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Anno II numero 9 marzo_aprile 2004<br />

Bimestrale dell’<strong>Age</strong>nzia per i servizi sanitari regionali<br />

Poste Italiane SpA<br />

Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Roma<br />

➔<br />

Elementi di analisi e osservazione del sistema salute<br />

9<br />

Editoriale_Il metodo del confronto Focus on_Accreditamento, rifacciamo il punto: esperienze regionali a confron-<br />

to; aggiornamento delle normative regionali; vi è chi punta all’eccellenza; strategie e policies per la qualità in Europa<br />

Assr on line_Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”: cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001; il consumo farma-<br />

ceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie; come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65


Sommario | marzo_aprile 2004<br />

Editoriale<br />

Il metodo del confronto<br />

di Laura Pellegrini e Franco Toniolo<br />

Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

Esperienze regionali a confronto<br />

Aggiornamento delle normative regionali<br />

Vi è chi punta all’eccellenza<br />

Strategie e policies per la qualità in Europa<br />

Assr on line<br />

Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”:<br />

cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001<br />

Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

9<br />

pagina 2<br />

pagina 8<br />

pagina 40<br />

pagina 48<br />

pagina 54<br />

pagina 58<br />

pagina 62<br />

pagina 71


Elementi di analisi<br />

e osservazione<br />

del sistema salute<br />

Bimestrale dell’<strong>Age</strong>nzia<br />

per i servizi sanitari regionali<br />

Anno III Numero 9<br />

marzo_aprile 2004<br />

Direttore<br />

Laura Pellegrini<br />

Direttore responsabile<br />

Maria Chiara Micali Baratelli<br />

Comitato scientifico<br />

Giovanna Baraldi, Lucio Capurso,<br />

Giovanni Costa, Franco<br />

Cuccurullo, Francesco Di Stanislao,<br />

Gian Franco Gensini, Renato<br />

Guarini, Rocco Mangia, Maurizio<br />

Mauri, Ubaldo Montaguti, Filippo<br />

Palumbo, Bruno Rusticali, Erasmo<br />

Santesso, Irinus Serafin, Federico<br />

Spandonaro, Alberto Spanò<br />

Editore<br />

ASSR (<strong>Age</strong>nzia per i servizi<br />

sanitari regionali),<br />

Piazza G. Marconi 25, 00144 Roma<br />

Tel. 06.54.95.11<br />

www.assr.it<br />

Redazione, progetto grafico<br />

e impaginazione<br />

Italpromo Esis Publishing<br />

Via dei Magazzini Generali, 18<br />

00154 Roma<br />

Tel. 06.57.29.98.1<br />

Stampa<br />

Union Printing Srl,Viterbo<br />

Registrazione<br />

presso il Tribunale di Roma<br />

n. 560 del 15.10.2002<br />

Finito di stampare<br />

nel mese di maggio 2004<br />

Questo periodico<br />

è associato all’Unione<br />

Stampa Periodica Italiana<br />

E Editoriale<br />

| Il metodo del confronto<br />

➔<br />

Il metodo del confronto<br />

I<br />

di Laura Pellegrini e Franco Toniolo<br />

l tema dell’accreditamento è stato affrontato da “<strong>Monitor</strong>”,<br />

nel n. 2 di novembre-dicembre 2002, con un’ampia<br />

disamina riferita alle normative regionali (leggi, regolamenti,<br />

disciplinari tecnici) allo stato della relativa attuazione,<br />

agli orientamenti della giurisprudenza su alcune<br />

questioni interpretative controverse, al quadro internazionale.<br />

Ma soprattutto è stato esaminato dal punto di vista delle<br />

difficoltà emerse nel suo percorso applicativo e, in proposito,<br />

è stato ipotizzato che esse derivino essenzialmente<br />

dalla duplice finalità che è stata affidata all’accreditamento<br />

nel nostro sistema – garantire la qualità delle prestazioni<br />

e nel contempo risultare funzionale rispetto all’obiettivo<br />

della selezione e regolazione dell’offerta dei servizi da<br />

parte delle strutture pubbliche e private – ponendo non<br />

pochi problemi pratici di fattibilità e compatibilità con le<br />

esigenze di governo del sistema stesso.<br />

I rappresentanti delle Regioni, rispondendo alla richiesta<br />

dell’<strong>Age</strong>nzia per i servizi sanitari regionali, di far conoscere<br />

quali fossero, a loro giudizio, i più rilevanti problemi<br />

posti dall’accreditamento, hanno indicato quattro<br />

ambiti tematici e manifestato l’avviso che su di essi fosse<br />

utile aprire un confronto fra le esperienze maturate nelle<br />

diverse realtà regionali:<br />

• modalità con cui realizzare i rapporti fabbisogno-programmazione-offerta;<br />

• modalità affidabili e praticabili per verificare le non


Editoriale | Il metodo del confronto<br />

conformità alle normative delle strutture<br />

sanitarie, compresi i requisiti minimi autorizzativi<br />

e soluzioni per superare le non<br />

conformità;<br />

• oggetto dell’accreditamento: cosa valutare<br />

e come valutare;<br />

• caratteristiche e ruolo dei valutatori.<br />

Su questi temi sono stati costituiti, presso l’<strong>Age</strong>nzia,<br />

quattro gruppi di lavoro, composti da rappresentanti<br />

di tutte le Regioni, con il compito<br />

di mettere a fuoco, nel quadro delle diverse normative,<br />

i risultati finora conseguiti e gli elementi<br />

di difficoltà incontrati.<br />

Non vi è dubbio che il metodo del confronto<br />

è risultato estremamente proficuo. Esso, infatti,<br />

ha consentito un dibattito aperto, con approfondimenti<br />

e scambi di informazioni molto utili<br />

al di là delle diversità di strategie generali e di<br />

modelli di riferimento.<br />

Anzi proprio la diversità dei modelli di riferimento,<br />

ha consentito una più articolata messa<br />

a punto dei problemi di fondo, nonché la valutazione<br />

attenta dei livelli di coerenza dei singoli<br />

modelli con le finalità generali del sistema.<br />

Indubbiamente, in un quadro generale che<br />

sempre più presenta, in questa materia come in<br />

altre, significativi elementi di differenziazione tra<br />

le Regioni, determinati dal proposito di aderire<br />

meglio a bisogni specifici locali o a modelli innovativi<br />

orientati verso obiettivi di maggiore efficienza,<br />

il confronto tra le diverse esperienze si<br />

rivela estremamente importante.<br />

Ed è per questo che, soprattutto nei tempi più<br />

recenti, è andata sviluppandosi la positiva prassi<br />

della discussione, a livello tecnico, dei risultati delle<br />

diverse esperienze, in appositi tavoli tematici.<br />

L’<strong>Age</strong>nzia per i servizi sanitari regionali ha<br />

promosso, per parte sua, il confronto tra tutte<br />

le Regioni su numerose materie. E a proposito<br />

di confronto va ricordato che la manifestazione<br />

più significativa di questo impegno è costituita<br />

dal recente programma “Mattoni del<br />

SSN”, varato con il consenso di tutte le Regioni,<br />

con l’obiettivo di recuperare, al di là della<br />

varietà dei modelli e delle soluzioni organizzative,<br />

l’uniformità degli elementi di classificazione,<br />

denominazione e valutazione di tutto<br />

il sistema, procedendo alla individuazione di<br />

regole condivise, per tutti i principali ambiti<br />

dell’attività del Servizio sanitario nazionale.<br />

Ritornando al tema dell’accreditamento, in<br />

questo numero di <strong>Monitor</strong> sono riportati i quattro<br />

documenti approvati nei tavoli di lavoro sull’accreditamento<br />

stesso.<br />

Il primo documento dà conto degli strumenti<br />

e metodi che le Regioni hanno ritenuto di<br />

adottare per la valutazione del fabbisogno di strutture<br />

e prestazioni.<br />

Il quadro emerso è particolarmente interessante,<br />

con una notevole differenza di approcci,<br />

sia per quanto concerne le metodologie di stima<br />

del fabbisogno, che per la scelta degli interlocutori<br />

da coinvolgere nella valutazione, che per<br />

le modalità individuate ai fini del contenimento<br />

3


Editoriale | Il metodo del confronto<br />

4<br />

e controllo dell’offerta eccedente rispetto al fabbisogno.<br />

Nel secondo documento si affronta l’arduo<br />

tema dell’individuazione di modalità affidabili e<br />

praticabili per verificare le condizioni strutturali<br />

e tecnologiche di “non conformità” delle strutture<br />

sanitarie rispetto alle normative vigenti, ivi<br />

comprese le carenze rispetto ai requisiti minimi<br />

per l’autorizzazione.<br />

Si tratta di una problematica che riguarda in<br />

larga misura le strutture pubbliche, cronicamente<br />

afflitte dalla carenza di risorse finanziarie adeguate<br />

rispetto alla molteplicità dei bisogni.<br />

Una rilevazione molto puntuale, svolta nell’anno<br />

2002 dalla Regione Lombardia, ha riscontrato<br />

che il 35% del patrimonio immobiliare<br />

delle aziende sanitarie pubbliche di quella<br />

Regione è stato costruito prima del 1900, il 37%<br />

tra il 1900 e il 1945, il 19% tra il 1945 e il 1975,<br />

e solo il 9% dopo tale data. La stessa indagine ha<br />

evidenziato che di tali strutture il 31% presenta<br />

uno stato di conservazione scadente, il 45% sufficiente,<br />

il 14% buono, mentre per l’8% sono segnalati<br />

lavori di ristrutturazione in corso.<br />

I dati nazionali (le ultime indagini sono state<br />

effettuate dal ministero della Sanità nell’anno<br />

1988 per lo stato delle strutture edilizie e<br />

nell’anno 2000 per quello delle attrezzature di<br />

diagnostica per immagini) non sono certamente<br />

migliori, anche se bisogna dire che consistenti<br />

interventi di ristrutturazione e di adeguamento<br />

alle norme di sicurezza delle strutture sanitarie<br />

sono stati nel tempo effettuati in tutte le<br />

Regioni, anche con risorse vincolate a carico<br />

del programma di interventi di cui all’articolo<br />

20 della legge n. 67 del 1988 e successive modificazioni.<br />

Dai dati rilevati dal tavolo di lavoro è emer-<br />

so, altresì, che spesso anche strutture di recente<br />

costruzione presentano carenze di requisiti,<br />

a causa del variare delle normative o delle tecnologie,<br />

della mancata manutenzione, di trasformazioni<br />

con criteri inadeguati, di inadeguatezze<br />

progettuali, ecc.<br />

Poco affidabili sono risultate alcune delle iniziative<br />

volte a raccogliere elementi di stima presso<br />

le aziende sugli stati di non conformità delle<br />

strutture, soprattutto a causa della mancanza<br />

di elementi univoci di riferimento per la valutazione.<br />

Per questo le Regioni partecipanti al tavolo<br />

di lavoro hanno considerato indispensabile identificare<br />

uno strumento di rilevazione sulla situazione<br />

esistente nelle singole strutture, facendone<br />

oggetto di una limitata sperimentazione.<br />

Tale strumento tecnico si è mostrato completo<br />

e funzionale in relazione allo scopo, che<br />

gli era proprio, di raccogliere elementi di conoscenza<br />

con criteri omogenei.<br />

Le successive fasi operative che sono state ipotizzate<br />

comportano un forte coinvolgimento dei<br />

livelli regionali e aziendali nella gestione di tutto<br />

il processo di verifica.<br />

Il terzo tema affrontato riguarda l’individuazione<br />

di alcuni elementi intrinsecamente rilevanti<br />

al fine di rendere significativo e plausibile<br />

il processo di accreditamento. È ampiamente<br />

condivisa l’opinione che i requisiti per l’accreditamento<br />

debbano essere prevalentemente focalizzati<br />

su aspetti organizzativi, in particolare<br />

attinenti al tema della qualità (qualità organizzativa,<br />

efficacia, appropriatezza, trasparenza, risultati<br />

delle cure, rischio, miglioramento continuo,<br />

ecc.).<br />

Nel rispetto dell’autonomia delle Regioni<br />

sul tema, il tavolo di lavoro ha ritenuto utile


Editoriale | Il metodo del confronto<br />

poter aumentare i livelli di condivisione rispetto<br />

all’interrogativo su quali dovrebbero essere i<br />

fattori di qualità da garantire attraverso lo strumento<br />

dell’accreditamento, in particolare individuando<br />

elementi che possano:<br />

• permettere la comparazione dei dati, delle<br />

attività e dei risultati;<br />

• favorire lo scambio di esperienze, di esperti<br />

e di documenti;<br />

• rassicurare rispetto agli effettivi livelli qualitativi<br />

garantiti, anche attraverso un confronto<br />

interregionale.<br />

È stato, inoltre, sottolineato che i requisiti devono<br />

essere verificabili/misurabili in modo oggettivo<br />

e riproducibile.Alcune Regioni, che hanno<br />

avuto già modo di fare sperimentazioni sul<br />

campo, hanno rilevato come spesso si sia manifestata<br />

la necessità di rivedere determinate prescrizioni,<br />

proprio per valutazioni inerenti alla loro<br />

pertinenza, utilità o correlazione con gli obiettivi<br />

attesi (efficacia, appropriatezza, ecc.), o per<br />

la difficoltà ad ottenere verifiche oggettive circa<br />

la loro osservanza.<br />

In tale logica, si è ritenuto indispensabile identificare<br />

uno strumento da utilizzare come griglia<br />

di lettura dei processi sviluppati o in corso<br />

di definizione nelle Regioni. Nella prima fase<br />

dei lavori è stato ritenuto di utilizzare, per questi<br />

scopi, la Raccomandazione del Comitato dei<br />

Ministri europei del 1997, considerata coerente<br />

con lo stato dell’arte internazionale sul tema<br />

della qualità in sanità, condivisibile al di là degli<br />

specifici modelli scelti e autorevole per il livello<br />

istituzionale di emanazione.<br />

Il documento si occupa dei sistemi di miglioramento<br />

della qualità e, seppur solo in parte<br />

coincidente con il sistema dell’accreditamento,<br />

è stato considerato attinente alla tema-<br />

tica affrontata dal lavoro del tavolo, poiché l’approccio<br />

suggerito permette di definire con precisione<br />

quali sono gli elementi che hanno impatto<br />

sulla qualità dei servizi e sui loro risultati<br />

e aiuta anche a definire le modalità per una<br />

loro valutazione affidabile, in una logica non<br />

più episodica e contingente, ma sistemica.<br />

Partendo dai fattori di qualità contenuti nella<br />

Raccomandazione Europea, è stata quindi elaborata<br />

una prima scheda di autovalutazione da<br />

parte delle Regioni sui contenuti del proprio sistema<br />

di accreditamento.<br />

Successivamente è stata effettuata una verifica<br />

più mirata, in quanto più direttamente correlata<br />

al contesto generale italiano, partendo dai<br />

principi informatori del sistema dei Livelli essenziali<br />

di assistenza (Lea). L’analisi del Dpcm<br />

del 29 novembre 2001 relativo ai Lea, degli inerenti<br />

documenti preparatori, ha permesso, in tale<br />

fase, di individuare un nucleo essenziale di sei<br />

principi fondamentali di riferimento, e precisamente:<br />

bisogno, equità di accesso, qualità delle<br />

cure, appropriatezza e linee guida, dignità della<br />

persona e tutela della fragilità.<br />

Si è quindi proceduto a una rilettura dei manuali<br />

di accreditamento delle Regioni Marche<br />

ed Emilia-Romagna, nonché della Joint Commission<br />

al fine di verificare se in quei documenti<br />

vi fossero requisiti coerenti con una logica di tutela<br />

dei principi sopra descritti.<br />

Si è potuto rilevare che, anche in questo caso,<br />

risultavano maggiormente rappresentati alcuni<br />

aspetti (qualità delle cure, appropriatezza e<br />

linee guida) mentre, specie nei documenti regionali,<br />

risultavano poco presenti altri ambiti<br />

(equità di accesso, bisogno e dignità).<br />

Nell’ulteriore sviluppo del confronto tra le<br />

Regioni, è stato ritenuto utile fare un altro pas-<br />

5


Editoriale | Il metodo del confronto<br />

6<br />

so in avanti, predisponendo un elenco di requisiti<br />

sui quali si potesse realizzare la più ampia<br />

condivisione. Ciò va inteso esclusivamente come<br />

una evidenziazione dello stato delle esperienze<br />

e del dibattito svoltosi a livello nazionale,<br />

da offrire a tutte le Regioni come esempio<br />

di sviluppo culturale e metodologico.<br />

L’ultimo argomento affrontato dall’apposito<br />

tavolo di lavoro riguarda le caratteristiche e<br />

il ruolo dei valutatori nel sistema dell’accreditamento.<br />

Dal confronto tra le Regioni sono emerse le<br />

differenti configurazioni giuridiche delle attività<br />

dei valutatori (pubblici ufficiali, incaricati di<br />

pubblico esercizio, consulenti), in correlazione<br />

con i diversi livelli di autonomia e responsabilità<br />

assegnati alla funzione.<br />

Nel corso dei lavori sono stati anche messi in<br />

luce aspetti particolari, come quelli relativi ai<br />

percorsi formativi, alla remunerazione, al coinvolgimento<br />

di professionisti esterni e così via.<br />

Nel complesso è emerso come il ruolo del<br />

valutatore sia stato ritenuto centrale nella gestione<br />

del processo di accreditamento, al punto<br />

che diverse Regioni che non hanno ancora dato<br />

concreto avvio alle procedure per sottoporre<br />

ad accreditamento le strutture operanti nel<br />

proprio territorio, si sono, tuttavia, poste il problema<br />

di promuovere la partecipazione di propri<br />

operatori ai percorsi formativi per l’attività<br />

di valutazione.<br />

Per concludere sull’argomento, qualche considerazione<br />

di carattere più generale.<br />

Com’è noto, l’accreditamento istituzionale,<br />

quale procedura gestita dall’istituzione pubblica<br />

a garanzia della qualità del servizio offerto dalle<br />

strutture che operano per suo conto, è una<br />

esperienza quasi esclusivamente italiana.<br />

Nella maggior parte degli altri paesi, dove è<br />

nato e si è sviluppato, l’istituto dell’accreditamento<br />

si configura come una scelta volontaria<br />

delle strutture che operano in ambito sanitario<br />

a sottoporsi alla valutazione qualitativa da parte<br />

di un ente terzo, indipendente, non riconducibile<br />

a una istituzione pubblica.<br />

La procedura così configurata è definita “accreditamento<br />

di eccellenza” in quanto esprime<br />

l’impegno aggiuntivo della struttura a raggiungere<br />

livelli qualitativi più elevati rispetto a quelli<br />

prescritti dalle ordinarie regole in termini di<br />

organizzazione del servizio, attenzione al paziente/cliente,<br />

approccio professionale/clinico.<br />

Molti dei sistemi di accreditamento degli altri<br />

paesi si sono orientati all’assicurazione della<br />

qualità in termini di standardizzazione dei sistemi<br />

sanitari (ISO) alla verifica e revisione della<br />

qualità (VRQ) al miglioramento continuo della<br />

qualità (MCQ) al perseguimento della qualità<br />

totale (Total Quality Management,TQM).<br />

È da sottolineare comunque che, anche nei<br />

paesi in cui vige l’istituto dell’accreditamento<br />

volontario, il riconoscimento, da parte di un ente<br />

esterno, della conformità a standard qualitativi<br />

definiti costituisca un pre-requisito importante<br />

per poter stabilire rapporti di fornitura con<br />

le istituzioni preposte al finanziamento del sistema<br />

sanitario pubblico.<br />

In questo senso, quindi, l’accreditamento di<br />

eccellenza, in diverse esperienze internazionali,<br />

ha implicazioni istituzionali importanti.<br />

Nel nostro paese le Regioni sono ancora impegnate<br />

a portare avanti i processi di accreditamento<br />

istituzionale, pur tra evidenti incertezze<br />

e oggettive difficoltà. Ma in diverse realtà si vanno<br />

sviluppando anche percorsi di accreditamento<br />

con altre procedure.<br />

La Lombardia, ad esempio, ha sposato l’approccio<br />

ISO richiedendo la certificazione di tut-


Editoriale | Il metodo del confronto<br />

te le aziende.Altre Regioni, in particolare il Veneto,<br />

hanno preferito stimolare e promuovere<br />

processi di miglioramento bottom up, lasciando<br />

libere le strutture di adottare modelli di accreditamento<br />

o di certificazione internazionale in<br />

cui credono di più.<br />

Nei due articoli pubblicati in questo numero<br />

(“Vi è chi punta all’eccellenza” e “Strategie e policies<br />

per la qualità in Europa”) sono delineati alcuni<br />

dei più significativi esempi di questi differenti<br />

approcci al tema della qualità.<br />

Nella rubrica ASSR on line sono, come di<br />

consueto, pubblicati in sintesi alcuni tra i lavori<br />

portati a termine di recente dall’<strong>Age</strong>nzia per i<br />

servizi sanitari regionali.<br />

Il primo riguarda il confronto tra i dati relativi<br />

ai ricoveri ospedalieri “a rischio di inappropriatezza”<br />

dell’anno 2002 rispetto a quelli dell’anno<br />

2001. Un elemento che riveste sicuramente<br />

un significato positivo riguarda il consistente<br />

aumento dei ricoveri in day hospital e la<br />

contemporanea diminuzione dei ricoveri in regime<br />

ordinario.<br />

Il secondo lavoro riporta i dati del consumo<br />

farmaceutico dell’anno 2003 in tutte le aziende<br />

sanitarie. Le elaborazioni riguardano la spesa netta<br />

pro capite, il numero di ricette pro capite nonché<br />

gli scostamenti dei valori delle singole azien-<br />

de rispetto ai valori medi regionali e nazionali.<br />

Infine nell’ultimo lavoro sono riportati i risultati<br />

di una ricerca svolta dall’ASSR, con la<br />

collaborazione del Censis, sul tema “Sviluppo<br />

ed estensioni della metodologia di analisi della<br />

domanda di salute e della soddisfazione dei cittadini<br />

verso il SSN”.L’indagine è stata realizzata<br />

nella seconda metà del 2003 su un campione<br />

nazionale rappresentativo, composto da 1.500<br />

anziani (dai 65 anni in su) e si è focalizzata su<br />

due aspetti:<br />

• l’analisi delle condizioni di salute degli anziani,<br />

dei loro stili di vita, dei comportamenti<br />

che adottano per la salvaguardia della<br />

loro salute e della rilevanza e dell’efficacia<br />

del supporto familiare;<br />

• il monitoraggio circa la concreta interazione<br />

tra gli anziani e i servizi sanitari, la<br />

valutazione su questi ultimi e sulla loro effettiva<br />

capacità di rispondere concretamente<br />

ai bisogni del mondo degli anziani.<br />

Dalla ricerca emerge un quadro del rapporto<br />

tra anziani e salute piuttosto sfaccettato e ricco<br />

di elementi di riflessione. Complessivamente<br />

si è registrata una valutazione positiva dei servizi<br />

sanitari e dell’informazione, con l’unico punto<br />

spesso negativo dell’eccessiva lunghezza delle<br />

liste di attesa.<br />

7


FO<br />

Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

➔<br />

Esperienze regionali a confronto<br />

A<br />

distanza di un anno dalla pubblicazione di una monografia sull’accreditamento su<br />

<strong>Monitor</strong> (n. 2/2002), contenente una revisione delle esperienze nazionali e internazionali<br />

e un’analisi dettagliata della normativa regionale, pubblichiamo ora una sintesi<br />

dei risultati prodotti dai tavoli di lavoro sui temi che allora erano stati indicati come priorità<br />

dai referenti delle Regioni e Province Autonome.<br />

L’<strong>Age</strong>nzia per i Servizi Sanitari Regionali si è costantemente occupata, fin<br />

dalla sua istituzione, dei temi inerenti la qualità in sanità e in particolare dell’accreditamento.<br />

Con l’istituzione della Commissione nazionale per l’accreditamento e la qualità<br />

(prevista dall’art. 19-bis del Dlgs 229/99) questa attività si è ulteriormente estesa,<br />

in particolare con le iniziative promosse in collaborazione e/o supporto alle attività<br />

della Commissione stessa.Alla luce del suo mandato, la Commissione ha iniziato<br />

la sua attività svolgendo un monitoraggio delle fonti normative prodotte a livello<br />

regionale in materia di autorizzazione e modelli di accreditamento, rilevando<br />

altresì lo stato di attuazione di tali norme. Questo approccio era considerato un<br />

utile punto di partenza per verificare il rispetto delle normative vigenti e promuovere<br />

la cultura del miglioramento superando logiche di autoreferenzialità.<br />

Il primo obiettivo è stato raggiunto attraverso una puntuale verifica degli<br />

atti emanati sul tema da tutte le Regioni e Province Autonome, e la successiva<br />

creazione di schede regionali di sintesi che sono state poi periodicamente<br />

aggiornate, e che sono costantemente disponibili nel sito internet dell’ASSR.<br />

Per il secondo obiettivo la Commissione ha deciso di attivare (luglio 2001) un<br />

gruppo di lavoro in collaborazione con il coordinamento degli assessori e con il<br />

supporto della ASSR, al fine di identificare un percorso condiviso per comprendere<br />

quale fosse il livello di attuazione delle nuove procedure di autorizzazione<br />

e accreditamento, ma anche quali fossero le criticità che le Regioni incontrava-


Esperienze regionali a confronto<br />

no e quali le eventuali soluzioni proposte.<br />

Si voleva verificare la corrispondenza tra quanto<br />

previsto dagli atti nazionali e quanto normato<br />

dalle Regioni ma, soprattutto, tra quanto formalmente<br />

descritto negli atti regionali e quanto<br />

effettivamente giunto alla fase attuativa. Oltre a<br />

queste informazioni strettamente connesse alle<br />

attività, si voleva anche comprendere quali fossero<br />

stati i problemi che le Regioni avevano incontrato<br />

e, ove possibile, le soluzioni con cui si<br />

era cercato di superarli.<br />

A tale scopo fu attivato un gruppo di lavoro<br />

misto Commissione-Regioni. Il gruppo di lavoro<br />

identificò i temi specifici da indagare e predispose<br />

gli strumenti con cui svolgere l’indagine.<br />

La necessità di una comprensione profonda<br />

dei fenomeni in corso ha richiesto lo svolgimento<br />

di una indagine sul campo. Gli strumenti utilizzati,<br />

un questionario autocompilato e la realizzazione<br />

di focus group in ogni Regione e Provincia<br />

Autonoma, si sono rivelati quanto mai efficaci<br />

nell’identificare i problemi che venivano incontrati<br />

nell’applicazione sul campo dei principi<br />

previsti dalle normative. Le successive operazioni<br />

di riportare a categorie generali i problemi<br />

evidenziati e la prioritarizzazione degli stessi<br />

ha permesso di identificare delle priorità ampiamente<br />

sentite e condivise.<br />

I risultati dell’indagine sono stati presentati in<br />

un convegno tenutosi a Roma presso la sede del<br />

Cinsedo l’8 luglio 2002, e riportati poi per esteso<br />

nella relazione “Indagine conoscitiva sullo sta-<br />

to di attuazione del processo di accreditamento<br />

istituzionale: strategie, criticità, prospettive”,oltre<br />

che pubblicati sinteticamente sulla rivista <strong>Monitor</strong><br />

(numero 2 del 2002).<br />

In tale occasione si è rilevato come fossero ancora<br />

poche le Regioni in cui l’accreditamento<br />

era passato alla fase applicativa, ma soprattutto erano<br />

emerse una serie di criticità che l’indagine<br />

aveva permesso di evidenziare e di quantificare<br />

nella loro percezione da parte delle Regioni. Si<br />

rilevava, ad esempio, come il tema della qualità<br />

fosse ampiamente sentito, non solo come obbligo<br />

formale richiesto dalla normativa, ma come<br />

componente essenziale e ineludibile del sistema<br />

sanitario, anche in risposta alle richieste dei cittadini<br />

e dei diversi interlocutori. L’accreditamento<br />

era compreso come strumento centrale per la<br />

garanzia e promozione della qualità, e ben 16 Regioni<br />

avevano emanato atti per disciplinarlo.<br />

Le tematiche che al termine del seminario sono<br />

apparse più urgenti da affrontare, per criticità<br />

e diffusione, sono state le seguenti:<br />

• modalità con cui realizzare i rapporti fabbisogno-programmazione-offerta;<br />

• modalità affidabili e praticabili per verificare<br />

le non conformità alle normative delle<br />

strutture sanitarie, compresi i requisiti minimi<br />

autorizzativi e soluzioni per superare<br />

le non conformità;<br />

• contenuti e procedure dell’accreditamento:<br />

cosa valutare e come valutare;<br />

• caratteristiche e ruolo dei valutatori.<br />

9


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

10<br />

Nel corso del convegno citato, le Regioni e<br />

le Province Autonome hanno espresso un particolare<br />

apprezzamento per l’iniziativa promossa<br />

dalla Commissione e dall’<strong>Age</strong>nzia, risultata<br />

una opportunità di conoscenza e confronto molto<br />

utile, e hanno formulato l’auspicio che le iniziative<br />

in questo settore potessero proseguire, in<br />

particolare con la realizzazione di tavoli di confronto<br />

e condivisione sulle principali criticità<br />

emerse dall’indagine.<br />

Alla luce di queste indicazioni, nei mesi successivi<br />

l’<strong>Age</strong>nzia ha provveduto alla costituzione<br />

di quattro tavoli di lavoro, uno per ogni priorità<br />

segnalata, con la partecipazione a ciascun tavolo<br />

dei rappresentanti designati da tutte le Regioni<br />

nonché di alcuni componenti della Commissione<br />

nazionale.<br />

Nelle successive sezioni di questo documento,<br />

per ognuno dei tavoli, sono illustrati sinteticamente<br />

i risultati prodotti.<br />

Fattore essenziale nella determinazione di questi<br />

risultati è stata la scelta strategica di attivare un<br />

percorso di collaborazione con le stesse Regioni<br />

e Province Autonome. Ciò si è concretizzato già<br />

nella proposta iniziale di indagine conoscitiva,<br />

successivamente nella sua realizzazione, e infine<br />

nella scelta di attivare i tavoli di lavoro.<br />

Il livello del dibattito e del confronto nei tavoli<br />

è stato sempre molto alto, con ricchi contributi<br />

informativi rispetto alle diverse esperienze<br />

e ai percorsi scelti. Lo spirito di collaborazione<br />

e disponibilità al dialogo tra i referenti è stato<br />

una costante e ha rappresentato un punto di forza.<br />

Il clima positivo ha permesso un dibattito<br />

aperto, con approfondimenti tematici e utili<br />

scambi di informazioni al di là di eventuali diversità<br />

di strategie generali e di modelli di riferimento.Anzi,<br />

proprio la diversità degli approcci<br />

è stato uno degli elementi che hanno più ar-<br />

ricchito questa esperienza, in quanto ha permesso<br />

di avere informazioni specifiche direttamente<br />

dagli attori dei processi regionali, compresi<br />

i dettagli operativi, le motivazioni delle scelte<br />

e l’esposizione delle caratteristiche dei problemi<br />

incontrati, ma anche le ipotesi di soluzione<br />

degli stessi.<br />

Significativi sono stati i momenti in cui alcune<br />

Regioni hanno esposto le proprie esperienze,<br />

illustrando nel dettaglio i problemi, sul<br />

piano formale e sostanziale, nell’applicazione<br />

delle normative, i suggerimenti proposti, le valutazioni<br />

maturate, i risultati prodotti comprese,<br />

ove il caso, le nuove criticità che venivano a<br />

determinarsi.<br />

Il dibattito allargato che si è realizzato è stato<br />

in sé informativo e formativo, anche perché non<br />

è facile per una singola Regione raccogliere esperienze<br />

così diversificate, trovare esperti che possano<br />

fornire pareri o riportare esperienze di spessore<br />

e contemporaneamente non essere legate a<br />

logiche e vincoli locali o settoriali.<br />

Un ulteriore punto di forza può essere considerato<br />

il fatto che i prodotti finali non dovevano<br />

riportarsi a una logica univoca, ma invece, dovendo<br />

riflettere le diversità e specificità regionali,<br />

potevano presentare più opzioni, pur nel rispetto<br />

della logica generale del sistema; non dovevano<br />

rispondere a una necessità locale e direttamente<br />

esecutiva, ma soltanto riuscire a raccogliere<br />

gli elementi fondamentali del problema,<br />

analizzarli nei loro contenuti e valenze, prospettare<br />

ipotesi di soluzioni, che restavano comunque<br />

nella discrezionalità della singola Regione.<br />

A tale proposito, un problema che è stato oggetto<br />

di approfondita discussione è stato la relazione<br />

che vi deve essere tra l’autonomia delle<br />

Regioni su questi temi, espressa chiaramente<br />

dalla normativa, e la necessità di avere dati cer-


Esperienze regionali a confronto<br />

ti che permettano di comparare i livelli qualitativi<br />

dei servizi sanitari. È infatti nell’autonoma<br />

iniziativa delle Regioni il definire i contenuti<br />

dell’accreditamento e gli strumenti con cui implementare<br />

il processo, ma è evidente che tale<br />

autonomia deve corrispondere ai principi generali<br />

del sistema, ovvero i principi di risposta<br />

al bisogno di salute, equità di accesso, qualità delle<br />

cure, appropriatezza, dignità della persona e<br />

tutela della fragilità.Tale garanzia non può essere<br />

autoreferenziale, ma deve invece basarsi su elementi<br />

oggettivi e verificabili. Pertanto, nel rispetto<br />

dell’autonomia regionale relativamente a<br />

requisiti e metodologie, si è convenuto che i<br />

principi generali di cui sopra dovrebbero trovare<br />

concretizzazione oggettiva. Non solo, ma rispetto<br />

ai singoli fattori di qualità che la Regione<br />

intende considerare, dovrebbero prevedersi<br />

ugualmente elementi oggettivi di verifica.<br />

Un punto sul quale si è avuto un particolare<br />

interesse è stato quello della possibilità di utilizzare<br />

valutatori provenienti da altre Regioni. Questo<br />

aspetto era visto in almeno due ottiche diverse,<br />

ovvero sia nel senso di allargare l’esperienza<br />

di visita dei valutatori stessi, sia nel senso di poter<br />

attingere a competenze valutative esterne al<br />

territorio regionale. Questa possibilità potrebbe<br />

essere particolarmente utile dove, per la piccola<br />

dimensione della Regione o per il numero limitato<br />

di esperti settoriali, si ritenga preferibile<br />

utilizzare soggetti esterni, che possano dare maggiori<br />

garanzie di oggettività nei giudizi.<br />

Un altro problema emerso (soprattutto nel tavolo<br />

sui contenuti dell’accreditamento) è la possibilità<br />

che i fattori di qualità vengano considerati<br />

e resi operativi dalle Regioni con strumenti<br />

diversi e in momenti diversi. Può accadere infatti<br />

che alcune Regioni pongano alcuni aspetti<br />

tra i requisiti per l’autorizzazione, altre collochi-<br />

no gli stessi aspetti tra i requisiti per l’accreditamento,<br />

altre ancora li pongano nelle specifiche<br />

contrattuali o altrove. Queste diversità creano notevoli<br />

problemi alla possibilità di monitorare l’andamento<br />

generale delle Regioni, e in particolare<br />

la possibilità di comparare le situazioni e i livelli<br />

qualitativi garantiti.Va notato, peraltro, che<br />

nel caso questi aspetti fossero collocati in ambiti<br />

non sistematicamente obbligatori (ad esempio<br />

nelle specifiche contrattuali) potrebbero presentarsi<br />

delle disomogeneità anche a livello intra-regionale,<br />

tra azienda e azienda, non tanto per la<br />

presenza della specifica, che potrebbe essere resa<br />

obbligatoria dai modelli regionali, quanto piuttosto<br />

relativamente alla verifica del suo rispetto.<br />

Il clima venutosi a creare tra i referenti, la qualità<br />

e la quantità dei risultati prodotti hanno portato<br />

i referenti delle Regioni e PA a chiedere alla<br />

ASSR e alla Commissione di proseguire questa<br />

esperienza, trasformandola in un tavolo permanente<br />

di confronto e collaborazione delle Regioni<br />

e PA sui temi della qualità e dell’accreditamento<br />

al di là di quello che era il primo mandato, ovvero<br />

l’approfondimento delle quattro priorità, identificate<br />

con l’indagine del 2002. Infatti l’opportunità<br />

di confronto su temi reali e specifici, la possibilità<br />

di approfondimenti tecnici molto puntuali<br />

e su base nazionale, mettendo insieme non solo<br />

competenze specialistiche settoriali, ma anche<br />

visioni di sistema generale, calate nel contesto del<br />

quadro normativo e delle necessità gestionali dei<br />

sistemi sanitari regionali, è stata da tutti giudicata<br />

come una occasione molto positiva e favorevole.<br />

Infine, per quanto attiene ai temi che dovrebbero<br />

essere ulteriormente approfonditi o<br />

sviluppati, si è ritenuto di suggerire, in linea con<br />

le indicazioni generali già contenute nei dispositivi<br />

nazionali ma anche nell’esperienza internazionale<br />

sul tema della qualità, che le Regioni<br />

11


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

12<br />

prevedano idonei strumenti e percorsi affinché<br />

i servizi sanitari regionali siano in grado di garantire<br />

sistematicamente:<br />

• i fattori di qualità richiesti dai mandati istituzionali;<br />

• la corrispondenza allo stato dell’arte delle<br />

conoscenze scientifiche;<br />

• la garanzia diffusa di predeterminati livelli<br />

qualitativi;<br />

• la presenza di procedure di verifica oggettiva<br />

e periodica della qualità;<br />

• la promozione del miglioramento conti-<br />

Le indicazioni della programmazione sanitaria<br />

devono regolare l’offerta del SSN, rapportandola<br />

al fabbisogno di prestazioni stimate in<br />

rapporto a quanto indicato dai Livelli Essenziali<br />

di Assistenza. Il tavolo ha ritenuto di ricercare<br />

un chiarimento/consenso rispetto ad alcuni<br />

elementi di principio, oltre a cercare un consenso<br />

su come operativamente impostare, a livello<br />

regionale, una metodologia per dare attuazione<br />

a quanto indicato dalle normative.<br />

I problemi inizialmente identificati erano:<br />

• Fabbisogno: in alcuni casi il fabbisogno è definito<br />

formalmente dalla normativa (numero<br />

di posti letto per acuti, per riabilitazione<br />

e lungo degenza ospedaliera) ma in altri casi<br />

non vi è alcuna definizione.Vi sono talvolta<br />

metodologie oggettive di valutazione,<br />

ma più spesso solo ipotesi progettuali, basate<br />

su stime di esperti o esperienze di altri<br />

paesi (ma anche queste basate su estrapolazioni<br />

con un certo margine di ”discrezionalità”).<br />

Inoltre, frequentemente, viene utilizzato<br />

il termine “fabbisogno” per indicare<br />

in realtà stime basate su dati storici, ovvero<br />

nuo della qualità;<br />

• la valutazione dei risultati raggiunti, soprattutto<br />

in riferimento ai risultati finali<br />

per gli utenti e per i cittadini in generale.<br />

Questi temi potrebbero essere oggetto di approfondimenti<br />

e confronti nel tavolo permanente<br />

proposto, potendosi trovare sicuramente dei percorsi<br />

condivisi e realizzando comunque opportunità<br />

di confronto, specie con le Regioni che già,<br />

almeno in parte, stanno iniziando ad affrontare<br />

queste problematiche. Riportiamo di seguito i documenti<br />

conclusivi elaborati dai quattro Tavoli.<br />

TAVOLO 1<br />

“Modalità con cui realizzare i rapporti fabbisogno – programmazione – offerta”<br />

