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Gallura & Anglona, 16 febbraio 2012 - Diocesitempioampurias.It

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&<br />

Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927<br />

GALLURA<br />

NGLONA<br />

N. 1 - Anno XX - <strong>16</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong> - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - €1,00<br />

Non c’è libertà<br />

senza verità<br />

Il messaggio del convegno<br />

internazionale “Gesù<br />

nostro contemporaneo”<br />

“Separare Cristo dalla sua<br />

Chiesa è operazione che<br />

conduce alla falsificazione<br />

sia dell’uno che dell’altra”. Così ha<br />

detto il card. A. Bagnasco, introducendo<br />

i lavori del convegno “Gesù<br />

nostro contemporaneo”, svoltosi a<br />

Roma dal 9 all’11 <strong>febbraio</strong>. “La storia<br />

del cristianesimo, pur con tutte<br />

le sue contraddizioni e i suoi fallimenti<br />

è stata giustamente qualificata<br />

come storia della libertà”. Parole<br />

del card. C. Ruini, chiudendo il<br />

medesimo convegno. Cristo e<br />

Chiesa, cristianesimo e libertà sono<br />

due legami, che meritano di essere<br />

stabiliti e approfonditi, perché la<br />

loro negazione è oggi più o meno<br />

latente. “Cristo senza la Chiesa –<br />

ha proseguito Bagnasco – è realtà<br />

facilmente manipolabile e presto<br />

deformata a seconda dei gusti personali,<br />

mentre la Chiesa senza Cristo<br />

si riduce a struttura solo umana<br />

e in quanto tale struttura di potere”.<br />

Chi dice di credere in Cristo,<br />

ma non di credere la Chiesa può<br />

facilmente costruirsi un’immagine<br />

molto soggettiva: Gesù sarebbe un<br />

maestro tra i tanti apparsi nella storia<br />

dell’umanità, più uomo che<br />

Dio, avrebbe fatto i suoi sbagli e<br />

per questo capirebbe i nostri. La<br />

sua missione sarebbe stata quella<br />

di fare del bene, impegnandosi<br />

nelle emergenze del suo tempo,<br />

così che oggi chi vuole seguirlo<br />

dovrebbe impegnarsi al punto da<br />

perdersi nel sociale. E deformazioni<br />

simili ne esistono molte. Che cosa<br />

manca a questo Gesù terreno?<br />

Tutto quello che gli viene dal suo<br />

essere Dio. Egli è Maestro di una<br />

parola che, talvolta, non esige<br />

compromessi. Egli è la piena e definitiva<br />

rivelazione del Padre, al<br />

punto che chi vuole conoscere chi<br />

sia Dio realmente, deve passare attraverso<br />

di lui. Non solo. Egli è il<br />

Salvatore, che è venuto a liberare<br />

l’uomo dalla vera malattia: quella<br />

del peccato. Ora, l’immagine piena<br />

e vera di Gesù ci è consegnata dalla<br />

Chiesa, che custodisce le parole<br />

del Maestro, le parole di coloro<br />

che hanno scritto del Maestro e le<br />

parole di coloro che hanno interpretato<br />

le une e le altre. La verità<br />

di Gesù e su Gesù è quella che ap-<br />

pare dalla Scrittura e dalla Tradizione<br />

vivente, che nei secoli conserva,<br />

accresce e trasmette la verità<br />

di Cristo. La Chiesa è custode<br />

dell’una e dell’altra, ma non lo è<br />

come un guardiano del museo. La<br />

parola di Cristo è viva ed efficace,<br />

interpella l’uomo e gli comunica la<br />

salvezza, attraverso l’azione sacramentale<br />

della Chiesa. Non è esagerato<br />

dire che, se Cristo fa continuamente<br />

vivere la sua Chiesa, la<br />

Chiesa rende vivo ed operante il<br />

Cristo, in quanto animata essa stessa<br />

dallo Spirito. E la Chiesa senza<br />

Cristo? Si riduce ad una struttura<br />

solo umana, perché le manca quell’orizzonte<br />

soprannaturale, che<br />

conferisce la misura e il giusto peso<br />

alla dimensione umana. Senza<br />

Cristo ci si apre al potere, al carrierismo,<br />

all’efficienza dei propri<br />

mezzi, ai programmi troppo umani<br />

e, talvolta, al peccato. No: non è<br />

possibile separare Cristo dalla<br />

Chiesa, come non si può separare<br />

la testa dal corpo (cfr. 1Cor. 12,12).<br />

Proprio perché Cristo è legato alla<br />

sua Chiesa, il cristianesimo è necessariamente<br />

una storia di libertà.<br />

La Chiesa rende Cristo contemporaneo,<br />

rende efficace l’azione del<br />

mistero pasquale, che continuamente<br />

rinnova l’esistenza, conducendola<br />

verso la pienezza A pag. <strong>16</strong><br />

Indetta dal Vescovo<br />

la sua prima visita pastorale<br />

Dopo la fase preparatoria già in atto,<br />

inizierà dopo Pasqua<br />

Annunciata da tempo e presentata ai sacerdoti nelle sue linee<br />

essenziali fin dallo scorso mese di ottobre, la prima visita<br />

pastorale di monsignor Sebastiano Sanguinetti è stata<br />

ufficialmente indetta con la pubblicazione di una lunga lettera<br />

a tutta la comunità diocesana, inviata al presbiterio<br />

diocesano in data 25 gennaio <strong>2012</strong>. Abbiamo chiesto allo<br />

stesso Monsignor Sanguinetti, in un’intervista che qui riportiamo,<br />

di dirci ragioni, contenuti, modalità e tempi di<br />

questo atto qualificante del ministero episcopale. A pag. <strong>16</strong><br />

PADRE RANIERO<br />

CANTALAMESSA<br />

A TEMPIO<br />

Padre Raniero Cantalamessa,<br />

predicatore della Casa Pontificia,<br />

sarà a Tempio il 23 Marzo <strong>2012</strong>.<br />

Alle ore 19,00 presiederà la<br />

S. Messa nella Cattedrale di Tempio<br />

e alle ore 21,00 terrà una catechesi<br />

aperta a tutti.<br />

Siete invitati a partecipare<br />

e a comunicarlo<br />

a tutte le persone interessate.


&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Nuova Serie<br />

Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4<br />

del 21-12-1960<br />

Proprietà:<br />

Diocesi di<br />

Tempio-Ampurias<br />

Amministratori<br />

Gavino Fancellu<br />

Direttore responsabile:<br />

don Giovanni Sini<br />

giannisini55@tiscali.it<br />

Redazione:<br />

Franco Fresi<br />

Andrea Muzzeddu<br />

Marianna Micheluzzi<br />

Giuseppe Pulina<br />

Gianni Satta<br />

Pietro Zannoni<br />

Tomaso Panu<br />

Gavino Fancellu<br />

ABBONAMENTI 12 MESI<br />

ITALIA<br />

ordinario € 20,00<br />

sostenitore € 30,00<br />

benemerito € 50,00<br />

ESTERO<br />

+ spese di spedizione<br />

PUBBLICITÀ<br />

Tariffe <strong>2012</strong><br />

Commerciali<br />

con secondo colore<br />

redazionali<br />

a cmq € 1,00<br />

a modulo mm 25<br />

x colonna € 8,00<br />

a pagina intera € 800,00<br />

a mezza pagina (orizzontale)<br />

€ 430,00<br />

Istituzionali: -20%<br />

Promozionali: -25%<br />

Prima pagina: a modulo € 15,00<br />

Ultima pagina<br />

(solo riquadri settori commerciali)<br />

a cmq € 1,00<br />

a modulo mm 25<br />

x colonna € 1,00<br />

Sconti, non cumulabili, per formato,<br />

frequenza, invito.<br />

I prezzi sono al netto di IVA.<br />

La Redazione si riserva<br />

la facoltà di rifiutare<br />

inserzioni pubblicitarie<br />

Direzione Redazione e Amministrazione<br />

Via Episcopio, 7<br />

07029 Tempio Pausania<br />

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Impaginazione e grafica<br />

GIANNI CARIA<br />

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Stampa<br />

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Tel 079 262221 - 079 262236<br />

Fax 079 262221<br />

e-mail: tipografiatas@gmail.com<br />

Questo numero di <strong>Gallura</strong> & <strong>Anglona</strong><br />

è stato consegnato alle Poste, per la<br />

spedizione, il <strong>16</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong>.<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

Atre anni dal primo annuncio,<br />

quel 25 gennaio 1959<br />

nella basilica di San Paolo,<br />

di lavoro ne era stato fatto<br />

perché il Concilio si potesse celebrare<br />

regolarmente nel 1962<br />

secondo la volontà espressa fin<br />

dal primo momento da Giovanni<br />

XXIII. L’intensa attività delle undici<br />

Commissioni preparatorie<br />

volgeva al termine. La complessa<br />

logistica era a buon punto. Lo<br />

stesso Pontefice, con la costituzione<br />

apostolica “Humanae salutis”<br />

promulgata il 25 dicembre<br />

1961, aveva provveduto all’atto<br />

formale di convocazione della<br />

grande assemblea ecumenica.<br />

Mancava un ultimo particolare, il<br />

più importante: la data di apertura.<br />

Papa Giovanni la comunicò il<br />

2 <strong>febbraio</strong> 1962: “Perciò, tutto attentamente<br />

considerato, di nostra<br />

iniziativa e con la nostra autorità<br />

apostolica, stabiliamo e decretiamo<br />

che il Concilio ecumenico<br />

Vaticano II abbia inizio il giorno<br />

11 ottobre di quest’anno”.<br />

È la parte finale della lettera in<br />

forma di “motu proprio”, dal titolo<br />

“Consilium”, firmata il 2 <strong>febbraio</strong><br />

di cinquant’anni fa, con la<br />

quale Giovanni XXIII, nel dare<br />

l’annuncio, spiegava di aver scelto<br />

la data dell’11 ottobre “soprattutto<br />

perché si ricollega al ricordo<br />

del grande Concilio di Efeso, che<br />

ha la massima importanza nella<br />

storia della Chiesa”. In quel Concilio,<br />

svoltosi, nel 431, fu proclamata<br />

la Maternità divina della<br />

Vergine, la cui festa una volta si<br />

celebrava proprio l’11 ottobre. In<br />

tal modo il Papa intendeva affidare<br />

al cuore materno di Maria la<br />

buona riuscita del Concilio, per la<br />

quale, nella medesima lettera, come<br />

aveva fatto in precedenti occasioni,<br />

esortava tutti i fedeli “a rivolgere<br />

ancora più frequenti preghiere<br />

a Dio”. Oltre che in forma<br />

scritta, Giovanni XXIII volle dare<br />

personalmente a voce la comunicazione<br />

della data d’inizio del<br />

concilio<br />

50° DEL CONCILIO VATICANO II<br />

Il grande annuncio<br />

Il 2 <strong>febbraio</strong> del 1962 Giovanni XXIII fissava la data<br />

di apertura del Concilio<br />

Concilio, nello stesso giorno del<br />

2 <strong>febbraio</strong> 1962, in occasione dell’annuale<br />

festività liturgica della<br />

Presentazione di Gesù al Tempio.<br />

Allora, in questa ricorrenza, ancora<br />

non si celebrava la Giornata<br />

della vita consacrata, come si celebra<br />

oggi da sedici anni a questa<br />

parte per volontà di Giovanni<br />

Paolo II che la istituì nel 1997.<br />

Però era in uso, già allora, che<br />

appartenenti al clero secolare e<br />

regolare, religiosi e religiose di<br />

Roma si raccogliessero attorno al<br />

Santo Padre per un momento di<br />

preghiera e per la tradizionale offerta<br />

dei ceri benedetti. A questo<br />

uditorio, quanto mai vario e internazionale,<br />

papa Giovanni, dopo<br />

aver ricordato tutti i motivi di<br />

tristezza e preoccupazione che<br />

affliggevano il suo cuore per gli<br />

avvenimenti tragici e funesti che<br />

si susseguivano in quei giorni<br />

sullo scenario internazionale (era<br />

tra l’altro il momento della sanguinosa<br />

guerriglia in Algeria),<br />

volle dare “una notizia bene augurale<br />

e incoraggiante”: il Concilio<br />

Ecumenico Vaticano II si sarebbe<br />

aperto solennemente l’11<br />

ottobre di quell’anno. Aggiunse<br />

poi, profeticamente, con una<br />

punta di mestizia: “Noi confidiamo<br />

nel Signore: ma chi conosce<br />

il mistero dell’avvenire circa tutte<br />

le circostanze della sua celebrazione?”.<br />

La dolorosa “circostanza” della<br />

malattia, i cui sintomi aveva avvertito<br />

ben prima dell’apertura,<br />

non consentirono al Papa Buono<br />

di portare a termine la celebrazione<br />

del Concilio. Ma la “macchina”<br />

da lui avviata andò avanti<br />

ugualmente fino a destino nel segno<br />

della continuità di Pietro e<br />

della sua Chiesa.


messaggio<br />

“Non bisogna tacere di<br />

fronte al male”. Nel Messaggio<br />

per la Quaresima,<br />

il Papa stigmatizza quella “mentalità<br />

che, riducendo la vita alla sola<br />

dimensione terrena, non la considera<br />

in prospettiva escatologica e<br />

accetta qualsiasi scelta morale in<br />

nome della libertà individuale”.<br />

“Una società come quella attuale -<br />

la denuncia di Benedetto XVI –<br />

può diventare sorda sia alle sofferenze<br />

fisiche, sia alle esigenze spirituali<br />

e morali della vita”. “Nel nostro<br />

mondo impregnato di individualismo<br />

– la tesi del Papa - è necessario<br />

riscoprire l’importanza<br />

della correzione fraterna, per camminare<br />

insieme verso la santità” e<br />

scongiurare così il pericolo di una<br />

sorta di “anestesia spirituale”. Di<br />

qui l’importanza di “ammonire i<br />

peccatori”, recuperando quella dimensione<br />

della “carità cristiana”<br />

che la tradizione della Chiesa “ha<br />

annoverato tra le opere di misericordia<br />

spirituale”. Nel messaggio,<br />

Benedetto XVI critica l’atteggiamento<br />

“di quei cristiani che, per rispetto<br />

umano o per semplice comodità,<br />

si adeguano alla mentalità<br />

comune, piuttosto che mettere in<br />

guardia i propri fratelli dai modi di<br />

pensare e di agire che contraddicono<br />

la verità e non seguono la via<br />

del bene”. Il rimprovero cristiano,<br />

precisa però il Papa, “non è mai<br />

animato da spirito di condanna o<br />

recriminazione; è mosso sempre<br />

dall’amore e dalla misericordia e<br />

sgorga da vera sollecitudine per il<br />

bene del fratello”.<br />

“Oggi – la denuncia del Papa – si è<br />

assai sensibili al discorso della cura<br />

e della carità per il bene fisico e<br />

materiale degli altri, ma si tace<br />

quasi del tutto sulla responsabilità<br />

spirituale verso i fratelli”. “Non così<br />

deve essere nella comunità cristiana”,<br />

ammonisce il Santo Padre,<br />

ricordando che Cristo stesso “comanda<br />

di riprendere il fratello che<br />

sta commettendo un peccato”, e<br />

che il verso usato per definire la<br />

correzione fraterna “è il medesimo<br />

che indica la missione profetica di<br />

denuncia propria dei cristiani verso<br />

una generazione che indulge al<br />

male”. “Fissare lo sguardo sull’altro,<br />

prima di tutto su Gesù, ed essere<br />

attenti agli uni verso gli altri, a<br />

non mostrarsi estranei, indifferenti,<br />

alla sorte dei fratelli”: questo, in<br />

sintesi, l’invito del Papa, che esor-<br />

ta a “prendersi cura dell’altro” a<br />

partire dalla consapevolezza che<br />

“l’altro mi appartiene, la sua vita,<br />

la sua salvezza riguardano la mia<br />

vita e la mia salvezza”. “La nostra<br />

esistenza è correlata con quella degli<br />

altri, sia nel bene che nel male”,<br />

afferma il Santo Padre, per il quale<br />

“sia il peccato, sia le opere di amore<br />

hanno anche una dimensione<br />

sociale”. Spesso, invece, “prevale<br />

l’atteggiamento contrario: l’indifferenza,<br />

il disinteresse, che nascono<br />

dall’egoismo, mascherato da una<br />

parvenza di rispetto per la sfera<br />

privata”.<br />

“L’essere fratelli in umanità e, in<br />

molti casi, anche nella fede –<br />

spiega il Papa - deve portarci a<br />

vedere nell’altro un vero alter<br />

ego, amato in modo infinito dal<br />

Signore. Se coltiviamo questo<br />

sguardo di fraternità, la solidarietà,<br />

la giustizia, così come la misericordia<br />

e la compassione, scaturiranno<br />

naturalmente dal nostro<br />

cuore”. Come affermava Paolo VI,<br />

“il mondo è malato” soprattutto<br />

per la “mancanza di fraternità”:<br />

l’attenzione all’altro, invece,<br />

“comporta desiderare per lui o<br />

per lei il bene, sotto tutti gli aspetti:<br />

fisico, morale e spirituale”. “La<br />

cultura contemporanea sembra<br />

aver smarrito il senso del bene e<br />

del male – la denuncia del Papa -<br />

mentre occorre ribadire con forza<br />

che il bene esiste e vince, perché<br />

Dio è buono e fa il bene. Il bene<br />

è ciò che protegge e promuove la<br />

vita, la fraternità e la comunione”.<br />

La “responsabilità verso il prossimo”<br />

significa, allora, “volere e fare<br />

il bene dell’altro, desiderando<br />

che anch’egli si apra alla logica<br />

del bene; interessarsi al fratello<br />

vuol dire aprire gli occhi sulle sue<br />

necessità”. “Che cosa impedisce<br />

questo sguardo umano e amorevole<br />

verso il fratello?”, si è chiesto<br />

il Papa: “Sono spesso la ricchezza<br />

materiale e la sazietà, ma è anche<br />

l’anteporre a tutto i propri interessi<br />

e le proprie preoccupazioni”, la<br />

risposta”. “Mai dobbiamo essere<br />

incapaci di avere misericordia verso<br />

chi soffre; mai il nostro cuore<br />

deve essere talmente assorbito<br />

dalle nostre cose e dai nostri problemi<br />

da risultare sordo al grido<br />

del povero”. Invece, “proprio l’umiltà<br />

di cuore e l’esperienza personale<br />

della sofferenza possono<br />

rivelarsi fonte di risveglio interiore<br />

alla compassione e all’empatia”,<br />

ha concluso Benedetto XVI,<br />

esortando i cristiani a vincere la<br />

“tentazione della tiepidezza”.<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Il bene esiste e vince<br />

