La Clausura - Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento
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<strong>La</strong> <strong>Clausura</strong><br />
nell’Ordine<br />
<strong>del</strong>le <strong>Adoratrici</strong> <strong>Perpetue</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>SS</strong>.mo <strong>Sacramento</strong><br />
fondato da<br />
Madre Maria Maddalena<br />
<strong>del</strong>l’Incarnazione<br />
10<br />
1
«Nella solitudine e nel silenzio, mediante<br />
l’ascolto <strong>del</strong>la Parola di Dio, l’esercizio<br />
<strong>del</strong> culto divino, l’ascesi personale...<br />
- le monache di vita contemplativa -<br />
offrono alla comunità ecclesiale una<br />
singolare testimonianza <strong>del</strong>l’amore <strong>del</strong>la<br />
Chiesa per il suo Signore e contribuiscono,<br />
con una misteriosa fecondità apostolica,<br />
alla crescita <strong>del</strong> Popolo di<br />
Dio». (Vita Consacrata, n. 8)<br />
© Federazione <strong>del</strong>le <strong>Adoratrici</strong> <strong>Perpetue</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>SS</strong>.mo <strong>Sacramento</strong><br />
Anno <strong>del</strong>l’Eucaristia 2004-2005<br />
2
STORIA DELLA CLAUSURA<br />
<strong>La</strong> tradizione <strong>del</strong>la Chiesa è unanime<br />
nel considerare come norma fondamentale<br />
per la vita religiosa un certo tipo di<br />
effettiva separazione. Tra i diversi mezzi<br />
che hanno permesso di camminare verso<br />
la santità e l’unione con Dio, la clausura<br />
è stata uno dei più importanti, dei più fondamentali<br />
e dei più fruttuosi 1 . Ma è solamente<br />
considerando l’insieme <strong>del</strong>la sua<br />
evoluzione storica, che si può cogliere la<br />
clausura in tutta la sua ricchezza e in tutto<br />
il suo significato; le sue leggi, così come<br />
sono state promulgate dal vigente Codice<br />
di Diritto Canonico, rappresentano il<br />
frutto di una lenta maturazione operatasi<br />
nel corso dei secoli; nel Codice, infatti, si<br />
trovano tutti i principi che la compongono<br />
a partire dagli inizi <strong>del</strong> Cristianesimo 2 .<br />
In ogni caso, se le leggi <strong>del</strong>la clausura non<br />
sono sempre state le stesse - perché le<br />
società, evolvendosi, hanno richiesto un’e-<br />
1 Cfr. J. LECLERCQ - F. CUBELLI - E. ANCILLI - R.<br />
HOSTIE, <strong>Clausura</strong>, in Dizionario degli Istituti di<br />
perfezione II, 1166-1183.<br />
2 Cfr. Codice di Diritto Canonico 667.<br />
3
voluzione <strong>del</strong>la stessa - si può affermare<br />
che le ragioni profonde sulle quali si fonda<br />
non sono cambiate. Ma procediamo<br />
per ordine. <strong>La</strong> parola clausura fu inserita<br />
nel vocabolario giuridico <strong>del</strong>la Chiesa soltanto<br />
a partire dal Medio Evo, con questo<br />
triplice significato:<br />
- ostacolo materiale che limita una proprietà;<br />
- spazio riservato a coloro che entrano o<br />
che vivono nel suddetto spazio;<br />
- insieme <strong>del</strong>le leggi ecclesiastiche relative<br />
al suddetto ostacolo e suddetto<br />
spazio.<br />
Nonostante il fatto che il termine clausura<br />
sia stato adoperato dall’epoca medioevale<br />
in poi, sarebbe sbagliato pensare<br />
che la sua origine sia un’istituzione di<br />
quel periodo. Infatti, essa è parte integrante<br />
<strong>del</strong>la vita religiosa dei consacrati<br />
fin dall’inizio <strong>del</strong> monachesimo. In effetti, il<br />
primo decreto riguardante la clausura <strong>del</strong>le<br />
monache, che fu promulgato solo nel<br />
1298 da Papa Bonifacio VIII, era stato preceduto<br />
da una lunga e venerabile esperienza<br />
di vita claustrale e le origini e le<br />
regole di questa esistevano già nel IV<br />
secolo in Egitto 3 . Non è sufficiente, dun-<br />
4<br />
3 Tutti i grandi Ordini che vivono l’esperienza claustrale,<br />
nel rintracciare le proprie radici si rifanno<br />
all’esperienza dei Padri <strong>del</strong> deserto egiziani e,<br />
successivamente, palestinesi. Questo tipo di e-
que, scrivere la storia <strong>del</strong>la clausura basandosi<br />
solamente sulla descrizione <strong>del</strong>le<br />
tappe relative alla sua legislazione; piuttosto,<br />
è importante riandare più lontano<br />
nel passato, per scoprire la sua ragion<br />
d’essere e cercare di coglierne il mistero,<br />
insito nel cuore stesso <strong>del</strong>l’esperienza<br />
religiosa.<br />
sperienza fu, poi, portata in Occidente: cfr., ad esempio,<br />
R.B. LOCKHART, Tra le mura <strong>del</strong>la certosa.<br />
<strong>La</strong> vita nascosta dei figli di san Bruno, Cinisello<br />
Balsamo 1988, 33-53. Per le notizie sui<br />
monasteri egiziani, cfr. O.F.A. MEINARDUS, Two<br />
Thousand Years of Coptic Christianity, Cairo 1999,<br />
143 ss.<br />
5
1. IN ORIENTE<br />
1.1. <strong>La</strong> vita di sant’Antonio:<br />
il paradosso <strong>del</strong>la clausura<br />
Già agli inizi <strong>del</strong>la vita monastica, la realtà<br />
<strong>del</strong>la clausura è stata presentata con<br />
grande perspicacia da sant’Atanasio nella<br />
sua opera Vita di Sant’Antonio (357 d.C.) 4 .<br />
Per sant’Atanasio la separazione radicale<br />
dal mondo 5 vissuta da sant’Antonio era<br />
l’elemento che lo distingueva dagli altri cristiani,<br />
i quali pure si sforzavano di vivere<br />
una vita di perfezione. Il biografo insiste sul<br />
profondo desiderio di solitudine che animava<br />
il padre dei monaci; infatti, siccome<br />
la gente lo ricercava con insistenza, un<br />
giorno disse che allo stesso modo dei<br />
pesci, che muoiono se restano a lungo<br />
sulla terra asciutta, così accade ai monaci<br />
che si attardano tra la gente, restano<br />
a lungo in compagnia degli estranei e<br />
perdono vigore. Perciò, come dunque il<br />
pesce deve affrettarsi al mare, così i<br />
monaci devono affrettarsi a ritornare sul<br />
monte, perché non accada che attardandosi<br />
all’esterno dimentichino le cose interiori.<br />
6<br />
4 SANT’ATANASIO, Vita di Antonio, Roma 1984.<br />
5 L’Egitto è, a ragione, considerato la culla <strong>del</strong>la<br />
vita religiosa. Tra la fine <strong>del</strong> III e l’inizio <strong>del</strong> IV secolo<br />
si verificò questa «fuga» dalla città nel deserto<br />
per motivi spirituali: ciò venne chiamato anachòresis<br />
(termine greco che vuol dire separarsi dal<br />
paese).