sul consumo o sulla domanda pregressi e che<br />

quindi non definiscono propriamente il “bisogno<br />

di servizi”, ma la dimensione dell’offerta<br />

ritenuta più adeguata.<br />

• Considerando accettabile quanto detto al<br />

punto precedente, accettata, ad esempio,<br />

l’indicazione della pianificazione a 4 posti<br />

letto per acuti ogni 1000 abitanti, vi è la<br />

necessità di comprendere come distribuire<br />

questi tra le diverse specialità (in una logica<br />

di specialità o dipartimentale?).<br />

• L’articolazione dell’offerta, specie ospedaliera,<br />

deve definire non solo il numero dei<br />

posti letto e le specialità, ma anche considerare<br />

la collocazione geografica e strutturale<br />

(strutture ospedaliere complesse e<br />

multispecialistiche, piccoli presidi), tutelando<br />

sicurezza, accessibilità, processi assistenziali<br />

adeguati alle problematiche.<br />

• In situazioni di sovrabbondanza di offerta<br />

(per specialità, per area geografica, per tipologia<br />

di servizi), come regolamentare ingresso/uscita<br />

dei fornitori? È possibile concordare<br />

a livello nazionale delle procedu-


Esperienze regionali a confronto<br />

re che permettano di non rinnovare contratti<br />

di fornitura, senza che ciò possa essere<br />

impugnato? Si possono immaginare<br />

modelli di riferimento per l’attuazione “nel<br />

particolare” delle indicazioni generali della<br />

normativa nazionale?<br />

Al fine di approfondire queste tematiche, il<br />

tavolo ha elaborato un questionario per la raccolta<br />

di informazioni sulle singole realtà regionali.Ad<br />

ogni referente regionale sono stati inviati<br />

due questionari paralleli composti entrambi<br />

di 11 domande: il primo volto a raccogliere<br />

informazioni sui percorsi regionali per la valutazione<br />

del fabbisogno di ricoveri per acuti, il<br />

secondo volto a raccogliere informazioni simili,<br />

ma relativamente alle attività ambulatoriali.<br />

Al questionario hanno risposto 12 Regioni<br />

(Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,<br />

Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna,<br />

Sicilia, P.a. trento,Veneto,Valle d’Aosta). La scheda<br />

si componeva di 6 domande “chiuse” o a risposta<br />

precostituita e 5 domande “aperte”, attraverso<br />

le quali il referente ha potuto descrivere, in<br />

modo più esteso e articolato, le strategie e le metodologie<br />

seguite dalla Regione nella definizione<br />

del fabbisogno. Sulle risposte ottenute è stato<br />

condotto un lavoro di analisi del contenuto e di<br />

sintesi delle principali categorie di risposta.<br />

L’obiettivo dell’indagine era, come detto, conoscere<br />

quali strumenti e metodi le diverse Regioni<br />

avevano ritenuto di adottare per la valutazione<br />

del fabbisogno, senza voler esprimere valutazioni<br />

di merito, ma solo ottenere informazioni<br />

più approfondite sul tema. Il quadro emerso<br />

dall’indagine è particolarmente interessante,<br />

con una notevole diversificazione di approcci,<br />

che in alcuni casi rappresentano uno sforzo concettuale<br />

innovativo, specie quando si è cercato<br />

di integrare elementi informativi diversi.<br />

Ricoveri per acuti: i percorsi regionali<br />

nella valutazione del fabbisogno<br />

Le 12 Regioni che hanno risposto hanno affermato<br />

tutte di avere definito il fabbisogno di<br />

ricoveri per acuti. Relativamente alle strategie<br />

generali seguite, l’analisi delle risposte ha evidenziato<br />

come, in alcuni casi, vi sia una tendenza<br />

a considerare le strategie di contenimento e<br />

razionalizzazione della domanda come mezzo<br />

per affrontare, più che per definire a priori, il<br />

fabbisogno di ricoveri per acuti. In questo senso<br />

3 Regioni (Friuli Venezia Giulia, Puglia, P.A.<br />

Trento) citano il “Potenziamento dell’assistenza<br />

territoriale” come strategia di razionalizzazione<br />

della domanda di ricoveri. I “Criteri di appropriatezza<br />

dei ricoveri” rappresentano una strategia<br />

comune a 6 Regioni (Emilia Romagna,<br />

Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia, P.A.Trento,Valle<br />

d’Aosta), cui seguono la considerazione<br />

della “Competenza clinica e livelli di complessità”<br />

(Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Puglia,<br />

P.A.Trento,Valle d’Aosta), la “Riduzione del<br />

tasso di ospedalizzazione e della degenza media”<br />

(Liguria, Marche, Piemonte, P.A.Trento) e infine<br />

la “Riduzione della Mobilità” (Abruzzo,Valle<br />

d’Aosta). Rappresenta invece una strategia di<br />

definizione ex ante del fabbisogno la “Sostenibilità<br />

Economica” (Emilia Romagna, Liguria,<br />

Marche, Piemonte,Veneto).<br />

Richieste di precisare quale ambito fosse stato<br />

considerato per la disciplina del fabbisogno,<br />

11 Regioni (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli<br />

Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna,<br />

Sicilia, P.A.Trento,Veneto,Valle d'Aosta)<br />

hanno risposto il “Numero di posti letto”. Sono<br />

4 le Regioni che hanno indicato anche i<br />

“Volumi di ricovero” (Friuli Venezia Giulia, Liguria,<br />

Piemonte, Puglia) e 6 quelle che hanno<br />

indicato i “Volumi di attività” (Abruzzo, Friuli<br />

13


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

14<br />

Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia).<br />

Otto le Regioni che hanno definito il fabbisogno<br />

nell’ambito dei “tetti economici”<br />

(Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,<br />

Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia,Veneto).<br />

Dall’analisi delle risposte alla domanda successiva,<br />

sulla descrizione delle metodologie utilizzate<br />

per definire il fabbisogno di ricoveri per<br />

acuti, si sono identificate le seguenti metodologie:<br />

riferimento alle indicazioni nazionali (75%<br />

posti letto occupati, dotazione pl 5/100, tasso<br />

ospedalizzazione160/1000) per 4 Regioni (Marche,<br />

Piemonte,Valle d’Aosta, P.A.Trento); focalizzazione<br />

sui DRG ad alto rischio di inappropriatezza<br />

per 4 (Friuli Venezia Giulia, Marche,<br />

Puglia, P.A.Trento); sono 6 le Regioni (Emilia<br />

Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia,<br />

P.A.Trento,Veneto) che segnalano lo “Spostamento<br />

verso l’offerta territoriale” e 4 quelle che<br />

indicano “Parametri di efficienza” (indice di case-mix,<br />

peso DRG, degenza media) (Emilia Romagna,<br />

Friuli Venezia Giulia, Marche, P.A.Trento).<br />

Il “Dato storico”è citato dall’Emilia Romagna<br />

e la spesa dalla Liguria.<br />

Un ulteriore aspetto indagato è stato quello<br />

relativo alla fase (autorizzazione, accreditamento,<br />

contratti) rispetto alla quale la Regione ha<br />

definito il fabbisogno. Hanno dichiarato che il<br />

vincolo del fabbisogno è stato collocato a livello<br />

di autorizzazione da 9 Regioni (Abruzzo,<br />

Emilia Romagna, Liguria, Marche, Piemonte,<br />

Sardegna, P.A.Trento,Valle d’Aosta, Sicilia), a livello<br />

di accreditamento da 3 (Abruzzo, Emilia<br />

Romagna, Sicilia) e a livello di contratti da 9<br />

(Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,<br />

Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia,Veneto).<br />

Da notare che alcune Regioni hanno posto<br />

il vincolo a più livelli.<br />

L’indagine ha poi voluto appurare se le Re-<br />

gioni avessero previsto un ruolo attivo di altri<br />

soggetti, oltre la Regione o Provincia Autonoma,<br />

nella definizione del fabbisogno. Le Macro<br />

aree o aree vaste sono il soggetto coinvolto in 3<br />

Regioni (Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,<br />

Piemonte), mentre in 10 viene dato un ruolo<br />

alle Asl (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia<br />

Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia,<br />

Sicilia, P.A.Trento,Veneto) e in 2 sole Regioni<br />

ai Distretti (P.A.Trento,Veneto). Gli Erogatori<br />

privati (profit o no profit) sono coinvolti in 7<br />

Regioni (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Marche,<br />

Puglia, Sicilia, P.A.Trento,Veneto). Un soggetto<br />

nuovo è rappresentato dalle Conferenze<br />

sanitarie territoriali dell’Emilia Romagna. La Sicilia<br />

ha coinvolto anche le Aziende Ospedaliere<br />

e le Università.<br />

I temi del mercato pubblico dei fornitori e<br />

della eventuale gestione di una uscita di questi<br />

dallo stesso, sono stati affrontati con le domande<br />

finali. La chiusura dei rapporti in situazioni<br />

di eccesso di offerta è prevista solo da Emilia<br />

Romagna e Puglia, mentre il Friuli Venezia Giulia<br />

ha proceduto in una azione di “riconversione<br />

dell’offerta”.L’Emilia Romagna ha previsto<br />

un metodo complesso: in presenza di un numero<br />

di ricoveri superiore del 10% all’atteso e<br />

pattuito – indicato espressamente negli accordi/contratti<br />

– oltre ai meccanismi della tariffa<br />

variabile, opera la riduzione della capacità produttiva.<br />

La Regione valuta le iniziative da assumere,<br />

ivi compresa la revoca dell’accreditamento<br />

della capacità produttiva in eccesso nell’ambito<br />

territoriale interessato, in misura direttamente<br />

corrispondente al concorso a tale superamento<br />

rispettivamente apportato dalle Aziende<br />

Ospedaliere, dai Presidi Ospedalieri delle<br />

Aziende territoriali, dalle strutture pubbliche<br />

equiparate, dalle strutture private non lucrative


Esperienze regionali a confronto<br />

e dalle strutture private lucrative.Tale riduzione<br />

è operata attraverso un algoritmo. La Sicilia<br />

non prevede l’uscita dai rapporti contrattuali in<br />

caso di eccesso di offerta, ma in caso di non<br />

conformità ai requisiti di accreditamento prevede<br />

la trasformazione dei posti letto di degenza<br />

ordinaria in posti per post acuzie, lungodegenza,<br />

riabilitazione.<br />

Attività ambulatoriali: i percorsi regionali<br />

nella valutazione del fabbisogno<br />

Le Regioni che hanno definito il fabbisogno<br />

rispetto all’assistenza ambulatoriale sono solo 7<br />

su 12 rispondenti (Liguria, Marche, Puglia, Sardegna,<br />

Sicilia,Valle d’Aosta,Veneto).<br />

Anche in questo caso, come per i ricoveri per<br />

acuti, veniva richiesto alle Regioni di descrivere<br />

le strategie generali per la definizione del fabbisogno<br />

in questo ambito e le risposte si possono<br />

così sintetizzare:<br />

1. Criterio economico: risorse finanziarie impiegate<br />

(Sicilia) oppure, per alcune specialità,<br />

spesa pro capite di ogni ASL per la data<br />

specialità (Marche)<br />

2. Criterio epidemiologico: il fabbisogno di<br />

attività ambulatoriali nella Regione si attua<br />

attraverso una valutazione del fabbisogno<br />

della popolazione con una analisi di morbosità<br />

e mortalità (Marche;Valle d’Aosta)<br />

3. Criterio storico: il fabbisogno di attività<br />

ambulatoriali nella Regione viene definito<br />

in base al dato storico esistente relativo<br />

al consumo pregresso di attività ambulatoriali<br />

(Sardegna;Valle d’Aosta)<br />

4. Riduzione attività (Puglia)<br />

Relativamente agli elementi che vengono considerati,<br />

5 Regioni (Liguria, Marche, Puglia, Sicilia,Veneto)<br />

considerano i tetti economici, 2 Regioni<br />

i volumi di attività (Liguria e Puglia), ma<br />

si sono avute anche altre risposte: la Valle d’Aosta<br />

ha come riferimento il numero di ambulatori,<br />

la Puglia la tipologia di prestazioni, la Sardegna<br />

il tasso atteso di prestazioni per abitante.<br />

Relativamente alle metodologie seguite, le<br />

risposte si sono riportate a diverse categorie:<br />

1. Valutazione ex ante delle risorse economiche<br />

spendibili: un percorso per definire<br />

il fabbisogno di prestazioni ambulatoriali<br />

nella Regione è valutare quali risorse economiche<br />

possono essere destinate a ciascuna<br />

branca (dal privato e dal pubblico)<br />

per le attività ambulatoriali (Marche, Puglia,Veneto).<br />

2. Valutazione ex post delle risorse economiche:Valutazione<br />

della spesa storica<br />

(Liguria).<br />

3. Valutazione del consumo storico generale<br />

inteso come numero di prestazioni erogate<br />

in generale, per ricavarne parametri per<br />

definire il fabbisogno regionale per abitante<br />

(Sardegna).<br />

4. Valutazioni sulla appropriatezza (Veneto).<br />

5. Valutazione della popolazione residente per<br />

definire il numero di strutture per il numero<br />

abitanti (Valle d’Aosta).<br />

6. Pieno impegno dei potenziali erogativi disponibili<br />

(Puglia).<br />

7. Razionalizzazione del consumo privato fissando<br />

dei limiti alla remunerazione (Puglia).<br />

8. Negoziazione di budget decrescenti con i<br />

privati (Sicilia).<br />

9. Tetti economici per branca (Marche).<br />

La fase del processo in cui viene definito il fabbisogno<br />

è in 4 casi l’autorizzazione (Liguria, Marche,<br />

Sardegna,Valle d’Aosta) e in altri 5 i contratti<br />

(Liguria, Marche, Puglia, Sicilia,Veneto), mentre<br />

nessuna Regione lo correla all’accreditamento.<br />

Per quanto attiene agli altri possibili attori co-<br />

15


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

16<br />

involti nella definizione del fabbisogno, 6 Regioni<br />

hanno considerato le ASL (Liguria, Marche,<br />

Puglia, Sardegna, Sicilia,Veneto), 3 Regioni<br />

gli erogatori privati (Marche, Puglia,Veneto)<br />

e 2 Regioni i distretti (Liguria, Veneto).<br />

Sono previste procedure per l’espulsione dal<br />

Le strutture sanitarie devono essere conformi<br />

a un notevole numero di normative, sia di<br />

ordine generale (impiantistica elettrica, anti-incendio,<br />

barriere architettoniche ecc.), sia di tipo<br />

specifico (gas medicali, radiazioni ionizzanti, sterilizzazione<br />

ecc.).Alcune di tali normative sono<br />

vigenti da diversi anni, altre sono recenti ma, soprattutto<br />

sugli aspetti più tecnici, l’emanazione<br />

di atti regolamentari in questo ambito è praticamente<br />

continua, anche per la rapida evoluzione<br />

delle conoscenze tecniche.<br />

Sebbene non vi siano dati ufficiali e affidabili<br />

rispetto alla reale situazione a livello nazionale,<br />

è oggi diffusa nel nostro Paese l’opinione di<br />

una frequente e generale non conformità alle<br />

normative esistenti in moltissime strutture, specie<br />

nelle pubbliche, in considerazione dell’età<br />

delle strutture edilizie e impianti, nonché degli<br />

apparecchi biomedici.A tal proposito, si può<br />

considerare l’indagine effettuata dal CNR del<br />

1982, nella quale si segnalava che il 57% delle<br />

strutture ospedaliere italiane erano state costruite<br />

in epoca anteriore alla seconda Guerra Mondiale.<br />

In anni più recenti, ovvero nel 2000, il ministero<br />

della Salute effettuava una indagine conoscitiva<br />

sugli apparecchi biomedici dei servizi<br />

di diagnosi per immagini rilevando che circa 1/3<br />

degli apparecchi ha una età al di là della vita operativa<br />

massima, considerata tale dalla comunità<br />

mercato pubblico dei soggetti non conformi ai<br />

requisiti per l’accreditamento da 5 Regioni<br />

(Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Sicilia,Valle<br />

d’Aosta), e l’uscita dai rapporti contrattuali in<br />

caso di eccesso di offerta da 3 Regioni (Emilia<br />

Romagna, Puglia,Valle d’Aosta).<br />

TAVOLO 2<br />

“Modalità affidabili e praticabili per verificare le non conformità alle normative delle strutture<br />

sanitarie, compresi i requisiti minimi autorizzativi, e soluzioni per superare le non conformità”<br />

scientifica del settore, ovvero che:<br />

• il 31% degli apparecchi di radiologia tradizionale<br />

ha oltre 15 anni;<br />

• il 30% delle TAC ha oltre 8 anni di età;<br />

• il 28% delle apparecchiature di medicina<br />

nucleare ha oltre 10 anni;<br />

• il 33% degli ecografi ha oltre 8 anni di età.<br />

Tornando alle strutture, una rilevazione, molto<br />

precisa e puntuale, svolta nel 2002 dalla Regione<br />

Lombardia ha riscontrato che il 35% del<br />

patrimonio immobiliare delle Aziende sanitarie<br />

pubbliche di quella Regione è stato costruito<br />

prima del 1900, il 37% tra il 1900 e il 1945, il<br />

19% tra il 1945 e il 1975, e solo il 9% dopo tale<br />

data. La stessa indagine ha evidenziato che di<br />

tali strutture il 31% è classificato come in stato<br />

di conservazione scadente, il 45% sufficiente,<br />

14% buono, 8% con lavori in corso e per il 2%<br />

non è stato rilevato il dato.<br />

Tra le maggiori cause dell’attuale situazione<br />

nel pubblico, vengono identificate la sostanziale<br />

mancanza dell’obbligo di precise procedure<br />

autorizzative e di vigilanza adeguata, il tutto<br />

aggravato dalla crescente difficoltà di trovare<br />

disponibilità economiche per le ristrutturazioni<br />

e gli adeguamenti.<br />

Peraltro, spesso risulta che anche strutture di recente<br />

costruzione non siano a conformità, a causa<br />

del variare delle normative o delle tecnologie,


Esperienze regionali a confronto<br />

della mancata manutenzione, delle trasformazioni<br />

continue con criteri inadeguati, delle inadeguatezze<br />

progettuali ecc. Una criticità ulteriore è<br />

inerente al particolare tema delle valutazioni del<br />

rischio, che risultano essere spesso inadeguate<br />

(mancanza del piano emergenza, predisposizione<br />

da parte di persone con competenze inadeguate,<br />

mancanza di rivalutazioni e aggiornamenti).<br />

Alcune Regioni hanno richiesto alle proprie<br />

Aziende di realizzare rilevazioni, con modalità<br />

diverse, sui gradi di non conformità alle normative<br />

vigenti e ai requisiti autorizzativi, ma tali<br />

rilevazioni risulta forniscano spesso dati poco<br />

affidabili, sia perché basate su stime aziendali senza<br />

metodologie oggettive e riproducibili, sia perché<br />

spesso i dati sono coscientemente modificati<br />

al fine di produrre talvolta una sottostima<br />

della realtà, per il timore a dichiarare le reali gravi<br />

non conformità, talvolta una sovrastima, legata<br />

alla consuetudine a chiedere molto in previsione<br />

di tagli arbitrari e indiscriminati.<br />

Se è evidente che, comunque, tutte le strutture<br />

sanitarie, pubbliche e private, devono portarsi<br />

a conformità con le normative e che non<br />

è possibile autorizzare strutture che manchino<br />

di sicurezza, va anche considerato che sarebbe<br />

irrazionale investire in strutture che verosimilmente<br />

sono destinate, nel breve-medio periodo,<br />

ad essere comunque chiuse o destinate ad altro<br />

uso, anche se attualmente sono ancora strutture<br />

funzionanti (si vedano, ad esempio, i presidi ospedalieri<br />

da riconvertire).<br />

Infine, una ulteriore criticità è rappresentata dal<br />

fatto che, normalmente, non è possibile chiudere<br />

una struttura sanitaria durante le opere di adeguamento,<br />

ma è necessario mantenere l’operatività<br />

della maggior parte della stessa, situazione che<br />

allunga i tempi di esecuzione, aumenta i costi, e<br />

rende le operazioni molto più complesse.<br />

Qualunque programma di adeguamento delle<br />

strutture sanitarie ai requisiti autorizzativi e<br />

alle normative vigenti richiede una preliminare<br />

attività puntuale di rilevazione nelle strutture<br />

esistenti, allo scopo di evidenziare le inadeguatezze,<br />

le carenze, le non conformità e la gravità<br />

delle stesse rispetto alla normativa. Poiché la normativa<br />

di riferimento, e in particolare quella relativa<br />

alla sicurezza, è cospicua e ha subito mutamenti<br />

nel corso degli anni, è estremamente<br />

difficile attuare un adeguamento completo, sia<br />

per aspetti strettamente tecnici, sia per la forte<br />

necessità di finanziamenti.<br />

Considerato quanto detto finora, si è ritenuto<br />

che una strada percorribile fosse quella di considerare<br />

soprattutto il fattore rischio come elemento<br />

discriminante e strumento per dimensionare<br />

le priorità.Ciò dovrebbe avvenire con<br />

una valutazione del rischio correlata a studi di<br />

fattibilità ovvero, dato un budget fisso di risorse<br />

spendibili, l’allocazione dello stesso dovrebbe<br />

essere fatta in base a valutazioni di efficacia nella<br />

riduzione o eliminazione del rischio potenziale.Volendo<br />

esemplificare, a uno studio di fattibilità<br />

secondo valutazioni costi/efficacia, alcune<br />

norme, come quelle relative alla prevenzione<br />

antincendio (ad esempio la scala antincendio),<br />

risultano essere non efficaci se attuate in<br />

strutture ospedaliere, perché non utilizzabili dalla<br />

maggioranza dei degenti, che sono allettati. È<br />

necessario dunque operare una prioritarizzazione<br />

rispetto a ciò che è realmente necessario<br />

ad assicurare la sicurezza degli utenti, costruendo<br />

una scala di priorità, appunto, basata su una<br />

valutazione del maggior rischio specifico.<br />

Potrebbe essere utile pensare a modalità operative<br />

non “a tutto campo”, ma modulari, ovvero<br />

in grado di affrontare specifici settori, integrabili<br />

successivamente in coerente progressio-<br />

17


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

18<br />

ne. In tal senso vi sono già delle esperienze, sebbene<br />

non si possa pensare di replicare automaticamente<br />

le esperienze prodotte in altre situazioni,<br />

dovendo contestualizzare i progetti e i processi,<br />

in relazione alle scelte strategiche regionali<br />

e alle effettive professionalità presenti.<br />

Per quanto attiene alle strutture che si prevede<br />

di abbandonare, è ragionevole limitarsi ad<br />

eseguire solo la manutenzione straordinaria e la<br />

prevenzione dei rischi maggiori.A tale proposito,<br />

va considerato anche che, talvolta, è possibile<br />

sopperire alle carenze strutturali e impiantistiche<br />

con soluzioni organizzative (aumento<br />

della vigilanza, procedure precise e ripetute di<br />

controllo ecc.) che, soprattutto per tempi limitati<br />

e definiti, possono rappresentare la soluzione<br />

migliore.<br />

Comunque, qualunque sia la situazione di partenza<br />

e l’ipotesi di soluzioni che si intendono<br />

prospettare, si richiede di valorizzare le esperienze<br />

presenti, trovare le risorse mancanti, cercare<br />

modelli congruenti con le specificità locali.<br />

In molte Regioni i settori tecnici delle aziende<br />

sono molto deboli sia come professionalità<br />

che come quantità e, peraltro, l’esternalizzazione<br />

dei servizi non elude i problemi perché si richiede<br />

comunque di continuare a controllare e<br />

governare i processi.<br />

Dal livello regionale, è fondamentale riuscire<br />

ad avere rapporti corretti con le aziende, basati<br />

su di uno spirito collaborativo e positivo, che<br />

permette di avere descrizioni reali, complete e<br />

affidabili; ma è anche necessario, da parte degli<br />

stessi uffici regionali, essere affidabili e quindi<br />

garantire finanziamenti adeguati e certi, continuità,<br />

competenza, correttezza.<br />

Gli aspetti finora citati sono di tipo tecnico,<br />

organizzativo ed economico. È però necessario<br />

ricordare che vi sono anche gli aspetti di ordi-<br />

ne genericamente legale (mancato rispetto di<br />

normative obbligatorie) quando non addirittura<br />

penali (danni a terzi).A tale proposito, viste<br />

diverse situazioni simili avvenute ripetutamente,<br />

si rileva che in un eventuale procedimento<br />

giudiziario la magistratura, solitamente, tende<br />

ad entrare nel merito, valutando diversamente<br />

situazioni in cui sia stata fatta, a parità di mancato<br />

rispetto della normativa e di danno prodotto,<br />

una reale valutazione del rischio, a dimostrazione<br />

della volontà di attivarsi per migliorare<br />

il problema. È verosimile, quindi, attendersi<br />

che il giudice, pur nell’ambito della sua<br />

autonomia di giudizio, valuti l’attivazione di un<br />

procedimento virtuoso in modo più positivo<br />

dell’inerzia. Ci si può quindi aspettare che venga<br />

considerata anche l’oggettiva praticabilità<br />

operativa ed economica, purché vi siano le valutazioni<br />

e i programmi. Nella stessa logica, è<br />

ragionevole che vengano stabilite delle priorità,<br />

sempre nel senso del rischio maggiore, e che<br />

su tali aspetti si concentrino maggiormente i finanziamenti.<br />

Un problema particolare è quello relativo ai<br />

tempi entro i quali la messa a conformità dovrebbe<br />

essere attuata. Molte delle normative<br />

tecniche citate prevedevano delle scadenze temporali<br />

al loro interno, scadenze che sono talvolta<br />

già ampiamente superate. Il Dpr 14/1/97<br />

prevedeva, per le strutture già esistenti, il termine<br />

massimo di cinque anni per la messa a<br />

conformità rispetto ai requisiti strutturali e impiantistici<br />

(ivi compresi quelli derivati dalle norme<br />

su antincendio, impianti elettrici, gas medicali<br />

ecc.). Si è dibattuto se il termine dovesse<br />

essere calcolato dal 14/1/97 o dalla data di<br />

recepimento del decreto da parte della Regione,<br />

ma comunque oggi tali termini sono solitamente<br />

ambedue superati. Recentemente al-


Esperienze regionali a confronto<br />

cune Regioni hanno affrontato l’argomento,<br />

con letture diverse.<br />

La Regione Lombardia ha ritenuto di fare riferimento<br />

al DM 18/9/02,“Approvazione della<br />

regola tecnica di prevenzione incendi”, che<br />

definisce una deroga di cinque anni per le strutture<br />

di ricovero con più di 25 posti letto esistenti<br />

che dispongano del Certificato di Prevenzione<br />

Incendi (CPI), oppure abbiano pianificato interventi<br />

di adeguamento approvati dai Vigili del<br />

Fuoco. Poiché il rischio incendio può essere considerato<br />

il rischio maggiore, è legittimo considerarlo<br />

come prioritario, ponendo tutti gli altri<br />

su un livello minore di urgenza, e pertanto considerare<br />

i cinque anni dal 18/9/02 come il termine<br />

per il raggiungimento delle conformità.<br />

La Regione comunque prevede delle verifiche<br />

intermedie per avere riscontro dell’attuazione<br />

degli interventi programmati.<br />

La Regione Emilia Romagna ha invece considerato<br />

che l’art. 8-ter del Dlgs 229/99 stabilisce<br />

che le “…autorizzazioni si applicano alla costruzione<br />

di nuove strutture, all’adattamento di<br />

strutture già esistenti e alla loro diversa utilizzazione,<br />

all’ampliamento o alla trasformazione,<br />

nonché al trasferimento in altra sede di strutture<br />

già autorizzate…” e non si applicano quindi<br />

alle strutture già esistenti in assenza delle variazioni<br />

descritte.Tale lettura, peraltro, non viene<br />

attuata in una chiave di esclusione del rispetto<br />

delle norme tecniche, ma di una ragionevole<br />

progressione della loro attuazione. In tale quadro,<br />

le aziende sono obbligatoriamente richieste<br />

di realizzare delle valutazioni sul grado di non<br />

conformità delle proprie strutture e di programmare<br />

e attuare la messa a conformità, senza<br />

però prevedere un’azione di diretto monitoraggio<br />

del livello regionale.<br />

Per quanto attiene invece all’identificazione<br />

di uno strumento che permetta di conoscere la<br />

situazione di conformità alle normative vigenti<br />

per assumere le eventuali decisioni conseguenti,<br />

si è sviluppata e sperimentata, seppur in un<br />

ambito ancora limitato, una scheda di rilevazione<br />

della situazione esistente nelle singole strutture.Tale<br />

strumento tecnico si è mostrato completo<br />

e funzionale allo scopo che si era prefissato;<br />

gli elementi oggetto di osservazione risultano<br />

essere esaurienti e pertinenti per la rilevazione<br />

delle principali criticità, per lo meno limitatamente<br />

alla logica nella quale e per la quale<br />

è stato predisposto.<br />

Peraltro, va ricordato che la funzionalità dello<br />

strumento è strettamente correlata all’obiettivo<br />

di fornire indicazioni a livello strategico e<br />

per questo motivo il suo utilizzo deve nascere<br />

dall’esigenza di comprendere il quadro della situazione<br />

per assumere le decisioni conseguenti.<br />

Pertanto, lo strumento dimostra la sua funzionalità<br />

se assunto a valle di una strategia volta<br />

a raccogliere gli elementi di conoscenza per elaborare<br />

piani di azione orientati. Se non inserito<br />

in questo percorso logico, il suo utilizzo perderebbe<br />

molto di senso, e potrebbe non rivelarsi<br />

utile o esaustivo. In conclusione, si ritiene di<br />

poter affermare che, qualora i livelli regionali<br />

definiscano l’esigenza di affrontare il tema dei<br />

requisiti per elaborare piani di adeguamento, lo<br />

strumento proposto può essere funzionale a definire<br />

urgenze, priorità e tempi necessari.<br />

I componenti del tavolo di lavoro hanno ritenuto<br />

essenziale un forte coinvolgimento dei<br />

livelli regionali e aziendali nella gestione operativa<br />

del processo di verifica. I livelli regionali devono<br />

essere parte attiva anche nelle fasi di verifica<br />

“sul campo”, per chiarire gli obiettivi e le<br />

condizioni della rilevazione, ma anche garantire<br />

la coerenza con le strategie generali e le azio-<br />

19


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

20<br />

ni conseguenti. Gli operatori locali sono i portatori<br />

delle specifiche conoscenze operative, ma<br />

sono anche gli attori principali dell’attuazione<br />

delle misure conseguenti. L’apparente diffidenza<br />

espressa talvolta dagli operatori locali è da imputare<br />

alla difficoltà di comunicare i precisi<br />

obiettivi dello strumento e l’assoluta estraneità<br />

a momenti di verifica istituzionale con conseguente<br />

denuncia di inadempimento.<br />

Si rende quindi evidente la necessità, come<br />

premessa all’attivazione di processi di questo genere,<br />

della creazione di un clima collaborativo<br />

tra i due livelli (regionale e locale), la predisposizione<br />

di percorsi condivisi e coerenti con le<br />

strategie regionali, la necessità per le aziende di<br />

avere maggiori certezze sulle scelte strategiche<br />

rispetto a obiettivi, tempi, finanziamenti. Quest’ultimo<br />

punto, soprattutto nella fase attuale,<br />

potrebbe rappresentare la maggiore criticità,ma<br />

senza indicazioni in tal senso, risulta oggettivamente<br />

di difficile attuazione qualunque percorso<br />

in questo settore.<br />

Scheda Rilevazione sulle non conformità<br />

Riportiamo di seguito la proposta di scheda<br />

di rilevazione, che non va intesa come strumento<br />

per ottenere una rilevazione puntuale e precisa<br />

della situazione di conformità delle strutture sanitarie<br />

alle normative, ma piuttosto come prima<br />

occasione per iniziare ad avviare un processo<br />

di confronto tra i responsabili dei diversi livelli<br />

di competenza (regionale, aziendale, di presidio)<br />

rispetto al tema. La scheda è solo uno strumento<br />

per avere questo primo contatto, con una<br />

procedura condivisa, con la problematica, per<br />

cominciare a capire dove si collocano i problemi<br />

più critici e dove quindi è bene focalizzare<br />

maggiormente l’attenzione dei diversi livelli. Da<br />

questo punto dovrà poi prendere il via un pro-<br />

cesso complesso e articolato di condivisione di<br />

metodologie e strumenti più precisi e adeguati<br />

ad ottenere una descrizione affidabile della situazione<br />

e, successivamente, permettere la programmazione<br />

degli interventi necessari alla messa<br />

a conformità.<br />

La scheda allegata è stata predisposta al fine<br />

di ottenere una prima dimensione del grado di<br />

non conformità alle normative vigenti delle<br />

strutture sanitarie e una dimensione economica<br />

dell’impegno per la messa a conformità.<br />

Sono stati scelti una serie di elementi da osservare<br />

per verificare il grado di conformità,in<br />

modo da ottenere una procedura eseguibile in<br />

modo rapido, affidabile e fattibile.<br />

Si vuole anche fornire uno strumento pratico<br />

alle aziende affinché possano raggiungere una<br />

consapevolezza dei problemi connessi (cosa, dove),<br />

ma anche di come superarli (cosa fare, come<br />

fare, quali costi).<br />

La scheda è strutturata come “traccia” articolata<br />

in diversi punti, ove sono sintetizzate le criticità<br />

più significative.<br />

Il primo punto è finalizzato ad avere un quadro<br />

generale della struttura considerata.<br />

Le altre parti della scheda sono solitamente<br />

impostate con una prima domanda che, se pienamente<br />

soddisfatta, dovrebbe essere in sé esaustiva<br />

del bisogno informativo relativo dell’intero<br />

settore. In caso contrario, vi sono delle domande<br />

successive che dovrebbero permettere ai<br />

soggetti che svolgono la verifica di ottenere un<br />

quadro della situazione rispetto al tema, sufficiente<br />

a formulare una stima del grado di scostamento<br />

e dei costi approssimativi per la messa<br />

a conformità.<br />

La scheda è stata predisposta per essere utilizzata<br />

da esperti in strutture sanitarie, identificati<br />

come almeno un ingegnere e un igienista.


