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Febbraio 2013 - Il Vallo

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D’AVANGEM PREZIOSI<br />

SPECIALISTI IN DIAMANTI<br />

NOLA - INFO: 081.512 9162<br />

IL<br />

VALLO Storia, cultura e voci di una terra di confine<br />

Anno 2 - Numero 2 Periodico di informazione del <strong>Vallo</strong> di Lauro - Ass.ne Culturale “Pro Marzano” CF: 92077060645 - Distribuzione gratuita <strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong><br />

Solo una lettera...<br />

...d’amore<br />

Giacomo Corbisiero<br />

Da tempo mi diletto a scrivere, senza<br />

successo , su politica, etica dell'impegno,<br />

moralità. Rare volte ho scritto, condiviso<br />

con gli altri, anche con i lettori,<br />

sul lato privato, quello degli affetti,delle<br />

debolezze, delle fragilità. Ecco, le fragilità.<br />

Viviamo in una zona, dove questi<br />

aspetti sono sopiti, messi in un angolo<br />

perché vige ancora l'idea che l'uomo<br />

debba essere virile altrimenti non è, è<br />

radicata ancora la convinzione che commuoversi,<br />

amare, essere fragile sia cosa<br />

da femminuccia. Per anni anch’io ho convissuto<br />

con questa banale convinzione.<br />

Oggi decido di scrivere questa lettera,<br />

lettera sulla mia fragilità, perché come<br />

diceva un leader politico "Siamo belli<br />

perché siamo pieni di difetti, non perché<br />

siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili,<br />

perché ci tremano le gambe, perché<br />

siamo goffi, perché abbiamo paura, perché<br />

abbiamo bisogno di amore, per questo<br />

siamo belli!". “Hanno cercato di convincermi<br />

in tanti, per prima la vita, che<br />

bisogna attrezzarsi per essere sempre<br />

pronti alla difesa in quella posa tutta<br />

innaturale dove le spiegazioni sono sempre<br />

pronte in un vasetto nel frigorifero<br />

per giustificarsi: spiegare le azioni prima<br />

che succedano, perché la vita pubblica è<br />

un gioco di misure che premia gli<br />

ammennicoli e conviene fare così, con le<br />

fragilità ben nascoste dentro le mutande<br />

e nel portamonete. Pensavo qualche<br />

giorno fa, perso in un parcheggio sotterraneo<br />

come un lombrico, che nella vita<br />

ho fatto le mie cose migliori quando non<br />

ho avuto modo o tempo di imbavagliare<br />

Continua a pag. 2<br />

I limiti del nuovo Piano Territoriale Provinciale<br />

<strong>Il</strong> futuro della Valle di Lauro tra eccessiva burocrazia e grave miopia politica<br />

Arturo Graziano<br />

Ci riallacciamo al pregevole articolo<br />

del collega Mercolino che da queste<br />

colonne ha risollevato una vecchia questione<br />

che da lungo tempo rimane<br />

silente tra i dibattiti che animano la<br />

vita culturale e politica della nostra<br />

valle, anche e soprattutto in questo<br />

scorcio di campagna elettorale. Ovvero<br />

la questione del presente che ci circonda<br />

e del futuro che vogliamo immaginare<br />

per noi stessi e per quelli che verranno,<br />

in termini di assetto del territorio.<br />

Parliamo di urbanistica, insomma,<br />

o, con una accezione più moderna, di<br />

governo del territorio. Che poi più in<br />

generale è una questione che attanaglia<br />

l'intera regione e, con diverse sfumature,<br />

l'Italia, tutti accomunati da<br />

una deregolamentazione selvaggia<br />

mascherata da una iper produzione<br />

legislativa utile solo a rendere farraginosa<br />

la concreta applicazione della<br />

tutela del paesaggio rurale ed urbano.<br />

Ed è con queste premesse che vogliamo<br />

ricordare che non più di due mesi fa, la<br />

provincia di Avellino, che solo da poco<br />

tempo, al pari di altre provincie italiane,<br />

pareva destinata a scomparire, ha<br />

approvato il Piano Territoriale di Coordinamento<br />

Provinciale, o PTCP. Cosa è?<br />

Una specie di linee guida per i comuni<br />

chiamati a fare i Piani Regolatori, o<br />

PRG, ed oggi denominati PUC, e previsto<br />

dalla legislazione italiana fin dal<br />

1942, ripreso da altre leggi successive,<br />

ed infine disciplinato dalla più volte<br />

rimaneggiata Legge Regionale 16 del<br />

2004. Nasce questo piano, mai prima<br />

realizzato quando effettivamente era<br />

indispensabile, nel momento più basso<br />

Istituto Comprensivo “Ugo Foscolo”<br />

<strong>Il</strong> decreto Gelmini taglia la scuola di Quindici<br />

Tommaso Scibelli<br />

L’Istituto Comprensivo “Ugo Foscolo”<br />

di Quindici e Moschiano perderà l’autonomia<br />

l’1 Settembre <strong>2013</strong>. Data che<br />

coinciderà con la cessazione dell’attività<br />

lavorativa del preside Prof. Bruno<br />

Donnarumma. Classe 1947, laureato in<br />

Lettere Classiche all’Università di<br />

Napoli, ci parla del suo dispiacere e<br />

dei suoi tentativi per conservare l’Ufficio<br />

di Presidenza in un’istituzione di<br />

formazione, cultura e legalità in una<br />

zona “difficile”. “Con la fine di questo<br />

anno scolastico coincidente, peraltro,<br />

con l’inizio della mia quiescenza<br />

Continua a pag. 5<br />

La foto del mese<br />

<strong>Il</strong> Vesuvio e l'Agro nolano dall'altopiano "Pasteno" (Taurano)<br />

(Foto di Salvatore Maffettone)<br />

del dibattito politico attorno al futuro<br />

delle nostre città e dei nostri territori,<br />

ed i contenuti e la qualità del piano<br />

stesso paiono fortemente risentirne.<br />

Dovrebbe questo PTCP dettare le<br />

norme cogenti per la tutela del paesaggio<br />

rurale, fornire il quadro delle quote<br />

edificatorie disponibili per i comuni<br />

(ovvero quanto può consentire di far<br />

costruire un comune nell'ambito del<br />

proprio PUC), dettagliare le cosiddette<br />

zone rosse, fornire strumenti per la<br />

corretta gestione dell'ambiente, indicare<br />

le strategie di crescita e la distribuzione<br />

delle attrezzature sul territorio,<br />

eccetera. Non volendo entrare nel<br />

merito dell'intero piano, a causa dei<br />

limiti di un articolo, osserviamo come<br />

il Piano Provinciale, al pari del suo fratello<br />

maggiore Regionale, riserva alla<br />

nostra Valle il solito ruolo marginale, di<br />

confine, di periferia, o al più di "cusci-<br />

D’AVANGEM PREZIOSI<br />

SPECIALISTI IN DIAMANTI<br />

NOLA - INFO: 081.512 9162<br />

netto". Ricordammo già in un nostro<br />

intervento di qualche tempo fa, come<br />

il Piano Regionale aveva ampiamente<br />

analizzato la Valle di Lauro nell'ambito<br />

delle più ampie problematiche dell'area<br />

nolano-vesuviano, di cui ovviamente<br />

subisce la pressione, salvo poi<br />

relegarne le ipotesi di sviluppo in una<br />

fumosa formula denominata "rurale<br />

culturale", unitamente al Baianese, ed<br />

al pari delle aree poste ai confini della<br />

nostra regione. Per il resto, infrastrutture<br />

zero, insediamenti zero, investimenti<br />

per la nostra agricoltura iper<br />

specializzata zero, investimenti "culturali"<br />

zero, investimenti per l'ambiente<br />

zero. E quindi per non essere da meno<br />

il nuovo piano provinciale, il futuro<br />

dell'assetto territoriale, sociale, culturale,<br />

ambientale della Valle e della<br />

provincia, prende atto, ovviamente,<br />

Carmine S. Mercolino<br />

Continua a pag. 3<br />

Fonti rinnovabili: a che punto siamo<br />

Eolico e solare, l’energia pulita alla portata di tutti<br />

La quadratura del cerchio, che permette<br />

la massima sedentarietà degli<br />

individui in una società caratterizzata<br />

dalla presenza di ineguagliabili moti<br />

cinematici, è raggiunta rendendo<br />

energivoro l’intero contesto in cui<br />

viviamo. Ovvio che la sedentarietà di<br />

cui si fa cenno è intesa come novero di<br />

azioni in senso fisico dei singoli. Difatti<br />

noi tutti (pur stando comodamente<br />

seduti, camminando meno delle generazioni<br />

che ci hanno preceduto) ci<br />

muoviamo da un posto all’altro del<br />

mondo come nessun altro prima.<br />

Continua a pag. 4


2 VALLO IL<br />

Voci<br />

<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong><br />

Nola, il Piano traffico della discordia divide il paese<br />

Cortei di protesta e petizioni, la nuova viabilità non piace ai commercianti<br />