La “correzione fraterna” nel messaggio di Benedetto XVI<br />

per la Quaresima<br />

Neve in piazza San Pietro<br />

Il Vangelo in tv<br />

Cari amici e care amiche,<br />

vi aspetto<br />

su Cinque Stelle Sardegna<br />

ogni venerdì e sabato<br />

per il commento al<br />

Vangelo della domenica<br />

“Semi di speranza”.<br />

Venerdì: ore 13 - ore 17<br />

Sabato: ore 13,15 - 15,30 - 21,30<br />

Mentre su Radio Arcipelago sui 90,20 FM,<br />

ogni mercoledì alle ore 10,<br />

presenterò in anteprima il giornale diocesano<br />

<strong>Gallura</strong> e <strong>Anglona</strong>.<br />

Don Gianni Sini<br />

3


4<br />

la Redazione<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

“Un momento forte di preghiera, di<br />

condivisione, di offerta della sofferenza<br />

per il bene della Chiesa e di richiamo<br />

per tutti a riconoscere nel volto del fratello<br />

infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo,<br />

morendo e risorgendo ha<br />

operato la salvezza dell’umanità”. Lo<br />

scriveva vent’anni fa Giovanni Paolo<br />

II nella Lettera di istituzione della<br />

Giornata Mondiale del Malato, da lui<br />

fortemente voluta, che da allora si<br />

celebra, ogni anno, l’11 <strong>febbraio</strong>. Il<br />

pontefice sottolineava di considerare<br />

“quanto mai opportuno estendere<br />

a tutta la Comunità ecclesiale una<br />

iniziativa che, già in atto in alcuni<br />

Paesi e regioni, ha dato frutti pastorali<br />

veramente preziosi” e ricordava<br />

che la Chiesa “ha sempre avvertito,<br />

nel corso dei secoli, il dovere del<br />

servizio ai malati e ai sofferenti come<br />

parte integrante della sua missione”<br />

e “non cessa di sottolineare<br />

l’indole salvifica dell’offerta della<br />

sofferenza, che, vissuta in comunione<br />

con Cristo, appartiene all’essenza<br />

stessa della redenzione”. La Lettera<br />

indicava anche degli scopi ben precisi<br />

da raggiungere attraverso la celebrazione<br />

della Giornata: prima di<br />

tutto “sensibilizzare il Popolo di Dio<br />

e, di conseguenza, le molteplici istituzioni<br />

sanitarie cattoliche e la stessa<br />

società civile, alla necessità di assicurare la<br />

migliore assistenza agli infermi”; in secondo<br />

luogo “aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul<br />

piano umano e soprattutto su quello soprannaturale,<br />

la sofferenza”. Il papa avvertiva poi la<br />

necessità di “coinvolgere in maniera particolare<br />

le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose<br />

nella pastorale sanitaria” e vedeva la<br />

Giornata come occasione di “favorire l’impegno<br />

sempre più prezioso del volontariato” senza dimenticare<br />

“l’importanza della formazione spirituale<br />

e morale degli operatori sanitari”. Infine i<br />

sacerdoti diocesani e regolari e tutti coloro che<br />

vivono ed operano accanto a chi soffre veniva-<br />

il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale <strong>It</strong>aliana<br />

1. Secondo la tradizione italiana, è garantito a<br />

tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto,<br />

perché ne risalti la primaria e costitutiva destinazione<br />

alla preghiera liturgica e individuale.<br />

Tale finalizzazione è tutelata anche dalle leggi<br />

dello Stato.<br />

2. La Conferenza Episcopale <strong>It</strong>aliana ritiene che<br />

tale principio debba essere mantenuto anche in<br />

presenza di flussi turistici rilevanti, consentendo<br />

l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarie<br />

tradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio<br />

dell’Ordinario diocesano. Pertanto le comunità<br />

cristiane si impegnano ad assicurare l’apertura<br />

delle chiese destinate al culto, in special modo<br />

quelle di particolare interesse storico e artistico<br />

situate nei centri storici e nelle città d’arte, sulla<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

no richiamati all’impegno “dell’assistenza religiosa<br />

agli infermi”. In un ulteriore passaggio si<br />

dava conto anche della scelta della data, giorno<br />

della memoria liturgica della Madonna di Lourdes:<br />

quest’ultimo, infatti, “santuario mariano tra<br />

i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme<br />

simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione<br />

e dell’offerta della sofferenza sal-<br />

vifica”. Vent’anni dopo, nel messaggio per la<br />

Giornata Mondiale del Malato <strong>2012</strong>, sul tema<br />

“Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19),<br />

Benedetto XVI riprende le riflessioni del suo<br />

predecessore sul legame stretto tra la fede cristiana<br />

e il sofferente. Il pontefice scrive infatti<br />

che “nell’accoglienza generosa e amorevole di<br />

ogni vita umana, soprattutto di quella debole e<br />

malata, il cristiano esprime un aspetto importante<br />

della propria testimonianza evangelica,<br />

sull’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze<br />

materiali e spirituali dell’uomo per guarirle”.<br />

Il papa si sofferma poi sui “sacramenti di<br />

guarigione”, cioè sul sacramento della Peniten-<br />

base di calendari e orari certi, stabili e noti.<br />

3. Le comunità cristiane accolgono nelle chiese<br />

come ospiti graditi tutti coloro che desiderano<br />

entrarvi per pregare, per sostare in silenzio, per<br />

ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti.<br />

4. Ai turisti che desiderano visitare le chiese, le<br />

comunità cristiane chiedono l’osservanza di alcune<br />

regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile<br />

di comportamento e soprattutto il più rigoroso<br />

rispetto del silenzio, in modo da facilitare il<br />

clima di preghiera: anche durante le visite turistiche,<br />

infatti, le chiese continuano a essere “case<br />

di preghiera”.<br />

5. In presenza di flussi turistici molto elevati gli<br />

enti proprietari, allo scopo di assicurare il rispetto<br />

del carattere sacro delle chiese e di garantire<br />

la visita in condizioni adeguate, si riservano<br />

di limitare il numero di persone che ven-<br />

za e della Riconciliazione, e su quello dell’Unzione<br />

degli Infermi, che hanno il loro “naturale<br />

compimento” nell’Eucaristia. Nel sacramento<br />

della Penitenza, che il Papa definisce “medicina<br />

della confessione”, l’esperienza del peccato<br />

“non degenera in disperazione, ma incontra l’Amore<br />

che perdona e trasforma”. In questo modo<br />

“il momento della sofferenza, nel quale potrebbe<br />

sorgere la tentazione di abbandonarsi<br />

allo scoraggiamento e alla<br />

disperazione, può trasformarsi in<br />

tempo di grazia per rientrare in se<br />

stessi e ripensare alla propria vita, riconoscendone<br />

errori e fallimenti,<br />

sentire la nostalgia dell’abbraccio del<br />

Padre”. C’è poi l’Unzione degli Infermi,<br />

un sacramento che “merita oggi<br />

una maggiore considerazione, sia<br />

nella riflessione teologica, sia nell’azione<br />

pastorale verso i malati”, e non<br />

va ritenuto “quasi un sacramento minore<br />

rispetto agli altri”, ma anzi un<br />

segno “della tenerezza di Dio per chi<br />

è nella sofferenza”. “A coloro che,<br />

per motivi di salute o di età, non<br />

possono recarsi nei luoghi di culto”,<br />

va assicurata “la possibilità di accostarsi<br />

con frequenza alla Comunione<br />

sacramentale”, raccomanda il Papa,<br />

secondo il quale “è importante che<br />

coloro che prestano la loro delicata<br />

opera negli ospedali, nelle case di<br />

cura e presso le abitazioni dei malati<br />

si sentano veri ‘ministri degli infermi’”,<br />

anche quando l’Eucaristia è<br />

“amministrata e accolta come viatico”.<br />

Nella diocesi di Tempio- Ampurias, il Vescovo<br />

Mons. Sanguinetti ha presieduto due celebrazioni<br />

negli ospedali di Olbia, venerdì 10<br />

Febbraio all’ospedale Giovanni Paolo II, sabato<br />

nell’ospedale Paolo Dettori di Tempio. La domenica<br />

non ha potuto raggiungere La Maddalena<br />

per l’incontro programmato in parrocchia a<br />

causa dell’abbondante nevicata che ha colpito<br />

la Sardegna. A Sant’Antonio di <strong>Gallura</strong>, l’Unitalsi<br />

ha organizzato la giornata dell’ammalato e<br />

convogliato i suoi volontari. Ugualmente hanno<br />

fatto l’Oftal e le Associazioni di volontariato,<br />

Croce Rossa, Croce Bianca, Protezione Civile,<br />

Avo, nella parrocchia di N.S. de La Salette.<br />

gono accolte (ricorrendo al cosiddetto contingentamento)<br />

e/o di limitarne il tempo di permanenza.<br />

6. Deve essere sempre assicurata la possibilità<br />

dell’accesso gratuito a quanti intendono recarsi<br />

in chiesa per pregare e deve essere sempre<br />

consentito l’accesso gratuito ai residenti nel territorio<br />

comunale.<br />

7. L’adozione di un biglietto d’ingresso a pagamento<br />

è ammissibile soltanto per la visita turistica<br />

di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero<br />

autonomo, campanile, chiostro, singola<br />

cappella, ecc.), chiaramente distinte dall’edificio<br />

principale della chiesa, che deve rimanere a<br />

disposizione per la preghiera.<br />

Roma, 31 gennaio <strong>2012</strong><br />

Memoria di San Giovanni Bosco<br />

chiesa<br />

CELEBRATA IN DIOCESI LA GIORNATA DEL MALATO<br />

L’11 <strong>febbraio</strong> il 20° anniversario dell’iniziativa voluta da Giovanni Paolo II<br />

L’accesso nelle chiese


figure<br />

Le campane della Chiesa Cattedrale della<br />

città di Sassari fecero risuonare i loro mesti<br />

rintocchi cinquanta anni fa, nel pomeriggio<br />

del 19 gennaio 1962, per annunziare la<br />

morte dell’arcivescovo Mons. Agostino Saba,<br />

che aveva fatto il suo ingresso nella Chiesa<br />

Diocesana soltanto nove mesi prima il 21 maggio<br />

1961.<br />

Era il successore di Mons. Arcangelo Mazzotti,<br />

che aveva guidato la diocesi turritana per trent’anni<br />

dal 12 <strong>febbraio</strong> 1931 ed era passato alla<br />

vita eterna il 29 gennaio 1961, e fu il predecessore<br />

di Mons. Paolo Carta, che guidò la diocesi<br />

dal 15 aprile 1962 al 18 marzo 1982.<br />

La comunità cristiana di Sassari, unita oggi all’arcivescovo<br />

Mons. Paolo Atzei e al clero diocesano,<br />

desidera ricordare il suo pastore<br />

Mons. Agostino Saba, che nel breve tempo del<br />

suo servizio episcopale riuscì ad imprimere<br />

nel presbiterio e nella comunità l’ardore di fede<br />

e la sete di cultura che erano stati i carismi<br />

più preziosi della sua esistenza.<br />

Agostino Saba era nato a Serdiana nella Diocesi<br />

di Cagliari l’11 novembre 1888 e fu ordinato<br />

sacerdote il 10 agosto 1914 all’età di 25<br />

anni.<br />

La sua vocazione apostolica fu alimentata da<br />

una irresistibile passione per la storia del cristianesimo<br />

e da un forte desiderio di far risplendere<br />

la trasmissione dei valori cristiani<br />

nella storia della Sardegna.<br />

Ottenuta la laurea in Lettere presso l’Università<br />

degli Studi di Roma sotto la guida dello storico<br />

Pietro Fedele, e la laurea in Teologia, intraprese<br />

l’insegnamento umanistico in alcune<br />

scuole della Sardegna e di Roma, e nel 1924<br />

fondò ad Iglesias il Liceo Scientifico, esercitando<br />

la funzione di Preside.<br />

Pubblicò in quel tempo i suoi primi studi sulle<br />

tradizioni popolari e sulla storia religiosa<br />

della Sardegna, e poi, affascinato dalla storia<br />

monastica della sua terra, trascorse alcuni anni<br />

nell’Abbazia Benedettina di Montecassino,<br />

dando alla luce i frutti delle sue originali ricerche<br />

nel 1927 nel libro Montecassino e la Sardegna<br />

Medioevale. Note storiche e Codice Diplomatico<br />

Sardo-Cassinese.<br />

Nei primi anni ’30 andò a Milano per proseguire<br />

i suoi studi alla Biblioteca Ambrosiana, la<br />

più antica d’<strong>It</strong>alia, e in qualità di Dottore dell’Ambrosiana<br />

insegnò Storia Medioevale e Storia<br />

della Chiesa presso l’Università Cattolica<br />

del Sacro Cuore.<br />

Il 25 agosto 1953 il Papa Pio XII lo scelse come<br />

vescovo di Nicotera e Tropea in Calabria.<br />

Fu ordinato vescovo dal Card. Ildefonso Schuster,<br />

arcivescovo di Milano, il 4 ottobre 1953 e<br />

nei giorni 18 e 21 novembre prese possesso<br />

delle Diocesi di Nicotera e Tropea, esercitando<br />

il suo sapiente ministero con una speciale attenzione<br />

alla religiosità popolare fino al <strong>16</strong><br />

marzo 1961. In quella data infatti Mons. Agostino<br />

Saba fu nominato arcivescovo di Sassari.<br />

L’<strong>It</strong>alia festeggiava in quel tempo il primo centenario<br />

della sua unità nelle manifestazioni di<br />

<strong>It</strong>alia ’61 e il mondo esultava di stupore il 12<br />

aprile per il volo nello spazio del russo Yuri<br />

Gagarin.<br />

L’ingresso di Mons. Agostino Saba nella Diocesi<br />

di Sassari fu solenne e familiare: la città<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

