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POLIMERI E SAPONI NELLA STORIA DEL 20 SECOLO

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Cosa sono<br />

Storia<br />

Usi<br />

Economia


Storia<br />

•Hermann Staudinger, con la sua esperienza sui polimeri naturali e in<br />

particolare sulla cellulosa, ebbe l’ intuizione che esistessero<br />

macromolecole composte da oltre 10.000 atomi.<br />

•Staudinger propose la struttura di un polimero naturale, la gomma,<br />

basato sulle ripetizioni di unità fondamentali dette meri . Per i suoi<br />

studi ricevette nel 1953 il premio Nobel.<br />

•Importanti materiali naturali sono polimeri, da cui gli scienziati si<br />

ispirarono per creare analoghi composti sintetici. Le applicazione per<br />

questi materiali sono le più svariate e spaziano in ogni campo: dalle<br />

fibre alle schiume poliuretaniche agli isolanti a materiali intelligenti.


Polimero, macromolecola costituita da un numero<br />

elevato di unità strutturali chiamate monomeri.<br />

•Monomero, molecola che può fare almeno 2 legami. A seconda<br />

del monomero utilizzato possiamo ottenere diversi polimeri:<br />

lineari, ramificati, reticolati ecc.. Se il monomero è unico si parla di<br />

omopolimeri mentre se i monomeri ripetuti sono 2 si parla di<br />

copolimeri, se sono 3 di terpolimeri e così via.<br />

•<strong>POLIMERI</strong> NATURALI PROTEINE<br />

• POLISACCARIDI<br />

• ELASTOMERI<br />

• SINTETICI TERMOPLASTICI<br />

• TERMOINDURENTI<br />

Monomero di<br />

elastomero


Formula dei polimeri<br />

•La morfologia di un polimero è la struttura macromolecolare<br />

dell’aggregato. Poiché esso generalmente è molto grande e le<br />

molecole sono impacchettate tra loro in modo non uniforme, ma<br />

presentano anche regioni ordinate o cristalline.


Polimeri naturali<br />

I polimeri naturali hanno la caratteristica di avere una massa<br />

molecolare definita, a differenza di quelli sintetici, aventi<br />

masse distribuite attorno ad un valore medio. Esempi di<br />

polimeri naturali sono: i polisaccaridi, le proteine, il DNA,<br />

l'RNA.<br />

Polimero naturale,<br />

lignina


Monosaccaridi<br />

Monosaccaridi che costituiscono i carboidrati più complessi C n H 2n O n<br />

dove n compreso tra 3 e 8.<br />

Disaccaridi<br />

Quando 2 monosaccaridi sono legati tra di loro si chiamano<br />

disaccaridi.<br />

Polisaccaridi<br />

Sono costituiti da un numero elevato di monosaccaridi, per gli esseri<br />

viventi sono importanti i polisaccaridi del glucosio quali amido,<br />

glicogeno e cellulosa.


Amminoacidi e polipeptidi<br />

I polipeptidi, le proteine, sono polimeri, i cui meri sono gli amminoacidi, il<br />

DNA e l’ RNA sono polimeri.<br />

A seconda della loro complessità e lunghezza formano strutture diverse :<br />

PRIMARIE, i meri sono semplicemente allineati<br />

SECONDARIE, da catene di monomeri si ripiega e forma strutture dette a<br />

foglio ripiegato o a elica, ciò è determinato da interazioni elettriche che si<br />

possono verificare tra monomeri.<br />

TERZIARIE, struttura ad elica, la proteina assume una tridimensionalità e la<br />

sua forma è determinato dalla funzione che deve svolgere .<br />

QUATERNARIA, quando le catene peptidiche si coordinano intorno a gruppi<br />

eme.


<strong>POLIMERI</strong> SINTETICI<br />

I polimeri possono essere ottenuti per sintesi attraverso il<br />

meccanismo della poliaddizione e della polimerizzazione a<br />

stadi (o policondensazione).


POLIADDIZIONE<br />

•I polimeri di addizione sono solitamente derivati vinilici o monomeri<br />

olefinici .<br />

•Le reazioni di polimerizzazione possono realizzarsi con un<br />

meccanismo anionico, cationico, radicalico, mediante catalizzatori,<br />

•Un esempio di una reazione di poliaddizione è la polimerizzazione<br />

degli alcheni dove si verifica la somma di una specie di catena ad una<br />

molecola di alchene.