Clima rovente a Nola per l’applicazione<br />

del Piano Traffico. Proteste e malcontento,<br />

una petizione con circa duemila<br />

firme, stanno accompagnando la scelta<br />

non facile, ma obbligatoria, dell’amministrazione<br />

comunale guidata dal sindaco<br />

Biancardi. Un provvedimento che<br />

naturalmente ha riflessi non solo sui<br />

cittadini nolani, ma anche su quelli dei<br />

comuni vicini, costretti a stravolgere le<br />

proprie abitudini. <strong>Il</strong> Piano Urbano Traffico<br />

(Put) è previsto dal nuovo Codice<br />

della Strada (art. 36, Dl. 30/ 04/1992<br />

n° 285) per i comuni che contano una<br />

popolazione che supera i trentamila<br />

abitanti per arginare problemi di traffico,<br />

inquinamento, e più in generale i<br />

disagi che derivano da una circolazione<br />

senza regole. <strong>Il</strong> “Put” nolano ha origini<br />

lontane. Progettato nel ’98, durante<br />

l’amministrazione Ambrosio (oggi leader<br />

dell’opposizione), dal professore<br />

Marino De Luca, docente di Ingegneria<br />

alla facoltà di Napoli Federico II, è<br />

stato poi ripreso dall’amministrazione<br />

Biancardi con gli opportuni aggiornamenti<br />

redatti dallo stesso De Luca. <strong>Il</strong><br />

provvedimento “approdato” in Consiglio<br />

comunale è stato approvato<br />

all’unanimità e dal 6 agosto 2012 è<br />

entrato in vigore in via sperimentale.<br />

Dopo una dura fase di contestazioni,<br />

sono stati attivati numerosi tavoli di<br />

confronto con le associazioni cittadine<br />

per superare le criticità emerse. <strong>Il</strong> principio<br />

del Piano si basa sull’ anello a<br />

senso unico che ruotando intorno alla<br />

città dovrebbe consentire maggiore<br />

scorrevolezza, dando a regime anche la<br />

possibilità di ricavare lo spazio necessario<br />

per la pista ciclabile. Alcune associazioni<br />

nolane, in particolare l’ACCAN,<br />

hanno sin da subito osteggiato il provvedimento<br />

che non farebbe altro che<br />

acuire la crisi economica, scoraggiando<br />

le persone a raggiungere la città. Altre,<br />

invece, si sono mostrate favorevoli<br />

anche se chiedono delle modifiche ritenute<br />

necessarie. Tra i punti critici, via<br />

del Riposo, di cui in un primo momento<br />

è stato invertito il senso di marcia. Una<br />

decisione che ha penalizzato, in particolare<br />

gli automobilisti del <strong>Vallo</strong>,<br />

costretti ad un giro tortuoso per ritornare<br />

a casa. L’amministrazione comunale,<br />

ad onor del vero, si è mostrata sin<br />

da subito disposta al dialogo ed in alcuni<br />

casi anche a tornare sui propri passi.<br />

Ed è stato così che via del Riposo, la<br />

stradina che percorre le spalle del cimitero<br />

nolano e che si immette su via San<br />

Paolo, è tornata al suo originario senso<br />

di marcia. I tavoli istituzionali promossi<br />

dall’amministrazione comunale, anche<br />

con la presenza del professore De Luca<br />

sono stati già diversi. In queste occasioni,<br />

la parte più critica delle associazioni<br />

ha espresso grande perplessità sulla<br />

valenza del provvedimento “ <strong>Il</strong> piano<br />

traffico – ha dichiarato Mariafranca Tripaldi<br />

- crea innumerevoli disagi alla<br />

popolazione e alla viabilità ed è per<br />

questo che ne chiediamo la sospensione”.<br />

Dai banchi dell’opposizione sono<br />

arrivate già disponibilità a modifiche<br />

necessarie. “ “In consiglio comunale –<br />

ha dichiarato Salvatore Maffettone consigliere<br />

comunale del Pd - abbiamo<br />

votato il provvedimento, valutando che<br />

fosse una cosa positiva per la città. Certamente<br />

adesso non abbiamo nessuna<br />

difficoltà a dire che è necessario apportare<br />

dei correttivi anche alla luce delle<br />

problematiche emerse nel corso dell’applicazione”.<br />

Nell’ultimo tavolo tecnico,<br />

svoltosi alcuni giorni fa, alla presenza<br />

del professor De Luca si è addivenuti<br />

alla proposta di alcune ipotesi di<br />

lavoro che potrebbero rappresentare<br />

elementi migliorativi del Piano. In particolare<br />

l’Ascom - Confcommercio ha<br />

presentato i risultati di un questionario<br />

compilato dagli associati, sintetizzati in<br />

dieci punti, alcuni dei quali già previsti<br />

ma non ancora attuati. Segnatamente si<br />

chiede l’ inversione senso di marcia ex<br />

Slargo Travaglia e Via Camillo de Notaris;<br />

divieto di accesso in piazza Principe<br />

Umberto verso il corso Tommaso Vitale;<br />

apertura al doppio senso di marcia da<br />

Solo una lettera... d’amore<br />

dalla prima pagina<br />

le mie fragilità: mi sono sentito un<br />

uomo buono mentre mi commuovevo<br />

sull’orlo della favola, sono stato un<br />

buon figlio quando non sono riuscito<br />

a trattenere la gratitudine e sono un<br />

amico sincero quando confesso di<br />

non riuscire. E’ un peccato mortale<br />

essere umano, in pubblico poi, mi<br />

dicono, sia un peccato mortale non<br />

seguire il copione che dovresti imparare<br />

per essere confortante senza<br />

preoccuparsi di essere credibile. E’<br />

successo che mi sono innamorato:<br />

innamorato dell’ebrezza di essere<br />

almeno un secondo all’altezza delle<br />

parole che scrivo, innamorato di<br />

spiegare le idee come una tovaglia<br />

aperta per una tavolata con le persone<br />

più vicine senza preoccuparsi<br />

della spendibilità pubblica, innamorato<br />

della mia incoscienza dei sogni<br />

che mi è stata sempre così fedele da<br />

volerla come compagna di vita, innamorato<br />

del profumo delle terre in cui<br />

mi sento a casa senza architettare<br />

come travestirle. Hanno cercato di<br />

convincermi in tanti, per prima la<br />

vita, che dovrei avere la grana fotografica<br />

dei film, che riguardi cento<br />

volte di seguito per com’è e come te<br />

lo aspetti. Ho finto in politica di<br />

provare un certo misurato sdegno<br />

per personaggi che sono un conato di<br />

disgusto, ho perso tempo a nascondere<br />

la mia paura, una paura fottuta,<br />

ho perso tempo ad ascoltare<br />

lezioni di anaffettività, ho creduto<br />

per qualche anno che la misura giusta<br />

fosse un compromesso tra le<br />

linee che mi disegnavano altri. Pensavo<br />

di avere perso la fantasia di<br />

pensarmi leggero o di credere davvero<br />

che gli affetti siano i nodi che non<br />

stringono ma sciolgono tutto il resto.<br />

Ho creduto esaurita l’immaginazione<br />

di portarmi la verità come unica<br />

spiegazione possibile e non conta se<br />

qualche volta sai per certo che sarà<br />

perdente: giochiamo a un altro<br />

gioco, e ci invidiano così. Ho perso le<br />

mie ore migliori ad ascoltare chi mi<br />

voleva convincere che il cinismo è<br />

una buona armatura e adesso mi<br />

prendo i miei anni con le mie rughe<br />

e la mia penna fragile. Non ci può<br />

essere arte dove va di moda vergognarsi<br />

della felicità. Non importa che<br />

capelli ha, come si chiama, da dove<br />

viene e dove vogliamo andare. Sono<br />

fiero di essermi innamorato dei miei<br />

sogni più imprudenti.<br />

Giacomo Corbisiero<br />

Via Fonseca fino all’incrocio con Via<br />

Seminario; nuova segnaletica orizzontale<br />

e verticale; aumento di posti auto<br />

per parcheggio e forte rafforzamento<br />

dei controlli da parte della Polizia Municipale<br />

per scoraggiare il fenomeno dei<br />

parcheggiatori abusivi e sensibilizzare<br />

maggiormente al rispetto del codice<br />

della strada. Tra le richieste anche<br />

l’istituzione di un servizio navetta che<br />

colleghi i parcheggi cittadini con il centro<br />

storico. L’ACCAN ha invece richiesto,<br />

per la temporanea attuazione, sino<br />

alla definizione completa della sperimentazione<br />

del Put, oltre ad una maggiore<br />

presenza della Polizia Municipale<br />

e di segnaletica orizzontale e verticale,<br />

il parcheggio gratuito con disco orario<br />

di 30 minuti in Via Ottaviano Augusto,<br />

Via Giacomo Imbroda, Via San Paolo<br />

B.to, Piazza Paolo Maggio, Piazza S.<br />

Antonio Abate, Piazza Collegio (previa<br />

rimozione delle panchine) e Piazza Principe<br />

Umberto (previa rimozione delle<br />

fioriere). <strong>Il</strong> rappresentante di Legambiente<br />

ha consegnato, invece, una rela-<br />

V<br />

www.ilvallo.it<br />

ALLO IL<br />

Storia, cultura e voci di una terra di confine<br />

zione-dossier, mentre quello di Unimprese<br />

e del Consorzio Infiniti si è detto<br />

d’accordo su tutti i punti evidenziati<br />

nel questionario Ascom, tranne che per<br />

la riapertura delle piazze alla sosta<br />

delle auto. Una nuova riunione, infine,<br />

è prevista nel giro di un paio di settimane<br />

mentre per il 12 marzo è stata calendarizzata<br />

una nuova riunione sul Put<br />

della Commissione consiliare Annona,<br />

presieduta dal consigliere Franco<br />

Nappi. “La fase di confronto e verifica –<br />

ha dichiarato il sindaco Geremia Biancardi<br />

- prosegue alacremente, nel solco<br />

tracciato nel corso delle precedenti riunioni,<br />

ovvero, massima disponibilità da<br />

parte dell’amministrazione comunale a<br />

recepire tutte le indicazioni da parte<br />

delle associazioni di commercianti e<br />

cittadini, che stanno collaborando in<br />

questa fase, che saranno poi vagliate,<br />

ovviamente, dal Professore De Luca,<br />

che ha redatto il Piano Urbano Traffico,<br />

per valutare fattibilità ed impatto delle<br />

eventuali modifiche da apportare”.<br />

Associazione culturale - “Pro Marzano”<br />

Codice Fiscale: 92077060645<br />

Via San Trifone - Palazzo Simonelli s.n.<br />

83020 - Marzano di Nola (Av)<br />

Redazione<br />

Direttore Responsabile: Domenico Menna<br />

Redattore Capo: Giuseppe Fenga<br />

Segretaria di Redazione: Maria Addeo<br />

Responsabile marketing: Antonio Ariano<br />

E-mail: redazione.ilvallo@virgilio.it<br />

Maria Magistro<br />

Aut. Trib. Avellino 1/12 R. Stampa dell’08/02/2012<br />

Stampa: Centro Stampa Ferrara srl - Via G. Anisio, 49 - Domicella (AV)


<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong><br />

VALLO IL<br />

Politica 3<br />

Elezioni politiche <strong>2013</strong> - quali gli esiti nei nostri territori<br />

La sinistra non stravince, la destra non perde, l’antipolitica non vince: è la politica che perde!<br />

<strong>Il</strong> <strong>Vallo</strong> di Lauro va a destra in uno scenario<br />

post-elettorale con risultato confuso,<br />

scisso, non preciso. Bersani vince a livello<br />

nazionale, Berlusconi vince in Campania,<br />

Bersani vince in Irpinia mentre Berlusconi<br />

ottiene la maggioranza relativa al<br />

Senato e alla Camera in 6 comuni su 7 del<br />

<strong>Vallo</strong>. Grillo si impone come il punto di<br />

demarcazione tra le due coalizioni maggiori<br />

(Bersani e Berlusconi) e le due coalizioni<br />

minori (Monti e Ingroia) ma in Irpinia<br />

e nel <strong>Vallo</strong> viene sorpassato alla<br />

Camera da Monti. <strong>Il</strong> risultato della consultazione<br />

nazionale ci pone davanti al<br />

rischio dell’ingovernabilità dato che la<br />

coalizione guidata da Bersani non ha la<br />

maggioranza al Senato. Nei “nostri”<br />

paesi la coalizione berlusconiana ha la<br />

maggioranza relativa (e in alcuni casi<br />

assoluta) dappertutto tranne che a Marzano<br />

di Nola dove al Senato prevale la<br />

coalizione bersaniana e alla Camera<br />

quella montiana. A Taurano, invece, alla<br />

Camera il primo partito è il Pd ma la<br />

prima coalizione è berlusconiana mentre<br />

al Senato è solo ridotto il distacco tra i<br />

vincenti berlusconiani e i secondi bersaniani<br />

rispetto a quanto accade in altri<br />

Comuni del <strong>Vallo</strong> (Pago, Lauro, Quindici e<br />

Moschiano). In questi paesi, infatti, stravince<br />

la coalizione berlusconiana addirittura<br />

con maggioranza assoluta nei comuni<br />

di Quindici e Moschiano (con picco del<br />

63,1 % per il Senato a Quindici). È difficile<br />

dare un quadro unitario ma in sintesi il<br />

risultato potrebbe essere schematizzato<br />

con una vittoria netta del centrodestra<br />

nei paesi “centrali del <strong>Vallo</strong>” (Pago,<br />

Lauro ma soprattutto Quindici e Moschiano)<br />

e con un risultato decisamente meno<br />

pendente a destra nei comuni di Marzano<br />

e Taurano. Peculiari i risultati di Domicella<br />

in cui la coalizione vincente è pur sem-<br />

pre quella berlusconiana (con circa 5<br />

punti percentuali di distacco dalla coalizione<br />

bersaniana) ma con “spazio” agli<br />

innovativi Grillo (18,4 %) e Ingroia (2,5 %)<br />

decisamente sopra la “media della<br />

zona”. Dai risultati emerge come vi fossero<br />

due zone nel nostro <strong>Vallo</strong>: una più di<br />

centrosinistra (o forse meno di centrodestra)<br />

rappresentata da paesi più aperti<br />

grazie alle vie di comunicazione con<br />

l’esterno (Marzano di Nola, Domicella,<br />

Taurano) e una zona più di centrodestra<br />

e conservatrice rappresentata da paesi<br />

“meno comunicanti” (Pago, Lauro,<br />

Moschiano e Quindici). <strong>Il</strong> tasso di partecipazione<br />

alle consultazioni nel <strong>Vallo</strong> è del<br />

73,8 % (leggermente più basso di quello<br />

registrato nel 2008) con picco di astensionismo<br />

a Pago (vota il 68,7 % circa degli<br />

aventi diritto contro una media locale<br />

del 72,3 %) e picco di voti bianchi a Marzano<br />

di Nola (4-5 % circa contro una<br />

media del 2-3 %). <strong>Il</strong> voto nullo è, invece,<br />

“di moda” a Moschiano (quasi un punto<br />

al di sopra della media locale del 2 %<br />

circa). Bene vanno tutti i candidati<br />

“locali” anche se nessuno di loro prende<br />

la leadership, spiazzati prevalentemente<br />

dall’onda di berlusconismo consistente<br />

nella mole di voti della sola lista Pdl sia<br />

alla Camera (2021 voti ovvero 24,9 %) sia<br />

al Senato (2209 voti ovvero 31,1 %). <strong>Il</strong><br />

dato dimostra (in virtù del 26,6 % della<br />

sola lista Pd al Senato contro un 23,7 %<br />

alla Camera) quanto i partiti maggiori<br />

abbiano avuto la meglio nella competizione<br />

del Senato che è, per legge, riservata<br />

a un pubblico più maturo. Anche se<br />

è difficile attribuire il voto politico a un<br />

candidato specifico, data la mole di assegnati<br />

a ciascuna lista, i cinque locali confermano<br />

i voti o iniziano la carriera politica<br />

con risultato tutt’altro che insignificante.<br />

Così la lista alla Camera del Pd, in<br />

cui figurava anche il nome dell’ingegnere<br />

Roberta Santaniello prende 1912 voti<br />

nei 7 Comuni (23,6 %), la lista MIR, in cui<br />

compariva il nome di Giuseppe Rubinaccio<br />

si afferma come movimento civico<br />

dalla portata di 532 voti (6,6 %), mentre<br />

la lista di Intesa Popolare, con Anna<br />

Buonfiglio, ottiene 334 voti (4,1 %). Al<br />

Senato, invece, i due candidati Andrea<br />

Viscardi e Pietro Iannuzzi di Intesa Popolare<br />

ottengono 363 voti (5,1 %) nei 7<br />

Comuni del <strong>Vallo</strong>. Rispetto alla media<br />

nazionale Berlusconi va sopra, Bersani va<br />

sotto anche quella provinciale ma rispetta<br />

quella regionale, Grillo, Ingroia e<br />

Giannino sono notevolmente sotto, Monti<br />

è in linea al Senato ma sopra alla Camera,<br />

gli altri candidati premier conservano,<br />

grossomodo, la bassa percentuale<br />

nazionale. Erra chi crede che queste elezioni<br />

politiche siano il banco di misurazione<br />

per le prossime elezioni amministrative.<br />

I candidati che scenderanno in<br />

campo e l’onda della protesta incarnata<br />

da Grillo potrebbero modificare notevolmente<br />

i flussi elettorali creando impreviste<br />

sorprese. Ancora una volta il <strong>Vallo</strong>,<br />

con agghiacciante obiettività, si dimostra,<br />

dato il risultato elettorale e l’appartenenza<br />

alle file degli elettori berlusconiani,<br />

una zona di imprenditori, benestanti<br />

e “casalinghe di Voghera”. Pur in<br />

un paese del profondo Sud.<br />

Tommaso Scibelli<br />

I limiti del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale<br />

dalla prima pagina<br />

delle pressioni socio economiche ed<br />

urbanistiche dell'area nolano vesuviano,<br />

per poi concludere il tutto in un "fermo<br />

immagine": tra vincoli esistenti - le zone<br />

rosse, i Siti di Importanza Comunitaria,<br />

le fasce fluviali, eccetera - e nuovi - fantomatici<br />

corridoi ecologici, strane fasce<br />

boschive che calano fin giù nei paesi,<br />

pretenziosi divieti di saldatura urbana<br />

tra paesi, divieti di programmare aree<br />

industriali nuove - la sensazione è che<br />

questo piano provinciale sia vissuto solo<br />

ed esclusivamente come il Piano dei vincoli,<br />

il Piano del "non fare". A questo, in<br />

verità, bastavano già il Piano Stralcio per<br />

l'Assetto Idrogeologico, i SIC, e quant'altro.<br />

<strong>Il</strong> risultato è che il PTCP stabilisce a<br />

priori quali aree poter utilizzare per<br />

l'edilizia e quant'altro, e quali invece<br />

preservare, senza stabilire alcuna strategia<br />

di sviluppo, legando le mani alle<br />

amministrazioni locali che con i loro<br />

Camera:<br />

26,3%<br />

Senato:<br />

31,6%<br />

Camera:<br />

17,5%<br />

Senato:<br />

8,2%<br />

piani regolatori potranno ben poco,<br />

anche nella paventata ipotesi che finalmente<br />

si mettesse mano ad un piano<br />

regolatore unico della Valle di Lauro. Sia<br />

chiaro, non paventiamo qui un maggiore<br />

'laissez faire', ma non si possono imporre<br />

vincoli e stabilire dove orientare lo sviluppo<br />

urbano e sociale senza un importante<br />

corredo di studi e analisi adeguati<br />

al grado di importanza del livello di pianificazione.<br />

Vogliamo far notare, per<br />

esempio, come da una banale serie storica<br />

di dati ISTAT su popolazione, famiglie<br />

e abitazioni, il Piano estrapola una<br />

previsione di fabbisogno di abitazioni nei<br />

prossimi 10 anni per tutta la valle. Come<br />

un qualunque piccolo comune fa per il<br />

proprio piccolo piano regolatore. Siamo,<br />

cioè, alla 'banalizzazione' dell'urbanistica<br />

anche a livello di area vasta, come<br />

può esserlo una provincia. Non c'è traccia<br />

di un programmazione paesaggistica,<br />

come non c'è traccia di studi più approfonditi<br />

di assetto idrogeologico, condannando<br />

così, per esempio, Moschiano alla<br />

Camera:<br />

40,9%<br />

Senato:<br />

44,9%<br />

Camera:<br />

1,1%<br />

Senato:<br />

1,2%<br />

Camera:<br />

12,2%<br />

Senato:<br />

11,7%<br />

Camera:<br />

0,3%<br />

Senato:<br />

0,3%<br />

I risultati delle votazioni nel collegio ipotetico dei 7 comuni del <strong>Vallo</strong><br />