1.2. I Padri <strong>del</strong> deserto:<br />
la solitudine e l’intimità <strong>del</strong>la cella<br />
Altri antichi documenti monastici, tra<br />
cui la Historia Monachorum in Egipto, la<br />
Storia <strong>La</strong>usiaca di Palladio (420 d.C.) e, soprattutto,<br />
gli Apoftegmi o parole dei Padri<br />
<strong>del</strong> deserto, evidenziano l’importanza<br />
<strong>del</strong>la clausura nella vita e nell’insegnamento<br />
dei primi monaci. I reclusi siriani<br />
<strong>del</strong> IV e V secolo, sia uomini che donne,<br />
praticarono anch’essi una stretta clausura;<br />
infatti, per evitare i pericoli dovuti<br />
al vagabondaggio dei monaci, essi attribuirono<br />
una grande importanza alla solitudine<br />
e all’intimità <strong>del</strong>la cella. Inoltre, il<br />
monachesimo primitivo orientale, anche<br />
riguardo a questo, ha esercitato una profonda<br />
e ampia influenza sul monachesimo<br />
occidentale, attraverso la felice mediazione<br />
<strong>del</strong>la regola di San Benedetto 6 .<br />
1.3. Separazione dal mondo<br />
e verginità<br />
Due correnti si svilupparono: la corrente<br />
eremitica prima, poi la corrente monastica<br />
cenobitica che affermavano il va-<br />
6 Sul monachesimo dei primi tempi, cfr. G.M. CO-<br />
LOMBÀS, Il monachesimo <strong>del</strong>le origini, Milano<br />
1983, I, 67-136; G. FILORAMO - D. MENOZZI<br />
(curr.), Storia <strong>del</strong> Cristianesimo. L’antichità, Roma-<br />
Bari 1997, 381-388.<br />
7
lore <strong>del</strong>la verginità 7 . Il loro ideale comunque<br />
era convergente: aderire a Dio, «solo<br />
a Solo». Per questo motivo, la fuga dal<br />
mondo più vera, che caratterizzava il monachesimo<br />
primitivo, è stata la conseguenza<br />
logica <strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong>la verginità<br />
cristiana che l’ha preceduta.<br />
1.4. Il martirio e la clausura<br />
A causa <strong>del</strong>la separazione dal mondo il<br />
monaco diventa l’erede <strong>del</strong> martire. Gli<br />
esempi lasciati dai martiri ispirarono la<br />
straordinaria fioritura dei primi grandi<br />
movimenti monastici <strong>del</strong> IV e V secolo<br />
d.C. L’imperatore Costantino, effettuando<br />
il cambiamento nella politica imperiale romana<br />
verso il Cristianesimo nel 313<br />
d.C. 8 , pose definitivamente termine all’epoca<br />
<strong>del</strong> martirio: cominciò da allora il<br />
monachesimo a prenderne il posto. Il monaco<br />
è simile al martire, non solamente<br />
per la durezza <strong>del</strong>la sua ascesi e per le<br />
sue rinunce e i suoi sacrifici, per la sua eroica<br />
perseveranza e per la sua consacrazione<br />
speciale alla Passione di Cristo,<br />
8<br />
7 Celebri furono le vergini che, fin dai primi tempi,<br />
iniziarono la vita religiosa femminile: cfr. in sintesi<br />
U. GAMBA - G. GOTTARDO, Venti secoli di cristianesimo,<br />
Vigodarzere 1994, 136-139.<br />
8 Cfr. FILORAMO - MENOZZI, Storia <strong>del</strong> Cristianesimo.<br />
L’antichità, 283-292.