POLICONDENSAZIONE<br />

•Per realizzare un polimero è necessario legare insieme un gran<br />

numero di molecole organiche mediante reazioni chimiche<br />

specifiche.<br />

•Es: se facciamo reagire un alcool capace di due funzioni reattive<br />

(glicole) con l’acido dicarbossilico è possibile ottenere un polimero<br />

lineare perché: l’estere ( il prodotto formatosi con la reazione) è in<br />

grado di reagire con un’altra molecola di acido e poi di nuovo con il<br />

glicole. Così facendo è possibile ottenere oligomeri di dimensioni<br />

via via crescenti.<br />

•A ®+G =GA ®+G= GAG ®+A =GAGA … otteniamo così il poliestere<br />

lineare<br />

•Utilizzando questo metodo è possibile ottenere un numero<br />

elevatissimo di polimeri.


2 inconvenienti: le impurità posso modificare o addirittura<br />

bloccare il processo<br />

Possono verificarsi sottoreazioni non suscettibili di ulteriori<br />

modifiche, quindi il processo stesso viene bloccato.<br />

Per ovviare a questi problemi si utilizzano catalizzatori selettivi e<br />

si scelgono le situazioni sperimentali più idonee


Da: G. Siracusa “Corso di Tecnologie di Chimica applicata”


PESO MOLECOLARE<br />

•Per le macromolecole è impossibile stabilire una massa molecolare<br />

specifico perché è inevitabile che nel corso della polimerizzazione si<br />

formino molecole di diversa lunghezza. Pertanto la massa molecolare dei<br />

polimeri deve essere calcolata in valori medi ed esistono diverse<br />

definizioni per massa molecolare media.<br />

•Il peso molecolare medio numerale è definito come il rapporto tra il peso<br />

di una certa quantità di polimero e il numero di macromolecole in esso<br />

presenti.<br />

•Il peso molecolare medio ponderale è dato dalla sommatoria, estesa a<br />

tutte le specie molecolari presenti, del prodotto delle frazioni ponderali<br />

per i rispettivi pesi molecolari<br />

•L'approccio statistico può essere convenientemente utilizzato per<br />

determinare la distribuzione dei pesi molecolari delle macromolecole<br />

prodotte mediante una reazione di policondensazione


Cristallizzazione<br />

•A seconda della struttura delle molecole un polimero può essere<br />

amorfo, se è interamente composto da catene macromolecolari<br />

arrotolate e aggrovigliate tra loro, o cristallino, se le catene<br />

polimeriche lineari sono strutturalmente allineate in modo uniforme<br />

e secondo una matrice tridimensionale.<br />

•Tre fattori che influenzano la cristallinità<br />

•1) la lunghezza della catena<br />

•2) la ramificazione della catena<br />

•3) come le varie catene interagiscono tra loro


Es: la gomma naturale è un polimero completamente<br />

amorfo. Le sue proprietà però possono essere modificate<br />

cambiandone la composizione chimica: intervenendo sui<br />

doppi legami della catena idrocarburica si può irrigidire la<br />

catena, ma non raddrizzarla; idrogenizzandola invece la si<br />

rende un prodotto di scarso valore per le poche capacità<br />

meccaniche (bassissimo punto di fusione); vulcanizzandole<br />

invece le proprietà elastrometriche sono<br />

considerevolmente migliorate, con il 2,3% la gomma<br />

morbida non soffre più dei problemi di collosità dovuta al<br />

riscaldamento e fragilità dovuta al raffreddamento, con il<br />

25-35% si ottiene una gomma dura con proprietà<br />

termomecaniche notevoli.


TIPI DI MATERIALI<br />

•Materiali poliammidici: preparati a partire da diammine alifatiche ed aromatiche e da<br />

acidi dicarbossilici a catena lineare polimerizzano per condensazione es: nylon.<br />

•Materiali poliesteri: preparati a partire da glicol etilenico con acido tereftailico per<br />

condensazione, usato per i tessuti e frequentemente misto a fibre naturali.<br />

•Materiali poliacrilici: preparati da derivati acrilici( es: nitrile acrilico) mediante<br />

polimerizzazione per addizione si ottiene il poliacrilonitrile.<br />

•Polietilene: a partire dall’etilene ottenibile per addizione di quest’ultimo.<br />

•Polipropilene: ottenuto mediante polimerizzazione per addizione del propilene.<br />

•Polistirene: preparato mediante polimerizzazione catalitica dello stirene.<br />

•Cloruro di polivinile: polimerizzazione per addizione del cloruro di vinile, attenzione<br />

perché di elevata tossicità.<br />

•Teflon: ottenuto mediante polimerizzazione per addizione dal tetrafluoroetilene.