dalle significative tradizioni culturali, sede della<br />

più antica Università della Sardegna, accoglieva<br />

con simpatia il nuovo vescovo ricco di<br />

cultura e di sapienza pastorale la domenica 21<br />

maggio. La domenica successiva 28 maggio la<br />

popolazione poteva vedere nuovamente il suo<br />

arcivescovo ed ascoltare la sua parola alla Festa<br />

del Voto alla Madonna delle Grazie e il<br />

giovedì 1° giugno alla Festa del “Corpus Domini”<br />

in Piazza d’<strong>It</strong>alia.<br />

Mons. Saba iniziò quindi il suo pellegrinaggio<br />

pastorale visitando le comunità parrocchiali<br />

ed incontrando i sacerdoti, le persone consacrate,<br />

i giovani del Seminario, le Associazioni<br />

di Azione Cattolica, i Gruppi Culturali, sempre<br />

accompagnato dal suo segretario Don Giuseppe<br />

Budroni.<br />

Stava al timone della nave della Chiesa annunziando<br />

il Vangelo con grande zelo, incutendo<br />

anche una certa trepidazione per la sua<br />

fermezza pastorale e facendosi apprezzare per<br />

la profondità della sua cultura e della sua spiritualità.<br />

Il 23 luglio ebbe la gioia di celebrare la sua<br />

prima ed unica ordinazione sacerdotale nella<br />

Diocesi di Sassari, imponendo le mani sul capo<br />

di Don Salvatore Ruiu di Porto Torres, che<br />

proprio qualche tempo fa ha celebrato il 50°<br />

anniversario del suo sacerdozio.<br />

La domenica 29 ottobre celebrò la Santa Messa<br />

nella chiesa di San Michele per l’inaugurazione<br />

dell’Anno Accademico del Movimento<br />

dei Laureati Cattolici, fondato dall’indimenticabile<br />

Don Enea Selis e da lui guidato con Don<br />

Antonio Virdis insieme al Gruppo Universitario<br />

della FUCI.<br />

Nel mese di novembre cominciò a diffondersi<br />

tra la gente la notizia che l’arcivescovo soffriva<br />

di una seria malattia e verso la fine del mese<br />

egli decise di partire per Milano nella speranza<br />

di poter tornare alla sua diocesi ristabilito<br />

nelle sue energie.<br />

Il Natale nella Chiesa Cattedrale di Sassari fu<br />

celebrato in un clima di profonda tristezza così<br />

come il Te Deum il 31 dicembre dell’anno<br />

1961.<br />

Mons. Agostino Saba tornò a Sassari nel mese<br />

di gennaio 1962 sfinito dalla sofferenza.<br />

La gente pregava per la sua guarigione fino a<br />

quando fu invitata a pregare per la sua morte.<br />

Al rintocco funereo delle campane della città,<br />

che nel pomeriggio del venerdì 19 gennaio annunziavano<br />

la sua morte, tutti si unirono alla<br />

comune preghiera, che salì al cielo soprattutto<br />

nella Veglia Funebre la domenica 21 gennaio e<br />

nelle esequie solenni il lunedì 22 gennaio nella<br />

Chiesa Cattedrale.<br />

La Diocesi di Sassari salutava il suo pastore e<br />

la Sardegna perdeva il suo illustre studioso,<br />

che aveva ricostruito la storia cristiana dell’isola,<br />

spaziando anche nella storia religiosa italiana<br />

ed europea con gli studi su Sant’Ambrogio,<br />

San Carlo Borromeo, il Cardinale Federico<br />

Borromeo, San Bernardino da Siena, Alessandro<br />

Manzoni, senza dimenticare il santo missionario<br />

Padre Giovanni Battista Manzella.<br />

Le sue opere monumentali rimangono la Storia<br />

dei Papi, edita negli anni 1938-1940 in collaborazione<br />

con Carlo Castiglioni, e la Storia<br />

della Chiesa, edita nell’anno 1943.<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE<br />

DELL’ARCIVESCOVO MONS. AGOSTINO SABA<br />

Mons. Agostino Saba<br />

5<br />

È possibile trovarle ancora nella ripubblicazione<br />

fatta con importanti aggiornamenti dalla<br />

UTET nel 1954 dopo la sua elezione all’episcopato.<br />

Mons. Agostino Saba è stato nella Chiesa di<br />

Sassari una meteora che ha effuso la sua luce<br />

per un attimo.<br />

I sacerdoti e tutti i credenti hanno riconosciuto<br />

in lui il grande uomo di cultura e il buon<br />

pastore inviato da Dio a guidare il suo popolo.<br />

Lo stupore per il suo rapido tramonto ha acceso<br />

nei fedeli una fede ancora più grande e<br />

una nuova gratitudine per la sua immolazione<br />

al servizio episcopale, che non ebbe sosta nel<br />

tempo in cui egli già sentiva affievolirsi le sue<br />

umane energie e con cristiano coraggio compiva<br />

la volontà del Signore.<br />

Le sue spoglie mortali riposano nella chiesa<br />

parrocchiale del Santissimo Salvatore nel suo<br />

paese natale di Serdiana, dove lo ha raggiunto<br />

trentacinque anni dopo il suo concittadino e<br />

successore nella Diocesi di Sassari Mons. Paolo<br />

Carta, che per vent’anni ha guidato con sapienza<br />

e amore la diocesi turritana.<br />

Il ricordo di Mons. Agostino Saba può essere<br />

ravvivato dalla presenza nel tesoro della chiesa<br />

cattedrale di Sassari del suo “pastorale”,<br />

simbolo dell’amore del vescovo per la sua<br />

Chiesa.<br />

A lui va oggi il ricordo riconoscente del popolo<br />

di Dio e la amorevole preghiera, unita alla<br />

preghiera per i vescovi suoi successori Mons.<br />

Paolo Carta e Mons. Salvatore Isgrò.<br />

La loro vita e la storia della loro missione episcopale<br />

meriterebbero di essere approfondite<br />

e tramandate alla memoria delle nuove generazioni,<br />

perché tutti possano conoscere il grande<br />

cuore di questi insigni pastori della Chiesa<br />

di Sassari.<br />

✠ Mons. Pietro Meloni<br />

Vescovo Emerito di Nuoro


6<br />

di Luigi Turco<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Èdifficile presentare le linee guida, le indicazioni,<br />

gli spunti propositivi, gli auspici<br />

che emergono dalle riflessioni e<br />

dai dibattiti sui vari temi del II congresso eucaristico<br />

parrocchiale.<br />

I temi: lo Spirito Santo e gli STRANIERI, lo Spirito<br />

Santo ed iGIOVANI, lo Spirito Santo e gli<br />

UOMINI, lo Spirito santo ed i PUNTI DI RIFERI-<br />

MENTO PER LA FEDE, lo Spirito santo e l’IMPEGNO<br />

EDUCATIVO, sono stati trattati approfonditamente,<br />

sviscerati nei vari elementi e valutati<br />

dai diversi punti di vista dei partecipanti, tenendo<br />

però sempre presente l’adesione al<br />

Vangelo ed agli insegnamenti della Chiesa:<br />

Gli STRANIERI<br />

Costituiscono un problema, per il loro numero,<br />

per la loro provenienza, per la loro cultura,<br />

per i loro comportamenti, in alcuni di loro,<br />

non sempre corretti; ma anche per i nostri<br />

pregiudizi, le nostre paure, i nostri egoismi. A<br />

questo si aggiunge la situazione di generale<br />

crisi economica che coinvolge un grande numero<br />

di cittadini con conseguenti difficoltà di<br />

trovare lavoro per tutti; oltre a dover tenere<br />

conto che il fenomeno ha sorpreso una comunità<br />

che in pochi anni è passata dal fornire<br />

emigranti all’assorbire immigrati.<br />

Nonostante ciò e pur mantenendo la nostra<br />

identità culturale e rispettando quella degli altri,<br />

è necessario perseguire tutte le iniziative,<br />

studiare gli accorgimenti, creare le strutture,<br />

per promuovere l’integrazione, in una situazione<br />

politico-amministrativa, giuridica, sociale<br />

in cui il rispetto della legalità è scarsamente<br />

osservato e sanzionato, sia per gli stranieri<br />

che per i cittadini italiani.<br />

A parte qualche isolato caso di razzismo, a cui<br />

per fortuna si contrappongono casi di vera solidarietà<br />

umana nei confronti di immigrati bisognosi,<br />

si rileva tuttavia un certo disagio nei<br />

confronti degli stranieri che non occupano le<br />

ricche residenze della Costa Smeralda, ad esso<br />

si contrappone, però, un lodevole atteggiamento<br />

che si riscontra nelle scuole per merito<br />

di insegnanti e allievi.<br />

Si può pertanto essere fiduciosi che le future<br />

generazioni non tradiranno quei nobili sentimenti<br />

di ospitalità e di dialogo che erano una<br />

delle caratteristiche dei galluresi, che trovavano<br />

alimento anche dai racconti su Magistru,<br />

Nostro Signore Gesù, che, vestito da mendicante,<br />

girava per gli stazzi, sollecitando la carità<br />

degli uomini.<br />

Già ora esistono nella comunità arzachenese<br />

e in particolare in quella parrocchiale organizzazioni<br />

e attività (Caritas, S. Vincenzo,<br />

UNITALSI, Fondo di Solidarietà) rivolte a sopperire<br />

ai disagi di italiani e stranieri che si trovano<br />

in difficoltà e sono state ipotizzate possibilità<br />

di ulteriori interventi. Ma la fiducia di<br />

realizzare una vera comunità multietnica è riposta<br />

nella meditazione delle parole di Gesù<br />

che nel Vangelo di Matteo dice così : “…. Ero<br />

forestiero e mi avete accolto” e soprattutto<br />

nell’accorgersi che quando preghiamo : “Padre<br />

Nostro…” ci rivolgiamo al Padre di tutti,<br />

nostro e loro.<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

II° CONGRESSO EUCARISTICO PARROCCHIALE AD ARZACHENA<br />

“Vissuti dallo Spirito – Nutriti dall’Eucarestia – Verso l’Unità di DIO”.<br />

I GIOVANI<br />

Parlare di loro oggi è difficile, problematico,<br />

anche se appassionante. Essi sono il risultato<br />

delle generazioni che li hanno preceduti; ma<br />

oggi si è allargato il solco tra adulti e giovani,<br />

fatto di pregiudizi, disapprovazioni, incomprensioni<br />

reciproche.<br />

La famiglia, la società, le istituzioni, la politica<br />

spesso non offrono esempi autorevoli. I giovani<br />

sono più facilmente accarezzati, vezzeggiati,<br />

coccolati che educati e formati.<br />

Rimangono senza punti di riferimento sul piano<br />

morale e spirituale; sono lasciati insicuri e<br />

disarmati alla mercè delle mode, dell’alcol,<br />

della droga, così i più deboli diventano: bulli,<br />

indisciplinati, svogliati, sbandati, autori di atti<br />

vandalici.<br />

Nonostante ciò, ad Arzachena, esistono anche<br />

giovani generosi, entusiasti, disponibili e che<br />

collaborano a diverse iniziative parrocchiali.<br />

Su di loro si può contare affinché siano il lievito<br />

che fermenta la massa bisognosa, per crescere,<br />

di vedere negli adulti guide coerenti,<br />

serie testimonianze e veri modelli di vita. Senso<br />

di responsabilità che purtroppo, tante volte,<br />

gli adulti non offrono alla gioventù arrivando<br />

in qualche caso anche ad essere motivo<br />

di scandalo.<br />

Ricordiamo le terribili parole di Gesù per chi<br />

dà scandalo “…Sarebbe meglio…” Anche gli<br />

adulti che si preoccupano di questi problemi<br />

sono spesso impreparati nell’ascoltare; incapaci<br />

di frantumare il blocco duro dell’insoffe -<br />

renza verso il dialogo generazionale.<br />

Oltre al personale impegno è perciò necessaria<br />

la preghiera al Signore Gesù affinché aiuti<br />

adulti e giovani ad ascoltare, capire, perdonare.<br />

Sono state fatte molte proposte interessanti e<br />

concrete, tese soprattutto, a dar loro fiducia,<br />

a renderli maggiormente protagonisti e responsabili<br />

utilizzando al meglio le strutture<br />

esistenti e le persone che collaborano in Par-<br />

Processione eucaristica<br />

vita diocesana<br />

rocchia, creando varie attività ricreative, sportive,<br />

culturali, assistenziali, come la creazione<br />

di un gruppo Scout, che è scuola di formazione<br />

all’impegno ed al sacrificio.<br />

UOMINI<br />

Per quanto attiene l’argomento Uomini e naturalmente<br />

Donne è stato fatto un confronto<br />

fra la situazione del recente passato e quella<br />

attuale evidenziando che gli uomini di allora,<br />

nel bene e nel male erano in famiglia più autoritari<br />

e quindi più ubbiditi; erano più assorbiti<br />

dal lavoro, ma talvolta si assumevano<br />

compiti di carattere religioso quando non li<br />

delegavano alla donna.<br />

L’anziano aveva un ruolo rispettato da tutti e,<br />

come un patriarca, dirigeva la famiglia, i lavori<br />

fuori casa e concedeva l’ospitalità ai forestieri.<br />

La donna era sottomessa, ma era custode della<br />

sacralità della famiglia, lavorava in casa, e<br />

si dedicava ad allevare i figli.<br />

Ora, sia nell’ambito famigliare che sociale, il<br />

suo ruolo è cresciuto; è diventata più indipendente;<br />

dispone della sua vita; ma spesso<br />

subisce il fascino effimero delle mode. Ora,<br />

come allora, è più incline alle pratiche religiose<br />

rispetto all’uomo.<br />

Quest’ultimo è più presente di un tempo in famiglia,<br />

la figura paterna si è addolcita; ma nella<br />

società, nel campo del lavoro, i rapporti uomo-donna<br />

sono cambiati: hanno sconvolto<br />

equilibri che non si sono ancora composti.<br />

Viceversa, un buon esempio di valorizzazione<br />

delle personali capacità, sia degli uomini che<br />

delle Donne, si riscontra nelle diverse organizzazioni<br />

e attività che vivacizzano la Parrocchia.<br />

I PUNTI DI RIFERIMENTO PER LA FEDE<br />

Sembrano perduti i punti fermi di riferimento<br />

nei nostri progetti di vita; gli ideali su cui programmare<br />

il nostro futuro. Non ci sentiamo più<br />

pellegrini che camminano verso una meta, ma


vita diocesana<br />

vagabondi senza traguardo che vivono alla<br />

giornata. Nel nostro territorio, dopo l’avvento<br />

del turismo, c’è stato un vero terremoto culturale<br />

che ha prodotto, negli adulti e nei giovani,<br />

un vero disorientamento perché la società<br />

civile non ha saputo gestire questa “novità” ed<br />

ha perduto i propri punti di riferimento. Si vive<br />

nel relativismo etico e religioso, seguendo<br />

le mode, la cultura dominante di oggi, che mette<br />

al primo posto il denaro, l’avidità, la brama<br />

di potere, l’aspirazione al successo, il desiderio<br />

di emergere. Si ha la sensazione di aver perso<br />

in questi anni la nostra identità, per cui ci sentiamo<br />

come orfani e viviamo in balia degli<br />

eventi, presi da mille impegni, dall’ansia di<br />

possedere, non santifichiamo la festa, e mettiamo<br />

da parte la religione per ripescarla nei momenti<br />

di prova a cui tutti prima o poi siamo<br />

sottoposti. In questi momenti bui e difficili è<br />

spesso possibile ritrovare i Punti di riferimento<br />

che la fede offre. In questi ultimi anni, nella comunità<br />

di Arzachena, si nota qualche progresso<br />

nella partecipazione alle pratiche religiose,<br />

alle iniziative del volontariato, al rispetto per<br />

l’ambiente, alle manifestazioni di solidarietà,<br />

segni, se vogliamo, di avere riscoperto qualche<br />

Punto di Riferimento, che, per i cristiani inevitabilmente,<br />

conducono a Gesù “via”, “verità”,<br />

“vita”, il Punto di Riferimento unico per l’umanità<br />

di tutti i tempi.<br />

IMPEGNO EDUCATIVO<br />

La situazione in generale, non appare rosea;<br />

anzi è in corso un’emergenza educativa. Le tradizionali<br />

agenzie educative : Famiglia - Scuola<br />

- Chiesa, hanno seri problemi; sono tutte in difficoltà<br />

anche perché genitori, insegnanti, sacerdoti,<br />

oggigiorno sono declassati nell’opinione<br />

comune.<br />

L’impegno educativo deve essere rivolto verso<br />

se stessi prima di essere rivolto verso gli altri;<br />

innanzitutto riflettendo sulla propria capacità e<br />

preparazione. L’affidare semplicemente i figli<br />

alla scuola, ai nonni, preferendo essere loro<br />

amici, dire “ si ” perché più facile che spiegare<br />

le ragioni del “ no ”, difenderli, anche quando<br />

meriterebbero di essere rimproverati; lasciare<br />

loro troppa libertà, è tradire questo impegno.<br />

Mancando di una buona educazione, i bambini<br />

imparano quello che sentono e che vedono.<br />

Poi da giovani, in assenza di educazione alla<br />

vita, tendono a vivere a modo loro trasgredendo<br />

le regole e l’obbedienza, mancando di<br />

rispetto per le persone e per le cose, anche sacre.<br />

Senza i valori spirituali non ci può essere<br />

educazione civica, ma arroganza, testardaggine,<br />

volgarità, sono gli evidenti aspetti negativi<br />

della mancanza di educazione. Anche i giovani<br />

di Arzachena sono spesso associati alla perdita<br />

dei valori morali, al desiderio di facili guadagni,<br />

alla poca voglia di impegnarsi e rimangono<br />

affasci nati dai modelli che esprimono alta<br />

visibilità o esaltano la bellezza, l’apparire, la<br />

violenza. Vivono come se DIO non ci fosse e<br />

sono sensibili solo alle critiche del proprio<br />

gruppo di appartenenza. Per fortuna non tutti<br />

sono così. In molti giovani si possono riscontrare<br />

qualità importanti: spontaneità, sincerità,<br />

generosità, altruismo; ma, per realizzarsi, devono<br />

essere seguiti da persone adulte, capaci<br />

di sostenerli e incoraggiarli. I giovani di oggi,<br />

inoltre, sono più consapevoli di appartenere<br />

alla grande famiglia umana e sono più sensibili,<br />

di quelli di una volta, ai problemi della<br />

pace fra i popoli, qualora abbiano ricevuto<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

