LE SETTE GIUDAICHE - Chiesa Cristiana Evangelica
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<strong>LE</strong> <strong>SETTE</strong> <strong>GIUDAICHE</strong><br />
GLI ERODIANI<br />
Chi erano gli Erodiani dei vangeli?<br />
Secondo Marco 3:6 furono gli Erodiani insieme ai Farisei a decidere di far morire<br />
Gesù. Secondo Matteo 22:16 e Marco 12:13 entrambi i gruppi vollero mettere alla<br />
prova Gesù con la domanda sul tributo a Cesare.<br />
Potrebbe inoltre esserci un'allusione nei loro confronti in Marco 8:15, quando Gesù<br />
usa l'espressione "lievito di Erode". Questo è quanto abbiamo dal Nuovo Testamento.<br />
Letteralmente, il termine può riferirsi ad alcuni funzionari o addetti alla casa reale di<br />
Erode (cfr. un termine analogo in G.Flavio Ant.14,450; Guer.1,319). In questo caso<br />
però, i Farisei non si sarebbero legati con persone subalterne a corte, dato che la
casta farisaica era nazionalista, e quindi fortemente avversa, come spieghiamo in<br />
seguito, alla dinastia reale idumea.<br />
Altri studiosi, pensano ad una fazione religiosa filogovernativa, forse i Boetusiani,<br />
membri di una famiglia sacerdotale insediatasi sotto Erode il Grande, (Boethos,<br />
sacerdote di Alessandria, la cui figlia Mariamne divenne sposa di Erode nel 24aC).<br />
Questi condividevano alcune concezioni con gli Esseni, discendevano come i<br />
Sadducei dal sommo sacerdote Tsadok, tanto che sono spesso confusi tra loro anche<br />
nella letteratura rabbinica (A.Schlatter, Geschlichte Israels, 1925,167). Sono di valore<br />
discutibile alcune notizie della chiesa primitiva, che parlano di un gruppo religioso<br />
giudaico di Erodiani (E.Bikerman,RB47(1938) 184-197).<br />
Sono invece in molti a pensare che questo fosse un partito politico giudaico, devoto<br />
probabilmente all'imperatore romano, ed al suo rappresentante Erode, partito di corte<br />
che formava l'estremo opposto ai farisei. Può darsi che tra loro vi fossero alcuni che<br />
considerassero Erode come il messia, e forse avrebbero voluto vedere la Giudea<br />
affidata a lui piuttosto che amministrata dai romani. Tertulliano, Girolamo, Crisostomo<br />
ed altri antichi scrittori hanno sostenuto questa tesi. I vangeli di Luca e Giovanni<br />
evitano di menzionare gli Erodiani, e anche in Matteo il loro nome è più raro che in<br />
Marco, si può forse dedurre che già all'epoca dei vangeli più tardivi il suo significato<br />
non fosse del tutto chiaro. Forse era stato un movimento effimero, che non aveva<br />
lasciato ricordo di sé.<br />
Le attuali scoperte, sembrano provare che essi non formavano né una setta religiosa,<br />
né un partito politico. Erano probabilmente giudei che occupavano posti importanti,<br />
favorevoli agli Erodi e quindi anche ai Romani che li appoggiavano. Essendo la<br />
dinastia di Erode di origine idumea e politicamente filoromana, si comprenderà<br />
l'opposizione che incontrava negli ambienti tipicamente giudaici, nonostante che i re,<br />
(gli erodi) fossero sempre compiacenti con i farisei (setta più importante del popolo), e<br />
si preoccupassero di abbellire le città, specialmente Gerusalemme. Ad ogni modo la<br />
casa reale d'Erode ebbe sempre alcuni simpatizzanti tra i giudei.<br />
All'epoca di Gesù Cristo, gli Erodiani dovevano essere una piccola fazione, fedele al<br />
tetrarca Erode Antipa (-4aC-39dC), come possibile candidato per occupare il trono di<br />
Israele, tenuto già prima da suo padre Erode il Grande. Probabilmente non<br />
appartenevano alle forze della giustizia, altrimenti i farisei se ne sarebbero serviti per<br />
cercare di intimidire Gesù, piuttosto che tendergli trappole (tributo a Cesare ecc.).<br />
Inoltre in oriente, gli esattori non hanno l'abitudine di far domande a persone loro<br />
inferiori, sulla legalità delle imposte.<br />
L'origine degli Erodiani e il loro pensiero<br />
E' da ricercarsi nella condizione politica della Giudea, dopo l'arrivo, prima di Giulio<br />
Cesare poi di Marco Antonio, nella Siria, l'intervento della potenza romana nel<br />
governo dei Giudei, fu tale che divise la Palestina in tetrarchie, dopo aver osteggiato<br />
la dinastia reale nativa, cioè l'asmonea. Erode il Grande, seppe rendersi accetto prima<br />
ad Antonio poi ad Augusto, e fu da questi nominato finalmente re della Giudea (37<br />
aC), escludendo così la linea degli Asmonei. Il timore e l'odio che sentivano i Farisei e<br />
la grande maggioranza del popolo contro la potenza romana ed ora anche contro<br />
Erode, erano basati su Deuter. 17:15 dove viene detto: "Costituisci per re sopra te<br />
uno d'infra i tuoi fratelli". I Farisei insegnavano quindi che non era lecito sottomettersi<br />
all'impero romano o pagar tributi ai suoi ufficiali. Da qui deriva anche il disprezzo e<br />
l'odio in cui erano tenuti i pubblicani, ossia i gabellieri romani. Da qui le frequenti<br />
rivolte come il tentativo di Giuda il Galileo, o secondo Flavio, Giuda il Gaulonita, "ai<br />
giorni della riscossione delle tasse" (At 5:37; Ant 18,1,1). Erode e i suoi seguaci,<br />
intendevano invece quel passo del Deuteronomio, come proibitivo, soltanto dietro ad<br />
una scelta volontaria di straniero dominatore, e non applicabile in questo caso, in cui
la forza aveva reso impossibile ogni scelta, e sostenevano fosse perfettamente lecito,<br />
tanto il sottomettersi all'imperatore romano, quanto il pagargli il tributo. Questa era<br />
una delle dottrine degli Erodiani. Altra dottrina erodiana, molto più subdola ed ipocrita<br />
della prima, era: "che fosse lecito, quando si era sopraffatti e costretti da forza<br />
maggiore straniera, il vivere senza osservare la legge mosaica, e perfino<br />
abbandonarsi a pratiche idolatre". Pare che Erode propagasse tra i suoi, questo<br />
insegnamento per giustificare la propria condotta, così poteva costruire templi a<br />
Cesare ed ingraziarsi l'imperatore, poteva fabbricare teatri, introducendo nel suo<br />
regno il gusto dei giochi, spendendo enormi somme per offrire pubblici spettacoli alla<br />
popolazione di Roma. Ascoltiamo direttamente le parole di Giuseppe Flavio: "quella<br />
sottomissione ad un tempo, e liberalità che Erode esercitava verso Cesare e i più<br />
potenti di Roma, lo obbligavano a trasgredire le costumanze della sua nazione, e a<br />
porre in modo non chiaro molte leggi di essa, col fabbricare città in un modo<br />
stravagante, e con l'erigere templi, non nella Giudea, che ciò non sarebbe stato<br />
tollerato, essendo vietato a noi di rendere onore alcuno ad immagini e<br />
rappresentazioni di animali, secondo l'usanza dei greci; ma questo egli faceva nel<br />
territorio fuori dei nostri confini, e nelle città di quello. La scusa che ne adduceva con i<br />
Giudei era che queste cose egli le faceva non già per propria inclinazione, ma per<br />
comando e ingiunzione di altri, alfin di piacere a Cesare e ai romani, come se gli<br />
stessero meno a cuore le costumanze giudaiche, che non l'onore dei<br />
Romani" (Ant.15,9,5).<br />
Gesù e gli Erodiani<br />
Circa la domanda sul "tributo a Cesare", Gesù si sottrae abilmente all'insidiosa<br />