•Un altro parametro per classificare i polimeri è quello<br />

che utilizza il parametro meccanico<br />

carico/allungamento:<br />

•Reticolato, se arriva al carico di rottura senza deformazioni<br />

•Fibra, se presenta deformazioni e arriva a rottura con carichi elevati<br />

•Elastomero, se presenta elevate deformazioni per piccoli carichi<br />

•Polimero plastico, se ha un comportamento intermedio tra una fibra e un<br />

elastomero


La caratterizzazione di un polimero utilizza<br />

tecniche diverse.<br />

Analisi dei gruppi terminali: Considera i gruppi<br />

terminali di ogni molecola, contandoli. Si<br />

determina così il numero totale di molecole<br />

(caratterizzate dal dato gruppo terminale), da cui<br />

si desume il peso molecolare. Nel caso di molecole<br />

piccole, e quindi più numerose, è maggiore la<br />

precisione di calcolo, che tuttavia resta molto<br />

bassa.


•Crioscopia ed ebullioscopia: la misura della variazione delle temperature di<br />

congelamento o ebollizione, che dipendono direttamente dalla concentrazione della<br />

soluzione, permette la misura della stessa. Tuttavia, poiché i coefficienti di<br />

proporzionalità tra concentrazione e variazione delle temperature sono molto piccoli,<br />

di fatto il metodo ha scarsa precisione. Infatti una concentrazione di 1m produce una<br />

variazione di alcuni decimi di grado.<br />

Osmometria: è cRT=π, da cui, nota la pressione osmotica, è possibile determinare la<br />

concentrazione c. Considerato che a 0°C una soluzione 1M produce una pressione di<br />

circa 22atm, tale metodo garantisce adeguata precisione<br />

Viscosimetria: il calcolo della viscosità intrinseca dei polimeri in soluzione determina il<br />

peso molecolare viscosimetrico.<br />

Un’altra misurazione che si effettua è quella del grado di polimerizzazione medio<br />

numerico nelle reazioni di poliaddizione.


Metodi di polimerizzazione:<br />

1) polimerizzazione in massa: il primo metodo a cui si è ricorso<br />

per la preparazione industriale delle macromolecole.<br />

2) polimerizzazione in soluzione: è quella più usata in quanto con<br />

l’utilizzo di solventi inerti tutto il processo è favorito soprattutto<br />

sotto l’aspetto termico.<br />

3) polimerizzazione interfacciale: utilizza due solventi uno polare e<br />

uno apolare .<br />

4) polimerizzazione in emulsione: I componenti fondamentali di<br />

una polimerizzazione in emulsione sono: il monomero, un<br />

tensioattivo, l'iniziatore e l'acqua.


PREPARAZIONE<br />

DI UNA SCHIUMA<br />

POLIURETANICA


Poliuretani<br />

I poliuretani sono sostanze polimeriche<br />

contenenti legami uretanici ottenuti dalla<br />

reazione fra isocianati aventi uno o più<br />

gruppi isocianici per molecola con alcoli<br />

aventi due o più gruppi ossidrilici per<br />

molecola (dioli o polioli).<br />

R-NCO + R’OH → R-NHCO-OR’


Le proprietà e le caratteristiche del<br />

prodotto polimerico ottenuto<br />

dipendono sia dalla struttura dei<br />

prodotti di base, polioli e isocianati, sia<br />

dal tipo di catalizzatori e additivi<br />

impiegati;<br />

I catalizzatori e gli additivi, spesso, sono<br />

premiscelati con i polioli e<br />

contribuiscono, durante la reazione con<br />

l’isocianato, sia a controllare la<br />

reazione di sintesi del poliuretano, sia a<br />

modificare le proprietà del polimero<br />

risultante.


Schiume poliuretaniche flessibili<br />

Tali schiume evidenziano una struttura cellulare<br />

aperta e mostrano un alto livello di permeabilità<br />

all’aria.<br />

Le schiume flessibili, sottoposte a<br />

deformazione, tendono a ripristinare la loro<br />

forma originale. Si ottengono attraverso la<br />

reazione tra polioli lineari o lievemente<br />

ramificati con peso molecolare relativamente<br />

elevato (<strong>20</strong>00-6000 Da) e isocianati.


Nella produzione di schiume poliuretaniche<br />

(poliuretani espansi) sono coinvolti due<br />

meccanismi: il primo è la reazione<br />

dell’isocianato, presente in eccesso, con i gruppi<br />

ossidrilici del poliolo: questa reazione permette<br />

l’allungamento della catena del poliolo e la<br />

terminazione della stessa tramite gruppi<br />

isocianici.


