Gallura & Anglona, 16 febbraio 2012 - Diocesitempioampurias.It
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&<br />
Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927<br />
GALLURA<br />
NGLONA<br />
N. 1 - Anno XX - <strong>16</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong> - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - €1,00<br />
Non c’è libertà<br />
senza verità<br />
Il messaggio del convegno<br />
internazionale “Gesù<br />
nostro contemporaneo”<br />
“Separare Cristo dalla sua<br />
Chiesa è operazione che<br />
conduce alla falsificazione<br />
sia dell’uno che dell’altra”. Così ha<br />
detto il card. A. Bagnasco, introducendo<br />
i lavori del convegno “Gesù<br />
nostro contemporaneo”, svoltosi a<br />
Roma dal 9 all’11 <strong>febbraio</strong>. “La storia<br />
del cristianesimo, pur con tutte<br />
le sue contraddizioni e i suoi fallimenti<br />
è stata giustamente qualificata<br />
come storia della libertà”. Parole<br />
del card. C. Ruini, chiudendo il<br />
medesimo convegno. Cristo e<br />
Chiesa, cristianesimo e libertà sono<br />
due legami, che meritano di essere<br />
stabiliti e approfonditi, perché la<br />
loro negazione è oggi più o meno<br />
latente. “Cristo senza la Chiesa –<br />
ha proseguito Bagnasco – è realtà<br />
facilmente manipolabile e presto<br />
deformata a seconda dei gusti personali,<br />
mentre la Chiesa senza Cristo<br />
si riduce a struttura solo umana<br />
e in quanto tale struttura di potere”.<br />
Chi dice di credere in Cristo,<br />
ma non di credere la Chiesa può<br />
facilmente costruirsi un’immagine<br />
molto soggettiva: Gesù sarebbe un<br />
maestro tra i tanti apparsi nella storia<br />
dell’umanità, più uomo che<br />
Dio, avrebbe fatto i suoi sbagli e<br />
per questo capirebbe i nostri. La<br />
sua missione sarebbe stata quella<br />
di fare del bene, impegnandosi<br />
nelle emergenze del suo tempo,<br />
così che oggi chi vuole seguirlo<br />
dovrebbe impegnarsi al punto da<br />
perdersi nel sociale. E deformazioni<br />
simili ne esistono molte. Che cosa<br />
manca a questo Gesù terreno?<br />
Tutto quello che gli viene dal suo<br />
essere Dio. Egli è Maestro di una<br />
parola che, talvolta, non esige<br />
compromessi. Egli è la piena e definitiva<br />
rivelazione del Padre, al<br />
punto che chi vuole conoscere chi<br />
sia Dio realmente, deve passare attraverso<br />
di lui. Non solo. Egli è il<br />
Salvatore, che è venuto a liberare<br />
l’uomo dalla vera malattia: quella<br />
del peccato. Ora, l’immagine piena<br />
e vera di Gesù ci è consegnata dalla<br />
Chiesa, che custodisce le parole<br />
del Maestro, le parole di coloro<br />
che hanno scritto del Maestro e le<br />
parole di coloro che hanno interpretato<br />
le une e le altre. La verità<br />
di Gesù e su Gesù è quella che ap-<br />
pare dalla Scrittura e dalla Tradizione<br />
vivente, che nei secoli conserva,<br />
accresce e trasmette la verità<br />
di Cristo. La Chiesa è custode<br />
dell’una e dell’altra, ma non lo è<br />
come un guardiano del museo. La<br />
parola di Cristo è viva ed efficace,<br />
interpella l’uomo e gli comunica la<br />
salvezza, attraverso l’azione sacramentale<br />
della Chiesa. Non è esagerato<br />
dire che, se Cristo fa continuamente<br />
vivere la sua Chiesa, la<br />
Chiesa rende vivo ed operante il<br />
Cristo, in quanto animata essa stessa<br />
dallo Spirito. E la Chiesa senza<br />
Cristo? Si riduce ad una struttura<br />
solo umana, perché le manca quell’orizzonte<br />
soprannaturale, che<br />
conferisce la misura e il giusto peso<br />
alla dimensione umana. Senza<br />
Cristo ci si apre al potere, al carrierismo,<br />
all’efficienza dei propri<br />
mezzi, ai programmi troppo umani<br />
e, talvolta, al peccato. No: non è<br />
possibile separare Cristo dalla<br />
Chiesa, come non si può separare<br />
la testa dal corpo (cfr. 1Cor. 12,12).<br />
Proprio perché Cristo è legato alla<br />
sua Chiesa, il cristianesimo è necessariamente<br />
una storia di libertà.<br />
La Chiesa rende Cristo contemporaneo,<br />
rende efficace l’azione del<br />
mistero pasquale, che continuamente<br />
rinnova l’esistenza, conducendola<br />
verso la pienezza A pag. <strong>16</strong><br />
Indetta dal Vescovo<br />
la sua prima visita pastorale<br />
Dopo la fase preparatoria già in atto,<br />
inizierà dopo Pasqua<br />
Annunciata da tempo e presentata ai sacerdoti nelle sue linee<br />
essenziali fin dallo scorso mese di ottobre, la prima visita<br />
pastorale di monsignor Sebastiano Sanguinetti è stata<br />
ufficialmente indetta con la pubblicazione di una lunga lettera<br />
a tutta la comunità diocesana, inviata al presbiterio<br />
diocesano in data 25 gennaio <strong>2012</strong>. Abbiamo chiesto allo<br />
stesso Monsignor Sanguinetti, in un’intervista che qui riportiamo,<br />
di dirci ragioni, contenuti, modalità e tempi di<br />
questo atto qualificante del ministero episcopale. A pag. <strong>16</strong><br />
PADRE RANIERO<br />
CANTALAMESSA<br />
A TEMPIO<br />
Padre Raniero Cantalamessa,<br />
predicatore della Casa Pontificia,<br />
sarà a Tempio il 23 Marzo <strong>2012</strong>.<br />
Alle ore 19,00 presiederà la<br />
S. Messa nella Cattedrale di Tempio<br />
e alle ore 21,00 terrà una catechesi<br />
aperta a tutti.<br />
Siete invitati a partecipare<br />
e a comunicarlo<br />
a tutte le persone interessate.
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Nuova Serie<br />
Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4<br />
del 21-12-1960<br />
Proprietà:<br />
Diocesi di<br />
Tempio-Ampurias<br />
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Questo numero di <strong>Gallura</strong> & <strong>Anglona</strong><br />
è stato consegnato alle Poste, per la<br />
spedizione, il <strong>16</strong> <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong>.<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
Atre anni dal primo annuncio,<br />
quel 25 gennaio 1959<br />
nella basilica di San Paolo,<br />
di lavoro ne era stato fatto<br />
perché il Concilio si potesse celebrare<br />
regolarmente nel 1962<br />
secondo la volontà espressa fin<br />
dal primo momento da Giovanni<br />
XXIII. L’intensa attività delle undici<br />
Commissioni preparatorie<br />
volgeva al termine. La complessa<br />
logistica era a buon punto. Lo<br />
stesso Pontefice, con la costituzione<br />
apostolica “Humanae salutis”<br />
promulgata il 25 dicembre<br />
1961, aveva provveduto all’atto<br />
formale di convocazione della<br />
grande assemblea ecumenica.<br />
Mancava un ultimo particolare, il<br />
più importante: la data di apertura.<br />
Papa Giovanni la comunicò il<br />
2 <strong>febbraio</strong> 1962: “Perciò, tutto attentamente<br />
considerato, di nostra<br />
iniziativa e con la nostra autorità<br />
apostolica, stabiliamo e decretiamo<br />
che il Concilio ecumenico<br />
Vaticano II abbia inizio il giorno<br />
11 ottobre di quest’anno”.<br />
È la parte finale della lettera in<br />
forma di “motu proprio”, dal titolo<br />
“Consilium”, firmata il 2 <strong>febbraio</strong><br />
di cinquant’anni fa, con la<br />
quale Giovanni XXIII, nel dare<br />
l’annuncio, spiegava di aver scelto<br />
la data dell’11 ottobre “soprattutto<br />
perché si ricollega al ricordo<br />
del grande Concilio di Efeso, che<br />
ha la massima importanza nella<br />
storia della Chiesa”. In quel Concilio,<br />
svoltosi, nel 431, fu proclamata<br />
la Maternità divina della<br />
Vergine, la cui festa una volta si<br />
celebrava proprio l’11 ottobre. In<br />
tal modo il Papa intendeva affidare<br />
al cuore materno di Maria la<br />
buona riuscita del Concilio, per la<br />
quale, nella medesima lettera, come<br />
aveva fatto in precedenti occasioni,<br />
esortava tutti i fedeli “a rivolgere<br />
ancora più frequenti preghiere<br />
a Dio”. Oltre che in forma<br />
scritta, Giovanni XXIII volle dare<br />
personalmente a voce la comunicazione<br />
della data d’inizio del<br />
concilio<br />
50° DEL CONCILIO VATICANO II<br />
Il grande annuncio<br />
Il 2 <strong>febbraio</strong> del 1962 Giovanni XXIII fissava la data<br />
di apertura del Concilio<br />
Concilio, nello stesso giorno del<br />
2 <strong>febbraio</strong> 1962, in occasione dell’annuale<br />
festività liturgica della<br />
Presentazione di Gesù al Tempio.<br />
Allora, in questa ricorrenza, ancora<br />
non si celebrava la Giornata<br />
della vita consacrata, come si celebra<br />
oggi da sedici anni a questa<br />
parte per volontà di Giovanni<br />
Paolo II che la istituì nel 1997.<br />
Però era in uso, già allora, che<br />
appartenenti al clero secolare e<br />
regolare, religiosi e religiose di<br />
Roma si raccogliessero attorno al<br />
Santo Padre per un momento di<br />
preghiera e per la tradizionale offerta<br />
dei ceri benedetti. A questo<br />
uditorio, quanto mai vario e internazionale,<br />
papa Giovanni, dopo<br />
aver ricordato tutti i motivi di<br />
tristezza e preoccupazione che<br />
affliggevano il suo cuore per gli<br />
avvenimenti tragici e funesti che<br />
si susseguivano in quei giorni<br />
sullo scenario internazionale (era<br />
tra l’altro il momento della sanguinosa<br />
guerriglia in Algeria),<br />
volle dare “una notizia bene augurale<br />
e incoraggiante”: il Concilio<br />
Ecumenico Vaticano II si sarebbe<br />
aperto solennemente l’11<br />
ottobre di quell’anno. Aggiunse<br />
poi, profeticamente, con una<br />
punta di mestizia: “Noi confidiamo<br />
nel Signore: ma chi conosce<br />
il mistero dell’avvenire circa tutte<br />
le circostanze della sua celebrazione?”.<br />
La dolorosa “circostanza” della<br />
malattia, i cui sintomi aveva avvertito<br />
ben prima dell’apertura,<br />
non consentirono al Papa Buono<br />
di portare a termine la celebrazione<br />
del Concilio. Ma la “macchina”<br />
da lui avviata andò avanti<br />
ugualmente fino a destino nel segno<br />
della continuità di Pietro e<br />
della sua Chiesa.
messaggio<br />
“Non bisogna tacere di<br />
fronte al male”. Nel Messaggio<br />
per la Quaresima,<br />
il Papa stigmatizza quella “mentalità<br />
che, riducendo la vita alla sola<br />
dimensione terrena, non la considera<br />
in prospettiva escatologica e<br />
accetta qualsiasi scelta morale in<br />
nome della libertà individuale”.<br />
“Una società come quella attuale -<br />
la denuncia di Benedetto XVI –<br />
può diventare sorda sia alle sofferenze<br />
fisiche, sia alle esigenze spirituali<br />
e morali della vita”. “Nel nostro<br />
mondo impregnato di individualismo<br />
– la tesi del Papa - è necessario<br />
riscoprire l’importanza<br />
della correzione fraterna, per camminare<br />
insieme verso la santità” e<br />
scongiurare così il pericolo di una<br />
sorta di “anestesia spirituale”. Di<br />
qui l’importanza di “ammonire i<br />
peccatori”, recuperando quella dimensione<br />
della “carità cristiana”<br />
che la tradizione della Chiesa “ha<br />
annoverato tra le opere di misericordia<br />
spirituale”. Nel messaggio,<br />
Benedetto XVI critica l’atteggiamento<br />
“di quei cristiani che, per rispetto<br />
umano o per semplice comodità,<br />
si adeguano alla mentalità<br />
comune, piuttosto che mettere in<br />
guardia i propri fratelli dai modi di<br />
pensare e di agire che contraddicono<br />
la verità e non seguono la via<br />
del bene”. Il rimprovero cristiano,<br />
precisa però il Papa, “non è mai<br />
animato da spirito di condanna o<br />
recriminazione; è mosso sempre<br />
dall’amore e dalla misericordia e<br />
sgorga da vera sollecitudine per il<br />
bene del fratello”.<br />
“Oggi – la denuncia del Papa – si è<br />
assai sensibili al discorso della cura<br />
e della carità per il bene fisico e<br />
materiale degli altri, ma si tace<br />
quasi del tutto sulla responsabilità<br />
spirituale verso i fratelli”. “Non così<br />
deve essere nella comunità cristiana”,<br />
ammonisce il Santo Padre,<br />
ricordando che Cristo stesso “comanda<br />
di riprendere il fratello che<br />
sta commettendo un peccato”, e<br />
che il verso usato per definire la<br />
correzione fraterna “è il medesimo<br />
che indica la missione profetica di<br />
denuncia propria dei cristiani verso<br />
una generazione che indulge al<br />
male”. “Fissare lo sguardo sull’altro,<br />
prima di tutto su Gesù, ed essere<br />
attenti agli uni verso gli altri, a<br />
non mostrarsi estranei, indifferenti,<br />
alla sorte dei fratelli”: questo, in<br />
sintesi, l’invito del Papa, che esor-<br />
ta a “prendersi cura dell’altro” a<br />
partire dalla consapevolezza che<br />
“l’altro mi appartiene, la sua vita,<br />
la sua salvezza riguardano la mia<br />
vita e la mia salvezza”. “La nostra<br />
esistenza è correlata con quella degli<br />
altri, sia nel bene che nel male”,<br />
afferma il Santo Padre, per il quale<br />
“sia il peccato, sia le opere di amore<br />
hanno anche una dimensione<br />
sociale”. Spesso, invece, “prevale<br />
l’atteggiamento contrario: l’indifferenza,<br />
il disinteresse, che nascono<br />
dall’egoismo, mascherato da una<br />
parvenza di rispetto per la sfera<br />
privata”.<br />
“L’essere fratelli in umanità e, in<br />
molti casi, anche nella fede –<br />
spiega il Papa - deve portarci a<br />
vedere nell’altro un vero alter<br />
ego, amato in modo infinito dal<br />
Signore. Se coltiviamo questo<br />
sguardo di fraternità, la solidarietà,<br />
la giustizia, così come la misericordia<br />
e la compassione, scaturiranno<br />
naturalmente dal nostro<br />
cuore”. Come affermava Paolo VI,<br />
“il mondo è malato” soprattutto<br />
per la “mancanza di fraternità”:<br />
l’attenzione all’altro, invece,<br />
“comporta desiderare per lui o<br />
per lei il bene, sotto tutti gli aspetti:<br />
fisico, morale e spirituale”. “La<br />
cultura contemporanea sembra<br />
aver smarrito il senso del bene e<br />
del male – la denuncia del Papa -<br />
mentre occorre ribadire con forza<br />
che il bene esiste e vince, perché<br />
Dio è buono e fa il bene. Il bene<br />
è ciò che protegge e promuove la<br />
vita, la fraternità e la comunione”.<br />
La “responsabilità verso il prossimo”<br />
significa, allora, “volere e fare<br />
il bene dell’altro, desiderando<br />
che anch’egli si apra alla logica<br />
del bene; interessarsi al fratello<br />
vuol dire aprire gli occhi sulle sue<br />
necessità”. “Che cosa impedisce<br />
questo sguardo umano e amorevole<br />
verso il fratello?”, si è chiesto<br />
il Papa: “Sono spesso la ricchezza<br />
materiale e la sazietà, ma è anche<br />
l’anteporre a tutto i propri interessi<br />
e le proprie preoccupazioni”, la<br />
risposta”. “Mai dobbiamo essere<br />
incapaci di avere misericordia verso<br />
chi soffre; mai il nostro cuore<br />
deve essere talmente assorbito<br />
dalle nostre cose e dai nostri problemi<br />
da risultare sordo al grido<br />
del povero”. Invece, “proprio l’umiltà<br />
di cuore e l’esperienza personale<br />
della sofferenza possono<br />
rivelarsi fonte di risveglio interiore<br />
alla compassione e all’empatia”,<br />
ha concluso Benedetto XVI,<br />
esortando i cristiani a vincere la<br />
“tentazione della tiepidezza”.<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Il bene esiste e vince<br />
La “correzione fraterna” nel messaggio di Benedetto XVI<br />
per la Quaresima<br />
Neve in piazza San Pietro<br />
Il Vangelo in tv<br />
Cari amici e care amiche,<br />
vi aspetto<br />
su Cinque Stelle Sardegna<br />
ogni venerdì e sabato<br />
per il commento al<br />
Vangelo della domenica<br />
“Semi di speranza”.<br />
Venerdì: ore 13 - ore 17<br />
Sabato: ore 13,15 - 15,30 - 21,30<br />
Mentre su Radio Arcipelago sui 90,20 FM,<br />
ogni mercoledì alle ore 10,<br />
presenterò in anteprima il giornale diocesano<br />
<strong>Gallura</strong> e <strong>Anglona</strong>.<br />
Don Gianni Sini<br />
3
4<br />
la Redazione<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
“Un momento forte di preghiera, di<br />
condivisione, di offerta della sofferenza<br />
per il bene della Chiesa e di richiamo<br />
per tutti a riconoscere nel volto del fratello<br />
infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo,<br />
morendo e risorgendo ha<br />
operato la salvezza dell’umanità”. Lo<br />
scriveva vent’anni fa Giovanni Paolo<br />
II nella Lettera di istituzione della<br />
Giornata Mondiale del Malato, da lui<br />