trappola tesagli dai suoi interlocutori (Farisei ed Erodiani), trasferendo la questione, su<br />
un piano prettamente spirituale, quello del rapporto con Dio. Seguendo il metodo delle<br />
controversie, Egli costringe gli interroganti a prendere posizione davanti alla realtà di<br />
fatto. Denuncia la loro ipocrisia e dice: " Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli<br />
presentarono un "denarion" d'argento, l'unità del sistema monetario romano<br />
dell'impero, con il quale nelle province si paga il tributo all'imperatore. Egli allora<br />
chiede: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli rispondono : "Di Cesare". Di<br />
fatto le monete coniate sotto Tiberio, imperatore dal 14 al 37 dC, portano nel recto il<br />
profilo dell'imperatore (Cesare, nel linguaggio protocollare), nell'esergo l'iscrizione:<br />
"Tiberius Caesar divi Augusti filius Augustus" e nel verso o rovescio le parole:<br />
"pontifex maximus". La conclusione di Gesù nel Suo stile lapidario, è di un efficacia<br />
sorprendente : " Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di<br />
Dio". Tutti gli evangeli notano che i suoi interlocutori restarono meravigliati per le Sue<br />
parole. L'originalità di Gesù consiste nel coniugare insieme la scelta realistica di<br />
pagare il tributo all'imperatore di Roma con il principio religioso della fedeltà a Dio,<br />
unico Signore. Gesù non disprezza questa dottrina del "tributo" in sé, non è a questa<br />
che Egli allude quando parla del " lievito di Erode", bensì alla generale ipocrisia del<br />
regnante, ed è di questa che Egli invita i suoi discepoli a stare alla larga. Anzi a dir il<br />
vero, in quest'impensabile caso di unione tra Farisei ed Erodiani, i quali cercano di<br />
coinvolgerlo nell'intrigo degli schieramenti politici, pro o contro il potere d'occupazione<br />
romana, Gesù, rispondendo "date a Cesare quel che è di Cesare", pare approvare<br />
questa dottrina, anche se Egli sembra abbastanza indifferente al problema dei doveri<br />
verso Cesare, perché quello che veramente gli sta a cuore è il problema dei doveri<br />
verso Dio. Tertulliano centocinquanta anni dopo disse: " pagare il tributo non è un atto<br />
idolatrico, perché quel che con questo pagamento si dà all'imperatore è il rispetto, non<br />
il culto, la moneta, non l'uomo".<br />
Ed ora poniamoci alcune domande: perché gli Erodiani volevano far morire Gesù?<br />
Era un odio, loro personale, politico, oppure erano "ingaggiati" in qualche modo, dai
Farisei? Erode Antipa era tetrarca della Galilea e della Perea, quindi Gerusalemme<br />
non faceva parte della giurisdizione erodiana, come mai Marco12:13 ci fa vedere<br />
Erodiani e Farisei in Gerusalemme, che cercano di cogliere in fallo Gesù? Con le<br />
attuali conoscenze, non riusciamo a rispondere esaurientemente a queste, possiamo<br />
però dire, che la presenza del Figlio di Dio nel mondo, ha avuto un tale impatto nelle<br />
coscienze, che i sentimenti dei cuori sono stati rivelati, e che l'odio e l'amore sono<br />
stati portati all'estremo, tanto che Gesù disse: "Chi non è con Me, è contro di Me…".<br />
Inoltre di fronte al Re dei Re, molti si sono contraddetti, secondo la profezia di<br />
Simeone (Lc2:34), e pur di andare contro Gesù, molti che prima non lo erano, son<br />
diventati amici (Lc23:12)! Con questa puntualizzazione tutto può esser stato possibile,<br />
anche l'unione tra Farisei ed Erodiani.<br />
GLI ESSENI<br />
Albino Caporaletti<br />
Gli Esseni, con i Farisei e i Sadducei, rappresentavano uno degli indirizzi religiosi che<br />
si svilupparono all'interno dell'Ebraismo dal II sec. a.C. circa. Gli Esseni non sono<br />
espressamente nominati dal Nuovo Testamento. Le nostre conoscenze sul<br />
movimento essenico sono state notevolmente modificate ed arricchite dalle scoperte<br />
di Qumran poiché, secondo la tesi attualmente prevalente, i settari di Qumran si<br />
identificano con gli Esseni o con una loro ala.<br />
Questa ricerca perciò sarà caratterizzata da una duplice analisi:<br />
- Gli Esseni nella tradizione degli scrittori antichi.<br />
- Gli Esseni e la comunità di Qumran.<br />
1. GLI ESSENI NELLA TRADIZIONE DEGLI SCRITTORI ANTICHI<br />
Prima delle scoperte di Qumran, le notizie sugli Esseni ci derivavano essenzialmente<br />
dalle opere di Filone di Alessandria, Giuseppe Flavio e Plinio il Vecchio. Da tali fonti<br />
storiche e dalla critica ad esse connessa risultava:<br />
a. L'etimologia del nome<br />
Filone affermava che il nome Esseni derivasse da una parola greca che significava<br />
"santi", " puri". Giuseppe Flavio invece nella sua opera " Guerre Giudaiche" sembra
volerlo fare risalire ad una parola che significava " venerabili", " religiosi". Alcuni<br />
studiosi hanno proposto altre soluzioni, indicando la probabile origine del nome nella<br />
radice sh', "bagnare" e da qui " bagnanti" ( in relazione al frequente uso di abluzioni e<br />
bagni rituali , tipico della setta ) ; ovvero in hasaim, " silenziosi", per l'obbligo del<br />
silenzio; ovvero nell'aramaico asayya, " guaritori", per la funzione di guaritori che era<br />
attribuita ai settari. L'etimologia più probabile , o almeno più generalmente accolta , è<br />
quella che fa risalire il nome greco alla trascrizione dell'ebraico hasidim, " pii", con una<br />
sottintesa connessione con il movimento degli Asidei dell'epoca maccabaica, il quale<br />
movimento, tuttavia, è ritenuto un precedente storico del Fariseismo e non<br />
dell'Essenismo.<br />
b. Loro probabili stanziamenti<br />
Secondo gli scrittori sopra indicati gli Esseni sono costantemente presentati come una<br />
comunità di tipo monastico avente varie sedi nella Palestina . Secondo quanto ci<br />
viene detto da Filone abitavano in villaggi o borghi, rifuggendo dalla corruzione delle<br />
città , ma la notizia è in contraddizione con quanto scrive Giuseppe Flavio, secondo il<br />
quale gli Esseni non erano raggruppati in un'unica città, ma avevano costituito colonie<br />
in diverse città ( non in borghi ). Plinio amplia le informazioni a loro riguardo circa gli<br />
stanziamenti e li pone ad occidente del Mar Morto, lontani, in ogni caso, dalla zona<br />
rivierasca "nociva" (nel senso che rappresentava un pericolo di contaminazione<br />
spirituale). Il rilievo di tale stanziamento è importante per il rapporto con le scoperte di<br />
Qumran, che dimostrano l'importanza della comunità del Mar Morto.<br />
c. L'adesione alla setta<br />
I neofiti erano ammessi all'ordine attraverso un periodo di iniziazione. Presentata la<br />
loro richiesta, erano tenuti in condizioni di aspiranti, per un anno fuori dell'Ordine, e, in<br />
tale periodo dovevano condurre vita essenica, ricevendo, come simboli della<br />
condizione, un'ascia, una cintura di lino e la veste comune. Dopo tale prova, venivano<br />
ammessi al bagno di purificazione del grado superiore, ma non entravano ancora<br />
nella setta. Per i due anni successivi rimanevano nella condizione di novizi, e, al<br />
termine, venivano ammessi al pasto comune e al giuramento dinanzi alla comunità.<br />
