><br />

per le loro preziose, in<strong>di</strong>spensabili,<br />

umili e silenziose fatiche).<br />

La sequela - essere chiamati -<br />

è un dono, un dono per tutti:<br />

Se compren<strong>di</strong>amo la vita come dono<br />

e vocazione (perché è <strong>Di</strong>o che<br />

ci chiama alla vita) allora è logica<br />

conseguenza che la vita vada rispettata<br />

dal suo inizio al suo naturale<br />

tramonto. In questo dono principale<br />

che è la vita, <strong>Di</strong>o interviene<br />

con un altro dono: la vocazione.<br />

L’Eremo e tante comunità cristiane<br />

godono i frutti del sì libero e gioioso<br />

<strong>di</strong> tante suore. Il fatto narrato<br />

dal brano <strong>di</strong> Vangelo <strong>di</strong> oggi in<strong>di</strong>ca<br />

una <strong>di</strong>namica tipica del dono della<br />

vocazione: San Pietro ascolta il<br />

Signore (sulla tua parola), poi l’incontro<br />

con Signore gli rivela la sua<br />

identità (sono un peccatore) e allora<br />

Gesù lo rassicura e lo chiama a<br />

seguirlo: «Non temere; d’ora in poi<br />

sarai pescatore <strong>di</strong> uomini».<br />

Dovremmo chiederci se i giovani<br />

hanno questi “strumenti” previi<br />

per poter <strong>di</strong>re il loro “sì”: se ascoltano<br />

la Parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, un ascolto intimo<br />

e orante; se maturano la loro<br />

identità nel confronto con Gesù<br />

– vero ideale <strong>di</strong> uomo – anche celebrando<br />

con proprietà e frequenza<br />

il sacramento della riconciliazione<br />

(che è pure un dono e quanto è<br />

prezioso!).<br />

“Non temere e porterai frutto”<br />

Sentiamo il dono delle parole <strong>di</strong><br />

Gesù: “non temere”.<br />

<strong>Santa</strong> <strong>Dorotea</strong> non ebbe paura del<br />

martirio. Noi proseguiamo con fiducia<br />

il cammino doroteo perché<br />

non siamo soli.<br />

L’Eremo, quest’anno, riceve il dono<br />

dei cori che non fanno concerti,<br />

ma liturgia.<br />

Noi risentiamo le parole <strong>di</strong> Gesù<br />

in un dono soave che <strong>Di</strong>o ha fatto<br />

all’uomo: la musica.<br />

La musica è gratuità, poesia e dono.<br />

Le mele benedette in questa festa –<br />

lontane da evocare qualsiasi tipo <strong>di</strong><br />

magia – ricordano i frutti della fede<br />

e fra questi la vita consacrata concretizzata<br />

nell’<strong>Istituto</strong> della Beata<br />

Annunciata.<br />

Sono segno e dono.<br />

Pensando al vocabolo “frutto”, quasi<br />

spontaneamente il pensiero va<br />

allo Sposo <strong>di</strong> santa <strong>Dorotea</strong> che le<br />

inviò il canestro <strong>di</strong> fiori e frutti.<br />

E, guardando alla Madre <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o –<br />

Colei che ha portato frutto – ripetiamo:<br />

“Benedetto il frutto del tuo<br />

seno, Gesù”. L’unico frutto da gustare,<br />

desiderare, amare.<br />

Eremo,<br />

domenica 7 febbraio 2010<br />

Don Roberto Domenighini<br />

<strong>Di</strong>rettore dell’Eremo dei SS.<br />

Pietro e Paolo <strong>di</strong> Bienno (Brescia)


“Come ogni anno, il 6<br />

Febbraio la comunità<br />

parrocchiale Maria SS<br />

della Libera si è raccolta<br />

in preghiera per<br />

ricordare <strong>Santa</strong> <strong>Dorotea</strong>.<br />

<strong>Dorotea</strong>, originaria <strong>di</strong><br />

Cesarea <strong>di</strong> Cappadocia,<br />

vissuta e morta<br />

nel IV secolo, era una<br />

giovane fanciulla che si<br />

<strong>di</strong>stingueva per la sua<br />

carità, purezza e sapienza;<br />

la fama delle<br />

sue virtù arrivò fino<br />

al preside Sapricio,<br />

che la fece chiamare<br />

e la invitò a offrire sacrifici<br />

agli dei. <strong>Dorotea</strong>, essendo cristiana,<br />

si rifiutò e venne torturata.<br />

Ma Sapricio, cocciuto e deciso ad<br />

ottenere il suo scopo, l’affidò a due<br />

sorelle, Crista e Callista con l’incarico<br />

<strong>di</strong> allontanarla dal cristianesimo.<br />

Avvenne però il contrario: fu<br />

<strong>Dorotea</strong> a persuadere le due sorelle<br />

a ritornare cristiane. Fu così<br />

che le sorelle vennero bruciate vive,<br />

mentre <strong>Dorotea</strong> fu decapitata.<br />

Durante il percorso al luogo del<br />

martirio, <strong>Dorotea</strong> incontrò il giovane<br />

Teofilo che prendendola in giro<br />

<strong>di</strong>sse: “Sposa <strong>di</strong> Cristo, mandami<br />

delle mele e delle rose dal giar<strong>di</strong>no<br />

del tuo Sposo”. <strong>Dorotea</strong>, sfidandolo,<br />

promise <strong>di</strong> farlo. Mentre pregava,<br />

prima <strong>di</strong> essere uccisa, le apparve<br />

un bambino che recava tre<br />

belle rose e tre mele e lei gli <strong>di</strong>sse<br />

<strong>di</strong> portarle a Teofilo. Era il mese <strong>di</strong><br />

febbraio e le rose certamente non<br />

fiorivano. Teofilo, stupito, per opera<br />

della Grazia <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o improvvisamente<br />

credette e quin<strong>di</strong> affermò che il<br />

<strong>Di</strong>o dei cristiani era vero ed unico.<br />

A <strong>Santa</strong> <strong>Dorotea</strong> è intitolata la Famiglia<br />

religiosa delle <strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong><br />

da <strong>Cemmo</strong>, fondata da Madre<br />

Annunciata Cocchetti.<br />

Da moltissimi anni le suore Doro-<br />

Festa <strong>di</strong> S. <strong>Dorotea</strong><br />

La Parrocchia Maria SS. della Libera <strong>di</strong> San Severo (Fg)<br />

ricorda <strong>Santa</strong> <strong>Dorotea</strong><br />

tee sono presenti anche<br />

nella nostra comunità,<br />

dove svolgono il loro<br />

apostolato con i bambini<br />

della scuola materna,<br />

con i ragazzi e i giovani<br />

dell’iniziazione cristiana<br />

e dell’oratorio, con le<br />

famiglie, e come ministri<br />

straor<strong>di</strong>nari dell’Eucarestia<br />

con gli anziani<br />

e gli ammalati.<br />

La <strong>Santa</strong> Messa, celebrata<br />

da Mons. giovanni<br />

Pistillo, che nella<br />

sua omelia ha ricordato<br />

quanto ancora attuale<br />

sia il messaggio e<br />

l’esempio <strong>di</strong> <strong>Dorotea</strong> per le giovani<br />

generazioni, ha visto una partecipazione<br />

numerosa e sentita. Il sacro<br />

rito è stato animato dai “Pueri<br />

Cantores” della parrocchia, abilmente<br />

<strong>di</strong>retti dal maestro felice Iafisco,<br />

che con la loro presenza e le<br />

loro can<strong>di</strong>de voci hanno manifestato<br />

affetto e riconoscenza alle religiose.<br />

Al termine della celebrazione eucaristica,<br />

don Giovanni ha benedetto<br />

le mele rosse, simbolo del martirio<br />

<strong>di</strong> <strong>Dorotea</strong>, che le suore hanno<br />

donato a tutti i parrocchiani. Come<br />

ogni anno tutti coloro che conoscono<br />

o hanno conosciuto le suore <strong>Dorotee</strong>,<br />

si sono ritrovati per pregare<br />

e ringraziare il Signore per il loro<br />

fervido apostolato. In più <strong>di</strong> 50<br />

anni intere generazioni sono state<br />

cresciute ed educate dalle <strong>Dorotee</strong>,<br />

chiamate dall’in<strong>di</strong>menticato<br />

don Mario Lozupone per seguire ed<br />

istruire i ragazzi della parrocchia.<br />

Da allora molte suore si sono alternate,<br />

ma tutte loro hanno svolto la<br />

propria missione con competenza,<br />

zelo e <strong>di</strong>sponibilità.<br />

Attualmente sono presenti tra noi<br />

le carissime Suor Umberta, Suor<br />

Piera e Suor Pierina, che continuano<br />

a <strong>di</strong>ffondere in modo instancabile<br />

il carisma <strong>di</strong> Madre Annunciata<br />

Cocchetti.<br />

A loro che, come madri premurose<br />

e maestre <strong>di</strong>screte seguono il<br />

cammino <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi, incoraggiando<br />

e guidando le nostre scelte,<br />

sempre <strong>di</strong>sponibili ad ogni richiesta<br />

<strong>di</strong> aiuto, testimoni nella loro vita<br />

della gratuità dell’amore <strong>di</strong>vino,<br />

va il grazie sincero e riconoscente<br />

<strong>di</strong> tutta la comunità parrocchiale ed<br />

in particolare del gruppo giovani.<br />

Il Gruppo Giovani <strong>di</strong> San Severo<br />

PIccOlO RAggIO 21


La gru nel cortile nord <strong>di</strong> Casa Madre<br />

svetta da molti mesi su nostri<br />

tetti e fa anche da cornice alla Concarena.<br />

Ha lavorato fino al marzo<br />

2009 quando sono terminati i lavori<br />

<strong>di</strong> abbattimento <strong>di</strong> casa Murachelli<br />

Bortolo e del rifacimento del<br />

muro <strong>di</strong> cinta all’angolo <strong>di</strong> via Cocchetti<br />

e via Tolera.<br />

Le richieste più dettagliate da parte<br />

della Sovrintendenza dei beni<br />

culturali, riguardo al progetto <strong>di</strong> ristrutturazione,<br />

ha fatto rimanere<br />

immobile la gru per lunghi mesi.<br />

Ha fatto sentire <strong>di</strong> nuovo la voce dei<br />

suoi segnali acustici del braccio in<br />

movimento lunedì 18 gennaio 2010.<br />

Si è iniziata la sistemazione della<br />

Cappella fatta costruire da Madre<br />

Cocchetti e inaugurata nel 1854.<br />

Gli ultimi restauri sono del 1991<br />

quando per la beatificazione <strong>di</strong> Madre<br />

Annunciata si sono restaurati<br />

gli affreschi della volta, la Pala<br />

dell’altare raffigurante la Vergine<br />

con S. Angela e S. <strong>Dorotea</strong>, e<br />

il corpo della Madre Annunciata è<br />

stato riposto nella bellissima urna<br />

<strong>di</strong> Federico Severino collocata sotto<br />

la mensa dell’altare.<br />

<strong>Di</strong> cosa ha bisogno ancora questo<br />

luogo “cuore”della nostra casa?<br />

Ha necessità <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> riscaldamento<br />

funzionante e <strong>di</strong> una illuminazione<br />

a norma delle leggi vigenti.<br />

Inoltre si cerca <strong>di</strong> dare risposta a un<br />

desiderio espresso da alcune suore:<br />

rendere più facile la visita all’urna<br />

della Beata Annunciata da parte<br />

delle persone <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>, dei paesi<br />

limitrofi e <strong>di</strong> tutti i pellegrini, dall’in-<br />

La comunità parrocchiale<br />

<strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong> il 10 gennaio<br />

scorso, solennità del Battesimo <strong>di</strong><br />

Gesù, ha celebrato nella cappella<br />

del convento i Vespri solenni<br />

presieduti dal parroco Don Albino<br />

Morosini.<br />

La celebrazione si è conclusa con<br />

il bacio alla reliquia della Madre<br />

22 PIccOlO RAggIO<br />

Casa Beata Annunciata<br />

Tra memoria e futuro<br />

gresso <strong>di</strong>retto alla cappella senza la<br />

necessità <strong>di</strong> suonare al convento.<br />

Si è pensato allora <strong>di</strong> rendere sempre<br />

attivo l’ingresso già presente<br />

nell’anticappella e <strong>di</strong> dare a questo<br />

luogo un carattere <strong>di</strong> preghiera<br />

La nuova porta della cappella<br />

e non solo <strong>di</strong> passaggio.<br />

Il progetto <strong>di</strong> questo spazio è stato<br />

affidato al Maestro Giuliano Gaigher<br />

che ha arricchito questo piccolo<br />

luogo con alcuni inserimenti<br />

in vetro con temi simbolici legati al<br />

carisma della Beata Annunciata.<br />

Le tre formelle in altorilievo <strong>di</strong> F.<br />

Annunciata.<br />

Tutti poi sono passati nella<br />

Cripta delle memorie della<br />

Madre per venerarla nell’urna<br />

là collocata per questo tempo <strong>di</strong><br />

lavori nella Cappella.<br />

Nella sala grande del chiostro<br />

si è concluso il pomeriggio in<br />

fraternità.<br />

Severino verranno valorizzate con<br />

una illuminazione adeguata. La<br />

nicchia che conserva delle reliquie<br />

della B. Annunciata avrà un pannello<br />

con il simbolo <strong>di</strong> un seme che<br />

dà i suoi germogli vitali, sul piccolo<br />

muretto che sostiene questo pannello<br />

vi sarà il segno del pane.<br />

Una porta raffigurante il fuoco<br />

– simbolo e motto del nostro<br />

Carisma: “Sono venuto a portare il<br />

fuoco sulla terra” – invita ad attraversarla<br />

per entrare ad adorare il<br />

Signore Gesù nell’Eucaristia e a venerare<br />

la Beata Annunciata.<br />

Questo piccolo spazio sarà un luogo<br />

nel quale si potrà entrare lentamente<br />

in preghiera: le formelle faranno<br />

conoscere la storia della Beata Annunciata,<br />

il vetro davanti alle reliquie<br />

farà intuire che i germogli <strong>di</strong><br />

vita usciti dall’esperienza spirituale<br />

della Beata non sono solo <strong>di</strong> ieri<br />

ma anche <strong>di</strong> oggi, che un germoglio<br />

può essere la stessa persona<br />

che entra in questo luogo.<br />

Il calore del fuoco della santità –<br />

raffigurato nella porta – in<strong>di</strong>ca che<br />

nel fuoco si deve entrare per essere<br />

“raffinati nella mente e nel cuore”<br />

(salmo 26,2) ed infiammati come<br />

il Signore Gesù che “desiderava<br />

che il fuoco fosse già acceso”<br />

(Lc 12,49).<br />

Anche la Beata Annunciata ha raffinato<br />

il cuore e la mente con le prove<br />

della vita e ha desiderato che il<br />

fuoco si accendesse in lei, attorno<br />

a lei e dopo <strong>di</strong> lei.<br />

Questo piccolo spazio <strong>di</strong> ingresso<br />

sarà come un’antifona, il cui messaggio<br />

è <strong>di</strong> annunciare in poche parole<br />

il contenuto <strong>di</strong> un salmo.<br />

Questo ingresso apre al grande<br />

fuoco dell’Eucaristia <strong>di</strong> cui la Beata<br />

Annunciata si è nutrita e ha voluto<br />

sempre presente nella sua casa<br />

facendo costruire questa Cappella<br />

nella quale tutte noi <strong>Suore</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Cemmo</strong> abbiamo imparato a pregare<br />

per uscirne “missionarie”.<br />

Sr M.Cecilia Signorotto


SUOr gIULIANA:<br />

UN’AMICA PEr SPErArE<br />

NEL fUtUrO<br />

Per Brescia, tra<strong>di</strong>zionalmente il<br />

premio Bulloni rappresenta il “premio<br />

della bontà”.<br />

Dal 1953, l’Amministrazione comunale,<br />

nell’ambito <strong>di</strong> una manifestazione<br />

aperta alla citta<strong>di</strong>nanza,<br />

assegna il premio<br />

Bulloni, ed altri premi ad esso<br />

correlati, a citta<strong>di</strong>ni che si<br />

sono <strong>di</strong>stinti per aver svolto<br />

con particolare impegno,<br />

de<strong>di</strong>zione e generosità la loro<br />

opera in ambito sociale o<br />

culturale, offrendo un contributo<br />

importante al miglioramento<br />

della qualità della vita<br />

della collettività.<br />

Quest’anno, gli amici del Comitato<br />

Con Cimpunda hanno<br />

segnalato alla Commissione<br />

esaminatrice del Premio<br />

la nostra cara suor Giuliana<br />

Fadani.<br />

Con grande gioia, abbiamo<br />

appreso che a suor Giuliana<br />

sarebbe stato assegnato<br />

il premio intitolato al cav.<br />

Umberto Gnutti. Ancora più<br />

grande è stata l’emozione<br />

nel sapere che suor Giuliana<br />

avrebbe potuto ritirare personalmente<br />

il premio, perché<br />

in procinto <strong>di</strong> tornare a<br />

Brescia per alcuni giorni, in<br />

prossimità delle festività natalizie.<br />

La neve, che scendeva copiosa sulla<br />

città la sera del 21 <strong>di</strong>cembre,<br />

non ci ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> raggiungere<br />

l’au<strong>di</strong>torium San Barnaba, comunque<br />

gremito.<br />

Il Sindaco ha voluto in<strong>di</strong>care<br />

l’esempio delle persone premiate<br />

all’attenzione <strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni, definendole<br />

“il cuore pulsante” dell’intera<br />

comunità citta<strong>di</strong>na. Con la lo-<br />

Premiazioni<br />

Sono ben quattro le <strong>Suore</strong> del nostro <strong>Istituto</strong> che nello scorcio <strong>di</strong> fine 2009<br />

e nei primi mesi del 2010 hanno ottenuto un riconoscimento per la loro opera<br />

apostolico-educativa e in quattro località <strong>di</strong>fferenti, e non solo in Italia.<br />

Siamo felici <strong>di</strong> questi riconoscimenti e gioiamo con loro.<br />

ro opera, queste persone incarnano<br />

i valori realmente essenziali per<br />

la convivenza sociale e rappresentano<br />

punti <strong>di</strong> riferimento per tutti i<br />

citta<strong>di</strong>ni bresciani.<br />

In particolare, Suor Giuliana, in un<br />

contesto <strong>di</strong> povertà e <strong>di</strong> guerra, dove<br />

tutto è orientato alla sopravvivenza<br />

quoti<strong>di</strong>ana, realizzando un<br />

Sr giuliana con i suoi ragazzi<br />

vivacissimo centro scolastico, insieme<br />

alla possibilità dell’educazione<br />

per i bambini e dell’istruzione<br />

per i giovani e le donne, ha rianimato<br />

la speranza in un futuro in<br />

cui, raggiunta la pace, le persone<br />

<strong>di</strong> buona volontà possano utilizzare<br />

il loro sapere per costruire una<br />

vita migliore.<br />

Il premio rappresenta anche un riconoscimento<br />

per tutte le missio-<br />

narie e i missionari che, come suor<br />

Giuliana e le sue consorelle, svolgono<br />

la loro opera in luoghi del mondo<br />

dove, a causa dell’estrema povertà,<br />

delle malattie, della guerra,<br />

rischiano quoti<strong>di</strong>anamente la vita<br />

per amore <strong>di</strong> Gesù Cristo e dei fratelli,<br />

secondo lo spirito evangelico.<br />

A noi, offrono ogni giorno l’immagine<br />

contemporanea del volto<br />

<strong>di</strong> Gesù Cristo che dona la<br />

sua vita per gli uomini.<br />

L’attenzione all’opera svolta<br />

da suor Giuliana nella comunità<br />

<strong>di</strong> Cimpunda ci dà la<br />

speranza che uno stile <strong>di</strong> solidarietà<br />

e <strong>di</strong> apertura verso<br />

i nostri fratelli più poveri, in<br />

ogni luogo del mondo, possa<br />

crescere anche nella nostra<br />

città, in cui ogni giorno sperimentiamo<br />

il contrapporsi <strong>di</strong><br />

chiusura e xenofobia al lavoro<br />

silenzioso ed efficace delle<br />

molte persone impegnate<br />

nel volontariato.<br />

<strong>Di</strong> seguito riportiamo integralmente<br />

la motivazione<br />

che ha accompagnato la segnalazione<br />

inviata al Sindaco<br />

<strong>di</strong> Brescia.<br />

Suor Giuliana Fadani, suora<br />

<strong>Dorotea</strong> <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>, nativa <strong>di</strong><br />

Berlingo, è mama soeur per<br />

i bambini <strong>di</strong> Cimpunda.<br />

Suor Giuliana è mamma e<br />

sorella per le molte e molte<br />

persone <strong>di</strong> un paese che<br />

il mondo ha lasciato solo per<br />

troppi anni: la Repubblica Democratica<br />

del Congo (ex Zaire).<br />

In Congo suor Giuliana è arrivata<br />

più <strong>di</strong> 15 anni fa, incontrando subito<br />

la drammatica esperienza della<br />

guerra dei Gran<strong>di</strong> Laghi. Le cronache<br />

che giungono a noi ricordano<br />

solo una guerra ormai passata, ma<br />

nella realtà, per la gente <strong>di</strong> Cimpunda,<br />

la guerra non è mai finita.<br />

Ancora in questi giorni combatti-<br />

PIccOlO RAggIO 23


menti e azioni <strong>di</strong> bande armate seminano<br />

terrore nei villaggi provocando<br />

sempre nuovi profughi che<br />

si rifugiano nelle periferie delle città,<br />

come Cimpunda.<br />

In questa situazione le suore <strong>Dorotee</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>, guidate da suor<br />