fortemente voluta, che da allora si<br />
celebra, ogni anno, l’11 <strong>febbraio</strong>. Il<br />
pontefice sottolineava di considerare<br />
“quanto mai opportuno estendere<br />
a tutta la Comunità ecclesiale una<br />
iniziativa che, già in atto in alcuni<br />
Paesi e regioni, ha dato frutti pastorali<br />
veramente preziosi” e ricordava<br />
che la Chiesa “ha sempre avvertito,<br />
nel corso dei secoli, il dovere del<br />
servizio ai malati e ai sofferenti come<br />
parte integrante della sua missione”<br />
e “non cessa di sottolineare<br />
l’indole salvifica dell’offerta della<br />
sofferenza, che, vissuta in comunione<br />
con Cristo, appartiene all’essenza<br />
stessa della redenzione”. La Lettera<br />
indicava anche degli scopi ben precisi<br />
da raggiungere attraverso la celebrazione<br />
della Giornata: prima di<br />
tutto “sensibilizzare il Popolo di Dio<br />
e, di conseguenza, le molteplici istituzioni<br />
sanitarie cattoliche e la stessa<br />
società civile, alla necessità di assicurare la<br />
migliore assistenza agli infermi”; in secondo<br />
luogo “aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul<br />
piano umano e soprattutto su quello soprannaturale,<br />
la sofferenza”. Il papa avvertiva poi la<br />
necessità di “coinvolgere in maniera particolare<br />
le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose<br />
nella pastorale sanitaria” e vedeva la<br />
Giornata come occasione di “favorire l’impegno<br />
sempre più prezioso del volontariato” senza dimenticare<br />
“l’importanza della formazione spirituale<br />
e morale degli operatori sanitari”. Infine i<br />
sacerdoti diocesani e regolari e tutti coloro che<br />
vivono ed operano accanto a chi soffre veniva-<br />
il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale <strong>It</strong>aliana<br />
1. Secondo la tradizione italiana, è garantito a<br />
tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto,<br />
perché ne risalti la primaria e costitutiva destinazione<br />
alla preghiera liturgica e individuale.<br />
Tale finalizzazione è tutelata anche dalle leggi<br />
dello Stato.<br />
2. La Conferenza Episcopale <strong>It</strong>aliana ritiene che<br />
tale principio debba essere mantenuto anche in<br />
presenza di flussi turistici rilevanti, consentendo<br />
l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarie<br />
tradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio<br />
dell’Ordinario diocesano. Pertanto le comunità<br />
cristiane si impegnano ad assicurare l’apertura<br />
delle chiese destinate al culto, in special modo<br />
quelle di particolare interesse storico e artistico<br />
situate nei centri storici e nelle città d’arte, sulla<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
no richiamati all’impegno “dell’assistenza religiosa<br />
agli infermi”. In un ulteriore passaggio si<br />
dava conto anche della scelta della data, giorno<br />
della memoria liturgica della Madonna di Lourdes:<br />
quest’ultimo, infatti, “santuario mariano tra<br />
i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme<br />
simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione<br />
e dell’offerta della sofferenza sal-<br />
vifica”. Vent’anni dopo, nel messaggio per la<br />
Giornata Mondiale del Malato <strong>2012</strong>, sul tema<br />
“Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19),<br />
Benedetto XVI riprende le riflessioni del suo<br />
predecessore sul legame stretto tra la fede cristiana<br />
e il sofferente. Il pontefice scrive infatti<br />
che “nell’accoglienza generosa e amorevole di<br />
ogni vita umana, soprattutto di quella debole e<br />
malata, il cristiano esprime un aspetto importante<br />
della propria testimonianza evangelica,<br />
sull’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze<br />
materiali e spirituali dell’uomo per guarirle”.<br />
Il papa si sofferma poi sui “sacramenti di<br />
guarigione”, cioè sul sacramento della Peniten-<br />
base di calendari e orari certi, stabili e noti.<br />
3. Le comunità cristiane accolgono nelle chiese<br />
come ospiti graditi tutti coloro che desiderano<br />
entrarvi per pregare, per sostare in silenzio, per<br />
ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti.<br />
4. Ai turisti che desiderano visitare le chiese, le<br />
comunità cristiane chiedono l’osservanza di alcune<br />
regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile<br />
di comportamento e soprattutto il più rigoroso<br />
rispetto del silenzio, in modo da facilitare il<br />
clima di preghiera: anche durante le visite turistiche,<br />
infatti, le chiese continuano a essere “case<br />
di preghiera”.<br />
5. In presenza di flussi turistici molto elevati gli<br />
enti proprietari, allo scopo di assicurare il rispetto<br />
del carattere sacro delle chiese e di garantire<br />
la visita in condizioni adeguate, si riservano<br />
di limitare il numero di persone che ven-<br />
za e della Riconciliazione, e su quello dell’Unzione<br />
degli Infermi, che hanno il loro “naturale<br />
compimento” nell’Eucaristia. Nel sacramento<br />
della Penitenza, che il Papa definisce “medicina<br />
della confessione”, l’esperienza del peccato<br />
“non degenera in disperazione, ma incontra l’Amore<br />
che perdona e trasforma”. In questo modo<br />
“il momento della sofferenza, nel quale potrebbe<br />
sorgere la tentazione di abbandonarsi<br />
allo scoraggiamento e alla<br />
disperazione, può trasformarsi in<br />
tempo di grazia per rientrare in se<br />
stessi e ripensare alla propria vita, riconoscendone<br />
errori e fallimenti,<br />
sentire la nostalgia dell’abbraccio del<br />
Padre”. C’è poi l’Unzione degli Infermi,<br />
un sacramento che “merita oggi<br />
una maggiore considerazione, sia<br />
nella riflessione teologica, sia nell’azione<br />
pastorale verso i malati”, e non<br />
va ritenuto “quasi un sacramento minore<br />
rispetto agli altri”, ma anzi un<br />
segno “della tenerezza di Dio per chi<br />
è nella sofferenza”. “A coloro che,<br />
per motivi di salute o di età, non<br />
possono recarsi nei luoghi di culto”,<br />
va assicurata “la possibilità di accostarsi<br />
con frequenza alla Comunione<br />
sacramentale”, raccomanda il Papa,<br />
secondo il quale “è importante che<br />
coloro che prestano la loro delicata<br />
opera negli ospedali, nelle case di<br />
cura e presso le abitazioni dei malati<br />
si sentano veri ‘ministri degli infermi’”,<br />
anche quando l’Eucaristia è<br />
“amministrata e accolta come viatico”.<br />
Nella diocesi di Tempio- Ampurias, il Vescovo<br />
Mons. Sanguinetti ha presieduto due celebrazioni<br />
negli ospedali di Olbia, venerdì 10<br />
Febbraio all’ospedale Giovanni Paolo II, sabato<br />
nell’ospedale Paolo Dettori di Tempio. La domenica<br />
non ha potuto raggiungere La Maddalena<br />
per l’incontro programmato in parrocchia a<br />
causa dell’abbondante nevicata che ha colpito<br />
la Sardegna. A Sant’Antonio di <strong>Gallura</strong>, l’Unitalsi<br />
ha organizzato la giornata dell’ammalato e<br />
convogliato i suoi volontari. Ugualmente hanno<br />
fatto l’Oftal e le Associazioni di volontariato,<br />
Croce Rossa, Croce Bianca, Protezione Civile,<br />
Avo, nella parrocchia di N.S. de La Salette.<br />
gono accolte (ricorrendo al cosiddetto contingentamento)<br />
e/o di limitarne il tempo di permanenza.<br />
6. Deve essere sempre assicurata la possibilità<br />
dell’accesso gratuito a quanti intendono recarsi<br />
in chiesa per pregare e deve essere sempre<br />
consentito l’accesso gratuito ai residenti nel territorio<br />
comunale.<br />
7. L’adozione di un biglietto d’ingresso a pagamento<br />
è ammissibile soltanto per la visita turistica<br />
di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero<br />
autonomo, campanile, chiostro, singola<br />
cappella, ecc.), chiaramente distinte dall’edificio<br />
principale della chiesa, che deve rimanere a<br />
disposizione per la preghiera.<br />
Roma, 31 gennaio <strong>2012</strong><br />
Memoria di San Giovanni Bosco<br />
chiesa<br />
CELEBRATA IN DIOCESI LA GIORNATA DEL MALATO<br />
L’11 <strong>febbraio</strong> il 20° anniversario dell’iniziativa voluta da Giovanni Paolo II<br />
L’accesso nelle chiese
figure<br />
Le campane della Chiesa Cattedrale della<br />
città di Sassari fecero risuonare i loro mesti<br />
rintocchi cinquanta anni fa, nel pomeriggio<br />
del 19 gennaio 1962, per annunziare la<br />
morte dell’arcivescovo Mons. Agostino Saba,<br />
che aveva fatto il suo ingresso nella Chiesa<br />
Diocesana soltanto nove mesi prima il 21 maggio<br />
1961.<br />
Era il successore di Mons. Arcangelo Mazzotti,<br />
che aveva guidato la diocesi turritana per trent’anni<br />
dal 12 <strong>febbraio</strong> 1931 ed era passato alla<br />
vita eterna il 29 gennaio 1961, e fu il predecessore<br />
di Mons. Paolo Carta, che guidò la diocesi<br />
dal 15 aprile 1962 al 18 marzo 1982.<br />
La comunità cristiana di Sassari, unita oggi all’arcivescovo<br />
Mons. Paolo Atzei e al clero diocesano,<br />
desidera ricordare il suo pastore<br />
Mons. Agostino Saba, che nel breve tempo del<br />
suo servizio episcopale riuscì ad imprimere<br />
nel presbiterio e nella comunità l’ardore di fede<br />
e la sete di cultura che erano stati i carismi<br />
più preziosi della sua esistenza.<br />
Agostino Saba era nato a Serdiana nella Diocesi<br />
di Cagliari l’11 novembre 1888 e fu ordinato<br />
sacerdote il 10 agosto 1914 all’età di 25<br />
anni.<br />
La sua vocazione apostolica fu alimentata da<br />
una irresistibile passione per la storia del cristianesimo<br />
e da un forte desiderio di far risplendere<br />
la trasmissione dei valori cristiani<br />
nella storia della Sardegna.<br />
Ottenuta la laurea in Lettere presso l’Università<br />
degli Studi di Roma sotto la guida dello storico<br />
Pietro Fedele, e la laurea in Teologia, intraprese<br />
l’insegnamento umanistico in alcune<br />
scuole della Sardegna e di Roma, e nel 1924<br />
fondò ad Iglesias il Liceo Scientifico, esercitando<br />
la funzione di Preside.<br />
Pubblicò in quel tempo i suoi primi studi sulle<br />
tradizioni popolari e sulla storia religiosa<br />
della Sardegna, e poi, affascinato dalla storia<br />
monastica della sua terra, trascorse alcuni anni<br />
nell’Abbazia Benedettina di Montecassino,<br />
dando alla luce i frutti delle sue originali ricerche<br />
nel 1927 nel libro Montecassino e la Sardegna<br />
Medioevale. Note storiche e Codice Diplomatico<br />
Sardo-Cassinese.<br />
Nei primi anni ’30 andò a Milano per proseguire<br />
i suoi studi alla Biblioteca Ambrosiana, la<br />
più antica d’<strong>It</strong>alia, e in qualità di Dottore dell’Ambrosiana<br />
insegnò Storia Medioevale e Storia<br />
della Chiesa presso l’Università Cattolica<br />
del Sacro Cuore.<br />
Il 25 agosto 1953 il Papa Pio XII lo scelse come<br />
vescovo di Nicotera e Tropea in Calabria.<br />
Fu ordinato vescovo dal Card. Ildefonso Schuster,<br />
arcivescovo di Milano, il 4 ottobre 1953 e<br />
nei giorni 18 e 21 novembre prese possesso<br />
delle Diocesi di Nicotera e Tropea, esercitando<br />
il suo sapiente ministero con una speciale attenzione<br />
alla religiosità popolare fino al <strong>16</strong><br />
marzo 1961. In quella data infatti Mons. Agostino<br />
Saba fu nominato arcivescovo di Sassari.<br />
L’<strong>It</strong>alia festeggiava in quel tempo il primo centenario<br />
della sua unità nelle manifestazioni di<br />
<strong>It</strong>alia ’61 e il mondo esultava di stupore il 12<br />
aprile per il volo nello spazio del russo Yuri<br />
Gagarin.<br />
L’ingresso di Mons. Agostino Saba nella Diocesi<br />
di Sassari fu solenne e familiare: la città<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
dalle significative tradizioni culturali, sede della<br />
più antica Università della Sardegna, accoglieva<br />
con simpatia il nuovo vescovo ricco di<br />
cultura e di sapienza pastorale la domenica 21<br />
maggio. La domenica successiva 28 maggio la<br />
popolazione poteva vedere nuovamente il suo<br />
arcivescovo ed ascoltare la sua parola alla Festa<br />
del Voto alla Madonna delle Grazie e il<br />
giovedì 1° giugno alla Festa del “Corpus Domini”<br />
in Piazza d’<strong>It</strong>alia.<br />
Mons. Saba iniziò quindi il suo pellegrinaggio<br />
pastorale visitando le comunità parrocchiali<br />
ed incontrando i sacerdoti, le persone consacrate,<br />
i giovani del Seminario, le Associazioni<br />
di Azione Cattolica, i Gruppi Culturali, sempre<br />
accompagnato dal suo segretario Don Giuseppe<br />
Budroni.<br />
Stava al timone della nave della Chiesa annunziando<br />
il Vangelo con grande zelo, incutendo<br />
anche una certa trepidazione per la sua<br />
fermezza pastorale e facendosi apprezzare per<br />
la profondità della sua cultura e della sua spiritualità.<br />
Il 23 luglio ebbe la gioia di celebrare la sua<br />
prima ed unica ordinazione sacerdotale nella<br />
Diocesi di Sassari, imponendo le mani sul capo<br />
di Don Salvatore Ruiu di Porto Torres, che<br />
proprio qualche tempo fa ha celebrato il 50°<br />
anniversario del suo sacerdozio.<br />
La domenica 29 ottobre celebrò la Santa Messa<br />
nella chiesa di San Michele per l’inaugurazione<br />
dell’Anno Accademico del Movimento<br />
dei Laureati Cattolici, fondato dall’indimenticabile<br />
Don Enea Selis e da lui guidato con Don<br />
Antonio Virdis insieme al Gruppo Universitario<br />
della FUCI.<br />
Nel mese di novembre cominciò a diffondersi<br />
tra la gente la notizia che l’arcivescovo soffriva<br />
di una seria malattia e verso la fine del mese<br />
egli decise di partire per Milano nella speranza<br />
di poter tornare alla sua diocesi ristabilito<br />
nelle sue energie.<br />
Il Natale nella Chiesa Cattedrale di Sassari fu<br />
celebrato in un clima di profonda tristezza così<br />
come il Te Deum il 31 dicembre dell’anno<br />
1961.<br />
Mons. Agostino Saba tornò a Sassari nel mese<br />
di gennaio 1962 sfinito dalla sofferenza.<br />
La gente pregava per la sua guarigione fino a<br />
quando fu invitata a pregare per la sua morte.<br />
Al rintocco funereo delle campane della città,<br />
che nel pomeriggio del venerdì 19 gennaio annunziavano<br />
la sua morte, tutti si unirono alla<br />
comune preghiera, che salì al cielo soprattutto<br />
nella Veglia Funebre la domenica 21 gennaio e<br />
nelle esequie solenni il lunedì 22 gennaio nella<br />
Chiesa Cattedrale.<br />
La Diocesi di Sassari salutava il suo pastore e<br />
la Sardegna perdeva il suo illustre studioso,<br />
che aveva ricostruito la storia cristiana dell’isola,<br />
spaziando anche nella storia religiosa italiana<br />
ed europea con gli studi su Sant’Ambrogio,<br />
San Carlo Borromeo, il Cardinale Federico<br />
Borromeo, San Bernardino da Siena, Alessandro<br />
Manzoni, senza dimenticare il santo missionario<br />
Padre Giovanni Battista Manzella.<br />
Le sue opere monumentali rimangono la Storia<br />
dei Papi, edita negli anni 1938-1940 in collaborazione<br />
con Carlo Castiglioni, e la Storia<br />
della Chiesa, edita nell’anno 1943.<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE<br />
DELL’ARCIVESCOVO MONS. AGOSTINO SABA<br />
Mons. Agostino Saba<br />
5<br />
È possibile trovarle ancora nella ripubblicazione<br />
fatta con importanti aggiornamenti dalla<br />
UTET nel 1954 dopo la sua elezione all’episcopato.<br />
Mons. Agostino Saba è stato nella Chiesa di<br />
Sassari una meteora che ha effuso la sua luce<br />
per un attimo.<br />
I sacerdoti e tutti i credenti hanno riconosciuto<br />
in lui il grande uomo di cultura e il buon<br />
pastore inviato da Dio a guidare il suo popolo.<br />
Lo stupore per il suo rapido tramonto ha acceso<br />
nei fedeli una fede ancora più grande e<br />
una nuova gratitudine per la sua immolazione<br />
al servizio episcopale, che non ebbe sosta nel<br />
tempo in cui egli già sentiva affievolirsi le sue<br />
umane energie e con cristiano coraggio compiva<br />
la volontà del Signore.<br />
Le sue spoglie mortali riposano nella chiesa<br />
parrocchiale del Santissimo Salvatore nel suo<br />
paese natale di Serdiana, dove lo ha raggiunto<br />
trentacinque anni dopo il suo concittadino e<br />
successore nella Diocesi di Sassari Mons. Paolo<br />
Carta, che per vent’anni ha guidato con sapienza<br />
e amore la diocesi turritana.<br />
