I. 2010 21 Edizione italiana - iGuzzini
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<strong>21</strong> <strong>Edizione</strong> <strong>italiana</strong><br />
I. <strong>2010</strong>
Cari lettori,<br />
Nel 2009 la <strong>iGuzzini</strong> ha iniziato a festeggiare i suoi primi 50 anni di vita.<br />
La nostra azienda è nata, infatti, nel 1959 ad opera dei miei fratelli maggiori<br />
Raimondo, Virgilio e Giovanni, a cui anche noi fratelli minori Giuseppe, Giannunzio<br />
ed io fin da subito abbiamo dato il nostro contributo per farla crescere.<br />
Harvey Guzzini, come si chiamava all’inizio questa azienda, ha rappresentato<br />
una delle aziende principali per l’affermazione del Made in Italy, per l’affermazione<br />
della cultura del design italiano.<br />
Sono molto orgoglioso del fatto che da quella data abbiamo fatto molta strada.<br />
Abbiamo fatto scelte innovative, da quella fondamentale fatta alla metà degli<br />
anni ’70 di passare dalla produzione di lampade d’arredo all’illuminotecnica:<br />
siamo stati tra i primi a far conoscere in Italia l’importanza della luce per la<br />
valorizzazione dell’architettura e siamo stati fra i primi a parlare della necessità<br />
della progettazione della luce e della figura del Lighting Designer. Da queste<br />
scelte sono poi derivate quelle dell’impegno contro l’inquinamento luminoso<br />
all’inizio degli anni Novanta, per arrivare all’attuale impegno per la riduzione<br />
dei consumi energetici e dell’emissione di CO2.<br />
In questo numero abbiamo deciso di raccontare i segni grafici che appartengono<br />
alla nostra storia: i loghi, i cataloghi e la comunicazione in genere che si sono<br />
succeduti negli anni, perché anche attraverso questo si rivela il nostro essere<br />
sempre contemporanei alla cultura del design, anzi forse sempre un soffio<br />
in anticipo, quel soffio che non ti mette fuori dal tempo in cui vivi, ma che ti<br />
rende unico.<br />
Una strategia che ha fatto della nostra azienda, ma direi del gruppo industriale<br />
fondato da noi, figli di Mariano Guzzini, che dal 1982 trova una sede istituzionale<br />
nella Finanziaria di famiglia FIMAG (Finanziaria Mariano Guzzini) a cui fanno<br />
capo le aziende Fratelli Guzzini, Teuco, Gitronica oltre che la <strong>iGuzzini</strong>, dei leader.<br />
Anche grazie a FIMAG, nella loro autonomia, le aziende mantengono la comune<br />
matrice culturale i cui tratti essenziali sono: la sensibilità per uno sviluppo ed un<br />
tecnologia eco-sostenibile, la costante attenzione alle prestazioni dei materiali più<br />
moderni, la vocazione all'innovazione tecnologica e di progetto, la consapevolezza<br />
del ruolo centrale svolto dal design come risposta alle esigenze degli utilizzatori,<br />
la cura del mercato e delle risorse umane.<br />
Per la <strong>iGuzzini</strong> in particolare queste sono state le linee guida che ci hanno<br />
portato a festeggiare i nostri primi “50 anni luce”.<br />
Adolfo Guzzini
<strong>21</strong> Incontroluce<br />
II<br />
2<br />
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47<br />
Sommario<br />
Editoriale<br />
Le Marche<br />
1959<br />
Progettazione<br />
Quattro domande a Leni Schwendinger<br />
Progetti<br />
La Sala dei Mesi di Palazzo Schifanoia<br />
Aquaniene<br />
Frank O. Gehry dal 1997<br />
Liceo Pierre Joëlle Bonté,<br />
Istituto Superiore per l’edilizia<br />
Dot Baires Shopping<br />
Pangu Plaza Hotel<br />
Giochi di luce sul lungomare di Aalborg<br />
Il Dhoby Ghaut Park<br />
Blue Water Black Magic<br />
Un’enoteca da premio<br />
Cultura dell’azienda<br />
Zaha Hadid a Padova<br />
Nuovi apparecchi a LED<br />
per l’illuminazione urbana<br />
IV edizione del Concorso di Progetti<br />
di Architettura “Pasajes de Arquitectura<br />
y Crítica” e <strong>iGuzzini</strong> illuminazione<br />
Danzare con la Luce:<br />
lo spettacolo “Framed”<br />
Condividere il sapere<br />
Light Mapping NYC<br />
“LED - Light Exhibition Design”,<br />
edizione 2009<br />
I. <strong>2010</strong>
Le Marche<br />
Logo utilizzato fra il 1959 e il 1964.<br />
Ispirato al film “Harvey” del 1950 con<br />
James Stewart<br />
1959<br />
1959. Quell’anno nasce la Harvey Guzzini che cinquanta anni dopo<br />
è la <strong>iGuzzini</strong> illuminazione.<br />
L’evoluzione del logo aziendale ha avuto delle tappe importanti lungo un percorso<br />
che ci ha portati dall’essere una piccola realtà artigianale che produceva lampade<br />
decorative all’essere un’azienda specializzata nella produzione di apparecchi illuminotecnici,<br />
in grado di collaborare con i più grandi architetti che realizzano progetti<br />
in tutto il mondo.<br />
Logo utilizzato fra il 1965 e il 1977.<br />
Questo logo è stato disegnato da Luigi Massoni.<br />
L’architetto Massoni viene chiamato a collaborare<br />
con la Harvey come art director e dà ulteriore<br />
impulso alla collaborazione con i designers.<br />
Tra gli anni 1967 e 1971 Ennio Lucini realizzò<br />
il catalogo per il marchio DH, con cui si commercializzavano<br />
lampade per l’ambito domestico.<br />
Logo utilizzato fra il 1974 e il 1981 e disegnato<br />
da Advema G&R Associati. Questo logo riassume<br />
in sé la produzione che veniva poi commercializzata<br />
con altri marchi come DH, Doma, Atelier.<br />
In questi anni inizia la produzione di lampade<br />
tecniche come i proiettori.<br />
2
Il marchio DH è stato utilizzato fra il 1972 e il<br />
1976 ed è disegnato da Mimmo Castellano che<br />
si rifà alla cultura optical degli anni Settanta.<br />
3<br />
Logo attuale, utilizzato dal 1982. Nel 1982<br />
viene realizzato il primo catalogo con questo<br />
logo che accorpava tutta la produzione <strong>iGuzzini</strong>.<br />
Nel 1986 la grafica coordinata è affidata a<br />
Ennio Lucini ed il catalogo generale presenta<br />
la produzione degli apparecchi per interni<br />
e per esterni in due volumi separati.<br />
Logotipi e immagini<br />
tratte dall’ archivio <strong>iGuzzini</strong><br />
Nel 1999 Pierluigi Cerri, che attualmente<br />
cura la grafica coordinata dell’azienda, progetta<br />
il catalogo generale in collaborazione con lo<br />
Studio Conti.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Progettazione<br />
Leni Schwendinger<br />
Light Projects LTD crea ambienti di luce in tutto<br />
il mondo. Da più di 10 anni Light Projects studio<br />
è un polo di attrazione per collaborazioni di professionalità<br />
multidisciplinari con la creazione di<br />
con la creazione di specifici team di progettazione<br />
composti da architetti, ingegneri e grafici, impeganti<br />
a condividere la vision di Leni Schwendinger.<br />
Con il giusto equilibrio fra innovazione tecnologica,<br />
gestione manageriale del progetto e vena artistica<br />
la metodologia di Light Projects ha prodotto una<br />
serie di collaborazioni con una gamma di clienti<br />
che vanno da enti pubblici a studi di architettura<br />
e di ingegneria fino ai musei e organizzatori di eventi.<br />
Progetti recenti sono Chroma Streams; Tide and<br />
Traffic, una installazione site-specific che esplora<br />
la relazione fra il flusso del traffico e i cambiamenti<br />
delle maree presso il Kingston Bridge a Glasgow<br />
e la Coney Island Parachute Jump una torre che<br />
costituisce un Landmark a Brooklyn, New York.<br />
Leni Schwendinger ha tenuto conferenze e ha insegnato<br />
ampiamente in tutti gli Stati Uniti, Europa<br />
e Giappone ed attualmente insegna al dipartimento<br />
di architettura Interior Design ed Illuminazione<br />
della Parsons School of Design a New York City.<br />
1<br />
Quattro domande<br />
a Leni Schwendinger<br />
Cosa ne pensa della relazione esistente tra luce artificiale e luce naturale?<br />
E poi, cosa pensa del connubio luce e architettura?<br />
Io ho delle idee abbastanza terra terra sull’argomento. Credo che la luce influisca<br />
nella vita delle persone, so che può sembrare banale. Noi designer ci occupiamo<br />
degli aspetti più minuziosi, precisi dell’illuminazione, si dovrebbe fare un passo<br />
indietro e chiedersi semplicemente: “Cos’è la luce? Quanto influisce sulla nostra<br />
vita?” In realtà io non mi pongo questa domanda, perché è parte della mia occupazione<br />
principale. La luce influisce sui nostri sentimenti, il nostro comportamento,<br />
la luce dirige il nostro sguardo, ci dà un senso di tepore. E ciò accade in ogni atmosfera,<br />
ad esempio anche durante una giornata priva di luce, una giornata grigia e<br />
piovosa, anche questa è un’atmosfera speciale. Poi arriviamo alla sera, il tramonto,<br />
questo magico fenomeno naturale ha una forte influenza sulla nostra vita, il colore,<br />
il cielo. Il passaggio verso paesaggi urbani artificiali notturni è il mio campo di lavoro.<br />
Per esempio, lo scorso venerdì ero su un traghetto per Staten Island, per partecipare<br />
ad un evento. Il traghetto, un’imbarcazione privata, ha intrapreso un percorso diverso<br />
rispetto alla rotta abituale ed abbiamo costeggiato tutta la costa di NY, da Wall Street<br />
a Mid-Town. Ci siamo quindi trovati a osservare e riflettere di nuovo sull’aspetto degli<br />
edifici, il rapporto spaziale e fenomenale tra la luce e gli edifici, come ci sembrassero<br />
piatti, e il momento dopo invece venissero messi in risalto gli angoli, e le strade che<br />
attraversano...insomma tutta la dimensione della città, può sembrare un cliché quanto<br />
dico, ma le persone rimangono veramente impressionate e si emozionano di fronte<br />
alla forma fisica della città di notte, grazie alla luce che illumina gli edifici da fuori<br />
e da dentro.<br />
4
5<br />
Testo adattato da un’intervista<br />
a Leni Schwendinger.<br />
I progetti presentati dal Lighting Designer<br />
sono realizzati con apparecchi d’illuminazione<br />
di diversi produttori.<br />
2<br />
Foto: ArchPhoto<br />
1.2. Immagini del progetto “Triple Bridge”<br />
Quindi lei non vede le luci artificiali come distorsione del corso naturale<br />
della luce diurna …<br />
Ho una teoria rispetto a quelle che chiamo “fasce notturne.” Durante il giorno abbiamo<br />
una percezione precisa delle varie fasce, partiamo con la colazione alle 11.00 del mattino,<br />
arriviamo a pranzo alle 12.00, poi cena, e poi comincia ad arrivare il buio negli spazi<br />
pubblici, ed è la cosa che mi interessa di più. Le persone escono con gli amici dopo<br />