Nel giuramento il nuovo adepto si impegnava a praticare una vita di santità verso Dio,<br />
la giustizia verso gli uomini, la lealtà verso tutti, ma soprattutto nei riguardi del potere<br />
costituito ( poiché il potere viene da Dio). Il nuovo adepto inoltre era obbligato a non<br />
nascondere nulla ai membri della setta ma anche a non rivelare nulla ai profani,<br />
anche se sottoposto a violenze fino alla morte. Particolarmente interessante è, nel<br />
giuramento, l'obbligo al segreto circa le dottrine contenute nei libri antichi e circa i<br />
nomi degli angeli.<br />
d. La struttura gerarchica della setta<br />
Da quanto detto al punto precedente sembrerebbe che i "gradi" fossero tre : aspiranti,<br />
novizi e iniziati. Giuseppe Flavio però, riferisce esplicitamente che i gradi erano<br />
quattro ma senza indicare l'ulteriore nome. Lo storico aggiunge solo che la differenza<br />
fra quelli appartenenti al grado più basso e quelli che erano già arrivati al grado<br />
massimo, era tale che questi ultimi, quando venivano a contatto con i primi, si<br />
purificavano con abluzioni, come se fossero contaminati. Un altro storico, Ippolito, che<br />
riprende alcune informazioni di Giuseppe Flavio, fornisce invece una notizia confusa,<br />
poco attendibile ma comunque interessante: gli Esseni presentavano una<br />
suddivisione in quattro classi. Vi erano quelli che portavano la pratica fino agli estremi<br />
del rigidismo ascetico rifiutando persino di toccare delle monete, adducendo a<br />
giustificazione il divieto di rappresentare immagini. Una di queste classi, pare<br />
rappresentasse invece l'ala azionistica e militare del movimento, poiché se si
imbattevano in persone che discutevano di Dio e della Torah accertandosi che erano<br />
incirconcise, le obbligavano a circoncidersi o le uccidevano ; costoro avrebbero<br />
ricevuto il nome di Zeloti o Sicari. Un'altra classe si caratterizzava per il rifiuto di<br />
attribuire ad alcuno al di fuori di Dio, il nome di signore. Vi erano infine gli ultimi<br />
arrivati nell'Ordine che secondo Ippolito, erano considerati così impuri al punto tale<br />
che se gli altri li toccavano provvedevano immediatamente a purificarsi.<br />
e. L'amministrazione comunitaria<br />
Nelle comunità, gli Esseni praticavano il comunismo cenobitico dei beni. Non avevano<br />
casa di proprietà personale, ma ogni edificio veniva considerato bene comune di tutti<br />
gli adepti, anche di quelli che appartenevano ad altre colonie e che, spostandosi,<br />
venivano ospitati dai loro confratelli. Comuni erano le vettovaglie e le vesti; il salario<br />
da loro guadagnato veniva versato ad una cassa comune ed amministrato da membri<br />
della setta eletti a tale funzione. Gli Esseni non tendevano a farsi tesori sulla terra né<br />
ad acquistare proprietà di vasti territori, ma si contentavano di provvedersi dello<br />
stretto necessario, divenendo così " quasi unici fra gli uomini …senza beni e senza<br />
possessi" (Filone). Chi entrava nell'ordine abbandonava ad esso le sue proprietà<br />
personali. Probabilmente non compravano e non vendevano ed i loro scambi erano<br />
fondati esclusivamente sul baratto. Potevano tuttavia accettare doni, senza nulla dare<br />
in cambio. Nel disporre dei beni del fondo comune, agivano soltanto dietro<br />
autorizzazione degli amministratori. Il permesso di questi ultimi era altresì condizione<br />
necessaria per ricevere sovvenzioni che supplissero ai bisogni delle proprie famiglie.<br />
Gli "uomini virtuosi" che venivano da loro eletti ad amministrare provvedevano ancora<br />
alla raccolta ed alla conservazione dei prodotti del suolo. Per quanto riguarda<br />
l'amministrazione della giustizia avevano costituito a tal fine, un consiglio composto di<br />
non meno di cento persone, il quale ( secondo Giuseppe Flavio ) pronunziava<br />
sentenze irrevocabili. Addirittura coloro i quali si rendevano colpevoli di violazioni al<br />
giuramento pronunziato nell'essere ammessi alla regola, venivano esclusi dalla<br />
comunità e abbandonati senza assistenza, fino alla morte anche se, in molti casi , gli<br />
Esseni hanno riammesso membri così condannati, proprio all'ultimo respiro, ritenendo<br />
sufficiente la loro espiazione.<br />
f. Il culto e la dottrina degli Esseni<br />
Filone descrive gli Esseni come un popolo votato unicamente al servizio di Dio, che<br />
basava la propria esistenza sul fondamento della Torah, la quale leggevano<br />
continuamente ma in particolare nel Sabato, quando un adepto leggeva il Libro e un<br />
altro, fra i più istruiti, ne dava la spiegazione alla comunità riunita. L'osservanza del<br />
Sabato era rigidamente prescritta. Rispettavano inoltre il divieto di pronunziare non<br />
solo il nome di Dio, ma anche quello del Legislatore (da intendersi Mosè, o forse il<br />
fondatore della setta ) e per questo erano disposti persino a subire ogni tortura,<br />
finanche la morte .Sul piano dottrinale gli Esseni difendevano l'immortalità dell'anima,<br />
considerata prigioniera nel corpo corruttibile. Le anime dei giusti dopo la morte<br />
risalivano ad un mondo perfetto, che essi, secondo G. Flavio, ponevano al di là<br />
dell'Oceano, come luogo al di fuori di ogni turbamento. I cattivi invece, scendevano in<br />
una tenebrosa caverna dove venivano inflitte loro infinite punizioni. Credevano alla<br />
resurrezione, al giudizio finale ed alla consumazione del mondo. Erano in evidente<br />
polemica con il Tempio, al quale inviavano tuttavia le loro offerte, comunque non<br />
vittime sacrificali.<br />
g. Alcuni aspetti etici<br />
La setta si caratterizzava per la decisa avversione ad ogni violenza e ad ogni offesa<br />
fatta a creature viventi. Respingevano infatti il mestiere militare e si rifiutavano di
costruire arnesi da guerra. Non possedevano schiavi e condannavano il rapporto di<br />
schiavitù come offensivo del diritto di natura, sostenendo l'uguaglianza fondamentale<br />
di tutti gli uomini.<br />
Un altro aspetto etico importante riguardava il matrimonio. Le fonti storiche tradizionali<br />
hanno posizioni discordanti in merito.<br />
Secondo Filone, gli Esseni avevano bandito il matrimonio e prescrivevano la perfetta<br />
continenza, ritenendo la donna causa di mali e di turbamenti nella vita di perfezione<br />
che essi avevano eletta. Di qui si spiegherebbe l'altra notizia di Filone, secondo la<br />
quale, le comunità erano costituite soltanto da anziani prossimi alla vecchiaia. Si pone<br />
quindi il problema di spiegare come queste comunità, rifuggendo dal matrimonio,<br />
siano sopravvissute per tanti anni. Secondo G. Flavio gli Esseni, riuscivano a<br />
rinnovare il numero degli adepti adottando i figli altrui come propri . Plinio il Vecchio<br />
scriveva invece che questo " popolo eterno nel quale non nasce mai nessuno"<br />
riuscisse a sussistere solo perché continuamente ad esso accedevano nuovi adepti<br />
giovani.<br />
Altre fonti storiche riportano comunque l'esistenza di un ordine di Esseni dove ci si<br />
sposava, ritenendo essenziale la propagazione della specie.<br />