Il secondo meccanismo produce il gas rigonfiante e<br />

dà origine alla struttura della schiuma espansa; può<br />

essere di natura chimica o fisica: nel primo caso, alla<br />

reazione base della sintesi è appaiata quella del<br />

gruppo isocianico con l’acqua ed in questo modo la<br />

schiuma si ottiene dalla<br />

formazione dei legami uretanici e dal simultaneo<br />

svolgersi di anidride carbonica gassosa risultante dalla<br />

reazione con l’acqua.


L’espansione fisica, invece, usa il calore della reazione di<br />

polimerizzazione ( reazione esotermica) per vaporizzare un<br />

liquido (agente rigonfiante) chimicamente inerte e con bassa<br />

temperatura di ebollizione.<br />

Si utilizzano prodotti quali idroclorofluorocarburi (HCFC), in<br />

combinazione con l’acqua oppure da soli.<br />

L’agente rigonfiante è aggiunto ai polioli .<br />

Il gas intrappolato nella struttura cellulare chiusa di alcune<br />

schiume può conferire ad esse ottime qualità coibentanti,<br />

impartendo loro un coefficiente di conduzione termica<br />

estremamente basso.


o 11g di poliolo, con additivi<br />

o 5g di isocianato<br />

REAGENTI


VETRERIA<br />

o 2 bicchieri di plastica<br />

trasparente da <strong>20</strong>ml<br />

o Spatolina in legno<br />

o bilancia


PROCEDIMENTO<br />

Pesare 11g di poliolo in un bicchiere.<br />

Pesare 5g di isocianato in un secondo bicchiere.<br />

Versare isocianato nel poliolo,<br />

Mescolare energicamente per <strong>20</strong>-22 sec,<br />

Tolta la spatola si formerà il polimero completo.


Il risultato della<br />

polimerizzazione è<br />

una schiuma, la cui<br />

struttura risulta<br />

flessibile e facilmente<br />

comprimibile.


In alcune prove, si è osservato che la<br />

schiuma, inizialmente cresciuta in modo<br />

adeguato, collassava successivamente,<br />

probabilmente perché la polimerizzazione<br />

era avvenuta troppo rapidamente, lo<br />

sviluppo del gas era stato troppo veloce e<br />

non vi era una struttura polimerica<br />

sufficientemente resistente da trattenere il<br />

gas.


Saponi<br />

•I saponi sono Sali degli acidi grassi e si possono<br />

ottenere per reazione con soda caustica( NaOH) di grassi<br />

ed oli di origine animale o vegetale.<br />

•I grassi naturali sono esteri di acidi carbossilici a catena<br />

lunga, prevalentemente.<br />

•La loro idrolisi, detta comunemente saponificazione,<br />

fornisce i Sali degli acidi grassi, che costituiscono,<br />

proprio, i saponi.


La reazione<br />

produce glicerina<br />

e sali di acidi<br />

grassi (il sapone<br />

crudo)


La composizione media di grassi in un burro è:<br />

Glicerina ≈5 %<br />

Acidi grassi ≈ 95 % comprendenti:<br />

acidi grassi volatili RCOOH, con catena<br />

idrocarburica R “corta” (≈ 8 % in totale)<br />

acidi grassi non volatili, soprattutto oleico (44<br />

%) miristico (16 %) stearico (3%) e palmitico<br />

(15 %).


l tipo di acido grasso e la lunghezza<br />

della catena idrocarburica R<br />

condizionano le proprietà del sapone<br />

risultante.<br />

I grassi di origine animale, come il<br />

burro, producono, soprattutto, Sali di<br />

acidi a catena lunga ( C16- C18).<br />

Il sapone risultante è molto duro ed<br />

insolubile, come si è constatato<br />

sperimentalmente.


I saponi con proprietà migliori sono<br />

formati da Sali di acidi carbossilici con<br />

catena idrocarburica formata da<br />

dodici – quattordici atomi di carbonio.


Il sapone è in grado di rimuovere lo sporco di origine<br />

grassa grazie alle sue proprietà emulsionanti. Una<br />

molecola di sapone è una lunga catena idrocarburica<br />

insolubile in acqua che termina con una testa polare<br />

solubile in acqua. Le parti insolubili di diverse<br />

molecole di sapone, se poste in acqua, tendono a<br />

raggrupparsi in modo da diminuire le interazioni col<br />

solvente polare, formando un aggregato che presenta<br />

al suo esterno i gruppi carbossilato. Questo aggregato,<br />

solubile in acqua, è detto micella. Quando la micella è<br />

a contatto con del grasso lo inglobano, pertanto il<br />

sapone permette, per esempio, di togliere il grasso<br />

lavandosi le mani.