una buona formazione in casa e a scuola, ed<br />

anche nei momenti di ribellione desiderano risposte<br />

ai loro problemi, nella ricerca della libertà<br />

inte riore. Le direttrici per un cambiamento<br />

devono avere, per i cristiani, come punto<br />

di riferimento Gesù e la Chiesa “ Mater et<br />

Magistra “, che deve esporre sempre la verità<br />

ed educare a vedere l’essenzialità delle cose.<br />

In Parrocchia, per quanto riguarda l’Impegno<br />

Educativo, pur con difficoltà varie, la situazione<br />

non è tragica. Esistono varie attività anche<br />

di forte impegno, quale il gruppo di Loreto,<br />

gruppo don Bosco, la Rosa Bianca che accoglie<br />

giovani in difficoltà. È inoltre auspicato lo<br />

sviluppo di più attività sportive, culturali e ricreative.<br />

Pazienza e coraggio, servono per riconoscere,<br />

alla luce del Vangelo, il bene e il<br />

male per poi trovare l’impegno nella “Correzione<br />

Fraterna”, cioè nel trovare la capacità di<br />

dell’Ufficio Catechistico Diocesano<br />

Si avvicinano le date in cui nelle nostre<br />

comunità i ragazzi riceveranno il dono<br />

dello Spirito Santo nel sacramento della<br />

Cresima. Prepararsi nel miglior modo possibile<br />

a vivere pienamente questo momento, significa<br />

anche non perdere un’occasione di incontro<br />

con i coetanei che, nel resto della Diocesi,<br />

condividono lo stesso cammino di iniziazione<br />

cristiana e si apprestano a diventare<br />

consapevoli testimoni della propria fede. Per<br />

questo tutti i cresimandi delle nostre comunità<br />

parrocchiali, accompagnati dai rispettivi catechisti,<br />

saranno caldamente attesi domenica<br />

25 marzo a Badesi per la 3° GIORNATA DIO-<br />

CESANA DEI CRESIMANDI sul tema “Gesù on<br />

line: entra in chat!” I ragazzi verranno accolti<br />

alle ore 10,00 nel sagrato della chiesa parrocchiale;<br />

seguirà l’ascolto di una significativa<br />

testimonianza, che offrirà degli spunti per riflettere<br />

sulla propria vita intesa come dono<br />

per sé e per gli altri. Dopo la S. Messa, pre-<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

7<br />

intervenire interagendo con tutti, sempre con<br />

amore : i genitori esercitando la responsabilità<br />

educativa, facendola coesistere con bontà e<br />

fermezza nell’esempio; gli insegnanti nel formare<br />

con l’insegnamento autorevole il carattere<br />

e la personalità dei giovani. Base di qualunque<br />

progetto educativo è l’amore. Tutto inizia<br />

dalla famiglia, il cui ruolo primario è : l’educazione<br />

morale, religiosa e civile dei figli<br />

continua nella Scuola dove i fondamenti della<br />

cultura sono trasmessi alle giovani generazioni<br />

e prosegue in Parrocchia che si propone il<br />

compito di additare i valori cristiani e religiosi.<br />

Questa è la sintesi dei documenti prodotti,<br />

che sono stati approvati e presentati al Vescovo,<br />

Mons. Sebastiano Sanguinetti il quale, dopo<br />

la celebrazione dei Ministeri e la recita del<br />

Credo nello Spirito Santo, li ha firmati sull’altare,<br />

Domenica 4 Dicembre 2011.<br />

GESU’ ON LINE: ENTRA IN CHAT!<br />

Giornata diocesana dei cresimandi<br />

sieduta dal Vescovo, e il pranzo al sacco, ci<br />

sarà un momento di spettacolo e intrattenimento.<br />

Prima della partenza i ragazzi riceveranno<br />

da S.E. Mons. Sebastiano Sanguinetti il<br />

Mandato per andare e testimoniare la fede<br />

cristiana nelle proprie comunità e nella semplicità<br />

della vita quotidiana. Si raccomanda ad<br />

ogni gruppo di predisporre uno striscione<br />

con il nome della propria parrocchia. Inoltre<br />

i ragazzi si prepareranno alla giornata scrivendo<br />

una lettera indirizzata al Vescovo, dal<br />

titolo “Caro Vescovo, ti scrivo…” che porteranno<br />

poi all’offertorio durante la Celebrazione<br />

Eucaristica. Nella lettera i ragazzi, con la<br />

spontaneità e l’immediatezza che li caratterizza,<br />

potranno far sentire la loro voce, esprimere<br />

i bisogni, le attese, i modi e gli spazi in<br />

cui vorrebbero essere accolti in una comunità<br />

cristiana di cui loro rappresentano il futuro<br />

e la speranza.<br />

Cari ragazzi, l’Ufficio Catechistico Diocesano<br />

e la comunità di Badesi vi aspettano numerosi<br />

e festanti!


8<br />

di d. Santino Cimino<br />

& memoria<br />

GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Ricorre quest’anno il 25° di<br />

Padre Giovanni Battista Cavallera,<br />

“esempio indimenticabile<br />

di vita dedicata con passione<br />

alla comunità di Tergu, dedito<br />

alla sua gente con fedeltà e carità<br />

pastorale quotidiane”. Così lo ha<br />

voluto ricordare, nel saluto, il sindaco<br />

di Tergu, Dr Gianfranco Satta<br />

ed ha aggiunto: “Molti lo ricordano<br />

per le cose materiali che ha lasciato<br />

dietro di se: sala parrocchiale,<br />

oratori, asilo, scuole, campi di calcio<br />

e tanto altro, non un anonimo<br />

amministratore parrocchiale ma<br />

una guida autorevole, un ricordo<br />

nitido e incancellabile. E’ stato un<br />

educatore infaticabile, di carattere<br />

buono e riservato, profondo conoscitore<br />

dei problemi dei suoi fedeli.<br />

Nato a Roata Chiusani, piccola<br />

borgata in provincia di Cuneo, nel<br />

Piemonte, che nel 1903 ha dato i<br />

natali al Cardinal Michele Pellegrino,<br />

elevato alla dignità di porporato<br />

da Paolo VI. Padre Giovanni na-<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

PADRE GIOVANNI BATTISTA CAVALLERA<br />

“ Un missionario dal cuore grande”<br />

Padre Cavallera<br />

sce il 17 <strong>febbraio</strong> del 1905 da Battista<br />

e da Maria Conte, genitori ricchi<br />

di una profonda fede cristiana.<br />

Erano dei semplici contadini, come<br />

gli altri parenti, dignitosamente<br />

e con grande spirito di sacrificio,<br />

lavoravano la terra traendone<br />

da essa sostentamento. Entrò nell’istituto<br />

Missioni della consolata<br />

nel 1921 dove completò tutti gli<br />

studi dal ginnasio fino alla teologia.<br />

Fu consacrato Sacerdote nella<br />

chiesa Santi Angeli Custodi di Torino<br />

il 29 gennaio del 1928. I primi<br />

due anni di sacerdozio li spese<br />

a Torino come insegnante nel piccolo<br />

Seminario di San Paolo. Nel<br />

1933 comincia la sua vita da missionario<br />

per le strade del mondo.<br />

La missione fu la passione della<br />

sua vita, possedeva la tempra e<br />

l’intelligenza di un condottiero,<br />

doti che erano alla base della sua<br />

azione. La prima tappa della missione<br />

nel vasto continente africano<br />

fu l’Etiopia. Grazie all’impegno<br />

assiduo e appassionato di Padre<br />

Giovanni e dei suoi compagni,<br />

ebbero particolare rilievo<br />

le scuole, gli asili, le case<br />

di accoglienza per i ragazzi<br />

di strada. Uno dei<br />

talenti maggiormente riscontrabili<br />

nel suo operato<br />

era l’insegnamento,<br />

per lui era un’arte aperta<br />

alla ricerca costante e alla<br />

creatività. Nel 1941,<br />

quando la seconda guerra<br />

mondiale era in piena<br />

attività, Padre Giovanni<br />

fu fatto prigioniero e deportato<br />

in Sudan dove rimase<br />

per circa due anni e<br />

mezzo prima di essere<br />

trasferito nei campi di<br />

concentramento di Nyeri<br />

nel Kenya, rimanendovi<br />

sino alla fine della guerra.<br />

Per un breve intervallo di tempo<br />

ritornò in <strong>It</strong>alia, per assolvere<br />

l’incarico di economo e insegnante<br />

a Varallo Sesia. Nel 1959 approdò<br />

in Sardegna, quando i missionari<br />

della Consolata si insediarono<br />

a Tergu, dove divenne parroco.<br />

Questa meta costituì per Padre<br />

Giovanni l’ultimo ma intenso capitolo<br />

del suo fecondo apostolato,<br />

intriso di spirito di abnegazione e<br />

chiusosi dopo trent’anni di opere<br />

evangeliche, con la consumazione<br />

totale di ogni sua energia, nel<br />

1987, alla soglia degli 82 anni. La<br />

nomina di Mons. Carlo Re, quale<br />

Vescovo di Ampurias e Tempio il<br />

29 dicembre del 1951, favorì certamente<br />

la venuta di Padre Giovanni<br />

a Tergu. Proprio in quel<br />

piccolo paesino, nel 1962, Mons.<br />

Carlo Re pensò saggiamente di far<br />

decollare un seminario e un dopo-scuola<br />

orientato alla formazione<br />

dei ragazzi, godendo della vicinanza<br />

geografica del mare di “Lu<br />

Bagnu”, frazione di Castelsardo,<br />

che in quegli anni offriva alla comunità<br />

della Consolata l’imperdibile<br />

opportunità dello svago e della<br />

distensione. Col passare del<br />

Don Giampaolo Raffatellu<br />

attuale parroco di Tergu<br />

tempo, e soprattutto con la partenza<br />

di due Padri dell’istituto, Padre<br />

Manca e Padre Bonifetto, si<br />

decise di cercare una località più<br />

popolata che offrisse maggiori opportunità.<br />

E qui, la scelta cadde su<br />

Olbia, una città in continua espansione,<br />

sede di porto e di aeroporto.<br />

La presenza dei Padri si traduce<br />

in forme di collaborazione pastorale,<br />

trasmettendo vivo e attuale<br />

il carisma del loro fondatore. Le<br />

prospettive che in quest’ultimo<br />

tempo si presentano per la città<br />

olbiese, soprattutto dopo l’istituzione<br />

di cinque nuove parrocchie,<br />

sollecitano i missionari della Consolata<br />

a potenziare la loro azione,<br />

consci che, grazie alla loro generosa<br />

disponibilità, continueranno<br />

ad essere un faro per la nostra<br />

chiesa locale, che, auguriamo,<br />

non si spenga, ma si ravvivi con il<br />

supporto di nuove leve. La nostra<br />

diocesi è stata ed è sempre riconoscente<br />

per il servizio di questi<br />

missionari, come sarà grata al Signore<br />

per averci dato queste<br />

splendide figure di Mons. Re e di<br />

Padre Cavallera ”un missionario<br />

dal cuore grande”.