Il ricordo di Mons. Agostino Saba può essere<br />
ravvivato dalla presenza nel tesoro della chiesa<br />
cattedrale di Sassari del suo “pastorale”,<br />
simbolo dell’amore del vescovo per la sua<br />
Chiesa.<br />
A lui va oggi il ricordo riconoscente del popolo<br />
di Dio e la amorevole preghiera, unita alla<br />
preghiera per i vescovi suoi successori Mons.<br />
Paolo Carta e Mons. Salvatore Isgrò.<br />
La loro vita e la storia della loro missione episcopale<br />
meriterebbero di essere approfondite<br />
e tramandate alla memoria delle nuove generazioni,<br />
perché tutti possano conoscere il grande<br />
cuore di questi insigni pastori della Chiesa<br />
di Sassari.<br />
✠ Mons. Pietro Meloni<br />
Vescovo Emerito di Nuoro
6<br />
di Luigi Turco<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Èdifficile presentare le linee guida, le indicazioni,<br />
gli spunti propositivi, gli auspici<br />
che emergono dalle riflessioni e<br />
dai dibattiti sui vari temi del II congresso eucaristico<br />
parrocchiale.<br />
I temi: lo Spirito Santo e gli STRANIERI, lo Spirito<br />
Santo ed iGIOVANI, lo Spirito Santo e gli<br />
UOMINI, lo Spirito santo ed i PUNTI DI RIFERI-<br />
MENTO PER LA FEDE, lo Spirito santo e l’IMPEGNO<br />
EDUCATIVO, sono stati trattati approfonditamente,<br />
sviscerati nei vari elementi e valutati<br />
dai diversi punti di vista dei partecipanti, tenendo<br />
però sempre presente l’adesione al<br />
Vangelo ed agli insegnamenti della Chiesa:<br />
Gli STRANIERI<br />
Costituiscono un problema, per il loro numero,<br />
per la loro provenienza, per la loro cultura,<br />
per i loro comportamenti, in alcuni di loro,<br />
non sempre corretti; ma anche per i nostri<br />
pregiudizi, le nostre paure, i nostri egoismi. A<br />
questo si aggiunge la situazione di generale<br />
crisi economica che coinvolge un grande numero<br />
di cittadini con conseguenti difficoltà di<br />
trovare lavoro per tutti; oltre a dover tenere<br />
conto che il fenomeno ha sorpreso una comunità<br />
che in pochi anni è passata dal fornire<br />
emigranti all’assorbire immigrati.<br />
Nonostante ciò e pur mantenendo la nostra<br />
identità culturale e rispettando quella degli altri,<br />
è necessario perseguire tutte le iniziative,<br />
studiare gli accorgimenti, creare le strutture,<br />
per promuovere l’integrazione, in una situazione<br />
politico-amministrativa, giuridica, sociale<br />
in cui il rispetto della legalità è scarsamente<br />
osservato e sanzionato, sia per gli stranieri<br />
che per i cittadini italiani.<br />
A parte qualche isolato caso di razzismo, a cui<br />
per fortuna si contrappongono casi di vera solidarietà<br />
umana nei confronti di immigrati bisognosi,<br />
si rileva tuttavia un certo disagio nei<br />
confronti degli stranieri che non occupano le<br />
ricche residenze della Costa Smeralda, ad esso<br />
si contrappone, però, un lodevole atteggiamento<br />
che si riscontra nelle scuole per merito<br />
di insegnanti e allievi.<br />
Si può pertanto essere fiduciosi che le future<br />
generazioni non tradiranno quei nobili sentimenti<br />
di ospitalità e di dialogo che erano una<br />
delle caratteristiche dei galluresi, che trovavano<br />
alimento anche dai racconti su Magistru,<br />
Nostro Signore Gesù, che, vestito da mendicante,<br />
girava per gli stazzi, sollecitando la carità<br />
degli uomini.<br />
Già ora esistono nella comunità arzachenese<br />
e in particolare in quella parrocchiale organizzazioni<br />
e attività (Caritas, S. Vincenzo,<br />
UNITALSI, Fondo di Solidarietà) rivolte a sopperire<br />
ai disagi di italiani e stranieri che si trovano<br />
in difficoltà e sono state ipotizzate possibilità<br />
di ulteriori interventi. Ma la fiducia di<br />
realizzare una vera comunità multietnica è riposta<br />
nella meditazione delle parole di Gesù<br />
che nel Vangelo di Matteo dice così : “…. Ero<br />
forestiero e mi avete accolto” e soprattutto<br />
nell’accorgersi che quando preghiamo : “Padre<br />
Nostro…” ci rivolgiamo al Padre di tutti,<br />
nostro e loro.<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
II° CONGRESSO EUCARISTICO PARROCCHIALE AD ARZACHENA<br />
“Vissuti dallo Spirito – Nutriti dall’Eucarestia – Verso l’Unità di DIO”.<br />
I GIOVANI<br />
Parlare di loro oggi è difficile, problematico,<br />
anche se appassionante. Essi sono il risultato<br />
delle generazioni che li hanno preceduti; ma<br />
oggi si è allargato il solco tra adulti e giovani,<br />
fatto di pregiudizi, disapprovazioni, incomprensioni<br />
reciproche.<br />
La famiglia, la società, le istituzioni, la politica<br />
spesso non offrono esempi autorevoli. I giovani<br />
sono più facilmente accarezzati, vezzeggiati,<br />
coccolati che educati e formati.<br />
Rimangono senza punti di riferimento sul piano<br />
morale e spirituale; sono lasciati insicuri e<br />
disarmati alla mercè delle mode, dell’alcol,<br />
della droga, così i più deboli diventano: bulli,<br />
indisciplinati, svogliati, sbandati, autori di atti<br />
vandalici.<br />
Nonostante ciò, ad Arzachena, esistono anche<br />
giovani generosi, entusiasti, disponibili e che<br />
collaborano a diverse iniziative parrocchiali.<br />
Su di loro si può contare affinché siano il lievito<br />
che fermenta la massa bisognosa, per crescere,<br />
di vedere negli adulti guide coerenti,<br />
serie testimonianze e veri modelli di vita. Senso<br />
di responsabilità che purtroppo, tante volte,<br />
gli adulti non offrono alla gioventù arrivando<br />
in qualche caso anche ad essere motivo<br />
di scandalo.<br />
Ricordiamo le terribili parole di Gesù per chi<br />
dà scandalo “…Sarebbe meglio…” Anche gli<br />
adulti che si preoccupano di questi problemi<br />
sono spesso impreparati nell’ascoltare; incapaci<br />
di frantumare il blocco duro dell’insoffe -<br />
renza verso il dialogo generazionale.<br />
Oltre al personale impegno è perciò necessaria<br />
la preghiera al Signore Gesù affinché aiuti<br />
adulti e giovani ad ascoltare, capire, perdonare.<br />
Sono state fatte molte proposte interessanti e<br />
concrete, tese soprattutto, a dar loro fiducia,<br />
a renderli maggiormente protagonisti e responsabili<br />
utilizzando al meglio le strutture<br />
esistenti e le persone che collaborano in Par-<br />
Processione eucaristica<br />
vita diocesana<br />
rocchia, creando varie attività ricreative, sportive,<br />
culturali, assistenziali, come la creazione<br />
di un gruppo Scout, che è scuola di formazione<br />
all’impegno ed al sacrificio.<br />
UOMINI<br />
Per quanto attiene l’argomento Uomini e naturalmente<br />
Donne è stato fatto un confronto<br />
fra la situazione del recente passato e quella<br />
attuale evidenziando che gli uomini di allora,<br />
nel bene e nel male erano in famiglia più autoritari<br />
e quindi più ubbiditi; erano più assorbiti<br />
dal lavoro, ma talvolta si assumevano<br />
compiti di carattere religioso quando non li<br />
delegavano alla donna.<br />
L’anziano aveva un ruolo rispettato da tutti e,<br />
come un patriarca, dirigeva la famiglia, i lavori<br />
fuori casa e concedeva l’ospitalità ai forestieri.<br />
La donna era sottomessa, ma era custode della<br />
sacralità della famiglia, lavorava in casa, e<br />
si dedicava ad allevare i figli.<br />
Ora, sia nell’ambito famigliare che sociale, il<br />
suo ruolo è cresciuto; è diventata più indipendente;<br />
dispone della sua vita; ma spesso<br />
subisce il fascino effimero delle mode. Ora,<br />
come allora, è più incline alle pratiche religiose<br />
rispetto all’uomo.<br />
Quest’ultimo è più presente di un tempo in famiglia,<br />
la figura paterna si è addolcita; ma nella<br />
società, nel campo del lavoro, i rapporti uomo-donna<br />
sono cambiati: hanno sconvolto<br />
equilibri che non si sono ancora composti.<br />
Viceversa, un buon esempio di valorizzazione<br />
delle personali capacità, sia degli uomini che<br />
delle Donne, si riscontra nelle diverse organizzazioni<br />
e attività che vivacizzano la Parrocchia.<br />
I PUNTI DI RIFERIMENTO PER LA FEDE<br />
Sembrano perduti i punti fermi di riferimento<br />
nei nostri progetti di vita; gli ideali su cui programmare<br />
il nostro futuro. Non ci sentiamo più<br />
pellegrini che camminano verso una meta, ma
vita diocesana<br />
vagabondi senza traguardo che vivono alla<br />
giornata. Nel nostro territorio, dopo l’avvento<br />
del turismo, c’è stato un vero terremoto culturale<br />
che ha prodotto, negli adulti e nei giovani,<br />
un vero disorientamento perché la società<br />
civile non ha saputo gestire questa “novità” ed<br />
ha perduto i propri punti di riferimento. Si vive<br />
nel relativismo etico e religioso, seguendo<br />
le mode, la cultura dominante di oggi, che mette<br />
al primo posto il denaro, l’avidità, la brama<br />
di potere, l’aspirazione al successo, il desiderio<br />
di emergere. Si ha la sensazione di aver perso<br />
in questi anni la nostra identità, per cui ci sentiamo<br />
come orfani e viviamo in balia degli<br />
eventi, presi da mille impegni, dall’ansia di<br />
possedere, non santifichiamo la festa, e mettiamo<br />
da parte la religione per ripescarla nei momenti<br />
di prova a cui tutti prima o poi siamo<br />
sottoposti. In questi momenti bui e difficili è<br />
spesso possibile ritrovare i Punti di riferimento<br />
che la fede offre. In questi ultimi anni, nella comunità<br />
di Arzachena, si nota qualche progresso<br />
nella partecipazione alle pratiche religiose,<br />
alle iniziative del volontariato, al rispetto per<br />
l’ambiente, alle manifestazioni di solidarietà,<br />
segni, se vogliamo, di avere riscoperto qualche<br />
Punto di Riferimento, che, per i cristiani inevitabilmente,<br />
conducono a Gesù “via”, “verità”,<br />
“vita”, il Punto di Riferimento unico per l’umanità<br />
di tutti i tempi.<br />
IMPEGNO EDUCATIVO<br />
La situazione in generale, non appare rosea;<br />
anzi è in corso un’emergenza educativa. Le tradizionali<br />
agenzie educative : Famiglia - Scuola<br />
- Chiesa, hanno seri problemi; sono tutte in difficoltà<br />
anche perché genitori, insegnanti, sacerdoti,<br />
oggigiorno sono declassati nell’opinione<br />
comune.<br />
L’impegno educativo deve essere rivolto verso<br />
se stessi prima di essere rivolto verso gli altri;<br />
innanzitutto riflettendo sulla propria capacità e<br />
preparazione. L’affidare semplicemente i figli<br />
alla scuola, ai nonni, preferendo essere loro<br />
amici, dire “ si ” perché più facile che spiegare<br />
le ragioni del “ no ”, difenderli, anche quando<br />
meriterebbero di essere rimproverati; lasciare<br />
loro troppa libertà, è tradire questo impegno.<br />
Mancando di una buona educazione, i bambini<br />
imparano quello che sentono e che vedono.<br />
Poi da giovani, in assenza di educazione alla<br />
vita, tendono a vivere a modo loro trasgredendo<br />
le regole e l’obbedienza, mancando di<br />
rispetto per le persone e per le cose, anche sacre.<br />
Senza i valori spirituali non ci può essere<br />
educazione civica, ma arroganza, testardaggine,<br />
volgarità, sono gli evidenti aspetti negativi<br />
della mancanza di educazione. Anche i giovani<br />
di Arzachena sono spesso associati alla perdita<br />
dei valori morali, al desiderio di facili guadagni,<br />
alla poca voglia di impegnarsi e rimangono<br />
affasci nati dai modelli che esprimono alta<br />
visibilità o esaltano la bellezza, l’apparire, la<br />
violenza. Vivono come se DIO non ci fosse e<br />
sono sensibili solo alle critiche del proprio<br />
gruppo di appartenenza. Per fortuna non tutti<br />
sono così. In molti giovani si possono riscontrare<br />
qualità importanti: spontaneità, sincerità,<br />
generosità, altruismo; ma, per realizzarsi, devono<br />
essere seguiti da persone adulte, capaci<br />
di sostenerli e incoraggiarli. I giovani di oggi,<br />
inoltre, sono più consapevoli di appartenere<br />
alla grande famiglia umana e sono più sensibili,<br />
di quelli di una volta, ai problemi della<br />
pace fra i popoli, qualora abbiano ricevuto<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
una buona formazione in casa e a scuola, ed<br />
anche nei momenti di ribellione desiderano risposte<br />
ai loro problemi, nella ricerca della libertà<br />
inte riore. Le direttrici per un cambiamento<br />
devono avere, per i cristiani, come punto<br />
di riferimento Gesù e la Chiesa “ Mater et<br />
Magistra “, che deve esporre sempre la verità<br />
ed educare a vedere l’essenzialità delle cose.<br />
In Parrocchia, per quanto riguarda l’Impegno<br />
Educativo, pur con difficoltà varie, la situazione<br />
non è tragica. Esistono varie attività anche<br />
di forte impegno, quale il gruppo di Loreto,<br />
gruppo don Bosco, la Rosa Bianca che accoglie<br />
giovani in difficoltà. È inoltre auspicato lo<br />
sviluppo di più attività sportive, culturali e ricreative.<br />
Pazienza e coraggio, servono per riconoscere,<br />
alla luce del Vangelo, il bene e il<br />
male per poi trovare l’impegno nella “Correzione<br />
Fraterna”, cioè nel trovare la capacità di<br />
dell’Ufficio Catechistico Diocesano<br />
Si avvicinano le date in cui nelle nostre<br />
comunità i ragazzi riceveranno il dono<br />
dello Spirito Santo nel sacramento della<br />
Cresima. Prepararsi nel miglior modo possibile<br />
a vivere pienamente questo momento, significa<br />
anche non perdere un’occasione di incontro<br />
con i coetanei che, nel resto della Diocesi,<br />
condividono lo stesso cammino di iniziazione<br />
cristiana e si apprestano a diventare<br />
consapevoli testimoni della propria fede. Per<br />
questo tutti i cresimandi delle nostre comunità<br />
parrocchiali, accompagnati dai rispettivi catechisti,<br />
saranno caldamente attesi domenica<br />
25 marzo a Badesi per la 3° GIORNATA DIO-<br />
CESANA DEI CRESIMANDI sul tema “Gesù on<br />
line: entra in chat!” I ragazzi verranno accolti<br />
alle ore 10,00 nel sagrato della chiesa parrocchiale;<br />
seguirà l’ascolto di una significativa<br />
testimonianza, che offrirà degli spunti per riflettere<br />
sulla propria vita intesa come dono<br />
per sé e per gli altri. Dopo la S. Messa, pre-<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
7<br />
intervenire interagendo con tutti, sempre con<br />
amore : i genitori esercitando la responsabilità<br />
educativa, facendola coesistere con bontà e<br />
fermezza nell’esempio; gli insegnanti nel formare<br />
con l’insegnamento autorevole il carattere<br />
e la personalità dei giovani. Base di qualunque<br />
progetto educativo è l’amore. Tutto inizia<br />
dalla famiglia, il cui ruolo primario è : l’educazione<br />
morale, religiosa e civile dei figli<br />
continua nella Scuola dove i fondamenti della<br />
cultura sono trasmessi alle giovani generazioni<br />
e prosegue in Parrocchia che si propone il<br />
compito di additare i valori cristiani e religiosi.<br />
Questa è la sintesi dei documenti prodotti,<br />
che sono stati approvati e presentati al Vescovo,<br />
Mons. Sebastiano Sanguinetti il quale, dopo<br />
la celebrazione dei Ministeri e la recita del<br />
Credo nello Spirito Santo, li ha firmati sull’altare,<br />
Domenica 4 Dicembre 2011.<br />
GESU’ ON LINE: ENTRA IN CHAT!<br />
Giornata diocesana dei cresimandi<br />
sieduta dal Vescovo, e il pranzo al sacco, ci<br />
sarà un momento di spettacolo e intrattenimento.<br />
Prima della partenza i ragazzi riceveranno<br />
da S.E. Mons. Sebastiano Sanguinetti il<br />
Mandato per andare e testimoniare la fede<br />
cristiana nelle proprie comunità e nella semplicità<br />
della vita quotidiana. Si raccomanda ad<br />
ogni gruppo di predisporre uno striscione<br />
con il nome della propria parrocchia. Inoltre<br />
i ragazzi si prepareranno alla giornata scrivendo<br />
una lettera indirizzata al Vescovo, dal<br />
titolo “Caro Vescovo, ti scrivo…” che porteranno<br />
poi all’offertorio durante la Celebrazione<br />
Eucaristica. Nella lettera i ragazzi, con la<br />
spontaneità e l’immediatezza che li caratterizza,<br />
potranno far sentire la loro voce, esprimere<br />
i bisogni, le attese, i modi e gli spazi in<br />
cui vorrebbero essere accolti in una comunità<br />
cristiana di cui loro rappresentano il futuro<br />
e la speranza.<br />
Cari ragazzi, l’Ufficio Catechistico Diocesano<br />
e la comunità di Badesi vi aspettano numerosi<br />
e festanti!