(percentuali approssimative - calcolo effettuato sulla base di dati ufficiali)<br />

morte sociale, senza alcuna possibilità di<br />

sviluppo ed in attesa che qualcuno dica<br />

ai cittadino se evacuare o meno il paese;<br />

stessa sorte per Migliano e Pignano, e ci<br />

fermiamo qui. Ancora, il Piano chiama il<br />

nostro vallo "città del vallo di Lauro" ma<br />

poi condanna il tentativo di saldatura tra<br />

i paesi. Ma come! Si ha in mente forse<br />

una città policentrica? <strong>Il</strong> modello è forse<br />

la valle della Ruhr tedesca? Ma una volta<br />

l'urbanistica non governava i processi,<br />

invece che limitarli e basta? Per non<br />

dilungarci in inutili tecnicismi, il succo<br />

sta in un invito ai pubblici amministratori,<br />

ai tecnici dei comuni ed i professionisti<br />

del governo del territorio, ad una<br />

maggiore vigilanza ed interventismo,<br />

quando si tratta del futuro della nostra<br />

valle. E questo è il momento, ora che<br />

diversi comuni della valle erano già<br />

impegnati nella redazione e rielaborazione<br />

dei propri piani regolatori o PUC.<br />

Ora che appare quanto mai opportuno<br />

vigilare ed avversare questo PTCP nelle<br />

forme attuali, ed avviare finalmente una<br />

vera proposta, questa si, rivoluzionaria:<br />

la nostra valle ha bisogno di un progetto<br />

di sviluppo unitario, e quale migliore<br />

occasione per avviare la redazione di un<br />

Piano Urbanistico unico per la Città della<br />

Valle? Arturo Graziano


4 <strong>Febbraio</strong><br />

VALLO IL<br />

Attualità<br />

<strong>2013</strong><br />

Fonti rinnovabili: l’energia pulita è alla portata di tutti<br />

Eolico e solare potrebbero salvarci da una dipendenza dall’estero sempre più gravosa<br />

dalla prima pagina<br />

Pur essendo meno avvezzi ai rigori climatici,<br />

indossiamo abiti tessuti, e non già<br />

pelli sgrossate d’inverno, né tantomeno<br />

giriamo seminudi d’estate. Ciò chiaramente<br />

comporta un dispendio unico di<br />

energia, sia per rendere semplice e più di<br />

tutto, rapido, il movimento da un posto<br />

all’altro del globo, sia per creare quelle<br />

condizioni climatiche che ci consentano<br />

di percepire una situazione di benessere<br />

psico-fisico, ivi compresa la produzione<br />

di strumenti atti a raggiungere tali scopi.<br />

Tale stato di cose (apparentemente alla<br />

portata e tale da non destare preoccupazione<br />

di alcun tipo) ha subito un brusco<br />

impatto, cozzando contro certezze intoccabili<br />

fino a un momento prima, con la<br />

prima crisi energetica degli anni ‘70. <strong>Il</strong><br />

settantatré e il settantanove rappresentano<br />

senza dubbio delle date limite, la<br />

crisi energetica (in realtà del petrolio)<br />

legata a problemi di approvvigionamento<br />

dell’oro nero in seguito alle crisi politicomilitari<br />

che investirono il Medio Oriente,<br />

ha fatto si che le vie energetiche alternative<br />

ai combustibili fossili fossero percorse<br />

man mano con maggiore consapevolezza.<br />

Da dire che il petrolio, ai tempi<br />

era inteso come una sorta di prodotto<br />

universale, di cui si faceva (in parte succede<br />

ancora) un uso disparato e versatile.<br />

Infatti esso prestandosi ad un utilizzo<br />

poliedrico veniva usato come base non<br />

Installazione di pannelli solari<br />

solo per autotrazione. A petrolio erano<br />

molte centrali per la produzione di energia<br />

elettrica. Dal petrolio si ricava,<br />

mediante trasformazione, la plastica che<br />

quasi sommerge la nostra quotidianità.<br />

Sono derivati del petrolio i bitumi che<br />

compongono le pavimentazioni stradali<br />

su cui ossessivamente ci muoviamo,<br />

meglio muoviamo i nostri veicoli. La crisi<br />

petrolifera di allora e le crisi energetiche<br />

(vere o minacciate) successive, come<br />

detto, hanno aperto scenari nuovi in termini<br />

di ricerca. Difatti come è vero che il<br />

generatore di tali nuove visioni sia stata<br />

la crisi energetica, il combustibile che ha<br />

dato propulsione a ciò è senz’altro l’investimento<br />

in ricerca. Ci si proietta verso<br />

altre fonti energetiche (alternative e rinnovabili)<br />

e si approfondiscono caratteristiche<br />

e tecniche di approvvigionamento<br />

che erano state nel limbo per decenni.<br />

Molte delle applicazioni odierne, infatti,<br />

sono figlie di visioni passate. Alcune sono<br />

frutto di ricerche più recenti. In un primo<br />

momento l’approccio ha avuto fondamento<br />

solo in funzione delle alternative<br />

al petrolio (energia atomica e gas in<br />

genere), a partire dal recente passato<br />

ma, soprattutto, oggi – avendo acquisito<br />

una maggiore sensibilità verso temi legati<br />

all’ambiente – l’incipit e il corpo dello<br />

sviluppo presenta una forte caratterizzazione<br />

soprattutto in termini di sostenibilità<br />

energetica. La differenza è che le<br />

fonti legate al primo approccio utilizzano<br />

energie non inesauribili e onerose in termini<br />

di sicurezza e distribuzione. Si parla<br />

in tal caso di fonti energetiche alternative<br />

[al petrolio]. <strong>Il</strong> secondo approccio<br />

mira a tenere in conto le potenzialità che<br />

la Terra (in qualche caso lo spazio, come<br />

si avrà modo di approfondire) offre, cercando<br />

di creare un impatto basso, tale da<br />

permettere all’ecosistema di ricomporre<br />

una sorta di equilibrio naturale. Si parla<br />

in questo caso di fonti rinnovabili. A tale<br />

tipologia sono da ascrivere le fonti energetiche<br />

che – utilizzando come base<br />

quanto esiste in natura – tendono a trasformare<br />

(catturandone il potenziale<br />

energetico) le azioni cicliche che l’ambiente<br />

offre. Su tutte, sostanzialmente<br />

quelle offerte dalla presenza di sole, di<br />

acqua (fiumi, cascate), di vento. Accanto<br />

ad esse le risorse di natura geotermica, il<br />

riutilizzo di prodotti secondari di produzione,<br />

oltre al più recente utilizzo delle<br />

azioni di moto ondoso e maree. Un terzo<br />

approccio – non sottovalutabile – tiene<br />

conto della ottimizzazione dei consumi,<br />

basando la tecnologia sull’utilizzo sia di<br />

fonti energetiche tradizionali che di fonti<br />

alternative e rinnovabili. A tale approccio<br />

sono da ascrivere l’utilizzo della cogenerazione,<br />

del teleriscaldamento, etc.<br />

Sistemi che non sono per forza basati<br />

sulla novità di prodotto ma senza dubbio<br />

sulla innovazione di processo. Dell’uso di<br />

prodotti alternativi al petrolio molto si<br />

sa. Molto si sa anche dei problemi –di<br />

natura differente a seconda della fonte –<br />

che ad essi sono legati. Relativamente ai<br />

gas combustibili, abbiamo avuto già una<br />

serie di avvisaglie sui possibili scenari<br />

legati a problemi di approvvigionamento<br />

che possono nascere. Freschi sono i ricordi<br />

legati agli aumenti di prezzi del meta-<br />

Un parco eolico può contenere torri alte fino a 100-130 metri<br />

no causati da divergenze politico-diplomatiche<br />

tra Russia e Ucraina, per le crisi<br />

avutesi in Algeria. Difatti Russia e Algeria<br />

rappresentano i nostri maggiori fornitori<br />

(uno dei metanodotti più importanti,<br />

partendo dall’Algeria, attraversa parte<br />

della dorsale collinare a nord della nostra<br />

Vallata). Per quanto attiene l’energia<br />

atomica, nonostante la decantata sicurezza<br />

degli impianti, nella memoria di<br />

tutti rimangono le catastrofi che hanno<br />

investito Chernobyl e, più recentemente,<br />

Fukushima. Senza contare poi il problema<br />

più grosso – sottaciuto per ovvie<br />

ragioni di convenienza speculativa – lo<br />

smaltimento delle scorie nucleari. Nocciolo<br />

reale del problema. Meno familiarità<br />

invece – specie nel <strong>Vallo</strong> di Lauro, ma<br />

nel sud Italia in genere – abbiamo, non<br />

tanto con le fonti energetiche rinnovabili,<br />

quanto con sperimentazione, ricerca e<br />

applicazione diffusa e consapevole di tali<br />

fonti energetiche. Fonti che, a differenza<br />

di quelle prima descritte, possono<br />

essere generate in home (by-passando<br />

quindi il problema dell’approvvigionamento<br />

dall’estero), possono essere fonte<br />

di risparmio – garantendo una forte riduzione<br />

di CO2 in atmosfera – in termini di<br />

benessere ambientale (e conseguentemente<br />

umano), in termini economici e<br />

possono essere ritenute inesauribili. Tra<br />

le fonti energetiche rinnovabili con maggiore<br />

evoluzione in termini di ricerca e di<br />

utilizzo sono da annoverare quelle di<br />

natura eolica e di natura solare. Cominciamo<br />

l’excursus parlando della tecnologia<br />

che occupa, la metà (o poco più) dell’universo<br />

energetico rinnovabile, ossia<br />

la produzione energetica che ha alla base<br />

lo sfruttamento della fonte primaria del<br />

nostro sistema planetario, il sole. I sistemi<br />

che ricavano energia sfruttando la<br />

trasformazione delle radiazioni solari si<br />

suddividono in due filoni, spesso erroneamente<br />

confusi, molto diversi per finalità<br />

e tipo di processo. <strong>Il</strong> primo caratterizzato<br />

dalla produzione di energia solare termica,<br />

il secondo nella trasformazione di<br />

energia solare mediante l’uso di sistemi<br />

di celle che, con processo fotovoltaico,<br />

mutano il calore in energia elettrica.<br />

Mentre il sistema legato alla produzione<br />

di energia solare termica tende a fornire<br />

acqua calda da riscaldamento, per cui si<br />

utilizza una tecnologia meno complessa e<br />

meno onerosa. Di maggiore complessità<br />

risulta essere il sistema di produzione di<br />

energia elettrica mediante sistemi fotovoltaici.<br />

Più complessi, infatti, sono i<br />

pannelli dove, accoppiati agli ‘specchi’<br />

atti a catturare le radiazioni solari, debbono<br />

essere posti materiali atti a formare<br />

circuiti tali da generare e condurre<br />

energia elettrica. Pannelli poi che debbono<br />

essere accoppiati a dei trasformatori,<br />

gli inverter (la corrente prodotta dalle<br />

celle è continua, le reti elettriche funzionano<br />

a corrente alternata), e integrati<br />

alla rete di distribuzione per la fornitura<br />

di energia elettrica. Elemento principe<br />

dei pannelli fotovoltaici è il silicio,<br />

che essendo un semiconduttore rappresenta<br />

il fulcro della realizzazione del<br />

generatore atto a produrre energia da<br />

immettere nel circuito elettrico. <strong>Il</strong> silicio<br />

è ridotto in forma di lamina posta alla<br />

base della cella fotovoltaica. L’insieme di<br />

celle di tale guisa, poste una accanto<br />

all’altra, formano i pannelli fotovoltaici<br />

Fotovoltaico Solare Termico Mini Eolico Scooter Elettrico<br />

Show Room ed Uffici – S.S. 7 bis, Km50, 32 – 80035 NOLA (NA)<br />

Tel. +39 081.5125559 - Fax. +39 081.8233221 - www.energydrive.it - info@energydrive.it