Giuliana, hanno scelto <strong>di</strong> restare<br />

accanto ai più poveri, non accettando<br />

mai l’invito a rientrare in Italia<br />

in attesa <strong>di</strong> “tempi migliori”.<br />

La sua presenza in Africa è caratterizzata<br />

da una grande attenzione<br />

alle categorie più svantaggiate, in<br />

particolare alle donne ed ai bambini,<br />

per i quali ha saputo affiancare<br />

all’assistenza sanitaria e nutrizionale<br />

la possibilità <strong>di</strong> frequentare la scuola,<br />

anche per chi non può permettersi<br />

<strong>di</strong> pagare i due dollari al mese richiesti<br />

da quel che resta della scuola<br />

pubblica e per chi a scuola non è<br />

mai stato mandato perché femmina.<br />

Con la consapevolezza che l’istruzione<br />

è essenziale per avviare il riscatto<br />

<strong>di</strong> queste popolazioni.<br />

Per questo, con il sostegno degli<br />

amici che dall’Italia le restano vicini,<br />

in questi quin<strong>di</strong>ci anni ha realizzato<br />

un centro scolastico che consente<br />

<strong>di</strong> andare a scuola a circa<br />

800 bambini e ragazzi <strong>di</strong> elementari<br />

e me<strong>di</strong>e e a circa 400 giovani.<br />

Sr gabriella Pezzola (al centro del gruppo)<br />

24 PIccOlO RAggIO<br />

Non solo un’opera <strong>di</strong> carità, ma anche<br />

<strong>di</strong> qualità, che accompagna gli<br />

allievi fino alla maturità, offrendo<br />

la possibilità <strong>di</strong> un futuro migliore<br />

per i giovani e con essi per l’intero<br />

quartiere.<br />

Negli ultimi anni gli amici che la<br />

sostengono dall’Italia hanno dato<br />

vita a un comitato, il “Comitato<br />

con Cimpunda Onlus”. Sul sito<br />

del Comitato (www.cimpunda.it)<br />

sono <strong>di</strong>sponibili informazioni sulla<br />

realtà della missione <strong>di</strong> Cimpunda<br />

e sull’impegno ancora in corso<br />

per trovare i fon<strong>di</strong> per completare<br />

il centro scolastico.<br />

Suor Giuliana è dotata <strong>di</strong> grande<br />

semplicità, senso pratico, entusiasmo<br />

ed energia, e non si è mai lasciata<br />

fermare dalla fatica, dagli<br />

acciacchi, dal fallimento <strong>di</strong> alcune<br />

iniziative. Ha una straor<strong>di</strong>naria capacità<br />

<strong>di</strong> relazione autentica con<br />

le persone. Con queste doti suor<br />

Giuliana ha tessuto sia qui, in Italia,<br />

che in Congo, reti <strong>di</strong> amicizia e<br />

<strong>di</strong> solidarietà, educando all’amore<br />

evangelico noi qui nel mondo ricco<br />

ed i nostri fratelli africani.<br />

Carolina Tura<br />

Sergio Danesi<br />

rICONOSCENZA OrCEANA<br />

PEr SUOr gABrIELLA PEZZOLA<br />

Due giorni <strong>di</strong> festa, per la nostra<br />

consorella Suor Gabriella Pezzola:<br />

per il suo impegno educativo è stata<br />

festeggiata prima dalla Comunità<br />

civile e poi da quella ecclesiale.<br />

Sabato 28 novembre 2009 alle ore<br />

10.00 presso la Sala del Consiglio<br />

del Municipio, l’Amministrazione<br />

comunale <strong>di</strong> Orzinuovi le ha assegnato<br />

il premio “S. Giorgio d’oro”,<br />

per aver operato per oltre tre<strong>di</strong>ci<br />

anni come <strong>di</strong>rettrice pedagogico<strong>di</strong>dattica<br />

della locale scuola materna<br />

“G. Garibal<strong>di</strong>”.<br />

Arrivata a Orzinuovi come insegnante<br />

nel 1993, dopo soli tre anni<br />

le era giunta, inaspettata, la nomina<br />

per un importante incarico: la<br />

<strong>di</strong>rezione pedagogico-<strong>di</strong>dattica della<br />

scuola.<br />

Domenica 29, poi, alle ore 9.45 è<br />

stata celebrata una Messa <strong>di</strong> ringraziamento<br />

presso la chiesa parrocchiale<br />

S. Maria Assunta.<br />

Il Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione della<br />

Fondazione che gestisce la Scuola<br />

Materna ha affidato il ringraziamento<br />

al proprio membro Valeria<br />

Mattioli che così ha detto:<br />

“Sorridente nell’accogliere i bimbi<br />

all’ingresso della scuola, generosa<br />

e <strong>di</strong>sponibile con i genitori, competente<br />

con gli insegnanti, Suor Gabriella<br />

è stata molto più che la <strong>di</strong>rettrice<br />

della scuola materna.<br />

Tutti i bambini <strong>di</strong> Orzinuovi hanno<br />

conosciuto il suo sorriso; le numerose<br />

famiglie ne hanno ammirato<br />

la <strong>di</strong>sponibilità e la cortesia; i Presidenti<br />

della Fondazione succedutisi<br />

negli anni, hanno apprezzato la<br />

sua competenza professionale.<br />

Suor Gabriella ha sempre accolto,<br />

ascoltato, donato. Profonda è stata<br />

in lei la convinzione <strong>di</strong> vivere l’educazione<br />

come necessità spirituale<br />

al servizio dei bambini e momento<br />

<strong>di</strong> lungimirante pedagogia, sempre<br />

ispirata dal filo rosso <strong>di</strong> una religiosità<br />

vissuta con profonda convinzione.<br />

Suor Gabriella non ha mai voluto<br />

apparire in prima persona, nemmeno<br />

nelle occasioni ufficiali. È un<br />

tratto tipico del suo carattere riservato,<br />

del temperamento mite, della<br />

sua vocazione religiosa.


<strong>Di</strong> recente si è saputo – e non certo<br />

dalla protagonista – che sono<br />

stati moltissimi nei suoi se<strong>di</strong>ci anni<br />

<strong>di</strong> permanenza nella scuola i gesti<br />

della sua generosità, silenziosa ma<br />

concreta, verso i bambini che più<br />

avevano bisogno”.<br />

CHIArI: IL grAZIE<br />

A SUOr gIOVANNA rIZZI<br />

Lunedì 15 febbraio 2010 alle ore<br />

11.00, presso la sala comunale<br />

‘Marchetti’ il sindaco <strong>di</strong> Chiari ha<br />

consegnato un premio a Sr Giovanna<br />

Rizzi che da 22 anni si impegna<br />

nell’educazione dei bambini<br />

della Scuola dell’Infanzia e nel<br />

servizio costante alla comunità ecclesiale.<br />

Sr Giovanna ha espresso il suo grazie<br />

con questa preghiera:<br />

“Signore, <strong>Di</strong>o della vita,<br />

ti lodo e ti ringrazio<br />

per avermi fatto<br />

il grande ‘dono’ <strong>di</strong><br />

pormi accanto ai bambini,<br />

i tuoi pre<strong>di</strong>letti.<br />

Stando con loro<br />

Tu mi hai fatto comprendere<br />

cosa significa<br />

Sr giovanna rizzi<br />

con il Sindaco <strong>di</strong> Chiari<br />

Anche la Scuola dell’Infanzia “Paolo VI” <strong>di</strong> Capo <strong>di</strong> Ponte<br />

ha ricevuto un premio <strong>di</strong> cui parliamo ampiamente nella<br />

rubrica Collaborazione Educativa.<br />

A suor Armida Lanzetti e alle Educatrici, nonché a tutti i bimbi,<br />

le nostre congratulazioni<br />

‘<strong>di</strong>ventare bambini’ secondo la tua<br />

parola.<br />

Entrando dentro questo stupendo<br />

viaggio della vita,<br />

mi hai resa partecipe<br />

dello stupore, della meraviglia<br />

e della semplicità che essi<br />

racchiudono nel cuore.<br />

Allora ho avuto il dono <strong>di</strong> toccare<br />

con mano il tuo agire, la tua presenza<br />

che conduce e si prende cura<br />

<strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />

Tu hai illuminato e guidato<br />

il nostro cammino.<br />

Insieme, bambini, educatrici, genitori<br />

e le varie realtà,<br />

ci siamo trovati ricolmi del tuo<br />

amore<br />

e abbiamo sentito forte<br />

la tua parola che ci <strong>di</strong>ceva:<br />

“Quello che fate a uno <strong>di</strong> questi<br />

piccoli, lo avete fatto a me”.<br />

ANCOrA UN grAZIE<br />

Anche se non ufficiali, sono premi<br />

la riconoscenza e l'affetto che<br />

esprimono - oggi - quanti, <strong>di</strong>venuti<br />

adulti, ripensano al tempo lontano<br />

della loro formazione in ogni ambito<br />

educativo nel quale le nostre<br />

suore hanno operato.<br />

Al 1970 risale il ricordo <strong>di</strong> Annalisa<br />

che così scrive a suor Luigina Sozzi,<br />

missionaria da tempo in Uruguay.<br />

“Carissima Suor Luigina, anche se<br />

io la vorrei chiamare ancora Suor<br />

Adalgisa perchè è con questo nome<br />

che la ricordo con tanto affetto.<br />

Mi chiamo Annalisa, Bicocchi Annalisa<br />

per l'esattezza, ero una sua allieva<br />

quando nei lontani anni 70/74<br />

lei insegnava nell'Asilo a Rovato in<br />

provincia <strong>di</strong> Brescia.<br />

Non so se ricorda chi sono; <strong>di</strong> persone<br />

nel corso della sua vita ne ha<br />

viste tante, ma io non l'ho mai <strong>di</strong>menticata.<br />

Ogni giorno mi attendeva con le<br />

braccia aperte sulla porta dell'asilo<br />

e mi <strong>di</strong>ceva che era arrivata la<br />

sua principessa; lei sapeva come<br />

prendermi, aveva capito che non<br />

ero sicura <strong>di</strong> me e con una dolcezza<br />

incre<strong>di</strong>bile mi faceva sentire in<br />

un solo momento speciale e importante.<br />

Ricordo anche che il giorno del saggio,<br />

mi ero comportata male con<br />

una compagna, e lei mi <strong>di</strong>ede una<br />

punizione che al momento non capii,<br />

ma che mi ha reso la persona<br />

che ora sono: ero stata pettegola e<br />

cattiva quel giorno, lo ricordo come<br />

se fosse ieri, e mai più nella mia vita<br />

sono stata così e lo devo a lei.<br />

Ho sofferto molto quando se ne è<br />

andata, ma quello che lei oggi fa <strong>di</strong><br />

sicuro è molto più importante che<br />

continuare a insegnare in un asilo.<br />

In tutti questi anni l'ho pensata<br />

spesso; non sapevo dove fosse,<br />

ma solo ora l'ho cercata.<br />

Spero tanto che lei si possa ricordare<br />

<strong>di</strong> me, abitavo proprio nel<br />

condominio <strong>di</strong> fronte all'asilo. Con<br />

me nella sua classe c'era anche<br />

mio fratello Pierluigi.<br />

Chissà se il tempo che è trascorso<br />

le ha lasciato il ricordo <strong>di</strong> una ragazzina<br />

che l'adorava.<br />

Avrei tante cose da raccontarle, ma<br />

le lascio per la prossima volta, perché<br />

auspico con tutto il mio cuore<br />

<strong>di</strong> ricevere presto una sua mail.<br />

Le porgo anche se in ritardo gli auguri<br />

<strong>di</strong> Natale e <strong>di</strong> un inizio d'anno<br />

sereno, anche se onestamente dalle<br />

notizie che ho ricevuto dalle <strong>Dorotee</strong><br />

alle quali mi sono rivolta per<br />

rintracciarla mi rendo conto che la<br />

sua realtà non è certo facile.<br />

Mi piacerebbe sapere come sta, come<br />

si trova nella sua missione, e<br />

tutto quello che avrà voglia <strong>di</strong> raccontarmi.<br />

Mi congedo da lei <strong>di</strong>cendole che le<br />

voglio molto bene.<br />

Annalisa”<br />

PIccOlO RAggIO 25


“Ero immersa nel buio più profondo,<br />

annaspavo senza riuscire a trovare<br />

la luce; gli impegni <strong>di</strong> casa ,<br />

dei figli, il lavoro, erano doveri a<br />

cui ottemperavo cercando <strong>di</strong> farlo<br />

nel migliore dei mo<strong>di</strong>, ma senza<br />

trovare gratificazione. Un giorno<br />

Sr Enrica mi invitò ad un incontro<br />

<strong>di</strong> amici.<br />

Andai con molta titubanza e scetticismo.<br />

Per me, fu una grande sorpresa<br />

scoprire che un piccolo gruppo<br />

<strong>di</strong> persone leggevano e commentavano<br />

la vita <strong>di</strong><br />

Madre Annunciata!<br />

Avevo sentito tanto<br />

parlare <strong>di</strong> questa<br />

suora, in passato. I<br />

miei tre figli avevano<br />

frequentato, durante<br />

la scuola materna<br />

e anche dopo,<br />

la casa delle suore<br />

<strong>Dorotee</strong> ed anch’io<br />

avevo incontrato e<br />

allacciato, con alcune<br />

<strong>di</strong> esse, rapporti<br />

<strong>di</strong> amicizia protrattasi<br />

nel tempo, ma<br />

mai mi sarei aspettata<br />

che alla mia<br />

non più giovane età<br />

mi sarei ritrovata a<br />

riflettere sulla vita<br />

della loro fondatrice.<br />

Il susseguirsi <strong>di</strong><br />

questi incontri e le<br />

riflessioni che facevo a casa hanno<br />

stimolato e colpito il mio interesse<br />

per quella ragazzina che aveva<br />

avuto la fortuna, in tempi <strong>di</strong> grande<br />

miseria, <strong>di</strong> nascere in una famiglia<br />

agiata e che, nonostante fosse<br />

rimasta orfana troppo presto,<br />

avrebbe potuto avere una vita brillante,<br />

piena <strong>di</strong> successo e benessere;<br />

ma il suo interesse era stato<br />

catturato dall’amore per quelle<br />

bambine sbandate senza la correzione<br />

<strong>di</strong> nessuno, da quella emergenza<br />

educativa che la portò ad<br />

26 PIccOlO RAggIO<br />

Spazio ClaC<br />

Il mio cammino nel carisma <strong>di</strong> Annunciata<br />

accogliere, con la complicità della<br />

nonna, quelle bimbe meno fortunate<br />

<strong>di</strong> Lei nella sua casa per far<br />

loro scuola e…. poi: ….il panino sul<br />

muretto… , …il <strong>di</strong>ventare madre <strong>di</strong><br />

figlie non concepite , …il confortare<br />

l’altro anche quando non poteva<br />

più vederlo,… mi hanno affascinata<br />

e ho cominciato a guardare il mio<br />

quoti<strong>di</strong>ano in modo <strong>di</strong>verso.<br />

Poi arrivò l’Assemblea <strong>di</strong> Roma e<br />

le riflessioni <strong>di</strong> quei giorni sulla Pia<br />

Opera e sulla necessità <strong>di</strong> una pre-<br />

Loredana firma la sua promessa<br />

senza educativa nel sociale, sul posto<br />

<strong>di</strong> lavoro; quin<strong>di</strong> il Convegno<br />

locale sull’Amicizia tenuto a Lesina,<br />

la venuta <strong>di</strong> Mauro e Daniela<br />

ad invitarci <strong>di</strong> prendere parte attiva<br />

nella CLAC, i vari incontri con Suor<br />

Cecilia e in seguito la testimonianza<br />

<strong>di</strong> Gigi e Delia mi hanno convinta<br />

ad intraprendere quel viaggio<br />

per Brescia per <strong>di</strong>re il mio “Sì”<br />

a quella chiamata <strong>di</strong> voler <strong>di</strong>venire<br />

un granello <strong>di</strong> quel lievito che durante<br />

il riposo muove la massa.<br />

Durante il viaggio con i miei compa-<br />

gni <strong>di</strong> cammino, Costanza, Primiano<br />

e Domenico, tra una barzelletta<br />

e l’altra, il mio pensiero andava lì:<br />

“Sarò capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare lievito?”.<br />

L’arrivo al Mater è stato davvero<br />

emozionante: il sentirmi riconosciuta,<br />

chiamata per nome, salutata<br />

con calore, mi hanno fatto assaporare<br />

la gioia <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> una<br />

grande famiglia.<br />

Il giorno successivo, l’apertura<br />

dell’assemblea col saluto della Madre<br />

che ci illustrava il tema <strong>di</strong> riflessione<br />

dell’anno<br />

“ricordati che vivi<br />

nello spirito” coll’invito<br />

<strong>di</strong> ascoltarci reciprocamente<br />

per<br />

con<strong>di</strong>videre ciò che<br />

il Signore opera in<br />

chi gli dà la sua <strong>di</strong>sponibilità<br />

e gli permette<br />

<strong>di</strong> operare. A<br />

seguire Mons. Brunini<br />

che nel 1° intervento<br />

ci ha parlato<br />

del momento <strong>di</strong><br />

crisi che sta attraversando<br />

la comunità<br />

cristiana insieme<br />

a tutta l’umanità<br />

e la necessità <strong>di</strong><br />

riscoprire la nostra<br />

identità, la nostra<br />

provenienza, per sapere<br />

dove dobbiamo<br />

andare... La prima<br />

domanda da porsi è<br />

quella <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o: siamo stati esortati a<br />

riflettere sul concetto <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o Trinità<br />

e sull’importanza della preghiera<br />

nella vita personale e familiare.<br />

Nel 2° incontro egli ci parla delle<br />

paure dell’uomo e del suo nascondersi<br />

nella grande città.<br />

Quin<strong>di</strong> la testimonianza <strong>di</strong> coppie <strong>di</strong><br />

laici che sono stati affascinati da altri<br />

carismi, <strong>di</strong>versi da quello <strong>di</strong> Madre<br />

Annunciata, e che li vivono nel loro<br />

cammino con la forza del Signore.<br />

Il momento più emozionante l’ho<br />

provato nel leggere la formula


dell’adesione alla Clac e nel ricevere<br />

La <strong>Santa</strong> Reliquia e poi …l’abbraccio<br />

fraterno <strong>di</strong> tutta l’assemblea,<br />

il sentirmi partecipe <strong>di</strong> una<br />

famiglia così grande che ha varcato<br />

i confini dell’Italia ed è arrivata<br />

nei posti più remoti dell’Africa e<br />

dell’America Latina.<br />

E il sapere che tutti ci si ritrova, il<br />

giovedì sera alle ore 22.00, per la<br />

preghiera allo Spirito Santo.<br />

Ed io voglio ricominciare da questa<br />

preghiera:<br />

Tre coppie <strong>di</strong> sposi sulle orme<br />

<strong>di</strong> Annunciata.<br />

La parola <strong>di</strong> Annunciata, il<br />

suo vissuto ha fatto breccia<br />

nel cuore <strong>di</strong> tre giovani coppie<br />

<strong>di</strong> sposi <strong>di</strong> Urago d’Oglio,<br />

che hanno deciso <strong>di</strong> affiancare<br />

il già collaudato gruppo CLAC<br />

<strong>di</strong> Brescia. Non sappiamo ancora<br />

se aderiranno all’associazione;<br />

adesso non è questa<br />

la cosa più importante, ciò che<br />

ci piace, ora, è che anche loro<br />

possano sfamarsi con il pane<br />

del muricciolo.<br />

Roberto e Lauretta, Luca e Antonella,<br />

Fabio e Lorella: sposi e<br />

<strong>Santa</strong> Maria,<br />

Madre della Speranza,<br />

non permettere che sulle nostre labbra,<br />

il lamento prevalga mai sullo stupore,<br />

che lo sconforto sovrasti l’operosità, che lo scetticismo<br />

schiacci l’entusiasmo,<br />

che la pesantezza del passato ci impe<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> far cre<strong>di</strong>to<br />

sul futuro. Amen.<br />

Da Urago d’Oglio<br />

Tre coppie <strong>di</strong> sposi sulle orme <strong>di</strong> Annunciata<br />

genitori, impegnati in Oratorio<br />

nella catechesi dei bambini e<br />

dei ragazzi, avevano già partecipato<br />

l’anno scorso ad alcuni<br />

incontri tenutisi al Mater su invito<br />

<strong>di</strong> Valentino, veterano della<br />

CLAC. L’atmosfera, la gioiosa<br />

accoglienza, la con<strong>di</strong>visione<br />

fraterna e semplice della parola<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, spaccati <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

della beata Cocchetti e<br />

soprattutto il carisma educativo<br />

<strong>di</strong> quest’ultima li ha indotti<br />

ad approfon<strong>di</strong>re il loro essere<br />

sposi, genitori ed educatori.<br />

Il 27 e 28 <strong>di</strong>cembre 2009 hanno<br />

partecipato alla loro prima<br />

Loredana Gigante<br />

Il gruppo Clac presente all'Assemblea<br />

assemblea generale delle suore,<br />

rimanendone piacevolmente<br />

stupiti. Le relazioni ascoltate,<br />

li ha indotti ad andare più<br />

in profon<strong>di</strong>tà nel loro cammino<br />

<strong>di</strong> fede e ciò è emerso con<br />

chiarezza durante i lavori <strong>di</strong><br />

gruppo.<br />

“Siamo chiamati tutti ad essere<br />

Chiesa viva,attiva e consapevole<br />

del ruolo che essa gioca all’interno<br />

della società”. Questa si<br />

può <strong>di</strong>re sia il pensiero che li ha<br />

uniti nel corso dell’assemblea. È<br />

un richiamo fatto a tutti.<br />

An g e l o<br />

PIccOlO RAggIO 27


28 PIccOlO RAggIO<br />

Assemblea annuale della<br />

Delegazione latino-americana<br />

SINtESI DEL 16 gENNAIO<br />

(mattino)<br />

Ci siamo incontrati per celebrare la<br />

fraternità, l’amicizia, la vita, convocati<br />

da Gesù per rinnovare la forza<br />

dello Spirito che ci invitava a lasciarci<br />

sorprendere dalla gioia del<br />

ri-incontrarci.<br />

foto <strong>di</strong> gruppo dei partecipanti all'Assemblea<br />

Il tema ci ha dato l’occasione <strong>di</strong><br />

pensare che la nostra storia, ha<br />

l’impronta <strong>di</strong> presenze generose<br />

<strong>di</strong> <strong>Suore</strong> che hanno lasciato tracce<br />

in ciascuna delle nostre comunità.<br />

Se ricordare è sinonimo <strong>di</strong> nostalgia,<br />

il fare memoria è puntare<br />

in avanti, verso un progetto comune<br />

ed esige il metterci in comunicazione,<br />

costruire insieme, l’uno a<br />

fianco dell’altro e ad essere riconoscenti.<br />

“Dalla memoria collettiva verso un progetto comune”<br />

La memoria pregata è stata così<br />

intensa e profonda che abbiamo<br />

incominciato a viaggiare nel tempo<br />

per recuperare il momento dell’arrivo<br />

delle suore dorotee, pellegrine<br />

<strong>di</strong> speranza, missionarie <strong>di</strong> un<br />

fuoco incessante, <strong>di</strong> un amore <strong>di</strong><br />

opere, che si è propagato in tutta<br />

l’America Latina.<br />

Ogni comunità è stata accolta<br />

all’Assemblea con un caloroso<br />

“benvenuto”.<br />

Erano presenti suore e amici <strong>di</strong> Buenos<br />

Aires, <strong>di</strong> Berazategui, dell’Uruguay<br />

(Melo y Treinta y Tres), del<br />

Brasile, <strong>di</strong> Cordoba, <strong>di</strong> Frías, della<br />

Banda, <strong>di</strong> Santiago del Estero. La<br />

riflessione è stata fatta dai professori<br />

<strong>Di</strong>ego Ramos e Carlo Santillán,<br />

sul testo biblico <strong>di</strong> Mt 17,1-10, in<br />

tre momenti:<br />

1. La salita degli apostoli al monte<br />

Tabor (con entusiasmo e con<br />

dubbi e inquietu<strong>di</strong>ni).<br />

2. La permanenza nel luogo privilegiato,<br />

l’esperienza meravigliosa<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con Gesù e il<br />