memoria<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

RICORDANDO IL NOSTRO CARO AMICO VESCOVO DON CARLO<br />

di Anna Maria Carta e Enrico Marchesini<br />

Ho letto recentemente sul<br />

settimanale cattolico umbro<br />

La Voce, del 3 <strong>febbraio</strong>,<br />

l’emozionante testimonianza<br />

di Mons. Mario Ceccobelli, vescovo<br />

di Gubbio, il quale ricordando<br />

don Carlo Urru nel decimo<br />

anniversario della sua “dipartita”,<br />

avvenuta il 2 <strong>febbraio</strong> 2002, ha rivelato<br />

di questo umile Pastore, gli<br />

ultimi istanti di vita cosi: “Aprì gli<br />

occhi e li rivolse in alto come se<br />

scorgesse il paradiso e vedesse già<br />

la Madonna, la Mamma del cielo<br />

, tanto amata e venerata”.<br />

Ho pensato subito al famoso<br />

“Passo” del Vangelo in cui Gesù<br />

ammaestrando i suoi discepoli davanti<br />

a un’immensa folla, diceva<br />

queste parole : “Beati gli umili<br />

perché a loro appartiene il Regno<br />

dei cieli”.<br />

Don Carlo era la personificazione<br />

dell’umiltà. Questa virtù era il suo<br />

vestito quotidiano. Era molto<br />

amato da tutti, dai bambini, dai<br />

giovani e dagli adulti, di qualsiasi<br />

estrazione sociale. Certo, quando<br />

parlava dall’altare le sue omelie<br />

avevano una tale profondità di fede<br />

e di pensiero, che nell’ascoltarle<br />

mi sembrava di toccare con<br />

mano il messaggio evangelico:<br />

“… imparate da me che sono mite<br />

e umile di cuore” (Mt 11,27-29).<br />

Questo apostolo di Gesù, era proprio<br />

così, e l’umiltà ha caratterizzato<br />

tutto il suo cammino. Ci vorrebbe<br />

un libro per raccontare<br />

trent’anni di amicizia, incominciata<br />

nel ‘71, appena Don Carlo fu<br />

nominato vescovo di Tempio-Ampurias,<br />

allora, mia Diocesi. Era figlio<br />

di un maresciallo dell’ Eserci-<br />

to e quindi sentiva un grande affetto<br />

per la divisa, e sua madre era<br />

di Todi. Quando mio marito conobbe<br />

Don Carlo, era un giovane<br />

sottufficiale dei carabinieri originario<br />

di Collevalenza di Todi, ed<br />

era stato destinato per servizio a<br />

Tempio, pochi giorni dopo la nomina<br />

di don Carlo a nuovo vescovo.<br />

Li univa la terra di provenienza:<br />

l’Umbria. Tra loro s’instaurò,<br />

dopo essersi conosciuti, una sincera<br />

amicizia. In seguito anch’io<br />

ebbi la fortuna di conoscerlo e di<br />

frequentarlo insieme all’allora mio<br />

fidanzato carabiniere. Ricordo ancora<br />

l’accelerazione dei battiti del<br />

mio cuore, per l’emozione provata<br />

quando ricevetti l’invito, insieme<br />

al mio ragazzo, per me la prima<br />

volta, a pranzo nella sua casa<br />

all’Episcopio. In quell’occasione<br />

rimasi colpita soprattutto dalla sua<br />

cordialità e semplicità; si interessò<br />

dei miei studi liceali, della pittura<br />

del mio fidanzato e di come ci<br />

eravamo conosciuti, chiedendo<br />

notizie anche della mia famiglia.<br />

Partecipò alla sua prima mostra<br />

inaugurata a Tempio nel ‘73. Fu<br />

una presenza che non solo fece<br />

tanto piacere a tutti i presenti, ma<br />

che anche in quell’occasione, dimostrò<br />

attraverso le sue parole<br />

quale considerazione avesse per<br />

la creatività, l’immaginazione, dicendo:<br />

“…doni che Dio ha concesso<br />

a tutte le creature di questa<br />

terra….”. Don Carlo aveva questa<br />

grande capacità di comunicare, si<br />

esprimeva con tanta dolcezza e<br />

sapeva ascoltare con pazienza e<br />

attenzione, trasmettendo quella<br />

ricchezza spirituale di cui era impregnato<br />

il suo animo francescano.<br />

Gli piaceva ricordare spesso le<br />

Mons. Carlo Urru<br />

giornate spensierate trascorse da<br />

ragazzino a Todi, tanto che mio<br />

marito lo accompagnò diverse<br />

volte a passeggiare sulla piazza e<br />

a rivedere i vicoli più cari, perché<br />

era proprio in quegli spazi che<br />

Don Carlo riviveva i suoi ricordi<br />

più belli della sua infanzia, prima<br />

che la sua famiglia si trasferisse a<br />

Perugia.<br />

Della madre ne parlava con nostalgia<br />

e affetto, spesso raccontava<br />

che quando era piccolo lo portava<br />

a pregare nella chiesa della<br />

Madonna del Campione. Amava<br />

Todi, ed era devotissimo come<br />

tutti i Tuderti alla Vergine Santissima.<br />

Nel 1974 celebrò il nostro<br />

matrimonio e andammo via da<br />

Tempio, ma continuammo a vederci<br />

di tanto in tanto. Appena<br />

nacque il primo figlio lo chiamammo<br />

Carlo, in suo onore.<br />

Ogni volta, ci accoglieva sempre<br />

con un sorriso affettuoso ed era<br />

molto ospitale e generoso con i<br />

nostri figli che, nel frattempo erano<br />

diventati tre: Carlo, Liana e<br />

Flavio.<br />

In seguito, nel 1982 anche Lui lasciò<br />

la Sardegna e ritornò nella<br />

sua Umbria alla guida della Diocesi<br />

di Città di Castello, portando<br />

sempre nel cuore il ricordo di<br />

quegli anni trascorsi in Sardegna.<br />

Lasciata la curia di Città di Castello<br />

per limiti di età, su invito dell’allora<br />

arcivescovo di Perugia<br />

mons. Ennio Antonelli, don Carlo<br />

andò ad abitare nel palazzo vescovile,<br />

perciò per noi diventò più<br />

facile visitarlo, anche perchè abitavamo<br />

allora alla periferia di Perugia<br />

e precisamente a S. Sisto, e<br />

ogni volta era un piacere anche<br />

per i nostri figli incontrarlo. Aveva<br />

9<br />

un piccolo appartamentino accogliente,<br />

la cui finestra si affacciava<br />

proprio sulla bellissima piazza IV<br />

Novembre, una delle più belle d’<strong>It</strong>alia.<br />

Ma proprio in questo ambiente<br />

familiare dava sfogo ai suoi<br />

ricordi specialmente legati alla sua<br />

esperienza nell’Azione Cattolica e<br />

a quella del Seminario Regionale<br />

Umbro di Assisi. Non era mai solo,<br />

tanti amici, persino tanta gente<br />

che veniva dalla Sardegna e non<br />

mancavano mai nel suo tavolino i<br />

tipici dolci sardi. Spesso era nostro<br />

ospite a Collevalenza e quando<br />

parlava di Madre Speranza i<br />

suoi occhi si riempivano di luce.<br />

Con l’età purtroppo avanzava anche<br />

la malattia, ma ci fece nel<br />

1994 un ultimo regalo: battezzò<br />

nella chiesa parrocchiale di S. Sisto<br />

l’ultima figlia Anastasia, così<br />

anche lei come i suoi fratelli ebbe<br />

la possibilità di conoscerlo e di<br />

frequentarlo, tutti insieme sino alla<br />

fine della sua vita.<br />

Don Carlo non ha segnato la nostra<br />

vita solo perché ha celebrato<br />

il nostro matrimonio, o per il calore<br />

della sua amicizia, ma ha lasciato<br />

una traccia importante e indelebile<br />

nei nostri sentimenti attraverso<br />

la sua bontà d’animo, la<br />

dolcezza della sua parola e del<br />

suo sorriso che mai dimenticheremo.<br />

Era “un Servo di Dio”, semplice,<br />

senza arie, senza pretese. Il<br />

suo motto “Spera in Domino” ha<br />

caratterizzato in pieno il suo servizio<br />

episcopale.<br />

Caro Don Carlo, ci hai dato tanto,<br />

la tua immagine resterà sempre<br />

custodita oltre che nel nostro cuore,<br />

impressa anche nella nostra<br />

mente, e non potrà essere diversamente.


10<br />

di Francesca Sassi<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Ogni anno, la diocesi di Tempio Ampurias<br />

aspetta l’importante giornata dedicata<br />

a tutti i giovani che, con il loro<br />

entusiasmo, coinvolgono anche i più piccoli. Il<br />

29 Gennaio, infatti, si è svolta, nel paese di<br />

Sant’Antonio di <strong>Gallura</strong> la “marcia della pace”,<br />

l’incontro diocesano organizzato dall’A.C.R.<br />

(azione cattolica ragazzi) a cui hanno partecipato<br />

circa 500 persone tra cui bambini in pre-<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

SANT’ANTONIO DI GALLURA HA ACCOLTO LA “MARCIA DELLA PACE”<br />

di Nicoletta Melis<br />

Come portavoce scelta dalla comunità in<br />

occasione dell’ingresso della nuova guida<br />

pastorale nella Parrocchia di Santa<br />

Giusta V.M. in Calangianus, chiedo ospitalità al<br />

Direttore di questo periodico per esprimere la<br />

mia riflessione a tale proposito, dal momento<br />

che l’autore degli articoli a riguardo ha omesso<br />

di pubblicare la lettera di saluto che io stessa ho<br />

scritto in condivisione con la comunità per accogliere<br />

il nuovo parroco.<br />

Prima di tutto, a titolo di cronaca, vorrei precisare<br />

che in occasione dei preparativi per l’arrivo<br />

del nuovo parroco, un’assemblea formata dai<br />

rappresentanti di tutte le componenti ecclesiastiche<br />

e associative, presieduta da don Francesco<br />

Tamponi, ha organizzato concordemente<br />

l’evento basandosi sui principi di sobrietà, semplicità<br />

e sulla preghiera, non certo tenendo conto<br />

del “tempo” o dell’assenza di un “consiglio<br />

pastorale aperto a tutti” ma nel rispetto dei tempi<br />

e di chi, individuo, famiglia o istituzione, vive<br />

disagi e difficoltà finanziari. Sobrietà, semplicità<br />

e preghiera sono gli stessi ingredienti adottati<br />

dalla comunità per salutare il parroco uscente<br />

don Gianni Satta, condividendo con lui, il 31<br />

ottobre anniversario della sua ordinazione sacerdotale,<br />

un’ Eucarestia di ringraziamento e di<br />

lode al Signore per la sua azione pastorale nella<br />

nostra comunità. Nessun “applauso liberante<br />

che voleva dire molte cose”, ma tanta commozione<br />

, affetto, riconoscenza per chi in questi<br />

parazione ai sacramenti, ragazzi del gruppo<br />

dell’azione cattolica e accompagnatori, per lo<br />

più catechiste e animatori dello stesso evento.<br />

I gruppi appartenevano a 17 parrocchie provenienti<br />

da ogni parte: La Maddalena, Arzachena,<br />

San Pantaleo, Loiri, Tempio, Calangianus, Bortigiadas<br />

e Olbia sia col gruppo dell’azione cattolica<br />

che coi bambini della parrocchia di San<br />

Michele Arcangelo guidata dal Sacerdote Don<br />

Theron. Durante la marcia, che è stata divisa in<br />

quattro tappe per una maggiore riflessione sul-<br />

LETTERA DA CALANGIANUS<br />

quattro anni, con pazienza, sacrificio e a costo<br />

di scelte impopolari, ha educato i fedeli a lui affidati<br />

ad un progetto di comunità basato sulla<br />

unità, sulla condivisione, sulla partecipazione<br />

attiva di ogni battezzato per la gloria di Dio e il<br />

servizio ai fratelli. Da qui è scaturito il coinvolgimento<br />

delle famiglie, dei bambini, dei ragazzi,<br />

degli adulti in vari ambiti della pastorale (catechesi,<br />

liturgia, solidarietà, cultura, manutenzione<br />

della chiesa, Consiglio degli affari economici,<br />

ministranti) in una sinergia finalizzata a capire<br />

che la Chiesa, fatta di pietre vive, svolge la sua<br />

azione liturgica in una chiesa, tempio di Dio,<br />

che necessita di continue cure e attenzioni per<br />

conservarsi nel tempo e per rispondere al meglio<br />

all’azione spirituale di lode, ringraziamento<br />

e preghiera volti a celebrare il mistero di Dio.<br />

Don Gianni ha mostrato particolar premura alla<br />

manutenzione ordinaria e straordinaria della<br />

chiesa parrocchiale, dei beni materiali che sono<br />

proprietà della comunità stessa, di cui purtroppo<br />

spesso si ignora l’esistenza e per questo l’appartenenza.<br />

La pubblicazione annuale dei dettagliati<br />

rendiconti economici della comunità è un<br />

altro segno positivo e innovativo di una condivisione<br />

partecipata di quelle che sono le entrate<br />

e le uscite, ancora una volta per far capire a<br />

tutti che anche l’amministrazione dei beni comunitari<br />

materiali non è appannaggio del solo<br />

parroco ma di tutti i fedeli che hanno contribuito<br />

alla sua crescita. Chi ha accolto queste linee<br />

pastorali, ne ha apprezzato l’importanza, ne ha<br />

compreso il significato profondo, grazie soprat-<br />

vita diocesana<br />

l’importanza e sul significato di quel cammino<br />

per le vie del paese, regnava talvolta il silenzio<br />

talvolta l’allegria accompagnata da lodi al Signore,<br />

preghiere e canzoni di vario genere che<br />

invitavano alla pace: quella pace che viene dal<br />

cuore, senza la quale non esisterebbe l’unione<br />

né l’amore e che porta a seguire Dio e la sua<br />

parola. Al termine, ci attendeva la messa nella<br />

chiesa del centro dove Don Santino, il parroco,<br />

insieme ad altri Sacerdoti, ha concelebrato al<br />

fianco di Mons. Sanguinetti, con un’omelia tutta<br />

dedicata ai ragazzi che ha scaturito attenzione<br />

e curiosità soprattutto nei più piccoli e stupore<br />

nei più grandi per il lessico del Vescovo<br />

così semplice e così confacente alla mente di<br />

un bambino che, in genere, non pensa al diavoletto<br />

né alle cose del mondo. Prima che cominciasse<br />

a piovere, la giornata ci ha permesso<br />

un pranzo al sacco all’aperto e un po’ di<br />

svago nella piazzetta fino al momento in cui ci<br />

si è riuniti tutti nella palestra: ci aspettava una<br />

tavolata immensa di dolci di ogni tipo, perché<br />

il paese di Sant’Antonio ha contribuito alla festa<br />

regalandoci i loro sapori. Subito, tutti sono<br />

stati rapiti dai balli e dai giochi, grandi e piccoli.<br />

Urla di gioia per i sacerdoti che tiravano<br />

palloncini ai bambini e catechiste che facevano<br />

il trenino. Tutto per la ricerca di un sorriso e<br />

dell’unione. Ancora non si è deciso nulla per<br />

l’anno prossimo, si cambierà paese e si farà<br />

sempre in pieno inverno, perché non c’è la<br />

paura che piova o che l’evento venga rovinato<br />

dal tempo; la marcia ha sempre avuto il Sole<br />

come compagno, segno di luce, di colui che è<br />

amore, che è pace.<br />

tutto ad un cammino di formazione, educazione<br />

e preghiera, aperto a tutti quelli che volevano<br />

rinnovare quotidianamente l’incontro con<br />

Cristo nell’ascolto della Parola, nell’esercizio dei<br />

sacramenti, nel servizio ai fratelli.<br />

È stato scritto “ …i calangianesi ben felici<br />

che…con don Deriu sperano di aprire un nuovo<br />

ciclo di vita comunitaria in cui tutte le espressioni<br />

della comunità siano valorizzate e si possa<br />

continuare al meglio la via della nuova evangelizzazione<br />

intrapresa da don Gianni”. Alle varie<br />

espressioni della comunità è stata offerta l’occasione<br />

di contribuire al bene comune della comunità<br />

in nome di Cristo; spesso però questa<br />

opportunità non è stata colta perchè si continua<br />

a rimanere prigionieri di una mentalità di potere<br />

individuale, di divisione, di protagonismo fine<br />

a se stesso senza entrare nella prospettiva di<br />

comunità intesa come una famiglia dove il Padre<br />

esercita la sua guida, anche in modo anticonformista,<br />

e dove tutti i figli devono essere<br />

educati e formati a vivere una vita di fede adulta,<br />

responsabile, gioiosa, senza falso sentimentalismo<br />

o moralismo. Questa è la nuova realtà<br />

ereditata dal nuovo parroco don Umberto, al<br />

quale abbiamo già pubblicamente chiesto di<br />

“essere sempre tra noi segno della presenza del<br />

Signore, strumento di perdono e riconciliazione,<br />

richiamo alla comunione e alla unità”. A don<br />

Umberto, chiediamo ancora una volta di valorizzare<br />

e far crescere nella reciproca fiducia<br />

questa “perla “ di comunità, in nome e nel segno<br />

del Signore, nostro Salvatore.


vita diocesana<br />

di Rinaldo Alias<br />

Con questa raccomandazione<br />

ai suoi “concittadini” olbiesi,<br />

sulla falsa riga della nota<br />

esortazione rivolta da Giovanni Paolo<br />

II ai giovani sardi nel 1985, don<br />

Giuseppe Delogu ha voluto concludere<br />

la sua omelia, sabato 28 gennaio<br />

scorso. Don Giuseppe, nato a<br />

Castelsardo 1931, ha svolto il suo<br />

ministero pastorale ad Olbia dal<br />

1964 al 2010. In questi 46 anni, trascorsi<br />

tra le parrocchie di San Paolo<br />

e soprattutto, dal 1977, di N. S. de La<br />

Salette, don Giuseppe ha lasciato<br />

una traccia profonda nella coscienza<br />

religiosa, culturale e civile della città.<br />

Per questo motivo il sindaco Giovannelli,<br />

sicuro interprete del sentimento<br />

degli olbiesi, ha voluto conferire<br />

al sacerdote la cittadinanza<br />

onoraria di quella città che egli ha<br />

per tanti anni animato con incredibile<br />

zelo, profondità e intelligenza.<br />

La cerimonia, per scelta della stessa<br />

amministrazione cittadina, si è svolta<br />

nella chiesa de La Salette, subito<br />

dopo la S. Messa presieduta, come<br />

“ai vecchi tempi”, dallo stesso don<br />

Giuseppe. È stata, infatti, la celebrazione<br />

eucaristica, il pane spezzato<br />

“per voi” e la Parola spezzata e fatta<br />

carne, il cuore dell’attività pastorale<br />

di don Giuseppe in questi quasi cinquant’anni<br />

di ministero olbiese. Per<br />

questo la scelta della Giunta comunale<br />

è stata ancor più significativa e<br />

gradita. Gradita soprattutto ai tanti<br />

parrocchiani e collaboratori, testimoni<br />

delle numerose iniziative pastorali,<br />

spirituali e artistiche di don<br />

Giuseppe, che sono venuti numerosissimi<br />

a testimoniare l’incredibile<br />

affetto che li lega a colui che per<br />

tanti anni è stato loro pastore e parroco.<br />

È forse questa l’immagine più<br />

bella della chiesa olbiese: una chiesa<br />

attenta, sensibile e calorosa verso<br />

i suoi sacerdoti. Di questa profonda<br />

attenzione ha voluto rendere testimonianza<br />

don Giuseppe stesso, sottolineando<br />

la profonda osmosi che<br />

lega il pastore al suo gregge, in una<br />

circolarità di dono e offerta reciproca.<br />

In questo senso don Giuseppe<br />

ha voluto dedicare e condividere<br />

idealmente questo importante riconoscimento<br />

con i tanti sacerdoti che<br />

hanno speso la propria vita al servizio<br />

della chiesa e della cittadinanza<br />

olbiese: anzitutto il grande “apostolo”<br />

di Olbia Mons. Francesco Cimino,<br />

e poi il compianto parroco fondatore<br />

de La Salette don Gesuino<br />

Pitzalis , nonché i vari collaboratori<br />

che hanno affiancato don Giuseppe<br />

durante i lunghi anni del suo ministero<br />

a La Salette: il carissimo don<br />

Cesare Delogu, prematuramente<br />

scomparso, don Francesco Tamponi<br />

e don Roberto Aversano, che ha an-<br />

che voluto presenziare alla cerimonia.<br />

Per questo motivo, quindi, e secondo<br />

l’intenzione esplicita di don<br />

Giuseppe stesso, l’appuntamento<br />

del 28 gennaio non è stato il semplice<br />

riconoscimento del lavoro<br />

svolto da una persona, ma una festa<br />

e un grande grazie che la città di Olbia<br />

ha voluto offrire alla Chiesa olbiese<br />

tutta e ai testimoni del Vangelo<br />

che hanno animato la vita spirituale<br />

della città in questi anni. È stato<br />

un vero momento di festa nella<br />

Chiesa e per la Chiesa; un riconoscimento<br />

di quanto la testimonianza<br />

cristiana possa essere l’anima della<br />

città. Questa dimensione, veramente<br />

ecclesiale, della cerimonia è stata<br />

sottolineata ancor di più dalla presenza<br />

di Mons. Vescovo, unita alla<br />

testimonianza viva, gioiosa e piena<br />

di speranza, contenuta nella parole<br />

di don Giuseppe e di quanti si sono<br />

avvicendati nei loro indirizzi di<br />

omaggio, per quello che il seme del<br />

Vangelo significa e può ancora significare<br />

per una città vivace e complessa<br />

come Olbia. Per i parrocchiani<br />

de La Salette, poi, i veri protagonisti<br />

dell’evento, l’ascolto dell’omelia<br />

e l’abbraccio personale con il loro<br />

“storico” parroco sono stati molto<br />

di più che una “rimpatriata” tra vecchi<br />

amici, o uno sguardo rivolto al<br />

passato. Sono stati, invece, più propriamente,<br />

un rinnovato slancio verso<br />

il futuro di una comunità cristiana<br />

che guarda all’oggi con impegno<br />

e al domani con fiducia, proprio<br />

perché sostenuta dalla gratitudine<br />

per doni ricevuti in passato. La serata<br />

di sabato 28 gennaio, quindi, per<br />

come concretamente l’ha vissuta la<br />

gente della parrocchia, è stato un<br />

momento non di pura nostalgia o<br />

commemorazione, ma la testimonianza<br />

affettuosa di un grazie e uno<br />

scambio di doni reciproco. Don<br />

Giuseppe ci ha donato la sua parola<br />

saggia, il suo vigore immutato, la<br />

sua lucida percezione della giusta<br />

direzione da prendere per il futuro.<br />

E la parrocchia, la sua parrocchia,<br />

ha regalato una grande gioia a colui<br />

ha speso tanto della sua vita in questa<br />

porzione di Chiesa: gli ha donato<br />

la certezza e la speranza che tanto<br />

lavoro non è stato vano, e che la<br />

comunità, accogliendo con gioia e<br />

come dono i nuovi sacerdoti, ha capito<br />

l’ultima grande lezione di don<br />

Giuseppe: la capacità, nonostante la<br />

verità e la profondità dei legami, di<br />

andare avanti – sempre – incontro<br />

all’unico vero maestro: Cristo. Nonostante<br />

l’umanissima nostalgia di<br />

tanti e il peso del distacco, la scelta<br />

coraggiosa e anche contro corrente<br />

di don Giuseppe di mettersi ancora<br />

in gioco proponendo al Vescovo la<br />

sua disponibilità per un nuovo servizio<br />

pastorale, è stata ormai accol-<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