il lavoro, percorrono il tragitto che li porta alla metropolitana, questa è la prima fase<br />
della notte, naturalmente ogni quartiere avrà la sua fascia notturna particolare, che<br />
tiene conto della dimensione e del tipo di luogo. Come cambia l’attività della strada<br />
rispetto al tipo di quartiere in cui ci si trova, rispetto alle persone che abitano in quel<br />
quartiere? Si tratta di una zona commerciale? Residenziale? Istituzionale?<br />
È un parco? Quali edifici fanno da contorno alla zona? E ogni fascia notturna caratterizza<br />
l’attività che si porta avanti nella strada. I negozi chiudono alle 20.00, i ristoranti alle<br />
22.00, le strade non sono più illuminate. Cosa facciamo con la conoscenza che abbiamo<br />
delle fasce notturne, che sono in realtà un prolungamento del giorno, di quello che per<br />
noi è il giorno? Secondo me questa è la domanda fondamentale. Poi arriviamo alla notte<br />
fonda, ci sono i locali, le persone che hanno dei turni di notte, i luoghi in cui le persone<br />
si svegliano prestissimo al mattino perché sono pendolari, le chiamiamo città dormitorio,<br />
dove le persone si svegliano alle 4.00 o alle 5.00 e salgono sul treno.<br />
Il mio interesse principale è: come illuminiamo queste strade? Le illuminiamo in modo<br />
da fare da contrappunto al traffico stradale, al traffico pedonale notturno o in modo da<br />
assecondarlo? Secondo me questo è il futuro del design di illuminazione, e del design<br />
urbano, il modo in cui essi interagiscono per ottenere un’illuminazione che cambia<br />
durante la notte.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Progettazione<br />
3<br />
Quattro domande<br />
a Leni Schwendinger<br />
Quale dei suoi progetti è quello che ritiene essere il più importante, quello a cui<br />
pensa più spesso?<br />
Penso al nostro progetto di Seattle, “Dreaming in color”, credo sia il più importante.<br />
Si tratta sostanzialmente di 9 griglie di maglia di metallo di filo metallico molto sottile<br />
che si intrecciano. C’è molta trasparenza e questo fa sì che si catturi la luce delle luci<br />
piatte. Ci sono poche luci, circa 22 per una struttura di 450 piedi di larghezza (circa<br />
137 metri) per 50 piedi di altezza (circa 15 metri). Il mio sogno più grande è sempre<br />
stato quello di creare dei colori puri nell’aria, ecco perché sono qui, per creare colori<br />
nell’aria. E nel momento in cui abbiamo acceso le luci per questo progetto, dopo<br />
molto lavoro, e le tele metalliche hanno catturato la luce, che non era ancora stata<br />
messa a fuoco, in quel momento ci siamo detti: “Funzionerà!, ora abbiamo una settimana<br />
per la messa a punto”. La luce veniva catturata dall’aria e si vedono quindi<br />
queste enormi superfici luminose nell’aria. Si tratta di un progetto molto astratto.<br />
La cosa bellissima è che la luce, una volta catturata scende e forma degli angoli poi<br />
viene catturata di nuovo dalle tele poi scende di nuovo e viene ancora catturata dalle<br />
tele, e poi scende per arrivare a terra. Quando le persone camminano attraverso questo<br />
percorso sono immersi nella luce, respirano nella luce e contemporaneamente sullo<br />
sfondo ci sono queste gigantesche superfici luminose. Ho come l’impressione che<br />
questo progetto avrebbe dovuto essere il mio ultimo lavoro, e non il primo.<br />
Ho fatto altri progetti, ma devo dire che quello è stato un progetto importantissimo<br />
per me, lo considero come una pietra miliare nel mio lavoro. Anche il progetto del<br />
“Triple Bridge” alla Port Authority di New York è stato un altro progetto molto importante.<br />
A volte ci sono progetti che non sai se in pratica potranno funzionare veramente,<br />
anche se sono stati fatti tutti i test e tutte le prove necessarie. In questo caso<br />
non sapevamo se la grande idea che avevamo in mente, nella sua totalità, avrebbe<br />
funzionato correttamente. I riflessi sul Triple Bridge sono stati creati da degli specchi<br />
enormi in acciaio inossidabile lucidato che riflettono la luce a terra, sulla strada.<br />
E questo è un omaggio a quella che per me è la quintessenza della luce urbana.<br />
Fino al momento in cui hanno terminato la messa in opera del progetto, non sapevamo<br />
se gli specchi avrebbero permesso che la luce arrivasse fino alla strada: sono stati<br />
quindi 9 anni di preoccupazioni…così tanto c’è voluto per arrivare alla conclusione.<br />
6
7<br />
4<br />
3.4. Immagini del progetto “Dreaming Color”<br />
In questa fase storica in cui le problematiche legate all’energia… ricerca di nuove<br />
fonti rinnovabili, risparmio energetico… sono molto dibattute, cosa può fare<br />
il settore dell’illuminazione?<br />
Come il design dell’illuminazione può sostenere l’ambiente?<br />
Prima di tutto non credo che l’illuminazione sia in assoluto la parte più negativa<br />
nell’utilizzo dell’energia elettrica, credo che gli impianti di aria condizionata e gli<br />
impianti a combustibile fossile siano la cosa peggiore. Sono molto arrabbiata con<br />
la stampa, per esempio che sta dipingendo il settore dell’illuminazione come un<br />
qualcosa di assolutamente negativo. Detto questo credo che il controllo dell’illuminazione<br />
sia essenziale per risparmiare energia. Parliamo per esempio di illuminazione<br />
stradale perché è la cosa che mi interessa maggiormente. Suggerii 5 o 6 anni fa<br />
una soluzione che ora viene applicata: illuminazione stradale notturna flessibile.<br />
Negli Stati Uniti abbiamo dei sistemi che ci permettono di spegnere o abbassare<br />
le luci ad un’ora precisa. Si tratta di un sistema composto da elementi ottici, da<br />
un sistema di controllo e da un software. Io in particolare sono molto interessata<br />
ai sistemi, più che all’apparecchio d’illuminazione in sè. Possiamo in questo modo<br />
risparmiare energia, qualsiasi sia il luogo che stiamo analizzando (ricorda le fasce<br />
notturne?) Possiamo progettare ponendoci delle domande: quando dovrebbero<br />
abbassarsi le luci? Dopo la chiusura delle attività? O dovrebbero essere più intense<br />
dopo la chiusura delle attività? Per me queste sono domande importanti.<br />
Quando c’è luce proveniente dai negozi secondo me c’è meno bisogno di luce pubblica<br />
per illuminare i marciapiedi. Non credo che un’illuminazione sostenibile serva<br />
solo a risparmiare dal punto di vista energetico, ma credo che abbia a che fare<br />
soprattutto con le persone. Penso che dei luoghi sostenibili, delle città sostenibili<br />
siano luoghi in cui alla gente piace stare. Luoghi in cui ci sarà meno crimine, meno<br />
graffiti, meno atti vandalici, meno problemi, perché qui le persone vivranno meglio.<br />
Per me quindi un’illuminazione controllata e adeguata durante la notte, che aiuti<br />
a risparmiare energia deve anche contribuire a migliorare la vita delle persone.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Progetti<br />
Nella seconda metà del 1400 Borso d’Este<br />
commissiona ai migliori pittori della “officina<br />
ferrarese” il ciclo di affreschi che rimane uno<br />
degli esempi più significativi dell’arte profana<br />
delle corti italiane del Rinascimento.<br />
La Sala dei Mesi presenta una pianta rettangolare<br />
e la notevole altezza di circa 6,20 m.<br />
Il soffitto ligneo è a cassettoni con un’orditura<br />
di grandi travi trasversali istoriate, le pareti<br />
longitudinali, una con affreschi in buono<br />
stato di conservazione, l’altra con la presenza<br />
di deboli tracce dell’antica decorazione, sono<br />
scandite da un ordine di finestre.<br />
La parete trasversale con la porta d’ingresso<br />
presenta affreschi in avanzato degrado, la<br />
parete con la porta di collegamento alle sale<br />
successive presenta invece affreschi con un<br />
migliore stato di conservazione. Il grande spazio<br />
vuoto della Sala, regolare ed imponente per<br />
2 3<br />
La Sala dei Mesi<br />
di Palazzo Schifanoia<br />
Ferrara, Italia<br />
materiali, dimensioni, decorazioni viene<br />
naturalmente illuminato in maniera uniforme,<br />
con bassi valori di illuminamento, dalla luce<br />
diurna proveniente dalle finestre e riflessa dal<br />
pavimento. Lo studio di un apparato di tende<br />
di materiale diffusore permette di eliminare<br />
la proiezione delle finestre al suolo e dare a tutto<br />
l’ambiente un senso pacato di ordine.<br />
Lo studio dell’architetto Piero Castiglioni ha<br />
proposto per l’illuminazione generale della<br />
Sala, degli affreschi rappresentanti il ciclo dei<br />
mesi e delle scene di vita alla corte estense,<br />
un unico apparecchio, a luce diretta, di nuovo<br />
disegno, appositamente progettato e prodotto<br />
dalla <strong>iGuzzini</strong>. Una colonna, alta 85 cm,<br />
a base rettangolare, con struttura in titanio,<br />
metallo scelto per la scarsa conduzione di calore,<br />
zavorrata con un contrappeso in piombo per<br />
garantirne la stabilità, fissata al pavimento 1<br />
Committente<br />
Comune di Ferrara<br />
Progetto illuminotecnico<br />
Piero Castiglioni<br />
8
4<br />
con un tassello e munita di un piede in gomma<br />
per produrre attrito ed aumentare la stabilità,<br />
alloggia le sorgenti luminose. Tra gli elementi<br />
a colonna passa il cavo di alimentazione che<br />
ricopre così anche la funzione di collegamento<br />
visivo dando loro una continuità nello spazio e<br />
rendendoli un elemento unico continuo. A questa<br />
funzione si unisce quella di distanziatore: una<br />
valida barriera per mantenere i visitatori alla<br />
9<br />
dovuta distanza per la protezione degli affreschi.<br />
La distribuzione perimetrale di 28 elementi<br />
a colonna senza soluzione di continuità,<br />
l’opportuno puntamento delle sorgenti, assolutamente<br />
nascoste al visitatore, garantiscono<br />
valori di illuminamento sulle pareti di circa 150<br />
lux, con distribuzione omogenea, ottima resa<br />
dei colori e della materia pittorica in assenza di<br />
ombre e riflessi, con il minimo impatto visivo.<br />
Foto: Giuseppe Saluzzi<br />
1. Portale di Palazzo Schifanoia<br />
2. Particolare del prodotto creato appositamente<br />
per questa installazione<br />
3.4. Immagini della Sala dei Mesi con l’integrazione<br />
fra luce artificiale e luce naturale<br />
incontroluce <strong>21</strong>
2<br />
Progetti Aquaniene<br />
1<br />