Esperienze regionali a confronto<br />

Scheda di rilevazione per un’indagine conoscitiva<br />

sulle conformità alle norme delle strutture sanitarie<br />

1. Descrizione edificio (per corpo di fabbrica)<br />

1.1 Descrizione edificio<br />

Descrizione vari corpi di fabbrica, epoca costruzione (compreso eventuali interventi nel tempo), tipo struttura,<br />

numero di livelli, mq<br />

1.2 Planimetrie edificio<br />

Esistenza planimetrie, loro supporto (cartaceo, informatico), livello aggiornamento<br />

1.3 Interventi in atto<br />

Esistenza di indicazioni della programmazione regionale o aziendale di diverso utilizzo (parziale o totale) della<br />

struttura<br />

Descrizione interventi in atto, programmati, dimensionamento economico e presenza finanziamento<br />

2. Impianto elettrico<br />

Mappe di inadeguatezza alle norme, descrizione di dettaglio, stima costi, finanziamenti disponibili<br />

Se l’edificio è stato costruito o l’impianto elettrico rifatto dopo Legge 46/90, verifica esistenza schemi, aggiornamento,<br />

tipo supporto (cartaceo e informatizzato)<br />

Presenza di Classificazione locali adibiti ad attività sanitaria secondo la norma CEI 62-8 art. 710.3<br />

Studio dei locali con esigenze di continuità elettrica, verifica periodica dell’affidabilità della continuità<br />

Evidenza di manutenzione preventiva e correttiva degli impianti<br />

Presenza e adeguatezza illuminazione funzionale di sicurezza<br />

Verifiche periodiche di sicurezza<br />

3. Antincendio<br />

Progettazione in corso e interventi pianificati, stima costi adeguamento, definizione priorità, mezzi finanziari<br />

a disposizione<br />

Presenza di:<br />

Possesso di CPI (Certificato Prevenzione Incendi)<br />

Oppure<br />

Possesso di NOP (Nulla Osta Prevenzione incendi)<br />

Oppure<br />

Pratica in corso presso comando VVFF<br />

Effettuazione valutazione rischi incendio, presenza piano emergenza ed evacuazione<br />

4. Trattamento aria<br />

Mappe di inadeguatezza alle norme, descrizione di dettaglio, stima costi, finanziamenti disponibili<br />

Esistenza e tipologia documentazione tecnica<br />

Programma manutenzione preventiva e correttiva ed evidenza esecuzione<br />

Verifiche periodiche di sicurezza<br />

5. Impianto idrico<br />

Mappe di inadeguatezza alle norme, descrizione di dettaglio, stima costi, finanziamenti disponibili<br />

Esistenza e tipologia documentazione tecnica<br />

Tipologia e frequenza dei controlli di potabilità<br />

Tipologia trattamento acque reflue<br />

6. Gas medicali<br />

Mappe di inadeguatezza alle norme, descrizione di dettaglio, stima costi, finanziamenti disponibili<br />

Esistenza e tipologia documentazione tecnica<br />

Programma manutenzione preventiva e correttiva ed evidenza esecuzione<br />

Evacuazione gas anestetici espirati<br />

Esistono impianti centralizzati di stoccaggio? Tipologia della distribuzione? Gestione eventuali bombole<br />

7. Antisismica<br />

È presente zona sismica? Se sì, quale classe<br />

Mappe di inadeguatezza all’ordinanza e linee guida del ministero della Salute (Ordinanza del Presidente del<br />

Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003)<br />

Valutazione rischio, programma di adeguamento, stima costi, finanziamenti disponibili<br />

8. Altro<br />

8.1 Depositi<br />

Analisi e valutazione dei depositi pulito/sporco esistenti, valutazione necessità adeguamenti, costi stimati<br />

8.2 Ascensori<br />

Ascensori: conformità alle normative, stima dei costi di adeguamento<br />

8.3 Apparecchi biomedici<br />

Inventario aggiornato, con mappa vetustà e inadeguatezza<br />

Programma manutenzione preventiva e correttiva ed evidenza esecuzione<br />

Libretto apparecchio (modalità di conservazione della documentazione tecnica)<br />

Verifiche periodiche di sicurezza<br />

8.4 Barriere architettoniche<br />

Mappe di inadeguatezza alle norme, descrizione di dettaglio, stima costi, finanziamenti disponibili<br />

21


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

22<br />

TAVOLO 3<br />

“Oggetti dell’accreditamento: cosa valutare e come valutare”<br />

L’indagine svolta nel 2002 dalla Commissione<br />

<strong>Na</strong>zionale per l’Accreditamento e la Qualità<br />

in collaborazione con l’ASSR ha rilevato una<br />

frequente difficoltà a trovare un consenso su cosa<br />

debba essere l’oggetto delle valutazioni del<br />

processo di accreditamento. Ciò è sicuramente<br />

da correlare con la novità concettuale e metodologica<br />

rappresentata dall’introduzione del processo<br />

di accreditamento nel nostro Paese e a come<br />

esso è stato posizionato rispetto sia al contesto<br />

normativo presente sia agli approcci al tema<br />

della qualità in sanità usualmente utilizzati.<br />

Tale situazione si è evidenziata a tutti i livelli,<br />

compresi i dispositivi adottati sul tema da diverse<br />

Regioni, dove spesso si poteva rilevare che, ad<br />

esempio, erano stati inseriti nei requisiti di accreditamento<br />

una parte consistente dei requisiti<br />

tratti dal Dpr 14/1/97, che si riferiva però ai<br />

requisiti minimi autorizzativi.<br />

Già durante i confronti preliminari e, soprattutto,<br />

durante le successive discussioni ai tavoli,<br />

si è convenuto che l’autorizzazione dovrebbe<br />

essere focalizzata su un insieme di garanzie che<br />

devono esser date al cittadino che si affida, anche<br />

in regime completamente privato, a una<br />

struttura sanitaria. Pertanto, se le logiche di garanzia<br />

e di tutela della sicurezza dovrebbero essere<br />

prevalenti, l’autorizzazione dovrebbe essere<br />

focalizzata sul rispetto delle normative (impiantistica<br />

elettrica, antincendio, barriere architettoniche,<br />

gas medicali ecc.), oltre ad alcune indicazioni<br />

di buona pratica (spazi di attesa, bagni<br />

distinti per dipendenti e per utenti ecc.).Tra gli<br />

elementi che oggi una struttura sanitaria dovrebbe<br />

garantire come “di base”, andrebbe considerata<br />

anche l’esistenza di sistemi idonei a garantire<br />

la presenza e stabilità nel tempo della qua-<br />

lità dei servizi e dei prodotti, o quanto meno la<br />

presenza di sistemi qualità idonei a supportare i<br />

processi correlati.<br />

Rispetto ai contenuti dell’accreditamento, questo<br />

dovrebbe focalizzarsi sui requisiti “ulteriori”<br />

che il SSR vuole dai propri fornitori per i suoi<br />

utenti, tra i quali si potrebbero comprendere:<br />

chiarezza organizzativa o specifiche modalità organizzative,<br />

presenza di determinati processi o<br />

servizi, rispetto dei diritti del cittadino, umanizzazione<br />

e personalizzazione, corrispondenza<br />

ai flussi informativi istituzionali, maggiori garanzie<br />

rispetto alla qualità dei processi e dei risultati<br />

con raccolta sistematica di indicatori, maggiore<br />

visibilità dei processi di controllo e di vigilanza<br />

ecc.<br />

Complessivamente, è emersa dalle Regioni e<br />

Province Autonome soprattutto l’esigenza di<br />

avere un quadro d’insieme che potesse trovare<br />

degli elementi di condivisione. Infatti, se è evidente<br />

che ogni Regione intende muoversi in<br />

piena autonomia, è però altrettanto evidente che<br />

si guarda con interesse alla possibilità che, nel rispetto<br />

dell’autonomia, si possa avere in comune<br />

almeno una parte dei fattori di qualità considerati<br />

dall’accreditamento, così come le modalità<br />

di valutazione degli stessi.<br />

Fin dalle prime riunioni vi è stata la piena<br />

condivisione della necessità di tenere distinti i<br />

requisiti per l’autorizzazione da quelli per l’accreditamento,<br />

essendo questi ultimi per definizione<br />

“ulteriori” rispetto ai primi (Dlgs 502/92,<br />

art. 8-quater). Il concetto di distinzione si mantiene<br />

anche quando, in alcune Regioni, la procedura<br />

autorizzativa e di accreditamento è resa,<br />

per i soggetti pubblici, contestuale.<br />

La distinzione si è realizzata in modi diversi:


Esperienze regionali a confronto<br />

• i fattori di qualità considerati sono diversi<br />

• i fattori sono gli stessi, ma per l’accreditamento<br />

sono richiesti livelli di qualità superiori<br />

o specifiche di maggiore dettaglio.<br />

I requisiti di riferimento per l’autorizzazione<br />

sono quelli contenuti nel Dpr 14/1/97 (“Approvazione<br />

dell’atto di indirizzo e coordinamento<br />

alle Regioni e alle Province Autonome di Trento<br />

e di Bolzano, in materia di requisiti strutturali,<br />

tecnologici e organizzativi minimi per l’esercizio<br />

delle attività sanitarie da parte delle<br />

strutture pubbliche e private”), che alcune Regioni<br />

hanno semplicemente recepito, mentre altre<br />

hanno provveduto a integrare con altri requisiti<br />

(di maggiore specificazione e anche per<br />

settori non compresi nel decreto).<br />

I requisiti per l’accreditamento dovrebbero<br />

invece essere prevalentemente focalizzati su<br />

aspetti organizzativi, in particolare pertinenti ad<br />

aspetti a forte impatto sulla qualità e il gruppo<br />

dei referenti ha inizialmente discusso su quali<br />

dovessero essere gli aspetti della qualità che i requisiti<br />

dovrebbero considerare (qualità organizzativa,<br />

efficacia, appropriatezza, trasparenza, risultati<br />

delle cure, rischio, miglioramento continuo<br />

ecc.).<br />

I requisiti devono inoltre essere verificabili/misurabili<br />

in modo oggettivo e riproducibile.Alcune<br />

Regioni, che hanno avuto già modo<br />

di fare sperimentazioni sul campo, hanno rilevato<br />

come abbiano spesso dovuto rivedere o eliminare,<br />

anche in parti cospicue, requisiti che erano<br />

stati inizialmente indicati, proprio per valutazioni<br />

inerenti la pertinenza, l’utilità, la correlazione<br />

con gli obiettivi attesi (efficacia, appropriatezza<br />

ecc. ), o per la difficoltà ad ottenere verifiche<br />

oggettive.<br />

Nel rispetto dell’autonomia delle Regioni sul<br />

tema, il tavolo ha ritenuto utile poter aumentare il<br />

livello di condivisione tra le Regioni stesse rispetto<br />

a quali potrebbero/dovrebbero essere i fattori<br />

di qualità da garantire attraverso accreditamento,<br />

in particolare individuando elementi comuni, da<br />

riportare a una logica condivisa che possa:<br />

• permettere la comparazione dei dati, delle<br />

attività e dei risultati;<br />

• favorire lo scambio di esperienze, di esperti<br />

e di documenti;<br />

• rassicurare rispetto agli effettivi livelli qualitativi<br />

garantiti, anche attraverso un confronto<br />

interregionale.<br />

In tale logica, si è pensato di identificare uno<br />

strumento da utilizzare come griglia di lettura<br />

dei processi sviluppati o in corso di definizione<br />

nelle Regioni. Nella prima fase dei lavori si è ritenuto<br />

utile utilizzare per questi scopi una raccomandazione<br />

europea del 1997 (“Raccomandazione<br />

N° R (97) 17 del Comitato dei Ministri<br />

d’Europa agli Stati Membri sullo sviluppo e<br />

l’attivazione di Sistemi di Miglioramento della<br />

Qualità (SMQ) dell’Assistenza Sanitaria”) considerata<br />

coerente con lo stato dell’arte internazionale<br />

sul tema della qualità in sanità, condivisibile<br />

al di là degli specifici modelli scelti, autorevole<br />

per il livello istituzionale di emanazione,<br />

utilizzabile per momenti di comparazione non<br />

solo nazionale, ma anche internazionale. Il documento<br />

si occupa dei sistemi di miglioramento<br />

della qualità e, seppur solo in parte coincidente<br />

con l’accreditamento, è stato considerato attinente<br />

ai lavori del tavolo, poiché tale approccio<br />

permette di definire con precisione quali siano<br />

gli elementi che hanno impatto sulla qualità dei<br />

servizi e sui loro risultati, e aiuta anche a definire<br />

le modalità per una loro valutazione precisa e<br />

affidabile, in una logica non più episodica e contingente,<br />

ma sistemica.<br />

Partendo dai fattori di qualità contenuti nel-<br />

23


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

24<br />

la raccomandazione europea, l’ASSR ha svolto<br />

una verifica sui requisiti per autorizzazione<br />

e accreditamento di alcune Regioni (Emilia<br />

Romagna, Marche, Lombardia, Friuli Venezia<br />

Giulia,Toscana, Sicilia e Piemonte) al fine di<br />

verificare, rispetto ai fattori selezionati, la presenza<br />

del fattore selezionato, se era presente<br />

come un’affermazione del solo principio o anche<br />

una specificazione del preciso significato<br />

da attribuire, e se vi fossero modalità di verifica<br />

puntuali e praticabili. Questa analisi ha permesso<br />

di rilevare che, in generale, la maggior<br />

parte dei fattori di qualità selezionati erano<br />

presenti tra i requisiti di accreditamento, piuttosto<br />

che tra quelli autorizzativi e che, delle<br />

29 dimensioni della qualità presenti nella griglia<br />

utilizzata, alcune erano presenti solo sporadicamente<br />

negli atti regionali. Ma anche dove<br />

il fattore di qualità era considerato, solo in<br />

poco più della metà dei casi vi era anche una<br />

sua specificazione e definizione più analitica,<br />

che andasse oltre la sola enunciazione di principio,<br />

e ancora più critica si è rivelata la dimensione<br />

della verificabilità.<br />

Si è deciso allora di verificare quali dei fattori<br />

potenzialmente considerabili fossero ritenuti<br />

prioritari dai referenti, e a tale scopo è stata<br />

formulata una nuova scheda di rilevazione.<br />

Sono pervenute le risposte dai referenti di otto<br />

Regioni, che hanno permesso di identificare<br />

i 15 fattori di qualità maggiormente segnalati.<br />

Si è quindi provveduto a verificare se e come<br />

tali fattori fossero stati inseriti tra i requisiti<br />

predisposti per l’accreditamento da alcune<br />

Regioni (Emilia Romagna, Marche, Piemonte,<br />

Friuli Venezia Giulia,Toscana e Lombardia)<br />

e, a titolo di esempio metodologico, per alcuni<br />

dei fattori si è fatto anche un confronto con<br />

il manuale per l’accreditamento degli ospedali<br />

della Joint Commission International.Anche<br />

questa rilevazione ha evidenziato che le normative<br />

regionali si sono tendenzialmente focalizzate<br />

sulle problematiche inerenti solo alcuni<br />

dei fattori di qualità, mentre altri settori sono<br />

rimasti scoperti.<br />

Si è quindi deciso di fare una verifica più mirata,<br />

ovvero più attinente al contesto generale<br />

italiano ed esplicitamente al mandato del Servizio<br />

Sanitario <strong>Na</strong>zionale, partendo dai principi<br />

di riferimento dei Livelli Essenziali di Assistenza.<br />

L’analisi del Dpcm del 29 novembre 2001 relativo<br />

ai Livelli Essenziali di Assistenza e dei corrispondenti<br />

documenti preparatori ha permesso<br />

di individuare un nucleo essenziale di 6 principi<br />

fondamentali di riferimento, ovvero: bisogno,<br />

equità di accesso, qualità delle cure, appropriatezza<br />

e linee guida, dignità della persona e<br />

tutela della fragilità. Si è quindi proceduto a una<br />

rilettura dei manuali di accreditamento di Marche,<br />

Emilia Romagna e Joint Commission, al fine<br />

di identificare se in quei documenti vi fossero<br />

requisiti coerenti con una logica di tutela dei<br />

principi sopra descritti. Si è potuto rilevare che<br />

risultavano maggiormente rappresentati alcuni<br />

aspetti (qualità delle cure, appropriatezza e linee<br />

guida) mentre, specie nei documenti regionali,<br />

erano poco presenti altri ambiti (equità di accesso,<br />

bisogno e dignità).<br />

A questa fase di sviluppo del confronto tra le<br />

Regioni, partendo dalle ultime analisi svolte, si<br />

è ritenuto utile fare un ulteriore passo in avanti,<br />

ovvero provare a predisporre un elenco di requisiti<br />

sui quali si potesse raggiungere un’ampia<br />

condivisione tra i referenti. Ciò va inteso esclusivamente<br />

come una evidenziazione dello stato<br />

delle esperienze e del dibattito in corso a livello<br />

nazionale, da offrire alle rispettive Regioni<br />

come esempio di sviluppo culturale e metodo-


Esperienze regionali a confronto<br />

logico. Ovviamente, resta sempre intesa la piena<br />

autonomia delle singole Regioni e Province<br />

Autonome rispetto a questi temi ma, considerato<br />

la ricchezza delle esperienze rappresentate<br />

al Tavolo e il lungo percorso che ha portato a<br />

questo tentativo di sintesi, si è ritenuto che l’elenco<br />

dei requisiti potesse essere un utile contributo<br />

per il progresso dei lavori.<br />

Un sottogruppo ha provveduto a predisporre<br />

una nuova proposta, che, partendo dal documento<br />

di sintesi visionato e avendo a riferimento<br />

sempre i principi dei LEA, prevedesse la presenza<br />

di qualche requisito per ognuno dei principi,<br />

e che tali requisiti fossero espressi in modalità<br />

chiare, con spiegazioni sul preciso significato<br />

e illustrazione delle modalità di verifica e,<br />

per una più precisa e omogenea lettura, anche<br />

Requisiti attinenti ai principi da tutelare con i LEA<br />

La struttura valuta i<br />

bisogni della propria<br />

utenza in funzione<br />

delle indicazioni della<br />

programmazione<br />

regionale, e organizza<br />

l’attività in funzione<br />

della valutazione<br />

dei bisogni della propria<br />

utenza, della mission<br />

e delle risorse<br />

disponibili.<br />

I pazienti hanno accesso<br />

ai servizi sanitari<br />

in base ai bisogni<br />

sanitari identificati,<br />

alla mission e alle<br />

risorse dell’organizzazione.<br />

Bisogno<br />

L’organizzazione delle attività della struttura<br />

deve essere in grado di dare le risposte più<br />

opportune agli specifici bisogni della propria<br />

utenza, in modo coerente con la mission e con<br />

le risorse della struttura stessa.<br />

Il poter mettere in relazione bisogni del paziente,<br />

mission e risorse della struttura dipende dall’ottenere<br />

informazioni sulle condizioni di salute del<br />

paziente attraverso la valutazione attuata, generalmente,<br />

al momento del primo contatto con la<br />

struttura, sul campo, durante un trasporto d’emergenza.<br />

Solo i pazienti per i quali la struttura<br />

può erogare l’assistenza necessaria potranno accedervi.<br />

L’organizzazione, per migliorare l’accesso<br />

alla propria struttura, fornisce informazioni sui servizi<br />

prestati, sugli orari e sulle modalità d’accesso.<br />

un sintetico glossario. Il documento prodotto è<br />

costituito in buona parte da requisiti estratti dai<br />

documenti di Emilia Romagna, Marche, Joint<br />

Commission International, ma in alcuni casi i<br />

requisiti sono stati elaborati dal gruppo, soprattutto<br />

come sintesi e fusione di elementi provenienti<br />

da vari documenti. L’elaborato finale è<br />

stato presentato al tavolo di lavoro nell’incontro<br />

del 2 marzo 2004, e in tale occasione i presenti<br />

lo hanno approvato come contributo esperienziale<br />

e metodologico utile.<br />

Riportiamo di seguito la scheda contenente<br />

l’elenco di requisiti attinenti ai principi da tutelare<br />

con i LEA, approvata dal Tavolo di lavoro. Per<br />

ogni requisito è presente una spiegazione e una<br />

descrizione degli elementi verificabili. In calce è<br />

riportato un sintetico glossario.<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

1. Esiste una analisi dei bisogni della propria<br />

utenza;<br />

2. l’organizzazione delle attività è coerente<br />

con la mission della struttura e con i bisogni<br />

individuati;<br />

3. l’assegnazione delle risorse è adeguata allo<br />

svolgimento delle attività previste come risposta<br />

ai bisogni identificati<br />

1. La valutazione viene avviata fin dal momento<br />

del primo contatto.<br />

2. In base alla valutazione si decide se il paziente<br />

sia compatibile con la mission e le risorse<br />

dell’organizzazione.<br />

3. Vengono fornite informazioni sui servizi,<br />

orari e procedure di accesso alle agenzie e<br />

ai referenti nel territorio.<br />

4. I pazienti vengono accettati solo se l’organizzazione<br />

può fornire i servizi e l’assistenza<br />

necessari.<br />

segue a pag. 26<br />

25


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

26<br />

segue da pag. 25<br />

Requisiti attinenti ai principi da tutelare con i LEA<br />

La struttura prevede<br />

un processo per<br />

ammettere i pazientiall’organizzazione.<br />

La struttura cerca di<br />

ridurre le barriere<br />

linguistiche, culturali<br />

e di altro genere<br />

per l’accesso ai servizi.<br />

I pazienti devono<br />

essere classificati secondo<br />

principi di<br />

priorità con ricaduta<br />

sui tempi di accesso<br />

Equità accesso<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

La Direzione Aziendale<br />

ha definito e documentato<br />

le politiche<br />

complessive dell’azienda<br />

per la qualità<br />

dell'assistenza<br />

Le politiche e le<br />

procedure guidano<br />

l’assistenza dei pazienti<br />

ad alto rischio<br />

e l’erogazione di<br />

servizi ad alto rischio.<br />

Il processo di ammissione è standardizzato attraverso<br />

politiche e procedure. Il personale responsabile<br />

delle procedure di ammissione conosce<br />

e segue le procedure standardizzate. Le<br />

politiche affrontano anche il tema di come gestire<br />

i pazienti quando le strutture e i servizi<br />

per i pazienti ospedalizzati scarseggiano o non<br />

ci sono posti per l’ammissione.<br />

La popolazione di riferimento dell’organizzazione<br />

è spesso molto variegata: anziani, disabili, persone<br />

che parlano lingue diverse o dialetti, o di culture<br />

diverse ecc. Questi elementi costituiscono<br />

potenziali “barriere” nell’accesso ai servizi e l’organizzazione<br />

deve mettere in atto processi per<br />

ridurre il loro impatto o eliminarle.<br />

Il tempo di accesso alle prestazioni deve essere<br />

coerente con la situazione clinica del paziente, lo<br />

specifico problema di salute, il rischio (mortalità,<br />

lesione d’organo, sofferenza ecc.). Questi aspetti<br />

non possono essere lasciati solo alla discrezionalità<br />

dei singoli operatori, ma devono essere riportati<br />

a modalità esplicite e condivise, e devono<br />

riflettersi anche sulla gestione delle liste di attesa<br />

Qualità dell’assistenza<br />

Le politiche complessive per la qualità sono uno<br />

strumento di riferimento sostanziale per tutte<br />

le attività che, a livello di sistema o di singolo settore/procedura,<br />

si devono attuare nell’azienda.<br />

L’esplicitazione e comunicazione di tali politiche<br />

è il presupposto per ogni attività inerente.<br />

Sono esempi di pazienti ad alto rischio: i bambini,<br />

gli anziani, i pazienti in stato confusionale e comatoso;<br />

sono esempi di servizi ad alto rischio<br />

quelli che implicano l’uso di tecnologie complesse,<br />

quelli legati alla natura del trattamento (l’uso<br />

di sangue ed emoderivati), o quelli che implicano<br />

un alto potenziale di rischio per la salute del<br />

paziente. Le politiche e le procedure permettono<br />

allo staff di identificare tali pazienti e servizi e<br />

di rispondere in modo capillare, accurato e uniforme.<br />

I responsabili amministrativi e clinici sono<br />

responsabili dell’identificazione dei pazienti e<br />

dei servizi ad alto rischio, dell’uso di un processo<br />

collaborativo per lo sviluppo di politiche e procedure<br />

rilevanti, della formazione dello staff nell’uso<br />

delle politiche delle procedure.<br />

1. Per la standardizzazione del processo di ammissione<br />

vengono utilizzate politiche e procedure.<br />

2. Lo staff conosce le politiche e le procedure<br />

e le segue.<br />

3. Le politiche e le procedure affrontano il tema<br />

dell’ammissione dei pazienti urgenti.<br />

4. Le politiche e le procedure affrontano il tema<br />

dei pazienti trattenuti in osservazione.<br />

5. Le politiche e le procedure affrontano il tema<br />

della gestione dei pazienti in mancanza di posti<br />

letto in una specifica unità operativa o in altre.<br />

1. L’organizzazione ha attivato processi per<br />

identificare le barriere potenziali presenti<br />

nella sua popolazione.<br />

2. Esiste un processo per affrontare o limitare<br />

le barriere all’accesso.<br />

3. Esiste un processo per limitare l’impatto<br />

delle barriere sulla fornitura di servizi.<br />

4. I processi di cui sopra sono stati realizzati.<br />

1. Esistono politiche per la definizione delle<br />

priorità di accesso alle prestazioni;<br />

2. esistono procedure applicative nei diversi servizi<br />

per la classificazione dei pazienti per priorità,<br />

e i rispettivi operatori ne sono informati;<br />

3. la gestione degli accessi in urgenza e in elezione<br />

è coerente con le politiche e le procedure<br />

di classificazione per priorità.<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

1. Esiste un documento contenente le politiche<br />

complessive dell’azienda per la qualità<br />

dell’assistenza.<br />

2. Per lo sviluppo delle politiche sono state consultate<br />

le funzioni che ricoprono ruoli di responsabilità.<br />

3. Le politiche per la qualità sono portate a<br />

conoscenza degli operatori.<br />

1. I dirigenti medici e i manager hanno identificato<br />

i pazienti e i servizi considerati ad alto<br />

rischio.<br />

2. I dirigenti utilizzano una procedura collaborativa<br />

per sviluppare politiche e procedure<br />

applicabili.<br />

3. Lo staff è stato formato e usa le politiche e<br />

le procedure come guida dell’assistenza<br />

erogata.


Esperienze regionali a confronto<br />

La Direzione della<br />

Struttura definisce per<br />

le prestazioni/servizi<br />

erogati gli standard di<br />

prodotto (ovvero le<br />

caratteristiche necessarie)<br />

affinché questi<br />

assolvano agli obiettivi,<br />

e relative modalità<br />

di misurazione.<br />

Il raggiungimento/mantenimento<br />

degli standard<br />

di prodotto prefissati<br />

viene valutato attraverso<br />

l’utilizzo degli<br />

indicatori definiti<br />

La qualità tecnica del<br />

servizio/prestazione<br />

tramite idonei approcci<br />

(audit clinico, misurazione<br />

dell’aderenza a<br />

linee guida, misurazione<br />

di indicatori di esito/risultatoclinico,dell’utilizzo<br />

delle migliori<br />

evidenze scientifiche<br />

disponibili) viene valutata<br />

tenendo conto dei<br />

requisiti specifici per la<br />

qualificazione dei percorsi<br />

clinico-assistenziali<br />

Vengono rilevate le<br />

opinioni degli utenti relativamente<br />

a bisogni,<br />

priorità e soddisfazione<br />

rispetto a prestazioni/servizi<br />

ricevuti<br />

La struttura disegna<br />

e attua processi per<br />

dare continuità all’organizzazione<br />

e al<br />

coordinamento delle<br />

attività assistenziali<br />

Qualità dell’assistenza<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

Per standard di prodotto in sanità si deve intendere<br />

la connotazione di un prodotto/servizio<br />

attraverso la definizione delle caratteristiche<br />

delle relative misure (indicatori) e dei livelli<br />

di accettabilità (standard). Standard di prodotto<br />

è perciò statisticamente definibile come<br />

il valore atteso, monitorato attraverso indicatori<br />

per i prodotti/servizi intesi come l’effetto<br />

di attività tecnicamente ed economicamente<br />

determinate (performance).<br />

La definizione dello standard di prodotto rappresenta<br />

la premessa per l’avvio delle operazioni<br />

di miglioramento continuo (intervenendo<br />

sui processi di produzione); l’evidenza del miglioramento<br />

è possibile solo se ha un riferimento<br />

in una situazione documentata di partenza.<br />

La qualità tecnica costituisce l’elemento di maggiore<br />

garanzia dei risultati, ma deve essere verificata<br />

con modalità idonee, basate sulle evidenze<br />

scientifiche e sull’uso di strumenti valutativi<br />

consolidati e opportunamente gestiti.<br />

Questo ambito vede i professionisti sanitari<br />

come attori principali, all’interno di un quadro<br />

trasparente in termini di strumenti utilizzati,<br />

modalità operative, standard e procedure di<br />

riferimento.<br />

I bisogni, le opinioni e l’esperienza dei pazienti<br />

su tutti gli aspetti dell’assistenza che viene loro<br />

fornita (gli aspetti strutturali, di processo e<br />

di esito) aggiungono informazioni importanti<br />

al miglioramento sistematico della qualità e dovrebbero<br />

essere utilizzati regolarmente<br />

Appropriatezza linee-guida<br />

Una volta avvenuto il primo accesso alla struttura,<br />

potrebbero essere coinvolti nell’assistenza<br />

al paziente diversi dipartimenti e servizi. Attraverso<br />

tutti i vari passaggi assistenziali i bisogni<br />

del paziente vengono valutati in relazione<br />

alle risorse più appropriate entro e, se<br />

necessario, fuori dall’organizzazione. Affinché<br />

l’assistenza al paziente non abbia soluzione di<br />

continuità,l’organizzazione ha bisogno di disegnare<br />

e implementare processi per la continuità<br />

e il coordinamento dell’assistenza tra<br />

medici, infermieri e altri erogatori di assistenza.<br />

I responsabili dei vari reparti e servizi lavorano<br />

insieme per disegnare e implementare<br />

i processi.<br />

1. Le strutture identificano i propri<br />

prodotti/servizi;<br />

2. per ogni prodotto/servizio sono identificati<br />

gli standard;<br />

3. sono definite le modalità, responsabilità e<br />

periodicità delle verifiche della corrispondenza<br />

agli standard;<br />

Vi è evidenza dei risultati delle verifiche degli<br />

standard di prodotto e che questi risultati<br />

siano comunicati ai livelli previsti<br />

1. Sono identificati gli ambiti/servizi/prestazioni<br />

da sottoporre a valutazione della qualità<br />

tecnica;<br />

2. sono identificate le procedure, le responsabilità,<br />

la periodicità delle verifiche;<br />

3. sono identificati i soggetti destinatari delle<br />

informazioni sui risultati delle verifiche e le<br />

modalità con cui i risultati sono rappresentati;<br />

4. vi è evidenza dello svolgimento delle attività<br />

previste nelle modalità previste<br />

1. Viene data adeguata informazione agli<br />

utenti sull’attività svolta dalla struttura e<br />

sulle modalità organizzative e di accesso<br />

2. Vengono attuati programmi per valutare sistematicamente<br />

le opinioni degli utenti (es. gestione<br />

dei reclami, questionari di soddisfazione ecc.)<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

1. I responsabili dei servizi e dei reparti disegnano e<br />

implementano i processi a supporto della continuità<br />

e del coordinamento dell’assistenza.<br />

2. Criteri o politiche prestabilite determinano l’appropriatezza<br />

dei trasferimenti entro l’organizzazione.<br />

3. Continuità e coordinamento sono evidenti in tutte<br />

le fasi dell’assistenza al paziente.<br />

4. C’è coordinamento tra i servizi di emergenza e<br />

quelli di ammissione.<br />

5. C’è coordinamento tra i servizi diagnostici e terapeutici.<br />

6. C’è coordinamento tra i servizi chirurgici e non<br />

chirurgici.<br />

7. C’è coordinamento tra l’organizzazione e gli altri<br />

contesti di assistenza<br />

segue a pag. 28<br />

27


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

28<br />

segue da pag. 27<br />

Requisiti attinenti ai principi da tutelare con i LEA<br />

I pazienti vengono rivalutati<br />

a intervalli<br />

regolari per determinare<br />

la loro risposta<br />

al trattamento e<br />

decidere per l’assistenza<br />

successiva.<br />

La struttura ha attivato<br />

programmi orientati<br />

allo sviluppo dell’appropriatezza<br />

dei<br />

trattamenti terapeutici,<br />

degli esami diagnostici<br />

e dei processi<br />

assistenziali.<br />

La struttura organizza<br />

le proprie attività in<br />

modo da rispettare i<br />

tempi e le abitudini di<br />

vita dei pazienti. La<br />

struttura ha politiche<br />

e procedure per garantire<br />

ai pazienti tutte<br />

le informazioni e la<br />

documentazione sanitaria<br />

necessarie a<br />

comprendere lo stato<br />

di salute attuale e<br />

favorire le scelte consapevoli.<br />

Appropriatezza linee-guida<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

La rivalutazione è la chiave per capire se le<br />

decisioni diagnostico terapeutiche sono state<br />

appropriate ed efficaci. I pazienti vengono<br />

rivalutati durante il processo di assistenza,<br />

ad intervalli appropriati ai loro bisogni e<br />

piani di assistenza o secondo le definizioni<br />

delle politiche e delle procedure dell’organizzazione.<br />

I risultati di queste valutazioni<br />

successive vengono annotate nella cartella<br />

clinica del paziente al fine di rendere informati<br />

coloro che lo/la assistono. I risultati di<br />

queste valutazioni successive vengono annotate<br />

nella cartella clinica del paziente: ad<br />

intervalli regolari durante l’assistenza (per<br />

es. i controlli infermieristici sulle funzioni vitali);<br />

ogni 24 ore c’è il controllo di un medico<br />

così come viene descritto nelle politiche<br />

dell’organizzazione; quando c’è un cambiamento<br />

significativo nello stato di salute del<br />

paziente; se la diagnosi è cambiata e c’è bisogno<br />

di rivedere il piano di assistenza; per<br />

determinare se farmaci e altri trattamenti<br />

hanno avuto effetto e il paziente possa essere<br />

trasferito o dimesso.<br />

L’appropriatezza (diagnostica, terapeutica) va<br />

intesa, in questo caso, come: la cosa giusta alla<br />

persona giusta (efficacia, rischi/benefici, costi)<br />

al momento giusto. Lo sviluppo dell’appropriatezza<br />

è uno strumento essenziale per<br />

la garanzia delle cure più efficaci per gli specifici<br />

problemi dei singoli pazienti, in tempi congrui,<br />

con una valutazione del rapporto rischi/benefici<br />

e dei costi.<br />

Dignità<br />

La tutela dei diritti del cittadino nei suoi rapporti<br />

con le organizzazioni sanitarie costituisce<br />

un principio ineludibile, che deve sostanziarsi<br />

in situazioni oggettive, quali il rispetto dei<br />

ritmi quotidiani (orari dei pasti e delle attività),<br />

il diritto alla corretta informazione sulla<br />

propria situazione sanitaria, sulle prospettive e<br />

le eventuali alternative.<br />

1. I pazienti vengono rivalutati per determinare<br />

le loro risposte ai trattamenti.<br />

2. I pazienti vengono rivalutati per determinare<br />

se possono essere trasferiti o dimessi.<br />

3. I pazienti vengono rivalutati ad intervalli appropriati<br />

alla loro condizione, piano di cura,<br />

e bisogni individuali o secondo le politiche<br />

e le procedure dell’organizzazione.<br />

4. Le valutazioni successive vengono documentate<br />

nella scheda clinica del paziente.<br />

1. L’organizzazione ha adottato politiche per<br />

lo sviluppo dell’appropriatezza clinica;<br />

2. sono stati identificati (nei settori dei trattamenti<br />

terapeutici, degli esami diagnostici e<br />

dei processi assistenziali) alcuni ambiti in<br />

cui promuovere l’appropriatezza;<br />

3. negli ambiti selezionati, sono disponibili i<br />

risultati delle verifiche rispetto all’appropriatezza<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

1. L’organizzazione delle attività assistenziali<br />

tiene conto dei ritmi abituali dei cittadini<br />

nelle attività quotidiane (pasti, sonno, ecc.),<br />

e non solo delle necessità organizzative<br />

della struttura;<br />

2. vi sono politiche e procedure per garantire<br />

al paziente le continue informazioni sullo<br />

stato di salute e i programmi assistenziali;<br />

3. sono identificati i soggetti che sono preposti<br />

a fornire le informazioni ai pazienti.