ma anche per il suo nascondimento volontario.<br />
1.5. San Pacomio (284-346 d.C.)<br />
la clausura segno <strong>del</strong>la «Koinonia»<br />
Il monaco (monos = solo) viveva nell’eremo<br />
(eremos) solitario. San Pacomio, fondatore<br />
<strong>del</strong>la vita cenobitica, è stato il primo a<br />
racchiudere «materialmente» la vita dei<br />
fratelli all’interno di un muro di cinta 9 , nel<br />
cenobio (da koinos+bios = vita comune).<br />
Agli aspetti <strong>del</strong>la clausura che erano già<br />
stati messi in evidenza, san Pacomio aggiunge<br />
che essa è contemporaneamente<br />
segno e sorgente di comunione fraterna.<br />
<strong>La</strong> clausura fu dunque per san Pacomio<br />
il mezzo per dare alla vita comune<br />
un contenuto e un’uniformità che prima<br />
non aveva mai conosciuto.<br />
1.6. San Basilio (330-379 d. C.):<br />
la clausura segno <strong>del</strong> doppio<br />
comandamento <strong>del</strong>l’amore<br />
Dopo circa quarant’anni dalle prime fondazioni<br />
di san Pacomio, san Basilio 10 , dettò<br />
le regole per la vita monastica che costituirono<br />
la base <strong>del</strong> monachesimo o-<br />
9 COLOMBÀS, Il monachesimo <strong>del</strong>le origini, 111-136.<br />
10 Ibidem, 199-216.<br />
9
ientale. Secondo queste ci si ritirava dal<br />
mondo per un motivo fondamentale: il<br />
precetto <strong>del</strong>l’amore di Dio! Amare Dio vuol<br />
dire fare la sua volontà, obbedire ai suoi<br />
comandamenti. Tutto ciò richiede un’attenzione<br />
costante, un cuore e uno spirito<br />
indiviso in una vita separata dal mondo.<br />
D’altra parte, l’amore per il prossimo<br />
richiama alla vita comunitaria. <strong>La</strong> separazione<br />
dal mondo e la vita in comune nascono<br />
dunque, per san Basilio, da questi<br />
due grandi comandamenti <strong>del</strong>l’amore e le<br />
regole <strong>del</strong>la clausura non ne sono che la<br />
conseguenza.<br />
10
2. IN OCCIDENTE<br />
2.1. Antiche regole monastiche<br />
Ancora prima di san Benedetto, a<br />
partire dal V secolo, troviamo regole cenobitiche<br />
composte in latino, probabilmente<br />
nel sud <strong>del</strong>la Gallia, che mettono in<br />
luce l’esigenza <strong>del</strong>la clausura. Queste sono:<br />
Regola dei quattro Padri (410 circa),<br />
Seconda regola dei Padri (427), Regola di<br />
Macario «Orientalis» (verso la fine <strong>del</strong> V secolo),<br />
Terza Regola dei Padri (circa 550), nelle<br />
quali troviamo ogni tipo di misura restrittiva<br />
che stabilisce le relazioni <strong>del</strong> monaco<br />
con il mondo.<br />
2.2. Regola di san Cesario d’Arles<br />
San Cesario d’Arles, monaco di Lerins,<br />
divenuto poi vescovo, fondò il monastero<br />
di S. Giovanni d’Arles riunendo<br />
attorno a sua sorella Cesaria un gruppo<br />
di monache. Egli si impegnò con tale cura<br />
a stabilire le regole per la clausura di<br />
questo monastero da essere chiamato «il<br />
vero fondatore <strong>del</strong>la clausura», anche se<br />
sarebbe però più corretto dire che ha<br />
messo in luce una tendenza generale già<br />
esistente. <strong>La</strong> sua Regola per le vergini (534),<br />
la prima regola scritta per <strong>del</strong>le monache,<br />
è anche la prima ad inserire la clausura<br />
per la vita monastica femminile in un<br />
codice organizzato.<br />
11
2.3. <strong>La</strong> clausura nella Regola <strong>del</strong> Maestro<br />
e in san Benedetto (VI secolo)<br />
Il grande principio che si può dedurre<br />
dalla Regula Magistri e dalla Regola di<br />
san Benedetto è il medesimo: all’interno<br />
<strong>del</strong> monastero dovevano trovarsi tutte le<br />
cose necessarie, di modo che i monaci<br />
non fossero obbligati ad uscire, «cosa che<br />
non giova affatto alla loro vita spirituale» 11 .<br />
Per l’uno e per l’altro, la clausura è una necessità,<br />
in quanto rende possibile la vita<br />
religiosa con le sue esigenze esteriori e interiori.<br />
Come la Regola di san Benedetto,<br />
le Regole Spagnole <strong>del</strong> VII secolo insistono<br />
con forza nella necessità <strong>del</strong>la<br />
clausura.<br />
2.4. <strong>La</strong> clausura e il monachesimo celtico<br />
Anche il monachesimo irlandese ha una<br />
lunga tradizione di clausura. Ne è un<br />
esempio il monastero di Kilreelig, nella<br />
contea di Kerry, che aveva un muro di<br />
cinta circolare come quello <strong>del</strong>le fortezze<br />
celtiche. D’altra parte, anche le Regole<br />
di Ailbe d’Emly (circa 750) e di san Colombano<br />
(600) sono esplicite nella necessità<br />
<strong>del</strong>la clausura per i monaci.<br />
11 Regola di San Benedetto, cap. 66<br />
12
2.5. Le monache anglosassoni:<br />
la clausura e l’espansione<br />
<strong>del</strong>la fede cristiana<br />
L’ideale <strong>del</strong>la clausura si diffuse tra le<br />
monache anglosassoni grazie alla Regola<br />
di san Colombano e a quella di san<br />
Benedetto. Nonostante la clausura, però,<br />
era necessario trasmettere la fede. Tuttavia,<br />
le monache non presero parte all’inizio<br />
agli sforzi missionari dei monaci, benché<br />
nel 737 san Bonifacio abbia domandato<br />
loro aiuto per l’evangelizzazione <strong>del</strong>la<br />
Germania. Più che i monaci individualmente,<br />
però, sono i monasteri che fanno<br />
crescere la fede. Questi erano, infatti, una<br />
predicazione vivente <strong>del</strong>la fede cristiana,<br />
in quanto erano visti dai non credenti<br />
non come edifici sterili, ma come<br />
comunità di persone donate completamente<br />
a Dio attraverso l’isolamento totale<br />
dal mondo e dagli uomini, per questo una<br />