Circolo Canottieri Aniene<br />
Roma, Italia<br />
Cliente<br />
Circolo Canottieri Aniene<br />
Progetto architettonico<br />
Luca Braguglia con<br />
Marco Gigliotti, Alessandra Prezzi,<br />
Maria Antonietta Motta<br />
In occasione dei mondiali di nuoto svoltisi<br />
a Roma nel mese di luglio 2009 il Circolo<br />
Canottieri Aniene partecipa al bando del commissario<br />
straordinario con delega per il grande<br />
evento, per la realizzazione ex novo ovvero<br />
l’implementazione di impianti sportivi con attinenza<br />
al nuoto per dotare la città di impianti<br />
natatori a supporto dei mondiali di nuoto.<br />
Viene individuata l’area e in circa 17 mesi<br />
viene realizzato Aquaniene: su di un lotto di<br />
<strong>21</strong>.800 mq. ca. un complesso di 10.000 mq.<br />
su tre livelli per 55.000 mc costruiti.<br />
10
3<br />
Appalto generale<br />
Technorestauri srl<br />
Consulenza illuminotecnica<br />
Luciano e Marco Stignani<br />
11<br />
Vasche e impianti di filtrazione<br />
Piscine Castiglione<br />
Impianti elettrici e termoidraulici<br />
NCS srl<br />
L’architettura nasce improntata ad un senso<br />
di leggerezza amplificato e sottolineato ovunque<br />
dalla ricerca di trasparenze tra esterno ed interno.<br />
Un’osmosi sia visiva che di uso, tra le funzioni<br />
all’interno e all’esterno del complesso, è perseguita<br />
in maniera quasi ossessiva.<br />
Il progetto prevede tre livelli che accolgono<br />
le funzioni che sostanziano l’Aquaniene: dalle<br />
vasche interne a quella esterna; alle palestre:<br />
una al primo piano aperta sul bosco ed una<br />
con un affaccio privilegiato sulle vasche, fino<br />
a tutte le attività collaterali e di supporto: dal<br />
proshop alla caffetteria, dagli uffici alla sala<br />
corsi ed alla ludoteca, dalle foresterie per gli<br />
atleti agli spazi conviviali interni ed esterni,<br />
gli spogliatoi su due livelli al centro benessere.<br />
Enfatizzare l’apporto della luce solare e scegliere<br />
il bianco come colore dominante sono stati due<br />
degli assiomi con i quali si è poi dialetticamente<br />
interagito in fase di definizione di illuminazione<br />
artificiale cosicché per ottenere un giusto equilibrio<br />
architettonico sono state utilizzate poche<br />
famiglie di prodotti e fonti luminose tali da contenere<br />
il più possibile i costi di manutenzione e<br />
di sostituzione delle lampade. È stata utilizzata<br />
la famiglia iRoll in varie potenze, emissione<br />
luminosa e gradi di protezione.<br />
Troviamo questi apparecchii negli esterni, con<br />
lampade a ioduri metallici da 35 e 70 W per<br />
enfatizzare l’aspetto architettonico e per illuminare<br />
le zone di passaggio e collegamento tra<br />
l’ambiente esterno ed interno. Troviamo iRoll<br />
sospesi nell’atrio con lampade da 70 W che<br />
garantiscono, anche in ambienti con doppia<br />
altezza, valori di illuminamento intorno ai 500<br />
Lux medi. Lo stesso apparecchio, con lampada<br />
Foto: Sergio Grandi<br />
1. Vista diurna del complesso<br />
2.3. Immagini scattate durante l’inaugurazione<br />
fluorescente è stato scelto per le scale pubbliche.<br />
In reception si è scelto di utilizzare apparecchi<br />
Reflex Wall Washer con lampade a ioduri<br />
metallici per garantire un ottimo illuminamento<br />
verticale ed avere un buon confort visivo.<br />
Per la luce d’accento sul bancone, sono stati<br />
utilizzati apparecchi Lux montati su binario<br />
con lampade alogene QR111 e lenti ellissoidali<br />
per una morbida proiezione della luce sul<br />
piano di lavoro garantendo 500 Lux medi.<br />
Nella zona ristoro si sono scelti apparecchi<br />
da incasso LineUp per l’illuminazione generale,<br />
ed incassi dicroici Deep Frame per la luce<br />
d’accento sui tavoli e sul bancone bar.<br />
Per illuminare “Uomo galleggiante” (1984),<br />
la scultura di Mario Ceroli, che si trova nella<br />
hall del centro, è stato utilizzato un Le Perroquet<br />
con basetta.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Progetti Frank O. Gehry dal 1997<br />
La Triennale dedica una mostra alla produzione<br />
più recente di Frank O. Ghery, scegliendo come<br />
anno simbolo il 1997, anno in cui l’architetto<br />
canadese ha firmato il Guggenheim Museum<br />
di Bilbao, progetto che l’ha fatto conoscere anche<br />
da quella parte di pubblico non interessato al<br />
mondo dell’architettura.<br />
Il curatore Germano Celant ha selezionato, insieme<br />
all’architetto, foto, filmati, disegni e modelli<br />
dei suoi progetti: il DZ Bank Building di Berlino,<br />
Triennale di Milano, Settembre 2009 - Gennaio <strong>2010</strong><br />
a cura di Germano Celant<br />
la Art Gallery of Ontario, il Jay Pritzker Pavilion<br />
di Chicago, l’Interactive Corporation Headquarter<br />
di New York, il resort Atlantis Sentosa di<br />
Singapore e il Guggenheim Museum di Abu Dhabi,<br />
ancora in costruzione. Ad illuminare questo<br />
materiale composito lo Studio Cerri & Associati<br />
ha scelto dei proiettori Le Perroquet.<br />
Frank O. Gehry, vincitore del Pritzker Architecture<br />
Prize nel 1989 è stato presente alla inaugurazione<br />
che si è svolta il 26 settembre.<br />
In collaborazione con<br />
Frank O. Gehry<br />
e Gehry Partners LLP<br />
e grazie a<br />
Guggenheim Museum di Bilbao<br />
AGO - Art Gallery of Ontario<br />
di Montreal<br />
DAC - Dansk Arkitektur Center<br />
di Copenhagen<br />
12
2<br />
Progetto di allestimento e grafica<br />
Studio Cerri & Associati<br />
Pieluigi Cerri<br />
Alessandro Colombo<br />
architetti<br />
in collaborazione con<br />
Francesca Ceccoli<br />
Marta Moruzzi<br />
Francesca Stacca<br />
13<br />
Sponsor tecnico<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione<br />
Foto: Fabrizio Marchesi<br />
1. Allestimento<br />
2. Modello del progetto Atlantis Sentosa<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Progetti Liceo Pierre Joëlle Bonté,<br />
Istituto Superiore per l’edilizia<br />
1 2<br />
Riom, Puy de Dôme, Francia<br />
Il progetto dell’istituto superiore per l’edilizia<br />
si pone diversi obbiettivi. Da una parte il complesso<br />
vuole dimostrare la nobiltà delle professioni<br />
legate al mondo dell’edilizia ed intende<br />
attrarre quindi l’interesse di giovani studenti<br />
verso l’apprendimento di queste professioni.<br />
Attraverso la costruzione dell’edificio si è voluto<br />
inoltre dimostrare l’efficienza e la molteplicità<br />
di utilizzo del legno nella realizzazione di grandi<br />
edifici pubblici. Infine il complesso, con la sua<br />
stessa presenza, si lega allo sviluppo urbanistico<br />
della parte sud della città di Riom.<br />
L’istituto comprende numerosi ambienti.<br />
Raccorda i diversi percorsi degli allievi nei<br />
diversi spazi ed ogni locale gode di un’atmosfera<br />
specifica: luci controllate nelle classi, luci<br />
soffuse per il centro di documentazione, luci<br />
più vivaci per il ristorante. Spazi pubblici e<br />
privati sono differenziati: i locali degli alloggi<br />
sono intimi ed i percorsi sono piacevoli.<br />
Committente<br />
Consiglio regionale di Alvernia<br />
Direttore tecnico<br />
Ophis Puy-de-Dôme<br />
Impresa generale<br />
Groupement Sobea Auvergne<br />
Eiffage Construction Auvergne<br />
Ufficio controllo<br />
Groupement Socotec / Veritas<br />
La parte pubblica in cui sono ospitati i locali<br />
dedicati all’insegnamento tecnico, è luogo<br />
di apprendimento e di sperimentazione, oltre<br />
che luogo di rappresentanza dell’edificio stesso:<br />
l’architettura diventa didattica dimostrando<br />
concretamente il rapporto tra sapere pensare<br />
e sapere fare, diventa uno strumento didattico<br />
a disposizione degli insegnanti.<br />
Molta attenzione è stata riservata al rapporto<br />
con le condizioni ambientali esterne e con il<br />
paesaggio.<br />
L’edificio è stato progettato in modo da essere<br />
riparato dai forti venti della regione. Le abbondanti<br />
acque pluviali sono invece conservate.<br />
I panorami in lontananza dei monti d’Alvernia<br />
si conciliano con le viste più vicine sul cortile<br />
e sui giardini interni. Così l’istituto superiore<br />
è la dimostrazione che la qualità architettonica<br />
e ambientale non possono che procedere di<br />
pari passo.<br />
14
3<br />
Economo della costruzione<br />
Mazet & Associés<br />
Coordinatore<br />
SPS Ingerop<br />
Progetto architettonico<br />
Emmanuel Nebout<br />
Architetto<br />
Bruno Berthier - architetto responsabile<br />
Baptiste Lebihan - assistente<br />
15<br />
Laurence Javal, Jéròme Fuzier,<br />
Bruno Dumontet, Laurence Damour,<br />
Muriel Bacher<br />
Ufficio studi e progettazione struttura<br />
A. Verdier<br />
Ufficio studi e progettazione legno<br />
3B<br />
Ufficio studi e progettazione fluidi / SSI<br />
Auvertech<br />
Ufficio studi e progettazione<br />
VRD<br />
Cap Vert<br />
Acustica<br />
J.P. Lamoureux<br />
Segnaletica<br />
Laurence Ravoux<br />
Paesaggista<br />
Agence Laure Quoniam<br />
Foto: Didier Boy de la Tour<br />
1. Esterno<br />
2. Corridoi ed hall<br />
3. Centro di documentazione<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Progetti<br />
Dot Baires Shopping è il centro commerciale più<br />
grande e moderno della città di Buenos Aires:<br />
con una superficie coperta di 189.000 mq.<br />
e una posizione eccezionale - sull’intersezione<br />
stradale più importante della città - è un’opera<br />
molto complessa, il cui scopo è di attirare il<br />
pubblico in un luogo concepito non solo per<br />
lo shopping, ma come un punto d’incontro.<br />
Il progetto di illuminazione è stato portato avanti<br />
di pari passo con ogni fase della progettazione<br />
architettonica. La luce sottolinea il dinamismo<br />
delle forme geometriche dell’edificio con punti,<br />
linee ed accenti.<br />
Dot Baires Shopping<br />
Buenos Aires, Argentina<br />
Dal punto di vista tecnico il progetto illuminotecnico<br />
è stato concepito avvalendosi delle tecnologie<br />
più avanzate per quanto riguarda, sia le apparecchiature,<br />
sia le lampade, e con una grande attenzione<br />
all’efficienza energetica: quindi sono stati<br />
usati in grande quantità LED ed apparecchi<br />
a bassa potenza con componenti elettronici.<br />
Un esempio è la facciata principale, visibile<br />
dall’incrocio stradale, dove sono stati impiegati<br />