VALLO IL<br />

<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> Attualità 5<br />

Fonti rinnovabili: Eolico e Solare<br />

l’energia pulita è alla portata di tutti<br />

segue dalla pagina 4<br />

in commercio. Pannelli fotovoltaici che<br />

nell’ultimo periodo stanno trasformando<br />

il paesaggio italiano al pari, se non<br />

più, dei parchi eolici. Difatti l’Italia,<br />

partita in ritardo nella applicazione di<br />

tale tecnologia, sta recuperando rapidamente<br />

nella realizzazione di parchi<br />

energetici con tecnologia fotovoltaica.<br />

Nel 2011, tale tecnologia, in termini di<br />

potenza installata, ha superato l’eolico,<br />

giungendo a circa 12 GW (si può già<br />

supporre che il dato 2012, una volta<br />

ufficializzato, darà esiti ancora maggiori).<br />

D’altra parte sarebbe stato un<br />

controsenso forte che il ‘Paese del<br />

sole’ non fosse in grado di mettersi al<br />

passo con le nazioni che sono più avanti<br />

in tale campo. Nazioni capofila che –<br />

sempre rimanendo nel paradosso – sono<br />

ben più a nord della nostra amata Italia<br />

(Germania e Svezia). Paradosso visibile<br />

anche nella distribuzione nazionale,<br />

le regioni con maggiori dotazioni<br />

Parliamo con l’architetto Raffaele De<br />

Maro, Direttore Tecnico della Energy<br />

Drive - Dovendo spiegare in maniera<br />

molto semplificata e diretta, affinché<br />

arrivi a tutti, cosa si intende per efficientamento<br />

energetico? “L’efficientamento<br />

energetico essenzialmente<br />

rappresenta l’adozione di metodi e<br />

procedure messe a disposizione dalla<br />

tecnica atte a ridurre i consumi d’energia<br />

necessaria allo svolgimento delle<br />

varie attività umane. Nel caso di un<br />

edificio significa intervenire sull’involucro<br />

edilizio per migliorarne sia la<br />

resistenza termica che l’apporto di<br />

luce naturale e quindi limitare il consumo<br />

di energia per il riscaldamento, raffrescamento<br />

e illuminazione (efficienza<br />

passiva), contemporaneamente consiste<br />

nell’adottare un sistema impiantistico<br />

che richieda meno consumo di<br />

energia e nel ricorrere a tecnologie in<br />

grado di trasformare l’energia da una<br />

forma all’altra in modo più efficiente<br />

(efficienza attiva). Più in generale dunque,<br />

per efficientamento energetico si<br />

intende, in modo intuitivo, la possibilità<br />

di utilizzare l’energia nel modo<br />

migliore.” - Perché l’utilizzo di energie<br />

rinnovabili è in percentuale minore<br />

al Sud rispetto alle altre regioni<br />

Italiane? “A mio avviso è essenzialmente<br />

un problema di natura culturale. Esiste<br />

una reale difficoltà di informazione<br />

sull’offerta di energie rinnovabili che<br />

nell’immaginario collettivo è comunque<br />

sempre collegata alla possibilità di<br />

accesso agli incentivi. <strong>Il</strong> diffuso scetticismo<br />

derivante da una eccessiva burocratizzazione<br />

dei rapporti con le istituzioni,<br />

un apparato normativo non sempre<br />

semplice unitamente ad uno sfruttamento<br />

del territorio messo in atto in<br />

maniera non sempre programmata e<br />

organica ha reso nelle regioni del sud<br />

più difficile lo sviluppo delle FER.<br />

Ovviamente sarebbe un errore generalizzare.<br />

Tutti conoscono infatti l’esempio<br />

della Puglia che ha superato i problemi<br />

descritti dotandosi di un sistema<br />

normativo più snello ed efficace che a<br />

partire dal 2006 ha portato a 33.000 gli<br />

impianti connessi alla rete elettrica<br />

gestita da Enel per una potenza com-<br />

non sono a sud (eccezion fatta per la<br />

Puglia, caso esemplare), caratterizzate<br />

dal maggiore irraggiamento, ma sono le<br />

regioni settentrionali. Nell’ottica di<br />

raggiungere posizioni tali da garantire,<br />

se non l’autosufficienza energetica<br />

(utopia non troppo utopica), quantomeno,<br />

l’attingimento di una soglia di<br />

produzione energetica tale da svincolarci<br />

da taluni fonti tradizionali, l’Italia<br />

– così come altre nazioni – ha posto in<br />

essere un sistema di incentivi (frutto<br />

anche delle considerazioni scaturite in<br />

termini di salvaguardia ambientale<br />

contenute nel Protocollo di Kyoto) tali<br />

da favorire sempre più l’utilizzo di<br />

fonti energetiche alternative. Del<br />

sistema di incentivi e degli altri sistemi<br />

di approvvigionamento mediante fonti<br />

energetiche rinnovabili – stante la<br />

vastità della materia – continuiamo a<br />

parlare nei prossimi numeri de “<strong>Il</strong><br />

<strong>Vallo</strong>”. [Continua]<br />

Carmine S. Mercolino<br />

I n t e r v i s t a a E n e r g y D r i v e<br />

leader nel settore delle fonti rinnovabili<br />

plessiva che sale a 3.250 MW. In particolare<br />

gli allacciamenti riguardano per<br />

il 99% impianti fotovoltaici». A denotare<br />

l’attenzione sempre crescente dei<br />

cittadini verso questa forma di energia<br />

c’è il fatto – segnala sempre Enel – che<br />

si è registrata un’inversione di tendenza<br />

che vede preferiti impianti di piccola<br />

taglia per lo più installati sui tetti di<br />

edifici civili. Altro caso emblematico è<br />

quello della Sicilia che ad oggi è la<br />

regione italiana più vicina alla cosiddetta<br />

grid parity, tant’è che non sembra<br />

azzardato pensare che presto sarà<br />

possibile pianificare un progetto per<br />

ottenere energia da fonti rinnovabili,<br />

senza l’esigenza di disporre di incentivi.”<br />

– In breve quindi, qual è la “Mission”<br />

della vostra Azienda? “è quella<br />

di contribuire alla salvaguardia degli<br />

equilibri climatici del pianeta ed al<br />

miglioramento della qualità della vita<br />

attraverso l’individuazione e l’applicazione<br />

della miglior soluzione eco-compatibile<br />

al fabbisogno di produzione e<br />

risparmio energetico, per famiglie,<br />

imprese ed enti pubblici.” – Quali sono<br />

i servizi offerti alla vostra clientela e<br />

quali i processi messi in atto? “<strong>Il</strong> Team<br />

di Energy Drive gestisce direttamente<br />

tutti i servizi integrati di analisi, diagnosi,<br />

progettazione e realizzazione di<br />

impianti per la produzione di energia<br />

da fonti rinnovabili, ponendo massima<br />

attenzione alla qualità, efficienza ed<br />

integrazione ambientale. Si propone<br />

quindi come partner attivo di famiglie<br />

ed aziende che credono nelle fonti di<br />

energia rinnovabile, nelle loro applicazioni<br />

e nella loro diffusione.”<br />

Lo Staff di Energy Drive:<br />

Dott. Giampaolo Pavone<br />

(Direttore Generale);<br />

Arch. Raffaele De Maro<br />

(Direttore Tecnico);<br />

Ing. Diego De Rosa<br />

(Sales and Technical Area Manager);<br />

Ing. Apostolos Paipais<br />

(Corporate Relationship Manager);<br />

Dott. Vincenza Romano<br />

(Assistant Manager).<br />

La Redazione<br />

Istituto Comprensivo “Ugo Foscolo”<br />

<strong>Il</strong> decreto Gelmini taglia la scuola di Quindici<br />

dalla prima pagina<br />

la scuola di Quindici perderà la possibilità<br />

di avere un dirigente in loco” dice<br />

nella nostra intervista il preside. “Nessun<br />

motivo personale o utilitaristico mi<br />

ha spinto in questa battaglia. Tra poco<br />

sarò in pensione. Le famiglie del mio<br />

paese, però, perderanno la possibilità di<br />

far crescere e studiare i loro figli sotto<br />

l’occhio vigile di un preside che abbia<br />

quivi sede amministrativa” sostiene<br />

Donnarumma e aggiunge “il tasso di professionalità<br />

del nostro paese è difficile<br />

da trovare in giro. Molti di questi professionisti<br />

sono stati alunni in questo istituto,<br />

segno del buon lavoro fatto. Ora,<br />

però, in aggiunta a un calo delle natalità,<br />

si verifica una situazione che crea<br />

qualche perplessità: alcuni alunni, precisamente<br />

quattro, della scuola primaria<br />

di Quindici, si sono iscritti per il<br />

prossimo anno alla scuola media di Nola,<br />

mettendo in discussione questa che è<br />

l’unica istituzione formativa del loro<br />

paese, la palestra per far acculturare e<br />

crescere i loro figli”. Di fatti il decreto<br />

a firma del ministro Mariastella Gelmini<br />

approvato nella XVI legislatura “taglia”<br />

l’autonomia scolastica a istituti che<br />

abbiano meno di 900 alunni iscritti.<br />

“Tale provvedimento però” precisa il<br />

preside “viene modellato da ciascuna<br />

singola provincia che conserva un margine<br />

di libertà nella scelta dei criteri.<br />

Così, nella nostra provincia, era stato<br />

stabilito che fossero accorpate le presidenze<br />

di scuole con meno di 600 iscritti.<br />

Norma legittima per il risparmio dei<br />

fondi ma” aggiunge “tutto ciò non tiene<br />

conto del fatto che in alcuni paesi la<br />

scuola rappresenta l’unica istituzione<br />

formativa presente. <strong>Il</strong> nostro paese possiede<br />

storia, cronaca e costumi totalmente<br />

diversi da quelli degli altri comuni<br />

irpini. Così, ed in virtù di un elevato<br />

tasso di criminalità, il nostro paese<br />

avrebbe potuto conservare l’autonomia<br />

come accaduto nei comuni di Gesualdo<br />

(410 alunni), Guardia dei Lombardi<br />

(308), Castel Baronia (214), San Sossio<br />

Baronia (222), Montefalcione (368) e<br />

Paternopoli (384) nei quali evidentemente<br />

l’impegno degli enti locali è<br />

stato più incisivo nonostante, in alcuni<br />

casi, la presenza di un numero di alluni<br />

inferiore al nostro attuale (324). Ed è<br />

cosi che il decreto di Giunta Regionale<br />

dell’8 <strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> accorpa le scuole<br />

di Quindici e Moschiano sotto la presidenza<br />

dell’Istituto “B. Croce” di Lauro e<br />

<strong>Il</strong> Preside Bruno Donnarumma<br />

Taurano, comuni eterogenei per diversi<br />

aspetti. Aggiunge poi “nonostante siamo<br />

una scuola ormai razionalizzata, quest’anno<br />

sono stati rinnovati molti progetti<br />

per i quali si è lavorato con molta<br />

determinazione e professionalità. Così<br />

la scuola di Quindici, in rete con le altre<br />

scuole del <strong>Vallo</strong>, prevede di chiudere in<br />

bellezza con il progetto Vivere nella<br />

strada del quale è capofila unico nella<br />

Provincia di Avellino ormai da 5 anni.<br />

L’impegno spesa per tal progetto è di<br />

17.500 €. Ancora più imponente (impegno<br />

spesa 40.000 €) è il progetto Area a<br />

rischio, in vigore nell’istituto ininterrottamente<br />

dal 1995 e che coinvolgerà la<br />

popolazione scolastica delle elementari<br />

e delle medie di Quindici e Moschiano<br />

insieme al personale docente e ATA<br />

(assistente-tecnico-amministrativo).<br />

Last but not the least, a breve si completerà<br />

il progetto PON FESR misura E1<br />

(Piano dell’Offerta Nazionale – Fondi<br />

Europei di Sviluppo Regionale) con<br />

importo complessivo di 15.000 € destinati<br />

a completare l’informatizzazione<br />

dei plessi di Quindici e Moschiano”. <strong>Il</strong><br />

preside conclude così “Ho lavorato con<br />

abnegazione e professionalità per 28<br />

anni in questa scuola, tenendo alto il<br />

suo nome su tutto il territorio. Sono<br />

stato fortunato perché ho potuto contare<br />

su una squadra sempre validissima<br />

alla quale va il mio ringraziamento. Ho<br />

cercato e sempre trovato collaborazione<br />

in tutte le istituzioni che avevano a<br />

cuore la crescita degli alunni e del territorio.<br />

Lascio una struttura altamente<br />

informatizzata con un patrimonio di<br />

laboratori notevole. Un unico rammarico”<br />

sottolinea il preside ”non per me,<br />

ma per il paese nel quale ho scelto di<br />

vivere e lavorare.”<br />

Tommaso Scibelli


6 <strong>Febbraio</strong><br />

VALLO IL<br />

Sport<br />

<strong>2013</strong><br />

Lazio - Napoli: cronaca di una trasferta<br />

<strong>Il</strong> racconto di una giornata al seguito della nostra squadra del cuore<br />