Esperienze regionali a confronto<br />

I piani di cura considerano<br />

e rispettano<br />

i valori e le credenze<br />

dei pazienti.<br />

Il consenso informato<br />

è richiesto attraverso<br />

un processo<br />

definito dalla struttura<br />

e raccolto da personale<br />

addestrato.<br />

L’assistenza rispetta il<br />

bisogno di privacy<br />

del paziente.<br />

Dignità<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

Le politiche e le<br />

procedure guidano<br />

l’assistenza ai pazienti<br />

che si trovano<br />

in situazione di fragilità,<br />

anche temporanea.<br />

Ogni paziente porta il suo bagaglio di credenze<br />

e valori nel processo assistenziale.Alcuni sono comuni<br />

a molti pazienti e hanno origini culturali e<br />

religiose.Altri sono propri del paziente.Tutti i pazienti<br />

sono stimolati ad esprimere i propri valori<br />

nel rispetto di quelli degli altri.Valori e credenze<br />

particolarmente forti possono influenzare il processo<br />

di assistenza e le risposte del paziente. Quindi<br />

ogni erogatore deve cercare di contestualizzare<br />

l’assistenza nell’insieme di valori e di credenze<br />

proprio del paziente che ha di fronte.<br />

Quando i pazienti sono sottoposti a procedure<br />

diagnostiche o terapeutiche potenzialmente rischiose,<br />

devono essere illustrati il significato della<br />

procedura, i rischi e le eventuali alternative. L’informazione<br />

del paziente è un diritto riconosciuto<br />

ed è componente essenziale del consenso. Il<br />

nominativo della persona incaricata di dare le informazioni<br />

viene riportato nella scheda clinica.<br />

La privacy del paziente, soprattutto durante le<br />

procedure cliniche e gli esami, è importante. I<br />

pazienti possono desiderare privacy da altri<br />

membri dello staff, dai pazienti, o anche dai<br />

propri familiari. I membri dello staff cercano di<br />

capire e rispettare questi bisogni.<br />

Tutela fragilità<br />

La tutela delle persone in condizione di fragilità<br />

(anche temporanea) è un elemento di particolare<br />

importanza nelle organizzazioni sanitarie,<br />

ove pazienti di questo genere sono frequenti<br />

e particolarmente esposti a rischi di ordine<br />

sanitario, ma non solo. Le condizioni di<br />

fragilità possono essere riportate a situazioni<br />

stabili (bambini, anziani, pazienti cronici con grave<br />

compromissione) o a situazioni contingenti<br />

o temporanee (pazienti in coma, in supporto<br />

vitale, pazienti terminali, spaventati ecc.)<br />

1. C’è un processo per identificare e rispettare<br />

i valori e le credenze del paziente.<br />

2. Lo staff usa i processi e fornisce un’assistenza<br />

che rispetta i valori e le credenze<br />

dei pazienti.<br />

1. Esiste un processo per l’informazione del<br />

paziente e la raccolta del consenso.<br />

2. Viene riportato nella scheda clinica il nominativo<br />

della persona incaricata di dare le<br />

informazioni e raccogliere il consenso informato.<br />

1. Il bisogno di privacy del paziente viene rispettato<br />

in tutti i casi di esami, procedure e<br />

trattamenti.<br />

Requisito Spiegazione Aspetti da verificare<br />

1. Vi sono politiche e procedure per identificare<br />

i soggetti che si trovano in situazioni,<br />

anche temporanee, di fragilità;<br />

2. gli operatori sono informati su queste politiche<br />

e procedure;<br />

3. vi è evidenza dell’applicazione di queste<br />

politiche e procedure, in particolare per i<br />

pazienti in coma, i pazienti in supporto vitale,<br />

i pazienti terminali<br />

29


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

30<br />

Glossario<br />

Termine Significato Fonte<br />

Accessibilità<br />

Audit<br />

Bisogno<br />

Continuità<br />

Mission<br />

Obiettivo specifico<br />

Obiettivo strategico<br />

Politica della qualità<br />

Politiche<br />

La possibilità resa disponibile a un paziente o a<br />

una popolazione di ricevere l’assistenza necessaria<br />

e adeguata a costi ragionevoli, entro un tempo<br />

definito e in un determinato luogo<br />

Metodo di valutazione che serve a paragonare,<br />

in base ad alcuni criteri, una pratica o una attività<br />

(condotta in un contesto medico o infermieristico<br />

o da un’organizzazione) con un sistema predeterminato<br />

di riferimento. Produrrà delle proposte<br />

o delle raccomandazioni con lo scopo di<br />

migliorare la qualità<br />

Rappresentazione della necessità di intervento sanitario.<br />

Può essere inteso come lo scarto tra ciò<br />

che esiste e ciò che è desiderabile in termini di stato<br />

di salute, servizi sanitari e risorse disponibili. L’identificazione<br />

del bisogno può nascere da una norma<br />

(ad es.: una legge, un piano sanitario ecc.) o da<br />

una procedura valutativa sanitaria (ad es.: visita medica).<br />

Il bisogno può essere percepito o meno dal<br />

soggetto interessato, e può essere o meno espresso<br />

(divenendo, in quest’ultimo caso, domanda).<br />

Fornire prestazioni senza interruzione, tra loro<br />

coordinate all’interno dei programmi e delle organizzazioni<br />

o tra programmi e organizzazioni diverse,<br />

così come nel passaggio tra livelli diversi di<br />

servizi, in un sistema di continuità assistenziale, in<br />

ogni momento.<br />

La ragion d’essere dell’organizzazione e i valori<br />

cui si ispira<br />

Obiettivo misurabile, valutabile, per il quale sono<br />

stati determinati criteri, indicatori e soglie di raggiungimento.<br />

Solitamente costituisce la concretizzazione<br />

di un obiettivo strategico (vedi sotto).<br />

Si riferisce alle principali opportunità di cambiamento<br />

di un’organizzazione e/o alle sfide principali<br />

che l’organizzazione deve affrontare. In senso<br />

lato, rappresenta ciò che un’organizzazione deve<br />

modificare o migliorare per diventare o rimanere<br />

competitiva; su di esso si stabilisce l’impegno<br />

a lungo termine e si decide l’allocazione o la redistribuzione<br />

di risorse<br />

Gli obiettivi e gli indirizzi generali di un’organizzazione<br />

per quanto riguarda le attività relative alla valutazione,al<br />

mantenimento e alla promozione della qualità,<br />

espressi in modo formale dall’alta direzione.<br />

Dichiarazioni scritte che indicano chiaramente i<br />

valori e la posizione di un’organizzazione in rapporto<br />

a un tema specifico.<br />

Raccomandazione EU ‘97<br />

Raccomandazione EU ‘97<br />

Dpr 14/1/97<br />

P. Morosini, F. Perraro 1999


Esperienze regionali a confronto<br />

Termine Significato Fonte<br />

Priorità<br />

Procedura<br />

Processo<br />

Qualità tecnica<br />

o professionale<br />

Rischio<br />

Risorse<br />

Servizi<br />

Standard<br />

Standard di prodotto<br />

Criteri basati solitamente su aspetti clinici verificati<br />

o presunti (rischio di morte o di danno permanente,<br />

sofferenza, difficoltà motorie ecc.) utilizzati<br />

per stratificare in classi diverse,relativamente ai tempi<br />

di accesso, la domanda di prestazioni.Viene solitamente<br />

utilizzata, attraverso criteri espliciti e concordati,per<br />

regolare l’accesso in alternativa alla semplice<br />

sequenza cronologica di presentazione<br />

Modalità definite per eseguire un’attività o serie di<br />

attività e comunicazioni,tra loro interrelate,per portare<br />

a compimento un servizio per il cliente/utente.<br />

È la sequenza logica e temporale delle attività che<br />

permettono di raggiungere obiettivi definiti o stimati,<br />

partendo da una situazione iniziale nota<br />

Misura in cui vengono scelti interventi appropriati che<br />

tengono conto delle evidenze scientifiche più recenti,<br />

e che vengono effettuati correttamente e con rispetto<br />

del paziente, al fine di ottenere i migliori esiti<br />

di salute e il miglior alleviamento delle sofferenze possibili,con<br />

i minori inconvenienti e disagi possibili.<br />

La possibilità di verificarsi di eventi dannosi o comunque<br />

negativi; oppure anche probabilità o possibilità<br />

di un pericolo, di una perdita o di un’offesa.<br />

Persone, professionalità, edifici, attrezzature, denaro,<br />

tempo a disposizione o attivabili per il raggiungimento<br />

degli obiettivi<br />

Il termine può avere 2 significati: a) prodotti erogati<br />

ai clienti/utenti (prestazioni) oppure b) articolazioni<br />

organizzative dell’organizzazione o del<br />

personale dipendente, aventi un responsabile, che<br />

erogano i prodotti/prestazioni ai clienti/utenti. Con<br />

il termine “servizi” vengono quindi indicate sia le<br />

prestazioni cliniche, professionali o amministrative<br />

sia le articolazioni organizzative.<br />

Livelli desiderati e raggiungibili di performance/rendimento<br />

nei confronti dei quali la performance/il<br />

rendimento attuale può essere comparata/o.<br />

Per standard di prodotto in sanità si deve intendere<br />

la connotazione di un prodotto/servizio attraverso<br />

la definizione delle caratteristiche delle<br />

relative misure (indicatori) e dei livelli di accettabilità<br />

(standard). Standard di prodotto è perciò statisticamente<br />

definibile come il valore atteso, monitorato<br />

attraverso indicatori per i prodotti/servizi<br />

intesi come l’effetto di attività tecnicamente ed<br />

economicamente determinate (performance).<br />

ISO 9000:2000<br />

ISO 9000:2000<br />

P. Morosini, F. Perraro 1999<br />

Donabedian ‘89<br />

31


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

32<br />

TAVOLO 4<br />

“Caratteristiche e ruolo dei valutatori”<br />

La configurazione del ruolo del valutatore, sotto<br />

il profilo della sua configurazione giuridica, ma<br />

anche delle competenze richieste, non appare sempre<br />

chiaramente dagli atti normativi regionali rilevati,<br />

fatto non strano se si considera che, trattandosi<br />

di un processo nuovo per il quadro istituzionale,<br />

può considerarsi fisiologico che esso sia<br />

spesso ancora così indefinito nei contorni.<br />

Partendo da queste considerazioni, si è ritenuto<br />

utile precisare quali siano gli effettivi contenuti<br />

delle differenze citate, sia sul piano formale che<br />

sostanziale, per poter meglio comprendere il problema<br />

ma, soprattutto, per permettere alle Regioni<br />

di avere un quadro preciso delle possibili opzioni,<br />

ivi compresi gli strumenti più idonei per raggiungere<br />

gli obiettivi attesi, tra i quali si segnala in<br />

particolare la possibilità di scambio di esperienze.<br />

Nel giugno 2003 il Tavolo di Lavoro su “Ruolo<br />

e caratteristiche dei valutatori” ha predisposto<br />

una scheda di rilevazione, finalizzata a meglio comprendere<br />

come le singole Regioni hanno delineato<br />

il ruolo e le caratteristiche dei valutatori.La scheda<br />

era costituita complessivamente da 19 domande,<br />

alcune chiuse e alcune aperte, dove riportare in<br />

modo sintetico le osservazioni o informazioni richieste.<br />

Hanno risposto all’indagine complessivamente<br />

17 Regioni e PA, delle quali 13 hanno restituito<br />

la scheda compilata (P.A. Bolzano, Emilia<br />

Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria,<br />

Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia,<br />

Toscana, P.A.Trento,Veneto); 4 hanno dichiarato<br />

che il tema non è ancora stato affrontato (Abruzzo,<br />

Campania, Puglia,Valle d’Aosta); 4 non hanno<br />

risposto (Basilicata, Calabria, Molise, Umbria).<br />

Riportiamo qui di seguito una sintesi commentata<br />

dei risultati dell’indagine, ricavata dalle<br />

13 schede compilate. In corsivo è riportato<br />

sinteticamente il contenuto di ogni domanda.<br />

Segnaliamo, per una corretta lettura dei risultati,<br />

che qualche Regione non ha risposto a<br />

tutte le domande.<br />

RISULTATI<br />

1. Configurazione del valutatore<br />

sotto il profilo giuridico<br />

Viene configurato in modalità corrispondente<br />

a pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio<br />

da 2 Regioni (Sicilia,Toscana), mentre 5 (Friuli<br />

Venezia Giulia, P.A. Bolzano, P.A.Trento, Liguria,<br />

Emilia Romagna) lo configurano come un consulente/esperto,<br />

senza un ruolo istituzionale diretto.<br />

Va notato comunque che, sebbene Lombardia<br />

e Piemonte rispondano di non avere configurato<br />

in modo esplicito la figura, le caratteristiche del<br />

processo e la configurazione delle responsabilità<br />

data dalle rispettive norme regionali sembrano posizionare<br />

i valutatori, di fatto, nell’ambito giuridico<br />

dei soggetti incaricati di pubblico servizio.<br />

Quattro Regioni non hanno ancora precisato<br />

questo aspetto in modo dettagliato (Marche,<br />

Sardegna,Veneto, Lazio).<br />

2.Ambiti che il valutatore è richiesto di verificare<br />

Erano possibili risposte multiple.<br />

1. Conformità a norme generali: 7 risposte<br />

(Friuli Venezia Giulia, P.A.Trento, P.A.<br />

Bolzano, Sardegna, Sicilia, Piemonte,<br />

Lombardia).<br />

2. Conformità a norme specifiche: 6 risposte<br />

(P.A.Trento, P.A. Bolzano, Sardegna, Sicilia,<br />

Friuli Venezia Giulia, Lombardia).<br />

3. Requisiti specialistici-settoriali: 9 risposte<br />

(Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,<br />

P.A.Trento, P.A. Bolzano, Sardegna,


Esperienze regionali a confronto<br />

Liguria, Sicilia, Piemonte).<br />

5. Organizzazione Sistema qualità: 11 risposte<br />

(Marche,Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,<br />

P.A.Trento, P.A. Bolzano, Liguria, Sicilia,<br />

Toscana, Sardegna, Piemonte, Lombardia).<br />

È interessante notare che tutte le Regioni che<br />

hanno emanato requisiti di accreditamento, prevedono<br />

la richiesta di un sistema qualità, anche<br />

se a complessità d articolazione molto diverse, e<br />

conseguentemente i valutatori sono sempre richiesti<br />

di valutare tale caratteristica.<br />

3. Obbligo di inserire specialisti<br />

Sì: 2 (Marche, Piemonte)<br />

No:9 (Friuli Venezia Giulia,Toscana, Emilia<br />

Romagna, P.A.Trento, P.A. Bolzano, Sicilia, Liguria,<br />

Lombardia,Veneto).<br />

La maggioranza delle Regioni e Province Autonome<br />

non hanno previsto questa possibilità<br />

come obbligo, ma al massimo come opportunità<br />

da valutare nei casi specifici; in alcuni casi vengono<br />

precisate le specialità ove sussiste l’obbligo<br />

(Piemonte: fisiatria, radiologia, laboratorio), o si<br />

considera l’opportunità per discipline correlate<br />

(Veneto, Emilia Romagna).<br />

Considerato che la maggioranza dei requisiti sono<br />

di ordine generale, e non richiedono capacità<br />

di verifica specialistica, la scelta appare coerente.<br />

Diverso potrebbe essere il caso ove, invece, l’obiettivo<br />

fosse di esprimere valutazioni su aspetti di<br />

ordine tecnico-professionale, risultati delle attività,<br />

presenza di competenze, per i quali sarebbero invece<br />

necessari altri tipi di approccio (peer-review,<br />

audit, analisi epidemiologica ecc.). Questi approfondimenti<br />

potrebbero, peraltro, essere limitati a<br />

specifici settori (ad esempio: chirurgia, oppure strutture<br />

ospedaliere).Andrebbe comunque precisato se,<br />

nel corso della visita di accreditamento, i visitatori<br />

siano richiesti di valutare questi processi valutativi<br />

(contenuti, metodi, risultati) oppure verificare solo<br />

che tali processi abbiano luogo e/o corrispondano<br />

a determinate caratteristiche. In funzione di queste<br />

diverse scelte, cambierebbero sostanzialmente complessità<br />

e tempi delle procedure valutative, come<br />

pure competenze richieste ai valutatori.<br />

4. Possibilità di valutazione di strutture<br />

della stessa azienda di appartenenza<br />

Solo la Sicilia e la Lombardia prevedono questa<br />

possibilità.<br />

Sette Regioni e Province Autonome escludono<br />

questa possibilità (Marche, Friuli Venezia<br />

Giulia, Emilia Romagna,Toscana, P.A. Bolzano,<br />

Veneto, Liguria).<br />

Questa situazione, che si basa su un evidente<br />

principio di opportunità, diviene un problema<br />

in alcune Regioni. La Provincia di Trento sottolinea<br />

che, avendo una unica azienda provinciale,<br />

è previsto che il valutatore non possa valutare lo<br />

stesso presidio in cui lavora. Situazioni simili si<br />

potrebbero trovare in Val d’Aosta, ma anche nelle<br />

Marche (nuova normativa su azienda unica regionale),<br />

e forse anche in altre Regioni. In questi<br />

casi sarebbe necessario regolamentare meglio<br />

questo aspetto, ad esempio prevedendo la possibilità<br />

della partecipazione alle visite di valutatori<br />

provenienti da altre Regioni.<br />

5.Per i dipendenti delle ASL,possibilità di valutazione<br />

di strutture collocate nello stesso territorio<br />

dell’azienda di appartenenza<br />

Quattro Regioni e Province Autonome (P.A.<br />

Trento, P.A. Bolzano, Sicilia, Lombardia) prevedono<br />

questa possibilità, mentre 5 la escludono<br />

(Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,<br />

Toscana, Liguria).<br />

Anche in questo caso valgono le osservazioni<br />

già fatte al punto precedente.<br />

33


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

34<br />

6.Attivazione corsi di formazione<br />

Dieci Regioni e Province Autonome li hanno<br />

attivati (Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia<br />

Romagna, P.A.Trento,Toscana, Bolzano, Sicilia,<br />

Lazio, Piemonte, Lombardia), 3 no (Veneto,<br />

Sardegna, Liguria; ma quest’ultima ne aveva<br />

già programmato uno per l’autunno 2003).<br />

7-8-9 Tipologia dei corsi<br />

Tra i diversi percorsi si possono riconoscere<br />

due tipologie fondamentali di approccio:<br />

a. formazione mirata alla sola procedura di<br />

valutazione;<br />

b. formazione prima di esperti in qualità (facilitatori<br />

per gruppi di lavoro, conoscenza<br />

sistemi qualità), che possono poi divenire<br />

valutatori.<br />

Il primo tipo di approccio è stato attuato da<br />

quattro Regioni (Friuli Venezia Giulia, Marche,<br />

Sicilia, Lombardia).<br />

Il secondo, pur con modalità diverse, da sette.<br />

Tra queste, è significativa l’esperienza dell’Emilia<br />

Romagna, che ha sviluppato (all’interno di un<br />

progetto di ricerca finanziato ex art. 12/Dlgs 502)<br />

un percorso ispirato al modello previsto dalle normative<br />

ISO, articolato su tre livelli: facilitatore, valutatore<br />

interno, valutatore qualificato (riconosciuto<br />

dal CEPAS, organismo riconosciuto di certificazione<br />

degli ispettori secondo le norme ISO). Questo<br />

modello è stato recepito da altre tre Regioni e<br />

Province Autonome (Bolzano,Trento, Lazio; in<br />

realtà, risulta recepito anche dalla Regione Umbria,<br />

che però non ha risposto al questionario).<br />

Le altre tre Regioni hanno predisposto, sempre<br />

seguendo la seconda tipologia, dei propri<br />

percorsi (Toscana, Piemonte, Liguria).<br />

10. Esame finale<br />

È previsto da 9 Regioni e Province Autono-<br />

me (Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,<br />

P.A.Trento,Toscana, Bolzano, Liguria, Sicilia,<br />

Lazio), ma non da Piemonte e Lombardia.<br />

11. Previsione di training formativo<br />

È previsto da 9 Regioni e Province Autonome<br />

(Marche, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,Trento,Toscana,<br />

Bolzano, Liguria, Sicilia,<br />

Lazio), ma non da Piemonte e Lombardia.<br />

12. Numero di giornate di training<br />

Quattro Regioni prevedono la partecipazione<br />

ad almeno quattro visite (Friuli Venezia Giulia,<br />

Lazio, P.A.Trento, P.A. Bolzano), mentre per<br />

Liguria e Sicilia sono sufficienti 2 giorni.<br />

Per divenire valutatori non è richiesto training<br />

da Lombardia, Marche ed Emilia Romagna<br />

(che però richiede almeno 20 giornate di<br />

esperienza per divenire coordinatori di visita).<br />

13. Formazione differenziata<br />

per responsabile delle visite<br />

Per il responsabile/coordinatore della visita è<br />

prevista una specifica formazione da 3 Regioni.Tra<br />

queste, Friuli Venezia Giulia ed Emilia<br />

Romagna la legano al training sul campo (rispettivamente,<br />

4 e 20 visite), mentre la Liguria<br />

deve ancora definire le modalità.<br />

Otto Regioni non prevedono formalmente<br />

una differenziazione tra semplice valutatore e<br />

coordinatore, anche se, ad esempio nelle Marche,<br />

viene nominata come responsabile una persona<br />

che abbia già esperienze di visita.<br />

14. Numero di persone formate<br />

Otto Regioni hanno già attivato dei corsi di<br />

formazione per valutatori, in alcuni casi già completati,<br />

in altri ancora in corso.<br />

Le Marche hanno formato già 320 persone,


Esperienze regionali a confronto<br />

Friuli Venezia Giulia 113, Lombardia circa 45/50,<br />

Toscana 43; l’Emilia Romagna ha un numero di<br />

persone formate diversificato per tipologia (36<br />

facilitatori, 189 valutatori interni, 60 valutatori<br />

esterni, 65 valutatori certificati) e, similmente,<br />

anche P.A.Trento (27 facilitatori e 8 valutatori<br />

esterni) e P.A. Bolzano (28 facilitatori e 5 valutatori<br />

esterni). In Lazio, 53 persone hanno completato<br />

il corso per facilitatori.<br />

La Liguria ha avviato un corso per 35 persone,<br />

mentre la Sicilia non ha ancora attivato<br />

i corsi.<br />

È interessante notare come la maggioranza<br />

delle Regioni che hanno affrontato il tema dell’accreditamento<br />

abbiano colto il bisogno formativo<br />

che l’implementazione di un processo<br />

di questo genere comporta, soprattutto in riferimento<br />

al senso profondo del processo stesso,<br />

ovvero alla garanzia e promozione della<br />

qualità.<br />

Alcune Regioni hanno attivato i corsi di formazione<br />

per valutatori prima ancora di avere deciso<br />

quali saranno i requisiti e le procedure che dovranno<br />

essere utilizzati. Ciò è segno della sensibilità<br />

al problema della qualità, ma potrebbe anche<br />

determinare delle asimmetrie tra attese iniziali e<br />

prodotti finali, come pure tra attuali contenuti formativi<br />

e competenze richieste successivamente.<br />

15.Albo dei valutatori<br />

Una forma di registro dei valutatori è prevista<br />

da 9 Regioni (Marche, Friuli Venezia Giulia,<br />

Emilia Romagna, P.A.Trento, P.A. Bolzano,Veneto,<br />

Liguria,Toscana, Lazio).<br />

Tre Regioni (Sicilia, Piemonte, Lombardia)<br />

non sentono questa necessità, ma sono le stesse<br />

Regioni che hanno attribuito la competenza della<br />

procedura a organismi istituzionali già esistenti<br />

(Dipartimenti di prevenzione,ARPA), che han-<br />

no già norme regolamentari e una configurazione<br />

del ruolo degli operatori e degli ispettori.<br />

16-17-18 Retribuzione dei valutatori<br />

Una forma di retribuzione specifica è prevista<br />

solo dalla Toscana, mentre alcune Regioni<br />

prevedono un gettone per tutti i valutatori (P.A.<br />

Bolzano, Piemonte) o solo per i privati (P.A.<br />

Trento, Marche).Ai dipendenti pubblici viene<br />

riconosciuta la missione da 8 Regioni (Friuli Venezia<br />

Giulia, Emilia Romagna,Veneto, Liguria,<br />

Sardegna, Sicilia, Lombardia, Marche).<br />

I pagamenti sono sempre messi a carico dell’istituzione<br />

pubblica (Toscana: Regione;Veneto:ARSS<br />

e USL; P.A.Trento e P.A. Bolzano: Provincia).<br />

Le Marche prevedono che i privati richiedenti<br />

paghino alla Regione una quota forfettaria<br />

per ottenere la procedura.<br />

Si è rilevato comunque che tre Regioni (Veneto,Liguria,Marche)<br />

si stanno ponendo il problema<br />

di trovare forme di compenso per i valutatori.<br />

19. Strutture di appartenenza dei valutatori<br />

Dieci Regioni prevedono che i valutatori<br />

siano dipendenti del SSR (Marche, Friuli Venezia<br />

Giulia, Emilia Romagna, P.A.Trento,Toscana,<br />

P.A. Bolzano,Veneto, Liguria, Sicilia,<br />

Lombardia), e di queste 6 prevedono anche la<br />

possibilità della presenza di soggetti provenienti<br />

dagli erogatori privati (Marche, Friuli Venezia<br />

Giulia, Emilia Romagna, P.A.Trento,Toscana,<br />

Veneto).<br />

Vi sono inoltre situazioni a maggiore differenziazione,<br />

come chi prevede rappresentanti di<br />

cittadini e professioni sanitarie (Toscana, Marche),<br />

Università e settore no profit (Emilia Romagna),<br />

personale del settore sociale (Veneto),<br />

dipendenti della Regione (Sardegna) e dell’ARPA<br />

(Piemonte).<br />

35


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

36<br />

CONCLUSIONI<br />

La rilevazione svolta ha permesso di chiarire<br />

meglio una serie di aspetti inerenti il ruolo e le<br />

competenze con cui le diverse Regioni e Province<br />

Autonome hanno configurato i valutatori.<br />

È subito evidente come il ruolo del valutatore<br />

sia stato ritenuto centrale nella gestione del<br />

processo di accreditamento, al punto che anche<br />

Regioni che non hanno ancora definito procedure<br />

e requisiti si sono poste il problema di avviare<br />

il percorso formativo. Sebbene inizialmente<br />

non sempre sia stato esplicitato il ruolo del valutatore,<br />

esso si è però venuto chiaramente configurando<br />

negli atti che definivano nel dettaglio<br />

le procedure e le attribuzioni di responsabilità.<br />

Sul piano formale, solo 2 Regioni hanno attribuito<br />

ai valutatori un ruolo giuridico istituzionale<br />

(Toscana e Sicilia), ma in realtà anche altre<br />

2 (Lombardia e Piemonte), nell’attribuire la responsabilità<br />

della procedura ad organismi istituzionali<br />

(ASL,ARPA) per mezzo di propri dipendenti,<br />

di fatto hanno configurato una situazione<br />

simile. Non è un caso, del resto, che queste<br />

Regioni siano quelle che non hanno sentito<br />

la necessità di attivare un “registro” dei valutatori,<br />

in quanto figura e ruolo sono già chiaramente<br />

definiti dalle norme e dalle procedure esistenti.<br />

Nelle altre Regioni, invece, il ruolo dei valutatori<br />

si configura, anche se spesso solo in modo<br />

implicito, come quello di esperti/consulenti<br />

che vengono utilizzati, al bisogno, dal soggetto<br />

che ha il compito di gestire la procedura<br />

(Regione,<strong>Age</strong>nzia), e che non rivestono una<br />

responsabilità di tipo istituzionale (quale quella<br />

di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico<br />

servizio).<br />

A questo punto è opportuno precisare meglio<br />

le caratteristiche giuridiche che differenziano<br />

queste due tipologie di valutatori.<br />

Il ruolo di pubblico ufficiale caratterizza coloro<br />

i quali esercitano una pubblica funzione, assegnata<br />

da un atto legislativo e caratterizzata da<br />

potestà pubbliche, di tipo autoritativo, certificativo<br />

ecc. L’incaricato di pubblico servizio è il<br />

ruolo di tutti coloro che prestano un pubblico<br />

servizio, non caratterizzato da poteri autoritativi.Volendo<br />

fare degli esempi, il pubblico impiegato<br />

è generalmente un incaricato di pubblico<br />

servizio, invece i medici addetti agli ambulatori,<br />

i medici convenzionati (MMG, guardia medica)<br />

i medici ospedalieri, possono essere pubblici<br />

ufficiali o incaricati di pubblico servizio in<br />

relazione alle attività che svolgono (quando compilano<br />

una denuncia di malattia infettiva: pubblico<br />

ufficiale; quando eseguono una normale<br />

visita medica: incaricato di pubblico servizio).<br />

Connesse alla figura di pubblico ufficiale vi sono<br />

una serie di norme del Codice Penale che, da<br />

un lato, tutelano la sua attività (violenza o minaccia<br />

a pubblico ufficiale, oltraggio a p.u., resistenza<br />

ecc.) dall’altro tendono a responsabilizzarlo<br />

sullo svolgimento delle funzioni pubbliche; si<br />

consideri, ad esempio, l’“obbligo di denuncia di<br />

reato”, per cui i pubblici ufficiali e gli incaricati<br />

di pubblico servizio che, nell’esercizio o a causa<br />

delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia<br />

di un reato perseguibile d’ufficio, devono farne<br />

denuncia per iscritto, anche quando non sia<br />

individuata la persona alla quale il reato è attribuito<br />

(art. 331 Codice di Procedura Penale, norma<br />

ripetuta nel Codice Penale agli art. 361-362).<br />

Invece, l’esperto consulente si configura, dal<br />

punto di vista giuridico, come un prestatore di<br />

opera professionale e come tale è pienamente<br />

responsabile di ciò che caratterizza il mandato<br />

specifico dell’opera professionale. Quindi, a differenza<br />

delle precedenti figure, non ha un obbligo<br />

di denuncia di qualunque fatto che costi-


Esperienze regionali a confronto<br />

tuisca reato o di cui abbia avuto notizia nell’esercizio<br />

delle sue funzioni.<br />

Mantiene invece la responsabilità specifica relativa<br />

all’oggetto della consulenza (accertare la<br />

corrispondenza ai requisiti previsti, farlo con<br />

completezza, veridicità, competenza ecc.) e quindi<br />

tutto ciò che si riferisce allo specifico di una<br />

prestazione di tipo professionale.<br />

Anche rispetto alle competenze richieste, come<br />

abbiamo già avuto modo di sottolineare, le<br />

differenti situazioni che si riconoscono nelle diverse<br />

regioni e PA si posso riportare a due tipologie<br />

fondamentali:<br />

a. nella prima situazione le competenze richieste<br />

sono correlate direttamente e prevalentemente<br />

al solo svolgimento della procedura<br />

regionale, alla verifica della conformità<br />

agli specifici requisiti richiesti; l’insieme<br />

dei requisiti può, in alcuni casi, essere<br />

contenuto e richiedere quindi poche competenze<br />

aggiuntive rispetto a quelle già<br />

possedute da figure professionali che svolgono<br />

procedure simili (questo può essere<br />

il caso, ad esempio, della Lombardia); in altri<br />

casi (Friuli Venezia Giulia, Marche) vi<br />

sono contenuti aggiuntivi rispetto a procedure<br />

tradizionali, che richiedono formazione<br />

e addestramento mirati, ma sempre<br />

comunque strettamente correlati alla<br />

specifica procedura;<br />

b. nel secondo caso, si richiedono conoscenze<br />

e competenze che vanno molto al<br />

di là della sola gestione della procedura di<br />

accreditamento, che diviene invece un’occasione<br />

per attivare, di fatto, un programma<br />

di formazione molto più ampio; viene<br />

predisposto un programma formativo<br />

articolato e complesso finalizzato ad ottenere<br />

una conoscenza approfondita sul<br />

tema della metodologia per la qualità, con<br />

acquisizione di competenze sugli strumenti<br />

per la valutazione e progettazione<br />

per la qualità, sui diversi sistemi per la qualità,<br />

la gestione dei gruppi, le procedure<br />

valutative ecc.<br />

È evidente la sostanziale diversificazione dei<br />

due approcci, che comporta diversità in complessità<br />

procedurali, investimenti per la formazione,<br />

verifiche di competenze, diffusione di<br />

competenze e di cultura nel SSR. Ciò si è concretizzato<br />

con percorsi formativi relativamente<br />

brevi nell’approccio di tipo a) (4-6 giorni di formazione<br />

per i valutatori in Marche e Friuli Venezia<br />

Giulia), e più lunghi nel tipo b) (64 ore in<br />

Toscana, 20 giorni in Emilia Romagna).All’interno<br />

della tipologia b) troviamo, però, ulteriori<br />

differenziazioni: da un lato vi è il modello sviluppato<br />

dall’Emilia Romagna (ed emulato da almeno<br />

altre cinque Regioni), con livelli di competenze<br />

progressivi e incrementali (facilitatore,<br />

valutatore interno, valutatore certificato), e che<br />

richiama il percorso previsto dalle norme ISO<br />

per gli ispettori; dall’altro lato troviamo modelli<br />

che, pur prevedendo l’acquisizione di competenze<br />

più ampie di quanto richiesto nel modello<br />

tipo a), configurano percorsi formativi meno<br />

strutturati rispetto a quello appena descritto (Toscana,<br />

Piemonte).<br />

L’approccio tipo b) è seguito da almeno otto<br />

Regioni, delle quali, però, attualmente solo una ha<br />

avuto modo di applicare la procedura alla fase operativa<br />

(Piemonte).Vi sono, invece, altre tre Regioni<br />

in cui l’accreditamento è arrivato alla fase operativa,<br />

ma tutte queste hanno definito il valutatore<br />

in modo strettamente funzionale alla procedura<br />

(Friuli Venezia Giulia, Marche, Lombardia).<br />

Alla luce di quanto sopra descritto, sembra che<br />

i diversi approcci seguiti dalle Regioni, sia sotto il<br />

37


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

38<br />

profilo della configurazione del ruolo istituzionale<br />

che il valutatore viene a ricoprire, sia sotto il<br />

profilo delle competenze che sono richieste, pur<br />

nella loro diversificazione, si possano riportare a<br />

una sintesi complessiva di quattro tipologie.<br />

Nella Tabella 1 sono sintetizzati i concetti sopra<br />

esposti in una griglia a doppia entrata, considerando<br />

da un lato la figura del valutatore sotto<br />

il profilo istituzionale (condizione giuridica)<br />

dall’altro lato per le competenze/conoscenze<br />

richieste.<br />

In questo modo risulta meglio comprensibile<br />

la differenziazione tra le Regioni che configurano<br />

la condizione giuridica del valutatore<br />

rispettivamente come pubblico ufficiale o Incaricato<br />

di pubblico servizio (prima colonna) o<br />

invece esperto/consulente (seconda colonna).<br />

Nelle righe orizzontali sono riportate le Regioni<br />

che richiedono essenzialmente competenze<br />

limitate alla specifica procedura e alla va-<br />

Tabella 1<br />

Conoscenze richieste<br />

Esperto sistemi qualità Solo procedura<br />

Condizione giuridica<br />

Pubblico Ufficiale Consulente<br />

Lombardia, Sicilia<br />

Toscana, Piemonte<br />

lutazione di conformità ai requisiti richiesti (riga<br />

superiore) e le Regioni che intendono invece<br />

formare degli esperti in qualità (riga inferiore).<br />

Incrociando queste quattro caratteristiche<br />

è possibile collocare con buona precisione<br />

i diversi approcci seguiti dalle Regioni osservate<br />

nell’indagine.<br />

Questo schema potrebbe essere utile, in particolare,<br />

alle Regioni che non hanno ancora affrontato<br />

il tema, per comprendere, in funzione<br />

di come intendono configurare il loro percorso,<br />

a quali Regioni potrebbero rivolgersi per avere<br />

maggiori informazioni su esperienze, difficoltà,<br />

modelli, ecc. Ma potrebbe anche aiutare<br />

le Regioni in relazione alle eventuali necessità<br />

o volontà di ottenere valutatori esterni alla propria<br />

Regione, sia per favorire scambi di esperienze,<br />

sia per garantire una maggiore esternalità<br />

rispetto allo specifico regionale o settoriale/specialistico.<br />

Friuli Venezia Giulia, Marche<br />

Emilia Romagna, P.A. Bolzano, Lazio, P.A.Trento


Esperienze regionali a confronto<br />

Referenti regionali<br />

Regioni Tavolo 1 Tavolo 2 Tavolo 3 Tavolo 4<br />

Modalità con cui realizzare Modalità per verificare Oggetti Caratteristiche<br />

i rapporti fabbisogno – le non conformità dell'accreditamento: e ruolo dei<br />

programmazione – offerta alle normative cosa valutare e come valutatori<br />

delle strutture sanitarie, valutare<br />

e soluzioni per superare<br />

le non conformità<br />

Abruzzo Giuliano Rossi Lucia Colarossi Giuliano Rossi<br />

Maria T. Giannunzio Elisabetta Di <strong>Na</strong>tale Maria T. Giannunzio<br />