desiderio <strong>di</strong> voler restare lì.<br />

3. La <strong>di</strong>scesa, necessaria perché<br />

leggendo la realtà del quoti<strong>di</strong>ano<br />

si vada delineando un progetto<br />

comune che <strong>di</strong>a senso alla<br />

vita.<br />

C’è stato un lavoro in gruppo con<br />

queste domande:<br />

a. Abbiamo bisogno <strong>di</strong> spazi per<br />

vedere Gesù e trasfigurare la<br />

nostra vita?<br />

b. Preferiamo restare sul monte<br />

Tabor e fare tre tende?<br />

c. <strong>Di</strong> che cosa sono costruite le<br />

nostre tende, con chi le con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo<br />

e <strong>di</strong> che cosa hanno bisogno<br />

in questo momento?<br />

I Gruppi sono arrivati alle seguenti<br />

conclusioni:<br />

• Tutti abbiamo bisogno <strong>di</strong> fermarci<br />

per una verifica, per <strong>di</strong>sporci<br />

all’incontro con Lui e aiutarci<br />

a crescere nel carisma. Nella<br />

serenità entrare in intimità con<br />

Gesú per dare un senso al nostro<br />

SI’ a una chiamata, nell’impegno<br />

con chi ha bisogno delle<br />

nostre forze, del nostro accompagnamento.<br />

È importante essere<br />

docili al Signore perché ci<br />

trasfiguri.<br />

• Si è sottolineato che per la nostra<br />

con<strong>di</strong>zione umana ci attrae<br />

il rimanere dove stiamo bene,<br />

como<strong>di</strong> e contenti; ma che siamo<br />

<strong>di</strong>sposti anche a trasferire la<br />

nostra tenda altrove, con la sicurezza<br />

che Gesù ci accompagna.<br />

Però corriamo il rischio <strong>di</strong><br />

chiuderci nelle nostre proprie<br />

vedute, nella tentazione <strong>di</strong> cre-


dere che tutto va bene. Siamo<br />

coscienti che è in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong>sinstallarci,<br />

uscire verso gli altri,<br />

comprometterci nel creare spazi<br />

<strong>di</strong> comunione con i nostri fratelli<br />

più bisognosi, stu<strong>di</strong>ando e<br />

progettando un ampio campo <strong>di</strong><br />

azione.<br />

• Le nostre tende sono costruite<br />

sugli affetti, sull’esperienza <strong>di</strong><br />

<strong>Di</strong>o, sulla fede, sulla fiducia, sul<br />

servizio, sul rispetto, sulla gratitu<strong>di</strong>ne,<br />

sulle <strong>di</strong>fficoltà e preoccupazioni<br />

con<strong>di</strong>vise con i più vicini,<br />

con la famiglia, gli amici,<br />

i compagni <strong>di</strong> lavoro, la comunità,<br />

con <strong>Di</strong>o. Alle nostre fragili<br />

tende mancano tante cose, alcuni<br />

pali per sostenerle e dare<br />

sicurezza: cioè la Parola <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o,<br />

la speranza, il coraggio, l’accoglienza,<br />

la vicinanza, uno stesso<br />

linguaggio nello Spirito, l’apertura,<br />

la <strong>di</strong>sponibilità, il servizio,<br />

la capacità <strong>di</strong> perdono, una<br />

maggior formazione, l’accettazione<br />

del <strong>di</strong>verso, la capacità <strong>di</strong><br />

ascolto, l’unione fra tutti.<br />

SINtESI DEL 16 gENNAIO<br />

(pomeriggio)<br />

“Dalle nostre identità comunitarie<br />

verso un progetto comune e alternativo:<br />

crisi e sfide”<br />

Nelle piccole identità collettive<br />

dobbiamo animarci con uno sguardo<br />

più ampio e profondo. Le nostre<br />

tende possono <strong>di</strong>ventare un rifugio<br />

che rischia <strong>di</strong> asfissiarci e <strong>di</strong> portarci<br />

alla frammentarietà. Nelle tende,<br />

se non c’è senso <strong>di</strong> appartenenza,<br />

esiste il pericolo che il <strong>di</strong>verso sia<br />

un ostacolo a quanto si è costruito<br />

o si vuol costruire. È importante<br />

camminare insieme, incontrarci<br />

come <strong>di</strong>versi in una comunione dove<br />

la memoria sia uno dei pilastri<br />

fondamentali.<br />

Nelle tende si deve gestire il potere<br />

nel senso <strong>di</strong> fare quello che si è<br />

capaci <strong>di</strong> fare e lasciare delle impronte,<br />

“riconoscendoci nella storia<br />

dell’altro”. È dare opportunità<br />

all’altro. Si parla <strong>di</strong> un potere liberatore:<br />

avrà senso quel potere che<br />

offre all’altro presenza e adesione<br />

allo stesso progetto.<br />

Lavoro <strong>di</strong> gruppo (per comunità)<br />

1. Quali sono i nostri conflitti con<br />

altri gruppi o altre tende?<br />

• Mancanza <strong>di</strong> senso <strong>di</strong> appartenza<br />

alla famiglia<br />

• Sfiducia<br />

• In<strong>di</strong>fferenza<br />

• Non si ha il coraggio <strong>di</strong> chiedere<br />

più impegno<br />

• Pregiu<strong>di</strong>zi e preconcetti<br />

• Non c’è un progetto comune<br />

• Non si è attenti ai nuovi arrivati<br />

• Mancanza <strong>di</strong> comunicazione<br />

• Rimanere in strutture chiuse<br />

• Non lasciar crescere l’altro<br />

• Non conoscere l’altro.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

2. Quali cose ci aiutano a vedere<br />

chi sono gli avversari e chi sono<br />

i <strong>di</strong>versi?<br />

L'avversario è:<br />

• Chi esercita il potere con l’imposizione<br />

e con la mancanza<br />

<strong>di</strong> apertura<br />

• Chi non con<strong>di</strong>vide il progetto<br />

comune<br />

• Chi può stare sia dentro che<br />

fuori dalla tenda<br />

• Chi abusa, fa <strong>di</strong>fferenze o non<br />

ha fiducia<br />

• Chi sparisce e approfitta, chi<br />

critica<br />

• Chi mobilita sé e gli altri “contro”<br />

• Chi pone ostacoli.<br />

Il <strong>di</strong>verso è:<br />

• Chi, pur pensando <strong>di</strong>versamente,<br />

sostiene un progetto<br />

comune<br />

• Chi cerca il bene <strong>di</strong> tutti<br />

• Chi offre il suo servizio, il suo<br />

lavoro insieme all’altro e dà<br />

qualcosa <strong>di</strong> suo.<br />

• Chi sa rispettare le <strong>di</strong>versità.<br />

SINtESI DEL 17 gENNAIO<br />

(mattino)<br />

I componenti della Comunità Laicale<br />

Casa della Gioventù presentano<br />

il tema: “La Pía Opera: Pas-<br />

sato, Presente e Futuro”, memoria<br />

storica e attualizzazione nella sfida<br />

educativa dell’oggi.<br />

Lavoro <strong>di</strong> gruppo (per comunità)<br />

Dopo aver riflettuto sulla Pia<br />

Opera si affronta l’attualizzazione<br />

del metodo con proposte concrete<br />

da assumere come Famiglia<br />

della Beata Cocchetti nei prossimi<br />

tre anni.<br />

I gruppi si sentono identificati con<br />

il Metodo nelle <strong>di</strong>verse comunità e<br />

formulano alcune proposte:<br />

• Convocare giovani e preadolescenti<br />

per la formazione <strong>di</strong><br />

PIccOlO RAggIO 29


animatori e coor<strong>di</strong>natori nel<br />

carisma<br />

• Motivazione permanente<br />

• “Ravvivare il fuoco della Beata”<br />

• Analisi della realtà, degli strumenti,<br />

in rete con altre istituzioni per<br />

applicare il metodo preventivo.<br />

• Come affrontare la realtà della<br />

droga<br />

• Approfon<strong>di</strong>re in ogni comunità<br />

la propria identità<br />

• Ripensare una pedagogia che<br />

risponda al contesto storico attuale<br />

basata sui pilastri del metodo<br />

(accompagnamento, correzione<br />

fraterna e amicizia evangelica).<br />

• Spazi <strong>di</strong> formazione per con<strong>di</strong>videre<br />

e camminare “bevendo”<br />

insieme dallo stesso pozzo.<br />

• Incontri annuali <strong>di</strong> formazione<br />

• Riprendere in mano la storia della<br />

Pía Opera per approfon<strong>di</strong>rla.<br />

• Cercare <strong>di</strong> applicare il metodo<br />

in comunione con la parrocchia<br />

e la <strong>di</strong>ocesi.<br />

• Creazione <strong>di</strong> una comunità virtuale.<br />

• Avere elementi <strong>di</strong> identificazione<br />

(maglietta, fermagli, ecc.)<br />

Verifica triennale del cammino.<br />

• Illuminare le nostre attività pastorali<br />

a partire dalla Pia Opera.<br />

30 PIccOlO RAggIO<br />

CONCLUSIONI<br />

Abbiamo tentato <strong>di</strong> essere fedeli nel<br />

riassumere le proposte per scoprire<br />

le sensazioni che ci restano alla fine<br />

<strong>di</strong> questa assemblea. È importante<br />

che le suore tengano aperte le loro<br />

tende perché i laici possano avere<br />

voce e partecipazione.<br />

Ogni comunità, ogni tenda, ha donato<br />

la sua ricchezza, durante queste<br />

due giornate. La sfida per noi è<br />

stata quella <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le identità<br />

collettive. Una grande possibilità<br />

che abbiamo avuto è stata quella<br />

<strong>di</strong> poter nascere gli uni con gli altri<br />

perché insieme camminiamo sempre<br />

più avanti.<br />

C’è stato un interessante esercizio<br />

<strong>di</strong> maturità pedagogica come capacità<br />

<strong>di</strong> riconoscere i propri limiti,<br />

la nostra capacità <strong>di</strong> riflessione nel<br />

metterci nelle categorie degli avversari<br />

o degli in<strong>di</strong>fferenti. L’importan-<br />

te è riconoscere queste categorie a<br />

partire dalla pedagogia <strong>di</strong> Gesù.<br />

Per quanto riguarda la Pia Opera<br />

sarebbe bene che si tornasse a far<br />

rivivere il metodo per attualizzarlo.<br />

È il cammino ideale da seguire.<br />

Non deve necessariamente esistere<br />

un metodo. Dobbiamo parlare<br />

tanto <strong>di</strong> metodo quanto <strong>di</strong> pedagogia<br />

al plurale per integrare le<br />

<strong>di</strong>fferenze.<br />

Le pedagogie vanno variate secondo<br />

le particolarità <strong>di</strong> ogni comunità.<br />

Suor Nelida ci ha ricordato che<br />

sempre abbiamo riscontrato degli<br />

elementi comuni che chiamiamo il<br />

metodo <strong>di</strong> Madre Cocchetti. Questo<br />

rimase intatto nella storia, nei<br />

contesti sociali e ha trovato gran<strong>di</strong><br />

risposte nel campo educativo e<br />

nella Chiesa.<br />

Suor Noemì ha precisato che la Pia<br />

Opera è molto più che un metodo,<br />

è una identità.<br />

La pedagogia si incarica <strong>di</strong> riflettere<br />

sui cammini fatti ed è importante<br />

riconoscere che la identità che ci<br />

unisce è la Pia Opera.<br />

Quando <strong>di</strong>cevamo “Dalla memoria<br />

collettiva verso un progetto comune”,<br />

volevamo arrivare a una definizione<br />

comune al termine <strong>di</strong> questa<br />

giornata. Però non occorre tanto<br />

definirlo, quanto continuare a<br />

pensarlo.<br />

Si è riconosciuto che abbiamo vissuto<br />

una grande esperienza <strong>di</strong> fede<br />

e <strong>di</strong> famiglia. È stato uno spogliarci<br />

<strong>di</strong> noi stessi per capire l’altro.<br />

Confermiamo una spiritualità e una<br />

identità. Tutti abbiamo un senso <strong>di</strong><br />

appartenenza a una famiglia. Ci<br />

siamo riconosciuti nell’altro, in un<br />

progetto pensato, me<strong>di</strong>tato, perché<br />

abbiamo cominciato a scendere<br />

dal monte Tabor. Dobbiamo portare<br />

alle nostre comunità il clima<br />

vissuto sul monte Tabor perché è<br />

un progetto pensato da <strong>Di</strong>o. È necessario<br />

il coraggio <strong>di</strong> costruire insieme<br />

spazi <strong>di</strong> trasfigurazione. Sarebbe<br />

importante che in un prossimo<br />

incontro ci fossero più giovani,<br />

accettando la sfida <strong>di</strong> crescere<br />

insieme in un carisma che si basa<br />

sull’amicizia evangelica, sulla correzione<br />

fraterna e sull’accompagnamento.<br />

ACCOrDI<br />

• Incontro Annuale come Famiglia<br />

<strong>di</strong> “tutti”, come necessità attuale<br />

(gennaio)<br />

• Creazione della Comunità Virtuale<br />

• Contenuto della Formazione:<br />

Pia Opera<br />

• Rafforzare la propria identità<br />

• Equipe <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento per regione<br />

(fare incontri annuali)<br />

• Equipe <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento generale<br />

formato da un rappresentante<br />

<strong>di</strong> ogni Regione (virtuale).<br />

rISONANZA<br />

Una coppia <strong>di</strong> sposi (Trullenque)<br />

che ha partecipato all'Assemblea<br />

ci <strong>di</strong>ce:<br />

“Per la prima volta abbiamo potuto<br />

partecipare all’assemblea delle<br />

<strong>Suore</strong> <strong>Dorotee</strong>, uniti dal carisma<br />

della Beata Annunciata Cocchetti<br />

e considerandoci Famiglia delle<br />

stesse. È stata una esperienza<br />

spirituale molto forte che è scesa<br />

profondamente nei nostri cuori, arricchita<br />

dalla <strong>di</strong>versità delle lingue<br />

e allo stesso tempo da una unità<br />

nelle <strong>di</strong>verse forme che caratterizzano<br />

lo stile della Pia Opera.<br />

Nella misura in cui la memoria ci<br />

aiutava a ripercorrere il cammino<br />

fatto, con i volti <strong>di</strong> coloro che<br />

ancora stanno con noi e <strong>di</strong> coloro<br />

che già sono partiti all’incontro<br />

del Padre, scoprivamo quanto<br />

c’è, della Madre, nel nostro<br />

servizio alla Chiesa <strong>di</strong> Cristo.<br />

Nelle conclusioni ci siamo sentiti<br />

pienamente identificati e uniti nella<br />

Fede e nel desiderio <strong>di</strong> portare<br />

a Gesù, nello stile <strong>di</strong> Madre Cocchetti,<br />

i fratelli ai quali il Signore ci<br />

invia, con l’impegno <strong>di</strong> comunicare<br />

fra <strong>di</strong> noi. Abbiamo potuto analizzare<br />

insieme la nostra crescita e<br />

l’evolversi dei nostri progetti comuni;<br />

con l’accompagnamento permanente<br />

delle suore, dal momento<br />

che l’apertura della Congregazione<br />

verso i laici ha prodotto una<br />

profonda unità che si manifesta nei<br />

frutti del lavoro realizzato”.


Spiritualità laicale<br />

e custo<strong>di</strong>a del creato<br />

Si potrebbe affrontare l’interrogativo sulla spiritualità<br />

dei laici partendo da una preghiera molto breve<br />

che facciamo tutti i giorni all’offertorio nell’Eucaristia:<br />

“Benedetto sei tu, Signore, <strong>Di</strong>o dell’universo: dalla<br />

tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della<br />

terra e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te,<br />

perché <strong>di</strong>venti per noi cibo <strong>di</strong> vita eterna”.<br />

In questa preghiera, ripetuta anche sul vino, credo<br />

che si possa sintetizzare tutto ciò che possiamo <strong>di</strong>re<br />

intorno alla spiritualità laicale.<br />

Anzitutto c’è un ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie, per il fatto <strong>di</strong><br />

esserci in questo nostro mondo e in questa nostra<br />

storia, all’interno <strong>di</strong> una determinata famiglia, un<br />

determinato contesto locale, una cultura o una nazione<br />

particolare.<br />

È un dono, noi siamo<br />

dati da <strong>Di</strong>o, nessuno<br />

ha scelto dove<br />

nascere, quando<br />

nascere, da chi<br />

nascere. Il primo<br />

atteggiamento che<br />

<strong>di</strong> fatto sentiamo<br />

emergere dall’interno<br />

della nostra<br />

stessa realtà personale<br />

è allora quello<br />

<strong>di</strong> un ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

grazie: “Benedetto<br />

sei tu, Signore,<br />

<strong>Di</strong>o dell’universo”.<br />

Sei tu che mi hai<br />

chiamato in questa<br />

epoca e non in<br />

un’epoca precedente<br />

e non mi chiamerai in futuro, mi hai chiamato oggi,<br />

nella mia famiglia, nel mio paese, nella mia cultura.<br />

Devo semplicemente aprire gli occhi, pieni <strong>di</strong> stupore<br />

per questa tua scelta che mi trascende. Non ho<br />

deciso io tutto questo, ma se riesco a ricevermi, come<br />

dono, le cose cambiano.<br />

“Benedetto sei tu, Signore, <strong>Di</strong>o dell’universo: dalla<br />

tua bontà abbiamo ricevuto”.<br />

Mi sono accolto, ho ricevuto me stesso e con me<br />

stesso ho ricevuto tutto ciò che fa parte <strong>di</strong> me. Ti ringrazio<br />

per questo mio papà, per questa mia mamma,<br />

per questi miei fratelli, per queste mie sorelle.<br />

Il primo nostro atteggiamento dovrebbe dunque es-<br />

sere eucaristico.<br />

Il <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> S. Paolo, che ha scritto la lettera agli<br />

Efesini, faceva risalire questa scelta, compiuta da <strong>Di</strong>o<br />

nei confronti <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi, a prima ancora della<br />

fondazione del mondo. Scriveva infatti: “Benedetto<br />

sia <strong>Di</strong>o Padre del Signore nostro Gesù Cristo…In lui<br />

ci ha scelti prima ancora della fondazione del mondo”<br />

(Ef 1, 3-4). E ci hai scelti per uno scopo preciso:<br />

quello <strong>di</strong> essere introdotti nello spazio che appartiene<br />

unicamente a <strong>Di</strong>o. “Così dunque voi non siete più<br />

stranieri, né ospiti, ma siete concitta<strong>di</strong>ni dei santi e<br />

familiari <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o” (Ef 2,19).<br />

È determinante riuscire, come laici, ad aprire gli occhi<br />

<strong>di</strong> fronte al sentirsi dono in un contesto storico,<br />

geografico e umano ben preciso, aprendo gli occhi<br />

sul “frutto della terra”.<br />

C’è infatti una<br />

<strong>di</strong>mensione che appartiene<br />

alla natura<br />

<strong>di</strong> cui dobbiamo assolutamenteprendere<br />

atto. Ognuno<br />

secondo il colore<br />

della propria pelle,<br />

con la propria carne<br />

e il proprio sangue.<br />

La preghiera aggiunge:<br />

“e del lavoro<br />

dell’uomo”.<br />

Cioè della <br />

e <strong>di</strong> tutto<br />

ciò che questo<br />

uomo in questo determinato<br />

luogo è<br />

riuscito a tirar fuori da ciò che fino a quel momento<br />

era pura potenzialità. Il seme è stato gettato in<br />

una terra precisa e la sua fruttificazione <strong>di</strong>penderà<br />

da tutti i sali e gli elementi chimici, da tutto l’humus<br />

che contorna questo seme.<br />

La nascita, la crescita del seme e poi la maturazione<br />

della pianta legata al seme <strong>di</strong>pendono dal contesto.<br />

Perfino il sapore <strong>di</strong> un frutto è <strong>di</strong>verso se è<br />

coltivato in un territorio anziché in un altro. Il sapore<br />

<strong>di</strong> una mela coltivata in Italia è <strong>di</strong>verso da quello<br />

<strong>di</strong> una mela coltivata, per esempio in Brasile. Non<br />

si <strong>di</strong>ce se è migliore o peggiore, ma semplicemente<br />

che è <strong>di</strong>verso. È la natura. La stessa pianta produce<br />

sapori e colori <strong>di</strong>versi. Dunque è <strong>di</strong>fferentemen-<br />

SPIRITUALITÀ<br />

PIccOlO RAggIO 31


te bella, saporosa, buona.<br />

Lo sguardo è portato innanzitutto sulla ra<strong>di</strong>ce naturale,<br />

quella che i padri antichi chiamavano la<br />

physikē theōria, cioè la contemplazione naturale.<br />

È un punto <strong>di</strong> partenza fondamentale che si può<br />

estendere a tantissimi livelli. I padri antichi <strong>di</strong>cevano<br />

cardo salutis caro, cioè: la carne è il fondamento<br />

della salvezza.<br />

Il laico, soprattutto lui, parte da questo punto.<br />

Osservare la natura significa osservare la propria fisicità,<br />

la propria corporeità, la propria appartenenza<br />

secondo carne e sangue. Si deve toccare con mano<br />

questo dono ricevuto da <strong>Di</strong>o, si deve percepire<br />

con tutti i sensi del corpo. È importante osservare e<br />

contemplare, ma anche aiutare ad essere se stessi<br />

all’interno <strong>di</strong> ogni singola situazione locale o familiare.<br />