h. Una tipica giornata degli Esseni<br />
E' il risultato di quanto racconta Giuseppe Flavio nella sua opera " Guerre Giudaiche".<br />
Lo storico descrive una giornata regolata da uno stretto ritmo di preghiera e lavoro.<br />
Prima del sorgere del sole non pronunziavano alcuna parola profana, ma, levatosi il<br />
sole, rivolgevano a Dio la prima preghiera mattutina, forse lo sema, preghiera<br />
fondamentale ebraica. Quindi congedati dai capi o amministratori della comunità,<br />
lavoravano fino all'ora quinta ( circa le 11 del mattino ), quando, lasciate le opere, si<br />
riunivano nella casa comune, si cingevano con un panno di lino e si bagnavano<br />
nell'acqua fredda. Entravano nel refettorio solo dopo tali purificazioni. Quivi venivano<br />
loro distribuiti un pane e una sola scodella per un unico pasto, che veniva consumato<br />
solo dopo che il sacerdote aveva pronunziato la preghiera. Al termine del pasto, dopo<br />
un'altra preghiera di ringraziamento, si toglievano gli abiti usati per il pranzo e si<br />
riprendeva il lavoro fino alla sera, quando si consumava un altro pasto.<br />
2. GLI ESSENI E LA COMUNITA' DI QUMRAN<br />
Fino al 1947 gli Esseni erano conosciuti indirettamente, tramite le notizie di G. Flavio,<br />
di Filone e di Plinio il Vecchio. Dal 1947, data in cui cominciarono le scoperte dei<br />
manoscritti nella regione di Qumran, la conoscenza degli Esseni cominciò ad essere<br />
diretta ed immediata, poiché tutti i manoscritti rappresentano probabilmente la<br />
biblioteca della stessa comunità essena. Alla documentazione letteraria dobbiamo<br />
aggiungere l'apporto archeologico degli scavi di Qumran, sede centrale della<br />
comunità essena.<br />
Le affermazioni degli scrittori antichi hanno trovato conferma nella Regola della<br />
Comunità, uno dei manoscritti della grotta n° 1, chiamato anche dagli studiosi<br />
Manuale di Disciplina. Ma da queste e da altre fonti storiche si sono appresi anche<br />
altri aspetti della setta ed alcune particolari peculiarità proprie della comunità di<br />
Qumran. Apprendiamo innanzitutto che il gruppo era guidato da sacerdoti i quali<br />
avevano potere assoluto nel campo dottrinale ed economico; in posizione subordinata<br />
c'erano i laici. Per entrare a far parte della comunità bisognava impegnarsi<br />
solennemente a vivere secondo le regole e superare un esame. Il candidato una volta<br />
ammesso, doveva versare le sue sostanze alla cassa comune. I due riti principali<br />
della vita comunitaria erano i bagni di purificazione e i pasti in comune, ai quali tutti i<br />
membri erano tenuti a partecipare. La comunità era consapevole che i bagni di
purificazione non potevano sostituirsi alla purità di cuore ; molti testi insistono sulla<br />
purezza interiore come unico mezzo per ottenere l'approvazione divina. La<br />
purificazione esterna era soltanto il simbolo della purificazione interiore. I pasti in<br />
comune costituivano uno stimolo per portare il gruppo ad agire all'unisono. Per gli<br />
uomini di Qumran, il tempo apparteneva a Dio ed era sacro. C'era così un tempo per il<br />
lavoro, e un tempo per la preghiera e la meditazione. Durante la notte, un apposito<br />
gruppo, a turno, studiava le Scritture. Solo nella grotta n°4 ( esaminando le decine di<br />
migliaia di frammenti rinvenuti ), si ritiene fossero state nascoste alcune centinaia di<br />
rotoli. Oltre cento di essi comprendevano parti dell'A.T., tra cui almeno diciassette<br />
copie di Isaia, e oltre venti copie del Deuteronomio ( pare che quelli fossero i libri<br />
preferiti ). Nella raccolta erano rappresentati tutti i libri dell'A.T., salvo quello di Ester.<br />
E' ragionevole pensare che quegli innumerevoli rotoli, di cui le grotte ci hanno<br />
restituito i resti, fossero stati tutti prodotti dagli scribi del Monastero, che nel corso di<br />
duecento anni si avvicendarono sui banchi della Sala di scrittura, nel duro estenuante<br />
lavoro di copiatura a mano dei testi biblici. La comunità di Qumran pensava che Dio<br />
l'avesse fornita di una luce particolare per comprendere le Scritture. Ciò che però<br />
stupisce gli studiosi moderni è il fatto che le loro interpretazioni erano tutte legate alla<br />
situazione contingente. Gli Esseni ritenevano che i profeti non avessero parlato dei<br />
tempi in cui erano vissuti, ma si riferissero all'epoca in cui vivevano i commentatori.<br />
Nei Commentari, il metodo consisteva nel citare il testo biblico, aggiungendo : " la<br />
spiegazione di questo passo significa che…" oppure : " oggi questo vuol dire che…".<br />
Ad esempio il passo di Habacuc 1:6: "Perché ecco, io sto per suscitare i Caldei,<br />
questa nazione aspra e impetuosa …" è accompagnato dal commento : " questo si<br />
riferisce ai Kittim, che sono uomini rapidi e valorosi in battaglia". ( Kittim era il nome<br />
usato per designare i Romani, che quando fu scritto il Commentario ricoprivano il<br />
ruolo di nemici del popolo di Dio ). In uno dei loro commenti si parla inoltre di due<br />
personaggi : il Maestro di Giustizia e l'Uomo di Menzogna. Erano certamente<br />
personaggi reali, ben noti ai componenti della setta, ma a noi sconosciuti. Molti<br />
studiosi tuttavia ritengono che nel Maestro di Giustizia vada ravvisato il capo e forse il<br />
fondatore della comunità.<br />
Gli Esseni di Qumran si ritenevano il vero Israele, perseguitato dagli Ebrei infedeli e<br />
dominato da governi stranieri. E in tale spirito, attendevano la venuta del Messia ( o<br />
meglio di due Messia ). La setta credeva che le cose sarebbero finalmente cambiate<br />
con l'arrivo di un Sommo Sacerdote e di un Re, usciti dalla tribù di Levi e inviati da Dio<br />
per riscattare il popolo. Un documento della grotta n°4 ha mostrato che gli interpreti di<br />
Qumran usavano determinati passi dell'A.T. per appoggiare le loro idee messianiche :<br />
avevano messo insieme Deut. 18:18-19, che parla della venuta di un profeta, con<br />
Numeri 24: 15-17, che parla di un re, e Deut. 33:8-11, dove Mosè pronuncia la<br />
benedizione profetica sulla tribù sacerdotale di Levi. La comunità di Qumran era<br />
convinta che i due Messia sarebbero vissuti negli ultimi giorni, prima del conflitto finale<br />
tra i figli della luce e ifigli delle tenebre. Sia il monastero di Qumran sia la comunità<br />
degli Esseni furono distrutti dai Romani nel 68 d.C.<br />
I FARISEI<br />
Vincenzo Labate
Prefazione<br />
Con i Sadducei, gli Zeloti e gli Esseni, i Farisei rappresentano uno dei grandi<br />
movimenti interni, dottrinari e politici, dell'Ebraismo. Essi appaiono, come gruppo<br />
costituito, all'epoca di Giovanni Ircano ( 135- 104 a.C.), ereditando dottrine e posizioni<br />
da precedenti movimenti molto più antichi.<br />
Il nome "fariseo", deriva da un aggettivo aramaico che significa "separato",<br />
"segregato", "diviso". Sembra che un tale nome sia stato loro attribuito dai nemici,<br />
poiché i cosiddetti Farisei vivevano separati da tutto ciò che era impuro, cioè "dal<br />
popolo della terra". Essi stessi solevano chiamarsi "compagni", e perfino "santi".<br />