ta nel suo vero significato dalla comunità.<br />

In ciò i parrocchiani de La<br />

Salette hanno dimostrato a don Giuseppe<br />

di avere raggiunto una grande<br />

maturità ecclesiale e un affetto<br />

forse più vero, perché generoso e rivolto<br />

verso l’unico bene: Cristo stesso.<br />

Il ritorno di don Giuseppe a Castelsardo,<br />

nella piccola parrocchia di<br />

Santa Teresa di Gesù Bambino in Lu<br />

Bagnu, una parrocchia nuova e priva<br />

ancora di una chiara identità di<br />

strutture e di collaboratori, auguriamo<br />

tutti che segni per lui una stagione<br />

di rinnovata giovinezza pastorale,<br />

e segni per i tanti cari amici e<br />

“figli” che lascia ad Olbia, l’opportunità<br />

dura, ma necessaria, di una crescita<br />

maggiore nel sensus Ecclesiae,<br />

assumendo forse anche una più viva<br />

responsabilità personale e un<br />

pieno e fiducioso abbandono ai pastori.<br />

E poi, cosa non secondaria,<br />

questi vincoli storici e affettivi che<br />

legano le due zone più distanti tra<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

“Prendete in mano questa città e fatene un capolavoro”<br />

11<br />

Don Giuseppe<br />

Delogu riceve<br />

la cittadinanza<br />

onoraria dal<br />

sindaco<br />

Gianni<br />

Giovannelli<br />

loro della diocesi, aiutino la Chiesa<br />

diocesana, che tanto ha ricevuto<br />

dalla compresenza nel suo territorio<br />

di mentalità ed esperienze culturali<br />

e geografiche tanto diverse, a crescere<br />

nella comunione e nella reciproca<br />

collaborazione. Questo è stato<br />

l’auspicio di tanti, ed anche in<br />

particolare dei sindaci di Olbia e Castelsardo.<br />

Del resto è importante<br />

che Olbia e la bassa <strong>Gallura</strong> in genere,<br />

oggi così vivaci e ricchi in tutti<br />

i sensi, non dimentichino di essere<br />

sempre grati al Signore e alla<br />

Chiesa diocesana per l’intensa opera<br />

di evangelizzazione che alcuni figli<br />

dei piccoli centri dell’<strong>Anglona</strong> ,<br />

autentici uomini di Dio, eredi di una<br />

tradizione cristiana forte e antica,<br />

hanno regalato loro. Ci aiutino in<br />

questo cammino di gratitudine e comunione<br />

i nostri santi patroni Simplicio<br />

e Antonio Abate, patroni rispettivamente<br />

di Olbia e Castelsardo,<br />

e della nostra diletta diocesi.


12<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

“Il Paese vive un generale senso di depressione<br />

che attraversa tutte le classi sociali:<br />

i poveri perché vedono allontanarsi la<br />

possibilità di migliorare la loro situazione economica;<br />

i ceti medi perché hanno paura di una<br />

progressiva proletarizzazione; i ricchi perché si<br />

sentono criminalizzati e hanno persino timore<br />

di mostrare il proprio status”. È uno dei passaggi<br />

centrali del Rapporto <strong>It</strong>alia <strong>2012</strong> dell’Eurispes,<br />

presentato a Roma. Il presidente Gian<br />

Maria Fara, ha affermato che “la responsabilità<br />

dell’attuale situazione che viene attribuita impropriamente<br />

e per intero alla classe politica<br />

appartiene invece alla ‘classe dirigente generale’<br />

della quale fanno parte tutti coloro che esercitano<br />

ruoli e funzioni direttivi all’interno della<br />

società: imprenditori, élite culturali; manager<br />

pubblici e privati; sindacalisti; i grandi commis<br />

dello Stato; magistrati; professori; uomini dell’informazione<br />

e della ricerca”. Secondo Fara, si<br />

tratta di una élite “che dovrebbe farsi carico delle<br />

esigenze e dei bisogni della collettività”,<br />

mentre in realtà si comporta come “un blocco<br />

solidale e separato dal resto del Paese, articolato<br />

sul modello feudale, che non ha nessuna intenzione<br />

di rinunciare, neppure in piccola parte,<br />

ai privilegi conquistati”. Ma se la “classe dirigente<br />

generale” – secondo il presidente dell’Eurispes<br />

– cerca in ogni modo di tutelare i<br />

propri privilegi, “anche la società è vittima e<br />

complice, nello stesso tempo. Basti pensare –<br />

ha affermato – che in <strong>It</strong>alia esistono tre Pil: uno<br />

ufficiale (1.540 mld); uno sommerso (equivalente<br />

al 35% di quello ufficiale (540 mld); uno<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

criminale frutto dei proventi delle attività illegali<br />

che supera i 200 mld”. Ne deriva che “nel<br />

Paese circola più ricchezza di quanto non raccontino<br />

le statistiche ufficiali e questo spiega<br />

anche la capacità dimostrata dal sistema nel suo<br />

complesso di reggere di fronte a una crisi devastante<br />

e anche la durezza con la quale siamo<br />

trattati dai nostri partner europei, Germania in<br />

testa”. Dal Rapporto emerge che l’evasione fiscale<br />

e il sommerso sono certamente opera dei<br />

“grandi evasori”, “ma anche della connivenza<br />

quotidiana di milioni di italiani che producono<br />

o alimentano essi stessi il sommerso”. Per uscire<br />

dalla crisi, quindi, occorre “una generale presa<br />

di coscienza e la rottura di quel patto di complicità<br />

che blocca la società”. Ma, soprattutto,<br />

ha ricordato Fara, “la riscoperta dei doveri e<br />

delle responsabilità di ciascuno superando l’egoismo<br />

e la difesa corporativa degli interessi”. Il<br />

ruolo della politica, in questa situazione, è “di<br />

ricostituirsi come grande agenzia di senso e di<br />

orientamento”. Tra i diversi aspetti affrontati dal<br />

Rapporto, quello della condizione economica<br />

delle famiglie rappresenta uno dei punti più<br />

problematici. Non solo il 2011 viene definito<br />

“un anno da dimenticare per l’<strong>It</strong>alia”, con una<br />

situazione “nettamente peggiorata per il 67%<br />

degli italiani”, ma la maggioranza degli italiani<br />

pronostica un peggioramento nell’anno in corso,<br />

con una contrazione del reddito diffusa,<br />

l’aumento della richiesta di prestiti non solo per<br />

l’acquisto della casa ma per beni d’importo più<br />

piccolo oppure per il pagamento di debiti pregressi<br />

(33,1%). Da qui fenomeni “preoccupanti”<br />

Il 24 <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong>, presso l’aula<br />

Mons. Albino Morera dell’Istituto Euromediterraneo<br />

ISSR, si terrà un incontro-dibatto<br />

su L’educazione nel magistero<br />

di Benedetto XVI con la presentazione del<br />

volume di D. Petti, Dialogo sull’educazione<br />

con Benedetto XVI, edito dalla Libreria<br />

Editrice Vaticana, 2011. All’incontro sarà<br />

eurispes<br />

Rapporto Eurispes:<br />

anche la società è responsabile dell’affievolirsi dei valori<br />

quali la diffusione dei “Compro oro” ai quali<br />

ormai si rivolge quasi il 10% delle famiglie per<br />

raggranellare soldi. Benché gli italiani amino<br />

l’<strong>It</strong>alia e per il 72% ritengano “una fortuna” esserci<br />

nati e viverci, si registra il desiderio o la<br />

necessità di “fuga” in cerca di lidi più promettenti,<br />

specie tra i giovani: il 59,8% dei ventitrentenni<br />

si dice “disponibile a lasciare il Paese”,<br />

sintomo delle reali difficoltà a trovare lavoro<br />

e a costruire un futuro anche per i più<br />

qualificati. Sui temi etici, il Rapporto registra un<br />

deciso favore per il “divorzio breve” (82,2%),<br />

per la pillola abortiva (58%), per l’eutanasia<br />

(50,1%) e per il “testamento biologico” (65,8%),<br />

mentre è netta la contrarietà al “suicidio assistito”<br />

(71,6%). Il Rapporto Eurispes parla anche<br />

del governo Monti sottolineando che “o sarà<br />

messo nelle condizioni di operare e di poter finalmente<br />

rompere gli schemi che tengono imprigionato<br />

il Paese e che ne impediscono la<br />

modernizzazione e la ripresa oppure sarebbe<br />

stato preferibile indire rapide elezioni e dare<br />

all’elettorato la facoltà di decidere del proprio<br />

futuro”. Afferma poi che per la sua nomina “sono<br />

stati utilizzati toni da ‘ultima spiaggia’ e nessuno<br />

dubita che la situazione fosse estremamente<br />

critica, ma mettere sotto tutela gli elettori<br />

è stato forse una medicina più dolorosa<br />

della stessa malattia, almeno dal punto di vista<br />

della prassi democratica”. Eppure, conclude<br />

Fara, “quando si andrà alle urne niente sarà più<br />

come prima e le forze politiche saranno costrette<br />

a prenderne atto e ad adeguarsi pena la<br />

loro stessa sopravvivenza”..<br />

INCONTRO ALL’ISTITUTO EUROMEDITERRANEO<br />

presente l’autore, interverranno prof. Andrea<br />

Muzzeddu, docente di Metodologia e<br />

didattica presso l’IEM-ISSR, e don Paolo<br />

Pala, rettore del Seminario Vescovile di<br />

Tempio P. e docente di Teologia dell’educazione.<br />

L’incontro si terrà alle h. 15.45 e<br />

sarà possibile richiedere un attestato di<br />

partecipazione.<br />

Presentazione di MASSIMO INTROVIGNE<br />

Don Gianni Sini, esorcista, affronta qui un argomento molto delicato,<br />

che provocherà, forse, scetticismo e sarcasmo in molti. Parlare<br />

del diavolo è scomodo, perché richiama memorie medievali,<br />

in un Terzo Millennio dominato da un pensiero illuministico e materialistico.<br />

Del diavolo, però, si parla dappertutto: nei salotti televisivi,<br />

nei film, nei libri. Si parla di magia, di satanismo, di occultismo,<br />

perché non dovrebbe parlarne un esperto in materia, un sa- pp. 176 - € <strong>16</strong>,80 - ISBN 978-88-7198-630-2<br />

cerdote incaricato dalla Chiesa, in sintesi, un « esorcista »? Il libro<br />

si basa sulla Rivelazione e sulla Tradizione della Chiesa, con riferimento costante alla Sacra Scrittura e ai<br />

documenti del Concilio. La maggior parte delle persone, che si sono rivolte allʼesorcista, proviene da esperienze<br />

con il mondo dellʼoccultismo, della magia e dello spiritismo, che hanno favorito lʼingresso di Satana<br />

nella loro vita e che, a volte, si sono ritrovate vittime inconsapevoli di fatture e malefici procurati da altri,<br />

nascosti persino tra i regali di nozze. Tali esperienze, seppur dolorose, sono sempre transitorie, perché lʼesorcista,<br />

grazie alla forza del ministero affidatogli dalla Chiesa, aiuta ad uscire vincitori dai legami col Maligno<br />

presentando Cristo come unica via di salvezza.


la maddalena<br />

da Notiziario Interparrocchiale<br />

La celebrazione della Giornata per la Vita,<br />

nella prima domenica di <strong>febbraio</strong>, è stata<br />

l’evento più importante della settimana.<br />

Non si è fatta la passeggiata da piazza Umberto<br />

I a causa delle condizioni del tempo. Ci si è<br />

riuniti tutti nella chiesa parrocchiale per la Messa<br />

solenne delle ore 11,00.<br />

I bambini del catechismo avevano preparato<br />

cartelli e striscioni inneggianti alla vita.<br />

Erano presenti, con i loro genitori, anche una<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

decina di bambini nati nell’ultimo anno.<br />

L’associazione CAV (Centro di Aiuto per la Vita)<br />

di La Maddalena insieme all’associazione<br />

A.M.A. (Associazione Mariana Adozioni a distanza)<br />

pure di La Maddalena, hanno curato<br />

l’organizzazione. Nell’omelia il parroco ha citato<br />

il messaggio dei Vescovi distribuito poi a tutti.<br />

Il tema del messaggio era: “Educare i giovani<br />

alla vita”. “Siamo servi della vita non padroni.<br />

Chi vuol farsi padrone della vita invecchia il<br />

mondo. L’aborto e l’eutanasia sono le conseguenze<br />

estreme e tremende di una mentalità<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Notizie della Parrocchia di Santa Maria Maddalena<br />