Senza questa base non c’è nessun'altra possibilità<br />

<strong>di</strong> costruzione.<br />

Ogni spiritualità suppone la<br />

physikē theōria e quin<strong>di</strong> anche<br />

uno sguardo positivo su<br />

tutto ciò che costituisce la<br />

nostra fisicità in tutte le <strong>di</strong>fferenze<br />

che ci possono essere.<br />

Fisicità all’interno dell’appartenenza<br />

etnico nazionale,<br />

ma anche all’interno del proprio<br />

genere, del proprio essere<br />

uomo o essere donna.<br />

Se non si riesce ad accogliere<br />

con gioia, con ren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> grazie, il nostro essere uomo<br />

o donna, <strong>di</strong>fficilmente si<br />

fa un passo avanti. Molte volte<br />

succede che abbiamo bisogno<br />

<strong>di</strong> qualcuno che ci aiuti<br />

a riconciliarci con il nostro<br />

essere uomo o con il nostro<br />

essere donna. Per molti può<br />

non essere così semplice. I<br />

para<strong>di</strong>gmi proposti, spesso,<br />

non ci aiutano all’accoglienza cor<strong>di</strong>ale, serena, gioiosa<br />

della propria identità <strong>di</strong> genere.<br />

Senza la physikē theōria non c’è nessuna possibilità<br />

<strong>di</strong> crescita.<br />

Si comincia certamente sempre da ciò che appartiene<br />

alla terra, in senso geografico, fisico, a ciò che<br />

appartiene all’humus che si costruisce intorno alla<br />

terra, ma poi si arriva anche a scoprire la bellezza<br />

e la bontà del nostro essere uomo o donna e <strong>di</strong> esserlo<br />

in piena salute.<br />

Tutto ciò che garantisce la piena salute del corpo è<br />

determinante.<br />

Gesù si è preoccupato soprattutto <strong>di</strong> guarire i corpi,<br />

perché sono l’avvolgimento della persona, il conte-<br />

32 PIccOlO RAggIO<br />

nitore in<strong>di</strong>spensabile del contenuto. Sono tutt’uno<br />

con il contenuto, non si può prescindere dai corpi.<br />

La prima forma <strong>di</strong> spiritualità laicale è quella della<br />

squisitissima attenzione al corpo.<br />

Un corpo che possa svilupparsi in tutte le sue possibilità,<br />

anche il corpo dell’han<strong>di</strong>cappato, dell’ammalato<br />

che sembra inguaribile. Qualunque fisicità può<br />

essere oggetto <strong>di</strong> una contemplazione profonda, essere<br />

la base su cui costruire l’integrità della persona,<br />

quale che sia il punto <strong>di</strong> partenza.<br />

Come supponiamo la fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> cultura<br />

o <strong>di</strong> etnia, così dobbiamo supporre la fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> ogni<br />

possibile tipo <strong>di</strong> essere umano, limitato, perché non c’è<br />

nessuno che possa pretendere <strong>di</strong> essere perfetto nel fisico<br />

e non c’è nulla che possa impe<strong>di</strong>re la crescita.<br />

Nella preghiera che stiamo analizzando si parla certamente<br />

del lavoro dell’uomo inteso nella sua globalità.<br />

Gli antichi chiamavano questo<br />

psykikē theōria o antropykē<br />

theōria: ciò significa che oltre<br />

a tenere conto della fisicità,<br />

bisogna naturalmente tenere<br />

conto anche della psichicità<br />

delle persone. Rimanere<br />

estatici <strong>di</strong> fronte alla straor<strong>di</strong>naria<br />

<strong>di</strong>versità delle nuances<br />

psichiche <strong>di</strong> cui siamo tutti<br />

portatori secondo le età, le<br />

situazioni, i momenti.<br />

È qualcosa che ci riguarda<br />

personalmente. Dobbiamo<br />

osservarci e ringraziare il Signore<br />

per tutto ciò che proviamo:<br />

gioia, sofferenza, dolore,<br />

amore, ma anche l’ira,<br />

fanno parte della nostra esperienza<br />

umana. Ci sono delle<br />

situazioni in cui bisogna essere<br />

anche sufficientemente<br />

duri. Il versetto <strong>di</strong> un salmo<br />

straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong>ce: “Irascimini<br />

et nolite peccare”(Salmo<br />

5,4). Ci si può a<strong>di</strong>rare senza che questo comporti<br />

peccato. Gesù è stato anche a<strong>di</strong>rato.<br />

Tutte le <strong>di</strong>mensioni della psiche sono passibili <strong>di</strong> sviluppo<br />

verso la realizzazione piena dell’uomo. Come<br />

non ci si lascia fermare dai limiti della nostra fisicità,<br />

così non ci si deve lasciar frenare dai limiti della<br />

nostra psichicità, secondo i momenti. Siamo persone<br />

vive, continuamente in <strong>di</strong>venire. Non possiamo<br />

stare a ridere sempre, né possiamo stare a piangere<br />

continuamente. Dobbiamo riuscire a capire le nostre<br />

situazioni concrete per poter ridere con chi ride,<br />

piangere con chi piange, gioire con chi gioisce,<br />

soffrire con chi soffre.<br />

Sia la physikē theōria che la psykikē theōria posso-


no motivare un impegno in favore della gente, per<br />

dargli speranza, per aprirla verso un futuro semplicemente<br />

<strong>di</strong> realizzazione umana.<br />

Niente <strong>di</strong> ciò che è umano è alieno dalla proposta<br />

del Signore.<br />

Nella crescita spirituale è determinante, sul piano<br />

della felicità, assumere tutti gli impegni ritenuti necessari<br />

o utili perché l’uomo e la donna possano<br />

realizzare fino in fondo la propria attesa <strong>di</strong> felicità.<br />

Dobbiamo formarci, riuscire a crescere nella realizzazione<br />

della felicità e poi aiutare gli altri a camminare<br />

verso la felicità. Perciò dovrebbe essere eliminata<br />

qualsiasi altra preoccupazione che qualche<br />

volta può apparire più perfetta ma poi risulta solo<br />

più mortificante.<br />

Non è questa la mortificazione che ci chiede il Signore.<br />

Il Signore chiede <strong>di</strong> superare l’ego-ismo e quin<strong>di</strong> ci<br />

chiede <strong>di</strong> far morire l’ego, ma non chiede <strong>di</strong> non gioire,<br />

<strong>di</strong> non esprimere tutto ciò che sentiamo dentro e <strong>di</strong><br />

viverlo con tutto ciò che siamo capaci <strong>di</strong> realizzare<br />

per noi stessi e per gli altri.<br />

Per i laici lo spazio è enorme. Si va dall’impegno<br />

della maestra dell’asilo, all’insegnante <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne<br />

e grado, ai servizi <strong>di</strong> ogni tipo necessari per il<br />

bene-essere della società, compresi quelli del politico,<br />

dell’impren<strong>di</strong>tore, dell’economista etc. Tutti,<br />

del resto, dovremmo essere orientati a realizzare<br />

la felicità in cui venga compreso l’insieme dell’essere<br />

umano.<br />

Si può infatti <strong>di</strong>ventare ambigui anche quando si<br />

riduce tutto alla psiche, identificata con la psicologia.<br />

Un altro livello dell’impegno laicale è quello legato<br />

a tutte le attese interiori, desideri <strong>di</strong> tenerezza,<br />

<strong>di</strong> essere capiti, <strong>di</strong> essere accolti. Da qui una lotta<br />

continua per la libertà <strong>di</strong> tutti, perché ciascuno possa<br />

essere se stesso fino in fondo e resistendo a tutti<br />

coloro che pretendessero impe<strong>di</strong>re questa esplosione<br />

della libertà.<br />

Abbiamo letto nella preghiera: “Frutto della terra e<br />

del lavoro dell’uomo”.<br />

Con questo riferimento sono messe in gioco tutte le<br />

altre <strong>di</strong>mensioni intellettuali che una volta venivano<br />

comprese nella pneumatykē theōria: tutte le realizzazioni<br />

sul piano della cultura, conoscenza, intelligenza,<br />

l’esau<strong>di</strong>mento delle attese della ragione<br />

umana e soprattutto la fruizione <strong>di</strong> tutti i frutti<br />

dell’intelligenza, della ragione, dello sviluppo creativo<br />

della mente umana.<br />

Si tratta, in questo caso, della <strong>di</strong>mensione spirituale<br />

dell’uomo che si esprime nell’intelligenza, nella razionalità<br />

e in tutte le conquiste che si possono fare<br />

attraverso l’applicazione delle capacità umane.<br />

Un laico che voglia far crescere la sua <strong>di</strong>mensione<br />

spirituale non può fare a meno <strong>di</strong> passare attraverso<br />

questi tre livelli. Si taglierebbe fuori e farebbe<br />

un <strong>di</strong>scorso assolutamente incomprensibile<br />

per gli altri.<br />

La pneumatykē theōria comporta però anzitutto un<br />

impegno serio sul piano culturale.<br />

La ricerca andrebbe sempre rispettata in quanto tale.<br />

Cosa che suppone, da parte <strong>di</strong> chi fa il ricercatore,<br />

un'enorme e scrupolosa attenzione a rispettare<br />

le leggi della scientificità e, da parte <strong>di</strong> tutti,<br />

la protezione adeguata perché possa farlo in piena<br />

libertà.<br />

Inoltre essa ha bisogno <strong>di</strong> essere favorita e promossa<br />

in tutti i suoi aspetti attendendo con pazienza<br />

e rispetto i risultati da confrontare eventualmente<br />

con altri aspetti della verità. Non si dovrebbe avere<br />

mai dunque paura dei frutti della ricerca ma, al<br />

contrario, si dovrebbe <strong>di</strong>fendere scrupolosamente<br />

il cammino faticoso dell’uomo verso la verità, anche<br />

quando essa riguarda le piccole scoperte che si<br />

possono fare grazie alla nostra intelligenza, alla nostra<br />

razionalità e all’uso delle nostre capacità tecnologiche.<br />

Sembra molto importante essere positivi su tutto<br />

questo, perché proprio in questo può consistere<br />

gran parte della vocazione laicale.<br />

Riassumiamo:<br />

Con il primo passaggio ci siamo rivolti con riconoscenza<br />

al Signore nelle parole: “Benedetto sei tu Signore<br />

<strong>Di</strong>o dell’universo, dalle tue mani abbiamo ricevuto<br />

questo pane”, con l’impegno implicito a non<br />

trasformare in idolo il dono che ci è stato posto nelle<br />

mani. Con quella preghiera abbiamo infatti sottolineato<br />

l’impegno a non idolatrare i doni della nostra<br />

identità fisica, etnica, culturale.<br />

Col secondo passaggio, che si è verificato quando<br />

nella preghiera abbiamo aggiunto: “frutto della<br />

terra e delle mani dell’uomo”, abbiamo sottolineato<br />

con semplicità <strong>di</strong> cuore che il dono ricevuto<br />

non lo abbiamo nascosto in un nodo del fazzoletto,<br />

ma lo abbiamo trafficato come abbiamo appreso<br />

dal Vangelo.<br />

Nel terzo passaggio, che abbiamo esplicitato con<br />

le parole: “lo presentiamo a te”, abbiamo evidenziato<br />

la totale <strong>di</strong>sponibilità per lui <strong>di</strong> tutto ciò che<br />

abbiamo e <strong>di</strong> tutto ciò che siamo, col <strong>di</strong>stacco che<br />

abbiamo imparato ad avere, ancora una volta, da<br />

Lui.<br />

Abbiamo <strong>di</strong>mostrato così che vorremmo imitarlo soprattutto<br />

nel suo donarsi generosamente a noi, ricambiandolo<br />

con altrettanta generosità, col porge-<br />

PIccOlO RAggIO 33


e a Lui tutto ciò che abbiamo accolto come frutto<br />

della natura e dell’elaborazione umana.<br />

Tutti questi gesti sono stati compiuti con la speranza<br />

teologale, che è anche certezza nella fede, che<br />

l’amore del Signore verso <strong>di</strong> noi sarà così generoso<br />

da restituirci il dono centuplicato con in più l’arricchimento<br />

della garanzia della vita eterna.<br />

Tutto questo ci auguriamo e <strong>di</strong>chiariamo simultaneamente<br />

nella parte finale della preghiera che aggiunge:<br />

“perché <strong>di</strong>venti per noi cibo <strong>di</strong> vita eterna o bevanda<br />

<strong>di</strong> salvezza”.<br />

Siamo stati così testimoni <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> in una gara <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> generosità<br />

che parte dal Padre, raggiunge la terra coinvolgendo<br />

l’opera delle mani dell’uomo, e ritorna al Padre.<br />

E tutto questo non senza la me<strong>di</strong>azione infinitamente<br />

generosa – aggiungerebbe la nostra fede - del Figlio<br />

e l’opera dello Spirito santo.<br />

L’impegno laicale, inserito in questa circolazione<br />

d’amore, viene compiuto così simultaneamente in<br />

perfetta comunione col Padre, il Figlio e lo Spirito<br />

Santo, ma anche in altrettanto perfetta comunione<br />

con la terra e con l’opera delle mani dell’uomo.<br />

In realtà, così facendo non abbiamo fatto altro che<br />

rivivere l’itinerario stesso <strong>di</strong> Gesù che, nato da Maria,<br />

inserito nel contesto <strong>di</strong> Israele, preoccupato <strong>di</strong><br />

tutte le attese degli uomini, ha accettato <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />

la sorte dei peggiori fra gli uomini, affezionandosi<br />

a tutti e a ciascuno. Può infatti una mamma<br />

non affezionarsi a tutti e a ciascuno dei suoi figli?<br />

Può un conta<strong>di</strong>no non affezionarsi al suo campo?<br />

Oppure può un intellettuale, un politico, un economista,<br />

non affezionarsi alle sue conquiste?<br />

Tutti questi sentimenti ha certamente provato Gesù,<br />

così come ha provato anche tutta l’amarezza che si<br />

esperimenta quando, dopo aver dato tutto, ma proprio<br />

tutto, della propria vita e ci si aspetterebbe non<br />

un riconoscimento, ma almeno una legittima riconoscenza,<br />

si è costretti a constatare che non solo<br />

non c’è nulla <strong>di</strong> tutto questo, ma spesso si aggiungono<br />

segnali <strong>di</strong> misconoscimento quando non ad<strong>di</strong>rittura<br />

<strong>di</strong> rifiuto.<br />

In simili situazioni la configurazione con Cristo è<br />

davvero totale. Ma non potrebbe essere proprio<br />

questo il momento in cui con<strong>di</strong>videre con Gesù anche<br />

il suo ultimo grido sulla croce: “Padre alle tue<br />

mani affido la mia vita” (Lc 23,46)?<br />

Per un laico, che si è impegnato fino in fondo può<br />

essere molto <strong>di</strong>fficile accettare con serenità, non <strong>di</strong>co<br />

con ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie, dopo una vita intera<br />

spesa per il regno <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, essere messo da parte o<br />

ad<strong>di</strong>rittura estromesso dagli stessi ambienti che ha<br />

34 PIccOlO RAggIO<br />

amato <strong>di</strong> più. Eppure è proprio questo il momento<br />

più prezioso della sua testimonianza <strong>di</strong> fede, anzi il<br />

coronamento stesso <strong>di</strong> quest’ultima. Aveva provato<br />

le stesse cose Gesù abbandonato da tutti e messo<br />

in croce quando aveva gridato: “Eloi, Eloi, lama sabachtani”<br />

(Mc 15,34).<br />

Gli esegeti oggi tendono a tradurre così questo ultimo<br />

grido <strong>di</strong> Gesù sulla croce: “<strong>Di</strong>o mio, <strong>Di</strong>o mio,<br />

mi hai abbandonato; eppure <strong>Di</strong>o mio, resti tu”. Da<br />

cui risulta che non vi era in Lui alcuna pretesa <strong>di</strong><br />

chiedere ragione del terribile abbandono che pativa<br />

in quel momento determinante della sua vita, ma<br />

piuttosto scelta cosciente <strong>di</strong> assaporare il totale abbandono<br />

all’unico Signore: “<strong>Di</strong>o mio resti tu”.<br />

Ecco perché questo è anche il momento in cui, secondo<br />

l’evangelista Giovanni, Gesù, “chinato il capo,<br />

trasmise lo Spirito” (Gv 19, 30).<br />

Per tanti laici delle Chiese <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o può essere consumata<br />

così la particolare vocazione ricevuta all’atto<br />

del loro battesimo e dunque del loro ingresso nel<br />

corpo misterioso e mistico <strong>di</strong> Cristo.<br />

Non si dovrebbe però <strong>di</strong>menticare mai che al terzo<br />

giorno, dopo la crocefissione, la morte e la sepoltura<br />

arriva anche l’alba del mattino <strong>di</strong> Pasqua.<br />

E’ la bellissima notizia che dà, a proposito <strong>di</strong> Gesù,<br />

la Lettera agli Ebrei: “E per il suo pieno abbandono<br />

a lui, venne esau<strong>di</strong>to” (Eb 5, 7).<br />

Il Signore è fedele e quando ridà in<strong>di</strong>etro, ridà tutto<br />

ciò che gli abbiamo liberamente offerto, arricchendolo<br />

con la sua presenza <strong>di</strong>vina. Possiamo stare<br />

dunque tranquilli nonostante tutto. Il pane che<br />

gli abbiamo offerto Lui ce lo restituirà certamente<br />

dopo averlo trasformato a nostro favore in corpo e<br />

sangue del Signore.<br />

Camminare nella fede significa aspettare tutto questo,<br />

ma non significa attendere la risposta necessariamente<br />

all’interno del segmento <strong>di</strong> vita in cui ci<br />

troviamo qui su questa terra. Occorre saper attendere<br />

con l’atteggiamento che è proprio della Chiesa<br />

che attende con ferma speranza, che si fa certezza<br />

nella fede, il ritorno glorioso del Risuscitato.<br />

Ciò non toglie certamente la necessità <strong>di</strong> attenderlo<br />

anche con una certa trepidazione. Gesù stesso si<br />

chiedeva drammaticamente: “Ma il Figlio dell’uomo,<br />

al suo ritorno, troverà la fede?” (Lc 18,8).<br />

La caparra che ci rende sereni sono i gran<strong>di</strong> esempi<br />

<strong>di</strong> laici vissuti totalmente alla sequela <strong>di</strong> Cristo,<br />

spesso fino al martirio, in ogni parte del mondo.<br />

Questa è la bella notizia che con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo. E se<br />

manterremo ferma la fede alla nostra promessa,<br />

dono, che ci gratificherà certamente, saranno i cieli<br />

nuovi e la terra nuova che fioriranno col Suo ritorno<br />

glorioso su questa nostra amata terra.<br />

Padre Innocenzo Gargano<br />

Priore del Monastero <strong>di</strong> S. Gregorio al Celio


Verso le stelle<br />

L’ANGOLO DELLA BELLEZZA<br />

PIccOlO RAggIO 35


(1)<br />

<strong>Di</strong>no Coffani (Montichiari BS)<br />

Le stelle, 2009<br />

terracotta patinata, 105x73x9 cm<br />

Si è da poco conclusa a Brescia, lo scorso 6 gennaio,<br />

la grande mostra collettiva <strong>di</strong> arte contemporanea che<br />

segna la nascita della nuova Associazione per l’arte Le<br />

stelle, <strong>di</strong> cui con Fausto Moreschi sono promotrice. Il<br />

progetto espositivo, intitolato Verso Le Stelle per segnare<br />

significativamente l’idea <strong>di</strong> partenza della Associazione,<br />

è stato inaugurato il 12 <strong>di</strong>cembre 2009 in ben<br />

tre se<strong>di</strong> espositive della città, partendo dal Centro Mater<br />

<strong>Di</strong>vinae Gratiae, cui ci unisce una consolidata amicizia<br />

e una grande affinità nella promozione dell’arte come<br />

occasione <strong>di</strong> bellezza, per proseguire nella ex chiesa<br />

<strong>di</strong> San Zenone all’Arco e quin<strong>di</strong> nelle sale del chiostro<br />

<strong>di</strong> San Giovanni Evangelista.<br />

L’Associazione per l’arte Le Stelle nasce da un lungo<br />

cammino <strong>di</strong> avvicinamento al variegato mondo dell’arte<br />

contemporanea nella <strong>di</strong>rezione in<strong>di</strong>cata profeticamente<br />

da papa Paolo VI nel suo ampio magistero sull’arte,<br />

attraverso il quale vengono messe a fuoco le straor<strong>di</strong>-<br />

36 PIccOlO RAggIO<br />

(2)<br />

Mancino (Michele Tarasco – Verona)<br />

E quin<strong>di</strong> uscimmo a riveder le stelle, 2009<br />

tecnica mista su tavola, 100x70 cm<br />

narie possibilità dell’espressione visiva <strong>di</strong> avvicinare il<br />

trascendente, rendendo visibile l’Invisibile in una straor<strong>di</strong>naria<br />

“epifania <strong>di</strong> bellezza”.<br />

Siamo peraltro convinti che oggi più che mai abbiamo<br />

bisogno <strong>di</strong> tale esperienza, sia noi che siamo fruitori, attraverso<br />

l’infinita varietà dei messaggi visivi, <strong>di</strong> occasioni<br />

preziose <strong>di</strong> stupore, <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong> riflessione, sia<br />

gli artisti, spesso artefici non capiti o demotivati da una<br />

società che insegue, anche nelle espressioni <strong>di</strong> cultura o<br />

creatività, il profitto, la pura esteriorità, il <strong>di</strong>simpegno.<br />