Storia<br />
Quando ebbe inizio la resistenza dei Maccabei vi fu un gruppo, detto degli Asidei, che<br />
si distingueva per la difesa della Legge, la sua concezione nazional-religiosa e la sua<br />
opposizione ad ogni influenza straniera. Sembra che tale gruppo si confondesse con i<br />
Farisei. Però questi ultimi si manifestano apertamente solo sotto gli Asmonei, al<br />
tempo di Giovanni Ircano che era stato loro discepolo e da essi era molto amato;<br />
tuttavia, per l'insulto di un fariseo, questi passò immediatamente dalla parte dei<br />
Sadducei. Quindi, Alessandro Ianneo, il grande persecutore dei Farisei, sostenne con<br />
essi una terribile guerra che durò sei anni. Con tutto ciò, quel re, in punto di morte,<br />
raccomandò alla sposa, la regina Alessandra Salome, di restituire qualche potere ai<br />
Farisei per accattivarsi la benevolenza del popolo. Una tale raccomandazione fu così<br />
bene eseguita che i Farisei governarono di fatto e la regina soltanto di diritto. Alla<br />
morte della regina, succedette sul trono Ircano II che parteggiava per i Farisei. Ma<br />
dopo tre mesi egli fu deposto dal fratello Aristobulo II al quale si erano uniti i<br />
Sadducei. Tuttavia, la gran parte del popolo riconosceva sempre più l'autorità dei<br />
Farisei.<br />
Condotta<br />
Sia Giuseppe Flavio che il NT parlano spesso dei Farisei, sebbene in diverso senso.<br />
Giuseppe Flavio ne parla diffusamente e con molti particolari, lasciando di essi una<br />
buona impressione: la loro austerità e cortesia; la loro benevolenza nel giudicare gli<br />
altri; essi ammettono la libertà degli uomini e l'immortalità dell'anima; affermano che<br />
tutte le cose sono governate dalla Provvidenza. Oltre alla Legge essi hanno la<br />
tradizione che venerano in maniera esagerata specialmente per quel che riguarda il<br />
sabato, la purezza legale e le decime 1 . Tutte le cose che essi insegnavano a voce è<br />
scritto nel Talmud, al quale essi davano un'importanza maggiore che alla Legge.<br />
Scendevano a minuzie, ad inezie, a sottigliezze e si fissavano sulle pratiche esterne 2 ,<br />
su ciò che entra dal di fuori, e non sapevano che queste cose " non contaminano<br />
l'uomo 3 " , fino a rendere difficile la conoscenza delle nuove prescrizioni con le quali<br />
avevano complicato la vita. Circa il riposo del sabato, c'era chi arrivava a proibire il
trasporto di un fico secco o di mangiare un uovo deposto dalla gallina nel giorno di<br />
sabato.<br />
Questa casistica li aveva indotti a moltiplicare i precetti che possiamo dividere in due<br />
gruppi: duecentoquarantotto negativi e trecentosessantacinque positivi. Un numero<br />
così grande di precetti uccideva l'unità, disperdeva la vita spirituale e trasferiva<br />
l'attenzione dalla sfera dell'etica a quelle delle cerimonie. Si perdeva perciò la<br />
distinzione tra il grande ed il piccolo, tra ciò che nella Legge era primario o<br />
secondario: un fariseo, dottore della Legge, domanda a Gesù quale sia il massimo<br />
comandamento 4 . In tal modo, la pietà, che è del cuore, diventa pura erudizione,<br />
giacché si devono conoscere tutti i precetti; ora tutto ciò esige tempo e la massa del<br />
popolo non ne dispone di troppo, per cui verrà chiamata impura.<br />
Il "lievito"<br />
Questo eccessivo formalismo, così contrario agli insegnamenti di Gesù, rese, sin dal<br />
principio, i Farisei nemici del Maestro. E Gesù li tratterà con maggior durezza degli<br />
altri mentre rivolgerà la sua compassione e la sua misericordia ai peccatori.<br />
Nell'Evangelo secondo Giovanni abbiamo una chiara visione della disputa con i<br />
Farisei che lo scrittore del IV Vangelo chiama "Giudei". Nel c. 23 dell'Evangelo<br />
secondo Matteo possiamo vedere fin dove arrivano il rimprovero e la condanna per i<br />
Farisei: Gesù li chiama ipocriti che non entrano nel cielo e non vi lasciano entrare<br />
neppure gli altri che pur vorrebbero; stolti, ciechi e guide di ciechi; essi trascurano la<br />
parte più importante della Legge che è rappresentata dalla giustizia, dalla<br />
misericordia, dall'amore e dalla buona fede; sepolcri imbiancati, apparentemente<br />
perfetti ma pieni all'interno di bruttura e di iniquità; serpenti, razza di vipere, ecc.<br />
Perché mai Gesù se la prese tanto con i Farisei? Perché la loro condotta mirava a<br />
distruggere l'opera di Dio. Perché il pericolo del fariseismo sussisterà sempre nella<br />
religione. Anche Paolo lotterà contro il fariseismo, ma in un modo diverso dal Maestro.<br />
Cristo alzò la sua voce contro l'ipocrisia di coloro che confidavano in se stessi, Paolo<br />
invece nel suo epistolario stigmatizzerà coloro che aspettano la giustificazione delle<br />
loro opere. Non dobbiamo gloriarci in noi stessi e neppure nelle nostre opere, ma<br />
soltanto nel Signore 5 . Perciò dobbiamo osservare che dovunque esiste una legge<br />
esiste anche questo pericolo: il pericolo di polverizzare e di disperdere la vita<br />
spirituale, di insistere troppo sull'osservanza esterna con la conseguente superbia per<br />
averla osservata.<br />
Il valore<br />
G. Flavio e i Vangeli ci presentano due quadri diversi. Quello di G. Flavio è ben<br />
lusinghiero: i principi da essi osservati saranno stati anche quelli, ma il loro eccessivo<br />
attaccamento ed il loro amore alla tradizione e la loro grande austerità li avevano<br />
portati a quegli eccessi così aspramente condannati da Gesù. Anche i Vangeli citano<br />
dei Farisei cui sono rivolte parole di lode e con i quali Gesù mantenne rapporti di<br />
amicizia. Egli mangia nella casa di uno dei capi dei Farisei 6 ; Nicodemo gli rende visita<br />
nella notte 7 e sia egli che un altro fariseo, Giuseppe d'Arimatea, si prendono cura,<br />
dopo la morte di Gesù, della sua salma 8 . Gli Atti degli Apostoli raccontano la<br />
Meravigliosa difesa degli apostoli fatta dal fariseo Gamaliele. Paolo si vanta di essere<br />
stato educato ed istruito alla scuola di Gamaliele 9 , ed afferma di essere un fariseo<br />
quanto alla Legge 10 . Ancora negli Atti degli Apostoli 11 si parla di alcuni della setta dei<br />
Farisei che avevano creduto in Gesù Cristo 12 .<br />
Gli scribi
Per quel che riguarda gli Scribi, possiamo parlare di una quasi coincidenza, ma no di<br />
una totale identificazione. I Farisei dotti erano Scribi, ma per diventare tali dovevano<br />
esercitarsi nella Scrittura per molti anni, la qual cosa, per la maggior parte di essi, non<br />
era né semplice né facile. Scribi e Farisei costituivano un gruppo compatto e forte.<br />
Raramente uno scriba apparteneva alla setta dei Sadducei, tanto che Gesù, secondo<br />
il capitolo 23 di Matteo ed in altri passi dei Vangeli, mette assieme Scribi e Farisei. Gli<br />
Scribi erano le guide spirituali del popolo, i suoi moralisti. I loro insegnamenti erano<br />
decisivi, perché godevano di un grande ascendente. Fondendo insieme Scribi e<br />
Farisei, come fa il Vangelo, possiamo affermare che essi erano seguiti dalla gran<br />
massa del popolo e che essi erano i responsabili, specialmente ai tempi del Signore<br />