Struttura di una micella


Detergenti<br />

•Funzionano come i saponi, essendo sintetici contengono altri<br />

gruppi non polari quali solfato e solfonato. I più importanti<br />

detergenti appartengono alla categoria dei sodio<br />

alchilbenzensolfonati lineari.<br />

•Sono più efficaci rispetto ai saponi naturali perché funzionano<br />

anche in acque dure<br />

•I principali ingredienti sono tensioattivi solfati silicati<br />

perborato fosfati carbonati coloranti ottici stabilizzanti della<br />

schiuma o antischiuma. I più usati sono i tensioattivi e, a<br />

seconda dello scopo del detersivo vengono usati tensoattivi<br />

diversi.


DETERGENTI BIODEGRADABILI<br />

•Le varie sostanze organiche sono più o meno degradabili a<br />

seconda di questa facilità sono mineralizzate in un tempo più o<br />

meno lungo. Una delle principali vie metaboliche è l’ossidazione<br />

alla quale possono partecipare acidi carbossilici, alcoli e anche<br />

catene idrocarburiche. La reazione è governata dal coenzima A.<br />

Ciò non è possibile per le catene che hanno un metilene o<br />

comunque un alchile in α o β rispetto al metilene terminale o al<br />

carbossile.<br />

•Sono facilmente degradabili gli alchilsolfati da alcoli lineari<br />

mentre sono difficilmente degradabili gli alchilbenzensolfonati a<br />

catena ramificata. Quest’ultimo che è il più diffuso ha creato a<br />

suo tempo un vero problema in Germania e negli USA. In italia è<br />

prescritto per legge l’uso di tensioattivi biodegradabili


PREPARAZIONE<br />

<strong>DEL</strong> SAPONE<br />

DAL BURRO


o 15g di burro<br />

REAGENTI<br />

o 10g di idrossido di sodio<br />

(NaOH)<br />

o 100ml di alcool etilico (95°)<br />

o Colorante per alimenti<br />

o aromi


o Due becker da 250ml<br />

o Una pirofila da 500ml<br />

o Un cilindro graduato da<br />

100ml<br />

o Due beute da 100ml<br />

o Una bacchetta di vetro<br />

o spatoline<br />

o Un coltello<br />

o Una molletta reggi oggetti<br />

o Fornello elettrico<br />

o Bilancia<br />

VETRERIA


PROCEDIMENTO<br />

Prelevare 15g di burro utilizzando una bilancia,<br />

Sciogliere questi a bagnomaria con l’aiuto di un fornello<br />

elettrico.<br />

Prelevare 10g di idrossido di sodio utilizzando una bilancia,<br />

Utilizzando un cilindro graduato prendere 100ml di alcool e<br />

metterli in un becker,<br />

Mettere l’idrossido di sodio nel becker con l’alcool,<br />

Mescolare fino a che l’idrossido di sodio non si scioglie.<br />

Mettere la soluzione di idrossido di sodio e alcool nel becker<br />

col burro sciolto,<br />

Mescolare e se si vuole aggiungere coloranti e\o aromi,<br />

Togliere dal bagnomaria il tutto e fare raffreddare fino alla<br />

formazione di una massa solida.


RAFFINAZIONE<br />

<strong>DEL</strong> SAPONE


CENNI TEORICI<br />

I saponi contengono una certa quantità di acidi grassi liberi<br />

tale grasso è indice dello stato di conservazione del sapone<br />

.<br />

Gli acidi liberi sono nocivi alla qualità del sapone sono<br />

prevalentemente costituiti da acidi grassi (che hanno un cattivo<br />

odore)<br />

Si riscalda il sapone a 90\100° C e lo si tratta con cloruro di sodio, si lascia<br />

a riposo per 12\24 ore il sapone così formato si raccoglie al fondo del<br />

recipiente. Essi contengono anche altre impurità ma se non si vogliono<br />

eseguire ulteriori trattamenti (decolorazione ecc.) non è necessario raffinare<br />

ulteriormente.


PROCEDIMENTO<br />

- Si prende il sapone grezzo e lo si sminuzza<br />

- Lo si mette in un becker con acqua con sale da cucina, in<br />

ebollizione<br />

- Si aspetta che il sapone si depositi, lasciando raffreddare<br />

- Abbiamo così riottenuto il sapone che a differenza di quello grezzo<br />

contiene minori impurità e, soprattutto, un pH inferiore.


Alessandro Cavasso<br />

Anna Scalco

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