Sul concetto <strong>di</strong> bellezza, oggi abbondantemente frainteso,<br />

abbiamo peraltro avuto ampie illuminazioni<br />

nell’importante <strong>di</strong>scorso che Benedetto XVI lo scorso<br />

21 novembre 2009 ha rivolto agli artisti riuniti nella<br />

Cappella Sistina.<br />

Citando il teologo Hans Urs von Balthasar nel testo <strong>di</strong><br />

apertura della sua fondamentale opera intitolata Glo-


(3)<br />

Enzo Archetti (Monticelli Brusati BS)<br />

“…e uscimmo a riveder le stelle”, 2009<br />

tecnica mista su tela, 140 x100 cm<br />

ria. Un’estetica teologica, il pontefice ha chiarito come<br />

il concetto <strong>di</strong> bellezza rappresenti il culmine massimo<br />

dell’esperienza umana: “La nostra parola iniziale si<br />

chiama bellezza. La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto<br />

pensante può osare <strong>di</strong> pronunciare, perché essa<br />

non fa altro che incoronare, quale aureola <strong>di</strong> splendore<br />

inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e<br />

il loro in<strong>di</strong>ssolubile rapporto”. Osserva però come questa<br />

esperienza sia <strong>di</strong>fficile nel nostro tempo, <strong>di</strong>venuta<br />

meta lontana e spesso non più cercata né raggiunta<br />

“Essa è la bellezza <strong>di</strong>sinteressata, senza la quale il vecchio<br />

mondo era incapace <strong>di</strong> intendersi, ma che ha preso<br />

congedo in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> dal moderno mondo degli<br />

interessi, per abbandonarlo alla sua cupi<strong>di</strong>tà e alla<br />

sua tristezza. Essa è la bellezza che non è più amata<br />

e custo<strong>di</strong>ta nemmeno dalla religione” E conclude con<br />

amarezza “Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra,<br />

giu<strong>di</strong>candola come il ninnolo esotico <strong>di</strong> un passato<br />

borghese, <strong>di</strong> costui si può essere sicuri che – segre-<br />

(4)<br />

gigi Bragantini (Verona)<br />

Uscii a riveder le stelle, 2009<br />

olio su tela montata su tavola, 56,4x36<br />

tamente o apertamente – non è più capace <strong>di</strong> pregare<br />

e, presto, <strong>di</strong> amare”. “La via della bellezza – sottolinea<br />

Benedetto XVI - ci conduce, dunque, a cogliere il<br />

Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, <strong>Di</strong>o nella storia<br />

dell’umanità”.<br />

Va ricordato che questa strada è stata aperta con coraggio<br />

dal pensiero sull’arte del grande pontefice Paolo<br />

VI, cui l’Associazione si appoggia nei suoi concetti fondanti<br />

e nell’idea <strong>di</strong> pensare all’artista come a persona<br />

non forestiera, ma attesa, accolta, compresa: questa<br />

nuova realtà culturale si propone come luogo <strong>di</strong> incontro,<br />

ma soprattutto <strong>di</strong> crescita umana e spirituale, in<strong>di</strong>spensabile<br />

premessa per poter conseguire, per usare<br />

le parole <strong>di</strong> Paolo VI, “quella auspicata nuova epifania<br />

<strong>di</strong> imprevista bellezza”.<br />

Questo progetto per l’arte prendeva forma lo scorso<br />

giugno a Roma, nello stu<strong>di</strong>o dello scultore Tito, colto,<br />

PIccOlO RAggIO 37


tenace e sensibile promotore dell’arte: alle sue spalle,<br />

su un ripiano, stava appoggiato il piccolo bassorilievo<br />

in bronzo che oggi è il logo della Associazione. Sono<br />

due stelle, sospese ed eccedenti sullo spazio rettangolare<br />

della tavoletta, su cui rimane incisa la loro presenza.<br />

Le piccole <strong>di</strong>mensioni, nell’equilibrio armonico degli<br />

elementi, sono in grado <strong>di</strong> dominare lo spazio, irra<strong>di</strong>ando<br />

forza. Una piccola presenza che segna il mondo<br />

circostante con la sola azione dei suoi raggi racchiudeva<br />

perfettamente il senso degli ideali che ci eravamo<br />

prefissi, e in quel momento è nato il nome dell’Associazione<br />

per l’arte Le Stelle, e il tema <strong>di</strong> questa prima<br />

nostra mostra.<br />

Verso le Stelle: è chiaro l’invito ad alzare lo sguardo,<br />

dal livello della materia che ci circonda, verso qualcosa<br />

<strong>di</strong> più grande, che non ha confini, ma anche verso la<br />

luce, verso i bagliori delle stelle che con il loro mistero<br />

sono in grado <strong>di</strong> farci sperimentare l’infinito, ridonandoci<br />

la giusta proporzione delle cose.<br />

Nel lancio del tema è stata proposta anche la riflessione<br />

sull’endecasillabo finale delle tre cantiche della <strong>Di</strong>vina<br />

Comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dante Alighieri, che si chiudono meravigliosamente<br />

con uno sguardo alle stelle in cui è racchiuso,<br />

in formidabile sintesi poetica, il senso dell’intero<br />

percorso <strong>di</strong> purificazione e ascesi: “E quin<strong>di</strong> uscimmo<br />

a rivedere le stelle” (Inferno); “Puro e <strong>di</strong>sposto a<br />

salire le stelle” (Purgatorio); “L’amor che move il sole<br />

e l’altre stelle” (Para<strong>di</strong>so).<br />

L’idea è stata accolta e capita dagli oltre novanta artisti<br />

che hanno risposto collocando il tema nella <strong>di</strong>mensione<br />

a loro più congeniale e traducendola nel proprio personale<br />

linguaggio, cercando <strong>di</strong> indagare in modo nuovo le<br />

possibilità <strong>di</strong> una espressione visiva non <strong>di</strong>dascalica o<br />

accessoria al testo dantesco, al contrario aderendo ad<br />

un messaggio <strong>di</strong> progressiva ricerca interiore.<br />

Tra le opere in mostra, tutte ine<strong>di</strong>te e nella quasi totalità<br />

realizzate per l’occasione, sono presenti <strong>di</strong>pinti, <strong>di</strong>segni,<br />

tecniche miste con assemblaggi <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong>versi,<br />

tecniche incisorie e grafiche, collages, fotografie,<br />

sculture in marmo, bronzo e ferro, oggetti d’arte,<br />

a segnalare scelte tecniche <strong>di</strong>versissime, corrispondenti<br />

a mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> comunicazione e a linguaggi personali che<br />

spaziano dalla figurazione all’informale, dall’allusione<br />

simbolica alla sintesi concettuale, dalla poesia visiva<br />

all’elaborazione della parola, che come segno avvalora<br />

e contemporaneamente prende forza nel contesto<br />

pittorico.<br />

Paragonabili a tessere <strong>di</strong> un mosaico, forse più simili<br />

ad uno sciame dai contorni mutevoli, pieno <strong>di</strong> energia<br />

vitale: dopo una lunga immersione in questi minuscoli<br />

specchi del cielo, questa è la prima immagine che si<br />

offre allo sguardo esterno.<br />

Alcuni artisti hanno risposto concentrandosi sul tema<br />

del volgere lo sguardo verso l’alto, là dove terminano<br />

38 PIccOlO RAggIO<br />

i confini dell’umano e si apre la visione dell’universo,<br />

con la sua carica <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> mistero. Compare anche<br />

il desiderio, nel pensiero alle stelle, <strong>di</strong> un ritorno a ciò<br />

che è puro, ad una sopita ma non perduta innocenza <strong>di</strong><br />

cui riappropriarsi, fino a giungere ad una lettura mistica,<br />

ad una possibile traduzione in immagine del “verbum”,<br />

del soffio creatore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o. Lo scultore bresciano<br />

<strong>Di</strong>no Coffani (1) presenta lo spazio <strong>di</strong> una finestra, cui<br />

si affaccia, <strong>di</strong> spalle, una giovane donna che trattiene<br />

le tende tra le mani, nella tenera fissità dello stupore<br />

<strong>di</strong> fronte al cielo, grigio <strong>di</strong> mistero e <strong>di</strong> immensità. Poetica<br />

rappresentazione <strong>di</strong> una umanità ancora capace <strong>di</strong><br />

guardare lontano, <strong>di</strong> viaggiare “oltre”con lo sguardo.<br />

Molti altri hanno interpretato originalmente i versi danteschi;<br />

in particolare, ho scelto <strong>di</strong> proporre una selezione<br />

<strong>di</strong> alcune interpretazioni della chiusa dell’Inferno<br />

“E quin<strong>di</strong> uscimmo a rivedere le stelle”, dove in un solo<br />

endecasillabo compaiono l’uscita, la speranza, la fine<br />

del lungo e tormentato percorso buio nel mondo dei<br />

dannati in un rinnovato sentimento <strong>di</strong> libertà.<br />

È il tema centrale del <strong>di</strong>pinto del veronese Mancino (2),<br />

con la figurina stilizzata, braccia al cielo, fulcro <strong>di</strong> un<br />

paesaggio sconvolto, ancora immerso nelle tenebre,<br />

nella terrosa atmosfera della privazione della luce che<br />

ambienta l’Inferno. In alto, luna e stelle illuminano il<br />

cielo plumbeo, promessa <strong>di</strong> vita da conquistare.<br />

Per Enzo Archetti (3), bresciano, le stelle campeggiano<br />

brillanti d’argento nel cielo, stretta fascia al culmine<br />

<strong>di</strong> un paesaggio sconvolto, nel nero tormentato da segni<br />

e colature. In alto, rivolte al cielo, le piccole figure<br />

<strong>di</strong> Dante e Virgilio si stagliano in solitu<strong>di</strong>ne. E forse la<br />

solitu<strong>di</strong>ne nella contemplazione dell’universo è il trait<br />

d’union tra queste opere, come in Uscii a rivedere le<br />

stelle <strong>di</strong> Gigi Bragantini (4), pittore veronese, con il suo<br />

uomo solo, in uno scenario urbano <strong>di</strong> incanto metafisico,<br />

che sale una scala, avvicinandosi virtualmente ad<br />

un cielo da cui emana una soffusa luminosità. Il confronto<br />

tra l’umanità e il creato, il bisogno contemporaneo<br />

<strong>di</strong> salire, <strong>di</strong> staccarsi dalla concretezza della materia<br />

per cercare qualche risposta al senso della vita.<br />

Attraverso tali messaggi visivi, così <strong>di</strong>versi e così originali,<br />

lo spettatore è coinvolto nel verso “e quin<strong>di</strong><br />

uscimmo a riveder le stelle”, in una singolare esperienza<br />

che, maturata nel tempo, porta verso il bello,<br />

inteso come equilibrio creativo <strong>di</strong> linguaggio e significato,<br />

conducendo lo sguardo verso l’alto, verso altri e<br />

nuovi orizzonti.<br />

A pag. 35:<br />

tito (Tito Amodei, Colli al Volturno IS)<br />

Le Stelle, bronzo, 20x16x2 cm<br />

Carmela Perucchetti<br />

Presidente Associazione<br />

per l’Arte Le Stelle


Se vuoi coltivare la pace,<br />

custo<strong>di</strong>sci il creato<br />

Papa Benedetto XVI, nel suo <strong>di</strong>scorso per<br />

la 43 a Giornata Mon<strong>di</strong>ale della pace 2010<br />

ricorda a ciascuno <strong>di</strong> noi la nostra chiamata<br />

alla responsabilità, perché <strong>Di</strong>o ha<br />

voluto far partecipare le creature al suo<br />

essere, alla sua saggezza e alla sua bon-<br />

…Il mondo trae origine dalla libera volontà <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, il<br />

quale ha voluto far partecipare le creature al suo<br />

essere, alla sua saggezza e alla sua bontà. Il Libro<br />

della Genesi, nelle sue pagine iniziali, ci riporta al<br />

progetto sapiente del cosmo, frutto del pensiero <strong>di</strong><br />

<strong>Di</strong>o, al cui vertice si collocano l’uomo e la donna,<br />

creati ad immagine e somiglianza del Creatore per<br />

«riempire la terra» e «dominarla» come «amministratori»<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o stesso (cfr Gen 1,28).<br />

…Il vero significato del comando iniziale <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, ben<br />

evidenziato nel Libro della<br />

Genesi, non consisteva in<br />

un semplice conferimento<br />

<strong>di</strong> autorità, bensì piuttosto<br />

in una chiamata alla<br />

responsabilità.<br />

Tutto ciò che esiste appartiene<br />

a <strong>Di</strong>o, che lo ha affidato<br />

agli uomini, ma non<br />

perché ne <strong>di</strong>spongano arbitrariamente.<br />

E quando<br />

l’uomo, invece <strong>di</strong> svolgere il<br />

suo ruolo <strong>di</strong> collaboratore<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, a <strong>Di</strong>o si sostituisce,<br />

finisce col provocare la ribellione della natura, «piuttosto<br />

tiranneggiata che governata da lui». L’uomo,<br />

quin<strong>di</strong>, ha il dovere <strong>di</strong> esercitare un governo responsabile<br />

della creazione, custodendola e coltivandola.<br />

...Si tratta <strong>di</strong> una responsabilità che le generazioni<br />

presenti hanno nei confronti <strong>di</strong> quelle future…<br />

La questione ecologica non va affrontata solo per<br />

le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale<br />

profila all’orizzonte; a motivarla deve essere<br />

soprattutto la ricerca <strong>di</strong> un’autentica solidarietà<br />

a <strong>di</strong>mensione mon<strong>di</strong>ale, ispirata dai valori della<br />

carità, della giustizia e del bene comune.<br />

…Il tema del degrado ambientale chiama in causa<br />

i comportamenti <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi, gli stili <strong>di</strong> vita e<br />

tà. Al vertice del cosmo ha posto l’uomo<br />

e la donna, creati a sua immagine e somiglianza,<br />

perché fossero suoi collaboratori,<br />

nella salvaguar<strong>di</strong>a del creato, nel suo<br />

sviluppo, nella procreazione e nel portare<br />

l’umanità alla sua piena realizzazione.<br />

i modelli <strong>di</strong> consumo e <strong>di</strong> produzione attualmente<br />

dominanti, …un effettivo cambiamento <strong>di</strong> mentalità<br />

che induca tutti ad adottare nuovi stili <strong>di</strong> vita<br />

«nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono<br />

e la comunione con gli altri uomini per una crescita<br />

comune siano gli elementi che determinano le scelte<br />

dei consumi, dei risparmi e degli investimenti». Sempre<br />

più si deve educare a costruire la pace a partire<br />

dalle scelte <strong>di</strong> ampio raggio a livello personale, familiare,<br />

comunitario e politico. tutti siamo responsabili<br />

della protezione e della cura del creato.<br />

Non si può domandare ai<br />

giovani <strong>di</strong> rispettare l’ambiente,<br />

se non vengono aiutati<br />

in famiglia e nella società<br />

a rispettare se stessi... incoraggio<br />

[perciò] l’educazione<br />

ad una responsabilità ecologica,<br />

che, come ho in<strong>di</strong>cato<br />

nell’Enciclica Caritas in<br />

veritate, salvaguar<strong>di</strong> un’autentica<br />

«ecologia umana»<br />

e, quin<strong>di</strong>, affermi con rinnovata<br />

convinzione l’inviolabilità<br />

della vita umana in<br />

ogni sua fase e in ogni sua con<strong>di</strong>zione, la <strong>di</strong>gnità<br />

della persona e l’insostituibile missione della famiglia,<br />

nella quale si educa all’amore per il prossimo e<br />

al rispetto della natura.<br />

…Nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che<br />

<strong>Di</strong>o, tramite il creato, si prende cura <strong>di</strong> noi…<br />

una corretta concezione del rapporto dell’uomo con<br />

l’ambiente non porta ad assolutizzare la natura né a<br />

ritenerla più importante della stessa persona.<br />

Se vuoi coltivare la pace, custo<strong>di</strong>sci il creato. … Proteggere<br />

l’ambiente naturale per costruire un mondo<br />

<strong>di</strong> pace è, pertanto, dovere <strong>di</strong> ogni persona.<br />

(Stralcio dal messaggio <strong>di</strong> Benedetto XVI per La XVIII<br />

Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Pace - 1° Gennaio 2010)<br />

COLLABORAZIONE EDUCATIVA E ANIMAZIONE<br />

PIccOlO RAggIO 39


Don Gabriele Scalmana, responsabile<br />

dell’Ufficio per la pastorale del<br />

Creato della <strong>Di</strong>ocesi <strong>di</strong> Brescia, ci<br />

offre la sua riflessione, proprio sul<br />

<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Papa Benedetto XVI.<br />

“Dal 1968 la Chiesa Cattolica, ogni<br />

anno il 1° gennaio, celebra la giornata<br />

della pace. Per il 2010 il tema<br />

assegnato dal Papa è stato:<br />

se vuoi coltivare la pace, custo<strong>di</strong>sci<br />

il creato. Esso lega fortemente<br />

la questione della pace con quella<br />

dell’ambiente. Nel messaggio inviato<br />

al mondo per l’occasione Benedetto<br />

XVI insiste su tre concetti.<br />

Primo concetto: il problema ecologico<br />

esiste. Non tutti erano<br />

d’accordo. Fino a pochi anni fa anche<br />

gran<strong>di</strong> stati come gli USA e il<br />

Regno Unito minimizzavano la portata<br />

del <strong>di</strong>ssesto ambientale. Il Papa<br />

ne elenca i sintomi più evidenti:<br />

i cambiamenti climatici, la desertificazione<br />

<strong>di</strong> aree sempre più ampie,<br />

la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> produttività dei<br />

suoli, l’inquinamento dell’acqua e<br />

dell’aria, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità,<br />

l’aumento del numero degli eventi<br />

naturali estremi (uragani, trombe<br />

d’aria, siccità prolungata, alluvioni),<br />

il <strong>di</strong>sboscamento <strong>di</strong> superfici<br />

sempre più vaste.<br />

Secondo concetto: il problema<br />

ecologico è importante.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista sociale esso allarga<br />

la povertà e accresce il rischio<br />

<strong>di</strong> malattie e <strong>di</strong> guerre. Sono<br />

già parecchi milioni nel mondo<br />

i cosiddetti “profughi ambienta-<br />

40 PIccOlO RAggIO<br />

li”, cioè coloro che fuggono da terre<br />

<strong>di</strong>venute improduttive o da zone<br />

private <strong>di</strong> acqua dolce (per l’aumento<br />

del livello dei mari in seguito<br />

allo scioglimento dei ghiacciai);<br />

essi tentano <strong>di</strong> venire da noi, ma<br />

spesso si vedono barbaramente<br />

respinti. L’inquinamento dell’ambiente<br />

induce anche molte malattie:<br />

oggi moriamo <strong>di</strong> meno perché<br />

la me<strong>di</strong>cina ha scoperto tante nuove<br />

terapie, ma ci ammaliamo <strong>di</strong><br />

più; in Italia i tumori infantili aumentano<br />

del 2% l’anno (in Europa<br />

dell’1,2%). Scoppiano guerre legate<br />

alle risorse ambientali: in Iraq<br />

per il petrolio, in Palestina per l’acqua,<br />

in Nepal per i ghiacciai.<br />

Il problema ecologico è importante<br />

anche dal punto <strong>di</strong> vista cristiano.<br />

La natura per il credente non è<br />

un semplice “dato <strong>di</strong> fatto”, essa è<br />

frutto dell’intelligenza e dell’amore<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o Creatore ed è affidata alla<br />

responsabilità dell’umanità. La<br />

Chiesa ha il compito <strong>di</strong> ricordare a<br />

tutti la necessità morale <strong>di</strong> rispettare<br />

e <strong>di</strong> amare il creato, anche per<br />

salvaguardare il <strong>di</strong>ritto delle future<br />

generazioni a goderne come ne<br />

stiamo godendo noi.<br />

Terzo concetto: il problema ecologico<br />

ha una soluzione.<br />

A fronte <strong>di</strong> questioni tanto <strong>di</strong>fficili<br />

ed estese come quelle ambientali,<br />

la prima reazione potrebbe essere<br />

<strong>di</strong> scoramento: non ne usciremo<br />

mai! Ad un cristiano questa posizione<br />

è proibita. Se veramente cre<strong>di</strong>amo<br />

che lo Spirito guida le sorti<br />

dell’umanità, non possiamo immaginare<br />

un rovinoso fallimento della<br />

storia umana: sarebbe un fallimento<br />

anche del piano <strong>di</strong> salvezza<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o!<br />

Ma occorre collaborare con la grazia<br />

<strong>di</strong>vina.<br />

La prima cosa da fare è recuperare<br />

il senso della preghiera e della<br />

contemplazione delle bellezze del<br />

creato; il nostro occhio è spesso<br />

impuro: ci interessano le cose per<br />

quanto ci servono non per quanto<br />

<strong>di</strong> bello c’è in esse.<br />

La seconda cosa consiste nell’assumere<br />

uno stile <strong>di</strong> vita più sobrio,<br />

più solidale, più povero. Sprechiamo<br />

e buttiamo via troppo, ci riempiamo<br />

<strong>di</strong> rifiuti che non sappiamo<br />

come smaltire. La povertà evangelica<br />

non è la miseria, è una beatitu<strong>di</strong>ne.<br />

Non si tratta <strong>di</strong> mancare<br />

del necessario, ma <strong>di</strong> eliminare il<br />

superfluo e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre i doni <strong>di</strong><br />

<strong>Di</strong>o. Questo vale per noi come singoli,<br />

ma anche per le nostre famiglie,<br />

per le nostre parrocchie, per<br />

i nostri comuni, per i nostri istituti<br />

religiosi.<br />

Infine è importante l’impegno professionale,<br />

sociale e politico. Il Papa<br />

insiste sulla necessità <strong>di</strong> cambiare<br />

i meccanismi economici del<br />

mondo, renderli meno mercantili e<br />

più giusti, meno competitivi e più<br />

solidali. Il nostro lavoro professionale<br />

o manuale non deve servire<br />

solo per guadagnare denaro, ma<br />

anzitutto per rendere bello il mondo.<br />

Occorre impegnarsi nei grup-


pi ecologici <strong>di</strong> base sia laici che ecclesiali,<br />

favorire la <strong>di</strong>ffusione dei<br />

movimenti comunitari <strong>di</strong> risparmio<br />

(Gruppi <strong>di</strong> Acquisto Solidali, Bilanci<br />

<strong>di</strong> Giustizia, agricoltura biologica…),<br />

essere criticamente attenti<br />

alle scelte del proprio comune o<br />

della propria provincia per valutare<br />

se rispettino o no gli equilibri ambientali.<br />

L’invito che ci fa il Papa sia accolto<br />

nel nostro cuore e nella nostra vita:<br />

“Se vuoi coltivare la pace, custo<strong>di</strong>sci<br />

il creato”.<br />

Don Gabriele Scalmana<br />

MA CHI È IL<br />

COLLABORATORE DI DIO?<br />

Fratel Andrei, cofondatore dei Fratelli<br />

missionari della carità, a Taipei,<br />

nel settembre 2009, sottolineava:<br />

“La Beata Madre Teresa <strong>di</strong> Calcutta<br />

spiegava tutto ciò in maniera<br />

semplice: Un collaboratore è<br />

una persona che vive l’amore e<br />

la compassione <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o oggi. <strong>Di</strong>o<br />

ama a tal punto il mondo, da aver<br />

dato il suo unico Figlio. E oggi Egli<br />

dà te al mondo. Egli <strong>di</strong>ce: dammi<br />

il tuo cuore! Questo cuore deve far<br />

risplendere l’amore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o nel mondo,<br />

la speranza della gioia eterna,<br />

la fiamma ardente dell’amore <strong>di</strong><br />

<strong>Di</strong>o nel mondo oggi. Quin<strong>di</strong>, il collaboratore<br />

non è un modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re…<br />

siete collaboratori <strong>di</strong> Cristo stesso<br />

che vi chiede <strong>di</strong> essere<br />

suoi in modo<br />

totale, ovunque<br />

vi trovate,<br />

qualunque lavoro<br />

state facendo,<br />

per far risplendere<br />

l’amore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o.<br />

C’è tanta oscurità<br />

nel mondo oggi e<br />

voi qui, come collaboratori,<br />

dovete essere<br />

questa luce. C’è<br />

così poca speranza, così tanta <strong>di</strong>sperazione,<br />

così tanta angoscia. Un<br />

collaboratore deve essere la speranza<br />

della gioia eterna. C’è così<br />

tanto o<strong>di</strong>o, ci sono così tanti omici<strong>di</strong><br />

e <strong>di</strong>struzione nel mondo: un collaboratore<br />

deve essere la fiamma<br />

ardente dell’amore e della compassione<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o. Ecco il motivo per cui<br />

abbiamo bisogno <strong>di</strong> pregare”.<br />

La chiamata ad essere collaboratori<br />

è un dono <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o. Nel vangelo <strong>di</strong> S.<br />