LED rossi per ottenere un effetto puntiforme<br />
sulle superfici curve che compongono questa<br />
geometria complessa, conferendo all’edificio<br />
una singolare consistenza luminosa notturna.<br />
Cliente<br />
Grupo Irsa<br />
Progetto architettonico<br />
Studio Pfeifer y Zurdo<br />
Anche nelle facciate laterali sono state realizzate<br />
delle fasce con LED gialli, che si ripetono in<br />
modo casuale su tutta la superficie. Altre apparecchiature<br />
a LED sono state inserite in tutto il<br />
centro commerciale per il sistema delle luci di<br />
emergenza. Analogamente, nelle aree di servizio<br />
sono stati incassati LED di ultima generazione,<br />
con ottiche a fascio controllato di colore bianco<br />
caldo. Gli spazi esterni sono visibili da tutti<br />
i livelli delle aree di shopping e sono disposti<br />
a terrazze, le cui linee sono state tracciate con<br />
fasce di LED che seguono la curva delle aiuole<br />
e delle panche.<br />
16
2<br />
Lighting designer<br />
Pablo Pizarro<br />
Partners Assistance<br />
Iluminación Sudamericana S.R.L.<br />
L’atrio principale, un grande spazio con varie<br />
altezze, è come una grande finestra che consente<br />
di godersi la vista dello spazio esterno. Anche<br />
in questo spazio, vero e proprio fulcro del progetto,<br />
sono stati usati apparecchi a LED, Ledplus<br />
nelle alzate della scala principale e MiniWoody<br />
nelle relative colonne oltre a MaxiWoody,<br />
Woody e iRoll.<br />
In tutta l’area destinata allo shopping sono stati<br />
impiegati apparecchi con ballast elettronici<br />
e che utilizzano basse potenze (l’80% delle<br />
lampade sono da 35 W e nessuna supera<br />
i 70 W). La curva che segna la linea della vetrata<br />
17<br />
si materializza tramite una linea luminosa continua<br />
con tubi fluorescenti T5 di colore bianco<br />
caldo. Ciascuno dei tre mall può essere identificato<br />
grazie all’illuminazione: una successione di<br />
spicchi sottili con tubi fluorescenti nel primo;<br />
linee curve con uno sfondo di carta colorata nel<br />
secondo, e applique ed apparecchi ad incasso<br />
ad alogenuri metallici nel terzo.<br />
Le aree di passaggio tra i mall si differenziano<br />
grazie a grandi apparecchi traslucidi, tra i quali<br />
sono stati inseriti in maniera non geometrica<br />
degli apparecchi ad incasso da 35 W e 24°,<br />
per creare macchie di luce sul pavimento.<br />
Foto: Francisco Nocito<br />
1. Ingresso principale<br />
2. Luce radente sulla fontana<br />
incontroluce <strong>21</strong>
3<br />
Progetti Dot Baires Shopping<br />
Foto: Francisco Nocito<br />
3. I grandi coni con i Gem al centro<br />
4. Effetti creati con apparecchi a LED<br />
Lungo i percorsi vi sono grandi vani a doppia<br />
altezza, che legano visivamente tutti i livelli e<br />
che sono sovrastati da grandi lucernari. Al terzo<br />
piano, nella zona dei ristoranti, si può osservare<br />
la dimensione delle quattro grandi entrate di luce<br />
naturale, che anche di notte funzionano allo<br />
stesso modo, grazie alle sospensioni Gem con<br />
lampade a induzione. I pezzi di soffitto teso con<br />
la forma di grandi vele triangolari - alcuni con<br />
finitura opaca e altri lucida - costituiscono l’interessante<br />
copertura della zona dei ristoranti.<br />
Le vele opache sono illuminate indirettamente<br />
da piccole fasce di tubi T5 da 14 W, nascoste<br />
nella struttura. Inoltre, sono stati inseriti apparecchi<br />
con lampade ad alogenuri metallici da 35 W<br />
ed apertura di 30°, posizionati nei contenitori<br />
sospesi al di sopra delle vele. Si riesce così a<br />
porre l’accento sull’area dei tavolini e il risultato<br />
è uno spazio molto caldo e godibile.<br />
Anche i parcheggi sono stati contraddistinti dalla<br />
luce. Nei principali percorsi di transito vi sono<br />
apparecchiature lineari, a sospensione, con tubi<br />
fluorescenti bianchi, con punti illuminati colorati<br />
che identificano ciascuno dei tre livelli.<br />
A sua volta, usando ancora il colore per differenziarla<br />
dalle altre, l’area dei box auto è stata illuminata<br />
con plafoniere con lampade al sodio ad<br />
alta pressione. Ogni box dispone di un sensore<br />
di presenza che indica, tramite LED verdi o rossi,<br />
se il posto è disponibile o occupato.<br />
Gli spazi esterni sono stati progettati come<br />
piacevoli espansioni. Nei patii principali (quello<br />
lineare e della fontana) si trovano aiuole, fontane,<br />
pergolati e aree di sosta. In ogni aiuola sono<br />
stati utilizzati proiettori MiniWoody con schermo<br />
wall washer per illuminare le piccole palme.<br />
Per produrre un effetto di continuità tra l’interno<br />
e l’esterno, lungo la facciata esterna sono posizionati<br />
dei proiettori Radius. I bollard Pencil<br />
affiancano la rampa d’accesso ai parcheggi.<br />
18
4<br />
19<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Progetti Pangu Plaza Hotel<br />
Pechino, Cina<br />
1 2<br />
Il Pangu Plaza Hotel è il primo hotel a 7 stelle<br />
in Cina ed è stato inaugurato in occasione<br />
delle Olimpiadi 2008. Fa parte del Pangea<br />
Plaza, un complesso architettonico affacciato<br />
sullo stadio olimpico, il Nido di Herzog & de<br />
Meuron. Il complesso, progettato da C.Y.Lee,<br />
l’architetto della Taipei 101, comprende una<br />
torre con uffici, un museo e un eliporto, tre<br />
palazzi di appartamenti e, infine, l’edificio<br />
che ospita le 270 suite dell’albergo.<br />
Il progetto, da un miliardo di dollari, è realizzato<br />
Cliente<br />
Ac Morgan Investment Inc.<br />
Beijing Morgan Investment<br />
Progetto architettonico<br />
C.Y.Lee Architects<br />
dalla Ac Morgan Investment Inc. e dalla Beijing<br />
Morgan Investment: grazie alla passione di<br />
Miles Kwok, presidente della Ac Morgan, per<br />
il design italiano l’hotel è diventato una splendida<br />
vetrina per aziende e designer italiani:<br />
arredi Meda e porte progettate da Antonio<br />
Citterio, il tutto coordinato dall’architetto italobrasiliano<br />
Ricardo Bello Dias.<br />
L’illuminazione artificiale delle suite è garantita<br />
da apparecchi discreti ed estremamente versatili<br />
come gli incassi multi lampada Deep Frame.<br />
20
3<br />
Progetto architettonico - interni<br />
Ricardo Bello Dias<br />
Progetto illuminotecnico<br />
Studio Methis - Marinella Patetta,<br />
BPI - Brandston Partnership Inc<br />
<strong>21</strong><br />
Foto: Lv Hengzhong<br />
1. L’hotel e il Nido di Herzog & de Meuron<br />
2.3. Diversi ambienti dell'interno con vista sul “Water Cube”<br />
costruito per le gare di nuoto delle Olimpiadi 2008<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Progetti Giochi di luce<br />
sul lungomare di Aalborg<br />
Aalborg, Danimarca<br />
Negli ultimi 4 anni, il lungomare di Aalborg<br />
è stato sottoposto a una massiccia opera di recupero<br />
che ha visto trasformare le dismesse aree<br />
industriali in allegri e accoglienti spazi a disposizione<br />
degli abitanti. Per l’illuminazione delle<br />
nuove aree distribuite sul lungomare, incluso<br />
il parco giochi ultimato negli ultimi mesi del<br />
2009, sono state scelte diverse soluzioni illuminotecniche.<br />
La società di design illuminotecnico<br />
ÅF - Hansen & Henneberg ha progettato<br />
un sistema d’illuminazione generale a luce<br />
bianca, abbinato a un vivace gioco di luci<br />
colorate per il parco giochi attrezzato.<br />
Cliente<br />
Comune di Aalborg<br />
Progetto illuminotecnico<br />
ÅF - Hansen & Henneberg<br />
L’illuminazione nei pressi del chiosco e dei servizi<br />
igienici si attiva automaticamente, mentre<br />
l’illuminazione generale del parco giochi deve<br />
essere attivata dai frequentatori del parco<br />
mediante uno dei tasti a sfioramento presenti<br />
sul campo. L’illuminazione resta attiva per 45<br />
minuti, dopodiché si spegne automaticamente<br />
per essere sostituita dalle luci colorate che<br />
rimangono accese fino alla riattivazione dell’illuminazione<br />
generale. Questa funzionalità<br />
conferisce ritmo e varietà all’illuminazione<br />
dell’area, permettendo un’efficace interazione<br />
con lo spirito e la funzione dell’area stessa.<br />
22
Progetto architettonico e paesaggistico<br />
C.F Møller Architects<br />
Installazione<br />
AKE Entreprise<br />
23<br />
2<br />
Foto: SHRPA - Peter Ehlers, Ole Mikael Sørensen<br />
1.2. Il parco con l’illuminazione d’accento funzionante<br />
La vivace illuminazione a colori è composta<br />
da luci applicate sui diversi elementi distintivi,<br />
come i pali e la rete metallica, che contribuiscono<br />
non soltanto a identificare e caratterizzare<br />
peculiarmente quest’area, ma creano anche<br />
un’impressione estetica e visiva.<br />
L’illuminazione del parco giochi è fornita attraverso<br />
pali inclinati alti 9 metri, posti in prossimità<br />
dei campi di gioco e della rete, su cui<br />
sono installati proiettori MaxiWoody da 250 W<br />
e Platea da 150 W che distribuiscono una luce<br />
morbida fornendo un’illuminazione diffusa e<br />
senza abbagliamento nello spazio circostante.<br />
Gli apparecchi utilizzano lampade ad alogenuri<br />
metallici che diffondono una calda luce bianca<br />
dall’eccellente resa cromatica. Ogni palo è<br />
illuminato da 2 apparecchi ad incasso Light Up<br />
Walk Professional.<br />
La rete metallica è illuminata dall’esterno<br />
mediante sistemi Light Up Walk Professional<br />
con ottica spot puntati su diverse aree della<br />
rete. Ciò crea un gioco di luci e ombre che<br />
sottolinea il profilo della rete metallica ed<br />
evidenzia le variazioni di angolazione dei pali.<br />
Dagli stessi pali proviene l’illuminazione a luce<br />
colorata del parco giochi che evidenzia il motivo<br />
grafico della struttura di copertura del parco<br />
e sottolinea la rete e i pali.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Progetti Il Dhoby Ghaut Park<br />
Un nuovo spazio pubblico sopra la stazione<br />
MRT di Dhoby Ghaut, denominato Dhoby<br />
Ghaut Green, è stato inaugurato nel settembre<br />
2009. Il Dhoby Ghaut Green è situato lungo<br />
Orchard Road, alle porte del quartiere delle<br />
Arti, della Cultura, dello Studio e del<br />
Divertimento di Bras Basah. Bugis e si propone<br />
come luogo di incontro per la comunità e come<br />
un’oasi di pace per le persone alla ricerca di<br />