8<br />
di d. Santino Cimino<br />
& memoria<br />
GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Ricorre quest’anno il 25° di<br />
Padre Giovanni Battista Cavallera,<br />
“esempio indimenticabile<br />
di vita dedicata con passione<br />
alla comunità di Tergu, dedito<br />
alla sua gente con fedeltà e carità<br />
pastorale quotidiane”. Così lo ha<br />
voluto ricordare, nel saluto, il sindaco<br />
di Tergu, Dr Gianfranco Satta<br />
ed ha aggiunto: “Molti lo ricordano<br />
per le cose materiali che ha lasciato<br />
dietro di se: sala parrocchiale,<br />
oratori, asilo, scuole, campi di calcio<br />
e tanto altro, non un anonimo<br />
amministratore parrocchiale ma<br />
una guida autorevole, un ricordo<br />
nitido e incancellabile. E’ stato un<br />
educatore infaticabile, di carattere<br />
buono e riservato, profondo conoscitore<br />
dei problemi dei suoi fedeli.<br />
Nato a Roata Chiusani, piccola<br />
borgata in provincia di Cuneo, nel<br />
Piemonte, che nel 1903 ha dato i<br />
natali al Cardinal Michele Pellegrino,<br />
elevato alla dignità di porporato<br />
da Paolo VI. Padre Giovanni na-<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
PADRE GIOVANNI BATTISTA CAVALLERA<br />
“ Un missionario dal cuore grande”<br />
Padre Cavallera<br />
sce il 17 <strong>febbraio</strong> del 1905 da Battista<br />
e da Maria Conte, genitori ricchi<br />
di una profonda fede cristiana.<br />
Erano dei semplici contadini, come<br />
gli altri parenti, dignitosamente<br />
e con grande spirito di sacrificio,<br />
lavoravano la terra traendone<br />
da essa sostentamento. Entrò nell’istituto<br />
Missioni della consolata<br />
nel 1921 dove completò tutti gli<br />
studi dal ginnasio fino alla teologia.<br />
Fu consacrato Sacerdote nella<br />
chiesa Santi Angeli Custodi di Torino<br />
il 29 gennaio del 1928. I primi<br />
due anni di sacerdozio li spese<br />
a Torino come insegnante nel piccolo<br />
Seminario di San Paolo. Nel<br />
1933 comincia la sua vita da missionario<br />
per le strade del mondo.<br />
La missione fu la passione della<br />
sua vita, possedeva la tempra e<br />
l’intelligenza di un condottiero,<br />
doti che erano alla base della sua<br />
azione. La prima tappa della missione<br />
nel vasto continente africano<br />
fu l’Etiopia. Grazie all’impegno<br />
assiduo e appassionato di Padre<br />
Giovanni e dei suoi compagni,<br />
ebbero particolare rilievo<br />
le scuole, gli asili, le case<br />
di accoglienza per i ragazzi<br />
di strada. Uno dei<br />
talenti maggiormente riscontrabili<br />
nel suo operato<br />
era l’insegnamento,<br />
per lui era un’arte aperta<br />
alla ricerca costante e alla<br />
creatività. Nel 1941,<br />
quando la seconda guerra<br />
mondiale era in piena<br />
attività, Padre Giovanni<br />
fu fatto prigioniero e deportato<br />
in Sudan dove rimase<br />
per circa due anni e<br />
mezzo prima di essere<br />
trasferito nei campi di<br />
concentramento di Nyeri<br />
nel Kenya, rimanendovi<br />
sino alla fine della guerra.<br />
Per un breve intervallo di tempo<br />
ritornò in <strong>It</strong>alia, per assolvere<br />
l’incarico di economo e insegnante<br />
a Varallo Sesia. Nel 1959 approdò<br />
in Sardegna, quando i missionari<br />
della Consolata si insediarono<br />
a Tergu, dove divenne parroco.<br />
Questa meta costituì per Padre<br />
Giovanni l’ultimo ma intenso capitolo<br />
del suo fecondo apostolato,<br />
intriso di spirito di abnegazione e<br />
chiusosi dopo trent’anni di opere<br />
evangeliche, con la consumazione<br />
totale di ogni sua energia, nel<br />
1987, alla soglia degli 82 anni. La<br />
nomina di Mons. Carlo Re, quale<br />
Vescovo di Ampurias e Tempio il<br />
29 dicembre del 1951, favorì certamente<br />
la venuta di Padre Giovanni<br />
a Tergu. Proprio in quel<br />
piccolo paesino, nel 1962, Mons.<br />
Carlo Re pensò saggiamente di far<br />
decollare un seminario e un dopo-scuola<br />
orientato alla formazione<br />
dei ragazzi, godendo della vicinanza<br />
geografica del mare di “Lu<br />
Bagnu”, frazione di Castelsardo,<br />
che in quegli anni offriva alla comunità<br />
della Consolata l’imperdibile<br />
opportunità dello svago e della<br />
distensione. Col passare del<br />
Don Giampaolo Raffatellu<br />
attuale parroco di Tergu<br />
tempo, e soprattutto con la partenza<br />
di due Padri dell’istituto, Padre<br />
Manca e Padre Bonifetto, si<br />
decise di cercare una località più<br />
popolata che offrisse maggiori opportunità.<br />
E qui, la scelta cadde su<br />
Olbia, una città in continua espansione,<br />
sede di porto e di aeroporto.<br />
La presenza dei Padri si traduce<br />
in forme di collaborazione pastorale,<br />
trasmettendo vivo e attuale<br />
il carisma del loro fondatore. Le<br />
prospettive che in quest’ultimo<br />
tempo si presentano per la città<br />
olbiese, soprattutto dopo l’istituzione<br />
di cinque nuove parrocchie,<br />
sollecitano i missionari della Consolata<br />
a potenziare la loro azione,<br />
consci che, grazie alla loro generosa<br />
disponibilità, continueranno<br />
ad essere un faro per la nostra<br />
chiesa locale, che, auguriamo,<br />
non si spenga, ma si ravvivi con il<br />
supporto di nuove leve. La nostra<br />
diocesi è stata ed è sempre riconoscente<br />
per il servizio di questi<br />
missionari, come sarà grata al Signore<br />
per averci dato queste<br />
splendide figure di Mons. Re e di<br />
Padre Cavallera ”un missionario<br />
dal cuore grande”.
memoria<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
RICORDANDO IL NOSTRO CARO AMICO VESCOVO DON CARLO<br />
di Anna Maria Carta e Enrico Marchesini<br />
Ho letto recentemente sul<br />
settimanale cattolico umbro<br />
La Voce, del 3 <strong>febbraio</strong>,<br />
l’emozionante testimonianza<br />
di Mons. Mario Ceccobelli, vescovo<br />
di Gubbio, il quale ricordando<br />
don Carlo Urru nel decimo<br />
anniversario della sua “dipartita”,<br />
avvenuta il 2 <strong>febbraio</strong> 2002, ha rivelato<br />
di questo umile Pastore, gli<br />
ultimi istanti di vita cosi: “Aprì gli<br />
occhi e li rivolse in alto come se<br />
scorgesse il paradiso e vedesse già<br />
la Madonna, la Mamma del cielo<br />
, tanto amata e venerata”.<br />
Ho pensato subito al famoso<br />
“Passo” del Vangelo in cui Gesù<br />
ammaestrando i suoi discepoli davanti<br />
a un’immensa folla, diceva<br />
queste parole : “Beati gli umili<br />
perché a loro appartiene il Regno<br />
dei cieli”.<br />
Don Carlo era la personificazione<br />
dell’umiltà. Questa virtù era il suo<br />
vestito quotidiano. Era molto<br />
amato da tutti, dai bambini, dai<br />
giovani e dagli adulti, di qualsiasi<br />
estrazione sociale. Certo, quando<br />
parlava dall’altare le sue omelie<br />
avevano una tale profondità di fede<br />
e di pensiero, che nell’ascoltarle<br />
mi sembrava di toccare con<br />
mano il messaggio evangelico:<br />
“… imparate da me che sono mite<br />
e umile di cuore” (Mt 11,27-29).<br />
Questo apostolo di Gesù, era proprio<br />
così, e l’umiltà ha caratterizzato<br />
tutto il suo cammino. Ci vorrebbe<br />
un libro per raccontare<br />
trent’anni di amicizia, incominciata<br />
nel ‘71, appena Don Carlo fu<br />
nominato vescovo di Tempio-Ampurias,<br />
allora, mia Diocesi. Era figlio<br />
di un maresciallo dell’ Eserci-<br />
to e quindi sentiva un grande affetto<br />
per la divisa, e sua madre era<br />
di Todi. Quando mio marito conobbe<br />
Don Carlo, era un giovane<br />
sottufficiale dei carabinieri originario<br />
di Collevalenza di Todi, ed<br />
era stato destinato per servizio a<br />
Tempio, pochi giorni dopo la nomina<br />
di don Carlo a nuovo vescovo.<br />
Li univa la terra di provenienza:<br />
l’Umbria. Tra loro s’instaurò,<br />
dopo essersi conosciuti, una sincera<br />
amicizia. In seguito anch’io<br />
ebbi la fortuna di conoscerlo e di<br />
frequentarlo insieme all’allora mio<br />
fidanzato carabiniere. Ricordo ancora<br />
l’accelerazione dei battiti del<br />
mio cuore, per l’emozione provata<br />
quando ricevetti l’invito, insieme<br />
al mio ragazzo, per me la prima<br />
volta, a pranzo nella sua casa<br />
all’Episcopio. In quell’occasione<br />
rimasi colpita soprattutto dalla sua<br />
cordialità e semplicità; si interessò<br />
dei miei studi liceali, della pittura<br />
del mio fidanzato e di come ci<br />
eravamo conosciuti, chiedendo<br />
notizie anche della mia famiglia.<br />
Partecipò alla sua prima mostra<br />
inaugurata a Tempio nel ‘73. Fu<br />
una presenza che non solo fece<br />
tanto piacere a tutti i presenti, ma<br />
che anche in quell’occasione, dimostrò<br />
attraverso le sue parole<br />
quale considerazione avesse per<br />
la creatività, l’immaginazione, dicendo:<br />
“…doni che Dio ha concesso<br />
a tutte le creature di questa<br />
terra….”. Don Carlo aveva questa<br />
grande capacità di comunicare, si<br />
esprimeva con tanta dolcezza e<br />
sapeva ascoltare con pazienza e<br />
attenzione, trasmettendo quella<br />
ricchezza spirituale di cui era impregnato<br />
il suo animo francescano.<br />
Gli piaceva ricordare spesso le<br />
Mons. Carlo Urru<br />
giornate spensierate trascorse da<br />
ragazzino a Todi, tanto che mio<br />
marito lo accompagnò diverse<br />
volte a passeggiare sulla piazza e<br />
a rivedere i vicoli più cari, perché<br />
era proprio in quegli spazi che<br />
Don Carlo riviveva i suoi ricordi<br />
più belli della sua infanzia, prima<br />
che la sua famiglia si trasferisse a<br />
Perugia.<br />
Della madre ne parlava con nostalgia<br />
e affetto, spesso raccontava<br />
che quando era piccolo lo portava<br />
a pregare nella chiesa della<br />
Madonna del Campione. Amava<br />
Todi, ed era devotissimo come<br />
tutti i Tuderti alla Vergine Santissima.<br />
Nel 1974 celebrò il nostro<br />
matrimonio e andammo via da<br />
Tempio, ma continuammo a vederci<br />
di tanto in tanto. Appena<br />
nacque il primo figlio lo chiamammo<br />
Carlo, in suo onore.<br />
Ogni volta, ci accoglieva sempre<br />
con un sorriso affettuoso ed era<br />
molto ospitale e generoso con i<br />
nostri figli che, nel frattempo erano<br />
diventati tre: Carlo, Liana e<br />
Flavio.<br />
In seguito, nel 1982 anche Lui lasciò<br />
la Sardegna e ritornò nella<br />
sua Umbria alla guida della Diocesi<br />
di Città di Castello, portando<br />
sempre nel cuore il ricordo di<br />
quegli anni trascorsi in Sardegna.<br />
Lasciata la curia di Città di Castello<br />
per limiti di età, su invito dell’allora<br />
arcivescovo di Perugia<br />
mons. Ennio Antonelli, don Carlo<br />
andò ad abitare nel palazzo vescovile,<br />
perciò per noi diventò più<br />
facile visitarlo, anche perchè abitavamo<br />
allora alla periferia di Perugia<br />
e precisamente a S. Sisto, e<br />
ogni volta era un piacere anche<br />
per i nostri figli incontrarlo. Aveva<br />
9<br />
un piccolo appartamentino accogliente,<br />
la cui finestra si affacciava<br />
proprio sulla bellissima piazza IV<br />
Novembre, una delle più belle d’<strong>It</strong>alia.<br />
Ma proprio in questo ambiente<br />
familiare dava sfogo ai suoi<br />
ricordi specialmente legati alla sua<br />
esperienza nell’Azione Cattolica e<br />
a quella del Seminario Regionale<br />
Umbro di Assisi. Non era mai solo,<br />
tanti amici, persino tanta gente<br />
che veniva dalla Sardegna e non<br />
mancavano mai nel suo tavolino i<br />
tipici dolci sardi. Spesso era nostro<br />
ospite a Collevalenza e quando<br />
parlava di Madre Speranza i<br />
suoi occhi si riempivano di luce.<br />
Con l’età purtroppo avanzava anche<br />
la malattia, ma ci fece nel<br />
1994 un ultimo regalo: battezzò<br />
nella chiesa parrocchiale di S. Sisto<br />
l’ultima figlia Anastasia, così<br />
anche lei come i suoi fratelli ebbe<br />
la possibilità di conoscerlo e di<br />
frequentarlo, tutti insieme sino alla<br />
fine della sua vita.<br />
Don Carlo non ha segnato la nostra<br />
vita solo perché ha celebrato<br />
il nostro matrimonio, o per il calore<br />
della sua amicizia, ma ha lasciato<br />
una traccia importante e indelebile<br />
nei nostri sentimenti attraverso<br />
la sua bontà d’animo, la<br />
dolcezza della sua parola e del<br />
suo sorriso che mai dimenticheremo.<br />
Era “un Servo di Dio”, semplice,<br />
senza arie, senza pretese. Il<br />
suo motto “Spera in Domino” ha<br />
caratterizzato in pieno il suo servizio<br />
episcopale.<br />
Caro Don Carlo, ci hai dato tanto,<br />
la tua immagine resterà sempre<br />
custodita oltre che nel nostro cuore,<br />
impressa anche nella nostra<br />
mente, e non potrà essere diversamente.