Giovanni, Gesù <strong>di</strong>ce: “Io ho scelto<br />

voi”. Lui ha scelto ciascuno <strong>di</strong><br />

voi perché siate portatori dell’amore<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, strumento della sua pace<br />

e della sua compassione.<br />

Il collaboratore è una persona che<br />

trasforma l’amore in azione concrete<br />

verso i più poveri tra poveri.<br />

Dove? Anzitutto nella propria famiglia,<br />

senza trascurarla rispetto al<br />

suo operare esterno”.<br />

PIccOlO RAggIO 41


“Dal 2003, Anno Internazionale<br />

dell’Acqua, ad oggi, dobbiamo ammettere<br />

che l’attenzione nei confronti<br />

della risorsa idrica è notevolmente<br />

aumentata da parte della citta<strong>di</strong>nanza.<br />

Nonostante questo spiraglio<br />

<strong>di</strong> speranza il cammino <strong>di</strong> coscientizzazione<br />

è ancora molto lungo.<br />

È triste notare però che mentre<br />

cresce l’attenzione dei citta<strong>di</strong>ni nei<br />

confronti della gestione dell’acqua<br />

e mentre si è alzata la voce degli<br />

italiani e <strong>di</strong> parecchi comuni e province,<br />

oltre che <strong>di</strong> moltissime associazioni,<br />

la lobby dei potenti riesce<br />

sempre a farcela sotto il naso<br />

e la privatizzazione dell’acqua giunge<br />

a compimento nello scorso novembre<br />

con l’art. 15 del decreto<br />

135/09 il quale sancisce la definitiva<br />

e totale privatizzazione dell’acqua<br />

potabile. Il nostro governo impone<br />

per decreto che i citta<strong>di</strong>ni e gli<br />

enti locali vengano espropriati <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>ritto e <strong>di</strong> un bene comune come<br />

l’acqua per consegnarlo nelle mani<br />

dei privati e dei capitali finanziari.<br />

Che <strong>di</strong>re! In un mondo globalizzato<br />

capace <strong>di</strong> costruire metropolitane,<br />

aerei, armi, cellulari, ospedali,<br />

ecc. siamo oggi un’umanità estremamente<br />

povera ed incapace <strong>di</strong> garantire<br />

a tutti i citta<strong>di</strong>ni del mondo<br />

semplicemente il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vivere,<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> bere acqua. <strong>Di</strong>ritto trasformato<br />

in bisogno già dal 2° Forum<br />

Mon<strong>di</strong>ale dell’acqua tenuto in<br />

42 PIccOlO RAggIO<br />

S.O.S. alla nostra responsabilità<br />

Avevo sete e mi avete… “privatizzato l'acqua”<br />

Olanda nel 2000. I nostri genitori ci<br />

hanno insegnato a rendere grazie a<br />

<strong>Di</strong>o per tutto quello che ci ha donato,<br />

grazie per l’acqua pura, casta…<br />

Ma noi, oggi, cosa possiamo insegnare<br />

ai nostri figli mentre i colossi<br />

dell’acqua in bottiglia e degli acquedotti,<br />

con la partecipazione dell’ente<br />

pubblico, s’impongono alla citta<strong>di</strong>nanza<br />

mon<strong>di</strong>ale e solo loro, cioè<br />

l’azienda privata, sono l’unico soggetto<br />

che può realizzare quelle tre<br />

operazioni in<strong>di</strong>spensabili per gestire<br />

l’acqua: depurare, desalinizzare<br />

e costruire <strong>di</strong>ghe? Dovremmo forse<br />

inventare una nuova preghiera<br />

<strong>di</strong>cendo grazie SPA per l’acqua che<br />

ci dai? In altri termini il monopolio<br />

dell’acqua sta galoppando mentre<br />

muore ogni 6 secon<strong>di</strong> una persona<br />

per cause idrosanitarie. Purtroppo<br />

è sempre più confermata la<br />

prospettiva che entro il 2025 metà<br />

popolazione mon<strong>di</strong>ale non avrà più<br />

accesso all’acqua potabile. Secondo<br />

l’OMS già oggi un terzo della popolazione<br />

mon<strong>di</strong>ale non ha accesso<br />

all’acqua potabile. Non vuole essere<br />

allarmismo ma semplicemente<br />

una constatazione: se i citta<strong>di</strong>ni<br />

non s’alzano in pie<strong>di</strong> riappropriandosi<br />

del <strong>di</strong>ritto all’acqua, le SPA<br />

mantengono la linea del business.<br />

Da credenti dobbiamo oggi avere<br />

il coraggio <strong>di</strong> affermare, come Gesù<br />

nel Vangelo <strong>di</strong> Luca: “maledetti<br />

voi ricchi”, maledetti coloro che<br />

hanno permesso la privatizzazione<br />

e mercificazione dell’acqua e <strong>di</strong> conseguenza<br />

della vita. Dobbiamo continuare<br />

a gridare che l’acqua è vita,<br />

che è sacra, è un <strong>di</strong>ritto fondamentale<br />

umano ed è <strong>di</strong> tutti. Oggi il bene<br />

più prezioso è stato privatizzato<br />

in un paese che ancora ci ostiniamo<br />

a chiamare sviluppato, civilizzato o<br />

industrializzato. Mentre dovremmo<br />

riconoscere che il nostro sistema<br />

economico, consumistico, <strong>di</strong>struttivo<br />

dell’ambiente e che priva i poveri<br />

del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vivere, è un sistema<br />

che merita una vera e propria conversione.<br />

L’Italia come molti paesi<br />

ricchi è un paese in via <strong>di</strong> sviluppo,<br />

un paese che deve ancora imparare<br />

a garantire il <strong>di</strong>ritto alla vita a tutti.<br />

Nel contesto mon<strong>di</strong>ale dove l’acqua,<br />

pur rimanendo quantitativamente<br />

costante, siamo <strong>di</strong> fronte però<br />

ad una forte <strong>di</strong>minuzione dell’acqua<br />

dolce (2.5% del totale) e ad un<br />

aumento <strong>di</strong> quella salata. In concreto<br />

stiamo prelevando l’acqua dai<br />

bacini idrici sotterranei con una velocità<br />

maggiore rispetto a quanto la<br />

pioggia riesca a rinnovare. Dobbiamo<br />

finalmente cominciare a mettere<br />

in <strong>di</strong>scussione anche il nostro stile<br />

<strong>di</strong> vita cercando <strong>di</strong> ridurre il consumo<br />

<strong>di</strong> acqua e azzerarne l’inquinamento.<br />

Dobbiamo ripartire dal<br />

basso, dalla gente comune, dai comuni,<br />

chiedendo a tutti <strong>di</strong> protestare<br />

contro il decreto 135/09.<br />

L’approvazione <strong>di</strong> quella legge ha<br />

costituito una gravissima provocazione<br />

alla mobilitazione e alle<br />

proposte messe in campo dal<br />

Forum italiano dei movimenti per<br />

l’acqua che, accanto alle resistenze<br />

<strong>di</strong> tutti i territori del paese ha<br />

consegnato da due anni una legge<br />

d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione<br />

dell’acqua corredata<br />

da oltre 400.000 firme. Sono<br />

ormai già cento i comuni che hanno<br />

approvato delibere <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica<br />

degli statuti comunali <strong>di</strong>chiarando<br />

l’acqua un bene comune e <strong>di</strong>ritto<br />

umano universale ed il servizio<br />

idrico come privo <strong>di</strong> rilevanza<br />

economica e sottraendosi in questo<br />

modo alla incostituzionale normativa<br />

nazionale.<br />

Comuni che hanno nel frattempo<br />

costituito il coor<strong>di</strong>namento nazionale<br />

degli enti locali per l’acqua<br />

pubblica e che il prossimo 6 marzo<br />

terranno a Roma la loro prima<br />

assemblea nazionale. Penso che la<br />

manifestazione, oltre ad essere un<br />

importante ed unificante momento<br />

<strong>di</strong> lotta, possa mettere al centro<br />

con intelligenza e determinazione<br />

la questione della democrazia<br />

partecipativa, ovvero l’inaliena-


ile <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> tutte/i a decidere e a<br />

partecipare alla gestione dell’acqua<br />

e dei beni comuni, del territorio e<br />

dell’energia, della salute e del benessere<br />

sociale. Sullo stop alle politiche<br />

<strong>di</strong> privatizzazione e sulla necessità<br />

<strong>di</strong> una forte, ra<strong>di</strong>cata e <strong>di</strong>ffusa<br />

campagna nazionale, un vastissimo<br />

fronte in queste settimane<br />

si è aggregato al Forum italiano dei<br />

movimenti per l’acqua: dalle associazioni<br />

dei consumatori alle associazioni<br />

ambientaliste, dal mondo<br />

cattolico e religioso al popolo viola,<br />

dai movimenti sociali al mondo sindacale,<br />

alle forze politiche.<br />

Il forum italiano dei movimenti per<br />

l’acqua ha deciso <strong>di</strong>: “lanciare a<br />

partire dal prossimo mese <strong>di</strong> aprile,<br />

una grande campagna <strong>di</strong> raccolta<br />

firme per la promozione <strong>di</strong> tre referendum<br />

abrogativi. Tre SI per la<br />

ripubblicizzazione dell’acqua, tre SI<br />

per <strong>di</strong>re basta ai profitti su un bene<br />

essenziale. Uno strumento per <strong>di</strong>re<br />

una volta per tutte: “Adesso basta.<br />

Sull’acqua deci<strong>di</strong>amo noi!” Insieme,<br />

donne e uomini appartenenti<br />

a comitati territoriali e associazioni,<br />

forze culturali e religiose, sindacali<br />

e politiche, abbiamo contrastato<br />

i processi <strong>di</strong> privatizzazione dell’acqua<br />

portati avanti in questi anni<br />

dalle politiche governative e in tutti<br />

i territori. La nostra esperienza collettiva,<br />

plurale e partecipativa è il<br />

segno più evidente <strong>di</strong> una realtà vasta<br />

e <strong>di</strong>ffusa, <strong>di</strong> un movimento vero<br />

e ra<strong>di</strong>cato nei territori, che ha costruito<br />

consapevolezza collettiva e<br />

capacità <strong>di</strong> mobilitazione, sensibilizzazione<br />

sociale e proposte alternative.<br />

Non mancate il 20 marzo per affermare<br />

che “L’acqua deve rimanere<br />

fuori dal mercato!”<br />

La perdurante crisi economica, ambientale,<br />

alimentare e <strong>di</strong> democrazia,<br />

è la testimonianza dell’insostenibilità<br />

dell’attuale modello <strong>di</strong> produzione,<br />

consumi e vita. Il recente<br />

fallimento del summit ONU <strong>di</strong><br />

Copenaghen è solo l’ultimo esempio<br />

dell’inadeguatezza delle politiche<br />

liberiste e mercantili, incapaci<br />

<strong>di</strong> rispondere ai <strong>di</strong>ritti e ai bisogni<br />

dell’umanità. Se il mercato ha<br />

prodotto l’esasperazione delle <strong>di</strong>seguaglianze<br />

sociali, la cronicità della<br />

devastazione ambientale e climatica,<br />

la drammaticità <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> mi-<br />

grazioni <strong>di</strong> massa, non può essere<br />

lo stesso mercato a porvi rime<strong>di</strong>o.<br />

Analogamente alle battaglie sull’acqua,<br />

in questi anni e in moltissimi<br />

territori, sono nate decine <strong>di</strong> altre<br />

resistenze in <strong>di</strong>fesa dei beni comuni.<br />

Significative mobilitazioni popolari,<br />

capaci <strong>di</strong> proposte alternative<br />

nel segno della democrazia con<strong>di</strong>visa,<br />

stanno tenacemente contrastando<br />

la politica delle “gran<strong>di</strong> opere”<br />

devastatrici dei territori, una<br />

gestione dei rifiuti legata al business<br />

dell’incenerimento, un modello<br />

energetico <strong>di</strong>ssipatorio e autoritario,<br />

basato su impianti nocivi ed<br />

ora anche sul nucleare.<br />

Chiamiamo tutte queste realtà a costruire<br />

assieme la manifestazione<br />

nazionale <strong>di</strong> sabato 20 marzo. Ciascuna<br />

con la propria esperienza e<br />

specificità, ciascuna con la propria<br />

ricchezza e capacità. Pensiamo che<br />

la manifestazione, oltre ad essere un<br />

importante ed unificante momento<br />

<strong>di</strong> lotta, ponga con intelligenza e determinazione<br />

la questione della democrazia<br />

partecipativa, ovvero l’inalienabile<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> tutte/i a decidere<br />

e a partecipare alla gestione dell’acqua<br />

e dei beni comuni, del territorio<br />

e dell’energia, della salute e del<br />

benessere sociale. Consapevoli delle<br />

nostre <strong>di</strong>fferenze, accomunati dal<br />

medesimo desiderio <strong>di</strong> un altro mondo<br />

possibile. Sono queste alcune delle<br />

riflessioni che attraverso la rete <strong>di</strong><br />

BresciaMondo (www.bresciamondo.<br />

org) il Centro Missionario <strong>Di</strong>ocesano<br />

offre nei <strong>di</strong>battiti con gli studenti<br />

delle scuole bresciane. <strong>Di</strong>battiti che<br />

aiutano a creare consapevolezza dei<br />

problemi e alla fine a renderci conto<br />

che è urgente un nuovo stile <strong>di</strong> vita<br />

improntato sul risparmio in senso lato<br />

che comprende l’acqua; uno stile<br />

<strong>di</strong> vita che riprende il concetto <strong>di</strong><br />

“decrescita” <strong>di</strong> futuro sostenibile, <strong>di</strong><br />

sobrietà perché a fare le spese, oggi,<br />

del nostro modello <strong>di</strong> vita sono 3 fattori:<br />

i paesi del sud del mondo, l’ambiente<br />

e le prossime generazioni. A<br />

tutti sarà capitato almeno una volta<br />

<strong>di</strong> leggere: “Quando l’ultimo albero<br />

sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume<br />

avvelenato, l’ultimo pesce pescato,<br />

vi accorgerete che non si può mangiare<br />

il denaro”. Se ci impegniamo<br />

tutti insieme potremo veramente ritornare<br />

ad affermare: “Avevo sete e<br />

mi avete dato da bere”.<br />

Clau<strong>di</strong>o Treccani<br />

Ufficio Missionario <strong>Di</strong>ocesano <strong>di</strong> Brescia<br />

Ulteriori informazioni e approfon<strong>di</strong>menti<br />

si possono trovare al sito:<br />

www.acquabenecomune.org<br />

PIccOlO RAggIO 43


Il lavoro umano si colloca nella<br />

stessa scia <strong>di</strong>vina che è quella <strong>di</strong><br />

rinnovare continuamente il creato<br />

fino a portarlo alla sua completa<br />

realizzazione. Per questo Gesù<br />

non esita nel presentare il Padre e<br />

anche se stesso nella veste <strong>di</strong> personaggi<br />

tratti dal mondo del lavoro:<br />

vignaiolo (Gv 15,1), pastore (Gv<br />

10,1), me<strong>di</strong>co (Mc 2,17), seminatore<br />

(Mc 4,3), casalinga (Lc 15,8;<br />

Mt 13,33). Il Padre e Gesù in<strong>di</strong>rizzano<br />

tutte le loro opere verso un<br />

unico traguardo: liberare l’uomo<br />

da ciò che l’opprime e blocca la<br />

sua crescita e la sua maturazione.<br />

L’azione <strong>di</strong> Gesù è rendere l’uomo<br />

libero affinché me<strong>di</strong>ante il suo<br />

lavoro possa manifestare la piena<br />

somiglianza al Creatore e <strong>di</strong>ventare<br />

figlio <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o (Mt 5,48).<br />

Nella prospettiva del NT si supera<br />

la tra<strong>di</strong>zione teologica che considerava<br />

il lavoro come male<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong>vina per la trasgressione <strong>di</strong><br />

44 PIccOlO RAggIO<br />

Collaboratori <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o<br />

Il lavoro dell'uomo nel NT e la somiglianza al Creatore<br />

Adamo ed Eva (Gen 3, 19). Lavorare<br />

la terra, mangiando il pane con<br />

il sudore del proprio volto, non è il<br />

prezzo da pagare come punizione<br />

per un peccato, ma l’impegno concreto<br />

in vista della realizzazione del<br />

<strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino: che l’uomo faccia<br />

fruttificare quanto <strong>di</strong> buono <strong>Di</strong>o ha<br />

messo nelle sue mani (Gen 1,25).<br />

Per questo <strong>Di</strong>o bene<strong>di</strong>ce l’uomo e la<br />

donna affinché siano fecon<strong>di</strong>, cioè<br />

creativi, e possano contribuire al<br />

suo progetto: raggiungere la piena<br />

armonia superando ogni forma <strong>di</strong><br />

caos. Il lavoro umano riflette quello<br />

del Creatore, che ha fatto l’uomo e<br />

la donna a sua immagine perché<br />

<strong>di</strong>ventino come lui creatori: “poiché<br />

la creazione aspetta con impazienza<br />

la manifestazione dei figli<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o... nella speranza che anche<br />

la creazione stessa sarà liberata<br />

dalla schiavitù della corruzione per<br />

entrare nella gloriosa libertà dei<br />

figli <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o” (Rm 8,19.21). Non c’è<br />

da rimpiangere un para<strong>di</strong>so irrime-<br />

<strong>di</strong>abilmente perduto ma lavorare<br />

alla sua piena realizzazione.<br />

Con il suo incessante lavorare,<br />

Gesù continua l’attività del Padre a<br />

favore dell’uomo.<br />

Il <strong>Di</strong>o <strong>di</strong> Gesù è un Padre che comunica<br />

vita all’uomo per innalzarlo al<br />

suo stesso livello, poiché costui<br />

non è stato creato per mettersi a<br />

servizio <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o, ma per somigliargli<br />

come creatore. Me<strong>di</strong>ante il lavoro<br />

l’uomo esprime la sua creatività e<br />

nel riposo gusta, come <strong>Di</strong>o, l’opera<br />

delle sue mani.<br />

Il Creatore chiama l’uomo ad assomigliargli<br />

e lo fa partecipe del suo<br />

progetto <strong>di</strong> vita sull’umanità, affinché<br />

essa raggiunga la sua perfetta<br />

armonia.<br />

L’importanza della realizzazione <strong>di</strong><br />

questo <strong>di</strong>segno è talmente grande<br />

che Gesù coinvolge i <strong>di</strong>scepoli come<br />

“operai” affiancandoli all’opera del<br />

Padre e chiedendo <strong>di</strong> pregarlo perché<br />

man<strong>di</strong> altri “operai” che collaborino<br />

in questo progetto. La proposta<br />

del Regno contempla il lavoro<br />

umano come la risposta al dono<br />

ricevuto da <strong>Di</strong>o. Lavorando per il<br />

Regno l’uomo riceve dal Padre ogni<br />

forma <strong>di</strong> aiuto nell’opera da realizzare<br />

e <strong>di</strong>venta suo “collaboratore”.<br />

I credenti sono consapevoli che non<br />

si lavora per ubbi<strong>di</strong>re a un comando<br />

o solo per ricevere un salario, ma<br />

per essere uguali al Padre: creatori<br />

come lui, capaci <strong>di</strong> moltiplicare<br />

l’atto creatore (Gv 6,11), trasformando<br />

il mondo per renderlo<br />

secondo il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino. In questo<br />

compito essi sono accompagnati<br />

dal “Signore che opera con<br />

loro” (Mc 16,20) e prolungano<br />

con il proprio lavoro le sue opere:<br />

“Vi assicuro, chi crede in me farà<br />

anche lui le opere che io faccio; e<br />

le farà maggiori” (Gv 14,12).<br />

(Stralcio tratto da una riflessione <strong>di</strong><br />

“Stu<strong>di</strong> biblici”)


“...Per far qualcosa <strong>di</strong> bene bisogna<br />

sforzarsi <strong>di</strong> far qualcosa <strong>di</strong> grande,<br />

poiché noi abbiamo una natura così<br />

fiacca che facciamo sempre poco,<br />

anche quando cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> far<br />

molto. E per riuscirvi tieniti a mente<br />

che il mezzo più potente è la<br />

preghiera! Solo coll’aiuto <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o si<br />

può far qualcosa <strong>di</strong> bene, e quando<br />

l’uomo vi pone tutta la sua fiducia<br />

può fare tutto, anche i miracoli...”<br />

Giuseppe To v i n i<br />

“E la strada si apre passo dopo<br />

passo…”<br />

E proprio così che, passo dopo passo,<br />

a Cividate Camuno, paese dei<br />

beati per eccellenza (senza nulla<br />

togliere alla beata Annunciata!)<br />

sabato 23 Gennaio, a una temperatura<br />

quasi polare (-2!) ha preso<br />

vita la Via Pacis! Organizzata dalla<br />

Consulta <strong>di</strong> Pastorale Giovanile della<br />

Zona II (quest’anno in collaborazione<br />

con la Commissione Famiglia<br />

e l’Eremo SS. Pietro e Paolo),<br />

sul tema “Se vuoi coltivare la pace,<br />

custo<strong>di</strong>sci il creato” (Messaggio<br />

<strong>di</strong> Benedetto XVI per la XLIII Giornata<br />

Mon<strong>di</strong>ale della Pace, nda). Un<br />

gruppo <strong>di</strong> persone si è ritrovato a<br />

invocare nuovamente la pace per il<br />

mondo intero. La partenza era dalla<br />

zona industriale (davanti alle Forge<br />

Monchieri) per far sentire la nostra<br />

vicinanza anche a tutti coloro che,<br />

in questo periodo critico, sono in<br />

crisi o hanno perso il posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

Don Roberto Domenighini (<strong>di</strong>rettore<br />

dell’Eremo dei SS. Pietro e<br />

Paolo a Bienno) ci ha accolto e guidato<br />

durante il cammino. Le soste<br />

per riflettere lungo il percorso erano<br />

tre: sul fiume Oglio, al confine<br />

con la zona agricola e davanti alle<br />

scuole. In queste tappe abbiamo<br />

accolto la testimonianza <strong>di</strong> alcuni<br />

rappresentanti <strong>di</strong> varie istituzioni,<br />

don Gabriele Scalmana (responsabile<br />

dell’Ufficio per la Pastorale del<br />

Creato della <strong>Di</strong>ocesi <strong>di</strong> Brescia),<br />

Passo dopo passo…<br />

È necessario responsabilizzarsi. Educare a prendersi le proprie responsabilità<br />

è importante! Lo si può fare attraverso la proposta <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse esperienze.<br />

