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SETT Arcorese - Comune di Arcore

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nel nostro passaggio sulla terra: per i credenti a chiederci conto<br />

sarà Dio, per i non credenti saranno i nostri fi gli e i nostri nipoti,<br />

per tutti potrebbe anche essere il gatto, o la farfalla, o le profon<strong>di</strong>tà<br />

dell’Oceano in tempesta.<br />

Il termine “creature” potrebbe sconcertare nel tema del Settembre<br />

<strong><strong>Arcore</strong>se</strong> (un Settembre sempre più ricco grazie alla generosità<br />

e alla fantasia delle Associazioni, quest’anno riunite in un Comitato<br />

organizzatore); forse perché siamo abituati a riferirlo a una<br />

determinata tra<strong>di</strong>zione religiosa: ma basta ricordare che a Napoli<br />

“’a criatura” è semplicemente “il bambino” per capire che questa<br />

parola signifi ca semplicemente fragilità, precarietà e bisogno <strong>di</strong><br />

cure. Che <strong>di</strong>etro la creatura ci sia un Creatore oppure un infi nito<br />

gioco <strong>di</strong> creature che l’hanno creata in una catena evoluzionistica<br />

non può essere motivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione; basti pensare che il pensiero<br />

laico e le religioni hanno da sempre fatto del mondo una ricchezza<br />

da <strong>di</strong>fendere e <strong>di</strong> cui prendersi cura. L’origine delle specie e<br />

Genesi 1 parlano la stessa lingua: quella <strong>di</strong> un orizzonte naturale<br />

che ci chiede <strong>di</strong> essere salvato e conservato.<br />

Una pagina del narratore Marcel Proust parla <strong>di</strong> una nonna che<br />

attraversando il roseto <strong>di</strong> casa propria approfi ttava dell’occasione<br />

per “strappare al passaggio qualche bocciolo e dare così alle rose<br />

un po’ <strong>di</strong> naturalezza, come una madre che passi le mani tra i<br />

capelli del fi glio, che il giar<strong>di</strong>niere abbia troppo schiacciati, per<br />

farli più gonfi ”. Forse è questo il ruolo dell’uomo e della donna<br />

sulla terra, nella natura: muoversi con dolcezza e con reverenziale<br />

timore, sapendo che ogni gesto lascerà il segno nel mondo, e che<br />

un gesto <strong>di</strong> cura non sarà mai <strong>di</strong>menticato e contribuirà a rendere<br />

“più naturale” la natura. Il nostro compito è allora accarezzare le<br />

creature con lo stesso amore con il quale sistemiamo i capelli del<br />

nostro bambino appena uscito dal parrucchiere; in fondo anche i<br />

fi gli sono le nostre creature: anzi, sono creature <strong>di</strong> creature.<br />

3<br />

L’Assessore alla Cultura<br />

Raffaele Mantegazza

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