10<br />
di Francesca Sassi<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Ogni anno, la diocesi di Tempio Ampurias<br />
aspetta l’importante giornata dedicata<br />
a tutti i giovani che, con il loro<br />
entusiasmo, coinvolgono anche i più piccoli. Il<br />
29 Gennaio, infatti, si è svolta, nel paese di<br />
Sant’Antonio di <strong>Gallura</strong> la “marcia della pace”,<br />
l’incontro diocesano organizzato dall’A.C.R.<br />
(azione cattolica ragazzi) a cui hanno partecipato<br />
circa 500 persone tra cui bambini in pre-<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
SANT’ANTONIO DI GALLURA HA ACCOLTO LA “MARCIA DELLA PACE”<br />
di Nicoletta Melis<br />
Come portavoce scelta dalla comunità in<br />
occasione dell’ingresso della nuova guida<br />
pastorale nella Parrocchia di Santa<br />
Giusta V.M. in Calangianus, chiedo ospitalità al<br />
Direttore di questo periodico per esprimere la<br />
mia riflessione a tale proposito, dal momento<br />
che l’autore degli articoli a riguardo ha omesso<br />
di pubblicare la lettera di saluto che io stessa ho<br />
scritto in condivisione con la comunità per accogliere<br />
il nuovo parroco.<br />
Prima di tutto, a titolo di cronaca, vorrei precisare<br />
che in occasione dei preparativi per l’arrivo<br />
del nuovo parroco, un’assemblea formata dai<br />
rappresentanti di tutte le componenti ecclesiastiche<br />
e associative, presieduta da don Francesco<br />
Tamponi, ha organizzato concordemente<br />
l’evento basandosi sui principi di sobrietà, semplicità<br />
e sulla preghiera, non certo tenendo conto<br />
del “tempo” o dell’assenza di un “consiglio<br />
pastorale aperto a tutti” ma nel rispetto dei tempi<br />
e di chi, individuo, famiglia o istituzione, vive<br />
disagi e difficoltà finanziari. Sobrietà, semplicità<br />
e preghiera sono gli stessi ingredienti adottati<br />
dalla comunità per salutare il parroco uscente<br />
don Gianni Satta, condividendo con lui, il 31<br />
ottobre anniversario della sua ordinazione sacerdotale,<br />
un’ Eucarestia di ringraziamento e di<br />
lode al Signore per la sua azione pastorale nella<br />
nostra comunità. Nessun “applauso liberante<br />
che voleva dire molte cose”, ma tanta commozione<br />
, affetto, riconoscenza per chi in questi<br />
parazione ai sacramenti, ragazzi del gruppo<br />
dell’azione cattolica e accompagnatori, per lo<br />
più catechiste e animatori dello stesso evento.<br />
I gruppi appartenevano a 17 parrocchie provenienti<br />
da ogni parte: La Maddalena, Arzachena,<br />
San Pantaleo, Loiri, Tempio, Calangianus, Bortigiadas<br />
e Olbia sia col gruppo dell’azione cattolica<br />
che coi bambini della parrocchia di San<br />
Michele Arcangelo guidata dal Sacerdote Don<br />
Theron. Durante la marcia, che è stata divisa in<br />
quattro tappe per una maggiore riflessione sul-<br />
LETTERA DA CALANGIANUS<br />
quattro anni, con pazienza, sacrificio e a costo<br />
di scelte impopolari, ha educato i fedeli a lui affidati<br />
ad un progetto di comunità basato sulla<br />
unità, sulla condivisione, sulla partecipazione<br />
attiva di ogni battezzato per la gloria di Dio e il<br />
servizio ai fratelli. Da qui è scaturito il coinvolgimento<br />
delle famiglie, dei bambini, dei ragazzi,<br />
degli adulti in vari ambiti della pastorale (catechesi,<br />
liturgia, solidarietà, cultura, manutenzione<br />
della chiesa, Consiglio degli affari economici,<br />
ministranti) in una sinergia finalizzata a capire<br />
che la Chiesa, fatta di pietre vive, svolge la sua<br />
azione liturgica in una chiesa, tempio di Dio,<br />
che necessita di continue cure e attenzioni per<br />
conservarsi nel tempo e per rispondere al meglio<br />
all’azione spirituale di lode, ringraziamento<br />
e preghiera volti a celebrare il mistero di Dio.<br />
Don Gianni ha mostrato particolar premura alla<br />
manutenzione ordinaria e straordinaria della<br />
chiesa parrocchiale, dei beni materiali che sono<br />
proprietà della comunità stessa, di cui purtroppo<br />
spesso si ignora l’esistenza e per questo l’appartenenza.<br />
La pubblicazione annuale dei dettagliati<br />
rendiconti economici della comunità è un<br />
altro segno positivo e innovativo di una condivisione<br />
partecipata di quelle che sono le entrate<br />
e le uscite, ancora una volta per far capire a<br />
tutti che anche l’amministrazione dei beni comunitari<br />
materiali non è appannaggio del solo<br />
parroco ma di tutti i fedeli che hanno contribuito<br />
alla sua crescita. Chi ha accolto queste linee<br />
pastorali, ne ha apprezzato l’importanza, ne ha<br />
compreso il significato profondo, grazie soprat-<br />
vita diocesana<br />
l’importanza e sul significato di quel cammino<br />
per le vie del paese, regnava talvolta il silenzio<br />
talvolta l’allegria accompagnata da lodi al Signore,<br />
preghiere e canzoni di vario genere che<br />
invitavano alla pace: quella pace che viene dal<br />
cuore, senza la quale non esisterebbe l’unione<br />
né l’amore e che porta a seguire Dio e la sua<br />
parola. Al termine, ci attendeva la messa nella<br />
chiesa del centro dove Don Santino, il parroco,<br />
insieme ad altri Sacerdoti, ha concelebrato al<br />
fianco di Mons. Sanguinetti, con un’omelia tutta<br />
dedicata ai ragazzi che ha scaturito attenzione<br />
e curiosità soprattutto nei più piccoli e stupore<br />
nei più grandi per il lessico del Vescovo<br />
così semplice e così confacente alla mente di<br />
un bambino che, in genere, non pensa al diavoletto<br />
né alle cose del mondo. Prima che cominciasse<br />
a piovere, la giornata ci ha permesso<br />
un pranzo al sacco all’aperto e un po’ di<br />
svago nella piazzetta fino al momento in cui ci<br />
si è riuniti tutti nella palestra: ci aspettava una<br />
tavolata immensa di dolci di ogni tipo, perché<br />
il paese di Sant’Antonio ha contribuito alla festa<br />
regalandoci i loro sapori. Subito, tutti sono<br />
stati rapiti dai balli e dai giochi, grandi e piccoli.<br />
Urla di gioia per i sacerdoti che tiravano<br />
palloncini ai bambini e catechiste che facevano<br />
il trenino. Tutto per la ricerca di un sorriso e<br />
dell’unione. Ancora non si è deciso nulla per<br />
l’anno prossimo, si cambierà paese e si farà<br />
sempre in pieno inverno, perché non c’è la<br />
paura che piova o che l’evento venga rovinato<br />
dal tempo; la marcia ha sempre avuto il Sole<br />
come compagno, segno di luce, di colui che è<br />
amore, che è pace.<br />
tutto ad un cammino di formazione, educazione<br />
e preghiera, aperto a tutti quelli che volevano<br />
rinnovare quotidianamente l’incontro con<br />
Cristo nell’ascolto della Parola, nell’esercizio dei<br />
sacramenti, nel servizio ai fratelli.<br />
È stato scritto “ …i calangianesi ben felici<br />
che…con don Deriu sperano di aprire un nuovo<br />
ciclo di vita comunitaria in cui tutte le espressioni<br />
della comunità siano valorizzate e si possa<br />
continuare al meglio la via della nuova evangelizzazione<br />
intrapresa da don Gianni”. Alle varie<br />
espressioni della comunità è stata offerta l’occasione<br />
di contribuire al bene comune della comunità<br />
in nome di Cristo; spesso però questa<br />
opportunità non è stata colta perchè si continua<br />
a rimanere prigionieri di una mentalità di potere<br />
individuale, di divisione, di protagonismo fine<br />
a se stesso senza entrare nella prospettiva di<br />
comunità intesa come una famiglia dove il Padre<br />
esercita la sua guida, anche in modo anticonformista,<br />
e dove tutti i figli devono essere<br />
educati e formati a vivere una vita di fede adulta,<br />
responsabile, gioiosa, senza falso sentimentalismo<br />
o moralismo. Questa è la nuova realtà<br />
ereditata dal nuovo parroco don Umberto, al<br />
quale abbiamo già pubblicamente chiesto di<br />
“essere sempre tra noi segno della presenza del<br />
Signore, strumento di perdono e riconciliazione,<br />
richiamo alla comunione e alla unità”. A don<br />
Umberto, chiediamo ancora una volta di valorizzare<br />
e far crescere nella reciproca fiducia<br />
questa “perla “ di comunità, in nome e nel segno<br />
del Signore, nostro Salvatore.
vita diocesana<br />
di Rinaldo Alias<br />
Con questa raccomandazione<br />
ai suoi “concittadini” olbiesi,<br />
sulla falsa riga della nota<br />
esortazione rivolta da Giovanni Paolo<br />
II ai giovani sardi nel 1985, don<br />
Giuseppe Delogu ha voluto concludere<br />
la sua omelia, sabato 28 gennaio<br />
scorso. Don Giuseppe, nato a<br />
Castelsardo 1931, ha svolto il suo<br />
ministero pastorale ad Olbia dal<br />
1964 al 2010. In questi 46 anni, trascorsi<br />
tra le parrocchie di San Paolo<br />
e soprattutto, dal 1977, di N. S. de La<br />
Salette, don Giuseppe ha lasciato<br />
una traccia profonda nella coscienza<br />
religiosa, culturale e civile della città.<br />
Per questo motivo il sindaco Giovannelli,<br />
sicuro interprete del sentimento<br />
degli olbiesi, ha voluto conferire<br />
al sacerdote la cittadinanza<br />
onoraria di quella città che egli ha<br />
per tanti anni animato con incredibile<br />
zelo, profondità e intelligenza.<br />
La cerimonia, per scelta della stessa<br />
amministrazione cittadina, si è svolta<br />
nella chiesa de La Salette, subito<br />
dopo la S. Messa presieduta, come<br />
“ai vecchi tempi”, dallo stesso don<br />
Giuseppe. È stata, infatti, la celebrazione<br />
eucaristica, il pane spezzato<br />
“per voi” e la Parola spezzata e fatta<br />
carne, il cuore dell’attività pastorale<br />
di don Giuseppe in questi quasi cinquant’anni<br />
di ministero olbiese. Per<br />
questo la scelta della Giunta comunale<br />
è stata ancor più significativa e<br />
gradita. Gradita soprattutto ai tanti<br />
parrocchiani e collaboratori, testimoni<br />
delle numerose iniziative pastorali,<br />
spirituali e artistiche di don<br />
Giuseppe, che sono venuti numerosissimi<br />
a testimoniare l’incredibile<br />
affetto che li lega a colui che per<br />
tanti anni è stato loro pastore e parroco.<br />
È forse questa l’immagine più<br />
bella della chiesa olbiese: una chiesa<br />
attenta, sensibile e calorosa verso<br />
i suoi sacerdoti. Di questa profonda<br />
attenzione ha voluto rendere testimonianza<br />
don Giuseppe stesso, sottolineando<br />
la profonda osmosi che<br />
lega il pastore al suo gregge, in una<br />
circolarità di dono e offerta reciproca.<br />
In questo senso don Giuseppe<br />
ha voluto dedicare e condividere<br />
idealmente questo importante riconoscimento<br />
con i tanti sacerdoti che<br />
hanno speso la propria vita al servizio<br />
della chiesa e della cittadinanza<br />
olbiese: anzitutto il grande “apostolo”<br />
di Olbia Mons. Francesco Cimino,<br />
e poi il compianto parroco fondatore<br />
de La Salette don Gesuino<br />
Pitzalis , nonché i vari collaboratori<br />
che hanno affiancato don Giuseppe<br />
durante i lunghi anni del suo ministero<br />
a La Salette: il carissimo don<br />
Cesare Delogu, prematuramente<br />
scomparso, don Francesco Tamponi<br />
e don Roberto Aversano, che ha an-<br />
che voluto presenziare alla cerimonia.<br />
Per questo motivo, quindi, e secondo<br />
l’intenzione esplicita di don<br />
Giuseppe stesso, l’appuntamento<br />
del 28 gennaio non è stato il semplice<br />
riconoscimento del lavoro<br />
svolto da una persona, ma una festa<br />
e un grande grazie che la città di Olbia<br />
ha voluto offrire alla Chiesa olbiese<br />
tutta e ai testimoni del Vangelo<br />
che hanno animato la vita spirituale<br />
della città in questi anni. È stato<br />
un vero momento di festa nella<br />
Chiesa e per la Chiesa; un riconoscimento<br />
di quanto la testimonianza<br />
cristiana possa essere l’anima della<br />
città. Questa dimensione, veramente<br />
ecclesiale, della cerimonia è stata<br />
sottolineata ancor di più dalla presenza<br />
di Mons. Vescovo, unita alla<br />
testimonianza viva, gioiosa e piena<br />
di speranza, contenuta nella parole<br />
di don Giuseppe e di quanti si sono<br />
avvicendati nei loro indirizzi di<br />
omaggio, per quello che il seme del<br />
Vangelo significa e può ancora significare<br />
per una città vivace e complessa<br />
come Olbia. Per i parrocchiani<br />
de La Salette, poi, i veri protagonisti<br />
dell’evento, l’ascolto dell’omelia<br />
e l’abbraccio personale con il loro<br />
“storico” parroco sono stati molto<br />
di più che una “rimpatriata” tra vecchi<br />
amici, o uno sguardo rivolto al<br />
passato. Sono stati, invece, più propriamente,<br />
un rinnovato slancio verso<br />
il futuro di una comunità cristiana<br />
che guarda all’oggi con impegno<br />
e al domani con fiducia, proprio<br />
perché sostenuta dalla gratitudine<br />
per doni ricevuti in passato. La serata<br />
di sabato 28 gennaio, quindi, per<br />
come concretamente l’ha vissuta la<br />
gente della parrocchia, è stato un<br />
momento non di pura nostalgia o<br />
commemorazione, ma la testimonianza<br />
affettuosa di un grazie e uno<br />
scambio di doni reciproco. Don<br />
Giuseppe ci ha donato la sua parola<br />
saggia, il suo vigore immutato, la<br />
sua lucida percezione della giusta<br />
direzione da prendere per il futuro.<br />
E la parrocchia, la sua parrocchia,<br />
ha regalato una grande gioia a colui<br />
ha speso tanto della sua vita in questa<br />
porzione di Chiesa: gli ha donato<br />
la certezza e la speranza che tanto<br />
lavoro non è stato vano, e che la<br />
comunità, accogliendo con gioia e<br />
come dono i nuovi sacerdoti, ha capito<br />
l’ultima grande lezione di don<br />
Giuseppe: la capacità, nonostante la<br />
verità e la profondità dei legami, di<br />
andare avanti – sempre – incontro<br />
all’unico vero maestro: Cristo. Nonostante<br />
l’umanissima nostalgia di<br />
tanti e il peso del distacco, la scelta<br />
coraggiosa e anche contro corrente<br />
di don Giuseppe di mettersi ancora<br />
in gioco proponendo al Vescovo la<br />
sua disponibilità per un nuovo servizio<br />
pastorale, è stata ormai accol-<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
ta nel suo vero significato dalla comunità.<br />
In ciò i parrocchiani de La<br />
Salette hanno dimostrato a don Giuseppe<br />
di avere raggiunto una grande<br />
maturità ecclesiale e un affetto<br />
forse più vero, perché generoso e rivolto<br />
verso l’unico bene: Cristo stesso.<br />
Il ritorno di don Giuseppe a Castelsardo,<br />
nella piccola parrocchia di<br />
Santa Teresa di Gesù Bambino in Lu<br />
Bagnu, una parrocchia nuova e priva<br />
ancora di una chiara identità di<br />
strutture e di collaboratori, auguriamo<br />
tutti che segni per lui una stagione<br />
di rinnovata giovinezza pastorale,<br />
e segni per i tanti cari amici e<br />
“figli” che lascia ad Olbia, l’opportunità<br />
dura, ma necessaria, di una crescita<br />
maggiore nel sensus Ecclesiae,<br />
assumendo forse anche una più viva<br />
responsabilità personale e un<br />
pieno e fiducioso abbandono ai pastori.<br />
E poi, cosa non secondaria,<br />
questi vincoli storici e affettivi che<br />
legano le due zone più distanti tra<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
“Prendete in mano questa città e fatene un capolavoro”<br />
11<br />
Don Giuseppe<br />
Delogu riceve<br />
la cittadinanza<br />
onoraria dal<br />
sindaco<br />
Gianni<br />
Giovannelli<br />
loro della diocesi, aiutino la Chiesa<br />
diocesana, che tanto ha ricevuto<br />
dalla compresenza nel suo territorio<br />
di mentalità ed esperienze culturali<br />
e geografiche tanto diverse, a crescere<br />
nella comunione e nella reciproca<br />
collaborazione. Questo è stato<br />
l’auspicio di tanti, ed anche in<br />
particolare dei sindaci di Olbia e Castelsardo.<br />
Del resto è importante<br />
che Olbia e la bassa <strong>Gallura</strong> in genere,<br />
oggi così vivaci e ricchi in tutti<br />
i sensi, non dimentichino di essere<br />
sempre grati al Signore e alla<br />
Chiesa diocesana per l’intensa opera<br />
di evangelizzazione che alcuni figli<br />
dei piccoli centri dell’<strong>Anglona</strong> ,<br />
autentici uomini di Dio, eredi di una<br />
tradizione cristiana forte e antica,<br />
hanno regalato loro. Ci aiutino in<br />
questo cammino di gratitudine e comunione<br />
i nostri santi patroni Simplicio<br />
e Antonio Abate, patroni rispettivamente<br />
di Olbia e Castelsardo,<br />
e della nostra diletta diocesi.