Sabato 9 febbraio <strong>2013</strong>, ore 14:30 circa.<br />

E’ una giornata di febbraio velata, l’aria<br />

è gelida. D’altronde, le previsioni meteo<br />

erano state chiare ed inequivocabili:<br />

“Questo che verrà, sarà il week-end più<br />

freddo dell’inverno”. Previsioni azzeccate.<br />

Per capirci meglio: è una di quelle<br />

giornate fatte apposta per starsene al<br />

chiuso, davanti a un bel caminetto acceso,<br />

ma… il dovere chiama: c’è Lazio –<br />

Napoli! Mancano ancora sei ore al fischio<br />

di inizio dell’arbitro, ma l’attesa spasmodica<br />

e l’ansia per un risultato positivo<br />

contro un avversario che ci segue in<br />

classifica da vicino fanno sì che la tensione<br />

prevalga sull’emozione e sulla felicità<br />

di seguire il Napoli lontano dalle<br />

mura amiche del San Paolo. D’alta<br />

parte, sono fatto così; appartenendo<br />

alla categoria del “tifoso napoletano<br />

eternamente pessimista”, mi passano<br />

per la mente tutte le delusioni sportive<br />

passate e, in particolar modo, le immagini<br />

di un’altra trasferta: quella, sfortunata,<br />

di quattro mesi fa a Torino, contro<br />

la squadra a strisce nere e bianche.<br />

Novecentocinquanta (950) chilometri di<br />

illusoria speranza (viaggio di andata) e<br />

novecentocinquanta (950) chilometri di<br />

cocente delusione (viaggio di ritorno)<br />

nell’arco di 30 ore. Rabbrividisco al solo<br />

pensiero (oltre che per il freddo pungente).<br />

Meglio pensare a oggi: scurdammoce<br />

‘o passato! La trasferta romana è il<br />

mio “originale” regalo di San Valentino<br />

per Carmela. Quando si dice: unire l’utile<br />

al dilettevole! <strong>Il</strong> viaggio verso la capitale<br />

scorre via in modo sereno e spensierato.<br />

Le chiacchiere e le trasmissioni<br />

radiofoniche fanno sì che le prime due<br />

ore filino via velocemente. L’autostrada<br />

del Sole è una lunga carovana azzurra.<br />

Sembra di essere tornati agli anni ’80,<br />

agli anni d’oro: bus, furgoni, auto private<br />

di tutte le marche e dimensioni<br />

imbandierate fino all’inverosimile, tutte<br />

dirette verso un luogo fisico, lo stadio<br />

Olimpico di Roma, e verso un luogo<br />

metafisico, un sogno, il cui nome resterà<br />

impronunciabile fino alla fine del<br />

campionato. Intanto, il cartello “Roma<br />

Sud” ci coglie quasi di sorpresa. <strong>Il</strong> punto<br />

di incontro per i tifosi azzurri è a Tor<br />

l<br />

l<br />

l<br />

Vergata, in Viale Luigi Schiavonetti,<br />

dove è stata organizzata «l’area collettore»,<br />

che rientra tra i dispositivi pianificati<br />

per l’accoglienza degli aficionados<br />

ospiti da parte della Questura capitolina.<br />

L’area parcheggio è e sarà presidiata<br />

dal personale delle forze di polizia<br />

anche durante lo svolgimento dell’incontro,<br />

fino al deflusso completo della<br />

tifoseria ospite. Meglio così. <strong>Il</strong> tempo di<br />

scendere dalla Panda rossa “Natural<br />

Power” ed il freddo pungente ci impone<br />

subito di montare su uno dei tantissimi<br />

torpedoni essi a disposizione dall’Atac<br />

adibito, per l’occasione, a covo ultras. <strong>Il</strong><br />

clima goliardico da “Bar dello Sport”<br />

subisce, però, un brusco stop alle ore<br />

18:00 in punto. <strong>Il</strong> motivo è presto detto:<br />

comincia Juventus - Fiorentina. Silenzio<br />

assoluto, clima da messa solenne, Radio<br />

Rai 1 “a palla” e tutti (lo ammetto) a<br />

gufare contro la Vecchia Signora. Le<br />

nostre speranze, però, svaniscono presto.<br />

Le notizie che arrivano da Torino,<br />

purtroppo, non sono delle migliori: Vucinic<br />

e Matri chiudono la pratica viola nel<br />

giro dei primi 45 minuti di gioco. Noi,<br />

intanto, quasi senza accorgercene, arriviamo<br />

all’esterno del “settore ospiti“<br />

dello stadio. Le operazioni di prefiltraggio<br />

sono lunghe e caotiche, ma, una<br />

volta superato il tornello e dopo aver<br />

valicato una rampa di scale, entriamo<br />

nell’impianto capitolino. Lo stadio, seppur<br />

ancora semivuoto, è splendido,<br />

maestoso. <strong>Il</strong> settore ospiti, invece, già<br />

trabocca di passione: “DEVI VINCERE”.<br />

Siamo tanti, siamo rumorosi, siamo colorati.<br />

Manca un quarto d’ora al fischio di<br />

inizio ed il colpo d’occhio del lo spicchio<br />

di stadio azzurro è da favola: siamo<br />

circa 6mila unità, altri 4mila hanno trovato<br />

posto in tribuna Montemario. Sembra<br />

di giocare in casa! <strong>Il</strong> count-down è<br />

interminabile, i minuti passano lentissimi,<br />

l’aquila “Olimpia” plana sul manto<br />

erboso, forse ci siamo… eccoli! I calciatori<br />

fanno capolino dalle scale degli spogliatoi<br />

e si schierano a metà campo per<br />

i saluti di rito e per lo scambio di<br />

gagliardetti. Le note dell’inno della<br />

Lazio vengono coperte dai nostri cori.<br />

L’adrenalina e l’eccitazione raggiungono<br />

Lo spettacolare tiro “al volo” di Campagnaro al 42° della ripresa<br />

picchi altissimi. L’arbitro Orsato si guarda<br />

intorno, controlla l’orologio e… via,<br />

si parte! Ma i nostri beniamini sembrano<br />

non essersene accorti: imbambolati,<br />

impacciati, disordinati tatticamente,<br />

tanto che il vantaggio laziale firmato da<br />

Floccari dopo appena 10 minuti di gioco<br />

non coglie di sorpresa nessuno. Troppo<br />

brutti per essere veri, penso. <strong>Il</strong> primo<br />

tempo è un monologo bianco-celeste,<br />

interrotto solo per un istante dalla<br />

capocciata del Matador Cavani che si<br />

stampa sulla traversa. E’ l’unico bagliore<br />

azzurro dei primi 45 minuti. L’arbitro<br />

manda tutti a bere un tè caldo ed io non<br />

so se essere arrabbiato per la prestazione<br />

opaca degli azzurri o essere contento<br />

per aver subito solo una rete. <strong>Il</strong> quarto<br />

d’ora di intervallo fila via tra commenti<br />

e discussioni tra tifosi e spuntini con<br />

livelli calorici tali da far impallidire<br />

qualsiasi nutrizionista. Tutti sperano in<br />

una ripresa all’assalto, in una inversione<br />

di rotta, ed è così. Mazzarri inserisce<br />

tutte le punte ed i centrocampisti offensivi<br />

che ha a disposizione; ora la Lazio<br />

inizia a perdere metri. <strong>Il</strong> Napoli, finalmente,<br />

si ricorda di essere la seconda<br />

forza del campionato. Assalti all’arma<br />

bianca misti ad amnesie difensive<br />

rischiano di far saltare le coronarie ai<br />

10mila tifosi ormai congelati, ma la<br />

svolta è vicina. Minuto 87: Gokhan Inler<br />

ci prova col pezzo forte del suo repertorio,<br />

il tiro da fuori. La frustata di destro<br />

dello svizzero prende una traiettoria<br />

diabolica, sembra fatta, ma Marchetti<br />

dimostra di essere il portiere più in<br />

forma del momento e salva in calcio<br />

d’angolo. L’Olimpico è ormai una bolgia,<br />

il nostro tifo è infernale. Sulla lunetta<br />

del corner va il talentuoso El Kaddouri.<br />

L’area di rigore laziale, manco a dirlo, è<br />

una tonnara. <strong>Il</strong> destro dell’ex Brescia è<br />

teso e liftato, sembra pennellato. Trattengo<br />

il fiato. Appostato, appena dentro<br />

l’area di rigore, c’è Hugo Campagnaro,<br />

maglia numero 14, professione difensore.<br />

La palla arriva al “toro di Moron”,<br />

che si inventa una giocata straordinaria:<br />

una sforbiciata da urlo, tanto potente<br />

quanto precisa, che si insacca all’incrocio<br />

dei pali alla sinistra dell’impietrito<br />

Marchetti. Pareggiamo. L’urlo che squarcia<br />

il cielo di Roma alle 22:30 è disumano,<br />

appassionato, tellurico. Abbraccio<br />

Carmela, abbraccio perfetti sconosciuti,<br />

è tutto straordinariamente caotico. Primavera<br />

in pieno febbraio. E ora all’arrembaggio,<br />

vittoria o morte. I nostri cori<br />

sfondano il muro del suono, i nostri<br />

cuori sono già andati a farsi benedire: i<br />

cardiologi avranno parecchio lavoro.<br />

Mancano ancora cinque minuti, sufficienti<br />

per vincere, ma sufficienti pure<br />

per perdere. E infatti la traversa in<br />

pieno recupero di Floccari ci fa capire<br />

che l’antico adagio “chi s’accontenta,<br />

gode” non è privo di fondamento. Di l’ a<br />

poco, l’arbitro mette fine alla contesa.<br />

Capitan Cannavaro e De Sanctis vengono<br />

a salutarci, noi li applaudiamo. E poi<br />

aspettiamo di uscire per raggiungere i<br />

torpedoni. Attesa lunga. Come ingannarla?<br />

Semplice, organizzando sugli spalti<br />

un’estemporanea puntata della “Domenica<br />

Sportiva”. Improvvisati opinionisti<br />

ed esperti del mondo del pallone si confrontano<br />

sul match appena concluso.<br />

C’è chi se la prende con Mazzarri, chi<br />

con la scarsa vena di alcuni calciatori;<br />

chi, ancora, si tiene il punto stretto<br />

stretto. Finalmente, a mezzanotte, vengono<br />

aperti i cancelli e facciamo ritorno<br />

negli autobus. <strong>Il</strong> lungo serpentone di<br />

mezzi pubblici (saranno stati più di<br />

venti) che attraversa la città eterna,<br />

impiega quasi un’ora per fare ritorno a<br />

Tor Vergata. Accendo l’auto e, quasi<br />

contemporaneamente, il climatizzatore.<br />

<strong>Il</strong> display segna -2, la classifica, ahimè,<br />

-5. Vorrei dormire, ma non posso. In<br />

compenso, lo fa Carmela per me. Le<br />

prime case moschianesi ci accolgono<br />

intorno alle 5:00. Carmela ed io siamo<br />

stanchi e sfiniti. Ma ne è valsa la pena.<br />

Forza Napoli, sempre!<br />

Francesco Vona<br />

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VALLO IL<br />

<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong> Arte 7<br />

<strong>Vallo</strong> di Lauro, quali prospettive per i Murales<br />

<strong>Il</strong> progetto, nato negli anni 70, potrebbe essere la chiave per il rilancio turistico del territorio<br />

Mariateresa Buonfiglio<br />

“Muri come grandi tele, straordinari<br />

musei a cielo aperto, luogo di confronto<br />

tra arte e vissuti quotidiani, tra artisti e<br />

gente comune, tra fantasia e realtà”<br />

(Qui Touring, 01 Dicembre 2001).<br />

Questa rassegna pittorica, nata a Lauro<br />

nel 1976, si è sviluppata anche nei comuni<br />

di Domicella, Marzano di Nola,<br />

Moschiano, Quindici e Taurano. Per capire<br />

questa iniziativa artistica abbiamo<br />

intervistato il prof. Giuseppe Buonfiglio,<br />

che come giornalista, l’ha seguita fin dall’estate<br />

1976.<br />

La rassegna naïve, nata a Lauro nel lontano<br />

1976 e concretizzatasi, anno dopo<br />

anno, oggi è praticamente dimenticata.<br />

Chi o in cosa si è sbagliato?<br />

“La rassegna naïve, nata nel lontano<br />

1976, ha trasformato la cittadina di<br />

Lauro in un museo a cielo aperto, coinvolgendo<br />

artisti italiani come Mora, Galli,<br />

Alcaini, Guastalla, Crisafulli, Credentino,<br />

e stranieri come le ungheresi Edith Brenner<br />

e Marinka Dallos, la russa Ludmilla<br />

Vouch etc; questi artisti, nel corso degli<br />

<strong>Il</strong> Prof. Giuseppe Buonfiglio<br />

(Foto di Antonio Buonfiglio)<br />

anni, hanno lasciato sulle vecchie mura<br />

del centro storico di Lauro, un centinaio<br />

di murales, dalle tinte vivaci e dai sentimenti<br />

delicati, che riescono, ancora oggi<br />

nonostante i guasti causati dagli elementi<br />

atmosferici e dall’incuria umana, ad<br />

essere toccanti nella loro profonda ingenuità<br />

e a proiettare i passanti in una suggestiva<br />

atmosfera fiabesca. Scorci<br />

ambientali rasserenanti, mongolfiere<br />

colorate che si liberano nel cielo azzurro,<br />

bizzarri motivi naturalistici, animali,<br />

spesso grotteschi e fantastici, volti allegri<br />

e sorridenti, ma spesso pensosi e tristi,<br />

di uomini e donne, raffigurati mentre<br />

lavorano, ballano, sognano; le figure<br />

semplici ed ingenue di bambini che giocano<br />

sull’aia al tramonto ect. L’idea di<br />

questa originale manifestazione venne<br />

nel lontano 1976 ad Antonio Casalino,<br />

editore-gallerista, lauretano, residente a<br />

Como e fu attuata con la fattiva collaborazione<br />

della Amministrazione comunale<br />

di Lauro (i più entusiasti, il sindaco Ottavio<br />

Colucci e l’assessore al turismo, prof.<br />

Pasquale Moschiano) e della Pro Loco –<br />

Lauro, il cui presidente era il principe<br />

don Pietro Lancellotti, coadiuvato dal<br />

vice-presidente, Guido Sperandeo. Ad<br />

integrare questa iniziativa, nel 1995 fu<br />

allestita presso il Palazzo Pignatelli<br />

anche una singolare pinacoteca naive,<br />

oggi in fase di rimodulazione. Ma col passare<br />

degli anni, per la costante diminuzione<br />

delle risorse finanziarie e soprattutto<br />

dell’entusiasmo, questa rassegna<br />

artistica è calata progressivamente, riducendosi<br />

ad una ripetitiva ritualità.<br />

Comunque, non sono mancati altri<br />

momenti esaltanti come nel 2003 quando<br />

a ridare uno spessore culturale internazionale<br />

alla rassegna naive hanno contribuito<br />

cinque artisti haitiani (Duffau,<br />

Mompremier, Reginald, Saint-Fleurant e<br />

Sain-Surin). Le colpe? Non mi sembra corretto<br />

attribuire colpe a qualcuno per la<br />

graduale decadenza di questa iniziativa;<br />

la cosa certa, comunque, è che quando<br />

non si è più convinti o ancora si rema<br />

contro, ogni iniziativa è costretta a finire<br />

nel dimenticatoio.”<br />

C’è qualche ricordo della rassegna naïve<br />

lauretana, che ti è rimasto particolarmente<br />

impresso e che vuoi raccontarci?<br />

“Tanti sono i ricordi che mi legano a questa<br />

iniziativa, alla quale mi sono avvicinato<br />

nella lontana estate del 1976, quando<br />

nelle mie vesti di corrispondente del<br />

Mattino, su sollecitazione del sindaco di<br />

Lauro, Ottavio Colucci, incominciai a<br />

seguire la manifestazione; i primi anni<br />

furono davvero esaltanti. I pittori, accolti<br />

con particolare calore, venivano seguiti<br />

per tutto l’arco della giornata, dai lauretani<br />

e non; consigli, suggerimenti ma<br />

anche un bicchiere di vino bevuto insieme<br />

per essere immortalati nei murales.<br />

Nei ritagli di tempo, tra una pennellata e<br />

l’altra, si sviluppava anche un improvvisato<br />

e simpatico<br />

mercatino dell’arte,<br />

dove si comprava<br />

o si commissionava<br />

un dipinto<br />

contattando direttamente<br />

l’artista.<br />

Tante e variegate<br />

anche le iniziative<br />

in onore degli ospiti<br />

al castello o tra<br />

gli slarghi del centro<br />

storico o nella<br />

piazza nuova Lancellotti.<br />

E la serata<br />

si chiudeva, a tarda<br />

ora, sulle scalinate<br />

della chiesa del<br />

Lauro 1995 - Museo naive - Foto di Antonio Buonfiglio<br />

Carmine o davanti al bar Castello di<br />

Michele per il drink della buona notte.”<br />

Taurano, nell’estate 2012 ha accolto i<br />

primi due pittori naifs. Raccontaci<br />

come è nata questa iniziativa naïve.<br />

“L’idea dei naifs a Taurano, nata alla fine<br />

degli anni ‘90, è stata ripresa nel 2003,<br />

quando al sottoscritto, fresco dell’entusiasmante<br />

esperienza vissuta, in prima<br />

persona, a Lauro, insieme al prof. Angelo<br />

Calabrese, nell’allestimento della mostra<br />

sulla pittura naïve haitiana, fu chiesto<br />

dall’allora sindaco Scibelli di elaborare<br />

un progetto naif per Taurano. <strong>Il</strong> sottoscritto<br />

propose allora agli amministratori<br />

di istoriare le pareti dei portici e delle<br />

scuole con storie, avvenimenti e tradizioni<br />

popolari; cambiavano le dimensioni<br />

rispetto ai murales di Lauro e cambiavano<br />

soprattutto le motivazioni di base:<br />

recuperare i portici, luoghi, dove, una<br />

volta, pulsava la vita tauranese, recuperare<br />

la memoria storica e popolare di<br />

Taurano. Non se ne fece, comunque,<br />

niente. Questa idea è stata ripresa per<br />

caso da Buonfiglio Tommaso, consigliere<br />

delegato ai Beni Culturali, che, stregato<br />

da una pubblicazione del pittore Franco<br />

La preparazione del Portico - Foto di S.Maffettone<br />

Mora, si è convinto a riprendere il discorso<br />

dei naifs a Taurano, coinvolgendomi in<br />

questa iniziativa; sono stati così contattati<br />

gli artisti Franco Mora e Carmen Crisafulli,<br />

che ci hanno regalato i primi due<br />

murales; quest’anno, ci saranno, Luigi<br />

Credentini (originario di Taurano), Franco<br />

Mora, Mirko Bajsic e alcuni pittori locali…<br />

Accanto ai pittori naifs e non, un nutrito<br />

gruppo di Maestri ceramisti della Scuola<br />

d’arte “Palizzi” di Napoli hanno iniziato<br />

l’anno scorso e, continueranno quest’anno,<br />

a trasferire su piastrelle il senso dei<br />

nostri motti, cari alla religione del lavoro<br />

e della vita quotidiana dei padri dei<br />

nostri padri, rivisti attraverso il loro originale<br />

immaginario. I Maestri ceramisti,<br />

ospiti quest’anno, sono stati: Brancaccio<br />

Renato, Castiello Sonya, Distefano<br />

Pasquale, Infante Guido, Lonardo Rita,<br />

Mate, Ruggiero Anna, Salier Renato. I<br />

murales e le “piastrelle d’autore” sono<br />

parte integrante del tessuto urbano che<br />

li ospita. Tessuto che valorizzano e dal<br />

quale sono valorizzati.”<br />

E negli altri comuni del <strong>Vallo</strong>, come procede<br />

l’iniziativa naïve ?<br />

“Negli anni ’90, le amministrazioni<br />

comunali di Domicella, Marzano di Nola,<br />

Moschiano, Quindici, su sollecitazione<br />

delle locali associazioni turistiche,<br />

hanno cominciato a coprire gli antichi<br />

muri del centro storico di affreschi raffiguranti<br />

temi religiosi, momenti di vita<br />

agreste, antichi mestieri, realizzati da<br />

maestri famosi o meno conosciuti, italiani<br />

o stranieri. Oggi, anche in questi<br />

comuni, passato l’entusiamo iniziale, i<br />

murales, versano in uno stato di semiabbandono.<br />

Speriamo che questi comuni<br />

recuperino questa iniziativa con più<br />

entusiasmo per continuare la loro graduale<br />

trasformazione in musei all’aperto,<br />

dove le strade sono i percorsi espositivi<br />

e le case diventano grandi quadri da<br />

ammirare, gratuitamente.”<br />

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8 <strong>Febbraio</strong><br />

VALLO IL<br />

Cultura<br />

<strong>2013</strong><br />

Alla riscoperta delle nostre radici: la Chiesa di Fontenovella<br />

Una inconsueta iconografia distingue il tema dell’Annunciazione nel dipinto del Tramontano<br />