un po’ di tranquillità nel trambusto del centro<br />
cittadino. Il Dhoby Ghaut Green è stato sviluppato<br />
dall’Autorità per il Nuovo Sviluppo Urbano<br />
(URA) ed è stato consegnato al Comitato<br />
Singapore<br />
Parchi Nazionali (NParks) per la gestione e la<br />
manutenzione. È stato progettato da Chan Soo<br />
Khian dello studio SCDA Architects Pte Ltd.,<br />
incaricato dall’URA di concettualizzare e disegnare<br />
lo spazio, dopo aver conseguito il titolo<br />
di Designer dell’Anno in Architettura e Design<br />
Urbano nel 2006 nel corso del primo President’s<br />
Design Award, il più alto riconoscimento per<br />
l’eccellenza nel design.<br />
Il Dhoby Ghaut Green è l’ultimo di una serie<br />
di spazi aperti creati all’interno della città tramite<br />
il Piano Regolatore degli Spazi Pubblici e del<br />
Lungomare Urbano dell’URA.<br />
Committente<br />
Autorità per il Nuovo Sviluppo Urbano<br />
(URA)<br />
Progetto architettonico<br />
SCDA Architects Pte Ltd<br />
Chan Soo Khian<br />
Il piano punta a dare maggiore vivacità al centro<br />
cittadino di Singapore tramite spazi aperti<br />
come parchi e piazze all’interno di complessi<br />
commerciali che offrono piattaforme per incontri<br />
ed eventi della comunità. Per concettualizzare<br />
uno spazio che soddisfi al meglio le esigenze<br />
di programmazione di stakeholder e utenti finali,<br />
URA e NParks hanno organizzato diversi incontri<br />
con gruppi artistici e associazioni della comunità,<br />
istituti educativi del quartiere e organizzatori<br />
di eventi per raccogliere i loro feedback sulle<br />
prime forme di design. Il design del parco<br />
asseconda il paesaggio naturale dividendo l’area<br />
24
Sponsor tecnico<br />
<strong>iGuzzini</strong> SEA Pte Ltd<br />
in tre zone principali, ciascuna di esse caratterizzata<br />
da un’atmosfera particolare per soddisfare<br />
usi diversi. Nella zona centrale si trova<br />
un anfiteatro da 250 posti ispirato alla linea<br />
di un cesto di rattan, illuminato grazie all’apparecchio<br />
Linealuce.<br />
Due piazzali antistanti l’anfiteatro servono quali<br />
spazi di raccolta e raddoppiano la capienza per<br />
altre attività comunitarie. La zona in ghiaia nel<br />
lotto occidentale è densamente ombreggiata<br />
dagli alberi, creando un ambiente tranquillo<br />
che contrasta con il trambusto del paesaggio<br />
urbano circostante.<br />
25<br />
2<br />
Il lotto orientale è un zona ricoperta da un tappeto<br />
erboso destinato alle attività sportive all’aperto.<br />
Comodamente ubicato nel lato settentrionale<br />
del prato, tra le due uscite della stazione della<br />
MRT di Dhoby Ghaut, un caffè offre servizi di<br />
ristorazione en plein air e indoor. In linea con<br />
lo spirito di progetto comunitario sono state<br />
offerte opportunità di sponsorship societaria<br />
per consentire alla comunità di business di<br />
contribuire a questo spazio aperto. La <strong>iGuzzini</strong><br />
SEA Pte Ltd, secondo questi accordi di sponsorship,<br />
ha fornito gli apparecchi di illuminazione<br />
del parco: Woody, Ledplus e Light Up.<br />
Foto: SCDA Architects Pte Ltd.<br />
1.2. L’anfiteatro al centro del parco<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Progetti Blue Water Black Magic<br />
Auckland, Nuova Zelanda<br />
Il brief per le soluzioni illuminotecniche di<br />
Blue Water Black Magic si è evoluto attraverso<br />
una lunga fase di gestazione e di sviluppo<br />
del progetto (in pratica 3 anni) con restrizioni<br />
economiche imposte sin dall’inizio. Il concetto<br />
architettonico originale faceva riferimento ad<br />
un modello di contenitore in vetro in scala reale<br />
destinato ad ospitare NZL 32, lo scafo che<br />
ha vinto l’edizione 1995 della America’s Cup.<br />
Cliente<br />
New Zealand National Maritime<br />
Museum<br />
Architetto<br />
Pete Bossley Architects<br />
Per arrivare poi fino all’ultimo brief, impegnativo<br />
dal punto di vista tecnico per l’assoluta<br />
peculiarità dei giochi di luce che si realizzavano<br />
sulla facciata in virtù del suo rivestimento<br />
in un materiale relativamente sconosciuto,<br />
il Danpalon.<br />
Per saggiare la reazione del materiale alle<br />
diverse sorgenti luminose, angolature ed effetti<br />
di luce è stato realizzato un modello dimostrativo<br />
26
2<br />
Direzione del progetto<br />
MPM Projects<br />
Lighting Designer<br />
Aurecon Specialist Lighting Group<br />
— Building Services<br />
della facciata in Danpalon e su questo si<br />
è sperimentato. Il modello è stato realizzato<br />
dallo studio Pete Bossley Architects.<br />
Gli elementi strutturali della facciata hanno<br />
costituito il problema principale per mettere<br />
a punto l’illuminazione interna con gli elementi<br />
portanti che si incrociano l’un l’altro in verticale<br />
e in orizzontale. La retroilluminazione doveva<br />
essere tarata per impedire che le ombre create<br />
dalle strutture interne compromettessero l’effetto<br />
sulla facciata. Le sorgenti alogene si sono<br />
rivelate le sorgenti ideali perché creavano un<br />
effetto assolutamente particolare sul materiale<br />
individuato: se retroilluminato da una certa<br />
distanza, raccoglie tutta la luce e la concentra<br />
trasversalmente alla direzione nella quale è<br />
27<br />
stato estruso, illuminando in modo uniforme<br />
il resto della superficie.<br />
Si è deciso di lavorare con proiettori e di distribuirli<br />
in modo uniforme per l’intera larghezza<br />
(60 metri) delle facciate, creando un effetto<br />
visivo omogeneo. Sono stati utilizzati 7 proiettori<br />
Lingotto con lampada alogena da 150 W con<br />
una distribuzione asimmetrica estremamente<br />
ampia in grado di creare un’illuminazione<br />
semplicissima e al tempo stesso solida, che<br />
culmina in un’illuminazione generale di intensità<br />
relativamente ridotta con raffinati punti di<br />
maggiore intensità distribuiti lungo la superficie.<br />
Per illuminare la facciata di 540 mq. durante<br />
le ore che precedono il crepuscolo fino alle<br />
23.00, si utilizza poco più di un kilowatt di<br />
Foto: Archivio <strong>iGuzzini</strong><br />
1. Vista generale del porto di Aukland<br />
2. Dettaglio sull’edificio che contiene Black Magic<br />
energia. Dopo il crepuscolo, è possibile utilizzare<br />
un carico totale di 315 W, se la facciata<br />
è illuminata. I proiettori Lingotto sono stati<br />
scelti in base al loro grado di protezione, IP66<br />
e quindi alla loro capacità di resistere anche<br />
nell’ambiente salmastro. Le fasi di prova delle<br />
soluzioni illuminotecniche sono state sottoposte<br />
al vaglio di un ampio gruppo di azionisti e<br />
rappresentanti legali.<br />
Ci sono state vivaci discussioni riguardo ai<br />
livelli di illuminazione della superficie e alle<br />
impostazioni orarie di accensione serale e sono<br />
stati tenuti in considerazione lo statuto comunale<br />
ed altri input rilevanti. Il risultato finale<br />
del progetto è stato ben al di sotto delle spese<br />
previste.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Progetti Un’enoteca da premio<br />
Volkhardts Wein und Bistro, l’enoteca ultracentenaria<br />
presente all’interno dell’hotel Bayerischer<br />
Hof di Monaco di Baviera, offre ai suoi clienti,<br />
su una superficie di 3.000 mq., più di 700<br />
qualità di vini e spumanti provenienti da tutto<br />
il mondo, da degustare in un contesto architettonico<br />
che è stato insignito del premio red dot<br />
award come product design 2009 per la categoria<br />
“negozi ed esposizioni”.<br />
Il design dell’interno si ispira all’idea di tradurre<br />
Monaco, Germania<br />
due caratteristiche essenziali, apparentemente<br />
contraddittorie, del vino, ossia semplicità<br />
e complessità, in un concetto spaziale.<br />
Tende realizzate con bottiglie di vino consentono<br />
soltanto una visuale selettiva dell’interno,<br />
destando così la curiosità del passante. La luce<br />
proveniente dall’interno e dall’esterno crea l’impressione<br />
che le tende di bottiglie siano dotate<br />
di illuminazione propria e muta in funzione<br />
dell’ora del giorno e della stagione dell’anno.<br />
Cliente<br />
Fratelli Volkhardt Monaco,<br />
vendita di vini all’ingrosso,<br />
filiale del Hotel Bayerischer Hof Gebr.<br />
Volkhardt KG<br />
28
2<br />
Progetto architettonico<br />
tools off.architecture<br />
Eva Durant e Andreas Notter<br />
Interventi artistici<br />
Friederike Straub<br />
I materiali utilizzati per l’arredo si ispirano agli<br />
elementi che assumono un ruolo determinante<br />
nella produzione vinicola: ossia terra, legno<br />
e vetro. L’illuminazione predominante è d’accento<br />
ed evidenzia la presentazione dei vini,<br />
mentre l’illuminazione d’ambiente è contenuta<br />
creando così una certa drammaticità.<br />
Questi effetti sono stati ottenuti con proiettori<br />
Tecnica da 35 W su binario.<br />
Accessori speciali come lo schermo wall-washer<br />
29<br />
e frangiluce a nido d’ape consentono di realizzare<br />
anche in zone di conflitto un elevato<br />
confort visivo con simultaneo antiabbagliamento.<br />
L’artista Friederike Straub ha realizzato alcuni<br />
accenti artistici scrivendo con il gesso direttamente<br />
sulla parete alcune citazioni sul tema<br />
vino e piaceri della vita, come ad esempio<br />
l’aforisma di Oscar Wilde. “Non vi è altro modo<br />
di liberarsi da una tentazione che di soccombere<br />
ad essa”.<br />
Foto: Lothar Reichel<br />
1. Luce d’accento sulle bottiglie<br />
2. Contrasti di luce ed ombre per l’area degustazione<br />
incontroluce <strong>21</strong>
1<br />
Cultura dell’azienda Zaha Hadid a Padova<br />
Padova, Palazzo della Ragione<br />
27 ottobre 2009 - 1 marzo <strong>2010</strong><br />
La mostra dedicata a Zaha Hadid si è inaugurata<br />
nell’ottobre 2009 in occasione della quarta<br />
edizione della Biennale internazionale di<br />
Architettura “Barbara Cappochin”.<br />
La mostra occupa tutto il Salone, come viene<br />
chiamata l’immensa sala medievale che si<br />
trova al piano superiore: la più grande sala<br />
pensile del mondo (misura 81 metri per 27<br />
ed ha un’altezza di 27 metri).<br />
L’allestimento è stato progettato dallo studio<br />
londinese della Hadid ed è illuminato da apparecchi<br />
<strong>iGuzzini</strong>, sponsor tecnico della mostra.<br />