12<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
“Il Paese vive un generale senso di depressione<br />
che attraversa tutte le classi sociali:<br />
i poveri perché vedono allontanarsi la<br />
possibilità di migliorare la loro situazione economica;<br />
i ceti medi perché hanno paura di una<br />
progressiva proletarizzazione; i ricchi perché si<br />
sentono criminalizzati e hanno persino timore<br />
di mostrare il proprio status”. È uno dei passaggi<br />
centrali del Rapporto <strong>It</strong>alia <strong>2012</strong> dell’Eurispes,<br />
presentato a Roma. Il presidente Gian<br />
Maria Fara, ha affermato che “la responsabilità<br />
dell’attuale situazione che viene attribuita impropriamente<br />
e per intero alla classe politica<br />
appartiene invece alla ‘classe dirigente generale’<br />
della quale fanno parte tutti coloro che esercitano<br />
ruoli e funzioni direttivi all’interno della<br />
società: imprenditori, élite culturali; manager<br />
pubblici e privati; sindacalisti; i grandi commis<br />
dello Stato; magistrati; professori; uomini dell’informazione<br />
e della ricerca”. Secondo Fara, si<br />
tratta di una élite “che dovrebbe farsi carico delle<br />
esigenze e dei bisogni della collettività”,<br />
mentre in realtà si comporta come “un blocco<br />
solidale e separato dal resto del Paese, articolato<br />
sul modello feudale, che non ha nessuna intenzione<br />
di rinunciare, neppure in piccola parte,<br />
ai privilegi conquistati”. Ma se la “classe dirigente<br />
generale” – secondo il presidente dell’Eurispes<br />
– cerca in ogni modo di tutelare i<br />
propri privilegi, “anche la società è vittima e<br />
complice, nello stesso tempo. Basti pensare –<br />
ha affermato – che in <strong>It</strong>alia esistono tre Pil: uno<br />
ufficiale (1.540 mld); uno sommerso (equivalente<br />
al 35% di quello ufficiale (540 mld); uno<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
criminale frutto dei proventi delle attività illegali<br />
che supera i 200 mld”. Ne deriva che “nel<br />
Paese circola più ricchezza di quanto non raccontino<br />
le statistiche ufficiali e questo spiega<br />
anche la capacità dimostrata dal sistema nel suo<br />
complesso di reggere di fronte a una crisi devastante<br />
e anche la durezza con la quale siamo<br />
trattati dai nostri partner europei, Germania in<br />
testa”. Dal Rapporto emerge che l’evasione fiscale<br />
e il sommerso sono certamente opera dei<br />
“grandi evasori”, “ma anche della connivenza<br />
quotidiana di milioni di italiani che producono<br />
o alimentano essi stessi il sommerso”. Per uscire<br />
dalla crisi, quindi, occorre “una generale presa<br />
di coscienza e la rottura di quel patto di complicità<br />
che blocca la società”. Ma, soprattutto,<br />
ha ricordato Fara, “la riscoperta dei doveri e<br />
delle responsabilità di ciascuno superando l’egoismo<br />
e la difesa corporativa degli interessi”. Il<br />
ruolo della politica, in questa situazione, è “di<br />
ricostituirsi come grande agenzia di senso e di<br />
orientamento”. Tra i diversi aspetti affrontati dal<br />
Rapporto, quello della condizione economica<br />
delle famiglie rappresenta uno dei punti più<br />
problematici. Non solo il 2011 viene definito<br />
“un anno da dimenticare per l’<strong>It</strong>alia”, con una<br />
situazione “nettamente peggiorata per il 67%<br />
degli italiani”, ma la maggioranza degli italiani<br />
pronostica un peggioramento nell’anno in corso,<br />
con una contrazione del reddito diffusa,<br />
l’aumento della richiesta di prestiti non solo per<br />
l’acquisto della casa ma per beni d’importo più<br />
piccolo oppure per il pagamento di debiti pregressi<br />
(33,1%). Da qui fenomeni “preoccupanti”<br />
Il 24 <strong>febbraio</strong> <strong>2012</strong>, presso l’aula<br />
Mons. Albino Morera dell’Istituto Euromediterraneo<br />
ISSR, si terrà un incontro-dibatto<br />
su L’educazione nel magistero<br />
di Benedetto XVI con la presentazione del<br />
volume di D. Petti, Dialogo sull’educazione<br />
con Benedetto XVI, edito dalla Libreria<br />
Editrice Vaticana, 2011. All’incontro sarà<br />
eurispes<br />
Rapporto Eurispes:<br />
anche la società è responsabile dell’affievolirsi dei valori<br />
quali la diffusione dei “Compro oro” ai quali<br />
ormai si rivolge quasi il 10% delle famiglie per<br />
raggranellare soldi. Benché gli italiani amino<br />
l’<strong>It</strong>alia e per il 72% ritengano “una fortuna” esserci<br />
nati e viverci, si registra il desiderio o la<br />
necessità di “fuga” in cerca di lidi più promettenti,<br />
specie tra i giovani: il 59,8% dei ventitrentenni<br />
si dice “disponibile a lasciare il Paese”,<br />
sintomo delle reali difficoltà a trovare lavoro<br />
e a costruire un futuro anche per i più<br />
qualificati. Sui temi etici, il Rapporto registra un<br />
deciso favore per il “divorzio breve” (82,2%),<br />
per la pillola abortiva (58%), per l’eutanasia<br />
(50,1%) e per il “testamento biologico” (65,8%),<br />
mentre è netta la contrarietà al “suicidio assistito”<br />
(71,6%). Il Rapporto Eurispes parla anche<br />
del governo Monti sottolineando che “o sarà<br />
messo nelle condizioni di operare e di poter finalmente<br />
rompere gli schemi che tengono imprigionato<br />
il Paese e che ne impediscono la<br />
modernizzazione e la ripresa oppure sarebbe<br />
stato preferibile indire rapide elezioni e dare<br />
all’elettorato la facoltà di decidere del proprio<br />
futuro”. Afferma poi che per la sua nomina “sono<br />
stati utilizzati toni da ‘ultima spiaggia’ e nessuno<br />
dubita che la situazione fosse estremamente<br />
critica, ma mettere sotto tutela gli elettori<br />
è stato forse una medicina più dolorosa<br />
della stessa malattia, almeno dal punto di vista<br />
della prassi democratica”. Eppure, conclude<br />
Fara, “quando si andrà alle urne niente sarà più<br />
come prima e le forze politiche saranno costrette<br />
a prenderne atto e ad adeguarsi pena la<br />
loro stessa sopravvivenza”..<br />
INCONTRO ALL’ISTITUTO EUROMEDITERRANEO<br />
presente l’autore, interverranno prof. Andrea<br />
Muzzeddu, docente di Metodologia e<br />
didattica presso l’IEM-ISSR, e don Paolo<br />
Pala, rettore del Seminario Vescovile di<br />
Tempio P. e docente di Teologia dell’educazione.<br />
L’incontro si terrà alle h. 15.45 e<br />
sarà possibile richiedere un attestato di<br />
partecipazione.<br />
Presentazione di MASSIMO INTROVIGNE<br />
Don Gianni Sini, esorcista, affronta qui un argomento molto delicato,<br />
che provocherà, forse, scetticismo e sarcasmo in molti. Parlare<br />
del diavolo è scomodo, perché richiama memorie medievali,<br />
in un Terzo Millennio dominato da un pensiero illuministico e materialistico.<br />
Del diavolo, però, si parla dappertutto: nei salotti televisivi,<br />
nei film, nei libri. Si parla di magia, di satanismo, di occultismo,<br />
perché non dovrebbe parlarne un esperto in materia, un sa- pp. 176 - € <strong>16</strong>,80 - ISBN 978-88-7198-630-2<br />
cerdote incaricato dalla Chiesa, in sintesi, un « esorcista »? Il libro<br />
si basa sulla Rivelazione e sulla Tradizione della Chiesa, con riferimento costante alla Sacra Scrittura e ai<br />
documenti del Concilio. La maggior parte delle persone, che si sono rivolte allʼesorcista, proviene da esperienze<br />
con il mondo dellʼoccultismo, della magia e dello spiritismo, che hanno favorito lʼingresso di Satana<br />
nella loro vita e che, a volte, si sono ritrovate vittime inconsapevoli di fatture e malefici procurati da altri,<br />
nascosti persino tra i regali di nozze. Tali esperienze, seppur dolorose, sono sempre transitorie, perché lʼesorcista,<br />
grazie alla forza del ministero affidatogli dalla Chiesa, aiuta ad uscire vincitori dai legami col Maligno<br />
presentando Cristo come unica via di salvezza.
la maddalena<br />
da Notiziario Interparrocchiale<br />
La celebrazione della Giornata per la Vita,<br />
nella prima domenica di <strong>febbraio</strong>, è stata<br />
l’evento più importante della settimana.<br />
Non si è fatta la passeggiata da piazza Umberto<br />
I a causa delle condizioni del tempo. Ci si è<br />
riuniti tutti nella chiesa parrocchiale per la Messa<br />
solenne delle ore 11,00.<br />
I bambini del catechismo avevano preparato<br />
cartelli e striscioni inneggianti alla vita.<br />
Erano presenti, con i loro genitori, anche una<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
decina di bambini nati nell’ultimo anno.<br />
L’associazione CAV (Centro di Aiuto per la Vita)<br />
di La Maddalena insieme all’associazione<br />
A.M.A. (Associazione Mariana Adozioni a distanza)<br />
pure di La Maddalena, hanno curato<br />
l’organizzazione. Nell’omelia il parroco ha citato<br />
il messaggio dei Vescovi distribuito poi a tutti.<br />
Il tema del messaggio era: “Educare i giovani<br />
alla vita”. “Siamo servi della vita non padroni.<br />
Chi vuol farsi padrone della vita invecchia il<br />
mondo. L’aborto e l’eutanasia sono le conseguenze<br />
estreme e tremende di una mentalità<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Notizie della Parrocchia di Santa Maria Maddalena<br />
da Notiziario Interparrocchiale<br />
L<br />
Oasi Serena<br />
’Associazione Maria Immacolata gestisce in<br />
comodato d’uso ricevuto<br />
dalla Parrocchia dell’Agonia di<br />
N.S.G.C. l’omonimo edificio costruito<br />
a suo tempo da don Giuseppe<br />
e ristrutturato dalla stessa<br />
Associazione col contributo di<br />
tanti benefattori. Il primo piano è<br />
dato in locazione al Comune che<br />
gestisce la comunità alloggio “Padre<br />
Salvatore Vico”. Il secondo<br />
piano è destinato all’accoglienza<br />
di gruppi parrocchiali o famiglie,<br />
specialmente nel periodo estivo.<br />
Ultimamente l’Istituto Nautico ha<br />
chiesto l’utilizzo di quel locale per<br />
accogliere gli studenti che vengono<br />
dai centri lontani. È stata avviata<br />
una trattativa. Intanto l’Associazione<br />
sta provvedendo a dotare<br />
di aria condizionata lo stesso piano<br />
perché d’inverno è un frigorifero<br />
e d’estate un forno, tanto che<br />
gli ospiti nei periodi più caldi<br />
scappano. Le spese saranno coperte<br />
con l’affitto del locale (€<br />
4.950 al mese), affitto che negli ultimi<br />
anni è servito per l’imper-<br />
meabilizzazione dell’intero edificio,<br />
per la sistemazione del piazzale<br />
antistante e per aiutare la parrocchia<br />
dell’Agonia di N.S.G.C.<br />
che ha dovuto pagare al Comune<br />
per la sanatoria dell’oratorio circa<br />
200.000 euro.<br />
1. Sabato 11 Febbraio XII Giornata<br />
di Raccolta del Farmaco per il<br />
Banco Farmaceutico – iniziativa<br />
presente a La Maddalena da quattro<br />
anni. Le farmacie che hanno<br />
aderito sono: Farmacia Corda –<br />
P.zza della Chiesa; Farmacia Maddalena<br />
V. Principe Amedeo (Due<br />
Strade)<br />
2. Domenica 12 <strong>febbraio</strong> – Giornata<br />
del Malato – ore <strong>16</strong>.30 S. Messa<br />
con sacramento dell’Unzione<br />
degli infermi.<br />
3. Domenica 12 <strong>febbraio</strong>, dalle<br />
ore <strong>16</strong>,00 “Festa mascherata dei<br />
bambini” con le frittelle preparate<br />
dai famosi “frittellai isolani”.<br />
4. Mercoledì 15 <strong>febbraio</strong> ore<br />
18.00 incontro dei partecipanti al<br />
carro dell’Oratorio del carnevale.<br />
Carnevale in Oratorio San Domenico<br />
Savio a Moneta.<br />
5. Giovedì <strong>16</strong> <strong>febbraio</strong>, dalle ore<br />
Il parroco<br />
d. Domenico Degortes<br />
20,00 “L’Allegra compagnia” organizza<br />
“magnendi e brinchendi”(con<br />
pasta e fagioli), e musica<br />
dal vivo con Davide Aversano.<br />
13<br />
che svilisce la vita. La vita è un bene non negoziabile.<br />
Qualsiasi compromesso apre la strada<br />
alla prevaricazione su chi è debole e indifeso.<br />
Per educare i giovani alla vita ci vogliono<br />
adulti contenti del dono dell’esistenza”. Alla fine<br />
della Messa i genitori con i bambini nati nell’ultimo<br />
anno sono saliti sul presbiterio e il parroco<br />
li ha benedetti. Gli organizzatori hanno<br />
fatto loro un piccolo dono. Si è quindi usciti di<br />
chiesa per lanciare nel cielo tanti palloncini colorati<br />
a simboleggiare la festa della vita.<br />
In quella domenica alla fine di ogni Messa<br />
c’è stato pure l’annuncio di una catechesi promossa<br />
dal cammino neocatecumenale, nei giorni<br />
di lunedì e di mercoledì alle 18,30 nella biblioteca<br />
parrocchiale. La catechesi su Cristo, la<br />
Chiesa, i sacramenti, è un’altra opportunità di<br />
evangelizzazione che la Parrocchia offre per<br />
approfondire il messaggio cristiano, vedere un<br />
altro modo di presentarlo ed avere così un numero<br />
maggiore di evangelizzatori sempre più<br />
preparati a portare Cristo in una società sempre<br />
più scristianizzata. La catechesi è distinta dal<br />
cammino neocatecumenale, chi vuole potrà seguirlo<br />
in un secondo tempo. Questa catechesi<br />
supplisce a quella parrocchiale del mercoledì<br />
nei mesi di <strong>febbraio</strong> e di marzo.<br />
Domenica 12 <strong>febbraio</strong><br />
Celebrazione a La Maddalena della giornata del<br />
Malato.<br />
S. Messa alle ore <strong>16</strong>,30 nella chiesa parrocchiale<br />
con conferimento del Sacramento dell’Unzione<br />
ai malati che ne hanno fatto richiesta. Non<br />
ha potuto presiedere la celebrazione Mons.<br />
Sanguinetti a causa del maltempo e della neve<br />
presente in molte strade della <strong>Gallura</strong>.<br />
Notizie della Parrocchia Agonia di N.S.G.C. Moneta<br />
6. Sabato 18 <strong>febbraio</strong> dalle ore 21<br />
grande ballo mascherato con musica<br />
dal vivo in compagnia della fisarmonica<br />
di Lorenzo Satta.