Gesù Cristo.<br />
Il fariseismo dopo la sua nascita continuò la propria attività per circa due secoli e<br />
mezzo, fino ad essere assorbito dal Rabbinismo, dopo la rovina di Gerusalemme, nel<br />
70 d.C.<br />
GLI ZELOTI<br />
Renato Genovese<br />
Storia<br />
Una delle fazioni giudaiche presenti nel periodo storico descritto negli Atti degli<br />
Apostoli è quella degli Zeloti. Sorti all'inizio del I secolo con Giuda il Galileo come<br />
movimento di resistenza partigiana, sono i nemici giurati dei sadducei, degli erodiani e<br />
soprattutto della potenza occupante; condividono gli ideali religiosi e le aspirazioni<br />
politiche dei farisei, ma si distinguono per l'inestinguibile amore di libertà, per il loro<br />
disprezzo della morte e soprattutto per il ricorso alla violenza e al terrorismo.<br />
1. Significato e condotta<br />
Zelota significa propriamente "zelante", anche nel senso di "intransigente" o<br />
"fanatico", ed è proprio con questo zelo, paragonabile a quello dei Maccabei nel<br />
rovesciare il giogo siriano, che essi volevano cacciare i Romani dalla Palestina,<br />
poiché erano convinti che solo dopo la loro cacciata dal territorio Dio avrebbe redento<br />
il suo popolo. Rifiutavano specialmente di pagare i tributi ai Romani, considerando<br />
questa come una cosa illecita e come una violazione della costituzione teocratica<br />
della loro nazione. Quando Archelao (che era succeduto a suo padre Erode il Grande,<br />
nel governo della Giudea), fu sommariamente rimosso dai Romani, il suo piccolo<br />
regno venne annesso alla provincia di Siria, retta in quel tempo da Quirino, ed allora<br />
soltanto si cominciò a riscuotere la tassa, per stabilire la quale si era fatta la rassegna<br />
di tutto il popolo al tempo della nascita di Cristo (Luca 2:2). Giuda il Galileo, chiamato<br />
anche il Galaunita perché nativo di Gamala nella Galaunite (di lui abbiamo notizie<br />
tramite le testimonianze di Giuseppe Flavio), in compagnia di un certo Zaduc, Fariseo,<br />
eccitò il popolo a resistere all'imposta, come ripugnante alla legge di Mosè, la quale<br />
insegnava che i Giudei non avevano altro re che Dio, ad insorgere e ribellarsi,<br />
piuttosto che sottomettersi ad essa. In questa situazione di malcontento generale, la<br />
promulgazione di un secondo censimento da parte di Quirino nel 6 d.C. fu la scintilla<br />
che fece scoppiare la sommossa popolare guidata da Giuda stesso. La rivolta fu<br />
sedata, non senza sforzo, dai romani, ma le sue conseguenze remote furono<br />
gravissime. Giuda fu ucciso ed i suoi seguaci furono dispersi (Atti 5:37), ma<br />
proseguirono occultamente la loro azione, si formò così la corrente degli zeloti.<br />
Quando i figli di Giuda si ribellarono nuovamente (46-48 d.C.), vennero crocifissi da<br />
Tiberio Alessandro, governatore della Giudea, ed Eleazar, uno dei discendenti del<br />
galileo, prese la guida del gruppo.
2. Valutazioni esterne<br />
I romani chiamavano gli zeloti più estremisti "sicari", cioè "uomini del pugnale", per via<br />
del piccolo pugnale (in latino "sica") che essi portavano nascosto sotto le vesti, col<br />
quale erano continuamente in azione. Essi fecero la loro prima comparsa al tempo di<br />
Felice assassinando il Sommo Sacerdote. Specialmente nelle feste, mescolati tra la<br />
folla con il loro pugnale trafiggevano gli avversari, non risparmiando nemmeno i loro<br />
connazionali che mostrassero volontà di sottomettersi alla forza delle circostanze;<br />
quindi, caduti che fossero, si univano con coloro che erano sdegnati, cosicché anche<br />
per la sembianza di fiducia rimanevano assolutamente irreperibili.<br />
Lo sviluppo del movimento nazionalista zelota, insieme all'atteggiamento sempre più<br />
rigido dei governatori Albino (62-64) e Floro (64-65), condusse allo scoppio della<br />
prima grande rivolta giudaica del 66 d.C., che portò alla distruzione di Gerusalemme<br />
nel 70 d.C. All'inizio della rivolta gli zeloti si impadronirono della fortezza di Masada,<br />
sul Mar Morto, che Erode il Grande scelse come rifugio personale in virtù della sua<br />
inaccessibilità, in quanto situata su un altipiano roccioso a 434 m. Lì si rifugiarono ed<br />
adattarono i palazzi di Erode alle nuove esigenze trasformandoli in accampamenti e in<br />
posti di comando. Le costruzioni di carattere ornamentale più che funzionale furono<br />
smantellate e il materiale impiegato per altre costruzioni. Gli ambienti più spaziosi<br />
vennero divisi per farne alloggi per più famiglie; anche le stanze ricavate nelle mura<br />
furono trasformate in alloggi. Alcuni zeloti erano di estrazione sociale elevata. In una<br />
costruzione sono stati trovati resti di vasi d'alabastro e d'oro oltre a gruzzoli di monete.<br />
Gli zeloti costruirono bagni rituali, piscine per le abluzioni e una sinagoga orientata in<br />
direzione di Gerusalemme. Era rettangolare con quattro file di panche disposte lungo i<br />
muri per far sedere la congregazione. Verso la fine della rivolta molte famiglie si<br />
rifugiarono a Masada. Per costoro furono costruite baracche di fango e di piccole<br />
pietre, in genere a lato degli edifici esistenti. Dopo la distruzione di Gerusalemme,<br />
Masada costituì l'ultima roccaforte dei rivoltosi. Nel 72 d.C. la Decima Legione romana<br />
fu inviata ad espugnarla con truppe ausiliarie forti di un migliaio di uomini. Intorno a<br />
Masada furono costruiti otto accampamenti e fu eretto un muro d'assedio lungo 4,5<br />
km. al fine di impedire ogni tentativo di fuga. Un'enorme rampa di assalto fu costruita<br />
con terreno di riporto e così, alla fine, nel 73 d.C., i romani riuscirono a far breccia<br />
nelle mura. Ma gli zeloti, piuttosto che arrendersi, raccolsero tutto quello che<br />
possedevano per darlo alle fiamme. Scelsero quindi 10 uomini con il compito di<br />
uccidere ogni famiglia fino alla morte di tutti i 960 difensori. A questa strage<br />
sopravvissero soltanto due donne e cinque bambini che riuscirono a mettersi in salvo<br />
in una grotta.<br />
Gli zeloti furono ancora in azione al tempo dell'ultima grande rivolta giudaica, guidata<br />
da Bar Kochba nel 131-135 d.C., durante l'impero di Adriano. Malgrado questa<br />
sollevazione e la prolungata resistenza dei giudei, Gerusalemme fu conquistata dai<br />
romani nel 134 e Bettar, l'ultima fortezza a sud-ovest della città, capitolò nel 135.<br />
Adriano ricostruì poi Gerusalemme rendendola una città pagana alla quale fu posto il<br />
nome di Elia Capitolina e proibì ai giudei, compresi i giudeo-cristiani di entrarvi.<br />
3. Riferimenti scritturali<br />
Probabilmente dalle file degli zeloti proveniva almeno uno dei discepoli, Simone, detto<br />
lo Zelota (Luca 6:15 ; Atti 1:13) o il Cananeo (Marco 3:18 ; Mat. 10:4); alcuni hanno<br />
avanzato l'ipotesi che anche Simon Pietro, Giacomo e Giovanni appartenessero a<br />
quella corrente (a quello alluderebbe il soprannome di Boanerges dato agli ultimi<br />
due), e che l'iscrizione posta sulla croce di Gesù riveli che l'autorità romana potrebbe<br />