<strong>del</strong>le prime preoccupazioni <strong>del</strong>le autorità<br />
ecclesiastiche era la creazione di<br />
nuovi centri di vita monastica.<br />
Nell’XI e XII secolo, quest’evangelizzazione,<br />
grazie alla fondazione di nuovi centri<br />
di lode divina, che vivevano sotto la<br />
regola di san Benedetto separati dal<br />
mondo attraverso la clausura, raggiunse<br />
l’Ungheria e la Polonia.<br />
13
3. NEL MEDIOEVO<br />
3.1 <strong>La</strong> rinascita carolingia e la clausura<br />
Nel corso <strong>del</strong>l’VIII secolo, le lotte politiche,<br />
le devastazioni dei Saraceni, l’usurpazione<br />
dei beni <strong>del</strong>la Chiesa da parte <strong>del</strong><br />
braccio secolare, causarono una decadenza<br />
generale che colpì anche i monasteri.<br />
Carlo Magno, pur confondendo, secondo<br />
la mentalità <strong>del</strong> suo tempo, lo spirituale<br />
con il temporale, lavorò anche ad<br />
un rinnovamento positivo <strong>del</strong>la vita monastica.<br />
<strong>La</strong> clausura fu una <strong>del</strong>le questioni<br />
più importanti di cui si occupò la legislazione<br />
<strong>del</strong>la sua epoca 12 .<br />
3.2. <strong>La</strong> clausura nel monastero di Cluny<br />
Cluny assunse come obiettivo il consolidamento<br />
<strong>del</strong>la disciplina nei chiostri<br />
e, quindi, la santificazione dei monaci.<br />
Quest’ideale claustrale, forse, fu espresso<br />
ancor meglio a Marcigny, primo monastero<br />
femminile <strong>del</strong>l’ordine clunianense<br />
fondato nel 1055 da sant’Ugo, quinto abate<br />
di Cluny. Ciò che più colpì i contemporanei<br />
all’epoca <strong>del</strong>la fondazione di<br />
questo monastero, fu la severità <strong>del</strong>la clausura.<br />
12 Cfr. l’interessante ricerca in A. DAVRIL - E. PALAZ-<br />
ZO, <strong>La</strong> vita dei monaci al tempo <strong>del</strong>le grandi<br />
abbazie, Cinisello Balsamo 2002.<br />
14
3.3. L’espansione <strong>del</strong>la clausura<br />
dal XII al XIII secolo<br />
Le vocazioni eremitiche non sono mai<br />
mancate al monachesimo tradizionale, ma<br />
negli ultimi decenni <strong>del</strong>l’XI secolo si assistette<br />
a una notevole diffusione in Europa<br />
di una forma di eremitismo, che propose<br />
il ritorno a una vita contemporaneamente<br />
più austera e più semplice. Grazie<br />
a queste forme diversificate di vita eremitica,<br />
l’istituzione <strong>del</strong>la clausura rendeva<br />
tangibile lo spirito di solitudine che animava<br />
questo periodo; l’entrata volontaria<br />
in clausura divenne addirittura comune.<br />
Nel XII e XIII secolo, le celle dei reclusi si<br />
trovavano ovunque: in mezzo ai boschi, eremi<br />
collegati a monasteri o, addirittura,<br />
in una forma di eremitismo urbano, vicino<br />
alle porte <strong>del</strong>la città o nei pressi <strong>del</strong>le<br />
numerose chiese.<br />
3.4. Nuove forme di vita monastica<br />
In quest’epoca assistiamo a un vero<br />
rinnovamento monastico con l’istituzione<br />
degli Ordini di Camaldoli, <strong>del</strong>la Certosa, di<br />
Vallombrosa, di Grandmont e, soprattutto,<br />
con quello di Citeaux. Quasi tutti i<br />
grandi fondatori di questo tempo - san<br />
Romualdo, san Bruno, san Roberto di Molesme,<br />
sant’Etienne de Muret, Vital di Savigny,<br />
san Bernardo de Tiron - hanno pra-<br />
15
ticato la vita ascetica fino a creare <strong>del</strong>le<br />
nuove comunità attorno a loro.<br />
3.5. Le monache e il nuovo monachesimo<br />
Quando nel 1213, il capitolo generale<br />
dei cistercensi accettò la possibilità d’integrare<br />
le monache nell’Ordine, la clausura<br />
fu la condizione per la loro ammissione.<br />
Nuovi monasteri continuarono a<br />
entrare a far parte <strong>del</strong>l’Ordine fino al 1251<br />
e, in casi particolari, anche più tardi. Ispirato<br />
dall’ideale di Grandmont, di Fontevraud<br />
e di Citeaux, Gilberto di Semprigham<br />
fondò in Inghilterra un nuovo Ordine,<br />
composto da quattro rami: monache<br />
e sorelle laiche, canonici e fratelli laici,<br />
dove la clausura era molto rigorosa. <strong>La</strong><br />
Regola di Gilberto, approvata dal papa<br />
cistercense Eugenio III, fu il primo esempio<br />
di clausura imposta a un Ordine particolare<br />
da un precetto <strong>del</strong>la Santa Sede.<br />
Ancora prima <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>le<br />
Clarisse, incontriamo la clausura perpetua<br />
nel monastero di Prouille, fondato da<br />
san Domenico, e in tutti gli altri monasteri<br />
domenicani <strong>del</strong> XIII secolo.<br />
16
4. LA CLAUSURA<br />
IN EPOCA DI RIFORMA:<br />
RINNOVAMENTO E DISCIPLINA<br />
4.1. Le Clarisse:<br />
povertà e voto di clausura<br />
Con la fondazione <strong>del</strong>le Clarisse si apre<br />
un nuovo periodo nella storia <strong>del</strong>la<br />
clausura 13 ; le Clarisse primitive furono le<br />
prime monache chiamate, negli atti pontifici,<br />
rinchiuse o recluse. Nel 1211 e negli<br />
anni che seguono, il monastero di S.<br />
Damiano si presenta, nelle testimonianze<br />
riportate nella biografia di santa Chiara, <strong>del</strong>le<br />
prime compagne e nei documenti pontifici,<br />
come un «luogo di stretta clausura».<br />
Nella Regola di santa Chiara, prima Regola<br />
scritta da una donna, la severità <strong>del</strong>la<br />
legislazione riguardante la clausura, superava<br />
addirittura le norme dei Cistercensi<br />
e dei Premonstratensi. Le Clarisse,<br />
infatti, faranno per prime il voto di clausura,<br />
il quale sarà adottato da altri Ordini<br />