14<br />
di Claudio Pipitone<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
Un appuntamento divenuto ormai tradizionale. Prima domenica<br />
di <strong>febbraio</strong> = Giornata per la vita. Quest’anno è<br />
stata la trentaquattresima volta che la Chiesa <strong>It</strong>aliana ha<br />
celebrato questo evento.<br />
“Giovani aperti alla vita” è stato il titolo che i Vescovi hanno voluto<br />
attribuire alla Giornata del <strong>2012</strong>. Il Messaggio è un invito<br />
molto deciso: al centro dell’impegno, non solo di ogni parrocchia,<br />
associazione o movimento ecclesiale, ma anche di tutta la<br />
comunità civile deve esserci un’attenzione speciale all’educazione<br />
delle nuove generazioni. La denatalità, innanzitutto, che è<br />
giunta a livelli insopportabili. I nostri paesi regrediscono e invecchiano<br />
e le loro micro-economie, se non si inverte la tendenza,<br />
sono destinate a soccombere nel giro di poco tempo.<br />
In secondo luogo la frequenza di suicidi in giovanissima età. Un<br />
fenomeno che mette in evidenza la debolezza, l’arrendevolezza,<br />
la sconfitta degli adulti ad opera del nulla che il mondo propone<br />
(e spesso impone) ai nostri ragazzi. Ciò che sembra mancare,<br />
più d’ogni altra cosa, è la speranza. Ancor più in questo periodo<br />
di pesante crisi economica.<br />
“Educare i giovani alla vita – affermano i Vescovi nel cuore del<br />
loro Messaggio – significa offrire esempi, testimonianze e cultura<br />
che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro<br />
si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo. Per<br />
educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono<br />
dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la<br />
ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso”.<br />
Non basta quindi un percorso di formazione. La speranza non<br />
si acquisisce né sui libri né su banchi di scuola. Un cammino<br />
educativo è cosa ben diversa, presuppone adulti disposti e in<br />
grado di attrarre a sé, di accompagnare e di orientare. Di essere<br />
padri. È necessario chiarire un equivoco molto diffuso anche<br />
nel nostro mondo cattolico: formazione ed educazione sono<br />
due cose diverse. Ben più impegnativa, ma anche molto più efficace<br />
la seconda. La formazione, infatti, esige insegnanti, mentre<br />
l’educazione pretende una paternità. E se alunni lo si è per<br />
un tratto (solitamente breve) dell’esistenza, figli si rimane per<br />
sempre. Credo che possa essere di aiuto anche la presenza di<br />
Centri di Aiuto alla Vita. Adulti impegnati a sostenere donne<br />
spesso disperate e famiglie in grave difficoltà sono un segno importante<br />
per tanti giovani. Quest’anno la Giornata per la Vita, in<br />
Diocesi, è stata celebrata dal Vescovo a Calangianus con una<br />
Celebrazione Eucaristica alla quale sono stati invitati tutti i bambini<br />
della parrocchia nati nel 2011 e le loro famiglie, per una benedizione<br />
speciale.<br />
Non è un caso che sia stato scelto questo paese. Calangianus<br />
ha ricoperto un ruolo di primo piano nell’accoglienza della vita.<br />
Unico paese della diocesi con una larga maggioranza di<br />
“sì” al referendum sull’aborto del 1981, ha connotato fortemente<br />
la sua vita cristiana con un impegno concreto e una<br />
straordinaria generosità a favore della vita nascente. Questo<br />
grazie anche all’insistente richiamo e all’infaticabile sostegno<br />
e incoraggiamento di chi per tanti anni ha guidato la parrocchia.<br />
Ma c’è un ulteriore motivo per questa decisione: di recente<br />
sono state richiamate alla casa del Padre alcune persone<br />
alle quali la comunità cristiana e il movimento per la vita<br />
devono tanto. Tra di esse Paola Tamponi, esemplare madre di<br />
famiglia, catechista e insegnante, Maria Bonaria Uras, la pediatra<br />
nota in tutta la zona per la sua disponibilità e competenza,<br />
e Giovanni Maria Isoni, un semplice pensionato, profondamente<br />
religioso ed estremamente generoso. Tutti e tre<br />
sono stati, negli anni passati, protagonisti di episodi di accoglienza<br />
alla vita nascente, aprendo la loro casa all’ospitalità di<br />
ragazze-madri e dei loro bambini. Ma desidero ricordare, in<br />
particolare, la testimonianza di Giovanni Maria. Rimasto vedovo<br />
da pochissimo tempo, gli fu chiesta espressamente dagli<br />
amici del Centro di Aiuto alla Vita di Tempio la disponibilità<br />
a ricevere in casa una ragazza con la sua bambina piccolissima.<br />
Fu impressionante la sua determinazione: disse immediatamente<br />
di sì, senza esitazione e senza ripensamenti.<br />
vita<br />
GIOVANI APERTI ALLA VITA NUOVO DIRETTORE DI CARITAS ITALIANA<br />
Il Consiglio Permanente della CEI ha nominato alla guida<br />
di Caritas <strong>It</strong>aliana mons. Francesco Antonio Soddu,<br />
della diocesi di Sassari.<br />
“Con spirito di timore, ma anche di abbandono e di fiducia inizio questa nuova<br />
avventura sentendomi, come Abramo, sradicato dalla mia amata terra-diocesi per<br />
continuare il servizio di ministro in altro posto, ma sempre nell’unica amata Chiesa<br />
di Cristo”.<br />
Così mons. Francesco Antonio Soddu ha commentato a caldo la notizia della<br />
sua nomina a direttore di Caritas <strong>It</strong>aliana.<br />
Mons. Soddu, 52 anni, ordinato presbitero nel 1985, dal 1997 è parroco della cattedrale<br />
di Sassari e dal 2005 è direttore della Caritas diocesana di Sassari. Ha compiuto<br />
gli Studi teologici presso la pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.<br />
Succede a mons. Vittorio Nozza, che ha diretto Caritas <strong>It</strong>aliana dal 2001 ad oggi.<br />
A nome della Presidenza, il presidente di Caritas <strong>It</strong>aliana, S.E. Mons. Giuseppe<br />
Merisi, interpretando i sentimenti di tutti gli operatori e collaboratori, ha<br />
dato il benvenuto al nuovo direttore, esprimendo nel contempo un sentito ringraziamento<br />
a don Nozza per la competenza con cui per quasi 11 anni ha guidato<br />
Caritas <strong>It</strong>aliana, accompagnandola oltre il traguardo dei 40 anni, in percorsi<br />
pastorali a servizio delle chiese che sono in <strong>It</strong>alia e nel mondo, nel rispetto<br />
del suo ruolo prevalentemente educativo, capace di far passare, attraverso<br />
i fatti e le opere, il Vangelo della carità di Dio. Al neo direttore giungano<br />
gli auguri della redazione di <strong>Gallura</strong> & <strong>Anglona</strong>.<br />
“AMORE E’ CORO”<br />
Spettacolo di solidarietà per Villa Chiara<br />
di Francesca Sassi<br />
“Amore è Coro”... E’ stato questo il titolo<br />
del concerto di solidarietà tenuto<br />
l’11 <strong>febbraio</strong> nella chiesa di San Michele<br />
Arcangelo ad Olbia e presentato dallo<br />
stesso parroco Don Theron Casula.<br />
La serata ha visto come protagonista<br />
Maria Giovanna Cherchi con la sua<br />
splendida voce, accompagnata dal Coro<br />
Sardo Olbia Folk Ensemble, con un<br />
repertorio meraviglioso cantato a cappella<br />
e alcuni brani di musica sacra e<br />
altri tratti dal repertorio folk della Sardegna.<br />
Non a caso l’evento si è svolto<br />
proprio in questo giorno memorabile<br />
in cui ricorreva il 154° anniversario dell’apparizione<br />
della Madonna di Lourdes<br />
a Bernadette e, a renderlo ancora più<br />
speciale, l’annuncio iniziale che si trat-<br />
Maria Giovanna Cherchi<br />
tava di una serata di beneficenza, infatti<br />
tutte le offerte donate dai presenti sono<br />
state devolute in parte alla famiglia<br />
di Alessandro Amadori, il ragazzo Olbiese<br />
appena tornato dalla Thailandia<br />
dopo aver subito un difficile intervento,<br />
in parte alla Associazione di volontariato<br />
Villa Chiara che si occupa dei ragazzi<br />
diversamente abili. A rappresentare<br />
quest’ultima, Tore Acca, uno dei responsabili,<br />
che ha speso due parole<br />
per ringraziare tutti ma soprattutto la<br />
Madonna di Lourdes alla quale è molto<br />
devoto. Alla fine dello spettacolo, invece,<br />
un sentito ringraziamento al gruppo<br />
folk e a M.G. Cherchi che, come ha sottolineato<br />
Don Theron, sono sempre<br />
disponibili a partecipare ad eventi che<br />
promuovano la solidarietà e l’aiuto a<br />
chi ne ha più bisogno.
varie<br />
Le primule per la vita<br />
Anche ad Olbia, il centro di aiuto alla vita<br />
ha organizzato, in diversi punti, la<br />
vendita delle primule come sostegno<br />
alle famiglie con bambini piccoli ma anche come<br />
aumento per promuovere e sostenere la vita<br />
nascente. Nell’anno 2011, il centro d’aiuto<br />
alla vita di Olbia, ha aiutato a crescere 49 bambini<br />
dei quali 21 tra i 12 e i 24 mesi, e 28 tra 0<br />
e 12 mesi fornendo oltre il corredino, i panni,<br />
il latte artificiale, le pappe e gli omogeneizzati<br />
necessari, per una spesa complessiva di euro<br />
14.019,50. I fondi sono stati reperiti con iniziative<br />
del Centro e del Movimento per la vita per<br />
un importo di euro 10.419,50; la somma restante<br />
è stata data per euro 2.600 dalla Diocesi<br />
di Tempio Ampurias e per euro 1.000 dal comune<br />
di Olbia. Nella giornata per la vita dello<br />
scorso anno, la parrocchia di N.S. de La Salette<br />
è stata la più generosa acquistando le primule<br />
per un valore di euro 1.344 ed a Natale<br />
ha ancora raccolto fondi per euro 392. Di questo,<br />
i nostri bambini ringraziano tutti di cuore,<br />
sapendo che ogni goccia nell’oceano è necessaria.<br />
Il gruppo Scout Olbia 1si è impegnato<br />
per diffondere e dare risalto all’iniziativa con<br />
la vendita delle primule. Grazie al dinamismo<br />
di Nadia Spano, responsabile del Centro di<br />
aiuto alla vita di Olbia , ma anche responsabile<br />
regionale ed alla collaborazione del dott.<br />
Niccolò Tamponi, nonostante le condizioni<br />
proibitive del tempo che hanno trattenuto a<br />
casa tantissime persone, si è fatto di tutto per<br />
ribadire a tutti (adulti, istituzioni e corpi sociali)<br />
che, chi ama la vita avverta la propria responsabilità<br />
verso il futuro.<br />
ITALIA SOTTOZERO<br />
Un’occasione per rallentare un ritmo<br />
di vita frenetico<br />
Neve, freddo, ghiaccio... è<br />
tornato l’inverno di una<br />
volta. E – sensibili come<br />
siamo alla meteorologia – non parliamo<br />
d’altro. D’altronde la nostra<br />
vita resta inevitabilmente segnata e<br />
condizionata da ciò che cade dal<br />
cielo e dal tempo che fa. I disagi<br />
non mancano. I rischi di farsi male,<br />
scivolando, sono dietro l’angolo.<br />
L’incognita del pericolo è evidente<br />
quando ci si mette in auto<br />
per strade con l’asfalto imbiancato.<br />
Le temperature siberiane non giovano<br />
certo alla salute e richiedono<br />
di imbacuccarsi alla grande. E chi è<br />
marginale può anche soffrirne pesantemente.<br />
Al mattino s’impongono<br />
levatacce per spalare la neve<br />
davanti al garage o per predisporre<br />
l’auto a partire. Ovviamente in<br />
questi frangenti torna un classico:<br />
la lamentela per lo sgombero. Si<br />
trovano sempre dei critici più o<br />
meno a ragione, più o meno incontentabili,<br />
più o meno intrisi di<br />
buon senso... che lanciano i loro<br />
strali nel momento dell’impasse.<br />
Adesso, più che ieri, si moltiplicano<br />
i ritardi colossali nei treni, con<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
In un tempo di crisi e recessione economica,<br />
i vescovi e i sacerdoti irlandesi si dicono<br />
“molto preoccupati” per i costi sempre crescenti<br />
che vengono supportati dalle famiglie per<br />
le cerimonie delle prime comunioni e delle cresime<br />
dei loro figli e raccomandano semplicità e<br />
modestia. Con una nota ufficiale sulla “importanza<br />
del significato della fede nella celebrazione<br />
dei Sacramenti”, la Conferenza episcopale irlandese<br />
interviene nel dibattito pubblico che è<br />
nato in Irlanda a proposito dei costi commerciali<br />
sostenuti per la celebrazioni di prime comunioni<br />
e cresime. “L’obiettivo principale della<br />
Prima Comunione – scrivono vescovi e sacerdoti<br />
- è l’accoglienza per la prima volta del Corpo<br />
di Cristo da parte del bambino, e la continua<br />
crescita della sua vita spirituale”. Dunque, “le<br />
cerimonie della Prima Comunione e della Cresima<br />
sono giorni importanti e dovrebbero essere<br />
occasioni memorabili, felici per il bambino, i<br />
suoi genitori, i nonni, i fratelli, i compagni di<br />
classe”. Ma se tutto ciò – avvertono i vescovi –<br />
è causa di “stress” per la famiglia, occorre fare<br />
un passo indietro. I vescovi lanciano un sugge-<br />
&GALLURA<br />
ANGLONA<br />
NOTA DEI VESCOVI IRLANDESI SU PRIME<br />
COMUNIONI E CRESIME<br />
Ormai da alcuni anni, Padre Danilo<br />
Scomparin dei Missionari della Consolata<br />
porta avanti un’iniziativa preziosa<br />
per tutta la città: formare e aggiornare i catechisti.<br />
E’ per questo motivo che lunedì 13 Febbraio,<br />
alle ore 19,00, nei locali della parrocchia<br />
15<br />
rimento e un consiglio: “gli aspetti celebrativi<br />
che si svolgono al di fuori delle cerimonie sacramentali<br />
devono essere equilibrati e appropriati<br />
per l’occasione”. La festa può dunque<br />
svolgersi nelle parrocchie coinvolgendo con<br />
”semplicità” la comunità di fede, “in modo che<br />
il significato di fede non vada perduto”. Non vi<br />
pare che queste indicazioni siano valide anche<br />
per la Sardegna e per l’<strong>It</strong>alia?<br />
Olbia, incontri formativi per i catechisti<br />
numerose (troppe?) cancellazioni...<br />
Una Caporetto ferroviaria di cui si<br />
dovrà dare conto. E poi le polemiche<br />
sulle scuole da chiudere o da<br />
tenere aperte.<br />
Ma – al di là dell’eccezionalità di<br />
questa situazione meteo – una<br />
considerazione terra terra andrebbe<br />
anche ripescata, quale sintomo<br />
di una saggezza antica e tuttora valida.<br />
In fondo le nevicate e le gelate<br />
ci dicono che non possiamo<br />
pretendere sempre il massimo dai<br />
ritmi di vita, sotto ogni avversità atmosferica,<br />
come se niente fosse. La<br />
civiltà contadina di decenni orsono<br />
era abituata a fermarsi quando il<br />
manto nevoso copriva tutto. Si sospendevano<br />
le solite attività. Ci si<br />
dedicava a soste umanizzanti, dialogando<br />
e lavoricchiando in stalla,<br />
in casa o attorno alla stufa... Allora<br />
si andava a piedi e con la neve c’era<br />
sì un po’ di disagio ma non si<br />
badava al tempo da impiegare. Insomma,<br />
in caso di neve... non si facevano<br />
drammi, non si andava su<br />
tutte le furie, non si entrava in fibrillazione.<br />
Oggi è diverso. Sembra che ogni<br />
Abbondante nevicata a Tempio<br />
cosa debba funzionare al pari che<br />
non fosse nevicato. Invece – compatibilmente<br />
con gli impegni di lavoro<br />
– si potrebbe cogliere l’occasione<br />
per rallentare, per andare a<br />
piedi nella misura del possibile,<br />
per evitare sortite superflue, per<br />
accorgersi di chi vive in casa, per<br />
avere pazienza, per fare uno stop...<br />
E, se poi salta qualche iniziativa,<br />
serata, incontro... causa neve... non<br />
c’è da affannarsi più di tanto. Ci sarà<br />
tempo per recuperare. E se non<br />
si rimedia, la vita procede ugual-<br />
della Sacra Famiglia ha tenuto il primo incontro,<br />
rivolto a tutti i catechisti della forania di Olbia.<br />
Gli incontri si terranno ogni 15 giorni sempre<br />
nel salone della Sacra Famiglia. E’ superfluo<br />
raccomandare l’importanza della partecipazione<br />
e della continuità.<br />
mente. Intanto – nel tempo che<br />
inaspettatamente si fa disponibile –<br />
ci si potrà guardare attorno, riprendendo<br />
appieno la connessione con<br />
il tasso di umanità proprio e altrui,<br />
senza essere condizionati da corse,<br />
tempistiche, scadenze, agende... Riassaporando<br />
alternative dimensioni<br />
dell’esistenza, che rilassano anche<br />
un po’. Pur lasciandosi andare –<br />
per sfizio liberatorio – alle battute<br />
innocue sul... caldo torrido d’estate<br />
che è molto più sopportabile del<br />
gelo siberiano in inverno.. .