Concepita come un paesaggio urbano, l’esposizione<br />
coniuga la fluidità che caratterizza lo stile<br />
dell’architetto con la scenografia in cui è inserita.<br />
Il sistema di allestimento si compone di centinaia<br />
di blocchi differenziati, ognuno destinato alla<br />
presentazione di un progetto, attraverso mezzi<br />
30
2<br />
diversi quali disegni, dipinti, fotografie, modelli,<br />
prototipi e video. I lavori esposti vanno dal<br />
MAXXI di Roma al BMW Central Building di<br />
Lipsia; dal Phaeno Science Center di Wolfsburg<br />
al London Aquatics Centre e includono anche<br />
oggetti di design quali il tavolo Mesa per Vitra,<br />
la lampada Genesy per Artemide, i divani per<br />
Sawaya & Moroni e B&B Italia, la Louis Vuitton<br />
Icone Bag.<br />
31<br />
Foto: Fabrizio Marchesi<br />
1.2. Immagini dell’allestimento<br />
incontroluce <strong>21</strong>
3<br />
Cultura dell’azienda Zaha Hadid a Padova<br />
Il complesso progetto di illuminazione della<br />
personale di Zaha Hadid, complesso per la<br />
notevole altezza dell’ambiente e per i punti<br />
di ancoraggio già dati e fissi, è stato realizzato<br />
grazie all’uso di binari a sospensione, proiettori<br />
Tecnica e Mini Reglette. Circa 130 proiettori<br />
Tecnica, neri per limitare l’impatto visivo nello<br />
spazio, sono stati installati su due file parallele<br />
di binari standard posizionati ad una altezza di<br />
circa 10 metri dal suolo. I proiettori hanno ottiche<br />
flood e sorgenti luminose sia a ioduri metallici<br />
sia alogene per ottenere i livelli di illuminamento<br />
richiesti ed un’elevata resa cromatica.<br />
Di questi proiettori, 20, sono stati utilizzati<br />
per l’illuminazione generale della zona centrale,<br />
gli altri sono stati indirizzati sui vari blocchi<br />
espositivi per creare luce d’accento.<br />
Apparecchi Mini Reglette con lampada fluorescente<br />
da <strong>21</strong> W e da 28 W sono stati inseriti<br />
in corrispondenza delle pedane per l’illuminazione<br />
wall-washer delle pareti. Fanno parte del<br />
progetto di illuminazione anche dei blocchi<br />
luminosi sviluppati ad hoc dalla <strong>iGuzzini</strong> UK<br />
con lo studio di Zaha Hadid.<br />
32
4<br />
33<br />
3.4. Immagini dell’allestimento<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Cultura dell’azienda Nuovi apparecchi a LED<br />
per l’illuminazione urbana<br />
1 2<br />
L’interesse nei confronti dell’ambiente e di un<br />
uso mirato e progettato dell’energia elettrica è<br />
stata sempre una linea guida nella progettazione<br />
di apparecchi per la <strong>iGuzzini</strong> che ha presentato<br />
nel 2009 una vasta gamma di apparecchi<br />
a LED per l’illuminazione pubblica.<br />
La gamma di alcuni proiettori e lampioni già<br />
in produzione è stata ampliata introducendo<br />
come nuova sorgente luminosa il LED.<br />
L’amministrazione comunale di Lleida sta procedendo<br />
con la sostituzione dei vecchi apparecchi<br />
con Lavinia e Argo a LED all’interno del<br />
centro storico di Leida. Nella zona di Rambla<br />
Aragò e di Avenida Catalunya l’opera di miglioria<br />
porterà ad una diminuzione del consumo<br />
energetico da circa 117.000 kWh a 75.000 kWh<br />
con un incremento dei livelli d’illuminazione<br />
pari al 26%.<br />
Un nuovo apparecchio, Archilede, è stato invece<br />
sviluppato per l’Enel, secondo un accordo quadro<br />
che definisce anche la commercializzazione<br />
dell’apparecchio.<br />
L’apparecchio Archilede è stato installato in<br />
Italia. Secondo dati dell’Enel, “il primo anno di<br />
commercializzazione dell’apparecchio ha portato<br />
a risultati molto importanti: oltre 250 Comuni,<br />
tra cui Arezzo, Vasto, Alessandria, Erba, Lodi,<br />
hanno scelto i nuovi impianti di illuminazione<br />
a LED, constatando immediatamente i vantaggi<br />
di una tecnologia assolutamente all’avanguardia<br />
a livello internazionale. Il forte interesse che<br />
Enti Locali ed importanti Aziende Private hanno<br />
dimostrato per la nuova tecnologia di Enel Sole<br />
è la migliore testimonianza della forte innovazione<br />
di mercato introdotta da Archilede, che se<br />
utilizzato su larga scala farà guadagnare alle<br />
34
3<br />
35<br />
Foto: Archivio <strong>iGuzzini</strong><br />
1.2. Piacenza<br />
3. Alessandria<br />
città italiane una posizione di avanguardia nel<br />
campo dell’illuminazione pubblica sostenibile e<br />
nel risparmio energetico. Per capire l’importanza<br />
dell’impiego di Archilede basti pensare ad alcuni<br />
numeri in termini di risparmio energetico:<br />
con i primi 400 punti luce, le 4 città pilota<br />
di Alessandria, Lodi, Piacenza e Monza hanno<br />
risparmiato per l’illuminazione pubblica circa<br />
90.000 kWh all’anno, pari a circa il 55% dei<br />
relativi consumi di Energia Elettrica in presenza<br />
di un importante aumento della luminosità, con<br />
minori costi in bolletta e circa 45,5 tonnellate<br />
di CO2 evitate ogni anno.<br />
Se tutti i comuni italiani, dunque, adottassero<br />
questo nuovo sistema di illuminazione LED,<br />
facendone il più corretto uso e sfruttando<br />
appieno le sue caratteristiche di luminosità e<br />
regolabilità, si potrebbero risparmiare dai 2,5<br />
ai 3 miliardi di kWh all’anno riducendo, allo<br />
stesso tempo, le dannose emissioni di CO2<br />
fino a 1,5 milioni di tonnellate, nel rispetto<br />
del contenimento dei costi e delle politiche di<br />
risparmio energetico alle quali le Amministrazioni<br />
Comunali prestano una sempre maggiore<br />
attenzione.”<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Cultura dell’azienda Nuovi apparecchi a LED<br />
per l’illuminazione urbana<br />
In Svizzera ci sono state delle installazioni a<br />
Zurigo e a Ginevra che hanno attirato anche<br />
l’attenzione del telegiornale nazionale.<br />
In Finlandia Archilede è stato inserito ed approvato<br />
come unico apparecchio a LED per l’illuminazione<br />
pubblica nel portfolio della Finnish<br />
Road Administration Association. Senza questa<br />
approvazione gli apparecchi d’illuminazione<br />
pubblica non possono essere installati in<br />
Finlandia. In Repubblica Ceca Archilede è stato<br />
accettato fra i prodotti da testare in uno dei<br />
6 progetti pilota, voluti dalla Eltodo, la società<br />
che gestisce l’illuminazione pubblica di Praga.<br />
Con questi progetti pilota, la Eltodo, che sta<br />
progettando una riorganizzazione dell’illuminazione<br />
di tutta la città di Praga, sta testando<br />
i prodotti anche di altre 5 aziende. Archilede<br />
è stato scelto per la sua efficienza energetica,<br />
affidabilità e i limitatissimi costi di manutenzione.<br />
Grazie a queste caratteristiche inoltre ha già<br />
ricevuto due riconoscimenti internazionali:<br />
il Premio IF<strong>2010</strong>, e l’FX International Interior<br />
Design Awards 2009. 4<br />
5<br />
36
6<br />
7<br />
37<br />
8<br />
4.5. Lleida<br />
6. Sessione di lavoro per il test in Repubblica Ceca<br />
7.8. Gamma dei prodotti a LED per l'illuminazione ubana<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Cultura dell’azienda IV edizione del Concorso di Progetti di Architettura<br />
“Pasajes de Arquitectura y Crítica”<br />
e <strong>iGuzzini</strong> illuminazione<br />
Nell’ottobre 2009 si sono riuniti presso la sede<br />
di <strong>iGuzzini</strong> illuminazione España i membri<br />
della giuria della quarta edizione del Concorso<br />
di Progetti di Architettura Pasajes de Arquitectura<br />
- <strong>iGuzzini</strong> che hanno selezionato e giudicato 139<br />
lavori, prima attraverso una fase di valutazione<br />
individuale e poi confrontando le valutazioni.<br />
In questo modo si è avuta una prima scrematura<br />
che ha ridotto i lavori da 139 a 57.<br />
La selezione effettuata tra tutti i progetti presentati<br />
a questa edizione evidenzia l’ottima<br />
preparazione dei nuovi architetti della Spagna.<br />
La varietà di tematiche, progetti, grafismi e<br />
tendenze è il risultato dell’assortimento sempre<br />
più vasto delle future possibilità che stanno<br />
manifestando i nuovi architetti della Spagna;<br />
una varietà che non è necessariamente legata<br />
ad orientamenti di docenza - come succedeva<br />
un tempo -, a scuole di architettura o a tutor<br />
con un grande potere carismatico.<br />
L’architettura presente in questa selezione è<br />
il frutto dell’impegno personale, molto forte,<br />
di questi studenti dell’ultimo anno. È il risultato<br />
del convincimento - ormai diffuso - del fatto<br />
che il proprio modo di fare e ciò che si sta<br />
imparando si possono riflettere in esercizi di<br />
grande maturità, impegno e visione del futuro.<br />
Questi progetti appartengono ad architetti che<br />
stanno già progettando l’architettura del domani.<br />
Sebbene tutti i lavori siano molto realistici,<br />
in senso pratico, la giuria ha voluto fare riferimento<br />
alla grande qualità dei progetti che cercano<br />
di risolvere un problema in modo professionale,<br />
ma anche all’unico progetto che evita di<br />
fare architettura colta, per risolvere un problema<br />
in Africa con la modestia delle risorse reali,<br />
distanziandosi dallo sforzo di design, implicito<br />
negli altri lavori presentati.<br />
Dopo un ulteriore selezione che ha ridotto i<br />
lavori a 31 è stato poi individuato un gruppo<br />
di finalisti composto da 14 progetti, tra i quali i<br />
membri della giuria hanno deciso all’unanimità<br />
1<br />
38
39<br />
Giuria<br />
Javier Jiménez<br />
architetto vincitore della terza<br />
edizione del concorso;<br />
Piergiovanni Ceregioli<br />
architetto, direttore del Centro Studi<br />
e Ricerca di <strong>iGuzzini</strong>, Recanati<br />
l’assegnazione del primo premio, mentre dopo<br />
un approfondito confronto tra gli altri finalisti,<br />
la giuria ha deciso di non assegnare il secondo<br />
premio data la difficoltà di stabilire una distinzione<br />
netta e la mancanza di argomentazioni<br />
obiettive per definire un ordine di riferimento<br />
tra i finalisti.<br />
I membri della giuria hanno posto l’accento<br />
sul fatto che il primo premio dimostra che<br />
non si tratta solo di un progetto di architettura.<br />
Josep Miàs ha voluto mettere a verbale la<br />
sua riflessione personale su questo progetto:<br />