insieme all’uso <strong>del</strong>la ruota per le comunicazioni<br />
con l’esterno, conseguenza<br />
<strong>del</strong>la severità di questo voto.<br />
13 Cfr. I. OMAECHEVARRÌA, Clarisse, in Dizionario<br />
degli Istituti di Perfezione 2, 1116-1132.<br />
17
4.2. Papa Bonifacio VIII:<br />
il decreto Periculoso e<br />
l’introduzione <strong>del</strong>la clausura papale<br />
L’autorità suprema <strong>del</strong>la Chiesa, prima<br />
di promulgare il primo decreto papale sulla<br />
clausura <strong>del</strong>le monache, cioè il decreto<br />
Periculoso, ad opera di Papa Bonifacio<br />
VIII nel 1298, non si era ancora pronunciata<br />
con una legislazione universale<br />
e precisa <strong>del</strong>la clausura. Le Clarisse, tuttavia,<br />
avevano inaugurato, mezzo secolo<br />
prima, la clausura papale e con Bonifacio<br />
VIII essa divenne la regola unica per tutti<br />
gli ordini monastici. Il decreto Periculoso<br />
era soprattutto una misura disciplinare,<br />
conseguenza degli abusi che<br />
commettevano i claustrali e che il Papa<br />
voleva reprimere. Nel periodo che passa<br />
tra la pubblicazione <strong>del</strong> decreto Periculoso<br />
(1298) e il Concilio di Trento (1563), la<br />
pratica <strong>del</strong>la clausura conobbe un rigore<br />
severo; tuttavia, gradualmente si diffuse<br />
in tanti monasteri uno spirito di decadenza<br />
e un allentamento <strong>del</strong>la disciplina claustrale.<br />
Santa Teresa d’Avila cominciò la riforma<br />
<strong>del</strong> Carmelo in Spagna due anni prima<br />
che apparisse la legislazione <strong>del</strong><br />
Concilio di Trento riguardante la clausura.<br />
Nel monastero <strong>del</strong>l’Incarnazione, dove<br />
era entrata Teresa, le monache godevano<br />
di una grandissima libertà: uscite e<br />
visite in famiglia, accoglienza di visite,<br />
18
scambi di regali... Santa Teresa comprese<br />
che ristabilire la clausura era il nodo<br />
<strong>del</strong>la riforma <strong>del</strong> Carmelo. L’opera di santa<br />
Teresa, alla vigilia <strong>del</strong> Concilio di Trento,<br />
fu di capitale importanza e ci fa capire<br />
quanto la legislazione <strong>del</strong>la clausura sia<br />
stata stimolata dall’attività dei riformatori<br />
religiosi e quanto li stimolò a sua volta.<br />
4.3. <strong>La</strong> clausura e la riforma:<br />
dal XVI al XVIII secolo<br />
Nel corso <strong>del</strong>la sua ultima sessione, il<br />
Concilio di Trento (1563) confermò il decreto<br />
Periculoso. Obbligava i vescovi ad<br />
assicurare la clausura attiva e passiva<br />
<strong>del</strong>le istituzioni <strong>del</strong>le loro diocesi e lanciò,<br />
per la prima volta, la scomunica ipso<br />
facto per i colpevoli d’intrusione nei<br />
monasteri. Il decreto prevedeva anche<br />
l’incarcerazione di chi non ne rispettava<br />
le norme. Il Concilio di Trento e le decisioni<br />
dei Papi che governarono successivamente<br />
furono causa di numerose riforme<br />
nei monasteri alla fine <strong>del</strong> XVI e XVIII<br />
secolo. Nel corso degli anni che seguirono<br />
immediatamente il Concilio, san Carlo<br />
Borromeo promulgò, per la diocesi di Milano,<br />
regole ampie e dettagliate per la clausura<br />
che si propagarono ben presto altrove<br />
spesso su richiesta <strong>del</strong>le stesse<br />
monache. Ciò nonostante, è difficile dire<br />
esattamente in quale momento l’obbligo<br />
19
divenne universale per le professe di voti<br />
solenni. Questo interesse per l’aspetto materiale<br />
<strong>del</strong>la clausura non era nuovo e fu<br />
reso necessario dal comportamento <strong>del</strong>le<br />
claustrali e dalla nascita di monasteri misti.<br />
A Milano, per esempio, la legge <strong>del</strong>la<br />
clausura era stata talmente dimenticata<br />
che nei conventi si tenevano dei balli.<br />
I nobili di diverse città non volevano sentire<br />
assolutamente parlare di imporvi la<br />
clausura. <strong>La</strong> rifiutavano come un’indebita<br />
ingerenza nelle relazioni con le loro<br />
parenti religiose che, a loro volta, consideravano<br />
l’imposizione <strong>del</strong>la clausura come<br />
una mancanza di fiducia.<br />
4.4. <strong>La</strong> clausura nelle congregazioni<br />
Dal XVII al XIX secolo, per rispondere ai<br />
bisogni urgenti <strong>del</strong>la società, sono state<br />
fondate, con l’approvazione dei vescovi,<br />
numerose famiglie religiose con voti<br />
semplici chiamate «congregazioni» ed esistenti<br />
tuttora. Senza essere obbligate<br />
alla clausura papale, non erano esenti,<br />
per altro, dalla clausura, ma le costituzioni<br />
determinavano il modo in cui doveva<br />
essere osservata. Siccome è compito <strong>del</strong><br />
vescovo vegliare sulla clausura <strong>del</strong>le<br />
congregazioni, si parla di «clausura vescovile».<br />
20
5. EPOCA CONTEMPORANEA<br />
NELLA CHIESA E NEL MONDO<br />
Questa tradizione di clausura è stata<br />
conservata e arricchita nel corso <strong>del</strong> XX<br />
secolo. In questi ultimi decenni si è giunto<br />
a una maggior comprensione <strong>del</strong> mistero<br />
ecclesiale racchiuso nella vita monastica,<br />
nel suo doppio aspetto di separazione<br />
e di comunione. Pur all’interno <strong>del</strong>la<br />
loro clausura, che sembrerebbe metterli<br />
ai confini <strong>del</strong>la comunità ecclesiale, i<br />
monaci e le monache sono nel cuore<br />
stesso <strong>del</strong>la Chiesa come difensori e promotori<br />
<strong>del</strong> suo ideale. Il Concilio Vaticano<br />
II riconosce la vita contemplativa come un<br />
elemento che manifesta «la presenza ecclesiale<br />