Giuseppe Scafuro<br />

La Chiesa della Santissima Annunziata di<br />

Fontenovella svetta, dall’alto di una<br />

monumentale scalea, sulla piazzetta che<br />

si trova sul lato settentrionale della Strada<br />

Provinciale per Lauro. La piazza, intitolata<br />

ai Santi Francesco e Chiara, è<br />

ombreggiata da due alti platani e, sul<br />

lato occidentale, occupata da un palazzo<br />

ottocentesco (di ex proprietà Trione) con<br />

un bel portale in pietra; su quello orientale<br />

c’è, invece, una piccola Cappella del<br />

Calvario. Sul lato nord della piazzetta si<br />

possono ammirare i resti di un’antica<br />

fontana pubblica, in pietra scolpita, che<br />

la Soprintendenza di Salerno e Avellino ha<br />

giudicato manufatto del XVI secolo: si<br />

potrebbe trattare della fonte da cui<br />

prende il nome la località. Addossata alla<br />

parete di contenimento di un giardino<br />

soprastante, esposta a mezzogiorno, essa<br />

è costituita da una vasca rettangolare,<br />

con rientranza centrale concava, ampie<br />

lesene laterali piatte e frontone, innestato<br />

su un cornicione aggettante, a volute.<br />

Queste ultime terminano, alle estremità,<br />

con dischi marmorei su cui sono scolpiti<br />

dei fiori;nella parte interna, si diramano<br />

una sorta di rametti; la cornice curvilinea<br />

del timpano presenta larghe scanalature<br />

verticali; l’insieme è sormontato, al centro,<br />

da una cornice rettilinea sulla quale<br />

è posto un vaso a tuttotondo. La fontana,<br />

dalle caratteristiche tipicamente popolari<br />

e ascrivibile ad un buon artigiano<br />

Decio Tramontano - Olio su tavola<br />

tardo- manierista, è piuttosto malandata,<br />

quasi un deposito di rifiuti, condividendo<br />

la sorte di altri manufatti artistici<br />

della nostra terra. A destra della fontana<br />

comincia la gradinata che precede la<br />

Chiesa, composta da quattro ordini di<br />

rampe (la prima di cinque scalini,tutte le<br />

altre di sette), intervallate da quattro<br />

pianerottoli, e delimitata, su entrambi i<br />

lati, da un muretto che segue l’andamento<br />

delle scale, lasciando spazio, sulla<br />

sinistra, ad una ripida stradina che conduce<br />

alla “ Montagnola”. La fondazione<br />

della Chiesa risale alla seconda metà del<br />

Cinquecento, come dimostrano le notizie<br />

in nostro possesso sull’istituzione, nel<br />

1589, della Confraternita laicale della SS.<br />

Annunziata e le relazioni delle Sante Visite<br />

dei Vescovi di Nola, in cui si fa cenno<br />

ad essa già nei primi anni del XVII sec.<br />

(ma per la questione, si rimanda all’esauriente<br />

opuscolo “ Visita ai quartieri- Fontenovella”,<br />

Pro Lauro 2005, a cura del<br />

prof. Pasquale Moschiano). L’origine<br />

tardo-cinquecentesca è confermata<br />

anche dalla struttura architettonica e da<br />

alcuni particolari, come la data (1583)<br />

della tavola del Tramontano e quella incisa<br />

sull’edicola del portale d’ingresso<br />

(1601), evidentemente relativa ai lavori<br />

di ultimazione. <strong>Il</strong> sacro tempio è, però,<br />

caratterizzato dagli evidenti segni di una<br />

ristrutturazione avvenuta nel corso del<br />

Settecento. La facciata, rivolta a mezzogiorno,<br />

è di chiara impronta barocca. <strong>Il</strong><br />

portale, in tufo grigio,è fiancheggiato da<br />

due lesene e sormontato da un architrave<br />

decorato con cinque triglifi alternati a<br />

motivi floreali e teste di serafini; alle due<br />

estremità sinistra e destra, si notano<br />

rispettivamente una croce e due leoni<br />

rampanti, divisi da un tronco di alloro. Al<br />

di sopra del portale, un timpano curvilineo<br />

spezzato contiene al centro un’ edicola<br />

quadrata, conclusa, a sua volta, da<br />

un timpano triangolare, in cui è affrescata<br />

la scena dell’Annunciazione: la Vergine,<br />

inginocchiata, riceve la visita dell’Arcangelo<br />

Gabriele che le porge un giglio;<br />

sullo sfondo, si intravedono architetture<br />

classicheggianti, allusione all’Antica<br />

Legge sostituita dalla Nuova della quale è<br />

recato l’Annuncio. <strong>Il</strong> prospetto fu sicuramente<br />

rifatto nel XVIII secolo, quando<br />

furono aperte le due eleganti finestre<br />

mistilinee, con un motivo decorativo a<br />

conchiglia nella parte inferiore delle cornici<br />

in stucco, e aggiunti altri elementi<br />

decorativi, sempre in stucco: le due lesene<br />

laterali con capitelli recanti festoni; il<br />

fiore centrale di forme circolari a mo’ di<br />

rosone, sovrastato da un cartiglio; la<br />

mensola sull’oculo. A sinistra della Chiesa,<br />

si erge uno snello campanile, diviso in<br />

tre piani: il primo, decorato da un’arcata<br />

cieca; il secondo, delimitato da paraste<br />

doriche e con al centro una finestra ad<br />

arco; l’ultimo, a pianta esagonale, che<br />

presenta finestre vere che si alternano<br />

con finestre cieche (al di sopra di quella<br />

centrale, c’è un orologio, qui collocato<br />

dopo il restauro risalente all’inizio degli<br />

anni ’80 del Novecento); la guglia, divisa<br />

in spicchi triangolari, rivestita da mattonelle<br />

maiolicate a forma di piccoli rombi.<br />

A destra, invece, una voluta curvilinea<br />

collega la parte superiore della Chiesa<br />

con lo spazio occupato dalle sottostanti<br />

cappelle laterali. L’interno, caratterizzato<br />

da una maggiore sobrietà di linee e<br />

decorazioni probabilmente perché conserva<br />

ancora l’impianto cinquecentesco,<br />

è a navata unica con due cappelle per<br />

lato, separate da una coppia di lesene<br />

con capitelli dorici; un cornicione fortemente<br />

aggettante divide la zona bassa<br />

della Chiesa da quella superiore dove si<br />

aprono due finestre rettangolari per lato;<br />

un arco trionfale (su cui si legge l’indeci-<br />

frabile scritta D. ANC.VEN.<br />

THESAU. F. E. F.) divide la<br />

navata dal presbiterio, più<br />

ricco di decorazioni rispetto<br />

alla navata e coperto da<br />

una volta a vela al centro<br />

della quale, tra cornici in<br />

stucco dall’andamento<br />

curvilineo, è dipinta una<br />

colomba, simbolo dello<br />

Spirito Santo. La prima<br />

cappella a destra di chi<br />

entra è occupata da un<br />

tabernacolo marmoreo in<br />

cui è collocato il gruppo<br />

dell’Annunciata e dell’Arcangelo<br />

Gabriele, opera di<br />

cui manca qualsiasi documentazione<br />

ma che, per il<br />

materiale di cui è fatta<br />

(volti, braccia, gambe dell’Angelo<br />

e libro della Vergine<br />

in legno, il resto rivestito<br />

di stoffe), può essere<br />

ascrivibile al Settecento<br />

(l’Angelo originale è stato,<br />

però, trafugato e sostituito<br />

da un altro, per la verità<br />

piuttosto goffo). Nella seconda cappella<br />

destra è una tela, in precario stato di<br />

conservazione, raffigurante “ Madonna<br />

del Carmelo tra i Santi Francesco e Girolamo”<br />

(quest’ultimo, che occupa lo spazio<br />

in primo piano a destra, avvolto da un<br />

drappo rosso fiammeggiante, è riconoscibile<br />

dal leone, suo tradizionale attributo,<br />

che si può scorgere dietro): si tratta di un<br />

dipinto di fine 1500 - inizio ‘600 di discreta<br />

levatura. Tra queste due cappelle si<br />

trova, in una nicchia, la statua lignea di<br />

Sant’Antonio da Padova, opera di artigianato<br />

locale che riprende una iconografia<br />

comune nella seconda metà del XIX secolo.<br />

Nella seconda cappella a sinistra è<br />

un’altra tela raffigurante i “Santi Gioacchino<br />

e Anna, la Madonna e due Santi<br />

Vescovi”; in basso è rappresentato un<br />

putto che reca in mano una mitria vescovile;<br />

l’opera è databile alla seconda metà<br />

del 1700 e collocabile nell’ambito della<br />

bottega del Mozzillo. Nella nicchia tra la<br />

prima e la seconda cappella sinistra è la<br />

statua dell’Immacolata, orante in piedi<br />

su di una nuvola: la tipologia induce a<br />

datarla ai primi del Novecento, anche se<br />

l’abito presenta ricami in oro di fattura<br />

ancora ottocentesca. <strong>Il</strong> soffitto è coperto<br />

da una tavola a olio dipinta con finte<br />

architetture, angeli, telamoni e motivi<br />

naturalistici; al centro, una tela datata<br />

1714 e firmata dal pittore Giovanni Mottola,<br />

che rappresenta, in alto, l’Eterno<br />

Padre e, nella parte inferiore, l’Arcangelo<br />

Gabriele, ancora librato in volo, che<br />

reca l’annuncio a Maria, inginocchiata<br />

davanti al leggio che poggia su una base<br />

preceduta da tre gradini; ai quattro<br />

angoli della tavola si leggono le lettere<br />

A.G.P. (che stanno per Ave, Gratia Plena).<br />

L’altare maggiore, in marmi policromi a<br />

commessi, è di tipo tradizionale, con<br />

mensolone ai lati e decorazione baroccheggiante,<br />

al centro, caratterizzata da<br />

Chiesa della SS.Annunziata - Fontenovella (Lauro)<br />

due artistiche teste d’angelo e una<br />

colomba; esso è sovrastato dalla monumentale<br />

tavola dell’Annunciazione che<br />

reca, in basso, la seguente iscrizione :<br />

Anno D. 1583 Detius Tramontanus faciebat<br />

Joan Mottola refecit A. D. 1721. <strong>Il</strong><br />

dipinto è racchiuso entro una cornice<br />

lignea dorata, fiancheggiata da due paraste<br />

con capitello ionico e che termina, in<br />

alto, con un timpano curvilineo spezzato:<br />

in seguito ad un furto avvenuto nel 1998,<br />

sono stati asportati i due dipinti inseriti<br />

nelle volute del timpano, che raffiguravano<br />

l’Adorazione dei Pastori e la Circoncisione,<br />

attribuibili al Mottola; sono<br />

state, inoltre, asportate la decorazione<br />

delle paraste e anche la base della croce<br />

che si erge al centro del timpano. La<br />

scena dell’Annunciazione è rappresentata<br />

secondo i canoni tradizionali, anche se<br />

presenta una novità iconografica degna<br />

di essere segnalata. In basso, a destra,<br />

campeggia la figura dell’Arcangelo<br />

Gabriele, cinto da una corona d’alloro,<br />

con ali e vesti dagli eccentrici colori, che<br />

con una mano indica la colomba e con<br />

l’altra porge il giglio alla Vergine, la<br />

quale, rivestita da una tunica rossa e<br />

avvolta dal tradizionale manto azzurro,<br />

occupa la parte sinistra del dipinto. La<br />

Madonna, con le braccia piegate sul<br />

petto a formare una croce (allusione al<br />

destino del nascituro? Ombra di morte<br />

sulla vita che sta per nascere, ma anche<br />

rimando alla Resurrezione?), è seduta<br />

davanti a un tavolino di legno, ricoperto<br />

da una tovaglia bianca i cui lembi arrivano<br />

fino al pavimento e su cui è poggiato<br />

un libro aperto; ai piedi della Vergine, un<br />

vaso di fiori. L’Annunciata di Fontenovella<br />

ha un volto caratterizzato da un’estrema<br />

delicatezza di lineamenti che, insieme<br />

al particolare dello sguardo rivolto in<br />

basso, mettono in risalto l’umiltà con cui<br />

l’annuncio è accolto. La parte centrale<br />

Filiale di Lauro (AV)<br />

Via P. Lancellotti n° 6<br />

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<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong><br />