Basilicata Giuseppe Montagano Rocchina Giacoia Rocchina Giacoia Rocchina Giacoia<br />

P.A. Bolzano Stefan Faes Stefan Faes Stefan Faes Stefan Faes<br />

Massimo Lubian Massimo Lubian Massimo Lubian Massimo Lubian<br />

Calabria Montilla/Pagliaro/Scalise Montilla/Pagliaro/Lampasi Montilla/Pagliaro/Raffaele Montilla/Pagliaro/Azzarito<br />

Campania Giuseppe Ferrigno Giuseppe Ferrigno Giuseppe Ferrigno Giuseppe Ferrigno<br />

Emilia Romagna Licia Petropulacos Giuseppe Monterastelli Bruna Magi Renata Cinotti<br />

Friuli V.G. Renzo De Angeli Renzo De Angeli Renzo De Angeli Renzo De Angeli<br />

Clara Pinna Clara Pinna Clara Pinna Clara Pinna<br />

Lazio Nunzio Catalano Mario Fabrizi Marcella Grimaldi Chiara Coletti<br />

Nunzio Catalano Nunzio Catalano Nunzio Catalano<br />

Liguria Sergio Vigna Sergio Vigna Sergio Vigna Sergio Vigna<br />

Luigi Tomei Luigi Tomei Luigi Tomei Luigi Tomei<br />

Lombardia Massimo Lombardo Massimo Lombardo Massimo Lombardo Massimo Lombardo<br />

Marco Bosio Alessandro Caviglia<br />

Marche Riccardo Luzi Riccardo Luzi Riccardo Luzi Riccardo Luzi<br />

Manuela Fioretti Manuela Fioretti Manuela Fioretti Manuela Fioretti<br />

Molise Alberto Montano Alberto Montano Alberto Montano Alberto Montano<br />

Antonella Lavalle Antonella Lavalle Antonella Lavalle Antonella Lavalle<br />

Piemonte Annunziata Sciacca Annunziata Sciacca Annunziata Sciacca Annunziata Sciacca<br />

Adele Bennati Adele Bennati Adele Bennati Adele Bennati<br />

Margherita Burchio Margherita Burchio Margherita Burchio Margherita Burchio<br />

Puglia Giuseppe Di Cillo Carlo Di Cillo Silvia Papini Ambrogio Aquilino<br />

Sardegna Pierina Rita Tanclis<br />

Sicilia Saverio Ciriminna Saverio Ciriminna Saverio Ciriminna Saverio Ciriminna<br />

Toscana Luisa Reina Luisa Reina Luisa Reina Luisa Reina<br />

Vera Micheletti Vera Micheletti Vera Micheletti Vera Micheletti<br />

Marco Menchini Marco Menchini Marco Menchini Marco Menchini<br />

P.A.Trento Luciano Pontalti Anna Maria Trenti Eugenio Gabardi Eugenio Gabardi<br />

Umbria Antonio Perelli Antonio Perelli Antonio Perelli Antonio Perelli<br />

Valle d’Aosta Igor Rubbo Igor Rubbo<br />

Veneto Attilio Orso Attilio Orso Attilio Orso Attilio Orso<br />

Componenti commissione Tavolo 1 Tavolo 2 Tavolo 3 Tavolo 4<br />

Irinus Serafin Carlo Liva Carlo Liva Carlo Liva<br />

Carlo Liva Silvano Dubini Patrizia Meroni Alessandra Morselli<br />

Adolfo T. De Girolamo Alberto Spanò Patrizia Meroni<br />

Giovanna Baraldi<br />

Coordinamento ASSR Antonella Cavallo Antonella Cavallo Alessandra Lo Scalzo Alessandra Lo Scalzo<br />

Alessandra Lo Scalzo Alessandra Lo Scalzo Antonella Cavallo Antonella Cavallo<br />

39


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

N<br />

40<br />

Aggiornamento delle normative regionali<br />

el <strong>Monitor</strong> n. 2 del dicembre 2002, all’interno del Focus on sull’accreditamento<br />

delle strutture e dei servizi sanitari, nell’articolo “Il sistema previsto dalle normative<br />

regionali”, abbiamo presentato una sintesi delle principali normative regionali<br />

in materia di autorizzazione e accreditamento.<br />

Si ritiene utile procedere ora all’aggiornamento, tenendo conto che negli anni<br />

2003 e 2004 la maggior parte delle Regioni ha apportato revisioni o integrazioni<br />

alle normative che disciplinano la materia.<br />

Le modifiche apportate, sia nei contenuti sia nella portata degli interventi, sono<br />

diverse, ma si possono ricondurre alle seguenti linee generali:<br />

• provvedimenti moratori, tesi a prolungare la fase transitoria e a disciplinarne i<br />

diversi effetti (va considerato che gran parte delle Regioni opera tuttora in regime<br />

di “accreditamento provvisorio” e che è piuttosto parziale l’attuazione<br />

dell’autorizzazione all’esercizio, con i conseguenti requisiti minimi);<br />

• provvedimenti settoriali, prevalentemente per i servizi territoriali, derivanti<br />

dalla necessità di implementare e orientare lo sviluppo di determinati ambiti<br />

di attività (es. RSA, Hospice ecc.);<br />

• provvedimenti che semplificano le procedure e l’insieme dei requisiti necessari<br />

per l’autorizzazione all’esercizio e per l’accreditamento. Sono adottati,<br />

o in via di adozione, soprattutto dalle Regioni che hanno già seguito<br />

un lungo percorso per lo sviluppo dei diversi istituti. Solo la Regione Emilia<br />

Romagna ha effettivamente concluso questo percorso, con una delibera<br />

del 2004 che semplifica i procedimenti e gli oggetti dei due istituti e ridimensiona<br />

l’insieme dei requisiti generali richiesti per l’accreditamento<br />

delle strutture sanitarie.Altre Regioni hanno intrapreso questo percorso,<br />

che non è però ancora concluso (Friuli Venezia Giulia, Marche);<br />

• provvedimenti che operano alcune scelte sostanziali: la Regione Emilia<br />

Romagna applica l’autorizzazione all’esercizio solo alle strutture nuove; la<br />

Regione Liguria opera una separazione tra acquirenti e fornitori e, considerata<br />

la criticità del sistema autorizzazione/accreditamento, decide di riaprire<br />

i termini fissati dal Dpr 14.1.1997 per l’adeguamento delle strutture<br />

ai requisiti strutturali e impiantistici.Altre discipline riguardano nuovi<br />

ambiti, come i requisiti degli studi professionali soggetti ad autorizzazioni<br />

in relazione alla specifica attività, ex art. 8-ter del Dlgs. 502/92 (Bolzano,<br />

Trento,Toscana), e i centri autonomi di day surgery (Sicilia e Piemonte);<br />

• altri provvedimenti sono volti a completare l’elenco dei requisiti, come la Re-


Aggiornamento delle normative regionali<br />

gione Sicilia che ha approvato procedure e requisiti<br />

ulteriori per l’avvio dell’accreditamento<br />

definitivo;così anche la Provincia Autonoma di<br />

Bolzano,che ha disciplinato (indicando procedure<br />

e requisiti) sia l’autorizzazione sia l’accreditamento.<br />

Vi sono, infine, una serie di provvedimenti in<br />

bozza, che alcune Regioni stanno portando ai rispettivi<br />

organi per l’approvazione (Veneto: schema<br />

di requisiti ulteriori per l’accreditamento; Puglia:<br />

schema di requisiti ulteriori per l’accreditamento<br />

e di requisiti minimi per l’autorizzazione<br />

all’esercizio delle attività sanitarie).<br />

È interessante rilevare che, in questi due anni,<br />

le Regioni effettuano solo limitati richiami all’autonomia<br />

riconosciuta dal Titolo V della Costituzione,<br />

continuando ad operare nell’ambito<br />

della cornice normativa precedente.<br />

Di seguito si sintetizzano, per alcune Regioni,<br />

gli aspetti più significativi contenuti nei recenti<br />

provvedimenti su autorizzazione e accreditamento.<br />

I dati dettagliati sugli atti di tutte le Regioni e i<br />

rispettivi contenuti sono disponibili nel sito internet<br />

dell’<strong>Age</strong>nzia (www.assr.it).<br />

BASILICATA<br />

La Regione ha adottato due provvedimenti<br />

negli anni 2003-04:<br />

• uno specifico (LR 7.8.2003 n.29),che rivede<br />

aspetti del procedimento per il rilascio di autorizzazione<br />

e accreditamento e soprattutto ridisciplina<br />

la fase transitoria,con una norma già<br />

più volte modificata.L’intento è di semplificare<br />

e chiarire l’ambito di applicazione dei due<br />

istituti. La Legge Regionale 29 prevede, ad<br />

esempio,che non sono soggette ad autorizzazione<br />

e accreditamento le strutture pubbliche<br />

riconvertite; che sono automaticamente accreditate<br />

in forma provvisoria le strutture sa-<br />

nitarie pubbliche appena realizzate,sempre che<br />

le stesse siano in regola con la normativa vigente<br />

in materia di sicurezza, e altro;<br />

• una norma all’interno della legge finanziaria<br />

2004, che amplia la possibilità di consulenze<br />

per definire i requisiti di accreditamento<br />

(LR 2.2.2004 n. 1).<br />

BOLZANO<br />

La Provincia autonoma di Bolzano ha emanato<br />

3 provvedimenti.<br />

Il primo atto disciplina le procedure per l’autorizzazione<br />

e per l’accreditamento delle strutture sanitarie<br />

e dei professionisti sanitari,nonché la definizione<br />

degli organismi tecnici per l’accreditamento<br />

e l’istituzione dei registri delle strutture autorizzate<br />

e accreditate (Delib. G.P. 17.2.2003, n. 406).<br />

La delibera indica così le modalità per l’autorizzazione<br />

all’esercizio dell’attività da parte delle<br />

strutture sanitarie (mentre non si applica alle strutture<br />

socio-sanitarie) e degli studi odontoiatrici e<br />

medici, qualora gli stessi siano attrezzati per erogare<br />

prestazioni di chirurgia ambulatoriale, ovvero<br />

impieghino procedure diagnostiche o terapeutiche<br />

di particolare complessità o che comportino<br />

un rischio per la sicurezza del paziente,<br />

anche in relazione all’utilizzo di attrezzature sanitarie.<br />

Si amplia, poi, fino a prevedere l’autorizzazione<br />

di tutte le figure professionali sanitarie diverse<br />

dai medici e dagli odontoiatri.<br />

Rinvia a separato provvedimento le disposizioni<br />

per l’accreditamento dei medici di medicina generale<br />

e dei pediatri di libera scelta,per permettere un<br />

opportuno confronto con le categorie interessate.<br />

L’accreditamento è disciplinato nelle procedure,<br />

mentre si opera un rinvio per la definizione dei requisiti.<br />

È rilasciato dalla Giunta provinciale, dopo<br />

una istruttoria tecnica per la valutazione del possesso<br />

dei requisiti condotta da un apposito servizio<br />

41


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

42<br />

che si istituisce presso la Provincia: il Servizio Centrale<br />

Autorizzazione ed Accreditamento (SCAA).<br />

Esso coordina e segue il sistema delle verifiche per<br />

l’accreditamento, comprese la scelta dei “team dei<br />

valutatori”; la formazione dei valutatori e dei facilitatori;<br />

la tenuta del registro provinciale dei facilitatori<br />

e valutatori. Fornisce, inoltre, consulenza e<br />

supporto per l’attività istruttoria delle verifiche e la<br />

stesura dei rapporti di verifica.<br />

L’accreditamento ha validità quinquennale ed<br />

è rinnovabile; con provvedimento motivato può<br />

essere stabilita anche una validità inferiore.<br />

Istituisce, inoltre, la Commissione Tecnica per<br />

l’accreditamento (CTA), con compiti consultivi<br />

nei confronti della Giunta Provinciale rispetto ai<br />

requisiti minimi e ulteriori, e propositivi rispetto<br />

alle proposte finali dei provvedimenti: rilascio, diniego<br />

o accreditamento condizionato, sulla base<br />

del rapporto di verifica prodotto dal team di valutatori.<br />

È un nucleo ristretto di 8 componenti, con<br />

un dirigente della provincia e uno delle aziende;<br />

esperti interni (un medico e un infermiere) ed<br />

esterni (2 a livello internazionale e 1 a livello nazionale)<br />

dell’accreditamento e dei sistemi di qualità;<br />

rimane in carica 3 anni.<br />

Con un successivo atto (Delib. G.P. 17.3.2003,<br />

n. 763) la Giunta regionale ha definito l’insieme<br />

dei requisiti, classificati su tre livelli: minimi per<br />

l’autorizzazione; ulteriori per l’accreditamento;<br />

requisiti di eccellenza.<br />

I requisiti sono, inoltre, distinti in generali e specifici,<br />

questi ultimi relativi alle strutture ospedaliere<br />

(compresa la day surgery), ai centri dialisi, alle strutture<br />

che erogano prestazioni in regime ambulatoriale<br />

(compresa la chirurgia ambulatoriale).<br />

Un terzo provvedimento (Delib. G.P. 19.5.2003,<br />

n. 1622) definisce i requisiti dei professionisti sanitari,<br />

anch’essi distinti in: minimi per l’autorizzazione,<br />

ulteriori per l’accreditamento, requisiti di<br />

eccellenza.<br />

La Provincia Autonoma sceglie di autorizzare “i<br />

professionisti”, facendo poi riferimento alle sedi di<br />

esercizio della professione, ossia gli studi professionali.Prevede<br />

anche la possibilità che l’attività sia esercitata<br />

in locali non dedicati, ad esempio a domicilio<br />

degli utenti (l’autorizzazione a svolgere tali attività<br />

verrà valutata caso per caso in relazione alla tipologia<br />

delle prestazioni erogate).<br />

La normativa si applica, pertanto, agli studi<br />

odontoiatrici e medici, qualora attrezzati per svolgere<br />

chirurgia ambulatoriale o prestazioni diagnostiche<br />

di particolare complessità, e a tutte le figure<br />

professionali sanitarie diverse dai medici e<br />

dagli odontoiatri.<br />

Il provvedimento precisa che le norme si applicano<br />

ai professionisti sanitari che esercitano la<br />

loro attività in forma autonoma o associata, anche<br />

se organizzata in strutture multiprofessionali. Fissa,<br />

inoltre, una serie di regole, quali:<br />

• negli studi dei professionisti sanitari possono<br />

essere presenti anche collaboratori non<br />

sanitari per le attività di supporto amministrativo,<br />

tecnico e organizzativo;<br />

• non è ammessa la commistione fra attività<br />

sanitarie e non sanitarie;<br />

• specifiche deroghe possono essere concesse<br />

per particolari attività di supporto a quella<br />

sanitaria;<br />

• le strutture riconoscibili come entità organizzate<br />

con attività sanitarie integrate, riconducibili<br />

a un unico livello di responsabilità/titolarità,vanno<br />

autorizzate e accreditate sulla base dei<br />

requisiti specifici per gli ambulatori.<br />

CALABRIA<br />

La Regione ha adottato:<br />

• indicazioni generali nel PSR 2004-06 (LR<br />

19.3.2004,n.11) sui “criteri generali per l’ac-


Aggiornamento delle normative regionali<br />

creditamento”, con elencazione dei requisiti<br />

ulteriori relativi ad aspetti organizzativi, tecnico-professionali<br />

e di aspettativa dell’utenza,<br />

nell’intento di avviare l’accreditamento definitivo,“in<br />

attesa dell’emanazione dell’atto di<br />

indirizzo e coordinamento previsto dall’art.<br />

8-quater del Dlgs 229/99”. Sull’accreditamento,<br />

il Piano rileva la criticità della situazione,<br />

che contraddistingue molte Regioni<br />

italiane, caratterizzata dalla persistenza del sistema<br />

dell’accreditamento provvisorio. Proprio<br />

per tali difficoltà,la Regione intende sviluppare<br />

indirizzi in materia e,a tal fine,il Piano<br />

elenca le condizioni generali per l’accreditamento<br />

istituzionale;<br />

• una norma, all’interno di una legge collegata<br />

alla finanziaria per il 2003 (LR 26.6.2003<br />

n. 8) che disciplina alcuni aspetti della fase<br />

transitoria, fino alla definizione dei requisiti<br />

per autorizzazione e accreditamento.Viene<br />

temporaneamente sospeso il rilascio di ulteriori<br />

accreditamenti, con alcune eccezioni<br />

quali le strutture, promosse su iniziativa della<br />

Regione Calabria, degli istituti di rilievo nazionale<br />

nonché l’ampliamento delle attività<br />

di alta specialità e dei centri di eccellenza,anche<br />

finalizzato al completamento del ciclo terapeutico.La<br />

legge fissa un’altra norma transitoria:<br />

i soggetti erogatori di prestazioni sanitarie<br />

e socio-sanitarie già in possesso dell’autorizzazione<br />

all’esercizio delle attività sanitarie,e<br />

che abbiano erogato negli anni 2001 e/o<br />

2002 prestazioni con oneri a carico delle ASL<br />

regionali, possono esercitare attività sanitarie<br />

per conto del Servizio sanitario.<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

La Regione ha adottato nel 2004 il provvedimento<br />

n. 327 del 2004, che rivede in modo so-<br />

stanziale l’oggetto e i requisiti di autorizzazione<br />

e dell’accreditamento. Riconduce, inoltre, ad un’unica<br />

normativa i provvedimenti necessari a dare<br />

applicazione alla LR 34/98 contenente le “Norme<br />

in materia di autorizzazione e accreditamento<br />

delle strutture sanitarie pubbliche e private”.<br />

La delibera è composta da una premessa e da<br />

una serie di allegati, che elencano i requisiti minimi<br />

e quelli ulteriori, nonché i fac-simile di domanda<br />

e dei modelli di autocertificazione.<br />

Riguarda sia l’“istituto dell’autorizzazione”,<br />

per tutte le tipologie di strutture sanitarie e gli<br />

studi professionali ex art. 8-ter del Dlgs. 502/92<br />

e modificazioni, sia l’”accreditamento delle strutture<br />

di degenza”.<br />

La delibera sostituisce la DGR 594/2000, ai<br />

seguenti fini:<br />

• adeguare la normativa regionale all’evoluzione<br />

del quadro normativo di riferimento,<br />

e in particolare il Dlgs. 229/99, tenendo<br />

conto in ogni caso dell’autonomia delle Regioni<br />

conseguente alla riforma del Titolo V<br />

della Costituzione;<br />

• semplificare il percorso legato all’ottenimento<br />

dell’autorizzazione all’esercizio e definire<br />

con chiarezza gli oggetti di autorizzazione<br />

e accreditamento;<br />

• integrare il processo di accreditamento con<br />

gli elementi relativi all’accreditamento dei<br />

professionisti e dei programmi assistenziali,<br />

nonché con i requisiti specialistici nel frattempo<br />

prodotti;<br />

• fornire adeguati orientamenti per l’autorizzazione<br />

di alcune tipologie di strutture (ad<br />

esempio strutture prevalentemente ospedaliere<br />

che, anche se separate da un punto di<br />

vista funzionale, hanno una finalizzazione<br />

unificata – sia di proprietà sia di attività<br />

espletate).<br />

43


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

44<br />

La disciplina dell’autorizzazione<br />

al funzionamento<br />

Nella premessa della delibera ci sono alcuni<br />

passaggi fondamentali.Viene fornita una lettura<br />

integrata del disposto di due norme del Dlgs.<br />

502/92, come modificato dal Dlgs. 229/99: l’art.<br />

8-bis, che richiede la necessità di autorizzazione<br />

all’esercizio per tutte le diverse tipologie di strutture<br />

sanitarie pubbliche e private, e il primo comma<br />

dell’art. 8-ter, che impone la necessità di autorizzazione<br />

per le nuove strutture, mentre per<br />

quelle già in esercizio o già autorizzate alla data<br />

di entrata in vigore del richiamato decreto legislativo,<br />

l’autorizzazione dovrà essere correlata al<br />

loro adattamento, alla loro diversa utilizzazione,<br />

al loro ampliamento, alla loro trasformazione o al<br />

loro trasferimento in altra sede.<br />

La scelta regionale porta alla conclusione che<br />

per le strutture già in esercizio alla data di entrata<br />

in vigore del Dlgs. 229/99 (1.8.1999), l’autorizzazione<br />

è richiesta solo a fronte di modifiche<br />

strutturali, quali la “diversa utilizzazione della struttura”,<br />

la “trasformazione e l’adattamento” e l’“ampliamento”.<br />

La delibera,inoltre,prevede la necessità<br />

di autorizzazione al funzionamento – fino ad ora<br />

non richiesta – anche per gli studi professionali<br />

odontoiatrici,di chirurgia ambulatoriale e,in generale,<br />

per gli studi professionali le cui attività possono<br />

comportare rischi per la sicurezza del paziente<br />

(ad esempio strutture in cui si fanno endoscopie).<br />

La disciplina dell’accreditamento<br />

La semplificazione che la delibera opera in materia<br />

di accreditamento riguarda prima di tutto la<br />

“chiarezza sull’oggetto dell’accreditamento”, con<br />

la possibilità di:<br />

• accreditamenti aggregati all’interno di una medesima<br />

struttura fisica di erogazione, in relazione<br />

a diverse aree interne o parti delle struttura,<br />

che siano unitarie nella funzione;<br />

• accreditamento di programmi specifici assistenziali,<br />

all’interno di strutture già accreditate;<br />

• accreditamento dei singoli professionisti, titolari<br />

di studio professionale, che ne facciano<br />

richiesta.<br />

La semplificazione opera, poi, sull’insieme dei<br />

requisiti generali, richiesti per l’accreditamento<br />

delle strutture sanitarie che svolgono attività di<br />

ricovero, mantenendo i requisiti che hanno un<br />

più diretto impatto sulla qualità dei servizi e sui<br />

risultati per il paziente.<br />

LAZIO<br />

La Regione ha approvato due provvedimenti:<br />

1. Legge quadro n. 4/2003, che delinea in generale<br />

le fasi e le competenze per la materia<br />

dell’autorizzazione e accreditamento per<br />

le strutture sanitarie e socio-sanitarie, e chiarisce<br />

la finalità dei diversi istituti. Spetterà a<br />

successivi atti regionali la definizione della<br />

materia e in particolare:<br />

• la determinazione del fabbisogno per l’autorizzazione<br />

alla realizzazione;<br />

• la definizione dei requisiti minimi per l’autorizzazione<br />

all’esercizio;<br />

• la definizione dei requisiti ulteriori per l’accreditamento;<br />

• la disciplina delle modalità e dei tempi per il<br />

rilascio delle autorizzazioni e dell’accreditamento,<br />

nel rispetto dei tempi e delle indicazioni<br />

generali contenute nella legge quadro.<br />

2. Legge quadro n. 41/2003, relativa all’autorizzazione<br />

all’apertura e al funzionamento<br />

delle strutture socio-assistenziali, sia quelle<br />

rivolte ad alcune tipologie di soggetti fragili,<br />

sia quelle che prestano diversi servizi, quali:<br />

mensa sociale e accoglienza notturna, servizi<br />

per la vacanza, servizi di emergenza e


Aggiornamento delle normative regionali<br />

di pronto intervento assistenziale, centri<br />

diurni. La disciplina del procedimento ripercorre<br />

essenzialmente quella prevista dalla<br />

LR 4/2003.<br />

LIGURIA<br />

La Regione ha elaborato alcune forti indicazioni<br />

nel recente PSR 2003-05 (DCR<br />

20/27.1.2004, n. 3.), che si riconducono alla scelta<br />

fondamentale di separare i soggetti acquirenti,<br />

le Aziende sanitarie locali, da una pluralità di soggetti<br />

erogatori, pubblici e privati.<br />

La prospettiva ricercata è differenziare e orientare<br />

la rete dell’offerta delle prestazioni, in modo<br />

da garantire flessibilità e tempestività di risposta.<br />

A tal fine il Piano indica alcuni obiettivi prioritari,<br />

quali:<br />

• consolidare e rafforzare il sistema dell’accreditamento<br />

istituzionale, per sviluppare le<br />

potenzialità e la concorrenzialità dell’offerta<br />

sanitaria, attraverso l’aumento del numero<br />

dei potenziali erogatori di prestazioni sanitarie,<br />

con particolare attenzione al settore<br />

residenziale geriatrico e per l’ulteriore riduzione<br />

delle liste di attesa;<br />

• potenziare la capacità negoziale delle Aziende<br />

sanitarie locali, in tutti i diversi aspetti:<br />

programmazione e scelta tra l’erogazione e<br />

l’acquisto delle prestazioni, definizione dei<br />

contratti e accordi, controllo quali-quantitativo<br />

dei servizi e delle prestazioni.<br />

Rileva,inoltre,l’opportunità di rinviare nel tempo<br />

i termini per l’adeguamento delle strutture ai<br />

requisiti strutturali e impiantistici previsti dal Dpr<br />

14.1.1997, tenendo conto delle ben note difficoltà<br />

derivanti dalla messa in sicurezza delle strutture,<br />

non ultime quelle della carenza di risorse.<br />

Ha poi adottato 4 delibere di Giunta:<br />

1. modifica diversi requisiti del “Manuale del-<br />

l’accreditamento delle strutture sanitarie e<br />

socio-sanitarie” del 2002;<br />

2. modifica i termini per la conclusione del<br />

procedimento relativo al rilascio dell’accreditamento;<br />

3/4. riguardano requisiti e procedure di strutture<br />

sanitarie territoriali: centri diurni e<br />

RSA.<br />

LOMBARDIA<br />

La Regione ha adottato una serie di provvedimenti<br />

su singoli settori sanitari (hospice, centri<br />

diurni integrati, RSA ecc.), che modificano e<br />

integrano precedenti discipline della materia, o<br />

che forniscono interpretazioni della normativa<br />

vigente (circolare 31 del 2003 sugli standard di<br />

personale).<br />

PIEMONTE<br />

La Regione ha adottato due provvedimenti:<br />

• il primo definisce il budget 2003 per le case<br />

di cura private provvisoriamente e definitivamente<br />

accreditate (Delib. GR<br />

26.1.2004, n. 16-11565). Il budget, individuato<br />

per singola struttura, corrisponde a<br />

un tetto di spesa e sono fissati gli abbattimenti<br />

tariffari in caso di superamento della<br />

produzione (con riconoscimento ai soli<br />

costi di produzione variabili: abbattimento<br />

del 50% per prestazioni di acuzie; 60% per<br />

le prestazioni post-acuzie). Per un primo<br />

gruppo di case di cura definitivamente accreditate<br />

(11 sulle 16 attuali), la delibera prevede<br />

l’applicazione di nuove tariffe, con incremento<br />

del budget complessivo. I volumi<br />

delle prestazioni da effettuare nell’ambito<br />

del budget assegnato sarà oggetto di appositi<br />

contratti con le ASL, nell’ambito delle<br />

conferenze di quadrante;<br />

45


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

46<br />

• il secondo (Delib. GR 9.12.2003, n. 23-<br />

11243) modifica la normativa regionale sulle<br />

attività di day surgery, con limitate indicazioni<br />

aggiuntive sui requisiti delle singole<br />

strutture di day surgery.<br />

PUGLIA<br />

La Regione, negli anni 2003-04, ha emanato<br />

un’unica norma, che proroga la fase transitoria,<br />

fino all’attuazione delle procedure dell’accreditamento<br />

e comunque non oltre il 31.12.2004. Sono<br />

in fase di approvazione le linee guida che fissano<br />

i requisiti minimi per l’autorizzazione e i requisiti<br />

ulteriori per l’accreditamento.<br />

TOSCANA<br />

La Regione ha adottato due delibere di Giunta,<br />

entrambe sugli studi professionali, con identificazione<br />

degli studi soggetti ad autorizzazione<br />

(odontoiatrici, di chirurgia ambulatoriale e di endoscopia)<br />

e con definizione dei requisiti organizzativi,<br />

strutturali e tecnologici per l’apertura e<br />

l’esercizio di tali studi. (Delib. GR 22-3-2004 n.<br />

260 e Delib. CR 23-12-2003 n. 237).<br />

La LR 34 del 2003 apporta numerose sostituzioni<br />

e integrazioni rispetto alla precedente LR<br />

n. 8 del 1999, per uniformare la normativa generale<br />

col disposto del Dlgs. 229/99, tra cui la disciplina<br />

degli studi professionali e il trasferimento<br />

dal Consiglio alla Giunta Regionale della competenza<br />

a stabilire i requisiti generali e specifici<br />

per l’autorizzazione e l’accreditamento.<br />

Per quanto riguarda l’accreditamento istituzionale,<br />

viene recepito il contenuto dell’art. 8-quater<br />

del Dlgs. n. 502/1992 e non è più contemplata<br />

la presenza, all’interno delle Commissioni per<br />

l’accreditamento, degli “esperti di settore”, con un<br />

conseguente potenziamento del ruolo dei rappresentanti<br />

dei produttori pubblici e privati non-<br />

ché delle professioni mediche e infermieristiche.<br />

Ai fini dell’individuazione dei requisiti di accreditamento<br />

e della predisposizione dei manuali,<br />

la Giunta Regionale si avvale dell’Osservatorio<br />

della qualità dell’<strong>Age</strong>nzia regionale di sanità.<br />

TRENTO<br />

La Provincia Autonoma di Trento ha emanato,<br />

nel 2003-04, 6 provvedimenti normativi, che<br />

puntualizzano precedenti norme e inseriscono<br />

norme transitorie. Definiscono, inoltre, i requisiti<br />

minimi degli ambulatori/studi medico chirurgici,<br />

odontoiatrici o di altre professioni sanitarie,<br />

ove attrezzati per erogare prestazioni di chirurgia<br />

ambulatoriale, ovvero procedure diagnostiche e<br />

terapeutiche di particolare complessità o che comportino<br />

un rischio per il paziente.<br />

Per la verifica del possesso dei requisiti minimi<br />

i Comuni e la Provincia, nelle rispettive competenze,<br />

si avvalgono del Nucleo di Valutazione<br />

presso l’unica Azienda provinciale per i servizi sanitari<br />

allo scopo istituita e composta da personale<br />

appositamente formato, dipendente della Provincia<br />

e dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari,<br />

Servizio Igiene e Sanità Pubblica, e da<br />

esperti in valutazione di sistemi qualità in sanità.<br />

È istituito e reso pubblico un registro provinciale<br />

delle strutture sanitarie e socio sanitarie autorizzate.<br />

VENETO<br />

Il Veneto ha approvato alcune disposizioni nella<br />

legge finanziaria 2004, con cui autorizza la<br />

Giunta regionale a concedere contributi in conto<br />

capitale per l’adeguamento e la realizzazione<br />

delle strutture, degli impianti tecnologici e degli<br />

arredi del settore socio-sanitario, dei disabili e dei<br />

minori, con esclusione degli asili nido. I contributi<br />

sono concessi a soggetti pubblici e privati


Aggiornamento delle normative regionali<br />

no profit. (LR 30.1.2004, n. 1). È stato preparato,<br />

inoltre, in bozza, un “Manuale per l’accreditamento<br />

istituzionale” che indica i requisiti ulteriori.<br />

UMBRIA<br />

La Regione ha fornito indicazioni generali nel<br />

PSR 2003-05 (DCR n. 314 del 23 luglio 2003).<br />

Il Piano indica come obiettivi prioritari l’approvazione<br />

della procedura e dei requisiti ulteriori,<br />

generali e specifici, per l’accreditamento istituzionale<br />

e chiarisce che spetta alla Giunta regionale<br />

il rilascio dell’autorizzazione. La stessa si avvale,<br />

per le verifiche, delle competenti strutture<br />

dell’Unità Sanitaria Locale. Il Piano prevede il<br />

completamento del processo di formazione di 40<br />

figure, come “valutatori di qualità”, attivato sia in<br />

collaborazione con la Regione Emilia Romagna,<br />

sia con iniziative proprie.<br />

È stato istituito, presso la Regione, il “Centro<br />

per l’accreditamento” che seguirà tutte le fasi di<br />

verifica per l’accreditamento. Il Centro è composto<br />

dalla “Società di certificazione dei Sistemi<br />

di qualità in sanità”, dai valutatori di qualità formati<br />

dalla Regione, dal Servizio Accreditamento<br />

e Valutazione di Qualità. Stabilisce, inoltre, di<br />

dar seguito alla sperimentazione di un assessment<br />

dell’Ospedale Silvestrini condotto da consulenti<br />

della Joint Commission on Accreditation of<br />

Healthcare Organization (JCAHO). (DGR<br />

07/05/2003, n. 570).<br />

La Regione Umbria ha inoltre adottato criteri<br />

per l’applicazione delle disposizioni del PSR<br />

sui requisiti organizzativi delle Residenze pro-<br />

tette per anziani non autosufficienti. La delibera<br />

fissa, per l’assistenza infermieristica, lo standard<br />

medio tra 30 e 40 minuti/giorno/ospite e<br />

fissa per l’assistenza tutelare lo standard medio<br />

tra 100 e 120 minuti/giorno/ospite. (DGR<br />

4.2.2004, n. 523).<br />

SICILIA<br />

La Regione, negli anni 2003-04, ha adottato<br />

un unico provvedimento (Dec.Ass. 17.4.2003)<br />

che stabilisce le direttive per disciplinare le modalità<br />

e i termini per la richiesta e il rilascio dell’autorizzazione<br />

alla realizzazione di nuove strutture<br />

sanitarie e socio-sanitarie, sulle modalità di<br />

verifica e controllo sia preventivi che periodici,<br />

sulla permanenza dei requisiti. Il provvedimento<br />

indica, inoltre, la procedura e le verifiche relative<br />

all’accreditamento istituzionale, nonché i requisiti<br />

delle strutture private che intendano esercitare<br />

attività di day surgery autonomo.<br />

Per l’accreditamento, il soggetto deputato alla<br />

verifica è il Dipartimento di prevenzione.<br />

Il provvedimento apporta, inoltre, diverse modifiche<br />

ai requisiti ulteriori, generali e specifici,<br />

stabiliti dal decreto assessorile n. 890 del 2002. Si<br />

tratta di piccole correzioni e integrazioni relative<br />

alla necessità di consentire maggiore flessibilità<br />

di azione, tra cui viene stabilito che il direttore<br />

sanitario delle strutture ambulatoriali indichi<br />

il numero corretto di infermieri o infermiere da<br />

utilizzare, in relazione alla specifica attività; viene<br />

inoltre completata la disciplina dei requisiti organizzativi,<br />

strutturali e tecnologici per gli ambulatori<br />

odontoiatrici.<br />

47


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

Vi è chi punta all’eccellenza<br />

N<br />

48<br />

el nostro Paese è ormai ampiamente condivisa la convinzione che l’implementazione<br />

sistematica dell’accreditamento istituzionale costituisca uno strumento<br />

importante per garantire in modo diffuso un determinato livello di qualità dei servizi<br />

sanitari. Nello stesso tempo, con il crescere della cultura della qualità e delle<br />

esperienze concrete sul campo, si sta anche diffondendo l’esigenza di diversificare<br />

i livelli qualitativi e di rendere riconoscibili le situazioni di maggiore qualità,<br />

per le quali si utilizza solitamente il termine di “eccellenza”, termine che viene<br />

però utilizzato spesso con significati diversi.<br />

Nella letteratura sanitaria internazionale il termine “eccellenza” viene solitamente<br />

utilizzato per indicare i centri in grado di fornire le migliori performance<br />

rispetto a determinati problemi o patologie o procedure, con giudizi basati sulla<br />

capacità verificabile di produrre i migliori risultati.<br />

Nella programmazione sanitaria e nella normativa italiana di questi ultimi anni<br />

il termine è solitamente utilizzato per indicare i centri di riferimento per determinate<br />

patologie o condizioni, e l’ultimo PSN indica anche che su di essi vadano<br />

maggiormente concentrati gli sforzi e le risorse per l’innovazione e le ristrutturazioni.<br />