nella sua forma più piena» (Ad<br />
gentes 18) e gli assegna un «posto assai eminente<br />
nel Corpo mistico di Cristo» (Perfectae<br />
caritatis 7). Così la legislazione recente<br />
<strong>del</strong>la Chiesa mantiene una fermezza<br />
che elimina tutti i dubbi sull’importanza<br />
<strong>del</strong>la clausura come mezzo di ascolto<br />
silenzioso di Dio e introduce anche<br />
una certa tolleranza rispettosa verso<br />
i carismi in vigore nelle diverse famiglie<br />
monastiche. Le norme, tanto <strong>del</strong>la<br />
Venite Seorsum 14 che <strong>del</strong>la Verbi Spon-<br />
14 Cfr. SACRA CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI<br />
E GLI ISTITUTI SECOLARI, Istruzione sulla vita<br />
contemplativa e la clausura <strong>del</strong>le monache Venite<br />
Seorsum (15-8-1969): Enchiridion Vaticanum<br />
3, 1448-1495.<br />
21
sa 15 , tengono conto <strong>del</strong>le esigenze legittime<br />
<strong>del</strong> mondo moderno e salvaguardano,<br />
allo stesso tempo, questa separazione<br />
dal mondo che deve essere conservata<br />
in modo inviolabile.<br />
In conclusione, per riassumere, la lunga<br />
storia <strong>del</strong>la clausura mostra chiaramente<br />
che la sua esistenza è condizione<br />
fondamentale per la fecondità <strong>del</strong>la preghiera.<br />
<strong>La</strong> clausura salvaguarda ed accresce<br />
l’attività <strong>del</strong>la preghiera in ogni<br />
vocazione monastica individuale, che potrà<br />
così portare il suo contributo alla contemplazione<br />
<strong>del</strong>la Chiesa stessa. Sarebbe<br />
un errore credere che il linguaggio <strong>del</strong>la<br />
legislazione si allontani dalla spiritualità:<br />
infatti, se la legge mette in evidenza<br />
la debolezza umana, sottolinea anche i<br />
valori spirituali che hanno suscitato l’esistenza<br />
<strong>del</strong>la clausura monastica fin dalle<br />
origini. <strong>La</strong> clausura non può essere, dunque,<br />
ridotta semplicemente ai soli testi<br />
legislativi. Questi ultimi sono al servizio<br />
<strong>del</strong>la Chiesa e <strong>del</strong>la vita consacrata per<br />
guidare i monaci e le monache nella loro<br />
ricerca di Dio e permettere di raggiungere<br />
più facilmente la meta: l’unione intima<br />
con Dio e la salvezza <strong>del</strong>le anime.<br />
15 Cfr. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA<br />
CONSACRATA E SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Istruzione<br />
sulla vita contemplativa e la clausura<br />
<strong>del</strong>le monache Verbi Sponsa (13-5-1999): Enchiridion<br />
Vaticanum 18, 931-1000.<br />
22
LA CLAUSURA<br />
COME STILE DI VITA<br />
«Il monastero è il luogo che Dio custodisce»<br />
(cfr. Zac. 2,9); è la dimora <strong>del</strong>la sua<br />
singolare presenza, ad immagine <strong>del</strong>la<br />
tenda <strong>del</strong>l’alleanza nella quale si realizza<br />
il quotidiano incontro con Lui, dove il Dio<br />
tre volte Santo viene riconosciuto e onorato<br />
come l’unico Signore 16 .<br />
<strong>La</strong> clausura, tanto apprezzata e valorizzata<br />
dalla Chiesa e dal popolo di Dio, è<br />
un mezzo efficace che favorisce l’unione<br />
<strong>del</strong>la monaca con il Dio vivo e vero<br />
al quale ella serve con particolare dedizione.<br />
<strong>La</strong> clausura come separazione fisica<br />
ed affettiva dal mondo e da tutto<br />
quello che può dissipare lo spirito, mette<br />
tutto l’essere e l’operare <strong>del</strong>la monaca al<br />
servizio di Dio. Nel vivere volontariamente<br />
la separazione dal mondo si cerca di fare<br />
in modo che la vita monastica sia un’esperienza<br />
di totale donazione, nella quale<br />
Cristo sia la radice e il principio animatore<br />
di tutta l’esistenza. Tutta la vita mona-<br />
16 Verbi Sponsa n. 8<br />
23
stica è un’offerta gradita a Dio. In essa<br />
tutte le opere, anche le più piccole e insignificanti,<br />
devono essere una lode dedicata<br />
non solo al servizio di Dio, ma a<br />
Dio stesso.<br />
<strong>La</strong> clausura dei monasteri, con le sue<br />
norme e <strong>del</strong>imitazioni, ha come fine principale<br />
di aiutare e favorire l’incontro più<br />
profondo <strong>del</strong>la creatura con il suo Creatore.<br />
Nel silenzio e nella solitudine monastica<br />
l’anima assetata incontra la fonte<br />
che calma non solo la sua sete, ma la<br />
sete d’amore che c’è nel mondo.<br />
I monasteri di vita contemplativa sono<br />
chiamati oggi ad offrire una testimonianza<br />
di vita che si muove secondo l’impulso<br />
di una radicale conversione a Dio e d’unione<br />
fra i fratelli. Il monastero deve essere<br />
in mezzo al mondo una scuola di<br />
amore, una presenza semplice, silenziosa<br />
e povera all’interno <strong>del</strong>la Chiesa, <strong>del</strong>l’umanità<br />
e <strong>del</strong>la storia, una presenza che<br />
proclami che l’assoluto è Dio, e che è<br />
una felicità esistere per dedicare la vita<br />
al servizio di Dio e <strong>del</strong> suo regno. Ogni<br />
monastero è un seme fecondo di salvezza!<br />
Essere veramente contemplativo non è<br />
solo contemplare ma è sapersi contemplato<br />
da Dio, vivere sotto il suo sguardo<br />
in maniera cosciente, lasciarsi guardare<br />
da Lui con uno sguardo unico, pieno di<br />
tenerezza, accogliere questo sguardo<br />
con umiltà e gratitudine, lasciarsi guar-<br />
24
dare con amore e stare davanti a Lui con<br />
un atteggiamento aperto e orante. Questa<br />
è la contemplazione che alimenta la vita<br />
<strong>del</strong>le claustrali e, nella quale si trova la<br />
vera bellezza di vivere fra le mura di un<br />