Ve ne presentiamo alcune.<br />

Giovanna Davini (esperta in Scienze<br />

Forestali, in passato guardaparco<br />

del Parco del Gran Para<strong>di</strong>so) e<br />

un educatore della Scuola Cattolica<br />

<strong>di</strong> Cogno, che ha proferito in maniera<br />

<strong>di</strong>retta, illustrando la cura per<br />

l’ambiente e riprendendo il monito<br />

<strong>di</strong> Benedetto XVI a custo<strong>di</strong>re il creato<br />

che ci circonda, mantenendolo<br />

sano e curato anche come ere<strong>di</strong>tà<br />

per le generazioni future. L’ultima<br />

tappa era nella chiesa parrocchiale,<br />

dove, con effetti speciali e una<br />

calda voce narrante, è stato messo<br />

in scena dai giovani della Consulta,<br />

il “Cantico delle Creature” (o “Cantico<br />

<strong>di</strong> Frate Sole”) <strong>di</strong> san Francesco<br />

d’Assisi. Come segno è stato<br />

consegnato ai partecipanti un vaso<br />

<strong>di</strong> fiori e una pergamena con una<br />

storia e un invito: “Vai nel mondo<br />

e fai germogliare i doni che <strong>Di</strong>o ti<br />

ha dato!” perché “Se vuoi coltivare<br />

la pace, custo<strong>di</strong>sci il creato”, quasi<br />

a far risuonare le parole della canzone:<br />

“Semina la pace e tu vedrai<br />

che la tua speranza rivivrà, spine<br />

tra le mani piangerai, ma un mondo<br />

nuovo nascerà”.<br />

Al termine il parroco <strong>di</strong> Cividate<br />

Camuno, don Raffaele, ha invitato<br />

i partecipanti a recarsi in oratorio,<br />

dove ci aspettava una fumante tazza<br />

<strong>di</strong> the e una fetta <strong>di</strong> panettone.<br />

GuFo<br />

PIccOlO RAggIO 45


Nei giorni scorsi è stata offerta alla<br />

nostra Scuola dell’infanzia Capontina<br />

“Paolo VI” la possibilità <strong>di</strong><br />

partecipare ad un concorso promosso<br />

dal Centro Commerciale<br />

Oriocenter intitolato “tutti i colori<br />

della natura” ed inserito nel<br />

più ampio progetto denominato<br />

“Ecocentro”, allo scopo <strong>di</strong> sensibilizzare<br />

gli alunni nei confronti<br />

<strong>di</strong> un problema attuale, quello<br />

dell’inquinamento, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere<br />

una cultura ecologica ed ecocompatibile<br />

attraverso l’adozione<br />

<strong>di</strong> comportamenti utili alla tutela<br />

dell’ambiente.<br />

Tale iniziativa, accolta con entusiasmo<br />

dalle insegnanti, è stata inserita<br />

all’interno <strong>di</strong> un laboratorio<br />

<strong>di</strong> Educazione ambientale più ampio.<br />

Attraverso il laboratorio (come<br />

strumento utile all’alunno per affrontare<br />

e scoprire il mondo circostante)<br />

il bambino viene incoraggiato<br />

alla personale ricerca e allo<br />

sviluppo dell’autonomia, impegnandosi<br />

cognitivamente a misurarsi<br />

con problemi che lo sfidano e<br />

46 PIccOlO RAggIO<br />

Anche i più piccoli ci stanno<br />

Laboratorio <strong>di</strong> “Educazione Ambientale”<br />

incuriosiscono.<br />

In genere, i bambini della Scuola<br />

dell’Infanzia hanno poca conoscenza<br />

dell’ambiente (intendendo<br />

per “ambiente” l’insieme <strong>di</strong> risorse<br />

naturali, culturali e sociali a cui ciascun<br />

bambino può accedere) e vivono<br />

spora<strong>di</strong>che esperienze <strong>di</strong>rette<br />

poiché le occasioni <strong>di</strong> esplorazione<br />

e scoperta sono rare. Il Laboratorio<br />

<strong>di</strong> educazione ambientale <strong>di</strong>venta<br />

così l’opportunità per conoscere e<br />

toccare “con mano” (ma non solo)<br />

l’ambiente e le sue magnifiche<br />

risorse, nonché le modalità per rispettarlo.<br />

Per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> esposizione e per<br />

esemplificare il lavoro che è stato<br />

fatto inerente a questo tema, utilizzeremo<br />

una griglia riassuntiva,<br />

ma, all’interno del Piano dell’Offerta<br />

Formativa della scuola, l’unità<br />

<strong>di</strong>dattica è strutturata in modo<br />

più esaustivo. Per introdurre l’argomento<br />

abbiamo scritto, raccontato<br />

e poi drammatizzato una favola<br />

intitolata “Willy ragnetto e<br />

l’albero che non voleva esse-<br />

Fasi del progetto Finalità educative Campi <strong>di</strong> esperienza Attività specifiche<br />

Raccontiamo la favola. Esprimere creativamente<br />

pensieri ed emozioni.<br />

Spieghiamo cos’è<br />

l’inquinamento e come<br />

fare per non peggiorare la<br />

situazione attraverso il riciclo<br />

della carta.<br />

Facciamo osservare<br />

l’ambiente naturale<br />

effettuando un’uscita<br />

<strong>di</strong>dattica.<br />

Proviamo a rappresentare<br />

come per noi la natura viene<br />

rispettata e costruiamo un<br />

cartellone con materiale<br />

riciclato.<br />

Cominciare a riflettere sul<br />

senso e sul valore morale<br />

delle proprie azioni.<br />

Imparare a ragionare sul<br />

mondo.<br />

Osservare con occhi “stupiti”<br />

il mondo che ci circonda.<br />

Esplorare la realtà.<br />

Imparare a ipotizzare e<br />

<strong>di</strong>scutere soluzioni.<br />

Sperimentare le <strong>di</strong>verse<br />

tecniche.<br />

Affinare le capacità<br />

percettive <strong>di</strong> conoscenza<br />

degli oggetti.<br />

Consoli<strong>di</strong>amo il percorso. Progettare e perseguire<br />

progetti nel tempo<br />

documentandone gli sviluppi.<br />

Linguaggi, creatività,<br />

espressione.<br />

Il sé e l’altro.<br />

I <strong>di</strong>scorsi e le parole.<br />

Linguaggi, creatività,<br />

espressione.<br />

La conoscenza del mondo.<br />

La conoscenza del mondo.<br />

Linguaggi, creatività,<br />

espressione.<br />

Il corpo in movimento.<br />

Dopo aver ascoltato la<br />

favola, la drammatizziamo.<br />

Facciamo portare da casa ad<br />

ogni bambino un quoti<strong>di</strong>ano<br />

che è già stato letto, un<br />

tappo <strong>di</strong> plastica rosso e dei<br />

tappi <strong>di</strong> sughero.<br />

Lasciamo liberi i bambini <strong>di</strong><br />

sperimentare e osservare le<br />

bellezze della natura.<br />

Coloriamo con varie tecniche<br />

i quoti<strong>di</strong>ani che vogliamo<br />

riutilizzare per costruire il<br />

nostro albero, ritagliamo e<br />

incolliamo. Coloriamo i tappi<br />

<strong>di</strong> sughero per fare i funghi<br />

e riempiamo i tappi rossi <strong>di</strong><br />

carta per fare le mele.<br />

Il sé e l’altro. Facciamo un’intervista.


e tagliato”, puntando soprattutto<br />

sull’importanza, per salvaguardare<br />

gli alberi, del non sprecare carta.<br />

Dopo aver accuratamente impacchettato<br />

e spe<strong>di</strong>to il nostro car-<br />

tellone costruito con materiale riciclato<br />

(carta <strong>di</strong> giornale, tappi <strong>di</strong><br />

bottiglia, tappi <strong>di</strong> sughero, ecc...)<br />

per <strong>di</strong>versi giorni la speranza <strong>di</strong><br />

aver vinto qualcosa (non tanto<br />

per il valore in sé del premio o per<br />

spirito competitivo, ma soprattutto<br />

per poter assaporare la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

<strong>di</strong> vedere premiato tanto<br />

lavoro fatto con serio e gioioso<br />

impegno) ci ha accompagnato,<br />

anche se noi insegnanti eravamo<br />

consapevoli che le scuole coinvolte<br />

erano molte e che la possibilità<br />

<strong>di</strong> vincere era molto remota.<br />

Era la prima volta che partecipavamo<br />

ad un concorso <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>mensioni<br />

e l’entusiasmo che aveva<br />

accompagnato i bambini, unito<br />

al risultato finale (ci sembrava<br />

d’aver fatto un buon lavoro) aveva<br />

contagiato tutte noi, rendendoci<br />

speranzose <strong>di</strong> una possibile<br />

“vittoria”. In ogni caso l’esperienza<br />

vissuta sarebbe rimasta per<br />

molto tempo impressa nella nostra<br />

memoria come momento importante<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e collaborazione.<br />

La mattina del 15 <strong>di</strong>cembre il nostro<br />

presidente si presenta con<br />

una lettera in mano: immaginate<br />

la sorpresa nel constatare che avevamo<br />

ad<strong>di</strong>rittura vinto il secondo<br />

premio. Sui visetti dei nostri bimbi,<br />

quel giorno, abbiamo letto tanta<br />

felicità che ha riempito il nostro<br />

cuore <strong>di</strong> gioia, emozionandoci (cosa<br />

c’è <strong>di</strong> più bello <strong>di</strong> un bambino<br />

che ride contento?).<br />

Il 29 gennaio siamo poi andate<br />

all’Oriocenter dove i bambini della<br />

nostra scuola sono stati protagonisti<br />

<strong>di</strong> un evento significativo il<br />

cui emozionante ricordo, ne siamo<br />

sicure, li accompagnerà per molto<br />

tempo.<br />

“Ogni bambino ci rende più umani,<br />

più buoni, più teneri<br />

e quasi ci dà un respiro nuovo,<br />

più pulito e più profondo<br />

perché è la primavera della vita”<br />

Ma d r e Teresa d i Ca lC u TTa<br />

Le educatrici<br />

PIccOlO RAggIO 47


WILLy rAgNEttO<br />

E L’ALBErO CHE NON VOLEVA<br />

ESSErE tAgLIAtO<br />

Proprio al centro <strong>di</strong> un grande prato<br />

verde, un maestoso albero stagliava<br />

fiero la sua folta chioma verso<br />

il cielo. Su uno dei suoi rami più<br />

alti amava tessere la sua magnifica<br />

ragnatela un simpatico ragnetto<br />

<strong>di</strong> nome Willy.<br />

Willy adorava quell’albero perché<br />

con i suoi rami forti e le sue ver<strong>di</strong><br />

foglie lo proteggeva dal vento e<br />

dalla pioggia. Si sentiva sicuro in<br />

mezzo a quei rami e giorno dopo<br />

giorno i due erano <strong>di</strong>ventati ottimi<br />

amici. L’albero era sempre allegro<br />

e lo era ancor <strong>di</strong> più quando<br />

i bambini della scuola materna<br />

con cui confinava il suo prato, si<br />

<strong>di</strong>vertivano a giocare a nascon<strong>di</strong>no<br />

girando attorno al suo tronco, oppure<br />

si riposavano all’ombra delle<br />

sue foglie.<br />

Un giorno Willy ragnetto si accorse<br />

che il suo grande amico era molto<br />

triste e gli chiese:<br />

“Cosa c’è amico mio? Perché piangi?”<br />

L’albero singhiozzando rispose:<br />

“Oh Willy, sapessi cosa ho sentito<br />

<strong>di</strong>re dai boscaioli della zona… sembra<br />

che domani vengano a tagliarmi<br />

perché in autunno perdo tutte<br />

le foglie e sporco il giar<strong>di</strong>no; perché<br />

ormai sono vecchio e le mele<br />

che regalo a tutti sono un po’ più<br />

piccole e anche perché i bambini<br />

della scuola materna hanno bisogno<br />

<strong>di</strong> tanta carta per fare i loro <strong>di</strong>segni.<br />

Io ce la metto tutta per non<br />

sporcare e per far crescere dolci e<br />

succose le mie mele, ma sembra<br />

che questo a loro non interessi per<br />

niente. Oh, povero me, come sono<br />

triste!”<br />

Williy ragnetto ci pensò un po’ su e<br />

poi, con voce sicura, <strong>di</strong>sse:<br />

“No, amico mio, io non lascerò che<br />

facciano una cosa tanto brutta.<br />

Forse una soluzione c’è. Ora scendo<br />

e, appena arrivano i bambini<br />

della scuola materna a giocare,<br />

gli racconto tutto. Sono sicuro che<br />

gentili come sono faranno qualcosa<br />

per aiutarti”.<br />

Willy ragnetto scese dall’albero e<br />

si mise vicino a due funghetti ad<br />

aspettare l’arrivo dei bambini. Do-<br />

48 PIccOlO RAggIO<br />

po poco iniziò a sentire le voci festose<br />

dei suoi piccoli amici. Allora,<br />

in fretta, si arrampicò fino a metà<br />

tronco, riempì <strong>di</strong> aria i polmoni e,<br />

quando i bambini furono abbastanza<br />

vicini, iniziò a gridare forte con<br />

la sua vocina e con tutto il fiato che<br />

aveva in gola:<br />

“Aiuto, aiuto, aiuto, aiuto”<br />

Finalmente una graziosa bambina<br />

sentì quell’urlo <strong>di</strong>sperato. Tutti cominciarono<br />

a guardarsi in giro per<br />

capire da dove arrivasse e videro<br />

otto zampette muoversi <strong>di</strong>speratamente.<br />

Allora si riunirono sotto l’albero<br />

e in silenzio ascoltarono ciò<br />

che Willy doveva <strong>di</strong>re loro.<br />

“Amici - <strong>di</strong>sse Willy - dobbiamo aiutare<br />

il nostro amico albero. I vostri<br />

papà verranno domani per tagliarlo<br />

ma noi, tutti insieme, possiamo<br />

fermarli. Formeremo un grande<br />

cerchio attorno all’albero tenendoci<br />

per mano e<br />

così non potrannoavvicinarsi.<br />

Che<br />

ne <strong>di</strong>te?”<br />

I b a m b i n i<br />

<strong>di</strong>ssero tutti<br />

in coro “Sì,<br />

è una buona<br />

idea, facciamo<br />

così”.<br />

Ma un bimbo<br />

<strong>di</strong>sse:<br />

“Non è abb<br />

a s t a n z a .<br />

Se vogliamo<br />

davvero salvare<br />

il nostro<br />

amico<br />

albero dobbiamoimpegnarci<br />

a rispettaretutti<br />

gli alberi<br />

non incidendo<br />

la loro<br />

corteccia o<br />

strappando i<br />

rami, a raccogliere<br />

le<br />

foglie quando<br />

cadono,<br />

a mangiare<br />

i frutti che<br />

producono e<br />

soprattutto a<br />

non sprecare<br />

tanti fogli quando <strong>di</strong>segniamo; e,<br />

magari, per fare i nostri lavori, utilizziamo<br />

la carta dei giornali.<br />

Vi ricordate cosa <strong>di</strong>ce sempre la<br />

nostra maestra quando utilizziamo<br />

più <strong>di</strong> un foglio? Per ogni foglio che<br />

viene sprecato un albero muore e<br />

mi sa che ha davvero ragione!”<br />

Così, quando l’indomani mattina i<br />

papà-boscaioli si riunirono intorno<br />

all’albero per tagliarlo, trovarono<br />

tutti i loro bambini uniti in cerchio<br />

e pronti a mantenere tutte quelle<br />

promesse.<br />

I papà furono talmente orgogliosi<br />

dei loro bambini che promisero<br />

solennemente che non avrebbero<br />

mai più pensato <strong>di</strong> tagliare l’amico<br />

albero e corsero a comprare tante<br />

torte <strong>di</strong> mele e fecero una grande<br />

festa con canti e balli mentre<br />

l’albero, felice, muoveva a ritmo <strong>di</strong><br />

musica tutti i suoi rami.


«Secondo i dati del “Rapporto giovani<br />

2008”, elaborati dal <strong>Di</strong>partimento<br />

<strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Sociali dell’Università<br />

La Sapienza <strong>di</strong> Roma, nella<br />

fascia <strong>di</strong> età tra i 15 e i 19 anni<br />

ci sono 270 mila ragazzi che non<br />

stu<strong>di</strong>ano e non lavorano: la maggior<br />

parte perché il lavoro non lo<br />

trova; 50 mila perché della<br />

loro inattività ne fanno<br />

una scelta; 11 mila, perché<br />

<strong>di</strong> lavorare o stu<strong>di</strong>are non<br />

ne vogliono proprio sapere.<br />

Stessa tendenza tra i giovani<br />

dai 25 e 35 anni: un milione<br />

e 900 non stu<strong>di</strong>a e non<br />

lavora (quasi uno su quattro).<br />

Un milione e 200 mila<br />

<strong>di</strong> questi gravitano nella<br />

<strong>di</strong>soccupazione (ma tra loro<br />

c’è chi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> non cercare<br />

perché è «scoraggiato» o<br />

perché «tanto il lavoro non<br />

c’è»). Settecentomila sono<br />

invece gli inattivi «convinti»:<br />

non cercano un lavoro<br />

e non sono <strong>di</strong>sposti a cercarlo.»<br />

(tratto da Francesco Macrì, La generazione<br />

«né-né», in Notiziario<br />

della FIDAE, n°252, supplemento<br />

al n° 3 <strong>di</strong> “Docete”, <strong>Di</strong>cembre<br />

2009).<br />

È questo un fenomeno inquietante<br />

che ci deve porre in <strong>di</strong>scussione<br />

nella programmazione dei nostri<br />

percorsi educativi. Forse attraverso<br />

sinergia tra le varie componenti<br />

educative, alla luce della chiamata<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o ad assumerci la responsabilità<br />

<strong>di</strong> collaborare alla costruzione<br />

<strong>di</strong> un mondo più giusto, potremo<br />

valorizzare tutto questo capitale<br />

umano lasciato così alla deriva in<br />

situazioni <strong>di</strong> permanente precarietà<br />

e frustrazione.<br />

Ascoltiamo la testimonianza <strong>di</strong> Rachele,<br />

una giovane che si interroga<br />

profondamente sul senso del suo<br />

essere giovane in cerca <strong>di</strong> un lavoro.<br />

Giovani e lavoro<br />

Il mondo del lavoro VS i giovani<br />

A.A.A. cercasi lavoro come… qualsiasi<br />

cosa! 24 anni, un valido <strong>di</strong>ploma<br />

<strong>di</strong> geometra e tanta voglia <strong>di</strong><br />

fare! Eccomi, la mia vita lavorativa<br />

inizia appena dopo le scuole superiori,<br />

quando, non potendo affrontare<br />

economicamente l’università,<br />

decido <strong>di</strong> fare la praticante geome-<br />

tra. Beh, c’è da <strong>di</strong>re che erano proprio<br />

molteplici le opportunità <strong>di</strong> lavoro:<br />

giovane, “fresca <strong>di</strong> scuola”,<br />

impegnata e… sottopagata (pur lavorando<br />

a pieno ritmo)! Dopo due<br />

anni <strong>di</strong> praticantato affronto l’esame<br />

<strong>di</strong> stato per la libera professione<br />

<strong>di</strong> geometra, e lo supero! Ora le<br />

possibili scelte erano fondamentalmente<br />

due: <strong>di</strong>ventare libera professionista<br />

oppure l’assunzione in altro<br />

settore. Scelsi la seconda opportunità<br />

considerando il periodo <strong>di</strong> crisi<br />

che si prospettava. Ad oggi, sono<br />

già passati più <strong>di</strong> due mesi da quando<br />

il “capo” mi ha convocata nel suo<br />

ufficio per comunicarmi il licenziamento<br />

dopo quasi due anni <strong>di</strong> lavoro.<br />

Questa è solo la mia storia, una<br />

come tante altre simili o ad<strong>di</strong>rittura<br />

peggiori. Mi domando quin<strong>di</strong> se<br />

e come è possibile per un giovane<br />

crearsi un futuro con le magre prospettive<br />

<strong>di</strong> lavoro che si presentano.<br />

Durante la mia insistente ricerca <strong>di</strong><br />

lavoro <strong>di</strong> questi ultimi mesi, mi sono<br />

resa conto come in molte richieste<br />

da parte <strong>di</strong> aziende, si tenda a richiedere<br />

come figura lavorativa “un<br />

giovane con esperienza”. Ora, se un<br />

giovane <strong>di</strong> 20-25 anni può aver lavorato<br />

in me<strong>di</strong>a 5 anni, e magari<br />

nemmeno nello stesso settore, mi<br />

chiedo come potrà essersi formato<br />

un’esperienza in così breve<br />

tempo. Dare la possibilità<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re e curare<br />

il proprio impiego me<strong>di</strong>ante<br />

una formazione interna, potrebbe<br />

essere oltre che formativo<br />

per noi giovani, anche<br />

un investimento da parte<br />

della stessa azienda per<br />

un proprio futuro. Altre richieste<br />

puntano ad assumere<br />

i ragazzi per brevi perio<strong>di</strong>,<br />

in stage o appren<strong>di</strong>stati, ma<br />

anche in questo caso, il lavoro<br />

non garantisce un ren<strong>di</strong>mento<br />

sufficiente per le proprie<br />

necessità e oltretutto si<br />

tende a trascurare questa figura<br />

“sfruttando” lo stagista<br />

in mansioni perfettamente<br />

coincidenti con una figura <strong>di</strong> livello<br />

superiore. Ma se chi ricerca giovani<br />

da inserire nel proprio organico<br />

si ricordasse del momento in cui<br />

anche lui iniziava a lavorare, probabilmente<br />

si renderebbe conto <strong>di</strong> cosa<br />

hanno bisogno i giovani: <strong>di</strong> garanzie,<br />

<strong>di</strong> certezze lavorative e <strong>di</strong> sicurezza,<br />

per potere investire la vita<br />

nel futuro. Invece <strong>di</strong> mettere mano<br />

solo al proprio portafoglio dovrebbero<br />

metterne una anche sulla propria<br />

coscienza.<br />

Credo vivamente che un giovane<br />

voglia (e debba essergli garantita):<br />

1. la sicurezza <strong>di</strong> un lavoro, che gli<br />

<strong>di</strong>a una visione del futuro un po’<br />

più chiara e rassicurante; 2. la possibilità<br />

concreta <strong>di</strong> formare e <strong>di</strong> costruire<br />

una famiglia autonoma, con<br />

la serenità derivante da un buon<br />

impiego in un ambiente sereno e<br />

affidabile.<br />

Rachele<br />

PIccOlO RAggIO 49


Una delle giovani ci lascia la sua<br />

testimonianza:<br />

“Per me la missione è stata un’esperienza<br />

nuova perché è la prima volta<br />

che vi partecipo. Durante la preparazione<br />

mi sono sentita molto bene<br />

e ho potuto conoscere ogni missionario,<br />

così come, mentre preparavo<br />

le cose in casa mia, mi sentivo<br />

appoggiata e accompagnata; e sono<br />

stata aiutata ad avvicinarmi <strong>di</strong><br />

più ai miei fratelli.<br />

All’inizio della missione mi sentivo<br />

nervosa perché, essendo per me la<br />

prima esperienza, non sapevo come<br />

avrebbe reagito la gente del posto.<br />

Poi però tutto è cambiato perché le<br />

famiglie che visitavamo ci ricevevano<br />

bene, ci manifestavano la fiducia<br />

che avevano verso <strong>di</strong> noi e la loro<br />

gioia per averci con loro.<br />

Credo che più importante per me sia<br />

stata la sod<strong>di</strong>sfazione, la gioia e la<br />

pace che sentivo ogni volta che conversavo<br />

con la gente; mi ha fatto<br />

prendere coscienza che queste esperienze<br />

aiutano loro, ma aiutano molto<br />

<strong>di</strong> più noi, perché ci fanno sentire più<br />

vicini a <strong>Di</strong>o e ci danno forza per poter<br />

continuare con il progetto che Lui<br />

ha pensato per ognuno <strong>di</strong> noi.<br />

Questa esperienza resterà per me<br />

in<strong>di</strong>menticabile perché é stata tanto<br />

speciale, ben più importante <strong>di</strong> tutti<br />

i problemi e le <strong>di</strong>fficoltà che abbiamo<br />

incontrato. Il fatto più importante,<br />

tanto per la famiglia come per<br />

noi, è che ci siamo sentiti bene, contenti<br />

e molto vicini a <strong>Di</strong>o. Lui ha un<br />

progetto per ciascuno <strong>di</strong> noi. Sento<br />

che questa esperienza meravigliosa<br />

è stata per me un passo in avanti<br />

per compiere la sua volontà e realizzare<br />

il progetto che ha preparato<br />

per me”.<br />

Dahiana Bazan<br />

50 PIccOlO RAggIO<br />

Là, dove l’estate continua…<br />

Suor Ornella Terzi, missionaria in Argentina, ci parla delle due esperienze formative che la<br />

comunità <strong>di</strong> Frias ha accompagnato nei mesi novembre e <strong>di</strong>cembre 2009<br />

(tempo <strong>di</strong> vacanze d’estate in quella nazione).<br />

La prima, con 45 bambini e adolescenti dell’Infanzia missionaria a Anquisala,<br />

nella provincia <strong>di</strong> Catamarca che confina con la provincia <strong>di</strong> Santiago del Estero.<br />

La seconda, con 40 giovani missionari accompagnati da alcune mamme,<br />

a Lindero, anche questo un paese della campagna <strong>di</strong> Catamarca.