averlo considerato colpevole di zelotismo (Pilato cioè avrebbe inteso le parole "Gesù<br />
Nazareno Re dei Giudei" in senso politico-nazionalistico). L'ipotesi che Gesù<br />
simpatizzasse con il movimento zelota trascura il fatto che un altro discepolo, Matteo,
era invece un ex-esattore delle tasse. Inoltre, contro l'atteggiamento degli zeloti,<br />
quando gli fu mostrata una moneta con l'immagine di Cesare, Gesù disse: "Rendete<br />
dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Mat. 22:15-22).<br />
I SADDUCEI<br />
Alessandro Quartana<br />
Introduzione<br />
I Sadducei, come appartenenti ad un movimento interno della tarda epoca di sviluppo<br />
dell'Ebraismo, rappresenta uno dei problemi non completamente chiariti della storia<br />
religiosa giudaica, almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze, fondate su<br />
documenti (Giuseppe Flavio, N.T., tradizione rabbinica, tradizione cristiana dei Padri<br />
della <strong>Chiesa</strong>) che, per vari motivi, li considerano eretici o settari e che, comunque,<br />
rappresentano tendenze avverse a quelle sadducee.<br />
1. Etimologia del nome<br />
Il nome "Sadducei" non può provenire, come già pensarono alcuni Padri della <strong>Chiesa</strong>,<br />
dall'aggettivo ebraico saddiq ("giusto"). Questo qualificativo, oltre ad essere improprio<br />
per tale categoria di persone, non potrebbe spiegare come mai la u si conserva nella<br />
parola, sia in ebraico sia in greco. Secondo W. Manson, "Sadducei" deriverebbe da<br />
un termine che significa "avvocato", "difensore della giustizia", perché essi erano<br />
membri del sinedrio. Il nome si connette verosimilmente con quello proprio di Sadoc.<br />
Questo era il nome del sommo sacerdote che Salomone sostituì ad Abiatar perché si<br />
compisse la parola che Dio aveva pronunciato contro la casa di Eli, in Siloh 13 . Già<br />
nella restaurazione ideale che Ezechiele fa di Gerusalemme e del Tempio solo i figli di<br />
Sadoc saranno i ministri del culto 14 ; realmente essi ebbero sempre una<br />
preponderanza speciale; già da allora dire "Sadducei" era come dire la famiglia<br />
sacerdotale di maggiore influenza.<br />
2. Storia<br />
I discendenti di Sadoc esercitarono il sacerdozio sino alla cattività in Babilonia 15 e poi<br />
di nuovo dopo l'esilio 16 . Non si sa però determinare in che periodo inizi l'origine dei<br />
Sadducei come gruppo. Durante il governo di Gionata si parla di un partito<br />
ellenizzante che si oppose al capo maccabaico. Si nomina pure un gruppo yahwista<br />
che, con coscienza più scrupolosa, mal tollerava che il sommo sacerdozio fosse stato<br />
affidato ai Maccabei da alcuni stranieri, perché ciò significava un'intromissione dei<br />
pagani nella designazione del primo capo spirituale nello yahvismo giudaico. Ciò<br />
avvenne quando il monarca Alessandro Bala, nell'anno 153 a.C., concesse il titolo di<br />
sommo sacerdote e di capo del suo popolo a Gionata.<br />
Solo però con Giovanni Ircano, il primo degli Asmonei, notiamo la distinzione tra il<br />
gruppo dei Sadducei e quello dei Farisei. Ircano si appoggiava a quest'ultimi ed era<br />
stato loro discepolo, ma ben presto passò ai Sadducei che incominciarono ad<br />
acquistare maggiore importanza. Dato che sotto il suo governo la nazione giudaica<br />
s'era estesa sin quasi a raggiungere i confini dell'antico regno davidico, si sentiva<br />
sempre più la necessità di persone che, sia in campo amministrativo, sia in campo<br />
politico, fossero pronte ad uniformarsi ai sistemi delle nazioni confinanti. Queste<br />
persone potevano provenire solo dalla corrente sadducea più aperta all'ellenismo. Fu<br />
così che incominciò ad imporsi il sadduceismo. G. Flavio ci racconta l'episodio che<br />
fornì l'occasione a Giovanni Ircano per romperla con i Farisei. Avendo, durante un<br />
banchetto, chiesto consigli sulla perfezione, si sentì rispondere da un Fariseo che
avrebbe dovuto lasciare la carica di sommo sacerdote, perché sua madre era stata<br />
una schiava e questa condizione contrastava con le prescrizioni rabbiniche. Ircano<br />
rimase profondamente offeso. Domandò allora agli altri Farisei che pena meritasse<br />
colui che aveva detto tali cose; questi proposero battiture e prigionia. Ma Ircano, che<br />
desiderava per quello che l'aveva offeso la morte, considerò i Farisei tutti complici e si<br />
dichiarò loro nemico. Da allora i Sadducei divennero il partito del governo sotto tutti gli<br />
Asmonei, ad eccezione del periodo del regno di Alessandra che, accogliendo l'ultima<br />
volontà del suo sposo, si unì ai Farisei. I Sadducei ripresero ad essere il partito più<br />
importante sotto Aristobulo II, e pare sia questa la causa dell'ostilità che Erode il<br />
Grande manifestò verso loro.<br />
Quando la Giudea fu unita alla provincia romana della Siria, i Sadducei praticarono<br />
una politica conciliatrice con i Romani. È vero che non collaborarono apertamente con<br />
loro, però cercarono di evitare conflitti e si sforzarono di contenere movimenti<br />
popolari. Durante il periodo romano i Sadducei, tenendo sotto ipoteca il sommo<br />
sacerdozio, in sostanza dominavano nel campo religioso, mentre i Farisei, con<br />
l'appoggio degli scribi, esercitavano maggiore influenza presso il popolo. Con la<br />
distruzione di Gerusalemme e la scomparsa della nazione giudaica, sparì pure il<br />
sadduceismo.<br />
3. Natura<br />
Il sadduceismo non era una setta nel senso che si dà a questa parola; non aveva una<br />
dottrina speciale distinta dal giudaesimo; era piuttosto un partito politico religioso. I<br />
Sadducei appartenevano alle classi facoltose, aperte alla cultura e al progresso delle<br />
altre nazioni; in questo si opponevano, principalmente, ai Farisei. Si differenziavano<br />
da questi anche perché non ammettevano se non la Legge scritta, le prescrizioni della<br />
Torah, che costituivano per loro l'unica regola di fede e di condotta. Gerolamo afferma<br />
che, secondo alcuni Padri, i Sadducei accettavano solo il Pentateuco. Rifiutavano<br />
così tutte le innovazioni e le falsificazioni che i Farisei avevano aggiunto allo spirito<br />
del vero giudaismo, di cui si consideravano i custodi; in tal modo erano liberi da tutti<br />
quei pesanti fardelli che i Farisei avevano imposto a tutti i loro concittadini 17 .<br />
Nonostante i dati del N.T. e di G. Flavio, si può dire che manchiamo di fonti sulle<br />
dottrine professate dai Sadducei; le informazioni dello storico giudaico devono inoltre<br />
essere prese con cautela, in quanto provenienti da uno che era fariseo e pertanto<br />
nemico dei Sadducei.<br />
Secondo G. Flavio, i Sadducei negavano la provvidenza e affermavano un fatalismo<br />
assoluto in tutto ciò che accade, poiché nulla dipende da Dio; negavano parimenti<br />
l'esistenza di premi o castighi dopo la morte, poiché l'anima scompariva con la<br />
decomposizione del corpo. La letteratura rabbinica attribuisce ai Sadducei questa<br />
massima: "Come la nube si disfà e scompare, così l'uomo discende nella tomba e più<br />
non ritorna".<br />
Dal caso immaginario, che i Sadducei proposero a Gesù 18 , risulta che non<br />