monastero. È importante scoprire la dimensione<br />
ascetica <strong>del</strong>la clausura che è<br />
la rinuncia, per Cristo, a tutte le cose esterne,<br />
il dedicarsi a una vita di solitudine<br />
e silenzio perché Dio sia IL TUT-<br />
TO e occupi tutti gli spazi <strong>del</strong> cuore <strong>del</strong>la<br />
monaca; la chiave di interpretazione di<br />
questa ascesi non è l’annullamento fisico,<br />
ma la semplicità <strong>del</strong>la vita, la ricerca<br />
di una trasparenza interiore e purezza di<br />
cuore che sono le vittorie sull’egoismo e<br />
che fanno risaltare l’interesse sincero per<br />
il bene comune.<br />
25
LA CLAUSURA<br />
NELL’ORDINE<br />
DELLE ADORATRICI PERPETUE<br />
DEL <strong>SS</strong>. SACRAMENTO<br />
L’Ordine <strong>del</strong>le <strong>Adoratrici</strong> <strong>Perpetue</strong> ha<br />
avuto come dono dallo Spirito, approvato<br />
dalla Chiesa, mediante la Fondatrice<br />
Madre Maria Maddalena <strong>del</strong>l’Incarnazione,<br />
quello di seguire Cristo nel silenzio,<br />
nel raccoglimento, e nella preghiera <strong>del</strong>la<br />
vita claustrale dedita interamente alla<br />
contemplazione, che sempre occupa nel<br />
Corpo Mistico un posto eminente (Cfr. Codice<br />
di Diritto Canonico can. 674). 17<br />
I monasteri <strong>del</strong>l’Ordine <strong>del</strong>le <strong>Adoratrici</strong><br />
<strong>Perpetue</strong> <strong>del</strong> <strong>SS</strong>. <strong>Sacramento</strong> osservano<br />
la clausura papale, cioè conforme alle<br />
norme date dalla Sede Apostolica, dalle<br />
Costituzioni e dagli Statuti <strong>del</strong>l’Ordine. 18<br />
Madre Maria Maddalena <strong>del</strong>l’Incarnazione,<br />
riguardo alla clausura non diede<br />
nessuna norma specifica, ma si attenne<br />
alle disposizioni che la Chiesa dava riguardo<br />
ad essa, il che fece propendere<br />
decisivamente Mons. Gar<strong>del</strong>lini all’approvazione<br />
<strong>del</strong>l’Ordine. Egli, infatti, nel ri-<br />
17 Cfr. introduzione Statuti sulla <strong>Clausura</strong><br />
18 Cfr. Statuti sulla <strong>Clausura</strong> n. 1<br />
27
spondere al dubbio «se convenga o no<br />
approvare il nostro istituto che abbia come<br />
primario oggetto e fine il culto <strong>del</strong><br />
<strong>SS</strong>. <strong>Sacramento</strong>, tra le tante considerazioni<br />
esposte fa vedere come uno dei<br />
motivi base che fanno propendere per<br />
l’approvazione <strong>del</strong>l’Istituto è quello <strong>del</strong>la<br />
clausura stretta; perché, essendo le religiose<br />
sempre in monastero possono assicurare<br />
l’adorazione ininterrotta. Perciò<br />
è indubitato che se la fondazione sarà di<br />
vergini obbligate a Perpetua <strong>Clausura</strong>,<br />
si potrà da questo con maggior esattezza<br />
e minor incomodo adempiere all’obbligo<br />
principale <strong>del</strong>l’istituto a differenza<br />
dei religiosi molte volte distratti da indispensabili<br />
doveri per cui l’Adorazione può<br />
essere trascurata». 19<br />
<strong>La</strong> clausura nell’Ordine <strong>del</strong>le <strong>Adoratrici</strong><br />
<strong>Perpetue</strong>, infatti, è tutta orientata al<br />
culto e al servizio di lode <strong>del</strong>l’Eucaristia.<br />
19 Cfr. Relazione di Mons. Gar<strong>del</strong>lini, Sotto-Promotore<br />
<strong>del</strong>la Fede, cfr. L’Ordine <strong>del</strong>le <strong>Adoratrici</strong> <strong>Perpetue</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>SS</strong>.mo <strong>Sacramento</strong> - Notizie storiche, Tipografia<br />
Nazionale, Vigevano, 1996 pag. 245-247.<br />
28
1. LA DOPPIA CLAUSURA<br />
Madre Maria Maddalena ha lasciato in<br />
eredità un patrimonio spirituale ricco e<br />
profondo. A questo proposito è opportuno<br />
citare le sue parole sull’importanza<br />
di vivere una doppia clausura:<br />
«Ed invero una religiosa che non trascura<br />
di osservare con tutta l’esattezza l’Istituto<br />
che ha professato, è un giardino di<br />
<strong>del</strong>izie di Dio, […]che ne vuole essere<br />
l’assoluto padrone di modo che sia chiuso<br />
ancor due volte, vale a dire che con la<br />
clausura <strong>del</strong> corpo ne sia eziandio chiuso<br />
il cuore, dove Egli che è Re, vuole dimorare<br />
e regnare da solo, infatti, come<br />
dice S. Gregorio, ad una sposa di Gesù<br />
Cristo, poco gioverebbe trovarsi chiusa<br />
tra le mura <strong>del</strong> monastero, se non tiene<br />
chiuso il cuore ad ogni cosa <strong>del</strong> secolo<br />
che stacca ed allontana da Dio» 20 .<br />
Queste parole di Madre Maria Maddalena,<br />
sono la luce che deve guidare ogni<br />
adoratrice, perché l’osservanza di questa<br />
doppia clausura, <strong>del</strong> corpo e <strong>del</strong> cuore, favorisca<br />
un profondo raccoglimento - «nascosta<br />
con Cristo in Dio» 21 - e non si frapponga<br />
nessun altro anelito che quello di<br />
adorare perpetuamente Gesù Eucaristia,<br />
dando testimonianza al mondo <strong>del</strong>la supremazia<br />
assoluta di Dio, convertendo la<br />
20 Avv. Rif. VIII<br />
21 Cfr. Col. 3,3<br />
29
sua vita in un’azione liturgica e vivendo in<br />
continua lode.<br />
Ogni adoratrice è testimone che Dio<br />
deve essere cercato, amato e adorato a<br />
ragione di se Stesso e non solo per i doni<br />
e benefici che si sono ricevuti o che si<br />
sperano di ricevere da Lui.<br />
Questo è il senso profondo e vero <strong>del</strong>la<br />
clausura monastica, la quale vissuta<br />
con cosciente coerenza e gioia trasforma<br />
il cuore <strong>del</strong>la monaca, anche nei ridotti<br />