Alla riscoperta delle nostre radici:<br />

La Chiesa di Fontenovella<br />

segue dalla pagina 8<br />

della tavola è occupata da un’ampia<br />

finestra che dà su un arioso paesaggio,<br />

al quale conferisce ancora più luminosità<br />

l’alone che circonda la colomba al<br />

centro. Nella parte superiore, a sinistra,<br />

l’Eterno Padre, raffigurato con le fattezze<br />

di un vecchio barbuto, con aureola<br />

triangolare e avvolto da uno svolazzante<br />

mantello arancio, irrompe nella scena<br />

poggiando il piede su una nuvola di concreta<br />

evidenza. Tutt’intorno è un tripudio<br />

di angeli, tra i quali se ne distingue<br />

uno che reca in mano un curioso oggetto:<br />

una sfera trasparente dai bordi dorati.<br />

E’ questa la novità di cui si parlava<br />

prima: cosa potrebbe essere e, soprattutto,<br />

cosa simboleggia? Difficile dirlo<br />

con sicurezza, al massimo si può avanzare<br />

qualche proposta interpretativa.<br />

Cantoria del XVIII secolo<br />

Potrebbe trattarsi di una sfera armillare,<br />

tradizionale allegoria dell’universo: l’artista<br />

ha voluto probabilmente significare<br />

che il mondo intero è interessato dal<br />

mistero dell’Incarnazione, cioè del Cristo<br />

allo stesso tempo Dio e Uomo.<br />

Siamo, tuttavia, nel campo delle ipotesi,<br />

rese ancora più ardue dal fatto che<br />

sull’opera, restaurata dalla Soprintendenza<br />

alle Belle Arti di Napoli, presso la<br />

Reggia di Capodimonte, nel periodo<br />

compreso tra il 1970 e il 1982 (quando<br />

venne riportata nella sua sede originaria<br />

grazie all’interessamento di padre Giuseppe<br />

Falzarano), non esiste, in loco,<br />

alcuna scheda o relazione. Infine, qualche<br />

notizia sull’autore. Decio Tramontano,<br />

pittore attivo nella seconda metà<br />

del Cinquecento e, più precisamente,<br />

nel terzo quarto del secolo e oltre, in<br />

Napoli e provincia, fu influenzato, spe-<br />

cie nello scorcio degli angeli, dallo stile<br />

di Marco Pino. <strong>Il</strong> Tramontano firmò<br />

anche l’olio su tavola “ <strong>Il</strong> Sangue del<br />

Redentore” per la Chiesa di San Giovanni<br />

ad Avella, datato 1581 di due anni<br />

precedente, quindi, alla tavola di Fontenovella,<br />

alla quale è strettamente legato<br />

dal particolare dell’angelo a sinistra<br />

che indica Cristo: il gesto e la figura dell’angelo<br />

che sovrasta la figura di Gabriele<br />

sembrano a tal punto ricalcati su<br />

quello di Avella da essere sovrapponibili.<br />

<strong>Il</strong> dipinto fu poi ripreso, nella prima<br />

metà del Settecento, da Giovanni Mottola,<br />

un pittore di cui, però, non abbiamo<br />

notizie (pare che operasse soprattutto<br />

come restauratore) e che l’arricchì con<br />

le due scene del timpano, realizzando<br />

anche la tela del soffitto. Altra pregevole<br />

opera artistica, ascrivibile a maestranze<br />

vicine allo stile di Angelo Mozzillo,<br />

è la cantoria del XVIII secolo, in legno<br />

policromo, divisa in pannelli decorati<br />

con motivi fitomorfi (i tre centrali, trafugati,<br />

sono stati rifatti), che, nella<br />

parte sottostante, presenta tre paffuti<br />

angeli in volo: il primo, al centro, in<br />

basso, con una cesta da cui estrae dei<br />

fiori; gli altri due, in alto, avvolti rispettivamente<br />

con un drappo bianco e rosso,<br />

che recano un catino e un aspersori. A<br />

destra del presbiterio, una porta conduce<br />

in sacrestia, un ambiente quadrato,<br />

illuminato da due finestre sul lato orientale<br />

e coperto da una volta a crociera<br />

lunettata; qui è conservato un lavabo<br />

datato 1730, incastonato nel muro e<br />

costituito da una vaschetta rettangolare<br />

e da una lapide con iscrizione in latino.<br />

Nonostante i furti subiti (tra i quali non<br />

è da dimenticare quello di un’acquasantiera<br />

in marmo del XVI sec.)e i deterioramenti<br />

dovuti al trascorrere del tempo<br />

(i pezzi di intonaco staccatisi dalla facciata<br />

e i vistosi fori della tela del soffitto),<br />

la Chiesa dell’Annunziata rimane<br />

uno degli angoli più suggestivi della<br />

nostra terra che attende, dopo oltre<br />

trent’anni, un intervento necessario a<br />

restituire l’antica dignità a un monumento<br />

che la piccola, ma fervida comunità<br />

dei fedeli di Fontenovella ha sem-<br />

pre avuto a cuore.<br />

VALLO IL<br />

Cultura 9<br />

L i v e r i # v o t a p e r i b a m b i n i<br />

La Civitas Mariae guarda al futuro!<br />

Nell'arroventato clima politico di questo<br />

mese, ha pensato bene l'Unicef Italia di<br />

indire l'iniziativa ''#votaperibambini -<br />

Diritti in parlamento''. Si tratta di vere<br />

e proprie votazioni, su scala nazionale,<br />

iniziate lo scorso 10 febbraio, in occasione<br />

della giornata mondiale dei diritti<br />

dell'infanzia, e durate per l'intero mese<br />

fino al termine di quelle politiche. L'iniziativa<br />

si è svolta in molteplici piazze<br />

d'Italia, dove gazebi hanno dato ospitalità<br />

a quanti vogliono ancora garantire<br />

un futuro a questo paese. I votanti sono<br />

stati portati a scegliere tre temi, tra<br />

dieci, risultati essere i più importanti:<br />

dalla povertà alla scuola, dalla formazione<br />

alla giustizia, dall'ascolto allo sviluppo,<br />

fino al diritto di cittadinanza per<br />

i nati in Italia; temi attualissimi, di cui,<br />

ancora oggi, lo stato italiano non se ne<br />

fa ampiamente garante. In virtù di ciò<br />

tale "manifesto per l'infanzia" sarà presentato<br />

ai leader candidati premier per<br />

farlo sottoscrivere, come impegno a<br />

trattare le proposte scrutinate nella<br />

prossima agenda di governo, al fine di<br />

realizzare la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia.<br />

Nel nostro piccolo quando<br />

sentiamo parlare di Unicef è inevitabile<br />

non pensare alla "Civitas Mariae", il<br />

comune di Liveri che da molto tempo si<br />

prodiga nella lotta per il rispetto dei<br />

diritti dell'infazia, tanto da divenire, in<br />

questo senso, uno dei comuni capofila<br />

in Campania per le numerose iniziative<br />

qui svoltesi. Dalla "Marcia della Pace"<br />

degli anni scorsi, fino alle recenti votazioni-Unicef,<br />

ha sempre dato il contributo<br />

alla nobile causa, non solo attraverso<br />

la straordinaria collaborazione<br />

Forum Giovani - Amministrazione Comunale,<br />

ma anche con l'indispensabile partecipazione<br />

degli stessi liveresi, adulti e<br />

bambini, che si sono visti protagonisti<br />

assoluti nelle molteplici iniziative,<br />

come è successo il 10 <strong>Febbraio</strong>, in occasione<br />

delle suddette votazioni, coincise<br />

con l'inizio del Carnevale: le musiche<br />

delle quadriglie, le grida spensierate<br />

dei bambini, una pioggia di coriandoli,<br />

la mano tremante di una mascherina<br />

che gioiosa traccia tre segni sulle casel-<br />

le indicatele dal padre, consapevole<br />

solo di aiutare tanti piccoli suoi coetanei<br />

nell'avere un futuro migliore. Un<br />

ulteriore successo quello di Liveri, sempre<br />

in contatto con l'Unicef anche grazie<br />

alla lodevole collaborazione della<br />

prof.ssa Maria Nappi, da sempre con i<br />

giovani e da sempre conscia delle loro<br />

esigenze e delle loro difficoltà. #Votaperibambini<br />

è stata una delle iniziative<br />

più importanti dei nostri tempi, non<br />

solo per il fine nobile di conseguire una<br />

Convenzione sui Diritti dell'Infanzia, ma<br />

perchè ha accostato migliaia di persone<br />

a problemi che finora sono stati sconosciuti<br />

ai più, ha contribuito a mettere sù<br />

una coscienza collettiva che inquadri il<br />

fanciullo come il futuro di questo paese,<br />

di questo mondo, e non solo come un<br />

piccolo schizzinoso che non sa cosa<br />

fare, nè cosa volere. Viviamo in tempi<br />

difficili, siamo alla vigilia di un repentino<br />

cambiamento politico che potrebbe<br />

rovesciare le sorti della nostra penisola,<br />

viviamo una crisi di cui i bambini e i giovani<br />

sono vittime senza aver preso parte<br />

allo scontro, ma che nonostante ciò si<br />

fanno forza, hanno ancora una speranza<br />

e, a differenza degli uomini, "trovano<br />

nel nulla il tutto"!<br />

Giuseppe Scafuro Michele Pandico<br />

Filiale di Lauro (AV)<br />

Via P. Lancellotti n° 6<br />

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10<br />

Lo spazio di questa rubrica riprende gli<br />

avvenimenti relativi a quel fenomeno<br />

complesso ed ambiguo che fu il brigantaggio<br />

postunitario. <strong>Il</strong> <strong>Vallo</strong> di Lauro,<br />

nella sua caratteristica morfologia a<br />

imbuto, con le asperità naturali, la folta<br />

vegetazione, la posizione a cavaliere di<br />

ben tre province, la relativa prossimità<br />

alla città di Napoli, fu, dopo il 1860,<br />

un’area politicamente delicata e strategicamente<br />

importante. Caratteristica<br />

saliente del brigantaggio laurense fu<br />

quella della sua precocità e, allo stesso<br />

tempo, del suo rapido declino: pericoloso<br />

ed aggressivo nell’estate del 1861, alla<br />

fine dell’anno poteva considerarsi esaurito<br />

come fenomeno di massa. Sorto essenzialmente<br />

come fenomeno di reazione<br />

politica, filoborbonica ed antiunitaria,<br />

esso risultò però sin dagli inizi saldamente<br />

inquadrato ed egemonizzato da elementi<br />

spiccatamente criminali, come i<br />

fratelli La Gala, più o meno organicamente<br />

legati alle organizzazioni camorristiche.<br />

Tale carattere ne costituì prima la<br />

forza, poi ne rappresentò alla fine il vero<br />

elemento di debolezza strutturale. Quando,<br />

nell’autunno-inverno del 1861, le<br />

forze armate dello Stato italiano passarono<br />

ad una repressione dura cominciando<br />

col colpire i favoreggiatori ed i manutengoli<br />

nei paesi prima ancora che i briganti<br />

sui monti, la struttura del potere criminale<br />

dei La Gala rapidamente si sfaldò.<br />

Tramontato il grande brigantaggio politico<br />

ne rimasero gli inevitabili strascichi,<br />

eminentemente legati a fenomeni di criminalità<br />

comune. Centinaia i personaggi<br />

protagonisti di decine di processi e notizie<br />

varie sul brigantaggio attinenti a cittadini<br />

del <strong>Vallo</strong>, con gli stessi nomi e<br />

cognomi portati ancora dai loro discendenti.<br />

I Dalia, i Ferraro, i Pacia, Bossone,<br />

Graziano, Santaniello e tanti altri bisavoli<br />

e prozii dei loro omonimi viventi ed<br />

operanti oggi. Divisi per casato, i borbonici<br />

da una parte, i liberali dall’altra. In<br />

quel periodo, il <strong>Vallo</strong> di Lauro comprende<br />

sette Comuni: Lauro, capoluogo mandamentale<br />

(con le frazioni di Ima, Migliano,<br />

Pignano e Fontenovella), Moschiano,<br />

Quindici (con Beato e Bosagro),Taurano,<br />

Pago (con Pernosano e Sopravia), Domicella<br />

(con Casola), Marzano; tutti appartenenti,<br />

precedentemente all’Unità<br />

d’Italia, alla provincia di Terra di Lavoro<br />

ed aggregati poi a quella di Avellino con<br />

Real Decreto del 17 <strong>Febbraio</strong> 1861. In<br />

questi comuni, fin dal primo esplodere<br />

del brigantaggio, si ebbero varie forme<br />

reazionarie contro lo Stato unitario. Si<br />

configurarono una serie di tipici crimini<br />

briganteschi che vanno dalle semplici<br />

parole ai più gravi fatti di sangue. Sequestri<br />

di persona a scopo ricattatorio si verificarono<br />

in più di un comune; soggetti<br />

datisi alla macchia assunsero vero e pro-<br />

prio ruolo di briganti commettendo rapine<br />

e reati di sangue; popolazioni le quali<br />

o per paura di rappresaglie o perché conniventi<br />

coi fuori legge facevano pervenire<br />

ad essi vettovaglie ed armi; non mancarono<br />

infine clamorosi episodi di invasione<br />

di comuni con saccheggio, violenza<br />

e strage. Soldati sbandati e contadini<br />

andarono ad ingrossare le fila della banda<br />

di Crescenzo Gravina di Carbonara; altri<br />

gruppi indipendenti, anche di limitatissimo<br />

numero di componenti, scorrevano le<br />

montagne perpetrando grassazioni a<br />

danno dei pastori, estorsioni ai coloni.<br />

All’atto di associazione alla banda il<br />

nuovo adepto contribuiva versando<br />

somme in ducati, al capo, per sostenere<br />

la guerriglia. <strong>Il</strong> brigantaggio coinvolse<br />

anche donne dei nostri paesi che esercitarono<br />

mediazioni tra briganti e famiglie<br />

di persone sequestrate; furono associate<br />

e somministratrici di cibo alle bande.<br />

Qualcuna partecipò alle invasioni con la<br />

comitiva armata facendo anche uso di<br />

armi; ed infine le immancabili amanti dei<br />

briganti, compromesse per il proprio<br />

ruolo e quindi tratte anch’esse in arresto<br />

e processate. Ma al brigantaggio si era<br />

spinti anche per bisogno: se lo Stato non<br />

provvedeva al miglioramento delle condizioni<br />

di vita o se il Capitano della G.N.<br />

locale non arruolava il richiedente nella<br />

guardia mobilizzata, servizio pur compensato<br />

di una paga, non rimaneva altra<br />

scelta che associarsi alla comitiva armata.<br />

Ma se si sostiene che le condizioni<br />

d’indigenza nel Mezzogiorno abbiano<br />

spinto quelle popolazioni al brigantaggio<br />

bisogna pur considerare che questo motivo<br />

non fu né il solo e nemmeno il principale;<br />

certo il nuovo governo non fece<br />

grandi cose ma le condizioni socio-economiche<br />

antiunitarie nel Sud non erano poi<br />

troppo fiorenti da indurre a recriminare<br />

tanto. Insomma, per i suddetti motivi,<br />

fare il brigante fu anche un pretesto più<br />

che una ragione. Va osservato inoltre che<br />

con l’Unità d’Italia lo squilibrio tra il<br />

Nord e il Sud fu reso più evidente pur se<br />

in realtà le differenze socio –economiche<br />

tra le popolazioni del Regno borbonico e<br />

quelle degli Stati d’Italia del Nord preesistevano<br />

all’Unità. Non pochi tra le nostre<br />

popolazioni contestavano lo stato unitario<br />

anche perché predisposti all’assolutismo<br />

borbonico. C’era alla base di tutto<br />

ciò anche del lealismo, quella fedeltà<br />

alla corona all’ombra della quale le<br />

popolazioni meridionali erano cresciute<br />

in condizione di servile vassallaggio.<br />

Avverso alla Repubblica Partenopea del<br />

’99 sorse l’esercito sanfedista il cui spirito<br />

ora rinasce anche quando, ormai, per<br />

il Regno borbonico è finita. Questo spirito<br />

che colpisce l’istituzione unitaria, l’indipendenza,<br />

la libertà, denota una mentalità<br />

immatura, chiusa ed intollerante ai<br />

nuovi mutamenti politici. Le condizioni di<br />

sicurezza di vita nel <strong>Vallo</strong> di Lauro, dive-<br />

VALLO Storia<br />

<strong>Il</strong> Brigantaggio postunitario nel <strong>Vallo</strong>, fenomeno filoborbonico<br />

Le ragioni storiche, sociali e culturali di una resistenza sanguinaria e criminale, romantica e leggendaria<br />

Pasquale Moschiano<br />

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8 marzo alle ore 20.30 Festa della Donna<br />

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nute abbastanza difficili già sul finire del<br />

1860,si aggravarono l’anno successivo<br />

che per questi paesi fu l’anno più caldo<br />

del brigantaggio. I più gravi episodi si<br />

registrano nel mese di luglio con l’invasione<br />

del Comune di Migliano da parte<br />

della banda La Gala e qualche giorno<br />

dopo, il 17, la medesima assalta Moschiano<br />

con sanguinose conseguenze: il bilancio<br />

fu di sette morti tra guardie, briganti<br />

e Capitano Belgieri. Non tutti gli aderenti<br />

al fenomeno del brigantaggio furono<br />

dei violenti o dei profittatori dell’eccezionale<br />

momento; vi presero parte delinquenti<br />

comuni, chi tramava vendette e<br />

masse di contadini strumentalizzate di<br />

proposito. Ma tra questi militava anche<br />

chi in buona fede riteneva di servire con<br />

la lotta la monarchia borbonica secondo<br />

le proprie convinzioni ideologiche. La<br />

Chiesa, fatta eccezione di alcune sue<br />

frange, era ufficialmente ostile al nuovo<br />

Stato per diversi e noti motivi, primo fra<br />

tutti quello inteso a determinare il crollo<br />

definitivo del potere temporale; non<br />

mancarono sacerdoti imputati di reati di<br />

connivenza coi briganti pur se non fu<br />

fatta piena luce su alcuni casi. Imputati<br />

furono Don Giuseppe Dalia di Moschiano,<br />

Don Pasquale Crisci di Marzano, Don Antonio<br />

e Don Domenico Peluso (fratelli) di<br />

Domicella. <strong>Il</strong> nuovo Stato si sentiva bersagliato<br />

da vari settori: nemica la Chiesa,<br />

nemici i contadini, avversa, in parte, la<br />

burocrazia meridionale legata alla<br />

monarchia borbonica sotto la quale aveva<br />

fatto carriera. Per tutto ciò, diffidare era<br />

quasi d’obbligo per lo Stato il quale sentendosi<br />

moralmente sconfitto e ferito<br />

nella sua dignità attuò una repressione<br />

più che dura e sproporzionata per affrontare<br />

la situazione. Vennero applicate la<br />

fucilazione con rapidissima procedura,<br />

condanne ai lavori forzati e istituiti tribunali<br />

militari. Non meno aspre furono la<br />

“Legge Pica” del 1863 con le altre successive.<br />

Lo Stato liberale, per quanto grave<br />

fosse la situazione del momento, non può<br />

essere assolto per la violenza con la quale<br />

<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong><br />

intervenne contro quelle bande equipaggiate<br />

alla buona e composte per la maggior<br />

parte da popolani e contadini già<br />

afflitti da altre miserie. Non con le fucilazioni<br />

o con i lavori forzati avrebbe lo<br />

Stato piegato alla causa unitaria le popolazioni<br />

del Sud, alle quali sarebbe occorso<br />

ben altro; come essere sollevate il più<br />

possibile dalle precarie condizioni socioeconomiche<br />

in cui versavano intere<br />

nostre regioni. E questo sarebbe stato<br />

oltre che un dovere per il nuovo governo<br />

anche un mezzo mediante il quale avrebbe<br />

potuto attrarre a sé tanta parte della<br />

popolazione. Questo inopportuno comportamento<br />

credo sia stato il motivo di<br />

fondo che rese impopolare il nuovo Regno<br />

d’Italia alle popolazioni meridionali che<br />

si videro piegare con la forza da truppe<br />

venute dal Nord, come straniere. Così i<br />

meridionali diffidando del nuovo governo<br />

rimpiangevano il passato. I nuovi arrivati<br />

sono considerati usurpatori che ingiustamente<br />

occupano territori che non li<br />

riguardano e che sono venuti ad imporsi<br />

con la violenza detronizzando il Re nel<br />

quale il suo popolo credeva, alla cui dinastia<br />

era legato da più di un secolo. <strong>Il</strong> brigantaggio,<br />

contrapposizione ideologica<br />

all’idea di Unità, si manifesta fra tante<br />

contraddizioni: forza partigiana, legittimista<br />

in difesa della dinastia borbonica,<br />

saccheggiatore, sanguinario, incendiario.<br />

Le stesse contraddizioni caratterizzarono<br />

il brigantaggio nel <strong>Vallo</strong> dove, fra l’altro,<br />

molti briganti furono circonfusi di un<br />

alone leggendario dall’opinione popolare.<br />

Si fece su di essi del facile Romanticismo<br />

come se nella loro azione contro lo<br />

Stato fossero stati mossi da nobili ideali;<br />

un ritorno al “passator cortese”, al bandito<br />

sociale, giustiziere delle ingiustizie<br />

commesse dal potere. Nei prossimi numeri<br />

racconteremo i fatti che ebbero per<br />

teatro i paesi del circondario di Lauro e<br />

soprattutto i loro monti. Questi monti<br />

che furono anche rifugio e scampo in<br />

tempi di invasioni, hanno sempre vissuto<br />

la nostra storia insieme alla nostra gente.<br />

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<strong>Febbraio</strong> <strong>2013</strong><br />