“Sicuramente la vincitrice ignora l’esistenza<br />
di molte riviste ed è più interessata ai libri.<br />
Sicuramente la sua architettura non si capisce<br />
guardando solo le illustrazioni o le fotografie,<br />
ma leggendo e visitando i luoghi, scoprendo<br />
e immaginando le sue architetture e i suoi<br />
occupanti.<br />
Propone di tessere una nuova ragnatela sulle<br />
rovine per tanto tempo dimenticate vicino ad<br />
Alcoy. Che posto fantastico! Le avvolge come<br />
se fosse un nuovo vestito, sul quale compaiono<br />
i suoi abitanti alati, striscianti, un nuovo luogo<br />
per abitare senza riconoscervi un posto già<br />
noto e ancor meno immaginabile. I riferimenti<br />
apparterranno solo al mondo dell’autrice o a<br />
luoghi condivisi con gli autori dei libri che ha<br />
letto e non a tutto ciò che riconosciamo facilmente,<br />
troppo facilmente.<br />
È fantastico giocare, con un certo impegno, a<br />
trovare la complicità con i suoi disegni, i suoi<br />
segni, i suoi schizzi in chiave, i suoi tatuaggi,<br />
a lasciarsi incantare da questa magia.<br />
Sicuramente premiamo la persona che ci<br />
propone di entrare in un mondo immaginario,<br />
la persona che sta lottando per trovare il suo<br />
progetto, perché il progetto non esiste ancora,<br />
ma esiste già il vero architetto”.<br />
Per quanto riguarda i premi speciali della<br />
sezione illuminazione, ai sensi del regolamento<br />
del concorso, tra i progetti che hanno raggiunto<br />
Jose Luis Penelas<br />
architetto, docente di progettazione<br />
alla Scuola di Architettura<br />
dell’Università Europea, Madrid<br />
Josep Miàs<br />
architetto, responsabile dello Studio<br />
MiAS Arquitectes, Barcellona<br />
2<br />
José Ballesteros e Josep Masbernat<br />
in rappresentanza di Pasajes de<br />
Arquitectura e <strong>iGuzzini</strong> illuminazione<br />
Gala Martínez<br />
segretaria della giuria.<br />
la fase finale sono stati selezionati quelli che<br />
secondo la giuria, sia nello sviluppo sia nella<br />
presentazione, hanno affrontato in profondità<br />
lo studio illuminotecnico e hanno usato la luce<br />
come strumento progettuale considerandone<br />
l’interazione con gli spazi e i materiali.<br />
Nel caso del progetto “Nuovo aeroporto di<br />
Cordoba”, spiccano la complessità formale e<br />
la geometria completa che compongono il progetto,<br />
e d’altro canto la vena d’ottimismo in<br />
tempo di crisi, quando tutti tendono all’austerità.<br />
Nel progetto “Immobili multiuso: Centro<br />
Congressi Internazionali di Almada” spicca l’ambizione<br />
di risolvere tutto in un progetto di grande<br />
portata in cui si arriva addirittura a trasformare<br />
un progetto di prova finale in un progetto esecutivo.<br />
La cerimonia di premiazione si è svolta<br />
il 12 novembre a Madrid, presso il centro<br />
culturale Matadero Madrid.<br />
Foto: Archivio <strong>iGuzzini</strong><br />
1. Tavola del lavoro vincitore del Primo Premio<br />
2. La Giuria al lavoro<br />
incontroluce <strong>21</strong>
4<br />
Cultura dell’azienda IV edizione del Concorso di Progetti di Architettura<br />
“Pasajes de Arquitectura y Crítica”<br />
e <strong>iGuzzini</strong> illuminazione<br />
3<br />
40
5<br />
Lavori premiati<br />
1º Premio<br />
Amelia Vilaplana de Miguel<br />
Recupero ambientale e paesaggistico<br />
del fiume Moliner<br />
Premio speciale<br />
Juan Antonio Sosa Gallego<br />
Nuovo aeroporto di Cordoba<br />
Premio speciale<br />
Javier Muñoz Galán<br />
Immobili multiuso: Centro Congressi<br />
Internazionali di Almada<br />
41<br />
Menzione d’onore<br />
Ion Cuervas - Mons<br />
Mercato e piazza Mostenses<br />
Menzione d’onore<br />
Beltrán Presas Javaloyes<br />
9 strategie per l’abitabilità<br />
della comunità rurale Dekiri (Ghana)<br />
Menzione d’onore<br />
Javier Santamaría<br />
Ripristino dell’antico mulino del Daular<br />
Foto: Archivio <strong>iGuzzini</strong><br />
3. Il gruppo dei vincitori<br />
4. Tavola del progetto di Juan Antonio Sosa Gallego<br />
5. Tavola del progetto di Javier Munoz Galàn<br />
Menzione d’onore<br />
Diego Ceresuela Wiesmann<br />
South Street Seaport Rehab<br />
Menzione d’onore<br />
Lys Villalba Rubio<br />
Strumenti architettonici per il ripristino<br />
di aree degradate<br />
Menzione d’onore<br />
Gad Peralta Iglesias<br />
Riutilizzo dei mulini ad acqua,<br />
centro di ricerca e recupero degli uccelli<br />
incontroluce <strong>21</strong>
2<br />
Cultura dell’azienda Danzare con la Luce:<br />
lo spettacolo “Framed”<br />
La notte del 7 Marzo 2009 una vecchia fabbrica<br />
di Londra si è trasformata in un paesaggio di<br />
suoni e luci per opera di “Ginger in Orange”<br />
duo composto dalla musicista Christin Rauter<br />
e Camilla Maling, tecnico del suono e ballerina.<br />
L’illuminazione ha avuto un ruolo speciale, in<br />
quanto progettata per dare risalto al rapporto<br />
tra suono e movimento.<br />
Christin Rauter e Camilla Maling hanno voluto<br />
creare una serie di spazi che risultassero evocativi<br />
di altrettanti luoghi e tempi: un magazzino<br />
industriale, un salotto di fine secolo, un<br />
panorama sonoro d’atmosfera, una boutique<br />
di costumi, un libro di racconti… Il pubblico è<br />
stato invitato a esplorare, in momenti stabiliti<br />
dello spettacolo, il proprio ruolo di spettatore<br />
passivo e attivo nel suo vagare tra le variegate<br />
dimensioni create dalle performance dal vivo<br />
e pre-registrate dello show. L’intenzione del<br />
concetto illuminotecnico di Karolina M.<br />
Zielinska era di attirare e concentrare l’attenzione<br />
sugli artisti, sulle loro performance o su<br />
diversi oggetti e la riuscita di questo evento ha<br />
Londra, Regno Unito<br />
dovuto considerare aspetti ed elementi molto<br />
diversi fra di loro. La <strong>iGuzzini</strong> è intervenuta in<br />
qualità di sponsor tecnico dietro precisa richiesta<br />
della progettista. L’intento dello spettacolo<br />
era quello di ricreare ambienti ed atmosfere<br />
magiche e surreali in cui si fondessero musica,<br />
danza ed immagine. L’intervento <strong>iGuzzini</strong> si<br />
è concentrato in modo particolare nella “Sala<br />
principale” dove i visitatori potevano scorgere<br />
attraverso tendaggi trasparenti altri ambienti,<br />
manufatti ed oggetti, come costumi fluttuanti<br />
sospesi a diverse altezze e lentamente ruotanti<br />
su un asse posto all’interno per creare un gioco<br />
continuo di luci e ombre sul pavimento di<br />
scena. Gli abiti, realizzati per l’occasione dalla<br />
stilista Amin Philips, erano illuminati dall’interno<br />
da apparecchi a LED di colore blu intenso,<br />
dando l’impressione che volassero nello spazio.<br />
In una stanza un attore leggeva alcuni brani<br />
tratti da Alice nel Paese delle Meraviglie e gli<br />
spettatori potevano sedersi al tavolo su cui le<br />
porcellane rotte di Alice ed i pasticcini erano<br />
illuminati da un Le Perroquet a basso voltaggio. 1<br />
3<br />
42
43<br />
“Framed”<br />
Tamara Hasselblatt - pittrice<br />
Carmel Morrissey - attrice, cantante<br />
Amin Phillips - stilista di moda, DJ<br />
Gerd Schickentanz - DJ<br />
Bing Smith - fotografo, attore<br />
Georgina Toogood - fotografa,<br />
designer grafico<br />
Adrianne Wininsky - violoncellista<br />
http://www.gingerinorange.com/live-past.html<br />
Sponsor Tecnico<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione UK<br />
4 5<br />
Nell’angolo di una stanza, due musicisti al piano<br />
e al violoncello suonavano accompagnando<br />
l’ingresso in scena dei danzatori e delle loro<br />
estemporanee coreografie ispirate alle diverse<br />
composizioni acustiche.<br />
Sopra lo spazio dei danzatori, dei proiettori<br />
Le Perroquet con apertura di 24° su binario<br />
creavano accenti di luce sul pavimento, permettendo<br />
anche di illuminare le pareti.<br />
Le Perroquet invece a basso voltaggio e con<br />
un’apertura di 10° era puntato sulla tastiera<br />
e sul violoncello. Su vari schermi al centro<br />
della stanza erano inoltre proiettate inquadrature<br />
delle mani sul piano riprese dal vivo durante<br />
la performance. Nella “Gallery” le fotografie<br />
sulla parete volevano ricreare le note su un<br />
pentagramma. La parete è stata illuminata in<br />
modo radente grazie ad apparecchi Linealuce<br />
che creano anche ombre suggestive.<br />
Notizie sull’Autore<br />
Karolina M. Zielinska M.S.Arch., Dipl. Ing. Arch<br />
(FH). Karolina si è laureata in Architettura e<br />
Urbanistica alla Gdansk Technical University in<br />
Polonia e ha conseguito la laurea in Ingegneria<br />
edile con indirizzo architettonico a Hildesheim<br />
in Germania. In precedenza ha lavorato per<br />
studi di consulenza illuminotecnica come L-plan<br />
Lighting a Berlino, Fisher Marantz Stone a New<br />
York e Speirs and Major Associates a Londra.<br />
Nel gennaio 2008, Karolina è entrata a far<br />
Foto: Julia Burstein; Lillie Toogood<br />
1.3. Momenti dello spettacolo<br />
2. Spettatori scendono per la stretta scala che collega<br />
gli ambienti. Il quadro all’inizio della scala è illuminato<br />
da Le Perroquet.<br />
4. Gli spettatori ed i musicisti nella Sala da te.<br />
5. Le immagini fotografiche come note su un pentagramma.<br />
parte del Light Bureau come Senior Designer,<br />
diventando poi Socia dello studio, e da allora ha<br />
lavorato a progetti di grande rilievo, come il Quartier<br />
Generale della Nato a Bruxelles e i giardini botanici<br />
Kings Abdullah International Gardens a Riyad<br />
(Arabia Saudita), vincendo inoltre l’appalto per<br />
la Golden Square di Birmingham e il Verta Hotel<br />
5 stelle di Londra. È membro attivo della PLDA<br />
e tiene corsi di livello universitario sulla progettazione<br />
e il design illuminotecnico. Ha partecipato a numerose<br />
conferenze internazionali e scritto articoli per<br />
la stampa internazionale del settore.<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Cultura dell’azienda Condividere il sapere<br />
1 2<br />
Sul finire del 2009 la <strong>iGuzzini</strong> ha presenziato in<br />
vario modo ad un numero rilevante di convegni.<br />
È stata “Gold Sponsor” della seconda edizione<br />
della Professional Lighting Design Convention<br />
organizzata dalla PLDA (Professional Lighting<br />
Design Association) che si è tenuta a Berlino<br />