Collaboratore <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o<br />

nella custo<strong>di</strong>a del creato<br />

Per approfon<strong>di</strong>re il tema dell’uomo collaboratore<br />

<strong>di</strong> <strong>Di</strong>o nella custo<strong>di</strong>a del creato<br />

abbiamo chiesto un contributo a chi crede<br />

in questo impegno sia per un carisma<br />

spirituale sia per una seria e fattiva ricaduta<br />

in termini <strong>di</strong> stili e <strong>di</strong> attività educative.<br />

La tra<strong>di</strong>zione della Chiesa e della letteratura<br />

italiana affida alla nostra comune memoria<br />

il bellissimo inno del Cantico <strong>di</strong> Frate<br />

Sole o delle Creature che san Francesco<br />

d’Assisi, proclamato da Giovanni Paolo II<br />

nel 1979 patrono dell’ecologia, scrisse sul<br />

finire della sua vita.<br />

San Bonaventura, uno dei più autorevoli<br />

biografi del Santo, riprende la descrizione<br />

<strong>di</strong> Francesco <strong>di</strong> fronte alla natura e ne<br />

sviluppa teologicamente la visione <strong>di</strong> fede.<br />

“Per trarre da ogni cosa incitamento<br />

ad amare <strong>Di</strong>o, esultava per tutte quante<br />

le opere delle mani del Signore (cf. Salmo<br />

Un’esperienza francescana<br />

Maria Grazia <strong>Di</strong> Tullio, Delegata Giustizia,<br />

Pace, Salvaguar<strong>di</strong>a del Creato, dell’Or<strong>di</strong>ne<br />

Francescano Secolare del Lazio, ci offre<br />

alcuni fondamenti teologici cui fanno<br />

seguito in<strong>di</strong>cazioni preziose circa iniziative<br />

concrete avviate nella Regione Lazio<br />

come Famiglia Francescana.<br />

91,5) e, da tutto quello spettacolo <strong>di</strong> gioia,<br />

risaliva alla Causa e Ragione che tutto<br />

fa vivere. Contemplava nelle cose belle<br />

il Bellissimo e, seguendo le orme (cfr. Gb<br />

23,11) impresse nelle creature, inseguiva<br />

dovunque il <strong>Di</strong>letto (Ct. 5,17). <strong>Di</strong> tutte<br />

le cose si faceva una scala per salire<br />

ad afferrare Colui che tutto è desiderabile.<br />

Con il fervore <strong>di</strong> una devozione inau<strong>di</strong>ta,<br />

in ciascuna delle creature, come in un<br />

ruscello, delibava quella Bontà fontale, e<br />

le esortava dolcemente, al modo <strong>di</strong> Davide<br />

profeta, alla lode <strong>di</strong> <strong>Di</strong>o. Tutta la realtà<br />

terrestre appare al suo sguardo come<br />

MAPPAMONDO<br />

PIccOlO RAggIO 51


una immensa sinfonia d’amore, come uno spettacolo<br />

eloquente e mirabile che rivela Gesù Cristo, il<br />

fratello “primogenito <strong>di</strong> ogni creatura” (Col 1,15)”.<br />

(C.B. Del Zotto in <strong>Di</strong>zionario Francescano, E<strong>di</strong>zioni<br />

Messaggero Padova, 1995, pp.321-337).<br />

Francesco invita ad un rapporto nuovo con il creato<br />

e le creature, a una relazione non finalizzata<br />

a possederle o dominarle, ma a mettersi spontaneamente<br />

al loro servizio e con un atteggiamento<br />

fraterno.<br />

Momento formativo al Convento <strong>di</strong> S. giacomo <strong>di</strong> Poggio Bustone (rieti)<br />

Quanto è attuale ancora il monito <strong>di</strong> Francesco, in<br />

un’epoca dove lo sfruttamento delle risorse del pianeta,<br />

senza alcuna cura per la vita umana e per<br />

l’uomo, rende necessario che i canoni <strong>di</strong> giustizia,<br />

pace e salvaguar<strong>di</strong>a del creato costituiscano un legame<br />

imprescin<strong>di</strong>bile anche per l’impegno della comunità<br />

ecclesiale.<br />

Benedetto XVI sottolinea in molte delle sue esortazioni<br />

l’importanza <strong>di</strong> ritrovare questa attenzione al<br />

Creato. L’ultima lettera enciclica, la Caritas in Veritate,<br />

riserva un’attenzione specifica all’ambiente e<br />

alla necessità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare i nostri stili <strong>di</strong> vita. Evidente<br />

è il richiamo anche nel Messaggio della Gior-<br />

52 PIccOlO RAggIO<br />

nata Mon<strong>di</strong>ale della Pace 2010 che recita “Se vuoi<br />

coltivare la pace, custo<strong>di</strong>sci il creato”. La Chiesa<br />

si sta peraltro muovendo da tempo su questo<br />

terreno. Ogni anno il 1° Settembre, la Chiesa italiana,<br />

su proposta e come frutto del cammino ecumenico,<br />

celebra la Giornata per la salvaguar<strong>di</strong>a del<br />

creato per testimoniare l’importanza che essa attribuisce<br />

al dono della creazione e per ricordare ai cristiani<br />

e a tutti gli uomini il compito che <strong>Di</strong>o ha affidato<br />

all’umanità: custo<strong>di</strong>re e coltivare la terra come<br />

un giar<strong>di</strong>no (Gn. 2,15).<br />

Nella pluralità delle tra<strong>di</strong>zioni cristiane confessare<br />

<strong>Di</strong>o come il Creatore è tema con<strong>di</strong>viso, sul quale è<br />

possibile un comune sentire e un reciproco arricchimento.<br />

Ecco aprirsi, dunque, un importante spazio<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e incontro tra i cristiani delle <strong>di</strong>verse<br />

confessioni, nel quale essi porteranno le rispettive<br />

sensibilità in vista <strong>di</strong> una crescita. In occasione della<br />

Giornata viene realizzato un piccolo sussi<strong>di</strong>o che,<br />

oltre alla riflessione biblica e teologica sul tema annualmente<br />

proposto (il messaggio per il 2009 in<br />

occasione dell’VIII centenario della Regola Francescana<br />

è stato de<strong>di</strong>cato a Laudato sii mi’ Signore per


Frate Vento, per riflettere sui cambiamenti climatici),<br />

offre suggerimenti per iniziative concrete, in<strong>di</strong>cazioni<br />

per la liturgia, spunti per l’omelia e proposte<br />

per le preghiere dei fedeli. Vengono, inoltre, in<strong>di</strong>viduate<br />

proposte bibliografiche e sitografiche essenziali<br />

e <strong>di</strong> facile consultazione. Iniziano inoltre a<br />

<strong>di</strong>ffondersi testi e sussi<strong>di</strong> per le comunità1 , la catechesi<br />

e l’IRC2 , emblematiche anche le esperienze<br />

pastorali <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>ocesi con l’istituzione <strong>di</strong> appositi<br />

uffici e commissioni come la Rete Inter<strong>di</strong>ocesana<br />

«Nuovi Stili <strong>di</strong> Vita» che raccoglie per ora alcune<br />

<strong>di</strong>ocesi del nord<br />

Italia (Padova che ne<br />

ha il coor<strong>di</strong>namento,Bolzano-Bressanone,<br />

Trento, Venezia,<br />

Verona, Reggio-Emilia,<br />

Bergamo, Belluno-<br />

Feltre), la proposta <strong>di</strong><br />

eventi, feste del creato,<br />

campagne <strong>di</strong> sensibilizzazione,<br />

ecc.<br />

Anche come Famiglia<br />

Francescana ci è sembrato<br />

importante cercare<br />

<strong>di</strong> dare il nostro<br />

contributo. Ecco allora<br />

la proposta <strong>di</strong> realizzazione<br />

nel Lazio <strong>di</strong> Centri<br />

<strong>di</strong> Educazione Ambientale<br />

e Animazione<br />

Sociale, cioè strutture<br />

e percorsi educativi a<br />

promozione della tutela<br />

e cura del creato a<br />

servizio delle <strong>Di</strong>ocesi e<br />

del territorio.<br />

I l P r o g e t t o - P i l o t a<br />

“FRATE SOLE” prevede<br />

la realizzazione <strong>di</strong> una<br />

rete <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> educazione<br />

ambientale in fase<br />

<strong>di</strong> allestimento nelle<br />

cinque province del<br />

Lazio (Frate Sole a Roma, Sorella Luna in provincia<br />

<strong>di</strong> Roma, Frate Vento a Viterbo, Sorella Acqua a Latina,<br />

Frate Fuoco a Frosinone e Sorella Madre Terra<br />

a Rieti) in collaborazione con la Regione Lazio, Assessorato<br />

all’Ambiente e Cooperazione tra i popoli,<br />

le <strong>Di</strong>ocesi e il territorio.<br />

Il progetto conta su un gruppo <strong>di</strong> educatori pro-<br />

A scuola <strong>di</strong> educazione ambientale<br />

1 Si veda: Ufficio Nazionale Per i Problemi Sociali e il Lavoro<br />

– Servizio Nazionale Per il Progetto Culturale CEI (a cura<br />

<strong>di</strong>), Responsabilità per il creato. Un sussi<strong>di</strong>o per le comunità,<br />

Leumann (To), Elle<strong>di</strong>ci, 2002.<br />

2 Si veda: N. Doro, Responsabili per il creato, Elle<strong>di</strong>ci-Il Capitello,<br />

Torino, 2005.<br />

fessionalmente qualificati (Scienze dell’Educazione,<br />

Psicologia Età Evolutiva, Scienze Naturali) che da<br />

alcuni anni – tramite la proposta <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong>dattici<br />

e iniziative sui temi dell’educazione ambientale,<br />

gli stili <strong>di</strong> vita solidali e l’educazione alla mon<strong>di</strong>alità<br />

– sta sviluppando dei percorsi <strong>di</strong> educazione<br />

e sensibilizzazione principalmente rivolti al mondo<br />

della scuola, dell’extra-scuola, dei contesti giovanili,<br />

dell’educazione degli adulti. Un secondo ambito<br />

d’azione riguarda la realizzazione <strong>di</strong> Itinerari guidati<br />

nei Santuari francescani <strong>di</strong>slocati nella Regione e<br />

degli Itinerari naturalistici<br />

nelle zone limitrofe<br />

ed aree protette<br />

<strong>di</strong> notevole valore<br />

paesaggistico. <strong>Di</strong>verse<br />

le iniziative realizzate<br />

come week-end<br />

<strong>di</strong> spiritualità ed ecoturismo<br />

a Poggio Bustone<br />

(RI), iniziative<br />

per la promozione<br />

dei santuari francescani<br />

con le scuole,<br />

giornate <strong>di</strong> riflessione<br />

nei parchi come la<br />

catechesi su “Sorella<br />

Acqua” in occasione<br />

della Giornata Mon<strong>di</strong>ale<br />

dell’Acqua 2009<br />

che ha visto numerosi<br />

partecipanti, piccoli<br />

e gran<strong>di</strong>, visitare la<br />

bella abbazia <strong>di</strong> San<br />

Magno (LT) e la visita<br />

della riserva del Lago<br />

<strong>di</strong> Fon<strong>di</strong> con gli amici<br />

guar<strong>di</strong>aparco.<br />

In conclusione, occorre<br />

constare in modo<br />

innegabile che ci<br />

troviamo <strong>di</strong> fronte ad<br />

una società complessa<br />

e in continua evoluzione,<br />

viviamo un rapido progresso scientifico e<br />

tecnologico, da veri “maestri e padroni della natura”,<br />

che però ci sta “facendo pagare un prezzo molto<br />

alto” in termini <strong>di</strong> vivibilità sociale e sostenibilità<br />

ambientale. È <strong>di</strong>fficile, ma non impossibile intraprendere<br />

scelte <strong>di</strong> responsabilità per invertire la<br />

rotta. Francesco amichevolmente ci accompagni e<br />

ci in<strong>di</strong>chi la strada.<br />

Maria Grazia <strong>Di</strong> Tullio<br />

Per informazioni m<strong>di</strong>tullio@yahoo.com<br />

www.ofslazio.it<br />

PIccOlO RAggIO 53


(SA l m o 8)<br />

54 PIccOlO RAggIO


Hna MARIA MAGDALENA<br />

MIRANDA<br />

nasce a Frias (Argentina) il 25 luglio<br />

1954.<br />

Inizia il Noviziato il 13 febbraio 1981.<br />

Emette la prima Professione il 26<br />

marzo 1983 e quella Perpetua l’11<br />

febbraio 1989.<br />

Cresciuta a Frias in una famiglia numerosa<br />

dove la fede è <strong>di</strong> casa, manifesta<br />

un’indole aperta, gioiosa, capa-<br />

Sr MARIANGIOLA<br />

BORGHETTI<br />

al Battesimo Margherita, nasce a<br />

Marmentino, (Bs), il 26 aprile 1926.<br />

Entra a <strong>Cemmo</strong> l’8 novembre 1943.<br />

Emette la Prima Professione il 10 ottobre<br />

1946 e quella Perpetua l’8 settembre<br />

1952.<br />

Dopo il periodo <strong>di</strong> formazione religiosa,<br />

svolge il suo apostolato in <strong>di</strong>verse<br />

Comunità dell’<strong>Istituto</strong> in aiuto nella<br />

loro Scuola materna. Nel contempo<br />

consegue il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Maturità ar-<br />

ce <strong>di</strong> entusiasmarsi e <strong>di</strong> entusiasmare<br />

gli altri al bene.<br />

Quando il nostro <strong>Istituto</strong> apre una comunità<br />

a Frias, Magdalena non ancora<br />

<strong>di</strong>ciassettenne, incontra le nostre<br />

Missionarie. Dal Barrio Villa Paolina<br />

dove abita, le raggiunge appena gli<br />

impegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> famiglia glielo<br />

permettono (frequenta infatti le magistrali)<br />

e partecipa attivamente alle<br />

iniziative per le ragazze, assumendo<br />

a poco a poco responsabilità in aiuto<br />

alle <strong>Suore</strong>. Comprende che il Signore<br />

vuole lei, la sua vita, nel carisma<br />

<strong>di</strong> quell’<strong>Istituto</strong> italiano.<br />

Dopo il Noviziato e i primi due anni<br />

<strong>di</strong> Juniorato a Santiago del Estero in<br />

Argentina, è inviata a Melo, in Uruguay,<br />

dove affianca le nostre missionarie<br />

che collaborano con i Sacerdoti<br />

“fidei donum” della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Brescia<br />

presenti in quella città.<br />

Poi la partenza per l’Africa: Kadutu,<br />

in Congo, prima; poi Kamenge,<br />

in Burun<strong>di</strong>, dove il desiderio <strong>di</strong> “<strong>di</strong>re”<br />

<strong>Di</strong>o e la sua bontà si intreccia con<br />

la crudezza della guerra, con il senso<br />

<strong>di</strong> impotenza, con l’orrore <strong>di</strong> tan-<br />

tistica presso la Scuola Superiore <strong>di</strong><br />

Arte Cristiana “Beato Angelico” <strong>di</strong> Milano<br />

e il certificato per l’Insegnamento<br />

<strong>di</strong> Educazione Fisica a Roma.<br />

Per cinquant’anni insegna nella nostra<br />

Scuola <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>: l’insegnamento<br />

a <strong>Cemmo</strong> ha significato per<br />

lei, come per le altre <strong>Suore</strong> insegnanti,<br />

un servizio a tempo pieno, <strong>di</strong><br />

giorno e <strong>di</strong> notte, perché il Collegio<br />

per le alunne, annesso alla Scuola,<br />

richiedeva la loro presenza 24 ore<br />

su 24.<br />

Al sopraggiungere delle vacanze estive,<br />

iniziava per Suor Mariangiola l’impegno<br />

della Colonia, prima a Malonno,<br />

poi a Cevo, nella amata Colonia<br />

“Angiolina Ferrari”..<br />

Nelle sue attività metteva un grande<br />

impegno e gran<strong>di</strong>ssimo entusiasmo.<br />

Non accettava l’idea che le materie<br />

da lei insegnate fossero meno<br />

importanti delle altre. Anzi. Esigeva<br />

da sé e dalle alunne il massimo, con<br />

il rischio che questo andasse a <strong>di</strong>scapito<br />

delle altre materie. Non si contano<br />

le coppe vinte e i riconoscimenti<br />

ottenuti nelle varie gare sportive e<br />

nei concorsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno.<br />

Passati i 70 anni, inizia per Sr Ma-<br />

NELLA GIOIA PER SEMPRE<br />

te crudeltà. Ma anche anni in cui la<br />

fraternità e la fiducia in <strong>Di</strong>o si rafforzano.<br />

Ci sono dei ritorni in Italia e in<br />

Argentina, dove la salute della mamma<br />

richiede la sua presenza. Poi il ritorno<br />

definitivo a Melo dove svolge<br />

un servizio presso il Tribunale Ecclesiastico<br />

<strong>Di</strong>ocesano: è orgogliosa della<br />

fiducia che il suo Vescovo le esprime<br />

affidandole questo incarico delicato.<br />

Contemporaneamente si de<strong>di</strong>ca<br />

alla pastorale in città, nel campo:<br />

pre<strong>di</strong>lige le donne, le anima a farsi<br />

animatrici <strong>di</strong> bene verso le altre, proprio<br />

come è nel carisma dell’<strong>Istituto</strong>.<br />

Il male la sorprende qui a Melo. Si rivelerà<br />

subito incurabile. Inizia la sua<br />

lotta per la vita, lotta coraggiosa e tenace,<br />

sostenuta dalle Sorelle della Delegazione,<br />

in particolare da quelle della<br />

Comunità <strong>di</strong> Buenos Aires, dall’amicizia<br />

<strong>di</strong> tanti, dalla preghiera <strong>di</strong> tutti. E<br />

Suor Maga (così la chiamavamo familiarmente),<br />

a Buenos Aires si spegne<br />

serenamente il 14 <strong>di</strong>cembre 2009.<br />

Il suo funerale è celebrato a Frias il<br />

16 <strong>di</strong>cembre, e qui è sepolta nel locale<br />

cimitero.<br />

riangiola il tempo dei <strong>di</strong>stacchi dolorosi,<br />

laceranti, prima da <strong>Cemmo</strong> e<br />

poi da Malonno dove aveva cercato<br />

uno spazio creativo animando gli anziani<br />

della locale casa <strong>di</strong> riposo e i<br />

piccoli della Scuola materna <strong>di</strong> Sonico<br />

dove insegnava sua sorella Suor<br />

Natale.<br />

L’approdo a Capo <strong>di</strong> Ponte è l’ultima<br />

tappa, forse la più sofferta. I limiti <strong>di</strong><br />

salute e soprattutto la <strong>di</strong>fficoltà nelle<br />

relazioni, imposta dalla situazione,<br />

le sono stati motivo <strong>di</strong> grande, intima<br />

purificazione.<br />

A Capo <strong>di</strong> Ponte soggiorna dal gennaio<br />

2004 al 10 febbraio 2010. Nella<br />

serata del 10 sopraggiunge, inaspettata,<br />

la morte. Sr Mariangiola<br />

non stava bene da qualche giorno,<br />

ma sembrava una banale influenza;<br />

invece il cuore, già sofferente, ha ceduto.<br />

Il suo funerale è celebrato nella parrocchiale<br />

<strong>di</strong> Capo <strong>di</strong> Ponte il 13 febbraio<br />

con la partecipazione <strong>di</strong> insegnanti<br />

ed ex-alunni oltre che <strong>di</strong> numerose<br />

consorelle e familiari venuti<br />

da Marmentino.<br />

È sepolta nella Cappella dell’<strong>Istituto</strong><br />

nel Cimitero <strong>di</strong> <strong>Cemmo</strong>.<br />

PIccOlO RAggIO 55


PICCOLO RAGGIO<br />

Chiede la gentilezza<br />

<strong>di</strong> segnalare<br />

prontamente alla<br />

redazione i ritar<strong>di</strong><br />

e/o qualunque altro<br />

<strong>di</strong>sguido venisse<br />

riscontrato.<br />

Ringrazia quanti hanno<br />

fatto giungere il loro<br />

apprezzamento e il loro<br />

sostegno economico.<br />

Le date <strong>di</strong> uscita<br />

per il 2010:<br />

- febbraio<br />

- giugno<br />

- novembre

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