Questi centri dovrebbero essere in numero limitato, la loro collocazione e<br />

configurazione essere coerente con la programmazione sanitaria e dovrebbero avere<br />

livelli di performance verificabili e comparabili a livello internazionale.<br />

Nel mondo anglofono il termine “accreditamento all’eccellenza”è spesso usato<br />

per indicare le strutture accreditate da agenzie quali la Joint Commission for<br />

Accreditation of Healthcare Organizations (JCAHO, che accredita oltre l’80% delle<br />

strutture sanitarie statunitensi) o il Canadian Council for Health Services Accreditation<br />

(CCHSA, che accredita oltre il 90% delle strutture canadesi), ovvero<br />

per indicare aziende dove sono attivi un insieme di processi finalizzati all’ottimizzazione<br />

dei risultati delle cure sul paziente. In questo caso il termine serve a distinguere<br />

questo modello di accreditamento da quello basato su una logica di requisiti<br />

minimi.<br />

In Italia vi sono molte esperienze ispirate a questi modelli del mondo anglofono,<br />

e la maggioranza sono state promosse da associazioni professionali e società<br />

scientifiche, gestite in una logica di “peer-review”, ovvero di scambio di visite<br />

tra pari finalizzate allo scambio di esperienze e alla promozione volontaria della<br />

qualità.<br />

Il modello ha trovato anche delle sperimentazioni di tipo ufficiale, sotto l’egida<br />

dell’Istituto Superiore di Sanità o di alcune Regioni, quali la Lombardia, che


Vi è chi punta all’eccellenza<br />

nel gennaio 2001 ha promosso una sperimentazione<br />

in dieci strutture ospedaliere accreditate (5<br />

di diritto pubblico e 5 di diritto privato), per valutare<br />

l’impatto dell’accreditamento all’“eccellenza”<br />

proposto dalla Joint Commission International<br />

(JCI), braccio operativo a livello internazionale<br />

della JCAHO.<br />

Il sistema di accreditamento JCI si fonda su circa<br />

350 standard, di cui 170 sono obbligatori per<br />

ottenere l’accreditamento. Gli standard di JCI sono<br />

da considerarsi parametri di misura che vanno<br />

a valutare, da una parte, tutti i momenti di vita<br />

che il paziente deve affrontare durante la sua<br />

presenza nella struttura sanitaria, dall’altra l’organizzazione<br />

e il management della struttura ospedaliera.<br />

Gli standard sono quindi da considerarsi<br />

gli obiettivi che devono essere raggiunti dalla struttura<br />

sanitaria per erogare un’assistenza sanitaria di<br />

qualità.<br />

L’approccio è assolutamente globale ed è finalizzato<br />

ad ottenere un miglioramento continuo<br />

della sicurezza e della qualità delle cure al paziente,<br />

nel rispetto dell’ambiente fisico esterno alla<br />

struttura ospedaliera, e con la continua attenzione<br />

per incidere efficacemente nella riduzione dei<br />

rischi per il paziente e il personale che lavora nell’ospedale.<br />

Il progetto è durato circa 18 mesi. La<br />

sperimentazione ha avuto l’obiettivo di testare il<br />

sistema di accreditamento JCI e non di pervenire<br />

a un formale rilascio di un certificato di accreditamento.<br />

I risultati principali emersi durante la sperimentazione<br />

sono stati la realizzazione di:<br />

• un percorso di miglioramento dove le procedure<br />

non sono fini a se stesse ma correlate<br />

con il perseguimento degli obiettivi;<br />

• un nuovo approccio culturale, basato sugli<br />

apporti professionali;<br />

• evidenza dell’importanza della stretta colla-<br />

borazione tra medici e infermieri di differenti<br />

discipline;<br />

• valorizzazione dell’importanza della documentazione<br />

sanitaria come fonte primaria<br />

di informazione e di condivisione dei percorsi<br />

assistenziali;<br />

• attenzione alla comunicazione con il paziente<br />

e i familiari e alla loro educazione<br />

Dopo la conclusione del progetto, cinque strutture<br />

hanno scelto di proseguire l’esperienza fino<br />

al formale perseguimento dell’accreditamento. Le<br />

strutture sono:<br />

• Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo<br />

Busto Arsizio – Presidio di Saronno;<br />

• Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento<br />

Milano – Presidio via Commenda;<br />

• Istituto Clinico Humanitas Rozzano (MI);<br />

• Istituto Europeo di Oncologia Milano;<br />

• Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli<br />

Brescia.<br />

Un percorso di collaborazione con la JCI è in<br />

corso anche in Trentino, dove si punta esplicitamente<br />

ad ottenere l’accreditamento dell’Ospedale<br />

S. Chiara di Trento, che sarebbe la più grande<br />

struttura italiana a raggiungere questo obiettivo.<br />

Sono già state svolte alcune delle attività preliminari,<br />

e si stima di ottenere l’accreditamento entro<br />

il prossimo anno.<br />

Recentemente sta predisponendo accordi con<br />

la JCI anche la regione Umbria.<br />

La Regione Veneto ha invece avviato un progetto<br />

ancora più ambizioso, in collaborazione con<br />

il già menzionato CCHSA. L’obiettivo finale di<br />

questo progetto è quello di predisporre un modello<br />

di qualità regionale, e in particolare testare,<br />

in alcuni siti pilota, un sistema di monitoraggio,<br />

controllo e reporting del miglioramento della qualità<br />

e dei costi. Il progetto prevede come primi<br />

49


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

50<br />

prodotti l’elaborazione di un manuale sperimentale<br />

di accreditamento istituzionale e ricerche sull’utilizzo<br />

di strumenti migliorativi della qualità<br />

professionale medica (clinical governance) e delle<br />

relazioni con i costi.Attualmente è in corso di<br />

elaborazione il manuale regionale per l’accreditamento<br />

istituzionale.<br />

Un altro modello per l’eccellenza è rappresentato<br />

dalla European Foundation for Quality Management<br />

(EFQM), introdotto a partire dal 1988<br />

nel mondo delle imprese; attualmente viene impiegato<br />

con buoni risultati anche in molte organizzazioni<br />

sanitarie. <strong>Na</strong>to come Premio Europeo<br />

per la Qualità (“European Quality Award”) per le<br />

aziende europee persegue l’obiettivo di introdurre<br />

i principi del Total Quality Management, secondo<br />

cui il miglioramento di qualità avviene attraverso<br />

una crescita culturale di tutta l’organizzazione<br />

a partire dalla sua leadership e riguarda la<br />

globalità della sua gestione.<br />

L’applicazione del modello EFQM in un’Azienda<br />

sanitaria non costituisce qualcosa di aggiuntivo,<br />

un “ulteriore progetto di qualità”, ma un<br />

collante per le attività già esistenti sia nell’ambito<br />

della qualità sia in altri settori aziendali, con la possibile<br />

integrazione con altri modelli di qualità (ISO<br />

9000, accreditamento istituzionale e professionale),<br />

rispetto ai quali è peraltro maggiormente accentuata<br />

l’attenzione ai risultati e al miglioramento<br />

continuo. In Italia a partire dal 2001 alcune Aziende<br />

sanitarie italiane hanno iniziato a studiare e a<br />

praticare l’applicazione del modello EFQM nelle<br />

proprie realtà: è un insieme di aziende sanitarie<br />

del Nord e Centro Italia che hanno scelto di adottare<br />

il modello EFQM come strumento, non<br />

esclusivo, per orientare la loro gestione e confrontarsi<br />

tra loro (da:“Il modello EFQM in Sanità:l’esperienza<br />

della rete italiana.”, Sandra Vernero<br />

et al., marzo 2004, in corso di stampa su QA).<br />

Tutte le aziende hanno deciso di realizzare<br />

un’autovalutazione aziendale, in momenti diversi<br />

e per lo più in maniera indipendente l’una dall’altra.<br />

Lo scopo dichiarato non era quello di realizzare<br />

una classifica tra le aziende, ma quello di<br />

offrire un’occasione di benchmarking inteso come<br />

confronto per il miglioramento.<br />

Al momento la rete annovera sette Aziende sanitarie,<br />

distribuite in cinque regioni del Nord e<br />

Centro Italia, ovvero:<br />

• due ospedali plurispecialistici (Azienda Ospedaliera<br />

“S.M. Misericordia” di Udine e<br />

Azienda Ospedaliera Universitaria “S.Anna”<br />

di Ferrara);<br />

• un ospedale specializzato infantile (Azienda<br />

Ospedaliera “A. Meyer” di Firenze);<br />

• quattro aziende sanitarie territoriali (Azienda<br />

per i Servizi Sanitari n. 2 Isontina del<br />

Friuli Venezia Giulia,Azienda Provinciale per<br />

i Servizi Sanitari di Trento,Azienda Unità<br />

Locale Socio-Sanitaria n.8 di Asolo nella Regione<br />

Veneto,Azienda Unità Sanitaria Locale<br />

di Reggio Emilia).<br />

La Regione Marche ha invece inserito il concetto<br />

di eccellenza esplicitamente all’interno della<br />

propria normativa, inteso come logica di livelli<br />

qualitativi diversificati per l’accreditamento istituzionale.<br />

Questo si è concretizzato realizzando<br />

un elenco di requisiti per l’accreditamento classificati<br />

in tre tipologie:A, B, C. Per ottenere l’accreditamento<br />

è essenziale la conformità a tutti i<br />

requisiti di tipo A (essenziali). I requisiti di tipo B<br />

sono definiti “intermedi”, e quelli di tipo C di<br />

“eccellenza”.<br />

Il processo di accreditamento prevede cinque<br />

classi di possibile accreditamento, così articolate:<br />

• Classe 1: conformità solo al 100% dei requisiti<br />

tipo A;<br />

• Classe 2: conformità al 100% dei requisiti ti-


Vi è chi punta all’eccellenza<br />

po A e almeno il 50% tipo B;<br />

• Classe 3: conformità al 100% dei requisiti<br />

tipo A, almeno il 75% tipo B e il 25% di tipo<br />

C;<br />

• Classe 4: conformità al 100% dei requisiti<br />

tipo A, il 100% tipo B e almeno il 50% tipo<br />

C;<br />

• Classe 5: conformità al 100% dei requisiti tipo<br />

A, B e C.<br />

La Regione prevede forme di incentivazione<br />

alle aziende pubbliche per il miglioramento della<br />

qualità.Tali finanziamenti vengono calcolati tenendo<br />

conto del fatturato aziendale e della classe<br />

di accreditamento raggiunta.<br />

Le esperienze citate in questo articolo non sono<br />

certo esaustive della realtà di ricerca dell’eccellenza<br />

esistente nel nostro Paese, e si riferiscono<br />

a iniziative prevalentemente promosse dalle Regioni<br />

o comunque non espressione di iniziative<br />

di singole aziende ma sempre inserite in logiche<br />

di sistema o di rete. Se si volessero citare esperienze<br />

di ambito più limitato l’elenco sarebbe ormai, anche<br />

nel nostro Paese, lunghissimo.<br />

È comunque necessario ricordare, in questo<br />

ambito, anche l’applicazione del modello ISO<br />

9000. Sebbene in questo caso sia improprio utilizzare<br />

il termine “eccellenza”, si tratta comunque<br />

dello strumento più utilizzato nel nostro Paese per<br />

garantire la qualità dei processi.<br />

L’approccio si basa su un modello internazionalmente<br />

riconosciuto attestante che il soggetto<br />

certificato possiede un sistema qualità conforme<br />

a una serie di caratteristiche organizzative predefinite<br />

(cosiddette “norme”). <strong>Na</strong>to nel mondo industriale,<br />

il modello si è rapidamente diffuso anche<br />

nei servizi, e in particolare in sanità. Nel novembre<br />

2003, un documento del SINCERT (organismo<br />

che ha una funzione di vigilanza sulle attività<br />

di certificazione) riferiva che sono oltre 2250<br />

i servizi sanitari che in Italia sono certificati secondo<br />

le norme ISO 9000. Questi sono in gran<br />

parte privati, soprattutto laboratori di analisi, ma<br />

sono numerose anche le case di cura. È peraltro<br />

crescente il numero di soggetti pubblici certificati,<br />

ma anche in questo caso nella maggioranza si<br />

tratta di laboratori e singoli servizi. Recentemente<br />

si sono avute molte certificazioni dei servizi direzionali<br />

e di staff di aziende pubbliche, fatto che<br />

deve essere visto in modo positivo, perché dimostra<br />

la sensibilità delle direzioni al problema, la<br />

comprensione che si tratta di scelte strategiche che<br />

devono vedere le direzioni in prima linea, in una<br />

logica, confidiamo, di progressiva estensione all’insieme<br />

dell’azienda.<br />

Sono invece ancora pochi gli ospedali che hanno<br />

una certificazione dell’intera struttura.Va notato<br />

che il modello ISO 9000 è espressione fondamentalmente<br />

di una logica di garanzia e di trasparenza,<br />

ovvero viene garantito che il soggetto<br />

possiede un sistema qualità conforme alle norme<br />

(garanzia), e che sono esplicitati i livelli qualitativi<br />

da garantire (trasparenza). Ma il livello qualitativo<br />

attestato è discrezionale, nel senso che lo stesso<br />

soggetto che definisce gli standard qualitativi,<br />

che potrebbero quindi essere più o meno elevati.<br />

È evidente che il sistema fornisce i risultati migliori<br />

dove vi siano degli standard qualitativi elevati,<br />

misurabili oggettivamente, comparabili e noti.<br />

Un caso particolare, che merita di essere citato,<br />

sebbene settoriale, è quello dei laboratori clinici.<br />

Negli Usa, ma ancor più vicino a noi, nel Regno<br />

Unito, a partire dall’inizio degli anni ’90 sono<br />

stati attivati programmi di accreditamento all’eccellenza<br />

basati essenzialmente su standard professionali,<br />

in gran parte mutuati da esperienze cliniche.<br />

Nel Regno Unito, il Clinical Pathology Accreditation<br />

(CPA-UK) ha accreditato fino ad oggi<br />

più di 600 laboratori clinici, ossia l’85% dei la-<br />

51


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

52<br />

boratori esistenti, rappresentativi di tutte le subdiscipline<br />

(dalla chimica clinica alla microbiologia<br />

clinica, all’ematologia, alla istopatologia). Il programma<br />

ha avuto un’immediata accettazione da<br />

parte dei professionisti, anche perché il CPA nasce<br />

dall’iniziativa di tutte le società scientifiche della<br />

medicina di laboratorio inglese. Per superare<br />

possibili dicotomie fra questi approcci e le norme<br />

ISO 9000, la comunità scientifica del laboratorio<br />

ha promosso la definizione del nuovo Standard<br />

Internazionale “ISO 15189:2003”, intitolato “Medical<br />

Laboratories – particular requirements for<br />

quality and competence”.Già dal titolo, si intuisce<br />

che questo documento fonde e integra l’approccio<br />

al sistema di gestione per la qualità secondo<br />

le ISO 9000:2000 con quello professionale,<br />

introducendo standard che definiscono come<br />

valutare la competenza necessaria per svolgere un<br />

servizio di qualità. In tal modo, almeno dal punto<br />

di vista degli standard, si cerca di superare ogni<br />

passata e possibile dicotomia fra approcci di certificazione<br />

e di accreditamento professionale, riunificando<br />

le due strade. In effetti, il CPA ha preso<br />

atto della situazione e ha modificato i suoi standard<br />

per allinearli a quelli del nuovo Standard Internazionale<br />

(ISO 15189:2003). In questo percorso,<br />

però, lo standard non definisce indicatori e<br />

target sui quali il singolo laboratorio è valutato,<br />

che sono invece indicati dallo stato dell’arte (professione).<br />

Ad oggi, in Italia sono stati accreditati dal CPA<br />

sei laboratori ovvero, in ordine cronologico, quelli<br />

di: Complesso Policlinico-Ospedale di Padova,<br />

Azienda Ospedaliera di Verona, Policlinico Gemelli<br />

di Roma, Ospedale di Rieti, Policlinico di<br />

Bari, e il Laboratorio Pignatelli di Lecce.<br />

Alla luce di quanto riportato, si possono trarre<br />

alcune considerazioni conclusive. Come detto in<br />

premessa, l’esigenza di identificare le situazioni di<br />

migliore qualità si sta sempre più diffondendo, sia<br />

per valorizzare chi meglio ha saputo operare, sia<br />

per informare e indirizzare prescrittori e pazienti,<br />

sia per identificare le condizioni e i processi in<br />

grado di produrre i migliori risultati, al fine di<br />

emularli e diffonderli. L’attribuzione della caratteristica<br />

di “eccellenza” deve però derivare da elementi<br />

oggettivi e verificabili.<br />

Le condizioni che determinano tale giudizio<br />

devono essere definite a priori, essere esplicitate e<br />

accessibili al pubblico (operatori e cittadini), sia<br />

come contenuti (caratteristiche di qualità o requisiti)<br />

sia come processi (modalità con cui si determina<br />

il giudizio). Pertanto, l’eccellenza non può<br />

essere autoreferenziale né derivare da un atto formale<br />

(indicazione aprioristica di un piano/progetto),<br />

ma deve essere frutto di una verifica oggettiva<br />

delle caratteristiche possedute e/o dei risultati<br />

prodotti.<br />

Da ciò deriva anche che la qualifica di centro<br />

di eccellenza deve essere a termine, avere una precisa<br />

scadenza, e le sue condizioni continuamente<br />

verificabili e verificate. I centri di eccellenza hanno<br />

responsabilità, verso i cittadini e verso le istituzioni,<br />

molto maggiori delle altre strutture e quindi<br />

devono essere in grado di fornire qualità più alta,<br />

ma anche verifiche più approfondite; pertanto,<br />

dovrebbero poter contare su risorse maggiori e<br />

congruenti con la complessità dei problemi trattati<br />

e con i maggiori impegni richiesti.<br />

Infine, un’ultima considerazione. Osservando<br />

con attenzione l’elenco dei servizi o aziende ove<br />

vi sono esperienze di eccellenza, possiamo notare<br />

che le punte più avanzate tendono a collocarsi<br />

spesso in “luoghi noti”, ovvero presso aziende<br />

o servizi noti da anni per l’alta qualità. Per un verso<br />

ciò non meraviglia, perché è evidente che, di<br />

norma, dove vi è stata la possibilità/capacità di fare<br />

maggiore cultura ed esperienza sulla qualità si


Vi è chi punta all’eccellenza<br />

è creato un terreno più fertile e con maggiori possibilità<br />

di crescita; ed è anche confortante vedere<br />

che, in un contesto come quello delle Aziende sanitarie<br />

dove la mobilità dei quadri dirigenziali è<br />

così elevata con frequenti variazioni delle visioni<br />

generali e delle strategie aziendali, queste esperienze<br />

riescono a proseguire e svilupparsi. Sarebbe<br />

però preoccupante se si rilevasse che la migliore<br />

qualità tende a collocarsi sempre nelle stesse sedi,<br />

mentre la qualità generale del sistema si mantiene<br />

statica e senza miglioramenti.<br />

Peggio ancora sarebbe se crescesse il divario,<br />

ovvero si andasse accentuando la forbice tra le punte<br />

avanzate e le retroguardie, se si elevassero ulteriormente<br />

gli apici senza che vi fossero cambia-<br />

menti ove vi sarebbe più bisogno di migliorare.<br />

Proprio per evitare situazioni di questo genere<br />

potrebbe essere utile per le Regioni operare su due<br />

livelli: da un lato attivare l’accreditamento istituzionale,<br />

in grado di dare oggettiva garanzia dell’esistenza<br />

diffusa di predefiniti livelli qualitativi, dall’altro<br />

lato promuovere, sostenere e diffondere le<br />

esperienze di eccellenza, fare conoscere i percorsi<br />

e i metodi che hanno potuto produrre i migliori<br />

risultati,favorire l’emulazione,la comparazione,avere<br />

riscontri oggettivi dei livelli qualitativi.<br />

Un doppio percorso, quale quello illustrato, crediamo<br />

possa essere ragionevolmente praticabile e<br />

altamente produttivo, in un quadro di sempre maggiore<br />

trasparenza e sempre maggiore qualità reale.<br />

53


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

Strategie e policies per la qualità in Europa<br />

N<br />

54<br />

umerose strategie di riforma in Europa sono mirate a migliorare le performance<br />

delle strutture ospedaliere attraverso l’introduzione o il miglioramento di metodologie<br />

di valutazione della qualità clinica, della qualità organizzativa, delle strutture e delle<br />

tecnologie utilizzate, del grado di soddisfazione dei pazienti e delle loro famiglie.<br />

Questa tendenza risponde a più esigenze. Da una parte risulta forte la richiesta da<br />

parte dei cittadini di essere informati sulla qualità (anche in termini relativi) dei propri<br />

ospedali, dall’altra le autorità che aprono il “quasi mercato” dei servizi sanitari ad<br />

operatori privati hanno bisogno di metodologie rigorose per stabilire se i nuovi operatori<br />

sono in grado di offrire i servizi richiesti. In generale, si manifesta sempre più<br />

la necessità di disporre di dati sensibili a supporto di politiche di riorganizzazione dei<br />

servizi e per il finanziamento e la remunerazione dei servizi stessi.<br />

In quest’ultimo senso alcuni paesi (si veda di seguito il Regno Unito) hanno cominciato<br />

a collegare una parte del finanziamento degli ospedali alla loro performance.<br />

Questo tipo di politica può avere due differenti risvolti. Può servire da incentivo<br />

per il miglioramento della performance in ogni singolo ospedale, oppure (nel caso in<br />

cui i finanziamenti siano concentrati sui migliori) può addirittura produrre cambiamenti<br />

notevoli nello scenario dell’offerta ospedaliera (accorpamento di strutture,chiusura<br />

di reparti, creazione di veri e propri poli di eccellenza).<br />

L’accreditamento nasce all’inizio del secolo scorso nell’ambito della realtà sanitaria<br />

degli Stati Uniti, come iniziativa spontanea della professione medica per standardizzare<br />

l’erogazione dei servizi ospedalieri e comparare la loro organizzazione e le loro<br />

procedure in base a criteri di good practice.<br />

È un’attività di valutazione esterna sulla capacità dell’ospedale di fornire cure di<br />

qualità, prendendo in considerazione le infrastrutture, il personale, l’equipaggiamento,<br />

le procedure e, talvolta, anche i risultati. Presuppone un organismo indipendente<br />

che vada a valutare il grado di adesione dell’ospedale a standard prestabiliti e, ove l’esito<br />

sia positivo, rilasci una certificazione.<br />

Nel corso del secolo XX l’accreditamento si diffonde anche in Canada e in Australia,conservando<br />

il carattere originario della volontarietà con la quale gli enti ospedalieri<br />

si sottopongono alla procedura valutativa. In tal caso, esso fornisce un mezzo<br />

per individuare e ricompensare, attraverso un riconoscimento pubblico e professionale,<br />

gli ospedali che hanno soddisfatto un corpus di criteri. È un marchio di qualità<br />

che, in un sistema di mercato concorrenziale, attribuisce vantaggi nel reperimento di<br />

personale e clientela.Vediamo come viene riconosciuto questo marchio di qualità in<br />

alcuni paesi europei.


Strategie e policies per la qualità in Europa<br />

Svezia<br />

Un fenomeno peculiare del sistema sanitario della<br />

Svezia sono i registri nazionali di qualità.<br />

I registri (attualmente circa quaranta) sono sorti<br />

nell’ultimo decennio in seguito all’iniziativa spontanea<br />

di singoli medici che hanno iniziato la raccolta<br />

di dati sulla diagnosi, i trattamenti e i risultati della<br />

cura di una data patologia su un dato paziente.A questo<br />

punto, l’iniziatore del registro metteva i dati raccolti<br />

a disposizione dei colleghi, perché provvedessero<br />

a integrarli con le loro esperienze cliniche.I dati<br />

contenuti nel database del registro, continuamente<br />

implementati, servono come strumento conoscitivo<br />

per il miglioramento della qualità delle cure.<br />

Nel 1994 e nel 1997 il Socialstyrelsen (la principale<br />

agenzia consultiva e di controllo nel settore della salute)<br />

ha emesso una serie di norme che prevedono<br />

che gli erogatori dei servizi sanitari si dotino di sistemi<br />

per il miglioramento continuo della qualità.Un’ulteriore<br />

agenzia governativa,la SBU (Consiglio svedese<br />

per il technology assessment nel settore della salute),<br />

ha il compito di promuovere l’efficiente utilizzo<br />

delle risorse assegnate ai servizi sanitari.<br />

Nel corso del tempo, parallelamente all’aumentato<br />

interesse pubblico verso il miglioramento qualitativo<br />

dei sistemi sanitari,si è venuta a delineare una<br />

seconda specie di accreditamento,che riveste l’attributo<br />

dell’obbligatorietà.<br />

Una ricognizione dei sistemi sanitari evidenzia la<br />

presenza dell’accreditamento come procedura legislativamente<br />

imposta in Francia e Belgio.<br />

Francia<br />

In Francia, l’Ordonnance 24.4.1986 ha stabilito<br />

che tutte le organizzazioni sanitarie,pubbliche e private,si<br />

sottopongano a una procedura di valutazione<br />

esterna che evidenzi la qualità e la sicurezza delle cure<br />

fornite.L’accreditamento è gestito dall’<strong>Age</strong>nce <strong>Na</strong>-<br />

tionale de Accréditation et d’Evaluation en Santé<br />

(ANAES) e interviene periodicamente ogni cinque<br />

anni. Comporta, anche qui, una fase di autovalutazione<br />

della struttura seguita da una fase di esame esterno.Il<br />

collegio di accreditamento – composto da quindici<br />

professionisti nominati dal ministero della Salute<br />

– redige la relazione finale. Le conclusioni rientrano<br />

in una delle quattro seguenti categorie:<br />

1. senza raccomandazioni;<br />

2. con raccomandazioni;<br />

3. con riserve;<br />

4. con riserve maggiori.<br />

Nei primi due casi l’ospedale è ritenuto in linea<br />

con gli indicatori di qualità prestabiliti e il successivo<br />

esame è rinviato alla scadenza dei cinque anni.<br />

Negli ultimi due casi la struttura ospedaliera è “rimandata”<br />

a un ulteriore controllo a distanza ravvicinata<br />

e ha l’obbligo di apportare soluzioni concrete<br />

agli elementi ritenuti carenziali dal Collegio.<br />

Belgio<br />

Il Belgio nel 1987 ha introdotto un sistema di accreditamento<br />

governativo dipendente dal ministero<br />

della Sanità e dell’Ambiente,relativo a strutture ospedaliere<br />

pubbliche, in regime di convenzione e private,<br />

che costituisce condicio sine qua non per l’accesso<br />

ai finanziamenti statali.<br />

In questi casi l’accreditamento si trasforma in uno<br />

strumento ispettivo della qualità, talvolta nell’ambito<br />

di una politica regolatoria volta ad attribuire o a<br />

graduare il diritto alla ricezione di fondi.<br />

Gli standard e le procedure di accreditamento sono<br />

originariamente sorti per essere applicati ad opera<br />

di istituzioni indipendenti. Questo, qualora l’accreditamento<br />

venga imposto dallo Stato, può comportare<br />

delle difficoltà.Infatti o lo Stato dovrà accettare<br />

sempre e comunque le valutazioni degli organi<br />

indipendenti a ciò preposti o dovrà instaurare con<br />

essi,in corso di valutazione,delle relazioni complesse<br />

e dal contenuto non predeterminato.<br />

55


Focus on | Accreditamento, rifacciamo il punto<br />

56<br />

Altra questione di rilievo è l’opportunità o meno<br />

di rendere di pubblico dominio gli esiti dei controlli<br />

di qualità svolti sugli ospedali.<br />

Infatti, nei paesi dove è fortemente sentito il valore<br />

sociale delle strutture ospedaliere, la critica alla<br />

loro qualità implica questioni complesse. Ove, per<br />

esempio,si prospetti la necessità della chiusura di una<br />

struttura pubblica vi saranno reazioni di protesta delle<br />

comunità locali, volte a richiedere maggiori finanziamenti.<br />

Il che, in presenza di ristrettezze di bilancio,<br />

può rivelarsi problematico.<br />

Il monitoraggio dei risultati in assenza di una reale<br />

adesione alla qualità può portare a miglioramenti<br />

qualitativi, ma anche – talvolta – alla distorsione<br />

dei dati. Per questa ragione alcuni paesi hanno tentato<br />

anche altri approcci al problema, scegliendo di<br />

promuovere non la certificazione della qualità,ma il<br />

perseguimento della medesima.<br />

Il sistema stabilito recentemente nel servizio sanitario<br />

nazionale dell’Inghilterra è, a questo proposito,<br />

paradigmatico.<br />

Regno Unito<br />

Nel Regno Unito due istituzioni partecipano,<br />

a fianco del DoH (Department of Health), al sistema<br />

di valutazione della performance degli ospedali<br />

per acuti:<br />

1. il NICE (<strong>Na</strong>tional Institute for Clinical Excellence).<br />

Il NICE è un organo del sistema sanitario inglese<br />

(<strong>Na</strong>tional Health Service, NHS), attivo<br />

dal 1999, che svolge prevalentemente attività<br />

di produzione di linee guida relative all’adozione<br />

e all’utilizzo di tecnologie sanitarie, evidenziando<br />

best practice che gli operatori del sistema<br />

sono invitati ad adottare e promovendo<br />

attività di audit clinico. Per quel che riguarda<br />

l’attività di valutazione della performance, il<br />

NICE svolge un ruolo di guida, fornendo indicazioni<br />

metodologiche e realizzando tecni-<br />

che di monitoraggio che possano al meglio incontrare<br />

gli obiettivi strategici indicati dal DoH;<br />

2. la CHAI (Commission for Healthcare Audit<br />

and Inspection,detta anche Healthcare Commission).<br />

La CHAI è un organo indipendente dell’NHS,<br />

subentrato con nuovi e più estesi poteri alla<br />

precedente CHI (Commission for Health Improvement)<br />

dal 1 aprile 2004.<br />

La CHI, nel suo periodo di operatività, ha svolto<br />

Clinical governance reviews (rapporti sulla qualità<br />

della governance clinica negli istituti del NHS),<strong>Na</strong>tional<br />

studies (relazioni sul livello delle cure di determinate<br />

patologie nel sistema nazionale),Investigations<br />

(ispezioni in casi in cui delle strutture abbiano mostrato<br />

particolari deficienze nella fornitura dei servizi)<br />

e Performance assessments (valutazione della performance<br />

e pubblicazione dei risultati).<br />

Nel luglio 2003 il CHI ha pubblicato gli ultimi<br />

risultati della sua attività di misurazione della performance<br />

degli istituti di cura per acuti. La performance<br />

è stata misurata rispetto a un certo numero<br />

di indicatori che possono essere raggruppati nelle<br />

seguenti macrovoci:<br />

• indicatori sul raggiungimento di obiettivi strategici;<br />

• indicatori di performance focalizzati sugli aspetti<br />

clinici;<br />

• indicatori di performance focalizzati sul paziente;<br />

• indicatori di performance focalizzati sulla capacity<br />

e capability;<br />

• indicatori sulla governance clinica.<br />

Va notato che quasi la totalità degli indicatori assegna<br />

dei punteggi che sono proporzionali al livello<br />

di ogni singolo trust (che può essere assimilato alla<br />

nostra azienda ospedaliera) rispetto agli altri,il punteggio<br />

viene così assegnato in termini relativi.<br />

L’attività di monitoraggio svolta dal CHI ha per-


Strategie e policies per la qualità in Europa<br />

messo di assegnare un punteggio ad ogni trust,che sono<br />

stati così suddivisi in quattro categorie principali:<br />

• 3 stelle, trust con i più alti livelli di performance;<br />

• 2 stelle, trust che hanno mostrato un buon livello<br />

ma che non hanno raggiunto i livelli di<br />

eccellenza;<br />

• 1 stella, trust che hanno evidenziato alcune situazioni<br />

preoccupanti rispetto al raggiungimento<br />

di obiettivi strategici o che hanno raccolto<br />

punteggi molto bassi rispetto a un certo<br />

numero di altri indicatori;<br />

• 0 stelle, trust che si siano distinti per i peggiori<br />

punteggi nel raggiungimento degli obiettivi<br />

strategici.<br />

Parallelamente al sistema di valutazione a stelle,<br />

nel 2001 il DoH inglese ha introdotto il NHS Performance<br />

Fund: un fondo prevalentemente destinato<br />

al finanziamento di investimenti strutturali e di<br />

schemi premianti per i dipendenti. Il fondo, il cui<br />

spirito è stato leggermente modificato nel corso del<br />

2003, è diviso equamente tra tutte le autorità locali;<br />

ma, mentre i trust con performance più alta (tre<br />

stelle) possono disporne senza vincoli, gli ospedali<br />

con due stelle debbono provare che gli investimenti<br />

che effettuano sono effettivamente tesi al raggiungimento<br />

degli obiettivi strategici in cui l’ospedale<br />

ha dimostrato di essere carente.Gli ospedali con<br />

una sola stella devono fornire un piano più dettagliato<br />

e un controllo più attento da parte delle Autorità<br />

strategiche sanitarie, mentre le strutture che<br />

non hanno stelle subiscono una specie di commissariamento<br />

da parte della Modernisation <strong>Age</strong>ncy.<br />

La CHI nel 2002 ha attribuito zero stelle a dieci<br />

trust. Nel 2003 soltanto due di questi sono rimasti<br />

nella posizione più bassa; gli altri hanno ottenuto<br />

miglioramenti qualitativi, riconosciuti con una<br />

o due stelle.<br />

Tuttavia, nel 2003 il numero dei trust valutati ze-<br />

ro stelle è aumentato da dieci a quattordici.<br />

Il governo ha introdotto la valutazione a stelle<br />

con tre obiettivi principali:<br />

• ridurre le variazioni nella performance tra un<br />

trust e l’altro,in quanto la pubblicazione di punteggi<br />

e graduatorie genererebbe un sentimento<br />

spontaneo di competizione e un desiderio a<br />

migliorarsi;<br />

• alzare gli standard qualitativi;<br />

• aumentare la responsabilità degli erogatori nei<br />

confronti degli utenti.<br />

Recentemente,numerose voci sia nel mondo politico<br />

sia nel mondo medico hanno contestato l’idoneità<br />

del sistema di valutazione a stelle a raggiungere<br />

gli obiettivi auspicati. In particolare, è stato rilevato<br />

che:<br />

a. la forbice tra i trust più “forniti”e quelli meno<br />

“forniti” di stelle è cresciuta;<br />

b. il vantato miglioramento degli standard è opinabile<br />

e basato su valutazioni politiche e non<br />

mediche;<br />

c. i pazienti risultano più confusi e non meglio<br />

informati.<br />

La stessa commissione CHI,in uno degli ultimi rapporti<br />

redatti prima di terminare la sua attività, ha definito<br />

il sistema di valutazione a stelle passibile di ulteriori<br />

correzioni e miglioramenti nei prossimi anni.<br />

La nuova CHAI ha come obiettivo principale il<br />

miglioramento della qualità delle cure fornite in Inghilterra<br />

e nel Galles sia dal NHS sia dalla sanità privata.La<br />

Commissione perseguirà questo obiettivo attraverso<br />

attività ispettive,di rilevazione sul campo,di<br />

valutazione e pubblicazione dei risultati.<br />

Essa inoltre, nell’ottica di una generale semplificazione<br />

burocratica e organizzativa, avrà il compito<br />

della valutazione del value for money in tutto il settore<br />

della salute, in precedenza spettante all’Audit<br />

Commission nel suo generale potere di esame dei<br />

conti pubblici.<br />

57


ssr<br />

Assr on line | Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”: cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001<br />

Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”:<br />

cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001<br />

C<br />

58<br />

onfrontati con i dati dell’anno 2001, i più recenti dati ricavati dalle schede di dimissione<br />

ospedaliera del 2002 dimostrano che sono diminuiti di oltre il 12 per cento i ricoveri<br />

ordinari per tutti i 43 DRG che il Decreto sui livelli essenziali di assistenza del<br />

29 novembre 2001 qualifica come “a forte rischio di inappropriatezza” e sono per converso<br />

aumentati, per le stesse patologie, i casi di assistenza con modalità alternative meno<br />

costose come il day hospital e il day surgery.<br />

La percentuale dei ricoveri effettuati in day hospital sul totale dei ricoveri per i<br />

43 DRG è, infatti, aumentata a livello nazionale dal 33,61% al 39,65% (Fig. 1) e in<br />

ben sei Regioni dette patologie vengono trattate in day hospital per una percentuale<br />

superiore al 50% (Tabella 1).<br />

Se l’analisi si effettua prendendo a riferimento i due ambiti della medicina (Tabella 2)<br />

e della chirurgia (Tabella 3), si osserva una diminuzione netta dei casi di ricovero per i<br />

DRG medici (da 1.854.393 a 1.700.984) mentre per i DRG chirurgici a fronte di un<br />

Tabella 1. Confronto 2001-2002 dei Ricoveri per i 43 DRG ad alto rischio di inappropriatezza<br />

Regione Ricoveri Totale ricoveri di cui:<br />

Totali per 1000 residenti Ricoveri ordinari<br />

2001 2002 2001 2002 2001 2002<br />

Piemonte 192.805 179.373 44,95 41,81 120.005 89.494<br />

Valle d'aosta 5.341 4.432 44,29 36,75 3.095 2.053<br />

Lombardia 535.853 515.399 58,74 56,50 356.285 309.113<br />

Bolzano 27.592 27.104 59,30 58,26 23.438 21.392<br />

Trento 22.210 20.387 46,48 42,66 14.706 11.883<br />

Veneto 235.487 224.692 51,86 49,48 134.520 111.974<br />

Friuli venezia g. 50.163 47.759 42,20 40,18 31.848 28.543<br />

Liguria 103.118 99.223 63,61 61,21 65.390 46.693<br />

Emilia romagna 216.087 203.382 53,91 50,74 105.678 98.019<br />

Toscana 181.478 172.028 51,16 48,49 106.287 87.917<br />

Umbria 55.741 51.568 66,32 61,36 29.374 24.554<br />

Marche 84.983 73.006 57,84 49,69 52.913 42.739<br />

Lazio 327.372 317.194 61,74 59,82 224.037 189.422<br />

Abruzzo 104.297 106.573 81,40 83,18 78.142 76.303<br />

Molise 20.555 20.526 62,83 62,74 19.564 17.677<br />

Campania 306.675 312.263 53,04 54,00 235.579 217.012<br />

Puglia 283.293 238.669 69,32 58,40 213.772 186.104<br />

Basilicata 31.466 29.768 52,03 49,22 22.433 18.677<br />

Calabria 129.507 124.898 63,38 61,13 100.923 90.147<br />

Sicilia 325.170 349.177 64,05 68,78 210.371 203.096<br />

Sardegna 102.803 102.575 62,38 62,24 70.482 70.399<br />

Italia 3.341.996 3.219.996 57,78 55,67 2.218.842 1.943.211


Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”: cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001<br />

lieve aumento dei casi complessivi di ricovero (da<br />

1.487.603 a 1.519.012) si registra una consistente diminuzione<br />

dei ricoveri ordinari e per converso un forte<br />

aumento di quelli in day hospital, la cui percentuale<br />

sul totale dei ricoveri passa dal 37,78% al 47,12%.<br />

secondo l'allegato 2C del DPCM del 29.11.2001<br />

Per otto Regioni (Piemonte,Valle d’Aosta,Trento,Veneto,<br />

Liguria, Emilia Romagna,Toscana e Umbria)<br />

la percentuale dei ricoveri effettuati in day hospital<br />

chirurgico sul totale dei ricoveri è superiore<br />

al 60%.<br />

Figura 1. %Ricoveri in DH - Totale ricoveri per 1000 residenti<br />

Anno 2002 - per i 43 DRG (ad alto rischio di inappropriatezza)<br />

90,00<br />

80,00<br />

70,00<br />

60,00<br />

50,00<br />

40,00<br />

30,00<br />

20,00<br />

10,00<br />

0,00<br />

Piemonte<br />

Valle d’Aosta<br />

Ricoveri per 1000 residenti<br />

Valori Regionali<br />

Ricoveri per 1000 residenti<br />

Media <strong>Na</strong>zionale (55.67)<br />

41,81<br />

50,11<br />

36,75<br />

53,68<br />

56,50<br />

40,02<br />

58,26<br />

Lombardia<br />

21,07<br />

P.A. di Bolzano<br />

42,66<br />

41,71<br />

49,48<br />

50,17<br />

P.A. di Trento<br />

Veneto<br />

40,18<br />

40,24<br />

61,21<br />

52,94<br />

50,74<br />

51,81<br />

48,49<br />

48,89<br />

61,36<br />

52,39<br />

49,69<br />

41,46<br />

59,82<br />

40,28<br />

Friuli Venezia G.<br />

Liguria<br />

Emilia Romagna<br />

% Ricoveri ordinari % Ricoveri ordinari di cui: Ricoveri % Ricoveri DH % Ricoveri DH<br />

(2001) (2002) in day hospital (2001) (2002)<br />

2001 2002<br />

Toscana<br />

62,24 49,89 72.800 89.879 37,76 50,11<br />

57,95 46,32 2.246 2.379 42,05 53,68<br />

66,49 59,98 179.568 206.286 33,51 40,02<br />

84,94 78,93 4.154 5.712 15,06 21,07<br />

66,21 58,29 7.504 8.504 33,79 41,71<br />

57,12 49,83 100.967 112.718 42,88 50,17<br />

63,49 59,76 18.315 19.216 36,51 40,24<br />

63,41 47,06 37.728 52.530 36,59 52,94<br />

48,91 48,19 110.409 105.363 51,09 51,81<br />

58,57 51,11 75.191 84.111 41,43 48,89<br />

52,70 47,61 26.367 27.014 47,30 52,39<br />

62,26 58,54 32.070 30.267 37,74 41,46<br />

68,43 59,72 103.335 127.772 31,57 40,28<br />

74,92 71,60 26.155 30.270 25,08 28,40<br />

95,18 86,12 991 2.849 4,82 13,88<br />

76,82 69,50 71.096 95.251 23,18 30,50<br />

75,46 77,98 69.521 52.565 24,54 22,02<br />

71,29 62,74 9.033 11.091 28,71 37,26<br />

77,93 72,18 28.584 34.751 22,07 27,82<br />

64,70 58,16 114.799 146.081 35,30 41,84<br />

68,56 68,63 32.321 32.176 31,44 31,37<br />

66,39 60,35 1.123.154 1.276.785 33,61 39,65<br />

Umbria<br />

Marche<br />

Lazio<br />

Abruzzo<br />

83,18<br />

28,40<br />

62,74<br />

Campania<br />

Puglia<br />

Basilicata<br />

Calabria<br />

Sicilia<br />

Sardegna<br />

13,88<br />

Molise<br />

54,00<br />

30,50<br />

58,40<br />

Ricoveri in DH<br />

Valori Regionali<br />

Ricoveri in DH<br />

Media <strong>Na</strong>zionale (39.65)<br />

22,02<br />

49,22<br />

37,26<br />

61,13<br />

27,82<br />

68,78<br />

41,84<br />

62,24<br />

31,37<br />

59


Assr on line | Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”: cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001<br />

60<br />

Tabella 2. Confronto 2001-2002 dei Ricoveri per i DRG ad alto rischio di inappropriatezza secon<br />

Regione Totale Totale ricoveri di cui:<br />

ricoveri medici per 1000 residenti Ricoveri ordinari<br />

2001 2002 2001 2002 2001 2002<br />

Piemonte 86.001 69.993 20,05 16,32 59.158 45.967<br />

Valle d'Aosta 3.113 1.915 25,81 15,88 1.894 1.112<br />

Lombardia 262.194 237.788 28,74 26,07 178.854 154.642<br />

Bolzano 16.305 15.392 35,04 33,08 14.527 12.980<br />

Trento 11.182 9.126 23,40 19,10 9.999 8.053<br />

Veneto 100.351 88.781 22,10 19,55 80.788 68.638<br />

Friuli Venezia G. 17.907 15.905 15,07 13,38 12.502 11.317<br />

Liguria 65.407 58.424 40,35 36,04 38.062 31.328<br />

Emilia Romagna 92.586 77.971 23,10 19,45 67.518 59.256<br />

Toscana 82.877 74.356 23,36 20,96 61.351 52.778<br />

Umbria 28.855 24.300 34,33 28,91 19.172 16.441<br />

Marche 40.123 30.000 27,31 20,42 30.878 22.313<br />

Lazio 184.167 176.793 34,73 33,34 125.513 109.586<br />

Abruzzo 66.116 65.445 51,60 51,08 49.610 47.444<br />

Molise 12.114 11.987 37,03 36,64 11.123 10.201<br />

Campania 201.307 202.314 34,81 34,99 140.960 136.226<br />

Puglia 186.236 146.120 45,57 35,76 131.929 114.353<br />

Basilicata 21.872 18.810 36,16 31,10 16.128 12.731<br />

Calabria 86.616 81.567 42,39 39,92 65.730 56.768<br />

Sicilia 221.451 229.360 43,62 45,18 136.602 127.945<br />

Sardegna 67.613 64.637 41,03 39,22 40.945 39.883<br />

Italia 1.854.393 1.700.984 32,06 29,41 1.293.243 1.139.962<br />

Tabella 3. Confronto 2001-2002 dei Ricoveri per i 43 DRG ad alto rischio di inappropriatezza se<br />

Regione Totale Totale ricoveri di cui:<br />

ricoveri chirurgici per 1000 residenti Ricoveri ordinari<br />

2001 2002 2001 2002 2001 2002<br />

Piemonte 106.804 109.380 24,90 25,50 60.847 43.527<br />

Valle d'Aosta 2.228 2.517 18,48 20,87 1.201 941<br />

Lombardia 273.659 277.611 30,00 30,43 177.431 154.471<br />

Bolzano 11.287 11.712 24,26 25,17 8.911 8.412<br />

Trento 11.028 11.261 23,08 23,57 4.707 3.830<br />

Veneto 135.136 135.911 29,76 29,93 53.732 43.336<br />

Friuli Venezia G. 32.256 31.854 27,14 26,80 19.346 17.226<br />

Liguria 37.711 40.799 23,26 25,17 27.328 15.365<br />

Emilia Romagna 123.501 125.411 30,81 31,28 38.160 38.763<br />

Toscana 98.601 97.672 27,79 27,53 44.936 35.139<br />

Umbria 26.886 27.268 31,99 32,44 10.202 8.113<br />

Marche 44.860 43.006 30,53 29,27 22.035 20.426<br />

Lazio 143.205 140.401 27,01 26,48 98.524 79.836<br />

Abruzzo 38.181 41.128 29,80 32,10 28.532 28.859<br />

Molise 8.441 8.539 25,80 26,10 8.441 7.476<br />

Campania 105.368 109.949 18,22 19,01 94.619 80.786<br />

Puglia 97.057 92.549 23,75 22,65 81.843 71.751<br />

Basilicata 9.594 10.958 15,86 18,12 6.305 5.946<br />

Calabria 42.891 43.331 20,99 21,21 35.193 33.379<br />

Sicilia 103.719 119.817 20,43 23,60 73.769 75.151<br />

Sardegna 35.190 37.938 21,35 23,02 29.537 30.516<br />

Italia 1.487.603 1.519.012 25,72 26,26 925.599 803.249


Ricoveri “a rischio di inappropriatezza”: cos’è cambiato nel 2002 rispetto al 2001<br />

do l’allegato 2C del DPCM del 29.11.2001 - Drg medici<br />

% Ricoveri ordinari % Ricoveri ordinari di cui: Ricoveri % Ricoveri DH % Ricoveri DH<br />

(2001) (2002) in day hospital (2001) (2002)<br />

2001 2002<br />

68,79 65,67 26.843 24.026 31,21 34,33<br />

60,84 58,07 1.219 803 39,16 41,93<br />

68,21 65,03 83.340 83.146 31,79 34,97<br />

89,10 84,33 1.778 2.412 10,90 15,67<br />

89,42 88,24 1.183 1.073 10,58 11,76<br />

80,51 77,31 19.563 20.143 19,49 22,69<br />

69,82 71,15 5.405 4.588 30,18 28,85<br />

58,19 53,62 27.345 27.096 41,81 46,38<br />

72,92 76,00 25.068 18.715 27,08 24,00<br />

74,03 70,98 21.526 21.578 25,97 29,02<br />

66,44 67,66 9.683 7.859 33,56 32,34<br />

76,96 74,38 9.245 7.687 23,04 25,62<br />

68,15 61,99 58.654 67.207 31,85 38,01<br />

75,03 72,49 16.506 18.001 24,97 27,51<br />

91,82 85,10 991 1.786 8,18 14,90<br />

70,02 67,33 60.347 66.088 29,98 32,67<br />

70,84 78,26 54.307 31.767 29,16 21,74<br />

73,74 67,68 5.744 6.079 26,26 32,32<br />

75,89 69,60 20.886 24.799 24,11 30,40<br />

61,68 55,78 84.849 101.415 38,32 44,22<br />

60,56 61,70 26.668 24.754 39,44 38,30<br />

69,74 67,02 561.150 561.022 30,26 32,98<br />

condo l’allegato 2C del DPCM del 29.11.2001 - Drg chirurgici<br />

% Ricoveri ordinari % Ricoveri ordinari di cui: Ricoveri % Ricoveri DH % Ricoveri DH<br />

(2001) (2002) in day hospital (2001) (2002)<br />

2001 2002<br />

56,97 39,79 45.957 65.853 43,03 60,21<br />

53,90 37,39 1.027 1.576 46,10 62,61<br />

64,84 55,64 96.228 123.140 35,16 44,36<br />

78,95 71,82 2.376 3.300 21,05 28,18<br />

42,68 34,01 6.321 7.431 57,32 65,99<br />

39,76 31,89 81.404 92.575 60,24 68,11<br />

59,98 54,08 12.910 14.628 40,02 45,92<br />

72,47 37,66 10.383 25.434 27,53 62,34<br />

30,90 30,91 85.341 86.648 69,10 69,09<br />

45,57 35,98 53.665 62.533 54,43 64,02<br />

37,95 29,75 16.684 19.155 62,05 70,25<br />

49,12 47,50 22.825 22.580 50,88 52,50<br />

68,80 56,86 44.681 60.565 31,20 43,14<br />

74,73 70,17 9.649 12.269 25,27 29,83<br />

100,00 87,55 0 1.063 0,00 12,45<br />

89,80 73,48 10.749 29.163 10,20 26,52<br />

84,32 77,53 15.214 20.798 15,68 22,47<br />

65,72 54,26 3.289 5.012 34,28 45,74<br />

82,05 77,03 7.698 9.952 17,95 22,97<br />

71,12 62,72 29.950 44.666 28,88 37,28<br />

83,94 80,44 5.653 7.422 16,06 19,56<br />

62,22 52,88 562.004 715.763 37,78 47,12<br />

61


Assr on line | Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

Il consumo farmaceutico dell’anno 2003<br />

nelle aziende sanitarie<br />

L<br />

62<br />

a legge finanziaria del 1999 (23 dicembre 1998, n. 448) ha previsto che i dati relativi<br />

alla vendita di tutti i medicinali erogati con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale<br />

siano trasmessi, a cura delle Regioni, all’<strong>Age</strong>nzia per i servizi sanitari regionali<br />

per il successivo invio al ministero della Salute.<br />

Attraverso riunioni periodiche presso l’<strong>Age</strong>nzia dei referenti per l’assistenza farmaceutica<br />

di tutte le Regioni e Province autonome, è stata attivata una procedura per l’acquisizione,<br />

verifica e valutazione dei dati, con periodicità mensile.<br />

Le elaborazioni effettuate riguardano la spesa farmaceutica lorda,la spesa netta,le compartecipazioni<br />

pagate dai cittadini, lo sconto effettuato dalle farmacie e il numero di ricette a livello<br />

regionale,e sono pubblicate sul sito dell’<strong>Age</strong>nzia per i servizi sanitari regionali (www.assr.it).<br />

Tabella 1 Riepilogo: numero di ricette e spesa farmaceutica per Regione Gen-Dic 2003<br />

Regione Spesa Farmaceutica lorda %03/02 Spesa Farmaceutica netta %03/02<br />

Piemonte 823.002.532 -4,0% 708.755.120 -6,9%<br />

Aosta 22.123.308 -1,9% 21.190.371 -2,0%<br />

Lombardia 1.778.679.988 -3,7% 1.512.030.479 -13,1%<br />

Bolzano 79.394.718 1,8% 70.509.035 -2,0%<br />

Trento 75.366.567 -3,6% 71.846.068 -2,8%<br />

Veneto 820.915.799 -3,9% 723.234.802 -7,4%<br />

Friuli 228.278.684 -2,1% 215.986.453 -2,5%<br />

Liguria 415.202.618 0,5% 352.284.065 -1,7%<br />

Emilia 804.345.417 -1,8% 763.915.105 -2,1%<br />

Toscana 668.200.048 -6,1% 636.514.901 -6,3%<br />

Umbria 165.198.858 -5,1% 157.427.481 -5,4%<br />

Marche 303.006.503 -6,5% 287.224.435 -6,8%<br />

Lazio 1.388.797.520 2,3% 1.262.824.193 1,3%<br />

Abruzzo 290.934.072 -4,9% 275.588.600 -3,9%<br />

Molise 75.200.233 1,2% 68.296.785 -1,8%<br />

Campania 1.240.922.693 -4,6% 1.167.452.387 -4,8%<br />

Puglia 911.406.907 0,0% 789.131.562 -5,4%<br />

Basilicata 132.746.428 -1,5% 125.267.283 -2,4%<br />

Calabria 474.923.008 -0,9% 422.919.139 -3,9%<br />

Sicilia 1.277.511.655 -2,7% 1.114.247.344 -7,1%<br />

Sardegna 378.933.063 8,0% 349.637.166 6,8%<br />

Totale 12.355.090.617 -2,3% 11.096.282.775 -5,3%<br />

Fonte: Elaborazioni ASSR su dati Assessorati Regionali


Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

Di recente, l’analisi dei dati, grazie al particolare<br />

impegno dei funzionari regionali, è stata arricchita<br />

con ulteriori informazioni sulla variabilità della spesa<br />

a livello delle singole ASL.<br />

Tutte le Regioni, infatti, rendono disponibili<br />

mensilmente i dati disaggregati per ASL.<br />

Le tabelle, contenute nel presente rapporto, riportano,<br />

per ciascuna Regione, i valori dell’anno 2003<br />

relativi alla spesa netta pro capite e al numero di ricette<br />

pro capite a livello di ASL; vengono, altresì,evidenziati<br />

gli scostamenti dei valori delle singole aziende<br />

rispetto ai valori medi regionali e nazionali.<br />

Al fine di uniformare l’elaborazione per tutte le<br />

Regioni, per il calcolo degli indicatori è stata considerata<br />

la popolazione ISTAT 2001, disaggregata, a livello<br />

di ASL, per fasce di età (0-13, 14-64, 65 e +);<br />

non è stato possibile utilizzare dati più aggiornati sul-<br />

la popolazione (comprensivi anche degli extracomunitari<br />

regolarizzati o in corso di regolarizzazione), in<br />

quanto gli ultimi dati disponibili nel Sistema informativo<br />

del ministero della Salute – disaggregati per<br />

fasce di età e per ASL – si riferiscono all’anno 2001.<br />

Le popolazioni delle Regioni e delle ASL sono state,<br />

quindi,“pesate”, per tener conto dei consumi per<br />

classi di età, applicando i pesi utilizzati in sede di riparto<br />

alle Regioni delle risorse finanziarie dell’anno<br />

2003 per l’assistenza farmaceutica.<br />

Si deve, comunque, far presente che le elaborazioni<br />

non tengono conto del fenomeno della mobilità<br />

sanitaria, fenomeno che è, com’è noto, particolarmente<br />

diffuso in alcune ASL delle grandi città, nelle<br />

cui farmacie vengono acquistati, con oneri a carico<br />

del Servizio sanitario, farmaci da parte di cittadini residenti<br />

in altre ASL.<br />

n° di ricette %03/02 spesa lorda pro capite spesa netta pro capite n° ricette pro capite<br />

29.491.159 -0,9% 186,11 160,28 6,7<br />

807.258 1,6% 181,23 173,58 6,6<br />

57.103.168 -6,9% 194,65 165,47 6,2<br />

2.443.520 -1,6% 176,93 157,13 5,4<br />

2.909.734 3,4% 158,51 151,11 6,1<br />

29.467.352 -5,4% 180,40 158,93 6,5<br />

8.354.735 -0,7% 184,98 175,02 6,8<br />

13.015.526 -2,9% 238,86 202,67 7,5<br />

32.055.167 1,6% 192,05 182,39 7,7<br />

28.704.396 -2,8% 180,49 171,94 7,8<br />

7.879.541 5,0% 188,43 179,57 9,0<br />

12.114.100 -0,8% 199,64 189,24 8,0<br />

44.424.654 -6,6% 263,52 239,62 8,4<br />

10.832.296 0,2% 223,54 211,74 8,3<br />

2.596.287 3,1% 225,04 204,38 7,8<br />

48.151.824 0,3% 227,74 214,26 8,8<br />

30.662.250 -1,8% 231,09 200,09 7,8<br />

5.176.975 -1,1% 221,23 208,76 8,6<br />

17.006.912 0,0% 238,34 212,24 8,5<br />

42.380.006 -7,0% 259,44 226,29 8,6<br />

13.490.765 11,2% 234,69 216,54 8,4<br />

439.067.625 -2,6% 213,59 191,83 7,6<br />

63


Assr on line | Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

64<br />

Figura 1. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Regione<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

160,28<br />

Piemonte<br />

Valori Regionali Media <strong>Na</strong>zionale € 191,83<br />

173,58<br />

Valle d’Aosta<br />

165,47<br />

Lombardia<br />

157,13<br />

P.A. di Bolzano<br />

151,11<br />

P.A. di Trento<br />

158,93<br />

Veneto<br />

175,02<br />

Friuli Venezia G.<br />

Liguria<br />

Emilia Romagna<br />

Toscana<br />

Umbria<br />

Marche<br />

Lazio<br />

Abruzzo<br />

Figura 2. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Piemonte<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

181,51<br />

101 Torino I<br />

176,81<br />

102 Torino II<br />

158,79<br />

103 Torino III<br />

171,96<br />

104 Torino IV<br />

105 Collegno<br />

202,67<br />

182,39<br />

171,94<br />

179,57<br />

189,24<br />

239,62<br />

211,74<br />

204,38<br />

Campania<br />

Puglia<br />

Basilicata<br />

Calabria<br />

Sicilia<br />

Sardegna<br />

Valori regionali Media regionale €160,28 Media nazionale €191,83<br />

164,76<br />

141,24<br />

106 Ciriè<br />

165,92<br />

107 Chivasso<br />

163,56<br />

108 Chieri<br />

109 Ivrea<br />

110 Pinerolo<br />

111 Vercelli<br />

112 Biella<br />

113 Novara<br />

114 Omegna<br />

115 Cuneo<br />

Molise<br />

116 Mondovì<br />

Figura 3. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Lombardia<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

159.13<br />

301 Bergamo<br />

176.15<br />

302 Brescia<br />

156.21<br />

303 Como<br />

152,63<br />

158,81<br />

168,03<br />

141,38<br />

161,48<br />

214,26<br />

143,30<br />

117 Savigliano<br />

Valori regionali Media regionale €165.47 Media nazionale €191,83<br />

169.31<br />

304 Cremona<br />

153.24<br />

305 Lecco<br />

162..99<br />

306 Lodi<br />

178.87<br />

307 Mantova<br />

177.14<br />

308 Milano<br />

155.66<br />

309 Milano I<br />

143,11<br />

158.78<br />

310 Milano II<br />

144,07<br />

146,87<br />

158.93<br />

311 Milano III<br />

200,09<br />

167,43<br />

312 Pavia<br />

159,19<br />

118 Alba<br />

208,76<br />

162,72<br />

119 Asti<br />

152.53<br />

313 Sondrio<br />

212,24<br />

158,35<br />

120 Alessandria<br />

226,29<br />

175,53<br />

121 Monferrato<br />

167.36<br />

314 Varese<br />

216,54<br />

158,09<br />

122 Novi Ligure<br />

173.16<br />

315 Valcamonica<br />

Sebino


Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

Figura 4. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - P.A. Bolzano<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

Figura 5. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Veneto<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

Valori regionali Media regionale €158,93 Media nazionale €191,83<br />

Figura 6. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Friuli Venezia Giulia<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

164,23<br />

101 Berlluno<br />

152,10<br />

102 Feltre<br />

184,28<br />

101 Triestina<br />

174.60<br />

101 Bolzano<br />

154,56<br />

103 B. del Grappa<br />

136,48<br />

104 Thiene<br />

Valori regionali Media regionale €157.13 Media nazionale €191,83<br />

155,50<br />

105 Arzignano<br />

159,08<br />

106 Vicenza<br />

Valori regionali Media regionale €175,02 Media nazionale €191,83<br />

174,24<br />

102 Isontina<br />

151,42<br />

107 Pieve di Soglio<br />

146.38<br />

102 Merano<br />

148,07<br />

108 Asolo<br />

143,15<br />

109 Treviso<br />

166,75<br />

103 Alto Fiuli<br />

165,51<br />

110 S.Donà di Piave<br />

183,74<br />

112 Veneziana<br />

167,27<br />

113 Mirano<br />

174,18<br />

104 Medio Friuli<br />

134.71<br />

103 Bressanone<br />

159,32<br />

114 Chioggia<br />

154,11<br />

115 Cittadella<br />

161,43<br />

116 Padova<br />

169,50<br />

117 Este<br />

181,77<br />

105 Bassa Friulana<br />

164,81<br />

118 Rovigo<br />

154,64<br />

119 Adria<br />

143.44<br />

104 Brunico<br />

163,56<br />

120 Verona<br />

143,74<br />

121 Legnago<br />

167,60<br />

106 Fiuli<br />

Occidentale<br />

163,85<br />

122 Bussolegno<br />

65


Assr on line | Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

66<br />

Figura 7. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Liguria<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

173,92<br />

101 Imperiese<br />

Valori regionali Media regionale €202,67 Media nazionale €191,83<br />

198,13<br />

102 Savona<br />

208,25<br />

103 Genovese<br />

193,75<br />

104 Chivarese<br />

Figura 8. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Emilia Romagna<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

169,24<br />

101 Piacenza<br />

192,32<br />

102 Parma<br />

158,47<br />

103 R. Emilia<br />

Valori regionali Media regionale €182,39 Media nazionale €191,83<br />

173,11<br />

104 Modena<br />

105 Bologna Sud<br />

106 Imola<br />

107 Bologna Nord<br />

108 Bologna<br />

Figura 9. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Toscana<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

170,39<br />

101 M. Carrara<br />

184,18<br />

102 Lucca<br />

169,21<br />

103 Pistoia<br />

181,70<br />

169,25<br />

176,40<br />

207,55<br />

186,05<br />

109 Ferrara<br />

192,68<br />

110 Ravenna<br />

Valori regionali Media regionale €171,94 Media nazionale €191,83<br />

155,47<br />

104 Prato<br />

173,48<br />

105 Pisa<br />

183,20<br />

106 Livorno<br />

179,19<br />

107 Siena<br />

169,40<br />

108 Arezzo<br />

169,80<br />

109 Grosseto<br />

169,04<br />

191,79<br />

111 Forlì<br />

110 Firenze<br />

112 Cesena<br />

223,41<br />

105 Spezzino<br />

187,34<br />

157,96<br />

111 Empoli<br />

187,18<br />

113 Rimini<br />

187,34<br />

112 Versilia


Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

Figura 10. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Umbria<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

Figura 11. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Marche<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

171,74<br />

101 Pesaro<br />

184,35<br />

102 Urbino<br />

174,97<br />

103 Fano<br />

Valori regionali Media regionale €189,24 Media nazionale €191,83<br />

192,84<br />

104 Senigallia<br />

181,27<br />

105 Jesi<br />

176,31<br />

106 Fabriano<br />

221,29<br />

107 Ancona<br />

181,29<br />

108 Civit. Marche<br />

182,56<br />

109 Macerata<br />

Figura 12. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Lazio<br />

350,00<br />

300,00<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

292,15<br />

101 Roma A<br />

181,85<br />

102 Roma B<br />

101 Città<br />

di Castello<br />

238,56<br />

103 Roma C<br />

Valori regionali Media regionale €179,57 Media nazionale €191,83<br />

250,88<br />

237,34<br />

104 Roma D<br />

172,65<br />

102 Perugia<br />

235,24<br />

105 Roma E<br />

233,20<br />

106 Roma F<br />

228,38<br />

107 Roma G<br />

242,10<br />

108 Roma H<br />

195,69<br />

110 Camerino<br />

212,93<br />

109 Viterbo<br />

187,64<br />

111 Fermo<br />

Valori regionali Media regionale €239,62 Media nazionale €191,83<br />

168,78<br />

103 Foligno<br />

235,23<br />

110 Rieti<br />

196,92<br />

104 Terni<br />

191,66<br />

112 S. Benedetto<br />

del Tronto<br />

232,19<br />

111 Latina<br />

186,12<br />

113 Ascoli Piceno<br />

219,09<br />

112 Frosinone<br />

67


Assr on line | Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

68<br />

Figura 13. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Abruzzo<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

211,69<br />

101 Avezzano/<br />

Sulmona<br />

Valori regionali Media regionale €211,74 Media nazionale €191,83<br />

214,04<br />

102 Chieti<br />

103 Lanciano/<br />

Vasto<br />

104 L’Aquila<br />

Figura 14. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Molise<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

172,66<br />

101 Alto Molise<br />

102 Pentria<br />

213,16<br />

192,52<br />

103 Centro Molise<br />

225,16<br />

105 Pescara<br />

Valori regionali Media regionale €204,38 Media nazionale €191,83<br />

Figura 15. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Campania<br />

300,00<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

174,62<br />

101 Avellino I<br />

221,65<br />

102 Avellino II<br />

203,22<br />

103 Benevento I<br />

201,74<br />

Valori regionali Media regionale €214,26 Media nazionale €191,83<br />

189,75<br />

104 Caserta I<br />

204,69<br />

105 Caserta II<br />

249,22<br />

106 <strong>Na</strong>poli I<br />

187,62<br />

107 <strong>Na</strong>poli II<br />

208,04<br />

108 <strong>Na</strong>poli III<br />

207,54<br />

190,93<br />

109 <strong>Na</strong>poli IV<br />

233,65<br />

110 <strong>Na</strong>poli V<br />

220,13<br />

111 Salerno I<br />

207,06<br />

104 Basso Molise<br />

229,07<br />

112 Salerno II<br />

202,65<br />

106 Teramo<br />

191,35<br />

113 Salerno III


Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

Figura 16. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Puglia<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

Figura 18. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Calabria<br />

300,00<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

209,28<br />

101 Bari I<br />

193,51<br />

101 Paola<br />

178,36<br />

102 Bari II<br />

203,19<br />

102 Castrovillari<br />

181,94<br />

103 Bari III<br />

Valori regionali Media regionale €200,09 Media nazionale €191,83<br />

217,17<br />

103 Rossano<br />

215,58<br />

104 Bari IV<br />

Valori regionali Media regionale €212,24 Media nazionale €191,83<br />

200,84<br />

104 Cosenza<br />

105 Bari V<br />

199,52<br />

105 Crotone<br />

106 Brindisi I<br />

205,10<br />

106 Lam.Terme<br />

107 Foggia I<br />

203,86<br />

107 Catanzaro<br />

108 Foggia II<br />

209,44<br />

108 V. Valentia<br />

109 Foggia III<br />

Figura 17. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Basilicata<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

213,39<br />

101 Venosa<br />

194,96<br />

199,14<br />

180,13<br />

181,65<br />

205,40<br />

110 Lecce I<br />

Valori regionali Media regionale €208,76 Media nazionale €191,83<br />

207,41<br />

102 Potenza<br />

194,76<br />

103 Lagonegro<br />

215,38<br />

104 Matera<br />

215,44<br />

109 Locri<br />

192,70<br />

212,14<br />

111 lecce II<br />

227,67<br />

110 Palmi<br />

211,01<br />

105 Montalbano<br />

Jonico<br />

213,44<br />

112 Taranto I<br />

245,99<br />

111 R. Calabria<br />

69


Assr on line | Il consumo farmaceutico dell’anno 2003 nelle aziende sanitarie<br />

70<br />

Figura 19. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Sicilia<br />

300,00<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

233,43<br />

101 Agrigento<br />

205,27<br />

102 Caltanissetta<br />

Valori regionali Media regionale €226,29 Media nazionale €191,83<br />

226,49<br />

103 Catania<br />

104 Enna<br />

105 Messina<br />

106 Palermo<br />

Figura 20. Spesa farmaceutica netta pro-capite per Asl - Sardegna<br />

300,00<br />

250,00<br />

200,00<br />

150,00<br />

100,00<br />

50,00<br />

0,00<br />

210,48<br />

101 Sassari<br />

207,26<br />

102 Olbia<br />

103 Nuoro<br />

217,98<br />

104 Lanusei<br />

239,96<br />

105 Oristano<br />

227,76<br />

106 Sanluri<br />

215,20<br />

107 Ragusa<br />

107 Carbonia<br />

222,41<br />

108 Siracusa<br />

Valori regionali Media regionale €216,54 Media nazionale €191,83<br />

193,05<br />

198,99<br />

213,94<br />

221,59<br />

235,99<br />

220,75<br />

109 Trapani<br />

229,45<br />

108 Cagliari


Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

Come percepiscono la qualità<br />

dei servizi sanitari gli over 65<br />

L<br />

a percezione della qualità dei sevizi sanitari da parte dei cittadini costituisce<br />

un argomento di studio e discussione che si è andato sviluppando negli anni recenti<br />

anche nel nostro Paese.A fronte di questo interesse, non sono molte le indagini<br />

che abbiano cercato di rappresentare il fenomeno con studi metodologicamente<br />

adeguati. In questo settore l’Assr - <strong>Age</strong>nzia per i servizi sanitari regionali<br />