da Notiziario Interparrocchiale<br />

L<br />

Oasi Serena<br />

’Associazione Maria Immacolata gestisce in<br />

comodato d’uso ricevuto<br />

dalla Parrocchia dell’Agonia di<br />

N.S.G.C. l’omonimo edificio costruito<br />

a suo tempo da don Giuseppe<br />

e ristrutturato dalla stessa<br />

Associazione col contributo di<br />

tanti benefattori. Il primo piano è<br />

dato in locazione al Comune che<br />

gestisce la comunità alloggio “Padre<br />

Salvatore Vico”. Il secondo<br />

piano è destinato all’accoglienza<br />

di gruppi parrocchiali o famiglie,<br />

specialmente nel periodo estivo.<br />

Ultimamente l’Istituto Nautico ha<br />

chiesto l’utilizzo di quel locale per<br />

accogliere gli studenti che vengono<br />

dai centri lontani. È stata avviata<br />

una trattativa. Intanto l’Associazione<br />

sta provvedendo a dotare<br />

di aria condizionata lo stesso piano<br />

perché d’inverno è un frigorifero<br />

e d’estate un forno, tanto che<br />

gli ospiti nei periodi più caldi<br />

scappano. Le spese saranno coperte<br />

con l’affitto del locale (€<br />

4.950 al mese), affitto che negli ultimi<br />

anni è servito per l’imper-<br />

meabilizzazione dell’intero edificio,<br />

per la sistemazione del piazzale<br />

antistante e per aiutare la parrocchia<br />

dell’Agonia di N.S.G.C.<br />

che ha dovuto pagare al Comune<br />

per la sanatoria dell’oratorio circa<br />

200.000 euro.<br />

1. Sabato 11 Febbraio XII Giornata<br />

di Raccolta del Farmaco per il<br />

Banco Farmaceutico – iniziativa<br />

presente a La Maddalena da quattro<br />

anni. Le farmacie che hanno<br />

aderito sono: Farmacia Corda –<br />

P.zza della Chiesa; Farmacia Maddalena<br />

V. Principe Amedeo (Due<br />

Strade)<br />

2. Domenica 12 <strong>febbraio</strong> – Giornata<br />

del Malato – ore <strong>16</strong>.30 S. Messa<br />

con sacramento dell’Unzione<br />

degli infermi.<br />

3. Domenica 12 <strong>febbraio</strong>, dalle<br />

ore <strong>16</strong>,00 “Festa mascherata dei<br />

bambini” con le frittelle preparate<br />

dai famosi “frittellai isolani”.<br />

4. Mercoledì 15 <strong>febbraio</strong> ore<br />

18.00 incontro dei partecipanti al<br />

carro dell’Oratorio del carnevale.<br />

Carnevale in Oratorio San Domenico<br />

Savio a Moneta.<br />

5. Giovedì <strong>16</strong> <strong>febbraio</strong>, dalle ore<br />

Il parroco<br />

d. Domenico Degortes<br />

20,00 “L’Allegra compagnia” organizza<br />

“magnendi e brinchendi”(con<br />

pasta e fagioli), e musica<br />

dal vivo con Davide Aversano.<br />

13<br />

che svilisce la vita. La vita è un bene non negoziabile.<br />

Qualsiasi compromesso apre la strada<br />

alla prevaricazione su chi è debole e indifeso.<br />

Per educare i giovani alla vita ci vogliono<br />

adulti contenti del dono dell’esistenza”. Alla fine<br />

della Messa i genitori con i bambini nati nell’ultimo<br />

anno sono saliti sul presbiterio e il parroco<br />

li ha benedetti. Gli organizzatori hanno<br />

fatto loro un piccolo dono. Si è quindi usciti di<br />

chiesa per lanciare nel cielo tanti palloncini colorati<br />

a simboleggiare la festa della vita.<br />

In quella domenica alla fine di ogni Messa<br />

c’è stato pure l’annuncio di una catechesi promossa<br />

dal cammino neocatecumenale, nei giorni<br />

di lunedì e di mercoledì alle 18,30 nella biblioteca<br />

parrocchiale. La catechesi su Cristo, la<br />

Chiesa, i sacramenti, è un’altra opportunità di<br />

evangelizzazione che la Parrocchia offre per<br />

approfondire il messaggio cristiano, vedere un<br />

altro modo di presentarlo ed avere così un numero<br />

maggiore di evangelizzatori sempre più<br />

preparati a portare Cristo in una società sempre<br />

più scristianizzata. La catechesi è distinta dal<br />

cammino neocatecumenale, chi vuole potrà seguirlo<br />

in un secondo tempo. Questa catechesi<br />

supplisce a quella parrocchiale del mercoledì<br />

nei mesi di <strong>febbraio</strong> e di marzo.<br />

Domenica 12 <strong>febbraio</strong><br />

Celebrazione a La Maddalena della giornata del<br />

Malato.<br />

S. Messa alle ore <strong>16</strong>,30 nella chiesa parrocchiale<br />

con conferimento del Sacramento dell’Unzione<br />

ai malati che ne hanno fatto richiesta. Non<br />

ha potuto presiedere la celebrazione Mons.<br />

Sanguinetti a causa del maltempo e della neve<br />

presente in molte strade della <strong>Gallura</strong>.<br />

Notizie della Parrocchia Agonia di N.S.G.C. Moneta<br />

6. Sabato 18 <strong>febbraio</strong> dalle ore 21<br />

grande ballo mascherato con musica<br />

dal vivo in compagnia della fisarmonica<br />

di Lorenzo Satta.


14<br />

di Claudio Pipitone<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

Un appuntamento divenuto ormai tradizionale. Prima domenica<br />

di <strong>febbraio</strong> = Giornata per la vita. Quest’anno è<br />

stata la trentaquattresima volta che la Chiesa <strong>It</strong>aliana ha<br />

celebrato questo evento.<br />

“Giovani aperti alla vita” è stato il titolo che i Vescovi hanno voluto<br />

attribuire alla Giornata del <strong>2012</strong>. Il Messaggio è un invito<br />

molto deciso: al centro dell’impegno, non solo di ogni parrocchia,<br />

associazione o movimento ecclesiale, ma anche di tutta la<br />

comunità civile deve esserci un’attenzione speciale all’educazione<br />

delle nuove generazioni. La denatalità, innanzitutto, che è<br />

giunta a livelli insopportabili. I nostri paesi regrediscono e invecchiano<br />

e le loro micro-economie, se non si inverte la tendenza,<br />

sono destinate a soccombere nel giro di poco tempo.<br />

In secondo luogo la frequenza di suicidi in giovanissima età. Un<br />

fenomeno che mette in evidenza la debolezza, l’arrendevolezza,<br />

la sconfitta degli adulti ad opera del nulla che il mondo propone<br />

(e spesso impone) ai nostri ragazzi. Ciò che sembra mancare,<br />

più d’ogni altra cosa, è la speranza. Ancor più in questo periodo<br />

di pesante crisi economica.<br />

“Educare i giovani alla vita – affermano i Vescovi nel cuore del<br />

loro Messaggio – significa offrire esempi, testimonianze e cultura<br />

che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro<br />

si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo. Per<br />

educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono<br />

dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la<br />

ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso”.<br />

Non basta quindi un percorso di formazione. La speranza non<br />

si acquisisce né sui libri né su banchi di scuola. Un cammino<br />

educativo è cosa ben diversa, presuppone adulti disposti e in<br />

grado di attrarre a sé, di accompagnare e di orientare. Di essere<br />

padri. È necessario chiarire un equivoco molto diffuso anche<br />

nel nostro mondo cattolico: formazione ed educazione sono<br />

due cose diverse. Ben più impegnativa, ma anche molto più efficace<br />

la seconda. La formazione, infatti, esige insegnanti, mentre<br />

l’educazione pretende una paternità. E se alunni lo si è per<br />

un tratto (solitamente breve) dell’esistenza, figli si rimane per<br />

sempre. Credo che possa essere di aiuto anche la presenza di<br />

Centri di Aiuto alla Vita. Adulti impegnati a sostenere donne<br />

spesso disperate e famiglie in grave difficoltà sono un segno importante<br />

per tanti giovani. Quest’anno la Giornata per la Vita, in<br />

Diocesi, è stata celebrata dal Vescovo a Calangianus con una<br />

Celebrazione Eucaristica alla quale sono stati invitati tutti i bambini<br />

della parrocchia nati nel 2011 e le loro famiglie, per una benedizione<br />

speciale.<br />

Non è un caso che sia stato scelto questo paese. Calangianus<br />

ha ricoperto un ruolo di primo piano nell’accoglienza della vita.<br />

Unico paese della diocesi con una larga maggioranza di<br />

“sì” al referendum sull’aborto del 1981, ha connotato fortemente<br />

la sua vita cristiana con un impegno concreto e una<br />

straordinaria generosità a favore della vita nascente. Questo<br />

grazie anche all’insistente richiamo e all’infaticabile sostegno<br />

e incoraggiamento di chi per tanti anni ha guidato la parrocchia.<br />

Ma c’è un ulteriore motivo per questa decisione: di recente<br />

sono state richiamate alla casa del Padre alcune persone<br />

alle quali la comunità cristiana e il movimento per la vita<br />

devono tanto. Tra di esse Paola Tamponi, esemplare madre di<br />

famiglia, catechista e insegnante, Maria Bonaria Uras, la pediatra<br />

nota in tutta la zona per la sua disponibilità e competenza,<br />

e Giovanni Maria Isoni, un semplice pensionato, profondamente<br />

religioso ed estremamente generoso. Tutti e tre<br />

sono stati, negli anni passati, protagonisti di episodi di accoglienza<br />

alla vita nascente, aprendo la loro casa all’ospitalità di<br />

ragazze-madri e dei loro bambini. Ma desidero ricordare, in<br />

particolare, la testimonianza di Giovanni Maria. Rimasto vedovo<br />

da pochissimo tempo, gli fu chiesta espressamente dagli<br />

amici del Centro di Aiuto alla Vita di Tempio la disponibilità<br />

a ricevere in casa una ragazza con la sua bambina piccolissima.<br />

Fu impressionante la sua determinazione: disse immediatamente<br />

di sì, senza esitazione e senza ripensamenti.<br />

vita<br />

GIOVANI APERTI ALLA VITA NUOVO DIRETTORE DI CARITAS ITALIANA<br />

Il Consiglio Permanente della CEI ha nominato alla guida<br />

di Caritas <strong>It</strong>aliana mons. Francesco Antonio Soddu,<br />

della diocesi di Sassari.<br />

“Con spirito di timore, ma anche di abbandono e di fiducia inizio questa nuova<br />

avventura sentendomi, come Abramo, sradicato dalla mia amata terra-diocesi per<br />

continuare il servizio di ministro in altro posto, ma sempre nell’unica amata Chiesa<br />

di Cristo”.<br />

Così mons. Francesco Antonio Soddu ha commentato a caldo la notizia della<br />

sua nomina a direttore di Caritas <strong>It</strong>aliana.<br />

Mons. Soddu, 52 anni, ordinato presbitero nel 1985, dal 1997 è parroco della cattedrale<br />

di Sassari e dal 2005 è direttore della Caritas diocesana di Sassari. Ha compiuto<br />

gli Studi teologici presso la pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.<br />

Succede a mons. Vittorio Nozza, che ha diretto Caritas <strong>It</strong>aliana dal 2001 ad oggi.<br />

A nome della Presidenza, il presidente di Caritas <strong>It</strong>aliana, S.E. Mons. Giuseppe<br />

Merisi, interpretando i sentimenti di tutti gli operatori e collaboratori, ha<br />

dato il benvenuto al nuovo direttore, esprimendo nel contempo un sentito ringraziamento<br />

a don Nozza per la competenza con cui per quasi 11 anni ha guidato<br />

Caritas <strong>It</strong>aliana, accompagnandola oltre il traguardo dei 40 anni, in percorsi<br />

pastorali a servizio delle chiese che sono in <strong>It</strong>alia e nel mondo, nel rispetto<br />

del suo ruolo prevalentemente educativo, capace di far passare, attraverso<br />

i fatti e le opere, il Vangelo della carità di Dio. Al neo direttore giungano<br />

gli auguri della redazione di <strong>Gallura</strong> & <strong>Anglona</strong>.<br />

“AMORE E’ CORO”<br />

Spettacolo di solidarietà per Villa Chiara<br />

di Francesca Sassi<br />

“Amore è Coro”... E’ stato questo il titolo<br />

del concerto di solidarietà tenuto<br />

l’11 <strong>febbraio</strong> nella chiesa di San Michele<br />

Arcangelo ad Olbia e presentato dallo<br />

stesso parroco Don Theron Casula.<br />

La serata ha visto come protagonista<br />

Maria Giovanna Cherchi con la sua<br />

splendida voce, accompagnata dal Coro<br />

Sardo Olbia Folk Ensemble, con un<br />

repertorio meraviglioso cantato a cappella<br />

e alcuni brani di musica sacra e<br />

altri tratti dal repertorio folk della Sardegna.<br />

Non a caso l’evento si è svolto<br />

proprio in questo giorno memorabile<br />

in cui ricorreva il 154° anniversario dell’apparizione<br />

della Madonna di Lourdes<br />

a Bernadette e, a renderlo ancora più<br />

speciale, l’annuncio iniziale che si trat-<br />

Maria Giovanna Cherchi<br />

tava di una serata di beneficenza, infatti<br />

tutte le offerte donate dai presenti sono<br />

state devolute in parte alla famiglia<br />

di Alessandro Amadori, il ragazzo Olbiese<br />

appena tornato dalla Thailandia<br />

dopo aver subito un difficile intervento,<br />

in parte alla Associazione di volontariato<br />

Villa Chiara che si occupa dei ragazzi<br />

diversamente abili. A rappresentare<br />

quest’ultima, Tore Acca, uno dei responsabili,<br />

che ha speso due parole<br />

per ringraziare tutti ma soprattutto la<br />

Madonna di Lourdes alla quale è molto<br />

devoto. Alla fine dello spettacolo, invece,<br />

un sentito ringraziamento al gruppo<br />

folk e a M.G. Cherchi che, come ha sottolineato<br />

Don Theron, sono sempre<br />

disponibili a partecipare ad eventi che<br />

promuovano la solidarietà e l’aiuto a<br />

chi ne ha più bisogno.


varie<br />

Le primule per la vita<br />

Anche ad Olbia, il centro di aiuto alla vita<br />

ha organizzato, in diversi punti, la<br />

vendita delle primule come sostegno<br />

alle famiglie con bambini piccoli ma anche come<br />

aumento per promuovere e sostenere la vita<br />

nascente. Nell’anno 2011, il centro d’aiuto<br />

alla vita di Olbia, ha aiutato a crescere 49 bambini<br />

dei quali 21 tra i 12 e i 24 mesi, e 28 tra 0<br />

e 12 mesi fornendo oltre il corredino, i panni,<br />

il latte artificiale, le pappe e gli omogeneizzati<br />

necessari, per una spesa complessiva di euro<br />

14.019,50. I fondi sono stati reperiti con iniziative<br />

del Centro e del Movimento per la vita per<br />

un importo di euro 10.419,50; la somma restante<br />

è stata data per euro 2.600 dalla Diocesi<br />

di Tempio Ampurias e per euro 1.000 dal comune<br />

di Olbia. Nella giornata per la vita dello<br />

scorso anno, la parrocchia di N.S. de La Salette<br />

è stata la più generosa acquistando le primule<br />

per un valore di euro 1.344 ed a Natale<br />

ha ancora raccolto fondi per euro 392. Di questo,<br />

i nostri bambini ringraziano tutti di cuore,<br />

sapendo che ogni goccia nell’oceano è necessaria.<br />

Il gruppo Scout Olbia 1si è impegnato<br />

per diffondere e dare risalto all’iniziativa con<br />

la vendita delle primule. Grazie al dinamismo<br />

di Nadia Spano, responsabile del Centro di<br />

aiuto alla vita di Olbia , ma anche responsabile<br />

regionale ed alla collaborazione del dott.<br />

Niccolò Tamponi, nonostante le condizioni<br />

proibitive del tempo che hanno trattenuto a<br />

casa tantissime persone, si è fatto di tutto per<br />

ribadire a tutti (adulti, istituzioni e corpi sociali)<br />

che, chi ama la vita avverta la propria responsabilità<br />

verso il futuro.<br />

ITALIA SOTTOZERO<br />

Un’occasione per rallentare un ritmo<br />

di vita frenetico<br />

Neve, freddo, ghiaccio... è<br />

tornato l’inverno di una<br />

volta. E – sensibili come<br />

siamo alla meteorologia – non parliamo<br />

d’altro. D’altronde la nostra<br />

vita resta inevitabilmente segnata e<br />

condizionata da ciò che cade dal<br />

cielo e dal tempo che fa. I disagi<br />

non mancano. I rischi di farsi male,<br />

scivolando, sono dietro l’angolo.<br />

L’incognita del pericolo è evidente<br />

quando ci si mette in auto<br />

per strade con l’asfalto imbiancato.<br />

Le temperature siberiane non giovano<br />

certo alla salute e richiedono<br />

di imbacuccarsi alla grande. E chi è<br />

marginale può anche soffrirne pesantemente.<br />

Al mattino s’impongono<br />

levatacce per spalare la neve<br />

davanti al garage o per predisporre<br />

l’auto a partire. Ovviamente in<br />

questi frangenti torna un classico:<br />

la lamentela per lo sgombero. Si<br />

trovano sempre dei critici più o<br />

meno a ragione, più o meno incontentabili,<br />

più o meno intrisi di<br />

buon senso... che lanciano i loro<br />

strali nel momento dell’impasse.<br />

Adesso, più che ieri, si moltiplicano<br />

i ritardi colossali nei treni, con<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