dal 29 al 31 ottobre 2009. Il convegno ha avuto<br />
un notevole successo fin dalla prima edizione<br />
che si è svolta a Londra nel 2007 ed è diventato<br />
il principale luogo e momento d’incontro internazionale<br />
per scambiare idee e fissare nuovi obiettivi<br />
circa la professione del lighting designer.<br />
Il convegno si è articolato secondo un programma<br />
di conferenze di 3 giorni. della manifestazione.<br />
La <strong>iGuzzini</strong> ha partecipato presentando una relazione<br />
dedicata al progetto “Conoscere la Forma”.<br />
La <strong>iGuzzini</strong>, con il coinvolgimento diretto della<br />
filiale cinese è stata sponsor del convegno<br />
“Tanteidan Beijing 2009”, che si è tenuto dal<br />
13 al 16 ottobre 2009 a Pechino. Il tema del<br />
convegno internazionale organizzato dal gruppo<br />
TANTEIDAN è stato “Enjoy Lighting with Ecology”.<br />
Lighting designer di fama internazionale hanno<br />
affiancato studenti provenienti da tutto il mondo<br />
per capire come costruire migliori sistemi di<br />
illuminazione dal punto di vista energetico,<br />
senza sacrificare la qualità del nostro stile di vita.<br />
TANTEIDAN (Transnational Lighting Detectives)<br />
è un gruppo di studio non-profit orientato all’apprendimento<br />
della cultura illuminotecnica attraverso<br />
metodi pratici. È stato fondato nel 1990<br />
dal lighting designer Kaoru Mende e ad oggi<br />
conta 500 membri tra lighting designer, esperti<br />
di tecniche didattiche, aziende, architetti e studenti<br />
da tutto il mondo. Si è tenuto a Cuba dal<br />
30 Novembre al 2 Dicembre 2009 l’VIII Convegno<br />
Internazionale sulla pianificazione e gestione<br />
dei centri storici dal titolo: “Il centro storico:<br />
vulnerabilità, rischi e mitigazioni in situazioni<br />
di disastri”. L’intervento <strong>iGuzzini</strong> ha avuto due<br />
fasi. Nella prima è stata presentata la metodologia<br />
per il piano della luce per l’Havana Vieja che<br />
è frutto della collaborazione internazionale sottoscritta<br />
nel 2007 fra l’Oficina del Historiador e<br />
l’azienda. La metodologia è stata presentata agli<br />
oltre 200 partecipanti al convegno, provenienti<br />
3<br />
44
4<br />
da 14 paesi diversi, e principalmente dall’America<br />
Latina, con due relazioni ed un percorso espositivo<br />
in cui una serie di immagini di simulazioni<br />
mostravano quello che sarà il nuovo aspetto<br />
notturno della città. Concluso il Convegno,<br />
le tavole sono state spostate nella Fototeca<br />
Pubblica dell’Avana, così da condividere con tutti<br />
gli abitanti di L’Avana la proposta. Il 7 Dicembre<br />
si è tenuto presso l’Università San Girolamo<br />
dell’Avana, un seminario aperto a professionisti<br />
della Oficina de l’Historiador, architetti ed ingegneri<br />
e rappresentanti di organizzazioni come<br />
International Council of Museums - ICOM e<br />
l’International Council on Monuments and Sites<br />
(ICOMOS) che si occupano della prevenzione,<br />
della conservazione e dello sviluppo del territorio<br />
cubano. L’intervento della <strong>iGuzzini</strong>, dal titolo:<br />
“Concetti generali dell’illuminazione architettonica”<br />
ha spiegato nel dettaglio la nuova metodologia<br />
per il piano della luce per il centro storico<br />
dell’Havana. Il 3 Dicembre 2009 si è svolto<br />
invece ad Istanbul un seminario sulle tecnologie<br />
italiane per l’illumınazıone urbana, museale<br />
45<br />
ed architettonica, organizzato dall’ICE, nell’ambito<br />
del progetto di promozione del know-how<br />
italiano dell’illuminazione professionale in<br />
Turchia. L’evento si inserisce nell’ambito del programma<br />
“Italian Lighting Design for Istanbul<br />
2009” che comprende, oltre al seminario, le illuminazioni<br />
architettoniche di alcuni monumenti<br />
della città, fra cui la famosissima Torre di Galata.<br />
La <strong>iGuzzini</strong> ha partecipato presentando gli interventi<br />
più recenti e più significativi realizzati in<br />
questi settori. A Il Cairo si è svolto il convegno<br />
“Cultural Heritage Cairo 2009” nei giorni 6, 7 e 8<br />
Dicembre 2009. Al convegno hanno partecipato<br />
circa 400 rappresentanti di istituzioni culturali<br />
provenienti prevalentemente dall’Europa e<br />
dall’Africa. L’architetto Piero Castiglioni ha partecipato,<br />
affrontando le tematiche collegate alla<br />
illuminazione dei Beni Culturali, portando ad<br />
esempio alcuni progetti illuminotecnici realizzati<br />
in Italia con la collaborazione della <strong>iGuzzini</strong>, in<br />
particolare, l’intervento realizzato a Ferrara, presso<br />
Palazzo Schifanoia e l’illuminazione della<br />
scala di Santa Maria del Monte a Caltagirone.<br />
5<br />
1.2. Momenti della Professional Lighting<br />
Design Convention<br />
3. Logo di “Italian Lighting Design for Istanbul”<br />
4. Un momento del seminario a L’Havana<br />
5. Depliant del seminario a L’Havana<br />
incontroluce <strong>21</strong>
Cultura dell’azienda<br />
Light Mapping NYC<br />
New York, novembre 2009<br />
Nel novembre 2009, dopo le Light Mapping<br />
London e Rome, <strong>iGuzzini</strong> è tornata a sostenere<br />
questa iniziativa, attraverso la sua filiale Nord<br />
America, sponsor della sessione newyorkese.<br />
Lightmapping NYC, che fa parte del progetto<br />
sviluppato da PLDA in collaborazione con la<br />
Lighting Forum of New York (DLFNY) e la<br />
Illuminating Engineering Society New York City<br />
Section (IESNY), riunisce attorno ad un forum di<br />
livello internazionale l’intera comunità di lighting<br />
designer newyorkesi, per discutere dello stato<br />
attuale dell’ambiente notturno della ciità, delle<br />
sue origini e delle possibili evoluzioni per il futuro.<br />
L’evento è costituito da numerose “Lightwalks”,<br />
passeggiate notturne in luoghi individuati come<br />
significativi dal punto di vista illuminotecnico di<br />
New York. Le guide di queste passeggiate sono<br />
lighting designers di fama mondiale. Gli stessi<br />
Lighting Designers, hanno presentato poi le<br />
conclusioni tratte da questa attività, durante<br />
un convegno/workshop conclusivo moderato<br />
da Glenn Shrum, coordinatore della PLDA USA.<br />
L’evento era aperto a tutti ed i partecipanti<br />
sono stati guidati da: Wayne Norbeck<br />
(Gluckman Mayner Architects) che ha invitato<br />
le persone coinvolte a cercare il buio fra le<br />
luci di Times Square; Leni Schwendinger,<br />
Ute Besenecker (Light Projects Ltd.) e Brian<br />
McGrath (Urban Designer) che hanno fatto<br />
riscoprire le sfumature della notte nei luoghi<br />
attorno Old St Patrick’s Cathedral; Julian Kline<br />
(Meatpacking District Initiative) che ha guidato<br />
i partecipanti attraverso la nuova e la vecchia<br />
architettura del Meatpacking District; Francis<br />
Milloy (Terreform) ha accompagnato i partecipanti<br />
attraverso una sezione trasversale di<br />
Midtown West, Manhattan; Nathalie Rozot<br />
(Nathalie Rozot Planning & Design) che ha<br />
esplorato insieme agli avatar la notte virtuale<br />
di Second Life portando alla luce nuovi modi<br />
di illuminare; Stephen Horner (Tillett Lighting<br />
Design) che ha concluso il percorso regalando<br />
una visione esterna di Manhattan attraverso<br />
il Brooklyn Bridge e DUMBO.<br />
46
Cultura dell’azienda<br />
“LED - Light Exhibition Design”,<br />
edizione 2009<br />
Milano, Italia<br />
Dal 6 dicembre al 10 gennaio <strong>2010</strong> il comune<br />
di Milano ha ospitato “Light Exhibition Design”<br />
2009 (LED) evento in cui architetti, lighting<br />
designer e artisti hanno messo a punto progetti<br />
illuminotecnici per alcuni elementi architettonici<br />
che caratterizzano lo skyline di Milano.<br />
La <strong>iGuzzini</strong> è stata sponsor tecnico del progetto<br />
di illuminazione “A tower of light” per la Torre<br />
Branca, capolavoro di Giò Ponti per la Milano<br />
degli anni Trenta.<br />
La Torre, si eleva con i suoi 108 metri di tubi<br />
di acciaio all’interno del Parco Sempione ed<br />
è stata illuminata utilizzando proiettori Platea<br />
LED a luce colorata e variabile che trasformano<br />
la torre in un segnale luminoso nel paesaggio<br />
notturno della città.<br />
47<br />
incontroluce <strong>21</strong>
<strong>21</strong> Incontroluce<br />
I. <strong>2010</strong><br />
Incontroluce<br />
Rivista internazionale, semestrale<br />
di cultura della luce<br />
anno XII, <strong>21</strong><br />
Redazione<br />
Centro Studi e Ricerca <strong>iGuzzini</strong><br />
Fr.ne Sambucheto, 44/a<br />
62019 Recanati MC<br />
+39.071.7588250 tel.<br />
+39.071.7588295 fax<br />
rc@iguzzini.it<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione spa<br />
62019 Recanati, Italy<br />
via Mariano Guzzini, 37<br />
+39.071.75881 tel.<br />
+39.071.7588295 fax<br />
iguzzini@iguzzini.it<br />
www.iguzzini.com<br />
071-7588453 video<br />
Progetto grafico<br />
Studio Cerri & Associati<br />
Editore<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione spa<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione China Ltd.<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione Deutschland GmbH<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione España S.A.<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione France S.A.<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione DK<br />
<strong>iGuzzini</strong> South East Asia<br />
<strong>iGuzzini</strong> illuminazione UK<br />
E.C.C. Lighting LTD, Australia<br />
Proyecto Illuminaciòn, Argentina<br />
Foto di copertina<br />
Lothar Reichel<br />
Finito di stampare: Aprile <strong>2010</strong><br />
Tecnostampa, Recanati<br />
La Redazione non è responsabile di inesattezze<br />
e mancanze nell’elenco dei credits relativi<br />
ai progetti e forniti dai collaboratori.<br />
Le integrazioni o correzioni verranno riportate<br />
nel numero successivo.
Leni Schwendinger / Piero Castiglioni / Luca Braguglia / Studio Cerri<br />
& Associati / Frank O. Gehry / Emmanuel Nebout Architetto / Studio<br />
Pfeifer y Zurdo / Pablo Pizarro / George Berne / C.Y. Lee Architects<br />
Ricardo Bello Dias / Studio Methis / BPI / ÅF - Hansen & Henneberg<br />
CF Møller Architects / SCDA Architects Pte Ltd / Pete Bossley Architects<br />
Aurecon Specialist Lighting Group / tools off.architecture / Zaha Hadid<br />
9.2617.000.0