- ha recentemente presentato i risultati della ricerca “Sviluppo ed estensione<br />

della metodologia di analisi della domanda di salute e della soddisfazione<br />

dei cittadini verso il SSN”, finanziata con i fondi ex art. 12 del decreto legislativo<br />

502/92 dal ministero della Sanità. La ricerca è stata svolta con la collaborazione<br />

del Censis e il coordinamento scientifico del Professor Paolo De <strong>Na</strong>rdis.<br />

Il tema oggetto della ricerca si colloca nel filone delle analisi e delle riflessioni<br />

che il Servizio Sanitario <strong>Na</strong>zionale conduce da anni sulle questioni che<br />

riguardano lo stretto rapporto tra anziani e salute. Infatti, le profonde modificazioni<br />

nella composizione demografica della società italiana impongono un’analisi<br />

attenta e dettagliata della popolazione anziana, realtà sempre più complessa<br />

e multidimensionale che non può essere compresa senza un’adeguata conoscenza<br />

e valorizzazione dei processi sociali che la investono.<br />

L’indagine è stata realizzata nella seconda metà del 2003 su un campione nazionale<br />

rappresentativo composto da 1.500 anziani (dai 65 anni in su) e si è focalizzata<br />

su due aspetti:<br />

• l’analisi delle condizioni di salute degli anziani, dei loro stili di vita, dei<br />

comportamenti che adottano per la salvaguardia della loro salute e della<br />

rilevanza e dell’efficacia del supporto familiare;<br />

• il monitoraggio circa la concreta interazione tra gli anziani e i servizi sanitari,<br />

la valutazione su questi ultimi e sulla loro effettiva capacità di rispondere<br />

concretamente ai bisogni del mondo anziani.<br />

I risultati emersi dalla ricerca sono stati molti e interessanti, tali da delineare<br />

un quadro del rapporto tra anziani e salute piuttosto sfaccettato e ricco di elementi<br />

di riflessione che viene di seguito sintetizzato nei suoi punti essenziali.<br />

Le condizioni di salute<br />

Rispetto ai temi salute, stile di vita e comportamenti sanitari, i dati hanno<br />

messo in rilievo una situazione confortante sotto il profilo della condizione di<br />

salute: la maggior parte degli anziani ritiene, infatti, di godere di una buona e/o<br />

71


Assr on line | Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

72<br />

ottima salute, di un forte grado di autonomia e<br />

ben un terzo di essi afferma di non soffrire di alcuna<br />

patologia, mentre solo una quota minore<br />

del campione afferma di essere costretto a una<br />

forzata marginalità.<br />

Peraltro, il 35% degli intervistati afferma di essere<br />

affetto da malattie serie ma curabili e/o da<br />

patologie molto gravi e solo il 18,3% valuta insoddisfacente<br />

il proprio stato di salute. Prevale,<br />

dunque, una positiva percezione della salute e del<br />

proprio benessere, una rilevante accettazione dei<br />

fastidi e/o disturbi legati alle malattie e, in sintesi,<br />

va migliorando la valutazione degli anziani sul<br />

proprio stato di salute.<br />

Tra gli anziani è poi alta la consapevolezza della<br />

importanza dello stile di vita come fattore strategico<br />

per favorire il proprio benessere: per oltre<br />

metà del campione i modi di vita e le abitudini<br />

personali acquisite impattano in misura considerevole<br />

sui livelli di salute. In questo senso cruciali<br />

risultano le scelte e i comportamenti salutari<br />

(come l’alimentazione varia ed equilibrata e<br />

l’attività fisica) per il miglioramento della salute.<br />

Ed è proprio per il raggiungimento di tal fine<br />

che buona parte degli anziani dai 65 anni in su<br />

mette in atto attività di cura della persona.<br />

La gamma delle attività richiamate è molto<br />

ampia, dal cercare di passare molto tempo all’aria<br />

aperta (54,1%) al tentare di trascorrere brevi<br />

periodi di vacanza all’anno (19%), dal praticare<br />

attività sportive e culturali (entrambe<br />

10,2%) al cercare di mangiare prodotti da coltivazioni<br />

biologiche (9,9%), anche se poi il<br />

32,1% del campione non fa nulla di particolare<br />

per la cura di sé.<br />

La cura della propria persona e della propria<br />

salute, la ricerca di una più elevata qualità della<br />

vita appare in stretto rapporto con il sesso, l’età<br />

e il grado di istruzione. Sono, infatti, gli uomini<br />

le persone appartenenti alle fasce di età più giovani<br />

e gli anziani con i più elevati titoli di studio,<br />

i soggetti che più si impegnano nei comportamenti<br />

preventivi e di promozione della cura<br />

di sé. Sono stati inoltre analizzati tutti quei<br />

comportamenti di scarso controllo sui fattori di<br />

rischio che possono impattare negativamente sulla<br />

qualità della vita. Dall’indagine è emerso che<br />

il 12,1% del campione fuma, mentre il 7,4% ha<br />

dichiarato di consumare alcolici abitualmente,<br />

con una minore incidenza tra le donne.<br />

Rispetto ai comportamenti di consumo sanitario<br />

che riguardano l’assunzione di farmaci, il<br />

ricorso a controlli medici (esami del sangue, ecografie,<br />

ecc.) e a visite generiche e specialistiche,<br />

l’analisi dei dati enuclea una netta distinzione del<br />

campione tra coloro che frequentemente si sottopongono<br />

a check-up periodici e chi, invece,<br />

lo fa raramente o mai. Il 58% degli anziani effettua<br />

frequentemente accertamenti e il 51,2%<br />

esegue, sempre frequentemente, visite mediche<br />

generiche e specialistiche. È da sottolineare, inoltre,<br />

che il 67,9% degli intervistati assume frequentemente<br />

farmaci solo su prescrizione medica<br />

e che ben l’81,5% non ricorre mai all’automedicazione;<br />

limitato, invece, è il ricorso alle medicine<br />

alternative (2%).<br />

In generale, sono le condizioni di salute più<br />

precarie, spesso legate a un’età più elevata, a<br />

comportare un controllo più rigoroso della propria<br />

salute, un uso maggiore dei farmaci, sia con<br />

prescrizione medica che senza, un ricorso costante<br />

e assiduo ai servizi sanitari per assicurarsi<br />

uno stato di relativo benessere. Particolarmente<br />

diffuso tra gli anziani risulta il consumo<br />

di farmaci, soprattutto quelli finalizzati al controllo<br />

di malattie croniche come l’ipertensione<br />

e le cardiopatie.<br />

L’indagine ha poi evidenziato che circa un


Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

quarto del campione ricorre privatamente a medici<br />

e/o a strutture private, anche se tale ricorso<br />

appare più diffuso tra le persone con i più<br />

elevati titoli di studio e tra gli anziani affetti da<br />

più gravi patologie. Sono così questi ultimi a pagare<br />

maggiormente di tasca propria per gli accertamenti<br />

(il 29,5% degli intervistati con patologie<br />

molto gravi e il 28,1% delle persone affette<br />

da malattie di una certa gravità ma curabili,<br />

contro il 26% di coloro che presentano malattie<br />

poco gravi ma fastidiose) e per le visite<br />

mediche specialistiche (il 32,6% dei primi e il<br />

31,2% dei secondi).<br />

In sostanza si registra la tendenza, seppur lieve,<br />

a spendere maggiormente di tasca propria in<br />

presenza di gravi malattie, ma è da sottolineare<br />

che la quota di coloro che ricorrono al privato<br />

è comunque rilevante per tutte le quattro articolazioni<br />

di patologie. In sintesi, la criticità del<br />

problema di salute giustifica solo parzialmente la<br />

spesa per le prestazioni sanitarie.<br />

È chiaro che la spesa privata è indotta da un’articolazione<br />

delle motivazioni molto ampia in cui,<br />

agli estremi, si collocano da una parte i soggetti<br />

che scelgono liberamente di rivolgersi al privato,<br />

in cerca di trattamenti più personalizzati e di<br />

maggiore qualità, dall’altra le persone che ricorrono<br />

a prestazioni private per iniquità nelle modalità<br />

di accesso ai servizi e alle prestazioni sanitarie.<br />

La lunghezza delle liste di attesa, ad esempio,<br />

influisce significativamente sulla scelta di ricorrere<br />

a strutture e/o servizi privati ed è proprio<br />

l’aspetto su cui si concentra l’insoddisfazione<br />

degli utenti.<br />

Relativamente ai temi della fragilità degli anziani<br />

e della rilevanza del supporto delle reti familiari,<br />

emergono le difficoltà di una società poco<br />

preparata a supportare la condizione anziana<br />

nel suo evolversi biologicamente verso condi-<br />

zioni di maggiori fragilità. Lo scenario delineato<br />

dalla ricerca ha permesso di enucleare quanto<br />

la terza età sia una realtà fortemente differenziata<br />

con confini incerti e, a volte, imprevedibili<br />

legati all’evoluzione dello stato di salute.<br />

La perdita dell’autosufficienza è l’evento catalizzatore<br />

dei timori degli anziani, citato dal<br />

40,7% dei rispondenti, seguito dalla morte<br />

(17,8%), dalla perdita di una persona cara (17,7%)<br />

e dalla solitudine (16,6%).<br />

Le paure<br />

Le paure, ma anche il modo in cui viene vissuta<br />

e percepita la condizione anziana, variano<br />

molto al variare dell’età. Infatti, l’incrocio dei dati<br />

per età degli intervistati evidenzia come l’insorgere<br />

di una malattia o di un evento invalidante<br />

sia la paura più sentita dagli 80-84enni e dalle<br />

persone con un’età compresa tra i 75 e i 79 anni<br />

(rispettivamente il 46,5% e il 44%); la morte,<br />

invece, è la preoccupazione maggiore degli over<br />

85 (35%), mentre la perdita di una persona cara<br />

è il timore più grande, rispetto alla media, delle<br />

persone appartenenti alla fascia di età più giovane<br />

(22%) e degli anziani con un’età compresa tra<br />

80 e 84 anni (18%). Il 31% degli anziani dichiara<br />

di non essere felice e la percentuale aumenta<br />

al crescere dell’età, passando dal 21% tra i 65-<br />

69enni al 26,3% tra i 70-74enni, al 32,3% tra i<br />

75-79enni, al 40% tra gli 80-84enni fino al 46%<br />

tra le persone di 85 anni e più.<br />

Traspare poi una situazione di disagio degli<br />

anziani verso la propria condizione e soprattutto<br />

verso un ambiente visto come moltiplicatore<br />

delle proprie difficoltà. Nello specifico, sono percepiti<br />

come luoghi difficili per gli anziani soprattutto<br />

le abitazioni e i condomini, seguiti dai<br />

marciapiedi e dalle strade, dai servizi sanitari e<br />

dagli ospedali, fino alle stazioni ferroviarie/metropolitane.<br />

73


Assr on line | Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

74<br />

Sono soprattutto gli ultraottantaquattrenni, gli<br />

anziani tra gli 80 e gli 84 anni (rispettivamente<br />

il 55,9% e il 41,6%), le donne (38,4%), gli abitanti<br />

del Sud-Isole e del Centro (il 35,4% i primi,<br />

il 35,2% i secondi) ad aver avvertito maggiormente<br />

tali condizionamenti.<br />

In pratica, la “geografia dei luoghi difficili”<br />

inizia a partire dai contesti più prossimi agli anziani<br />

che appaiono, dunque, i più inadeguati rispetto<br />

ai loro bisogni. Se gli stessi luoghi in cui<br />

gli anziani vivono sono i primi a non essere modulati<br />

sulle loro specifiche esigenze, appare evidente<br />

quanto la società risulti ancora poco preparata<br />

a fronteggiare le diverse forme dell’autosufficienza.<br />

A completare il quadro dei condizionamenti<br />

percepiti dagli anziani, emergono le opinioni degli<br />

intervistati circa gli aspetti quotidiani in cui<br />

si sentono maggiormente limitati.<br />

Dai dati è emerso che il 56,5% dei rispondenti<br />

non si sente limitato in alcun modo, il 22,4% si<br />

sente vincolato nelle attività domestiche, il 18,5%<br />

percepisce il condizionamento nello stato di salute,<br />

il 15,7% si sente maggiormente limitato nel<br />

dover dipendere dagli altri, il 10,5% si sente condizionato<br />

nei rapporti con gli altri.<br />

Inoltre, rispetto ai problemi presenti all’interno<br />

delle famiglie degli intervistati, è sempre piuttosto<br />

elevata (60,3%) la percentuale di anziani<br />

che ha negato l’esistenza di particolari problematiche,<br />

il 20,2% ha citato, invece, i problemi di<br />

salute, il 15,4% le difficoltà economiche e un ulteriore<br />

9,2% i problemi di solitudine. In generale<br />

le situazioni più problematiche appaiono più<br />

diffuse tra gli intervistati con bassi livelli di istruzione<br />

e tra coloro che presentano problemi di<br />

autosufficienza.<br />

Anche rispetto alla disponibilità di risorse in<br />

grado di assicurare supporto alle famiglie, le si-<br />

tuazioni appaiono molto diversificate: il 67,3%<br />

del campione ha segnalato di non aver ricevuto<br />

aiuto da alcun soggetto (il 79,7% dei diplomati<br />

di scuola media superiore e il 78,7% dei laureati),<br />

mentre il 30,5% dei rispondenti è stato aiutato<br />

da altri familiari/parenti (il 36,7% dei possessori<br />

di licenza elementare e il 32,7% di coloro<br />

che non hanno alcun titolo di studio). Quote<br />

marginali hanno ricevuto supporto da amici<br />

e/o vicini (2,7%) e dagli assistenti sociali degli<br />

enti locali (1,5%).<br />

In sostanza, le persone con la più alta dotazione<br />

di risorse attivano strategie individuali, di<br />

auto organizzazione, per rispondere all’insorgere<br />

di nuovi bisogni e necessità, mentre le persone<br />

col grado di istruzione minore trovano supporto<br />

nella rete familiare.<br />

Ancora una volta, dunque, emerge il ruolo<br />

cruciale della famiglia, in particolar modo per i<br />

soggetti più deboli, vera risorsa essenziale per tutti<br />

i suoi membri. La rete familiare internalizza<br />

gran parte dei costi umani e monetari garantendo<br />

assistenza e supporto assolutamente fondamentali,<br />

caratterizzandosi, con i suoi flussi stringenti<br />

di relazioni e scambi, come il vero punto<br />

di tenuta per ogni suo componente.<br />

A conferma di ciò basti pensare che il 75,1%<br />

degli anziani in caso di necessità viene assistito<br />

dai figli e, in seconda battuta, dal coniuge o convivente<br />

(41,6%). Il carattere strategico delle risorse<br />

familiari è confermato anche da quel<br />

20,6% del campione che riceve aiuto da altri<br />

parenti, mentre è residuale il ricorso ad altri soggetti,<br />

ai vicini, ai servizi sociali, alle badanti (intorno<br />

al 3,6%).<br />

L’informazione<br />

L’analisi del rapporto tra anziani e servizi sanitari<br />

rappresenta un aspetto centrale dell’analisi<br />

svolta, e sono diversi gli aspetti presi in


Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

considerazione:<br />

• l’informazione, con l’obiettivo di ricostruire<br />

il panorama delle fonti informative formali<br />

e informali e il giudizio su di esse;<br />

• la gerarchia del servizio, che considera il<br />

percorso assistenziale sperimentato dal portatore<br />

della domanda e dal suo nucleo familiare<br />

prima della richiesta al servizio;<br />

• l’accessibilità, che analizza le percezioni e<br />

valutazioni degli intervistati sull’insieme di<br />

filtri ambientali, istituzionali e/o operativi,<br />

che si interpongono tra l’esplicitazione<br />

della domanda e la fruizione effettiva del<br />

servizio;<br />

• le caratteristiche del servizio, in cui rientrano<br />

le percezioni e le valutazioni degli intervistati<br />

sulle dimensioni tipicamente e immediatamente<br />

impattate dagli utenti dei servizi,<br />

quali le loro caratteristiche strutturali<br />

e funzionali, le dimensioni professionali e<br />

umane del personale.<br />

Lo studio evidenzia una valutazione complessivamente<br />

positiva dei servizi sanitari, dell’informazione<br />

ad essi relativa e una buona fruizione<br />

dei servizi senza particolari criticità: unico<br />

punto negativo l’eccessiva lunghezza delle liste<br />

di attesa.<br />

Più nel dettaglio, a partire dall’aspetto preliminare<br />

ma essenziale della informazione, si evidenzia<br />

una opinione maggioritaria, pari al 63,4%,<br />

che valuta positivamente l’informazione disponibile<br />

sui servizi sanitari, pubblici e privati, presenti<br />

nel territorio di riferimento.Tuttavia al Sud<br />

prevale la quota di chi dichiara insufficiente l’informazione<br />

disponibile e più critici si dimostrano<br />

i più anziani e, per quanto riguarda l’incrocio<br />

con il titolo di studio, le classi estreme sono<br />

quelle che manifestano le maggiori insoddisfazioni,<br />

rispettivamente il 45,3% dei soggetti pri-<br />

vi di un titolo di studio e il 41% dei laureati. Per<br />

quel che riguarda i diversi aspetti che riguardano<br />

l’accesso, la stragrande maggioranza degli intervistati<br />

non segnala alcuna anomalia nel percorso<br />

assistenziale che precede il ricorso al servizio:<br />

richieste indebite di denaro non sono mai<br />

state subite dal 98,2% del campione, il 93,1% non<br />

denuncia la presenza di barriere architettoniche,<br />

il 91% non lamenta la mancanza di rispetto della<br />

priorità acquisita per le prestazioni.<br />

Infine, sotto il profilo della fruizione del servizio,<br />

la situazione appare complessivamente positiva<br />

per la maggioranza degli intervistati. Il<br />

96,5% non ha mai subito interventi/trattamenti<br />

senza essere stato preventivamente informato,<br />

il 91,9% non ha mai subito terapie inadeguate,<br />

il 91,7% non ha mai subito forme di discriminazione,<br />

l’83,1% non ha riscontrato negligenze,<br />

l’81,7% non è mai incorso in atti di maleducazione.Tuttavia,<br />

nel rapporto degli over 64 con le<br />

strutture sanitarie permangono, in un panorama<br />

generale fatto di soddisfazione, alcune criticità<br />

legate soprattutto alla dimensione dell’accesso.<br />

Richiesti di individuare gli aspetti più negativi<br />

incontrati nell’interazione con le strutture sanitarie,<br />

oltre la metà degli anziani (50,7%) ha segnalato<br />

la lunghezza delle liste d’attesa, seguita<br />

dal problema delle code agli sportelli e/o agli<br />

ambulatori (33,9%), dall’approccio poco umano<br />

degli operatori (15,3%) e dalla loro scarsa capacità<br />

professionale (10,7%). Di minor rilievo la segnalazione<br />

circa l’assenza di servizi necessari nell’area<br />

di residenza (9,8%), la mancanza di coordinamento<br />

tra strutture, servizi e personale (8,4%)<br />

e infine la scarsa comodità degli orari (7,3%).<br />

L’articolazione territoriale rileva come al Sud e<br />

Isole venga denunciata con maggior forza rispetto<br />

alla media l’assenza dei servizi di cui hanno bisogno<br />

(15,2%), a conferma di una percezione<br />

75


Assr on line | Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

76<br />

dell’offerta sanitaria inadeguata rispetto alle concrete<br />

necessità degli utenti.<br />

Sono inoltre gli over 84 che, seppur indicando<br />

come aspetto più negativo (55,2%) la lunghezza<br />

delle liste d’attesa, segnalano in minor numero<br />

le code agli sportelli (25,6%) e la mancanza<br />

di comodità degli orari (4%). Probabilmente<br />

mentre, da un lato è forte il disagio per l’attesa<br />

dei servizi e delle prestazioni sanitarie, dall’altro<br />

è meno sentito il problema delle code o di orari<br />

scomodi, perché meno frequente la diretta interazione<br />

di questa classe d’età con le strutture.<br />

Inoltre, tra le più citate difficoltà emergono<br />

soprattutto quelle relative all’assenza di riferimenti<br />

in grado di indirizzare nella scelta del servizio<br />

sanitario a cui rivolgersi (17,3%), a cui fa<br />

seguito l’insoddisfazione con conseguente cambio<br />

di struttura (16,4%), il dover ripetere gli stessi<br />

esami per mancanza di comunicazione e coordinamento<br />

tra servizi (9,3%), il trovarsi di fronte<br />

a diagnosi tra loro diverse (9,1%). Di minor<br />

conto la quota di chi ha interrotto la cura e di<br />

conseguenza il rapporto con i servizi (6,9%) e di<br />

chi ha ricevuto prescrizioni terapeutiche tra loro<br />

contrastanti (6,7%).<br />

Rispetto al rapporto con i due principali punti<br />

di erogazione di assistenza, il medico di medicina<br />

generale e l’ospedale, nel rapporto con i servizi<br />

sanitari, la figura del medico di famiglia rappresenta<br />

un nodo centrale, sia per la sua accessibilità,<br />

che per il suo ruolo di gestore dell’accesso<br />

ad altri servizi per la salute.<br />

Il medico di medicina generale e l’ospedale<br />

L’immagine del medico di medicina generale<br />

più diffusa tra gli anziani è quella in cui prevale<br />

la sua funzione di gate keeper e di referente<br />

per le patologie meno gravi, con soltanto un<br />

terzo del campione che vi si rivolge per tutti i<br />

tipi di patologie. Per il 52,9% degli intervistati a<br />

questa figura professionale compete un ruolo di<br />

assistenza nella cura delle malattie meno gravi e<br />

di accompagnamento/indirizzo dei pazienti verso<br />

operatori più specializzati e tale maggioranza<br />

si amplia al Sud e soprattutto al Centro. Solo il<br />

34,2% dei rispondenti manifesta di rivolgersi al<br />

medico di base per affrontare qualsiasi tipo di<br />

malattia, mentre il 12,4% si serve del medico di<br />

medicina generale quasi esclusivamente per la<br />

prescrizione dei farmaci.<br />

Questo utilizzo limitato delle funzioni del medico<br />

di medicina generale, tuttavia, non sottende<br />

un giudizio negativo delle sue capacità professionali,<br />

che invece vengono generalmente giudicate<br />

favorevolmente in tutto il territorio nazionale.<br />

Le risposte degli intervistati mostrano,<br />

infatti, una dimensione di rapporto con il medico<br />

di medicina generale fatta di soddisfazione<br />

diffusa, laddove si evidenzia:<br />

• grande attenzione nella prescrizione dei farmaci<br />

che nell’80,4% dei casi avviene dopo<br />

accurata visita medica;<br />

• buona capacità di interazione con i pazienti.<br />

L’88,2% dichiara che il medico riesce a spiegare<br />

esattamente le malattie e i percorsi di<br />

cura necessari, mentre quasi il 90% segnala<br />

l’attenzione prestata dal medico al punto di<br />

vista del paziente circa i sintomi;<br />

• generale disponibilità, efficienza e dedizione<br />

al lavoro. Oltre l’89% segnala la disponibilità<br />

del proprio medico all’esercizio della<br />

visita a domicilio, l’80,3% la reperibilità<br />

anche oltre l’orario di lavoro, mentre<br />

l’85,9% è soddisfatto del numero di ore settimanali<br />

dedicate dal proprio medico al ricevimento<br />

ambulatoriale.<br />

Ma è l’ospedale a mantenere un ruolo chiave<br />

nel modello di cura del nostro Paese, anche con<br />

riferimento al paziente anziano. Ed è proprio in


Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

relazione alle strutture ospedaliere che gli anziani<br />

hanno segnalato un elevato grado di soddisfazione<br />

rintracciabile sia in relazione alla qualità<br />

dei servizi e delle strutture che della professionalità<br />

degli operatori. In particolare:<br />

• l’87% valuta sufficiente sia la tempestività<br />

nella risposta al bisogno che l’attenzione alla<br />

cura della persona;<br />

• l’89,5% si dichiara soddisfatto della pulizia<br />

degli ambienti, l’86,2% del comfort delle<br />

strutture, mentre l’84% del campione<br />

esprime un giudizio positivo circa la qualità<br />

del cibo;<br />

• l’88,5% ritiene adeguati l’impegno e la serietà<br />

professionale dimostrata dagli infermieri,<br />

e il 93,6% quelli dei medici;<br />

• il 91,4% valuta sufficienti i risultati delle cure.<br />

Va infine ricordato che, nonostante l’Assistenza<br />

Domiciliare Integrata (ADI) rappresenti<br />

un altro servizio potenzialmente centrale nell’assistenza<br />

sanitaria al paziente anziano, meno<br />

del 30% della popolazione over 65 è a conoscenza<br />

dell’esistenza di questa tipologia di servizio,<br />

di cui peraltro solo il 3,5% segnala di usufruire.<br />

La valutazione del servizio da parte di<br />

questo esiguo numero di utenti è generalmente<br />

positiva: sono infatti ritenute sufficienti dai<br />

rispondenti sia la tempestività nella risposta al<br />

bisogno (88,1%), sia il generale rispetto e attenzione<br />

alla persona (95,2%), sia la valutazione dell’impegno<br />

e serietà professionale di infermieri<br />

e medici (entrambi al 95,2%) che, in ultimo, gli<br />

effetti delle cure (90,2%).<br />

Rispetto al livello di soddisfazione dei pazienti<br />

anziani nel rapporto con i servizi sanitari, l’indagine<br />

si è soffermata sull’analisi di concrete situazioni<br />

di difficoltà, legate alla insorgenza recente<br />

di un problema di salute, cui gli anziani<br />

hanno dovuto far fronte.<br />

La vicinanza temporale del problema sanitario,<br />

infatti, facilita il ricordo e permette una valutazione<br />

più puntuale delle caratteristiche delle<br />

situazioni patologiche, delle attività di cura e<br />

assistenza che è stato necessario approntare, del<br />

ricorso a servizi e prestazioni, dando maggiore<br />

significatività ai giudizi e alle difficoltà espresse<br />

dagli intervistati.<br />

Le situazioni di criticità legate a problemi di<br />

salute di una qualche serietà hanno riguardato<br />

nell’ultimo anno una quota ridotta del campione<br />

(18%), con una maggiore incidenza significativamente<br />

correlata all’età (il 21,4% degli 80-<br />

84enni e il 24,7% degli over84) a fronte dell’82%<br />

di anziani che non ha avuto alcun problema serio<br />

di salute.<br />

La distinzione attuata tra malattie croniche ed<br />

acute permette di constatare un sostanziale equilibrio<br />

tra le due tipologie, con una leggera prevalenza<br />

(54,1%) delle malattie croniche che comprendono<br />

anche eventuali fenomeni di riacutizzazione.<br />

L’età gioca un ruolo rilevante, dal momento<br />

che nelle classi di età più anziane prevalgono,<br />

rispetto alla media, le malattie croniche,<br />

mentre tra gli young old (65-69 anni) sono più<br />

frequenti i casi di malattia acuta, da cui viene colpito<br />

il 62,7% contro il 48,9% del totale degli intervistati.<br />

Anche per gli intervistati interessati nell’ultimo<br />

anno dall’insorgenza di un problema di salute<br />

di una certa entità si è verificata l’ampiezza<br />

del coinvolgimento dei familiari, siano essi conviventi<br />

che non conviventi.<br />

I familiari conviventi sono stati coinvolti nel<br />

93,5% dei casi nell’assistenza personale e<br />

nell’86,5% nel sostegno morale e nella compagnia.<br />

Di competenza dei familiari conviventi sono<br />

state le attività di sostegno che si svolgono all’interno<br />

della casa (come l’aiuto domestico) ma<br />

77


Assr on line | Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

78<br />

anche all’esterno, come nel caso dell’aiuto nella<br />

ricerca di opportunità terapeutiche (61,2%), nell’instaurazione<br />

di un contatto con i servizi sanitari<br />

(59,4%), nelle pratiche burocratiche (51,2%).<br />

I familiari non conviventi sono stati comunque<br />

ampiamente coinvolti nelle attività di sostegno<br />

del familiare con un problema di salute, con circa<br />

l’84% di casi che vi ha fatto ricorso per l’assistenza<br />

personale, il 76,1% per sostegno morale<br />

e compagnia, il 58,5% per favorire l’entrata in<br />

contatto con i servizi sanitari.<br />

Le famiglie appaiono in maggioranza in grado<br />

di fronteggiare le difficoltà poste dal problema<br />

di salute del proprio congiunto, con il 58,2%<br />

di rispondenti che nega ci siano stati cambiamenti<br />

importanti all’interno del nucleo familiare<br />

in seguito al verificarsi dell’episodio di malattia,<br />

quota che appare decisamente elevata tra le<br />

famiglie di anziani con i livelli di istruzione più<br />

elevati (85,7% non denunciano cambiamenti),<br />

mentre l’impatto appare decisamente più consistente<br />

nei casi di anziani con più bassi livelli di<br />

istruzione che, evidentemente, hanno meno risorse<br />

complessive da mettere in campo per fronteggiare<br />

la situazione.<br />

L’insorgenza di una patologia ha dato luogo<br />

in un numero molto elevato di casi al ricorso ai<br />

servizi sanitari (70,8% del campione), più accentuato<br />

tra gli anziani più giovani (dai 65 ai 69<br />

anni) che in misura maggiore hanno denunciato<br />

l’insorgenza di problematiche acute.<br />

La maggioranza degli anziani che hanno vissuto<br />

un problema di salute nell’ultimo anno si<br />

è rivolta a un presidio ospedaliero, pubblico o<br />

convenzionato (71,5%), e questo nonostante più<br />

della metà dei disturbi accusati siano riferibili a<br />

patologie croniche, confermando ancora una<br />

volta la centralità dell’ospedale all’interno del<br />

nostro modello di servizi per la salute.Tenden-<br />

zialmente più elevato è il ricorso all’ospedale<br />

tra i grandi anziani. L’altro interlocutore privilegiato,<br />

citato comunque da una quota significativamente<br />

più bassa (33,9%), è il medico di<br />

medicina generale e quindi il laboratorio pubblico<br />

di diagnostica (21,5%).Assolutamente residuale<br />

è risultato il ricorso ad altri interlocutori,<br />

mentre è proprio il geriatra il meno citato<br />

dagli intervistati.<br />

Nella maggior parte dei casi il contatto con il<br />

servizio si è attuato mediante l’invio da parte di<br />

un operatore sanitario, tranne che per il medico<br />

di base e il geriatra, in cui prevale l’autoinvio, e<br />

risulta confermato che il ricorso a conoscenze o<br />

regali per ottenere le prestazioni è stato estremamente<br />

limitato.<br />

La valutazione dei servizi risulta complessivamente<br />

positiva: infatti, i rispondenti si dichiarano<br />

molto soddisfatti dell’operato degli ambulatori<br />

privati di diagnostica (94,1%) e del proprio<br />

medico di base (89,1%). Molto elevate risultano<br />

anche le percentuali di anziani che hanno sperimentato<br />

nell’ultimo anno diverse tipologie di<br />

servizi sanitari che si sono dichiarati soddisfatti<br />

del loro operato: il 78,4% per gli ospedali pubblici<br />

o convenzionati, il 76,9% per le cliniche private.<br />

Leggermente più basse, ma sempre maggioritarie,<br />

le quote di intervistati che hanno affermato<br />

di essere sostanzialmente soddisfatti dell’operato<br />

degli ambulatori pubblici di diagnostica<br />

(66,7%), del servizio di assistenza domiciliare<br />

(60%), dei servizi sanitari territoriali (57,1%).Anche<br />

gli anziani che più di recente hanno vissuto<br />

un’esperienza di rapporto con i servizi ne forniscono<br />

dunque un giudizio positivo, confermando<br />

il loro carattere strategico per l’universo della<br />

terza età.<br />

I risultati emersi delineano un quadro del rapporto<br />

tra anziani e salute piuttosto sfaccettato e


Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

ricco di elementi di riflessione. Complessivamente<br />

si è registrata una valutazione positiva dei<br />

servizi sanitari, dell’informazione, come primo<br />

gradino della partecipazione, con l’unico punto<br />

spesso negativo dell’eccessiva lunghezza delle liste<br />

d’attesa.<br />

A fronte di tali risultati emergono le difficoltà<br />

di un sistema sociale ancora non del tutto idoneo<br />

a supportare il mondo degli anziani nel suo<br />

cammino verso condizioni di sempre maggiore<br />

vulnerabilità psico-fisica; a questo scopo è stata<br />

rappresentata una vera e propria mappa dei luoghi<br />

difficili, comprensiva dei servizi sanitari e degli<br />

ospedali, per questa parte della popolazione.<br />

Tabella 1.Tempi di attesa per accedere alle prestazioni dei servizi<br />

Si continua poi a registrare l’importanza nel tessuto<br />

sociale delle famiglie che spesso suppliscono<br />

efficientemente alla carenza dei servizi, che<br />

invece agiscono in modo soddisfacente nei casi<br />

di gravi patologie, o comunque non autosufficienza,<br />

accanto e oltre la rete familiare.<br />

La struttura ospedaliera viene, infine, reiterata<br />

come momento centrale di tutta la fenomenologia<br />

con una valutazione definibile in linea<br />

di massima positiva, con la chiara definizione del<br />

medico di medicina generale, punto di riferimento<br />

fondamentale, da cui si evince la necessità<br />

di una sua riconsiderazione e riqualificazione<br />

a tutti i livelli.<br />

Medico di medicina generale %<br />

Sostanzialmente ragionevoli 87,0<br />

Eccessivamente lunghi 13,0<br />

Ambulatori pubblici di diagnostica<br />

Sostanzialmente ragionevoli 61,8<br />

Eccessivamente lunghi 38,2<br />

Ambulatori privati di diagnostica<br />

Sostanzialmente ragionevoli 88,2<br />

Eccessivamente lunghi 11,8<br />

Servizi sanitari territoriali<br />

Sostanzialmente ragionevoli 42,9<br />

Eccessivamente lunghi 57,1<br />

Servizio assistenza domiciliare<br />

Sostanzialmente ragionevoli 60,0<br />

Eccessivamente lunghi 40,0<br />

Ospedale pubblico o convenzionato<br />

Sostanzialmente ragionevoli 80,8<br />

Eccessivamente lunghi 19,2<br />

Clinica privata<br />

Sostanzialmente ragionevoli 69,2<br />

Eccessivamente lunghi 30,8<br />

79


Assr on line | Come percepiscono la qualità dei servizi sanitari gli over 65<br />

Tabella 2. Soddisfazione per l'operato dei servizi<br />

Medico di medicina generale %<br />

Sostanzialmente soddisfatto 89,1<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 10,9<br />

Ambulatori pubblici di diagnostica<br />

Sostanzialmente soddisfatto 66,7<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 33,3<br />

Ambulatori privati di diagnostica<br />

Sostanzialmente soddisfatto 94,1<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 5,9<br />

Servizi sanitari territoriali<br />

Sostanzialmente soddisfatto 57,1<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 42,9<br />

Servizio assistenza domiciliare<br />

Sostanzialmente soddisfatto 60,0<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 40,0<br />

Ospedale pubblico o convenzionato<br />

Sostanzialmente soddisfatto 78,4<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 21,6<br />

Clinica privata<br />

Sostanzialmente soddisfatto 76,9<br />

Sostanzialmente insoddisfatto 23,1<br />

Tabella 3.Valutazione sull'informazione dei servizi sanitari del proprio territorio<br />

Informazione %<br />

Sostanzialmente sufficiente 63,4<br />

Sostanzialmente insufficiente 36,6<br />

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