In un tempo di crisi e recessione economica,<br />

i vescovi e i sacerdoti irlandesi si dicono<br />

“molto preoccupati” per i costi sempre crescenti<br />

che vengono supportati dalle famiglie per<br />

le cerimonie delle prime comunioni e delle cresime<br />

dei loro figli e raccomandano semplicità e<br />

modestia. Con una nota ufficiale sulla “importanza<br />

del significato della fede nella celebrazione<br />

dei Sacramenti”, la Conferenza episcopale irlandese<br />

interviene nel dibattito pubblico che è<br />

nato in Irlanda a proposito dei costi commerciali<br />

sostenuti per la celebrazioni di prime comunioni<br />

e cresime. “L’obiettivo principale della<br />

Prima Comunione – scrivono vescovi e sacerdoti<br />

- è l’accoglienza per la prima volta del Corpo<br />

di Cristo da parte del bambino, e la continua<br />

crescita della sua vita spirituale”. Dunque, “le<br />

cerimonie della Prima Comunione e della Cresima<br />

sono giorni importanti e dovrebbero essere<br />

occasioni memorabili, felici per il bambino, i<br />

suoi genitori, i nonni, i fratelli, i compagni di<br />

classe”. Ma se tutto ciò – avvertono i vescovi –<br />

è causa di “stress” per la famiglia, occorre fare<br />

un passo indietro. I vescovi lanciano un sugge-<br />

&GALLURA<br />

ANGLONA<br />

NOTA DEI VESCOVI IRLANDESI SU PRIME<br />

COMUNIONI E CRESIME<br />

Ormai da alcuni anni, Padre Danilo<br />

Scomparin dei Missionari della Consolata<br />

porta avanti un’iniziativa preziosa<br />

per tutta la città: formare e aggiornare i catechisti.<br />

E’ per questo motivo che lunedì 13 Febbraio,<br />

alle ore 19,00, nei locali della parrocchia<br />

15<br />

rimento e un consiglio: “gli aspetti celebrativi<br />

che si svolgono al di fuori delle cerimonie sacramentali<br />

devono essere equilibrati e appropriati<br />

per l’occasione”. La festa può dunque<br />

svolgersi nelle parrocchie coinvolgendo con<br />

”semplicità” la comunità di fede, “in modo che<br />

il significato di fede non vada perduto”. Non vi<br />

pare che queste indicazioni siano valide anche<br />

per la Sardegna e per l’<strong>It</strong>alia?<br />

Olbia, incontri formativi per i catechisti<br />

numerose (troppe?) cancellazioni...<br />

Una Caporetto ferroviaria di cui si<br />

dovrà dare conto. E poi le polemiche<br />

sulle scuole da chiudere o da<br />

tenere aperte.<br />

Ma – al di là dell’eccezionalità di<br />

questa situazione meteo – una<br />

considerazione terra terra andrebbe<br />

anche ripescata, quale sintomo<br />

di una saggezza antica e tuttora valida.<br />

In fondo le nevicate e le gelate<br />

ci dicono che non possiamo<br />

pretendere sempre il massimo dai<br />

ritmi di vita, sotto ogni avversità atmosferica,<br />

come se niente fosse. La<br />

civiltà contadina di decenni orsono<br />

era abituata a fermarsi quando il<br />

manto nevoso copriva tutto. Si sospendevano<br />

le solite attività. Ci si<br />

dedicava a soste umanizzanti, dialogando<br />

e lavoricchiando in stalla,<br />

in casa o attorno alla stufa... Allora<br />

si andava a piedi e con la neve c’era<br />

sì un po’ di disagio ma non si<br />

badava al tempo da impiegare. Insomma,<br />

in caso di neve... non si facevano<br />

drammi, non si andava su<br />

tutte le furie, non si entrava in fibrillazione.<br />

Oggi è diverso. Sembra che ogni<br />

Abbondante nevicata a Tempio<br />

cosa debba funzionare al pari che<br />

non fosse nevicato. Invece – compatibilmente<br />

con gli impegni di lavoro<br />

– si potrebbe cogliere l’occasione<br />

per rallentare, per andare a<br />

piedi nella misura del possibile,<br />

per evitare sortite superflue, per<br />

accorgersi di chi vive in casa, per<br />

avere pazienza, per fare uno stop...<br />

E, se poi salta qualche iniziativa,<br />

serata, incontro... causa neve... non<br />

c’è da affannarsi più di tanto. Ci sarà<br />

tempo per recuperare. E se non<br />

si rimedia, la vita procede ugual-<br />

della Sacra Famiglia ha tenuto il primo incontro,<br />

rivolto a tutti i catechisti della forania di Olbia.<br />

Gli incontri si terranno ogni 15 giorni sempre<br />

nel salone della Sacra Famiglia. E’ superfluo<br />

raccomandare l’importanza della partecipazione<br />

e della continuità.<br />

mente. Intanto – nel tempo che<br />

inaspettatamente si fa disponibile –<br />

ci si potrà guardare attorno, riprendendo<br />

appieno la connessione con<br />

il tasso di umanità proprio e altrui,<br />

senza essere condizionati da corse,<br />

tempistiche, scadenze, agende... Riassaporando<br />

alternative dimensioni<br />

dell’esistenza, che rilassano anche<br />

un po’. Pur lasciandosi andare –<br />

per sfizio liberatorio – alle battute<br />

innocue sul... caldo torrido d’estate<br />

che è molto più sopportabile del<br />

gelo siberiano in inverno.. .


<strong>16</strong><br />

Da pag. 1<br />

del bene. L’evento pasquale nel suo dinamismo di<br />

morte e risurrezione, di passaggio dal vecchio alla<br />

condizione di colui che fa nuove tutte le cose (cfr. Ap.<br />

21,5), è la fonte di operosità del cristianesimo. Dirige<br />

la storia, orientandola verso la crescita del genere<br />

umano, realizzando un’autentica storia di libertà. Da<br />

quando il cristianesimo, nella pienezza del tempo della<br />

Pasqua, ha cominciato il suo cammino molte cose<br />

nel mondo sono cambiate in bene. È cresciuta, ad<br />

esempio, la concezione della dignità della persona,<br />

che ha portato alla condanna e all’abolizione della<br />

schiavitù; è cresciuta la sensibilità verso il debole, così<br />

che associazioni laiche di solidarietà vivono, in realtà,<br />

valori cristiani. Si ricordi ancora la cura dei malati:<br />

Da pag. 1<br />

di Gianni Sini<br />

& visita pastorale<br />

GALLURA<br />

ANGLONA<br />

Eccellenza, innanzitutto può spiegare ai nostri Lettori,<br />

per coloro che eventualmente non lo sapessero,<br />

che cos’è la visita pastorale?<br />

Già dal significato dei termini, si desume facilmente<br />

che si tratta della visita che il Vescovo, quale padre<br />

e “pastore” della Diocesi fa alla porzione del<br />

Popolo di Dio a lui affidato. Il Vescovo, con un termine<br />

tratto dal linguaggio biblico, è chiamato pastore,<br />

perché successore degli Apostoli, ai quali Cristo,<br />

che si definì “Buon Pastore”, trasmise il suo<br />

stesso potere e la sua missione: quella di pascere il<br />

gregge della Chiesa con la pienezza dei poteri sacri<br />

loro conferiti. Il Vescovo, nel suo ministero, agisce<br />

sempre e soltanto come in-<br />

viato, cioè, in nome e per<br />

conto di Cristo “Buon Pastore”.<br />

Il termine di pastore<br />

viene attribuito anche ai sacerdoti,<br />

ma in quanto partecipi,<br />

in grado subordinato,<br />

al sacerdozio che Cristo<br />

conferì al collegio apostolico.<br />

Per cui, il termine “visita<br />

pastorale”, da antichissima<br />

tradizione, è riferita<br />

esclusivamente al Vescovo,<br />

che come pastore della<br />

Diocesi, ne incontra e ne<br />

visita le singole comunità.<br />

Lei, però, Eccellenza, come<br />

d’altronde gli altri vescovi,<br />

va spesso a visitare le parrocchie.<br />

Nel corso dell’anno<br />

non mancano le occasioni<br />

in cui la si vede nelle diverse<br />

comunità.<br />

E’ vero. Il facile uso dei<br />

moderni mezzi di traspor-<br />

Cattedrale di<br />

SantʼAntonio abate<br />

a Castelsardo<br />

to, il miglioramento delle vie di collegamento e il<br />

cambiamento delle consuetudini avvenute nel tempo,<br />

hanno reso molto più frequente, direi quasi costante,<br />

il rapporto del Vescovo con le diverse comunità<br />

della Diocesi e con le persone. E di fatto, o<br />

in occasione della Cresime, oppure, per le feste patronali,<br />

ma anche per altre e molteplici celebrazioni<br />

o incontri formativi, sono tante le circostanze nel<br />

corso dell’anno in cui il Vescovo incontra i suoi fedeli.<br />

Io, almeno una volta l’anno, ma spesso più<br />

volte, visito tutte le comunità. Anche queste, per<br />

quanto brevi e circoscritte, sono visite pastorali.<br />

Tuttavia, il termine “visita pastorale”, nella sua accezione<br />

classica, si riferisce a una visita più prolungata<br />

nella durata, più approfondita nei contenuti e<br />

più coinvolgente le diverse categorie di fedeli, le<br />

molteplici realtà ecclesiali e civili presenti nel territorio<br />

parrocchiale. Si tratta, quindi di una visita ad<br />

ampio raggio, che da una parte consente al Vescovo<br />

di rendersi maggiormente conto di persona del<br />

cammino effettivo di ogni comunità e dall’altra offre<br />

a queste un incontro più prolungato con il Pa-<br />

Anno XX<br />

n. 1<br />

<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

per tanto tempo è stata svolta da organizzazioni religiose<br />

e, solo in un secondo momento, assunta dalla<br />

comunità civile; questi ed altri esempi documentano<br />

che il cristianesimo ha aiutato l’umanità a migliorare<br />

se stessa. Esempi che conducono a toccare quasi con<br />

mano come “oggi – ha rilevato Ruini – Gesù sia in<br />

realtà molto più presente nella vita e nella cultura di<br />

quanto noi stessi siamo consapevoli”. E la Pasqua<br />

non ha ancora perso la sua efficacia! La presenza di<br />

Cristo nella storia e l’incontro personale con lui, riconosciuto<br />

come il Maestro e il Salvatore, che non cessa<br />

di educare e di salvare, sono le condizioni per tendere<br />

ad una umanità nuova e piena. Egli parla all’intelligenza<br />

ed agisce nel cuore di ciascuno, raggiungendo<br />

tutti gli uomini di buona volontà. Questo è il<br />

Cristo annunciato dalla Chiesa e donato dal cristiane-<br />

store, per meglio rassodare e potenziare il proprio<br />

cammino di fede e adeguare i percorsi di evangelizzazione<br />

rispondenti alle domande del tempo e<br />

del territorio.<br />

Lei ha voluto dare alla Lettera inviata alla Diocesi, e<br />

quindi anche alla visita Pastorale, un tema: “Noi<br />

siamo Chiesa: siamolo!” Perché questo tema e quale<br />

messaggio esso contiene?<br />

E’ un tema che ho preso in prestito da Benedetto<br />

XVI. Il papa ne ha fatto argomento di un bellissimo<br />

discorso da lui tenuto ai Seminaristi, nella sua recente<br />

visita in Germania, a Friburgo, il 24 settembre<br />

2011. In quella frase trovo splendidamente raffigurata<br />

una bella icona della Chiesa, alla quale desidero<br />

ispirare la prossima visita pastorale. Ma, ancor<br />

più in generale, è una sorta<br />

di stella polare che guida<br />

il mio ministero episcopale,<br />

fin da quando sono<br />

arrivato in Diocesi.<br />

Quello del Papa è un invito<br />

chiaro, ineludibile,<br />

pressante ed esigente rivolto<br />

a tutti i cristiani. In<br />

esso, sostanzialmente si<br />

dice questo: non si può<br />

essere cristiani da soli, si è<br />

tali se si è anche Chiesa,<br />

se ci si sente parte viva e<br />

vitale della comunità ecclesiale,<br />

così come Cristo<br />

l’ha voluta. Nella mia lettera<br />

cito un passo di Sant’Agostino<br />

che dice: “non<br />

potremmo avere Dio come<br />

Padre, se non avessimo la<br />

Chiesa come Madre”. E la<br />

Chiesa non è tale se non<br />

radunata, come Chiesa<br />

universale attorno alla<br />

Cattedra del Successore di San Pietro, il Papa, e come<br />

chiesa diocesana attorno al Vescovo, successore<br />

degli Apostoli. “Ubi episcopus, ibi Ecclesia”, scrive<br />

il grande Padre della Chiesa Sant’Ignazio di Antiochia.<br />

Cioè: dove c’è il Vescovo c’è anche tutta la<br />

Chiesa che egli presiede e guida. Da ciò deriva l’antica<br />

regola che senza il rapporto con il Vescovo non<br />

c’è vera esperienza di Chiesa. Direi che dentro questi<br />

concetti si comprendono l’essenza della vita cristiana<br />

e delle fede, nonché il compito del Vescovo<br />

che ne è il garante e il custode. E proprio per confermare<br />

nella fede i suoi figli, li incontra nelle rispettive<br />

comunità, perché insieme, nell’ascolto e<br />

nell’aiuto reciproco, ognuno secondo i propri doni<br />

e ministeri, si cresca nella comunione con Dio e<br />

con i propri fratelli. In sintesi, direi che il tema ci ricorda<br />

tre concetti fondamentali: la vita cristiana<br />

consiste nell’incontro e nella comunione vitale con<br />

Cristo; questa comunione si genera e si alimenta<br />

nella Chiesa che è Madre e maestra di tutti i credenti;<br />

il Vescovo, in comunione con il Papa, è il custode<br />

e il garante della fede di ogni cristiano e del-<br />

simo nei secoli. Come è lontana l’immagine sfuocata<br />

di un Gesù che nulla esigerebbe, che mai rimprovererebbe,<br />

che tutto accoglierebbe e in ogni scelta ci approverebbe!<br />

Lontana e poco coinvolgente.<br />

la comunione tra tutti i figli di Dio. La visita pastorale<br />

è un momento importante e provvidenziale nel<br />

crescere tutti insieme in tale consapevolezza.<br />

Già nel tema, perciò, è già ben chiaro l’obiettivo che<br />

lei si prefigge con la visita.<br />

Certamente. Enuncerei così l’obiettivo della visita:<br />

un percorso di Chiesa, fatto di prossimità e di ascolto<br />

reciproco tra pastore, presbiteri e comunità parrocchiali,<br />

per radicare maggiormente e rafforzare il<br />

sentire, l’essere e il vivere la Chiesa come Corpo di<br />

Cristo, sull’unico fondamento di Cristo Capo e dell’unico<br />

Spirito, facendo della molteplicità dei doni e<br />

dei carismi dello Spirito presenti in ogni battezzato<br />

una risorsa provvidenziale, perché meglio risplenda<br />

agli occhi di Dio e del mondo, l’unità e l’unicità del<br />

Corpo di Cristo. Pertanto, Finalità e tono della visita<br />

saranno esclusivamente pastorali. Vorrei che<br />

avesse il calore dell’abbraccio del padre, che va<br />

“per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli,<br />

incoraggiarli e consolarli”, ma anche per richiamare<br />

tutti i fedeli “al rinnovamento della propria<br />

vita cristiana e a un’azione apostolica più intensa”.<br />

Nella sua lettera Lei dice che la visita avrà un preciso<br />

percorso tematico. Ce ne può brevemente illustrare<br />

i tratti principali?<br />

La visita non è un momento a se stante della vita<br />

diocesana e dell’attività del Vescovo. Al contrario, è<br />

un momento qualificante e promozionale dei tratti<br />

principali del percorso di tutta la chiesa diocesana.<br />

Percorso che, in questo momento storico, si ispira<br />

agli orientamenti pastorali del decennio proposti<br />

dalla Conferenza Episcopale per tutta l’<strong>It</strong>alia sulla<br />

“sfida educativa”, e ai tre convegni ecclesiali diocesani<br />

tenuti negli ultimi anni, su “iniziazione cristiana”<br />

e “pastorale giovanile”. Quindi, con i sacerdoti,<br />

con i Consigli pastorali parrocchiali e con i diversi<br />

operatori pastorali presenti nelle parrocchie si affronteranno<br />

i seguenti temi: la parrocchia comunità-educante<br />

in tutti i suoi percorsi e le sue articolazioni,<br />

la famiglia, i ragazzi e i giovani, la pastorale<br />

vocazionale. Ma ci soffermeremo anche<br />

sui mutamenti antropologici, culturali, sociali e<br />

religiosi del nostro territorio negli ultimi decenni,<br />

per individuare le risposte e gli adeguamenti<br />

pastorali che tutto ciò comporta.<br />

Un’ultima parola sulla data e sulla durata della visita.<br />

La visita sarà preceduta da una fase preparatoria, già<br />

avviata, che vede impegnati sia i Vicariati Foranei,<br />

sia le singole parrocchie. Sulla scorta di un questionario<br />

appositamente predisposto saranno messi a<br />

fuoco i temi appena accennati, per calarli nella realtà<br />

di ogni parrocchia. Ciò avverrà nei mesi che precedono<br />

la Pasqua. Nel periodo dopo Pasqua, invece,<br />

si inizierà la visita, secondo un calendario che sarà<br />

proposto dai vicariati e dalle rispettive parrocchie,<br />

poi concordato con il Vescovo. I dati precisi del calendario<br />

e della durata della visita, quindi, saranno<br />

precisati successivamente, una volta che arriveranno<br />

le proposte dai vicariati e dalle parrocchie.

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