<strong>16</strong><br />
Da pag. 1<br />
del bene. L’evento pasquale nel suo dinamismo di<br />
morte e risurrezione, di passaggio dal vecchio alla<br />
condizione di colui che fa nuove tutte le cose (cfr. Ap.<br />
21,5), è la fonte di operosità del cristianesimo. Dirige<br />
la storia, orientandola verso la crescita del genere<br />
umano, realizzando un’autentica storia di libertà. Da<br />
quando il cristianesimo, nella pienezza del tempo della<br />
Pasqua, ha cominciato il suo cammino molte cose<br />
nel mondo sono cambiate in bene. È cresciuta, ad<br />
esempio, la concezione della dignità della persona,<br />
che ha portato alla condanna e all’abolizione della<br />
schiavitù; è cresciuta la sensibilità verso il debole, così<br />
che associazioni laiche di solidarietà vivono, in realtà,<br />
valori cristiani. Si ricordi ancora la cura dei malati:<br />
Da pag. 1<br />
di Gianni Sini<br />
& visita pastorale<br />
GALLURA<br />
ANGLONA<br />
Eccellenza, innanzitutto può spiegare ai nostri Lettori,<br />
per coloro che eventualmente non lo sapessero,<br />
che cos’è la visita pastorale?<br />
Già dal significato dei termini, si desume facilmente<br />
che si tratta della visita che il Vescovo, quale padre<br />
e “pastore” della Diocesi fa alla porzione del<br />
Popolo di Dio a lui affidato. Il Vescovo, con un termine<br />
tratto dal linguaggio biblico, è chiamato pastore,<br />
perché successore degli Apostoli, ai quali Cristo,<br />
che si definì “Buon Pastore”, trasmise il suo<br />
stesso potere e la sua missione: quella di pascere il<br />
gregge della Chiesa con la pienezza dei poteri sacri<br />
loro conferiti. Il Vescovo, nel suo ministero, agisce<br />
sempre e soltanto come in-<br />
viato, cioè, in nome e per<br />
conto di Cristo “Buon Pastore”.<br />
Il termine di pastore<br />
viene attribuito anche ai sacerdoti,<br />
ma in quanto partecipi,<br />
in grado subordinato,<br />
al sacerdozio che Cristo<br />
conferì al collegio apostolico.<br />
Per cui, il termine “visita<br />
pastorale”, da antichissima<br />
tradizione, è riferita<br />
esclusivamente al Vescovo,<br />
che come pastore della<br />
Diocesi, ne incontra e ne<br />
visita le singole comunità.<br />
Lei, però, Eccellenza, come<br />
d’altronde gli altri vescovi,<br />
va spesso a visitare le parrocchie.<br />
Nel corso dell’anno<br />
non mancano le occasioni<br />
in cui la si vede nelle diverse<br />
comunità.<br />
E’ vero. Il facile uso dei<br />
moderni mezzi di traspor-<br />
Cattedrale di<br />
SantʼAntonio abate<br />
a Castelsardo<br />
to, il miglioramento delle vie di collegamento e il<br />
cambiamento delle consuetudini avvenute nel tempo,<br />
hanno reso molto più frequente, direi quasi costante,<br />
il rapporto del Vescovo con le diverse comunità<br />
della Diocesi e con le persone. E di fatto, o<br />
in occasione della Cresime, oppure, per le feste patronali,<br />
ma anche per altre e molteplici celebrazioni<br />
o incontri formativi, sono tante le circostanze nel<br />
corso dell’anno in cui il Vescovo incontra i suoi fedeli.<br />
Io, almeno una volta l’anno, ma spesso più<br />
volte, visito tutte le comunità. Anche queste, per<br />
quanto brevi e circoscritte, sono visite pastorali.<br />
Tuttavia, il termine “visita pastorale”, nella sua accezione<br />
classica, si riferisce a una visita più prolungata<br />
nella durata, più approfondita nei contenuti e<br />
più coinvolgente le diverse categorie di fedeli, le<br />
molteplici realtà ecclesiali e civili presenti nel territorio<br />
parrocchiale. Si tratta, quindi di una visita ad<br />
ampio raggio, che da una parte consente al Vescovo<br />
di rendersi maggiormente conto di persona del<br />
cammino effettivo di ogni comunità e dall’altra offre<br />
a queste un incontro più prolungato con il Pa-<br />
Anno XX<br />
n. 1<br />
<strong>16</strong> <strong>febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
per tanto tempo è stata svolta da organizzazioni religiose<br />
e, solo in un secondo momento, assunta dalla<br />
comunità civile; questi ed altri esempi documentano<br />
che il cristianesimo ha aiutato l’umanità a migliorare<br />
se stessa. Esempi che conducono a toccare quasi con<br />
mano come “oggi – ha rilevato Ruini – Gesù sia in<br />
realtà molto più presente nella vita e nella cultura di<br />
quanto noi stessi siamo consapevoli”. E la Pasqua<br />
non ha ancora perso la sua efficacia! La presenza di<br />
Cristo nella storia e l’incontro personale con lui, riconosciuto<br />
come il Maestro e il Salvatore, che non cessa<br />
di educare e di salvare, sono le condizioni per tendere<br />
ad una umanità nuova e piena. Egli parla all’intelligenza<br />
ed agisce nel cuore di ciascuno, raggiungendo<br />
tutti gli uomini di buona volontà. Questo è il<br />
Cristo annunciato dalla Chiesa e donato dal cristiane-<br />
store, per meglio rassodare e potenziare il proprio<br />
cammino di fede e adeguare i percorsi di evangelizzazione<br />
rispondenti alle domande del tempo e<br />
del territorio.<br />
Lei ha voluto dare alla Lettera inviata alla Diocesi, e<br />
quindi anche alla visita Pastorale, un tema: “Noi<br />
siamo Chiesa: siamolo!” Perché questo tema e quale<br />
messaggio esso contiene?<br />
E’ un tema che ho preso in prestito da Benedetto<br />
XVI. Il papa ne ha fatto argomento di un bellissimo<br />
discorso da lui tenuto ai Seminaristi, nella sua recente<br />
visita in Germania, a Friburgo, il 24 settembre<br />
2011. In quella frase trovo splendidamente raffigurata<br />
una bella icona della Chiesa, alla quale desidero<br />
ispirare la prossima visita pastorale. Ma, ancor<br />
più in generale, è una sorta<br />
di stella polare che guida<br />
il mio ministero episcopale,<br />
fin da quando sono<br />
arrivato in Diocesi.<br />
Quello del Papa è un invito<br />
chiaro, ineludibile,<br />
pressante ed esigente rivolto<br />
a tutti i cristiani. In<br />
esso, sostanzialmente si<br />
dice questo: non si può<br />
essere cristiani da soli, si è<br />
tali se si è anche Chiesa,<br />
se ci si sente parte viva e<br />
vitale della comunità ecclesiale,<br />
così come Cristo<br />
l’ha voluta. Nella mia lettera<br />
cito un passo di Sant’Agostino<br />
che dice: “non<br />
potremmo avere Dio come<br />
Padre, se non avessimo la<br />
Chiesa come Madre”. E la<br />
Chiesa non è tale se non<br />
radunata, come Chiesa<br />
universale attorno alla<br />
Cattedra del Successore di San Pietro, il Papa, e come<br />
chiesa diocesana attorno al Vescovo, successore<br />
degli Apostoli. “Ubi episcopus, ibi Ecclesia”, scrive<br />
il grande Padre della Chiesa Sant’Ignazio di Antiochia.<br />
Cioè: dove c’è il Vescovo c’è anche tutta la<br />
Chiesa che egli presiede e guida. Da ciò deriva l’antica<br />
regola che senza il rapporto con il Vescovo non<br />
c’è vera esperienza di Chiesa. Direi che dentro questi<br />
concetti si comprendono l’essenza della vita cristiana<br />
e delle fede, nonché il compito del Vescovo<br />
che ne è il garante e il custode. E proprio per confermare<br />
nella fede i suoi figli, li incontra nelle rispettive<br />
comunità, perché insieme, nell’ascolto e<br />
nell’aiuto reciproco, ognuno secondo i propri doni<br />
e ministeri, si cresca nella comunione con Dio e<br />
con i propri fratelli. In sintesi, direi che il tema ci ricorda<br />
tre concetti fondamentali: la vita cristiana<br />
consiste nell’incontro e nella comunione vitale con<br />
Cristo; questa comunione si genera e si alimenta<br />
nella Chiesa che è Madre e maestra di tutti i credenti;<br />
il Vescovo, in comunione con il Papa, è il custode<br />
e il garante della fede di ogni cristiano e del-<br />
simo nei secoli. Come è lontana l’immagine sfuocata<br />
di un Gesù che nulla esigerebbe, che mai rimprovererebbe,<br />
che tutto accoglierebbe e in ogni scelta ci approverebbe!<br />
Lontana e poco coinvolgente.<br />
la comunione tra tutti i figli di Dio. La visita pastorale<br />
è un momento importante e provvidenziale nel<br />
crescere tutti insieme in tale consapevolezza.<br />
Già nel tema, perciò, è già ben chiaro l’obiettivo che<br />
lei si prefigge con la visita.<br />
Certamente. Enuncerei così l’obiettivo della visita:<br />
un percorso di Chiesa, fatto di prossimità e di ascolto<br />
reciproco tra pastore, presbiteri e comunità parrocchiali,<br />
per radicare maggiormente e rafforzare il<br />
sentire, l’essere e il vivere la Chiesa come Corpo di<br />
Cristo, sull’unico fondamento di Cristo Capo e dell’unico<br />
Spirito, facendo della molteplicità dei doni e<br />
dei carismi dello Spirito presenti in ogni battezzato<br />
una risorsa provvidenziale, perché meglio risplenda<br />
agli occhi di Dio e del mondo, l’unità e l’unicità del<br />
Corpo di Cristo. Pertanto, Finalità e tono della visita<br />
saranno esclusivamente pastorali. Vorrei che<br />
avesse il calore dell’abbraccio del padre, che va<br />
“per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli,<br />
incoraggiarli e consolarli”, ma anche per richiamare<br />
tutti i fedeli “al rinnovamento della propria<br />
vita cristiana e a un’azione apostolica più intensa”.<br />
Nella sua lettera Lei dice che la visita avrà un preciso<br />
percorso tematico. Ce ne può brevemente illustrare<br />
i tratti principali?<br />
La visita non è un momento a se stante della vita<br />
diocesana e dell’attività del Vescovo. Al contrario, è<br />
un momento qualificante e promozionale dei tratti<br />
principali del percorso di tutta la chiesa diocesana.<br />
Percorso che, in questo momento storico, si ispira<br />
agli orientamenti pastorali del decennio proposti<br />
dalla Conferenza Episcopale per tutta l’<strong>It</strong>alia sulla<br />
“sfida educativa”, e ai tre convegni ecclesiali diocesani<br />
tenuti negli ultimi anni, su “iniziazione cristiana”<br />
e “pastorale giovanile”. Quindi, con i sacerdoti,<br />
con i Consigli pastorali parrocchiali e con i diversi<br />
operatori pastorali presenti nelle parrocchie si affronteranno<br />
i seguenti temi: la parrocchia comunità-educante<br />
in tutti i suoi percorsi e le sue articolazioni,<br />
la famiglia, i ragazzi e i giovani, la pastorale<br />
vocazionale. Ma ci soffermeremo anche<br />
sui mutamenti antropologici, culturali, sociali e<br />
religiosi del nostro territorio negli ultimi decenni,<br />
per individuare le risposte e gli adeguamenti<br />
pastorali che tutto ciò comporta.<br />
Un’ultima parola sulla data e sulla durata della visita.<br />
La visita sarà preceduta da una fase preparatoria, già<br />
avviata, che vede impegnati sia i Vicariati Foranei,<br />
sia le singole parrocchie. Sulla scorta di un questionario<br />
appositamente predisposto saranno messi a<br />
fuoco i temi appena accennati, per calarli nella realtà<br />
di ogni parrocchia. Ciò avverrà nei mesi che precedono<br />
la Pasqua. Nel periodo dopo Pasqua, invece,<br />
si inizierà la visita, secondo un calendario che sarà<br />
proposto dai vicariati e dalle rispettive parrocchie,<br />
poi concordato con il Vescovo. I dati precisi del calendario<br />
e della durata della visita, quindi, saranno<br />
precisati successivamente, una volta che arriveranno<br />
le proposte dai vicariati e dalle parrocchie.