ammettevano la risurrezione dei morti. Si tratta, in realtà, della legge del levirato,<br />
destinata ad assicurare la continuazione della famiglia 19 . Se un uomo moriva senza<br />
discendenza, il fratello doveva sposarsi con la vedova perché il nome del defunto, a<br />
cui si attribuiva il primo figlio nato da questo secondo matrimonio, non fosse estinto in<br />
Israele. I Sadducei nella loro domanda, per negare la risurrezione, presuppongono<br />
che in essa la vita continui con le stesse condizioni di quelle attuali. Però non sanno<br />
che il potere di Dio trasformerà i corpi risuscitati; alla risurrezione infatti gli uomini<br />
diverranno come angeli di Dio nel cielo 20 .<br />
Possiamo dire che le idee dei Sadducei sull'altra vita sono le stesse, a quanto pare, di<br />
quelle che troviamo nei libri sapienziali, come i Proverbi o l'Ecclesiaste, in cui in realtà
nulla si affermava o si negava su tale argomento. Per questo molti Sadducei, non<br />
trovando chiaramente nei libri dell'A.T. la dottrina della resurrezione, la negavano.<br />
Dagli Atti degli Apostoli 21 sappiamo che non ammettevano neppure l'esistenza degli<br />
angeli, né di altri esseri spirituali al di fuori di Dio. In tutto ciò si differenziavano dai<br />
Farisei, soprattutto per la negazione della halakah, che era un complesso di precetti<br />
pratici, norme rituali e giuridiche. Siccome non ammettevano la tradizione, i Sadducei<br />
interpretavano letteralmente le leggi mosaiche in materia criminale e applicavano<br />
rigorosamente la legge del taglione. Secondo G. Flavio si mostravano duri e arroganti<br />
nel comportamento verso quelli che non erano membri del loro partito.<br />
Vi erano pure discrepanze tra i due partiti sulla fissazione del giorno della Pasqua e<br />
della data della Pentecoste. Quando la Pasqua, secondo i recenti studi rabbinici,<br />
cadeva in venerdì, i Sadducei ne ritardavano la celebrazione al sabato, mentre i<br />
Farisei la celebravano secondo il calendario regolare. J. Klausner, giudeo e<br />
conoscitore delle tradizioni del suo popolo, dice che già dal tempo di Hillel (25 anni<br />
prima di Gesù Cristo) per i Farisei l'uccisione degli agnelli, nella festa della Pasqua,<br />
era un sacrificio pubblico, superiore pertanto al riposo sabatico; mentre i Sadducei lo<br />
consideravano come sacrificio privato che violava il giorno santo, per cui non poteva<br />
essere compiuto di Sabato. La festa di Pentecoste, per i Sadducei, doveva sempre<br />
coincidere con il primo giorno della settimana, e siccome doveva intercorrere un<br />
intervallo di cinquanta giorni tra la Pasqua e questa solennità, anticipavano o<br />
posticipavano qualche giorno del mese per ottenere il loro scopo; per i Farisei invece<br />
la Pentecoste poteva essere celebrata in qualunque giorno della settimana, sempre<br />
che fossero passati cinquanta giorni dalla Pasqua.<br />
4. Importanza e influenza<br />
I Sadducei, soddisfatti delle loro ricchezze e della loro posizione sociale, non si<br />
preoccupavano troppo della venuta del regno di Dio. Per questo si adattavano a quelli<br />
che comandavano, anche quando questi fossero degli stranieri.<br />
A volte appaiono pure in ribellione con il governo imperiale. Comunque erano<br />
politicamente astuti e cercavano di ricavare il maggiore utile possibile da qualunque<br />
circostanza politica in cui si trovavano; il loro scopo era quello di conservare la<br />
posizione sociale da loro raggiunta e l'importanza del loro partito. Da quanto abbiamo<br />
detto, si deduce che avevano poca autorità e avevano poco credito tra il popolo.<br />
Comandavano, invece, nelle cose esterne e sociali, però dato che presso la gente<br />
prevalevano i criteri dei Farisei, gli stessi Sadducei dovevano uniformarsi in ciò che si<br />
riferiva al culto, di cui erano capi supremi; compivano questo solo perché faceva loro<br />
comodo. Secondo quanto riferisce G. Flavio, se i Farisei parlavano contro il sommo<br />
sacerdote erano subito creduti. Di più: i Farisei chiamavano "popolo della terra" coloro<br />
che non appartenevano al loro partito, quand'anche si trattasse di un sadduceo tra i<br />
più eminenti. A tutti applicavano il qualificativo di turba maledetta che non conosce la<br />
Legge 22 .<br />
5. Loro rapporti con Gesù<br />
Erano numericamente molto inferiori ai Farisei; per questo e perché a loro non<br />
interessavano le disquisizioni, ebbero pochissimi contatti con Cristo. Vengono<br />
nominati raramente nei Vangeli e mai nell'Evangelo di Giovanni, dove è usata circa<br />
settanta volte la parola "Giudei" come termine tecnico per designare i Sadducei, i<br />
Farisei e il giudaismo ufficiale, la cui caratteristica principale è l'ostilità verso Cristo.<br />
Sadducei e Farisei, sebbene nemici dichiarati tra di loro, si unirono nella lotta contro<br />
Gesù. Tuttavia, almeno all'inizio, i Sadducei si mostravano molto più miti; così si<br />
deduce già dalla ambasciata al Battista riferita da Giovanni all'inizio della vita pubblica
di Gesù 23 . È diverso il comportamento dei Sadducei e dei Farisei: ai primi interessa la<br />
risposta perché devono rendere conto ai loro capi, in essi si nota, infatti, una certa<br />
indifferenza personale. Non vi è quella ostilità che si manifesta già dall'inizio nei<br />
Farisei, che incominciano ad essere aggressivi.<br />
Il nome "Sadducei" viene ricordato solo una volta in Marco e un'altra volta in Luca a<br />
proposito dell'episodio ricordato più sopra. Matteo, oltre a ricordarli in tale occasione,<br />
li cita parlando della predicazione del Battista 24 e dopo la moltiplicazione dei pani 25 .<br />
Caiafa e i sacerdoti furono coloro che condannarono a morte Gesù e perseguitarono<br />
pure i primi cristiani 26 . Non si deve però per questo addossare, tutta la responsabilità<br />
della morte di Gesù ai Sadducei, sebbene questi fossero più rigidi nell'applicare le<br />
leggi e meno propensi alla clemenza dei Farisei. Si pensa che siano stati i Farisei, e<br />
non i Sadducei, i nemici più acerrimi di Gesù. Tutto il c. 23 di Matteo conferma questa<br />
opinione. È vero che la dottrina farisaica si avvicinava maggiormente a quella<br />
predicata dal Maestro; però le note che si opposero maggiormente allo Spirito di<br />
Cristo, sincero, umile ed interiore, furono l'ipocrisia, l'apparato esterno e la casistica<br />
illimitata propria dei Farisei.<br />
1) Lc 11:42.<br />
2) Mt 15:1,2.<br />
3) Mt 15:10,11.<br />
4) Mt 22:36-38.<br />
5) 2 Cor 10:17.<br />
6) Lc 14:1.<br />
7) Gv 3:1ss.<br />
8) Lc 23:50,51; Gv 19:38,39.<br />
9) Atti 5:34-39.<br />
10) Atti 22:3.<br />
11) Fil 3:5.<br />
12) Atti 15:5.<br />
13) I Re 2: 27, 35.<br />
14) Ez 44:15; 48:11.<br />
15) I Cr 5:34 -41; 6:8-15.<br />
16) Esd 3:2.<br />
17) Mt 23:4.<br />
18) Mt 22:23-24; Mc 12:18,19; Lc 20:27-28.<br />
19) Deut 25:5,6.<br />
20) Lc 20:36.<br />
21) Atti 23:8.<br />
22) Gv 7:49.<br />
23) Gv 1:19-26.<br />
24) Mt 3:7.<br />
25) Mt 16:1,6,11,12.<br />
26) Atti 4:1-4; 5:17.<br />
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Eliseo Esposito