Un encomio all’ispettore Pietoso<br />

Da 38 anni in prima linea ora va in pensione<br />

<strong>Il</strong> Sindaco Graziano e l’ispettore<br />

Sono passati quasi quaranta anni, da<br />

quando, l’agente di pubblica sicurezza<br />

Ciro Pietoso, oggi ispettore capo, è<br />

arrivato a pattugliare il vallo di Lauro.<br />

Cresciuto alla corte della “vecchia<br />

scuola” dei marescialli del commissariato<br />

di Lauro, quello di piazza Municipio,<br />

Ciro Pietoso è diventato nel corso<br />

del tempo un punto di riferimento per<br />

tantissimi cittadini. Chi può dimenticare<br />

i suo inseguimenti con l’auto civetta<br />

della polizia o le paternali ai giovani di<br />

turno che avevano commesso un errore.<br />

E via discorrendo non si possono<br />

lasciare all’oblio, le inchieste, gli arre-<br />

Ferramenta<br />

Barlati<br />

Aulicino Luigi<br />

Ceo<br />

Mobile 0039 348 23 11 564<br />

IL<br />

sti, i blitz, le minacce ricevute e le partenze<br />

alle tre di mattina per sorprendere<br />

i criminali. Nel corso di questi<br />

anni quasi è diventato un lauretano<br />

doc, con sincere e forti amicizie, nate<br />

sotto il segno del buon senso che l’ha<br />

contraddistinto nell’espletare il suo<br />

ruolo di ufficiale di polizia giudiziaria.<br />

Avrà sicuramente trascurato la sua<br />

amata famiglia, che l’ha sempre sostenuto<br />

nel suo “amore infinito” verso<br />

quella divisa che non poche soddisfazioni<br />

gli ha dato. A fine gennaio, il suo<br />

pensionamento ha destato clamore tra<br />

i suoi beniamini, ma lo Stato ha così<br />

deciso: è tempo per l’ispettore Pietoso<br />

di dedicarsi ai nipotini e fare il nonno.<br />

<strong>Il</strong> comune di Taurano, unico paese del<br />

vallo di Lauro, ha pensato bene di salutarlo<br />

ufficialmente con un’onorificenza<br />

consegnata nel corso del consiglio<br />

comunale, mostrando il volto umano di<br />

un vero servitore dello Stato. Ma il suo<br />

esempio è stato preso in considerazione<br />

anche da tanti suoi amici, come Pietro<br />

Iannuzzi, in questo periodo candidato<br />

al Senato per “Intesa Popolare”,<br />

che ha parlato delle sue qualità umane<br />

e professionali in un incontro politico.<br />

Buono e meritato riposo Ispettò.<br />

Giovanni Sperandeo<br />

Ditta LA CERRA SALVATORE ARNESTRO<br />

Impianti Termoidraulici<br />

Autorizzata L. 46/90<br />

Via T.C. Angelini, 11<br />

83023 – Lauro (Av)<br />

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Tel. 0039 0823.513295<br />

Fax.0039 0823.514895<br />

E-Mail laulic@tin.it<br />

VALLO Persone 11<br />

Le dimissioni di Papa Benedetto XVI<br />

Quali reazioni tra i fedeli dei nostri paesi<br />

Le dimissioni di Benedetto XVI, giunte<br />

improvvise lo scorso 11 febbraio, hanno<br />

scosso il mondo cristiano e non. Questa<br />

decisione, che ha lasciato di stucco perfino<br />

i più stretti collaboratori del pontefice,<br />

ha gettato anche le piccole<br />

comunità del <strong>Vallo</strong> nello stupore e nello<br />

sconforto. Quante perplessità, quanti<br />

dubbi sono balenati nelle nostre menti<br />

e nei nostri cuori? Ogni parroco della<br />

nostra zona si è visto avvicinato da<br />

fedeli, o semplici curiosi, desiderosi di<br />

avere qualche notizia in più: perché il<br />

Papa si è dimesso? Cosa c’è dietro questo<br />

gesto? Cosa nascondono gli alti vertici<br />

del Vaticano? Queste sono solo alcune<br />

delle domande che si sono sollevate<br />

insieme al polverone mediatico. È normale<br />

che risulti strano doversi confrontare<br />

con una notizia del genere: il Papa,<br />

dopo ben 700 anni, fa valere un suo<br />

diritto, rinunciare liberamente al suo<br />

ufficio (Canone 332 del Codice di Diritto<br />

Canonico). <strong>Il</strong> Papa lascia il suo ministero<br />

per umiltà, perché ha riconosciuto<br />

la sua debolezza fisica, perché conscio<br />

dell’età che avanza, e soprattutto<br />

consapevole dei continui sforzi che l’attendevano<br />

per condurre bene la barca<br />

di Pietro. Così si è espresso davanti ai<br />

cardinali riuniti in Concistoro: «In un<br />

mondo, soggetto a rapidi mutamenti e<br />

agitato da questioni di grande rilevanza<br />

per la vita della fede, per governare la<br />

barca di san Pietro e annunciare il Vangelo,<br />

è necessario anche il vigore sia<br />

del corpo, sia del’animo, vigore che,<br />

negli ultimi mesi, in me è diminiuto in<br />

modo tale da dover riconoscere la mia<br />

incapacità di amministrare bene il ministero<br />

a me affidato». I fedeli del nostro<br />

<strong>Vallo</strong>, il più delle volte “fantasiosi” e<br />

“melodrammatici” nei loro giudizi, non<br />

devono stavolta lasciarsi influenzare da<br />

teorie strambe o supposizioni azzardate;<br />

devono fidarsi della parola del Papa.<br />

<strong>Il</strong> vicario di Cristo non poteva celare<br />

dietro le sue dimissioni altre motivazioni.<br />

Anche il direttore della sala stampa<br />

vaticana, padre Lombarto, insiste su<br />

questo punto: «<strong>Il</strong> Papa non è assolutamente<br />

depresso, anzi è sereno e ha<br />

letto l’annuncio senza inciampi, in un<br />

latino comprensibilissimo. Non risulta<br />

neanche nessuna malattia in corso che<br />

abbia influito su questa decisione. Le<br />

difficili vicende vissute dalla chiesa<br />

negli ultimi tempi hanno toccato l’animo<br />

di Papa Ratzinger ma non si può dire<br />

che lo abbiano indotto alla rinuncia”.<br />

Anche io ne ho sentite tante. Sono stati<br />

i problemi finanziari dello IOR? Ci sono<br />

stati scontri politici, rivalità e problemi<br />

interni al Vaticano? È stato il dispiacere<br />

causato dal gesto del maggiordomo? <strong>Il</strong><br />

problema dei preti pedofili? I continui<br />

attacchi mediatici o le varie critiche<br />

del mondo d’oggi? Nulla di tutto ciò ha<br />

spinto il Pontefice a dimettersi. Al giornalista<br />

tedesco Peter Sewald, autore<br />

del libro Luce del mondo, che lo intervistò<br />

nel 2010, mentre esplodeva in<br />

varie parti del mondo lo scandalo dei<br />

preti pedofili – e non dimentichiamoci<br />

quanto ha fatto il nostro pontefice perché<br />

tutti i colpevoli fossero messi in<br />

carcere – Benedetto XVI rispose: «Quando<br />

il pericolo è grande non si può scappare.<br />

Ecco perché non è il momento di<br />

dimettersi. Ci si può dimettere in un<br />

momento di serenità o semplicemente<br />

quando non ce la si fa più. Ma non ci si<br />

può tirare indietro e dire “ci pensi un<br />

altro”». E ancora «Quando giunge alla<br />

chiara consapevolezza di non essere in<br />

grado di continuare, in questo caso il<br />

Papa ha il diritto e in alcune circostanze<br />

anche il dovere di dimettersi». <strong>Il</strong><br />

Papa lascia per il bene della Chiesa, è<br />

questa l’unica motivazione che deve<br />

stamparsi nel cuore e nella mente dei<br />

nostri parrocchiani. In un mondo che<br />

cambia vertiginosamente, in una Chiesa<br />

sempre più pressata dalla necessità di<br />

essere faro luminoso per l’umanità,<br />

Benedetto XVI riconosce di non avere<br />

più le forze. Ha avuto umiltà e coraggio:<br />

l’umiltà di riconoscersi creatura<br />

fragile e piena di limiti, il coraggio di<br />

dirlo apertamente; l’umiltà di ammettere<br />

di non aver più il vigore necessario<br />

per svolgere il suo grande ministero, il<br />

coraggio di attuare questa rinuncia per<br />

il bene della Chiesa. Riconoscersi creature<br />

piene di limiti è il primo presupposto<br />

della fede, anche per un Papa.<br />

Attendiamo con trepidazione il Conclave,<br />

che dovrebbe essere convocato nei<br />

primi quindici giorni di marzo. Lo Spirito<br />

Santo ci consenta presto una guida<br />

santa e sapiente, attento a leggere i<br />

segni dei tempi, e capace di comunicare<br />

il Vangelo anche con linguaggi nuovi!<br />

Don Vito Cucca


12 <strong>Febbraio</strong><br />

“Non c’è uomo che non possa bere o<br />

mangiare, ma sono in pochi in grado<br />

di capire che cosa abbia sapore."<br />

(Confucio).<br />

Siamo convinti di poter asserire che non<br />

esista circostanza, nella vita di ciascuno<br />

di noi, esente dall’imbattersi nella perturbante<br />

esperienza del primo passo nel<br />

percorso verso cui, ad un certo punto,<br />

ci si incammina. Che sia lungo e articolato,<br />

che sia breve e lineare, l’incipit,<br />

l’esordio, l’approccio iniziale, la prima<br />

volta costituisce, da sempre, la parte<br />

più complessa (e forse determinante) di<br />

quanto viviamo. Certo nulla è granitico,<br />

tutto – anzi! – è perfettibile, ma principiare<br />

bene (di qualunque argomento si<br />

tratti) è sicuramente un buon modo per<br />

partire con vantaggio sul destino dei<br />

giorni, evitandoci difficoltose (quantunque<br />

non sempre sufficienti) rincorse in<br />

extremis. Sicché la scelta del locale con<br />

cui inaugurare questa rubrica è stata<br />

operazione ragionata (lungamente!) ed<br />

accurata (profondamente!), non affidata<br />

al caso né ad alcun tipo di amichevole<br />

sondaggio casalingo. Abbiamo chiuso<br />

l’udito a meri (e talvolta fuorvianti)<br />

dettami sentimentali (ci si affeziona a<br />

persone, animali, oggetti, ricordi… non<br />

crei stupore, quindi, che si finisca col<br />

voler bene anche ad un luogo) e ad ogni<br />

altro tipo di considerazione che fosse<br />

esente da una valutazione squisitamen-<br />

IL<br />

te (è d’uopo qui una riflessione sulla<br />

semantica avverbiale) qualitativa, ed<br />

abbiamo scelto quello che, secondo noi,<br />

sarebbe stato il migliore degli inizi possibili:<br />

il BIXELLE. Come sia diventato un<br />

luogo del cuore (oltre che di un appetito<br />

sempre deliziosamente soddisfatto)<br />

non è difficile da comprendere. Ad<br />

accoglierti, varcata la massiccia porta<br />

in vetro e ferro battuto, è il raffinato<br />

gioco di luci soffuse e dei colori caldi e<br />

rassicuranti di arredamento e illuminazione<br />

che, mescolati insieme, ricreano<br />

un’atmosfera rilassante, raccolta e<br />

senza tempo. A conquistarti, poi, concorre<br />

il sorriso bonario e contagioso di<br />

Luigi, giovane e pervicace proprietario<br />

del Bixelle, che ha saputo infondere in<br />

ogni particolare del suo locale la passione<br />

per i dettagli eleganti e signorili,<br />

ereditati anche da pregressi studi e<br />

competenze trasmesse, di generazione<br />

in generazione, nel settore edile. Luigi<br />

è un osservatore discreto ma costantemente<br />

accorto nel recepire la minima<br />

esigenza dell’ospite, e coniuga sapientemente<br />

le abilità di selezione e manipolazione<br />

di prodotti eccellenti con le<br />

sue capacità di perfetto padrone di<br />

casa. L’assortimento di pizze è molto<br />

vario e interessante: l’impasto della<br />

pasta è squisito, i condimenti saporiti e<br />

di ottima qualità. Si segnala un eccezionale<br />

kebab di carne bovina italiana trat-<br />

VALLO Eventi<br />

Praegustator - <strong>Il</strong> Bixelle<br />

tata secondo la migliore tradizione culinaria,<br />

insaporito da spezie e aromi delicati<br />

e leggeri, per quanto estremamente<br />

sapidi; ideale sulla pizza, si sposa<br />

perfettamente con una particolare ed<br />

esclusiva focaccia (il pagnottiello),<br />

dalla sfoglia friabile e saporita. La porchetta,<br />

di provenienza locale, è gustosissima.<br />

L’antipasto misto si differenzia<br />

da quelli soliti, convenzionali, soprattutto<br />

quando si riesce a trovare in<br />

disponibilità una loro salsa base artigianale,<br />

che vale assolutamente la pena<br />

d’assaggiare. Le sperimentazioni in<br />

cucina sono frequenti, e la creatività<br />

ben si declina, nei diversi approcci innovativi,<br />

con la tradizione gastronomica<br />

più classica. Per concludere in bellezza<br />

– anzi, in bontà! – la nostra cena al<br />

Bixelle, si consiglia vivamente di assaggiare<br />

la speciale miscela di caffè Brasile<br />

(parola che non indica una provenienza<br />

bensì il cognome dei proprietari della<br />

torrefazione), il cui processo di tostatura<br />

è direttamente affidato alle sapienti<br />

mani del buon Luigi. Ecco: ora che il<br />

primo dei passi di questa rubrica è stato<br />

mosso – speriamo sempre in direzione<br />

giusta – possiamo dirci soddisfatti<br />

d’aver reso questo locale, indicatovi<br />

come destinazione, il nostro punto di<br />

partenza tra i percorsi del gusto. Le<br />

buone intenzioni: ritorneremo sicuramente<br />

al Bixelle.<br />

<strong>2013</strong><br />

La scheda<br />

Indirizzo:<br />

Via Polveriera n.131, Nola<br />

On line:<br />

www.bixelle.it<br />

Contatti:<br />

081 8235620 - 329 20 74 207<br />

Chiuso:<br />

il martedì<br />

Giorno consigliato:<br />

il mercoledì si trasforma<br />

in una suggestiva milonga<br />

Per parcheggiare:<br />

c’è un’area parcheggio<br />

ampia e gratuita<br />

Per pagare:<br />

si accettano tutte le principali<br />

carte di credito<br />

Rapporto qualità-prezzo:<br />

ottimo<br />

Pollice verso:<br />

il sito, poco aggiornato, non<br />

rende giustizia<br />

Celeste Napolitano

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