spazi di un monastero, in un essere completamente<br />
libero per servire, amare e adorare<br />
Colui che solo per sua grazia ha voluto<br />
chiamarla dai clamori <strong>del</strong> mondo a vivere<br />
una maggiore intimità con Lui.<br />
30
2. IL CHIOSTRO<br />
«giardino chiuso tu sei... fontana sigillata»<br />
Il «chiostro», proprio <strong>del</strong>la clausura, è<br />
lo spazio in cui il vivere diventa una estensione<br />
<strong>del</strong>l’amore di Dio e dove ogni<br />
monaca riscopre la sua missione all’interno<br />
<strong>del</strong>la Chiesa attraverso la preghiera, il<br />
sacrificio e l’offerta <strong>del</strong>la sua vita in comunione<br />
con le consorelle, per il bene<br />
<strong>del</strong>l’umanità.<br />
Madre Maria Maddalena dà una descrizione<br />
molto bella <strong>del</strong>la clausura:<br />
« tenere il proprio cuore sempre<br />
chiuso al mondo, quindi aperto<br />
continuamente al Celeste Sposo<br />
Gesù Sacramentato» 22 .<br />
Tutto nella clausura suggerisce e invita<br />
al raccoglimento interiore, al silenzio e<br />
a fare deserto dentro e fuori di se stesse<br />
per cui si comprende che la clausura<br />
è soprattutto una «disposizione <strong>del</strong> cuore»<br />
e ogni monaca è chiamata ad essere<br />
quel raggio di luce che irradia la presenza<br />
e l’amore <strong>del</strong> Signore. Per le <strong>Adoratrici</strong><br />
esiste inoltre una forte similitudine<br />
tra il Tabernacolo e la clausura in quanto,<br />
esse sono, nella clausura, custodi spirituali<br />
di Gesù Eucaristia così come il Tabernacolo<br />
lo è <strong>del</strong> corpo fisico di Cristo.<br />
22 Cfr. Avv. Rif. VIII<br />
31
32<br />
3. CONTEMPLAZIONE: UNIONE<br />
«di Te ha detto il mio cuore:<br />
cercate il suo volto»<br />
Ci rimangono <strong>del</strong>le bellissime parole di<br />
Madre Maria Maddalena, lei che sin da<br />
piccola, ed in tutta la sua vita di adoratrice,<br />
ha portato in sè il riflesso <strong>del</strong>la bellezza<br />
divina:<br />
«O Signore mi struggo di ammirazione<br />
e di amore alla tua divina presenza [...]<br />
sopraffatta da stupore, e quasi fuori di<br />
me stessa al riflesso di tanto amore e di<br />
tante meraviglie che Tu mi fai vedere su<br />
questa terra» 23 .<br />
Per la Madre non esisteva altro che adorare<br />
Gesù Eucaristia e portare altri ad<br />
adorarLo insieme a lei.<br />
Immergendosi nel Mistero Eucaristico<br />
l’adoratrice, nello stupore e nella contemplazione,<br />
si apre all’adorazione e dall’adorazione<br />
si eleva nuovamente alla contemplazione<br />
in un dialogo con il Dio presente<br />
nell’Eucaristia, che ovviamente non<br />
si limita solo alla presenza dinanzi al<br />
Santissimo, ma si perpetua nell’arco di<br />
tutta la giornata. Tutta la vita <strong>del</strong>la contemplativa<br />
viene vissuta nell’ottica di chi<br />
sa che al di là di ogni avvenimento umano<br />
si «nasconde» la presenza divina.<br />
23 Atti per l’Adorazione, Direttorio 1814
Ella cerca una continua unione e comunione<br />
con la <strong>SS</strong>. Trinità, comunione filiale<br />
con il Padre, sponsale alla sequela di<br />
Gesù e il tutto sigillato dall’amore <strong>del</strong>lo<br />
Spirito Santo. Sono queste «le nozze di<br />
Dio con l’umanità» 24 .<br />
«Le monache di clausura, per la loro<br />
specifica chiamata all’unione con Dio nella<br />
contemplazione, si ritrovano pienamente<br />
nella comunione <strong>del</strong>la Chiesa, divenendo<br />
segno singolare <strong>del</strong>l’intima unione con<br />
Dio <strong>del</strong>l’intera comunità cristiana. Mediante<br />
la preghiera, in modo particolare<br />
con la celebrazione <strong>del</strong>la liturgia, e la<br />
loro quotidiana offerta, esse intercedono<br />
per tutto il popolo di Dio e si uniscono<br />
al rendimento di grazie di Gesù Cristo al<br />
Padre (cfr. 2Cor 1, 20; Ef 5,19-20)» 25 .<br />
«Con animo libero e accogliente, “con<br />
la tenerezza di Cristo”, le monache<br />
portano in cuore le sofferenze e le ansie<br />
di quanti ricorrono al loro aiuto e di tutti<br />
gli uomini e le donne. Profondamente solidali<br />
con le vicende <strong>del</strong>la Chiesa e <strong>del</strong>l’uomo<br />
d’oggi, collaborano spiritualmente<br />
all’edificazione <strong>del</strong> regno di Cristo perché<br />
“Dio sia tutto in tutti”» 26 .<br />
24 Verbi Sponsa n. 4<br />
25 Ibidem n. 6<br />
26 Ibidem n.8<br />
* * *<br />
33
In Maria Santissima, prima adoratrice,<br />
madre <strong>del</strong> silenzio ed eletta come tabernacolo<br />
<strong>del</strong> Figlio di Dio, troviamo il miglior<br />
esempio da seguire.<br />
Lei che con atteggiamento orante accolse<br />
il Verbo di Dio nella sua vita, «conservava<br />
e meditava nel suo cuore»<br />
27 gli eventi meravigliosi <strong>del</strong> Suo Figlio,<br />
nulla trattenne per se stessa, ma<br />
fece piuttosto <strong>del</strong>la sua vita un «SÌ» continuo<br />
alla volontà <strong>del</strong> Padre.<br />
Lei, Donna Eucaristica, guidi ed illumini<br />
il cammino di totale donazione a Dio e<br />
al servizio <strong>del</strong>la Chiesa di ogni adoratrice<br />
perché sempre più sia conosciuto, amato<br />
e adorato Gesù realmente presente<br />
nell’Eucaristia: il tesoro, «la perla<br />
preziosa - come dice il Santo Padre<br />
Benedetto XVI - che dà senso vero e<br />
pieno alla vita».<br />
27 Cfr. Lc. 2,19<br />
34<br />
FINITO DI STAMPARE IL 26 GIUGNO 2005<br />
- GIORNO ANNIVERSARIO DELLA PROMULGAZIONE<br />
DEL DECRETO DI ALLARGAMENTO DELLA FEDERAZIONE<br />
AI MONASTERI SPAGNOLI (1985) -<br />
COI TIPI DELLA TIPOL ITOGRAFIA<br />
NAZIONALE SAI DI VIGEVANO